Kiss me under the light of a thousand stars

di TsubamePhoenix
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo _ Hold every memory as you go ***
Capitolo 2: *** 1 _ And I don't want to miss a thing ***
Capitolo 3: *** 2 _ We'll be two souls in a ghost town ***
Capitolo 4: *** 3 _ You gotta hold on, hold on to what you're feeling ***
Capitolo 5: *** 4 _ Now, this is our life. This is what counts. ***
Capitolo 6: *** 5 _ We fight and sacrifice everynight, so we ain't gon stumble and fall never ***
Capitolo 7: *** 6 _ Follow the Sun ***
Capitolo 8: *** 7 _ Suddenly your eyes disappear in the night ; I run as fast as I can ***
Capitolo 9: *** 8 _ Here comes the nightmare that never ends ***
Capitolo 10: *** 9 _ Cause I'm not fine at all ***
Capitolo 11: *** 10 _ Don't want to close my eyes, I don't want to fall asleep cause I'd miss you baby ***
Capitolo 12: *** 11 _ And reach above the Stars ***
Capitolo 13: *** 12 _ Every Rose has its Thorn ***
Capitolo 14: *** 13 _ I Grow Fonder Every Day ***
Capitolo 15: *** 14 _ Into The Night I Go ***
Capitolo 16: *** 15 _ Through the pain and the heart aches there's still love for everyone ***



Capitolo 1
*** Prologo _ Hold every memory as you go ***





Hold every memory as you go



 
La ragazza correva. Correva veloce, inciampava, si aggrappava agli alberi e correva ancora. Non si voltava indietro. Sapeva che, se l'avesse fatto, sarebbe stata risucchiata dal rimorso, dal dolore, dalla sconfitta. Le lacrime avrebbero iniziato a scendere e lei non sarebbe riuscita a fermarle più. Il petto le bruciava.
 
Il bosco, gli alberi intorno a lei le mettevano paura, ma allo stesso tempo la accoglievano. Non riusciva a dimenticare. Il ricordo di quella notte, di quegli anni, di quella vita, si era aggrappato a lei, ai suoi lunghi capelli ricci e alla sua maglia strappata, era entrato nel suo corpo attraverso le ferite sulla sua schiena, ancora aperte, ancora sanguinanti.
 
Quel bosco, quella fitta vegetazione si chiudeva davanti a lei ma lei lottava. I rami che le ostacolavano il passaggio le graffiavano la pelle ancora di più, il dolore era troppo da sopportare, ma lei continuava a correre. Incurante di tutto. Impaurita. Sola. Sperduta. Non sapeva dove voleva andare nè la direzione in cui stava correndo. Non aveva la più pallida idea se sarebbe arrivata al lago, in città o se si sarebbe definitivamente persa in quell'infinito bosco. Voleva solo scappare, scappare dalla sua vita. Voleva dimenticare, e ricominciare. Voleva essere felice.
 
La ragazza voleva dimenticare, ma i ricordi si erano impossessati di lei. Voleva lasciare tutto alle sue spalle, ma le sue spalle dolevano e urlavano. Le sue spalle rovinate, rovinate come la sua schiena. Distrutta. Segnata da righe rosse, lunghe e dritte. Tagli profondi. Tagli che sarebbero diventati cicatrici. Cicatrici che mai le avrebbero permesso di dimenticare.
 
La ragazza aveva paura. Il bosco non finiva più. Era stanca. Nei suoi polmoni un incendio stava divampando. Le sue gambe non la ressero più. Cadde. E cadendo la sua testa urtò contro il tronco di un pino. E cadendo chiuse gli occhi.
 
La ragazza svenne, perdendo la memoria.
 
Una memoria che poco per volta sarebbe tornata. Poco per volta avrebbe ricordato il suo passato, ma la ragazza sarà stata abbastanza forte da sopravvivere alle ombre che la sua mente celava ? 





 
Angolo dell'autrice : 
Ciaooooooooo ! 
Sono felice di iniziare a pubblicare questa storia. E' stato molto difficile per me scriverla. Certe cose sono davvero complicate da far uscire alla luce del sole. 
Credo che aggiornerò la storia una volta la settimana, il martedì. 
Non preoccupatevi se il prologo è molto corto, i capitoli veri e propri saranno assai più lunghi :) 

Ma ora, passiamo alla piccola riflessione su questo micro-capitolo: la ragazza che corre è la nostra protagonista (SORPRESA DELLE SORPRESE!) Hermione. Sta scappando da qualcosa, ma questo qualcosa che così tanto la logora interiormente si è aggrappato a lei, non la vuole lasciare andare. E anche se lei perde la memoria, queste ombre, questi demoni, rimangono incatenati al suo cuore e alla sua mente e torneranno a tormentarla ... 

Ho deciso di scrivere questa storia inserendo i personaggi nel mondo reale. Vi prego Potterheads, non odiatemi! Eh gia, nessuna magia, nessuna Hogwarts e nessuna bacchetta. Solo loro e la vita, la realtà che tutti conosciamo. 

Leggendo una storia a capitoli di un'altra autrice, mi ha colpito molto una cosa : i titoli. Ogni titolo era un verso di una canzone, intorno al quale si sviluppava l'intero capitolo o una parte. Ecco, questa idea originale mi è piaciuta un sacco e ho intenzione di copiarla (SCUSAAAAAAAAAAA). 

In particolare questo titolo è un verso di "See you Again" di Wiz Khalifa, la conoscerete di sicuro, se avete visto Fast & Furious 7 la conoscete ancora di più! Quante lacrime per gi ultimi 10 minuti del film! Manchi Paul, sarai sempre nel mio cuore!  ... ma non divaghiamo troppo, sono certa che non sarete interessati al mio amore per Paul e a tutte le lacrime che ho versato guardando il tributo a lui alla fine di F&F 7 :) Bene, "
Hold every memory as you go"  e riferito ai ricordi di Hermione che restano con lei mentre scappa via, mentre scappa da qualcosa (e più avanti si scoprirà cosa :) ). E' anche riferito a quando, svenendo, perde la memoria. Il suo passato resta con lei, resta IN lei. Deve solamente trovare il coraggio di esplorare la sua mente e il suo cuore e riportarlo alla luce. 


Vostra,
C. 

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Capitolo 2
*** 1 _ And I don't want to miss a thing ***




And I don't want to miss a thing






Quando la ragazza aprì gli occhi si ritrovò distesa su di un letto di foglie, circondata da alti pini. Sbattè più volte gli occhi, cercando di ricordarsi come fosse finita in quel posto, così distante da ogni forma di vita, sola, sporca, la maglia strappata e sporca di sangue. Chiuse gli occhi e si sforzò di ricordare, ma tutto ciò che sapeva era che stava fuggendo. Da cosa o il perchè non riusciva proprio a farselo venire in mente.
 
Si alzò e si incamminò, scegliendo una direzione a caso. Camminava lentamente, provata dal dolore fisico e dalla sensazione di smarrimento nel non ricordarsi nulla di nulla. Oh forse proprio nulla no...
 
Mi chiamo Hermione Granger. Ho diciannove anni. Amo leggere e studiare. Nella tasca dei jeans ho una carta di credito. Il suo codice è 89668. Vengo da ... da ... 
Si sforzava di ricordare qualcosa di più. Ma era tutto inutile. E allora continuava a ripetersi il suo nome, la sua età, le sue passioni e il codice di quella carta, anche se non sapeva quanti dollari vi erano contenuti. 
 
Camminando arrivò ad un laghetto. Uno piccolo specchio d'acqua circondato da un'altrettanto piccola radura. Si tolse le scarpe e senza spogliarsi entrò lentamente nell'acqua. Quando quest'ultima ormai le lambiva la parte bassa della schiena, centimetro in più di pelle che l'acqua toccava era una lenta tortura. Fitte lancinanti partivano dalle ferite ancora aperte e si propagavano in tutto il suo corpo.
 
Mi chiamo Hermione Granger. Ho diciannove anni. Il sangue che, prima secco, si sta sciogliendo nell'acqua tutto intorno a me viene dalla schiena. E le mie ferite vengono da... sono state portate da ... 
Nulla. Nessun ricordo. Nessun passato. Solo dolore. Solo presente. 
 


§

 
 
Stava ancora camminando nel bosco. I vestiti ormai erano asciutti. Subito dopo quella sottospecie di bagno in cui, oltre che la sporcizia, aveva cercato di lavarsi via di dosso il dolore delle sue ferite, si era stesa sull'erba della radura e aveva atteso che i pochi raggi di sole, che filtravano tra le fronde degli alberi, la riscaldassero e la asciugassero il più possibile.
 
Ad un certo punto notò qualcosa oltre una fila di pini poco più avanti . Corse. Una strada. Una strada! Ed era pure asfaltata! Si nascose dietro il grosso tronco di un pino. Si sfilò veloce la maglietta e la girò al contrario. Tanto era tinta unita e il collo era tondo, nessuno si sarebbe accorto di nulla. Il seno era coperto, gli strappi iniziavano subito sotto e le lasciavano scoperta buona parte della pancia piatta.  Non se ne curò. Saltò sull'asfalto e continuò a camminare, sperando in un qualcosa.
 
Una macchina abbastanza vecchiotta la stava raggiungendo. Quando fu vicino a lei la macchina si fermò, il finestrino scese ed un ragazzo la guardò curioso e preoccupato. "Salve, per caso vuole un passaggio? Io posso arrivare fino alla prima città lungo la strada, perchè lavoro lì. Ma la accompagno volentieri per questo pezzo."
 
Hermione si voltò totalmente verso di lui. Probabilmente aveva notato la maglia strappata e i capelli tutti rovinati, e avrà pensato che la ragazza fosse in difficoltà. Cosa corretta. Ma Hermione fu troppo orgogliosa per ammetterlo. Così ringraziò gentilmente quel bel ragazzo dai capelli rossi come il fuoco e riprese a camminare.
 
La macchina ripartì, portandosi una preziosa offerta di aiuto.
 
Mi chiamo Hermione Granger. Ho diciannove anni. Ho una carta di credito. Ma ho perso tutto il resto. Chissà poi COSA ho perso. Non lo ricordo. 
 


§

 
 
Hermione finalmente arrivò in quel piccolo paesino di cui il rosso della macchina parlava. Si avventurò per le strade strette passando davanti a negozi di ogni genere, ma ognuno legato al successivo per quello strano senso di antichità che emanavano le vetrine. Come se ogni negozio fosse aperto da decenni, portato avanti da generazioni e generazioni di una stessa famiglia.
 
Non aveva ancora incontrato nessuno. Per fortuna. Trovò un Bancomat e andò verso la macchinetta per vedere quanti soldi avesse sulla carta che sapeva si trovasse nella tasca posteriore destra dei jeans. Inserì la carta. Digitò il codice.
 
89668 
 
Aspettò.
 
Mi chiamo Hermione Granger. Ho diciannove anni. Sulla carta che avevo in tasca ho un credito di ... 100'000 DOLLARI ?! Da dove arrivano tutti questi soldi? E da dove arriva questa carta? E' mia, ma come faccio ad avere così tanto?! 
Sfilò la carta dopo aver prelevato cinquanta dollari e se ne andò un po' sollevata. Sapere di avere quei soldi l'aveva rassicurata. Almeno per mangiare, o dormire non avrebbe avuto problemi. Passò davanti ad un piccolo supermercato. Poi si fermò. Tornò indietro ed entrò. Cercava una maglietta nuova ed un paio di jeans. Magari anche una piccola borsa. Trovo tutto nell'ultima corsia. La t-shirt era di un acceso color celeste con il disegno di tante rondini stilizzate e nere che dal fianco destro volavano verso la spalla sinistra, decorando la schiena. La parte frontale della maglia era, invece, tinta unita. Gli skinny jeans erano blu scuro e semplici. La borsa era nera, di finta pelle e abbastanza grande da contenere i jeans nuovi piegati. Portò il tutto alla cassa. Prese ancora una confezione di carne essiccata e pagò. 28,90 dollari. Per dieci centesimi prese ancora un pacchetto di gomme da masticare alla menta. Uscì dal negozio e mise tutto nella borsa nuova. La carta la ripose al sicuro nell'unica tasca interna della borsetta, insieme ai ventuno dollari di resta dalla "spesa".
 
Dall'altro lato della strada c'era un piccolo bar. Entrò e prese una bottiglietta d'acqua naturale. Poi si diresse alla toilette e, dopo aver chiuso a chiave la porta, si cambiò. La maglia e i jeans strappati li buttò nel grosso cestino nero che era appoggiato sotto il lavandino, e indossò i vestiti nuovi, strappando coi denti le etichette. Davanti allo specchio si pettinò con le dita i lunghi capelli, ricci e castani.  Poi uscì dal bagno e dal bar.
 

Mi chiamo Hermione Granger. Ho diciannove anni. E ora che cosa devo fare ? E ora che ne sarà della mia vita? 

 
 
Angolo dell'autrice : 
Ciaaaao gente! 
Eccoci arrivati a Martedì e, come promesso, ecco il primo capitolo! 
Lo so, lo so, è noiosetto! Anzi, è una palla totale! Tranquille, il prossimo sarà molto interessante! Accadrà qualcosa del tutto inaspettato, per la nostra protagonista. Un segno del destino ? Un miracolo ? Un angelo sceso dal cielo per aiutarla (in senso figurato) ? O qualcosa di cui dovrà preoccuparsi ? 
Ma ora, bando alle ciance, passiamo al commento del capitolo! 
Il titolo è anche il titolo di una canzone degli Aerosmith, e anche verso della stessa canzone. È sempre riferito ai ricordi che lei ha perso. Ricordi che con la loro mancanza la tormentano. "E io non voglio perdere niente" Hermione si ripete mentalmente tutto ciò che poco le resta di se stessa. Perchè non vuole perdere anche questo poco che le rimane. E allora se lo ripete, se lo imprime nella memoria. 
Non vedo l'ora di postare il prossimo capitolo! Vi do un piccolo indizio : profumo di inchiostro e di libri ! ;D 
Grazie per chi ha recensito il prologo e per tutti i lettori e le lettrici silenziosi/e! 
 
Sempre vostra, 
C. 

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Capitolo 3
*** 2 _ We'll be two souls in a ghost town ***




We'll be two souls in a ghost town
 
 


Hermione passò le dita sottili ed eleganti sulla copertina dei centinaia di libri che si trovavano di fronte a lei. Sfiorò innamorata, il dorso di ogni volume. L'odore insistente e perfetto di carta ed inchiostro la pervadeva e la portava lontano con la mente. In un posto dove tutto era perfetto. Dove tutto era suo. Dove tutto era chiaro. Dove la confusione non esisteva e dove lei sapeva chi fosse, senza aver paura del futuro o, ancor peggio, del presente.
 
Aveva camminato per la città per ore, percorrendo ogni strada, ogni traversa, ogni vicolo. Dispersa. Confusa. Aveva camminato costantemente fino a trovare quella piccola libreria. Situata al fondo di una vecchia viuzza.
 
Era entrata sognante, perdendosi in quell'ondata impetuosa di emozioni e odori che ricordava amare.
Il profumo dei libri, della lettura, del sapere. Era una delle pochissime cose che ricordava. Che ricordava amare. Era entrata come un credente entra nel suo luogo di culto. Con rispetto e devozione. Si era avvicinata ai libri in silenzio, lentamente, quasi avesse paura di disturbarli o di rovinare quel momento così irrealmente perfetto.
 
Prese un romanzo tra le mani, lo apri circa in metà e lo avvicinò al volto. Lo annusò, respirando a lungo, lentamente. Quanto amava questo rito. Perchè per lei questo era : un rito. Un libro non poteva essere letto senza prima essere annusato. Non era fattibile.
 
Un ragazzo alto, dai capelli rossi come il fuoco la osservava, semi nascosto da un enorme scaffale stracolmo di libri. Osservava quella ragazza che tanto lo intrigava. Voleva avvicinarsi, ma non sapeva con quale argomento iniziare la conversazione. Timido non lo era... solo... aveva paura di spaventarla. Lei sì, che timida lo sembrava.
 
Poi si decise. Decise che tentare era meglio che rimanere lì, impalato come un cretino ad osservarla nascosto da una montagna di volumi.
 
Si avvicinò a lei e le appoggiò delicato una mano sulla sua spalla, leggermente curva in avanti. Protesa verso i libri che tanto stava assaporando con lo sguardo. Lei si voltò di colpo. Spaventata e presa alla sprovvista da quel contatto. Nel vedere l'uomo che sostava di fronte a lei spalancò ancora di più gli occhi.
"Ciao ragazza. Vedo che alla fine in questo paese ci sei arrivata, e anche abbastanza in fretta. "
"Sì, non è stato poi così difficile. Essendoci stata sempre e solo un'unica strada." Rispose lei, fredda.
"Ancora non capisco perchè non hai accettato un mio passaggio..."
"Non salgo in macchina con degli sconosciuti, e mi piace camminare."
"Ehi ragazza, tranquilla non sono qui per farti del male!" le rispose con un ghigno divertito lui "Mi stai congelando con questo tono di voce così freddo e poco umano! Brrr..." ridacchiò facendo il gesto di sfregarsi le mani, come fanno tutti l'inverno, cercando di scaldarle quando l'aria è così fredda da essere insopportabile.
Lei si lasciò un po' andare, e sorrise leggermente.
"Mi chiamo Fred. Tu come ti chiami ragazza?"
"Hermione." Le rispose, stringendo indecisa la mano che lui le porgeva.
 
 
§
 
 
Hermione andò alla cassa con due romanzi in mano. Quando la cassiera le disse il totale lei le passò la carta e digitò veloce il codice controllando che nessuno la guardasse. Ovviamente non si era accorda del rosso, appoggiato al muro dalla parte opposta della libreria, che non le staccava un secondo gli occhi di dosso. Di certo lui non riuscì a leggere il codice della carta, ma nè aveva l'intenzione di derubarla, nè era interessato alla carta. L'unica cosa che rapiva il suo sguardo erano i suoi lunghi capelli ricci e spettinati e il suo corpo, slanciato ma muscoloso. Le sue gambe perfette reggevano un busto ancora più perfetto. E i suoi glutei erano un qualcosa che ogni uovo desidererebbe toccare. Ma lui era concentrato sui suoi capelli. Quelle onde castane lo ipnotizzavano.
Si stupì a desiderare accarezzare quei capelli così spettacolari quanto insoliti.
 
Senza staccarle gli occhi di dosso la vide uscire. Il passo lento e incerto di chi non sa dove andare. Decise di seguirla. Andò da Ginevra, sua sorella nonchè la cassiera.
"Io vado Gin"
"Fred! Avevi detto che mi davi un passaggio a casa! Lo sai che Ella non mi lascia andare fino alle otto e mezza!"
"Ginny sei adulta! E poi mi è venuto in mente che ho altro da fare!"
"Ma Fred mi spieghi che cosa sei venuto a fare qui, se non vuoi aspettare che finisca di lavorare?"
"Un fratello non può essere in pensiero per la sua bellissima e dolcissima sorellina ?! " le ripose affabile lui con un ghigno divertito sul volto. "Vedi di non tardare, la mamma ha preparato l'arrosto per cena!"
"Fred Weasly io ti odio!"
"Oh no dolce Gin, tu mi ami! A dopo !" esclamò ridendo mentre usciva dalla libreria e cercava con lo sguardo quella misteriosa ragazza.
 
