Il guardiano della foresta

di Alex_Beilschmidt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dal diario di Ted ***
Capitolo 2: *** ''Ti va di fare una passeggiata?'' ***
Capitolo 3: *** Corso di base ***
Capitolo 4: *** Andata e ritorno ***
Capitolo 5: *** Lavoro: cercasi ***
Capitolo 6: *** Problemi ***
Capitolo 7: *** Nuovo lavoro, nuova città, nuova casa ***
Capitolo 8: *** Assunto ***
Capitolo 9: *** L'ingrediente segreto ***
Capitolo 10: *** Get drunk ***
Capitolo 11: *** 'Io non mi fiderei' ***
Capitolo 12: *** Verità, dove sei? ***



Capitolo 1
*** Dal diario di Ted ***


~[Ciao, sono sempre io! Parlando per chi già mi conoscesse, ovvio... ;P Ora solo due parole, prima di iniziare a leggere... Questa fic è ambientata a Thneedville (Greenville) subito dopo la fine del film circa. In realtà passa poco piu di meta anno da allora, ma durante tutto quel tempo non è accaduto praticamente nulla di interessante (che non sia stato riportato nel testo, chiaro) quindi non vi preoccupate, che non vi siete persi niente. Comunque, altre due parole per i diversi fan di:
 -Ted: eccovi accontentati =3
 -Onceler e/o Lorax: aspettate ancora un po', tra poco appaiono anche loro ;3]

Dalla città di Thneedville, ormai tornata Greenville, gli abitanti avevano ormai di nuovo il diritto di osservare il cielo blu e cristallino e gli alberi di truffula tornati alti, forti e rigogliosi. Chiunque lì non poteva che essere felice ed entusiasta del proprio lavoro, ma Ted lo era più di tutti. Non solo si sentiva un eroe, riportando alla città un bene scomparso da tempo e facendolo apprezzare il più possibile, ma con quel suo gesto aveva ottenuto ciò che stava cercando di ottenere da anni: le attenzioni della bella Audrey. Da quando aveva piantato l'ultimo seme di truffula, era passato quasi metà anno.  Le cose da allora sono ovviamente cambiate in meglio: si iniziò a rispettare la natura con la raccolta differenziata, molte fabbriche chiusero per lasciare posto a piccole botteghe che offrirono diverse opportunità di lavoro ai giovani e che fecero conoscere i loro talenti. A molti ragazzi piaceva trovarsi con i loro amici all'ombra di un albero, magari, a chiaccherare, suonare, confrontarsi... Inoltre, tutti gli alberi di plastica vennero tolti e riciclati. Nacquero anche moltissime scuole e singoli corsi sul rispetto dell'ambiente, sulla biodiversità, sui diversi ecosistemi... Mentre non tutti ancora sapevano come trattare questi argomenti, tanti altri volevano approfondirli; Audrey era una di questi ultimi. Ormai erano quasi otto mesi che la ragazza frequentava i corsi, e finalmente arrivò il giorno che aspettava sin dall'inizio delle lezioni: insieme ai suoi compagni di corso avrebbe passato un mese all'estero con lo scopo di studiare ed approfondire più accuratamente lo studio della biodiversità. Dal momento in cui la accompagnò alla fermata dell'autobus che avrebbe dovuto prendere, però, Ted non aveva nessuno con cui passare il tempo libero. Lui non aveva molti amici e, per di più, quei pochi che aveva erano andati in qualche posto meraviglioso e rilassante per passare le vacanze estive con la propria famiglia. Era palesemente solo. Per ben due giorni non fece altro che rimanere disteso a pancia all'aria sul suo letto, a "pensare", diceva lui, quando la nonna Norma veniva a dargli un'occhiata ogni tanto, come ordinato dalla figlia, che intanto era al suo nuovo lavoro. Ad un certo punto stacco il suo sguardo fisso sul soffitto e lo posò per un breve istante su una foto che aveva lasciato sulla sua scrivania blu. Era stata scattata durante la piantagione del primo albero di truffula, al centro della città, nella spaccatura del pavimento di cemento. I suoi occhi poi si spostano su una specie di libro: era il suo diario. Preso dalla noia, decise di leggerlo... Così, senza un vero motivo.
 Dal diario di Ted:
 - 25 ottobre -
Caro diario,
Oggi sono andato a comprare un super aereoplaino, per tentare di abbordare con Audrey. Ormai la scusa della palla nel giardino è fin troppo vecchia, lo sai... Ma c'è una cosa che mi ha colpito molto, stavolta. Mi ha parlato degli alberi. Quelli veri! Dice che erano altissimi, avevano il tronco stretto e striato, e la loro chioma, al tatto, era soffice e setosa ed aveva il profumo di latte di farfalla... Secondo te, che vorrò mai dire? Vabbè, è ora di cena e mi chiamano a tavola. Potrei chiedere informazioni alla mamma, magari lei ne sa qualcosa, o almeno sapra dirmi come averne uno. Dovrò regalarne assolutamente uno ad Audrey, se vorrò che lei mi noti...
 - 26 ottobre -
Caro diario,
E' ormai sera. Ieri a tavola la mamma non ha saputo dirmi niente sugli alberi, se non che sono brutti, sporchi ed inutili. Ma perché mai dovrebbe pensare una cosa del genere? Sì, ammetto che gli alberi non sono sicuramente la cosa più forte che ci sia, ma non penso che questo sia un buon motivo per disprezzarli in quel modo. In ogni caso, nonna Norma ha saputo dirmi qualcosa di molto interessante... Ed utile! Finalmente so come ottenere un albero! Non devo fare altro che parlare con un tipo... Come si chiama? Oh sì, Once-ler. Strano nome... In ogni caso, tra ieri e stamattina mi ha noiosamente raccontato di quando era giovane e di quando è arrivato qui per fare quella sua sciarpetta rosa. Ma ho dovuto resistere; farei di tutto per Audrey, poco ma sicuro.
 - 27 ottobre -
Caro diario,
Ciao... Quello che Once-ler mi ha detto sin dall'inizio... E' tutto vero, lui ha distrutto tutto. All'inizio, ero infuriato con lui, non appena me l'ha detto, ma poi ho sentito qualcosa di strano, nella sua voce. Non sembrava orgoglioso e pieno di se, come me lo sarei aspettato. Era dispiaciuto, più che altro... Ho sentito tutto il suo dolore e il suo odio nei suoi propri confronti. Poi ha preso un seme... L'ultimo seme di truffula, e me l'ha affidato, dicendomi che, anche se sicuramente sembrava piccolo ed insignificante, non conta ciò che è, ma cio che può diventare... E lo stesso ha detto di me. Non ne sono sicuro, ma penso che in realtà siano state queste sue parole a convincermi e a darmi la forza di affrontare e di portare a termine la mia missione. Oggi, la gente ha imparato di nuovo ad amare gli alberi. Oggi, il nuovo primo germoglio è stato piantato al centro della citta, dove tutti potranno ammirarlo.
Ted chiuse il suo diario, e sorridendo pensò fra sè e sè ''Forse ho trovato qualcosa da fare, domani...''

ANGOLO DELLA PAZZA: Ok, prima di tutto devo complimentarmi con tutti quelli che sono riusciti ad arrivare fin qui! :D Se avete domande e curiosità, sentiatevi liberi di chiedermi tutto ciò che vorreste sapere, in un commento. Ora, vi chiedo un semplicissimo favore: se state leggendo questa fic e vi interessa almeno un po' (e se volete che io la continui) per favore DITEMELO. Basta anche solo un OK, che non verrà nemmeno segnato come una recensione, ma come messaggio personale, se proprio vi scoccia il fatto che una fic prenda recensioni così a caso. Se leggerete e mi darete un OK, sappiate che vi ringrazio un sacco e che per me anche questo piccolo ma grande gesto conta moltissimo <3 Baci a tutti, Alex ;]

PS: Per chi amasse giocare d'azzardo... Questo gioco non è per voi, ma potete parteciparvi comunque XD Ora scegliete la vostra risposta vincente alla seguente domanda:
-Cosa farà Ted ''DOMANI''?
1.Va a trovare Audrey
2.Va da Once-ler
3.Crea un Thneed
Il vincitore sarà citato nel mio angolino ;)

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Capitolo 2
*** ''Ti va di fare una passeggiata?'' ***


Quella mattina il sole splendeva più che mai ed il cielo blu era deliziosamente decorato da nuvole dal soffice aspetto. ''TED!?'' lo chiamò Elena, sua madre, portando in mano un piccolo contenitore di latte ''Scendi dai, è pronta la colazione!''. Questa iniziò a salire le scale ''Forza, è tardi! Non vorrai dormire tutto il giorno!'' e, raggiunta la camera del ragazzino, spalancò la porta ''Su, al- ...zati...'' disse, interrompendosi nel notare che la stanza fosse vuota. Tornando in cucina, si accorse che l'appendiabiti, vicino al portone che portava al giardino, era libero. ''Il casco non c'è?'' pensò la donna ''Chissà dove si sarà cacciato... Senza dire niente, poi!''.

[Intanto, nella valle degli alberi di truffula]

''Eccola! Dev'essere questa la casa!'' disse a voce bassa Ted ''Finalmente l'ho trovata...''. Scese dal suo motorino, si tolse il casco e si avvicinò all'entrata dell'abitazione: ''Certo, con tutti questi alberi questa volta è stato complicato arrivare fin qui, e poi... Questa casa non sembra la stessa, vista di giorno... Ad esempio, chi l'avrebbe mai detto che ha i muri fossero bianchi!?''. Bussò ''Hey! Uhm... Once Ler? C'è qualcuno in casa?'' Non sentendo alcuna risposta, con un po' di timore, suonò il campanello, per poi buttarsi a terra, per paura di finire per aria ancora una volta, ma si stupì nel notare che questa volta non ci fu stata nessuna reazione. Dopo essersi rialzato e sistemato, si riavvicinò alla porta e, quando riprovò a bussare, questa si aprì da sola, cigolando rumorosamente ''Wow, questo posto sta davvero cadendo a pezzi...''. All'inizio si affacciò leggermente, poi, spinto dalla curiosità, entrò e si mise a curiosare in giro. Gli interni sembravano merce d'antiquariato, ma nell'insieme il tutto era accattivante da vedere. Mentre le pareti, tappezzate qua e là con qualche foto, erano insolitamente di un verde chiaro, i mobili erano di vari colori: rossi, arancioni, azzurri... Tutte le tonalità erano molto delicate e, con la luce del sole che le colpiva gentilmente, infondevano nel ragazzo un senso di profonda serenità. Dopo un paio di minuti che stava esplorando la stanza (si trovava nel soggiorno, a quanto pareva) si mise a sedere sul divano per verificarne la comodità, come si fa quando, nei negozi, se ne vuole comprare uno. Ben presto, però, mentre si stava rilassando su quel divano più comodo del previsto, udì delle voci in lontananza provenienti dalla finestra che si trovava esattamente alle sue spalle: ''Hai fatto davvero un ottimo lavoro qui, Magrolino'' ''Può darsi, ma probabilmente non sarebbe successo nulla di tutto questo se tu non te ne fossi andato lasciandomi solo quella frase, 'a meno che' ''. Mentre quelle due voci si avvicinavano sempre di più, si iniziavano anche a sentire dei passi pesanti andare in direzione dell'entrata. Prima che questa si aprì, Ted, allarmato, cercò agitatamente un valido nascondiglio dove non sarebbe stato scoperto, per poi svignarsela. Preso dal panico, si nascose dietro al divano e silenzioso, assistette alla scena, immaginandosi chi e come fossero i proprietari di quelle voci. ''Oh, la mia schiena... Ho lavorato davvero molto, oggi, sono a pezzi!'' ''Immagino che non dovresti sforzarti così tanto ormai, non hai più vent'anni. Perchè non ti vai a sedere lì? Io vado a prendere qualcosa da mangiare, ti raggiungo subito''. ''Uff...'' questo si sedette proprio sul divano ''Sai, hai ragione... Sono solo un paio di giorni che lavoro e già non ne posso più. Quando ero giovane invece... Ah, ero capace di lavorare a quel Thneed per ore ed ore senza risentirne, ed ora... Mi affatico solo a sotterrare un paio di semini!''. Ted si agitò ancora di più, pensò ''Fantastico! Ora scappare senza essere scoperto sarà ancora più difficile! Aspetta, thneed? Oh, questo dev'essere per forza Once Ler, ma... Con chi diavolo sta parlando?!''. ''Vuoi un po' di frutta?'' lo raggiunse l'altro; ''No grazie... Magari dopo'' ''Comunque, è normale che ci si senta così ad una certa età. E poi, tu puoi essere vecchio quanto vuoi, fuori, ma so che rimarrai sempre giovane dentro'' ''Cosa vorresti dire? Non sono mica un matusalemme! Beh, non ancora per molto, effettivamente...'' ''Ma guarda anche gli aspetti positivi! Per esempio, ora sei capace di... Uhm... Sicuramente sarai... Ehm.. Almeno hai un paio di baffi'' ''Sei incredibile...'' ''Ma guarda che sono bellissimi! Sono addirittura più belli dei miei! (Certo, se non fossero grigi...)'' ''Non mi stai aiutando affatto''. ''Oh, ma tu non mi avevi detto che era venuto un ragazzino interessato agli alberi?'' a quelle parole gli occhi di Ted si spalancarono per la sorpresa; ''Uh? Sì, perché?'' ''Parlami un po' di lui! Non fraintendermi, è solo che sono molto felice di sapere che in città c'è stato qualcuno che già amava gli alberi!'' ''In realtà non è che proprio li amasse, diciamo che voleva solo far colpo su una ragazza, più che altro''. ''Io esco un po', tu approfittane per riposare'' disse la persona che stava parlando con Once Ler prima di uscire. Questo si diresse verso il lavandino, che si trovava dal lato opposto della piccola stanza, probabilmente per bere dell'acqua. ''E' la mia occasione!'' pensò Ted, correndo furtivamente in direzione dell'uscita, mentre l'anziano era girato di spalle. Eccola, la porta, era esattamente davanti a lui: l'aprì lentamente, e... CREEEAAAK!! Un forte cigolio attirò l'attenzione di Once Ler, che emanò un urlo di spavento ''Che... Che ci fai in casa mia!?''. Il ragazzino era rosso per l'imbarazzo ''Non è come può sembrare!''; ''E allora che ci fai qui!?''. ''E' solo che...'' inspirò profondamente, poi tirò fuori le parole tutto d'un fiato: ''Volevo ringraziarti per avermi dato il seme e per avermi permesso di rendere felice Audrey!'', poi respirò faticosamente, come se avesse il fiatone. Once Ler si stupì di quella sua reazione ''Ehy, per quello non c'è di che... Però la prossima volta fammi il favore di non intrufolarti in casa mia senza il mio permesso, ok?''. Ted ora era ancora più a disagio; l'altro, notando ciò, provò a rimediare: ''Ma non è un problema per questa volta, non ti preoccupare. Piuttosto, ti va di fare una passeggiata? Fuori il tempo è meraviglioso'' ''Ma non eri stanco? Secondo me non dovresti affaticarti troppo ora che hai... Quanti anni?'' ''Ah, sinceramente non lo so... Ho perso il conto circa cinquant'anni fa... Allora, vuoi?''

 

ANGOLINO: Benissimo, bravissimi voi che siete arrivati fin qua (oddio, lo so che siamo ancora al capitolo 2 XD) Prima di tutto, volevo ringraziare moltissimo questa splendida ragazza che si fa chiamare Lady Darkrose per la sua recensione che mi ha convinta a continuare la fic... Grazie ancora! Spero che ci siano comunque almeno un paio di persone che, anche se non hanno recensito, comunque stiano, diciamo, tenendo conto di questo racconto. In ogni caso, già vi assicuro che, per quanto ci proverò, non riuscirò ad essere molto frequente e regolare ad aggiornare e, poi , se avete domande, curiosità... Basta solo che chiedete: potete recensire o inviarmi un messaggio personale, scegliete voi. Detto questo, vi saluto e ci vediamo al prossimo capitolo. Baci a tutti, Alex <3

 

PS: Tutte le recensioni sono ben accolte (anche quelle critiche, ma solo se costruttive)

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Capitolo 3
*** Corso di base ***


~~I due si avventurarono nella già immensa foresta di truffula chiaccherando un po' timidamente, un minuto sì ed uno no. ''Quindi questi alberi li hai piantati tutti tu?'' domandò Ted ''Sei incredibile!'';
''No, non proprio tutti io. Mi ha aiutato Lorax'' ''Lorax? Quello che se n'era volato via? Ma come...?'' ''Sì, lui. Non l'avevi visto, prima?'' ''Allora era con lui che stavi parlando... Beh, sì, chi altro sarebbe potuto essere altrimenti! Comunque, no, non sono riuscito a vedere niente, avevo paura che mi avreste visto'' ''Giusto... Ti vedo confuso, qualcosa non va?'' ''No, stavo solo pensando... Come ha fatto Lorax a tornare? Dico, se n'era volato via!'' ''Ted, Lorax è un guardiano. Il guardiano della foresta. Sai, i guardiani nascono quando qualcosa o qualcuno ha bisogno di protezione. Non appena ero arrivato qui, infatti, mi ha guardato storto fin dall'inizio, finchè poi... Beh, io ho distrutto la foresta che lui aveva il compito di proteggere e non serviva più, perciò... Se n'era volato. Ma ora è tornato!'' ''Allora... E' così che funziona. Fico''. ''Hey Magrolino!'' lo chiamò Lorax, raggiugendo i due correndo goffamente ''E lui chi è?''; ''Lorax, lui è Ted, quel ragazzino di cui ti parlavo poco fa'' rispose Once Ler, ''Ciao..'' Ted lo salutò con la mano. ''Oh, è proprio con te che volevo parlare!'' esclamò Lorax ''Volevo congratularmi con te. Sei stato bravissimo: non solo hai riportato la natura in città, ma hai anche fatto modo che stia a cuore alla gente. Avrai incontrato qualche difficoltà, immagino...''; ''Beh sì... Effettivamente c'era un tipo di nome O'Ha-'' tentò di rispondere il ragazzo, prima di essere interrotto dall'altro: ''Ha! Scommetto che Magrolino non ce l'avrebbe mai fatta!''. ''Hey!'' esclamò l'anziano, prima che i due si misero a ridere.
[Qualche minuto dopo... (Lorax li ha lasciati da soli)]
''Allora, adesso questa Audrey ti sta iniziando a tenere in conto?'' chiese curioso Once Ler ''Beh, non proprio... Voglio dire, sì, ora ha iniziato a guardarmi con occhi diversi, però lei è partita due giorni fa con il suo corso sulla biodiversità'' ''Corso sulla biodiversità?''; ''Sì, c'è chi deve ancora capire cos'è e chi vuole saperne di più. Pensa, durante l'estate frequenta il corso, e per il resto dell'anno va al liceo! Non è magnifica!?'' esclamò Ted, prima entusiasta, poi imbarazzato nel rendersi conto di essersi lasciato andare davanti all'anziano, che intanto stava ridendacchiando sotto i baffi. ''Però così non la vedrai mai! Se ci pensi, se d'estate sarà impegnata a studiare la biodiversità e durante il resto dell'anno sarà presa dalla scuola...'' ''Già...'' ''A meno che...'' ''A meno che...?'' ''A meno che tu non ti iscriva al suo corso sulla biodiversità'' ''In realtà mi ci sarei anche iscritto, ma non hanno voluto prendermi nel corso di approfondimento'' ''E perché?'' ''Perché a quanto pare non ne so niente di biodiversità, e quindi non possono farmi frequentare un corso di potenziamento se non ne conosco nemmeno le basi!'' ''Allora perché non ti sei iscritto al corso base?''. Ted assunse un'espressione delusa, quasi d'imbarazzo ''Mia mamma mi ha detto che non spenderà un mucchio di soldi per quel corso... E quindi, niente''. Once Ler fece un minuto di silenzio, preso da un pensiero, attirando l'attenzione del quattordicenne: ''Cosa c'é?''; l'altro scosse la testa e tornò alla realtà: ''Stavo pensando... Lorax ed io ne sappiamo di cose sulla biodiversità, quindi... Possiamo provare a insegnarti noi le basi... Sempre se ti va bene''. Il volto di Ted si riempì all'istante di gioia, e senza pensare, con un balzo abbracciò Once Ler ''Oddio, davvero?! Grazie grazie grazie!!!'', ma poi, non appena realizzò ciò che aveva appena fatto, spalancando gli occhi gli si staccò di dosso, arrossando di nuovo ''Umh... Scusa... Non era mia intenzione... Agire in quel modo...''; sorridendo, l'anziano rispose ''Non è niente''. Dopo alcuni secondi di silenzio, Once Ler riprese a parlare ''Allora... La prima lezione sarà domani a quest'ora, fatti trovare davanti a casa mia, ok?''. Dopo non più di un paio di minuti, Ted si congedò ''Ora devo andare, mia mamma a casa sarà molto preoccupata... Allora, a domani!'' e fece per montare in motorino e tornarsene in città.

