The lost memories of Forbidden Love

di FreDrachen
(/viewuser.php?uid=238638)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** the first Apocalysse ***
Capitolo 2: *** La cosa più importante ***
Capitolo 3: *** Citizen Erased ***
Capitolo 4: *** Bring me to life(parte 1) ***
Capitolo 5: *** Bring me to life(parte 2) ***
Capitolo 6: *** Bring me to life(parte 3) ***
Capitolo 7: *** Bring me to life(parte 4) ***
Capitolo 8: *** 8 Il principe delle Tenebre ***
Capitolo 9: *** Buon Natale Betty ***
Capitolo 10: *** Fratello Perduto ***



Capitolo 1
*** the first Apocalysse ***


Image and video hosting by TinyPic

Titolo capitolo:The first Apocalysse
Personaggi:Arcangeli/Demoni
Rating capitolo:giallo
Generi principali:Dark, Guerra
Intro capitolo:Lotta tra Paradiso e Inferno:la prima Apocalisse può avere inizio.
Avvertimenti:violenza

THE FIRST
APOCALYSSE

 
Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell''inferno, serbandoli per il giudizio.
Seconda lettera di Pietro(2,4)
(…)
Temerari, arroganti, non temono d'insultare gli esseri gloriosi decaduti, mentre gli angeli, a loro superiori per forza e potenza, non portano contro di essi alcun giudizio offensivo davanti al Signore.
Seconda lettera di Pietro (2,10/11)
 
Il Paradiso era punteggiato da innumerevoli fuochi.
Azzurri degli Arcangeli.
Rosso dei traditori.
Lucifero, il Capo dei Rinnegati, si deterse il sudore dalla fronte.
La spada angelica macchiata dal sangue vermiglio dei suoi ex compagni.
La vittoria era ormai prossima, e per il suo ex Signore era la fine.
Un cenno, e i suoi compagni si scagliarono sui compagni ormai morenti. Primo tra tutti Belial.
Belial. Uno degli Arcangeli più potenti che sia mai esistito, dopo Lucifero. Ora il suo più fedele braccio destro.
Colpì senza sosta chiunque gli si parasse a tiro. Amixiel,uno dei pochi soppravvissuti, provò ad arrestare la sua follia omicida.
"Patetico"pensò con un sorriso maligno stampato sul viso.
Un colpo, e dalla gola di Haniel si aprì un fiore di sangue.
Il corpo crollò a terra, producendo sul pianeta di quelle patetiche creature così care al loro ex Signore, gli umani, uno tsunami potentissimo.
Ma la sua concentrazione era già per l'Arcangelo successivo.
Per lui l'importante era uccidere per avanzare e conquistare l'intero Paradiso.
 
Non avevano più tempo. Dovevano fare assolutamente qualcosa per fermare i traditori.
Uriel richiamò i pochi sopravvissuti:Michael, Gabriele, Raziel, Raphael, Takiel e Cassiel.
La paura nei loro occhi.
«Non deve, non può finire così»esordì. «I Traditori non metteranno mai le mani sul Paradiso. Non finché ci saremo noi a proteggerlo».
Gli occhi di Raphael brillarono di determinazione. Raziel sguainò la sua spada bianca diafana dai riflessi iridescenti. Takiel roteò la sua mazza ferrata, e Cassiel inarcò l'arco già armato di freccia.
Uriel alzò la mano.«Non ci serviranno le armi Fratelli. Siamo indeboliti, e loro ancora carichi di furia omicida. Ci serve un piano. Michael».
Tutti si voltarono verso l'Arcangelo più saggio della compagnia.
Si scostò dalla fronte una ciocca bionda.
"Mio Signore. Come possiamo agire?"pensò solennemente.
La risposta fu appena un sussurro, che però riscaldò il cuore di Michael.
«Cos'hai in mente?»Raphael pendeva dalle sue labbra.
«Bisognerà cacciarli dal Paradiso»annunciò.
Gabriele distolse lo sguardo. Lui era uno dei pochi che non credeva nella violenza neppure difensiva.
Ma capì che in quel momento non vi era altra soluzione.
«Ma sono i nostri compagni»sussurrò.
Michael gli scoccò uno sguardo di compassione. Uno dei Traditori, Asmodeus, era il suo più grande amico.
Gli mise la mano sulla spalla.
«Gabriele, capisci che non c'è altra soluzione? Dispiace anche a noi, lo sai. Sono stati anche nostri compagni».
Gli altri annuirono tristi.
Gabriele lo fissò con i suoi occhioni azzurro cielo. Annuì brevemente.
«Bene».
Uscirono dalla Sala del Consiglio.
Trovarono i Traditori a infierire sui corpi dei loro compagni già morti, senza pietà. Michael sentì qualcosa dentro di sé muoversi. Orrore, disprezzo per la scarsità di sensibilità di fronte a quella scena di morte.
Non appena li vide, Lucifero incominciò a ridere sguaiatamente.
«Bene, bene. Abbiamo ancora sette superstiti».
Li fissò uno a uno.«Il Vostro tempo è finito. Mi basterà uccidervi e per il Paradiso e il Fuoco Celeste saranno la fine. Però…»
Fece una pausa d'effetto.«Oggi però mi sento magnanimo e vi darò due possibilità:arrendervi e giurarmi fedeltà. O morire. A voi la scelta»
Michael fissò gelidamente il fratello negli occhi.
«Non ci avrai mai Lucifero. E neanche il Paradiso finirà nelle tue mani».
I Sette Arcangeli si presero per mano.
«Vævobis, spiritus autem faciaminforma!»
Lucifero rise ancora più forte.
«Pensate di potermi davvero battere?»
Incominciò a evocare una fiamma vermiglia che scaturì dai suoi palmi.
«è ora di chiudere la partita. Per sempre».
Gli Arcangeli non si lasciarono intimorire e ripeterono la formula caricandola ancora di più di potere. I loro corpi sprigionarono lingue di fuoco azzurre che raggiunsero in brevissimo tempo i Traditori.
Le loro urla di dolore agghiaccianti riecheggiarono in tutto il Paradiso.
Ma non morirono. Mutarono.
Le loro maestose ali bianche divennero nere come la pece. Gli occhi assunsero tonalità vermiglie. E quell'ultimo legame che ancora li legava agli Arcangeli superstiti si ruppe, trasformandoli in creature piene di rabbia e odio.
«E ora…»tuonò la voce di Michael.«Siete banditi dal Paradiso Demoni. Per sempre!»
Sotto i piedi di Lucifero e gli altri Originari si aprì un voragine che li fece piombare giù.
Ma la Terra, per non marchiarsi della loro dannazione si ritrasse al loro passaggio facendoli cadere giù nelle sue profondità.
Ed esattamente al centro si arrestò la loro Caduta.
Michael e i suoi compagni con un semplice gesto richiusero la terra sopra le loro teste sigillandoli nel buio totale.
Solo allora si permisero di respirare liberamente.
Avevano vinto. Il Paradiso e la Terra erano salvi.
 
Lucifero si riebbe.
Quando riaprì gli occhi si ritrovò catapultato nel buio. Ricordò la luce sprigionata dal Fuoco Celeste, le sue lingue che l'avvolgevano ardendolo e trasformandolo. Poi nulla.
Al suo fianco scorse la luce scaturita dal palmo della mano di Belial.
Lo stava fissando con il viso sconvolto.«Mio Signore, cosa ci è successo?»
Lucifero percorse il nuovo aspetto dei suoi seguaci. Stavano fissando sconvolti i loro cambiamenti. A cominciare dalle loro ali piumate nere di cui si distingueva alla tenue luce di Belial solo la forma.
Demoni li aveva chiamati Michael.
Sorrise luciferino.
«Non abbiate paura di questa vostra nuova forma»annunciò.
«Credono di averci sconfitto. Ma non è così»sibilò.«Creeremo il nostro Regno qua sotto. E inferiremo sulle loro creature predilette, gli umani. Danneremo le loro anime. E quando il nostro potere sarà ritornato al suo antico splendore torneremo a riprenderci ciò che ci spetta».
Percorse lo sguardo su uno a uno. Asmodeus, Baal, Moloch, Samael, Akibeel,Danel, Belial e Dagon.
Alzò un pugno verso l'altro imitato subito dopo dagli altri originari eccitati.
«Gioite con me. Perchè la vittoria sarà nostra!»
 
*trad dal latino:spiriti dannati mostratevi nella vostra vera forma!










Angolo autrice(pazza):
Ecco la prima one :D
In teoria doveva essere il prologo della storia di Forbidden Love, però mi è venuta in mente quando stavo scrivendo il capitolo 29 ^^'
Spero vi piaccia.
Alla prossima :D

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La cosa più importante ***


Titolo capitolo:La cosa più importante
Personaggi:Jake/Annabel
Rating capitolo:arancione
Generi principali:lemon, romantico
Intro capitolo:Annabel ha finalmente capito cosa le era mancato nella sua esistenza:Jake, il ragazzo per il quale ha perso la vita e che ora gliela sta restituendo con il suo amore, che la sua natura demoniaca non ha cancellato dal cuore. Ed è pronto a donargli tutto se stesso…
Avvertimenti:tematiche delicate
 
Image and video hosting by TinyPic

LA COSA PIÙ IMPORTANTE

E non lasciarmi mai
lo sai che non potrei
da quando sei la cosa più importante che ora ho...
Tu non tradirmi mai
e io proteggerò per sempre
la cosa più importante che ora ho...


(La cosa più importante, Arisa)
 
Uscirono dal Blood Local verso le cinque del mattino.
Le strade erano deserte, ma non se ne curarono.
Camminarono mano nella mano fino al hotel che li ospitava.
Ora che i pezzi della sua vita erano tornati al loro posto si sentiva più in pace che mai.
In quei quattrocento anni che aveva passato in Paradiso, sentiva di essere incompleta.
Adesso finalmente aveva capito di cosa si trattava.
Non era Gabriele che tanto aveva cercato ma da cui non aveva ottenuto altro che delusioni, bensì un suo opposto. opposto all'esterno e simile nei suoi pensieri.
"Non sarà ancora così per molto" pensò. "Non appena il Daemon Ritus sarà completo mi libererò da ogni debolezza radicata nel mio cuore, e sarò esattamente come lui".
Quatti quatti raggiunsero la loro stanza, richiudendosi silenziosamente la porta alle spalle.
Jake la prese per le spalle inchiodandola al muro.
Notò il viso dubbioso di Ann.
«Cosa c'è?»
Annabel trasse un respiro profondo.«Pensavo a ciò che abbiamo sopportato prima di ritrovarci»ammise sinceramente.
«Adesso non ha più importanza. Tutto ciò che voglio è al mio fianco».
Jake la staccò dal muro e dolcemente la fece sdraiare sul letto.
«Allora voglio darti tutto me stesso».
«Questa notte?»
Jake annuì.«Questa notte».
Con gesti misurati le sfilò il top e la gonna lasciandola in biancheria intima.
Annabel chiuse gli occhi, aspettando il piacere che sarebbe arrivato.
Infatti Jake la fece girare supina, baciandole il collo.
Poi passò alle scapole. La schiena. Arrivò alle cosce e discese fino ai piedi.
Arrivò il primo gemito da parte di Ann, invogliandolo a continuare.
Risalì il suo corpo, ma appena arrivato ai glutei la voltò di scatto.
Lei inarcò la schiena. Il desiderio nato come scintilla stava per divampare come un incendio indomabile.
La baciò sull'ombelico, risalì lo sterno e si fermò a pochi centimetri dal viso.
Fu Ann ad avvicinarsi e sigillare il tutto con un bacio lungo e passionale.
Jake sfuggì più volte dalla sua bocca, ma Annabel fu veloce e schiva a riprendersi ciò che voleva.
«Ti amo Jake»mormorò Ann subito zittita da un altro bacio di Jake.
Infine arrivò il momento di penetrare in lei e renderla per sempre sua.
Fece per sfilare gli slip ma si bloccó.
Privandola della sua verginità le avrebbe fatto perdere la sua divinità rendendola mortale.
Se fosse stata un Demone non ci sarebbero stati problemi. Erano abituati a questo.
Ma con Ann era una faccenda diversa. La sua parte ancora legata al Paradiso non avrebbe sopportato.
Fissò la ragazza sdraiata davanti a lui,gli occhi chiusi per il piacere che stava provando.
«Continua Jake»lo implorò Annabel.
Jake scosse la testa.
«Non posso Ann».
«Rendimi tua»continuò senza dar segno di aver ascoltato il ragazzo.
Jake le prese le mani fra le sue quasi implorante.
«Non voglio farti perdere te stessa Ann. Più avanti forse,ma adesso non voglio perderti».
Le si sdraiò di fianco,respirando il suo profumo.
«Per me sei la cosa più importante. Tanto basta».












