Looking for Happiness

di MyQueenMichelle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo ***
Capitolo 4: *** Quarto Capitolo ***
Capitolo 5: *** Quinto Capitolo ***
Capitolo 6: *** Sesto Capitolo ***
Capitolo 7: *** Settimo Capitolo ***
Capitolo 8: *** Ottavo Capitolo ***
Capitolo 9: *** Nono Capitolo ***
Capitolo 10: *** Decimo Capitolo ***
Capitolo 11: *** Undicesimo Capitolo ***
Capitolo 12: *** Dodicesimo Capitolo ***
Capitolo 13: *** Tredicesimo Capitolo ***



Capitolo 1
*** Primo Capitolo ***




23 Marzo 1985

Quel che era troppo era troppo. Me ne sarei andata. Era un po' che meditavo di scappare, e quello schiaffo era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Avevo sei anni quando i miei erano morti, e da allora avevo vissuto con quel drogato e alcolizzato del mio ziastro. Non so neanche perché ero stata mandata da lui, dato che non era neanche il fratello di mio padre, era semplicemente il figlio della seconda moglie di mio nonno. Avrei di gran lunga preferito stare in un orfanotrofio. Dal momento in cui misi piede in quella squallida casa ero sempre stata picchiata, costretta a diventare adulta a soli sei anni, costretta a nascondere i lividi ai miei insegnanti a scuola, costretta a ricevere le botte a denti stretti senza fiatare, se lo avessi fatto ne sarebbero arrivate delle altre. Ora, a diciassette anni, non sono più disposta a sopportare. Io sono Joss, e sto per farmi una nuova vita.
"JOSS! Josephine, vieni subito qua o giuro che ti do un calcio in quel culo secco che ti ritrovi!!!" Urlò lo zio dal piano di sotto. Corsi giù per le scale storcendomi quasi una caviglia, e andai in cucina. "Dimmi zio." Dissi con tono neutro. Mi prese per i capelli trascinandomi al lavandino. "Cosa sono questi?" Chiese. Mi contorcevo dal dolore della sua presa ferrea sulla mia testa. "I piatti del tuo pranzo.." Dissi con un fil di voce. "E perché sono ancora qua?! Ti avevo detto di lavarli appena avessi finito!! Se quando mi sveglio li trovo ancora lì, ti riempio di sberle." Come se non lo facesse abbastanza senza motivo. Andò al piano di sopra ed io iniziai a lavare tutto fulminea. Nonostante mi trattasse in maniera tremenda, non piangevo mai, non potevo permettermelo. Era da quando ero piccola che non versavo una lacrima. Finii tutto dopo poco e corsi in camera mia sigillandomici dentro. Quello era l'unico posto all'interno di quella stupida casa nel quale mi sentivo "al sicuro". Mi accesi una sigaretta e iniziai a guardarmi intorno riordinando le idee. Lo zio sarebbe andato al lavoro a breve e sarebbe stato fuori fino a sera, avrei avuto tutto il tempo per raccattare la mia roba, dato che se l'avessi fatto poco prima di andarmene se ne sarebbe accorto. Sarei uscita verso le quattro del mattino, quando lo zio dormiva, così non avrei rischiato di trovarmelo per strada. A lui non sarebbe dispiaciuto, ne ero sicura. Aspettai a lungo in camera mia, fumando una sigaretta dietro l'altra, quando finalmente lo zio se ne andò salutandomi con un bel:" Se fai qualche casino giuro che è la volta buona che ti ammazzo." Iniziai a buttare tutti i miei vestiti e le cose importanti in una valigia di cuoio e la nascosi sotto il letto. Mi addormentai, cosa che non capitava mai, e fui risvegliata dalle urla dello zio che era appena tornato a casa. "Che cazzo stai facendo?! Dormi?!? Mentre io sono al lavoro a sgobbare per far mangiare te, tu dormi?! Alzati subito e preparami da mangiare!! Avrebbero dovuto insegnarti l'educazione e il rispetto quando era il momento, altro che coccole e carezze. Bel risultato che è venuto fuori." Disse prendendomi un braccio e alzandomi dal divano. Andai in cucina senza capire bene quel che succedeva dato che ero appena sveglia ed iniziai a trafficare con le stoviglie quando mi cadde un bicchiere per terra e si ruppe. Sapevo quel che mi aspettava. Lo zio mi raggiunse con passo spedito, e mi prese per un braccio con la sua solita stretta d'acciaio. Mi diede una sberla dolorosissima, probabilmente era un pugno, e continuò di questo passo, come al solito. Le botte arrivavano una dopo l'altra, quasi non le distinguevo. Fortunatamente si stufò dopo un po' e mi lasciò andare. Cioè, mi buttò per terra facendomi finire sui vetri rotto con una mano, ma al meno mi lasciò. "Ora pulisci il casino che hai fatto e mi prepari la cena. Veloce!!" Pulii tutto e preparai la cena a quell'essere spregevole, non meritevole di essere chiamato uomo. Mi sedetti di fronte a lui è lo guardai mangiare, augurandogli di strozzarsi ad ogni singolo boccone, poi pulii i piatti e mi fiondai in camera aspettando l'ora x, che sembrava non arrivare mai. Quando finalmente l'orologio segnò le 4, presi coraggio.  Uscii da camera mia per controllare che lo zio dormisse profondamente, e lo trovai in camera sua che russava, con una siringa abbandonata sul suo comodino. Avrebbe dormito a lungo. Presi la valigia e andai in sala per rubare i soldi che lo zio usava per la droga e gli alcolici, mi infilai una mega felpa addosso e finalmente uscii da quella casa. Finalmente libera. Buonasera! :) spero che il primo capitolo di questa serie vi sia piaciuto, e vi abbia intrigati abbastanza da volerne leggerne un secondo, poi terzo e così via! Voglio scusarmi se questo capitolo è un po' grezzo, ma è uno dei miei primi tentativi di scrittura risalenti ad anni fa! Vi do la mia parola che i seguenti saranno più soddisfacenti sia dal punto di vista del contenuto che di stile. Detto ciò vi saluto, e al prossimo capitolo. -MQM

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Capitolo 2
*** Secondo capitolo ***


L'aria fresca primaverile mi solleticava la faccia, tutto era tremendamente meraviglioso: il buio, il vociare proveniente dai locali ancora pieni, i colori delle insegne, ma soprattutto la sicurezza di essere finalmente libera. Iniziai a camminare cercando di capire cosa fare, pensando se i soldi che avevo mi sarebbero bastati al meno per una notte in uno squallido motel. Decisi di tentare, così dopo qualche minuto di camminata mi trovai davanti a una viuzza laterale nella quale sapevo ci fosse un motel a poco prezzo. Era buia e al suo interno si trovavano tipi molto loschi, ma decisi comunque di continuare, così mi tirai su il cappuccio e mi ci infilai dentro. Quando passai davanti a un piccolo locale, i miei piani furono però cambiati: mi sentii afferrare per un braccio e sbattere contro al muro, era un tipo incappucciato:"Dammi la valigia!" disse puntandomi alla gola una cosa fredda, che non poteva essere altro che un coltello. Non risposi. "DAMMI LA VALIGIA!!" Urlò ancora più forte. "No." Sussurrai. Sentii la pressione del coltello aumentare sulla mia gola. Non riuscendo a scivolare via dalla sua presa, gli diedi una spinta con tutte le mie forze, spostandolo però solo di poco, ma riuscendo almeno a togliermi il coltello dal collo. Il tipo si buttò di nuovo su di me, ed io serrai gli occhi terrorizzata. Rimasi in attesa del peggio e invece tutto quello che sentii fu la sensazione che qualcuno me lo avesse tolsi di dosso. Rimasi con gli occhi chiusi. Sentii rumore di una zuffa e parole indistinte, poi passi che si allontanavano di corsa. Immaginai che il rapinatore fosse scappato, quando sentii qualcuno toccarmi la spalla. Sussultai iniziando a tremare dal terrore. "Tranquilla se n'è andato." Disse qualcuno. Aprii gli occhi e mi ritrovai davanti un ragazzo che era totalmente diverso dal tipo che mi aveva aggredita prima. Era alto alto, con i capelli lunghi e biondo platino, vestito da punk e con gli occhi verdi contornati di matita nera."Tutto a posto? Stai bene?" Chiese guardandomi. "S-si, grazie." Risposi con un fil di voce. "Sei sicura? Fammi controllare." Disse, poi si avvicinò e mi tirò su il mento con una mano osservandomi il collo. Era a pochi centimetri dal mio viso e la cosa mi mise non poco a disagio. "Come immaginavo, hai un taglietto." Continuò lui. Mi portai la mano alla gola e sentii qualcosa di caldo, quando la guardai notai un po' di sangue sulle mie dita. Non dissi niente. "...ehm, vuoi..venire dentro...non so, a metterci un cerotto? Non sarebbe prudente tenertelo così." Disse lui incerto. Lo guardai in faccia, muta come sempre, studiandolo. Insomma, uno sconosciuto mi aveva salvata da un aggressore, il mio potenziale assassino, e ora mi chiedeva di entrare in un locale con lui. "Guarda non ho cattive intenzioni. Se fossi stato cattivo avrei lasciato che il tipo ti derubasse o uccidesse." Disse grezzo, poi dopo avermi dato qualche istante per pensare me lo chiese ancora. "Allora...che vuoi fare? Entri?" Chiese lui insicuro. "Io...non lo so..." Dissi. "Ok, ho capito. Ci si vede!" Disse lui mentre andava verso l'entrata dandomi le spalle. Io improvvisamente venni presa dal panico al pensiero di rimanere sola, quindi urlai: "Aspetta!" Raggiungendolo di corsa. Lui sorrise furbo, e mi aprii la porta. "Madame dopo di lei." Quando fummo dentro, seguii il tipo di cui ancora non conoscevo il nome che mi portò fino ad una porta di fianco al bancone. La aprì e ci entrò. Io mi fermai lì davanti, decisa a non seguirlo li dentro. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Il biondo uscì poco dopo con faccia inquisitrice. "Come mai sei ancora lì? Che stai aspettando?" Disse. Io lo guardai non sapendo cosa dire, così dopo qualche istante lui disse: "Va be' tu aspettami qua io torno subito." Detto ciò rientrò nella stanza parlando a qualcuno: "Hey Al, ciao. Senti avrei bisogno della scatola del pronto soccorso." "Avete di nuovo fatto a botte con qualcuno? Anzi no non me lo dire, non mi interessa neanche, sappi solo che tu e quella band sgangherata finirete per farvi ammazzare." Disse una seconda voce, che probabilmente apparteneva ad un uomo più vecchio di lui. Il biondo rise. "Ti sorprenderò ma questa volta no, la storia è un po' più complicata. Ah e senti, non è che puoi fare tu? Insomma è...c'è questa ragazza che non si fida molto di me, e magari con una persona come te che infondi fiducia...non so, aiutami per favore." Disse abbassando un po' la voce nella seconda parte. "Va bene, va bene ho capito. Basta che non sia una prostituta che hai raccattato dalla strada perché quelle sono delle bravissime attrici! Prima sono tutte occhioni dolci e moine perché le hai aiutate, poi appena ti giri ti sfilano il portafogli dalla tasca e col cavolo che le rivedi!" Disse il tipo, Al. Il biondo rise e poi parlò:"Credimi, questa volta è molto diverso!" Poco dopo uscirono dalla porta il biondo seguito da un signore più o meno sui 65-70 anni, stempiato con i capelli grigi, e due occhi azzurri da nonno. Aveva ragione il biondo prima, inspirava fiducia. "Allora, cosa posso fare per te?" Chiese lui. "Ha un taglio sul collo, potresti disinfettarlo e metterci un cerotto?" Disse il biondo. "Mckagan, credo che la ragazza sappia parlare." Disse Al. "Allora, posso toglierti il cappuccio, così ti medico meglio?" Chiese per poi abbassarmi il cappuccio. Per un attimo rimase interdetto continuando a fissarmi un punto preciso del viso, poi guardò il biondo, e poi di nuovo me. "Bambina mia che hai fatto?" Chiese. Mi voltai verso la parete a specchio del retro del bancone, e notai un ematoma sullo zigomo sinistro. Mi sfiorai il livido con la punta delle dita, sentendo un leggero dolore ricordando il pugno dello zio, voltandomi poi verso i due non sapendo cosa dire. Al era ancora scandalizzato. "Piccola, ma quanti anni hai? E TU! Ma come puoi fare una cosa del genere? Non ti facevo manesco, e dire che in tutti questi anni avrei dovuto notarlo!" Disse rivolgendosi prima a me poi al biondo. "No Al, sul serio, ti avevo detto che era complicata come storia! So che può sembrare strano, ma io l'ho appena incontrata, era qua fuori, un tizio voleva rubare la valigia e le ha puntato un coltello alla gola, la sto aiutando!" Disse il biondo trafelato. Al si voltò verso di me:"È vero? Guarda che se non è vero, puoi dirlo, ti posso aiutare." Disse premuroso. "È vero, ci siamo appena incontrati." Dissi io. "Capito. Adesso ti medico, e tu McKagan, farai meglio a dirmi la verità, perché se non dovesse essere così dovrai vedertela con me." Disse Al, puntando il dito contro il petto del biondo, prendendo poi ad armeggiare con la cassetta di pronto soccorso. Mi disinfettò la ferita e mise un cerotto. Poi mi diede del ghiaccio istantaneo:"Non so quando te lo sei fatta, ma di qua di gente malandata ne passa parecchia, e se in tutti questi anni qualcosa ho imparato, questo dev'essere fresco. Sbaglio?" Chiese Al. "No, ha ragione, me lo sono fatta oggi." Dissi io. "Immaginavo, allora mettici questo, non te lo farà passare ma al meno un po' aiuterà. Bene, ora mi dispiace ma devo tornare al lavoro, sappi ragazzina che se hai bisogno io sono sempre qua, anche se non mi vedi, chiedi di Al e mi troverai." Disse lui. "Grazie mille, io...non so che dire, grazie davvero." Dissi io accennando un sorriso. "Non dire niente, e stai tranquilla. Ora vado, ciao ragazzina, McKagan, fai a modo!" Detto ciò se ne andò da qualche parte nel locale. Lasciando me e il biondo, che mi guardò, da soli. Dopo un piccolo istante di imbarazzo, lui parlò per primo. "Allora, per prima cosa, io sono Micheal McKagan, in arte Duff. Puoi chiamarmi come vuoi." Disse tendendomi la mano. "Josephine Stewart, ma tu chiamami Joss." Dissi stringendogli la mano, sorridendo timida. "Allora Joss, hai l'età per bere, o ti devo ordinare qualcosa io?" Chiese lui. "No ho ancora 17 anni." Dissi io asciutta. "Capito, ti prendo io qualcosa. Niente è meglio dell'alcol per mandare via lo stress. Whiskey?" Disse lui. Io annuii, così ci sedemmo al bancone e ordinammo da bere. "Allora, cosa ti porta in queste strade per niente raccomandabili a quest'ora?" Chiese Duff. "Ehm...vediamo da dove iniziare?" Dissi io dando un sorso al mio whiskey per prendere tempo. Iniziai a raccontare a Duff la storia, arrivando appena ad accennare l'incidente dei miei, perché arrivò un ragazzo pieno di ricci e con un cilindro ben piazzato in testa a interromperci. "McKagan, ecco dove cavolo eri! Fortuna che eri andato fuori a fumare! Ti ricordo che stiamo tutti aspettando te per bere. Sei andato a coltivarlo il tabacco per la tua sigaretta?" Disse il riccio. "Scusa mi ero completamente dimenticato." Disse Duff. "Ok, ora però vieni o ti trascino per i tuoi capelli da Barbie. Ah, scusa bionda, piacere, io sono Slash." Disse facendo intravedere un sorriso da sotto tutti quei ricci, tendendomi la mano. "Josephine, ma chiamami Joss." Dissi sorridendo divertita da quello strano tipo. "Piacere Joss, ti unisci a noi?" Chiese lui. Guardai Duff. "Ti va? Conoscerai la nostra band, non te ne pentirai!" Disse lui. Così accettai, ignara che quell'incontro mi avrebbe cambiato totalmente la vita.