ANGOLO DELLA PAZZA: Bene bene, rieccoci qua! Ciao di nuovo a tutti. Spero stiate tutti bene! No, perché io ho appena preso un po' di febbre, ma scrivo lo stesso XD (cosa non si fa per il fandom? ° v °) Questo è quello che io chiamo amore XD hahahaha *lo so, non faccio ridere, ma rido lo stesso* Grazie ancora a chi mi segue e alla nostra cara re... cen.. sori.. ce? No, non si dice così. Recensice? No, nemmeno. Uhm... Grazie alla nostra *nome comune (ma non troppo) di persona, femminile, singolare, derivato, concretissimo... Insomma, femminile di recensore -_-* lol. Comunque, volevo chiedere a chi eventualmente lascerà una recensione... Come vi sta sembrando la fic? Sì, anche io sono dell'opinione che finché Oncie non torna giovane è una mezza schifezza, ma... ''Per passare al potenziamento, prima bisogna sapere le basi'' (si, insomma... volevo solo dire che questa parte serve e farà da base al resto della fic ^_^'') Comuque, un piccolo quiz (stavolta è meno scontato): -Cosa accadrà nei prossimi episodi?
A-Ted finisce il corso base e viene ammesso a quello di approfondimento
B-Once Ler muore
C-Audrey molla il corso perché le manca Ted
Se volete, potete sceglierne due. Benissimo, ora vi devo proprio lasciare. Baci, Alex <3 Have nice days. Mi scuso se il capitolo può essere risultato corto.

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Capitolo 4
*** Andata e ritorno ***


~~Passarono le settimane, giorno dopo giorno, ogni singola ora era sfruttata al meglio da Ted. Le vacanze estive sarebbero finite tra pochi giorni ed Audrey sarebbe presto tornata a Greenville, finiti gli studi all'estero, e Ted voleva stupirla, quando si sarebbero rivisti. Lui sapeva che l'ecosistema... L'AMBIENTE e le piante erano una cosa molto importante per lei. Lei ci teneva, e lui teneva a lei. Voleva seguire i corsi con lei, STARE insieme a lei. Le scuole avrebbero riaperto non appena avrebbe ricominciato l'anno scolastico e, anche se sapeva che per la sua età non sarebbe stato ammesso allo stesso liceo di Audrey, avrebbe voluto che lei lo avrebbe invitato a studiare a casa sua, una volta o due, o magari seguire dei doposcuola sull'argomento insieme.
''Ecco fatto!'' pensò entusiasta Ted quella mattina, mentre stava mettendo in una borsa a tracolla un quaderno ed una penna. Poi prese il suo casco e correndo verso l'uscita di casa sua, grido ''Io vado, Nonna! Ci vediamo dopo!''. Stava per uscire, quando questa lo fermò afferrandolo per un braccio; ''Ah! Non vorrai uscire con la pioggia senza ombrello!'' lo rimproverò porgendogliene uno, per poi salutarlo ''Ciao!''. Montato sul motorino, il ragazzo percorse la stessa stradina che percorreva tutti i giorni, proteggendosi solo con il casco, incurante dell'acqua che a lui non sembrava così tanta. Sentiva un rumore in lontananza. Un rumore che diventava più intenso, ogni metro che si avvicinava alla sua meta. Quel rumore ripetuto non gli piaceva. Non capiva quale fosse la sua provenienza. Ma lo scoprì non appena si avvicinò abbastanza alla casa di Once Ler. Vide dei furgoni bianchi, due ne erano, con una croce rossa sopra, ed una scritta: ''Pronto soccorso'' lesse a bassa voce. Ansia. Cos'era successo? Raggiunse la porta, la aprì... ''AH! Oh, scusa, ragazzino,'' un uomo gli bloccò l'entrata ''ma l'edificio è inaccessibile, al momento. Attendi qui fuori...''. Ted era sempre più confuso, e la tensione aumentava ogni secondo, ma sapeva che in quel momento non avrebbe potuto fare altro che aspettare pazientemente e fare ciò che gli veniva detto. Si sedette su uno degli scalini di fronte al portone, cercando di sentire il più possibile quello che stava accadendo dentro. Anche la pioggia diventò più intensa. Alcuni minuti dopo, gli addetti trasportarono una barella con un telo sopra... e qualcuno. Mentre il primo furgone, sul quale fu caricato l'oggetto, stava per partire, una donna lo raggiunse e gli chiese ''Vuoi un passaggio? Ti portiamo all'ospedale, dopo di che chiameremo i tuoi genitori.'', ''M-Mi farebbe un piacere, g-grazie'' accettò lui balbettando leggermente, prima di entrare nel mezzo di trasporto. Arrivati all'ospedale, venne accolto da un'infermiera alla quale diede il numero di cellulare della madre e che lo fece sedere su una delle sedie nella sala d'attesa dell'edificio. Non passarono più di cinque minuti che un giovane infermiere lo raggiunse di corsa: ''Buongiorno, scusa, vorrei... Farti delle domande...''. Ted acconsentì. ''Benissimo... Conosci un certo Once Lette?''; ''E' Once Ler,'' lo corresse ''e comunque, sì''. ''Ok. Conosci i familiari di questa persona?'' continuò l'altro ''E, se sì, sai dirmi il nome e come contattarli?''; ''Se non mi sbaglio, non dovrebbe averne'' rispose sinceramente il ragazzo, prima che arrivò sua madre, accompagnata dall'infermiera: ''Tesoro, come stai? Tutto ok!?'' chiese preoccupata. Subito un medico li raggiunse portando con se alcuni documenti e sistemandosi con un dito la mascherina lasciata cadere attorno al collo: ''Il paziente non ce l'ha fatta, mi dispiace'' e immediatamente si congedò, dirigendosi verso un ufficio. ''Chi non ce l'ha fatta!?'' domandò Elena, mentre s'incamminò con Ted verso l'uscita, ed egli le raccontò di Once Ler, del seme, di come questo lo aiutò... E in un attimo furono entrambi a casa. Ora Ted era di nuovo solo. Le giornate ripresero ad essere infinite e vuote. Gli faceva strano ammetterlo, ma anche lui sapeva benissimo che da quando frequentava Once Ler non si sentiva in quel modo, non si sentiva più così solo. Le sue giornate avevano trovato un 'senso'. Passò il giorno dopo rinchiuso in camera sua, ripassando le lezioni di Once Ler con gli appunti che aveva scritto sul quaderno che portava con sé ogni volta. Guardava anche alcuni disegni che aveva fatto insieme a lui, ridendo leggermente e con un po' di malinconia. ''Se non ci fossero così tanti anni di differenza tra di noi'' pensò lui ''potrebbe essere il mio migliore amico''. Il giorno dopo ancora, tornò nella foresta per riprendere il suo motorino, e trovò alcuni operi che facevano a pezzi la casa, smontandola mattone dopo mattone. Stava per raggiungere uno di questi per chiedere delle spiegazioni, quando uno gli si trovò alle spalle e lo rimproverò ''Cosa ci fai qui, ragazzino? Ci sono dei lavori in corso, è pericoloso!''. ''Perché state... DISTRUGGENDO questa casa?'' chiese il ragazzino un po' irritato; ''Ora che non c'è più nessuno a vivere in quest'abitazione, la legge dice che dev'essere rimossa dal territorio, in quanto non riconosciuta dal comune di Greenville''. ''Ma perché-'' Ted stava per fare un'altra domanda, prima di essere interrotto dal lavoratore che, seccato, gli disse ''Ragazzo, qui c'è molto lavoro da fare; prendi questo e torna a casa!'' porgendogli una borsa nera di stoffa e spingendolo leggermente dalla parte opposta della zona di lavoro. Non aprì la busta finchè non se ne tornò a casa sua. Una volta nella sua stanza, la prese e la poggiò sul sul letto, osservandola nei suoi 40-50cm di altezza, mentre stava seduto sulla sedia, con il braccio sulla sua scrivania e tenendosi la testa con questo. Non passarono più di cinque minuti prima che si alzasse per sbirciare cosa ci fosse dentro. Infilò una mano. Sentì qualcosa di morbido. Afferrò quel qualcosa e lo tirò fuori: ''Dei vestiti?''. Li distese alla meno peggio sulle coperte blu del letto per analizzarli meglio: ''Una camicia bianca... Un gilet grigio, e... Dei pantaloni a strisce? Sul serio!? Oh, ci sono anche delle scarpe.''; guardò poi il vestiario nel suo insieme: ''Sembra l'outfit di mio nonno quando era giovane... Beh, forse si vestiva così... Non l'ho mai visto...''. Subitò ricominciò a frugare nel borsone. Trovò una foto. ''La cornice sembra piuttosto costosa... Aspetta, chi sono quelli...?'' disse a bassa voce cercando di riconoscere le figure sfocate. ''Dev'essere finita dentro a dell'acqua... Non ci sono altro che macchie di colore: rosa, blu, arancione... verde...''. Continuò ad osservare attentamente la fotografia finchè non sentì il suo cellulare squillare: ''Pronto?''. ''Ciao  Ted, come stai?'' gli chiese una ragazza, lui quasi incredulo domandò ''Audrey, sei tu!?'' e, quando sentì la sua conferma, continuò ''Audrey, come stai? Mi sei mancata tanto! Com'è andata la gita?''. ''Benissimo, grazie! Senti, domani pomeriggio si torna a casa, e noi tutti arriveremo alla fermata del pullman alle tre e mezza. Dato che i miei lavorano, ti va di venirmi a prendere? Poi potremo passare il resto della giornata insieme, se non hai niente da fare''. Senza pensarci due volte, accettò e passò il resto della giornata a preparare il discorso, a fantasticare sul loro 'appuntamento'... Il pomeriggio dopo, alle tre e mezza spaccate, alla fermata Ted vide il veicolo pieno di giovani studenti arrivare; questi, una volta scesi dal mezzo, si sparpagliarono ovunque, a macchia d'olio, e Ted finalmente riuscì a riconoscere la ragazza tanto attesa ''Audrey!!'' e la raggiunse correndo ''Ciao, com'è andato il viaggio?''. ''Bene, grazie!'' rispose lei sistemandosi la spallina della sua tracolla gialla ''Guarda, ho scattato delle foto. A casa te le faccio vedere...''; ''Perfetto! Vieni, ti do un passaggio'' propose lui prima di mettersi il casco, per poi montare in sella. Presto giunsero a casa di lei, ed andarono nella camera da letto di Audrey. Questa poi mostrò al ragazzo le fotografie, raccontandogli delle sue ultime giornate, mentre lui ascoltava con molto interesse ogni sua parola. Finalmente Ted aveva di nuovo qualcuno con cui poteva parlare liberamente di ciò che voleva. In fondo, non era per caso lui, che si era fatto in quattro per portarle un albero vero? Tra chiacchere e giochetti, il pomeriggio sembrò durare solo una manciata di minuti e presto arrivò la sera: ''Si è fatto tardi... Penso che dovresti andare'' disse Audrey. ''E tu resti da sola?'' chiese premurosamente lui, e lei rispose ''Non ti preoccupare, mia mamma arriverà fra pochi minuti. Ti piacerebbe se ci vedessimo anche domani?''; ''Sarebbe fantastico! Facciamo a casa mia?''.  Dopo essersi salutati, Ted prese la via verso casa. Aprì la porta... ''Ted, sei tu!?'' lo chiamò Elena avvicinandosi a lui ''Ted, tesoro, ti sei divertito?''. Ted ebbe il tempo solo per rispondere con un 'sì', che la madre, tornandosene in cucina, gli disse ''Oh, poco fa è arrivato un tuo amico che ti cercava, così l'ho fatto aspettare in camera tua''. ''Ok!'' ted salì le scale ed aprì la porta della sua stanza, vedendo che seduto sul suo letto c'era un ragazzo alto e magro, aveva gli occhi azzurri, i capelli neri ed indossava un vestito di un verde sbiadito e mal andato; questo lo salutò con la mano ''Ciao...''

ANGOLO DELLA PAZZA: Ciao a tutti e ben tornati ad una nuova putata di Cotto&Mangiato!! [Ehm, Alex, questo non è Cotto e Mangiato...] Ah no? [No... Ora devi presentare il nuovo capitolo della tua fanfiction] Quale fanfiction? Quella con Elsa e Jack? [No, l'altra... Quella dove c'è anche Once Ler] Oh sì, giusto! Scusate per i nostri *ahem!* problemi tecnici. Sicuramente avrete capito chi è arrivato a fare visita a Ted. Sì? Sì, esatto, il ragazzo delle pizze! Bravissimi, avrei scommesso che non sareste mai giunti a questa logica conclusione! Comunque, ora sapete anche come ho passato il mio San Valentino... A scrivere! Perché non c'è amore più grande di quello che io provo per questo fandom [oppure perché sono solo una povera sfigata che non piace a nessuno -_-''] Maaaa a parte questo, voi che leggete spero siate passando un San Valentino in compagnia! Ma se non è così, potete sempre passarlo con me, leggendo questo capitolo... Ad ogni modo, passiamo al quiz: Cosa faranno Once Ler e Ted nel prossimo capitolo?
A-Quando arriva Audrey, litigheranno perché sono entrambi innamorati di lei;
B-Audrey non arriva, quindi Ted chiede ad Once Ler di venire con lui a vedere se le cose sono tutto a posto;
C-Ted racconta ad Once Ler che casa sua e tutte le sue cose sono state distrutte, e quando arriva Audrey discutono insieme per trovare una soluzione.
Per ora è tutto, vi lascio. Baci, Alex<3

PS: Se volete rimanere sempre aggiornati, potete mettere mi piace alla mia pagina su Facebook o seguirmi su DeviantART. Sarò il tuo migliore amico °W°

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Capitolo 5
*** Lavoro: cercasi ***


