Un sentiero oltre lo specchio

di Lodd Fantasy Factory
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Le due vie ***
Capitolo 3: *** La Breccia ***
Capitolo 4: *** La dura attesa ***
Capitolo 5: *** Scontro senza regole ***
Capitolo 6: *** Il Custode ***
Capitolo 7: *** La decisione ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Il gelo filtrava come un sussurro arido di speranze attraverso le arrugginite inferriate, sbattendo anch’esso contro l’agonia e lo sconforto esalati da quelle sporche, ristrette ed angoscianti mura. La fuggitiva luna si celava dietro grigie e sentenziose nubi, mostrandosi sporadicamente in tutta la sua stanca abbondanza. Pioggia sporca stava per cadere e, come si usava dire nei pressi di Foolknight: “lo sporco dei peccati umani vien vomitato dagli angeli, e ciò è male”.
Delle fredde lenzuola che coprivano lo scomodo lettino fissato al pavimento non restava che l’ombra di un nodo fra le sbarre; l’uomo dalla rossa e arruffata capigliatura strinse l’annodamento all’altro estremo, infilando la testa all’interno del cerchio color panna che aveva appena creato. Sospirò lentamente, stringendo il nodo dietro alla nuca, poi gettò i cangianti occhi verdi sullo sgabello sotto i suoi piedi.

«Ti ho sempre amata… Blair…».

Le sirene della polizia nel servizio del telegiornale delle cinque risuonarono come squilli di tromba all’interno del salotto: era l’ora del the per gli inglesi, ma Alistair, da buon irlandese, non amava mantenere certi legami con “quelli oltre il mare”, benché vi avesse convissuto insieme alla sua cara Blair sino a tre anni prima, ad Edimburgo. Se ne stava seduto sulla poltrona davanti alla televisione con un bicchiere di scotch whiskey on the rocks, perso nell’ambrato colore dell’alcolico, attraverso il quale osservava lo schermo. Erano le ultime tre dita di una bottiglia aperta pochi minuti prima delle cinque.
L’operatore continuava ad illustrare i seguiti delle indagini che avevano sconvolto l’intera Irlanda, ed in parte anche la Gran Bretagna, riguardanti la scomparsa di una donna, ora considerata dalle autorità vittima di un omicidio, dopo dodici mesi di ricerche andate a vuoto; rivelò i sospetti nutriti nei confronti del proprio consorte. Eppure, Alistair era altrove con la mente, esattamente ad un anno preciso da quel giorno, e rammentava ancora quanto era accaduto, sebbene nessun alcolico da quel momento l’avesse aiutato nel raccontare la sua storia, quella che aveva sempre nascosto dentro di sé, né tanto meno a dimenticarla. Ricordava il calvario vissuto giorno per giorno, degli sguardi diffidenti, di quelli accusatori e delle tante parole che avevano macchiato la sua figura di padre e marito. Per la nazione era diventato un macabro caso popolare, avvolto nel totale mistero e di cui tutti avevano sentito parlare; era riuscito casualmente a scoprire che anche in altri Paesi la notizia era stata accolta con clamore, e nei social network già si condividevano giudizi e tragiche sentenze. Ma tutta quella gente non poteva sapere, non poteva conoscere la verità che si celava dietro le parole che non potevano essere dette. Era un vicolo cieco, purtroppo, e quello che aveva sofferto di più in quel momento era proprio Alistair, uomo solo in quel mondo crudele.
Gettò giù l’ultimo goccio e si lasciò andare sulla poltrona, abbandonando la stretta sul bicchiere, così come su quella realtà, sprofondando nei frammenti dei suoi ricordi nell’esatto momento dell’impatto del vetro con il parquet.

Era una serata fresca e priva di nuvole, accompagnata dall’alto da un’immensa luna. Gennaio non era mai stato così caldo, non in quel frammento rurale dell’Irlanda, situato giusto poco più a sud di Dublino. Alistair era in compagnia di Blair, ed i due si erano diretti nei pressi della chiesetta di Foolknight, detta anche “La casa della Madonna piangente”: era una piccola struttura in stile gotico sita poco fuori dalla cittadina, immersa nel verde irlandese, e caratterizzata dalla statua di una madonnina che si diceva piangesse nelle notti di luna piena. Era proprio davanti a quel luogo di culto abbandonato che Alistair aveva per la prima volta carezzato i ramati capelli della dolce Blair, ed osservato i suoi sorridenti occhi celesti. Ma, al contrario di quel giorno, gli fu impossibile sfiorare le sue carnose labbra, poiché da esse stava trapelando una verità dura da digerire: tutti quei messaggi, quelle chiamate sul suo cellulare, erano un anticipo di quanto la donna aveva deciso di fare.
Avevano raggiunto quella zona abbandonata per una precisa ragione, ed essa era legata al motivo del loro ritorno in Irlanda. Alistair era uno scrittore di una certa fama in Inghilterra, ma la sua nuova opera aveva subito un brusco arresto: il tipico blocco dello scrittore. Eppure, i suoi interessi per i miti e le leggende della sua terra l’avevano aiutato ad andare avanti, ed in quel momento cercava l’ispirazione per mettere la parola fine al suo libro. In una visita alla biblioteca di Wallhorse aveva sentito dei ragazzi parlare di strani avvenimenti nei pressi di quel luogo tanto caro alla sua infanzia, dunque aveva deciso di recarsi lì proprio con la donna che amava, in cerca di risposte, o semplicemente di un evento differente che sbloccasse la sua creatività.
Muniti di torce e di una buona dose di scetticismo, avevano aggirato la struttura più volte, esattamente quando la luna era alta e piena nel cielo; ma niente era accaduto, se non l’arrivo dell’ennesimo messaggio sul cellulare di Blair.

«Così ho deciso, Alistair. Mi dispiace sia andata a finire in questo modo, ma non c’è più alcun legame fra noi. L’Irlanda è un mondo che non mi appartiene più: è fredda, abbandonata ed incivile… Foolknight è sempre stata una prigione per me; esserci tornata è stato uno sbaglio. Mi dispiace avertelo detto solo adesso... in questo momento. Ormai sarebbe stato inutile cercare l’attimo più adatto», dichiarò la donna, dopo l’ennesima richiesta di spiegazioni da parte dell’uomo.

«Blair, pensa ai nostri figli. Possiamo sistemare le cose!».

«Non ti amo più, Alistair. È finita!», affermò staccandosi di dosso le mani del marito.

«Da quanto?», le domandò abbassando lo sguardo. «Da quanto mi tradisci?».

«Alcuni mesi… Non avrei voluto farlo, ma…», tentò vilmente di giustificarsi.

«Ma tuo marito non ti bastava più… il padre dei tuoi figli era troppo premuroso con loro per poterti dare quello che cercavi? Dove ho sbagliato? Dove?», sbottò Alistair, battendo i pugni contro il portone della chiesa.

«Voglio il divorzio. I bambini resteranno con me, e tornerò ad Edimburgo; potrai venire a trovarli quando vorrai. Avrai tutto il tempo per finire il tuo libro…».

«Cosa?», domandò perplesso. «Non è il mio libro il problema! Vuoi strapparmi all’abbraccio dei miei figli?!», esclamò afferrandola per le spalle, scuotendola tanto da farle perdere l’orecchino di piume purpuree, schiacciandolo poi con il piede destro, tanto da fonderlo con la terra.

«Lasciami andare, Alistair. Questa è la mia decisione!».

«Non puoi portarmi via la mia famiglia, non sono io che ho sbagliato. Non sono io il traditore!», gridò l’uomo continuando ad agitarla, spingendola contro il portone della chiesa. La foga aveva preso possesso dello scrittore.

«Lasciami andare. Ho già le carte pronte, mi occorre semplicemente dare il via al mio avvocato. Non rendere le cose più difficili di quanto già non siano!», urlò Blair.

«Non ti lascerò distruggere la mia famiglia!», replicò Alistair, eccedendo con la violenza, tanto da schiudere l’ingresso della chiesetta, finendo irrimediabilmente all’interno dell’unica navata. La presa su Blair venne meno.
La donna perse l’equilibrio ed il terreno sotto ai suoi piedi franò violentemente, inghiottendola all’interno di una voragine. Un improvviso lampo illuminò l’intero luogo, costringendo l’uomo a chiudere gli occhi e a perdere di vista la posizione della moglie. In seguito vi fu un prorompente tuono, accompagnato dal fragoroso tonfo delle macerie nell’acqua.