Hermione si sedette su una panchina di legno piena di scritte e un po' incrinata al centro. Non era comoda, per niente. Allora si alzò con l'intento di cercarne un'altra, possibimente isolata. Peccato che ce ne erano davvero poche in quel piccolissimo parco che aveva trovato poco distante dalla libreria. E delle poche rimaste, nessuna era libera. Allora scelse un alto albero dalla chioma folta che creava una deliziosa ombra, fresca e rilassante. Si sedette sull'erba morbida e appoggiò la schiena al tronco.
"Ahia!" si staccò immediatamente presa alla sprovvista dal dolore forte ed improvviso. Si era dimenticata delle ferite che ancora non si erano cicatrizzate. Per lo meno avevano smesso di sanguinare. Il dolore si affievolì e lei rinunciò alla comoda posizione semi distesa a cui aspirava poco prima. Incrociò le gambe e, appoggiati i gomiti sulle ginocchia incominciò a leggere il primo dei due romanzi che aveva appena comperato.
 
Si lasciò prendere dalla narrazione, scivolò in un mondo inventato da qualcun'altro per salvarla e allontanarla dalla realtà che tanto la spaventava. Si immerse in quelle parole e volò sulle pagine piene di parole senza curarsi del sole che tramontava e della notte che si avvicinava ad essere.

 
 
 
Angolo dell'autrice : 
Geeente,  ciaooooooooo !!!!  
Ed eccoci ad un nuovo capitolo! Sorpresi? E' Domenica e non Martedì! Tadaaan! Oggi sono andata al Comics a Torino e sono tornata a casa talmente contenta che ho voluto pubblicare un nuovo capitolo. Attenzione attenzione, la vera vicenda ancora non è iniziata. Ma molte situazioni iniziano a presentarsi. 
Hermione, nonostante non ricordi nulla del suo passato, mantiene il suo amore per i libri e per la lettura. Ergo, anche se non sa bene chi è, inconsciamente continua ad essere sè stessa. 
Fred si è presentato. Si sono conosciuti ed è andato a cercarla. Non sappiamo ancora se la troverà, ma quella ragazza così misteriosa lo intriga un sacco e "i suoi capelli lo ipnotizzano". 
Il titolo è un verso di "Ghosttown" di Madonna. È riferito al momento in cui Fred esce dalla libreria per andare a cercare la ragazza che tanto lo attira. La notte si sta avvicinando e le strade sono vuote. Lui si incammina per una "città fantasma" cercando quell'anima che vuole conoscere, più di ogni altra cosa. 
Detto ciò, che ne pensate del capitolo? Fatemi sapere e se avete voglia di lasciare una recensione mi farete la donna più felice del mondo ! 

 
A presto, un bacio! 
 
C. 

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Capitolo 4
*** 3 _ You gotta hold on, hold on to what you're feeling ***




You gotta hold on, hold on to what you're feeling
 



Le stelle brillavano silenziose in un cielo nero come la pece. Il piccolo parco, prima occupato da una decina di bambini allegri e spensierati, ora era vuoto. Un'unica persona non se ne era ancora andata. Una massa riccioluta di capelli castani nascondeva il volto di una giovane donna, intenta a leggere e leggere un romanzo. Più che leggerlo, lo stava letteralmente divorando. Non si era accorta del buio che aleggiava intorno a lei, nè che ormai era l'unica anima che popolava quel angolo di mondo. Non si era accorta di nulla, colpa anche del lampione che la inondava con la sua luce artificiale.
 
Il ragazzo la cercava. Si guardava intorno e svoltava in ogni via che vedeva, non la trovava, tornava sulla strada principale e continuava a cercarla. Prese il cellulare dalla tasca  posteriore de jeans sbiaditi e controllò l'ora. Cacchio, è tardi! La ragazza era introvabile e lui era già in ritardo di dieci minuti per la cena con la sua famiglia. C'erano tutti, o quasi.
 
Decise di lasciar perdere. Che poi nemmeno capiva perchè quella ragazza gli interessasse così tanto. Tornò al parcheggio, salì sulla sua macchina e partì. Guidò veloce verso casa dei suoi genitori, e nel tragitto passò davanti al piccolo parco, passò davanti a Hermione, passò davanti alla ragazza che tanto cercava, senza però vederla.
 

 
§

 

Quando Fred varcò la porta di casa, quttro paia di occhi lo guardavano di traverso. Molly sorrise, e lo invitò gentilmente a prender posto vicino a suo fratello, che aveva già iniziato ad abbuffarsi. Ginny lo osservò contrariata ancora per qualche istante, ma poi si rimise ad assaporare l'arrosto tranquillamente. Un silenzio inquietante regnava sulla tavola. Molly decise di rompere quell'assurdo silenzio che mai in casa sua aveva regnato per più di qualche istante.
"Allora Fred, cosa hai fatto oggi ? Il signor Dursen ti ha dato il lavoro?"
"No mamma."
"Oh cielo Fred! Cosa hai combinato questa volta durante il colloquio?! Possibile che non riesci a trovare uno straccio di lavoro?"
"In realtà il signor Dursen mi voleva prendere, ma dovevo iniziare la prossima settimana e... no grazie! È estate! Voglio godermi le vacanze! A settembre cercherò qualcosa, promesso."
"E il tuo alloggio in paese come pensi di pagarlo?"
"Mamma forse mi ero dimenticato di dirti che non sono in affitto... la luce e tutto il resto lo posso pagare con parte dei soldi che sto mettendo da parte da dieci anni. Mi sono già fatto due calcoli e tutto rientra nel possibile. Non voglio pensare a lavorare ora, non dopo quello che è successo..." Fred si bloccò, la voce rotta dai ricordi. Molly aveva gli occhi lucidi, come tutti gli altri presenti. Ronald aveva perfino messo giù il suo pezzo di arrosto e si era fermato. Ginny sbattè la forchetta sul tavolo, si alzò e corse al piano di sopra. La porta di camera sua sbattè, indicando ai presenti che la piccola di casa si era chiusa dentro.
"Fred..." iniziò Arthur, suo padre.
"No papà, ho sbagliato. Non dovevo tirare fuori il discorso. Vado a casa." Lo interruppe il ragazzo, glaciale.
 
Si alzò veloce, prendendo il cappotto dalla sedia vicino all'ingresso. Uscì senza salutare e si chiuse la porta alle spalle, senza voltarsi indietro. Saltò in macchina e se andò. Il più veloce possibile. Non sopportava più la vista di quella casa, di quella famiglia che tanto gli ricordavano lui... 
 
In poco arrivò in paese e parcheggiò di fronte al palazzo in cui abitava già da due anni. Salì le sale senza nemmeno accendere la luce ed entrò nel suo alloggio. Moderno, ben arredato. Grande e luminoso. La parete principale del salotto era totalmente fatta di vetro e gli permetteva di scorgere tutta la città. Prese dal frigo una birra e si accomodò sul divano di pelle bianca, che dava le spalle al mondo, alla vetrata. Trovò il telecomando della TV tra due morbidi cuscini neri, e la accese. Aveva l'assoluto bisogno di perdersi e non pensare più a niente, se non voleva crollare.
 
Dopo tre birre non era ancora ubriaco. Così decise di uscire a farsi una passeggiata.
 
Hermione non aveva ancora smesso di leggere. Era arrivata a metà del secondo romanzo. Non aveva sonno e in ogni caso non aveva dove andare. Così leggeva e cercava di annullarsi completamente in quelle pagine.
 
Il freddo della notte le provocava brividi lungo le braccia scoperte. La maglietta che aveva comperato era troppo leggera e non aveva pensato di acquistare anche una felpa. Doveva solo resistere fino al giorno dopo.
 
Alzò un attimo gli occhi da quelle parole che tanto la prendevano e osservò il cielo. Domani devo prelevare, comprare una felpa e cercarmi un posto dove stare, nonchè un lavoro. Si ripromise mentalmente. Poi tornò a leggere.
 
Fred camminava tranquillo, le mani in tasca, lo sguardo perso
davanti a sè. Arrivò al piccolo parco dove di giorno vedeva sempre i bambini giocare spensierati invidiando la loro felicità. Si sedette su una panchina, storta, rotta, usurata come il suo cuore in quel momento. Alzò il volto verso il cielo. Chiuse gli occhi e li strinse mentre il un altro ricordo gli pugnalava la mente. Poi riaprì gli occhi e osservò il mondo intorno a lui, fino a soffermarsi sulla figura di un'esile ragazza addormentata sull'erba sotto un alto albero.
 
Si avvicinò curioso e poco per volta la riconosceva. La maglietta azzurra, i romanzi posati a terra vicino alla sua pancia, i capelli lunghi e ricci, il volto leggermente scavato.
 
Eccoti, ragazza. Ti ho trovata.
 
 
§
 


Quando Hermione aprì gli occhi, la mattina dopo, si ritrovò ad osservare stranita un soffitto bianco. Probabilmente si era addormentata mentre leggeva le ultime pagine del secondo romanzo, ma si sarebbe dovuta svegliare in un parco, con sopra di sè solo il cielo.
 
Si sollevò e si guardò in giro, sempre più preoccupata. Si trovava in un alloggio moderno, ben arredato. Alle sue spalle, l'intera parete era fatta di vetro e le permetteva di osservare la città svegliarsi lentamente.
 
"Buongiorno, ragazza". Esclamò divertito un ragazzo dall'aria famigliare seduto su una poltrona poco lontana dal sofà su cui era seduta lei.
"Fred? Il rosso della libreria, giusto?"
"Esatto. E tu sei Hermione. Ora me lo spieghi che cosa ci facevi addormentata per terra in un parco?"
"Stavo leggendo. Ho perso la cognizione del tempo e mi sono addormentata. E tu me lo spieghi perchè mi sono risvegliata qui?"
"Benvenuta nella mia umile dimora!" ridacchiò "Ero uscito per passeggiare e ti ho vista. Non mi andava di lasciarti lì, così ti ho presa in braccio e ti ho portata al sicuro. Meno male che sei leggera, e che hai un sonno molto profondo!" la guardò divertito, ma curioso. Poi i suoi occhi si illuminarono come se si fosse ricordato di qualcosa di molto importante.
"La colazione! Spero che uova e pancetta vadano bene! Vieni, devono essere quasi cotte!" si alzò e si diresse in cucina, invitando la ragazza a seguirlo.
 
Ma chi sei tu, Fred? Perchè ti prendi cura di me, anche se non mi conosci? 
 

 

 
Angolo del'autrice : 
Ciao ciao ciao! 
Chi di voi è andato al Torino Comics??? Io si, ve lo ho accennato Domenica, ma mi sono dimenticata di esporvi i miei due acquisti principali! xD Ho comprato la bacchetta del mio grande amore! Sirius! Della Noble Collection!!! E una collana raffigurante la mappa del malandrino in metallo!!!!!! PAZZESCO! 
 
Ma non parliamo di me! Parliamo della storia! Il titolo è un verso di "Up", di Olly Murs. Credo sia abbastanza chiaro che si riferisce ai sentimenti e ai ricordi di Fred. Che insieme a quelli di Hermione, già dal prossimo capitolo, inizieranno a venire a galla, poco per volta. 
 
Grazie di cuore ai tutti i lettori silenziosi e a tutte le lettrici silenziose. I numerini crescono! *.* 
E ancora più GRAZIE a chi si è fermato a recensire! Vi amo! 
 
Un bacione enorme, 
C.  

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Capitolo 5
*** 4 _ Now, this is our life. This is what counts. ***




Now, this is our life. This is what counts.
 
 


Hermione sedeva davanti al ragazzo che l'aveva salvata dal buio gelido della notte. Lo osservava mangiare tranquillo la colazione da lui stesso preparata, per entrambi. Lo stomaco della ragazza però era chiuso. Aveva assaggiato la pancetta e mangiato qualche forchettata di uova, ma non riusciva a buttar giù nulla di più.
 
Le mani poggiate in grembo e gli occhi persi tra le onde spettinate dei capelli di lui. Erano così rossi che temeva prendessero fuoco da un momento all'altro.
 
Lui si accorse che la ragazza non stava toccando cibo e la osservò preoccupato. "Ragazza perchè non mangi? Non ti piace? Se vuoi ho dello yogurt... o dei cereali! Preferisci qualcosa di dolce ?"
Lei rise all'evidente preoccupazione del ragazzo "No, grazie mille Fred. È tutto buonissimo. È solo il mio stomaco che è chiuso. Sei gentile a preoccuparti per me. "
 
Lui la osservò ancora per un lungo istante, poi annuì impercettibilmente e tornò a mangiare.
 
"Hermione, che ci facevi da sola al parco, questa notte ?"
 
Silenzio. Un silenzio assordante si propagò in tutta la casa e fermò il tempo. La ragazza sapeva che questa volta non sarebbe riuscita a sfuggire alla domanda del rosso. Lo sapeva che lui non si era bevuto la storia del romanzo, anche se in parte era la realtà.
 
Posso aprirmi con te? Non ti conosco, eppure mi hai ospitata a casa tua. Mi hai fatto colazione senza chiedermi chi fossi. Mi hai sorriso, senza pretendere che io sorridessi a mia volta. Posso raccontarti la verità? Sì, posso. 
 
"Non lo so."
"Hermione ora basta scherzare. Ho notato il dolore e lo smarrimento nei tuoi occhi mentre il tuo sguardo si perde nel vuoto. Di me ti puoi fidare. "
"Come faccio a fidarmi di te? Va bene che mi hai ospitata a casa tua, ma non ti conosco. Non so nemmeno il tuo cognome! "
"Weasly. Il mio cognome è Weasly. E nemmeno io so il tuo. Eppure di te mi sono fidato, portandoti in casa mia."
"Scusa... io... non volevo offenderti. Il mio cognome è Granger."
"allora, Hermione Granger, che cosa ci facevi addormentata al parco questa notte ?"
 
Hermione prende fiato, lentamente. Si massaggia le tempie con le dita. Chiude gli occhi. "Io davvero non lo so. Mi ricordo solo che stavo scappando, nel bosco a nord. Poco lontano da dove ci siamo incontrati la prima volta. Poi sono svenuta e probabilmente ho battuto la testa. Quando mi sono risvegliata non ricordavo nulla del mio passato. Ora non ho un posto dove stare, non ho un lavoro, non ho nulla di nulla. Ma la cosa peggiore è che non so chi sono. Io non ho la più pallida idea di chi Hermione Ganger sia e sia stata." Riaprì gli occhi, e si accorse delle calde lacrime che già rigavano le sue guance. Si alzò e si avvicino alla grande vetrata del soggiorno. Appoggiò una mano al vetro e non cercò di frenare le lacrime, piangendo in silenzio.
 
Poi due forti e muscolose braccia l'avvolsero e la strinsero contro un corpo tonico e scolpito. Le labbra del rosso baciarono dolcemente una guancia di Hermione e poi si fermarono vicino all'orecchio per sussurrarle " E' questo quello che conta, ragazza. Non c'è il bisogno che tu ti sforzi di ricordare chi sei, perchè il tuo passato fa parte di te, il tuo Io fa parte di te e non ti abbandonerà mai. È sepolto da qualche parte nella tua mente e aspetta il momento giusto per venire a galla, Mione."

 
 
 
"Mione! Dove sei bambina ?" 
Le risate di sua madre risuonavano cristalline nel giardino della villetta in cui Hermione viveva con la mamma.
"Mione è pronto il pranzo! Vieni fuori, sennò si fredda" Hermione posò il disegno che stava colorando e scese dalla casetta sull'albero che aveva costruito insieme al papà molto tempo prima. 
Corse incontro alla madre e l'abbracciò con tutto l'amore che una bambina di dodici anni può provare. "Mi manca mamma."
"Anche a me piccola. Anche a me."

 
 
 
Sentendosi chiamare con quel soprannome, ad Hermione si presentò davanti agli occhi una scena del suo passato, quasi a voler confermare le parole del ragazzo. Si voltò con gli occhi spalancati. Cosa che fece preoccupare Fred.
 
"Come mi hai chiamata?" chiese stupita la riccia, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
"Mione, è un soprannome affettuoso. " rispose lui, quasi scusandosi.
"Lei mi chiamava così. Mia madre. Avevi ragione. Il mio passato è dentro di me. " lo abbracciò forte. Lui la strinse a sè. Siglando così un legame fatto di silenzi, fiducia e speranza.
 
 

§
 
 
 
"Allora! Prima di tutto devi prelevare... duecento dollari dovrebbero bastarti per le compere di oggi. Vai, ti aspetto qui!"
Hermione gli aveva raccontato tutto, e lui le aveva detto che poteva restare da lui. La avrebbe ospitata fino a quando non avrebbe riunito tutti i punti del suo passato per trovare la figura della sua vita. Anche se ciò avrebbe significato ospitarla per tutta la vita, non gli importava.
Erano usciti verso le dieci per fare una passeggiata e mentre camminavano lei gli aveva anche raccontato della carta di credito e dell'incredibile somma di soldi che vi era contenuta. Lui scoppiando a ridere aveva urlato qualcosa di simile a "Shopping!"
 
Ed ora eccoli qui, davanti al bancomat. Lui si era fermato ad aspettarla fuori, si era appoggiato al muro e con la testa chinata ripensava a quella stranissima mattina. Alle parole di lei e ai suoi occhi mentre gli diceva che non sapeva chi fosse. Vederla piangere era stato qualcosa di così straziante che prendersi a coltellate il cuore avrebbe fatto meno male.
 
Non sapeva come, ma quei momenti così intimi e il vederla così fragile li avevano uniti in modo indissolubile.
 
Hermione uscì e lo cercò con lo sguardo, per poi trovarlo poco lontano. Appoggiato al muro, pensoso. "Tutto bene?" gli chiese avvicinandosi.
"Tutto bene, ragazza. Andiamo! Devi comprarti un cellulare e dei vestiti!" esclamò entusiasta incamminandosi verso il centro a passo spedito. "Shopping ragazza! Shopping!" urlò eccitato, scoppiando a ridere poco dopo.
 
Si sentiva uno stupido, ma avrebbe fatto di tutto per vedere il sorriso perfetto di Hermione.
 
 

§
 
 
 
Fred guardava i ricci della ragazza seduta di fronte a lui, cadere dolcemente sulle spalle sottili.  Le sue mani erano avvolte attorno ad una tazza bollente piena di tè. I suoi occhi si erano persi ad osservare la strada poco trafficata oltre la vetrina del bar in cui erano entrati poco prima. Le borse contenenti gli acquisti della riccia erano a terra, sotto il tavolo. Il suo smartphone nuovo era, invece, sul tavolo. Appoggiato un po' più avanti e lateralmente alla tazza.
 
Fred era appoggiato allo schienale della sedia, le mani giocherellavano con un tovagliolo.
Così bella e così dannatamente irraggiungibile. Si scoprì a pensare e si stupì di sè stesso, dei suoi pensieri. Sì quella ragazza lo affascinava non poco, ma non credeva di.. provare qualcosa per lei. E forse era proprio così. Lui non provava nulla di particolare... solo... un infinito senso di protezione nei suoi confronti. Questo era ciò che si imponeva di credere.
 
"Fred... io credo che dovrei trovarmi un monolocale e andare a vivere lì. Non posso fermarmi ospite da te, non mi sembra giusto!"
 
Preso alla sprovvista Fred non riuscì a ribattere subito, ma ci mise qualche attimo per capire ciò che stava succedendo. Lei si voltò verso di lui, incuriosita dal suo silenzio.
 
"E a me non sembra giusto permetterti di andar via, di star sola, quando non ti ricordi nulla di te stessa. Sei spaventata e non conosci le persone di qui, il luogo... non conosci nulla. Stai da me fino a quando non ricorderai. Anche se dovesse volerci tutta la vita. Mi sento in dovere di aiutarti e proteggerti."
 
"Permettimi almeno di pagare metà dell'affitto!"
 
"Stai tranquilla, non ce n'è bisogno. Ora andiamo a casa. Così possiamo preparare la tua camera e ti aiuto a sistemare i vestiti nuovi nell'armadio!" rispose lui entusiasta.
 