Ted salì le scale ed aprì la porta della sua stanza, vedendo che seduto sul suo letto c'era un ragazzo alto e magro, aveva gli occhi azzurri, i capelli neri ed indossava un vestito di un verde sbiadito e mal andato; questo lo salutò con la mano ''Ciao...'' sorridendogli in modo solare. Quegli abiti, quella voce, quegli occhi... Il ragazzino era stupito, non credeva a ciò che aveva appena visto, e balbettando chiese ''T-Tu... Sei O-Once Ler...'' l'altro gli fece un cenno di conferma ''M-Ma com'è p-possibile? Tu e-eri...''. Il giovane lo interruppe ''Morto? Sì. Ma questa mattina mi sono svegliato come se fosse una normalissima mattina... Come se non fossi mai morto.'' spiegò ''Non so né come, né quando e nemmeno perché. So solo che stamattina è successo qualcosa.''. Quando lui terminò di parlare, ci fu un minuto di silenzio imbarazzante, specialmente per il più giovane dei due, dal momento che questo non sapeva che dire, che fu poi spezzato da Once Ler ''E' stato strano tornare a Thneedville, dopo tanti anni-''; ''Greenville.'' lo corresse Ted ''Ora la città è tornata Greenville''. ''Giusto, Greenville...'' riprese egli ''Non me la ricordavo così. E vista da lontano è tutta un'altra storia! Avete aperto un sacco di nuovi negozi e locali, dall'ultima volta che sono passato per queste strade. Le case, poi... Sono tutte uguali! Ci ho messo quasi una giornata intera a trovare casa tua, dal momento che l'unico modo per capire dove abitassi era bussare porta per porta e chiedere chi ci abitasse, e...'' mentre le sue guance si tinsero leggermente di rosso, sospirò per un momento ''E' stato un bel po' imbarazzante farmi vedere da tutta la città con questi stracci addosso... Non è che avresti qualcosa da prestarmi? La giacca inizia a fare prurito''. ''Oh, sì!'' Ted si ricordò, andando verso il suo armadio e prendendo la borsa di stoffa che analizzò alcuni giorni prima ''Questi dovrebbero essere tuoi...'' e gliela porse; l'altro guardò incuriosito il contenuto, e non appena realizzò cosa fosse, sul suo volto si dipinse un sorriso di pura gioia: ''Ehy, i miei vestiti!''. Si tolse il la giacca verde e la poggiò sul letto del ragazzino e, prima che finisse di togliersi anche la camicia bianca, questo lo fermò: ''Che diavolo stai facendo!? Non puoi cambiarti davanti a me! Aspetta che io esca!''. Erano entrambi rossi per l'imbarazzo; non appena Ted lasciò la stanza, Once Ler ebbe modo di vestirsi. L'altro, che intanto aveva sceso le scale, sentì il campanello suonare e, quando aprì la porta, trovò di fronte a lui la sua bella Audrey. ''Oh, ehy Audrey! Entra, entra...'' la invitò prima di sedersi accanto a lei sul divano nel salotto. Ella prese dalla borsa che aveva portato una scatolina della grandezza di una mano, decorata con della carta gialla ed un fiocco azzurro; ''E' per te, volevo dartelo prima ma mi sono dimenticata'' gli disse, per poi porgergli l'oggetto ''L'ho presa al campo. Ho saputo che qualche tempo fa era il tuo compleanno, spero che ti piaccia...''. Ted sciolse delicatamente il fiocco e tolse la carta, per poi aprire la scatola di cartoncino colorato e tirare fuori da essa un braccialetto di pizzo di un rosso acceso. ''E' bellissimo, grazie!'' rispose lui, prima che lei continuò ''E io ne ho uno uguale,'' scoprendo il polso destro dalla manica della maglia e mostrando un braccialetto identico a quello regalato a Ted ''così saremo sempre insieme, in un certo senso!''. Dato che c'erano, i due si rimisero a guardare le rimanenti foto della gita della ragazza; ''Questa è la Professoressa,'' Audrey commenta la foto di una foto nella quale una donna stava lavorando ad un macchinario ''qui ci sta insegnando ad installare un sistema dell'irrigazione per immersione''. ''Credo che quella sia un impianto di irrigamento a goccia. Guarda'' le spiegò il ragazzino indicando, nella foto, le tubazioni che passavano a fianco alla base dei fusti delle piante ''I tubi trasportano l'acqua pompata dalla macchina e viene trasportata su tutto il campo''; ''Giusto!'' rispose l'altra, stupita ''Ma dove l'hai imparato? Mi avevi detto che tua madre non avrebbe voluto pagarti l'iscrizione al corso''; ''Ho seguito delle lezioni gratuite da un amico...'' ammise Ted, prima di essere interrotto. ''Eccomi!'' Once Ler scese le scale di corsa per poi raggiungere i due e sedersi accanto al ragazzetto, facendo modo che tutti e tre stessero stretti stretti su quel divano per due, ''Grazie Ted, non mi sarei mai immagina che li avessi tu i miei vestiti!''. ''I suoi vestiti!?'' domandò la ragazza stranita, a bassa voce, per farsi sentire solo dal più giovane; ''Sì, è una lunga storia...'' rispose questo, tenendo un tono basso ''Magari ti racconto tutto do-''. ''Tu devi essere Audrey'' li interruppe l'altro, facendo finta di non aver notato il discorso fra i due ''Ted mi ha parlato un sacco su di te. Pensa che qualche mese fa era arrivato fin casa mia e ha ascoltato la mia storia solo perché io gli consegnassi l'ultimo seme di truffula!'' Audrey arrossì leggermente e sorridendo mentre guardava Ted che cercava di inzittire il ragazzo dai capelli neri. ''A proposito,'' riprese ''non è che per caso sai dov'è casa mia? Non la trovo più, eppure sono abbastanza certo che le case da sole non si muovono!''; ''Dal momento che la tua casa non è stata 'registrata', così mi hanno detto,'' rispose l'altro ''hanno dovuto toglierla in quanto il proprietario, che sei tu, è deceduto.''. ''Deceduto?'' domandò la ragazza che era a quel punto fin troppo presa dalla curiosità. Prima che Ted riuscì ad aprire bocca, Once Ler le diede delle spiegazioni ''Oh sì! Ero vecchio e sono morto... Forse non mi riposavo abbastanza... O magari avevo preso una malattia... Non si sa! Però stamattina sono tornato in vita! Non è incredibile!?''. ''Sì, certo...'' il ragazzino riuscì finalmente a parlare ''Ma c'è un problema: ora dove vai a vivere?'' ed egli replicò ''Nessun problema! Forse mi avranno portato via la casa, ma nulla mi può impadire di affittare un appartamentino qui vicino, con i soldi...'' fece un attimo di pausa ''Che mi hanno portato via... Hai ragione, è un problema''. ''Ted, posso...?'' chiese la ragazza indicando un giornale che si trovava su un tavolino a fianco alla porta che portava all'esterno e, non appena le venne dato il permesso, andò a prenderlo e mostrò l'ultima facciata di esso: ''Guarda... A Greenville ci sono molti posti di lavoro, come puoi vedere. Potresti iniziare a guadagnare qualcosa partendo da uno di questi, e per il momento potresti rimanere qui a dormire''. ''Che!?'' reagì Ted ''Dormire qui!? E dove, non abbiamo una stanza per lui!''; Once Ler restò in un silenzio imbarazzante, mentre la ragazza spiegò che ''Di sicuro non può stare da me. I miei non si fiderebbero a lasciarlo dormire a casa mia, specialmente dal momento che spesso sono obbligati a fare turni di lavoro notturni''. Entrambi si voltarono a fissare il ragazzo dai capelli neri, ed alla fine il ragazzino spezzò il silenzio ''D'accordo, dopo chiederò a mia mamma se ti lascia stare qui e soprattutto dove andrai a stare. Intanto che si fa?''. Audrey domandò ''Il lavoro meglio pagato, qui, risulta essere quello da assistente in cucina, quindi... Come sei bravo, da uno a dieci, come cuoco?''; ''Che ne dite se giudicate voi da soli?'' ''Vuoi prepararci la cena?'' chiesero Once Ler e Ted, prima di dirigersi in cucina. Non ci vollero molti minuti che sulla tavola alla quale erano seduti Ted ed Audrey vennero serviti due piatti pieni di dorati pancake. ''Dei... Pancake?'' il ragazzino chiese ironico, dopo di che l'altro ragazzo, che indossava un  grembiule rosa da cucina, disse loro di assaggiare. Ed allora, dopo che i due provarono i pancakes si scambiarono uno sgurdo stupito d'intesa, prima di riferire al ragazzo di meritarsi un dieci. Presto, mentre Audrey abbandonò la casa, Elena tornò dal lavoro, accompagnata dalla nonna Norma che stava rincasando dal ritrovo con i suoi amici. Ora tutti si trovavano nel soggiorno, dove Norma ed Audrey chiaccheravano mentre Once Ler cercava di pulirsi le maniche macchiate dall'impasto dei pancake.Ted tornò in cucina seguito dalla madre chiedendole di parlare in privato, e le chiese di lasciare che il ragazzo passi la notte nella loro casa ''.. Solo finché non trovera un lavoro''. ''Per me non ci sarebbe nessun problema... Se non avessimo una casa così piccola!'' rispose lei, leggermente stressata ''Te l'ho già detto, non puoi far dormire nessuno fino al momento in cui riusciremo a prenderci una casa più grande: qui non c'è abbastanza spazio e non abbiamo una camera per lui''; ''Può dormire in camera mia, il mio è un letto matrimoniale.'' replicò lui, quasi pentendosi di aver offerto metà del suo materasso, per poi rassicurarla, vedendola preoccupata ''Stai tranquille, non mi farà nulla.''. Lei acconsentì. Presto arrivò la sera. ''Tieni,'' disse il ragazzino lanciando un pigiama addosso ad Once Ler ''Puoi usarlo per la notte. A me sta grande, ma per te dovrebbe andare''. Entrambi, che erano nella camera di Ted, si trovavano sui due lati opposti della stanza, con lo sguardo rivolto verso il muro, mentre si cambiavano. Non volevano guardarsi negli occhi o... Sul corpo altrui. Era imbarazzante, troppo imbarazzante, specialmente dal momento che tra i due non c'era ancora così tanta confidenza. Poi si spartirono lo spazio sul letto: il più giovane sulla sinistra e l'altro sulla destra. ''Queste sono le regole:'' riferì Ted ''primo, non devi russare, poi non devi toccarmi, non devi rimanere sveglio dopo che mi sono addormentato io, non devi svegliarmi nel bel mezzo della notte e non devi fare rumore'', prima di cadere in un sonno profondo. Once Ler si sforzò a seguire tutte le regole, anche se la prima non gli riuscì. Ma Ted cercò di non farci caso.

IL MIO ANGOLINO: Ciaooo!! Ben tornati alla mia fanfiction, spero stiate tutti bene! Ed eccoci tornati dopo... tre settimane? Più o meno. In questo capitolo, riassumendo, quando Ted torna a casa dal suo 'appuntamento' con Audrey (è tardo pomeriggio), in camera sua trova qualcosa di assolutamente inaspettato: Oncie è tornato dopo la sua morte. Presto lo raggiunge anche la ragazza, per consegnargli in ritardo il regalo per il suo compleanno e lei e il ragazzo fanno conoscenza. La ragazza si offre di aiutare i due a trovare un lavoro per Once Ler e Ted invece mette a sua disposizione un posto dove dormire. Ma cosa accadrà nel prossimo capitolo?
A-Once Ler va a presentarsi al lavoro ed ottiene il posto, portando, nei giorni successivi, un buon stipendio a casa: lo offre come contributo alla sig.ra Wiggins per raggiungere la cifra del prezzo della casa che vuole comprare e, quindi, 'guadagnandosi' il suo soggiorno in casa;
B-Once Ler trova un altro lavoro, e lui ed Elena finiscono per diventare colleghi. Once Ler però si vede costretto a lasciare il lavoro, notando che i suoi superiori stanno pianificando di rimiazzare la mamma di Ted con lui;
C-Once Ler prova tutti i posti di lavoro, ma nessuna delle gestioni lo accetta: il ragazzo non è in grado di affrontare le opportunità offerte dalla città, quindi deve cercare al di fuori di Greenville.
Con questo, vi lascio fantasticare sulla probabile risposta. Baci, Alex <3

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Capitolo 6
*** Problemi ***


La mattina dopo, verso le dieci, Ted scese le scale, dopo essersi a fatica svegliato, ed arrivò in cucina per fare colazione: prima prese una ciotola e la riempì di latte, e poi si mise a cercare dentro ai mobili, sulle mensole... ''Niente!'' disse fra sé e sé ''Niente cereali!''. Allora si diresse in soggiorno, dove trovò Norma che faceva la maglia; ''Buongiorno nonna! Per caso sai se mamma si è ricordata di comprare i cereali?''. ''No, credo che si sia dimenticata,'' rispose lei, senza ditogliere lo sguardo dal suo lavoro ''però quel ragazzo di ieri, prima di uscire di casa, mi ha detto di averti lasciato qualcosa di buono in cucina: potresti fare colazione con quello, no?''. Così tornò in cucina e raggiunse la tavola, sulla quale si trovava un piatto con un fazzoletto sopra ed a fianco un biglietto; lo lesse: -Buongiorno Ted, sono andato a fare il colloquio per il lavoro. Tornerò verso sera, penso. Ma intanto ti ho preparato qualcosa di buono da mangiare, e speriamo che oggi vada tutto bene. Once Ler-. Alzò il fazzoletto e trovò ''Dei pancakes...''. Non che gli dispiacesse, comunque. Dopo che ne mangiò uno, lasciò anche lui sul tavolo un biglietto: -Sono andato da Audrey, quando torni a casa raggiungimi a casa sua-; ''Io esco!'' annunciò prima di prendere il suo casco dall'appendiabiti e di abbandonare l'abitazione. Presto arrivò fino alla sua meta, dove venne accolto da Audrey, dopo aver suonato il campanello; una volta dentro, lui tirò fuori dalla tasca del pantalone un volantino. ''E della mia scuola?'' chiese la ragazza, e lui rispose ''Sì, ho saputo che riaprono le iscrizioni ed ho voluto approfittarne. Tu per caso sai come ci si iscrive ed entro quanto ci si deve iscrivere?''; ''Oh, per iscriverti devi andare direttamente a scuola, il sito internet è stato disabilitato per il momento. Le lezioni sono spostate ad ottobre, comunque; sai, devono organizzare le nuove materie e trovare altri insegnanti''. ''E.. Potresti dirmi dove si trova il liceo?'' domandò il ragazzino; lei prese il volantino ''Guarda...'' ed indicò un edificio sulla cartina sul retro di esso ''E' questo qui. Se vuoi ci possiamo andare insieme un giorno di questi'' ''Non appena mia mamma guadagnerà abbastanza soldi, ti farò sapere. Grazie!''. ''Problemi di soldi? Ti capisco, è un momento difficile... Anche i miei lavorano tutto il giorno per permettermi l'iscrizione a scuola. A me manca poco per raggiungere la cifra del costo... Te come sei messo?'' ''Ah, non ne parliamo! Mi mancano quasi 1000 euro...'' ''Effettivamente è molto costosa...''. Passarono un altro pomeriggio a chiacchierare, stavolta parlando delle probabili nuove materie e di quelle vecchie, degli orari, le cose che Audrey apprezzava di più della sua scuola. Verso le tre, si sentì bussare alla porta: ''Chi sarà mai...?'' la ragazza si precipitò ad aprire ''Oh, ciao Once Ler!'' lo salutò con la mano, mentre Ted subito li raggiunse ''Once Ler? Oh ciao. Sei arrivato... Prima del previsto...''. Il giovane tolse quel suo finto sorriso dalle sue labbra e rivelò un'espressione di delusione ''Non mi hanno preso'' ed entrò. ''Perché?'' chiese Audrey, mentre i tre si sedettero sul divano nel soggiorno; ''Perché dicono che ho poche conoscenze...'' rispose lui, leggermente abbattuto ''.. Ed anche perché ho bruciato la torta che stavo preparando durante le prove''. ''Non ti preoccupare, ci sono tanti altri posti qui a Greenville'' ''Domani potresti provare questo: c'è un centro commerciale che ha bisogno di aiuto con il personale'' dissero Audrey e Ted, guardando l'ultima pagina del giornale che presero da sopra al tavolino vicino al sofà. Presto i due ragazzi se ne tornarono a casa. Quella sera, quando entrambi furono nuovamente a letto, Once Ler notò che il ragazzino non riusciva a dormire e continuato a girarsi e rigirarsi nelle coperte; ''Psss, Ted...'' chiese lui ''C'è qualcosa che non va?''. Ted spalancò gli occhi, quasi imbarazzato che il ragazzo si fosse accorto della sua agitazione ''No, non c'è... Niente che non va'' mentì; ''Ne sei sicuro?'' cercò di convincerlo ad essere sincero, prima che lui disse la verità ''Ok... Oggi io ed Audrey stavamo parlando della sua scuola: lei va al liceo scientifico, e ci voglio andare anche io. Però sono sicuro che non ci potrò andare, dal momento che non ho abbastanza soldi per l'iscrizione''. L'altro si limitò ad emettere un ''Oh...'', stette in silezio, in quel momento non seppe che dire. Servirono dei minuti, prima che mille pensieri abbandonarono la mente del ragazzo e che questo si addormentò, come fece il più giovane. Once Ler passò due settimane a cercare di ottenere un lavoro, ma nessuno non ne trovò nemmeno uno adatto a lui, ed arrivò a dover escludere tutti i posti di lavoro di Greenville. ''A questo punto non ci rimane che un'unica soluzione...'' gli disse Ted, una mattina, mentre stavano facendo colazione ''Dovresti guardari fuori città. Tu sei particolarmente bravo in... Fare affari e marketing, se non sbaglio...?'' e l'altro annuì ''Più o meno...''; ''Comunque, qui a Greenville non ci sono ancora lavori di questo tipo, ma Audrey mi ha detto che qui attorno dovrebbe esserci una cittadina molto industrializzata. Non è troppo lontana da qui, quindi di mattina non dovrai svegliarti troppo presto per fare il viaggio ed arrivare puntuale ad un eventuale lavoro, quindi... E' perfetto! Se vuoi, tra un paio di giorni possiamo farci un giretto... Per dare un'occhiata''. L'altro sorrise ''Grazie, Ted''. Poco dopo, il ragazzino prese dal solito appendiabiti il suo casco arancione ed annunciò ''Io esco, vado un po' in giro. Tu intanto puoi rilassarti in camera mia, hai avuto una settimana molto impegnativa e devi essere stanco'' per poi varcare l'uscita. Once Ler seguì fece come gli venne detto: salì le scale fino a giungere nella stanza blu per poi distendersi sul letto e riaddormentarsi. ''Once Ler...'' lo svegliò Ted, tempo dopo ''Forza, svegliati... Sono già le quattro e non puoi dormire tutto il giorno...!'' lo scosse un po'col braccio ''Guarda, ti ho portato i marshmallows!''; ''Marsh... mallows?'' aprì lentamente gli occhi, per poi mettersi seduto e strofinarsi un occhio, sorridendo in modo solare. L'altro strappò la plastica del pacchetto e ne offrì un paio al ragazzo; subito dopo, quando tornarono nel soggiorno, Ted prese un mucchio di fogli graffettati ''Prima sono ansato con Audrey a vedere com'è la scuola... E' fantastica, dovresti farci un giretto anche tu, un giorno di questi! Comunque, mi ha detto di darti questo'' e glieli porse ''E' la copia del giornale di oggi, di quella città di cui ti avevo parlato: puoi darci un'occhiata e provare qualcosa, e poi mi dici come va. Domani Ma' è a casa e può accompagnarci lei con la sua auto''. L'altro poggiò le copie sul tavolino ''La leggerò stasera...''. E così accadde, quella sera, prima di addormentarsi prese il giornale e cominciò ad analizzarlo, mentre Ted messaggiava con il suo cellulare, probabilmente con Audrey, come al suo solito. ''Il Quotidiano – Gainesville'' lesse a bassa voce, poi sfogliòle prime pagine, saltando quelle con le notizie, fino ad arrivare ad una facciata quasi interamente coperta da un'immagine in bianco e nero raffigurante una grande industria (tessile, a quanto pare) dietro a delle persone vestite in giacca e cravatta, e con una scritta sopra: -O'Hare Industries fa il futuro!- e pensò che quella sarebbe stata la sua occasione ideale. Lanciò uno sguardo veloce anche agli altri posti disponibili, ma inutilmente, perché si era fissato con l'idea che avrebbe dovuto assolutamente lavorare nell'industria di O'Hare. Poi chiuse il giornale e lo mise sulla scrivania, in modo che la prima pagina fosse sul fondo, per poi notare qualcosa che lo interessò molto: ''Affittare una stanza e vivere con dei coinquilini?'' si voltò a guardare Ted ''Sì, devo farlo. Non sarà male; in fondo, queste due settimane qui con Ted sono state piacevoli'' e poi nascose il giornale nel 'suo' cassetto della scrivania: ne avrebbe parlato con il ragazzino il giorno dopo. Entrambi, poi, si addormentarono.