Angolo autrice:eccomi con un nuovo momento mancante di forbidden love^_^ richiesto da una lettrice (spero ti sia piaciuto)
Mi scuso se può sembrare orrendo, ma è la prima scena lemon che scrivo^^'
Alla prossima con un nuovo pezzo mancante :D

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Citizen Erased ***


Titolo capitolo:Citizen erased
Fandom:sovrannaturale
Personaggi:Azazel-Tobias/Layla/Danel
Rating capitolo:arancione/giallo
Generi principali:Tobias non si è mai arreso a un'eternità in assenza della sua Layla, il suo amore più puro. Un amore così forte da convincerlo a raggiungere lo Specchio Lete…la sua unica speranza di tornare sulla Terra. Ma il male si nasconde sempre dietro l'angolo, pronto a gremirti tra i suoi artigli…
Intro capitolo:dark, malinconico
Avvertimenti:nessuno


 Image and video hosting by TinyPic


Break me in, teach us to cheat
And to lie, cover up
What shouldn't be shared?
All the truths' unwinding
Scraping away at my mind
Please stop asking me to describe...
(Citizen Erased, Muse)

Citizen Erased

Voleva vederla.
Non riusciva più vivere senza di lei.
Tobias tirò un sospiro, mentre le lingue di fuoco divoravano insistentemente il suo corpo.
Lucifero aveva senz'altro preso l'idea dalla pena a cui erano sottoposti gli eretici dai tribunali terreni, cioè il rogo, in quanto il fuoco era considerato simbolo di purificazione e corrispondeva forse alla falsa luce che essi pretendevano di spandere con le loro dottrine.
Come se un ragazzo di trent'anni volesse mettere in luce la fede. A lui importavasolo di Layla.
Se chiudeva gli occhi poteva rivedere le fossette che si formavano sul suo viso di porcellana mentre rideva, la luce nei suoi occhi quando la baciava.
Ma questo non poteva più accadere, da quella fatidica notte in cui aveva perso la vita.
Erano le cinque del mattino. Lui e Layla erano di ritorno da un night club, quando una macchina che procedeva in senso contrario non li beccò in pieno.
Furono entrambi sbalzati fuori dalla macchina, sbattendo violentemente la testa a terra.
Quando Tobias si riebbe, trovò la sua Layla a terra riversa in un lago di sangue.
Aiuto. Doveva assolutamente trovare aiuto.
Ma chi mai poteva esserci in piena notte nel ben mezzo del nulla?
Allora si trascinò lentamente a fianco di Layla, accarezzandole i ricci ribelli.
Pianse come un bambino. Perché era accaduto? Cos'aveva fatto nella sua vita per meritarlo?
Sua madre diceva di avere sempre fede e che alla fine le cose volgevano sempre al meglio.
Ma in quel momento nulla di quello che era successo era voluto. Non voleva perdere Layla.
Un dubbio gli balenò nella mente.
Se per caso la sua anima si fosse persa nell'oblio, cosa sarebbe accaduto?
«Layla…»mormorò tra le lacrime.«Mi spiace tanto. Ti amerò, ti amerò per sempre. L'eternità ci avvolgerà nel suo oblio senza vita, ma io non smetterò di pensare a te un solo istante».
Fu la sua condanna. Tobias esalò l'ultimo respiro e la sua anima come un sasso piombò giù nell'Inferno e Minosse lo costrinse a un'eterna prigione di fiamme.
«A cosa stai pensando?»
La voce del suo compagno di tomba lo riportò alla realtà.
Cavalcante gli pareva si chiamasse. Il suo compagno Farinata degli Uberti era finito nella Fossa qualche anno prima.
Tobias gli rispose con uno sguardo vacuo.
L'uomo capì immediatamente.
«Dimenticala, è l'unico modo per vivere in pace con te stesso»gli consigliò prima di ritornare nei bassifondi della tomba.
Mai. Non avrebbe mai dimenticato Layla.
Doveva assolutamente vederla, rassicurarla e si, forse dirle anche addio.
Si guardò attorno. Nessun Demone di guardia era nei paraggi. Bene.
Agile uscì dalla tomba. Quando mise piede sulla terra brulla questa prese immediatamente fuoco, quello che ancora lambiva le sue carni.
Accidenti, pensò. Conciato così l'avrebbero avvistato a chilometri e chilometri di distanza.
Sperò che con il passare dei minuti il fuoco si decidesse a estinguersi.
Infatti quando raggiunse il confine con il Flegetonte, nascondendosi dietro le tombe rialzate degli altri dannati non appena scorgeva un Demone, era tornato semplicemente un'anima e non più una lampadina ambulante.
I Centauri erano appostati sulla riva armati di frecce. Non appena un dannato cercava di scappare si ritrovava con frecce conficcate in tutto il corpo.
Tobias represse un moto di stizza. Doveva eludere la loro guardia e raggiungere lo Specchio Lete. Cavalcante glien'aveva parlato una volta. Si diceva che Farinata degli Uberti avesse provato a raggiungerlo, ma era stato fermato dai Demoni di guardia che l'avevano spedito nella Fossa.
Socchiuse gli occhi percorrendo ogni centimetro del paesaggio che si apriva ai suoi occhi.
Li posò su un dannato, un uomo sui quarant'anni dai capelli corvini.
Fissava con odio i suoi carcerieri.
Tobias sorrise. Era lui il suo lascia passare per lo Specchio.
«Ehi tu»lo chiamò.
Il dannato si voltò di scatto come un rettile. Se era sorpreso della sua presenza lì, non lo diede a vedere.
«Che vuoi?»fu la risposta sgarbata.
«Vorresti uscire dall'Inferno?»gli domandò Tobias.
Di tutta risposta l'uomo si aprì in un ghigno perfido.«A qualsiasi costo».
«Bene. Ho bisogno del tuo aiuto per raggiungere la cima di quel picco roccioso»disse indicando un picco non troppo alto, e facilmente raggiungibile.
«E io cosa ci guadagno?»
«Te l'ho detto. Là dentro si trova lo Specchio Lete che conduce direttamente sulla Terra».
L'uomo sorrise.«Come posso aiutarti?»
«Facile. Quando i Centauri si allontanano salirò sulle tue spalle e tu mi aiuterai a salire. Una volta su ti porgerò la mano e tu farai lo stesso. Allora, affare fatto?»
L'uomo la strinse valorosamente.«è un patto».
Tobias aspettò che i possenti centauri si allontanassero dalla sua postazione.
«Adesso».
L'uomo si girò di spalle incitando il ragazzo a salirgli sulle spalle. Sotto il suo peso vacillò appena ma non lo fece cadere nel sangue bollente.
Tobias si erse in piedi sulle spalle e con un leggero sforzo si issò su.
L'uomo tese la mano verso di lui.
«Adesso tocca a me».
Tobias fece per afferrarla, quando sentì la voce cupa e tonante dei centauri.
«Laggiù».
Tobias si nascose nella penombra della cavrna.
«Maledetto traditore!»insorse l'uomo.
«Hernàn Cortes torna al tuo posto!»urlò un centauro colpendolo alla spalla con una freccia.
«Maledetto traditore!»continuò a infierire contro Tobias incurante del dolore.«Avevamo un patto maledetto eretico!».
I Centauri seguirono lo sguardo folle di Hernàn posato su Tobias ancora appostato lì sopra.
Le sue gambe non ne volevano sapere di muoversi.
"Maledizione Tobias. Reagisci!Reagisci" si apostrofò.
I Centauri cominciarono a salire. Presto l'avrebbero raggiunto e spedito nella Fossa.
No. Non voleva che finisse a quel modo. Non prima di aver rivisto Layla.
Si scansò prima che una freccia lo colpisse al fianco,infilandosi nell'imbuccatura della grotta.
«Ehi tu! Fermati!»
Mano a mano che procedeva spedito nel tunnel le voci dei centauri arrivavano ovattatealle sue orecchie.
Alla fine il tunnel si aprì rivelando una grotta illuminata da piccole faccole di Fiamme Infernali addossate alle pareti nere.
Su quella opposta all'entrata si apriva uno specchio dalla superficie quasi liquida.
Trattenne un grido d'eccitazione.
Finalmente l'aveva trovato.
Poteva finalmente tornare a New York e da Layla.
Lo scalpiccio di zoccoli dietro di lui lo fecero sussultare. I centauri l'avevano quasi raggiunto.
Trattenne il respiro e si gettò a capofitto nello specchio. L'ultima cosa che sentì furono le imprecazioni dei centauri.
 
Quando riaprì gli occhi si trovò nel bel mezzo di Time Square.
La via era proprio come se la ricordava. Piena di odiose e fastidiose insegne colossali e luminose.
Layla lavorava in un bar poco distante da lì.
Sorrise come un bambino di fronte a un giocattolo. Con passo spedito si affrettò a raggiungere il locale animato da una strana euforia.
La gente intorno a lui camminava spedita senza notarlo. Perlomeno essere un'anima aveva i suoi vantaggi,si ritrovò a pensare.
Aspettò che un cliente del bar uscisse per sgattaiolare al suo interno. Una porta che si apriva da sola in una giornata con totale assenza di vento avrebbe dato troppo nell'occhio.
Il proprietario del bar era al bancone intento a lucidare i boccali.
Stava borbottando qualcosa sulla innegligenza della sua cameriera che non si presentava a lavoro già da quattro giorni.
Questo svegliò un campanello d'allarme nella mente di Tobias.
In quel bar lavorava una sola donna,e cioè la sua Layla.
Cosa le era capitato?
Decise di andare alla radice del problema.
La sua tappa era il quartiere di Broclyn.
Sfruttò un tram in transito per raggiungere la sua meta. "Almeno nessuno mi chiederà il biglietto"pensò con un sorriso amaro.
Se prima gli gettavano occhiate incuriosite per la sua testa pelata e il tatuaggio a forma di drago che ci contorceva intorno al braccio destro trovandole insolitamente irritanti,ora ne sentiva la mancanza.
La voce gracchiante che annunciò la sua fermata lo riscosse.
Il palazzo di Layla era nel quartiere di Brooclyn. Era in stile vittoriano di un tenue beige.
Il suo appartamento si trovava al terzo piano. Notando con scocciatura che l'ascensore era fuori uso optò per le scale. Mano amano che saliva non avvertiva la stanchezza. Un vantaggio constatò dato che doveva percorrere una sessantina di gradini.
La porta davanti a cui si fermò era d'un marrone ononimo,ma era lì che Layla viveva.
Già. Ma come faceva a entrare?
Qualche sera prima di morire era andato al cinema a vedere un film con Layla,uno con dei fantasmi che attraversavano le pareti.
Quindi poteva farlo anche a lui? O era solo una finzione cinematografica?
Tobias scrollò le spalle. Tanto tentar non poteva nuocerlo,dato che era già morto.
Provò con una mano. L'arto scomparì nel poggiarla contro la porta. Spinto dalla novità continuò con il resto del corpo trovandosi interamente dall'altra parte.
La casa sembrava deserta,ma sapeva che non era così. Sentiva la presenza di Layla. Ma anche,constatò con inquietudine,un'altra.
Mise la mano sul pomello della camera da letto. Da dentro arrivavano voci ovattate.
Una era di Layla,la riconobbe per la sua fievolezza. L'altra era maschile,in qualche modo famigliare.
Aprì la porta più violentemente di quanto volesse. Layla era a letto con un uomo di spalle pelato.
Quando lo sconosciuto si girò Tobias sentì la terra mancargli sotto i piedi. Era come vedersi allo specchio. Solo una smorfia maligna che gli solcava il viso tradiva la sua origine.
Perché il cuore di Tobias capì immediatamente di chi si trattava. Danel,Originario capo delSesto Cerchio.
Layla gettava occhiate sconvolte da Danel a Tobias e viceversa.
Il corpo nudo stretto tra le coperte,sembrava stranamente pallida.
Alzò un dito tremante.«Chi di voi è il vero Tobias?»
Entrambi gli uomini risposero all'unisono un bel:«Io».
Tobias sentì la rabbia montare. Come osava quel Demone prendersi gioco dei sentimenti della sua Layla?
«Esci subito da questa casa Danel»sibilò minaccioso.
Danel sorrise pericolosamente perdendo l'aspetto di Tobias e tornando alla sua forma originaria. Con i suoi capelli rosso fuoco era se possibile più spaventevole del solito. Il tutto accompagnato da un'abbigliaento un po' eccentrico:pantaloni lucidi infilati in mocassini neri,una camicia di seta a macchie bianche e nere.
«Con piacere Tobias»sibilò con sarcasmo avvicinandosi pericolosamnte a Layla inchiodata al letto dalla paura. Tobias non ebbe il tempo di reagire che Danel con un gesto fulmineo e secco ruppe le ossa del collo della ragazza.
Rimase immobile al suo posto senza staccare gli occhi dal corpo di Layla che lentamente come a rallentatore si accasciava sul letto.
 «Oh. Mi spiace tanto. L'ho fatto apposta».Danel ghignava vittorioso. Ora niente e nessuno l'avrebbe fermato nel trascinarlo nuovamente all'Inferno.
No. Non si sarebbe arreso senza combattere. In un lampo attraversò il muro ritrovandosi in cucina.
«Basta con gli scherzetti ragazzo».
Danel era poggiato pigramente allo stipite della porta con aria annoiata.
Tobias brandì il coltello che Layla usava per tagliare la carne cruda.
Danel scoppiò in una fragorosa risata.
 «Davvero pensi di potermi uccidere con quell'insulsa arma umana?»
Tobias si aprì in un sorriso sinistro. «Fossi stato un semplice umano sarebbe stata una follia pura. Ma io sono un dannato fatto della tua stessa natura nera».
Con uno slancio si accannì su Danel che cercò di difendersi come meglio poteva. Tobias sembrava quasi sfigurato in una bestia,animato dal desiderio di uccidere quel dannato Demone che gli aveva tolto la cosa che più gli importava.
Neppure sentì le unghie di Danel perforare la sua carne nel tentativo di liberarsi dalla sua presa ferrea.
Tobias riuscì a inchiodarlo al suolo mettendosi a cavalcioni sul suo petto. Con una mano gli bloccò le mani, con l'altra brandì il coltello.
«Le tue ultime parol prima di morire?»domandò con voce carica d'odio.
Danel sorrse perfido.
«Ti ho sottovalutato quel giorno dell'incidente».
Il sorriso vittorioso di Tobias si spense. «Cosa ne sai dell'incidente che ho avuto?»
 «Ero io l'autista che giudava contromano. Speravo moriste entrambi lì sul posto. Volevo ardentemnte quella ragazzina da plagiare al mio volere. E adesso eccomi qui vittorioso per aver dannato entrambe le vostre anime».
Tobias a quelle parole non ci vide più. Con un urlo affondò il coltello nel cuore del Demone che pure in punto di morte mantenne il suo sorriso da vincitore.
Lasciò cadere la lama a terra. Non seppe mai come accadde, però entrò in contatto con il sangue maledetto del Demone.
Una presa ferrea gli arigliò il petto. Per un attimo si trovò senza fiato a terra. Possibile che il sangue demoniaco fosse velenoso?
Ma non fu questo a destabilizzarlo di più. Furono i suoi sentimenti e ogni ricordo piacevole che si liquefarono fino a scomparire a spaventarlo di più.
Felicità? Quale felicità? Nella vita era un sentimento effimero e illusorio pronta a farti cadere nella sua trappola mortale.
Amore? Quale...amore significava sofferenza,ecco laverità.
Alzò losguardo specchiandosi nel vetro della finestra. Il riflesso gli rimandò il volto scavato bucato da due occhi vermigli. Aprendo la bocca scorse un leggero allungamento dei suoi canini.
Questa trasformazione avrebbe dovuto spaventarlo,ma non fu così.
Alzò una mano e con gesti misurati aprì un portale nell'appartamento.
Gettò uno sguardo al corpo senza vita di Danel, e sparì.
 
