(How fast the) Night changes di Violet2013 (/viewuser.php?uid=471536)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cambia il vento ***
Capitolo 2: *** Se ci sbatti contro ***
Capitolo 1 *** Cambia il vento ***
QUANDO IL VENTO CAMBIA?
Quando il vento cambiava la carpa nello stagno di casa Tendo faceva un
doppio balzo carpiato in aria, il Fūrin
riempiva l'aria con il suo
suono melodioso ed il ginocchio destro di Happosai scricchiolava.
La dimora di Soun Tendo era sempre la solita: piccola, arredata con
gusto, almeno secondo i dettami del numero di CasaChic
di giugno 1970, disordinata, con le mura più sottili ed allo
stesso tempo resistenti che una casa giapponese avesse mai visto, piena
di ricordi, piena d'amore, piena di gente.
Un uomo in ginocchio sulle pesanti assi in legno del patio sembrava non
voler dare ascolto alla sua preghiera di alzarsi in piedi e continuava
a prostrarsi al suo cospetto.
''Genma, fratello mio... Hem...
Per favore, mi stai mettendo in imbarazzo!'' ridacchiò
grattandosi la testa, imbarazzato. Solennità e gratitudine
non
erano esattamente i tratti salienti del carattere del suo migliore
amico.
''No, Tendo!'', sbraitò librando il pugno in aria, poi
battendoselo a più riprese sul petto. ''Io sono stato
cattivo,
molto cattivo! Sono riuscito a venire meno all'unica promessa che abbia
mai davvero pronunciato con sincerità, all'unica in cui
credessi! Amico mio, sempre ch'io sia ancora degno di
considerarti tale, potrai mai perdonarmi per quanto fatto a te ed alla
tua bambina?''
''Genma'', una mano sulla spalla di quello che considerava a tutti gli
effetti suo fratello, ''Ti prego, entra in casa, beviamo una tazza di
tè''.
Sorrise a Kasumi che gli serviva il tè mentre sua moglie,
seduta
di fronte a lui, accanto al padrone di casa, non proferiva parola
nè lo degnava di uno sguardo, se non per lanciargli di tanto
in
tanto qualche occhiata truce.
Prese la parola solo dopo aver visto la giovane sparire in cucina con
il bollitore in mano.
''Amico, moglie...''
''Sei un bastardo!''
''Calma, calma...'', mestamente Tendo la placò, ''Ora
è tornato, vedi? Sono
tornati''
''Mi hai lasciata sola portandoti via mio figlio il giorno del diploma,
Genma, il giorno del diploma! Non ho neanche fatto in tempo a dare a
Ranma il regalo che gli avevo comprato!''
''Ci sono momenti in cui... Momenti che sono giusti e basta. E Ranma
era d'accordo. Lo avrebbe fatto anche prima, ma non voleva lasciare la
scuola e darti una delusione''
''E non hai pensato a me? Non avevo neanche un posto in cui stare! Se
Soun non mi avesse presa con sè, io... Che ne sarebbe stato
di
me?''
''Lo so, e di questo mi rammarico. Tendo'', si rivolse all'amico, ''Non
mi basterebbe vivere e lavorare duramente cento anni per ringraziarti
di tutto quello che hai fatto per me, scusami se per tutto questo
tempo, anche
in mia assenza, ho pesato...''
''Non dirlo neanche'', lo fermò alzando una mano, ''Nodoka
è come una sorella per me, e tu... Tu sei più di
un
fratello, amico mio! Vieni qui, abbracciami!''
E piansero.
*
''Ho fatto proprio bene a
venire a trovarti, sister!
This place is awesome!
Se solo avessi saputo, avrei piantato baracca e burattini molto prima!''
''Ti prego, non ti ci mettere pure tu. Ti ho invitata perchè
avevo bisogno di una buona dose di nipponicità, se avessi
voluto
stare tutto il giorno a parlare inglese, beh...'' allargò
semplicemente le braccia.
Tokyo era una città che
si sviluppava in verticale. I grattcieli maestosi non mancavano come le
torri e le alture in generale, ma le sorelle Tendo avevano sempre
condotto una vita troppo provinciale per goderne appieno. Era quindi
strabiliante, agli occhi della giovane Nabiki, la vista dall'alto del
tredicesimo piano del palazzo in cui la sorella condivideva un
appartamento con altre tre ragazze, nel cuore di Chicago.