Lei, interdetta, annuì e finì di bere il tè, ormai non più caldo ma ancora leggermente tiepido.
 
I due ragazzi uscirono dal bar e senza rendersene conto, alzarono contemporaneamente lo sguardo al cielo.
 
Lui cercando risposte ai suoi perchè.
Lei cercando qualcosa dentro di sè.

 
 

 


Angolo dell' autrice: 
Ciao a tutti! 
Grazie mille per le recensioni al capitolo precedente! Scoppio dalla gioia ogni volta che ne leggo una nuova! Grazie mille anche a tutti i lettori silenziosi e a chi ha messo questa fanfic tra le preferite, le seguite o le ricordate! 
 
SORPRESAAAA, ho caricato con un giorno di anticipo! Non stavo più nella pelle e aspettare fino a domani sarebbe stato troppo frustrante! 
Mi amate vero?! Ahahah spero solo di non deludervi con la storia!
 
Come avete appena letto, finalmente si inizia a vedere uno squarcio del passato della nostra Mione, e Fred le si avvicina ancora di più. I due non si conosco , ma condividono tantissime cose , come scopriranno  poco per volta. 
 
Saranno capaci a farsi forza l'un l'altro e andare avanti? 
 
E Hermione sarà in grado di sopravvivere ai ricordi che, all'inizio timidamente e poi come una valanga arriveranno ad inondarle la mente e il cuore? 
 
Il titolo è un verso di "Anywhere for you" di John Martin, ed è dedicato al momento in cui Fred cerca di arginare il dolore della ragazza  e la frustrazione per il non ricordare.( Da notare la frase in grassetto)
 
A presto, C.
 
Ps. Se avete voglia di fermarvi due minuti a recensire mi fareste un enorme piacere, almeno mi aiutereste a capire se la storia vi piace, cosa vi aspettate dallo svilupparsi degli eventi e se c'è qualcosa che non vi garba! Accetto molto volentieri anche le critiche costruttive! 
 
Un grazie enorme a Trislot, a CloveRavenclaw39 e a fred_mione 98 che fin'ora  mi hanno lasciato delle recensioni davvero belle, e che mi hanno fatta esultare dalla gioia ogni volta, e ridere :) 
 
Grazie mille, questo capitolo è dedicato a voi tre!

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Capitolo 6
*** 5 _ We fight and sacrifice everynight, so we ain't gon stumble and fall never ***




We fight and sacrifice everynight, so we ain't gon stumble and fall never.
 
 



Fred si voltò a guardare l'ora. 02:18. Il sonno non lo cullava tra le sue calde braccia. Il suo alloggio era piccolo e la stanza degli ospiti era attaccata alla sua. Stanza che ora ospitava una spaurita ragazza dai lunghi capelli ricci. Misteriosa, affascinante. Bella come il sole.
 
Fred riusciva a sentire il suo respiro regolare. Una melodia ritmica che avrebbe dovuto  conciliargli il sonno, ma che lo faceva star sveglio ancora di più.
 
02:23. No, non avrebbe retto ancora un secondo. Doveva alzarsi. Doveva far qualcosa che lo tenesse occupato. O i ricordi sarebbero tornati a tormentarlo.
 
Si alzò e si vestì frettolosamente.
 
Prese le chiavi dal ripiano nell'ingresso e corse fuori da casa sua, chiudendosi piano la porta alle spalle, per non svegliare la sua ospite.
Corse giù dalle scale del palazzo ed uscì in strada. Sapeva dove andare. Ormai era quasi un'abitudine per lui. Quando aveva troppa paura di rivivere quei momenti del suo passato usciva di notte, raggiungeva il boschetto a pochi metri dietro il suo palazzo e si perdeva tra gli alberi. Trovava il suo e iniziava a prendere a pugni il tronco ruvido e duro, fino a distruggersi le nocche dei pugni.
 
E anche questa volta raggiunse il suo pino. Lo fissò con odio, come si fissa un nemico prima di uno scontro.
 
Strinse forte i pugni e iniziò a colpire forte la corteccia. Un pugno, e poi un altro, e un altro ancora. Reprimeva i gemiti di dolore e continuava a colpire. Le abrasioni sulle sue nocche divennero tagli, e i tagli scorticature sempre più profonde.
 
Le sue mani erano ormai rosse, coperte dal suo stesso sangue che colava dalle ferite appena aperte. Fred si fermò. Decidendo che per quella notte poteva bastare.
 
Le sue mani già piene di cicatrici, provocate dalle sue avventure notturne nel boschetto, erano sporche e appiccicose. Si ripulì dal sangue sfregandole contro la maglietta e tornò a casa. Soddisfatto.
 
Entrò in cucina e aprì l'acqua del rubinetto. Scorreva veloce e fredda. Fred ci passò le mani sotto, chiudendo forte gli occhi per il bruciore insistente.
 
Poi prese due panni e ci avvolse le mani dentro. Tornò a dormire. Certo che questa volta sarebbe riuscito a prendere sonno.
 
Hermione non si era accorta di nulla. Dormiva ancora, tranquilla.
 
Chissà cosa starà sognando, la ragazza. Si interrogò silenziosamente il rosso, prima di chiudere gli occhi.

 
George! George, dove sei? 
Urlo. Mi guardo intorno cercando il mio gemello ma non vedo nulla. Solo vuoto. Solo nero vuoto pieno di tristezza e follia. 
Mi sento perso. Il panico mi coglie impreparato e corro verso il nulla di fronte a me. Urlo ancora.
George! 
Il mio gemello mi appare di fronte. Ha gli occhi completamente vuoti... tutto il suo corpo è graffiato e sporco di sangue. La maglietta a brandelli. 
Mi avvicino. Il mio cuore si ferma. Gli sfioro una guancia. E il suo volto muta al mio tocco. Ora sto sfiorando la guancia di Hermione. Urlo ancora di più. Fredde lacrime di ghiaccio scivolano dalle cavità vuote che dovrebbero essere i suoi occhi. Poi un esplosione di luce bianca e dolore. Troppo dolore. Vuoto e dolore ...  

 
Fred si sveglia di colpo. Un incubo. Solo un incubo.
 
Si rigira su se stesso respirando affannosamente. Gli era già capitato di sognare il cadavere di suo fratello. Ma sognare quello di Hermione lo aveva destabilizzato. E le lacrime che cadevano dalle sue orbite vuote lo avevano distrutto.
 
Si alzò a fatica e liberò le mani dai panni in cui le aveva avvolte prima di addormentarsi. Le ferite erano ancora aperte e bruciavano, ma meno della notte appena passata. Strinse i denti e le sfiorò accertandosi che i tagli avevano smesso di sanguinare e non avrebbero ricominciato.
 
Un dolore necessario.
 
Presto nuove bianchissime cicatrici avrebbero ornato i suoi pugni. Chiuse gli occhi. Si tranquillizzò. Decise di andare a preparare la colazione.
 
Si guardò allo specchio prima di uscire dalla camera. Guardò il riflesso dei suoi occhi chiari e si ripromise che non si sarebbe mai dovuto innamorare di Hermione.
 
Avrebbe avuto troppa paura di perderla. Aveva già perso suo fratello. Non poteva permettersi di perdere anche lei. Quella ragazza aveva qualcosa di speciale, e lui doveva preoccuparsi di preservarlo.
 
 

§
 
 
 
Hermione si stropicciò gli occhi. La luce di un nuovo giorno filtrava dalla finestra e le inondava il volto.
 
Si guardò intorno. Ancora non si era abituata a vivere con Fred. Dalla cucina proveniva un dolce odore di torta al cioccolato.




 
Dalla cucina proveniva un dolce odore di torta al cioccolato. Invitante. Molto. Hermione si alzò dal letto e guardò il suo riflesso nello specchio a parete di fronte a lei. Era magra. Molto. E bassa. 
 
I capelli arruffati le arrivavano a pochi centimetri sopra le spalle e il pigiama di Minnie rosa le cadeva largo sul corpo minuto. 
 
Guardò il calendario appeso sopra la sua piccola scrivania e una gioia immensa si fece strada in lei. 
 
"E' il mio compleanno! " urlò entusiasta come solo una bambina può essere. "Mamma! Papà! È il mio compleanno! È il mio compleanno! Sono già grande!" corse giù dalle scale e sbucò in cucina, col fiatone. 
 
Il papà e la mamma la stavano già aspettando seduti al grosso tavolo di ciliegio, con una grossa torta al cioccolato posata proprio davanti a loro. La piccola Hermione spalancò gli occhi e battè forte le mani, contenta come non mai. Soffiò sulle candeline mentre suo papà e sua mamma si abbracciavano commossi. 
 
Poi il papà le venne vicino e la prese in braccio. "La mia bambina è diventata grande! Forza piccola, fammi vedere tutta la forza dei tuoi otto anni!" 
E la rimise a terra invitandola ad una sfida a braccio di ferro, che, ovviamente, vinse la bambina. 



 
Hermione nascose il volto tra le coperte e pianse. Non si era ancora abituata a quei flash improvvisi che la sua mente le regalava, rivelandole squarci del suo passato più o meno felici.
 
Avevo un padre, che mi voleva bene. A otto anni avevo ancora un padre. E lui e la mamma si amavano. Ma perchè nel ricordo di ieri la mamma sembrava così triste ?!  E chi è che le mancava ?!
 
La riccia sperava che una volta che i ricordi avessero iniziato a venire a galla, tutto sarebbe stato più chiaro. E invece ad ogni flash era sempre più confusa.
 
E ancora non si spiegava i cento mila dollari, e le ferite sulla schiena. Le quali ormai erano diventate lunghe e spesse cicatrici bianche.  
 
Si alzò e, dopo essersi lavata velocemente i denti in bagno, si diresse in cucina, dove Fred la stava aspettando con una tazza di caffelatte in mano e un paio di fette di torta al cioccolato appoggiate sul tavolo.

 
 
 
Angolo dell'autrice: 
Ciao ragazze e ragazzi mie e miei! 
Come va?? Spero tutto bene! 
 
È Martedì ed eccoci con un nuovissimo capitolo della nostra storia, non sarei riuscita ad aspettare un minuto di più per aggiornare! Sono troppo curiosa di sapere cosa ne pensate! Ormai le vicende iniziano a farsi interessanti e alcuni aspetti del passato di entrambi iniziano a venire alla luce. 
 
Come ormai avrete capito, Fred ha perso il gemello e spesso sogna il suo cadavere. Ma perchè sogna proprio il cadavere di George e, oltretutto, in quelle condizioni? E che significato avrà avuto la trasformazione di George in Hermione? Se avete qualche ipotesi sarei davvero davvero davvero curiosa di leggerle in un commento al capitolo!
 
Il titolo è un verso di Price Tag, di Jessie J Featuring B.o.B. 
È riferito al momento in cui Fred la notte deve lottare contro i suoi mostri, i suoi demoni, il suo passato, la morte del gemello. Ma non riesce ad accettare il dolore e ha paura, allora corre nel boschetto di pini dietro casa e si sfregia le mani contro la corteccia di un albero. Crede che il dolore fisico possa annullare quello emotivo. Una perversa forma di autolesionismo. Ha paura di innamorarsi, di fare passi falsi, di cadere e perdere tutto ciò che ama, come ha perso George. Ha il terrore di tutto questo. La notte si chiude in sè stesso e non vuole accettare il suo passato. 
 
La riccia riuscirà ad aiutarlo, o sarà un viaggio dentro sè stesso che Fred compirà da solo? 
 
A presto gioie belle! 
 
Un bacio enorme! 
Vostra sempre, 
C. 
 
Ps. Non finirò mai di ringraziarvi per le recensioni! Grazie ai lettori silenziosi e a tutti quelli che Seguono, Preferiscono o Ricordano la mia storia! 
Vi voglio benissimo! 
 
Pps. Vi sarete stupiti della brevità di questo capitolo, be... corto ma intenso! No? ;D

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Capitolo 7
*** 6 _ Follow the Sun ***




Follow The Sun
 



Follow, follow the sun
and which way the wind blows
when this day is done.



 
 
La leggera brezza che soffiava fresca, accarezzava dolcemente Hermione, spettinandole i capelli e provocandole brividi lungo la spina dorsale e sulle braccia. Camminava tranquilla mentre i pensieri le si affollavano nella mente, senza darle tregua.
 
Era pomeriggio tardi e il sole si stava avviando verso il tramonto, dopo poche ore sarebbe scomparso dietro l'orizzonte, lasciando posto alla luna. Ma la ragazza camminava, diretta verso il sole, verso il suo orizzonte, il suo futuro. Era uscita una trentina di minuti prima, appena aveva terminato le pulizie. Quella mattina, dopo la deliziosa colazione offertale da Fred, il ragazzo era uscito dicendo che aveva delle commissioni da fare e le aveva lasciato le sue chiavi di casa. Hermione ne aveva approfittato per pulire benissimo l'intera casa, prendendo una stanza per volta. In fondo... era il minimo che potesse fare per ringraziare Fred della sua ospitalità.



 
So breathe in, breathe in the air
set your intention, dream whit care.
Tomorrow's a new day for everyone

a brand new moon and brand new sun. 



 
C'era odore di pioggia. A lei piaceva un sacco. Mentre puliva, subito dopo pranzo, aveva iniziato a piovere, sempre più forte. Ma aveva smesso quasi subito, dopo neanche un paio d'ore.
 
Mentre camminava  osservava affascinata le goccioline d'acqua del diluvio appena trascorso, cadere dalle foglie delle alte betulle che costeggiavano il marciapiede. Osservava affascinata l'arcobaleno dipinto nel cielo.
 
Ad Hermione piaceva l'odore della pioggia. Le sensazioni le ricordo. E la pioggia, con il suo odore, le regalava una bella sensazione.
 
Domani inizierò a cercare qualche lavoretto. Anche se ho ancora tanto sulla carta devo darmi da fare. E poi almeno la spesa la voglio pagare io, d'ora in poi.  Riflettè Mione, oltrepassando il parco vicino a casa di Fred e continuando verso una zona della città che non aveva ancora esplorato.




 
When you feel life coming down on you 
like a heavy weight
[...]
Take a stroll to the nearest water's edge



 
 
Il ricordo che le aveva regalato il risveglio, collegato all'odore di torta al cioccolato, l'aveva colpita. Ci aveva ripensato tutto il giorno. Sapeva ancora molto poco del suo passato, ma sapere che aveva avuto un padre che le voleva bene era... strano. Davvero strano.
 
Nel ricordo aveva visto una famiglia felice, unita. E proprio per questo non riusciva a spiegarsi il motivo per cui stava scappando nel bosco con ferite profonde e regolari sulla schiena. Perchè aveva i vestiti strappati ? Perchè nella tasca dei jeans aveva trovato quella carta con tutti quei soldi sopra? Se aveva una famiglia così felice, da dove sarebbero mai potute arrivare quelle ferite?
 
Certo, il ricordo proveniva da molti anni prima, il giorno del suo ottavo compleanno. Lei ora aveva diciannove anni. Ne erano passati undici, migliaia di cose sarebbero potute succede nel frattempo. Anzi, migliaia di cose erano successe di sicuro. Sennò non si sarebbe ritrovata lì.
 
Fred è così premuroso. E così bello. 
 
Hermione si era già resa conto del fascino del ragazzo, il giorno che lo aveva incontrato in biblioteca. Ma ora, che viveva con lui e aveva modo di osservarlo più a lungo e più da vicino, si era resa conto della bellezza mozzafiato che lo caratterizzava.
 
I capelli rossi erano ondulati alla perfezione e gli ricadevano scompigliati sulla fronte. Gli occhi chiari avevano un qualcosa di misterioso e magnifico e le labbra rosa scuro erano piene ed eleganti. Chissà se sono morbide come sembrano... Hermione arrossì violentemente per il pensiero che aveva appena formulato. Poteva dirsi attratta dal fisico di Fred? Assolutamente. Il suo fisico scolpito avrebbe fatto sbavare qualunque ragazza. Ed Hermione aveva la fortuna - fortuna? - di vivere con lui. Il giorno prima lo aveva perfino visto a petto nudo, poichè era uscito dalla doccia e, dimenticandosi di Hermione, era uscito al bagno, diretto in cucina, con solo un asciugamano legato in vita.
Quando aveva visto Hermione ai fornelli, che preparava la cena, era arrossito e si era scusato, impacciato, vergognandosi per la situazione. Era corso via lasciando la ragazza imbambolata a guardare la sua schiena liscia e le sue spalle larghe. Quando era tornato in soggiorno con un paio di pantaloni della tuta e una canotta rossa addosso, Mione era ancora con lo sguardo fisso nel vuoto.
 
C'era qualcosa in Fred, però, che la attirava ed andava oltre l'aspetto fisico.
Quando lei era scoppiata a piangere e lui l'aveva stretta a sè, Hermione si era sentita protetta tra le sue braccia. E i loro corpi si univano in un incastro perfetto. La ragazza si era sentita come se il suo posto non fosse mai stato altrove, se non tra le braccia di quel misterioso, intelligente, brillante, simpatico e gentile ragazzo. Mentre Fred la baciava sulla guancia, Mione era rimasta inebriata dal suo profumo insistente e un po' amaro.
 
C'era qualcosa in Fred che l'aveva lasciata spiazzata.





 
Angolo dell' Autrice : 
 
ciaoooo! 
 
Vi prego non mi odiate! So che questo capitolo è corto e bruttissimo, ma è solamente un capitolo di passaggio. Mi farò perdonare con il prossimo, lo giuro. 
E per farmi perdonare ancora di più l'ho pubblicato una sera prima! Sorpresaaa xD 
 
Il titolo è anche il titolo di una canzone di Time Square Featuring Xavier Rudd. E i versi che avete trovato nel corso della narrazione sono anche presi dalla stessa canzone. Ho cercato di rendere il più piacevole e interessante possibile un capitolo che altrimenti sarebbe stato più noioso di una lezione della mia professoressa di Latino. E non sarebbe stato per niente bello, ve lo giuro! 
 
Se avete voglia di lasciare lo stesso una recensione ve ne sarei infinitamente grata! 
Vediamo se qualcuno indovina quale sarà la grandissima novità del prossimo capitolo! Vi do un indizio, centra il passato di Fred! 
 
Avete qualche ipotesi??? 
 
Un abbraccio enorme! 
Sempre vostra, 
C. 

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Capitolo 8
*** 7 _ Suddenly your eyes disappear in the night ; I run as fast as I can ***




Suddenly your eyes disappear in the night ; I run as fast as I can
 
 


Mi trovo in camera mia. Le finestre sono spalancate e dall'esterno si riversa all'interno della stanza un'aria gelida, invernale. 
 
Mi alzo dal letto, mi fa male la testa. Tutto gira. Poi buio. 
 
Apro gli occhi e mi trovo in una stanza vuota. Le pareti nere, così come il pavimento e il soffitto. Tutto intorno a me è nero, è buio. Però c'è luce. Il buio sembra risplendere di luce propria e inonda di chiarore il mio corpo, che, noto solo ora, è completamente nudo. 
 
Mi guardo intorno e vedo nell'angolo della stanza più lontano da me un piccolo specchio da barba appeso alla parete. Mi avvicino e mi guardo. Lo specchio mi manda un riflesso che a occhi non molto attenti sembrerebbe il mio, ma io so che l'uomo riflesso è George. 
 
Mi sfioro una guancia e vedo il mio gemello fare lo stesso nello specchio. Calde lacrime iniziano a scendermi sulle guance, e così sulle guance di George. 
 
Mi asciugo le lacrime. George fa lo stesso, ma le sue lacrime sono di sangue. Il mio gemello sta... sanguinando dagli occhi! Urlo e sbarrando gli occhi arretro. Prendo lo specchio e lo getto lontano. Si rompe. Il vetro va in mille pezzi e sotto l'oggetto tanto temuto inizia ad allargarsi una pozza di sangue. 
 