«Blair!», chiamò a gran voce Alistair, ora sul ciglio del baratro, mentre dall'alto iniziò a piovere a dirotto. La sua torcia illuminò una larga pozza a diverse braccia dal pavimento, la puzza di fogna appestava l'intera struttura.
Non vi era alcuna traccia della moglie, tanto meno della sua pila. Senza pensarci si gettò nell’acqua, sprofondando appena all’interno di essa. Si slogò una caviglia atterrando sui detriti sul fondo. La pozza non era così profonda, arrivava poco sotto la sua vita. Agitò le mani alla ricerca della donna, muovendo la sua torcia qua e là per cercare di vedere qualcosa in più; ma di Blair non c’era più alcuna traccia.

«Blair!», chiamò ripetutamente. Non ottenne risposta.

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Capitolo 2
*** Le due vie ***


Una forte esplosione di luce le bruciò quasi gli occhi, poi si sentì annegare, e l’acqua riempirle i polmoni impetuosamente. Gli attraenti occhi cerulei riuscirono finalmente a schiudersi, individuando un’ampia luce sopra di sé. Sbracciò a più non posso per raggiungere la superficie e, una volta fuori, sputò tutta l’acqua che aveva nei polmoni, prendendo un grande respiro. Non fece caso al silenzio espresso dal suo rigurgito. Ci mise qualche minuto per rendersi conto di dove fosse e di quanto la circondasse. Nella sua mano destra aveva ancora la torcia accesa.

Il paesaggio buio e gotico della chiesa aveva lasciato spazio ad un lago argenteo, rispecchiante il colore del cielo, dove un pallido sole, assimilabile per la sua poca intensità e colore ad una luna, illuminava l’area circostante. Non vi erano strutture attorno a lei, semplicemente un paesaggio verdeggiante con solitari pini ad innalzarsi verso il cielo, reso soffuso da una soffice nebbiolina.

Si era ritrovata improvvisamente al centro di quella pozza argentea, e Blair combatteva contro la propria mente, cercando una spiegazione razionale a quanto fosse appena accaduto. Credeva di star sognando in quel momento, eppure, quante volte poteva vantare di aver creduto di star sognando all’interno di un sogno? Nessuna. Arrivò in poche bracciate sulla riva, e ne uscì scuotendosi; nonostante ciò, i suoi vestiti ed i suoi capelli non erano bagnati: solo le sue scarpe parevano zuppe, e quando le tolse per svuotarle, l’acqua si scompose in piccole bolle, risalendo verso l’alto. Blair rimase spiazzata, ma si scoprì piacevolmente colpita da quella reazione; con le dita fu in grado di frammentare le piccole sfere, creando un’infinità di minuscole lacrime, anch’esse dirette verso l’alto.



«Ehilà! C’è nessuno?», chiamò più volte, ma la sua voce si perse in un eco lontano. Prese allora ad incamminarsi verso le verdeggianti colline che si stagliavano fin dove era in grado di vedere. Infilò la torcia in una delle tasche del cappotto.



Il paesaggio non parve mutare, ma si accorse dell’assenza di uccelli in volo, e delle sinfonie della natura. Tutto taceva. Dopo essersi ripresa da quello stato di confusione-sorpresa, afferrò il suo telefono ma, benché fosse ancora funzionante, non sembrava esserci campo, e nell’interfaccia si palesavano improvvise interferenze, che rendevano impossibile analizzare il display.



«Quando ti serve non funziona mai… Avrei dovuto portarmi il satellitare!», si rimproverò.



«Quelle cose non funzionano qui», puntualizzò un tono neutro.



Blair si guardò attorno, ma pareva non esserci nessuno: «Chi ha parlato?», interrogò all'ignoto.



«Io», rispose una voce alle sue spalle, seguendo la comparsa di una figura eterea palesatasi dal nulla, proprio davanti ai suoi occhi. Quella sagoma maschile prese lentamente forma, sino a diventare totalmente corporea.



Blair arretrò, intimorita da quanto i suoi occhi stavano scorgendo. Era come ritrovarsi all’interno di uno di quei libri sul paranormale. Tutto era talmente folle da essere improbabilmente ed irrazionalmente reale.



«Chi… no. Cosa sei?», domandò indietreggiando ancora.



«Sono Aidan», rispose sicuro di sé. «E sono quello che voi intrusi definireste uno spirito, uno spettro… un fantasma. Per rispondere alla prossima domanda: no, non sei morta… non ancora».



Blair scosse il capo. «Allora dove mi trovo?», chiese, non riuscendo a trovare la razionalità che desiderava in quelle parole. Intanto, i suoi occhi ricaddero su una figura incorporea comparsa a poca distanza da Aidan. Aveva un cappotto indosso, capelli rossi ed un’aria preoccupata: era Alistair. Si fiondò su di lui a passo svelto ma, quando tentò di afferrarlo, gli passò attraverso. Lo chiamò più volte, cercando di trattenerlo, ma quello parve non essere in grado di accorgersi di niente. Poi, all’ennesimo richiamo, si voltò in sua direzione, solo per un istante, quindi sembrò sedersi sul vuoto. Allungò le braccia verso il compagno, sentendosi totalmente incapace di raggiungerlo, per quanto i suoi movimenti le diedero l'impressione di essere in grado di indirizzare lo sguardo di Alistair verso di lei. Il corpo levitante arretrò di poco, prima di sfrecciare via lontano.



«Sei dall’altra parte, oltre lo specchio. Sei nell'altro mondo, quello che non si può vedere a occhio nudo».



Blair recuperò nuovamente il telefono, e lo puntò nella zona dove aveva scorto Alistair: forse cominciava a comprendere. Scattò una foto verso il lago; sul display comparve sfocata la Chiesa della Madonna piangente.



«Che cosa significa tutto ciò?», domandò agitando il capo, come se non volesse credere a quanto aveva appena visto.



«Mi pareva di aver già messo tutto in chiaro: siamo dall’altra parte; quella dove nessuno vorrebbe essere, ma specialmente dove tu non dovresti essere», rispose Aidan.



«Devo tornare indietro, assolutamente!».



«Credi realmente di poterlo fare?».



«Devo!», rispose secca.



«Suppongo sia una richiesta d’aiuto. Va bene, lo farò; ma ad una condizione».



«Sentiamo… Sono disposta a tutto per ritornare dai miei figli!».



«Ti dirò ciò che voglio una volta che avrai ottenuto ciò che desideri. È inutile riempire i tuoi pensieri con le mie richieste. Ti basterà seguirmi».



Blair infilò il telefono in tasca e si mise alle spalle dello spirito, seguendolo senza fiatare. Vagarono per quel territorio verdeggiante avvolto dalla sottile nebbiolina, ma di tanto in tanto videro anche altri spiriti, e tutti sembrarono essere alquanto incuriositi dalla presenza della donna. Aidan le spiegò che per loro era esattamente come per quelli dell’altra parte: vedere qualcuno in quel luogo era strano, ma non potevano provarne paura, al contrario dei mortali, poiché tutti erano certi che lei non avrebbe mai potuto far loro del male.

Blair notò anche l’aspetto di Aidan, trovandolo insolitamente attraente. Non era un irlandese, ma aveva i tratti tipici degli inglesi, a partire dalla sua carnagione e dai suoi capelli corti; inoltre la sua provenienza si comprendeva dal portamento. Durante la camminata le capitò più di una volta d’intravvedere caseggiati mai scorti prima, generalmente d’aspetto marmoreo, ed a tratti le parve di avvistare delle auto venirle incontro e svanire pochi istanti dopo. Tutto non aveva alcun senso in quel luogo.



«Dove siamo diretti?», domandò Blair.



«Da chi può aiutarti», disse Aidan. «Si chiama Kyrios».



«Il nome non sembra irlandese, anzi, a primo impatto direi che è greco», rispose Blair. «Spero possa aiutarmi».



«Sei una sveglia», si complimentò lo spirito.



«Vorrei essere sveglia in questo momento… e non essere qui. È tutta colpa di Alistair; se non fosse stato per la sua stupidità non mi ritroverei in questa situazione! Domani ho appuntamento con il mio avvocato, per non parlare degli accordi che devo prendere con il prossimo autore...», disse più come un ragionamento a voce alta.