Inspirò ed espirò a fondo, lentamente. Non
avrebbe nemmeno perso tempo a negarlo: invidiava il coraggio di Akane.
''Chi l'avrebbe mai detto, sorellina?'', sorrise, ''Ho sempre pensato
che sarei stata io la prima a cedere al fascino degli States!''
''Ed invece sono stata io. Certo, se avessi avuto voglia di continuare
a studiare...'', alluse.
''Non ricominciare, Akane. Non ne avevo proprio voglia. Le superiori mi
hanno traumatizzata, con tutte quelle che ci sono capitate!'' risero.
''Ed ora lavori per i Kuno...''
''No, ferma, non lavoro per i Kuno. Lavoro per uno studio fotografico
molto importante il cui amministratore delegato, e giuro che l'ho
scoperto solo dopo...''
''Sì, come no. Lo sanno anche i muri che Tatewaki ha spinto
la
tua candidatura perchè ha un debole per te. Lo ha sempre
avuto,
penso''
''A scuola non sembrava...''
''Eravamo piccoli. Stupidi. Le cose sono cambiate''
''Tutte tutte?'', sorrise maliziosa.
Akane se l'aspettava. Nel mese trascorso insieme a Chicago Nabiki non
aveva alluso una sola volta al loro passato a Nerima, ma la
secondogenita di Soun Tendo non sarebbe stata capace di mordersi la
lingua ancora a lungo.
''Tutte tutte'', sentenziò in risposta.
''Sorella...''
''Siamo su un balcone, molto
in alto, ed anche se non pratico da quasi un anno sono pur sempre
un'artista marziale. Così, giusto per ricordartelo'',
parodiò un'espressione agguerrita.
''Non voglio che mi butti di sotto, voglio solo che tu sappia che io so. So che non
saranno i capelli più lunghi, i vestiti più belli
ed il lavoro da Gap...''
''E' un'azienda molto importante''
''Lo so, lo so. Grazie ancora per tutte quelle T shirt
che mi hai regalato. Quello che intendo dire, Akane, è che
anche
se hai fatto una scelta importante, e solo i Kami sanno quanto ti
ammiri... Beh, tra una settimana si torna a casa per le vacanze estive
e...''
''E niente. Mi godrò del tempo di qualità con la
mia
famiglia ed i miei amici di sempre e poi tornerò qui per il
secondo anno''
''Ma hai fatto domanda per il trasferimento all' Università
di
Tok... Non fare quella faccia, lo sai che mi piace frugare nei
cassetti, e sì, ho trovato la tua candidatura''
''E' solo un'opzione che voglio tenermi aperta nel caso in cui...''
''Nel caso in cui un cavaliere dall'armatura scintillante sia
lì ad attenderti?''
''Hai detto che non si è mai fatto vedere'',
sussurrò.
''La vita è strana, Akane, e se ho imparato qualcosa dalle
nostre vite è che sono regolate dal caos, dal disordine e
dalla
pessima tempistica. Ranma potrà essere anche al Polo Nord oggi,
ma mi gioco tutti i miei averi che il giorno del tuo ritorno gli andrai
a sbattere contro. Non farai neanche in tempo a posare la valigia''
''La cosa è comunque irrilevante''
''Oh-oh''
''Oh-oh cosa?''
''Oh-oh. Akane Tendo, diplomata con il massimo dei voti, ha fatto
domanda all'ultimo momento per un' Università straniera,
è stata ammessa con borsa di studio, si è
trasferita
dall'altra parte del Mondo, ha vissuto un anno in un Paese in cui si
parla una lingua che conosceva solo sommariamente, ha trovato un
lavoro, una casa, si è fatta degli amici...''
''Grazie per il riassunto e per aver riconosciuto i miei meriti, anche
se conoscendoti so che c'è un ma''
''Ma niente
fidanzato''
''Non mi sono mai piaciuti troppo i ragazzi'', storse il naso.
''E i ragazzi-ragazza?''
''Nabiki!"
''Scusa, me l'hai servita su un piatto d'argento. Cosa ti fa credere
che la situazione di stallo che si era creata, quella che ti ha spinta
a venire qui subito dopo la dipartita del buon Ranma, non si possa
ricreare col tuo ritorno sul suolo nipponico?''