ANGOLINO: Ehy ciao!! Sono felice di rivedervi (come se vi potessi vedere... non sono un hacker... -_-''). Volevo parlarvi della parte in cui Once Ler vede l'annuncio sull'industria di O'Hare: sì, per O'Hare intendo quel nanetto antipatico che ha un pessimo taglio di capelli, proprio quello. Ha trovato fortuna in qualche modo in questa città chiamata Gainesville ed ora è a capo di un'industria. (certa gente non ce la fa proprio a non essere sempre così schifosamente ricca, eh!?) Sicuramente non starà mica vendendo aria... No, ora ha un'industria tessile. E per ora vi dico solo questo. Baci, Alex <3

PS: Ora che ho finito di scrivere l'altra fanfiction, posso dedicare più tempo a questa ed aggiornare più frequentemente :D

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Capitolo 7
*** Nuovo lavoro, nuova città, nuova casa ***


Quella mattina Ted, sua madre ed Once Ler si trovarono nell'auto rossa della donna a viaggiare verso Gainesville; quando arrivarono, lei li lasciò da soli in centro. Dopo essere scesa dal veicolo per sistemare la maglia di Ted, rientrò dicendo ''Ho promesso alla nonna che l'avrei accompagnata alla visita medica oggi, quindi non posso stare con voi... Once Ler, tieni d'occhio Ted, e tu Ted stai sempre vicino ad Once Ler. Tornerò a prendervi tra tre ore; se succede qualcosa, Ted, chiamami immediatamente, ok?'' chiuse la portiera ''Vi sto dando una grandissima fiducia, ragazzi! Fate attenzione!'' alzò il finestrino e se ne andò. I due, all'inizio, fecero una breve passeggiata per vedere la città nel suo insieme, poi il maggiore dalla sua tasca prese, del giornale, la pagina con l'annuncio della fabbrica di O'Hare, mostrando al più giovane la cartina sul retro ''Guarda: voglio andare a lavorare qui. L'annuncio dice che sarà 'un'esperienza piacevole e redditizia', scommetto che sarà fantastico!''. ''Non so te,'' cominciò a ridacchiare il ragazzino ''ma a me da' troppo l'idea di un centro di prostituzione''; l'altro arrossì ''Che!? No, ma che dici! … Dai, finiscila di ridere! Sapevo che avevo fatto male a fare venire anche te...!''; e Ted rispose, continuando a ridere ''Ah, ed ora saresti tu che mi stai accompagnando?''. Finalmente reggiunsero la loro meta: vi entrarono e si diressero verso un bancone dove, dietro ad una vetrina, una segretaria svolgeva il suo dovere; questa alzò lo sguardo dal suo computer e con aria di sufficienza chiese ai due ''Serve aiuto?'' ed Once Ler rispose ''Sono qui per il colloquio... Ho letto l'annuncio sul giornale''. Lei allora indicò le scale che si trovavano in fondo alla stanza ''Può raggiungere il sig. O'Hare nel suo ufficio: all'ultima piano, la prima porta a destra. Il bambino è con lei?''; ''Ho quattordici anni, non sono un bambino!''; ''Ted...!'' lo rimproverò lui, come quelle parole scapparono dalla bocca del ragazzino ''Ci scusi... Comunque sì. Grazie e arrivederci!''. I due ragazzi salirono a fatica le scale, fino a superare tutti e ventiquattro i piani, prima di giungere finalmente all'ultimo e di separarsi: mentre il più grande sarebbe entrato nell'ufficio, l'altro sarebbe rimasto seduto su una delle sedie fuori dalla stanza, con l'intenzione di origliare il più possibile. Prima di bussare, consegnò il suo cappello a Ted, si sistemò un attima i capelli e la camicia, e varcò l'entrata: ''P-Permesso... B-Buongiorno, s-sono qui per il co-colloquio di lavoro...''. ''Prego, prego, accomodati pure!'' l'uomo lo invitò con un gesto della mano a sedersi di fronte a lui ''Non preoccuparti, non mordo mica!'' scherzò, ridacchiando un po'. ''S-Salve..'' il ragazzo prese posto, nervosamente guardano la persona dall'altra parte dell'enorme scrivania che dal colore sembrava fatta di platino, proprio come tutto il resto della stanza, d'altronde ''M-Mi chiamo O-Once Ler. P-Piacere...''. ''Piacere mio, Once Ler!'' l'altro non tardò a rispondere, dando la mano al ragazzo ''Piacere mio... Io sono il sig. O'Hare, sicuramente avrai sentito parlare di me!''; ''O-Oh... Io in realtà abito fuori città...'' replicò Once Ler, l'ansia iniziava ad abbandonarlo un po' alla volta. ''Nessun problema, Once Ler. Come sai, mi chiamo O'Hare, e sono a capo di quest'industria. Vedi, qui produciamo tutti i tipi di fatture tessili, dai capi d'abbigliamento, alle tende per la casa. Di tutto, praticamente!'' riprese O'Hare ''Ma in questo periodo stiamo venendo a 'mancara di originalità', così dicono i clienti, ed è per questo che stiamo cercando persone con menti geniali e piene di inventiva. Abbiamo bisogno di qualcosa che lasci a bocca aperta, che faccia dire 'Wow!' Capisci cosa intendo?''; ''Capisco perfettamente-'' rispose il giovane, prima di venire interrotto: ''Bene, ed è per questo che ti do una settimana di tempo per portarmi almeno tre progetti riguardanti quello di cui si occupa la nostra organizzazione: se me ne piace almeno uno, sei dentro! Domande?''. ''N-No!'' rispose lui avviandosi verso la porta ''Grazie mille!'' ed uscì, mentre l'uomo gli rispose ''Grazie a te!''. ''Allora, com'è andata?'' domandò Ted, una volta usciti dall'edificio, ''Bene, credo. Comunque lo vedremo la settimana prossima: devo portargi almento tre progetti per la sua industria, e se almeno uno di questi sarà di suo gradimento, mi assume'' rispose lui, prendendo poi l'ultima pagina del giornale e gliela mostrò ''Sai, ieri sera ho notato questa pagina: qui vicino al centro ci sono un sacco di persone che mettono a disposizione la propria casa per ospitare qualcuno, ed allora ho pensato che sarebbe stato vantaggioso per entrambi di noi se mi trasferissi qui. Sì, io abito vicino a dove lavoro, e tu riavrai la tua stanza tutta per te; sarà una doppia vincita, se vuoi vederla da questo punto''. ''Sì, giusto...'' il ragazzino finse di essere felice, ma in realtà nella sua espressione era chiaramente leggibile un accenno di dispiacere, ed Once Ler lo notò ''Cosa c'è, qualcosa non va?''; ''No, niente'' rispose l'altro ''Stavo solo pensando che forse potresti mancarmi. Insomma, mi è piaciuto dividere la mia stanza con qualcuno, in fondo, e... Riusciremo a tenerci in contatto, vero?''. ''Certo che si!'' replicò il più grande ''Ti invierò lettere almeno una volta a settimana, promesso!''; ''Lettere?'' domandò ironico Ted ''Once Ler, hanno inventato i cellulari, lo sai? Cellulari che inviano messaggi, che costano poco ed impiegano pochissimo tempo ad arrivare al destinatario''; ''Sì, lo so!'' ridacchiò un po' l'altro, per poi smettere subito ''E' solo che io non ne ho uno... Comunque, siamo arrivati alla prima casa sull'elenco: guarda, è proprio quella!'' indicò un'abitazione interamente bianca. Bianca, come quella alla sua destra, quella alla sua sinistra, quella dopo ancora... Suonarono al campanello: ''Buon giorno, signora. Mi chiamo Once Ler e mi stavo chiedendo se è ancora disponibile la stanza che ha messo sull'annuncio'' si presentò, mentre lei fece ai due segno di entrare, per poi offrire loro del tè ''Si certo. Entri pure, discuteremo del prezzo e di tutto il resto dentro, con qualcosa del buon tè da bere''. Once Ler e Ted si accomodarono sul divano nel soggiorno, mentre la signora servì loro la bevanda per poi sedersi anche lei su una poltrona. A dividerli c'era un tavolino basso, con la superficie di vetro, sul quale vennero appoggiate le tre tazze non appena loro iniziarono a parlare. ''...Mi dispiace, signora,'' si scusò il ragazzo ''ma io non ho quella cifra. Il massimo che per ora posso darle è $70'', allora lei rifiutò l'offerta ''E' troppo poco, mi dispiace''. I due andarono a visitare le altre case presentate sull'annuncio, e nessuno dei proprietari di quelle case accettò l'offerta del ragazzo; finché non giunsero in un'abitazione più alta delle altre e quasi completamente nera, se non fosse stato per quelle due o tre decorazioni rosa che si trovavano tutt'attorno all'abitazione. Non si fidavano molto, ma se non avessero provato a vedere com'era, sapevano che non avrebbero avuto un'altra scelta: attraversarono il giardino, dove il prato, almeno, era verde. ''Se fosse stato tutto giallo e rinsecchito, il prato,'' sussurrò Ted ''sarebbe stata la ciliegina sulla torta!''. Bussarono; ''Chi è?'' domandò una voce infantile, lui rispose ''Ciao, sono qui perché ho letto che qui si può affittare una stanza. C'è la mamma?''. La porta si aprì, e dietro di questa c'era una bambinetta con i capelli neri raccolti in una coda di cavallo e gli occhi grandi e color nocciola, e con un enorme peluche rosa a forma di unicorno sotto il braccio; ''Affittare?'' chiese lei innocentemente ''Cosa significa?''. ''Oh,'' lui sorrise ''affittare significa... E' come prendere in prestito qualcosa, però la differenza è che se si prende in affitto qualcosa bisogna pagare. Tutto qui''; ''Agnes, tesoro, chi c'è alla porta?'' disse una donna che, intuirono i due ragazzi, si stava avvicinando all'entrata. ''Sono due ragazzi che dicono che vogliono prendere in prestito una stanza!'' li indicò la bambina, puntando il suo sguardo sulla madre, che li aveva appena raggiunti: era alta ed aveva la pelle molto chiara, i capelli erano rossastri e gli occhi verdi; indossava un vestito azzurro ed un foulard bianco a pois rosa. ''Buon giorno, signora'' la salutò lui, ''Oh, ciao!'' la donna ricambiò il saluto squotendo la mano ''Entrate pure, venite!''. ''Voi accomodatevi lì,'' disse lei, allontanandosi ''io torno presto''; per l'ennesima volta, i due si ritrovarono nel soggiorno della casa, seduti sul divano di pelle che si trovava in fondo alla grande stanza, davanti ad una finestra. Dopo un paio di minuti, ella fu di ritorno portando con sé un uomo tenendolo per il braccio e lo presentò ai giovani ''Lui è mio marito, Gru... Oh, io sono  Lucy! E voi, come vi chiamate?''; ''Io Ted!'' ''Mi chiamo Once Ler, piacere'' dissero i due, stringendo la mano ai proprietari dell'abitazione, per poi iniziare a discutere dell'abitazione. ''… La casa sembra magnifica...'' disse Once Ler nel bel mezzo del loro discorso ''Quanto è il prezzo?''; ''Allora...'' l'uomo portò il suo sguardo su un foglio di carta, nella sua mano, e lo lesse ''Il costo va a... Oh, eccolo! Sono $100''. L'espressione del ragazzo mostrò la sua preoccupazione, mentre si voltò un momente per guardere Ted, come per chiedergli aiuto, per poi tornare a guardare verso la coppia ''P-Possiamo... Fare $70?''; l'uomo, sentendosi sfidato, incrociò le braccia e gli lanciò un'occhiataccia ''$120!''. ''Vi prego...!'' li supplicò ''$70 è tutto quello che ho! Venitemi incontro...''; ''Dai, in fondo $70 non sono pochi...'' cercò di convincerlo Lucy ''Si può fare''; ''D'accordo...'' si decise, alla fine, Gru ''Oggi paghi l'affitto e domani porti le tue cose, intesi?''. Lui fece un cenno di conferma, dopo di che la donna fece loro segno di seguirla ''Venite, vi faccio fare un giro della casa, allora'' e fece vedere loro tutte le stanze, eccetto quelle ritenute top-secret, ovviamente, per poi mostrare loro la stanza dove si sarebbe trasferito. Si trovava in soffitta, ma non era male come ci si aspetta che sia una soffitta: c'era molto spazio, era in perfetto ordine e pulita in ogni angolo, e per di più aveva una gradevole illuminazione. C'era tutto ciò di cui Once Ler aveva bisogno: un letto singolo, un armadio, ed un paio di altri mobili, principalmente. ''Tra una settimana saprò dirvi se sarò assunto o no,'' spiegò Once Ler, prima di lasciare la casa ''ma farò di tutto per guadagnare il prima possibile la cifra che vi devo. Grazie ancora, arrivederci!'' e si allontanò dalla porta, mentre la donna li salutò prima di chiuderla ''Ciao, a domani!''.

ANGOLINO: Ciao a tutti e ben tornati (come se foste andati da qualche parte XD). Sicuramente avrete capito i personaggi che ho introdotto in questo capitolo: per ora sono Gru, Lucy ed Agnes, da Cattivissimo Me (2), anche se poi ovvio che arriveranno anche Edith e Margo. Comunque... Ehm... Che ve dovevo di'? Boh, non mi ricordo... Ah, dato che la scorsa volta vi ho lasciati senza la domanda, ora ve ne metto due °W° (no, non è vero. una basta ed avanza, no?) Allora, la domanda è: come andrà l'incontro tra Oncie ed O'Hare?
A- Once Ler mostra ad O'Hare un sacco di progetti, quindi almeno uno di questi deve piacergli per forza, cavolo! XD;
B- Once Ler non riesce a portare nessun progetto;
C- Once Ler porta almeno tre progetti, ma nessuno di questi piace ad O'Hare.

PS: Oggi, l'otto di marzo, è la festa internazionale della donna, nel quale non si 'festeggia' la donna (perché è una cosa che andrebbe fatta ogni giorno, secondo me :3), ma si ricorda tutta la storia che questa giornata porta dietro di sé negli anni. Per questo, vi lascio questa poesia per dire auguri sia a tutte le ragazze, che anche agli eventuali ragazzi, perché loro rimangono ugualmente importanti allo stesso modo delle donne, anche in questa giornata. 
ALWAYS keep in mind that the skin wrinkles,
The hairs turn white, days are trasforming in years;
But what is truly important DOES NOT CHANGE,
Your strength and your conviction have NO AGE.
Your spirit is the glue of any spider web.
Beyond every arrival line, there is a NEW departure;
Beyond every success, there is an OTHER disappointment.
While you're alive, FEEL alive;
Don't live out of yellowed pictures;
Keep going even though everybody expects you to give up.
Don't let the iron in you become RUSTY;
See that, instead of pity, they give you RESPECT.
When because of your years you can't run, walk fast;
When you can't walk fast, walk;
When you can't walk, use the stick,
But NEVER restrain yourself.

