All I want for Christmas

di WishAndMilly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** White Christmas ***
Capitolo 2: *** Love is all around ***
Capitolo 3: *** All you need is love ***
Capitolo 4: *** A Christmas Love Song ***
Capitolo 5: *** Love Actually ***



Capitolo 1
*** White Christmas ***


“Nara è un coglione”

Luly, that’s for you.

 

All I want for Christmas

 

                                                                                                                                     

22 dicembre 2008

 

Se ne stava seduta da dieci minuti buoni davanti alla Sony entertainment, dove si svolgeva la festa natalizia dei dipendenti prima di Natale. Il vestitino di lana che indossava aveva smesso da tempo di tenerla al caldo, e anche il cappotto candido che aveva acquistato la settimana prima perché era tanto carino, non suppliva decentemente al freddo esagerato di quella sera di fine dicembre.

Si strinse nelle spalle per radunare quel poco di calore che le calze a fantasia lasciavano impunemente traspirare dal suo corpo e sospirò, osservando la nuvoletta bianca della condensa del suo respiro librarsi nell’aria.

“Nara è un coglione”.

Ino si voltò, fissando gli occhi stupiti in quelli di uno scocciato Kiba. Lui nemmeno si curava di nascondere il suo sguardo indiscreto, che vagava compiaciuto e indeciso tra la scollatura della ragazza e la sua gonna corta, ai suoi occhi sempre e comunque troppo lunga.

Ino sbatté le palpebre un paio di volte, poi tornò a guardare incredula la scena che le si parava dinanzi: dal vetro della finestra si vedeva chiaramente Shikamaru, in vetrina quasi, sorridere affabile alle due donne che lo riempivano d’attenzioni senza perderlo di vista un secondo. L’uomo sfiorava confidente le spalle nude di Temari, fasciata in un lungo abito nero che ne evidenziava le curve, e si complimentava con Shiho, raggiante per le sue inaspettate attenzioni nel suo vestito verde, che cozzava in maniera eclatante coi suoi capelli rossi. Molto natalizia, però.

La Yamanaka sospirò di nuovo, celando la sua noia nel soffiare calore sulle sue mani, gelate nonostante fossero avvolte in guanti di cachemere.

“Ciao Kiba” lo salutò poi.

“Nara è un fottuto coglione” rispose il ragazzo, continuando per la sua strada. “Ne ha due per le mani, e non si decide. Non capisce che non bisogna scegliere per forza; più si è, più ci si diverte!” sorrise con fare animalesco.

“Pervertito” commentò secca Ino.

Kiba si voltò verso di lei, con una strana espressione in volto “Tu invece sei fottutamente figa, Yamanaka” dichiarò ammirato.

Chapeau” rispose Ino senza fare una piega. “Già ubriaco prima di cena, Kiba?” domandò poi ironica.

“Io sono sempre onesto, Yamanaka, non solo quando sono ubriaco.” Evidenziò lui scandendo le parole “Dovresti esserne lusingata”.

“Lo sono” annuì lei, un leggero rossore sulle guance nivee, forse dovuto al freddo, forse no.

“Con quella faccia?” domandò Kiba, perplesso.

Perché, mi hai anche guardata in faccia?” si stupì Ino “Ora sono davvero lusingata” sorrise.

Kiba si portò una mano al petto con fare teatrale: “Ino, tu mi ferisci”.

“Oh, mi piacerebbe” rise Ino “I tacchi non sono stati inventati per camminare, sai?”

Kiba fece schioccare la lingua sul palato, pronto a sganciare una delle sue frasi ad effetto sicuro: “Sei già bella da far male, Ino, non ti devi sforzare”.

La ragazza rise genuinamente: “E tu originale da far paura, Kiba. È la stessa cosa che hai detto a Matsuri, due settimane fa, a casa mia.

“Proprio con me non ci vuoi uscire, eh?” sospirò allora lui, prendendole le mani tra le sue e riscaldandole.

“Siamo usciti insieme per due anni, Kiba” puntualizzò Ino lasciando le mani di lui e cacciandosele in tasca.

“Beh, è da tre che non usciamo” insistette lui.

“…e da cinque anni mi tradivi” specificò lei.

“Non ci posso fare niente…”

“…è più forte di te, lo so” annuì la ragazza, un velo di rimprovero nella voce. Il che non fece perdere d’animo l’Inuzuka: “Non è che potresti mandare un attimo la tua coscienza a fare la spesa e prendere in considerazione l’idea di me? Penso davvero che tu sia bellissima”.

“Lo so…” annuì Ino, il tono basso mentre il suo sguardo vagava – di nuovo – all’interno del locale.

“Sai anche che ti scoperei qui e ora, se non te ne fossi uscita con quella storia che siamo amici?”

Ino deglutì. Non era più abituata a certi commenti diretti. Guardò Kiba negli occhi, poi abbassò lo sguardo e con un fastidioso groppo in gola portò gli occhi altrove. Stranamente, al di là della vetrata.

“Ora” sentì il respiro caldo di Kiba sul collo “Qui” avvertì mentre le sue mani le circondavano la vita.

Kiba, ti ho detto di no!” lo allontanò Ino, quasi violentemente.

Perché non sei ancora entrata, se ti scocciava tanto stare con me?” domandò allora lui, curioso.

Perché avrei dovuto?” chiese lei di rimando, scocciata.

Kiba la ammirò per un attimo, mentre lo sguardo di lei vagabondava per l’ennesima volta oltre il vetro trasparente, a cercare il ragazzo dal codino.

“Sei gelosa di Nara?” scandì Kiba scoppiando a ridere, incredulo alle sue stesse parole. Ino non lo degnò di risposta.

“Non sei mai stata gelosa di me” puntualizzò quasi offeso. “E tu e Nara non siete nemmeno…”

“Ino”. Shikamaru si precipitò all’esterno del locale senza perdere la sua eleganza. In pochi secondi prese la mano della ragazza e la intrecciò alla propria, poi senza lasciarle il tempo di parlare la tirò a sé baciandola avidamente. E tanti saluti alle sue auto-imposizioni di riservatezza in campo di comportamento pubblico. Kiba spalancò le fauci senza volerlo.

“Mi sei mancata” sussurrò Shikamaru non lasciando la presa, ma facendo scorrere le mani su e giù sulle braccia di lei, per riscaldarla. “Dentro era una noia mortale” aggiunse prendendo nuovamente possesso delle sue labbra.

E Shikamaru non era così di solito.

Kiba si schiarì la voce: non gli era mai piaciuto sentirsi di troppo.

“Ah, Inuzuka, buona sera” lo salutò poi Shikamaru per nulla colpito dalla sua presenza. Come se non si fosse accorto che era lì. “Anche tu qui?” chiese poi ironico.

A Ino venne da ridere. Si bloccò solo perché Shikamaru l’aveva stretta a sé, premendola contro il suo petto.

“Sei un fottuto bastardo, Nara. Lo sai, sì?” fece l’Inuzuka andandosene.

“Ciao, sogno” fece poi in direzione di Ino.

“Ciao Kiba” rispose quella.

“Addio” terminò Shikamaru, in tono per nulla affettuoso.

“Peccato” si strinse nelle spalle Ino “per un po’ ho sperato in un combattimento all’ultimo sangue per il mio amore” sospirò.

Shikamaru per tutta risposta sbuffò. Ino e le sue romanticherie.

“Ti piace proprio fargliela pesare, eh?” rincarò poi la dose lei sorridendo in direzione del ragazzo.

“Mai quanto avere la mia ricompensa per questo” fece lui sfiorandole le labbra. Sapeva che lei adorava vederlo geloso. E sapeva che il tutto sarebbe stato ripagato egregiamente. Per ore e ore. La girò verso di sé, baciandola con passione per farle capire chiaramente dove volesse arrivare.

E io che pensavo che il pervertito in questione fosse Kiba” sospirò Ino sorridendo sulle sue labbra. Shikamaru sorrise a sua volta piantandole una scia di baci lungo il collo, mentre la sua mano si intrufolava, gelata, sotto il vestito di lana di Ino, candido.

“Non ci pensare, Nara” lo rimproverò scherzosa lei, prendendogli la mano senza lasciargliela.

“Oh, ci ho pensato tutto il tempo, là dentro” mormorò lui, non desistendo.

E magari Shiho ha pensato che fosse per lei” rise Ino prendendolo per la cravatta e stringendolo ancora di più a sé.

“Da me o da te?” tagliò corto Shikamaru, mentre Ino lo guardava tranquilla.

“Dai tuoi” rispose.

Shikamaru sbiancò all’istante: “Amore, vanno bene tutte le fantasie che vuoi, ma dai miei…”

“Andiamo a prendere l’albero, dato che i tuoi stanno in montagna” elaborò Ino, scuotendo le spalle.

“Stai scherzando?”

“Te l’ho detto anche la settimana scorsa”

“Io non me lo ricordo”.

Ino lo fulminò con lo sguardo: che Shikamaru si ricordasse o meno, del resto, era del tutto irrilevante.

Il ragazzo cambiò strategia, carezzandole il volto. “D’accordo. Poi però…”

“…andiamo a cena” terminò Ino.

“Sì” concesse di nuovo Shikamaru “Poi…”

“Poi ci scambiamo i regali”

“Ecco la parte che aspettavo”

“Pervertito! Lo sai che non siamo soli, sì?”

“Più siamo meglio è!” sorrise Shikamaru. Ino lo guardò interdetta. “…direbbe Kiba” terminò poi divertito. Ino sembrava sul punto di rimproverarlo.

“Non sbaglia sempre Kiba…” si giustificò lui “Lo sai che vestita così sei davvero magnifica, sì?”