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Capitolo 3
*** Terzo Capitolo ***


Seguii quei due strani soggetti chiedendomi ancora se potevo fidarmi, dato che il mio istinto mi diceva di si ma il mio cervello mi consigliava di valutare la situazione. Tra un pensiero e l'altro arrivammo al tavolo dove erano seduti altri tre ragazzi, i restanti componenti della band, ossia Axl (il rosso, cantante), Steven (il biondo, batterista) e Izzy (il moro, chitarra ritmica). Mi sedetti con loro e iniziammo a parlare fondamentalmente di niente, dato che si trattava di uomini, ma la cosa non mi dispiaceva affatto, perché mi permetteva di rilassare finalmente la mente, nonostante non smisi un attimo di studiarli per bene. Andammo avanti di questo passo per un bel po', finché Steven, mi riportò con i piedi per terra chiedendomi come mi ero procurata il livido. "È una storia un po' lunga e complicata, non vorrei annoiarvi." Dissi. "Abbiamo tutta la notte." Rispose il biondo. Così mi feci coraggio e raccontai. Man mano che andavo avanti con la storia, vedevo crescere nei loro occhi compassione, il che era proprio ciò he volevo evitare. Non volevo essere vista come "la povera ragazza sfortunata", perché non mi sentivo affatto così. Quando finii di raccontare li osservai uno ad uno. Erano tutti come assorti nei loro pensieri, con quell'espressione da "che pena che mi fai" stampata sul viso, lo sapevo che avrebbero reagito così. "Vi prego non guardatemi così.." Dissi abbassando lo sguardo torturandomi le mani. "Che vuoi dire?" Chiese Duff. "Non voglio compassione da parte vostra. Non sono una persona malata, non sto morendo, ho solo avuto una vita un po' diversa dagli altri ragazzi finora. Ma c'è gente che sta peggio di me, per cui, non voglio la vostra compassione." Dissi guardandoli uno ad uno e inasprendo il tono man mano che parlavo. Non sopportavo di essere guardata come quella diversa. Per niente. Dopo le mie parole calò un silenzio imbarazzante, spezzato fortunatamente da Slash:" Bene, che ne dite di un altro giro?" Chiese con un finto tono allegro. "Vado io." Dissi per poi alzarmi fulminea, desiderosa di sottrarmi ai loro sguardi. Raggiunsi il punto più lontano possibile del bancone e chiesi da bere per il nostro tavolo, poi rimasi lì seduta. I pensieri scorrevano nella mia testa come un fiume in piena, che avrei fatto? Di certo non sarei tornata dallo zio, poco ma sicuro. Però non avevo abbastanza soldi neanche per permettermi un motel a ore per una notte. Ero persa. Mi presi il viso tra le mani e mi appoggiai al bancone, chiudendo gli occhi nella speranza di trovare un po' di pace e magari anche una soluzione. Poco dopo sentii dei passi e qualcuno si sedette proprio di fianco a me. Perfetto ci mancava proprio un altro scocciatore. "Hey, ragazzina." Disse. "Ascolta, questo doveva essere il miglior giorno della mia vita, ma si sta trasformando in una merda totale, per cui gira al largo, perché potrei picchiare qualcuno in questo preciso istante, e non vorrei fosse qualcuno che magari era anche gentile." Dissi senza alzare la faccia. "Wo wo wo, calma, sono io!" Disse. Alzai la faccia e mi ritrovai davanti il rosso. "Ah sei tu." Dissi con tono apatico. "Esatto." Disse. Passò qualche istante in cui nessuno disse niente, poi Axl parlò. "Ascolta, so che non ci crederai ma so come ti senti, ti capisco. Non sai che fare, ti senti persa, non hai prospettive, non hai soldi, ma non ti devi abbattere. Questo è veramente il giorno più bello della tua vita! Hai preso finalmente in mano le redini di ciò che stai vivendo, e non devi preoccuparti perchè all'inizio è così. Ti sembra di essere uscita da una brutta situazione per entrarne in una peggiore, è tutto il contrario. Credimi." Lo guardai negli occhi, e vidi nel suo sguardo la sincerità. "Bene, ero venuto solo per dirti questo..." Disse facendo per alzarsi, ma lo fermai. "No, aspetta. Come lo sai? Come puoi garantirmi che è così?" Chiesi. Si sedette di nuovo chiedendo due bicchieri di vodka al barista. "Ci sono passato anche io. Avevo la tua stessa età quando me ne sono andato. Vivevo a Lafayette con la mia famiglia, e il mio patrigno era sempre sbronzo. Appena tornava dal lavoro, o succedeva qualcosa, sfogava le sue frustrazioni su di me prendendomi a cinghiate. Così un bel giorno decisi di liberarmi di tutta quella merda e inseguire il mio sogno di diventare famoso e partii insieme ad Izzy, lasciandomi alle spalle tutto." Disse. "Oh...e ne è valsa la pena??" Chiesi. "E me lo chiedi davvero? Bambolina, vivo nella città più bella dell'America e ho formato un band pronta a spaccare i culi. Penso proprio ne sia valsa la pena!" Disse. Io ridacchiai. "Comunque, a parte gli scherzi, stai tranquilla. Ti renderai conto di quanto hai fatto bene ad andartene." Disse lui. "Grazie mille, sul serio. Non eri tenuto a parlarmene." Dissi. Lui fece spallucce. "Se non avessi voluto non l'avrei fatto." Rispose, facendomi poi un sorriso di sfuggita e andandosene. Lo guardai camminare finché non scomparve tra la folla. Era un tipo...strano. Comunque il suo discorso era stato molto prezioso e non lo avrei dimenticato. Mi alzai e decisi di tornare dai ragazzi per scusarmi. In fin dei conti, la loro reazione era lecita ed io ero stata abbastanza scortese. Arrivai al tavolo che stavano parlottando tra loro, e cercai di attirare la loro attenzione rimanendo in piedi e schiarendo mi la voce. Quando si accorsero di me, si zittirono tutti ed io iniziai a parlare: "Ehm, volevo scusarmi per ciò che ho detto prima..insomma è normale che facciate così. Cioè, si insomma, io ho torto e voi avete ragione. Scusate. "'Dissi abbassando lo sguardo e arrossendo. "Ooooooh che dolce! Ma non ti devi scusare!" Disse Steven sorridendo come un bambino, per poi alzarsi ed urlare:" Abbracciodigruppoabbracciodigruppooo" Mi stritolò in un abbraccio al quale si unirono gli altri ragazzi, subito dopo. Dopo di che, quando ci sedemmo di nuovo al tavolo, Axl iniziò a parlare:" Joss, senti, mentre eri a chiedere da bere, io e i ragazzi abbiamo discusso un po'. E abbiamo pensato che, dato che sembri una ragazza a posto, potresti -sempre se ne hai voglia- venire a stare da noi. Cioè, non ti costringiamo ovvio, fai ciò che vuoi, ma dato che non hai dove andare, e sei una femmina, per cui sarebbe pericoloso stare per strada, potresti venire a vivere da noi..." Rimasi spiazzata da quella proposta. Non me lo sarei mai aspettata. Ero molto indecisa, in fin dei conti anche se non conoscevo quei ragazzi, sarebbe stato peggio dormire per strada in preda ai drogati, ladri e stupratori. "Io...beh, grazie mille. È che..non voglio essere d'impiccio, ecco." Dissi impacciata. "Non lo saresti, tranquilla. Abbiamo una stanza in più, la casa era quella dei genitori di Duff per cui è abbastanza grande, non è un problema." Disse Slash. "Già, e poi se fosse stato un problema non te lo avremmo chiesto!" Disse Duff. Rimasi un attimo in silenzio. "Allora? Vieni?" Chiese Steven. Annuii sorridendo. I ragazzi esultarono e Axl propose un brindisi in mio onore:"A questa tua nuova vita, che sia estremamente bella e soddisfacente!" Brindammo e chiacchierando animatamente. Da quella notte, sarebbe iniziata la mia nuova vita, la mia scalata verso la felicità, e la ricerca di una nuova Joss.

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Capitolo 4
*** Quarto Capitolo ***


Erano più o meno le cinque e mezza del mattino quando ce ne andammo dal locale, e ciò avvenne solo perché Al ci fece sloggiare, dato che eravamo gli ultimi rimasti. Così ci avviammo a casa a piedi. Mentre camminavamo, vedevo intorno tutto ciò che mi aveva sempre circondata senza che io lo sapessi. Il mio vero mondo, era sempre stato un grigio pezzo di città nei dintorni di casa mia e la stupida scuola in cui andavo, frequentata soprattutto da ragazzi in famiglie disastrate come la mia, in condizioni a dir poco precarie e senza prospettive davanti. La vera Los Angeles sembrava un mondo totalmente diverso, pieno di luci, colori, gente eccentrica, spiagge da favola, tutte cose che non avevo mai visto dal vivo. "Hey bimba, che faccia! Sembra tu non abbia mai visto LA." Disse Slash. Mi girai verso di lui ritornando sulla terra. "Be' in un cero senso è così. È tutto così diverso da dove vivevo io. La periferia rispetto a questo è tutta un'altra cosa." Dissi. "Sai, credo proprio che è meglio se ci fai l'abitudine, perché d'ora in poi questo è il posto in cui vivrai." Disse Steven. Sorrisi felice, guardandomi nuovamente intorno. Continuammo a camminare finché non arrivammo in un quartiere poco fuori dalla zona commerciale. Ci fermammo davanti a un palazzo abbastanza ben messo e salimmo. L'appartamento dei ragazzi era al 5º piano ed era abbastanza carino. Entrando si aveva alla sinistra la cucina, a destra il salotto con un divano in pelle rossa abbastanza grande, due poltrone e la tv. Di fronte la porta d'entrata invece c'erano le scale che portavano ad un lungo corridoio con le camere da letto ai lati e il bagno in fondo. Per essere un appartamento devo dire che era grande. Duff mi fece fare il giro dato che la casa era la sua, (raccattando man mano che andavamo avanti mutande buttate in giro, bottiglie varie ecc.), e mi mostrò la mia stanza. Era normale, un quadrato con un letto matrimoniale al centro della parete di fronte all'entrata, un comodino al lato del letto, un armadio a sinistra, una cassettiera a destra. Duff mi lasciò in camera per farmi ambientare e mettere via le mie cose o 'quel che i miei ormoni femminili mi dicevano di fare', testuali parole. Così disfai la valigia, dopo di che mi sdraiai sul letto guardandomi intorno. Notai un sacco di cose, poster impilati poggiati in cima all'armadio, altri sul comodino, e una chitarra acustica semi nascosta in una angolo, chiaro segno di un vano tentativo di rendere la stanza abbastanza apatica, da essere considerata camera degli ospiti. Mi alzai per curiosare, guardai i poster e notai che erano quasi tutti di band che mi piacevano, come Led Zeppelin, Pink Floyd, Aerosmith, Queen, AC/DC, Ramones, Sex Pistols e molti altri, così decisi di riattaccarli alla parete. Finito il lavoro mi guardai intorno e la stanza aveva assunto un'aria più personalizzata. Dopo di che, presi la chitarra che avevo visto poco prima e mi sedetti sul letto osservandola. Era veramente bella, nera con una incisione d'argento in cima al manico. Decisi di provarla, così iniziai ad accordarla. In tutto quel tempo non ero mai riuscita a rilassarmi, sgomberando la testa dai mille pensieri che mi scorrevano in testa, ma una volta imbracciata la chitarra la testa si svuotava e non esisteva nient'altro che il suono delle corde pizzicate. Non avevo mai imparato davvero a suonare, eppure quel poco che sapevo fare mi infondeva una grande tranquillità addosso. "Non sapevo suonassi." Sussultai. Qualcosa mi diceva che avrei dovuto aspettare per il riposo. Era Slash. "Oh no, non suono. Ci provo ma il risultato non è uno dei migliori diciamo." Dissi arrossendo. "Beh, accordarla sai accordarla, ciò è un buon inizio." Disse sedendosi di fianco a me. "Il problema è che le mie capacità si fermano lì, se non contiamo le melodie da 20 secondi che propongono i libri da autodidatta. Tra l'altro non credo sarebbero adatte a molto, se non al massimo ai cori di chiesa." Dissi. Lui rise. "Beh, si può sempre migliorare. Posso insegnarti se vuoi." Disse lui. "Grazie, sarebbe carino." Dissi smettendo di guardare imbarazzata la chitarra e alzando finalmente lo sguardo su di lui. "Si sarebbe carino..." Disse lui. "Bene. Ora torno giù dai ragazzi così puoi, non so, rinfrescarti, o lavarti la faccia con acqua di rose, o qualsiasi cosa facciate voi donne quando siete da sole." Disse lui alzandosi. Io risi. "È davvero così strano avere una ragazza in casa?" Dissi io. "Si, sai in genere le donne qua quando entrano, restano se va bene una notte, e poi come sono entrate escono. Per cui si, direi che è strano." Disse lui, mettendomi in imbarazzo. Fortunatamente, non sembrò notare le mie guance passare da un colore umano a rosso peperone, così uscì tranquillo senza dire nulla. Io chiusi la porta e sospirai, considerando che abituarsi a tutto questo sarebbe potuto essere un po' più duro del previsto. Comunque mi feci coraggio, e mi costrinsi a comportarmi in maniera più naturale possibile, così dopo una bella doccia, misi una canottiera e degli shorts di tuta, e andai al piano di sotto per passare un po' di tempo con i ragazzi. Quando arrivai giù, decisi di sedermi sul divano con Steven che stava guardando MTV, mentre Izzy fumava placidamente una sigaretta sulla poltrona. "Finalmente! Pensavamo fossi svenuta sul letto. Sai sono contento tu abbia deciso di venire a stare da noi, ci divertiremo." Disse Steven. Io gli sorrisi non sapendo bene cosa rispondere, e mi sedetti di fianco a lui, che mi mise in braccio intorno alle spalle. Poco dopo arrivò Slash. "Hey, lascia stare la bionda, lei è mia!" Disse il riccio stravaccandosi di fianco a me, buttando via il braccio di Steven e stritolandomi tra le sue di braccia, lasciandomi interdetta da tutto questo contatto fisico. "Smettetela, lei è troppo anche per tutti e due messi insieme." Disse Axl arrivando con una birra in mano e sedendosi di fianco a Steven. Nonostante quei ragazzi fossero fuori di testa, si stava bene in quella casa. Iniziai a parlare con loro e a commentare le canzoni che passavano su MTV rilassandomi man mano, finché non mi addormentai stremata sul divano, con Steven che utilizzava le mie gambe come batteria. Tutto finalmente stava prendendo la piega giusta.