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Capitolo 8
*** Assunto ***


Anche la mattina dopo si svegliarono presto, Once Ler e Ted. Il ragazzino gli porse una valigia dalle medie dimansioni ''Tieni, puoi usare questa...'' e lo aiutò a raccogliere tutte le sue cose: un paio di fotografie sbiadite, il pigiama che gli regalò il più giovane, dei fogli con alcuni appunti sopra. La valigia non era così grande, ma sembrava quasi enorme, dal momento che Once Ler non aveva praticamente niente; poco dopo, Elena li riaccompagnò fino a Gainesville, fermandosi di fronte alla casa nera che i due visitarono il giorno precedente. Anche Audrey era con loro in auto per accompagnarlo. ''Spero che tu trovi fortuna, qui'' lo salutò la ragazza, una volta arrivati e scesi dall'auto, come fece Ted ''Fai il bravo, eh... Non far arrabbiare Lucy...!'' scherzò. Le due rientrarono nella macchina; anche il ragazzino stava per salire sul veicolo, ma improvvisamente si fermò e prese il giovane per il braccio ''Aspetta!'' gli diede un pezzo di carta piegato su sé stesso ''E' il mio indirizzo... Così puoi inviarmi lettere quando vuoi. C'è anche il mio numero di telefono, per quando te ne comprerai uno''; poi, chiuse la portiera e, prima di alzare il finestrino, lo salutò nuovamente e partirono. Suonò il campanello e ad accoglierlo, stavolta, venne Lucy; ''Oh, buon giorno!'' lo salutò, prima di fargli spazio per farlo entrare ''Appoggia pure qui la valigia. La portiamo dopo, in camera tua.'' si diresse verso la cucina, assicurandosi che il ragazzo la stesse seguendo ''Vieni, ti ho preparato qualcosa con cui fare colazione. Pensavo che saresti arrivato prima, quindi è probabile che siano un po' fredde'' gli porse un piatto con due uova ed un paio di strisce di pancetta; ''No, grazie. Ho già fatto colazione'' mentì lui. Tornarono vicino all'entrata, per riprendere la valigia del ragazzo. ''Vuoi che ti aiuti?'' chiese lei, ma lui rifiutò ''Non si preoccupi... Grazie comunque''; ''Ti ricordi dove si trova la stanza?''   domandò la donna, prima che l'altro le diede un segno di conferma, per poi dirigersi verso il soggiorno e sedersi sul divano ''Allora io ti aspetto qui. Quando hai fatto, raggiungimi che parliamo un po'!''. In non più di dieci minuti, il ragazzo riuscì a sistemare tutte le sue poche cose nei cassetti e negli armadi, così raggiunse nuovamente la donna nel soggiorno; ''Hai fatto presto!'' notò lei, lui si giustificò ''Non ho così tante cose, in realtà...''. ''… Allora,'' disse Lucy, ad un certo punto ''mi hai detto che vuoi andare alla O'Hare Industry... Punti in alto, eh? Pensa che questa è la potenza economica della città, e solo pochi vengono ammessi. Hai già incontrato il sig. O'Hare: cosa ti ha detto?''; ''Nulla di che...'' rispose ''Prima si è presentato, lui e la sua fabbrica: mi ha detto che la loro organizzazione cerca 'menti brillanti e creative', così mi ha chiesto di portargli almeno tre progetti per la sua industria entro lunedì''. ''E tu ce l'hai già qualche idea?'' domandò la donna, prima che lui prese dalla tasca un foglio di carta tutto spiegazzato e stropicciato ed una piccola matita ''Sì, un paio sì... Devo solo metterle su carta. Voglio finire il prima possibile'' riferì il ragazzo '' perché, forse, se porto almeno tre idee prima della data di scadenza, darò al sig. O'Hare l'impressione che io sia una persona produttiva, o qualcosa del genere...''. Ella indicò una scrivania attaccata alla parete della stanza ''Noi non la usiamo mai... Se vuoi te la faccio spostare in camera tua, dove potrai lavorare senza che le bambine ti distraggano''; ''Bambine?'' si incuriosì Once Ler ''Quindi Agnes ha una sorella?''; ''Due, in realtà'' replicò Lucy ''Ora sono tutte e tre a scuola, ma non appena tornano a casa te le presento''. Finita la chiacchierata, i due portarono la scrivania nella camera del ragazzo, dopo di che questo si mise subito a lavoro. Un paio d'ore dopo, di basso si sentì suonare il campanello: ''Once Ler!'' lo chiamò Lucy, mentre si diresse ad aprire la porta ''Sono arrivate le bambine!''; non appena le tre entrarono, il ragazzo fece appena in tempo a finire di scendere le scale e raggiungerle. ''Ciao Once Ler!'' lo salutò con la mano la più piccola, mentre la donna le indicò una ad una ''Lei, come sai, è Agnes... Lei Edith... E lei Margo. Ragazze, lui è Once Ler, verrà a stare qui con noi. Siate gentili con lui'' scherzò; ''Ciao...'' dissero Edith e Margo, indifferenti, allontanandosi dalla stanza. Il giovane se ne tornò in camera sua, dove riprese a lavorare sodo, finché ad un certo punto non venne interrotto dal rumore del bussare alla porta della stanza; ''Agnes,'' la fece entrare ''cosa ci fai qui? Non ti stavi divertendo con le tue sorelle?''. ''No'' la bambina saltò sul letto in fondo alla stanza e si mise seduta ''Margo sta sempre con il telefono, ed Edith non vuole giocare con me!'' si lamentò ''Sono cattive!''; ''Oh, no, Agnes'' le spiegò lui, cercando di farla sorridere ''E' solo che non riescono a capire quant'è bello stare con te!'' e ci riuscì. ''Tu allora vuoi giocare con me?'' provò a convincerlo ''Ho le bambole, le tazzine... Possiamo fare il tè!'', lui si scusò ''Vorrei tanto, ma non posso. Spero che tu possa capirmi... Ho UN SACCO di lavoro da fare!'' e si rimise a lavorare sulle sue carte. ''Cosa fai?'' domandò la piccola ''Anche tu devi fare i compiti?'', il ragazzo si lasciò sfuggire una lieve risata ''No, no... In realtà, possiamo dire di sì. Devo finire questo compito prima di lunedì mattina, perché devo portarlo ad un signore che possiede una fabbrica molto potente... Sicuramente avrai già sentito parlare della O'Hare Industry, ed io voglio andare a lavorare lì''. ''Ma se hai così tanto tempo, perché continui a lavorare così tanto?'' - ''Perché voglio finire questo incarico il prima possibile. Sono abbastanza sicuro che se glielo consegno prima, mi daranno il lavoro più facilmente, ed io ci tengo tantissimo a lavorare lì'' - ''Ma perché ci tieni così tanto? E' perché ti danno i soldi?'' - ''In un certo senso... Sì. Forse non dovrei parlartene...'' - ''Perché? Dai, ti prometto che non lo dico a nessuno!''. Once Ler si sciolse a tale tenerezza: interruppe nuovamente il suo lavoro e si girò verso Agnes per guardarla come riprese a parlare ''Ti ricordi di Ted, quel ragazzino che mi aveva accompagnato qui ieri?'' e continuò non appena lei gli fece un cenno con la testa '' Vedi, Ted per me è quasi come un fratello; vorrebbe tanto andare ad una scuola molto costosa, ma non può, perché non ha abbastanza soldi, quindi vorrei aiutarlo ad averne abbastanza per andarci'' le spiegò, cercando di usare parole molto semplici ''E, per di più, devo anche dare un po' di soldi alla tua mamma e al tuo papà, dato che mi lasciano dormire qui. Senza contare che devo sbrigarmi a comprare dei vestiti buoni per andare a lavorare!''. Continuarono a parlare per tutto il tempo che rimaneva di quella mattina, finché non arrivò l'ora di pranzo. Continuò a lavorare incessantemente per altri tre giorni. Era un venerdì; senza farlo apposta, si svegliò all'alba, probabilmente per l'ansia e lo stress accumulati i giorni precedenti. Erano le quattro del mattino e nonostante ci provò diverse volte, non riuscì a riaddormentarsi, finché poi non ci rinunciò: passò il tempo a studiare le sue idee e l'esposizione che avrebbe dovuto fare. Preparò anche alcuni pancakes, per ringraziare i proprietari di casa per averlo ospitato in casa loro anche se non aveva la cifra di denaro richiesta, come scrisse nel biglietto che lasciò sul tavolo accanto ad essi: -Buon giorno, Lucy e Gru. Stamattina sono andato a fare il colloquio di lavoro, non aspettatemi per pranzo. Credo che tornerò verso le due... Intanto, vi ho lasciato qualcosa con cui fare colazione. Grazie ancora per la vostra comprensione, Once Ler.- Si avviò da casa alle sei e mezza per poi arrivare alla sua meta solo un'ora dopo: una volta nell'edificio, raggiunse l'ufficio del capo dell'organizzazione come fece la prima volta, portando però sotto braccio alcune carte arrotolate. Entrò dopo aver bussato ''Buon giorno, s-signore'' lo salutò il ragazzo, e lo stesso fece O'Hare ''Oh, buon giorno a te, ragazzo. Sei in anticipo! Bravo, è così che mi piacciono i giovanotti come te: svegli e produttivi. Allora, cosa mi hai portato?''. Once Ler poggiò sulla scrivania dell'uomo i tre fogli arrotolati e bloccati con degli elastici verdi di gomma, e presentò i tre progetti, uno ad uno, tremando sempre di più, come si accorse che questa sua esposizione non stava soddisfacendo le aspettative di O'Hare. Questo, una volta che l'altro terminò il suo discorso, iniziò a spiegargli cosa c'era che non andava ''Mi dispiace molto, ragazzo, ma queste tre idee che mi hai portato sono tutte... Già state inventate, ecco'' cercò di non ferirlo troppo. Non voleva perderlo: in qualche modo, conosceva i potenziali che Once Ler aveva, ma davvero non sapeva come. Ci fu qualche minuto di silenzio; ''Eppure sono sicuro di averlo già visto da qualche parte!'' continuava a ripetersi l'uomo, come non riusciva a distogliere i suoi occhi ormai ben fissi sul ragazzo, sul suo corpo, sul suo volto; ''Non può essere tutto qui!'' pensava; ''Non c'è... Nient'altro, che mi hai portato?'' chiese O'Hare, con un tono di speranza nella sua voce. ''Avevo paura che saremmo arrivati a questo punto...'' disse fra sé e sé il giovane ''Ma devo farlo...'', mentre il suo sguardo assunse una sfumatura di paura e rimpianto, e si fece più cupo, per poi rispondere con voce tremante ''I-In realtà.. C-Ci sarebbe qua-qualcos'altro che v-volevo fa-farle vedere...''. Detto ciò, prese dalla sua tasca un foglio piegato a quattro, e lo mostrò all'uomo ''Questo è un T-Thneed. P-Può essere qualsiasi cosa lei voglia: u-un cappello, un ombrello, una suit... Di t-tutto''. L'altro ne restò meravigliato ''Semplicemente perfetto... Sì, è questò quello di cui abbiamo bisogno! Sei assunto!''; l'uomo prese un fascio di documenti ed una penna, e li porse ad Once Ler ''Ora basta solo che firmi qui, per l'assunzione, qui per la fedeltà... Qui per i tuoi diritti sul prodotto... E qui per le assicurazioni, di cui ne parleremo più tardi''. Era dentro, aveva raggiunto il suo obbiettivo. ''Tieni,'' O'Hare gli diede un mazzetto di banconote ''un regalino di benvenuto... Fanne buon uso'' per poi salutarlo ''Ci vediamo domani, qui a quest'ora'' e vederlo abbandonare l'ufficio: ''Grazie mille, signore! Arrivederci''. Non appena tornò a casa, fece in tempo solo a salutare Lucy e Gru e a dar loro la notizia, prima di dirigersi subito in una boutique a comprare qualcosa di elegante per andare a lavoro la mattina dopo.
 
ANGOLINO: Ciao... Sono sempre io... Cavolo, ultimamente sto scrivendo un sacco... Uhm... Non ho nulla da dire... Passiamo alla domanda XD Cosa succederà nel prossimo capitolo?
A- O'Hare sfruttà l'invenzione di Once Ler, guadagnando un sacco di skey;
B- Once Ler diventa molto presto schifosamente ricco, così un po' alla volta il denaro torna a dargli alla testa (si dice così, vero? XD)
C- Once Ler lascia il lavoro, perché ha paura che il Thneed possa distruggere di nuovo la foresta (e il mondo =.=)
A voi la scelta... Baci, Alex <3

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Capitolo 9
*** L'ingrediente segreto ***


In una settimana, l'industria di O'Hare aveva costruito tutti i macchinari necessari per la fabbricazione del Thneed: l'unica cosa che mancava era il materiale usato, ma Once Ler voleva continuare a tenerlo sotto censura. Sapeva che se non lo rivelasse non sarebbe durato a lungo nel suo bel posto di lavoro, ma aveva giurato a sé stesso che non lo avrebbe mai fatto. Non poteva. Sarebbe stato un tradimento per lui e per tutto ciò che lui, Ted e tantissime altre persone si erano impegnati a fare. Ma ciò che non sapeva, era che O'Hare non si sarebbe fermato davanti a nulla pur di avere l'ingrediente segreto di quella perfetta ricetta: fu allora che l'uomo iniziò a persuaderlo in ogni modo. Un giorno, mandò il suo vice a chiamare il ragazzo dalla sua postazione per farlo arrivare nel suo ufficio; ''Buon giorno, Once Ler,'' lo accolse l'uomo ''come stanno andando i lavori per la costruzione?'' invitandolo a sedere davanti a lui, sulla sedia dietro la scrivania. Allora il giovane fece come richiesto ''Benissimo, sig. O'Hare. Abbiamo terminato la costruzione giusto l'altro giorno, ed oggi abbiamo finito anche i collaudi'' rispose, tentato dall'aggiungere un 'purtroppo'. Continuava ad avere paura, ma faceva di tutto per non farlo capire ad O'Hare, il quale, nel frattempo, aveva iniziato a ridacchiare soddisfatto ''Ecco, ragazzo, è così che mi piaci!'' per poi porgergli una busta ''Tieni, il tuo stipendio. Te lo sei guadagnato''. Lui l'aprì e vi trovò qualche migliaia di dollari; spalancò gli occhi e quasi sbiancò ''S-Signore...! Non servivano tutti questi soldi!''; ''E' solo un piccolo incentivo per la tua futura ma vicina carriera...'' gli fece l'occhiolino ''Ma non potrà esserci iniziò finché non si comincierà a produrre il tuo Thneed, quindi... Ritengo necessario conoscere di che materiale è fatto e la sua provenienza, capisci cosa intendo...''. ''Bene... Il fatto è che...'' Once Ler non sapeva che dire e l'altro, notato il disagio del ragazzo, si vide costretto a cambiare argomento, anche se con un po' di rancore, simulando un sorriso ''Non ti preoccupare... Piuttosto, che ne dici di parlare di te?''; ''Di me!?'' indicò se stesso, confuso, prima che l'uomo riprendesse a parlare ''Sì! Sono sicuro che il tuo Thneed sarà un successone! Però se avrai successo, credo che sarebbe davvero un peccato se non iniziassi a vestirti in modo un po' eccentrico...''. ''Lei dice?'' domandò il ragazzo, guardandosi addosso ''N-Non credo che ce ne sia bisogno... Voglio dire, così non sto già bene abbastanza?''; ''Ma certo che stai bene, però sappi che un uomo d'affari deve avere il privilegio di vestirsi al meglio!'' detto questo, O'Hare prese una specie di cellulare, che si trovava sulla sua scrivania e, facendo al giovane segno di aspettare un momento, diede un ordine, probabilmente al suo vice, cercando di farsi sentire il meno possibile dal giovane ''Porta la sarta nel mio ufficio''. Allora non ci volle molto che una donna li raggiunse nella stanza: una trentenne, così sembrava, con i capelli mori raccolti in uno chignon alto, gli occhi verdi dietro a degli occhiali dalla grande montatura spessa e rosa, e che indossava un vestito porpora nella parte superiore, che finiva con un'ampia gonna nera che le arriava fino alle ginocchia. Questa aveva un metro da sartoria appeso attorno al collo: lo afferrò ed iniziò a prendere le misure tutt'attorno al corpo di Once Ler senza farsi alcuno scrupolo, mentre lui si imbarazzò nel vedere la donna toccarlo praticamente ovunque, ma non si azzardò ad aprire bocca. Dopo dieci minuti circa, ella aveva segnato tutte le misure che le servivano su un foglio di carta, raggiunse O'Hare, che intanto era seduto sulla sua poltrona, dietro l'enorme scrivania grigio-blu, e si mise a braccia incrociate appoggiata davanti al banco, spostata verso l'estremità sinistra dalla parte dell'uomo, per permettergli di mantenere il contatto visivo con il ragazzo; ''Ho finito, qui...'' gli annunciò la donna. ''Perfetto'' commentò l'uomo ''Per la suit, io lo vedrei con... Un blu? Sì, qualcosa di blu'', ma lei contestò ''Io proporrei verde, abbinato a del nero'' guadagnandosi lo sguardo poco convinto di O'Hare, così cercò di convincerlo ''Si fidi di me, sig. O'Hare, sono una professionista in questo''; ''D'accordo,'' alla fine rispose lui ''grazie mille per il suo aiuto Cristine, può andare'' prima di congedarla. Dopo che questa li lasciò, Once Ler domandò se quei trattamenti che erano stati riservati in quegli ultimi giorni avessero niente a che fare con il suo Thneed, nonostante temesse di far irritare l'uomo; ''No, no! Certo che no!'' mentì questo ''No, ti sto solo aiutando; sai, tu mi ricordi tanto me da giovane: intraprendente, affascinante... E' anche per questo che voglio aiutarti''; era quell'anche' che al ragazzo faceva strano, ma cercò di non darci troppo peso. Quel pomeriggio tornò presto a casa, dal momento che il suo primo compito come impiegato alla O'Hare Industries lo aveva portato a termine: ''Sono a casa!'' si fece notare dopo essere entrato usando il suo mazzetto di chiavi, e raggiunse il soggiorno, allargandosi la cravatta blu e tirandola fuori dalla stretta della giacca nera della suit, per poi trovare Lucy seduta sul divano con le tre figlie adottive e che stava mostrando loro delle foto dall'album fotografico che teneva in mano; ''Oh, ciao! Sei arrivato prima del solito oggi!'' lo salutò la donna ''Non sono nemmeno le cinque... E' successo qualcosa?''. ''Nulla di particolare...'' il ragazzo le raggiunse, apprezzando quella piccola attenzione, ''Oggi abbiamo finito di costruire e collaudare la fabbrica per la produzione del mio Thneed, così sono stato congedato...'' e prendendo dalla tasca la busta che gli diede quel giorno O'Hare per poi consegnare alla donna $50 ''E con lo stipendio di questa settimana, per di più! Ecco, la somma che mi mancava per l'affitto di questo mese...'' ed insistette perché lei li accettasse. Subito, andò a farsi una doccia ed a cambiarsi, in camera sua, mettendosi i suoi soliti vestiti. Poi tornò in soggiorno, portando con sé un foglio di carta ed una penna e parte dei suoi guadagni, e si sedette vicino a Agnes, curiosando un po' fra le fotografie ''Quelli siete tu e Gru?'' chiese indicando la foto dei due sposi; ''Sì,'' rispose lei sorridendo, per poi prendere l'immagine e darla in mano ad Once Ler ''è stata scattata il giorno del nostro matrimonio''. ''La mamma era così bella!'' esclamò la più grande, mentre la sorella replicò ''E lo è ancora!'' entusiasta di ricordarsi quel giorno come se fosse ieri. ''Oh, prima che mi dimentichi...'' riprese poi il ragazzo ''Non è che per caso avresti un francobollo da prestarmi? Vorrei inviare una lettera a un mio amico...'', ''Certo!'' ella indicò un contenitore posto sul mobile vicino al tavolo, in findo alla stanza ''Lì in quella scatola, dovrebbero essercene un paio''; così Once Ler si diresse verso l'arredo, si procurò il bollo ed andò in cucina, per poi sedersi su una delle sedie di legno e usare la superficie solida del tavolo per scrivere la sua lettera; dopo di che uscì di casa per raggiungere la buca postale ed inserirvi dentro la missiva. La mattina dopo, a Greenville, Ted stava per uscire di casa, quando venne fermato dalla madre, che lo chiamò ''Ted! Tesoro, vieni un po' qui...''; ''Aw, che c'è, mamma!?'' chiese, un po' seccato, raggiungendò Elena in cucina; questa allora gli porse una bustina di carta ''Guarda, hai una lettera...''. ''E' per me?'' domandò lui, per poi prenderla una volta che l'altra annuì; la mise in tasca ''La leggerò più tardi'' e lasciò casa ''Ciao, ci vediamo più tardi!''. Montato sul suo motorino, viaggiò fino alla casa di Audrey; non ci volle molto, dopo che bussò alla porta, che la ragazza si fece viva ad aprirlo ''Ciao Ted! Entra...''. I due si diressero verso la camera di lei; ''E' da un paio di giorni che non ti fai sentire'' disse Ted ''E' successo qualcosa?''; ''No, figurati!'' si affrettò a rispondere l'altra ''No, ho solo voluto fare un piccolo ripasso degli argomenti che ho studiato l'anno scorso, dato che a giorni ricomincierà l'anno scolastico''. Continuarono a chiaccherare per qualche minuto, quando, nel momento in cui i due andarono a sedersi, qualcosa cadde dai pantaloni del ragazzino. Audrey raccolse la busta sul pavimento ''Tieni, ti è caduta'' il suo sguardo si spostò dagli occhi di Ted, e finì per posarsi sulla carta, per poi leggere fuggitivamente ciò che c'era scritto sopra; ''Guarda!'' esclamò ella, facendo notare l'indirizzo di provenienza segnato sulla busta ''Viene da Gainesville...!''. A quelle parole il ragazzino sussultò ''Gainesville?'' afferrò la busta, l'aprì e vi trovò una lettera piegata con delle banconote nel mezzo: -Caro Ted,- lesse ad alta voce, mentre la ragazza lo ascoltava attentamente -Ciao, come stai? Qui tutto bene. Mi hanno assunto più o meno una settimana fa e, pensa, i miei guadagni già sanno di buono! Proprio oggi abbiamo finito la costruzione di tutti gli impianti necessari per la fabbricazione del mio prodotto, quindi ho ottenuto anche un extra e, sicuramente, presto avrò anche una promozione! Oh, qui c'è un pensierino da parte mia... Spero che bastino per la tua iscrizione; se non sbaglio sei ancora in tempo per attuarla, no? A presto, Once Ler-. ''Sai questo che significa!?'' esultò il ragazzino, guardando Audrey negli occhi e vedendo come questa fosse felice per lui: ''Ti iscriverai al liceo!''. Quello stesso giorno, una volta tornato a casa, nel pomeriggio, Ted si fece accompagnare fino al liceo tanto desiderato, che si trovava dall'altra parte della città, e pagò per l'iscrizione; il resto della giornata, il ragazzino andò a festeggiare con Audrey la sua iscrizione, grato per la premura che Once Ler gli riservò.