«Domani?», domandò ridacchiando lo spirito. «C’è ancora qualcosa che non ti è stato detto…».





Erano passati sei giorni dagli eventi avvenuti nei pressi della chiesetta di Foolknight, ed Alistair non aveva perso tempo: aveva cominciato a cercare informazioni su quanto era accaduto. Internet, per quanto vasto e colmo di siti riguardanti eventi paranormali, non fu in grado di offrigli le risposte che cercava. Aveva passato giorni a sfogliare forum e siti apparentemente specializzati in certe questioni, ma nessuno pareva essere in grado di dissipare i dubbi che lo attanagliavano. Intanto, le domande riguardanti la donna avevano cominciato a tormentarlo. Il telefono di casa non smetteva mai di suonare, quasi fosse impazzito, tanto che si era deciso a staccarlo, ed i bambini domandavano sempre dove fosse la loro mamma.

Vostra madre è partita per un viaggio di lavoro”, continuava a ripetere, ma sapeva che i suoi figli non erano tanto sciocchi, e che la macchina parcheggiata in giardino dava loro molto a cui pensare.

Disperato, decise di recarsi negli unici posti che avrebbero forse potuto dargli qualche risposta. Provò inizialmente alla parrocchia della cittadina, benché non fosse un credente; il sacerdote si mostrò assai scettico a riguardo, ricordandogli che esisteva solo un aldilà. Lo informò però che la chiesetta era stata chiusa a causa della sua pericolosità; ed infine si mostrò ostico nel valutare alcuni possibili eventi, quali le sparizioni, accusandolo d’essere giunto per elargire blasfemie all’interno della dimora del creatore.

Irritato dal comportamento dell’uomo di fede, decise di raggiungere la biblioteca; gli ci vollero due giorni per analizzare tutti i libri che affollavano gli scaffali, ed ancora rimanevano occultate molte fasce relative ai testi sacri ed a quelli di scienza. L’unico dettaglio capace di distoglierlo da quelle pagine era la presenza di un uomo con un lungo cappotto di pelle nero e un cappello da cowboy dello stesso materiale. Una figura barbuta e dall’aspetto inquietante, quasi fosse una solitaria ombra; e come tale si stava comportando, risultando sempre più vicino ad Alistair ogni volta che si alzava per prendere una nuova pila di libri.



«Dubito che troverai ciò che cerchi fra queste puzzolenti pagine», disse l’individuo, comparso improvvisamente al suo fianco mentre stava raccogliendo alcuni tomi; l’intera sala era vuota.



«Scusa? Non ti seguo», sussurrò Alistair fingendo di aver trovato ciò che cercava, e prendendo ad incamminarsi verso il proprio tavolo.



«Cerchi spiegazioni su qualcosa di folle, lo capisco. Non è da tutti, e solo chi ha visto può essere tanto pazzo da cercare una spiegazione!».



«Continuo a non capire di che parli», tagliò corto, poggiando prima i libri sul tavolo e poi indirizzandosi verso le scale per il piano inferiore, sperando di trovare qualche addetto alla biblioteca, sperando che così l'uomo avrebbe desistito a continuare la conversazione.



«Ehi, dannazione, fermati un attimo!», sbottò il figuro, bloccando la porta che anticipava le scale con un braccio. «Sai, non è gentile voltare le spalle a chi ti sta parlando. E poi dicono che gli inglesi non siano di cattive maniere!».



«Sono Irlandese! Che vuoi da me? Ti ricordo che siamo in un locale pubblico, ci sono delle telecamere e del personale che mi ha visto salire. Qualsiasi siano le tue intenzioni, ti suggerirei di ripensarci…».



«È colpa del mio abbigliamento, vero?», domandò stupito, abbandonando la presa sulla porta. «Siamo del 2015! Esistono davvero ancora tutti questi pregiudizi verso un uomo con la barba ed un lungo cappotto? Comunque... Non sono qui per derubarti, semplicemente per esserti d’aiuto. Avanti: letture sul paranormale, telecinesi, miracoli, e quant’altro… è ovvio che hai visto qualcosa di forte, e che cerchi delle risposte. Io posso dartele».



«È perché mai dovresti essere in grado di farlo?», chiese Alistair sbuffando.



«Questa è una bella domanda», rispose sorridendo.


 

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Capitolo 3
*** La Breccia ***


Quello strano individuo vestito di pelle gli si era piazzato davanti, ed ora con quel suo fare bizzarro diceva che poteva aiutarlo. Alistair l'aveva inquadrato da subito ma, inspiegabilmente, qualcosa lo spingeva a prestare ascolto alle sue parole. A pensarci, quella situazione era tanto improbabile che aveva sempre creduto che certe cose accadessero unicamente nei romanzi o, con ancor più disarmante semplicità, nei film. Ogni tentativo di cambiare discorso era parso inutile, ed ora non gli restava che sentire quel che aveva da dire, prima di passare oltre e ritornare finalmente alle sue ricerche.

«Il mio nome è Dante. Sono un Emissario dei Cavalieri del Crepuscolo. Questo non ti dirà granché, lo so; anzi mi farà apparire come un folle ai tuoi occhi. Ma se fossi in grado di mostrarti l’altra parte, cosa diresti?», rispose sollevando la visiera del cappello con l'indice.

«Cavalieri, eh?», ripeté Alistair con un ghigno irrisorio, guardandosi attorno in cerca d'aiuto. «Direi che dovresti dare maggior peso alle tue parole... Dante... Proprio come il poeta italiano, giusto?».

«Sì, esatto. È questa la parte che ti sorprende di più?».

«No, cerco solo di capire sino a che punto pensi di poterti prendere gioco di me, Signor Dante», confessò grattandosi la fronte. Poi aggiunse: «Spero almeno sia una sorta di metodo che utilizzi per rimorchiare le donne... e spero tanto per te che funzioni, in quanto è pessimo. Ora, se non sono troppo scortese, avrei da fare...»

«Tutti la solita storia. Ancora non mi credi, eh? Stammi dietro, scettico. Scommetto che sei uno scrittore!», esclamò Dante, anticipandolo.

L’uomo vestito di pelle uscì dalla biblioteca e s’infilò nel primo vicolo disponibile; discese una breve rampa di scale costeggiata da antiche abitazioni dai muri ruvidi, e si fermò dove nessuno avrebbe potuto vederli, al buio. Alistair ancora non riusciva a capacitarsi del perché lo stesse seguendo, ma il desiderio di risposte era più forte della ragione.

«Che intendevi con: “mostrarmi l'altra parte”?», gli chiese senza staccare gli occhi dalle sue mani. Non era di certo finito in quel vicolo per farsi derubare, o peggio, uccidere.

«Prima devi dirmi chi è sparito», rispose d’un tratto, abbattendo l'espressione sicura di Alistair in un sol colpo.

«Nessuno… Perché questa domanda?».

«Non fare il difficile, sul tuo corpo risplende ancora il tocco della Breccia: significa che sei stato vicino al punto d’ingresso. Chi hai perduto? Altrimenti non staresti cercando con così tanta impazienza un modo per ritornarci. Quel luogo è pericoloso».

«Mia moglie… Blair», rispose cominciando a fidarsi, ma il suo scetticismo non sarebbe ancora venuto meno.

«Non fare quella faccia da funerale: esiste un metodo per capire se è ancora viva…».

«Ancora viva?», domandò Alistair.

«Ricordi? Ti ho detto che si tratta di un luogo pericoloso. È un discorso complesso, e non abbiamo il tempo. Ti spiegherò. Hai qualcosa che le appartiene? Sarebbe d’aiuto per contattarla», disse Dante porgendogli la mano.

Alistair si frugò addosso, poi, come sorpreso, sollevò la manica destra, mostrando un sottile braccialetto di seta rossa: era un regalo di Blair. L'aveva da molti anni, dal momento in cui le aveva detto per la prima volta di amarla.

«Bene!», esclamò Dante, sfoderando un piccolo stiletto dal manico color amaranto, caratterizzato da svariate incisioni. «Fidati di me», si limitò a dire mentre tagliava il bracciale.

Depositò l’oggetto sopra un piccolo specchietto, anch’esso contraddistinto da strane incisioni, poi lo posò a terra, a pochi passi da loro, invitando lo scrittore a fare qualche passo indietro. Lasciò sopra anche tre petali di loto e si levò in piedi, prendendo a recitare parole in una lingua che Alistair aveva sempre trovato affascinante: l’italiano.