''Non mi ha chiesto di seguirlo nè tanto meno di aspettarlo,
il fidanzamento è ufficialmente rotto''
''Non ti ha chiesto di seguirlo perchè è troppo pericoloso,
sei solo una donnetta!'',
parodiò la voce imperante e boriosa del ragazzo dagli occhi
blu,
''Quanto ad aspettarlo, beh penso che gli sarebbe piaciuto chiedertelo.
Se avesse avuto la certezza di tornare''
''Ma non l'ha fatto''
''Lo avresti aspettato?''
''Lo sai''
''E' un sì?''
Si strinse nelle spalle.
Era stata una giornata di giugno atipica, troppo calda, anche se ancora
primaverile.
L'aria aveva cominciato a scompigliarle i capelli, che ora
le arrivavano a metà schiena, ed il maglioncino aperto che
indossava iniziava ad essere troppo poco coprente. Ne
afferrò i
lembi laterali e li unì per riscaldarsi, rabbrividendo
mentre le nuvole
iniziavano a coprire il cielo.
''Rientriamo'', una mano sulla spalla della sorella maggiore, ''Il
vento sta cambiando''
A volte ritornano,
esatto!
Lo so, l'ennesimo post
manga sulla crescita psicologica di Akane. SI'.
Niente, so di avere
delle cose in sospeso ma mi andava di scrivere qualcosa del genere, e
dopo aver fatto un sogno rivelatore, eccomi qua. Non vi prometto
niente, ad oggi non so ancora come voglio sviluppare questa storiella,
ma, come sempre, ci proviamo!
Un grazie a chi
leggerà ed un mega bacio alle splendide Ladies! <3
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Capitolo 2 *** Se ci sbatti contro ***
capitolo 2
L' U-chan
era esattamente come lo ricordava: piccolo, oltremodo pulito
per via del terrore che la sua proprietaria nuriva nei confronti degli
ispettori dell' Ufficio di Igiene, impregnato dell'odore di buono delle
okonomiyaki migliori del Giappone, caldo, accogliente, familiare.
Ranma era infinitamente grato alla sua amica di infanzia per aver
accettato di
ospitarlo durante quella settimana ed i giorni a venire. Soun Tendo era
stato incredibilmente
gentile con lui quando era andato a trovarlo, nonostante alla sua
partenza
gli avesse lanciato contro una serie di anatemi che neanche Hikaru
Gosunkugi in tutta la vita, e gli aveva fatto capire senza mezzi
termini che, come sua madre e suo padre, avrebbe potuto continuare a
vivere lì, perchè in fin dei conti il
suo legame con
Akane non era stato ancora ufficialmente reciso, ma lui non se l'era
sentita di approfittare oltre dell'ospitalità della sua
famiglia.
Dopo due giorni, tanti gliene erano serviti per reperire Mousse, Ryoga,
Shan Pu e tutti gli amici cui aveva promesso di portare un po' di acqua
delle sorgenti di Jusenkyo, si era presentato e scusato, aveva mangiato
dell'ottima carne e riabbracciato sua madre, dopodichè era
tornato dall'amica di sempre, che gli aveva offerto un posto nella
cameretta di Konatsu.
Non era abituato a festeggiare il suo compleanno, ma dal momento che i
vent'anni erano un traguardo importante, che quello era stato un anno
impegnativo e chiarificatore e che Ryoga aveva insistito
così tanto, si era
sbarbato, abitudine che aveva perso durante il suo peregrinare,
pettinato e vestito di tutto punto
ed era sceso al locale, chiuso per l'occasione, per accogliere chi era
venuto fin lì a celebrarlo.
La prima fu Shan Pu, il cui astio era malcelato da un sorriso di
circostanza.
''Tanti auguli Lanma''
''Grazie mille'', sorrise ed accettò di buon grado il
pacchettino che la cinese gli porse, mentre Mousse le si avvicinava e
le accarezzava con fare protettivo il pancione. Almeno uno dei due
sembrava soddisfatto della decisione di Obaba, che aveva loro imposto
di sposarsi quando, cinque mesi dopo la partenza di Ranma, aveva
intuito che tra le priorità del ragazzo non c'era il tornare
in
Giappone e rispettare i patti.