ANGOLINO: Hola amigos! Ciao, sono sempre io... Eccoci giunti al (... Nono?) capitolo! (sì, credo sia il nono XD) Quindi alla fine Once Ler dopo una settimana di duro lavoro, finisce di costruire la fabbrica per la produzione del Thneed, ma ancora non vuole rivelare che il materiale necessario per la sua produzione è la soffice chioma degli alberi di truffula. E 'mmo, che sse fa? Lo scoprirete solo nel prossimo capitolo, cicci cari. Ed è per questo che la domanda che vi propongo è: che cosa farà O'Hare per riuscire ad ottenere la voluta risposta?
A- In realtà, trova da sé la risposta (vi ricordo che il Thneed è un'invenzione ''riciclata'', se così possiamo dire), ma vuole che il ragazzo gli dia comunque la risposta, come per avere un 'ok' per l'inizio della produzione;
B- Alla fine, stressa Once Ler e lo minaccia di licenziarlo così tanto da costringerlo a rispondergli;
C- Gli chiede di portare un'altra idea.
A voi la scelta. Baci, Alex <3

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Capitolo 10
*** Get drunk ***


Passarono alcuni giorni da quando Ted fece la sua iscrizione al liceo: da allora, lui e Onceler iniziarono a scriversi sempre più lettere, e il loro rapporto si rafforzava dopo ognuna di queste. -...Ti va se ti veniamo a fare visita, io ed Audrey, questa domenica?- scrisse Ted, una mattina, in una missiva -Potremo parlare di un sacco di cose, e tu mi racconterai di come va con il lavoro, della casa dove sei ospite... Di tutto!-  Concluse Il ragazzino, per poi ricevere una lettera di risposta quella sera stessa.  E cosi fu, quella domenica mattina, che Audrey andò a bussare alla portale Wiggins; "Sveglia dl buon'ora, oggi?" la accolse Ted, scherzando un po' "Entra..." la fece accomodare sul divano "Mia madre si sta ancora preparando, credo che ci accompagnerà tra non più di mezz'ora''.  "Che cos'hai in tasca?" domandò lei, notando un laccio azzurro che fuoriusciva da questa; egli allora afferrò quella piccola sporgenza e vi tirò fuori un braccialetto di pizzo di un intenso color ciano ''Volevo ringrazianrlo per i soldi che mi aveva mandato l'altro giorno, quindi gli ho preso un regalino, giusto un pensierino''. Presto anche Elena li raggiunse e fece loro cenno con la mano di seguirla ''Venite, ragazzi! Non vorrete fare troppo tardi?'', dopo di che tutti e tre montarono in auto e presero l'autostrada per Gainesville, per poi arrivarci solo dopo i soliti quaranta-quarantacinque minuti di percorso. ''Mi raccomando, ragazzi,'' li avvisò la mamma, come al suo solito ''non andate in giro da soli, non comprate le caramelle dagli sconosciuti e non fate arrabbiare i padroni di casa... Ciao ragazzi, tornerò a prendervi verso sera, e se c'è qualche problema basterà che mi facciate una telefonata'' detto questo, li salutò una seconda volta e se ne andò, lasciandoli davanti alla casa di Lucy e Gru. Suonarono il campanello; ''Ciao Ted!'' lo salutò Lucy ''Prego, entrate...'' fece loro segno di varcare la soglia della porta e di dirigersi in soggiorno, dove, una volta che li raggiunse, la donna propose loro di sedersi sul sofà, mentre poggiava una ciotola con dei salatini dentro sul tavolino che si trovava di fronte a loro. ''E lei chi è?'' domandò lei con tono dolce, sorridendo e rivolgendo alla ragazza uno sguardo amichevole; ''Oh, io mi chiamo Audrey'' si presentò ella ''E lei deve essere la signora Lucy, se non sbaglio''; l'altra annuì ''Possiamo darci del tu, se vuoi''. ''Once Ler è in casa?'' domandò Ted, nel bel mezzo delle loro chiacchiere, prima che Lucy rispondesse ''No, mi dispiace. Lo hanno appena chiamato a lavoro in una riunione d'urgenza, dovrebbe tornare tra un paio d'ore... Ma se vuoi possiamo andare a prenderlo quando esce, sai che sorpresa sarà!'' propose lei, ed i due accolsero entusiasti l'idea. Intanto, nell'ufficio di O'Hare... ''L'ho trovato, signore!'' il vice di O'Hare lo raggiunse di corsa, portando con sé una specie di enorme volantino, arrotolato e fermato con un elastico; lo aprì ed andò a mostrarlo all'uomo. ''Perfetto!'' ridacchiò l'altro sotto i baffi, con malizia, mentre mirava l'insegna: un ragazzo... L'immagine raffigurava un ragazzo alto, dai capelli neri e che indossava una suit verde; O'Hare fu stupito da quanto quel disegno assomigliasse ad Once Ler, anche se preferiva pensarla come una coincidenza, ma la cosa che lo colpì più di tutto fu che quel ragazzo aveva in mano... ''Un Thneed!'' esultò, incurante di essere sentito da qualcuno, dato che sarebbe stato impossibile, dal momento che nel suo ufficio c'erano solo lui ed il suo assistente e che la stanza era sonoramente isolata ''Aha!! Lo sapevo, che lo avevo visto da qualche altra parte!'' si mise a fare i salti di gioia ''Aha!! Lo sai questo che significa!?''. ''Significa che...'' l'altro era rimasto piuttsto confuso dal tono con cui pronunciò tale domanda ''Che quel ragazzino ha copiato l'idea di qualcun altro per ottenere il posto e che quindi lei dovrà licenziarlo?''; ''Sì!'' rispose O'Hare distrattamente, per poi correggersi ''Cioè, no! Significa che quei Thneed sono fatti con la chioma degli alberi di truffula. Ora noi 'non conosciamo' il materiale con cui è fatto il Thneed'' spiegò virgolettando con le dita quelle sue parole ''quindi dobbiamo fare in modo che sia Once Ler a dircelo, così avremo anche chi incolpare quando le cose andranno a degradare, e quando le cose andranno a degradare...'' ricominciò a ridacchiare maliziosamente ''La O'Hare Air andrà a riaprire i battenti!''. ''Non credo sia molto onesto, signore...'' il vice di O'Hare sembrava dispiaciuto, ma l'uomo riuscì a fargli cambiare idea ''Quel ragazzo è la nostra miniera d'oro, Rossi! E credo che non ti dispiacerà avere ben la metà dei miei guadagni...''; ''Mi scusi, signore, volevo dire che questa è un'ottima idea!'' ribbatè il trentenne ''Ma come farà a strappargli l'ingrediente segreto del Thneed? Sono quasi tre settimane che ci sta provando, se non mi sbaglio...''; ''Ho provveduto anche a questo...'' aprì uno dei cassetti nascosti sotto la scrivania e vi tirò fuori una bottiglia di vetro ''Il buon vecchio vino rosso del '96, mio caro...'' la mise a posto, per poi fargli segno di uscire dal suo ufficio ''Ed ora va', quel moccioso arriverà a momenti. E...'' aggiunse prima che l'impiegato varcasse l'uscita ''Ricordati di avvisare a casa, da parte mia, che il ragazzo sicuramente farà tardi, oggi'' . Non passarono dieci minuti, che ad entrare nella stanza fu proprio Once Ler: ''Buon giorno, sig. O'Hare'' lo raggiunse e si sedette sulla solita sedia dietro alla scrivania, di fronte a O'Hare ''Mi scusi, signore, ma questa non doveva essere una riunione?''; ''Sì, certo, perché?'' mentì l'uomo, prima che il ragazzò replicò un po' confuso ''Allora dove sono gli altri colleghi? Mi aveva detto che ci sarebbe stato anche qualcun altro''; ''Oh, forse non ti ho ancora detto che io incontro solo un impiegato alla volta'' si affrettò a rispondere l'altro. O'Hare stava facendo di tutto per rendere credibile la scena, dal momento che, in realtà, quella riunione non sarebbe stata altro che una trappola per il ragazzo. ''C'è qualcosa che voleva dirmi, signore?'' domandò Once Ler con un tono di curiosità e timore insieme, per poi sentire come l'uomo iniziò ad adularlo ''Volevo dirti che l'altro giorno ho personalmente visionato gli impianti nuovi che hai installato, e.. Cavolo! Sono una bomba! Le mie congratulazioni! Sapessi come sono felice di avere dalla mia parte una persona brillante (e redditizia) come te!''; quasi subito, nell'ufficio entrò anche la sarta che la settimana prima aveva preso le misure di Once Ler, portando con sé un cilindro nero con una facia verde ed un rivestimento riflettente di plastica attaccato ad una stampella: non appena si ritrovò al fianco di O'Hare, tolse la copertura plastificata per poi rivelare una bellissima suit verde smeraldo ''La suit è pronta, ma ho bisogno di vedere come veste addosso al ragazzo''. ''Nella stanza qui a fianco c'è un camerino; potete andare lì'' indicò la parete alla sinistra della porta, come se stesse mostrando direttamente l'oggetto della questione; ancor prima che il giovane riuscì ad esprimere la sua opinione, venne preso per il braccio e trascinato dalla donna fino ad arrivare nella stanza in questione. Tornò nell'ufficio solo alcuni minuti dopo, una volta indossati gli indumenti portati dalla sarta: la giacca smeraldo presentava delle sottili strisce vertivali che mettevano in risalto la sua altezza e la forma snella, e si prolungava sul retro, fino a formare due code che andavano a coprire le gambe vestite con dei pantaloni neri ed attillati che andavano a terminare con un paio di scarpe nere e lucide, mentre dal collo si vedeva uscire il colletto della camicia bianca; la braccia invece erano quasi interamente coperte da un paio di guanti smeraldo, ed il collo era fascinosamente decorato con una cravatta nera e verde. ''E per un tocco di classe,'' disse orgogliosa lei ''ci sono gli occhiali e l'orologio da tasca ricoperto d'oro'' per poi poggiargli gli occhiali blu brillantinati sul viso ed agganciare alla giacca la catenella a cui era collegato l'orologio e mettere quest'ultimo nella tasca dell'indumento. ''Sono $5000'' riferì con tono fermo, provocando una reazione di disagio nel giovane; ''Io non ho tutti questi soldi!'' disse Once Ler ''Penso che dovrò passare''; ''Non se ne parla!'' replicò l'uomo ''Sei troppo attraente con quella suit, e non ti permetterò di rinunciare ad averla. Posso pagarla io, consideralo un pensierino da un amico''. Dopo che la donna li lasciò di nuovo soli, O'Hare continuò ininterrotto per alcuni minuti, quando seppe che era arrivato il momento cruciale in cui esporre la sua domanda, come per avvissarlo ''Davvero, ottimo lavoro! C'è però ancora una questione di cui vorrei parlarti...'' continuò solo dopo che il ragazzo, pieno di sé per i complimenti, fece un cenno con la testa ''Sai, abbiamo veramente bisogno di sapere con quale materiale è fatto il tuo Thneed...''. A quelle parole, gli occhi del giovane si spalancarono; anche se l'uomo gli poneva quella richiesta quasi ogni giorno, per la bellezza di tre settimane e forse poco più, la reazione del ragazzo era la stessa: il suo sguardo, perso nel vuoto dei suoi pensieri e dei suoi ricordi, mostrava come libro aperto tutta l'ansia e la paura che provava in quel momento. ''M-Mi scusi...'' balbettò con voce tremante ''I-Io... No-Non posso!''. All'ennesimo rifiuto, O'Hare sentì che avrebbe potuto lanciarsi contro di lui e picchiarlo con tutta la sua forza, ma sapeva che doveva avere pazienza, e l'unico pensiero che fu in grado di fermarlo allora era quello dell'immensa fortuna che avrebbe potuto fare sfruttando sia la produzione di Thneed, sia quella di aria pulita. Per di più, a soddisfarlo c'era anche la certezza che il tutto sarebbe andato a carico del ragazzo. Così mostrò ancora una volta quel suo finto sorriso che lo tirava fuori ogni volta da quella situazione quasi imbarazzante e simulò un tono di comprensione e di pazienza come parlò ''Non ti preoccupare... Scusa, è colpa mia. Piuttosto, permettimi di farmi perdonare...'' prese la bottiglia di vino dal cassetto e due bicchieri ''Guarda, che meraviglia... Il vino rosso del '96. Solo in pochi possono godere di privilegi come questo, ragazzo!''; fece per versarne un po' nel bicchiere che nel frattempo Once Ler aveva preso in mano, quando questo glielo impedì ''Scusi, signore, io non bevo''. ''Così mi offendi, sai!?'' O'Hare cercava di tenere sotto controllo quella furia che in lui ribolliva sempre di più ''Dai, soltanto metà del bicchiere, così lo assaggi. Per una goccetta di vino non muore nessuno!'' riempì il calice di vetrò fino a rempirne la metà... Ed anche un po' di più! Il giovane si sentì costretto ad ingerirne tutto il contenuto ''Devo... Devo ammettere che è buono...''; ''Visto!?'' riempì nuovamente il bicchiere del ragazzo, questa volta però per intero, mentre nel suo vi versò solo la metà della capacità, e, vedendo il giovane piuttosto scoraggiato davanti a quella bevanda, scese dalla poltrona e gli andò vicino, per poi avvolgergli un braccio attorno al torace, quasi a rassicurarlo ''Che ti dicevo?''. Once Ler tentò di giustificarsi ''Signore... Mi sta venendo un gran mal di testa... Credo che dovrei smettere'', ma l'uomo insistette ''Ah, ma se il problema è questo, la soluzione è continuare!''; si vedeva che era la prima volta che era la prima volta che il giovane stesse bevendo qualcosa di così forte. Ma, un po' perché si fidava ciecamente di O'Hare, sia un po' per l'improvvisa inebriazione dell'alcool, gli diede retta e fece come gli venne detto. Mandò giù un terzo ed anche un quarto bicchiere, sotto gli occhi divertiti del suo burattinaio, che continuava a rifornire il suo calice. ''Sa- Hic! Che nessuno mi ha mai amato? Hic!'' disse fra ridolini e singhiozzi, il ragazzo, seduto sulla scrivania, a fianco di O'Hare, con le guancie rosse ed infuocate, e la cravatta tutta allargata e libera dalla giacca, andò a sdraiarsi su un fianco e ad appoggiare la testa sulle corte gambe dell'uomo per poi andare ad abbracciarlo ''Ma- Hic! Tu puoi essere il primo... Hic!''. L'uomo scoppiò a ridere, ma cercò di stare al suo gioco ''He he... Credimi, ragazzo, mi piacerebbe, ma poi cosa dico a tua madre?''; ''Ah, a lei- Hic! A lei non importa niente di me- Hic! Mi odia un sacco- Hic! E dice che non valgo niente! Hic! Ti prego- Hic!'' lo supplicò stringendosi ancora di più al petto dell'altro ''Ti prometto- Hic! Che sarò bravissimo! Hic! So anche fare i pancake!''; ''Già... Sono divertenti, i pancakes, non è vero?'' l'uomo era sempre più vicino al suo obbiettivo, poteva quasi sentirne il sapore. ''Oooh, sì! E sono anche buoni- Hic! A Ted piacciono tanto, e scommetto che piaceranno anche a te- Hic!'' Once Ler, preso dagli effetti dell'alcool, continuava a persuaderlo; ''Ted!?'' pensò per un attimo O'Hare, ma subito decise di non darci troppo peso, e domandò al ragazzo ''E, dimmi, lo sai cos'altro è divertente?''; ''Uhm...'' lui esitò un momento ''Oh, ma sì che lo so! Hic! Mi piace tanto quando i barbalotti mi fanno le coccole, e anche quando i citrigni mi fanno il solletico con le loro piume! Hic! Pensi che cinquant'anni fa, quando ero giovane, c'erano anche dei pescetti che mi avevano buttato in un fiume... Hic!''. Sapendo che Once Ler era ubriaco, non fece caso a ciò che gli aveva detto, ma continuò il suo discorso ''Certo, anche quello è molto divertente, ma ti dico io cos'è davvero divertente. Sai, sarebbe molto divertente se mi dicessi con che cosa è fatto il tuo Thneed...''; ''Ma è semplice!'' rispose distrattamente ''Guardi che è fatto con gli alberi di truffula... Sa', la loro- Hic! La loro chioma è coosì soffice... E profuma di latte di farfalla, ma ci pensa!? Hic!''. ''Perfetto!!'' fu allora che O'Hare iniziò a ridere follemente, ricambiando l'abbraccio per la felicità ''Bravo! Bravo!! Sei proprio un bravo ragazzo!''; Once Ler si sentì appagato ''E lei lo sa cosa si merita un ragazzo bravo come me?'', prima che l'uomo domandò ''No, cosa?''; ''Un bacetto...'' rispose allora lui ''Proprio qui...'' indicandosi con il dito sulla guancia; fu allora che O'Hare volle accontentarlo e, per l'accitazione, tornò ad abbracciarlo. ''Allora- Hic! Posso venire a casa sua...?'' chiese il ragazzo con tono prezioso, ma l'uomo prima rispose che ne avrebbero parlato due giorni dopo (gli concesse un giorno di riposo), e poi, dopo altre ed altre chiacchere, lo mandò a casa che era quasi notte: ''Ora torna a casa e goditi la serata libera... Anzi, ripensandoci, raggiungi la tua collega, la segretaria, al piano terra e dille di chiamare qualcuno che ti venga a prendere... E cerca di non cadere mentre scendi le scale, che potresti farti veramente del male... Ci vediamo martedì''. Una volta giunto al pian terreno, si avvicinò alla vetrina che si trovava vicino all'uscita vi ci strusciò contro, attirando inevitabilmente l'attenzione dell'impiegata ''Mi scusi, signorina- Hic! Non è che può telefonare il mio amico Teddy? Hic!''; l'altra, rimasta piuttosto disgustata dal suo collega, con tono di sufficienza gli chiese il numero telefonico. ''Oh, sì, certo! Hic! Aspetti solo un attimo...'' il ragazzo si sfilò il guanto sinistro e cercò di leggere il numero che si era appuntato sul polso per cercare di memorizzarlo ''Allora... Tre... Questo cos'è... Oh, un unicorno vale come numero?''; la donna dall'altra parte del vetro era piuttosto divertita da quanto Once Ler fosse rimasto carino nonostante fosse brillo ''Ok, ho capito... Fammi vedere il braccio, così lo vedo''. Così fecero, e lei riuscì a telefonare il ragazzino; ''Pronto?'' ''Buon giorno, qui la O'Hare Industries. La chiediamo se può cortesemente dare un passaggio al signor Once Ler fino casa'' ''Finalmente! Posso chiedere perché ci ha messo così tanto?'' ''Mi spiace, non sono a conoscenza del motivo'' ''D'accordo... Grazie per la telefonata, ora arriviamo. Arrivederci!''. Durante l'attesa, il ragazzo andò a distendersi sulle sedie vicino all'uscita, ma non passarono più di dieci minuti, prima che Lucy, Ted ed Audrey si fecero vivi ed entrarono nell'edificio, dove sembrarono tutti e tre essere rimasti piuttosto sorpresi nel trovare il ragazzo in quello stato; questo tentò di mettersi in piedi e di corrergli incontro, ma cadde come gli sembrava che il pavimento si muovesse violentemente. Allora i tre lo raggiunsero e lo aiutarono a rimettersi in piedi e a camminare fino a raggiungere l'auto di Lucy: Ted lo prese per un braccio, ed Audrey per l'altro, entrambi abbastanza disgustati dal forte odore del vino. Dentro l'auto, Lucy ed Audrey si sedettero sui posti davanti; dietro, Ted doveva tenere conto all'inebriazione di Once Ler: ''Sai che mi hanno- Hic! Mi hanno fatto le coccole!?'' il ragazzo si sdraiò addosso all'altro ''E poi mi hanno anche dato un bacetto! Hic! Nessuno lo aveva mai fatto con me! Nemmeno tu... Hic!'' facendo modo che Ted ebbe sempre più imbarazzo, mentre le due di davanti non fecero altro che ridere per tutto il tragitto ''Viva l'innocenza... Ma dimmi, quanto hai bevuto, esattamente?''. ''Ah, non mi ricordo... Hic! Però il vino era buonissimo! Pensa che il sig.O'Hare me ne ha fatto bere un sacco nonostante fosse molto pregiato- Hic! Che gentile! Abbiamo anche finito la bottiglia...''; ''Oncie, credo che l'abbia bevuto tutto quanto tu, il vino...'' il ragazzino liberò la testa di Once Ler dal cappello e, forse per pietà, iniziò ad accarezzare la sua folta chioma ''Sei proprio un bambinetto, sai?'' e l'altro rispose ''Sì, ma uno di quelli bravi!''