Ino arrossì fino alla punta dei capelli, uno splendido contrasto col suo cappottino bianco.

“Lo dici per portarmi a letto?”.

Shikamaru fece schioccare la lingua sul palato, suono che non aveva nulla del complimento volgare di Kiba ma che evocava tutti altri ricordi “Lo sai qual è la differenza tra me e Kiba?” domandò poi con un soffio leggero all’orecchio della ragazza “Che lui ti diceva di amarti per portarti a letto; io ti porto a letto per amarti”. Poi, presale la mano, la accompagnò alla macchina stringendola a sé.

Mancavano tre giorni a Natale.

 

 

Ok, fine delirio.

Se non si fosse capito, questa ff è stata scritta per il compleanno di quella meravigliosa baka che è la Luly

…che compie gli anni a due giorni di distanza da me e cambia segno, come Shika e Ino<3 (loro a uno, ma non importa…)

…che è un piccolo folletto baka

…che ha un’emoticon tutta sua su msn

che ha organizzato lo ShikaIno day, e il MB day, e tra un po’ – ne sono sicura – avrà una gara di cosplay tutta sua!

…che ha gusti splendidi in fatto di pairing (v. punti successivi)

…che ama il KibaIno, ma che ha un’indelebile anima bianca

…che ha il profilo pieno di ShikaIno, e continuerà ad essere così perché è cosa buona e giusta ù.ù

 

che è un amore, punto.

 

 

Luly, io ci ho provato, ma proprio il KibaIno faccio fatica a digerirlo. A meno che, chiaramente, non finisca ShikaIno <3.

 

Qualche piccolo appunto pro-MB: lo so, caVe, che avete sicuramente notato il simbolismo dei colori dei vestiti. E Ino in cappotto biancoH è uno spettacolo, per Kiba e per Shika.

Grazissime ad Akami per il betaggio, “pistina” XD.

Grazie anche a Recchan, che mi ha controllato l’IC di quel pervertito dell’Inuzuka e che risponde con impossibile solerzia e puntualità a tutte le mie domande assurde che escono dal nulla.

E grazie a Shika e Ino, di esistere, a modo loro :P.

 

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Capitolo 2
*** Love is all around ***


Love is all around

Love is all around

 

22 Dicembre

 

Le luci forti del supermercato giocavano con il riflesso dei capelli di Hinata. Un lungo cappotto bianco ad avvolgerla.

Naruto al suo fianco, le loro mani intrecciate.

"Prima le donne" disse il ragazzo, aprendo l’ingresso del supermercato, lasciando così passare la dolce Hinata.

Una volta entrati, un centinaio di scaffali si presentarono davanti a loro.

"Allora cosa siamo venuti a fare qui?" chiese confuso Naruto.

Aveva creduto di dover uscire con la sua ragazza e invece era stato coinvolto in una spedizione di ricerca.

Dovevano procurarsi il cibo per la tradizionale cena a casa Huyga, comprensibile quindi il disagio di Naruto, il peggior cuoco che la terra abbia mai avuto il dispiacere di ospitare.

"Ecco qui la lista" le bianche mani di Hinata estrassero da una tasca del cappotto un chilometrico biglietto pieno di minuscole scritte a mano.

Gli occhi di Naruto incontrarono il soffitto, Hinata rise timidamente coprendosi la bocca con la mano.

"Smettila di lamentarti e aiutami" lo invitò Hinata, stringendogli dolcemente la mano e aggrappandosi al suo braccio per poi trascinarlo lungo gli enormi corridoi.

Ma lui si liberò da quella presa e schiaffeggiandosi leggermente la fronte esclamò: "Il carrello!".

Solo allora Hinata si illuminò e si rese conto della mancanza dell’elemento principale, il recipiente di tutte le provviste.

Fu così che cavallerescamente Naruto si offrì ,sotto richiesta della ragazza, di uscire nuovamente a prendere un carrello.

Una volta rientrato dentro il supermercato incominciò a cercare la sua ragazza, per trovarla, dopo qualche minuto di ricerca, vicino al reparto "schifezze" come era solita chiamarlo Hinata.

Cercava di mantenere in equilibrio diversi pacchi di patatine di diversa forma e di diverso gusto.

"Hinata" le disse lui, il tono dolce e rassegnato, "cosa stai combinando?".

"Nulla" cerco di difendersi lei, mentre depositava i vari pacchetti all’interno del carrello. "A Choji piacciono così tanto".

"Potresti essere la sua Befana" scherzò Naruto. Hinata incominciò a ridere, e come al solito si portò la mano davanti alla bocca a coprire il suo sorriso.

Una volta finita la risata le mani dei due ragazzi tornarono a congiungersi e Naruto incominciò a spingere il carrello semivuoto, per il momento.

La folla gremiva i corridoi e il passaggio attraverso gli scaffali era lento e monotono, ma ai due ragazzi non importava, il calore che le loro mani congiunte producevano e la semplicità di quel pomeriggio bastava a rendere perfetto, quello che per molti era lo stess peggiore al mondo: lo shopping natalizio.

Hinata aveva sempre amato il Natale, era con molta probabilità la sua festa preferita in assoluto.

La possibilità, di vedere il volto di qualcuno che si ama illuminarsi di gioia per un semplice regalo, era impagabile e inimitabile.

Poi le luci, e i profumi dell’inverno la rendevano sempre allegra.

Ma soprattutto i colori, il rosso simbolo dell’amore e della passione, il verde della speranza, dell’albero di Natale, ma su tutti il bianco: fin da bambina aveva sempre avuto una carnagione pallida e occhi così chiari da far invidia al candore della neve. Molto probabilmente era questo il motivo per cui da ragazzina passava così tanto tempo ad osservare la neve, come se fosse uno specchio per lei.

Sorpassarono il reparto patatine, per giungere a quello "dei cibi sani e degni di essere preparati per una famiglia nobile come gli Hyuga" scherzò Naruto. Sapendo perfettamente quanto imbarazzo quella frase potesse riscuotere in Hinata, a disagio perfino con le sue pure e benestanti origini.

In fisica e in matematica esiste un concetto che si esprime con una perifrasi: "Grandezze indirettamente proporzionali". Significa molto semplicemente, che se una grandezza aumenta, necessariamente la grandezza a cui è collegata diminuisce.

Questo è quello che stava accadendo esattamente ai due ragazzi. Il carrello che sempre più difficoltosamente Naruto trascinava aveva incominciato a riempirsi mentre la lista fra le mani di Hinata si accorciava sempre di più.

"Dobbiamo prendere gli addobbi?" chiese innocentemente Naruto.

"Sì, potremmo prendere qualche candela, qualche segnaposto simpatico, potremmo cercare qualcosa di carino" rispose contenta Hinata del suggerimento, per poi avvicinarsi alla guancia di Naruto e lasciare un lieve segno delle sue labbra su di essa. Naruto si colorì di rosso e grattandosi la testa con un enorme sorriso seguì la sua ragazza.

Il reparto addobbi era stato preso d’assalto, con molta probabilità, da una decina di centinaia di Unni, con Attila a capo delle loro file. In quel momento Naruto pensò che probabilmente non aveva mai visto così tanti esseri umani assembrati nello stesso posto.

Ma Hinata con la sua grazia e dolcezza riuscì a destreggiarsi all’interno di quel muro umano. Con il suo timido filo di voce, con il suo educato "permesso" era riuscita a conquistarsi il favore delle donne e delle signore più anziane, mentre con le forme del suo corpo era riuscita a convincere inconsapevolmente, molti degli uomini a diventare improvvisamente cavalieri e ad aiutarla, cedendole il posto, o aiutandola a raggiungere gli scaffali più in alto.

Naruto la osservava da non molto distante, il suo sguardo rapito da quei movimenti leggeri e per lui così sensuali.

Fu in quel preciso istante che pensò per la prima volta in tutta la sua vita che forse aveva trovato qualcosa, qualcuno, che non avrebbe mai voluto, potuto, perdere.

Qualcuno per cui provava un amore così profondo da far male, qualcuno per cui provava stima, qualcuno di cui andare fiero, qualcuno di cui essere geloso, qualcuno da desiderare, qualcuno con cui avrebbe voluto svegliarsi al fianco per il resto della sua vita.

Perso nei suoi pensieri ed un sorriso ebete dipinto sul volto Naruto immobile, come paralizzato, mentre attorno a lui decine di vite gli passeggiavano accanto. Ma lui, in quel momento, aveva avuto l’illuminazione che avrebbe segnato il suo futuro.

Solo il ritorno di Hinata risvegliò Naruto dal suo torpore.

Un sorriso soddisfatto dipinto sul volto della ragazza, mentre riponeva le sue conquiste nel carrello.

"La lista è conclusa" esclamò trionfante lei.

Era bellissima, pensò improvvisamente Naruto. Il bianco cappotto aperto per il troppo caldo mostrava un paio di jeans che le fasciavano le gambe e i fianchi rotondi, un morbido maglione bianco a renderla ancora più angelica del solito. Le luci del supermercato si riflettevano nei suoi occhi chiari, e il suo solito rossore sulle guance contrastava con il profondo nero dei suoi capelli, un nero così intenso da creare l’illusione del blu alla luce.

Lui le si avvicinò e avvolgendole la vita con un braccio la strinse a sé. Le loro fronti in contatto, le mani di lei appoggiate delicatamente sul petto di lui. Il dolce profumo, che i capelli di lei emanavano, aveva la capacità di nascondere e cancellare ogni altro odore, ogni altra sensazione attorno a loro.

Le baciò una tempia, poi una guancia, poi infine raggiunse le sue labbra.