Azazel fissò trionfante la distesa di tombe infuocate davanti a sè. Il dolore impregnava l'aria accrescendo la sua sadicità.
Il suo nuovo nome derivava dal fatto che i suoi compagni di piscina lo soprannominavano così. Perchè nessuno in vasca riusciva a tenergli testa.
La porta dietro di lui si aprì con un cigolio richiudendosi poco dopo.
«Ecco il sangue che avete richiesto Mio Signore».
Azazel si voltò di scatto. Layla era come l'aveva vista l'ultima volta. E fu lì che ricordò tutto. La sua morte il tentativo di salvarla andato male...e la sua trasformazione.
Le nubi nella sua mente si diradarono. La sua parte oscura si ritrasse lasciando nuovamente il posto al vecchio Tobias.
Forse...mettere fine alla sua vita era la soluzione. Annullare se stesso per sempre. Ma furono gli occhi vitrei di Layla a bloccarlo. Non ppteva lasciarla da sola in quel luogo infernale.
Per questo decise:sarebbe rimasto lì in carica d'Originario.
E avrebbe trovato un modo per riscattarsi contro il luogo che si era appropriato della sua anima.

 







Angolo autrice:eccomi qui con la terza one short :D
Questa è la storia del nostro Tobias/Azazel :)
Ringrazio brontola410 per aver inserito la raccolta tra le preferite.
Come sempre se volete darmi la votra opinione, sono sempre ben accette, anche per sapere se le storie vi piacciono o no XD

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Bring me to life(parte 1) ***


Pre note autrice:
Ciao a tutti. Mi trovate qui perchè vi devo delle spiegazioni preliminari per questa one. Inanzitutto sarà divisa in quattro parti, per il semplice fatto che mi sia venuta troppo lunga per esserne sopportata la letura XD, e (lo noterete leggendola) vi spegherà come tutto è iniziato insomma.
Buona lettura, ci vediamo in fondo :D

Titolo capitolo:Bring me to life
Fandom:sovrannaturale
Personaggi:Beth-Belial
Rating capitolo:giallo/arancione
Generi principali:dark
Intro capitolo:Fin dove ti spingeresti per salvare colui che ami? Saresti disposta a tutto? Anche a vendere l'anima all'Inferno?
Avvertimenti:contenuti delicati, violenza
 
 Image and video hosting by TinyPic

Bring me to life

parte 1

Si trovava al Luna Rossa, uno dei locali più conosciuti dai ragazzi genovesi, uno di quelli dove potevi sballarti fino all'alba perennemente con un drink in mano.
Osservò intorno a sé la gente ballare a ritmo di "La cattiva strada" di De Andrè.
Tracannò l'ultima goccia del suo super alcolico.
«Ehi barista. Un altro drink».
Il barista annuì intimidito.
Belial sorrise con ferocia.
Era lì alla ricerca di una preda facile.Una con cui poteva facilmente divertirsi e poi vendere all'Inferno.
«Leopold! Cambia immediatamente la musica o lo farò io!»urlò una voce femminile, così alta da sovrastare la musica tonante.
Si girò verso il deejay, un ragazzo biondo dal sorriso spavaldo. Al suo fianco una ragazzina sui diciassette anni. Carina, constatò Belial. La preda perfetta per la sua sete.
«Altrimenti che fai Betty? Scoppi a piangere?»
Leopold atteggiò le labbra in un sorriso beffardo.
Beth lo fissò con occhi di fuoco.
Belial assistette all'intera scena. Si. Era lei la ragazza che sarebbe caduta in sua mercè.
Per questo si avvicinò ai due cugini litiganti.
«Deejay, potresti cambiare questa musica lamentosa per favore? Altrimenti rischio di addormentarmi sul bancone»disse con una vena d'ironia nella voce.
Leopold diventò paonazzo, mentre Beth cercò di trattenere un sorriso.
Come gli era stato chiesto cambiò musica. Stavolta furono i Beatles a padroneggiare nella stanza.
Beth chiuse gli occhi.«Molto meglio»commentò.
Ma quando li riaprì notò con la coda dell'occhio lo sconosciuto uscire dal locale.
Senza pensarci lo seguì.
«Aspetta!»gli urlò dietro.
Fuori nevicava.
"Accidenti. Perché non ho preso un cappotto?"pensò strofinandosi le braccia.
Qualcuno le poggiò sulla spalla una giacca in pelle nera.
Beth si girò spaventata. Non era un maniaco per fortuna. Era lo sconosciuto.
«Mi stavi cercando?»
C'era una leggera nota d'affettazione nella voce che colpì Beth con la forza di una freccia.
Era davvero bello con i suoi capelli dorati e i suoi insoliti occhi amaranto.
Riuscì solo ad annuire.
Lui le sorrise.
«Sono…Carlo»le disse porgendole la mano gelida.
Beth quasi non se ne curò di fronte al suo sorriso disarmante.
«Elisabeth»si presentò.«Per gli amici Beth».
Belial, alias Carlo corrucciò la fronte.
Sarebbe stato più facile del previsto.
L'attirò a sè fissandola intensamente negli occhi. Quelli di Beth si fecero vacui come quelli di una persona caduta in trance.La giacca scivolò lentamente a terra.
«Dimmi Elisabeth che mi ami».
Beth annuì meccanicamente.«Ti amo»mormorò.
Belial sorrise. La mente della ragazza era ormai sotto il suo controllo.
Ma non era abbastanza. Voleva interamente possederla.
Le abbassò la spallina della maglia che indossava e la baciò sulla spalla. Il corpo.Poi sul collo. Il sangue. In ultimo per essere sicuro di avere il pieno controllo sulla bocca. L'anima.
Il respiro di lui divenne quello di lei.
I pensieri del Demone sovrastarono quelli deboli di Beth.
La ragazza chiuse gli occhi in preda al piacere.
 «Farai tutto ciò che ti dirò»le mormorò staccandosi per un momento dalle sue labbra.
Beth ancora con gli occhi chiusi annuì. «Qualsiasi cosa».
«Anche vendere la tua anima?»
Beth annuì.
Belial la fece poggiare contro il muro e la baciò con trasporto. La ragazza era proprio caduta nella sua tela. Ringraziò mentalmente Baal che gli aveva insegnato l'arte della seduzione.
 
La Signora Meyer non si fidava per niente di quel bel ragazzo che Beth aveva portato a casa.
Non era mai successo. Dov'era finita la sua bambina?
Il ragazzo le pareva uno dai modi gentili e affettati. Ma aveva un non so che, che ai suoi occhi, glielo rendevano oscuro.
«Dove l'hai conosciuto?»chiese in privato alla figlia, dopo che le raccontò tutto.
A Beth brillavano gli occhi.
«Ieri nella discoteca di Leo».
La madre si battè la mano sulla tempia.«E non credi sia troppo presto parlare di amore Beth».
Gli occhi azzurri della ragazza si rabbuiarono. Sperava che la madre fosse contenta della sua felicità. Ma evidentemente...
«Mamma. Io amo Carlo. E niente e nessuno mi impedirà di stare con lui».
La madre le si era avvicinata «Io sono tua madre Beth,non dimenticartelo. Voglio solo il meglio per te,lo sai».
«Bene»rispose Beth avvicinando si alla porta.«Allora sta lontana da me e Carlo».
La signora Meyer quasi non potè credere a quelle parole.
«Non puoi dire sul serio Betty...»sussurrò angosciata.
«Mai stata più sincera. E non chiamarmi più Betty».
Detto questo acchiappò la giacca dall'appendiabiti,chiamò Carlo che era rimasto ad aspettare in soggiorno in compagnia di Leopold.
«Andiamo via. Qui non sei benvoluto»disse Beth passando un braccio dietro la schiena di Carlo.
La signora Meyer si poggiò al muro per non cadere. Non poteva credere a tutto ciò che stava succedendo. Sua figlia la stava lasciando per un ragazzo che aveva conosciuto solo il giorno prima.
 
La sua era stata una vittoria su tutta la linea.
Si era frapposto tra la sua vittima e la famiglia,avendo così la prova del suo totale controllo della situazione.
Aveva sentito alcune frasi spezzettate della conversazione tra Beth e la madre.
Seduto sul sofà,sorseggiava pigramente un bicchiere di wodka. Leopold seduto proprio davanti a lui lo fissava con fare sospetto.
«E così sei innamorato pazzo di mia cugina».
Se era una domanda era assolutamente retorica. Avendo studiato il comportamento di Leopold per tutta la sera prima,sapeva benissimo che teneva la ragazza solo per il suo piacere personale.
Belial sorrise. Avrebbe voluto tanto farlo entrare nella sua schiera di Demoni. Gli ricordava molto Jake.
«E se anche fosse,a te non importerebbe».
Inaspettatamente Leopold chiuse la mano a pugno.«Sopo perchè io ho le mie idee sull'amore non vuol dire che voglio veder soffrire mia cugina». Gli puntò il dito contro.«Se solo proverai a farla soffrire,giuro che ti seguirò fino all'Inferno se necessario».
Belial sorrise. Era una sfida che poteva benissimo accettare. Quello stupido umano non aveva la più pallida idea di con chi aveva a che fare.
 «È una sfida?»lo provocò.
Leopold sorrise,un sorriso pericoloso che divertì molto Belial.«È una promessa».
 «Qualcosa non va?». La voce di Beth lo riportò alla realtà. Erano sdraiati uno di fianco all'altro nella camera da letto del piccolo appartamento che Belial aveva affittato per la sua permanenza sulla Terra.
Le passò il dito gelido sul suo profilo minuto. La ragazza sussultò sotto quel tocco.
«Pensavo a tutti coloro che vogliono dividerci Betty»disse con voce sensuale e mielosa.
Beth si strinse al suo torace nudo.
 «Che pensino quello che vogliono. Io non ti lascerò mai Carlo».
Belial sorrise beffardo nella penombra della stanza.
"Non sai quanto abbia ragione"pensò.
 
Nei mesi successivi Belial stava acquisendo sempre di più possesso della vita di Beth.
La lite con la madre fu la prima di una lunga serie.
Fu la volta del padre che provò a dissuaderla a tornare a casa.
La nonna in lacrime davanti all'uscio della porta.
Perfino Leopold provò a riportarla sulla retta via. L'aveva trascinata ne pianerottolo lontani dalle orecchie di Belial.
«Quel ragazzo è pericoloso Beth»le disse senza troppi preamboli.
Berh aveva ridacchiato senza sarcasmo.«È la scusa più stupida che potevi inventare Leo. Ritenta». Fece per allontanarsi ma Leopold le bloccò il polso in una presa ferrea.
«Sei cambiata da quando è arrivato lui!»le rinfacciò.«Dov'è finita la Beth di un tempo?»
Beth si era liberata dalla sua presa.«Forse non esiste più. O meglio non è mai esistita»
Leopold non aveva mai alzato le mani sulla cugina. Si era limitato a schernirla scherzosamente,nient'altro.
Il flagore dello schiaffo riecheggiò nel palazzo.
Si pentì subito di quel gesto. L'attirò a sé stringendola fortemente.
«Beth sai che ti voglio bene. Non voglio che soffra per colpa di quell'idiota»
«Carlo non mi farà mai soffrire»ribattè prontamente la ragazza.
Leopold si morse il labbro. Come riusciva a raccontarle di averlo visto assassinare due ragazzi in un vicolo senz'ombra di rimorso? E lo sguardo gelido quando aveva tagliato i loro polsi e raccolto il loro sangue?
«Non è la persona che tu credi»mormorò infine.
Beth scrollò la testa e chiuse violentemente la porta.
Leopold si coprì il viso con la mano.
"Oh...Betty"pensò sconvolto.
"Ritornerai a essere ciò che eri?"