ANGOLINO: Zalfe a tutten! (← saluto tedesco inventato da me) Se siete arrivati fin qua... Bravi, siete stati proprio dei bravi bambini! *clap clap* (come Oncie... °W°) Sì, questo è quello che io chiamo 'un-capitolo-lungo-lungo-lungo', e quella, invece, è l'innocienza di quelle persone pervertite come me che si va a far benedire XD (no, scherzo... forse). Bene, che c'è da dire? Boh, credo nulla di particolare. Aaalloraaa... Oncie è stato fregato da quel coso basso, brutto e cattivo che io mi permetto di chiamare O'Hare. Ma Oncie se ne rende conto?

A- Sì, allora lui cerca di sabotare i piani di O'Hare;

B- Sì, e viene licenziato per questo;

C- No, nemmeno quando torna 'cosciente', perché O'hare gli tiene segreto il fatto che conosca l'ingrdiente segreto, ma lo scoprirà solo più avanti.

E con questo, vi lascio. Baci, Alex <3



PS: Vi va bene se continuo a fare capitoli di questa lunghezza? (ha ha... lunghezza XD) Solo per capire... Grazie in anticipo

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Capitolo 11
*** 'Io non mi fiderei' ***


~~''Ah...'' si portò una mano alla fronte dolorante, scottava; nella sua mente, solo confusione e domande: perché mi sento così male? Come mai non ricordo più niente di cosa ho fatto ieri? Cos'è successo? Era sdraiato, quando si accorse di avere un lieve peso sulle gambe, e si mise seduto per poi gridare ''Ah!! Che.. Che cosa ci fai qui!?''; ''Ti faccio compagnia'' rispose ridendo la piccola Agnes, che era seduta sul bacino del ragazzo. Questo non disse niente, ma stette in silenzio, a guardarsi attorno, cercando di capire cosa stava succedendo: ''Ok... Sono in camera mia...'' disse poi ad un certo punto ''Tu sai dirmi cosa è successo ieri da quando me ne sono andato?''. ''Sì! Allora, la mamma ha portato me, Edith e Margo a lezione di danza, perché tra pochi giorni facciamo il saggio!'' raccontò la bambina, prima di essere interrotta ''Scusa... Non era quello che intendevo. La mamma dov'è?''; ''In cucina'' lei indicò la porta come per indicare la posizione dell'oggetto della discussione, liberando le gambe di Once Ler ''Vuoi che ti accompagno?''. L'altro cercò di scendere dal letto, ma le energie sembrarono abbandonarlo come cercò di mettersi in piedi, e cadde sul pavimento, attirando l'attenzione della bambinetta: ''Ti sei fatto male?''. ''Non preoccuparti,'' si rimise in piedi ''non è niente. Sono solo stanco'', dopo di che scese lentamente e a fatica le scale, una volta uscito dalla sua camera, seguito da Agnes fino ad arrivare alla cucina. Fu allora che, non appena si accorse della loro presenza, Lucy li salutò, restando voltata verso i fornelli sui quali il pranzo era già a cuocere in pentola, ed ironicamente chiese  ''Sveglio di buon'ora oggi, eh?''; questa poi gli si avvicinò e si preoccupò non appena notò come il ragazzo si reggeva in piedi a fatica,  tremando e traballando un po', con gli occhi stanchi e lucidi, evidentemente forzati a rimanere aperti, e il viso che era un contrasto fra le guancie ed il naso arrossati e la fronte pallidissima: ''Once Ler, ti senti bene?'' chiese mettendogli una mano sulla fronte, scostando i capelli che sembravano unti ''Oh dio, sei bollente! Tu torna in camera, io ti raggiungo subito''. Lui, senza riferire alcuna parola, fece come gli venne ordinato; non ci volle molto, da quando si rimise sotto le coperte del suo letto, che si vide arrivare la donna nella stanza portando con sé un termometro: ''Apri la bocca...'' disse, prima di infilarvi lo strumento e di ritirarlo non appena sentì un beep ''39 e cinque...'' lesse sul piccolo schermo dell'oggetto ''Credo che oggi tu non possa andare da nessuna parte. Faresti meglio a rimanere qui a letto, se non vuoi che la tua febbre peggiori. Tu cerca di riposarti, se poi c'è qualche problema basta che mi chiami'', poi lo lasciò e se ne tornò in cucina. Lui però non ce la faceva proprio ad addormentarsi. La testa gli faceva troppo male. Si guardò attorno per cercare qualcosa con cui intrattenersi, ma non trovò null'altro che mobili di legno vuoti (ad eccezione di un piccolo armadio nel quale aveva riposto tutti i suoi possedimenti) ed alcune coperte colorate piegate su una sedia;. Allora non fece altro che guardare il soffitto, cercando di ricordare finché, un paio d'ore dopo, non sentì qualcuno arrivare: ''Permesso...'' Margo aprì la porta con una spalla, prima di entrare nella stanza e poggiare alcuni libri sulla sedia libera che si trovava proprio di fianco al letto. Il ragazzo, incuriosito, si mise a sedere allargandosi il fastidioso colletto della camicia bianca ''Che cosa sono?''; ''Sono i romanzi preferiti della mamma, mi ha detto di portarteli'' lei li prese in mano, poi si sedette vicino ad Once Ler, ed uno ad uno li analizzò ''Viaggio al centro della Terra... L'isola del tesoro... E I viaggi di Gulliver'' per poi riporli nuovamente sulla seggiola di legno scuro. ''Hai bisogno di qualcosa?'' chiese lei, prima che lui le facesse segno di allontanarsi ''Faresti meglio a starmi lontano... Non vorrei infettarti''; ''Ok'' Margo si alzò e si diresse verso l'uscita della stanza, quando l'altro la fermò: ''Aspetta!'' mentre la ragazzina fece per voltarsi, lui sentiva il viso che iniziava ad arrossire ''Non è che... Avreste dei ferri e della lana?''. ''Come?'' ella chiese di ripetere, convinta di aver capito male la domanda, e le guance del ragazzo avvamparono ancor di più come questo chiese nuovamente se in casa avessero il necessario per lavorare la maglia; lei allora fece una smorfia, stranita, ma senza volerci pensare più di tanto uscì dalla stanza, per poi tornarci un paio di minuti più tardi, dopo aver parlato con Lucy, a dare una risposta negativa ed abbandonare nuovamente la camera. A questo punto, il ragazzo non potè fare altro che prendere uno dei tre libri ed iniziare a leggerlo. A lui non erano mai piaciuti i romanzi d'avventura, comunque, specialmente ora che è adulto. Gli ricordavano della sua terribile infanzia. Gli ricordavano di quando, da piccolo, uno dei suoi più grandi desideri era quello di esplorare il mondo, che era reso impossibile dalla povera situazione economica della sua famiglia. A dire il vero, i soldi per viaggiare c'erano, ma la madre non avrebbe mai accontentato la sua piccola ma grande richiesta. No, lei i soldi li voleva tutti per sé e, dal momento che il padre dei ragazzi li aveva tristemente abbandonati al loro destino, non aveva nessuno che glielo impedisse. In più, ogni volta che ci pensava, nella sua mente affioravano anche i mille ricordi di quanto i suoi fratelli lo avessero picchiato, ridicolizzato, preso in giro... Ma nonostante questo, gli mancavano comunque. Non sapeva spiegarsene il motivo, e questo lo faceva quasi impazzire. Non voleva pensarci. Davvero non ce la faceva più. Chiuse il romanzo e lo ripose insieme agli altri, poi si tolse i guanti e la giacca, prima di sciogliere il nodo della cravatta che, sdraiandosi sul letto, si era stretta attorno al suo collo lasciando nuomerosi segni porporei, che si aggiunsero a quelli già presenti dalla notte passata, e posizionò il tutto sulla stessa sedia sulla quale si trovavano le novelle; anche le braccia erano piene di segni quasi viola, talmente scuri che Once Ler riuscì a notarli nonostante ci fossero le lunghe maniche bianche della sua camicia a coprirli. Poi si distese e cercò di rilassarsi. Avrebbe voluto dormire, ma era ormai quasi un mese che non ce la faceva. Sentiva e vedeva i suoi occhi circondati da occhiaie che diventavano via via più marcate, come il tempo passava. Era la paura. Non passava, non era mai passata. Ma cercava di tranquillizarsi: ''Non succederà niente... Non finché io terrò segreti ed al sicuro gli alberi di truffula'' pensava, cercava di convincersi con quelle sue parole ''Davvero non capisco perché mi preoccupo così tanto per qualcosa che non potrà mai accadere. In fondo, sono sicuro che il sig. O'Hare non sarebbe mai capace di strapparmi ciò che vuole, almeno non senza il mio consenso. Non accadrà una seconda volta; mi sto creando problemi che non esistono''. Intanto, a differenza di ciò di cui era convinto Once Ler, quell'avido uomo d'affari qual era O'Hare, era già pronto a mandare tutte le sue braccia da lavoro nella foresta di truffula al di fuori di Greenville, con i furgoni della sua industria, ad abbattere gli alberi e a portarli nella fabbrica dove sarebbero presto stati sottoposti a migliaia di piccoli trattamenti e lavorazioni per poi diventare null'altro che un Thneed; ''Colui o colei che contribuirà maggiormente ai rifornimenti del materiale,'' li persuadeva O'Hare ''otterrà una magnifica promozione a fine mese!''. Once Ler tornò a lavoro solo una settimana dopo; quel giorno fu chiamato ancora una volta nell'ufficio dell'uomo: ''La prego di perdonarmi se non ho potuto avvertirla!'' cercò di giustificarsi agitatamente il ragazzo ''L-Le giuro che non era mia intenzione mancare a lavoro!''. ''Non è per questo che ti ho chiamato, ragazzo, tranquillati. Volevo parlarti del tuo Thneed'' volle rassicurarlo l'uomo, provocando però l'effetto contrario ''Sai, la mia azienda non può rimanere ferma, se non si vuol fallire. È per questo che ho dato il via alla produzione: dal momento che non vuoi dirmi qual è il materiale da usare, abbiamo deciso di utilizzare un tipo molto particolare di tessuto, estratto dai fili di lana'' egli notò subito che Once Ler assunse un'espressione molto meno preoccupata ''Però, devo chiederti di non accedere ai sotterranei''. L'altro allora chiese il motivo di tale divieto, così lui rispose che ''Ora che gli impianti per la fabbricazione del Thneed sono in azione, i sotterranei sono diventati un posto al quanto pericoloso, e non voglio che tu ti faccia del male!''; detto ciò, lo congedò e gli ordinò di tornare alla sua postazione di lavoro. Di lì a pochi mesi, il Thneed diventò un successone a Gainesville: i negozi della città richiedevano rifornimenti in continuazione, tutti gli abitanti ne volevano uno, le vendite erano alle stelle. Ogni giorno venivano prodotti Thneed in quantità tanto grandi, che la parola 'enormi' non basta a rendere l'idea; e, come crescevano le vendite, lo stesso facevano i guadagni. Ma, mentre il reddito del ragazzo aumentava progressivamente, le sue energie sembravano lasciarlo sempre di più, come se qualcosa o qualcuno gliele stesse prosciugando, e la cosa che lo spaventava di più era che non ne conosceva nemmeno il motivo. Lui però non volle parlarne con nessuno, ed il tempo passava. Il suo reddito ora era abbastanza alto da permettergli finalmente di 'comprarsi una vita tutta sua': già da tempo era andato nella migliore agenzia immobiliare ed investì ben metà del suo immenso capitale nella costruzione di una meravigliosa villa al di fuori della città. ''Vi ringrazio moltissimo per la vostra ospitalità'' disse Once Ler, una mattina, nell'ingresso della casa di Lucy e Gru mentre prese in una mano una valigia, più grande di quella con cui era arrivato la prima volta, che si trovava ai suoi piedi, mentre con l'altra reggeva il suo cappello nero ''Senza il vostro aiuto davvero non ce l'avrei mai fatta ad arrivare fino a questo punto... Grazie ancora di tutto!'' li salutò ''Prometto che verrò a farvi visita, qualche volta'' ed abbandonò l'abitazione per poi mettersi il cilindro in testa ed iniziare a camminare verso la sua nuova casa, approfittando dell'occasione per fare una veloce passeggiata attraverso l'intera città fino a giungere al confine di questa e trovarsi di fronte al suo obbiettivo. Era una cosa immensa e meravigliosa: da fuori, le mura erano rivestite di una vernice lucida e coprente che faceva quasi riflettere la luce del sole, dando una sensazione di divina brillantezza. La casa, che aveva tre piani, era largamente circondata da una bassa recinzione di pietra, che per qualche motivo ricordava ad Once Ler quei rari momenti felici della sua infanzia, all'interno delle quali si trovava anche un gradevole giardino decorato sfarzosamente con con panchine di metallo dal colore argenteo, un paio di statue di marmo, e soprattutto migliaia di piccoli ma meravigliosi fiori. Invece gli interni, a differenza dell'aspetto solidare e radiante di ciò che era all'esterno, esprimevano un gusto raffinato e superiore all'ordinario, con le pareti alte e vestite di verde, come il ragazzo, che presentavano enormi finestre, gli arredi che spesso e volentieri presentavano parti rivestite d'oro, e tantissimi quadri erano presenti in ogni dove. Il tutto, notò lui, era preaticamente uguale allo stile proposto per la sua prima vera villa, quella che si fece costruire vicino alla sua fabbrica, quando il Thneed era ancora un'invenzione tutta nuova e mai vista prima; specialmente il terzo piano, era quasi identico all'ufficio della prima casa: l'enorme scrivania circolare al centro della stanza occupava quasi tutto lo spazio presente, con la poltrona rossa dai contorni d'oro che per poco non arriva a toccare il soffitto, e la terrazza che si affacciava sulla città innevata, collegata alla stanza attraverso finestre che erano grandi quanto l'intera parete dell'ufficio a cui la terrazza era adiacente. Il che, all'inizio, faceva tornare nel cuore del ragazzo il timore che il terribile disastro che causò precedentemente si ripetesse, ma poi si convinse una volta per tutte che ''È impossibile... E poi, non c'è nulla di male in questo; in fondo, sto soltando creando la mia economia''; era quasi stanco di doversi ripetere queste parole ogni volta che c'era qualcosa a ricordargli di questo suo errore (e la cosa, ad essere sinceri, accadeva molto più spesso di quanto si possa pensare). Ad ogni modo, ora che aveva anche comprato un'auto lussuosa ed un telefono, volle invitare a casa sua Ted ed Audrey: ''Pronto, Ted? Ciao, sono io, Once Ler!'' lo chiamò lui. ''Once Ler? Oh, ciao! Finalmente ti sei deciso a prendere un telefono!'' - ''Come stai?'' - ''Bene, grazie, e tu?'' - ''Stupendamente, direi! Sai, ho fatto fortuna qui! Ora ho una casa tutta mia! Che ne dici se un giorno di questi mi veniste a fare visita, tu ed Audrey?'' - ''Sarebbe fantastico! È da tanto che non ci vediamo, e poi questo periodo sarebbe perfetto, dato che sia io che lei siamo a casa da scuola. C'è ancora un piccolo problema, però: mia mamma ha la macchina in riparazione dal meccanico...'' - ''Non ti preocchupare, se vuoi posso darvi un passaggio io: ho preso l'auto giusto qualche giorno fa'' - ''Oh, ok allora... Facciamo per domani?'' - ''Andata''. Quella giornata agli inizi di gennaio passò velocemente e fu così che, il pomeriggio seguente, non appena tornò da lavoro, Once Ler raggiunse la casa di Ted, in Greenville; intanto, nell'abitazione, il ragazzino stava aspettando con Audrey il suo arrivo finché, verso le due, non si sentì suonare il campanello. ''Vado io!'' annunciò Ted, prima di dirigersi verso l'entrata della casa, per poi aprire la porta mentre la ragazza lo raggiungeva; i due salutarono la figura snella e ben vestita, prima di lasciare l'abitazione per antrare nell'auto bianca di questa. ''Allora,'' disse Ted ridacchiando, mentre Once Ler guidava in modo piuttosto inesperto il veicolo ''tu non usi spesso l'auto, non è vero?'', prima che il ragazzo rispose sinceramente che ''Di solito è uno dei miei assistenti a guidare, a dire il vero... Ma oggi ho voluto guidare io. A proposito, come sta andando al liceo?''; ''Bene, grazie'' ''È più difficile del previsto, ma si può fare'' risposero Audrey e Ted. ''Come mai sei arrivato così tardi?'' domandò poi la ragazza, guardando l'orologio digitale dell'automobile; il ragazzo allora rispose ''Ho dovuto fare un turno di lavoro più lungo di quanto pensassi, mi dispiace''. Tra le loro chiacchiere, il tempo passava veloce, e presto i tre si trovarono davanti all'entrata della recinzione di pietra, prima di attraversare il ricco giardino con ammirazione, e di entrare nella casa. ''Wow'' fu l'unica parola che Ted ed Audrey riuscirono a dire, presi dal fascino che si trovava ovunque: nelle decorazioni, sui mobili, dietro ogni angolo... Come prima cosa, il ragazzo mostrò loro ogni singola stanza, dopo di che li fece accomodare nel suo lussuoso ufficio: mentre i due si spartivano l'enorme poltrona rossa, l'altro era seduto davanti a questi, sulla scrivania; e si raccontavano tutto ciò che non erano riusciti a raccontarsi fino a quel momento. ''Questo è per voi...'' ad un certo punto, Once Ler prese una scatola larga e schiacciata e la porse ad Audrey ''Non ho potuto festeggiare il Natale con voi, ma ho voluto farvi comunque un pensierino''; la ragazza tolse il coperchio e lo mise sul tavolo, per poi tirare fuori dal contenitore un Thneed ''Spero che vi piacciano... Ne ho preso uno per ciascuno''. Anche Ted ne prese uno, lasciando la scatola vuota, per poi guardare sospettoso il ragazzo di fronte a loro, quasi a fulminarlo con lo sguardo ''Ma... Questi non sono prodotti con la chioma degli alberi...?''. Once Ler allora ne approfittò per parlar loro del suo lavoro, per evitare che questi lo fraintendessero ''Sapete, fin da quando sono arrivato in questa città, ho puntato gli occhi sulla O'Hare Industries, dove attualmente lavoro, ma per entrare a far parte di questa compagnia avevo bisogno di portare un progetto all'altezza del capo dell'azienda, il sig. O'Hare'' riconoscendo il nome di O'Hare, Audrey e Ted si scambiarono un'occhiata d'intesa, preoccupati, ma non si azzardarono ad interrompere il discorso del giovane ''Però nessuno dei progetti che avevo l'intenzione di proporre è stato di suo gradimento, ed io avevo davvero bisogno di ottenere quel posto, quindi sono stato costretto a presentargli il mio Thneed e mi hanno assunto... Però non ho mai rivelato quale fosse in realtà il materiale con cui è fatto, così l'industria li sta fabbricando con un estratto di lana!''. I due non vollero dimostrare il disagio che in loro stava lentamente crescendo, così cercarono di nasconderlo avvolgendo al collo il loro regalo e fingendosi felici di essere di nuovo con Once Ler a parlare, come una volta (non che non lo fossero, comunque). ''Se fossi in te, Once Ler'' disse Ted, lanciandogli un'occhiata amichevole con l'intento di ispirargli fiducia ''terrei gli occhi fissi su quell'O'Hare... Non mi fiderei così tanto''; ''Once Ler, credimi,'' aggiunse poi l'altra ''lui è un uomo che non si fermerà davanti a nulla, pur di ottenere ciò che vuole''. La sera non si fece aspettare, ed al suo arrivo, i ragazzi si fecero riaccompagnare fino casa loro a Greenville. ''Guardati le spalle, Once Ler''.