Le ginocchia cedono. Cado a terra. Vorrei urlare, ma la mia bocca resta serrata. 
 
Ho ucciso George... 

 

Urlò. Fred si svegliò urlando. Sudato come non mai. Il cuscino bagnato : lacrime. Tante lacrime.
 
Regolarizzò il respiro e si alzò. Doveva vedere se, urlando, aveva svegliato Hermione.
 
Percorse il corridoio fino alla sua camera, poggiò l'orecchio alla porta, ma non sentì alcun rumore.
 
Sta ancora dormendo. Non mi ha sentito, meno male. 
 
Si diresse in punta di piedi all'ingresso e buttandosi una felpa sulle spalle, uscì da casa. Destinazione ? Già la sapeva. Non doveva nemmeno pensarci.

 

§

 
 
Urla. Hermione sentì urlare e si spaventò non poco. Dopo un attimo di panico iniziale, però, si rese conto che era molto più probabile che Fred avesse fatto un incubo, piuttosto che qualcuno fosse entrato in casa.
 
Si alzò dal letto con l'intento di andare da Fred a chiedergli se aveva bisogno di lei. Sentì dei passi che venivano verso camera sua, rimase paralizzata dal terrore. Forse era davvero entrato qualcuno...
 
Poi silenzio. E infine di nuovo passi, che si allontanavano questa volta. Sentì la porta dell'ingresso chiudersi piano. Era confusa, spaventata, preoccupata.
 
Si voltò e andò alla finestra. Scostando le tendine si soffermò a guardare in strada, per vedere se era Fred a essersene andato.
 
E così ebbe la conferma. Una testa rossa sbucò dalla porta d'ingresso del palazzo, e il proprietario di quella testa corse veloce e furtivo verso il bosco che iniziava una cinquantina di metri dietro alla costruzione.
 
Ma cosa... ? 
 
Hermione corse fuori dalla stanza infilandosi malamente la giacca di pelle e, preso il mazzo di chiavi di riserva, corse fuori dall'appartamento per cercare il suo coinquilino.
 
Scese le scale con tutta l'ansia che può avere una madre e o una fidanzata quando scoprono che il figlio o il fidanzato è nei guai.  
 
Uscì nella notte fredda e corse più veloce che poté. Si immerse nel bosco e si perse tra gli alberi.
 
Panico.
 
Si guardava intorno disperata cercando il rosso, ma non lo trovava. Si aggrappò ai tronchi degli alberi mentre continuava a correre e a cercare Fred, urlando col pensiero una muta richiesta d'aiuto.
 
Gli alberi sembravano stringersi intorno a lei e chiudersi sulla sua testa, quasi volessero ingabbiarla.
 
Terrore.
 
Era troppo. Hermione scoppiò a piangere e urlò il nome di Fred, cercandolo disperata.
 
Il bosco le ricordava di quel giorno in cui lei è svenuta e poi si è risvegliata con un vuoto totale in mente, riguardo il suo passato. Il giorno in cui Hermione Granger morì e lei nacque.
 
Le forze la abbandonarono. Bruttissima idea, quella di seguire Fred nel bosco. Il dolore tornava a farsi vivo e le ferite sulla schiena, ormai bianche cicatrici, nella sua mente sanguinavano ancora paralizzandole il corpo da fitte sempre più importanti.
 
"Fred... Fred ti prego, dove sei ?" sussurrò, sfinita dalla paura. Cadde a terra e, appoggiandosi a un tronco, nascose il volto tra le mani, piangendo sommessamente.
 



§
 

"Fred!"
 
Hermione? Hermione! Che ci fa qui? Dove è ? Fred si risvegliò di colpo e fermò le sue braccia, che ormai automaticamente prendevano a pugni l'albero di fronte a lui.
 
Si pulì le nocche sulla maglietta e s'inoltrò ancora di più nel bosco cercando la ragazza.
 
Sentiva qualcuno singhiozzare e, convintosi fosse proprio la riccia, s'incamminò sempre più agitato, guidato dal quel pianto.
 
Dopo qualche minuto la trovò, seduta su una radice sporgente di un alto pino, con il volto appoggiato sulle ginocchia.
 
Si inchinò di fronte a lei e la abbracciò, senza tante cerimonie.
La strinse a sè. "Hermione che ci fai qui..." non era una domanda, no. Era un affettuoso rimprovero, al quale la ragazza si infuriò e lo guardò con una grandissima preoccupazione leggibile negli occhi.
 
"Ma cosa! Prima urli, poi scappi da casa e vieni nel bosco! Scusa sai se mi sono preoccupata!" gli rispose stizzita. Fred non seppe cosa risponderle, ma la strinse ancora di più a lui.
 
"Ho avuto un incubo. Avevo bisogno di prendere un po' d'aria." Hermione gli prese le mani tra le sue, con l'intento di tranquillizzarlo, ma quando vide le escoriazioni ancora sanguinanti i suoi occhi si spalancarono dalla paura e dalla preoccupazione.
 
"Fred cosa...?" sussurrò, senza avere il coraggio di distogliere lo sguardo da quelle mani così rovinate. Sotto le ferite si vedevano moltissime cicatrici, che si sovrapponevano l'una all'altra.
 
Lui nascose le mani nelle tasche della felpa, e distolse lo sguardo dalla ragazza. "Non è nulla" rispose vago.
 
"Fred. Ti prego dimmi cosa sta succedendo. Ho paura, sono preoccupata per te."
 
I suoi occhi si fanno sempre più scuri e quasi scompaiono nel buio della notte in cui sono immersi.
 
Torna a incatenare il suo sguardo in quello di lei e sospira. Abbattuto. Consapevole che ormai non potrà più dirle che tutto va bene.
 
E' combattuto tra dire la verità o mentirle.
 
Ma in fondo lei di me si è fidata, lei si è aperta con me. E se continuo a tenermi questo segreto, rischio di impazzire. Devo dirle la verità, magari lei riuscirà ad aiutarmi... 
 
Fred chiuse gli occhi e iniziò a raccontare.
 
"Hermione, io ho un gemello. Io avevo un gemello. Si chiamava George. Eravamo uguali, non solo di aspetto esteriore, ma anche di carattere. Eravamo così uniti e ci conoscevamo talmente bene che spesso ci sentivamo come se fossimo una cosa sola. Avevamo il noiosissimo vizio di terminarci le frasi a vicenda, cosa che spesso infastidiva nostra sorella, ma che ci divertiva un sacco.
 
Ci piaceva divertirci. Facevamo scherzi a chiunque, ma soprattutto a Ginevra, la nostra sorellina.
 
I nostri genitori hanno una casa in campagna, vicino ad un piccolo laghetto. Questo lago è alimentato da un'alta cascata, che è molto vicina al luogo dove è costruita la casa.
 
Un giorno, di due anni fa, io e George abbiamo deciso che volevamo andare alla cascata per tuffarci e passare il pomeriggio a giocare e ridere.
 
A metà di questa cascata c'è uno sperone. Era fantastico come trampolino da cui tuffarsi, poichè era nè troppo vicino nè troppo lontano dalla superficie del lago.
 
E così siamo andati. Abbiamo preso uno zaino con i costumi e qualche panino e siamo andati alla cascata.
 
Ci siamo arrampicati fino allo sperone e ci siamo cambiati. Abbiamo iniziato a tuffarci, e una volta in acqua ci schizzavamo per un po', per poi uscire e arrampicarci per tuffarci nuovamente.
 
A un certo punto eravamo entrambi sullo sperone, stavamo decidendo chi doveva saltare per primo, quando George, a causa della roccia bagnata, è scivolato ed è rimasto aggrappato alla pietra con una mano soltanto.
 
Mi ricordo di aver urlato e di essermi subito inchinato a prendergli l'altra mano per tirarlo su. Ma... Ma avevamo le mani bagnate e... non sono riuscito a tenerlo molto. Quando mi è scivolata via la sua mano, lui aveva.. aveva già lasciato la presa con l'altra mano ed è caduto... è caduto giù, sulle rocce appuntite. E mi ricordo ancora di aver urlato il suo nome per ore, di averlo cercato disperato, mi sono tuffato e l'ho cercato da sott'acqua ma non lo trovavo. Lui non riaffiorava ed io non riuscivo nemmeno a piangere, a chiedere aiuto. Sono tornato sulla riva del lago e mi sono seduto per terra, e poi coricato su un fianco, paralizzato dalla paura... mi hanno ritrovato i miei genitori un paio di ore dopo e mi hanno portato a casa di peso. Io urlavo di voler restare ad aspettare George che tornasse a galla, ma mio padre mi ha trascinato a casa... e poi... poi il mattino seguente..." la sua voce divenne un sussurro, Hermione piangeva in silenzio ormai da tempo, troppo addolorata per muoversi, e troppo curiosa di sapere l'intera storia per interromperlo.
 
Fred aveva la voce spezzata, parlava lentamente e faticava a continuare. Non piangeva. Aveva ormai da tempo terminato le sue lacrime.
 
"Il mattino seguente abbiamo ritrovato il suo corpo adagiato sulla riva del lago a qualche centinaio di metri da casa nostra. Ricordo come se fosse accaduto ieri di essermi fiondato sul corpo di mio fratello, piangevo e urlavo. Provavo un dolore così forte da non aver parole per descriverlo. Il suo corpo era completamente pieno di tagli ed escoriazioni. Probabilmente... aveva battuto sule rocce al fondo della cascata e poi la corrente lo aveva trascinato sul fondo del lago fino a lì... io ho... io ho ucciso mio fratello. Io non sono riuscito a... a salvarlo... io non l'ho salvato Hermione... non l'ho salvato. "
 
Fred strinse forte gli occhi ed Hermione non resse più, lo abbracciò, stringendolo stretto al suo corpo minuto. Gli accarezzò i capelli e lo cullò.
 
Fred si lasciò cullare e si perse nell'abbraccio caldo della ragazza.
 
"Tu non hai ucciso tuo fratello Fred. Tu hai cercato di salvarlo, tu hai fatto tutto quello che era in tuo potere. Sono state le circostanze ad aver voluto diversamente. Ma, Fred, non dimenticarlo mai : tu non hai ucciso tuo fratello." 




 
Angolo dell'Autrice : 

Ciao a tutti! 
Ce l'ho fatta ad aggiornare in tempo, mi sembra un miracolo! 
Tra il cane che sta male e casini in famiglia sono davvero felice di essermi ritagliata un attimo di tempo per pubblicare questo capitolo. 

ll titolo è un verso di " I See Ghost " , As Animals. E' riferito alle parti in grassetto, o comunque alla scena svoltasi nel bosco. 


Scusatemi se non ho tantissimo tempo per commentare per bene questo capitolo, ne approfitto dunque per chiedere a VOI un commento. Che ne pensate? 
Vi prego di recensire, anche solo per scrivere una frase dicendomi come vi sembra, perchè scrivere questo capitolo è stato un vero e proprio parto. 

Ho pianto come non mai mentre scrivevo la morte di Geroge... insomma, io amo i gemelli. E' stata davvero dura... 

Ringrazio chi fin'ora ha recensito e chi ha messo la storia tra le seguite / preferite / ricordate! 
Ringrazio anche i lettori silenziosi, i numeri crescono sempre di più! 

A Martedì prossimo! 

Un forte abbraccio (e un pacchetto di fazzoletti in omaggio), 
C. 

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Capitolo 9
*** 8 _ Here comes the nightmare that never ends ***




Here comes the nightmare that never ends
 
 


Seduti vicini, i corpi si sfioravano, la testa di lei appoggiata dolcemente sulla spalla destra di lui e lui che circondava le sue, di spalle, con un braccio.
Nella mano libera, Fred, teneva il telecomando della Tv e continuava a cambiare canale, non trovando nulla di interessante.
 
I capelli ricci e perennemente spettinati della sua coinquilina gli cadevano morbidi sul petto e sul braccio, e alle sue narici giungeva un dolce profumo di fiori, probabilmente dovuto al balsamo che la ragazza usava già da un paio di mesi a quella parte.
 
Dall'accaduto del bosco erano passate già tre settimane. Tre settimane che erano state assolutamente normalissime, a parte il fatto che Fred non era mai più andato nel bosco, dopo quella notte.
 
Sfogarsi con Hermione gli aveva fatto bene. Davvero bene. Ogni volta che un incubo lo sorprendeva la notte, facendolo svegliare di soprassalto e con la vista annebbiata dalla paura e dalla rabbia, lui ripensava alle calde parole della riccia.
 
Tu non hai ucciso tuo fratello Fred. 
 
Io non l'ho ucciso. Non lo volevo uccidere. Eppure... eppure è successo. Io ho ucciso George, indirettamente, ma è stata colpa mia. 
 
Non lo voglio dire ad Hermione, non voglio farla preoccupare ancora di più. 
 
Fred si voltò, distolse un attimo lo schermo dal televisore e si girò lentamente verso la ragazza appoggiata contro di lui. Stava dormendo.  Occhi chiusi e respiro fin troppo regolare, Hermione si era addormentata, coccolata dal calore che i corpi dei due ragazzi, così attaccati , creavano.
 
Da quando Hermione faceva parte della sua vita, Fred si era dimenticato cosa volesse dire occupare un appartamento vuoto, da solo. Si era dimenticato cosa volesse dire non avere più nessuno che ti tiene compagnia.
 
Ormai la ragazza era una parte fondamentale della sua vita, e avercela in casa era diventato normale. L'imbarazzo iniziale era sparito in poco tempo, e ormai i due ragazzi vivevano come se vivessero insieme da... sempre.
 
Il rosso spense la Tv e prese dolcemente in braccio Hermione, senza svegliarla. La portò nella sua camera e la adagiò sul suo letto, coprendola con il lenzuolo sottile. Poi, prima di andarsene per lasciarla riposare, le lasciò un leggero bacio sulla fonte, e mentre le sue labbra sfioravano la sua pelle candida, quelle di Hermione si incresparono in un appena accennato sorriso.

 


§
 




 
Due morbide labbra le si posarono dolci sulla fronte e lasciarono sulla pelle un dolce bacio. Poi quelle labbra scesero verso la sua bocca, e la sfiorarono indecisa. 
 
A definire quel bacio fu proprio lei, che si aggrappò con entrambe le mani alle spalle di lui e premette forte la sua bocca su quella del ragazzo. Poi sposto le mani più in alto e si mise a giocherellare coi suoi capelli corvini. 
 
Mentre lo baciava aveva chiuso gli occhi, e quando li riaprì trovo due iridi grigie come l'inverno che la fissavano, colme d'amore e di dolore. 
 
"Questo non deve essere un addio." Sussurrò con la voce spezzata lui. 
 
"Adrian... questo è, purtroppo, un addio. Se Rod venisse a sapere di noi due... io ti amo, Adrian, non posso rischiare di perderti. E se dirti addio è l'unico modo per non vederti... - Hermione deglutì, il panico le si leggeva a chiare lettere nei suoi occhi ambrati - non vederti morire... allora è ciò che devo, ciò che voglio, fare." 
 
Adrian chiuse gli occhi, strinse forte a sè la ragazza che amava più di ogni altra cosa. "Abbiamo solo diciotto anni, Hermione, ma sai che sono pronto a rischiare qualsiasi cosa, per te. Sai che ti amo. Non voglio dirti addio..." 
 
Hermione si alzò in punta di piedi e lo baciò per un ultima volta, lievemente. Un bacio fuggevole, una richiesta d'aiuto nascosta, ma un "addio" evidente.
 
"Mi spiace, amore mio." 
 
Hermione si voltò, le spalle curvate dal dolore, le braccia conserte sul petto, strette, strette al punto da sembrar quasi che volessero trattenere il cuore. Cuore che si stava sgretolando. 
 
Poi un tonfo, un urlo soffocato. 
 
Si voltò, Adrian era steso a terra, con le mani teneva premuto una ferita sulla pancia dalla quale stava uscendo parecchio sangue. Hermione urlò e tornò indietro correndo. Si buttò in ginocchio e prese sul suo grembo la testa dell'amato, piangendo, implorando aiuto. 
 
Mentre si disperava con il corpo esanime di Adrian tra le braccia, vide due lucide scarpe nere ferme esattamente di fronte a lei. Alzò lo sguardo, Rod. 
 
Rod, con un lurido pugnale d'argento sporco di sangue, il sangue del suo ragazzo, in mano. 
 
"Rod, perchè lo hai fatto? Come hai potuto? Sei un bastardo! " 
 
L'uomo pulì la lama del pugnale con un fazzoletto di bianca stoffa, che poi gettò a terra di fianco al cadavere di Adrian. Poi prese di peso per un braccio Hermione e la trascinò via, tra urla e insulti, tra dolore e rabbia. 
 
La vittima e l'assassino. 
 



Hermione si svegliò di colpo. Aveva le guance bagnate, e così il cuscino.
 
Il suo cuore era a pezzi, il dolore inimmaginabile.
 
Non capiva se quello che aveva appena vissuto fosse un ricordo o semplicemente un sogno, in fondo... stava dormendo.
 
Eppure assomigliava tantissimo a uno di quei pochi flash del suo passato che aveva avuto fin'ora. E quell'uomo, Rod... lo aveva già visto. Ne era sicura.
 
Ancora non riusciva a collegare, però, questo ricordo con gli altri due.
E Adrian... lui sì che lo ricordava bene. Era stato il suo grande amore. Appena aperti gli occhi le erano tornati alla mente, al cuore, tutti i momenti passati con lui, i baci rubati, le parole sussurrate o non dette, gli sguardi carichi di elettricità, e quella volta, la loro Prima volta, passata tra le lenzuola tortora del comodo letto di lui. Gli abbracci che la facevano tornare a respirare, a vivere. Si ricordava ogni cosa.
Si ricordava quanto avesse amato quel ragazzo dai capelli neri e gli occhi azzurri, e come lui l'avesse salvata tante volte da sè stessa e dalla paura di... qualcosa.
 
Ricordava come lui le fosse stato vicino per anni, prima di quell'accaduto nel parco. Prima che quell'uomo glielo strappasse via, senza alcun diritto di farlo, non dopo che lei gli aveva già detto "addio" per salvargli la vita.
 
Hermione quella mattina aveva rivissuto sulla propria pelle lo straziante dolore che era stato vederlo morire tra le sue braccia.
 
Hermione aveva paura. Ora aveva paura di ricordare.
 
Se prima smaniava dalla voglia di avere quei flash che le avrebbero svelato parte del suo recondito passato, ora avrebbe preferito rimanere all'oscuro di quegli avvenimenti, piuttosto che rivedere scene simili, così impregnate di terrore e dolore.
 
Si alzò dal letto, andò in bagno e si lavò in fretta e furia il viso, per nascondere ogni traccia di quel ricordo così straziante.
 
Poi si diresse in cucina, dove ad attenderla c'era un biglietto :

 

Sono uscito a far la spesa. 
Questa sera siamo invitati a casa dei miei, 
vogliono conoscere la mia nuova coinquilina ! 
 
Fred.
 
Oh no... oh no. Oh cielo.  
 
 
Hermione prese di slancio il cellulare da dove lo aveva lasciato la sera prima e cercò disperata il numero di Fred nella rubrica.
 
"Fred!" esclamò nervosa quando lui rispose, al quarto squillo "Fred Weasly non puoi dirmi che conoscerò i tuoi genitori con così poco anticipo! Sono in uno stato pietoso! Dovrei andare dalla parrucchiera, a comprarmi un vestito carino, dall'estet..."
 