Solo una volta, lo
abbiamo fatto solo una volta pel lendele valido il matlimonio:
di' una palola e sono tua,
questa era stata la risposta della giovane cameriera alla sua
espressione sorpresa quando, al suo ritorno al Nekko Haten,
l'aveva trovata ripiena,
così aveva detto con la sua solita mancanza di tatto. Ranma
aveva gentilmente rifiutato l'offerta, porto a lei una boccetta di
acqua della Fonte della
ragazza affogata ed a Mousse una della Nan Nichuan,
accompagnato dal sospiro sollevato di Obaba che, tra le tante disgrazie
cadutele sulle spalle in un numero imprecisato di lustri, proprio non
accettava che il consorte dell'amata nipote fosse un mezzo papero.
''Te la sei scampata, EX
futuro marito!''
Proprio come la pioggia, che quando la nomini sta già
arrivando,
la vecchia Cologne lo sorprese alle spalle e gli pose un piccolo bacio
sulla guancia, ridacchiando.
''Lascia sognare una povera vecchia''
''Puah! Che
schifo!'', si pulì con una mano.
''Sei sempre stato restìo alle attenzioni femminili''
''Non a tutte''
''Mia nipote è molto più bella di me''
''Tua nipote'', la avvicinò e prese a bisbigliarle
nell'orecchio, ''Era un filo troppo soffocante per i miei gusti''
''Era semplicemente molto innamorata''
''Bisogna essere in due. Con Mousse starà bene''
''Ne dubito. Bisogna essere in due''
''E allora perchè hai acconsentito alla sua proposta?''
''Si è rivelato più che degno ai miei occhi. Dopo
la
battaglia con Safulan, intendo. Inoltre la ama molto. Solo il Cielo sa
quanto avrei voluto un compagno di vita così devoto''
''Avevamo promesso di non nominare più quella cosa''
''Ti fa ancora male dopo tutto questo tempo?''
''Non è questione di fare male o non fare male. E' stato...
Non
so come spiegarlo. Ho vinto, sì, ma... Allo stesso tempo
è stata la più grande sconfitta della mia vita,
l'unica,
se devo essere preciso''
''Parli della battaglia o di quello che è venuto dopo?''
''Che intendi?''
''Sei sempre stato restìo alle attenzioni femminili'',
cantilenò allontanandosi, scuotendo la testa.
''Ranma, io...''
Si voltò ed un ragazzone con gli occhi verdi si stava
girando i
pollici mentre esaminava, invero con molta attenzione, le fughe tra
le piastrelle del pavimento.
Il suo più vecchio, caro amico.
''Ryoga, ce l'hai fatta a non sbagliare strada scendendo le scale? Sono
senza parole!'', esagerò un'espressione fintamente sorpresa.
''Bastardo'', scoprì i canini, mentre gli sorrideva con gli
occhi.
''Hai fatto tutto?'', domandò con fare cospiratore.
''E' proprio di questo che dovevo parlarti. I-io... Ti ringrazio,
Ranma'', s'inchinò.
''Hey, che fai? N-no!", muoveva le mani velocemente, imbarazzato,
guardandosi intorno.
''Ranma, fratello mio, mi hai donato una nuova vita!'', lo
abbracciò piangendo, stringendolo a sè senza
risparmiare
un briciolo della sua forza erculea.
''M-mi stai soffocando!'', si lamentò con un filo di voce,
''Smettila, Ryoga, ci guardano tutti!"
''Non sarò mai più P-Chan, mai più!",
continuava ad urlare l'altro.
''Ryoga, basta!''
''Ma non è di questo che dovevo parlarti'', si ricompose
alla
velocità della luce, ''Ranma, fratello'', gli
posò una
mano sulla spalla.
''Smettila di chiamarmi così''
''Ranma, amico mio''
''Meglio'', sbuffò rassegnato.
''Ranma''
''Sì, quello è il mio nome, ma non consumarlo'',
si stava spazientendo.
''Ranma''
''Ancora?''
''Vorrei che le nostre famiglie fossero legate, un giorno''
''Ah, no, non ci provare!'' si allontanò.
''Ti prometto la mia primogenita!'' gli urlò dietro l'altro,
inseguendolo con le braccia spalancate.
''E cosa dovrei farne? Impalmarla?''
''Non ci pensare nemmeno, figlio d'un cane!''
Con il suo pugno di ferro, schivato all'ultimo momento dal
destinatario, fece un buco in una parete in carta di riso, tra le urla
della padrona del locale.