Un contatto dolce e tenero, breve, ma pieno di significato.

Si staccarono e Naruto notò immediatamente l’enorme imbarazzo della ragazza, e così distolte subito la tensione di quello che era appena accaduto, cambiando discorso.

"Andiamo nel reparto cd ad ascoltare un po’ di musica?" chiese lui.

Lei scosse la testa e sorrise felice, perché aveva perfettamente capito l’intenzione cavalleresca di Naruto.

Le loro mani nuovamente congiunte, il carrello pieno.

Si addentrarono fra mega televisori, super tecnologici computer, DVD, e CD.

Quattro cuffie libere attirarono l’attenzione di Naruto, ne prese una e la indossò per poi prenderne un'altra e passarla a Hinata che titubante ma divertita, seguì le istruzioni di Naruto e incominciò ad ascoltare un cd, una colonna sonora gli disse Naruto. "E’ di un film appena uscito, un film d’amore, dovremmo andare a vederlo!" esclamò lui, sollevandole un auricolare e parlandole accanto all’orecchio. Lei allungò lo sguardo e lesse sulla copertina del cd il titolo del film: "Twilight".

Poi si concentrò solamente sulla canzone che stava ascoltando. Incominciò a perdersi nel ritmo, nelle parole, iniziò ad accennare un lieve movimento del bacino.

Ma per pochi secondi durò il suo spettacolo, perché il cambio della canzone la richiamò sulla terra e una volta accortasi del suo comportamento si bloccò e arrossi violentemente. Gli occhi chiusi per la vergogna.

Naruto toltosi le cuffie, le prese una mano fra le sue, la strinse a sé, così che lei riaprisse gli occhi.

Le tolse delicatamente le cuffie, le riprese la mano e avvicinandosi di nuovo al suo orecchio le sussurrò: "Sei bellissima e adorò vederti ballare".

Il rossore delle guance di Hinata, aumentò, invece di scomparire, ma questa volta un dolce sorriso felice le riempì il volto.

Incominciarono a dirigersi verso le numerose casse, dove li avrebbe attesi un interminabile fila, ma qualcosa attrasse l’attenzione di Naruto, bloccando così il loro cammino.

Un cellulare, un semplice cellulare, ma che colpì prepotentemente il gusto di Naruto.

Lui non né aveva mai posseduto uno, non aveva mai potuto permetterselo.

Aveva sempre dovuto lavorare, e ogni suo centesimo era stato speso per l’università, o per l’affitto, o per qualcosa di più importante e contingente che un cellulare.

Il prezzo sotto a quel piccolo oggetto gli fece sgranare gli occhi.

"Andiamo" disse di scatto. Hinata sospirò e lo seguì.

Sapeva quanto era sempre stata dura la vita per quel ragazzo, ma sapeva al contempo quanto lui fosse sempre stato caparbio e testardo e alla fine era sempre riuscito ad ottenere quello che voleva, quello che desiderava e che contava davvero.

Era anche per questo che era così orgogliosa di lui, così disperatamente innamorata di quel ragazzo dai colori così accessi e impertinenti.

Presero ordinatamente posto in una delle numerose file per la cassa.

Hinata cercava in ogni modo di distoglierlo dalla visione di quel piccolo oggetto, del simbolo di così tanti sacrifici per un ragazzo così giovane, ma per quanto lui continuasse a sorriderle, Hinata lo conosceva fin troppo bene e sapeva che qualcosa sotto la superficie lo rendeva triste.

Arrivati all’ultima cliente prima di loro, Hinata si illuminò e gridò: "Il tonno".

"Il tonno?" chiese lui perplesso.

"Sì, ho dimenticato di prendere il tonno!" esclamò lei.

"Scusa Hinata, ma il tonno per natale? Oltretutto Neji non ne è allergico?" chiese sempre più sorpreso Naruto.

"Sì, è vero, ma.. ma è il cibo preferito di Hanabi" cercò di spiegare lei.

"Ok, allora vado a prenderlo!" disse lui.

"No, no ci vado io" lo fermò Hinata "vedi devo prendere un tipo di tonno particolare, è meglio che tu resti qua e incominci a mettere tutto nelle sporte, io arrivo subito" concluse lei sparendo fra la folla.

La cliente prima di Naruto finì di pagare e la cassiera incominciò a passare prodotto dopo prodotto, Naruto iniziò ad imbustare l’immane quantità di cibo scelta dalla ragazza. Con lo sguardo continuava a cercarla, sperando che apparisse almeno in tempo per pagare, lui non sarebbe stato in grado di sostenere una spesa di quelle proporzioni.

"Eccomi" disse Hinata, facendosi largo tra la folla.

Naruto arrivato oramai all’ultima sporta, aveva incominciato a caricare le buste all’interno del carrello, in modo da non doversi spezzare la schiena fino all’arrivo in macchina.

Hinata estrasse il suo portafoglio e pagò con la carta di credito che il padre le aveva regalato per il diciottesimo compleanno.

Naruto aveva già incominciato a dirigersi verso l’uscita quando Hinata lo raggiunse, una mani nascosta dietro la schiena, ma Naruto era troppo impegnato a trascinare il pesantissimo carrello senza travolgere nessun passante e così non si accorse del rapido movimento con cui Hinata gettò all’interno di una delle sporte di plastica la scatola che aveva nascosto dietro la schiena.

Giunti alla macchina, Hinata estrasse le chiavi dalla sua borsa e Naruto si posizionò davanti alla porta del baule.

Hinata aprì lo sportello del guidatore per poter così appendere le chiavi al cruscotto e aprire il baule.

Naruto incominciò a caricare una sporta dietro l’altra. Giunto all’ultima si rese finalmente conto, di una strana scatola che spuntava dalla busta.

"Hinata" disse.

Lei gli si avvicinò, fra le mani di lui la scatola del cellulare che aveva prima tanto appassionatamente osservato.

"Grazie" incominciò a dire lui, questa volta in imbarazzo.

Cercava di sembrare il più disinvolto possibile, ma Hinata aveva notato la tensione.

Gli si avvicinò ancora di più, fino a che i loro sguardi non furono i contatto e i loro petti si sfioravano.

"E’ un regalo" incominciò a dire lei "perché sei sempre così gentile e premuroso con me, perché mi fai sempre divertire, perché da quando ti conosco sono diventata una persona migliore, più sicura di me, più determinata, più testarda. Ma è soprattutto un regalo per te, perché ti amo" concluse.

Lui allora la strinse a sé e la baciò.

Lei fra le sue braccia, le macchine attorno a loro che passavano lentamente in cerca di un parcheggio, e loro persi in un amore puro e dolce.

"Sei meravigliosa. Anche io ti amo" disse Naruto, una volta saliti in macchina, una volta che la sorpresa e l’emozione erano state nuovamente controllate.

"Sarà il più bel Natale della mia vita, ne sono certo" concluse lui, parlando probabilmente molto di più con se stesso che con lei: la sua Hinata.

Il sole era calato dietro l’orizzonte. Le persone affollavano il parcheggio e loro in silenzio che correvano lungo la strada, le luci ad indicare la strada.

Mancavano solo tre giorni a Natale.

Ecco qui Luly!!

Buon compleanno!!!

Questa storia è tutta per te!

So che non è nulla di particolare, ma volevamo celebrarti parlando di sentimenti, di amore, di cose semplici ma fondamentali nella vita.

Per te perché sei un folletto che porta gioia nei cuori delle persone che conosce,

Per te perché sei davvero una persona gentile e disponibile, dolce e super simpatica,

Per te perché hai dei gusti impeccabili per quello che riguarda i paring di Naruto,

Per te perché sei nata oggi, e quindi hai reso questo giorno speciale e importante,

Perché sei tu, e TI VOGLIO BENE!

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** All you need is love ***


“Fa troppo caldo” disse lui, girando la manopola del riscaldamento della macchina: una Volvo grigia, ultimo modello

All you need is love

 

 

 

 

23 Dicembre

 

"Fa troppo caldo" disse lui, girando la manopola del riscaldamento della macchina: una Volvo grigia, ultimo modello.

"Fuori ci sono cinque gradi, fa freddo" esclamò lei, una ragazza carina, i capelli tagliati in un semplice e squadrato caschetto. Una frangia a coprire la fronte spaziosa, che fin dall’adolescenza era stata uno dei suoi punti critici. Le sue lunghe dita affusolate si avvicinarono alla manopola del riscaldamento per tornare a riaccenderlo.

"Non lo toccare" ringhiò lui, senza possibilità di replica. Lei, sempre pronta alle sfide, allungò la mano e riaccese il riscaldamento, accompagnando il gesto con la sua lingua che presentò dispettosamente tra le labbra.

Il moro al volante scosse contrariato la testa, ma lasciò cadere nel vuoto le sue minacce, continuando ad osservare attentamente la strada.

Ai bordi della carreggiata la neve ammassata dagli spazzaneve: la strada pulita ma bagnata richiedeva la totale attenzione del conducente, ma la ragazza al suo fianco incominciava ad annoiarsi del silenzio in quella macchina.

"Perché non posso accendere la radio?" chiese lei.

"Lo sai" rispose lui.

"Sì, perché tu non ami sentire parlare mentre guidi" ribatté lei sempre più annoiata.

Cercò quindi di trovare qualcosa da fare, mentre il ragazzo conduceva la macchina in un silenzio tombale.

Aprì la borsetta e vi trasse uno piccolo specchio e in cui osservò il proprio riflesso.

Perché non poteva avere dei capelli belli come quelli di Ino, o particolari come quelli di Hinata? Aveva tentato di tutto, solo una tinta rosa era riuscita a soddisfarla, ma mai che lui le avesse fatto un complimento, o che avesse anche solo notato il suo cambiamento.