 





Angolo autrice(di nuovo):
eccoci con la fine prima parte della storia tra Belial e Beth XD
Ringrazio tutti voi che seguite questa raccolta :D
A presto <3

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Bring me to life(parte 2) ***


Image and video hosting by TinyPic

Bring me to life

parte 2

 
Passarono cinque mesi.
Belial con la mano dietro la testa osservava la Sua Beth addormentata. Piaceri simili gliel'avevano date non pochi Demoni femmina o sue anime sottoposte.
Ma adesso era arrivato il momento. Il momento di farla piombare all'Inferno.
Aveva escogitato tutto con estrema cura. L'esito l'avrebbe lasciato alla sua abilità di attore consumato.
Ricreare sul proprio corpo umano una malattia così pericolosa era un grosso rischio. Ma avere per sempre quella ragazzina come sua sottoposta valeva quel salto nel dolore.
Era pronto.
 
Il torace di Carlo si alzava e abbassava in modo irregolare sotto la sua testa. Poi un rantolo. Beth aprì gli occhi e si tirò su aiutandosi con i gomiti. Carlo al suo fianco era bianco come un cencio,la mano poggiata all'altezza del cuore.
Il cuore della ragazza cominciò ad andare mille all'ora.
«Carlo...»riuscì a mormorare.
Lui la fissò negli occhi.«Meningite...fulminante». Furono le sue ultime parole prima di perdere i sensi.
Per un attimo il panico prevalse.
Meningite fulminante. Una malattia assolutamente mortale.
"Aiuto. Ho bisogno d'aiuto"
Scattò in piedi come una molla e raggiunse il telefono. Terrorizzata com'era dovette comporre il numero ben tre volte.
«Pronto?»rispose una voce femminile annoiata.
 «La sto chiamando per un'emergenza»disse Beth stringendo pericolosamente tra le dita la cornetta.
Aveva parlato così veloce che la sua interlocutrice non rispose subito.
 «Eh?»domandò.«Senta se questo è uno scherzo la denuncerò alla polizia. E vedrà quanto si divertirà in carc...»
«Non è uno scherzo!»urlò Beth tra le lacrime.«Il mio ragazzo sta male!è meningite fulminante!»
«Cosa?»
La donna adesso sembrava allarmata. Le chiese l'indirizzo e riattaccò.
Beth terminò la chiamata e gettò uno sguardo addolorato a Carlo madido di sudore. Poi ritirò su la cornetta e compose un altro numero.
«Pronto?»
La voce della donna che aveva risposto era venata dalla stanchezza.
Beth si morse il labbro. Non si vedevano da mesi ormai. Se avesse saputo chi fosse le avrebbe parlato comunque.
 «Pronto?C'è qualcuno?»
«Mamma. Sono io, Beth».
«Misericordia del cielo. Bambina mia...».
La voce della madre adesso aveva ripreso quasi vita.«Beth...è tanto che non ci sentiamo...»
«Mamma. Ti chiamo per un'emergenza. Raggiungimi all'ospedale San Martino».
«Santo Cielo Beth!Stai male...»
«Non io mamma»la interruppe.«Ma Carlo».
 
Non si aspettava che venisse veramente.
Invece eccola avvolta in uno scialle a fiori, una camicetta di lino e una gonna di panno. Aveva un'aria afflitta.
Quando le fu vicino l'abbracciò.
«Figlia mia…»
Beth si lasciò andare tra le braccia della madre in un pianto liberatorio.
La madre le accarezzò a schiena cercando di rincuorarla.
«Non preoccuparti Beth. I medici lo salveranno».
Non dovettero attendere molto. Un medico uscì dalla sala di rianimazione con espressione di sconfitta.
A Beth mancò il fiato.
«Mi spiace. È già una fortuna che sia ancra vivo»annunciò anch'esso scosso.
«Avete fatto quello che avete potuto». La madre cercava di alleggerire i sensi di colpa del povero medico.
Ma Beth non era della stessa idea.
«Non abbastanza»sussurrò.«Ma',vado a prendere un po'd'aria»disse alzandosi dalla sedia di plastica arancione.
La madre la lasciò andare. Sapeva come si sentiva,per cui le lasciò la solitudine di cui aveva bisogno.
Beth uscì dall'entrata del Pronto Soccorso con il cuore in gola. Il controllo che Belial esercitava sulla sua mente non era mai stato così potente. Così forte da portarla su soluzioni veramente folli.
I piedi la portarono vicino al CBA,il centro di ricerca medica appena sopra l'ospedale. Si sedette su una panchina portandosi le mani davanti agli occhi.
Non sapeva cosa fare.
«Ho io la soluzione che fa al caso tuo»disse una voce al suo fianco.
Beth si girò terrorizzata. Al suo fianco era seduto un uomo insolito,dai capelli bianchi pur dimostrando si e no vent'anni, e gli occhi amaranto. Come quelli di Belial. Furono proprio quelli a convincerla a fidarsi della figura.
L'uomo tese la mano cordiale.«Piacere. Il mio nome è Malacoda».
Perfino in un momento così tragico Beth trovò quel nome insolito e divertente.
«E come pensi di aiutarmi?»
Malacoda sorrise sornione.
«Semplicissimo Elisabeth»
Il suo nome pronunciato da quel sconosciuto la mise per un attimo in allerta.
«Come fai a conoscere il mio nome?»
«Sono amico di Be...cioè volevo dire di Carlo. Mi ha parlato molto di te».
Questa risposta parve soddisfare la curiosità di Beth.
«Stavi dicendo prima...»
Malacoda la fissò senza capire.
«La tua idea per salvare Carlo»aggiunse.
«Ah,già»disse battendosi la mano sulla tempia.«Semplicissima. Chiedere un aiuto al sovrannaturale».
«Intendi il Nostro Padre?»
Malacoda scoppiò in una grassa risata.
«No. Intendevo Lucifero».
Beth lo fissò sconvolta.
«Ma è l'incarnazione del male»obbiettò.
«Lui è l'unico che ti può aiutare a salvare dalla morte il Tuo Carlo. L'unico che se ne infischia di alterare l'equilibrio. L'unico che veramente può esaudire il tuo desiderio».
Beth si lasciò incantare da quelle parole. Poteva veramente salvare Carlo dalla morte.
«E come lo contattiamo?»
«Semplicissimo. Lo faró io».
 
Beth annunciò alla madre che andava da un amico,senza lasciare il tempo alla donna di controbattere.
Così si ritrovò con Malacoda nell'appartamento che aveva condiviso con Carlo.
«Qui va bene?»
Malacoda annuì facendo ondeggiare le sue ciocche bianche ribelli.
Con l'aiuto di Beth sbaraccarono la sala accantonando il mobilio alle pareti.
Si fece dare da Beth un gesso bianco,e si sedette sul pavimento della stanza.«Ora allontanati. Ho bisogno di spazio».
Beth ubbidì sedendosi sul tavolo con le gambe a penzoloni.
Malacoda chiuse gli occhi concentrato.
«Domine Lucifer. Huius orationem servi tui,ethumilis. Notam fac mihi viam*» iniziò a mormorare in latino come una lenta litania.
Beth l'ascoltò in silenzio osservando con curiosità l'uomo che tracciava delle rune a terra,diverse da quelle celtiche che aveva visto su un libro.
Ogni tanto ondeggiava avanti e indietro come se si prostrasse di fronte a un fantasma che lei non era in grado di percepire.
Durò tutto una manciata di minuti. La litania cessò e i simboli per magia scomparirono.
Malacoda aprì gli occhi.
«Il Mio Signore mi ha parlato e indicato la soluzione del tuo problema»
"Mio signore?"pensò Beth confusa.
«Sei un adepto diuna setta satanica?»
«E se anche fosse? Vuoi il mio aiuto o no?»
Beth lo fissò titubante. Poi decise.
Carlo valeva quel salto nel buio.
«Cosa devo fare?»
Malacoda sorrise.«Devi vendere la tua anima all'Inferno».
 
Beth uscì di corsa dall'appartamento.
Le parole di Malacoda l'avevano spaventata.
Rinunciare alla sua anima per salvare dalla morte Carlo.
Valeva sul serio quel salto nel buio.
" Non è la persona che tu credi "la voce di Leopold le rimbombarononei meandri della sua mente.
"Non credi di doverglielo? Lui ti ama e farebbe lo stesso con te"le sussurrò invece una voce quasi famigliare.
Non si era accorta di aver preso l'autobus di linea 34 e di essere arrivata proprio davanti al cimitero di Stalieno.
Il cancello seppur fosse ormai tardi era ancora aperto come fosse in attesa. Beth ne varcò la soglia titubante. Si fermò nel centro esatto del cimitero.
Alzò lo sguardo. La luna e le stelle non erano ancora apparse in cielo,ma l'avrebbero fatto a breve.
La voce di Carlo le si insinuò nella testa.
Fu così che segnò il suo destino.
«Dominus de tenebris Lucife raccipitepulas. Pro anima sua!**»dichiarò con voce determinata in latino.
Per qualche secondo non accadde nulla. Poi una morsa gelida l'artigliò all'altezza del cuore e ogni cosa si tinse di nero.
 
Fu quasi un miracolo.
Sul corpo di Belial non vi era più traccia della malattia.
Sorrise. Sapeva il motivo di questa sua improvvisa guarigione.
Malacoda apparve in quel momento con un sorriso sinistro sul viso.
«Hai fatto bene il tuo lavoro»approvò Belial.«Se non dovessi portare avanti la mia missione tornerei seduta stante nel mio Cerchio per soddisfare il mio desiderio».
Balle. La sua missione non era mai esistita. Era solo una scusa per divertirsi un po' a discapito di quelle patetiche creature, così importanti da scatenare la prima Apocalisse che aveva generato i due schieramenti:Angeli e Demoni. Il Bene e il Male.
«Pazienza Mio Signore. Presto sarà vostra. Per sempre».
Belial annuì.
«Puoi tornare nel tuo cerchio adesso»lo liquidò Belial con un cenno.
Malacoda inchinò la testa. Anche se era un sottoposto di Dagon, Capo delle Malebolge, era in debito con lui. Per questo aveva dovuto accettare di aiutarlo a dannare l'anima di Beth.
Rimasto solo aprì le imposte della finestra della stanza d'ospedale.
Altre vittime lo attendevano.
 
*trad dal latino:Mio Signore Lucifero. Accogli la preghiera di questo tuo umile servo. Mostrami la via!
**trad dal latino:signore delle tenebre lucifero accetta la mia offerta. La mia anima in cambio della sua!









Angolo autrice:eccomi con la seconda parte di Bring me to life XD
Beth ha venduto la sua anima all'Inferno, la mente sotto il controllo di Belial. Cos'accadrà nell'Inferno?
Ringrazio tutti coloro che seguono la raccolta:D

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Bring me to life(parte 3) ***


Image and video hosting by TinyPic
Bring me to life
parte 3
 
Quando aprì gli occhi si ritrovò in un'ampia sala interamente nera. Le colonne, finemente elaborate dagli strani fregi di Malacoda, erano in onice.
Si tirò sù osservandosi attorno.
Dov'era finita?
«Ben svegliata»le disse una voce.
Apparteneva a un ragazzo forse della sua età,dai capelli castano scuro e occhi rossi come la brace.
Sorrideva sprezzante e questo glielo rese subito antipatico.
«Chi sei?»gli domandò sfacciata.
Il ragazzo parve un attimo stupito dalla sua domanda,come se non se l'aspettasse.
"Se credeva che me ne stavo zitta ha sbagliato sicuramente persona" pensò stizzita.
Il ragazzo mormorò qualcosa a un uomo lì di guardia e scomparì dietro una pota in ebano.
L'uomo di guardia la stava guardando con occhi sgranati.
Beth lo fissò male. Non aveva mai visto una donna per caso?
Il ragazzo tornò una decina di minuti dopo,più tranquillo di prima.
Le si avvicinò.
«Sei una Senz'Anima strana. Non hai perso il tuo libero arbitrio».
Senz'Anima?
Ma di che accidenti stava parlando?
«Non capisco...»
«Ovvio che non capisci. Sei solo una patetica umana»
Beth represse un'imprecazione nei confronti del ragazzo.
«E tu chi saresti? Non mi sembri per niente un intelligentone come Einstein»gli disse invece con una punta d'ironia.
Il ragazzo chiuse la mano a pugno.«Il mio nome è Jake. E sono colui che dovrai servire fino al ritorno del vero Capo di questo Cerchio».
A Beth mancò l'aria.
«Cerchio? Questo significa che sono...»
Jake sorrise di fronte al suo smarrimento.
«Proprio così tesoro. Benvenuta all'Inferno».
 