"Hermione non ce n'è bisogno! Ho già parlato loro di te e, fidati, ti adorano! Non c'è bisogno di tutto questo, sei bellissima così come sei"
Fred si stupì delle sue parole non appena le ebbe pronunciate. E avrebbe voluto ritornare indietro e rimangiarsele.
 
Pensava che Hermione fosse bellissima? Sì. Ma non poteva nè voleva ammetterlo, prima di tutto a se stesso. Certo, gli occhi li aveva pure lui. Come non notare un corpo così perfetto... ma oltre a quelle curve così provocanti, Hermione era Bella. Bella in modo elegante, intelligente, spiritoso. Era bella quando si perdeva nei suoi pensieri, quando rideva e quando dormiva. Era bello il modo in cui si preoccupava per lui. Bello il suo essere spiritosa senza rendersene conto, bello il suo esser buffa e a volte leggermente goffa. Era bello il suo coraggio.
Meno bella era la sua storia, il fatto che non ricordasse nulla e che non avesse nessuno all'infuori di Fred.
 
Ma nonostante ciò, era BELLO il modo in cui affrontava ogni giorno di questa sua vita col sorriso.
 
Hermione Granger era il tipo di bella donna, che avrebbe fatto innamorare chiunque, anche...
 
No! No. Io non sono innamorato di lei. Le voglio bene, come se fosse una sorella. Le voglio bene come voglio bene a Ginevra. 
 
Fred salutò la riccia, spense il telefono e ritornò alla sua spesa, dimenticandosi di abbassare gli angoli delle labbra, dimenticandosi di perdere quel sorriso che nemmeno sapeva di avere.

 

 
 
 
Angolo dell'Autrice : 
 
Buon pomeriggio a tutti! 

Per prima cosa voglio ringraziare tutti quelli che si sono fermati a recensire lo scorso capitolo! Grazie grazie grazie! Non fosse per voi, questa storia non andrebbe avanti!!! Vi amo! 

Grazie anche a chi ha aggiunto questa fanfiction alle preferite, ricordate o seguite! Siete unici! 

Se qualcuno che non ha mai recensito volesse fermarsi due minuti a lasciarmi un commentino mi fareste davvero un enorme piacere! Davvero, davvero, davvero ENORME piacere! Anche perchè le cose iniziano a farsi complicate... Hermione sta iniziando a lottare seriamente contro il dolore e il suo passato, ma deve tenere tutto ciò nascosto a Fred, fino a quando non avrà le idee più chiare. 

 
Il titolo è un verso di "Look for the Truth" di Iron Maiden, dedicato all'incubo di Hermione e ne seguiranno altri, ricordi dolorosi, a cui Hermione sarà pronta? 
 
Nel prossimo capitolo ci sposteremo a casa Weasly, chissà cosa accadrà... ;D 

Un abbraccio grande e caldo caldo! 

Sempre vostra, 
C. 

*.^ 

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Capitolo 10
*** 9 _ Cause I'm not fine at all ***


 

Cause I’m not fine at all
 

 
 
Fred si guardò intorno. Erano tutti seduti al grande tavolo della sala di casa Weasly, sua mamma stava servendo Hermione da un grande vassoio argentato delle fette di roast-beef  e suo padre stava chiacchierando amabilmente con sua sorella. Quest'ultima, mentre rispondeva svogliata ad Arthur, studiava la riccia con gli occhi, uno sguardo talmente carico di domande e incomprensioni che chiunque l'avrebbe presa per pazza. Insomma... se Molly la avesse notata, avrebbe di sicuro dato di matto! Non si deve osservare un'ospite in quel modo!
 
Ginny guardava la giovane diciannovenne che le sedeva di fronte e sorrideva timida a sua mamma, e pensava che non aveva mai visto una ragazza più strana, silenziosa, timida e bella di quella che aveva ora davanti.
 
Appena era entrata aveva sorriso impacciata e dopo un sussurrato "Permesso" si era presentata come la coinquilina di suo fratello.
 
Alle domande dei suoi genitori aveva risposto vagamente e ad ogni frase che le toccava pronunciare per soddisfare la curiosità di Molly, le sue guance si coloravano di porpora, e le sue mani iniziava a tremare.
 
Stava nascondendo qualcosa. Ginny lo avrebbe potuto giurare.
 
Nonostante ciò sembrava una ragazza tranquilla e allegra, tanto che si ambientò in fretta e, sempre mantenendo uno spirito di profondissimo rispetto per i genitori di Fred e Ginevra, il resto della serata passò piacevolmente tra risate e aneddoti sulla famiglia Weasly.
 
La riccia le sembrava anche molto attraente, per avere solo un anno in più di lei, e aveva paura che Fred si innamorasse, se non lo era già.
 
Ginevra sapeva del dolore che si portava dietro giorno dopo giorno, della sua malinconia, dei suoi demoni. Lo sapeva perchè anche lei aveva gli incubi, la notte, ma non per questo si odiava.
 
Ginny, insieme a Molly e Arthur, in qualche modo erano riusciti ad andare avanti, a convivere con la dolorosa perdita di George e a imparare a sorridere di nuovo.
 
Ma Fred... Fred non aveva più sorriso sinceramente da quel giorno dell'incidente, da prima dell'incidente.
 
Ginevra aveva paura che se Fred si fosse innamorato di Hermione, avrebbe nociuto ad entrambi. Lui si sarebbe odiato ancora di più, perchè avrebbe amato la ragazza ogni giorno, l'avrebbe amata da lontano, si sarebbe imposto di non dichiararle i suoi sentimenti per paura di perdere anche lei. E se si fosse dichiarato, il suo terrore di perdere e il suo disprezzare sè stesso avrebbero rovinato il loro rapporto, facendo soffrire anche la riccia.
 
Fred la stava guardando. Ginny si voltò verso di lui e gli sorrise, il ragazo inarcò le sopracciglia, e sorrise a sua volta.
 
Finge. Mi ha sorriso di nuovo, ma il suo sorriso è solo una maschera... Perchè continui a fare del male a te stesso fratellino mio ?
 
 
 
§
 
 
 
Hermione era felice di aver accettato l'invito a casa dei parenti di Fred. Erano tutti così ospitali e calorosi.
 
Sapeva che quella famiglia le sarebbe stata di grande conforto, le sarebbe stata sempre vicina, se ne avesse avuto bisogno.
 
Si era affezionata a loro in pochi minuti, e vedeva chiaramente che anche Molly si era affezionata a lei. Arthur la guardava con approvazione, probabilmente felice che Fred avesse trovato una coinquilina così simpatica e intelligente. Una ragazza con la testa sulle spalle. Una ragazza a posto.
 
Ma io non sono a posto. Sono tutto tranne che a posto. Gli ho mentito, ho mentito ai genitori di Fred, al nostro primo incontro.
 
Ma cosa gli potevo dire? Cosa potevo dir loro riguardo il mio passato, i miei genitori... riguardo... me! ?
 
Hermione sorrideva a tutti, perfino a Ginevra, nonostante l'avesse guardata in modo strano per tutta la sera. Hermione se ne era resa conto già da una mezz'oretta che la piccola sorella di Fred la stava studiando e osservando senza ritegno, ma non se era curata. Anche lei si sarebbe comportata così, nei confronti della ragazza con cui un suo ipotetico fratello avrebbe potuto vivere. Gli voleva bene, voleva proteggerlo, e non c'era nulla più giusto di questo.
 
Hermione si alzò da tavola, chiese dove fosse il bagno e si assentò per qualche minuto, aveva bisogno di pensare, di stare un attimo da sola e far rilassare le sue guance, ormai intorpidite da quel sorriso forzato.
 
Giunta in bagno si guardò allo specchio. Smise di sorridere e si massaggiò le guance. Una lacrima solitaria le rigò il volto, lacrima che Hermione si affrettò ad asciugare  far scomparire per sempre.
 
Erano tutti così affettuosi, così... gentili.
 
Hermione era triste, era addolorata ed invidiosa -solo un pochino però- di Fred.
 
Provava ad immaginare come sarebbe stato avere una famiglia, come sarebbe stato se Molly e Arthur fossero stati i suoi genitori, e non quelli del suo coinquilino.
Lei non sapeva nemmeno se una famiglia ce l'aveva ancora.
 
Era frustante non ricordare.
 
Un'altra lacrima scivolò giù, ed Hermione l'asciugò con rabbia. Poi, decisa che star lì avrebbe solo peggiorato il suo umore, uscì dal bagno, per tornare in sala.
 
Si ordinò di sorridere come nulla fosse e camminò decisa verso quelle persone così amichevoli, che aveva avuto il dono di conoscere.
 
 
 
§
 
 
 
Fred vide Hermione tornare in sala a passo sicuro, sorrideva. Come, d'altronde, aveva fatto per tutta la serata.
 
Fred sentì la risata cristallina della sua amica riempire la sala, probabilmente risvegliata da una battuta di suo papà.
 
Fred guardò Hermione fissa negli occhi e capì. Capì che c'era qualcosa che non andava, capì che il trucco leggermente sbavato, aggiustato alla bell'e meglio, significava che la ragazza aveva pianto.
 
Doveva portarla a casa, così si alzò e con una scusa banale accompagnò Hermione alla porta e, dopo aver salutato velocemente il resto della sua famiglia, si avviò verso la macchina.
 
Hermione salì dalla parte del passeggero e si voltò infuriata verso il rosso, che la guardò interrogativo.
 
"Ora mi puoi spiegare perchè sei partito in gran carriera e mi hai trascinata via? È stato molto scortese, volevo salutare i tuoi genitori per bene prima di andarmene! E la prima volta che mi vedono e alla fine della cena tu mi trascini via di corsa! Ora cosa penseranno di me?" Hermione mise il broncio più divertente e dolce che Fred avesse mai visto prima d'ora, nemmeno sul bel visino della sua sorellina.
 
"Stai tranquilla Hermione, i miei ti amano! Ho notato che non stavi molto bene e... hai il trucco un po' sbavato. Pensavo di far bene a portarti via... C'è qualcosa di cui vuoi parlarmi?" le rispose lui, mettendo in moto la macchina e partendo lentamente, per poi prendere sempre più velocità.
 
Dopo un paio di minuti di silenzio e un sospiro della riccia, questa rispose a al vicino "No, Fred. Sto bene." Con una voce che non avrebbe ammesso repliche.
 
La voce di una ragazza ferita, di una ragazza che ormai aveva abbandonato ogni speranza, una voce che fece piangere il cuore dalla precaria resistenza di Fred.
 
Il rosso la squadrò e decise che quello non era il momento giusto per insistere, quando Hermione avrebbe voluto fidarsi di lui, lui le avrebbe aperto le porte del suo cuore e l'avrebbe accolta senza pensarci due volte.
 
Hermione poggiò la testa contro il finestrino freddo e guardò il paesaggio appena visibile scorrerle di fianco.
 
Con i suoi pensieri rincorse la notte, che stava volando via, e poco per volta anche i suoi pensieri spiccarono il volo ed Hermione si addormentò.
 

 
 
 
 
Angolo dell'Autrice:
 
Ciao ragazzi!
 
Mi scuso per la noia disumana di questo capitolo, è di passaggio e so bene che schifo che fa! Mi vergogno a pubblicarlo! Sono prontissima per la valanga di pomodori e uova marce che mi tirerete!
 
Su questo capitolo non ho nulla di particolare d dire... insomma... fa talmente schifo che non ha nemmeno nulla da dire! Ragazzi... che pena!
 
Comunque giuro che mi farò perdonare con il prossimo! Lo giuro su me stessa!
 
Grazie a tutti, per tutto il supporto che mi date con le recensioni! E spero che abbiate voglia di lasciarmene una anche questa volta, anche se, come ho già detto, questo capitolo non è tutta sta gran cosa!
 
Il titolo è un verso di "5 Seconds of Summer", di Amnesia. E' riferito al momento in cui Hermione finge che vada tutto bene, mentre in realtà lei non sta bene per niente...
 
Per farmi perdonare per questo capitolo così schifezzoso l'ho pubblicato in anticipo!
Ne approfitto anche per informarvi sul fatto che ho migliorato la grafica di tutti i capitoli precedenti, almeno sono tutti uguali e la storia resta più ordinata!
Se ci saranno altri sogni di Fred, saranno incorporati alla storia come se fossero pensieri, Times New Roman corsivo. I ricordi di Hermione, invece, saranno anch'essi Times New Roman corsivo, ma allineati a destra, almeno restano ben visibili e distinguibili,
 
Spero che vi piaccia la nuova grafica della mia storia!
 
Se avete voglia di lasciare un commentino a questo capitolo mi fareste un enorme piacere... anche se so, ovviamente, che non vi piacerà un granchè! xD
 
A prestissimo, lo giuro!
 
Un bacio,
C.
 
 

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Capitolo 11
*** 10 _ Don't want to close my eyes, I don't want to fall asleep cause I'd miss you baby ***




Don't want to close my eyes, I don't want to fall asleep cause I'd miss you baby
 
 
 
 
 


No, Fred. Sto bene.
 
Hermione dormiva tranquilla, la testa appoggiata al freddo finestrino. Sul volto finalmente una sensazione di benessere, di calma.
 
Fred si chiedeva cosa aveva potuto turbarla durante la cena coi suoi ed era quasi certo che il motivo fosse il passato sconosciuto della bella ragazza che era seduta a pochi centimetri da lui.
 
Fred l'aveva salvata, l'aveva portata via da quelle domande di Molly a cui Hermione aveva dovuto mentire. Ma quando le aveva chiesto cosa fosse successo davvero, lei si era chiusa a riccio. Aveva negato di star male, aveva finto che tutto andasse bene e gli aveva risposto con una voce talmente ferita e addolorata che Fred quasi scoppiò a ridere per la sua incoerenza.
 
Ma non poteva ridere. Non poteva perchè la sua Hermione - sua? E da quando? - stava male.
 
Fred si sentiva anche ferito, poco, ma un po' era deluso dal comportamento della riccia. Lui non le aveva forse rivelato i suoi demoni? Non si era forse fidato di lei e le aveva aperto il suo cuore tormentato? Non l'aveva messa a conoscenza del suo più intimo segreto? Segreto che, oltretutto, era conosciuto solamente dalla piccola Ginevra, da lui e ora anche da Hermione.
 
E ora perchè lei si rifiutava di confidarsi a lui?
 
Fred ci pensò su. E continuò a ripercorrere le ultime settimane nella mente, chiedendosi dove avesse sbagliato con lei. In quale momento le avesse dato prova che lei non poteva fidarsi di lui.
 
Poi la risposta si presentò lampante davanti agli occhi del rosso, e si maledisse per aver pensato che la piccola Hermione avesse potuto non aver fiducia in lui.
 
Hermione stava soffrendo. Tanto. Ed era così altruista da tenere il suo dolore per sè, per la paura di appesantire solamente il carico di demoni e mostri che il suo amico si portava a spasso sul cuore.
 
Come poteva essere stato così stupido da pensare che il problema fosse il lei, quando il problema era solamente... lui.
 
Fred la guardò dormire, era così bella. Spostò una mano dal volante al volto della ragazza e la accarezzò dolcemente, ma per pochi istanti. Poi tornò a concentrarsi sulla strada che si apriva diritta davanti a lui, certo che se Hermione si fosse svegliata accorgendosi del suo gesto, lui non sarebbe stato in grado di spiegarglielo.
 

 
§
 
 

"Hermione..." la ragazza strizzò gli occhi e inarcò la schiena sbuffando.
"Hermione siamo arrivati... per quanto sia tentato di farlo, non posso portarti in braccio fino in casa, ho paura di farti cadere."
 
Hermione spalancò gli occhi e non riuscì a trattenere un timido sorriso, che si trasformò in uno sbadiglio. "Non sono così pesante Fred. Comunque sono sveglia." Gli rispose ridacchiando e scese dalla macchina traballando, ancora mezza addormentata.
 
Fred chiuse la macchina e circondò le spalle di Hermione con un braccio e , dopo averla stretta a sè, si diressero verso l'entrata del grande condominio in cui abitavano insieme ormai già da un paio di mesi.
 
Mentre camminavano, e mentre Hermione riusciva a sentire il profumo di Fred, stretta com'era al suo petto, la ragazza ripensava alla serata appena trascorsa.
 
Tutto sommato non era andata così male, era riuscita a mentire e a sorridere a comando, senza tradirsi mai. Aveva acquisito la fiducia dei genitori di Fred e, forse, anche della sorella. Di quest'ultima non era sicurissima però.
 
In ogni caso, l'esser piaciuta a delle persone per le sue bugie la ammazzava. Lei non voleva mentire. Quanto avrebbe voluto conoscere il suo vero passato, perchè almeno avrebbe potuto dire a quelle persone così gentili e affettuose la sua verità.
 
Hermione guardò Fred, era così bello sotto le luci gialle dei lampioni che illuminavano la via, e il venticello fresco gli scompigliava i capelli in un modo assai sensuale.
 
Hermione arrossì. Non voleva pensare a Fred in quei termini... lo conosceva da così poco. Eppure aveva un qualcosa, una luce particolare in quei suoi occhi così segnati, che la attraeva.
 
Sapevano così poco l'uno dell'altra. O forse sapevano molto di più di quanto chiunque altro avrebbe potuto dire su loro?
 
Hermione era sicura di conoscere Fred nel profondo, magari non avrebbe saputo dire il suo colore preferito, ma avrebbe sempre capito se Fred fosse stato  felice, triste, arrabbiato, addolorato o giocoso. Le bastava semplicemente guardarlo negli occhi.
 
Hermione sapeva che Fred si era aperto con lei forse in un modo in cui non si era  aperto mai con nessuno prima. E si rimproverò mentalmente della sua reazione, un paio di ore prima, quando lui le aveva chiesto cosa c'era che non andava.
 
Ma Hermione sapeva anche che non avrebbe potuto rivelargli i suoi problemi, Fred era già abbastanza carico di demoni da prendere in spalla anche quelli della ragazza.
 
Era sicura di aver fatto bene a mentirgli. Ci teneva a quel ragazzo, e se poteva risparmiargli anche solo un briciolo di sofferenza, lo avrebbe fatto.
 
Finalmente giunsero nell'alloggio e dopo essersi dati la buona notte, e un bacio sulla guancia lei e uno sulla fronte lui, andarono ognuno nella propria stanza.
 
Hermione si cambiò velocemente e, coricatasi a letto, si addormentò con il terrore silenzioso che i suoi mostri sarebbero tornati a tormentarla quella notte.
 

 
§
 
 

Ma i mostri non vennero. Se ne stettero rintanati nel suo cuore, stanchi, forse, di tormentare quella povera ragazza così fragile. I mostri quella notte rimasero intrappolati nell'ombra e concedettero alla ragazza un sonno senza sogni.
 
Fred accarezzò dolcemente il volto della bellissima ragazza che si trovava tra le sua braccia, stretta al suo petto.
 
La pelle diafana e morbida scottava al suo tocco.
 
Quegli occhi ambrati che tanto lo avevano rapito, stavano rilucendo del fuoco dell'amore.
 
Fred piegò la testa, si avvicinò alle sue labbra senza chiudere gli occhi: voleva baciarla. Era ciò che voleva più di qualsiasi altra cosa.
 
La ragazza lo guardo dritto negli occhi e sorrise, pronta a ricevere e ricambiare quel bacio che da tanto tempo aspettava.
 
Le labbra di Fred sfiorarono quelle della riccia, ma non appena lo fecero Hermione cadde.
 
Si aprì il vuoto sotto di lei ed Hermione precipitò nel nulla, urlando. Urlando il suo nome. Urlando il nome del ragazzo che avrebbe dovuto salvarla, tenerla... e che invece l'aveva lasciata cadere...
 