Lo sguardo andò allora a posarsi sul panorama che scorreva rapidamente davanti a loro.

Distese di campi innevati, il bianco le ricordava così tanto il colore della pelle del suo ragazzo, il candore innocente che adorava osservare illuminarsi sotto i raggi del sole.

Quello stesso astro che al momento risplendeva pallido e debole sui tetti delle case.

"Siamo arrivati" esclamò lui, parcheggiando la macchina sotto un imponente tendone.

"Finalmente" sussurrò lei, provocatoriamente.

Aprì lo sportello della macchina e scese. Una folata di vento freddo l’accolse, e lei si strinse ancora di più nel suo piumino nero di vernice. Alti stivali neri a coprirla fino al ginocchio, ma coperti da stretti jeans azzurri. Un paio di guanti rosa e una larga sciarpa di lana del medesimo colore cercavano di ripararla il più possibile dal freddo e dall’umidità, ma avrebbe voluto che fosse stato lui a riscaldarla.

Lui sembrava insensibile al freddo invernale, sembrava che l’unica cosa che gli importasse fosse la sua sempre elegante e ricercata apparenza.

Si conoscevano da una vita, erano andati insieme alle elementari, alle scuole medie e perfino alle superiori. Erano il fantastico trio: Naruto, Sasuke e Sakura.

Sempre insieme, così diversi e così uniti. Sempre sull’orlo di una crisi, dell’ultimo disastroso litigio, eppure alla fine sempre vicini. Ma come le cose cambiano, come così anche le persone.

Non per Naruto, lui si era sempre impegnato al massimo, aveva sempre messo la loro amicizia davanti a tutto, a volte anche troppo, ma non aveva mai perso il sorriso.

Lei invece era così diversa: più o meno all’età di 15 anni aveva realizzato di essere innamorata di Sasuke, e questo aveva cambiato ogni cosa, perché ogni litigio diventava sempre più personale, ogni ragazza di passaggio una ferita profonda.

Eppure quello più differente, quello più segnato dal tempo, era proprio il suo Sasuke. Era riuscito a frequentare una delle migliori università del paese, era riuscito a vincere una borsa di studio e ad abbondare la casa in cui era nato e che aveva così violentemente disprezzato.

Ora lavorava come dirigente in una delle più importanti multinazionali di telefonia. Al primo anno di università avevano cominciato ad uscire insieme. Da quel giorno erano diventati una coppia, ma tra di loro non era mai cambiato nulla, lui sempre troppo orgoglioso e freddo, e lei sempre così innamorata e disposta ad ogni sacrificio per lui. Ebbene, per Sakura era giunto il momento di cambiare qualcosa, di iniziare a pretendere qualcosa: per lei era giunto il momento di progredire. Lui non le aveva mai nemmeno detto "ti amo" e lei non avrebbe desiderato altro per natale.

Una volta sceso dalla macchina, Sasuke le si era avvicinato, le aveva porto uno mano molto cavallerescamente, e l’aveva aiutata ad attraversare il prato innevato fino a giungere all’ingresso del canile, "Il rifugio dei cuccioli".

"Ora dovresti spiegarmi cosa ci facciamo qui…" disse sconsolato il ragazzo, dopo aver guidato in mezzo alla campagna per almeno mezz’ora.

"Cerchiamo un regalo di Natale" rispose lei semplicemente, prima di trascinarlo oltre la porta di legno.

"Salve" Sakura salutò uno dei giovani volontari che si occupavano del "Rifugio" quando li accolse.

"Seguite il sentiero asfaltato, questi sono tutti i cani disponibili ad essere adottati. Sono tutti nei recinti, divisi per razze e taglie" spiegò il volontario "Se trovate quello che state cercando venite pure a chiamarmi".

Davanti a loro stavano una decina di recinti con all’interno altrettanti cani abbaianti e scodinzolanti.

Timorosi incominciarono ad avanzare.

"C’è puzza di merda!" esclamò irritato Sasuke, lasciando la mano di Sakura e infilandola in tasca per estrarre il cellulare, un modello ultra piatto e super costoso.

"Mi pare evidente…siamo in un canile" rispose esasperata Sakura prima di aggiungere: "Poi sei stato tu ad insistere per accompagnarmi".

"Sì, ma solo perché tu rompi sempre dicendo che noi non trascorriamo mai del tempo insieme! Ora capisci il perché? Tu non sai scegliere cosa fare e dove andare!" ribadì lui, alzando le braccia in segno di resa, per poi riabbassare lo sguardo e perdersi nuovamente nel suo cellulare.

Devo capire perché continuo a stare insieme a lui pensò Sakura, allontanandosi e avvicinandosi così a uno dei recinti. Appena allungò la mano i tre cani all’interno incominciarono ad avvicinarsi a lei, desiderosi di una carezza.

"Siete proprio dolcissimi" disse a voce alta, senza però parlare a nessuno.

"Quello è proprio brutto" asserì Sasuke dalle spalle della ragazza, indicando con lo sguardo uno spelacchiato Chiwawa.

"Poverino!" cercò di ribattere lei, tentando di mascherare la sorpresa nel notare che Sasuke aveva davvero incominciato ad osservare i vari cani.

"È proprio brutto, sembra Naruto!" osservò cinicamente Sasuke.

Sakura incominciò a ridere divertita e una volta rialzatasi in piedi si trovò il braccio di Sasuke ad avvolgerle la vita.

"Questo è un bel cane!" cercò di convincerla lui, indicandole un educato Dobermann dal lucido pelo nero dietro la rete che li osservava, statico nella sua posizione.

"Sasuke, questo è il cane che comprerei se dovessi fare un regalo a te, ma io invece devo trovare un cane per Hinata!" protestò Sakura.

"Allora quello che assomiglia a Naruto è perfetto per lei, anche se sono convito che quello nero potrebbe piacerle" cercò di argomentare Sasuke.

"Oppure potrebbe ricordarle troppo suo cugino!" scherzò Sakura.

Sasuke scosse la testa contrariato, ma un sorriso fece capolino fra le sue labbra.

"Questo?" suggerì allora lui, indicando un piccolo barboncino, chiassoso e pieno di sé.

"Certo, per Karin, forse!" rispose infastidita Sakura, sempre gelosa e possessiva.

"Siamo oramai giunti alla fine del sentiero e non ho ancora davvero capito cosa stiamo cercando e soprattutto perché ci stiamo dando così tanto disturbo per la Hyuga, potevi prenderle un vestito alla moda, le sarebbe stato più utile, oppure un dizionario, così potrebbe imparare a sostenere una conversazione" rispose ironico l’Uchiha.

"Sei solo uno stronzo, insensibile!" ribatté lei rabbiosa, "Sto cercando un regalo speciale per lei, qualcosa che ha sempre desiderato, ma che non ha mai potuto avere: ossia un cane! Io poi non voglio prenderle un cane qualsiasi, ne voglio uno che le possa assomigliare, che in qualche modo me la ricordi".

"Allora credo che dovremmo finire il sentiero" asserì Sasuke afferrandole la mano e conducendola fino all’ultimo recinto, e lì la videro: Lilit.

Un dolcissimo cucciolo di razza Husky, i suoi occhi così magnetici e chiari erano l’esatta copia della sua amica.

"Eccolo!" esclamò Sakura.

"Vado a chiamare il ragazzo" si offrì Sasuke, lasciando così la ragazza sola con il cucciolo. Sakura s’inginocchiò per poter così arrivare meglio al cagnolino, e con una mano incominciò ad accarezzagli il morbido pelo.

"Bau, Bau" abbaiò il cane.

"Hinata sarà così contenta di conoscerti vedrai!" disse Sakura "Lei se lo merita, con lei vedrai che starai benissimo, si prenderà cura di te, proprio come fa con il mio amico Naruto".

Sasuke rientrò con il volontario che contento ed entusiasta si complimentò con Sakura dell’ottima scelta, prima di istruirla su tutte le necessità, sul nome del cucciolo e soprattutto sul sesso, contando che Sakura continuava a chiamarlo "cuccioletto".

In pochi minuti Sakura e Sasuke si ritrovarono in macchina, nel silenzio più assoluto, con un cucciolo di cane all’interno di una scatola posata sul sedile posteriore di una costosissima macchina.

"Perché ti sei presa tutto questo disturbo? Perché a Ino che è la tua migliore amica hai comperato un semplice vestito, mentre a Hinata hai cercato proprio un cane?" chiese curioso e confuso Sasuke.

"Perché ho bisogno del suo perdono, perché le ho fatto tanto male, perché rende felice Naruto, perché lei ci riesce!" le ultime parole erano uscite come un urlo, erano state la rabbia e la frustrazione a prendere il sopravvento.

Sasuke allora accelerò, Sakura si aggrappò il più forte possibile alla macchina. Il cane guaì, ma Sakura era troppo spaventata per protestare. La macchina all’improvviso deviò, le ruote scivolarono lungo l’asfalto, e Sasuke parcheggiò nel piccolo piazzale sul ciglio della strada.

"Perché lui? Perché dici questo?" gridò Sasuke, poi picchiò il pugno contro il volante, che vibrò.

"Perché lo sai. Perché io l’ho ferito, perché io per così tanto tempo l’ho incatenato in un’illusione, ma soprattutto perché tu non riesci ad amarmi!" rispose lei, lo sguardo incatenato a quello di Sasuke, che si lanciò come una furia contro di Sakura spingendola contro il finestrino, le sua mani sulle spalle della ragazza a tenerla premuta contro lo sportello, mentre la bloccava con il peso del suo corpo. Le sue labbra appassionate su quelle di lei e la sua lingua con forza ad esplorare ogni più recondito angolo della bocca di Sakura.