«Esanime luce che nel tempo si perde, dello spiraglio di vita che questo giorno disperde; rifletti ancora la tua originaria essenza nel luogo ove hai dimora. Che si spezzino i sigilli, e una via sia aperta, che fra i mondi vi sia nuovamente Breccia!».

Alle parole di Dante, i petali di loto si sollevarono come sospinti da uno strano turbinio, e lo specchio si accese, emettendo una colonna di luce che avrebbe ben presto preso le sembianze di Blair, esattamente come una proiezione olografica.

«Alistair!», esclamò la donna, tentando di afferrarlo, ma le sue mani gli passarono attraverso. «Che tu sia dannato, stupido uomo! Devi tirarmi fuori di qui, altri-», sbraitò, prima che Dante la interrompesse bruscamente.

«Ehi, bellezza, vacci piano! Tappa la bocca un attimo e lascia fare agli esperti: non abbiamo molto tempo».

«Come osi? Chi è questo idiota?».

«Una persona che può aiutarci…», rispose Alistair.

«Sono Dante, e sono l’unico che può realmente aiutarti. Sei entrata all’interno della Breccia, e dovrai trovare un modo per uscire di là. Devi assolutamente raggiungere un’arcata di pietra, la riconoscerai: è alta oltre sette metri e presenta parecchie incisioni in latino; varcala e restaci, troveremo il modo di riportarti indietro!», disse tutto d’un fiato. Quando ebbe terminato di parlare, l’immagine svanì nel nulla, I petali di loto erano scomparsi, così come quel bracciale.

«Chi sei? E cosa significa o cosa diamine è la Breccia?», domandò Alistair.

«Mi pareva di averlo già detto: sono Dante, Emissario del Priorato dei Cavalieri del Crepuscolo. Da oltre due millenni ci occupiamo dei problemi relativi alla frattura fra i due mondi, ma è una storia complessa. Blair si trova dall’altra parte ora, e rischia di non fare più ritorno. Quelli come me possono passare dall’altra parte, ma solo per un breve lasso di tempo; tenterò di aiutare tua moglie, ma non posso farlo gratuitamente. Il Priorato ha bisogno di fondi per poter rimanere in piedi, oltre alle preziose risorse che dovrò impiegare per affrontare il viaggio. Una donazione avrebbe sicuramente dei benefici sulla nostra operosità. Non ti chiedo troppo, ma ventimila euro in contanti sarebbero in grado di aiutarci», disse sistemandosi il cappotto di pelle; pareva più un mafioso che un aiutante, in quel momento. «Non dovrai rivelare a nessuno di quanto sei a conoscenza, è mio compito tenere tutto ciò segreto, altrimenti ci saranno gravi ripercussioni sulla nostra realtà. Mantieni questo segreto, o sarò costretto a metterti a tacere. Ci ritroveremo fra una settimana esatta in questo stesso posto», disse facendo per andarsene.

«Dici sul serio? Ventimila? Toglimi una curiosità, almeno: sei quel Dante?», chiese con una smorfia.

«Non abbiamo lo stesso naso. Porta i soldi, piuttosto. A presto», rispose affrettandosi su per gli scale.

Alistair stette immobile ad osservarlo andare via. La sua richiesta non era poi così semplice, e ventimila euro non erano certo una sciocchezza; ma avrebbe fatto questo ed altro per riavere indietro Blair, ed ora più che mai si fidava di quello sconosciuto: rappresentava la sua unica speranza di riabbracciarla.

 

«Sembra che qualcuno ti abbia richiamata dall’altra parte!», esclamò lo spirito, sogghignando.

«Che è accaduto, Aidan?», domandò la donna. «Un certo Dante ha detto che mi avrebbe tirata fuori di qui… dice che devo raggiungere una sorta di arcata».

«Sei tornata dall’altra parte, ma solo per un breve istante. Da questo posto non si può essere “tirati fuori”, dovrai riuscirci da sola; non abbandonarti ad inutili attese: nessuno dall’esterno può aiutarti».

«Quell’incapace di Alistair se ne stava lì, zitto come un pesce. Mi ha lasciata trattare in quel modo… La mia decisione non può essere altro che giusta, sono stata così cieca! Aidan, ho bisogno di trovare quell’arcata», disse Blair.

«Come desideri… se vuoi perdere il tuo tempo ti porterò lì, ma ricorda ciò che ti ho già detto», rispose lo spirito.

Erano trascorse, forse, un paio d'ore da quando Aidan le aveva spiegato che il tempo in quel posto non funzionava esattamente come dall’altra parte. Le ore trascorrevano quietamente, e giorno e notte si alternavano allo stesso modo, ma in orari opposti. Poche ore in quel luogo significavano giorni del mondo reale, ed in sostanza chiunque vi restasse diveniva immortale. Le epoche, almeno dall'altra parte, trascorrevano senza intaccare il corpo. Una sola vita in quella dimensione corrispondeva ad un'infinità di quelle del mondo reale; inoltre, lo spirito non aveva memoria di conoscenti morti per vecchiaia.

Aidan riprese a farle strada, e Blair si perse nell’osservare le enormi distese erbose che caratterizzavano l’Irlanda: in quella zona era possibile ammirare ogni cosa nella compostezza che solo la natura è in grado di donare, con colori accesi e confortanti. Tutto pareva magico in quel luogo. Le leggi della gravità parevano essere totalmente sconnesse rispetto a quelle conosciute e, se ci si sforzava di compiere un balzo, era possibile rimanere a lungo sospesi in aria, prima di ricadere morbidamente dall’altra parte.

«Ci siamo quasi», disse improvvisamente lo spirito, indicandole un boschetto più avanti.

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Capitolo 4
*** La dura attesa ***


 

Il bosco sprigionava colori intensi ed aromi inebriati. Si avventurarono fra gli alberi seguendo una sorta di sentiero segnalato da rari e solitari tulipani rossi che spuntavano dal rigoglioso e morbido sottobosco. Blair si lasciò rapire da quell'atmosfera incantevole, e si sorprese nel vedere alcune piccole creature alate svolazzarle accanto mentre si esibivano in agili piroette aeree. Sembravano farfalle, ma il loro corpo aveva sembianze umanoidi, benché di un’altezza massima di venti centimetri; avevano le orecchie affilate, occhi dalle tonalità cangianti e due minuscole antenne che rimbalzavano buffamente ad ogni loro capriola aerea.

«Sono realmente… Fate?», domandò sorpresa, rimanendo estasiata da quella gioiosa scoperta.

«E folletti», aggiunse Aidan con un carismatico sorriso, indicandole un gruppo contraddistinto da cappelli a punta adornati da fili d'erba. «Sono creature generalmente innocue, che amano divertirsi. Ma di tanto in tanto i loro giochi possono trasformarsi in scherzi molto pesanti, se gli si concede troppo confidenza... o se vengono offesi. Bisogna saper distinguere le Fate dai Folletti: loro vanno molto fieri di ciò che sono», le spiegò allungando una mano ad accogliere una Fata al centro del proprio palmo. «Posso assicurarti che no, non sei pazza».

Si fermò ai piedi dell'ampia arcata presso la quale la donna gli aveva gentilmente chiesto di scortala, quindi prese nuovamente parola: «Ti dirò come stanno realmente i fatti: da queste parti vedrai cose che nella tua realtà ormai appartengono solo al mondo dei miti e delle favole; benché tu possa faticare a crederlo, tutto ciò è sempre stato reale. Semplicemente, tempo addietro ogni entità magica scelse un luogo ove l’uomo non fosse in grado di giungere, poiché rivelatosi ostile nei suoi confronti. Qui potresti scoprire ancora tante cose, oppure cercare un concreto modo per tornare indietro nella tua realtà… Altrimenti puoi aspettare in questa radura, ad attendere la giunta di questo fantomatico Dante oltre l’arcata. Non sono di parte, però, quando dico che nessuno verrà a salvarti...».

«Voglio aspettare, nel caso tanto non avrò perso molto tempo, giusto?», disse Blair ridacchiando, quindi oltrepassò l’arcata, sedendosi su di un grosso sasso bianco.