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Capitolo 5
*** Quinto Capitolo ***


Quando aprii gli occhi, non so per quale stregoneria, mi ritrovai nel mio letto. Probabilmente qualcuno mi aveva portata in braccio. Mi girai verso la sveglia che segnava le 5 del pomeriggio. Rimasi un altro po' nel letto pensando a tutto ciò che mi era capitato in meno di ventiquattro ore. Era incredibile. La mia vita era drasticamente cambiata grazie ad un incontro casuale, dovuto ad un rapinatore potenziale assassino. Ok. Decisi di alzarmi, così uscii da camera mia e dopo una capatina in bagno scesi. Giù trovai i ragazzi tutti già svegli anche se mezzi addormentati. Andai in cucina in cerca di un caffè, ma invece trovai Steven in mutande con i capelli sparati per aria, intento a rompere del ghiaccio con un mattarello per il suo Jack Daniel's e Slash quasi sdraiato sul tavolo che sonnecchiava. "Se avessi voglia di caffè, cosa dovrei fare per averlo?" Chiesi. "Lì c'è la macchinetta e nella credenza il caffè, se sai farlo ti facciamo santa, qua dentro in cinque non riusciamo a fare neanche le uova strapazzate." Disse Steven sventolando in qua e in la il mattarello. "Tsé, fammi spazio, forse non lo sai, ma hai davanti una professionista del caffè." Dissi iniziando a smanettare a destra e manca. Preparai una caraffa bella grande di caffè e me ne servii una tazza. Ovviamente era squisito, come sempre. Steven lo assaggiò e decise che sarei diventata l'addetta al caffè. Mi sedetti a tavola, di fronte all'infinita massa di capelli di Slash, il quale si stava svegliando ma rimaneva comunque buttato sul tavolo. "Questo è odore di caffè..voglio del caffè." Disse Slash rimanendo sdraiato e buttando una mano a peso morto verso di me. Purtroppo sbagliò la mira, e invece di beccare la tazza, beccò la mia faccia per poi scendere sul petto e (spero per sbaglio, ma non credo) sul mio seno. "Mi sa che questo non è caffè. Anche se non mi dispiace.." Disse lasciando la mano lì. "Slash, questa mano ti serve?" Chiesi. "Certo che mi serve, se no come suono la chitarra?" Disse. "Allora ti conviene toglierla se vuoi continuare ad averla attaccata al resto del corpo." Risposi io, così la tolse. "Slasher, ti conviene andarci piano con lei, non credo si farà mettere i piedi in testa facilmente." Disse Steven. "Credi bene." Dissi io dando uno schiaffo alla mano di Slash che stava provando di nuovo ad avvicinarsi a 'zone off limits'. "Comunque, qual è la vostra giornata tipo?" Chiesi ai ragazzi. "Allora, durante il corso della settimana, lavoriamo tutti, strano ma vero. Al fine settimana cioè sabato e domenica ci riposiamo e ci esibiamo in vari locali." Disse Steven. "Quindi oggi vi esibite?" Chiesi. "Si, al Whisky a Go Go, facciamo da spalla ai Mötley Crüe, un gruppo di qua. Puoi venire se vuoi." Disse Steven con il solito sorriso. "Certo che si. E di lavoro che fate?" Chiesi. "Slash e Duff lavorano in un negozio di dischi, Izzy in un negozio di strumenti musicali, il solito culone, mentre io e Axl aiutiamo un meccanico qua vicino." Disse. "Wow, siete dei lavoratori veri e propri. Penso che anche io cercherò qualcosa, così potrò mangiare senza sentirmi in colpa perché rubo i vostri soldi." Dissi. "Chi è che ruba i nostri soldi?" Chiese Duff. "Nessuno, Joss diceva che voleva trovarsi un lavoro per contribuire alle spese." Disse Steven. "Non credo che avrai tempo di lavorare se vai a scuola. A meno che tu non decida di rinunciare ai pomeriggi di riposo per guadagnare, ma scelta tua." Disse Duff. "Che? Scuola? Io non ci torno in quel buco!" Dissi. "Infatti, andrai alla Fairfax Highschool." Disse. "Ma io non ci voglio andare!" Dissi. "Ma devi andarci, so che è una rottura di palle, ma io non smetterò mai di ringraziare mia madre per avermi costretto ad andare a scuola." Disse lui. "Ma.." Cercai di parlare senza risultato. "Niente ma, sei sotto la mia tutela dato che questa è casa mia, e io devo decidere per te." Disse lui. "Io...va bene. Va bene a patto che mi accompagni e mi vieni a prendere." Dissi io cercando di metterlo in trappola e di convincerlo a fargli cambiare idea. "Sarà un vero piacere farle da autista personale signorina." Disse lui facendo un piccolo inchino e baciandomi la mano. Non ci potevo credere. Dopo questa piccola discussione, ognuno si dedicò ai propri affari, finché non fu ora di prepararsi. Aprii l'armadio e iniziai a frugare tra i mille indumenti. Se lo zio aveva un pregio, era quello di essere sempre talmente fatto da non accorgersi mai dei soldi ha gli rubavo, e ciò mi permetteva di comprarmi tutto ciò che volevo. Alla fine decisi di mettere jeans stretti, maglia degli AC/DC tagliata sui lati, Converse nere ai piedi e chiodo di pelle sopra. Il trucco era come sempre nero e i capelli scompigliati. Alla fine del lavoro mi guardai allo specchio e decisi di potermi ritenere soddisfatta. Scesi al piano inferiore e vi trovai i ragazzi già pronti in attesa di uscire. "Wow bimba, hai deciso di rimorchiare stasera?" Chiese uno Slash piuttosto meravigliato. Feci un sorriso imbarazzato. "Vi piace sul serio?" Chiesi. "Sei uno schianto bionda." Disse Axl circondandomi le spalle con il braccio e avviandosi verso l'uscita. "Ho trovato l'accompagnatrice stasera!" Disse Axl. "Eh no bello tu non hai trovato un bel niente! Lei è sotto la mia tutela e ti proibisco di addescarla." Disse Duff. "Già! E poi lei ha già scelto me!" Disse Slash ammiccando. "Che?!" Chiese Duff incredulo. "Tesoro sinceramente, tra i due meglio Axl l'insensibile che Slash l'animale." Disse Duff. "Io non ho scelto nessuno! È Slash che si inventa le cose!" Dissi io divertita. "Non è vero! Se mi stessi inventando tutto, quel che è successo prima cos'era?" Chiese lui. "Cosa è successo prima?!?" Chiese Duff. "Mi ha permesso di palparla." Disse Slash con la faccia da schiaffi. "Che?!?!" Duff stava sfiorando l'orlo dell'infarto. "Oh oh, Slash è nella merda!" Ghignò Steven. "No. Chiariamoci. È stato Slash senza dire niente. Io non gliel'avrei mai permesso, tanto che l'ho minacciato di tagliargli la mano stroncandogli la carriera da chitarrista." Dissi io. "Lo sapevo. Slash sei il solito maiale! Vieni qua da Duff, d'ora in poi ti proteggo io da questi pervertiti." Duff prendendomi sotto braccio. "Se se, lo sappiamo noi come vuoi difenderla te." Disse Slash facendo gesti osceni con Steven, mentre Axl e Izzy se la ridevano. Ora che ci pensavo, non avevo ancora parlato con Izzy, ed era la prima volta che lo vedevo ridere. Che tipo strano. Comunque ridendo e scherzando arrivammo finalmente al Whisky a Go Go. Era un locale che faceva angolo, maggiormente rosso e con le locandine dei gruppi attaccati alle pareti esterne. Uno tra tutti saltava all'occhio, era fuxia e c'era sopra l'immagine di 4 ragazzi, la data odierna e il nome della band, Mötley Crüe. Dopo aver scambiato due parole con il buttafuori, finalmente potemmo entrare in quel locale, desiderosi di scoprire cosa la serata aveva in serbo per noi.

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Capitolo 6
*** Sesto Capitolo ***


Entrati nel locale, ci scortarono subito nel backstage, munendo me di un pass dato che non facevo parte della band. All'interno di quella piccola stanzetta c'era già l'altra band che aspettava l'arrivo dei ragazzi. Venni subito presentata ai ragazzi, i quali mi sembrarono degli scoppiati, anche se simpatici. Si chiamavano Vince, Tommy, Nikki e Mick. Certo che le rockstars avevano una bella fantasia! Ad ogni modo, il concerto cominciò all'incirca due orette dopo, giusto il tempo di fare il check sound e far arrivare la gente (che per inciso era veramente tanta). Iniziarono a cantare i Guns, che si rivelarono molto più bravi di quel che pensassi. Una canzone in particolare mi rimase in mente, anche se il titolo mi mancava. Sweet qualcosa, comunque il testo era veramente romantico. Durante il piccolo concerto dei ragazzi, rimasi tutto il tempo dietro le quinte a sbirciare, mentre l'altra band cazzeggiava in qua e in la. "Dí un po', come mai una ragazza giovane come te, sta con dei ragazzi grandi come loro?" Chiese una voce da dietro di me. Sobbalzai per lo spavento. Era Tommy. "Eh? Io? No no, io non sto con nessuno di loro!" Dissi."Come no? E allora cosa ci fai con loro? Sei la loro grupie?" Disse lui. "NO! Nonononono!! Io non ho nessuna relazione ne sentimentale ne di nessun tipo con nessuno. Ok?" Dissi io diventando sempre più rossa. "Aaaah capito, sei verginella quindi?" Disse lui con un sorriso malizioso, mostrandosi sempre più interessato alla questione. Io diventai ufficialmente un pomodoro. "ODDIO PERCHÉ MI DEVI FARE QUESTE DOMANDE?! NON SONO AFFARI TUOI!" Dissi coprendomi la faccia con le mani. Lui rise e poi si avvicinò pericolosamente alla mia faccia. "Non ti devi vergognare. Sai, ti rende più sexy. Quasi come se nessuno potesse averti." Disse per poi sorridere sghembo e andarsene. Gesù, me n'ero andata da un pazzo, per andare nel Mondo dei Pazzi! Quando mi rigirai verso il palco, notai che i ragazzi avevano finito, per cui gli andai in contro per congratularmi. "Piccola!! Allora? Ti siamo piaciuti?" Chiese Duff cingendomi le spalle con un braccio mentre con l'altro metteva via il suo basso. "Siete stati meravigliosi!! Complimenti!" Dissi io, maledicendomi subito dopo per i banali complimenti. "E io baby? Come ti sono sembrato?" Disse Slash strappandomi da Duff e mettendomi un braccio intorno ai fianchi. Feci per rispondere ma non ne ebbi il tempo che Duff mi prese per un braccio e mi trascinò via. "Hudson, giù le mani da Joss! Non è roba per te!" Disse lui. Dopo questo breve teatrino aspettammo dietro le quinte la fine del concerto, per poi spostarci tutti insieme nel backstage a bere e fumare l'impossibile. I ragazzi iniziarono subito a darci dentro con l'alcol, il fumo e canne. Era impressionante la quantità di sostanze che riuscivano a introdurre nel loro corpo con così tanta disinvoltura! Certo, anche io ogni tanto bevevo come avevo dimostrato ai ragazzi, ma assolutamente non a livelli del genere. Mi accesi anche io una sigaretta restandomene seduta sull'unico divanetto della stanza, cercando di tenermi a debita distanza da Vince che era seduto alla mia sinistra, e rimanere invisibile. Purtroppo i miei tentativi furono vani, infatti il biondo si accorse di me qualche istante dopo e decise che doveva coinvolgermi. "Hey piccola, non ti avevo vista." Disse. Era completamente fatto e ubriaco. Si avvicinò. "Perché non ti unisci a noi? Ci stiamo divertendo. Anche se manca qualcosa, e quel qualcosa è una femmina. Cioè tu. Allora?" Disse avvicinandosi ancora. Io indietreggiai fino a schiacciarmi contro il bracciolo. "Ehm, no grazie sto bene così come sto." Dissi imbarazzata. "Oh andiamo. Ti divertirai." Disse accarezzandomi un fianco. Io gli scostai la mano. "Sul serio, no grazie." Dissi. "Hey, calma. Ti capisco, non sei esperta di queste cose perché sei verginella. Vuoi che non lo sappia? Tommy ce lo ha detto. Ma stai tranquilla, ti piacerà. Fidati di me, sono bravo in queste cose." Disse per poi accarezzarmi l'interno coscia mentre si allungava per farmi un succhiotto. "NO!" Esclamai alzandomi di colpo dal divano lasciandolo interdetto. "Hey Joss, tutto bene?" Disse Duff. "È solo troppo suorina per questo ambiente. Vuoi un consiglio? Scaricala prima che diventi un peso per voi." Disse Vince risentito e incazzato per il rifiuto. "Lasciala stare Vince." Disse Slash prendendo le mie difese. Il biondo fece un gesto con la mano come se fosse una perdita di tempo continuare a parlare, per poi tornare alle sue questioni come se nulla fosse. Ringraziai Slash con lo sguardo per poi tornare a sedermi al mio posto, tenendomi in disparte. Restai li a guardare la gente che si disfava con qualsiasi cosa mentre fumavo una sigaretta dietro altra. Ad un certo punto però vidi crearsi un piccolo gruppetto di persone che trafficava. Izzy tirò fuori dalla tasca un pacchettino di carta stagnola, a me assai familiare, mentre Slash preparava siringa, cucchiaio e accendino, e Vince si sfilava la cintura, sicuramente per usarla come laccio emostatico. Mi si gelò il sangue nelle vene. Lo zio era solito farsi di ero, per cui vedere quella scena, fu come riportarmi indietro. Lo zio era quel che era anche per colpa di quella merda. E ora che pensavo fosse tutto passato, mi si ripresentava la scena. Mi alzai piano dal divano puntando al bagno, senza farmi vedere da nessuno. Entrai, e mi chiusi la porta alle spalle. "Ok Joss, calma. Loro non sono lo zio. Per niente. Li hai visti no? Loro sono diversi." Pensai cercando di tranquillizzarmi. Feci un bel respiro ad occhi chiusi, ma poi mi iniziarono a tremare le mani e scoppiai a piangere, appoggiata alla fila di lavandini. Entrai in uno dei bagni e presi un po' di carta igienica. Mi asciugai le lacrime e tolsi il trucco che mi si era sciolto e mi soffiai il naso. Chiusi la porta del bagno in cui ero entrata a chiave, e mi rannicchiai sul water cercando di calmarmi e ragionare. "Joss, calma. Loro ti hanno salvata. Non importa il resto. No saranno mai come lo zio, se no non ti avrebbero accolta con loro. Il resto non conta. Lo zio era così, perché era il suo carattere, loro sono diversi." Dopo questo ragionamento mi sentii più serena, anche se non del tutto. Restai nel bagno raggomitolata ancora a lungo, finché gli occhi non si fecero pesanti e non mi addormentai. Restai li non so per quanto tempo. Potevano essere state ore, come pochi minuti. So solo che ad un certo punto fui svegliata di soprassalto da un gran trambusto, che assomigliava molto al rumore di qualcosa che andava in frantumi.