Solo quando il bisogno di aria diventò impellente, lui la liberò della sua bocca, ma non del suo corpo, aderente e pulsante. Le loro fronti si toccarono e i loro respiri in sincronia.

"Lui non può amarti, solo io posso farlo, perché tu sei solo mia, e io sono solo tuo! Perché tu mi fai felice…" sussurrò lui.

Lei se ne stava paralizzata dalla sorpresa, gli occhi spalancati e un battito rapido nel petto.

Lui si ricompose e ricominciò a guidare la sua macchina sportiva, verso l’orizzonte.

Mancavano due giorni al natale e aveva appena ricominciato a nevicare.

 

 

Ecco qui il terzo capitolo, e la terza coppia: SasuSaku!

Chiedo perdono a tutti i fan di questo paring, ma io non sono una grande esperta, non credo di aver mai scritto su questa coppia, però ci ho provato.

 

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Capitolo 4
*** A Christmas Love Song ***


Una cravatta sulla sedia, ripiegata impeccabilmente

24 dicembre

Una cravatta sulla sedia, ripiegata impeccabilmente.

La camicia sul maggiordomo, sovrastata dalla giacca, senza pieghe.

Non c’era dubbio, Neji Hyuuga era proprio un perfezionista.

Mentre l’acqua scorreva sui suoi addominali sportivi pensava con una punta celata di colpevolezza che non era affatto male, quel primo giorno a casa dal lavoro: il 24 dicembre, vigilia di Natale. Lo avevano mandato a casa a forza dallo studio presso il quale lavorava, ma lui si era comunque fatto dare copia delle chiavi per reperire qualche pratica sotto Natale, e studiarsela con calma a casa. Uscì dalla doccia, si saldò un asciugamano intorno alla vita e si diresse verso suddetta pratica mentre malediceva i capelli che gli scendevano oltre le spalle in una cascata corvina, unico vezzo in una vita superorganizzata, e gocciolavano incuranti sul pavimento bianco del bagno marmoreo. Non fece in tempo a stringerli in un asciugamano che il suo cellulare squillò. Magari era il capo.

O magari Tenten, dato la suoneria idiota che campeggiava: “Né, guarda un po’ chi ti ha scritto?”.

Indovina, pensò ironico lo Hyuuga, dato che c’è la tua voce…ma senza accorgersene sorrideva.

Prese il cellulare e lo aprì, leggendo il messaggio:

 

Ehi Stakanov, lo sai che dobbiamo fare una torta, sì? Passo da te?

 

Non passarono cinque minuti – alias, non fece in tempo a vestirsi del tutto, che il campanello trillò.

Neji? Ci sei? Dobbiamo fare la torta…”. Non aveva fatto in tempo nemmeno ad infilarsi la maglia. Non che a Tenten dispiacesse. Tanto che la sua protesta “C’è un ottimo pasticciere qui vicino…” passò inosservata, e quando la ragazza si riebbe (solo nel momento in cui lui si infilò effettivamente una maglietta), ebbe il coraggio di continuare:

“Allora ho farina uova…” procedette la ragazza estraendo ogni ingrediente che nominava da una grossa busta bianca.

Anche il panettiere fa cose niente male…” intervenne di nuovo Neji. Poi pregò immediatamente di passare inudito.

Neji Hyuuga, finiscila in questo momento e vieni a darmi una mano!” protestò veemente Tenten. Neji prese seriamente in considerazione l’idea di togliersi di nuovo la maglia, nonostante fossero in pieno dicembre. E invece di nuovo, da bravo, onesto coglione quale era, tentò di argomentare:

“Ten, senti, io almeno so ammettere i miei limiti…”

Pessima idea. Tenten si voltò con fare minaccioso. “Vorresti insinuare qualcosa?”

“Certo che no…” mormorò Neji arretrando inconsapevolmente di qualche passo.

Très bien.” Annuì allora la ragazza con maldestro accento “Dov’eravamo? Ah, sì: 400 millilitri di latte…Neji, quanti sono 400 millilitri?”

Il ragazzo sbuffò: “Ho fatto economia, non agraria.

“Sì, ma queste sono cose che servono nella vita di tutti i giorni, Neji, si chiama ‘senso pratico’” lo rimproverò lei.

Neji alzò un sopracciglio ma non osò parlare.

“Niente commenti” arrivò fulminante l’avvertimento di Tenten.

“Economicamente parlando” cominciò Neji con aria professionale “sarebbe molto più produttivo andare a comprare la torta…”

“Farla in casa costa molto di meno, scherzi?” protestò Tenten “Non tutti facciamo Hyuuga di cognome” sbuffò poi.

“Non se la devi rifare due volte” la corresse Neji “Essendo ottimisti” aggiunse sottovoce.

“Stammi bene a sentire, Hyuuga” si adirò allora Tenten prendendolo per il colletto della maglia “Non- mi-farò-battere da InoSakuraHinata, chiaro?”.

Neji, vedendosela brutta, tentò la via della ragionevolezza: “Ten, non è necessario saper cucinare nella vita: esistono tanti buoni fastfood, e slowfood, e…”.

“Ma proprio non capisci allora, è una questione di orgoglio femminile!” protestò la ragazza, le guance arrossate e le mani sui fianchi “Non posso essere l’unica che non è in grado di mettere insieme almeno un dolce…”

Ma se lo compri in pasticceria e lo spacci per tuo…”.

“È anche una questione di onestà” mormorò Tenten piano, gli occhi che le si riempivano di lacrime.

“Ten, ehi, Ten…” le fece allora morbido Neji, prendendola tra le braccia. Non gli era mai piaciuto vederla piangere, anzi, era una delle cose che detestava di più sulla terra: lo faceva sentire maledettamente impotente, e straordinariamente inutile. “Scusa” mormorò piano carezzandole i capelli “Non volevo…mi dispiace”

“Non è colpa tua” mormorò allora lei, tirando su col naso, come una bambina “Hai ragione, faremmo molto prima a comprarla, ma mi piacerebbe…mi piacerebbe dire di averla fatta io, una volta tanto…è che Sakura è un medico eccellente, Ino una giornalista in carriera, Hinata un’insegnante coi fiocchi…e io sono sempre, solo Tenten, che ci mette sette anni per laurearsi, che…”

Lui la interruppe riportandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio “Ten, hai lavorato intanto, ti sei pagata gli studi e un appartamento lontano da casa…”

Lei sembrava non ascoltarlo, o meglio, sembrava pensare che le motivazioni addotte da Neji non fossero un argomento sufficiente contro quelli, oppressivamente schiaccianti, delle sue amiche. In fondo anche Ino lavorava part time al negozio di fiori del padre, anche Sakura dava ripetizioni di matematica per racimolare qualche soldo, anche Hinata aveva fatto la scelta coraggiosa di rifiutare ogni favoritismo che la posizione illustre della sua famiglia non avrebbe faticato a concederle. In fondo tutte le sue amiche erano super, erano speciali, e lei era solo la solita, normale, buffa Tenten. La ragazza disimpegnata che faceva ridere a ogni occasione, la fatina del buonumore per tanti, la persona fondamentale per nessuno.

“…e non sono capace di cucinare, né di parlare decentemente una lingua né di…di avere te!” vomitò tutto insieme Tenten, in un’accozzaglia di rimorsi e paure, mentre Neji le carezzava gentilmente la schiena, senza più gli imbarazzi dei primi tempi.

Il ragazzo le prese la mano e si sedette sul divano bianco di pelle, accompagnandola gentilmente a sedersi su lui.

“Ten…Ten ascoltami” mormorò piano, portando il viso di lei a incontrare il suo, le loro fronti a contatto: “Non sarai capace di cucinare” sorrise delicato “o di parlare decentemente una lingua” aggiunse mentre Tenten singhiozzava, frustrata. Lui non si diede per vinto, le carezzò una guancia e continuò in un sussurro, quasi vergognandosene “ma sei stata tu che mi hai fatto cambiare, ero io quello fallito: avevo una laurea con lode ma non sapevo come mettere in piedi una relazione umana, né tanto meno farla funzionare…se non ci fossi stata tu, sarei stato io il fallito”.

Neji…” le pupille di Tenten si allargarono improvvisamente nella nebbia del suo sguardo.

“Lo so che non te l’ho mai detto” sussurrò Neji giocherellando con le dita di lei, intrecciate con le proprie “che sono ancora un disastro a esprimere le mie emozioni e a farti capire quanto vali, che è un casino vivere con me che faccio degli orari impossibili e che metto su dei musi intrattabili per un conto che non torna…”

“Non è colpa tua…” lo fermò allora Tenten, tappandogli la bocca “tu sei stato…sei sempre stato il mio sogno, lo sai - brutto megalomane egocentrico” si sforzò di ridere piantandogli un pugno in pancia.

Neji la fermò prendendole le mani, poi se le portò sulla nuca, mentre la attirava a sé.

“Ti amo, lo sai?”

Tenten sentì un brivido percorrerle la schiena: gliel’aveva detto così poche volte, e lei aveva così tanto bisogno di sentirselo dire…Perché pensava ancora di non meritarselo, Neji Hyuuga, pensava ancora che un giorno qualcuno l’avrebbe svegliata dicendole che era stato bello ma falso, pensava ancora che non sapeva perché l’avesse scelta, ma…ma con quelle poche parole, tutto svaniva come una bolla di sapone.

“Senti, sognatrice” proseguì poi Neji stringendola a sé “che ne dici se passiamo più tardi in pasticceria e impieghiamo in modo più utile tempo ed energie?”