Aidan rimase a farle compagnia dall'altra parte, giocherellando con le dita insieme a quelle Fate, mentre i folletti si divertivano come matti ad intrecciare i lacci dei suoi stivali. Lo spirito prese a narrarle di quanto ancora avrebbe avuto la possibilità di scorgere di quel mondo, soffermandosi sui dettagli di luoghi che per la donna si perdevano nei miti Greci, negli epici racconti del Ciclo Carolingio-Bretone, nelle leggende dei Nibelunghi, e di tutte quelle storie che gli antichi popoli della Terra avevano sempre narrato. Più Blair lo fissava, più sembrava riscoprirsi affascinata da quel suo fare carismatico; si soffermava spesso, cullata dalla sua voce, ad ammirare i corti capelli biondi e quei profondi occhi celesti.

Il tempo aveva ripreso a scorrere lentamente. Blair fissava in continuazione il suo telefono, contando addirittura i minuti con impazienza. Poi, le ore divennero giorni. Aveva trascorso l'attesa a chiacchierare con Aidan, e non una sola volta si sentì annoiata o stanca di udire le sue parole. Si era mostrato gentile ed interessato al suo punto di vista come nessun altro aveva mai saputo esserlo nei suoi confronti. Non avvertì i morsi della fame, la secchezza della sete o la fiacchezza del sonno, ma di ciò se ne rese conto solo al secondo giorno. Al quarto prese la decisione di rinunciare a quella folle attesa; decise di cercare altrove un modo per uscire da quel mondo, per quanto una parte di lei si sentisse attratta dall'idea di rimanervi, poiché ogni comune problema appariva futile in quel contesto. Aidan era l'unico su cui poteva riporre le sue speranze per ritornare dai suoi figli, ed era certa che egli l'avrebbe aiutata a riabbracciare il suo mondo.

«Saggia decisione, Blair», commentò facendole strada.

Le Fate ed i folletti la circondarono, affascinandola con la loro bellezza e la loro grazia. Per un istante guardò quel mondo con gli occhi di una bambina, dotata di quella straordinaria ed innata capacità che hanno gli infanti di apprezzare il mondo per la sua semplicità.

Lo spirito la portò lontano da quel bosco proprio nel momento in cui la notte pareva essere calata; il cielo si tinse di glicine, ed una luna purpurea prese il suo posto fra alcune stelle ambrate, distendendo i suoi opachi raggi quasi fosse un sole. Blair cominciava a capire come funzionava quella realtà o, perlomeno, supponeva di riuscirvi.

Aidan la scortò sino alla costa, nella stessa zona dove si trovava Foolknight. Fotografò qualche altra volta il paesaggio per rendersi conto di dove si trovasse. Intravvide alcune abitazioni nei pressi del centro cittadino, sebbene fossero strutture di antica pietra, simili alle fortezze medievali. Lo spirito le spiegò che coloro che erano giunti sin lì senza comprenderlo, avevano spesso riedificato la propria abitazione ove si era sempre trovata, ma semplicemente dall'altra parte: erano solitamente questi eventi a dare origine ai casi paranormali che il mondo vantava. Ma un luogo che riconosceva, e che si ergeva ancora più imponente in quella realtà, era il Faro di Oldking, sito a poca distanza dal borgo cittadino.

Era un’imponente torre, larga alcune centinaia di metri e alta quasi il doppio. La tipologia di struttura le ricordava la raffigurazione della Torre di Babele. Un’elegante scalinata marmorea conduceva al suo ingresso, sulla cui arcata era inciso un linguaggio runico che differiva da qualsiasi avesse mai avuto modo di conoscere dall'altra parte.

Blair si volse verso la propria città, ed in lontananza le sembrò di scorgere degli indefiniti uccelli dalle sagome rossicce e castane; considerata la loro forma, somigliavano a grandi aironi, ma non ne fu propriamente convinta.

«Fa uno strano effetto scorgere quegli uccelli nel cielo: è notte, e la visibilità è buona; ma per quanto sembrino vicini, allo stesso tempo paiono lontani!».

«Uccelli?», domandò Aidan ridacchiando. «No, Blair, quelli sono i Draghi delle Highlands, è per questo che vanno a Nord».

«Draghi?», chiese stupita, cercando di vedere meglio.

«So che ora vorresti vederne uno da vicino, ma è preferibile che rimangano piccoli puntini all’orizzonte. Potrebbero non apprezzare la tua presenza da questa parte, non dopo il modo in cui sono stati trattati dalle antiche popolazioni del tuo mondo…», rispose lo spirito. «Allora, vogliamo proseguire?».

 

Alistair aveva passato quella settimana a sudare freddo. Il telefono era rimasto staccato troppo a lungo, e molti erano giunti a bussare alla sua porta; aveva detto a tutti quanto già affermato davanti ai suoi figli, ma sempre meno erano coloro che credevano alle sue parole. A Foolknight avevano già cominciato a sussurrare, e gli sguardi pesanti dei vicini erano sempre su di lui. Se non fosse riuscito a riportare indietro Blair entro quella settimana, probabilmente avrebbe dovuto denunciare la scomparsa alla polizia, o li avrebbe avuti tutti addosso, e senza la possibilità di dare le dovute spiegazioni. Inoltre, la minaccia del Cavaliere gli era rimasta ben impressa: cominciò a temere anche per i suoi figli, considerato che non aveva la più pallida idea di cosa riferire alle forze dell'ordine al momento della denucia.

Al settimo giorno recuperò la valigetta con i ventimila euro, e si recò nello stesso vicolo dove aveva visto per l’ultima volta Blair. Dante lo attendeva impaziente.

«Sei in ritardo», commentò spegnendo la propria sigaretta, riponendola all’interno di uno specifico contenitore di metallo; con sé aveva anche una lunga sacca rigonfia.

«Sono stato trattenuto. Dobbiamo recuperare mia moglie, e dobbiamo farlo al più presto. Non posso tenere nascosta oltre questa faccenda!», affermò rabbrividendo. «Le persone cominciano a fare troppe domande, e non so più cosa rispondere. Dovrò contattare la polizia fra breve... Ed allora...»

Dante gli fu subito addosso, premendogli alla gola la lama dello stiletto. «Ho già detto che non devi farne parola con nessuno, Alistair. E spero tu mantenga questa promessa mentre sarò via: è di estrema importanza che tu sia saldo nei tuoi doveri. Se Blair ha seguito le mie indicazioni, sarò qui fra qualche ora. Torna a casa, vedrai che tutto andrà per il meglio. Dovessi metterci di più, avrai sicuramente mie notizie», dichiarò prima di rinfoderare l’arma e porgergli nella mano un piccolo specchio contraddistinto da strane rune.

«Farò come dici, ma sbrigati. Non vorrei ritrovarmi dentro ad una cella prima del tuo ritorno!», rispose abbassando lo sguardo.

«Tieni d'occhio lo specchio», gli disse Dante afferrando la sacca. Poi gli diede una decisa pacca sulla spalla. «Ehi... posso immaginare quanto sia difficile. Ma non devi abbandonare le speranze; mantengo sempre una promessa, a maggior ragione se vengo pagato: tornerò con Blair, e così potrai riprendere la tua vita. Potresti scriverci un libro, una volta che tutto ciò sarà finito. A presto, scrittore», disse Dante voltandogli le spalle ed incamminandosi rapidamente verso l'esterno del vicolo.

Alistair aveva seguito le indicazioni dell’uomo. Era rimasto in silenzio davanti alla finestra, attendendo con ansia di vedere spuntare da un momento all'altro sua moglie sul viottolo di casa. Fuori pioveva a dirotto, ed i lampi che torturavano il cielo sembravano penetrare anche nel suo corpo, dandogli una scossa. Stette in quella posizione per un giorno intero. Nessuno giunse.

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Capitolo 5
*** Scontro senza regole ***


Alistair aveva seguito le indicazioni dell’uomo. Era rimasto in silenzio davanti alla finestra, attendendo con ansia di vedere spuntare da un momento all'altro sua moglie sul viottolo di casa. Fuori pioveva a dirotto, ed i lampi che torturavano il cielo sembravano penetrare anche nel suo corpo, dandogli una scossa. Stette in quella posizione per un giorno intero. Nessuno giunse.