Le stanze di Castel Tenebra erano avvolte nell'oscurità,per colpa dei pesanti tendaggi neri.
Ne scostò una, e la luce delle fiamme le ferì gli occhi. Quando riabituò la vista le mancò l'aria. C'erano esseri umani che correvano sulla sabbia e vittime di una pioggia di fiamme.
«Uno spettacolo meraviglioso,non trovi?»
La voce di Jake risuonava sarcastica.
 «Chi sono?»
Jake sbuffò.«Violenti contro Dio,Natura e Arte»
«Come nella Divina Commedia»disse senza pensarci.
«Per forza. Lui è sceso veramente qui negli inferi. Un uomo che credeva troppo nella redenzione»disse sputando quest'ultima parola con disprezzo.
«Io credo nella purificazione che ha intrapreso Dante»ribattè Beth piccata per quell'insolenza nei confronti di un grande poeta come il famoso fiorentino.
Jake sogghignò.«Ma davvero? E allora perchè sei qui? Per un errore del tuo Dio?»
Quella domanda era giá affiorata nella sua testa. Ma lei credeva nell'onnipotenza di Dio e nel fatto che alla fine la giustizia e il bene avrebbero prevalso.
«Spero che quando si scatenerà l'Apocalisse,chissà quando,tu bruci nel Fuoco Celeste».
Jake sorrise sornione.«E tu tesoro brucerai con me».
Beth strinse le mani facendo sbiancare le nocche.
Jake la prese per un braccio e a peso la trascinò per i corridoi della tenuta.
«Non so cosa trova in te il Mio Signore,ma mi ha esplicitamente vietato di farti qualcosa».
«Il tuo signore?»domandò Beth confusa.«Ma non sei tu il capo?»
Jake sorrise sbilenco.«Non ti conviene che lo sia io. No, il Capo qui è Belial».
Belial. Dove già aveva sentito quel nome?
Fu un flash. Era per una ricerca di religione. Avevano discusso della prima Apocalisse e degli Arcangeli coinvolti. La rivolta di Lucifero,la carneficina degli Arcangeli fedeli a Dio,ridotti solo a sette. E della cacciata dal Paradiso dei traditori.
Belial era uno di loro. Il più fedele a Lucifero,colui che aveva mietuto più vittime.
«Stai scherzando?»si lasciò scappare Beth,pentendosi poi di quelle parole.
«Niente affatto. Ogni Cerchio è governato da un Originario. Ma cosa ti spiego a fare. Tu qui non sei altro che carne per il nostro Capo».
«Allora toglimi le mani di dosso»disse Beth strattonando il braccio.
«Tesoro. Sono il suo vice. In sua assenza sono io a comandare».
«Verflucht!*»imprecò a mezza voce Beth.
Jake la fissò confuso. Almeno se l'avesse insultato in tedesco non ci avrebbe capito niente.
Si fermarono davanti a una porta anonima nera.
Jake tirò fuori dalla tasca una catenina con appesa una chiave, e la infilò nella toppa. Dentro era veramente deprimente con tutto quel nero. Il tutto somigliava terribilmente a una bara.
«Questa sarà la tua stanza fino al ritorno del Nostro Signore. Non ti sarà consentito uscire senza il mio permesso,e se acconsentirò solo qui a Castel Tenebra. Intesi?»
«È una minaccia?»
«Niente affatto. Ti presesentavo le condizioni che dovrai seguire».
Beth arricciò le labbra.«Non mi avrete così facilmente. Riuscirò a scappare. Costi quel che costi»sibilò.
Jake le sorrise beffardamente.«Chiamami se ci riuscirai»disse e chiuse la porta a chiave.
Beth si sedette scinsolata sul bordo del letto.
Cosa voleva veramente da lei Belial?
 
Non passarono tanti giorni per il primo permesso di girare per la tenuta(scortata)da Jake in persona.
«Non hai niente di meglio da fare che seguirmi come un cagnolino?»l'apostrofò Beth con una nota di sarcasmo.
Jake sorrise.«Qui l'unica bestia sei tu. Per noi Demoni voi Anime siete solo carne da macello per soddisfarci. Non hai proprio idea del piacere che puoi provare nel torturare un dannato».
 «Immagino».
«Comunque fosse stato in me ti avrei lasciato rinchiusa nella tua stanza. Ma il Nostro Signore mi ha ordinato di farti sentire al suo agio per il suo ritorno».
«E cosa vuole da me il Tuo Signore?»domandò,calcando su quel "tuo".
Jake la fissò duramente.
«E anche il tuo Signore. Ricordatelo».
Beth strinse le mani a pugno.
«Comunque il tuo scopo sarà di servirlo in tutto per tutto. Soddisfare ogni suo tipo di desiderio».
C'era qualcosa nella parola "desiderio" che la fece rabbrividire. In quel momento avrebbe voluto più di ogni altra cosa la presenza di Carlo.
Quando raggiunsero la sala principale Jake si bloccò sorpreso. In piedi al centro c'era un Demone. Pelato,scrutava beffardamente Jake con i suoi occhi vermigli.
Piegò la bocca in un sorriso sbilenco.«Il nuovo acquisto di Belial immagino»disse indicando Beth.
La ragazza sbuffò. Si sentiva peggio di un animale.
Jake inaspettatamente chinò il capo in segno di deferenza.
«Esattamente...Altezza».
«Altezza?»domandò sorpresa Beth. Ma quanti Capi esistevano?
IlDemone Superiore corrucciò le sopraciglia sorpreso.
«Non ha perso se stessa?»domandò a Jake.
«Così pare».
Il Demone si grattò il mento pensoso.
«Vorrei scambiare quattro chiacchiere con la ragazza».
Jake si avvicinò al Demone,e con uno strattone le consegnò la ragazza.
«Lasciaci soli»ordinò.
Jake chinò il capo e sgattaiolò fuori dalla sala.
Il Demone invitò la ragazza a sedersi sui gradini che portavano allo scanno di Belial.
Le lasciò andare il polso,avvertendo la ragazza tremare.
«Non avere paura»le disse.
«Non ne ho»mentì Beth non riuscendo però a nascondere il tremito della voce.
Il Demone scoppiò a ridere.
«Ora capisco perchè Belial ti abbia scelto. Hai un bel carattere».
Beth lo fissò con tanto d'occhioni. Era la prima volta che sentiva un Demone parlare in modo così pacato.
 «Chi sei?»domandò con meno timore diprima.
«Azazel per servirti Elisabeth».
«Come fai a sapere il mio nome?»
«Piccola. Tutti parlano della ragazzina che si è venuta all'Inferno per amore».
Sentendosi ricordare il motivo per cui era lì le si innumidirono gli occhi.
Azazel se ne accorse e le asciugò con il dorso della mano.
«Non piangere»le sussurrò con fare paterno.
 «Voglio tornare a casa»singhiozzò.«Voglio dire ai miei genitori,alla nonna e a Leo che voglio loro un mondo di bene. E a Carlo che lo amerò per sempre».
Azazel si morse il labbro. Lui sapeva come stavano veramente le cose.
«Sei sicura di voler rivedere...Carlo?»
Beth annuì decisa.
«Se vuoi posso aiutarti»dichiarò alzandosi e porgendole la mano. Beth la strinse senza paura. Incominciava a fidarsi di quel Demone così gentile e carino nei suoi confronti.
«Conosco un portale, quinel Settimo Cerchio che può condurti ovunque vuoi»
«Davvero?»domandò Beth sognante. Sarebbe andata via da quel luogo orribile.
«E dove si trova? Voglio provarlo subito».
Azazel sorrise divertito da tanta frenesia.
 «Non è lontano. Seguimi».
La condusse fuori da Castel Tenebra costeggiando la sabbia infuocata. Beth represse un moto di pietà nei confronti di quei dannati puniti in quel modo così racapricciante.
«Non devi dispiacerti»le disse Azazel come leggendole nel pensiero.«La loro pena è equa per la loro colpa».
Beth annuì tesa.
«Come sai di questo portale?»buttò lì.
«L'ho usato anch'io una volta»ammise Azazel arrossendo.«E anch'io per rivedere la persona che amavo»aggiunse tristemente.
«E poi che è successo?»
«Quando la raggiunsi era ormai troppo tardi. L'ex Capo del Sesto Cerchio,nonchè il mio ex Capo la uccise davanti ai miei occhi. Persi completamente la testa. Non so come potè succedere...fattosta che riuscì a colpirlo al cuore uccidendolo. Prima di morire mi ferì al braccio e il mio sangue si mischiò con il suo trasformandomi nell'Originario che sono tutt'ora».
«Eri tra gli eretici?»
Azazel annuì.«Prima di morire nell'incidente che feci con un pazzo che giudava contromano ho pensato che non esisteva alcun aldilà e che l'anima non era eterna. Fu la condanna che mi fece precipitare all'Inferno».
C'era un punto che a Beth non era chiaro.«Ma come hai fatto a raggiungere il portale?»
Azazel sorrise.«Si trova vicino al Sesto Cerchio. È in una grotta che dà sul Flegetonte»spiegò pazientemente.
«Scusa la mia ignoranza in materia,ma gli eretici non sono confinati in tombe e ardono nel fuoco?»
Azazel annuì.
«Allora come hai fatto a...»
Il Demone sorrise sornione.«A modo mio. Non sai con che persona hai a che fare. Devo dirti che la fortuna è stata dalla mia parte»aggiunse.
Procedettero spediti fino a raggiungere il Flegetonte.
La superficie gorgogliava e ne fuoriuscivano vapori di sangue. Chi immerso fino alla cintola chi invece con i piedi, c'erano gli omicidi,chi si era macchiato di sangue d'altri per scopi personali.
Di guardia scorse centauri armati di frecce pronti a inferire sui dannati che tentavano la fuga.
Uno di loro si staccò dal gruppo e si avvicinò.
Azazel alzò gli occhi al cielo.«Chiro' non fermarci. Abbiamo fretta» disse il Demone senza lasciar il tempo al possente centauro di proferire parola.
«E la ragazza?»domandò con voce cupa.
«È con me»rispose prontamente Azazel.
Chirone si scostò per permetrergli il passaggio.
Seguirono il Flegetonte fino a raggiungere una leggera altura che si apriva in una grotta.
Il cuore di Beth fece una capriola. Non poteva crederci. Stava per riabbracciare il suo Carlo.
Quand'ecco che un'anima uscì dal Flegetonte e si parò loro davanti.
È un uomo sulla quarantina dai capelli corvini tagliati corti e occhi azzurri freddi e taglienti come il ghiaccio.
Presentava tremende ustioni dalla cinta in giù.
"Un tiranno"pensò Beth.
«Dove credete di andare? Solo i temerari costeggiano il Flegetonte senza un centauro che li scorta»disse l'uomo con un sorriso beffardo.
Azazel sorrise pericolosamente.«Hernàn non costringermi a spezzarti in due».
Hernàn Cortes scoppiò a ridere.«Sarai anche un Originario Azazel ma non puoi nulla contro di me. Sono condannato ormai. Puoi farmi quello che vuoi ma stai pur certo che mi anticiperai nella Fossa».
La frase gli si mozzò in gola. Azazel aveva estratto dal suo fianco una frusta ora stretta intorno al collo del dannato che si dibatteva come un animale nel tentativo di liberarsi.
«Questo è per la tua stupidità Hernàn Cortes»sibilò Az tra i denti.
Pochi secondi dopo arrivarono i centauri. Uno di loro,Nesso,scoccò la freccia che andò a piantarsi nel collo del dannato che perse l'equilibrio e ripiombò nel sangue bollente del Flegetonte.
Azazel ringraziò i centauri con un cenno del capo. Beth da canto suo rimase nel più tombale silenzio. Non pensava,non credeva che potesse albergare tanto odio in una persona.
Si lasciò giudare delicatamente fino al fondo della grotta. A metà strada Azazel evocò sul palmo della sua mano una fiamma di fuoco infernale.
Beth lo fissò incantata. Allungò un dito per sfiorarlo.
«Fossi in te non lo farei»le consigliò Azazel.
Beth ritrasse la mano impaurita. «È così bello...»mormorò con voce quasi sognante.
«Bello e letale come noi Demoni. Ha questo aspetto quasi innoquo ma è con questo che bruciamo le anime nella Fossa».
«La Fossa?»
Azazel annuì.«Si trova tra il Settimo Cerchio e le Malebolge. È un'immensa voragine che si apre verso il basso dove risiede il Fuoco Infernale. Se un'anima non si pente del suo peccato lo,come posso spiegarti,svuotiamo della sua essenza e lo bruciamo tra le fiamme. È lì che finiamo anche noi Demoni se moriamo una seconda volta,per mano degli Angeli»spiegò.
Beth tornò a fissare la fiammella e rabbrividì.
«Siamo quasi arrivati»disse all'improvviso la voce di Azazel.
La volta della grotta si allargò rivelando uno spazio alto si e no dieci metri.
Sulla parete opposta all'entrata si apriva una superficie riflettente di un materiale non definibile. Sembrava quasi vetro liquido dato che al solo sfiorare di una leggera brezza si increspava.
«Siamo arrivati»annunciò.
«È meraviglioso»riuscì solo a dire Beth incantata da tanta bellezza.«E posso andare ovunque voglia?»
Azazel annuì.
Beth lo fissò grata.«Danke** Azazel. Per tutto».
«Chiamami Tobias»disse l'Originario.
Beth lo fissò senza capire.
«Era il mio nome prima di tutto questo».
Beth annuì comprensiva.
Azazel continuò a fissarla.
«Va adesso. Il mondo dei vivi ti sta aspettando».
Beth fissò per l'ultima volta quel Demone gentile e diverso dagli altri che aveva conosciuto,che l'aveva aiutata ad andarsene da lì.
Infilò prima la mano sinistra,poi l'altra e infine il resto del corpo.
Avvertì su di sè un qualcosa dalla consistenza simile alle bolle di sapone.
"Aspettami Carlo. Sto arrivando"
 
*trad dal tedesco:maledetto.
** trad dal tedesco:grazie.