“Dico che sei un manipolatore…” cominciò lei mentre lui le baciava il collo.

“Maledetto…” continuò mentre Neji le faceva scorrere una mano sulla schiena.

“Irresistibile…” ammise mentre lo sentiva sorridere sulla sua pelle.

“…Revisore contabile, che non otterrà ciò che vuole finché non mi aiuterà a fare la mia torta secondo la ricetta di mia nonna, che in realtà è quella di Sakura che le ho estorto sotto tortura la settimana scorsa!”

Neji avrebbe voluto conservare un’espressione annoiata, ma non riuscì a trattenere un sorriso genuino: “Chi è che manipola, tra noi?”

“Io convinco, è diverso” sbuffò giocosamente Tenten alzandosi e allacciandosi il grembiulino di pizzo che si era portata dietro.

Oh sì, pensò Neji alzandosi in piedi senza staccarle gli occhi di dosso, rassegnato al suo destino, sei davvero convincente. Guardò l’orologio e sospirò: mancavano poche ore a mezzanotte, poi sarebbe stato Natale.

 

 

Massì, mi prendo anche il tempo di rispondere alle recensioni!

Celiane4ever: ecco, ora la tua felicità pre-natalizia può dirsi completa, a meno che la ff non ti abbia schifata! XD Lo sai che io temo sempre a scrivere NejiTen, ma come ogni volta mi rimetterò al tuo sommo giudizio!

 

Sakurina: Luly, rispondo per lo SHikaIno, per il quale ho la diretta responsabilità! Come già ti ho detto, ho fatto una gran fatica a scrivere KibaIno, ma sono felice che ti sia piaciuta: nel caso, ne è valsa la pena! Un bacione one one, tua neesan.

 

Mimi18: Mimi! *corre con le lacrime agli occhi verso la Minnie* questa shottina è anche un po’ tua, dati i personaggi! Ma secondo te, potrò mai io scrivere del vero KibaIno? Shika e Ino si amano, punto. E come magistralmente scrive Eleanor: o insieme o morti. Ù.ù

Dunque grazie, grazie, grazie. E Buon Natale! bacio

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Capitolo 5
*** Love Actually ***


Il sole era sceso da diverse ore, le luci natalizie riempivano di colore casa Hyuga

Il sole era sceso da diverse ore, e le luci natalizie riempivano di colore casa Hyuga.

Il fuoco nel camino riscaldava il grande salone, un pianoforte sostava nell’angolo destro della stanza, il compagno di tanti odiati pomeriggi di Hinata, costretta ad imparare a suonare uno degli strumenti “nobili”, secondo il padre.

Nel centro della sala un grande tavolo, un enorme centrotavola ad attirare l’attenzione; le decorazioni argento contrastavano con i segnaposto dorati. La macchia di colore della tovaglia rossa era interrotta qua e là da bianchi piatti di porcellana, geometricamente sistemati.

In cucina i fornelli accessi, enormi pentole da cui usciva un profumo invitante, Hinata coperta da un enorme grembiule, numerose macchie di sugo testimoniavano la sua lunga giornata dietro i fornelli.

Hinata dovresti andare a lavarti e vestirti, non vorrai di certo presentarti questa sera in tuta!” tuonò Neji, facendo capolino con la testa dalla porta della cucina.

“Finisco di preparare le ultime cose e poi corro subito a cambiarmi” cercò di spiegare Hinata, continuando però a correre da una pentola all’altra, assaggiando i vari cibi, correggendoli dove necessario.

Dlin Dlon. Un rintocco del campanello, e poi un altro e un altro ancora.

“Sarà Tenten” disse Hinata, senza fermarsi un istante dal suo lavoro “le avevo detto di venire prima con la torta, in modo che possa metterla in frigo il tempo giusto prima di servirla”.

Neji continuava ad osservarla correre senza tregua, senza mai perdere la concentrazione.

Lui sarebbe impazzito in mezzo a tutto quello sporco, in mezzo a tutto quel caos.

Dlin Dlon. Il campanello suonò di nuovo.

“Vai ad aprire” lo pregò gentilmente Hinata, fermandosi per una frazione di secondo e trovando le forze per sorridere al cugino, convincendolo così ad andare verso la porta.

Perché non mi aprivi?” chiese un’infreddolita Tenten lanciandosi come una furia all’interno della casa.

“Stavo arrivando” cercò di scusarsi Neji, anche se convinto di non averne bisogno.

“Io stavo congelando!” strepitò Tenten, entrando in  cucina ad appoggiare la torta che aveva fra le mani.

“Allora ti riscaldo io…” si lanciò Neji rincorrendo la ragazza che cercava, poco convincentemente, di fingere una resistenza.

Infine, Neji la raggiunse e l’avvolse fra le sue braccia.

“Ora ti meriti una tortura” sentenziò senza lasciarsi intenerire dalle proteste della ragazza. Cominciò a solleticarle l’addome, per poi risalire in una carezza morbida lungo le spalle, fino a raggiungere il sottomento. Tenten, quasi in lacrime dalle risate, si contorceva fra le braccia di Neji, continuando a supplicare clemenza.

Hinata che li sbirciava divertita e sorridente dalla porta della cucina.

Dlin Dlon.

Il campanello graziò Tenten, che approfittò di un momento di distrazione di Neji per liberarsi dalla sua presa e andare ad aprire.

In cucina Hinata e Neji lasciarono regnare il silenzio totale, curiosi di sapere chi fosse alla porta.

“Naruto!” gridò Tenten contenta abbracciando il ragazzo, dopo avergli aperto e averlo fatto accomodare.

Non appena sentì il nome del ragazzo, Hinata arrossì e poi sbiancò all’improvviso.

“Muoviti!” intervenne deciso Neji, aiutandola a liberarsi dal grembiule e coprendo la sua uscita dalla cucina.

“Ben arrivato!” esclamò poi Neji stringendo la mano dell’amico, che cercava con lo sguardo Hinata.

“È andata a cambiarsi, ha cucinato fino ad ora” spiegò Tenten interpretando il gesto di Naruto.

“Meglio” esclamò il biondo ragazzo, sorprendendo i due amici.

“Bello l’albero di Natale!” si complimentò poi arrivando in sala dove l’imponente abete decorato e pieno di regali attirava l’attenzione.

“Sì , è davvero bello” gli fece eco Tenten, andando a stringersi contro il braccio di Neji.

“Ecco qui” disse allora Naruto posando un piccolo pacco ai piedi dell’albero, e cercando di nasconderlo il più possibile fra gli altri pacchi “Penso mancasse solo questo”.

Dlin Dlon.

Il campanello suonò ancora.

“Vado…” cominciò Neji mentre Tenten interveniva: “Sono arrivati finalmente! Ho F-A-M-E!” scandì teatralmente.

“Anche io” sussurrò Neji mordendole affettuosamente il collo, e Tenten di colpo arrossì, mentre pensieri non esattamente casti le si dipingevano in testa. Arrossì alla velocità della luce mentre un sorriso ebete le si stampava in faccia. Fortuna che Naruto si era incantato a guardare le fiamme del camino.

 

“Ben…” Neji non fece in tempo a terminare il suo saluto che lo sfolgorante sorriso di Sakura fece capolino dalla porta. “Auguri Neji!” fece saltandogli addosso. Dalle sue spalle, Sasuke alzò un sopracciglio irritato. “Ciao Hyuga” mormorò entrando senza preamboli, e accomodandosi sul divano a fianco di Naruto. Il biondo lo salutò senza distogliere gli occhi dal fuoco: “Hai mai pensato a qualcosa di veramente serio, Sasuke? Tipo di consacrare la tua vita a una persona…”

Sasuke lo scrutò con occhio criptico, senza rispondere.

Anche io, sai?” replicò Naruto “E penso sia il momento giusto” sentenziò sorridendo placido. In quel frangente comparve Hinata proprio di fianco al camino, e d’improvviso il fuoco non era più il centro delle attenzioni di Naruto.

Hinata …” mormorò con un tono intriso di stupita meraviglia. La ragazza se ne stava davanti a lui in un elegante abito di maglia bianco, che la fasciava nei punti giusti lasciando trasparire quanto fosse morbida, e bellissima agli occhi di lui. La ragazza ebbe la grazia di arrossire fissando i propri occhi in quelli del suo ragazzo, poi d’improvviso si riebbe mentre un latrato rompeva l’aria soffice della stanza.

Immediatamente l’attenzione dei presenti venne diretta all’ingresso della casa, mentre Hinata correva felice verso Sakura: “Saku, hai un cane nuovo?” domandò gioiosa mentre spupazzava l’animale, un fiocco rosso a fargli da strano collare.

“No, Hinata, tu hai un cane nuovo!” sorrise Sakura porgendole il guinzaglio.

Hinata la guardò di sotto in su, l’espressione meravigliata e sbalordita: “di-di-dici davvero?” domandò speranzosa. Balbettava ancora nei momenti di massima emozione. Però non sveniva più: un bel passo avanti, dopo tutto.

Sakura le sorrise porgendole di nuovo il guinzaglio, ma Hinata prese in braccio il cucciolo stringendolo a sé: “È meravigliosa, Sakura, non so come…”

“Non devi” la fermò la rosa “Non voglio” proseguì baciando l’amica “te lo meriti” terminò abbracciandola. Quando si voltò, vide Neji con una mano alla fronte.

“Scusate, avete intenzione di rimanere sulla soglia fino a domani?” domandò una voce scocciata alle loro spalle. Naruto sorrise mentre Shikamaru Nara si faceva strada tra le ragazze, la mano intrecciata a quella della sua fidanzata. “Fa un freddo cane fuori” protestò annoiato mentre Ino lo seguiva.