"E così non sei riuscito a salvare nemmeno lei." La voce di George era graffiante e forte, arrivava dal vuoto in cui era sparita Hermione. Fred cadde in ginocchio, se avesse ancora avuto lacrime le avrebbe versate...
 
Fred si svegliò, bagnato. Senza capire se fosse sudore o lacrime, quello che bagnava il suo cuscino e la sua canottiera bianca.
 
I mostri erano di nuovo arrivati. Per lui. Fred iniziò a tremare e si alzò, dirigendosi in salotto. Si sedette sul comodo divano e accese la televisione, impostando il volume al minimo per non disturbare Hermione.
 
Tremava ancora quando la ragazza si svegliò e sentì il rumore di voci che sussurravano provenire dalla sala.
 
Subito credette che provenissero da persone reali, ma ascoltando meglio realizzò che era solamente la TV.
 
Uscì dalla camera e, svoltato l'angolo del corridoio, vide Fred, tremante e con gli occhi rossi, seduto sul divano. I suoi occhi erano fissi sullo schermo acceso e le sue labbra erano strette, come se volesse trattenere un urlo o il dolore che probabilmente stava provando in quel momento.
 
Hermione si avvicinò a lui. Si sedette sulle sue ginocchia e lo abbracciò. Lo strinse a sè e gli accarezzò i capelli mentre lo cullava dolcemente.
 
Fred non si mosse, ma appoggiò la testa sul petto di Hermione e si lasciò cullare. Le sue labbra si rilassarono e la sua tristezza scemò a poco a poco.
 
Quando tutto il terrore che aveva provato svegliandosi lasciò il posto alla gratitudine che provava per Hermione, Fred si decise ad alzare lo sguardo e incontrare quegli occhi ambrati a cui si era tanto affezionato, in così poco tempo.
 
Ci lesse dentro tutto l'affetto e tutta la preoccupazione che l'amica - perchè ormai erano questo : amici - provava per lui, e una fredda lacrima gli scivolò dall'angolo esterno dell'occhio destro, per poi percorrere la sua guancia e tuffarsi sulla manica della sua felpa.
 
"Fred, cosa è successo?" chiese timida Hermione, temendo la risposta.
 
"Nulla piccola Hermione. Solo un incubo. È stato solo un incubo." Rispose Fred, ripetendo che era stato solo un incubo più per sè stesso, per convincere il suo cuore così addolorato, che per rassicurare lei.
 
Hermione lo guardò ancora per un attimo, insistentemente, per cercare di capire se Fred le stava dicendo la verità. Poi guardò l'ora, erano passate da poco le quattro del mattino. Sbadigliò.
 
"Fred torniamo a letto, è presto ancora." Si alzò in piedi e, tenendo per mano il rosso, lo trascinò nella camera di lui. Poi lo spinse verso il letto e lo obbligò a coricarsi, benchè lui continuasse a lamentarsi che non voleva addormentarsi di nuovo.
 
Poi, prima di coprirlo con il lenzuolo, fece una cosa che stupì entrambi.
 
Hermione si coricò di fianco a Fred, e dopo aver coperto i loro corpi così vicini, si accoccolò a lui, poggiando la testa sul suo petto. Fred, superato lo stupore iniziale, la strinse a sè e le sussurrò "Grazie"
 
Lei sorrise, non rispose e si addormentò cullata dal buon profumo di lui e dalla dolce sensazione della sua mano che le accarezzava la schiena.
 

 
 


 
Angolo dell'autrice :
 
Buon giorno!
 
Eccoci con il capitolo con cui dovrei "farmi perdonare"! Spero vivamente di esserci riuscita!
 
Tesori miei stiamo calando un po' con le recensioni... in generale! Mi dispiace molto... speravo davvero che questa storia vi piacesse un po' di più di così...
 
Grazie di cuore a fred_mione98, che non ha mai smesso di recensire e di farmi sentire il suo appoggio! Ti voglio tanto bene e grazie per non esserti mai dimenticata di me (e dei nostri due protagonisti)
 
Come potete notare da ora inizia ad esserci del tenero tra Fred ed Hermione... e Fred ha ricominciato a sognare di perdere la ragazza. E ha sognato di perderla esattamente come ha perso George. Non è riuscito a tenerla, a salvarla.
 
Questo sogno condizionerà i sentimenti di Fred... fino a che forse... o forse no.
 
Lo scopriremo solo... leggendo!
 
Il titolo è un verso di "I Don't Wanna Miss a Thing" degli Aerosmith, è collegato al sogno di Fred, in cui perde Mione e a quando lui non vuole riaddormentarsi perchè ha paura di perderla di nuovo, nella sua immaginazione.
 
Spero di leggere molte recensioni, anche critiche costruttive! Servono molto!
Sinceramente questo capitolo mi piace un sacco, non vedo l'ora di leggere i vostri commenti!
 
Con affetto,
C.
 
 

 

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Capitolo 12
*** 11 _ And reach above the Stars ***




And reach above the Stars
 
 



Al risveglio, Fred si ritrovò il corpo minuto di Hermione accoccolato al suo e non potè far altro che sorridere.
 
La riccia era così bella mentre dormiva... sembrava un angelo! Un angelo del tutto particolare però: i ricci cioccolato erano al posto dei boccoli di miele e invece degli occhi azzurri, Hermione aveva quei due penetranti occhi color dell'ambra.
 
Era un angelo più bello di tutti gli altri angeli del Paradiso, e stava dormendo abbracciata a lui.
 
Fred si scoprì nell'accarezzare lentamente e dolcemente la schiena di Hermione, ormai certo di provar qualcosa di forte per lei... la sua sola presenza, quella notte, aveva sopito i suoi demoni, lo aveva calmato, gli aveva permesso di chiudere gli occhi in pace con se stesso e con un sorriso dolce che gli curvava le labbra morbide e rosee.
 
Possibile che quella ragazza così diversa eppure così inesorabilmente simile a lui, lo stesso proprio salvando?
 
Possibile che lo stesse salvando dal suo passato e da sè stesso, quando sarebbe stato lui a dover aiutare lei a ritrovare la vera Hermione?
 
Eppure con lei mi sento così... vero. Così felice, tranquillo. Mi sento in pace col mondo.
 
I suoi occhi sono un calmante e un potente sonnifero per i miei amati amichetti, i ricordi.
 
Hermione io non ti merito... ma c'è qualcosa che mi attrae irreversibilmente a te.
 
 
 
§
 
 

 
Quando la ragazza si svegliò era sola. Si guardò intorno ricordandosi poco per volta il motivo per cui il letto su cui stava dormendo non era il suo.
 
Incubi, aveva asserito Fred poche ore prima, quando lo aveva trovato a pezzi sul divano della sala. Incubi che mi piacerebbe molto conoscere, e bandire dal sonno del mio bel rosso.
 
Hermione arrossì violentemente. Certo, ormai le era chiaro che qualcosa per Fred lo stava provando, ma il pensiero di Fred come qualcosa - qualcuno - di suo, la destabilizzava come prima, se non di più.
 
Si diresse in bagno, si lavò attentamente il viso con l'acqua fredda e si fermò ad osservare il suo riflesso nell'ampio specchio che sovrastava il lavandino.
 
I suoi capelli ricci erano stranamente morbidi e i suoi lineamenti, anche se stanchi, erano più eleganti del solito. Hermione sorrise, felice di non essere in uno stato pietoso proprio quella mattina.
 
Si vestì, una camicia bianca e un tubino di raso nero, completati da un paio di elegantissime decolleté nere lucide. Terminò il suo outfit diverso dal solito con un pendente argentato a forma di rosa e un paio di orecchini abbinati. Prese la borsa e, chiudendosi la porta alle spalle, scese le scale di quel moderno e bellissimo palazzo in cui aveva la fortuna di vivere ed uscì al sole caldo di quella mattina così promettente.
 
Hermione camminò a passo spedito, ondeggiando con sicurezza sui tacchi alti e guardando rapita il mondo svegliarsi intorno a lei.
 
Aveva solamente diciannove anni, eppure in quel momento chiunque l'avesse vista e chiunque avesse notato la sua forza e la sua malinconia trasparire da quegli occhi ambrati tanto particolari, gliene avrebbe dati almeno trenta.
 
Era ancora un'adolescente, per la precisione stava vivendo il suo ultimo anno da Teenager, ma ostentava la sicurezza di una donna matura, camminando sotto il sole tiepido che le baciava la pelle diafana, diretta verso il suo primo giorno di lavoro.
 
Si era ripromessa di cercare lavoro,  per aiutare il suo coinquilino con le spese, e così aveva fatto. Non era stato difficile trovare un posto e qualcuno che la accettasse nonostante le sue nulle esperienze precedenti e la sua mancanza di risposta alla domanda "Quali scuole ha frequentato?".
 
Dopo un paio di tentativi andati a vuoto, Hermione aveva trovato il posto ideale, e dopo un colloquio terminato con successo, ora lavorava come commessa nella libreria in cui aveva comprato i suoi primi libri appena arrivata in città, dove aveva incontrato per la seconda volta Fred e dove, come scoprì quella mattina stessa, lavorava anche Ginevra.        
 
La proprietaria della biblioteca era una donna sulla trentina, dolce come il miele ma molto severa.
 
Si era subito affezionata ad Hermione e aveva preso a cuore la storia di quella ragazza così dispersa, forte, decisa e malinconica.
 
La sua era una piccola libreria, in una zona non molto centrale della città, ma Ella poteva ammettere che gli affari erano buoni. Molti clienti, che ormai potevano definirsi abituali, venivano a comprar libri nuovi ogni settimana, curiosi delle nuove pubblicazioni di vari editori, dai più conosciuti ai meno.
 
Grazie alla gentilezza della sua prima dipendente, Ginevra, questi clienti avevano sparso la voce di quanto fosse ben fornita la piccola libreria World's Pages e di quanto fosse piacevole e gentile la ragazza che ci lavorava.
 
Hermione entrò nel negozio e chiuse gli occhi, come sempre inebriata dal potente e magnifico profumo di carta stampata che aleggiava in luoghi come quello.
 
Andò sul retro e posò la borsa in un piccolo armadietto, e così fece pure con la giacca. Poi entrò nel piccolo ufficio della sua nuova titolare.
 
"Buon giorno Ella, io sono arrivata. Apro il negozio? "
 
"Ciao Hermione. Apri pure, oggi sarai sola ma domani ti affiancherà Ginevra, l'unica altra dipendente. Credo che diventerete grandi amiche! Siete molto simili e ha diciotto anni, quindi anche come età siete a posto. Ora ti lascio andare che ho diversi ordini da preparare."
 
"Certo, vado subito ad aprire. Buon lavoro Ella."
 
"Grazie, anche a te." Sorrise la donna mentre guardava Hermione uscire dal piccolo ufficio. Prima che la ragazza chiudesse del tutto la porta si alzò e aggiunse "Ah, e dammi pure del Tu! In fondo, ho solo nove anni in più di te!"
 
Hermione annuì, e si precipitò ad aprire il negozio, entusiasta come non mai per quel suo primo giorno di lavoro.
 
 

 
§
 
 


Le ore passarono veloci, tra clienti soddisfatti e sorrisi gentili. Era ormai giunta sera ed era ora di chiudere la libreria.
 
Hermione andò nell'ufficio sul retro per salutare Ella, poi tornò nel negozio e aiutò Ginevra a chiudere la cassa e riordinare.
 
La rossa era arrivata nel primo pomeriggio, verso le due, subito dopo la pausa pranzo, per aiutare ed affiancare Hermione.
Non avevano parlato molto, a parte lo stupore iniziale nel ritrovarsi a lavorare nello stesso posto. Avevano semplicemente parlato di lavoro, o di libri. Nessuna delle due aveva tirato fuori la cena a casa Weasly nè Fred, come argomento di conversazione.
 
Hermione, riordinando i libri, potè affermare che era stata una giornata tranquilla e produttiva, e che quella ragazza di un anno più giovane di lei iniziava a piacerle. Forse, col tempo, magari potremmo anche diventare amiche! Chi lo sa? Per lo meno abbiamo lo stesso gusto in fatto di libri... sorrise la riccia.
 
Finito di sistemare l'ultimo volume su uno scaffale di legno in fondo a destra, salutò la rossa, prese la sua borsa ed uscì dal negozio.
 
Era ormai buio, ma i lampioni non si erano ancora accesi. Hermione constatò che tempo un quarto d'ora e la calda luce arancione dei lampioni sarebbe arrivata ad illuminare i marciapiedi nella notte scura.
 
Una leggere brezza fresca accarezzò la figura della ragazza che, stringendosi la giacca e incrociando le braccia sotto il seno per proteggersi da quella frescura, camminava tranquilla verso casa.
 
Mentre camminava guardava il cielo, e poi gli alberi intorno a sè. Guardava un cane che, randagio, annusava una chiazza d'erba poco più in là, e poi di nuovo osservava quell'infinito e tanto misterioso cielo.
 
Già qualche spruzzata di stelle decorava quella tavola scura, ed Hermione approfittò dei lampioni ancora spenti per osservare quei corpi tanto magnifici ed irraggiungibili.
 
Stelle... così belle e così irreali. Esistono, perchè le vediamo, ma sembrano non esistere tanto è grande la loro bellezza. E' strano pensare che un qualcosa così tanto stupendo possa sul serio esistere.
 
E poi sono così lontane. Così improbabili, ma allo stesso tempo son lì. Che mi guardano, dall'alto, che illuminano le mie notti buie e dolorose con la loro magnificenza.
 
Quanto vorrei essere una stella... essere lassù con loro. Raggiungerne una e rimaner lì.
 
Già... sarebbe un sogno, essere una stella. Essere osservata da tutti, provocare stupore ai bambini che mi guarderebbero e mi indicherebbero la notte, essere l'ispirazione di un poeta e lo sfondo per il bacio di due innamorati.
 
Brillare sempre, e bruciare lentamente fino a spegnermi e sparire nel nulla senza lasciare nemmeno il più vago ricordo della mia esistenza. Esser una stella come tante altre, ma facendo parte di un qualcosa di spettacolare: il firmamento.
 
Hermione sorrise guardando il cielo. Si fermò, fissò lo sguardo su una stella in particolare, più piccola e meno luminosa delle altre.
 
Ecco, quella potrei esser io, se fossi una stella... sorrise ancora, scosse la testa, come a scacciar qualche futile pensiero e ricominciò a camminare, tornando alla realtà.
 
 






 
Angolo dell'autrice :

Ciao! Buona sera!

Chiedo umilmente perdono per l'ora (credevate mi fossi dimenticata di aggiornare eh... E INVECE NO! *risata malefica*), e per la schifezzosità di questo capitolo! 
Mi prostro a voi e spero mi perdoniate! 

E' un capitolo di passaggio, quindi già è noiosetto di suo... ma anche tra i capitoli di passaggio è abbastanza penoso! 

Tra problemi vari di cui non starò a raccontarvi nulla, per non annoiarvi... insomma... questa è una nota d'autore, non la mia vita! Non vi interessa saper i miei problemi xD
Comunque, per problemi vari io ho... ho... oddio piango... HO PERSO L'ISPIRAZIONE *si lascia andare ad un pianto disperato*

No davvero.... non riesco più a scrivere niente... ci ho messo una settimana intera a buttar giù 1400 parole... che oltretutto non sono niente di che! 
Colpa di tutti gli inconvenienti avuti in questo ultimo periodo... 

In ogni caso ringrazio quei raggi di sole che mi hanno lasciato una recensione allo scorso capitolo : GRAZIE, VI AMO! 

E vi sprono a continuare a recensire, è davvero molto utile a noi autori sapere il vostro parere! 
Magari leggeno i vostri commenti mi torna pure l'ispirazione! *le si illuminano gli occhi* *^* 

Facciamo così! Allo scorso capitolo mi sono state lasciate 4 recensioni... 
Proviamo ad arrivare a 6? 
Appena arriviamo a 6 recensioni di questo capitolo, aggiorno col successivo! 

Ora ho finito di divagare, giuro! 

Il capitolo è molto tranquillo e "piatto". Incentrato principalmente su Hermione, tranne una prima parte su Freddino. 
Il titolo è un verso di Don't Worry, Madcon. Relativo ai pensieri di Mione sulle stelle. 

Buona notte e ringrazio chiunque sia arrivato al fondo di questa luuuuunga nota d'autore! 

Un abbraccio caldo! 
Vostra, 
C.  

 

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Capitolo 13
*** 12 _ Every Rose has its Thorn ***


 
 
Ciao a tutti! 
Non sono sparita! Sono ancora qui! E non ho abbandonato questa storia. 
Sono sempre io (Sirius_0088), ma ho cambiato nickname. Se vi interessa il motivo di questa nuova scelta lo troverete al fondo della mia bio. 
Detto ciò, vi lascio al capitolo! 

Lo voglio dedicare ad una mia carissima amica :
è grazie a te se ancora scrivo! Grazie! 

 


Every Rose has its Thorn
 
 
 


"Oh Dio Fred... " sussurrò Hermione assaporando lentamente una forchettata di spaghetti allo scoglio. "Sono deliziosi..." sorrise lei, ad un orgoglioso ragazzo che si beava dei suoi complimenti.
 
Fred rise e poi ghignò malizioso. Hermione finì di gustare quella forchettata di spaghetti, si pulì educatamente la bocca con un tovagliolo e sorrise ancora al rosso.
 
"Fred! Mi avevi nascosto le tue doti culinarie!"
 
"Ah Hermione, se ti avessi rivelato quanto la mia cucina sia fantastica avresti approfittato di me!" I due risero di cuore, e finirono di mangiare quegli spaghetti così deliziosi, cucinati da un ragazzo che aveva tutta l'intenzione di stupire la sua coinquilina.
 
"Ti voglio portare in un posto. Voglio festeggiare per il tuo nuovo lavoro e Ginevra mi ha detto che domani mattina è di turno lei, così puoi riposare."
 
"Dove mi vuoi portare?"
 
"Sai, c'è una piccola discoteca molto bella nella città subito dopo la nostra. Mezz'ora di macchina e siamo lì. Beviamo qualcosa, brindiamo al tuo nuovo lavoro, balliamo, ci divertiamo... Anche se hai diciannove anni passi benissimo per una ventunenne e oltretutto sei accompagnata da me. Si può fare! Che ne dici, Mione?"
 
Hermione ci pensò un po' su, non sapeva se accettare o no. In fondo lei aveva ricominciato da capo la sua vita da poco più di tre mesi, non sapeva, non ricordava, se fosse mai stata in una discoteca. Oltretutto il giorno dopo nel pomeriggio avrebbe lavorato e aveva paura di esser poi troppo stanca per impegnarsi e concentrarsi al massimo in libreria.
Poi però pensò che, in fondo, doveva proprio divertirsi un po' e passare due, tre ore stretta a Fred a ballare con un cocktail in mano non era un'idea così malsana.
 
"Va bene Fred, ma non torniamo dopo le quattro! Sennò se domani mi addormento in libreria te la faccio pagare!"
 
Fred sorrise, soddisfatto, e con la mente già era su quella pista, stretto alla sua riccia, a ballare e ridere come mai prima.
 


 
§
 
 


Quando arrivarono in discoteca era già buio pesto, la mezzanotte era passata da tre quarti d'ora e il freddo della notte provocava brividi sulle braccia e lungo la spina dorsale ai due ragazzi.
 
Il vestito corto di Hermione non la aiutava di certo. Era nero, la gonna plissettata arrivava a poco meno di metà coscia, la parte superiore era interamente di pizzo, le maniche erano a tre quarti e uno scollo profondo scendeva a V sulla schiena fino a ricongiungersi con la gonna.
 
Fred si era vestito in modo semplice e comodo, un paio di blue jeans e una camicia bianca con le manche arrotolate fino ai gomiti.
 