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Capitolo 7
*** Settimo Capitolo ***


Aprii gli occhi e mi trovai davanti Duff con una faccia molto preoccupata. "Joss! Oddio stai bene meno male. Mi hai fatto venire un colpo!" Disse. "Scusa mi ero addormentata.." Dissi alzandomi rintontita. "Addormentata?! Come puoi addormentarti in un bagno pubblico all'interno di un locale??!" Chiese. "E stai calmo però. È successo e basta. Dai usciamo." Dissi dirigendomi verso la porta. Duff però mi prese per un braccio fermandomi. "No aspetta. Prima mi dici perché ti sei chiusa in bagno. Hai preso roba? A me puoi dirlo." Disse. Sentii la rabbia invadermi il corpo. "Duff. Io quella merda non la tocco. Neanche sotto tortura. Hai capito bene?" Dissi. "Hey hey, calma. Era solo per sapere. Allora perché ti sei chiusa dentro?" Chiese di nuovo. "Io..niente ero in cerca di tranquillità e sono venuta qua. Ora posso andare?" Dissi. "Sicura? No perché non me la bevo." Disse lui. "Dio Duff! Che palle! Ok sono venuta qua perché alla vista dei ragazzi che si facevano mi sono tornati in mente brutti ricordi. Ti va bene questa risposta Sherlock?" Dissi acida. Duff fece una faccia strana. "Con i ragazzi ci parlo io. Ma tu stai calma però! Mamma mia!" Disse per poi uscire dal bagno con me. Fuori trovai il caos: metà dei ragazzi dormivano, l'altra metà era completamente sfasciata da Dio solo sa cosa. Bene insomma. Duff raccattò Axl, Slash, Izzy e Steven e ce ne andammo dal locale. Il viaggio in macchina fu infernale. Steven mi dormiva addosso letteralmente, Slash continuava a sparare cazzate sul fatto che secondo lui, in una vita precedente probabilmente era stato un lupo mannaro, e Duff che alla guida continuava a far sbandare l'auto da tutte le parti. Quando scendemmo finalmente dalla macchina, io mi buttai per terra abbracciando il suolo e ringraziando il signore di averci fatto arrivare a casa sani e salvi. La settimana successiva passò tranquillamente, iniziai a prendere una routine quotidiana e mi abituai presto a vivere con i ragazzi. La vita con loro era rilassata, anche se un po' fuori di testa, ma nonostante i ragazzi erano insoliti, condividere la mia quotidianità con loro era decisamente una pacchia. Così arrivò in un lampo il lunedì successivo, che si presentò un po' meno rilassato e divertente degli altri giorni. "Alzati e splendi raggio di sole!" Sentii qualcosa che saltava sul letto. Aprii un occhio giusto per vedere contro chi dovevo imprecare. Duff. "Pertica, perché non vai a fare il lampione da un'altra parte? Grazie." Dissi per poi tirarmi la coperta sopra la testa e tornando a dormire. Non passarono 5 secondi che la mia amata coperta mi fu strappata di dosso. Rabbrividii per l'aria fredda che mi colpì, e mi rannicchiai. "Duff, perché mi devi dare fastidio?"mugolai. "Sapevo che te ne saresti dimenticata. Oggi è il tuo primo giorno di scuola! Per cui alzati o farai tardi." Prendendomi per un piede e trascinandomi giù dal letto. Mi aggrappai alla testiera con tutte le mie forze riuscendo a rimanere attaccata. "Dio, è più dura del previsto. SLAAAAASH! Vieni a darmi una mano!" Urlò. "È inutile che urli, tanto a quest'ora dormono tutti." Dissi. "E invece no, perché li ho svegliati tutti in tuo onore." Disse lui con un ghigno a mio parere malefico. "Credo proprio di odiarti sai?" Dissi io. Lui ridacchiò. In quel momento arrivò Slash in camera. "Che c'è?!" Disse. Poi notò la scena e scoppiò a ridere. "Dai Joss, staccati, non puoi opporti, a scuola ci devi andare." Disse. "Giammai!! E poi, da quando hai questi modi da genitore responsabile?" Chiesi. "Io sono responsabile!!" Disse Slash offeso. "Slash, invece di chiacchierare, potresti aiutarmi?" Disse Duff. Così Slash mi staccò dalla testiera del letto, e insieme mi portarono di peso in cucina al piano inferiore. "Non avrei mai detto che sareste riusciti a convincerla." Disse Axl quando arrivammo. "Io non sono stata convinta, ma costretta!" Dissi mentre mi sedevano, poi rassegnata iniziai a fare colazione. Steven mi guardava, aspettandosi probabilmente che io esplodessi da un momento all'altro. "Vi odio tutti. Come potete farmi una cosa del genere?? Mi aspettavo comprensione da parte vostra!" Dissi. "Perché non sai la parte migliore!" Disse Duff arrivando alle mie spalle, per poi appoggiarmi una gruccia con attaccato un qucosa ricoperto di plastica. Lo osservai un attimo. "E questo cos'è?" Chiesi. Poi capii. "UNA DIVISA?! Devo anche mettere una fottuta divisa?!?" Dissi alzandomi. Ero furiosa. Potei notare i ragazzi ridere sotto i baffi. "Questa me la pagate. TUTTI. Ridete finché potete. La vendetta arriverà, quando meno ve lo aspetterete." Dissi per poi afferrare la divisa. "Dai Mrs. Vendetta, vai a prepararti che è ora." Disse Duff. Andai al piano superiore, mi lavai, mi truccai, e poi decisi di mettere la divisa a modo mio. La gonna era blu, e la camicia bianca. Neanche tanto male. Misi la gonna a vita alta in modo da renderla un po' più corta (dato che indossata normale arrivava al ginocchio) e infilai la camicia dentro. La camicia la lasciai sbottonata fino ad un certo punto creando un po' di scollatura, e infine ai piedi misi gli anfibi. Il risultato finale non fu niente male. Dopo essermi preparata, scesi al piano inferiore dove Duff mi stava aspettando per accompagnarmi. Presi le ultime cose e poi mi diressi verso la porta di casa, cercando di ignorare le battute idiote dei ragazzi. "Mi raccomando impara tante belle cose cara." "Fai amicizia con tante belle persone!" "La nostra bambina sta crescendo così in fretta." Feci un dito medio in generale e mi chiusi la porta alle spalle mentre i ragazzi sghignazzavano. Andammo a scuola con l'Harley di Duff. Finalmente una soddisfazione. Una volta arrivata a scuola, mi fermai un attimo ad osservare ciò che avevo davanti. La scuola era un enorme edificio davanti il quale si stagliava un giardino pieno di studenti. Ero terrorizzata. Avrei dovuto affrontare tutto da sola. Riuscii a notare già qualche persona che mi guardava storto o incuriosita. Mi girai verso Duff. "Posso tornare a casa? Ti prego! Sono ancora in tempo! Tanto a loro cosa interessa??" Dissi. "Joss, si tratta di un solo anno, poi sei libera. Quanto ti costa? Dopo con il diploma sai quante cose puoi fare?" Disse convinto. Io gli misi le braccia intorno al collo e feci gli occhi dolci. "Dai, andiamo a casa.." Dissi. Lui mi accarezzò una guancia, mi abbracciò, mi diede un bacio in fronte e mi fece coraggio. "Dai, ce la puoi fare. E poi passa in fretta. Ti passo a prendere alle 3:30 va bene? Sarò in questo punto ad aspettarti. Ora va." Disse. Io mi arresi definitivamente, e dopo aver guardato un'ultima volta Duff, mi diressi verso l'entrata.

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Capitolo 8
*** Ottavo Capitolo ***