Angolo autrice:eccomi con la terza e penultima parte di questa one :D
Beth, aiutata da Azazel(Tobias XD) è riuscita a fuggire dall'Inferno, ma le cose andranno veramente come spera?
La risposta la sappiamo già, e nel prossimo sveleremo tutto ciò che nel capitolo 14 di Forbidden non è stato detto :)
Ringrazio tutti voi che seguite la storia e questa raccolta, significa molto per me XD

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Bring me to life(parte 4) ***


Image and video hosting by TinyPic

Bring me to life

 

parte 4

 
Quandò si materializzò in quel vicolo buio e puzzolente temette di aver sbagliato destinazione.
Strinse gli occhi a due fessure nella speranza di scorgere qualche indizio che l'aiutasse a capire dove si trovava.
Ricevette l'illuminazione dall'insegna che notò davanti al vicolo. Era al Luna rossa.
Si strinse le braccia non per il freddo(le anime non lo sentono)ma dall'emozione. Chissà che faccia avrebbe fatto Carlo quando l'avrebbe vista. Chissà forse avrebbe tentato di abbracciarla e baciarla pur non potendola toccare dato che era una figura incorporea.
La porta lì al suo fianco si aprì con un cigolio.
La capigliatura castana fluente di una ragazza la colpì immediatamente seguita da un'insopportabile aroma di pesca.
Quello però che la colpì con la forza di uno schiaffo fu il ragazzo che la seguì a ruota.
Carlo sorrideva in modo provocatorio. Come faceva con lei.
Per Beth fu come ricevere un pugno dello stomaco.
Non poteva essere. Non voleva assolutamente,minimamente pensare che Carlo la tradisse così presto.
Nè che rivelasse a quel modo la sua identità.
Belial. Era lui il Capo a cui avrebbe dovuto ubbidire da quel momento.
La presa sulla sua mente si affievolì lascianole solo quella dura verità che mai si era aspettata.
Forse era questo il mondo non era altro che un susseguirsi di amore e odio e dove quest'ultimo prevaleva sempre.
Fissando intensamente il sorriso beffardo di Carlo...alias Belial provò un intenso odio e rancore. O peggio. Voleva vederlo umiliato e sconfitto. Voleva provasse quel senso d vulnerabilità.
Per questo non ci pensò neppure.
Lo uccise.
Lo uccise come avrebbe fatto un altro Demone.
Lo ha ucciso non per difendersi ,bensì per il vero senso della morte.
L'Inferno le si era così radicato nel suo cuore da uccidere senza pietà?
Non aveva bisogno di rispondersi. Sapeva esattamente che era una domanda retorica.
E che la risposta era una sola.
Si.
 
L'aveva scorta a fianco di Azazel mentre procedevano accostati alla sabbia bollente.
Lui era lì per Belial,e a quanto pare era ancora sulla Terra a fare il donnaiolo. Quel Demone faceva senz'altro concorrenza a Baal.
Scostò la tenda nera e la vide.
La ragazzina che non aveva avuto paura della morte.
"Povera piccola"pensò Lucifero con un sorriso.
Sapeva dove Azazel la stava portando. Dallo Specchio Lete. Quella ragazzina era determinata a rivedere Belial.
Che pazza. Belial doveva ancora esercitare una forte influenza sulla sua mente per renderla così succube da quel falso sentimento nato.
La determinazione e il non arrendersi ai fatti però erano senz'altro radicati nelcuore di quella ragazzina.
Un ottimo Demone sarebbe stato.
Fu così che la sua mente s'illuminò.
Belial doveva pagare per queste sue mancanze nel seguire le Sue regole,e nel frattempo avrebbe ottenuto un nuovo Demone tra le sue schiere. Uno parecchio carino constatò.
Quando fu sicuro che la ragazza fosse passata dall'altra parte si concentrò.
Il suo corpo demoniaco e non solo non potevano lasciare l'Inferno che oltre a essere il suo regno era anche la sua prigione. Maparte della sua essenza si. Si allenava ogni singolo gioro a proiettare una parte disè sulla terra.
E più volte c'era riuscito,scatenando devastanti guerre. Invogliò Filippo II di Spagna a dichiarare guerra nel 1588 a Elisabetta II.
Una donna però che non si piegò al nemico. Come la ragazza.
Forse non si tratrava latro che un caso,ma portava lo stesso nome tedeschizzato.
Proiettandosi sulla Terra la trovò davanti a Belial con il volto rigato da lacrime di rabbia. Avrebbe sfruttato questo per farla crollare.
"Lo vorresti uccidere vero? Stringere le tue mani al suo collo. Strappargli il cuore"le sussurrò con la mente.
Vide l'espressipne della ragazza farsi più minacciosa. Aveva toccato il nervo giusto.
Ma per farla diventare un Demone doveva fare di meglio.
"Vedere il suo sangue scendere copiosamente a terra. O meglio ancora,assaggiarlo".
Quando percepì i pensieri di Elisabeth capì che per Belial non ci sarebbe stato altro da fare. Aveva segnato la sua fine quando aveva poggiato su di lei gli occhi quella sera in quello stesso locale.
Aspettò che la trasformazione avesse avuto luogo e che provasse la forza dell'essere Demoni.
«E questo è solo l'inizio»disse facendo un passo avanti e mostrandole la sua presenza.
Beth si chinò poggiando un ginocchio a terra e chinando il capo in segno di deferenza.
Aveva senz'altro capito chi era. Bene.
«Benvenuta nella mia schiera Elisabeth. Scoprirai ben presto che è senz'altro meglio stare schierati dalla parte del male».
Negli occhi del nuovo Originario balenò una certa follia e furia omicida caratteristica dei nuovi Demoni. Mano a mano che si diventava veterani si riuscivano a contenere questi raptus.
«Quando e dove posso cominciare Mio Signore?»
Meliflua e tentatrice. La ragazza imparava in fretta.
«Presto mia cara Elisabeth. Presto».
La ragazza fece una smorfia contrariata.«Elisabeth non esiste più Mio Signore»ribattè.
Lucifero sorrise. Vero. Senz'altro vero.
Sguainò un piccolo pugnale in onice dall'elsa rossa,incidendosi con la punta il polso destro.
Intinse il polpastrello dell'indice sinistro nel liquido nero viscoso che lentaente scendeva dal polso.
Tracciò sulla fronte di Beth una croce rovesciata,perchè opposto era il suo potere a Dio.
«Con questo sangue ti battezzo Figlia del Demonio. Perderai ciò che sei stata Elisabeth. E abbraccerai il tuo nuovo destino. Da adesso sarai Lilith,Signora del Settimo Cerchio».
Completato il rito cicatrizzò con un tocco la ferita. Infliggerle sulla propria forma incorporea era rischioso,con perdita a volte delle proprie capacità demoniache. Altri perdevano addirittura il senno. Ma era andato per fortuna tutto per il verso giusto.
Le tese la mano conducendola in prossimità dello Specchio Lete.
«Avanti a Lilith. Benvenuta nel tuo regno di terrore».
 
Non aveva mai provato tanto potere.
Il viso terrorizzato di Leopold era sceso come balsamo sulla sua pelle caricandola d'adrenalina. Doveva uccidera ancora,e ancora,e ancora.
Presto aveva detto Lucifero.
Ma lei doveva scaricare la sua voglia irrefrenabile di sanguesu qualcuno.
Sorrise al pensiero di una possibile vittma della sua furia.
Nella sua mente rieccheggiò però una vocina fastidiosa.
Una vocina che le sussurrava parol di speranza e amore.
Amore. Speranza.
Puah.
Era per loro che la sua vita era andata a rotoli.
No. Nell'odio avrebbe trovato il suo credo.
Ma adesso doveva placare la sua sete di sangue. Non solo perchè aveva fame,ma anche perchè doveva scaricare la tensione. Voleva sofferenza, terrore.
Lucifero le spiegò brevemente come sarebbe stata la sua vita da Originario.
Sorrise alla sola idea di tutto quel potere nelle sue mani e la quantità di dannati da torturare.
E sottoposti. Senz'Anima e Demoni.
I Senz'Anima sarebbero stato il pasto per la sua sete,i Demoni i suoi emissari di morte.
Ma prima di mettere le mani sul suo Cerchio doveva chiudere una questione.
Attraversò i corridoi in preda a una strana eccitazione.
Quando raggiunse la stanza giusta per sua fortuna trovò la sua vittima incurante di ciò che gli stava per capitare.
Aprì la porta con uno schianto.
Kifo,il corvo messaggero del Settimo Cerchio gracchiò spaventato.
Jake era chino su delle pergamene,senz'altro missive dagli altri cerchi.
Quando capì chi aveva fatto irruzione nella stanza con la forza di un uragano,assunse un'espressione aspra.
«Cosa ci fai qui insignificante piccola umana?»l'apostrofò.
Lilith sorrise selvaggiamente. «Semplicisimo. Sono qui per reclamare la tua testa».
Jake scoppiò in una guttuale risata.«Davvero ragazzina pensi di potermi battere? È una sfida,e io sono pronta ad accettarla».
Assunse le sue forme demoniache. Dalla fronte spuntarono due piccole corna ricurve ad ariete,le unghie delle mani si allungarono e si fecero più letali di un coltello. Infine tra le scapole si materializzarono due enormi ali nere da pipistrello.
Un battito e si sollevò da terra.
«Addio ragazzina.Mandami una cartolina quando brucerai nella Fossa»urlò.
Il respiro però gli si mozzò in gola.
Lilith continuò a sorridere mentre evocò le sue ali piumate. Ali da Originario.
Il cuore di Jake tremò di terrore. E capì la realtà dei fatti così come si erano evoluti. Belial era morto.
Lilith non gli lasciò il tempo di scappare che recuperò dal muro una spada demoniaca. Deimos c"era inciso sull'elsa.
Fu fulminea.
In meno di pochi secondi fu alle spalle di Jake. Du colpi rapidi e schietti che le ali del Demone caddero a terra in un lago nero.
Jake crollò a terra in preda al dolore.
Lilith non ancora sodisfatta gli assestò un calcio al fianco facendolo crollare nel suo sangue. Lo inchiodò al suolo con presa ferrea.
Sorrise malvagia.«Sono io che comando adesso,inutile verme»sibilò.
«Dessi ascolto alla mia mente ti sgozzerei seduta stante. Ma se Belial teneva tra le sue schiere una nullità come te aveva i suoi buoni motivi. Se ti tengo con me è solo per le tue abilità. Sappilo».
Jake annuì sollevato.
«E ora vattene stupido servo»gli ordinò Lilith con voce repentoria.
Jake strisciò a terra lentamente,lasciando dietro di sè una scia scura simile al catrame.
Lilith sorrise soddisfatta,aprendo le imposte della finestra.
Come poteva anche minimamente provare pietà per quei dannati? Più sofferenza significava più potere per lei.
Sorrise luciferina. Il suo regno del terrore stava per avere inizio.
 
Vent'anni.
Vent'anni e nessuno osava mettere in discussione il suo potere.
Era temuta da tutti,perfino dagli altri Originari.
Perchè la sua sete di sangue andava ben oltre anche i loro limiti.
Aveva mietuto più vittime lei tra Angeli e umani che quasi l'intero esercito demoniaco messo insieme.
Furono pure costretti a gettare nella Fossa più Senz'Anima di quanto pensassero.
Per questo Lucifero tendeva ad affidare le missioni a lei.
Sapeva perfettamente che Lilith gli avrebbe garantito vittorie su vittorie.
Per questo le affidò Wilmington. Un paesino non del tutto privo di vita ma abbastanza piccolo da non destare molti sospetti.
Non si sarebbe mai aspettato lui,Lucifero Signore dell'Inferno,che là avrebbe perso per sempre Lilith.
E che una parte della ragazza ancora legata all'Elisabeth del passato avrebbe ottenuto finalmente la sua rivincita sul male.









Angolo autrice:ecco svelato parte del passato di Beth :D
Come la long Forbidden Love, anche questa raccolta si prenderà un attimo di sospensione :D
Spero comunque di rivedervi presto, anche con le altre storie che cercherò di portare avanti.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8 Il principe delle Tenebre ***


Image and video hosting by TinyPic

Il Principe delle Tenebre

Titolo capitolo:Il Principe delle Tenebre
Personaggi:Astaroth/Lucifero
Rating:verde
Generi principali:generale, malinconico
Intro capitolo:è dura essere il Re degli Inferi, e con tutti i problemi che deve affrontare ci si mette anche il figlio Astaroth, nato dalla sua unione con la prima donna che Dio abbia mai creato, scacciata dal Paradiso per non essersi abbassata ai desideri di Adamo. Ebbene, ecco a voi Astaroth, il Principe delle Tenebre.
Avvertimenti:è il continuo del cap 22 , ed è una flashfic:D

«è senza ombra di dubbio un Demone degno di diventare Regina».
Azazel quasi sputò il sangue che stava sorseggiando dal calice che teneva in mano.
«Non credo di seguirti Luci...la vuoi sposare?» Quasi non credette alle sue parole.
Lucifero sorrise nella penombra della stanza.«Esatto. E quando tornerà le farò la proposta di matrimonio».
«Non puoi»s'intromise una voce.
Lucifero e Azazel si voltarono. Nel vano della porta spiccava il profilo delicato di un ragazzino che dimostrava si e no diciottoanni. I capelli dorato scuro, gli occhi color ebano spiccavano parecchio sul suo incarnato pallidissimo, come se non fosse mai stato esposto alla luce del sole, rendendolo quasi dall'aspetto malaticcio.
«Non credo di capire quale sia il problema Astaroth».
Gli occhi del Principe si ridussero a due fessure.
«Posso accettare concubine di ogni tipo e età padre. Ma non posso tollerare che al tuo fianco sul trono si sieda una donna che non è mamma».
Astaroth era stato il primo figlio suo e della sua prima, e per ora unica moglie che avesse mai avuto, Lilith, la prima donna creata. E unico in tutto l'Inferno a non aver accettato ancora la sua morte.
«Astaroth, ne abbiamo già discusso»provò a dire Lucifero, per poi battersi una mano sulla tempia.«Ma perché spreco il mio tempo qui a discutere con te? Ho preso la mia decisione, e sarò irremovibile dalla mia posizione».
Astaroth, che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo altrove, girò di scatto la testa, lasciando intravvedere il simbolo sul suo collo. La runa Mortis, che lo faceva identificare come Angelo della Morte.
«Hai ragione. In quanto Re degli Inferi non tieni conto delle idee altrui. E questo lo accetto. Ma io non sono te. Non dimenticherò mamma, e nessuno potrà mai prendere il suo posto. Ricordatelo. Quel Demone potrà anche somigliarle, ma non è Lei».
Gli gettò un'ultima occhiata fredda, prima di sbattersi dietro la porta.
Lucifero si massaggiò le tempie. Suo figlio era cambiato da quel tragico giorno in cui aveva sentito piombargli addosso il mondo. E ora non accettava di voltare pagina.
«Puoi andare Azazel»si affrettò a dire sbrigativamente.
Il Demone con un cenno di capo lo lasciò solo, attagliato dal dubbio. Da una parte Lilith, uno dei pochi Demoni che in quegli anni aveva fatto tremare i suoi nemici, facendo quasi concorrenza a tutto il suo esercito messo insieme. Dall'altro Astaroth.
Scacciò il pensiero. Pur essendo il figlio a cui era più legato, doveva prima pensare al bene del suo regno e al futuro prospero che aveva in mente.
E dare una regina ai suoi sottoposti era il primo passo.