Hermione si strinse nella giacca di pelle e ondeggiò veloce e sicura sui tacchi alti fino all'ingresso della discoteca. Entrarono felici e subito si adattarono al caldo, alla musica alta e alla folla.
 
Hermione posò la giacca nel guardaroba e, dopo aver preso Fred per mano, si diresse al bancone. Voleva brindare, subito. Senza aspettare un minuto di più.
 
La ragazza ordinò un Mojito senza problemi. Con quegli occhi contornati di nero e dalle lunghe ciglia e quelle labbra rosse come la più matura delle ciliege sembrava una venticinquenne, senza dubbio. Fred ordinò un Jack Daniel's  ed entrambi si appoggiarono al bancone, aspettando i loro cocktails.
 
"Sono felice che tu abbia accettato di venire! Brindiamo, e poi ti porto a ballare!" urlò Fred, cercando di farsi sentire sopra l'alto volume della musica che stava remixando il DJ.
"Ah, non ti ho ancora detto quanto sei bella, vestita così!"
 
Hermione arrossì violentemente, ma grazie alla penombra e alle luci strobo, riuscì a nascondere l'imbarazzo. "Anche tu non sei male..." Fred sorrise e scosse la testa.
 
Prese i due bicchieri che gli stava porgendo il barista e passò il Mojito ad Hermione, poi alzò il suo bicchiere e "Brindiamo. Al tuo nuovo lavoro, e alla tua bellezza!" fece scontrare il suo bicchiere con quello della ragazza, che rideva di cuore.
 
Bevvero lentamente, osservando la pista gremita di ragazzi e ragazze che si dimenavano ballando e ridendo.
 
Ad un certo punto, quando oramai avevano finito il secondo alcolico, Fred prese la mano della riccia. La tirò a sè. "Mi offre questo ballo, oh mia donzella?"
 
Hermione gli tirò uno schiaffetto affettuoso sulla spalla e lo seguì in pista.
 
Iniziarono a ballare, vicini, lasciandosi trasportare dalla musica.
 
Dopo un paio di canzoni erano entrambi sudati e stanchi. Il DJ mise una canzone romantica e lenta e Fred si avvicino pericolosamente alla riccia. Le accarezzò i fianchi e, guardandola negli occhi, iniziò ad ondeggiare, piano, in sincrono con lei.
 
Hermione poggiò le sue mani sulle spalle del ragazzo, e poi le portò dietro al suo collo, intrecciandole. Fred spostò le sue mani fredde sulla schiena calda e nuda di Hermione, che sussultò e rabbrividì, facendolo sorridere. La strinse di più a sè e continuarono a ballare per tutta la canzone, guardandosi negli occhi.
 
"Grazie Fred."
 
"Per cosa mi ringrazi, ragazza?"
 
"Per avermi portata qui. Per questo ballo, per le tue mani sulla mia schiena, per la tua vicinanza fisica e morale. Grazie per il brindisi e per i tuoi abbracci. Grazie di esserti aperto con me e di avermi accolta nella tua vita senza ripensamenti, senza nemmeno sapere chi fossi."
 
"Piccola Mione, sono io che devo ringraziare te. Sono io..."
 
La canzone romantica finì, e tornò una musica più forte ed elettronica. Hermione si staccò da Fred e tornò al bancone. Fred non la seguì, andò, invece, al bagno.
 
"Un Mojito"
 
"Te lo offro io dolcezza" la voce rauca di un uomo sulla quarantina interruppe Hermione mentre ordinava da bere. "Come ti chiami dolcezza?"
 
"Non sono affari suoi, e non voglio nulla da lei. Da bere me lo offre già il mio accompagnatore."
 
"E dove sarebbe il tuo accompagnatore? Io non lo vedo... mi chiamo Ethan" le disse, allungando la mano per stringere quella di Hermione.
 
"Io mi chiamo Hermione, ma davvero: non voglio nulla da lei"
 
"Va bene" asserì infine lui, facendosi più vicino. "Almeno vuoi venire a ballare con me?"
 
Hermione fulminò con lo sguardo Ethan e, senza pronunciare un altra parola si voltò verso il barista che, sorridendo, le stava porgendo il suo Mojito.
 
Bevve tranquilla, l'alcool le scaldava la gola e poi giù, fino a scaldarle in qualche modo pure il cuore. Osservava la pista e ,leggermente ansiosa, cercava Fred tra la gente. Quell'uomo, Ethan, era ancora lì, a pochi metri da lei e la stava guardando fin troppo attentamente.
 
Ora basta. Hermione poggiò il bicchiere ormai vuoto sul bancone e si allontanò, in direzione dei bagni. Voleva trovare il suo rosso. Voleva abbracciarlo e non allontanarsi più da lui per il resto della serata. Lo sguardo di quell'uomo l'aveva impaurita e non poco.
 
Lanciò un 'occhiata veloce nel bagno degli uomini ma non  lo vide. Allora entrò in quello delle donne. Si sciacquò la faccia con dell'acqua fredda, facendo attenzione a non bagnare nè gli occhi nè le labbra. Non aveva portato con se i trucchi, per aggiustarsi.
 
Uscì e si appoggiò al muro, chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi. Non mi può succedere niente. Sono sola ma tra poco Fred arriverà. Mi vede di sicuro, sono qui, vicina al bagno, e lui è qui che è venuto. Adesso arriva.
 
Una mano grossa e ruvida si aggrappò alla spalla di Hermione, che per lo spavento spalancò gli occhi. Ethan le stava davanti, a pochi centimetri da lei. Le bloccò le mani contro il muro e si avvicinò al suo volto. Hermione urlava e si dimenava cercando di liberarsi dalla presa dell'uomo, ma era troppo forte. Lui la teneva ferma con le gambe, con una mano inchiodò i polsi della ragazza sopra la sua testa e portò l'altra mano sulla sua coscia sinistra. Iniziò a sfiorarle la pelle, e salì, fin sotto l'orlo del vestito. Le strinse il gluteo così forte che Hermione urlò più forte e morse il braccio con cui l'uomo la teneva ferma.
 
Nessuno sembrava accorgersi di quello che stava succedendo.
 
"Non mi fai male, dolcezza. Ora stai ferma, se non vuoi che sia io a far del male a te."
 



 
Hermione piangeva. Il corpo di un uomo pesava sul suo, piccolo e minuto. Sentiva i singhiozzi di sua madre provenire dal salotto.
 
Poco prima era andata in cucina  per edere cosa stava succedendo e aveva trovato suo padre, ubriaco, che puntava un coltellaccio addosso alla sua mamma.
Aveva urlato, Hermione, era scoppiata a piangere.
Sua mamma le aveva detto che andava tutto bene, che quello era solo un gioco.
 
"Torna nella tua camera Mione. Adesso vengo a cantarti la ninna nanna"
Ed Hermione così aveva fatto. Era tornata nella sua camera, aveva chiuso la porta per non sentire più le urla di suo padre e i singhiozzi della mamma.
 
Si era messa il pigiama e si era coricata sotto le coperte.
Aveva acceso la luce e si era messa a leggere un libro. Era bello. Tutto colorato, pieno di disegnini. Glielo aveva regalato la sua amica, Giulia, per il suo settimo compleanno, caduto una settimana prima.
 
La porta si aprì e Mione si volò felice che la sua mamma fosse già lì da lei.
Ma si trovò ad osservare il volto arrabbiato di suo padre.
 
"Tu non dirai nulla del gioco che hai appena visto. Non lo dirai a Giulia, non lo dirai ad Adrian, alla nonna. Tu starai zitta bambina. E' abbastanza chiaro?"
Hermione annuì, spaventata.
 
"Secondo me non è abbastanza chiaro. Facciamo così, ora stai ferma. Voglio farti capire quanto posso arrabbiarmi, se andrai a dire qualcosa a qualcuno."
 
Rod si avvicinò alla bambina e posò il coltello sul comodino. Abbassò le coperte e guardò il corpo minuto di sua figlia. "Togliti il pigiama" E così Mione fece, spaventata più di prima.
 
Rod accarezzò le cosce della bambina, le strinse la carne e la graffiò con le unghie rotte e smangiucchiate. Hermione urlò.
 
"Oh no bambina. Stai zitta. Se non stai zitta ti faccio male."
 
Hermione deglutì e vide Rod prendere il coltello e passarlo sulla sua pelle liscia. Una lunga striscia rossa comparve sulla sua coscia sinistra.
Il dolore era un qualcosa che la bambina mai aveva provato prima. Strinse forte gli occhi, ma non urlò Aveva troppa paura di sentire altro male.
 
Quando aprì gli occhi vide suo padre ridere e spogliarsi.
 
Chiuse gli occhi un ultima volta e, piangendo, non li riaprì fino alla mattina dopo.
 
 



Hermione urlò, l'alito di Ethan puzzava di alcool e le arrivava dritto sul volto. Aveva paura.
 
Poi non sentì più il peso del corpo dell'uomo su di sè, non sentì più la sua mano sulla gamba nè le sue dita strette intorno ai suoi polsi.
 
Aprì gli occhi e lo vide a terra. Incosciente. Fred si stava avvicinando a lei, si massaggiava con una mano l'altra. Hermione scoppiò a piangere, stremata dal ricordo e dalla paura. Si aggrappò a Fred e svenne.






 
Angolo Autrice : 
Ciao di nuovo! 
Vi voglio chiedere ancora scusa per il ritardo vergognoso con cui ho aggiornato questa mia storia. 
Vi prometto che non la lascerò incompiuta, ma non credo che riuscirò a rispettare semre la scadenza del martedì. Mi dispiace davvero tanto. 

Con la speranza che non vi dimentichiate mai di me e di questa mia fanfiction. 

Detto ciò, il titolo è un verso di " Every Rose Has Its Thorn" (quindi anche titolo della canzone stessa), Poison. 
Ovviamente è legata ad Hermione e al suo passato, che in questo capitolo prende una svolta decisamente brutta. 
Hermione è bella e fresca come una rosa, ma come tutte le rose ha la sua spina. E la sua spina è Rod. 

Ci sono ancora molte cose da scoprire sul passato di Mione, ma con questo capitolo si inizia a capire la trama del suo dolore, e la fonte dei suoi mostri. 

Non voglio annoiarvi troppo con questa nota, devo solo più dire due cose! 

La prima, Fred_Mione98 : GRAZIE! E' a te che ho dedicato questo capitolo. 
Un capitolo importante per una persona importante, mi pare più che giusto! 

La seconda, http://oi58.tinypic.com/2881pww.jpg questo è il link per vedere l'abito che Hermione ha indossato per andare in discoteca. 

Per finire ringrazio tutti quelli che ancora seguono questa mia storia e che la recensiscono, anche se siete diminuiti vi voglio sempre un gran bene! 

Con affetto,
C. 
 
 

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Capitolo 14
*** 13 _ I Grow Fonder Every Day ***





I Grow Fonder Every Day
 
 




Quando Fred aveva visto quell'uomo ubriaco fradicio tener bloccata una ragazza contro il muro non ci aveva più visto dalla rabbia. Nessun essere umano può permettersi di molestare una donna, ubriaco o meno. È una cosa sudicia e deplorevole.
 
Bestemmiò tra i denti e si avvicinò a quel maniaco, pronto per dargli una lezione. Alzò il pugno, deciso a colpire, forte... e la ragazza, tenuta ferma dall'uomo, si voltò verso di lui. Non si accorse di Fred, strinse gli occhi. Lacrime di rabbia già rigavano le sue guance diafane. Il volto della sua Mione.
 
La rabbia si incanalò in ogni vena e in ogni muscolo del rosso, che colpì. Più forte di quanto non avesse mai colpito prima d'ora. E colpì ancora. E ancora. Finchè quel bastardo non cadde, esanime, sul pavimento. Solo allora si voltò verso Hermione, che piangendo, gli getto le braccia al collo e svenne.
 
Fred la prese in braccio e senza tante cerimonie uscì da quella discoteca, nel freddo della notte.
 
Arrivò alla macchina velocemente, aprì la portiera e adagiò dolcemente la riccia sul sedile del passeggero. "Torniamo a casa..." sussurrò, più a se stesso che a lei.

 
 
 
§
 
 
 

Hermione aprì gli occhi. Ci mise qualche secondo a realizzare tre cose fondamentali :
 
Uno, era notte fonda ;
 
Due, era a letto e un lenzuolo leggero la avvolgeva, tenendola al caldo ;
 
Tre, aveva indosso solo le mutandine e il reggiseno.
 
Cercò di collegare le tre cose, ma in quel momento il vuoto regnava sovrano nel suo cervello.
Si tirò a sedere e adattò la vista al buio, seguendo i contorni delle ombre studiò l'intera camera : cuscini buttati malamente per terra e al fondo del letto, il lenzuolo stropicciato che la copriva fino alla vita, i suo vestiti sulla sedia nell'angolo della stanza, la porta socchiusa, la finestra leggermente aperta con le tende che svolazzavano lievi mosse dalla fresca brezza notturna... e... e poi... ma porc ... Hermione spalancò gli occhi, e portò il lenzuolo alle spalle, per coprirsi completamente.
 
Fred era seduto sulla poltrona di fianco al letto, i gomiti appoggiati alle ginocchia. La fissava. Alla reazione di Hermione sorrise appena, ma tornò serio in un men che non si dica.
 
"Fred... che ci fai qui? Perchè mi fissi?"
 
"Ti ricordi quello che è successo?"  
 
"Cosa devo... aspetta..." Hermione studiò il profilo del ragazzo, la camicia, i jeans... gli occhi rossi... per il fumo. Discoteca. Musica alta. Mojito... Ethan. "Tu mi hai salvata. Da quell'uomo. L'hai preso a pugni. Mi hai salvata."
 
"Bè... tecnicamente ho solo evitato che ti molestasse davanti a centinaia di persone..."
 
Hermione agguantò un cuscino dal fondo del letto e lo lanciò dritto in faccia a Fred, che lo bloccò all'ultimo e scoppiò a ridere, seguito dalla ragazza.
 
"Grazie, davvero." Disse Hermione con tono serio, dopo essersi calmata e aver smesso di ridere. Il silenzio calò nella stanza. Fred sorrise, annuì, ma immediatamente un ombra di preoccupazione oscurò il suo viso.
 
"Stai bene?"
 
"Sì Fred, sto bene." Rispose Mione, leggermente interdetta. Fred se ne accorse, ma preferì non insistere. Non era il momento adatto per scavare nell'anima di Hermione. Aveva bisogno di riposare.
 
"Riposa." Sussurrò lui, e si alzò. Era già sulla porta quando Hermione lo chiamò.
 
"Fred, aspetta. Perchè sono in intimo?"
 
"Eri svenuta. Il tuo vestito era macchiato di alcool, ho pensato di togliertelo prima di metterti a letto."
 
Hermione arrossì fino alla punta del naso. Poi rise, imbarazzata. "Uhm, ok. Grazie ancora e ... Fred ? Potresti... ecco... fermarti a dormire qui con me? Ho paura degli incubi e... " Fred non ebbe bisogno di ascoltare altro. Si voltò e si avvicinò al lato vuoto del letto.
 
"Ti dispiace se mi tolgo... ?"
 
"No, no figurati." Rispose veloce Mione. L'imbarazzo era palpabile, ma ormai aveva chiesto a Fred di restare. Non avrebbe cambiato idea. Si coricò nuovamente e si girò verso il muro. Sentì Fred spogliarsi, poi il tonfo dei jeans e della camicia buttati sulla poltrona e infine il frusciare del lenzuolo.
 
"Mione."
 
"Sì Fred?"
 
"Vieni qua." Non era una domanda.
 
Cazzo, pensò Hermione agitata. Si girò e si accoccolò al ragazzo. Appoggiò la testa sul suo torace e gli accarezzò la tartaruga scolpita. Fred la strinse di più a se, la baciò sulla testa, sui morbidi capelli ondulati, e si addormentò. Felice davvero, per la prima volta.
 
Hermione restò sveglia a lungo, ascoltava i respiri regolari di Fred e accarezzava il suo busto muscoloso. E mentre studiava ogni linea, ogni centimetro di pelle del suo torace, vi trovò una cicatrice. Lunga e spessa. Dall'ombelico saliva fino a metà cassa toracica, a sinistra.
 
Cosa hai combinato Fred? Come te la sei fatta? Mi hai tolto anche la canotta semitrasparente , hai visto le mie cicatrici? E se le hai viste... cosa hai pensato?
 
Hermione, qualche giorno prima era in giro per negozi. Aveva visto in una vetrina quel bellissimo vestito nero, quello che aveva indossato per andare in discoteca, ma non poteva comperarlo. La scollatura, profonda, sulla schiena avrebbe lasciato visibili tutte le sue cicatrici. Sarebbe stato umiliante.
 
Poi aveva trovato quella canotta... era di un materiale particolare, lo stesso colore della pelle e abbastanza trasparente. Una volta indossata sembrava quasi di non averla. Oltretutto era molto attillata e serviva anche da reggiseno. La scollatura non c'era, il girocollo era classico, come quello di una qualsiasi T-Shirt.
 
La comprò. Poi tornò nel negozio del vestito e se lo provò, indossando sotto quella canotta miracolosa. Spariva completamente sotto il vestito, e con lei sparivano anche le cicatrici. Si sfiorò la schiena, la sensazione era la stessa di sfiorar pelle nuda. Pazzesco, aveva pensato. L'unico problema era il girocollo, ma Hermione pensò che con un foulard, una sciarpa o una collana un po' spessa si sarebbe nascosto alla grande.
 
E così comprò anche il vestito.
 
Ora... Fred l'aveva spogliata mentre era svenuta... E aveva indosso solo le mutandine e un reggiseno quindi... Per forza di cose le aveva tolto anche la canotta.
 
Spero che non abbia visto le mie cicatrici... ancora non ricordo come me le sono procurate, sarebbe imbarazzante spiegarglielo.. e... Oddio. Sotto la canotta non portavo alcun reggiseno! Oh mio Dio... vuol dire che Fred mi ha visto il seno nudo e ... e ha cercato un reggiseno nel cassetto e me lo ha messo... oh santissimo...
 
Hermione era ancora più imbarazzata. Ma si decise a non pensarci più di tanto. E si addormentò. Abbracciata al suo Fred, sorridendo.
 
 
 
§
 
 

 
Il mattino seguente Hermione si svegliò sorprendendo un Fred già ben sveglio con lo sguardo fisso sul suo volto ed un sorriso angelico ad incurvargli le labbra.
 
"Sei così bella mentre dormi... sembri un angelo."
 
"Non ti stanchi mai di prendermi in giro e dir sciocchezze?"
 
"Ma non ti sto prendendo in giro! - rise Fred, poi tornò serio ed incatenò i suoi occhi di cielo a quelli ambrati di lei - Sei davvero bella, Mione."
 
Hermione arrossì, forse per la centesima volta dalla sera prima. Poi allungò una mano e sfiorò il torace di Fred, seguendo con l'indice il profilo della lunga cicatrice trovata durante la notte.
 
"Come...?"
 
Fred si scurì in volto. Si alzò e diede le spalle al letto, appoggiandosi alla finestra si sporse a guardar fuori. La città si stava lentamente svegliando. Poi chiuse gli occhi. Per secondi che parvero interminabili si sentì solo il ritmico pulsare dei cuori dei due.
Hermione era preoccupata, convinta di aver detto qualcosa di sbagliato malediceva mentalmente la sua curiosità. Poi Fred iniziò a raccontare ...
 