Lo scrittore era rimasto dentro casa per una settimana intera, chiuso in sé stesso; l'insonnia gli impediva di addormentarsi e, quelle poche volte in cui riusciva finalmente a prendere sonno, il telefono lo ridestava come il suono di una tromba. Le domande dei suoi figli lo tormentavano, ed al campanello che continuava a suonare aveva smesso di rispondere, limitandosi a scrutare quei visitatori da dietro le tende, come uno spirito: era un costante viavai di conoscenti della moglie, alcuni colleghi e, chissà, forse anche il suo amante.

Il settimo giorno di estenuante attesa lo specchio brillò fra le sue tremolanti mani, ed una scritta comparve su di esso: “Non è qui. La cercherò”. Alistair cacciò un urlo di disperazione, battendo i pugni sulla parete. Le lacrime erano tornate a sgorgare dai suoi stanchi occhi; sfogò la propria rabbia scagliando il bicchiere di Whiskey contro un vecchio quadro. Il suo mondo stava crollando, e le speranze che Blair fosse ancora viva si riducevano di ora in ora. Si sentiva perduto, abbandonato a sé stesso. Si tirò il viso per cercare di riprendersi, dandosi qualche violento schiaffo. Desiderava svegliarsi da quell'incubo, e finalmente abbracciare la sua donna, felice che si fosse trattato solo del folle scherzo di una notte. Si ritrovò a fissare la sua stessa immagine riflessa sullo specchio donatogli da Dante: il suo volto sciupato era contratto in una malsana aria da pazzo. Aveva la barba incolta e livide occhiaie. Neanche le lacrime ebbero più la forza di sgorgare.


Blair aveva seguito ciecamente Aidan, incamminandosi lungo un’immensa navata. Vi erano persone, o meglio spiriti, vestiti in abiti bizzarri, provenienti da ogni epoca conosciuta e non. Condividevano quel luogo, ma nessuno li raggiunse; semplicemente rimasero in disparte a guardarli passare, sui loro volti era impressa l'espressione tipica di chi si attende che accada qualcosa di catastrofico da un momento all'altro. La donna si strinse allo spirito per cercare conforto, e questi la invitò a stare tranquilla. Presero una larga scala a chiocciola che saliva, aggirando una delle grosse colonne, sino all'altissimo soffitto. Raggiunsero un piano contraddistinto da una pavimentazione a scacchiera. In quel luogo l'arte trovava nuova vita, in stili differenti ed in forme alternative. Vi erano pregiate sculture, quadri d'epoca, mosaici, murales, incisioni poetiche nelle più disparate lingue. Era un caos ordinato; era un mondo a parte.

«Affrettiamoci!», annunciò Aidan prendendola per mano, trascinandola verso l’ennesima scalinata, come se stessero scappando da qualcosa. Il livello superiore era esattamente identico al precedente, ma ornato da preziose fontane raffiguranti le creature più maestose, fra giochi di luci che davano un'aria fiabesca ad ogni elemento di quel luogo.

Poi, all'improvviso, una sfera cremisi gli sfreccio davanti dagli occhi, travolgendo una delle fontane accanto a loro, mandandola in frantumi. L'onda d'urto li scaraventò violentemente a terra, ma Aidan coprì Blair con il suo corpo per farle da scudo. Cozzarono ai piedi di una colonna.

Un figuro chiuso dentro una stretta corazza d’ebano fece la sua comparsa dall’altra parte della sala: indossava un elmo pieno con corna affilate, ed imbracciava un bastone seghettato del medesimo colore, con l’estremo superiore composto da un ruvido fiore di loto, che si presentava di colore scarlatto; mentre l’altra estremità era appuntita, quasi fosse una lama. Un lungo mantello rosso sventolava alle sue spalle: sopra vi era raffigurato un cerchio con svariate incisioni runiche.

«Dannato!», ringhiò Aidan, mentre aiutava Blair a sollevarsi» «Dobbiamo sbrigarci: non avere paura, me ne occupo io; devi solo fare ciò che ti dico!», le disse poi, scattando in avanti, scortando la donna oltre un doppio portone che venne fatto in mille pezzi da una seconda sfera, che scaturì dalla cima del bastone impugnato dal loro aggressore.

«Scappa pure spirito, ma non potrai sottrarti al mio giudizio!», proclamò il misterioso individuo con la corazza d'ebano.

I due continuarono a correre, evitando quelle sfere cremisi capaci di distruggere qualsiasi cosa. Per quanto tentassero di affrettarsi, però, quello riusciva a stargli dietro, continuando a devastare senza remore quel luogo. La donna faticava ancora a credere a quanto stesse vivendo; era tutto al limite della follia.

«Non possiamo scappare in eterno, dobbiamo uscire da questo posto, prima che ci seppellisca sotto le sue macerie!», esclamò Blair.

Aidan lasciò delineare un ghigno divertito sulle sue labbra, poi picchiò il palmo sinistro sul pavimento, andando ad estrarre un bastone argenteo da esso: era levigato e dal design delicato, ma il materiale di cui era composto dava a pensare che fosse alquanto resistente; all’estremità superiore vantava la testa di un leone con gli occhi di smeraldo e le fauci aperte.

Il figuro in vesti d’ebano distava ormai pochi metri da loro, e sollevò alta la propria arma, facendo generare l’ennesima sfera sulla punta della propria asta, prima di scagliarla contro lo spirito. Aidan batté l’estremità affilata inferiore contro il terreno, ed impose la mano destra contro il globo cremisi, generando uno schermo luminoso che defletté l’attacco contro una parete, facendola crollare; le luci esterne filtrarono fiocamente dal foro nel muro. I poteri dello spirito parevano nettamente superiori rispetto all’avversario. Blair fu certa che egli avrebbe saputo difenderla. Stette alle sue spalle, cercando di sbirciare di nascosto quel che stava accadendo.

«Consegnami la donna, Aidan, e forse ti risparmierò la vita», intimò una voce metallica da sotto la corazza d'ebano.

«Lei ha scelto la sua strada: non ti permetterò di strapparla al suo desiderio ed alla sua promessa!», rispose generando cinque dardi di luce dalla mano destra, costringendo il nemico a parlarli con il proprio bastone, quindi gli punto il la testa di leone contro, sprigionando un cono infuocato che lo avvolse. «Allontanati!», ordinò poi a Blair.

«Non mi lasci altra scelta!», ribatté quello, espandendo una barriera cremisi dalla sua armatura per allontanare le fiamme, che distrussero una moltitudine di preziosi quadri. Due occhi scarlatti si accesero sotto l'elmo.

Lo scontro si fece più efferato. Si sfidarono dapprima dalla distanza, ancora con l’ausilio di quelle sfere taglienti ed esplosive, poi in una lotta ravvicinata, utilizzando i bastoni come fossero lance. Aidan era solito far emergere improvvise fiammate dalla bocca del suo leone mentre s’incrociavano, costringendo l’avversario ad abbassare la guardia; a furia delle colonne crollate, e delle pareti distrutte, pareva che l’intera struttura potesse cedere sotto i loro colpi da un momento all'altro.

Erano entrambi in grado di levitare, di piegare le comuni leggi della natura alla loro volontà; alle fiamme di Aidan, l’avversario rispondeva con un cono gelido che le arrestava, ma giusto in tempo per vederle divenire scaglie affilate sospinte da una violenta vampata d’aria emessa dalla mano dello spirito. Alcune di quelle scaglie erano riuscite a centrarlo, costringendolo a rallentare.

Blair aveva continuato a seguirli, cercando di rimanere abbastanza distante dallo scontro; ma improvvisamente il figuro in ebano sparì alla sua vista, ricomparendo alle sue spalle, trattenendola con il bastone.

«Ti fai scudo con una donna, vigliacco? Credevo quelli della tua specie più nobili!», esclamò Aidan portandosi ad una manciata di metri, pronto ad un nuovo assalto.

«No, spirito; sto semplicemente risolvendo la questione che abbiamo in sospeso!», sentenziò il figuro, mollando la donna e puntando in avanti il proprio bastone: dal fiore di loto scaturì una scarica di saette; però, Aidan aveva capito tutto, o almeno così credeva: svanì, ma unicamente per ricomparire subito dopo dietro al nemico. Eppure, per quanto avesse fatto bene i calcoli, lo spirito non si attendeva che egli avesse previsto tutto: nella sua mano sinistra vi era già uno stiletto dal manico color amaranto, che andò a conficcare nel ventre di Aidan, rigirandolo fra le sue carni

Nonostante non fosse una ferita mortale, la guida della donna ricadde a terra, abbandonando la presa sul bastone. Il suo avversario s'incamminò incontro a Blair.