Attraversai il cortile della scuola con passo fiero fingendo di essere sicura di me, ma nel frattempo dentro mi sentivo terrorizzata e sola. Era difficile ricominciare dal punto di partenza. Una volta dentro, andai da quella che mi sembrava la segreteria e chiesi informazioni a una signora molto premurosa. Mi indicò subito dove si trovava la mia classe, mi diede poi un foglio con la mappa della scuola, un foglio con vari appunti, e un ulteriore foglio con il mio programma scolastico settimanale. Che casino. Dopo questo fiume di informazioni (che da un orecchio mi era entrato e dall'altro uscito) mi diressi in quella che sarebbe stata la classe della prima ora, dove avrei fatto spagnolo. Quando arrivai, la lezione non era ancora cominciata, così mi andai a sedere nell'unico banco libero che c'era, per poi guardarmi intorno. La maggior parte della gente fortunatamente non mi aveva ancora vista, tranne qualche ragazza che mi lanciava qualche brutta occhiata. Le ignorai bellamente, tirando fuori un quaderno con l'intento di disegnare qualcosa nell'attesa dell'inizio delle lezioni, ma fui subito interrotta da una presenza alla mia sinistra. Alzai lo sguardo e notai una ragazza che mi guardava sorridendo. Era carina: capelli lunghi castani, converse nere ai piedi trucco scuro, insomma un tipo sulla mia lunghezza d'onda. "Ciao, io sono Lily. Scusa non volevo interromperti, continua pure, volevo solo presentarmi dato che da oggi saremo compagne di banco!" Disse tendendomi la mano, che strinsi. "No, non ti preoccupare non mi hai interrotta. Era più una scusa per non farmi notare. Piacere io sono Joss!" Dissi sorridendo. "Beh, mi dispiace deluderti, ma il tuo tentativo è fallito miseramente. Sei sulla bocca di tutti!" Disse lei sentendosi di fianco a me. "Sul serio? Ma dicono cose brutte di me? Ho fatto brutta impressione?" Chiesi allarmata. "No no, sono più che altro tutti incuriositi. Ma in una buona maniera." Disse sorridendo. Io tirai un sospiro di sollievo. "Senti, posso chiederti una cosa?" Disse lei. "Certo!" Risposi io. "Ma, quel ragazzo, quello biondo che ti ha accompagnata a scuola con quella stupenda Harley, a proposito complimenti, è il tuo ragazzo?" Chiese. Io arrossii al pensiero. "No, no. È solo un amico. Non è il mio ragazzo." Risposi. "Un tuo amico? Solo? Sicura?!" Disse maliziosa dandomi delle piccole gomitate. Io ridacchiai. "Si, si. Sono sicura. In realtà non è un mio semplice amico, la storia è un po' più complicata." Dissi. Mentre Lily stava aprendo la bocca per parlare, la campanella suonò ed entrò il professore. "Dopo mi racconti, ci conto." Disse lei. Io annuii non entusiasta di raccontare i fatti miei a una sconosciuta, ma tanto probabilmente se ne sarebbe dimenticata. Il professore subito dopo essere entrato in classe e aver zittito le ultime persone che chiacchieravano, fece un breve discorso e mi presentò al resto della classe. Mi chiese due cose su quanto ne sapevo della sua materia, e poi iniziò la lezione. Finita l'ora di spagnolo cambiai classe, per andare in quella di biologia. Durante il tragitto, Lily mi accompagnò. "Quindi che mi stavi dicendo prima?" Chiese curiosa. "Ah già. Ti stavo parlando del ragazzo, Duff. Beh, praticante è uno dei miei cinque coinquilini." Dissi per farla breve, omettendo ovviamente la parte dello zio. Lily mi guardò con occhi sbarrati. "Coinquilini?! E i tuoi? E poi non sei minorenne?" Chiese. "La storia è un po' lunga..." Dissi cercando di far cadere l'argomento. Lei mi guardò intensamente. "Joss, se non ti vuoi aprire ancora lo capisco benissimo. In fondo mi hai conosciuta poco fa, non ti biasimo. Però voglio che tu sappia che non direi nulla a nessuno, sono discreta. E poi comunque non avrei molta gente con cui fare gossip, non ho moltissimi amici in questa scuola." Disse. Io sospirai combattuta. C'era qualcosa nel suo sguardo che mi ispirava fiducia, in più parlarne con qualcuno che non fossero i ragazzi, sarebbe stato il primo passo per lasciarsi il passato alle spalle e ricominciare. Così le raccontai la mia storia, seppur non nei minimi dettagli. Quando ebbi finito Lily mi sembrava abbastanza colpita, anche se, notai piacevolmente che non aveva nessun sguardo compassionevole ne di pena nei miei confronti. "Wow. Tu si che avrai una storia da raccontare quando sarai vecchia. E questi ragazzi? Come sono? E sopratutto chi sono?" Chiese. "Sono simpatici. Un po' fuori di testa, anzi un bel po', però sono bravi. Si prendono cura di me. Sono una band." Dissi. "Band?" Chiese lei. "Si, Guns 'n' Roses." Dissi. "Guns 'n' Roses...si! Li ho visti una sera in un pub vicino casa mia! Sono bravi! Quindi tu vivi con loro. Non ci posso credere. Quasi quasi ti invidio." Disse lei. "Ah si? E perché mai?" Chiesi. "Perché è il sogno di ogni ragazza! Vivi in un appartamento da sola con dei ragazzi più o meno tuoi coetanei, nessun genitore, nessuna regola da rispettare, nessuna responsabilità. È una figata credimi." Disse lei. "Beh, da un certo punto di vista si...ma non raccontarlo in giro. E poi ogni tanto mi piacerebbe vivere come ogni mio coetaneo. Sai, parlare del ragazzo che mi piace con mia madre, litigare per l'orario di ritorno a casa, vedere il proprio padre che tratta il tuo ragazzo male perché è geloso...sono cose che per molti possono risultare noiose o irrilevanti, o anche irritanti, ma io pagherei oro per avere tutto questo." Dissi un po' malinconica. Lei mi mise una mano sulla spalla. "Ti capisco, non dev'essere facile. Effettivamente non sono molti i ragazzi che capiscono l'importanza di queste cose." Disse ed io annuii. Dopo di che ci fermammo davanti una porta. "Comunque eccoci arrivati! Io sono a storia, è la classe in fondo al corridoio per cui quando abbiamo finito, vengo qua e andiamo insieme alla prossima lezione ok?" Disse allegra. "Certo va bene! A dopo!" Dissi io per poi entrare in classe. Le lezioni successive passarono tutte fortunatamente velocemente. Scoprii che io e Lily avevamo abbastanza lezioni in comune, e la cosa mi tranquillizzava molto. Per l'ora di pranzo mi andai a sedere con lei, e mi presentò un sacco di persone che fortunatamente si dimostrarono carine nei miei confronti, differentemente da quel che mi sarei aspettata. Dopo pranzo io e Lily andammo ad inglese, e durante il tragitto mi rivelò che quasi tutti a scuola erano convinti che Duff fosse il mio fidanzato. "Fidanzato? Ma non lo è! Non glie l'hai detto?" Chiesi a Lily. "Diciamo che non ho proprio negato ecco..ma che c'è di male? Duff è figo, fai bella figura così, no?" Disse. Io ridacchiai. Effettivamente pensare che tutti fossero convinti che io e il biondo fossimo fidanzati mi faceva piacere, anche se non sapevo il perché. Finalmente arrivò l'ultima ora, che purtroppo però era quella di matematica. Entrai in classe che la lezione era già iniziata. Il professore alzò lo sguardo dal registro e mi studiò per un attimo. "Ah, tu devi essere Josephine Stewart." Disse togliendosi gli occhiali. Io annuii. "Si, sono io." Dissi. "Bene, vediamo dove metterti a sedere.." Disse scrutando la classe. "Di fianco a Miller. Prego siediti pure." Disse indicando il banco al quale era seduto un ragazzo. Mi andai a sedere. Il ragazzo mi guardò, e mentre il professore iniziava la lezione si presentò. "Ciao, io sono Ezra." Disse lui con un mezzo sorriso e tendendomi la mano. "Ciao, sono Joss." Dissi io ricambiando la stretta e sorridendo a mia volta. Era carino, moro, con i capelli lunghi fino a sotto il mento, gli occhi un po' a mandorla, la mascella definita, e anche se era seduto, mi sembrava alto. "Allora, finora come ti trovi?" Disse. "Bene, molto. Sono tutti molto carini con me." Dissi. "Come mai hai cambiato a scuola?" Chiese lui curioso. Pensai due secondi se raccontargli la mia storia o meno. Di Lily mi ero fidata, e in più le avevo detto di rimanere discreta. Raccontarla a tutti non mi convinceva. Alla fine dire che vivevo con cinque ragazzi, poteva essere molto interpretabile. "Beh, praticamente..i miei non ci sono più da molto tempo e...ho sempre vissuto con il mio ziastro, ma non era una bella situazione, così sono andata via di casa." Dissi cercando di rimanere abbastanza vaga. Lui mi osservò per un attimo. "Sai, ti capisco. In genere non ne parlo, anzi forse nessuno lo sa, ma la mia è una situazione più o meno simile. Non proprio la stessa, ma simile diciamo. In effetti non so perché te ne sto parlando..ma mi ispiri fiducia, e poi tu ti sei aperta con me, quindi... Beh, praticamente vivo solo con mia madre e mia sorella che ha sei anni. Mia madre è drogata, e anche se so che ci vuole bene, ci trascura. Sempre. Usa spesso una parte dei soldi del suo stipendio per comprarsi la roba, e il resto lo usa per pagare un po' la scuola di mia sorella, e un quel che rimane per il cibo. A quel che rimane provvedo io con i soldi che guadagno lavorando in un bar. Non sai quanto darei per prendere mia sorella e andarmene.." Disse giocando con una matita. "Lo so. Anche mio zio era un drogato. Andarmene è stata la decisione migliore che io abbia preso." Dissi. "Già. Vorrei averne il coraggio anche io. Solo che mia madre ci ama molto, e andarmene probabilmente la ucciderebbe. Io e mia sorella siamo l'unico motivo per il quale lei tira avanti. Non sai quante volte è crollata a piangere tra le mie braccia, dicendo quanto vorrebbe morire, piuttosto che farsi vedere così da noi." Disse guardando il vuoto. Io posai una mano sulla sua cercando di consolarlo. Lui si girò guardando per un attimo le nostre mani giunte. "Scusa, devo sembrarti uno psicopatico che aspettava solo l'arrivo di una persona carina per scaricare tutti i suoi problemi su di lei." Disse sorridendo. "No, no, non è un problema credimi. Anzi, adesso mi sento compresa al meno da una persona." Dissi sorridendo. Lui sorrise a sua volta. Durante la lezione parlammo di varie cose, e scoprii che lui come me amava la musica come me, in particolare rock anni 70' e l'indie rock. In effetti lui era il tipo da indie rock. Già me lo immaginavo sulla sua macchina (se ne aveva una) che ascoltava i Primal Scream. Era un bel tipo. Finalmente dopo infiniti minuti di numeri su numeri, più, meno, per, diviso, e altre cose matematiche di cui non capivo una mazza, la campanella suonò ed io ed Ezra uscimmo dalla classe, come per altro il resto degli studenti. Fuori trovai per caso Lily. "Ezra! Vedo che hai conosciuto Joss! Ottimo mi hai risparmiato del lavoro. Ascolta dove sei finito a pranzo? Ti ho cercato!" Disse lei. "Scusa, sono stato fuori tutto il tempo." Disse lui. "Mh questa volta ti perdono dai. Ma la prossima volta che decidi di imbucarti da qualche parte in giardino per fumare e bere birra, chiamaci! O non ti parlo più." Disse lei scherzosa. "Ok, ok, ma la birra te la porti tu, non posso sempre offrirtela, sai scroccona?" Disse lui scompigliandole i capelli. Lei rise. Quando arrivammo in cortile, Duff non era ancora arrivato, così mi accesi una sigaretta mentre chiacchieravo con Lily e Ezra. "Allora, vi conoscete da tanto voi due?" Chiesi. "Dall'inizio della prima. Sai che strazio?" Disse Lily. Ezra le mise una mano intorno alle spalle. "Eh già, non è stata una passeggiata neanche per me. Comunque lo sanno tutti che tu segretamente sei innamorata di me Lil. È inutile che neghi. Ma che ci posso fare, faccio quest'effetto sulle donne. " Disse lui sornione, mentre Lily si divincolava e gli dava un pugno sulla spalla. "Hey tiratela di meno principessa!" Disse lei. Lui rise e le diede un bacio sulla guancia. Io sorridevo mentre vedevo queste scene, ma nel contempo mi sentivo di troppo. Non come un terzo incomodo, anche perché quei due erano tutt'altro che fidanzati, però mi sentivo come se non sarei mai riuscita a far parte di quel gruppo, dato che il rapporto di quei due era a dir poco particolare e unico. Ad un certo punto sentii un clacson e mi girai di scatto vedendo Duff sulla sua Harley, alla fine del cortile che non appena mi riconobbe mi fece ciao con la mano sorridendo. Io salutai i ragazzi e raggiunsi il biondo, che mi diede un bacio in fronte. "Allora com'è andata?" Chiese. "Bene, molto. Sono carini, tutti. Ora però andiamo a casa ok?" Dissi per poi montare in sella e aggrapparmi a Duff, mentre lanciavo un ultimo sguardo a Ezra e Lily, che in quel momento stavano parlando di qualcosa, che apparentemente doveva essere importante.

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Capitolo 9
*** Nono Capitolo ***