"Di George sai già tutto. Qualche tempo dopo il suo funerale, il dolore provocato dalla sua perdita era ancora troppo forte per me. Deciso a farla finita sono scappato di casa, una notte, e sono andato alla cascata dove il mio Georgie aveva perso la vita. Sono salito su quello scoglio, e dopo aver pianto per ore, mi sono buttato giù. Il mattino dopo, i miei genitori mi hanno trovato svenuto sulla riva del lago, vivo, con uno squarcio insanguinato sul torace e diversi altri lividi e graffi sul volto e sulle braccia. Hanno chiamato l'ambulanza. Appena arrivato in ospedale sono caduto in coma. Trauma cranico, hanno detto. Mi hanno ricucito e chiuso nel reparto di terapia intensiva. Ne sono uscito due settimane dopo, con questa cicatrice come ricordo e un fortissimo mal di testa. Quando i miei genitori mi hanno chiesto cosa ricordassi di quelle due settimane, gli ho risposto che non ricordavo assolutamente nulla. Buio, vuoto e dolore. Null'altro. Ma a te voglio dire la verità." Fred si voltò e guardò in faccia Hermione, lo sguardo duro ma addolorato, dalle sue pupille nere come il nulla Hermione riusciva a scorgere il suo cuore spezzato e rattoppato alla bell'e meglio.
 
"Durante quelle due settimane ho sentito costantemente la voce di George. All'inizio mi ha parlato della morte, del fatto che è morto sul colpo, senza provar dolore. Poi ha cercato di convincermi che non è stata colpa mia se è caduto, e infine ha continuato a spronarmi fino all'ultimo. Mi urlava che non dovevo mollare, che mamma, papà, Ginny e Ron avevano ancora bisogno di me. E così mi sono svegliato. Sono uscito dal coma perchè George mi ha aiutato a trovar l'uscita." Finalmente le lacrime iniziarono a sgorgare dagli occhi di Fred che, persa ogni forza, si accasciò sulla poltrona. Hermione si alzò e si gettò tra le sua braccia. Sedendosi sulle sue gambe lo strinse forte a sè. Lo cullò e gli accarezzò la testa per un lasso di tempo indefinito. "Sfogati" gli sussurrava all'orecchio mentre lo cullava e "Mi dispiace così tanto, Fred...".
 
Piansero a lungo. Insieme. Poi Fred si riprese e guardò Hermione. "Grazie. Grazie davvero Mione. Senza di te non so come farei." La studiò, memorizzò ogni centimetro i quel corpo snello e sinuoso. Le accarezzo i fianchi, poi le gambe. Fino a trovare la cicatrice sulla coscia. Non ha ancora visto quelle sulla schiena, grazie a Dio. Pensò Mione.
 
"Non so come me la sono procurata... io... non ricordo ancora." Finse. Fred annuì. Si alzò, disse che andava a preparare la colazione ed uscì dalla camera.
 
 
Non sono ancora pronta a parlare con qualcuno di Rod. Prima... prima voglio esser sicura di ricordare tutto.

 
                                     
 
 
 
 
 
 Angolo Autrice : 
Buon giorno! 
Eccoci con un nuovo capitolo!!! o faticato molto a scriverlo e... sinceramente non sono molto convinta e contenta del risultato ma... non potevo aspettare oltre. 
Spero che vi piaccia lo stesso! 

Il titolo è un verso di "One and Only", Adele. Si riferisce all'affetto che lega Fred ed Hermione, e che cresce sempre di più, giorno dopo giorno. 
Affetto che ha permesso a Fred di aprirsi con lei soltanto e di raccontarle il suo segreto più intimo : la voce del fratello durante il coma. 

Vorrei ringraziare tutte le persone che seguono questa storia, coloro che la leggono e soprattutto, quelli che la recensiscono! 

Infatti un ringraziamento speciale va a :

Trislot ;

LadySissi ; 

fred_mione98 ; 

mary_09 .

GRAZIE !!! 

Con affetto, 
C.
 
 
 
                   

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Capitolo 15
*** 14 _ Into The Night I Go ***




Into The Night I Go
 
 



Fred stava girando la pancetta nella pentola, mentre l'olio e il grasso sfrigolavano e un gustoso odore riempiva la cucina e la sala facendo salire l'acquolina del rosso.
La musica che proveniva dallo stereo era rilassante e permetteva al ragazzo di pensare e riflettere su tutto ciò che gli era capitato da quando quella strana ma meravigliosa ragazza dai capelli color cioccolato era entrata a far parte della sua vita.
 
Pensieri troppo importanti su cui ragionare quando tutto ciò di cui aveva voglia era riempirsi lo stomaco con quel ben di dio che stava cucinando, per lei.
 
Fred scosse la testa, sorrise tra sè meravigliandosi di quel pensiero e cambio canzone, mettendo un cd di tracce da lui scelte e scaricate. Poi premette PLAY e si sedette sulla sedia a lui più vicina.
 
Ci sono quelle sere
che sono più dure
dove serve bere e via le paure
e dentro ci si sente
piccoli per sempre ...
 
Ci sono quelle sere
belle da morire
dove puoi giocare invece di dormire
quando ci si sente
piccoli per sempre ...
 
J-AX cantava e scavava nell'anima di Fred lasciandolo vuoto e pieno di emozioni nello stesso tempo. Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalla musica fino a quando sentì una voce dietro di lui.
 
"Ci sono quelle sere belle da morire dove puoi giocare invece di dormire ... " stava canticchiando Hermione.
Fred si voltò fulmineamente e concluse con lei, cantando insieme ma ad una sola voce "quando ci si sente piccoli per sempre...".
 
E la canzone terminò. Lasciando i due ragazzi in silenzio, a guardarsi e sorridere. Sorridere per ciò che era appena accaduto. Sorridere perchè J-AX li aveva uniti ancora di più, cantando allo stereo quella canzone che tanto piaceva ad entrambi.
 
Mangiarono tranquilli parlando del più e del meno, ridendo, scherzando.
Ormai era quella la loro vita.
Non avevano più parlato della notte in cui avevano dormito insieme, in cui Fred le aveva confessato del coma e particolarmente della voce di George che lo aveva spronato ad esser forte, a combattere, ad andare avanti per sè stesso, per la sua famiglia e, infine, anche per il suo gemello. Perchè George sarebbe sempre vissuto in Fred, nei suoi gesti, nella sua voce, nei suoi occhi.
 
Hermione non lo aveva conosciuto, ma era sicura che fosse una persona fantastica. Perchè suo fratello era davvero fantastico, stupendo, gentile, dolce, meraviglioso, unico e perfetto...
 
Hermione Jean Granger! Datti un contegno santissimo cielo! Ma che pensieri sono? Si riprese mentalmente, arrossendo guardando il piatto ormai vuoto.
 
Poi si alzò, prese anche il piatto di Fred, le posate e i bicchieri e tornò in cucina per caricare la lavastoviglie.
 
"Mione vado a correre!" le urlò Fred dal bagno.
 
"Va bene Fred... io intanto mi faccio un bel bagno caldo." Rispose lei, sempre urlando, e un attimo dopo sentì la porta dell'appartamento chiudersi.
 


 
§
 



"Hermione, ho incontrato un mio amico al parco e ci ha invitati ad un falò sul lago, questo Sabato. Ci andiamo vero?" chiese Fred ad un Hermione molto impegnata nella lettura di un'antologia di poesie, appena rientrato a casa.  
 
"Senti qua Fred! - esclamò Hermione sognante - Et Dieu / surprenant Adam et Eve / leur dit / Continuez je vous en prie / ne vous dérangez pas pour moi / Faites comme si je n'existais pas."
 
Fred spalancò gli occhi "Cavolo Mione! Da quando sai il francese?"
 
"Non lo so... ho trovato questo libro in biblioteca durante il mio turno, questa mattina, e provando a leggerlo mi son resa conto che capivo ogni parola. Allora l'ho comprato."
 
"Wow! Magari avevi qualche parente francese... comunque io non lo capisco.. potresti tradurmi quella poesia?"
 
Hermione sorrise arrossendo "Certo - riaprì il libro alla pagina della poesia che aveva appena letto al rosso e iniziò a tradurre -  E Dio / dopo aver sorpreso Adamo ed Eva / gli disse / Continuate, prego / Fate come se non ci fossi "  
 
Fred non disse più nulla. Sorrise soltanto. Sorrise e i loro sguardi carichi di tutti i sentimenti che entrambi provavano l'uno per l'altra, dissero molto più di quanto una qualsiasi parola avrebbe potuto dire. Sentimenti che nessuno dei due ancora comprendeva appieno.
 
La sera, dopo aver mangiato le pizze ordinate nel tardo pomeriggio, si sedettero sul divano, accoccolati come due adolescenti al primo amore, a guardare un film. Dopo un po' Fred si rivolse ad Hermione con tono dolce ma eccitato "Allora Mione... per la falò del fine settimana cosa dico a quel mio amico? Ci andiamo o no? Decidi tu... non sentirti obbligata, ti capirei se dicessi di no... dopo la discoteca..."
Hermione scosse le spalle e si legò i capelli in una coda alta mentre gli rispondeva che per lei andava bene, che voleva conoscere gente nuova e appoggiò la testa sulla spalla del rosso, il quale subito le cinse il fianco con un braccio e la strinse a sè. Dopo averle dato un casto bacio sulla nuca, tornarono a guardare il film, innamorati come poche persone hanno la fortuna di essere, ma senza ancora saperlo.
 


 
§
 

 
La sera del falò
 
Fred ed Hermione camminavano tranquillamente sulla sabbia della riva del lago.
Entrambi avevano una birra in mano, una Corona, ed un sorriso gioioso stampato sul volto.
 
Erano arrivati da poco e già Hermione aveva fatto la conoscenza di tutti gli amici del rosso. Inutile dire che  si erano subito 'innamorati' di lei, della sua semplicità, della sua simpatia e di quella spiccata intelligenza che riusciva a spiazzare chiunque.
E anche Mione aveva adorato quel gruppo di ragazzi tanto strampalato quanto unito.
Avevano quasi tutti la sua stessa età, forse anche perchè erano amici, prima che di Fred, di Ronald, il secondo dei figli di Molly e Arthur.*
Blaise, Draco, Daphne, Luna, Lee, Harry e Theodore erano in 'pista' e si divertivano come matti ballando e saltando al ritmo della musica, intorno al falò.
 
Loro due non si erano uniti. Avevano deciso di fare una passeggiata e così, Corone in mano e infradito ai piedi si erano allontanati dalla festa.
 
La fredda brezza della notte fece rabbrividire Hermione e Fred se ne accorse immediatamente. Poggiò la bottiglia a terra e si tolse la giacca per poggiarla dolcemente sulle spalle della ragazza. Si sedettero sulla sabbia a pochi centimetri l'uno dall'altra, a guardare il riflesso della luna sulla piatta superficie del lago.
 
Fred fece scivolare la sua mano su quella di Hermione che era appoggia a terra, tra loro due. La ragazza si voltò spaesata e stupita da tanta confidenza, ma non ebbe il tempo di capire cosa stava accadendo che le labbra di Fred sfiorarono le sue in un bacio dolce, gentile e premuroso. Hermione rimase spiazzata, ma dopo qualche secondo di smarrimento ricambiò quel bacio tanto atteso quanto inaspettato.  Ciò che nessuno dei due si aspettava però, fu la successiva reazione della ragazza.
 
Merda, pensò. Si alzò e senza dir più nulla scappò via, lasciando un Fred molto confuso a guardarla mentre si allontanava da lui e da quel bacio.
 

 
 
 






 
 
Angolo autrice:
Ciao! Inizio questa brevissima nota scusandomi per il ritardo... sono un disastro lo so... vi prego di perdonarmi!
 
Inizio subito col chiarire l'asterisco (*): ho deciso, in questa storia, di non tener conto dei tre figli maggiori di Molly e Arthur. Quindi i primogeniti sono Fred e George, il secondo è Ron e l'ultima è Ginny.
 
Come vedete sono apparsi altri personaggi del mondo di Harry Potter, non avranno un ruolo fondamentale nel corso della storia, ma questa non è l'unica volta in cui compaiono, ve lo assicuro :)
 
Il titolo è un verso di "Digging Graves", King Diamond. Riferito al momento in cui Mione scappa dal bacio di Fred, scappa nella notte e lo lascia da solo con pensieri dubbi ad affollargli la mente.
 
Ultima informazione: la poesia che Hermione recita a Fred è di Jacques Prevert. Personalmente... amo questo poeta! A voi piace la poesia? Quale o quali poeti preferite?
 
So che il capitolo è molto corto... ma il prossimo sarà MOLTO importante!
 
Un bacio,
C. 

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Capitolo 16
*** 15 _ Through the pain and the heart aches there's still love for everyone ***


 
Through the pain and the heart aches there's still love for everyone
 
 


Carissima Hermione Granger,
 
poichè è una settimana intera che non esci dalla tua camera se non per andare in bagno e, la notte, per sgranocchiare qualcosa (eh sì cara... non credere che io non me ne accorga! Ti sento sempre... semplicemente so che non vuoi parlare con me...), ho preso questa decisione : ti scriverò una lettera.
 
Cara Hermione, io non sono molto bravo a parole, non mi so esprimere alla perfezione, non riesco a far capire al resto del mondo le mie emozioni e i miei sentimenti se non con i gesti. Ma proverò a riuscirci, questa volta, mettendo per iscritto tutto quello che voglio dirti e che tu ancora non mi hai dato la possibilità di farti capire. Bè... sinceramente nemmeno io ho già capito bene cosa è quest'assurda sensazione di vuoto che provo in tua assenza. E' paragonabile ad una caduta da alta quota... e tu sei lì, che cadi e cadi ancora in una inesorabile discesa verso la fine. Ma la fine non c'è, non arriva mai, e tu continui ad andar giù chiedendoti che cosa ne sarà della tua vita, di te stesso...
 
Sei entrata nella mia vita mesi fà, ma a me sembrano anni. Non fraintendere : non dico questo perchè stare con te è noioso... no! Anzi, tutt'altro! Stare con te è la fine del mondo, ridere insieme, parlare, scherzare... è tutto perfetto, quando ci sei tu con me.
Sei arrivata, sei comparsa dal nulla e hai stravolto questa mia puttana vita.
Mi sei stata accanto nei miei momenti di debolezza, mi sei stata accanto senza chiedermi niente. Hai aspettato che mi calmassi, che tornassi in me, per pormi le tue domande. E non mi hai mai giudicato. Hai questo particolare pregio, Hermione, che ti permette di ascoltare le persone e non giudicarle mai. Tu ascolti, lasci sfogare, consoli, aiuti, SALVI.
 
E così, carissima ragazza, tu mi hai salvato.
Dopo la morte di mio fratello ho sempre avuto una paura fottuta nel relazionarmi con le persone. Dopo la morte di mio fratello, mi sono allontanato da tutti, mi sono chiuso in me stesso. Ho smesso di uscire, di coltivare il rapporto con i miei amici, di incontrare nuove persone. Ho smesso di voler bene, ho smesso di amare.
Avevo il terrore di perdere le persone che amavo, di ferirle, di vederle perdersi senza poterle aiutare,senza poterle trarre in salvo. Mi imputavo la colpa della morte di George e pensavo continuamente che, avendo ucciso io mio fratello, avrei solamente fatto del male agli altri.
Poi sei arrivata tu... con i tuoi occhi dorati e i tuoi ricci capelli color del cioccolato. Sei arrivata tu e mi hai cambiato, mi hai, come ho già detto, salvato.
Mi hai fatto capire che mio fratello non è morto per colpa mia, ma per colpa di quella stupida roccia che, bagnata, lo aveva fatto scivolare. Mi hai aiutato a capire che, io, lo stavo cercando di salvare, che io ho fatto di tutto per tenerlo aggrappato alla vita... ma che il destino,e non io, ha voluto diversamente.
 
Mi hai aperto gli occhi, e l'anima.
 
Mi fido di te, Hermione Granger. Mi fido dei tuoi occhi ambrati che parlano per te, che rivelano il tuo mondo interiore e il tuo vero io. Mi fido dei tuoi morbidi capelli, che ondeggiano ad ogni tuo passo e riescono ad ipnotizzarmi ogni santissima volta. Mi fido delle tue morbide e rosse labbra che si muovono sensuali per dire sempre e soltanto la verità. Mi fido della tua voce dolce e melodiosa, della tua risata cristallina e di quei sussurri che mi fan rabbrividire, in senso buono ovviamente.
Mi fido delle tue piccole mani, così delicate ed eleganti. Mani che molte volte ho avuto la fortuna di sfiorare, e vorrei non smettere mai di farlo. Mi fido del tuo corpo snello che si incastra perfettamente nel mio quando ci abbracciamo. Mi fido di te, della tua sincerità, della tua intelligenza, della tua schiettezza, del tuo sarcasmo, della tua dolcezza, simpatia, timidezza.
 
Quanto vorrei che anche tu ti fidassi di me.
 
Che mi permettessi di aiutarti a combattere le tue paure, i tuoi demoni, il tuo passato. Mano nella mano. Vorrei che tu ti fidassi di me al punto da raccontarmi quello che stai iniziando a ricordare.
Perchè io lo vedo che stai ricordando Mione... ogni giorno hai negli occhi un po' meno vitalità, e molta più paura.
Tu hai paura di qualcosa... qualcosa che ti ha lasciato quella cicatrice sulla coscia e che ti ha spinta a scappare in un bosco con talmente tanta foga da cadere e perdere la memoria.
Tu hai un terrore disumano racchiuso in te, e non immagini nemmeno quanto vorrei prendere sulle mie spalle almeno la metà, se non di più, di tutto quel terrore che ti opprime e aiutarti ad andare avanti. A sopravvivere. A ricordare, per poi dimenticare.
 
Quanto vorrei che anche tu ti fidassi di me.
 
Non so perchè sei scappata da quel nostro bacio Hermione, subito dopo aver ricambiato.
Non so se è perchè hai paura di essere giudicata da me per il tuo passato, se è perchè non vuoi innamorarti di nessuno o hai paura d'amare, o se è perchè il ricordo di un ragazzo che esiste e che già ti ha rubato il cuore ti è tornato alla memoria.
Non mi importa sapere perchè sei scappata... certo, ovviamente mi piacerebbe saperlo, ma l'unica cosa che mi importa davvero è vederti felice.
E se per vederti felice devo essere semplicemente un coinquilino, un amico, un migliore amico o un fratello, io lo sarò per te.
Perchè la mia felicità è la tua. Se tu sorridi, io sorrido. Se tu piangi, io piango con te.
 
Hermione, ti sto scrivendo tutto questo perchè sono piuttosto sicuro di essermi innamorato di te.
 
Con amore e affetto,
per sempre tuo,
Fred Weasly.
 
 
 
P.S.
Ho intenzione di lasciarti la tua libertà, se hai letto questa lettera fino a qui, per pensare. Per questo starò a casa dei miei genitori fino a quando non sarai tu a dirmi se posso tornare, se posso esserti amico e se mi permetterai di amarti.  





 
Angolo Autrice : 
Buona sera a tutti! 
Spero di essermi fatta perdonare per la "rapidità" del capitolo precedente con l'intensità di questo. 
Se devo essere sincera, è il mio preferito! Fin'ora. 
Questo capitolo è interamente incentrato sui sentimenti che Fred prova per Hermione, scritto sotto forma di lettera. 
Finalmente il nostro bel rosso capisce che quello che prova per la bella riccia è semplicemente questo : puro amore. 

Il titolo è un verso di " Anywhere For You", di John Martin. Non c'è bisogno di spiegare il motivo per cui l'ho scelto 
come titolo per questo capitolo, secondo me... 

Ora termino la nota, non voglio annoiarvi e, soprattutto, vorrei davvero sapee cosa ne pensate di questa lettera. 
Per me questo capitolo è molto importante, ma ancora più importanti sono i vostri pareri! 

Grazie, per tutto! 

Con affetto, 
C. 

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