''Aspetta'', lo prese poi per un braccio, costringendolo a voltarsi
mentre il ragazzo scappava, ''C'è dell'altro''
''Cosa vuoi, che ci facciamo due tagli sui pollici, li uniamo e
diventiamo fratelli di sangue? O che ci compriamo delle T-shirt uguali con
scritto Amici per sempre?''
''Non mi sembrano delle cattive idee ma no, non è questo.
Ecco, io... I-io... Vorrei trovarmi una donna'', arrossì.
''Hai la mia benedizione'', gli posò una mano sulla spalla,
sarcastico.
''Dimmi come si fa''
''Cosa?'' sbiancò l'altro.
''Ranma, tu sei sempre stato pieno di femmine! Insegnami il tuo
segreto!''
''Buona giornata, Ryoga'', si allontanò definitivamente.
''Dove vai, Ran-chan?'', lo bloccò la padrona di casa, sulla
porta.
''Dai Tendo. Mia madre ha comprato una torta''
''Notizie di Akane?''
''Non ho chiesto''
''Sei proprio strano, tu''
''Nemmeno il giorno del mio compleanno mi è concessa un po'
di pace?''
''Ranma, sono la tua migliore amica, nonchè fidanzata
carina.
D'accordo, quest'ultima cosa non è vera. Con me puoi
parlare''
''Ok, riassunto: Soun ci crede ancora. Nabiki l'ha raggiunta. Non sanno
se o quando torneranno, dipende da non so quale esame. Fine delle
trasmissioni''
''E se tornasse?''
''Beh, tanto io vivo qui'' fischiettò portandosi entrambe le
braccia dietro la nuca, assumendo una posa rilassata e strafottente.
''Sempre bravo a scappare dai problemi, eh?''
''Hey, io non scappo!''
''Ti manca?''
''Mi sono abituato''
''Ranma'' incalzò.
''Questa domanda non me l'hai fatta'' replicò mentre era
già in strada e stava correndo via.
''Tanto prima o poi ci andrai a sbattere contro!'' gli urlò
dietro, raggiungendolo fuori dal locale.
''Ad Akane?'' si voltò con aria impunita, di sfida.
''Alla realtà, idiota'' sbuffò la cuoca di
okonomiyaki rientrando nel locale, sbattendo la porta.
*
Tornata a casa, dopo un anno di lontananza, tutto le sembrava uguale e
diverso allo stesso tempo.
Nabiki aveva proseguito in taxi fino al Dojo, con le
valigie, mentre lei aveva chiesto all'autista di farla scendere di
fronte all' Istituto
superiore Furinkan ed
aveva preso a camminare. Dopo tante ore seduta in aereo non le avrebbe
fatto male sgranchirsi un po' le gambe, inoltre il desiderio di
riabbracciare la sua famiglia era a tratti mitigato dal timore di
ributtarsi a capofitto nella realtà caotica e confusionaria
di
casa sua, tra Happosai, i Kuno, gli amici e tutto ciò che
l'aveva fatta scappare lontano.
Acclimatarsi,
era quella l'unica parola che le venisse in mente, doveva acclimatarsi.
Mentre vagava per le vie del suo quartiere prestava più
attenzione del solito a ciò che la circondava: la casa del
signor Tanaka, davanti alla quale era passata praticamente tutte le
mattine, aveva le pareti di un rosa pallido che un po' stonava con il
grigio ingiallito delle altre case, mentre il tetto della libreria in
cui spesso acquistava libri di cucina e fumetti era blu, non rosso come
gli altri. Strano come quei dettagli le saltassero all'occhio solo in
quel momento.
Raggiunto il posto in cui doveva andare prese un ampio respiro e spinse
con forza la porta.
''E' permesso?''
''Un momento, arrivo. Ma! Piccola Akane! Sei proprio tu?''
''Buonasera, dottore'' un leggero inchino.
''Dai, smettila di essere così formale con me! Dammi un
abbraccione, bambina!''
Dopo i vari convenevoli e davanti ad una buona tazza di tè,
che
il chiropratico non si negava neanche nella bella stagione, la ragazza
si sentiva rilassata, serena e sicura di sè. Il potere di
quell'
uomo era veramente grande, nessuno riusciva a placarne le inquietudini
come lui.
''Notizie del piccolo Ranma?''
Non sempre.
''Nessuna, non da quando è partito''
''Sai che doveva farlo, vero?'' gli occhiali gli si appannarono
comicamente mentre soffiava sulla tazza.