I giorni seguenti scorsero tranquillamente: a scuola miglioravo di giorno in giorno, Ezra e Lily si dimostrarono sempre più carini con me, e diventai ufficialmente una di loro, passando automaticamente da conoscente a migliore amica. I Guns nel frattempo continuavano ad esibirsi, diventando sempre più famosi. Così finalmente arrivò la data del loro primo concerto ufficiale, che cadeva lo stesso giorno del compleanno di Izzy, ossia sabato 8 Aprile. Ciò significava solo una cosa: festa-devasto post concerto. Quel pomeriggio mi vidi con Lily ed Ezra per andare a comprare una torta a Izzy. Ci demmo appuntamento sotto casa mia per le 17 e poi andammo. Prendemmo una torta super fica e ci facemmo scrivere sopra: ' it's so Izzy ' dato che tutti lo prendevano in giro per il titolo della canzone, la portammo a casa e la nascondemmo nel frigo-bar in camera di Slash, e poi uscimmo per i cavoli nostri. Facemmo qualche giro in qua e in la, andammo nella nostra caffetteria preferita e mangiammo ciambelle ricoperte di cioccolato, dopo di che andammo a far casino in spiaggia. Ci sdraiammo sulla sabbia e restammo li a guardare le nuvole, cercando quelle con forme di animali. "Hey hey! Guarda quella! Sembra una sorta di T-Rex, con la testa da coccodrillo e il corno da unicorno. O da rinoceronte..no, no decisamente da unicorno si." Dissi, per poi dare un sorso al mio milkshake, soddisfatta della mia scoperta. Lily e Ezra risero. "Fatti meno canne, Josephine." Disse Lily. "Non finché tu ci porti l'erba, Lilian." Dissi io ridendo. "Ok, mi avete rotto, io metto su un po' di musica." Disse Ezra iniziando a smanettare la radio che si portava sempre appresso . "Chissà quale canzone frichettona ci proporrà oggi il signore degli ebrei." Dissi io. "Ve l'ho già detto, io non sono ebreo. È solo un nome il mio ok? Io sono buddista!" Disse lui. "Quindi sei tutto un: no war, fate l'amore non fate la guerra, peace and love e altre stronzate varie?" Disse Lily. "No, quelli sono i fanatici degli anni 70'. Però si, diciamo di si. Anche se il buddismo è più incentrato sulla pace interiore e robe simili. " disse lui. "Ah, ho capito! C'è di mezzo quella stronzata del Nirvana, pace massima o che ne so. Ora ho capito." Dissi io. "Nirvana? Ma che nome è? Sembra il nome di un chiosco di Kebab. A proposito, voi non avete fame?" Disse Lily, e per il fatto della fame le diedi ragione. "Hey non offendere la mia religione!" Disse Ezra, mentre si accendeva una sigaretta. "No a me piace Nirvana. È un nome figo. Sarebbe bello come nome per una band o cose simili. No?" Dissi. "Ma dai! Fa cagare. Una band con un nome del genere può solo che fallire." Disse Lily. Io feci spallucce. "Ssssenti Ez. Non è che la tua religione prevede anche il culto della generosità? No perché sono a corto di soldi, e non ho sigarette." Dissi facendogli un sorrisone a 36 denti. Lui mi lanciò il pacchetto. "Giuro che quando ti trovi un lavoro, il primo stipendio è mio. Con tutte le sigarette che mi hai scroccato, è il minimo." Disse. "Mmmh quante storie." Dissi prendendo una sigaretta e accendendomela, per poi passare il pacchetto a Lily. "Bene, ragazzi io ho fame. Che facciamo?" Disse sempre Lily. "Andiamo da Burger King!! Ne ho una voglia matta!" Dissi saltando in piedi. "Siiiiii!" Disse Lily alzandosi a sua volta. "Ma come fate a mangiare così tanto? Dio, mangiate più di me, guardate che poi vi viene il culone con la cellulite." Disse lui. "Senti ebreo. Ti conviene non provocare due donne affamate." Dissi puntandogli un dito in fronte. "Buddista, sono buddista!!" Disse lui esasperato. "Seee se come vuoi." Dissi liquidandolo con un gesto della mano. "Dai andiamo!! Voglio la corona da re!" Dissi tirando su Ezra. Lily all'idea della corona iniziò a saltellare contenta, seguita subito da me, e poi partimmo insieme a correre, verso il nostro amato Burger King. Dopo aver mangiato ed essere stati in giro per un po', andammo tutti a casa mia (che trovammo vuota) per prepararci. Ezra ci aiutò a scegliere i vestiti, dopo di che, quando capì che assistere al trucco e parrucco sarebbe stato una rottura si dileguò lasciandoci sole. Alla fine il risultato fu dei migliori. Io avevo addosso jeans strappati, maglia degli Aerosmith nera, anfibi neri ai piedi e chiodo di pelle. Lily invece, mise jeans stretti, maglia dei Def Leppard, All Star nere ai piedi, e giubbotto di jeans. Quando finalmente scendemmo, Ezra tirò un sospiro di sollievo. "Ma allora siete vive!! Non fatemi mai più una cosa del genere." Disse correndoci incontro e abbracciandoci forte. "Dai scemo!" Dissi dandogli una piccola spinta. "Allora? Come stiamo?" Dissi mettendomi in posa, seguita a ruota da Lily. "Siete stuuupende! Farò proprio la figura del pappone fortunato stasera." Disse. "EZ!!!"'disse Lily, mentre io gli assestavo un pugno sul braccio. Ezra rise. "Dai, sto scherzando! Siete bellissime!" Disse per poi prenderci sotto braccio. "Vogliamo andare?" Disse facendo il damerino. "Con mucho gusto!" Disse Lily. Così uscimmo. Arrivammo al locale poco prima dell'ora stabilita per lo show, così da poter bere qualcosa e andare a piazzarci sotto il palco. Andammo al bancone e ordinammo tre birre. In quel momento mi venne in mente la sera in cui incontrai Duff e i ragazzi. Mi sembrava come se fosse passato più di un mese, e invece erano passate poco più di due settimane. Era assurdo. In così poco tempo la mia vita era stata completamente stravolta. Avevo trovato una "famiglia" che si prendeva cura di me e mi voleva bene, due migliori amici fantastici, amici che si interessavano veramente di me e che ascoltavano i miei problemi. Si, perché alla fine mi ero aperta del tutto con loro e avevo raccontato la mia storia per intero. E mi erano stati vicino nei momenti di sconforto. Erano d'oro. Ovviamente pur avendo raggiunto un rapporto così intimo era tutto in fase di maturazione. "Jooooss, sveglia!" Lily stava schioccando le dita davanti alla mia faccia. Mi ero incantata. "Scusa, stavo pensando." Dissi per poi prendere un sorso della mia birra. "Oh, e a che pensavi? Al T-Rex con la testa da coccodrillo e il corno da unicorno?" Disse Lily ridendo. Ridacchiai. "No, pensavo...a tutto. A quanto è passato da quando me ne sono andata di casa, eccetera, eccetera." Dissi. Lily mi abbracciò. "Sono contenta che ti abbiamo incontrata." Disse. Io le sorrisi. Ad un certo punto le luci si abbassarono leggermente, e quello era il segnale che il concerto sarebbe iniziato a breve (grazie Slash per la soffiata). Così ci dirigemmo verso il palco, arraffando i posti migliori. Dopo all'incirca una decina di minuti il concerto iniziò. I Guns erano stupendi, avevano tutti in pugno. Io, dato che avevo seguito tutte le loro prove, cantai canzone per canzone, l'una dopo l'altra. Mi sentivo al settimo cielo. Sotto il palco non smisi un attimo di scatenarmi, tanto che and un certo punto Axl mi si mise a ridere dopo avermi vista, e mi fece il segno dell'ok con la mano. A fine concerto i guns, dopo una piccola pausa nel backstage, ci raggiunsero al bar, dove li stavamo aspettando. Quando li vidi arrivare, saltai giù dalla sedia, e gli saltai addosso abbracciandoli tutti insieme. "Ragazzi, non potete capire, è stato un concerto da paura!" Dissi. Loro ricambiarono l'abbraccio. "Se continuate di questo passo, dovrò diventare il vostro agente!" Dissi. Rimanemmo al bar per un po', giusto per dare un po' di tregua ai ragazzi, e anche per lasciargli il tempo di chiacchierare con in nuovi (ma soprattutto LE NUOVE) fans. Quando finalmente i Guns si sentirono pronti, lasciammo il locale e andammo a casa, seguiti da numerosi amici dei ragazzi. A casa, la festa iniziò subito. C'erano persone dappertutto, alcool e fumo a non finire, e soprattutto musica a palla. Ero al settimo cielo. Quando tirammo fuori la torta per Izzy, successe una cosa incredibile: ridacchiò leggendo la scritta. Io subito dopo la scena attirai l'attenzione di tutti salendo sul tavolo (anche perché ero piuttosto ubriaca.) "RAGAZZI! Ragazzi ascoltatemi. In questo preciso istante, è successa una cosa assai rara. Anzi, spero che tutti voi abbiate assistito alla scena, perché probabilmente non ricapiterà per altri settant'anni più o meno. Un po' come una cometa, mi seguite? Insomma dicevo, sulla faccia cadaverica del qui presente Jeffrey Isbell, in arte Izzy Stradlin...È COMPARSO UN SORRISO!" Dissi solenne. Fortunatamente la maggior parte della gente presente in quella casa era andato (come me d'altronde), e mi assecondarono alla grande, altrimenti mi avrebbero presa in giro a vita e sarei stata il loro zimbello. Scesi dal tavolo a fatica, facendomi aiutare da Ezra, e dopo di che andai da Izzy. "Hey, allora come va? Spero di non averti messo in imbarazzo con quello stupido discorso." Dissi. "No, tranquilla. È stato...divertente." Disse con un mezzo sorriso. "Wow, allora oggi vuoi stupirci tutti con questa allegria!" Dissi. Lui sorrise ancora. "È il giorno del mio compleanno, non potrei non essere allegro." Disse. "Questo è lo spirito giusto Iz! Bene, ora però ho fame, per cui ciao." Dissi, per poi raggiungere la torta trotterellando allegra. Dopo di che raggiunsi Ez ed Lily, che erano seduti sul divano completamente fatti. "Heilà! Amici, ci siete?!" Dissi sedendomi in mezzo a loro e sventolandogli le mani davanti alla faccia. "Che avete preso? Ne voglio anche io!" Dissi. Non potevo credere che quelle parole erano uscite dalla mia bocca. Che cazzo stavo facendo? Eppure, ero determinata. Volevo stonarmi. Ogni volta che mi ubriacavo perdevo la testa e agivo senza pensare, e quella richiesta ne era la conferma."Tieni. È una bomba, all'inizio ti senti completamente andato, poi la botta vera arriva come un fulmine e lì l'adrenalina ti uscirà dalle orecchie." Disse Ez, passandomi una pasticca. La presi e poi bevetti il beverone di Lily, che mi sembrava alcool puro. "Cazzo Lily che merda è questa?" Chiesi. "Bevila di nuovo, vedrai che ti piacerà di più. Così feci. Ed era vero, tanto che mi ritrovai a finire il bicchiere. "Ragazzi, io vado a farmi un giro, non mi sta succedendo niente." Dissi per poi alzarmi e andare in giro. All'inizio stavo bene, apparte la sbornia che avevo, poi man mano che camminavo in qua e in la per casa, le mie gambe si facevano più molli, le persone si muovevano lentamente, e si sdoppiavano. Ogni suono diventava sempre più lontano e mi sembrava che rimbombasse nella mia testa. Andavo in giro appoggiandomi alle pareti, poi dopo aver fatto le scale a gattoni, riuscii a raggiungere il piano superiore. Aprii la porta di ogni stanza, e dopo aver scoperto Steven che si stava facendo una, e un'orgia in camera di Izzy, ma senza Izzy, raggiunsi il bagno. Dentro, c'erano varie persone che si facevano, altre che pomiciavano e altre che semplicemente dormivano. Ignorai tutto ciò, e andai a sedermi nella vasca dove si trovava già un'altra ragazza mezza addormentata. Questa mi abbracciò mentre si metteva più comoda, e io la assecondai appoggiando la testa sulla sua spalla per poi addormentarmi.

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Capitolo 10
*** Decimo Capitolo ***


Mi svegliai e mi guardai intorno. Tutto era più o meno uguale, ciò significava che era passato poco tempo. Mi sentivo diversa, più reattiva. Le figure non erano più indistinte, e i suoni erano chiari. Mi sentivo benissimo. Uscii dalla vasca e andai al piano inferiore. Appena sentii la musica iniziai a muovermi a ritmo, non potendone fare a meno. Poi vidi Ezra e Lily che stavano ballando all'impazzata, e presa dall'entusiasmo, li raggiunsi. Iniziai a ballare con loro, ridendo e saltando in qua e in la. Mi sentivo invincibile. Ballammo insieme ancora, e ancora. Tutti ci guardavano e quella sensazione mi faceva impazzire. Sentire tutti gli occhi su di me, vederli trasudare adorazione, stupore, invidia e divertimento nei nostri confronti era meraviglioso. Vedevo nei loro occhi il desiderio di poter essere come noi: spensierati, strafottenti, e fieri. Mi sentivo bene. Continuai a ballare e a scatenarmi, tanto che mi sembrava di avere la febbre. Mi sarei spogliata volentieri. E così feci: mi tolsi la maglia e la sventolai in aria urlando, e così anche Lily. Al diavolo tutto, finalmente mi sentivo veramente viva. La gente non mi compativa più, ora mi adorava. Ad un certo punto mentre stavo scuotendo la testa in qua e in la, mi sentii prendere per un braccio e trascinare da parte. Mi girai verso lo sconosciuto, curiosa di vedere cosa desiderasse da me, ma invece di un volto estraneo, mi ritrovai davanti a Duff. "Joss, che cazzo stai facendo?!" Disse. "Mi sto divertendo!" Dissi un po' troppo euforica e instabile. Duff per fortuna mi resse. "Joss, rimettiti subito la maglia." Disse. "Oh andiamo, perché devi fare il guastafeste. Non sto facendo nulla di male no?" Dissi aggrappandomi a lui. Sentivo la lingua infeltrita e facevo fatica a parlare. "Joss, ti stai mettendo in ridicolo, per favore ora rivestiti! E poi sei ubriaca e anche fatta! Joss, ma che cazzo combini?!" Disse arrabbiato. "Duff, è tutto sotto controllo. Mi sto solo divertendo, domani sarò la solita Josephine di sempre." Dissi. "Joss, cos'hai preso, perché sei fatta? Hai bevuto dal bicchiere di qualcun altro? Qualcuno ti ha dato da bere?" Disse. "Duff, no, ho solo preso una pasticca di...qualcosa. Me l'hanno data Ezra e Lily, per cui tranquillo sono al sicuro." Dissi alzando i pollici facendo il segno dell'ok. "Joss, ma che cazzo hai in testa?! Hai preso della droga volontariamente? Ma sei scema? Capisco se qualcuno ti ha passato da bere con qualcosa dentro, tu che ne sai? Ma prenderla volontariamente, Joss, sei impazzita?!" Disse incazzato. Io lo guardai negli occhi e incrociai le braccia dietro al suo collo. "Lo sai che sei sexy quando ti incazzi?" Dissi. Vidi la sua espressione stupita e spaesata alle mie parole. Giocai i suoi capelli per qualche secondo, poi scesi verso la mascella iniziando a seguirne il contorno con il dito. "Perché ti agiti tanto? È una festa, se non mi scateno qua non lo faccio più. Rilassati e goditi il momento. Domani mattina sarà come se non fosse successo niente." Dissi. Lo guardai intensamente negli occhi, poi avvicinai le mie labbra alle sue, unendole in un bacio. In un primo momento sentii Duff irrigidirsi a quel contatto, poi mi assecondò posandomi le mani sui fianchi e facendomi aderire completamente a lui. Restammo a baciarci in mezzo alla gente, finché Duff non decise che avevano visto troppo. Così mi posò le mani sui glutei per prendermi in braccio, ed io incrociai le gambe dietro la sua schiena. Salì le scale baciandomi a tratti, dirigendosi in camera sua. Chiuse la porta a chiave e mi posò sul letto dedicandosi completamente a me. Riprese a baciarmi con passione, finché non gli tolsi la maglia. Gli accarezzai il petto e la schiena, e mi sentii infinitamente bene a quel contatto. Forse perché dentro di me (pur non sapendolo) avevo sempre desiderato accarezzare quella pelle calda, e sentire il suo profumo così da vicino. Continuò a baciarmi e ad accarezzarmi, finché non presi il comando io. Spostai la bocca al suo collo, lasciandogli una piccola scia di baci lungo la mascella. Con la mano nel frattempo gli accarezzavo il petto, il ventre, fino ad arrivare a filo con il bordo dei pantaloni. Indugiai un po' tirandola per le lunghe, poi quando lo sentii sospirare frustrato, decisi di porre fine alle sue sofferenze, accarezzandolo da sopra i pantaloni. Sentirlo gemere sotto il mio tocco, mi riempì di passione, ma fu in quel momento che Duff sembrò risvegliarsi. Mi spostò da lui velocemente e si tirò su dal letto, lasciandomi li impalata. "Joss, che cosa stiamo facendo?" Disse. "Io...credo sia abbastanza chiaro, no?" Dissi. Oddio, non è che i suoi non gli avevano mai fatto il discorso dell'ape e del fiore, e quindi era vergine?! No, no. Era fuori discussione. Bastava guardarlo. "No! Voglio dire...è sbagliato Joss, non dovremmo." Disse. "E perché? Hai una fidanzata, e non me l'hai mai detto?" Chiesi. "No, è che...insomma tu vivi qua e...io sono il tuo tutore e...è sbagliato. E comunque tu sei completamente andata, per cui non ti ricorderesti niente domani." Disse lui. "Allora. Punto primo, tu non sei il mio vero tutore, ti reputi solo tale. Punto secondo, tu non puoi sapere se mi ricorderò o meno eccetera, eccetera. È la mia testa la conosco meglio di chiunque altro. Punto terzo...fai più bella figura se ammetti che non ti piaccio e basta. Ora scusa ma devo andare. All'improvviso mi sento molto stanca." Dissi prendendo la mia maglia e dirigendomi verso la porta. "Joss, non è assolutamente così! Aspetta!" Disse fermandomi. "Duff...ti chiedo solo una cosa: perché mi hai assecondata? Se sapevi che era sbagliato, o qualsiasi altra fottuta cosa, perché non mi hai fermata quando ti ho baciato? Se l'avessi fatto, adesso saremmo di sotto a ballare come se nulla fosse. Invece adesso, probabilmente non riuscirò più a guardarti in faccia dalla vergogna. Grazie Duff, hai rovinato tutto." Dissi per poi aprire la porta e uscendo in corridoio poi chiudendomi in camera mia. Mi cambiai, e mi infilai sotto le coperte, coprendomi la faccia con il cuscino. Quella festa mi aveva stufata.