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Capitolo 6
*** Il Custode ***


«Aidan!», chiamò più volte la donna, correndogli incontro. L’individuo dalle vesti d’ebano la trattenne a sé, frapponendosi tra lei e lo spirito.

«È tempo di andare; c’è chi ti aspetta», disse freddamente, trascinandola via di peso.

La donna si dimenò ma, non riuscendo a toglierselo di dosso, in un lampo di rabbia picchiò le mani sul pettorale della corazza, desiderando con tutta se stessa di potergli infliggere il massimo dolore fisico, e così fu: dal suo palmo scaturì una lama seghettata che lo trapassò da parte a parte, per poi ritrarsi pochi istanti più tardi. Il misterioso figuro ricadde a terra a peso morto, in una pozza di sangue.

Blair si precipitò su Aidan, accogliendolo fra le sue braccia: era stata in grado di salvarlo. Estrasse quel pugnale, gettandolo a terra, e tentò di aiutare lo spirito a risollevarsi; egli tentò vanamente di sorreggersi, ma inutilmente: le forze sembravano starlo rapidamente abbandonando.

«Và! Devi raggiungere il tetto. Non ti preoccupare per me, non morirò... non oggi. Prendi questo… potrà aiutarti», sussurrò porgendole il proprio bastone.

Blair si asciugò il viso dalle lacrime, prima di afferrare l'oggetto. Avvertì da subito uno straordinario potere riempirle l'animo, come se qualcosa dentro di lei si fosse ridestata. Inoltre, per quanto stesse ancora cercando di farsene una ragione, realizzò di essere stata in grado di salvare una persona a cui era ormai profondamente legata, dando sfoggio di un potere di cui non era a conoscenza.

Dopo aver aiutato Aidan a sedersi contro una colonna, proseguì verso il piano superiore. Si lasciò alle spalle i due combattenti, e si defilò fra alcuni ostacoli lungo la strada, sorti proprio a causa di quello scontro. Di quell'ambiente tanto raffinato non era rimasto che un cumulo di macerie.

 

Arrivò sul tetto dopo aver risalito una ripida rampa di scale. Si fermò per riprendere fiato, mentre un forte e caldo vento soffiava contro il suo viso, asciugandole gli occhi e seccandole le labbra. Davanti a lei si estendeva un lungo pontile di legno che pareva arrampicarsi sino al cielo, raggiungendo una struttura di pietra sospesa a centinaia di metri sopra il mare. S'incamminò cautamente, sorreggendosi alle due corde che sostenevano le oscillanti assi di legno. Gettò uno sguardo di sotto, costringendosi a non pensare all'impressionante altezza. Poi, credette di star perdendo l’equilibrio, ma si fece forza per iniziare la camminata. Percorsi i primi quaranta metri, cominciò ad abituarsi a quel passo, dunque proseguì con maggior spigliatezza, facendo forza con le braccia per tirarsi su, pur cercando di non perdere la presa sul bastone.

Fu proprio pochi istanti più tardi che, quanto le era stato detto da Aidan, si rivelò per veritiero. I profondi occhi blu individuarono qualcosa farsi vicino, sempre più velocemente. Dapprima pareva solo un uccello, ma quella tonalità rossa e quello scintillio che lo contraddistinguevano le tolsero ogni dubbio: era un Drago, e stava scendendo in picchiata su di lei!

La creatura sfrecciò a poche braccia dal ponte, mancando di poco con le proprie ali le corde che lo sostenevano, ma lo fece tremare a causa dello spostamento d’aria creato dal suo passaggio; Blair riuscì però a mantenere l’equilibrio, incastrando il bastone fra le assi per aver maggior stabilità. Poi, il Drago ritornò indietro e schiuse le sue imponenti fauci: sembrava non volerla uccidere direttamente, ma giocarci.

Sputò un soffio infuocato che avviluppò rapidamente il ponte davanti a sé, e la donna fu certa che in pochi attimi tutto sarebbe crollato, e lei sarebbe caduta nel vuoto. A quell'altezza, pur avendo il mare sotto di sé, sarebbe sicuramente morta!

Presa dal panico, immaginò di poter spegnere quelle fiamme; eppure l’acqua non sarebbe bastata: impugnò a due mani il bastone ed indirizzo la bocca di leone verso la zona infuocata, facendone fuoriuscire un cono di ghiaccio che ricoprì una buona parte del passaggio, pur non spegnendo le fiamme; quindi, senza perdere tempo, ci si lanciò letteralmente sopra, sfruttando la patina gelata per slittare verso la piattaforma volante al termine del ponte. Con sua immensa sorpresa, e fortuna – poiché aveva sperato in quella folle soluzione – pur essendo in salita riuscì nell'impresa: le leggi della fisica apparivano invertite. Poggiò l'estremità del bastone appena più avanti rispetto al suo corpo, continuando a riversare ghiaccio sulle assi di legno. Si sentì come i supereroi dei fumetti, e la paura mutò rapidamente in divertimento.

Il Drago si mantenne in volo sulla parte alta della salita e schiuse le sue fauci, pronto ad arrostirla; ma, quando Blair gli fu ad una decina di metri, tolse di tasca la sua pila e la puntò contro gli occhi della creatura, accecandola, riuscendo a passarle sotto. Il cono infuocato venne sputato verso il cielo. Quello che la donna non aveva previsto, però, era che il Drago perdesse quota, finendo per ricadere sul ponte, tirandolo giù con sé e precludendole ogni possibilità di ritornare indietro. Prese coraggio e, una volta arrivata al termine della rampa, spiccò un intenso balzo, così come aveva scoperto al suo arrivo, rimanendo sospesa in aria per qualche istante. Riuscì a raggiungere d'un soffio la struttura di pietra. Cadde molto lentamente, tanto non provocarsi alcun dolore. Diede un ultimo sguardo al Drago, che ora stava riprendendo quota e si preparava a tornare in sua direzione.

Alle spalle di Blair si parava un immenso tempio greco, anticipato da un curato giardino di siepi e statue. Uno stretto canale spaccava a metà l'intera struttura e, una volta arrivato agli estremi, l'acqua risaliva verso il cielo, componendo un'immensa arcata al di sopra del perimetro. Senza pensarci troppo, preoccupata per l'arrivo del Drago, vi si addentrò a passo lesto. Poi, superato il canale tramite un ponticello in marmo, avvertì un'ondata di calore sprigionarsi dall'ingresso della struttura, mentre dalle profondità della stessa un rosso fulgore tingeva le colonne che sorreggevano il tetto.

L'interno era decorato con mosaici e sculture raffiguranti filosofi, guerrieri, poeti, imperatori e santi dell'intero mondo conosciuto, appartenenti alle più disparate epoche. Sembrava la culla della storia dell'umanità, ed era illuminata da un globo fiammeggiante sospeso sopra una grossa vasca circolare che ribolliva di lava. Blair si ritrovò con la bocca spalancata, mentre ammirava ciò che comunemente veniva definita una gigantesca araba fenice. Il suo corpo bruciava come milioni di fiamme, ed ogni suo placido movimento causava un'ondata incandescente che spezzava il fiato. I suoi occhi scintillavano come carboni ardenti, mutando costantemente di gradazione.

«Fatti avanti, umana. Accogli il tuo giudizio», la neutra voce dell'entità echeggiò come un tuono.

«Dove mi trovo?», domandò Blair eseguendo l’ordine.

«Nel Santuario dell'Ardente Rinascita, al cospetto del suo Custode. Sei arrivata sin qui affrontando i pericoli disseminati lungo la via, sebbene ti sia rimasto poco tempo. Ti è concesso di tornare nel tuo mondo, ma prima dovrai assolvere alla tua promessa, e solo allora potrai entrare all’interno della Breccia. Un'anima con dei conti in sospeso non può passare dall'altra parte», rivelò con tono inflessibile. «Il mio fuoco arderà ciò sei divenuta vagando fra queste lande; rinascerai come ciò che sei sempre stata, nella tua realtà. Le fiamme ti attendono!». Un secondo e più piccolo globo infuocato prese forma ai piedi dell'immensa fenice.