“Benvenuti ragazzi” sussurrò Hinata arrossendo alla vista di tutti i suoi amici, schierati nel soggiorno di casa sua.

“Buon Natale Hinata!” replicò Ino stringendo l’amica. Poi d’istinto si portò una mano al ventre. Tenten la fissò con aria interrogativa, al che la diretta interessata sminuì la faccenda con un cenno della mano.

“Allora, che ci hai fatto di buono?” domandò Sakura mentre Sasuke porgeva una bottiglia di vino alla padrona di casa.

“Partiamo dall’antipasto, Sakura-chan?” domandò Naruto, porgendole la guancia perché fosse baciata. La rosa acconsentì schioccandogli un lungo bacio sotto l’occhio vigile del fidanzato, poi prese sotto braccio Naruto e si diresse in cucina con lui: “Dimmi che non hai contribuito in alcun modo…”

“Ehi!”.

 

Quando tornarono, qualche minuto dopo, trovarono Neji e Sasuke comodamente seduti a parlare di lavoro mentre Tenten sussurrava: “noiosi” e invitava Ino ad assaggiare una tartina al caviale che questa prontamente rifiutava.

Poi a ruota seguirono primi (due), secondi, contorni e per gradire, sorbetto e caffè.

“Sono davvero pieno” esordì Naruto lanciando poco regalmente il tovagliolo sul tavolo.

Hinata, era davvero tutto ottimo!” rilanciò Tenten.

“Abbiamo notato” le apostrofò Neji ponendole un braccio dietro le spalle “Non avevo mai visto una ragazza mangiare così tanto” concluse.

Lei arrossì e si girò verso di lui per dargli un pugno non troppo leggero nel centro del petto.

Lasciali perdere quei due Hinata, sei stata davvero bravissima a cucinare! Ma non è che per caso hai qualcosa di dolce?” chiese Ino, cercando di sembrare il meno indiscreta possibile.

“Giusto: Ino sei un genio” intervenne esaltato Naruto “hai il dolce?” alla domanda aggiunse il suo sguardo da supplica che faceva intenerire ogni volta Hinata.

“Sì, abbiamo una bellissima e sicuramente anche buonissima torta fatta da Tenten grazie alla preziosa collaborazione di Neji” disse Hinata alzandosi e dirigendosi verso la cucina, seguita a ruota da Naruto.

Ino e Shikamaru si guardarono cercando di trattenere una risata, Sasuke scosse la testa incredulo e Sakura gli fece poco evidentemente segno di lasciar perdere.

“Davvero?” chiese poi con un sorriso molto preoccupato.

“Smettetela!” gridò Tenten “è una buona torta, ci siamo impegnati molto!”.

Gli amici seduti al tavolo si azzittirono, fino a quando Hinata non entrò in sala con la torta fra le mani.

“Per lo meno è bella” cercò di complimentarsi Shikamaru con l’amica.

“Mi sembra un po’ diversa da come…” cominciò Tenten, ma Neji la attrasse a sé zittendola.

E sicuramente è anche molto buona, assaggiala!” ordinò Ino al suo stordito fidanzato.

Mhh!” esclamò Sakura mentre si metteva in bocca l’ennesimo cucchiaio.

“Ora però ci vuole un brindisi!” esclamò Naruto uscendo anche lui dalla cucina con in mano lo spumante. Arrivato al tavolo porse la bottiglia al suo amico Sasuke, che incominciò a scartarla.

“Pronti?” chiese Sasuke prima di allontanare il tappo dalla bottiglia e di incominciare a versare il liquido frizzante nei bicchieri dal collo lungo che Sakura gli porgeva.

Una volta che tutti i calici furono riempiti, Shikamaru fu invitato contro voglia a fare un brindisi: “Sì…dunque…Allora brindiamo alla meravigliosa cucina di Hinata” fece annuendo in direzione della ragazza “alla fantastica scena mentale che mi avete regalato questa sera, di Neji con indosso un bel grembiule rosa e la farina a sporcare la sua lucente criniera. Brindiamo a noi, e all’amicizia” concluse Shikamaru.

Gli otto ragazzi alzarono i bicchieri e li fecero incontrare prima di portarseli alle labbra e bere.

“Buon Natale!” gridò Naruto, tutti gli altri risposero con un medesimo augurio.

L’ultimo rintocco della mezzanotte avvisò tutti che un nuovo giorno era appena cominciato, che un altro Natale era alle porte.

“Credo che sia giunto il momento di darmi i miei regali di Natale” esclamò felice Ino, saltellando in direzione dell’albero.

Perché avremmo dovuto farti un regalo?” chiese provocatoriamente Shikamaru.

“Non avreste dovuto, ma sono sicura che non avete potuto resistere all’impulso di farlo” rispose Ino, mostrando la sua lingua.

Il resto degli amici divertiti dalla sua implacabile sicurezza la seguirono sotto l’albero.

Si sistemarono a semicerchio davanti ai regali, in fin dei conti desideravano tutti placare la loro curiosità e sapere cosa avevano ricevuto, cosa avevano pensato e cercato i loro amici.

“Direi che la prima a dover ricevere i regali sono io…” sostenne Ino, incominciando a cercare fra il marasma di doni che adornavano l’albero.

Mendokuse…” si lamentò Shikamaru scuotendo il capo.

“Oh, questo è di Sakura!” si esaltò la bionda “E forse è…” tentò di indovinare in base alla consistenza del pacchetto “Dimmi che è lui…” pregò poi a mezza voce.

Sakura scoppiò a ridere annuendo.

“Quello viola?” domandò allora Ino prima di scartare.

Se lo apri magari…” intervenne Sasuke.

“Fuochino…” la instradò nel frattempo la rosa.

“No…” le diede allora corda l’amica “Non ci credo” fece poi scartando l’involucro. “È lui!” impazzì abbracciando l’amica.

“Già” sorrise Sakura. L’abito che hai sempre desiderato per il tuo fidanzamento.

“Grazie Saku, grazie!” impazzì la bionda.

“Ino, tesoro, non ti vorrei smontare, ma se procediamo a questa velocità, arriva capodanno in men che non si dica” si intromise Shikamaru mentre lei lo guardava impettita.

“Senti un po’ mister simpaticone: il tuo, di regalo, dov’è?”

Il mio cosa?” fece innocentemente il ragazzo.

“Il tuo regalo” ripeté Ino convinta “Per me” aggiunse poi.

“Ah, quello?” domandò allora lui mentre lei annuiva vigorosamente.

“Non c’è” rispose poi con tutta la naturalezza di questo mondo. D’improvviso gli altri presenti trovarono estremamente interessante e impellente qualsiasi attività contingente. Sasuke addirittura si mise a sparecchiare.

Ino stava per scoppiare in una delle sue proverbiali scenate quando il ragazzo le si avvicinò, le mormorò qualcosa all’orecchio e subito lei si calmò, sorridendo complice.

“Questo è il nostro” le suggerì allora Tenten mentre le porgeva un pacchetto “Anche se forse avremmo dovuto regalarti una tutina” sogghignò.

Ino la guardò contrariata.

“Oh, Ino, non pensare che non abbia capito…” suggerì allora la castana con fare complice: “Giovedì non hai bevuto caffè alla nostra classica uscita tra donne, da un po’ di tempo non indossi più abiti aderenti ma comodi vestitini di lana e stasera hai persino rifiutato il pesce…a questo punto: congratulazioni!” fece con un caloroso sorriso all’amica.

Ino la squadrò: “Scusa?”

“Aspetta un bambino, no?” ribadì allora la castana, guardando Shikamaru.

“Aspetti un bambino?” domandò lui stupito.

“Da chi?” domandò Naruto. Tutti si girarono a guardarlo male.

“No!” se ne uscì Ino “Non aspetto altro che una proposta di matrimonio, per avere un bambino!” fece poi con uno sguardo eloquente in direzione del ragazzo.

Quindi non…”

“No!”

“Ah. Quindi…diamo il nostro regalo a Shikamaru?” domandò Tenten imbarazzata. “Non è una tutina, eh!” scherzò poi mentre porgeva il pacchetto al ragazzo col codino. A ruota anche gli altri gli porsero una Katana (gli piaceva così tanto l’oriente), due biglietti per il concerto del suo cantante preferito e di nuovo, il nulla, da parte di Ino. C’era da dire che i due si dimostravano molto segreti nella distribuzione dei regali.

“Ora Ino devi decidere chi sarà il prossimo ad aprire i regali” la invitò Sakura.

Ino incominciò a scrutare uno alla volta i propri amici, con la mano sul mento e la fronte corrugata.

“Se pensi troppo ti vengono le rughe…” la schernì Shikamaru, cercando poi di proteggersi il viso da una sicura reazione della ragazza, che però con uno straordinario autocontrollo ignorò il commento del moro e pronunciò il nome: “Sasuke”. Shikamaru sbuffò scocciato e Ino gli fece una linguaccia.

Ok” rispose Sasuke come svogliato, incominciando a cercare fra i vari pacchi presenti sotto l’albero.

Trovò prima un piccolo involucro da parte di Neji e Tenten dove trovò l’ultimo modello di Mp4, argento metallizzato.

Continuò poi a rovistare fra i pacchi fino a quando non ne trovò uno a nome di Naruto e Hinata: scartandolo scoprì un elegante portafoglio in pelle nera.

Subito di fianco notò un altro dei suoi regali, un piccolo pacco morbido, lo scartò curioso e vi trovò un paio di guanti in pelle firmati e del medesimo colore del portafoglio. “Questo è da parte nostra” illustrò Ino, mentre sgomitava Sakura che allora gli porse un pacco di grandi dimensioni dalla forma rettangolare.