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Capitolo 11
*** Undicesimo Capitolo ***


Aprii gli occhi e rimasi accecata dalla luce che entrava dalla finestra. Li richiusi ermeticamente in un nano secondo e mi portai le coperte fino a sopra la testa, cercando di far cessare il mal di testa martellante che mi aveva colpito come un colpo di pistola. Respirai a fondo e dopo qualche attimo mi misi a sedere affrontando di petto tutta la luce che aveva deciso di disturbarmi. Ritornai col pensiero alla sera prima ma non riuscii a ricostruire l'intera serata. Mi ricordai di essere salita su un tavolo e aver fatto una battuta stupida su Izzy, mi ricordai di aver ballato molto, mi ricordai di aver bevuto assolutamente molto, poi i ricordi restanti erano offuscati. Mi ricordai di essere andata al piano di sopra e aver visto Steven con una ragazza, ma poi niente più. Feci spallucce e dopo aver spostato le coperte a fatica, mi alzai lentamente. Feci due passi poi mi fermai a causa di un capogiro, poi venni invasa da un'ondata di nausea. Corsi fuori da camera mia diretta verso il bagno, aprii la porta velocemente sorprendendo Axl sotto la doccia, il quale fece capolino dalla tenda guardandomi come fossi una pazza. "Ma che cazzo fai?!" Chiese. Io non risposi tenendomi una mano sopra la bocca e dopo aver aperto il water mi liberai. Vomitai più volte, e quando sentii di essere vuota, tirai l'acqua suscitando in Axl un urlo e mi stesi per terra sfinita con il fiatone. Dopo qualche istante sentii una mano fresca appoggiarmisi sulla fronte. Aprii gli occhi e mi ritrovai di fianco Axl con un asciugamano legato alla vita che mi guardava apprensivo. "Tutto bene?" Chiese. Io feci di no con la testa e lui mi tirò su delicatamente. "Così impari a prendere le pillole per divertirti." Disse portandomi in doccia. Io non riuscendo a tenermi in piedi mi appoggiai al muro fresco e umido della cabina, sgranando gli occhi a quell'affermazione. "C-cosa?" Chiesi con la gola improvvisamente secca. Lui annuì: "Già." Disse sfilandomi la maglia enorme che usavo come pigiama, lasciandomi in mutande e reggiseno. Per un attimo si fermò a scrutare il mio corpo decisamente poco coperto, poi aprì l'acqua chiudendo subito dopo la tenda. Il contatto del getto freddo con la mia pelle mi fece sobbalzare, poi una volta abituata mi rilassai. Mi tolsi l'intimo ormai zuppo pensando che forse era meglio se lo toglievo prima di andare sotto il getto e lo buttai fuori dalla doccia, per poi tornare ai miei pensieri. Quando mi sentii finalmente meglio chiusi il getto e allungai il braccio in cerca di un asciugamano che mi passò Axl, me lo avvolsi intorno al corpo e uscii dalla doccia. Fuori il rosso se ne stava appoggiato al lavandino con un paio di boxer addosso, ad aspettarmi. "Meglio adesso?" Chiese avvolgendomi in un abbraccio caldo. Io mi appoggiai al suo petto inspirando il suo profumo. Mi piaceva stare con Axl, lui mi capiva, mi aiutava e non mi giudicava. Il rosso mi accarezzò dolcemente i capelli confortandomi. "Non farlo più ok? La prossima volta conta fino a dieci poi gira al largo." Disse. Io annuii, ringraziandolo mentalmente per tutto quello che stava facendo per me. "Dai ora vai a vestirti." Disse staccandosi da me. Io uscii dal bagno e andai in camera mia dove indossai le prime cose che trovai, poi andai al piano di sotto. Andai in cucina a prendere un bicchiere d'acqua poi andai in sala dove si trovavano Slash, Steven e Izzy. Mi stravaccai sul divano rendendomi conto che fortunatamente il mal di testa se ne stava andando. "Comunque buongiorno, Joss." Disse Steven. Io mi stropicciai gli occhi mugugnando, poi mi iniziai a massaggiare le tempie. "Tieni." Disse Slash. Aprii gli occhi e mi ritrovai davanti a una bottiglia di birra. Mi venne la nausea alla sola vista di alcool, così scacciai via la mano di Slash coprendomi la bocca. "Joss, è il metodo migliore per riprendersi da una sbornia." Disse togliendomi la mano dalla bocca e passandomi la birra. Io la presi a malavoglia e piano piano, cercando di ignorare la nausea, avvicinai il collo della bottiglia alla bocca, prendendone un sorso. Sorprendentemente non mi diede il volta stomaco, così in poco tempo la finii, per poi addormentarmi. Mi svegliai più o meno mezz'oretta dopo, e mi sentivo decisamente meglio. Mi alzai stiracchiandomi per andare a bere e togliermi il sapore amaro che mi era rimasto in bocca per colpa della birra, e in cucina trovai Duff con una sigaretta tra le labbra che si preparava un drink. "Buongiorno!" Dissi io sorridendo e lui dopo aver alzato lo sguardo, mosse la testa a mo' di saluto accennando un sorriso per poi tornare agli affari suoi. Io non feci troppo caso alla sua freddezza, incolpando la notte brava appena trascorsa, e mi dedicai anche io agli affari miei, per poi andare da Lily e passarci tutto il pomeriggio. Quando poi verso sera tornai a casa, trovai tutto assolutamente calmo, così senza troppo indugiare salii in camera mia dove restai fino a che non mi addormentai. Il giorno dopo, il suono della sveglia mi trillò nelle orecchie in modo più fastidioso del solito. Mi allungai goffamente sul comodino per spegnerla e dopo aver preso seriamente in considerazione l'idea di tornarmene a dormire mandando al diavolo tutto il resto, mi alzai e mi trascinai al piano di sotto per la colazione. In cucina trovai Slash, Steven ed Izzy che mangiavano, e dopo a averli salutati in maniera più o meno educata, mi stravaccai su una sedia versandomi del caffè. "Joss, stamattina Duff è uscito prima per cui ti porto io a scuola, ok?" Disse Slash. Io annuii soprattutto per fargli chiudere il becco, e finii il mio caffè per poi andare a prepararmi. Una volta entrati in macchina di Slash, il riccio esitò un attimo prima di accendere il motore, poi partì anche se indeciso. "Tutto bene?" Chiesi. "Si, perché?" Chiese lui. "Ti vedo turbato." Dissi io studiandolo. "No ma che dici!" Disse lui sventolando una mano come per scacciare l'argomento, per poi inchiodare la macchina dopo essersi accorto all'ultimo che la macchina davanti a noi aveva frenato. "Ok, tu non me la racconti giusta che c'è?" Chiesi parecchio innervosita. Lui sbuffò infastidito dal mio fare inquisitore. "Joss ho detto che non c'è niente. Dio mio voi donne!" Disse. Io parecchio innervosita dall'atteggiamento del riccio, guardai indietro per accertarmi che non ci fossero macchine dietro di noi, e poi afferrai il freno a mano tirandolo bruscamente facendo inchiodare l'auto. "MA CHE SEI MATTA?!" Chiese Slash terrorizzato, probabilmente certo che una macchina si sarebbe schiantata contro di noi. "Ascoltami bene Saul, sarà che è lunedì mattina, sarà che sono ancora in dopo sbronza da sabato, ma il tuo comportamento mi sta facendo incazzare, e non poco, per cui dato che ho capito benissimo che c'è qualcosa di strano e che per di più riguarda me, ora me ne parli. Hai capito?" Tuonai io. Slash mi guardò in shock per qualche attimo con la bocca spalancata senza muovere un muscolo, poi dopo essersi svegliato dal trans, tolse il freno a mano e ripartì. "Certo che te finché non ottieni quello che vuoi non sei contenta eh? E poi da dove hai tirato fuori tutta quella cattiveria? Tu chi sei in realtà?!" Disse. Io lo guardai senza speranza. "Ok scusa Slashino. Potresti per favore parlare?" Dissi io con voce zuccherosa. Lui scosse la testa rassegnato "Ok, va bene. Basta che però non ti incazzi eh, la mia è una semplice riflessione. Comunque, il fatto è che Duff mi sembra un po' strano da ieri, e credo anche che tutti l'abbiano visto. Solo che anche se lui nega, ho ragione di credere che la causa sia quello che è successo sabato sera. Voglio dire, non è successo nient'altro a parte quello." Disse lui. Io lo guardai confusa e incuriosita. "Perché? Che è successo sabato sera?" Chiesi bramosa di sapere. Lui mi guardò con gli occhi spalancati. "Come cos'è successo? Mi stai prendendo in giro?" Chiese. Io lo guardai ancora più confusa. "Slash, ti giuro che non so di cosa stai parlando." Dissi. Lui non rispose e fece manovra per poi entrare nel parcheggio della scuola e spegnere la macchina. "Joss, non fare la finta tonta con me, Duff me l'ha raccontato. Per cui smettila di fingere e dimmi che ne pensi. Ho ragione?" Disse lui. "Oh mio Dio Slash, ti ho detto che non so di cosa stai parlando!" Dissi io portandomi le mani in faccia dall'esasperazione. Lui mi guardò storto. "Ma ti ricordi qualcosa della serata?" Disse. Io feci no con la testa. Lui si passò una mano sulla faccia. "Non ci posso credere.." Mormorò lui. "Mi vuoi dire che è successo?" Chiesi. Lui sospirò e poi si decise a parlare. "Sabato sera eri talmente fatta che...beh che hai baciato Duff. Molto anche. E credo anche che tu abbia cercato di andare un po' oltre diciamo." Disse lui. Io ero sbalordita. "Slash non è possibile. No, non è da me non lo farei mai." Dissi dimenandomi sul sedile. "Non ti sto prendendo in giro Joss. Me lo ha detto lui." Disse. Io spalancai la bocca. "Oh Dio! E che ti ha detto?" Chiesi io. "Solo questo niente di più. Ho cercato di chiedergli qualcosa di più, ma mi ha detto che non voleva parlarne." Disse Slash. Io ero ancora in stato di shock. Guardai fuori dalla macchina notando che ogni tanto qualche studente lanciava un'occhiata incuriosita dentro, vedendomi in compagnia dell'ennesimo ragazzo strambo. Dopo di che afferrai il polso di Slash e guardai l'orologio per accertarmi di avere ancora un po' di tempo per fare domande. "Giura sulla tua vita che è vero." Dissi puntandogli il dito sul petto. "Giuro." Disse lui. "Potessi morire ora?" Chiesi. "Potessi morire ora." Disse lui. "Non valgono ne' dita incrociate, ne' nient'altro." Dissi io. Lui fece no con la testa. Io mi lasciai andare sul sedile disperata. "Merda allora è vero."

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Capitolo 12
*** Dodicesimo Capitolo ***