''Certo. Il suo addestramento, la maledizione, blablabla''
''Ryoga ha terminato con Obaba''
''Lo so. Non che li abbia sentiti così assiduamente mentre
ero
via, ma mia sorella mi ha aggiornata. Ora è ufficialmente un
Maestro''
''Lo sarà anche Ranma, a quest'ora''
''A Ranma mancava solo un riconoscimento ufficiale'' sbuffò.
''Lo penso anch'io, ma sai quanto il signor Genma sia severo nei suoi
confronti. Avrà voluto metterlo alla prova prima di...
Beh...
Sai, io penso che sia stato un bene che non vi siate mai sposati, come
penso che sia stato un bene che anche tu sia partita. C'erano troppe
cose in sospeso''
''Sono d'accordo''
''Che farai se tornerà?''
''Onestamente, non credo lo farà. Ranma è sempre
stato un
vagabondo, e non c'è più nulla che lo leghi a
questo
posto''
''A parte...''
''Dottore, la smetta. Non siamo mai stati veramente fidanzati''
''Io mi riferivo a sua madre'' la prese in giro bonariamente,
scompigliandole i capelli, ''Va' a casa, bambina, sta calando la sera.
E domani torna qui da me, ed anche tutti gli altri giorni. Abbiamo un
sacco di cose da dirci''.
Camminare di fianco ad una ringhiera a lei familiare era una
tentazione forte e bruciante.
La strada era deserta, lei era in forma e non c'era nessuno
lì,
pronto a prenderla in giro. Decise che valeva la pena provare a fare
una cosa di cui aveva sempre avuto paura.
Con un balzo elegante di cui andò molto fiera, essendo fuori
allenamento, vi salì sopra e cominciò a camminare
in
avanti, un passetto alla volta, acquisendo di passo in passo sempre
più sicurezza. Non era così difficile!
Fu proprio quando si stava sforzando maggiormente di mantenere
l'equilibrio, però, che lo perse definitivamente, non prima
di
aver provato la sensazione di essere andata a sbattere contro un muro.
''Tutto bene, signorina?''
Si sprimacciò la gonna del vestito, tirandosi su da terra,
ed alzò lo sguardo.
E lo vide. Si videro.
''Tu?'',
chiesero all'unisono.
Si avvicinarono in silenzio, guardandosi negli occhi senza mostrare
alcuna emozione, come gli animali che si studiano reciprocamente, come
i combattenti prima di una gara.
''Sei torna-'',
ancora all'unisono.
''Da quanto sei qui?'' fu la Tendo la prima a rompere il gioco del
pappagallo, in un sussurro.
''Una settimana, tu?''
''Un paio d'ore''
''Sto da Ukyo''
''Capisco'' abbassò lo sguardo. Ranma avrebbe giurato di non
aver mai visto un' espressione tanto indifesa.
''Non... Non in quel senso'' esitò.
''Non ha importanza. Vieni a casa con me?''
''Arrivo da lì. Ora devo andare all' U-Chan... Sai, a
lavorare... V-vieni a trovarmi domani? O un altro giorno, se vuoi
riposarti''
''Verrò domani'' sorrise, ''Buon lavoro''
Nel guardarla allontarasi a Ranma vennero in mente tutte le frasi
gentili, amichevoli ma non sdolcinate, educate, impossibili da
fraintendere, semplicemente perfette che avrebbe potuto dirle.
Gli vennero in mente tutte le parole che a fatica era riuscito a
mettere insieme in un anno di solitudine e riflessione, quelle che
aveva stilato come una lista ed, in una notte di tormenta, dalle parti
di Shangai, aveva addirittura scritto su un foglietto che portava
ancora in tasca.
Decise
che, dato che la ragazza era ancora vicina, non tutto era perduto, e
decise di dirle la cosa più importante.
''Akane'' il tono di voce fermo, asciutto, risoluto.
''Sì?'' si voltò immediatamente, come se
aspettasse di sentirlo pronunciare il suo nome.
''Sono un uomo, adesso''
Una lunga pausa.
''Lo sei sempre stato, scemo!'' gli urlò dietro l'altra.
Una smorfia, un sorriso, e sparì all' orizzonte.
Aggiornamento flash per
fare ammenda di tutti i ritardi passati, grazie mille per la splendida
accoglienza ed alla prossima!
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