Angolo autrice:eccomi qui con una piccola flashfic su un personaggio, che poi comparirà anche nella long.
A presto!! :D

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Buon Natale Betty ***


Image and video hosting by TinyPic


Titolo capitolo:Buon Natale Betty
Fandom:sovrannaturale
Personaggi:Beth-Leopold
Rating capitolo:giallo
Generi principali:commedia. generale,
Intro capitolo: Finalmente il giorno tanto atteso da Elisabeth è giunto:potrà passare una serata al Luna Rossa, il locale di proprietà di suo cugino Leopold. Riuscirà a divertirsi in questa notte di Natale?
 Avvertimenti:missing moment
 
 

Buon Natale Betty

 
 
Finalmente il giorno tanto atteso era arrivato.
Natale.
Beth si sporse alla finestra, emozionata. Pur non essendoci la neve, sostituita da un cielo plumbeo carico di pioggia, sentiva nell'aria un clima di gioia. Nella strada sotto il suo bancone scorse i bambini giocare spensierati con i doni ricevuti, donne messe in piega a braccetto dei loro mariti, di ogni età, si scambiavano gli auguri per le feste.
Beth si catapultò fuori dalla camera eccitata, e quasi travolse Calimero, il suo gattino tutto nero dagli occhi verdi e vispi, che scartó di lato con un miagolio di paura.La ragazza si giro un momento, con espressione di scuse sul viso.
Non appena mise piede in cucina fu investita dall'inconfondibile aroma dei muffin, i suoi dolcetti preferiti.
E sua madre era un vero e proprio asso nel cucinarli.
«'giorno ma'. Buon Natale».
Marta si giró verso la figlia che aveva stampato sul viso un sorriso a trentadue denti. Pur essendo madre e figlia, condividevano solo il colore degli occhi, azzurri come il cielo. A differenza della figlia era piuttosto bassina e aveva i capelli castano scuro avvolti in una morbida crocchia.
Si pulì le mani infarinate sul grembiule ricambiando lo sguardo della figlia con un'espressione dubbiosa.
 «Buongiorno anche a te Betty. A cosa devo tutta questa felicità?»
Sorvolando su quel nomignolo che detestava con tutto il cuore, il sorriso si fece se possibile ancora piú largo.
«Oggi é il grande giorno. Leo mi ha promesso di portarmi stasera con lui nel suo locale. Non é magnifico? É una vita che aspetto questo momento»disse, con gli occhi che le brillavano dall'emozione.
Marta sorrise furbescamente.«Una vita? Non esageriamo. Hai solo diciotto anni».
«Ma' tu non capisci. Sarà l'evento piú atteso in tutta Genova una serata al(). E poi non potrà negarmelo. L'ha promesso».
«E andrà a finire come il tuo compleanno?»
Beth ci pensò su. Già, anche il giorno del suo compleanno il cugino le aveva promesso che ce l'avrebbe portata. Era andata da lui animata di tutta l'eccitazione che poteva contenere nel corpo. Abitava un appartamento nel quartieredi Marassi, a fianco allo stadio Luigi Ferraris. Pur essendo piccolo e al terzo piano, era piuttosto luminoso, con un grazioso terrazzo che dava sul muraglione dietro al palazzo. Lo aveva trovato ad armeggiare con utensili diversi per mettere a posto la catena della sua bici.
Dopo averlo salutato, gliaveva chiesto a che ora sarebbe passato a prenderla per condurla nel suo locale, ilpiú in di Genova.
Lui le aveva gettato un'occhiata quasicolpevole, come se si fosse dimenticato la promessa fatta. Ma si riprese in fretta, liquidando il discorso con un:«Non é il caso di andarci oggi che é un giorno morto. Ebbe meglio la sera di Natale e Capodanno». E si era rimesso al lavoro.
«Mi prometti che mi ci porterai?»
«Mhm,mhm».
La madre l'osservó con estrema pazienza.«Era assolto nel suo lavoro Betty, é possibile che ti abbia risposto cosí senza rendersene conto».
Beth sbuffó. Spero con tutto il cuore che non fosse così.
Il campanello la strappo ai suoi pensieri.
 «Beth, vai tu ad aprire la porta per favore. Ho le maniancora tutte infarinate». Beth le rispose con una beffa amichevole, ubbidendo.
Nel pianerottolo ad attendere c'era un ragazzo sui venticinque anni. Dall'aspetto sarebbe potuto sembrare un poco di buono e un donnaiolo, e inparte la secondaera vera, ma Beth gli voleva comunque bene esi fidava di lui. Aveva i capelli biondi lisci sistemati a ciuffo che lo rendendevano fascinoso e misterioso, gli occhi azzurri magnetici erano in grado di intrappolare le ragazze con una semplice occhiata, la bocca piegata in una smorfia divertita e provocante. Sul braccio si attorcigliava un dragone di forma tribale, bellissimo e inquietante e sul sopraciglio brillava un piercing.
«Leopold Meyer. Ti fai ogni giorno piú alto figlio mio. Mi fai sentire sempre piú bassina»lo saluto Marta con un sorriso.
Leopold si chino per fare un buffo baciamano.«E tu zia ti fai ogni giorno piú bella»replicó di rimando.
Beth agitó le braccia per attirare l'attenzione.«Ehi, non per intromettermi nella vostra conversazione amichevolissima. Ma ci sono anch'io. E sono impazientissima di andare».
Leo le scoccó un'occhiata divertita.«Dov'é finita la tua santa pazienza Bettina?»
Beth mise su il broncio, ma fu solo per un attimo. Era per questo che detestava con tutto il cuore il suo nomignolo Betty e compagnia bella. Leo li usava per irritarla e questo non lo sopportava.
«Basta Leo. Allora, a che ora vieni a prendermi stasera?»
Leo fece una smorfia, che sembrava di dispiacere. «Temo cuginetta che dobbiamo rimandare».
Il sorriso si spense sul volto di Beth.«Perché?»
Leo gettó un'occhiata alla zia a disagio.«Oggi ho importanti clienti, e non vorrei rovinare tutto»
«Cioé mi consideri una zavorra Leopold Meyer?»
Il ragazzo fece una smorfia.«Non ho detto questo Betty. É solo che questi clienti dovranno decidere se appoggiarmi con le campagne per estendermi in altre parti d'Italia. Un'occasione unica, capisci?»
«Cos'hanno a che fare con me?»
«Nulla. É che il locale a volte é frequentato da gente non per bene, e non vorrei ti facessero qualcosa».
Beth ebbe un tuffo al cuore. E pensare che credeva che il cugino non la volesse tra i piedi, invece si preoccuoava per lei. Si avvicinó e lo strinse forte.«Non ti daró problemi Leo. Ti staró vicino, e quandodovrai parlare con i tuoi clienti illustri, me ne staró buona buonina al bancone di fianco al barista. Contento»
Leo le scompiglió affettuosamente i capelli.
«E va bene testona. Faremocome dici. Contenta?»
«Leo, lo sai che sei il cugino migliore del mondo?»
Leo sospiró soronamente.«Certo, e me ne compiaccio».
 
Si preparó con cura, stando ben  attenta a lasciar nascosta la sua timidezza. Ebbene si, Beth aveva problemi a interagire con gli altri, per questo aveva pochi amici su cui contare.
Leopold aveva provvedutopersonalmente sul vestiario che avrebbe dovuto indossare quella sera:un top glitterato blu cobalto, una minigonna frangiata di jeans(chissà dove l'aveva trovata),collant in lana, scarpe col tacco alto che la rendevano particolarmente instabile.
Per il trucco optó qualcosa di piú leggero che la lasciasse se stessa. Quando si contempló allo specchio si sentí particolarmente soddifatta del suo risultato.
Soddisfatta sfruttó i mezzi pubblici per raggiungere la discoteca di Leo, a Sampierdarena.
Trepidante d'emozione si avvió verso la meta, stupendosi della quantità di ragazzi che stavano andando nella sua stessa direzione.
In effetti il Luna Rossa era proprio come se l'era immaginato:l'insegna fuori risplendeva rosea, in cui spiccava una luna dai riflessi rossi. Alla parete all'esternoc'era un cartello su cui c'era scritto a caratteri cubitali:
 