Capitolo 12 Il rumore delle mie mani che sbattevano sul banco di Lily, provocò un rumore che rimbombò per tutta l'aula. Lily ed Ezra che fino a pochi attimi prima stavamo chiacchierando animatamente, mi guardarono sbalorditi. "Io...l'ho baciato." Dissi a denti stretti tenendo lo sguardo basso. Il loro sguardo passò da sbalordito a confuso. "Ma chi?" Chiese Lily curiosa. Io sospirai lentamente ad occhi chiusi, poi sibilai tra i denti:"Duff." Gli occhi di Lily si spalancarono quasi quanto la sua bocca, mentre indietreggiava sconcertata. "Joss ma che cazzo dici?" Chiese con voce acuta. "Sono seria!" Dissi guardandola per la prima volta in faccia. "Ma quando?! Ed io dov'ero?!" Chiese. "Già, tu dov'eri?" Chiesi sedendomi disperata sulla sedia davanti ai ragazzi. "Sul serio, tu non mi hai vista andare via con lui o cose del genere?" Chiesi. "No, assolutamente!" Disse. "Cazzo! Cazzo, cazzo, cazzo!!!" Dissi sbattendo una mano sul banco, attirando però l'attenzione di alcune persone presenti in aula. "Ezra tu?" Chiesi più a bassa voce. Lui fece no con la testa. "Grazie, sei di aiuto eh!" Dissi innervosita dal suo comportamento tranquillo. "Joss, stai calma! Capisco che sei nervosa, ma non te la prendere con me!" Disse. Io incrociai le braccia al petto, abbassando lo sguardo. "E poi se è successo quel che è successo un motivo ci sarà. Vuol dire che qualcosa tra di voi c'è. E per dirla proprio tutta, si vede. Si vede da come vi guardate, da come vi accoccolate vicini sul divano quando guardiamo i film tutti insieme , si vede da come scherzate." Disse Ez. Io arrossii violentemente. "Stronzate." Dissi alzandomi di scatto, passandomi poi una mano sulla faccia, pensierosa. "Scusate." Dissi per poi uscire dalla classe con passo veloce, decisa ad andare in giardino. Una volta giù, mi misi a girare in qua e in la, fino a che non mi inoltrai nel retro della scuola dove trovai un enorme salice piangente. Era bellissimo li, e sembrava proprio che nessuno fosse mai stato in quel posto. Andai a sedermi ai piedi dell'albero, constatando piacevolmente che nessuno mi avrebbe vista, dato che i lunghi rami pieni di foglie coprivano la visuale, formando una sorta di cupola quieta. Mi accesi una sigaretta, tornando con il pensiero a Duff, e alle parole di Ez. Che ci avesse visto bene quello stronzetto? In realtà non ci avevo mai pensato a me e Duff insieme. Nemmeno quando i ragazzi a scuola facevano domande, o battutine allusive. Semplicemente non mi sembrava possibile. E poi probabilmente Duff mi riteneva una ragazzina. Probabilmente avrà anche provato ribrezzo nel momento in cui lo avevo baciato. "Dio che imbarazzo." Mormorai tra me e me, chiudendo gli occhi e portando la testa indietro. "Cosa che imbarazzo?" Disse una voce dalla mia destra. Io saltai dalla paura e la mia sigaretta volò in aria, finendo ai piedi dello sconosciuto, che la raccolse dando un tiro, per poi ridarmela. Era un ragazzo alto con i capelli biondi e corti, leggermente acconciati e gli occhi azzurri. Lo squadrai attentamente e constatai che era della mia scuola dato che indossava la divisa. Mentre lo studiavo, non riuscii a fare a meno di notare quanto la camicia, la cravatta e il maglione grigio gli stessero bene. Probabilmente aveva il fisico scolpito. "Allora?" Chiese il ragazzo sedendosi di fianco a me, rubandomi la sigaretta dalle mani per fare un altro tiro. "Scusa tu saresti?" Chiesi. "Ho domandato io per primo, se non sbaglio." Rispose lui. "Si, ma come pretendi che ti racconti i fatti miei se non so neanche il tuo nome?" Dissi io. Lui sospirò. "Uno a zero per la biondina." Disse tendendomi la mano. "Chris." Disse. "Joss." Risposi stringendola. "Ora puoi rispondere alla mia domanda?" Chiese. Io decisi di raccontargli solo che avevo baciato per sbaglio un mio carissimo amico, e che ora la situazione era un po' strana. "Come per sbaglio? Non si può baciare una persona per sbaglio. Mi vuoi dire che sei inciampata e casualmente sei caduta con la tua bocca sulla sua, e casualmente le vostre lingue hanno iniziato ad intrecciarsi?" Disse lui facendo anche i gesti con le mani. Io scoppiai a ridere. "No! Solo che...non sono fiera di ciò, ma ero ad una festa e mi sono ubriacata, e mi sono lasciata andare. Un po' troppo anche." Dissi. "Uh, sei una ragazza ribelle." Disse lui. Io ridacchiai. "No, ho solo una compagnia di pazzi. Probabilmente se li conoscesti non vorresti più starmi attorno." Dissi. "Aspetta...ma ora ho capito! Tu sei la ragazza nuova! Quella che viene sempre a scuola con il ragazzo capellone!" Disse lui. Io ridacchiai per il nomignolo. "Si, sono io." Dissi. "È il tuo ragazzo?" Chiese. "No, no!" Dissi io tornando di nuovo con la mente alla situazione tra me e Duff. "È tuo fratello?" Chiese ancora Chris. "No è uno dei miei coinquilini." Dissi. "Coinquilini?" Chiese lui. "Si, ho sempre vissuto con mio zio, poi quest'anno mi sono trasferita." Dissi. "Ah figo! E come mai?" Chiese. "Esigenze personali." Dissi io, cercando di rimanere vaga. "Capisco." Disse lui. "E invece tu? Che mi dic-" Non riuscii a finire la frase che venni interrotta. "Joss! Ecco dov'eri! Ti abbiamo cercata dappertut- oh ciao!" Disse Lily spuntando dal nulla, cambiando il tono di voce da petulante a civettuolo, non appena vide con chi ero. "Ciao!" Rispose Chris, cordiale. "Ho interrotto qualcosa?" Chiese Lily premurosa come non era mai stata. "No, no stavamo solo chiacchierando." Dissi io, mentre Chris annuì sentendo le mie parole. "Bene, allora non ti dispiace se te la rubo, vero?" Chiese lei. "No, tranquilla." Disse lui gentile. "Grazie, e scusa." Disse Lily sempre con modi sdolcinati, mentre io mi alzavo. "Grazie della chiacchierata Chris, ci vediamo!" Dissi io. "Ci si becca in giro!" Disse lui. Così io e Lily ce ne andammo. Appena fummo lontane abbastanza perché Chris non ci vedesse ne' sentisse, ovviamente Lily iniziò con l'interrogatorio. "Ah ora te la fai anche con quel figo, eh?! Che non ti bastava Duffino?" Disse lei. Io la guardai truce. "Io non me la faccio con nessuno! Stavamo solo chiacchierando ok?" Dissi. "Se certo, tu sei golosa altro che!" Disse lei sfacciata. "LILYYYYY!!!" Dissi imbarazzata ma anche divertita da quell'affermazione. "Che c'è?!? Quanto la fai lunga! Parlando di cose serie, che ne dici se per oggi saltiamo la cara scuoluccia e ce ne andiamo in giro?" Chiese Lily, indicando Ez che ci aspettava al parcheggio appoggiato alla sua macchina. "E me lo chiedi?!" Dissi io, per poi partire a correre verso l'auto, e saltandoci dentro alla velocità della luce. "Sbrigati nonna!" Urlai a Lily che stava entrando tranquillamente. "Giuro che prima o poi ti faccio portare in autostrada e ti scarico al ciglio della strada!" Disse lei, io per tutta risposta la abbracciai da dietro e dopo di che accesi la radio a tutto volume, iniziando a cantare Crazy degli Aerosmith, seguita subito dai miei amici mentre Ezra partì in quarta. Quel giorno aveva preso una piega decisamente piacevole.

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Capitolo 13
*** Tredicesimo Capitolo ***


Capitolo 13 La settimana passò tranquillamente. Con Duff non parlai se non per cose come 'ciao' o 'mi passi il caffè' durante colazione. Per portarmi a scuola fecero a rotazione gli altri ragazzi. Nonostante mi sembrò abbastanza patetico decidere di tagliare tutti i rapporti, dato che da persone adulte, o per lo meno mature, avremmo potuto affrontare la situazione e lasciarci tutto alle spalle, il non dover parlare con Duff mi tranquillizzava e non poco, perché ciò significava meno imbarazzo. Nel frattempo, iniziai a conoscere Chris, il quale dopo il giorno in cui ci conoscemmo, iniziò a stare con me a scuola, soprattutto dopo che scoprimmo di avere lezioni in comune (strano che non l'avessi mai notato). Era un ragazzo molto simpatico e alla mano, era sveglio anche se un pochino narcisista. Così in poco tempo iniziò a far parte della nostra compagnia, rendendo Ez molto felice, dato che finalmente non doveva più essere l'unico uomo a doverci gestire. Un weekend fummo invitati tutti e quattro alla festa, così come sempre avevamo fatto io Lily ed Ezra, decidemmo di andare tutti a casa di Lily per prepararci, e dopo la festa a dormire a casa mia. Era sabato mattina e stavo preparando la borsa per andare da Lily, quando Duff mi parlò per la prima volta dopo tempo. "Joss?" Disse Duff mentre bussava contro lo stipite della porta per avvisare del suo arrivo. Io rimasi un po' interdetta sentendo la sua voce, ma decisi (da brava orgogliosa quale ero) di fare finta di niente. "Si?" Dissi tranquilla, continuando a scavare nell'armadio fingendomi impegnata, nel tentativo di evitare contatto visivo. "Possiamo parlare?" Chiese. "Certo, entra." Dissi io uscendo dal mio 'nascondiglio', e smettendo di fare quel che stavo facendo. Duff entrò e si andò a sedere sul letto. "Volevo parlare di ciò che è successo sabato. Slash mi ha detto che ha cercato di affrontare l'argomento, ma poi ha scoperto che non ti ricordavi niente." Disse. Io presa alla sprovvista e sentendomi imbarazzata, rimasi senza parole per qualche attimo. "I-io...io.." Balbettai per poi sedermi poco delicatamente di fianco al biondo. "Oh, mi dispiace tanto per quel che ho fatto Duff! Sul serio io non ricordo niente di quella serata. Sono stata una cogliona, probabilmente ero talmente fatta che neanche ricordavo il mio nome. Sono mortificata per averti messo in imbarazzo. Sappi che non ti avrei mai infastidito nel pieno delle mie facoltà!" Dissi io. Anzi praticamente rappai, data la velocità con cui dissi tutto. "Joss tranquilla! Volevo solo capire se il tuo era un gesto compiuto perché provi dei sentimenti, o meno. E ora che mi hai spiegato sono a posto. Se l'avessi saputo prima sarei venuto a chiarire fin da subito, ma Slash la menava dicendo che voleva starne fuori, e sono riuscito a farlo parlare solo ieri notte." Disse, ed io ridacchiai. "Allora mi perdoni?" Dissi io. "Certo!" Disse lui abbracciandomi. Io ricambiai l'abbraccio felice di aver finalmente chiarito la faccenda. "Ah Duff, stasera dopo la festa possono venire Lily, Ez e un'altra persona a dormire?" Chiesi, evitando di dire che l'altra persona era un maschio. Difatti i ragazzi nonostante mi lasciassero fare quel che volevo, per quanto riguardava i maschi erano intransigenti: dovevo stargli lontano. Ogni volta che parlavo con qualcuno mi facevano il terzo grado su chi era, che persona era, se mi aveva dato fastidio e 'se dovevano intervenire'. Non che mi desse fastidio, anzi, mi faceva piacere avere finalmente qualcuno che si interessava a me. Solo che in occasioni come quella di sabato, dovevo usare l'astuzia, come il non precisare che un maschio che non era Ez, sarebbe venuto a dormire a casa. "Certo che puoi." Disse lui premuroso. "Noi probabilmente usciremo per i fatti nostri, è un problema?" Chiese. "No, no!" Dissi io con entusiasmo. Se i ragazzi fossero stati fuori fino a tardi, sarebbero rientrati mentre noi dormivamo, ciò voleva dire dire che il giorno dopo si sarebbero svegliati tardi, e ciò a sua volta voleva dire che non avrebbero visto Chris. Perfetto! "Bene. Sono felice di aver chiarito." Disse lui, alzandosi dal letto. "Anch'io." Dissi sincera. Dopo di che Duff mi salutò ed uscì dalla mia camera. Io finii di preparare le mie cose, e quando sentii il campanello suonare (segno che Ezra era passato a prendermi), dopo aver salutato i ragazzi scesi di corsa, ansiosa di andare a prepararmi per la festa. A casa di Lily, trovai lei e Chris intenti a scegliere qualcosa per (ovviamente) Lily, la quale sembrava in preda al panico. "JOSS! Joss fortuna che sei arrivata, ho bisogno di una mano, devo ancora lavarmi i capelli, depilarmi le gambe, truccarmi e non ho ancora deciso cosa mettere!!" Disse lei. "Ok, calma, abbiamo ancora un sacco di tempo, ora decidiamo i tuoi vestiti, poi ti vai a fare la doccia, nel frattempo io mi trucco, dopo di che mentre io ti asciugo i capelli tu ti depili, e infine ci vestiamo e io ti aiuto con il trucco. Ok?" Dissi. Lei annuì, più tranquilla. Così scegliemmo l'abbigliamento per lei, ossia un vestito color cipria a maniche corte e stivaletti alla caviglia neri. Dopo di che la cacciai sotto la doccia e andai a farmi il trucco, ossia semplice eye-leiner e ombretto leggermente dorato. "Grazie per avermi salvato. Ti giuro pensavo che mi avrebbe ucciso da un momento all'altro." Disse Chris avvicinandosi. Era già pronto per la festa e aveva indossato dei jeans, una camicia bianca e delle All Star nere. Nonostante il suo abbigliamento fosse abbastanza casual, era bello come il sole. "Non c'è di che. Alla fine sei un maschio, e solo le donne sanno gestire queste situazioni." Dissi. Lui ridacchiò. "Sono contento di andare a questa festa con te...cioè con voi." Disse. Io distolsi l'attenzione dallo specchio e lo guardai. Era appoggiato allo stipite della porta con le mani in tasca. "Anche io sono contenta di andarci con te." Dissi sorridendo. "Posso farti una domanda?" Chiesi. "Si, dimmi." Rispose lui. "Come mai quando mi hai vista tutta sola lunedì, sei venuto a parlarmi? Cioè cosa ti ha indotto?" Chiesi. "Non saprei, ti ho semplicemente vista e ho deciso di parlarti. Sembravi giù di morale. E poi diciamocelo, quale ragazzo non si avvicinerebbe ad una bella ragazza, vedendola sola e provata da qualcosa?" Disse ed io sorrisi per il complimento. "Che ne dite?" Disse Ezra entrando in stanza. Aveva legato i capelli in una coda, e aveva addosso una camicia bianca, con la cravatta nera, anfibi neri e un maglione degno di Bill Cosby. "Ez per favore togliti quel maglione." Dissi io. "Perché?! È bellissimo, e poi l'ho messo per mantenere il mio stile!" Disse lui. "Ti prego è orrendo. E poi per una volta puoi anche rinunciare al tuo stile." Dissi io. "E poi non rinunci per niente, hai gli anfibi addosso." Disse Chris, venendomi in aiuto. "Va bene. Ma solo sta volta perché si tratta di una festa abbastanza elegante." Disse lui togliendosi il maglione. "Ora si! Guardati sei un figurino." Dissi io entusiasta. Stava veramente bene così. Si guardò allo specchio accarezzandosi l'accenno di barba e facendo una smorfia 'sexy'. "Grazie, lo so, e credimi non mi sto sforzando." Disse lui. Io risi poi tornai trucco. Dopo un po' Lily arrivò avvolta in un accappatoio reclamandomi, così andai con lei in bagno, e le asciugai i capelli mentre lei si depilava le gambe. Dopo di che tornai in camera, e dopo aver cacciato malamente i ragazzi, mi vestii, mettendo un vestito senza maniche blu con i fiori, colletto e i bottoni davanti, camperos color cuoio ai piedi e cinturino fine color cuoio in vita. Finalmente eravamo tutti pronti, così eccitati uscimmo velocemente per poi partire con la machina di Ez, verso la festa.

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