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Capitolo 7
*** La decisione ***



Caro lettore,
Questa è l'ultima parte del racconto "Un sentiero oltre lo specchio". Quindi, se sei capitato in questo capitolo senza leggere il resto della storia, ti sconsiglio di proseguire, onde evitare di rovinarti il finale. Invece, se tu sei uno di quei lettori che sono arrivati sin qui tramite la lettura dei restanti capitoli, vorrei ringraziarti per avermi prestato il tuo prezioso tempo. Buona lettura!





La donna avvertì il penetrante sguardo dell'entità su di sé, tanto da costringerla ad abbassare gli occhi sul bastone. Ripensò al fatto che effettivamente avesse un debito nei confronti di Aidan, ma che egli era ormai troppo distante affinché potesse raggiungerlo per assolverlo. Senza contare il fatto che, pur avendo a sua disposizione un giorno, il ponte era ormai crollato, e forse lo spirito non era sopravvissuto alla dura ferita infertagli dall'individuo dall'armatura d'ebano.

Sarebbe rimasta intrappolata in quel luogo, eppure, i suoi sentimenti erano contrastanti: quel mondo era riuscito ad affascinarla, ed ammise che avrebbe voluto scoprire ogni suo segreto. Poi, i pensieri corsero ai suoi figli, ma d'un tratto fu come se i loro volti, le loro voci ed i ricordi che li riguardavano fossero offuscati, velati da una densa patina che le impediva di riconoscerli: ebbe l'impressione che quei momenti di vita terrena non le appartenessero più.

«Blair!», sì udì chiamare. Ritornò alla realtà all'improvviso. Lo spirito incedeva zoppicando alle sue spalle.

«Sto tornando a casa, Aidan. Non ho molto tempo: fai la tua richiesta», lo pregò.

«Vorrei poter sfiorare le tue labbra, prima che tu vada. Un semplice bacio», rispose mostrando un sorriso.

Blair lo raggiunse lentamente, e gli restituì il bastone, affinché fosse in grado di restare decentemente in piedi. Poi, gli carezzò dolcemente il viso. Nonostante le ferite, Aidan appariva più affascinante che mai, puro come nessun altro; inoltre, quel suo sguardo era in grado di rapirla, di farla sentire protetta. Non aveva mai avvertito una sensazione simile in vita. Egli aveva dato tutto se stesso per aiutarla, combattendo per lei, rischiando addirittura di morire, e tutto per quell'ultima, banale, eppure immensamente romantica richiesta. Si morse il labbro per cercare di nascondere quel sentimento, anche se i suoi occhi non erano in grado di celare il desiderio che avvertiva nei confronti di Aidan.

Accostò lentamente le labbra alle sue, e permase a lungo assorta in quel morbido ed assuefacente bacio caldo, travolta dalla passione. I loro corpi si avvinghiarono l'un l'altro, con le mani che affondavano nei capelli e carezzavano le proprie forme. Le loro lingue s'incontrarono prima docilmente, poi ardentemente.

Si sentì tutt’uno con Aidan, come se egli fosse ciò che da tempo aveva cercato, colui che aveva sempre voluto al suo fianco. I suoi ricordi parvero annebbiarsi, così come la sua vista. Per lei esisteva solo lo spirito in quel momento. Non si accorse di una sagoma furtiva che prese il suo posto all’interno della vasca infuocata.

«Rimani con me, Blair. Non dovrai più preoccuparti d'invecchiare, di morire o di sopravvivere. Qui soltanto potrai essere realmente felice. Insieme vivremo l’eternità», disse lo spirito.

La donna rispose con un altro lungo bacio, abbandonandosi fra le sue braccia. Il globo ardente si dissolse nella lava.


 

Dopo quell’ultimo messaggio, Alistair non aveva più ricevuto notizie. Il giorno dopo decise di recarsi a denunciare la scomparsa della moglie, e da quel momento sarebbe iniziato il suo calvario. Dante non aveva più dato segni di vita, e lui si era recato spesso durante le notti tempestose nei pressi della chiesetta di Foolknight, nella speranza di riuscire anch’egli a passare dall’altra parte. Ma tutto era stato inutile.

A torturarlo, oltre alla scomparsa della moglie, sarebbero stati i social network, i giornali e la polizia. Numerose volte venne richiamato in caserma per esporre nuovamente la propria versione:

Dopo quel giorno non l’ho più vista”, continuava a ripetere, ma le domande lo inseguivano giorno e notte. Gli chiesero di recarsi in televisione, di aiutarli nelle ricerche, ma lui sapeva che tutto sarebbe stato vano: Blair non era più nel loro mondo.

Aveva anche ricevuto una lettera anonima, oltre a tutte quelle minatorie che gli davano del mostro; qualcuno lo invitava a tacere, altrimenti lui ed i suoi figli ne avrebbe pagato le conseguenze. I mesi trascorsero lenti, e la bottiglia divenne la sua migliore amica. Il suo libro incompiuto giaceva sepolto sotto una pila di lettere mai lette, consapevole del loro significato. Il caso divenne nazionale, e ben presto mondiale, specialmente dopo che la scientifica rinvenne un orecchino di piume purpuree nei pressi della chiesetta di Foolknight, e riscontrò nei suoi pressi i segni delle ruote della sua auto. Sentiva un nodo stringersi attorno al suo collo.


 

Il suono delle sirene lo destò improvvisamente, ed i suoi stanchi occhi ricaddero su qualcosa che luccicava vicino al televisore. Si alzò a fatica, schiacciando alcuni frammenti di vetro con le scarpe, e sbandò sino alla fonte luminosa. Presto riacquistò parziale lucidità, mentre si rendeva conto che a luccicare era lo specchio che gli aveva donato Dante: sulla superficie presero vita nuove scritte, ma gli ci vollero parecchi istanti per riuscire a focalizzare al meglio la vista:

Perdonami, ho fallito…”.

Nello stesso momento, Alistair udì le parole del telegiornale: le cattive notizie erano giunte tutte insieme. La polizia aveva scoperto del suo prelievo di ventimila euro nei giorni seguenti alla scomparsa della moglie, effettuato da lui in prima persona; inoltre, vi erano parecchi testimoni che l’avevano visto in compagnia di un losco figuro, ed erano tutti pronti a testimoniare di non averlo più notato da quelle parti. Alistair non avrebbe potuto che mentire riguardo quelle affermazioni, e questo, sommato alle prove ritrovate sull’ormai definita scena del crimine, lo rendevano a tutti gli effetti un possibile assassino agli occhi del mondo. Un assassino che aveva avuto un anno di tempo per sbarazzarsi del corpo della moglie. Udì ancora le sirene, ma questa volta parvero essere fuori casa sua.


 

Il gelo filtrava come un sussurro arido di speranze attraverso le arrugginite inferriate della sua cella, sbattendo anch’esso contro l’agonia e lo sconforto esalati da quelle sporche, ristrette e angoscianti mura. La fuggitiva luna si era celata dietro grigie e sentenziose nubi, annunciandosi sporadicamente e stancamente in tutta la sua abbondanza. Pioggia sporca stava per cadere e, come si usava dire nei pressi di Foolknight: “lo sporco dei peccati umani vien vomitato dagli angeli, e ciò è male”.

Delle fredde lenzuola che coprivano lo scomodo lettino fissato al pavimento non restava che l’ombra di un nodo fra le sbarre; l’uomo dal rosso e arruffato crine strinse l’annodamento all’altro estremo, infilando la testa all’interno del cappio che aveva appena creato. Sospirò lentamente, e strinse ancora il nodo dietro alla nuca, poi gettò i suoi cangianti occhi verdi sullo sgabello sotto i suoi piedi.

«Ti ho sempre amata… Blair…».

 



Fine

 



Un sentiero oltre lo specchio è terminato, ma non è detto che questa avventura possa concludersi in questo modo. Ammetto che questo progetto è stato portato avanti come racconto, ma è nato per essere un vero e proprio romanzo. La scelta di dividerlo in capitoli così brevi è stata presa in base alle esigenze web. Volevo consentire una più rapida lettura agli utenti. Questo è per dire che forse, in un futuro non esattamente precisato, questa storia potrebbe essere effettivamente ripresa, ed in tal modo darmi la possibilità di spiegare tutto il mondo che ho immaginato dietro questo semplice racconto. La storia sarà perlupiù la stessa, ma in essa saranno presenti maggiori dettagli e focus sui personaggi.
Se il racconto ti è piaciuto, voglio invitarti a lasciare un commento a riguardo: mi darà maggiori energie per continuare a scrivere!
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