Stasera gratis l'ingresso,
e le prime tre bevande consumate.
 Buon Natale
 
 Dall'interno proveniva una musica assordante che riconobbe subito De André, il cantante preferito di suo cugino, ma che lei non sopportava.
Il buttafuori, un uomo grosso e abbastanza corpulento le svoccó solo una breve occhiata, lasciandole libeto il passaggio. Forse aveva rivonosciuto in lei la cugina del principale, pensó soddisfatta mentre varcó la porta.
Dentro era meraviglioso. Le pareti bianche erano illuminate dalla palla riflettente appesa al soffitto, i tavoli erano rosso fuoco e le sedie gialline.
«Tu devi essere Elisabeth, presumo»l'apostrofó una voce alle sue spalle.
Beth si voltó. Davanti a lei una donna, dell'età di suo cugino. Aveva capelli rosso amaranto certamententinti arricciolati in boccoli pressoché perfetti, occhi magnetici amaranto, resi ancora piú misteriosi dall'eyeliner nero e il mascara. Era abbigliata in un modo a sé provocante, la canotta lasciava scoperta pa pancia su cui spiccava un piercing all'ombelico, una mini gonna su calze a rete infilate su due zoccoloni.
«In persona»le rispose sgarbatamente. Non voleva sembrare insicura. Aveva un certo non so che, che gliela rendeva antipatica.
La donna la squadro con occhio critico. «Tesoro, come ti sei conciata? Vanno bene il top e la gonna. Ma quelle ridicole collant in lana chi te l'ha regalate, tua nonna?»
Aveva un tono beffardo che fece infuriareBeth.
 «E se anche fosse non vedo il problema. Perlomeno le mie gambe non congeleranno»le rinfacció provocatoriamente.
La donna la fissó storto.«Non ti conviene farmi arrabbiare ragazzina. Saró la tua balia per tutta la sera. E se te la vuoi godere dovrai fare ció che ti dico».
«Ma che stai dicendo? Leo non mi lascerebbe mai nelle mani di una...sgualdrina come te»ribatté Beth con disgusto.
«Attenta a quello che dici ragazzina»l'intimó la donna, che subito si addolcí quando notó una figura alle spalle di Beth.
Era Leopold. Aveva i capelli raccolti all'indietro in una morbida coda poggiata sulla spalla, e indossava una camicia bianca, pantaloniin raso e scarpe lucide.
«Betty, che ne pensi? É tutto come ti saresti  aspettata?»domandò alla cugina.
«Si tutto, a parte lei»disse indicando la donna con il pollice.
«Ne abbiamo discusso Betty. Di alcuni miei clienti non mi fido. Per questo ti ho affidato alla mia collaboratrice. Cosí so che sei in mani amiche ».
Ambra scoppió a ridere. «Puccino caro. Mi fai sembrare una brava persona. Cosa che assolutamente non sono».
«Non lo mettoin dubbio Ambra. Ma tu sei la mia cattiva ragazza». E la baciò. La donna si strusciavasul suo corpo come un gatto che faceva le fusa.
Che schifo, pensó Beth fissando il cugino e Ambra scambiarsi effusioni davanti a tutti. Tanto era solo una povera illusa che Leo avrebbe scaricato di lí a poco. Era questo il destino di tutte le ragazze di suo cugino. Le teneva con sé qualche mese, per poi lasciarle senza rimpianto. A volte sichiedeva se potesse provare amore. Il sentimento che provava per lei era a volte ambiguo. Senbrava tenere a lei,ne in alcunicasi, come in quel momento, si sentiva come una di quelle ragazze.
«Scusate se ci sono anch'io»borbottó Beth nera.
Ambra la fisso beffardamente staccandosi dalle labbra di Leo. «Gelosa Bettina?»
Beth alzò gli occhi alcielo. Anche leici si metteva con quel soprannome irritante.
«Bene»disse Leo battendosi le mani sui pantaloni.«I miei illustri ospiti sono arrivati. Ambra non perdere d'occhio Elisabeth mi raccomando».
Ambra sorrise.«Farà la brava. Vero ciccina della cugina Ambra»domandó pizzicandole le guance violentemente.
Fare la brava. Ma cosa pensasse che fosse, il suo barboncino da compagnia?
«Mi fido Ambra. A dopo Betty». E scomparí tra la foloa.
Beth fissó l'espressione imbambolata di Ambra che seguiva ogni mossa del giovane, che si muoveva sinuoso tra la folla come un serpente.
«Finirai con il cuore spezzato»le disse con cattiveria.
Ambra portó lo sguardo su di lei improvvisamente spazientita.«Che cos'haidetto?»
 «Hai sentito perfettamente»rispose Beth assaporando il momento. Voleva umiliarla, renderla vulnerabile, debole...
Beth scrollò la testa. Quei pensieri venivano da lei, ma dal suo inconscio più nero e oscuro.Eppure continuò, perché si sentiva meglio e soddisfatta. Si, esatto soddisfatta.
«Non conosci la reputazione di Leo? Sta con una donna per diciamo, tre quatrro mesi se tutto va bene e poi la scarica. E tu finirai come le altre credimi».
«Piccola viscida vipera. Io ti...»
«Non puoi farmi niente tesoro»disse Beth scimmiottando la sua voce stridula.«sono la cugina del tuo principale e non hai il diritto di dirmi cosa devo o non devo fare».
Ambra a grandi falcate si allontanó funerea. Beth soddisfatta si buttó nella mischia a ballare. Pur essendo di de andré, si lasció trasportare dal ritmo.
Dopo innumerevoli canzoni(sempre di de andré) si avvicinó al bancone per ordinare da bere. Al bancone un ragazzino dai capelliramati, gli occhi azzurri, il viso pieno di lentigini e un orecchio pieno di piercing. In testa aveva un buffo cappellino da elfo.
Beth si sedette sullo sbabello davanti a lui.«Mmm...cos'hai da propormi barista?»
Il ragazzo alzò lo sguardo dal bicchiere che stava asciugando. «Vodka, o preferisci un superalcolico?»
«Perché Bettina non bevi questo?»disse la voce di Ambra, che la raggiunse in quel momento. In mano reggeva un bicchiere contenente del liquido trasparente.
Beth lo prese in mano dubbiosa.
Sul viso di Ambra si aprì un sorriso di scherno. «Se non te la senti di berlo, che razza di donna sei?» E se ne andò via ridendo.
Beth l'annusó. Solo un bicchiere, cosa le avrebbe potuto fare?
«Un cocktail del genere ti ammazza»la mise in guardia il barista.
«Perché? Cosa contiene?»
 «Pastigliedi marijuana tritturate e disciolte in acqua. Micidiale»
Beth intimorita lo poggió con scarsa grazia sul bancone ritraendosi un poco. Il barista sorrise, riempendo un altro bicchiere con acqua e glielo porse.
La ragazza sospettosa lo squadró.«Acqua e basta spero»
Il ragazzo scoppió a ridere.«Ci tengo al mio posto di lavoro. E poi sembri una ragazza affascinante»aggiunse facendole l'occhiolino.
Beth lo bevve fidandosi delle parole barista fdacendo volkare lo sguardo sui presenti. A catturare la sua attenzione fu una figura che entró in quel momento. Il suo cuore perse un battito di fronte a quei capelli d'oro e occhi amaranto.
La sua espressione imbambolata si spense quando vide Ambra avvicinarsi e ridere civettuola con il nuovo arrivato, che annuiva di sfratto. Poi come se percepisse chissà cosa, volto di scatto la testa incrociando i suoi occhi.
Le sorrise con aria provocante, ma Beth rimase a fianco del barista senza muovere un solo muscolo. Lo sconosciuto deluso chiamò il cameriere a gran voce.
Mentre il ragazzo si mosse a servire il cliente , Leo si avvicinò alla cugina.
 «Eccomi Betty. Ho finito la riunione. Che mi sono perso?»Si guardò attorno.«E Ambra?»
Beth scrolló le spalle.«Nulla di che Leo. Si sta facendo un altro».
«Cosa?»scattó Leo, che trovò la sua presunta fidanzata e collaboratrice avvinghiata a un altro.
Beth soddisfatta tornòal suo bicchiere d'acqua.
Leo tornó dalla cuina rosso in viso.«Tutto sistemato. Non credo che la vedremo di nuovo qui».
La prese per mano.«Vieni con me Betty. C'é una sorpresa sul retro».
Beth lo seguí emozionata.
Quando aprí la porticina che dava nel mini cortiletto, trovarono uno dei buttafuori con in mano dei fuochi d'artificio e una scatola di fiammiferi.
Leopold la strinse a sé.«Buon Natale Betty».
Beth alzó lo sguardo verso il cielo che si era aperto, e che ora era punteggiato da una miriade di stelle.
«Buon Natale Leo».
 
 
Angolo dell'autrice:
Ciau a tutti, eccomi con il mio regalo per voi per Natale XD
Non so quanto possa essere natalizia, però spero di piaccia comunque ^^
Auguri a tutti <3
 
Drachen :)

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Fratello Perduto ***


Image and video hosting by TinyPic


Titolo capitolo:Fratello Perduto
Personaggi:Asmodeus/Gabriele
Rating capitolo:giallo
Generi principali:Dark, Drammatico
Intro capitolo:Asmodeus e Gabriele, due gemelli, due nemici. Uno è un Arcangelo, l'altro un Originario. Il segreto celato dei due è finalmente riemerso dal passato.
Avvertimenti:violenza

 

 Fratello Perduto


Barcellona, Spagna. Anno 1412
 
Si trovava a Barcellona, una delle città medievali spagnole più potenti.
«Desidera qualcosa?»
Gabriele sussultò.
Una donna dal viso paffuto lo fissava con aria speranzosa mostrandogli la sua mercanzia, stoffe di ogni colore e dimensione.
Sorrise con aria di scuse.«Niente, la ringrazio».
La donna si accigliò un attimo, per poi esibire un nuovo caldo sorriso per un altro cliente.
Gabriele si passò la mano tra i capelli corvini, esasperato.
Se non fosse che doveva ritrovare Lei, non si sarebbe mai incarnato in un umano. Mai. Avevano quelle loro strane manie a lui completamente ostrogote.
Ricordava bene quel maledetto giorno. Aveva sentito le urla disperate di Elisabeth. Quando era entrato nella Sala del Fuoco Celeste assistette solo alla sua morte.
Dagon se n'era andato con una fragorosa risata, la spada in pugno per ritornare sul campo di battaglia.
Michael era stato chiaro però. Beth era riuscita a incarnarsi nel corpo di un'umana, per preservare la sua essenza e i suoi poteri per non abbandonare definitivamente la lotta.
Ma Gabriele non si era abbandonato all'idea di attenderla per secoli. Per questo aveva deciso di scendere sulla Terra a Barcellona, dove i suoi compagni avevano captato l'essenza l'ultima volta.
Quanto tempo era passato da quel giorno? Secoli.
L'avrebbe riconosciuta? Il suo corpo ospite aveva le fattezze che tanto amava?
Si riscosse. Era giorno di mercato, e le strade erano strapiene di gente indaffaratissima.
Ma questo non gli impedì di scorgere un ragazzo dall'aspetto famigliare uscire da un'armeria.
Il suo cuore perse un battito.
L'avrebbe riconosciuto ovunque.
Asmodeus, suo fratello prima che gli volgesse completamente le spalle per schierarsi a fianco di Lucifero.
I capelli corvini testimoniavano questa diversità dagli altri Arcangeli. Durante la creazione della loro specie, generati dai raggi solari e lunari, erano nati nello stesso momento, da un raggio in parte nel giorno e in parte nella notte.
Questo voleva dire qualcosa?
Niente affatto.
Mentre Gabriele aveva intrapreso la via della conoscenza e dell'intelletto,Asmodeus si era impratichito con le armi.
Aveva cercato di dissuadere il fratello nella sua scelta,ma Gabriele era stato irremovibile.
«Non trovo piacere nell'infliggere sofferenza»ribatteva. Asmodeus cercava di convincerlo dicendogli che era solo per scopo difensivo. Vedendo però il fratello non voleva smuoversi dalla sua sceltarinunciava.
Un giorno però trovò Asmodeus eccitato e preso da una strana euforia.
Lo aveva preso da parte.
«Ho un segreto da svelarti»aveva detto.
Gabriele aveva ascoltato scioccato le parole fuoriuscire dalla bocca del fratello.
Da tempo fraquentava Lucifero,uno degli Arcangeli più potenti che l'aveva preso sotto la sua ala protettiva per renderlo un temibile guerriero.
Ma da tempo ormai si sapeva del distacco creatosi tra l'Arcangelo e Loro Padre.
«Nostro Padre considera gli umani più importanti noi,noi le sue creature più fedeli. Cos'hanno più di noi Gabriele?»
«Il libero arbitrio?»aveva azzardato.
Asmodeus aveva annuito.«Proprio così. Perchè loro creature inferiori possono essere padroni del loro destino e noi no? Lucifero crede che questa situazionepossa cambiare. Noi Arcangeli possiamo dominare tutto,a cominciare da quelle patetiche creature».
Gabtiel aveva scosso pa testa scioccato.«Non sai cosa stai dicendo Asm. Lo sai benissimo che Nostro Padre ci ha creato per proteggere gli umani e non per soggiornarli».
Asmofeus l'aveva fissato con guardo deluso.«È qui che ti sbagli Gabriele. Speravo ti unissi a me e ai miei amici. Ma a quanto vedo...».
«Asm...»provò a dire Gabriele allungando una mano,ma il fratello si scostò.
«Addio Gabriele». Lo vide scomparire lentamente inghiottito dalla leggera nebbia che avvolgeva a volte il Paradiso in giorni umidi di pioggia sulla Terra.
Quella era stata l'ultima volta che gli aveva parlato.
Qualche giorno dopo se l'era ritrovato nella schiera nemica. E con dolore aveva aiutato i suoi compagni a cacciarlo con Lucifero e gli altri Traditori.
Lo seguì come un ombra per le varie stradine della cittadina, incurante degli sguardi incuriositi che gli lanciavano.
"Che pensino ciò che vogliono"si ritrovò a pensare stizzito.
Quando lo vide imbucare un vicolo cieco, sentì addosso un brutto presentimento.
Lo seguì. Quando però si ritrovò davanti al vicoletto rimase di sasso. Non c'era nessuno. Era come se si fosse volatilizzato in un batter d'occhio.
«Non mi aspettavo una mossa simile da parte tua Gabriele».
Gabriele si voltò di scatto colto sul fatto. Asmodeus era dietro di lui a poca distanza, le labbra stirate in un sorriso beffardo.
«Cosa ci fai qui?»continuò il fratello.
Gabriele deglutì. Pur essendo il suo amato fratello, non poteva rivelarli nulla. Per il Cielo non era altro che un traditore.
«Nulla che ti riguardi Asm»ribatté, fingendo una determinazione che non gli apparteneva.
Asmodeus scoppiò in una grassa risata.«Da quando sei così provocatorio fratellino? L'ultima volta che ti ho visto ti nascondevi dietro i tuoi sciocchi amici».
«Sai che non è così Asm»rispose con un filo di voce Gabriele.«sapevi perfettamente a cosa andavi incontro alleandoti con Lucifero e tradendoci».
Il fratello lo fissò con sguardo indecifrabile.«Hai ragione Gabriele. E sai una cosa, non mi pento affatto della mia scelta».
Gabriele rimase spiazzato per qualche secondo. quanto bastava ad Asmodeus di colpirlo con una fiammata di Fuoco Infernale.
Il ragazzo cadde a terra, in preda al dolore e con le forze che piano piano andavano esaurendosi.
Asmodeus lo fissò con disgusto.«Avessi cambiato idea ti avrei accolto tra le braccia Fratello, ma così non è andata».
«Sai che non sarà per sempre»rantolò Gabriele.«Sai perfettamente che la mia essenza si legherà a un umano che per volere di Nostro Padre morirà sacrificandosi per una persona amata. E io ritornerò, più forte che mai. Ormai ho capito che non posso più riportarti sulla retta via Fratello». Sputò queste parole con cattiveria, cercando di fare breccia nel cuore del fratello, vedere se era rimasto anche un solo barlume del ragazzo di un tempo.
Invece Asmodeus sorrise pericolosamente.«è qui che ti sbagli».
Estrasse da sotto la tunica che indossava un involucro cilindrico in vetro e lo premette contro la sua fronte.
«Non…puoi…farlo…sul…serio». Furono le sue ultime parole. La sua essenza venne risucchiata nell'oggetto, imprigionandola. Mentre il corpo rimase lì inerte, con gli occhi vacui e lattescenti come un qualunque Senz'Anima.
Uno schiocco di dita e sia Asmodeus che il corpo di Gabriele scomparvero senza lasciare traccia.
Appena in tempo, prima che passasse si fronte all'entrata del vicolo una ragazzina dal viso sbarazzino picchiettato di efelidi vestita come una borghese del luogo. I capelli biondi erano insoliti per quella zona della Spagna, ma lei di sangue tedesco non ci faceva molto caso.
«Mia signora. É tardi. Dobbiamo andare»la richiamò la nutrice.
La ragazzina si aggiustò i capelli arricciando una ciocca dietro l'orecchio, e giocherellando con il ciondolo che portava al collo. La runa della vita. Algiz. Il simbolo della Guardiana Protettrice del Fuoco Celeste. Un ciondolo che avrebbe identificato il ricettacolo dell'Arcangelo per secoli.
«Arrivo».
Scherzo beffardo del destino aveva impedito ai due di rincontrarsi, condannandoli a una lunga divisione.
 









Angolo autrice:
Ecco la one su Asmodeus e Gabriele 1(il predecessore del nostro Gabby)^^
Spero vi piaccia :D

Drachen

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2766070