Una volta rimossa la carta si trovò di fronte a una scatola enorme, tolse il coperchio e vide la giacca di pelle che aveva visto in un negozio in centro e che aveva amato fin dalla prima volta in cui i suoi occhi si erano posati su di lei.

“Bellissima” riuscì a dire solamente mentre si alzava di corsa per indossare la giacca e incominciare a osservare tutti i minimi dettagli, per poi risedersi al fianco di Sakura, afferrarle la vita e tirarla verso di sé per poi baciarla con passione davanti a tutti gli amici e sussurrarle all’orecchio: “Ti amo”. Era la prima volta: da quando si conoscevano, da quando lei si era innamorata di lui, da quando si erano messi insieme, da anni, da una vita.

Il sorriso di Sakura dopo quelle parole avrebbero potuto illuminare la stanza anche se tutte le luci si fossero spente.

Sasuke senza aggiungere altro si staccò dalla ragazza e le porse una minuscola scatola, che Sakura aprì con le mani tremanti e con le lacrime ad offuscarle la vista.

“Una chiave?” chiese lei perplessa.

“Sì, la chiave della tua nuova casa” disse lui, questa volta in imbarazzo.

“Quale nuova casa?” chiese lei, sempre più confusa.

“La mia” rispose lui, per poi guardarla ancora e rendersi conto dell’emozione che il viso di Sakura stava dimostrandogli, di tutto il suo amore, e allora aggiunse: “la nostra”.

Lei gli saltò al collo e lo baciò nuovamente.

“Va bene, abbiamo capito che vi amate, ora però Sakura apri anche i nostri di regali!” la invitò Tenten, richiamando l’amica all’ordine.

Senza l’abbraccio di Sasuke a scaldarla, la rosa sentì improvvisamente freddo, si asciugò le lacrime e incominciò a cercare fra i pacchi il suo nome.

Ino le regalò un bellissimo vestito che avevano visto insieme, e dalle fattezze simili a quello che Sakura aveva regalato ad Ino.

“Così potremmo uscire insieme a capodanno” le spiegò Ino divertita e contenta per la felicità dell’amica.

Tenten le donò una trousse di trucchi, a forma di angioletto: “Perché mi ricordava te in qualche modo.

Hinata infine le regalò tre DVD: La leggenda di un amore, I passi dell’amore e Love Actually.

“Così potrete passare le vostre serate a  vedere qualche film romantico” disse la ragazza corvina mentre Sasuke fingeva di colpirsi al petto con la spada di Shikamaru. Tutti gli amici attorno incominciarono a ridere, mentre fuori incominciava a nevicare.

“Ora però tocca a Neji” disse Sakura attirando così l’attenzione sullo Huyga.

Tenten gli porse subito il suo pacchetto: “Tieni pigrone!” disse consegnandogli la busta dove il ragazzo trovò un abbonamento per la palestra. Neji alzò gli occhi al cielo borbottando qualcosa su come preferisse le corse all’aperto.

“Lo so, ma è inverno” rise Tenten, mostrandogli il suo, identico, e facendo cenno a Sakura e Ino, che frequentavano la stessa palestra.

E dato che devi venire in palestra…” fece Ino allungando il pacco suo e (suo malgrado) di Shikamaru. Il contenuto fece quasi arrossire Neji: una tuta piuttosto aderente, che fece sogghignare le ragazze presenti mentre già si immaginavano i muscoli dello Hyuuga guizzare repentini sotto la tuta nera.

“Io e Sasuke abbiamo optato per il classico” fece Sakura mentre Neji scartava un libro delle risposte.

“Così saprai con certezza se fidarti o no dei tuoi clienti” aggiunse la rosa mentre il suo ragazzo scuoteva il capo: “L’ha comprato lei!” si scusò.

“Vediamo” fece allora Neji “cosa ci serba il destino per il prossimo anno…Saremo felici?” domandò sincero.

“Sì” rispose il libro, senza incertezza.

“Bene, direi di fermarci qui” rise allora lo Hyuga “non vorrei rischiare oltre…” borbottò mentre apriva il pacchetto successivo, un accappatoio da parte di Naruto e Hinata.

“È una congiura” confermò Tenten prima ancora che lui potesse chiedere spiegazioni.

“Indubbiamente” assentì Neji aprendo ancora il libro delle risposte: “Hai assolutamente ragione” recitava quello. Neji annuì.

“Sai Sakura, mi piace proprio questo regalo” decretò poi mentre la rosa gli sorrideva complice.

Ma ora vediamo che c’è per la tua fidanzata…” fece Sakura allungando il suo regalo a Tenten.

Stranamente, Neji non dissentì mentre guardava con orgoglio l’anello di brillanti che campeggiava sul dito della ragazza.

“Grazie!” esordì Tenten aprendo un buono per massaggi al centro benessere “da Shizune”, a pochi isolati dal suo quartiere “mi serviva proprio!” sorrise orgogliosa.

“Ah, questo è il mio…e di Shika!” aggiunse Ino “è troppo pigro per comprare regali”

“Per portarteli mentre fai shopping no, però, vero?” domandò lui scuotendo il capo mentre sorrideva.

“Che centra quello tesoro, sei una componente necessaria nelle mie compere…”

“Il portafoglio” conclusero i ragazzi, all’unisono.

Ino scosse le spalle senza riuscire a trattenere un sorriso. “Non lo apri?” domandò poi in direzione di Tenten.

“Certo!” rispose la castana “Un corso di cucina?” domandò poi, sorpresa.

“Certo, per te e Neji” la corresse Ino “Dio solo sa quanto Hinata abbia fatto tutto da sola per questa sera”

“Ho fatto la torta!” le ricordò Tenten, cercando gli occhi di Neji.

“…Poi abbiamo comprato quella del pasticciere qui di sotto, ma una torta l’ha fatta” assentì il moro mentre la castana gli tirava poco elegantemente un pugno in pancia.

“E qui c’è il nostro…” terminò Hinata mentre Tenten scartava con gli occhi l’ultimo libro del suo autore preferito “Grazie!” terminò soddisfatta.

E tu che mi regali?” fece poi in direzione di Neji.

“Una passeggiata” scosse le spalle lui.

“Una passeggiata?” chiese Tenten sorpresa.

Neji annuì facendole cenno di seguirlo all’esterno.

Prima di sparire col ragazzo,  Tenten tutta contenta urlò: “Naruto!”.

Il biondo ragazzo incominciò a cercare sotto l’albero e siccome i pacchi rimasti erano pochi non dovette lavorare molto per riconoscere i suoi doni.

Un maglione di lana arancione, il suo colore preferito, illuminò il sorriso del ragazzo.

Sasuke, Sakura grazie” ringraziò Naruto commosso.

“Bello, eh?” domandò ironico Sasuke mentre riceveva una gomitata da Sakura.

“Una katana!” esclamò poi sorpreso, scartando il pacco di Shika e Ino, “bellissima…e originale!” rise.

Shikamaru prese la sua: “Vedi di non farmi torto o mi vedrò costretto a…” cominciò guardandolo con occhi serrati.

Shika, amore” fece allora Ino “quante volte ti devo ripetere che non sei un ninja?” domandò come si fa con un bambino piccolo.

Hinata continuava a sorridere divertita dalle mosse di scherma abbozzate del suo ragazzo.

In quella tornarono Neji e Tenten, lei attaccata al collo di lui, imbarazzato.

“Mi ha comprato il motorino nuovo!” fece Tenten intenerita al massimo.

Sakura, Hinata e Ino sospirarono, mentre Neji porse un netbook a Naruto, tanto per cambiare argomento. Naruto non faceva altro che continuare a ringraziare all’infinito.

Infine aprì il regalo della sua Hinata, una cornice d’argento con una foto di tutti loro, insieme e sorridenti, in un caldo pomeriggio di maggio. Lui e la sua Hinata erano abbracciati e con loro c’erano i loro migliori amici, l’unica famiglia che lui avesse mai conosciuto. Le lacrime incominciarono a scendere quiete lungo le guance di Naruto, che cerò di coprirsi il volto con il braccio.

Hinata allora si diresse verso di lui e gli accarezzò la guancia per poi ritrovarsi stretta al corpo del ragazzo scosso dai singhiozzi.

Venne così il suo momento di ricevere i regali: erano rimasti solo i pacchi indirizzati a lei sotto l’albero.

Il primo veniva da Ino ed era una bellissima sciarpa blu dello stesso colore dei suoi capelli; Neji e Tenten le donarono Ragione e sentimento, libro di una famosa autrice inglese, e Naruto infine le porse un calendario fatto con le loro foto migliori, quelle più significative della loro storia.

Hinata lo adorò da subito, e non riusciva a staccare gli occhi da quell’oggetto, così fu l’unica a non notare Naruto raccogliere fra le mani l’ultimo regalo che giaceva sotto l’albero.

Con delicatezza il ragazzo aprì una piccola scatolina e mettendosi in ginocchio davanti a lei le chiese: “Vorresti sposarmi?”.

Lei solo allora sollevò lo sguardo e vide un piccolo anello, con un minuscolo brillante nel centro, e le lacrime presero a rigare le guance di lei, questa volta.

Un silenzio stupito li circondava, mentre Naruto se ne stava trepidante in attesa di una risposta, che non tardò ad arrivare: “Sì, lo voglio”.

Ecco le parole che chiusero alla perfezione un Natale di amicizia, cambiamento, e soprattutto amore.

E che furono ripetute non più di sei mesi dopo, in una piccola e accogliente chiesetta di campagna.

 

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