 


ANGOLINO: Prego, da questa parte... Perfetto, eccoci qua. Questa, ragazzi, è quella palude cattiva, viscosa e piena di sorprese che a me piace chiamare 'punto bianco di una storia'. Sì, lo state leggendo proprio adesso... O meglio avete finito di leggere una parte di esso. Sapete, quando si inventa una fanfiction, è sempre la stessa storia: prima si fa il solito 'piano in cinque punti' e poi quando si scrive la bella copia si creano i collegamenti fra i punti (esatto, proprio come facevamo da piccoli con quei giochini che ci facevano fare alle elementari, quando dovevamo collegare i puntini numerati, scoprire di che disegno si tratta e colorarlo in modo da farlo sembrare un Michelangelo XD); spesso i collegamenti sono piuttosto immediati, ma ci sono volte in cui bisogna ragionarci su, facendo attenzione a mantenere sempre e comunque quel filo logico che fa sì che la storia funzioni. Questa cosa mi mette in crisi... E non è la prima volta. Nell'altra fic, mi ci sono ritrovata spesso, ma ancora devo farci l'abitudine... Ma poi dico, starete sicuramente pensando qualcosa come 'Ma sapessi quanto mi frega dei tuoi problemi da mezza disturbata mentale' o qualcosa del genere insomma XD Per questo, devo lasciarvi... Già, senza la domanda. Sono a corto di fantasia. (ce ne vuole più di quanto possiate pensare XD) Ok.. ciao. Baci, Alex <3

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Capitolo 12
*** Verità, dove sei? ***


~~E passarono giorni; settimane; mesi. E quell'inspiegabile malore di Once Ler cresceva a passo di danza con il tempo. Arrivò presto anche la primavera; dopo un breve periodo iniziale di piogge, le giornate a Greenville non potevano essere migliori. E una mattina, durante la ricreazione, al liceo, a Ted ed Audrey capitò di incontrarsi in uno dei corridoi della loro scuola. ''Hey, Audrey!'' la chiamò il ragazzino da alcuni metri di distanza, mentre si affrettò a raggiungerla; ''Oh, ciao Ted!'' ricambiò il saluto con la mano, prima di andargli incontro sorridendo ''Che bello incontrarti qui''. ''Idem. Volevo chiederti se oggi ti va di fare una passeggiata. Stavo pensando di andare alla foresta di truffula, così possiamo studiare lì, insieme'' la persuase Ted, notando che il sorriso della ragazza andava rapidamente ingrandendosi: ''Sarebbe stupendo! È da un sacco di tempo che non ci vado!''; ''Anche io! Pensa che-'' rispose felice lui, finché la campanella non li interruppe ''Allora ci vediamo alle tre a casa mia!'' aggiunse lui poi mentre correva verso la sua aula, che si trovava dalla parte opposta del lungo corridoio. Allora quel giorno, non appena tornato da scuola, mangiò un paninetto al volo e si affrettò a preparare la sua tracolla verde, mettendoci dentro tutti i libri sui quali doveva studiare, per poi non dover attendere molto prima che anche Audrey lo raggiungesse. I due montarono assieme sul motorino e si diressero verso il centro della città per prendere qualcosa da stuzzicare nel pomeriggio, e prendendo la stradina, ormai ben costruita, che portava fuori dalla cittadina, arrivarono nella valle in men che non si dica... Ma ci fu qualcun altro ad arrivare prima di loro. Il cielo che si trovava al di sopra della foresta, non era cristallino come avrebbe dovuto: sembrava... Più spento. Ma quello che li preoccupò di più, era che c'erano una dozzina di camion parcheggiati tutt'attorno a loro, mentre alcune persone stavano abbattendo gli alberi. Scrutarono in lotananza Lorax che stava cercando di rassicurare gli animali: lo raggiunsero. ''Che sta succedendo, qui!?'' domandò Ted, e Lorax rispose che ''Sono mesi che sono qui. Arrivano una volta a settimana e portano via gli alberi. Ho provato a fermarli, ma è stato tutto inutile''. Ted iniziò a farsi qualche sospetto, ed Audrey lo poteva leggere nei suoi occhi irritati, come un libro aperto; ''Provo a parlarci io, ora...'' il ragazzino, seguito dall'amica, si diresse verso uno degli operai, ignorando il rumore sempre più fastidioso della motosega in azione. ''Hey!'' egli richiamò l'attenzione dell'uomo, che subito spense l'arnese e si tolse gli occhialini protettivi dagli occhi, mentre Audrey si allontanò da loro; ''Salve, ragazzino'' lo salutò questo ''C'è qualche problema?''. ''Perché state abbattendo gli alberi!?'' nella voce di Ted si percepiva sconvilgimento e, doveva ammetterlo, anche dell'ira. ''Mi spiace, piccolo, ma questo è il nostro lavoro; siamo obbligati a far questo, se vogliamo sfamare le nostre famiglie'' spiegò l'impiegato, cercando di calmare in qualche modo il ragazzino, che domandò poi tentando di mantenere un tono più tranquillo ''Bene... Per CHI lavorate, allora?''. ''Per il signor Once Ler. Ed ora, con permesso...'' rispose quasi infastidito l'altro, rimettendosi poi a lavoro mentre Ted si allontanò furioso da quest'ultimo per dirigersi da Audrey; ''Lo sapevo...!'' disse con rabbia e delusione ''Lo sapevo che sarebbe successo! Perché Once Ler non è cambiato di una virgola!''. La ragazza gli afferrò le braccia, tremanti, cercando di tranquillizzarlo ''Suvvia, Ted, sappiamo entrambi che Oncie è diverso. Non sarebbe capace di fare qualcosa del genere'', ma il ragazzino protestò e riuscì a liberarsi con uno strattone ''No!! Lui non è diverso! Ci ha mentito, Audrey, cerca di capirlo!''; Ted corse in direzione del suo motorino più veloce che potè, e vi ci montò sopra prima che l'amica potesse raggiungerlo, la quale in una stretta lontananza gli domandò dove stesse andando; ''Di' a mia madre di non aspettarmi per cena'' furono le uniche parole che uscirono dalle labbra del quattordicenne, prima che questo partisse. Lei lo rincorse, consapevole di non poterlo raggiungere, e presto ne perse il contatto visivo; ''E se...'' pensò lei, prima di tirare fuori dalla sua borsa gialla il suo telefono cellulare per scrivere un messaggio. In quello stesso istante, appena al di fuori di Gainesville, Once Ler era appena tornato a casa dopo un'altra giornata lavorativa (questa volta aveva avuto un turno di mattina). Dopo una doccia veloce, si vestì alla meglio, con una camicia bianca ed un paio di pantaloni neri e le solite scarpe nere e lucide, ed andò in una delle stanze che si trovavano al secondo piano, quella più grande, per poi distendersi su uno dei quattro divani che erano disposti l'uno di fronte all'altro, a quadrato praticamente, al centro del quale si trovava un grande vaso alto non più di trenta centimetri nel quale erano piantate molte piante basse decorate da alcuni fiori azzurri e viola. Era una stanza in stile romano, un'imitazione di quelle che si trovavano nelle case di tutti gli esponenti più alti della popolazione al tempo dell'antico Impero Romano; e lui l'adorava, adorava quella serenità che trasmetteva, quella serenità di cui aveva bisogno proprio in quel preciso istante. La stanza era fornita di un'illuminazione eccezionale, con la luce chiara e brillante del sole che entrava dalle grandi finestre, e di un sublime profumo floreale, data la perfetta combinazione dei tipi di vegetazione presente anche tutt'attorno alle pareti. Non passarono dieci minuti, che nella stanza entrò una donna, una degli aiutanti che il ragazzo assunse, dato il suo poco tempo libero, per assicurarsi che la casa rimanesse in ordine e, perché no, per non farlo sentire troppo solo. Questa lo raggiunse portando con sé un vassoio d'argento con sopra un bicchiere d'acqua, un cucchiaino di metallo ed una bustina, ed il che fece insospettire il giovane: ''Cos'è, Anna?'' domandò curioso, prima che ella rispondesse ''Abbiamo tutti notato che la sua salute non è proprio ottimale, e sta progressivamente peggiorando, così ho pensato di portarle delle vitamine, che magari poi si sentirà meglio''. ''Grazie mille...'' lui strappò la carta della bustina da un'estremità e versò il contenuto nel bicchiere pieno d'acqua, e mescolò con il cucchiaino prima di mandare giù tutto d'un fiato. Dopo di che il ragazzo ripose il tutto sul piatto lucente e congedò l'aiutante. Ora andava un po' meglio, effettivamente. Un po'. Ma quel fastidio che martellava nella sua testa era ancora lì, e non sarebbe voluto andarsene. ''Mister Once Ler, Mister Once Ler!'' a raggiungerlo questa volta era un uomo sulla quarantina, elegantemente vestito con una larga camicia bianca ed un paio di pantaloni neri, che gli mostrò un cellulare ''Il suo telefono, l'ha lasciato nel suo ufficio. Le è arrivato un messaggio...''. Once Ler lo prese; inserì il codice di sblocco; andò sulla finestra dei messaggi e lesse un nome, evideziato con un colore azzurro acceso rispetto agli altri sullo sfondo nero: Audrey. Audrey gli aveva inviato un SMS? Lo aprì e lo lesse: -Ciao Once Ler, oggi io e Ted siamo andati a fare una passeggiata nella foresta di truffula perché, sai, è da tanto che non ci andavamo e poi volevamo andare a studiare in un posto tranquillo... Ma non è questo che volevo dirti. Il punto è che abbiamo trovato alcuni uomini che stavano abbattendo gli alberi! E nemmeno Lorax è riuscito a fermarli! Hanno detto di lavorare per te... Io non ci ho creduto, ma Ted è andato su tutte le furie, e sta arrivando da te. Non ho potuto calmarlo, se n'è andato senza lasciarmi nemmeno il tempo di parlargli. Spero che riuscirai a farlo ragionare... Audrey-. Gli occhi del ragazzo si spalancarono. Ora tutto era più chiaro: perché l'accesso ai sotterranei gli era stato da tempo negato, perché i suoi colleghi sembravano prenderlo in giro... Perché O'Hare sembrava prenderlo in giro. Tutto aveva un senso, ormai. ''Io vado a lavoro... Tu chiama la polizia'' furono le uniche parole che riuscirono a fuggire dalla bocca del ragazzo, prima che questo si ritrovasse a prendere la sua giacca verde e ad entrare nella sua auto per poi riferire la meta prevista al suo autista. Pochi minuti passarono, e subito si ritrovò davanti all'ingresso della O'Hare Industries: entrò con passo pesante senza avvertire né chiederne il permesso, e si presentò nell'ufficio del suo superiore, il quale era preso in una telefonata. O'Hare, che intanto stava ammirando il panorama sul quale si affacciava la finestra del suo ufficio, si accorse quasi subito della presenza del giovane, e si voltò per rivolgergli uno sguardo. ''Ok.. Mi perdoni Madame, ora devo proprio salutarla. Ci sentiamo più tardi, arrivederci!'' l'uomo fece per chiudere la sua chiacchierata come poggiò il telefono al suo posto, sulla scrivania, per poi salutare l'ospite indesiderato: ''Ehy, Once Ler! Come mai da queste parti?'' vedendolo diverso dal solito, gli corse incontro e gli diede delle pacche sulla schiena. ''Pensavo che avessi finito di lavorare, oggi! Cos'è, un altro scherzo della segretaria?'' ridacchiò lui, prima che Once Ler lo spingesse via, con un movimento rapido e violento delle braccia, e che gli urlasse contro ''La smetta, O'Hare! La smetta di prendermi in giro!''. L'uomo era rimasto a terra, dov'era caduto, a fissarlo con sorpresa mentre il ragazzo continuava il suo discorso: ''Ho scoperto tutto, sa!? Sta abbattendo gli alberi per produrre i Thneed!''; non passarono troppi minuti, che si sentì in lontananza il rumore di una sirena che si stava avvicinando sempre di più, e presto nella stanza piombarono alcuni uomini con delle divise blu ed un distintivo d'oro: ''Polizia di Gainesville, è stato segnalato un codice rosso'' disse uno di questi mostrando la propria tessera con sopra il nome, il cognome e l'emblema del corpo di polizia provinciale, senza accorgersi che O'Hare, infilandosi una mano nella giacca, riuscì a dare un segnale con un qualche strano dispositivo tascabile. ''E' stato lui! Lui ha abbattuto gli alberi!'' Once Ler puntò il dito contro il basso uomo d'affari, prima che, da dietro la barriera che i poliziotti avevano formato davanti alla porta per far sì che nessuno dei due evadesse, spuntarono due robusti bodyguard vestiti di nero e che superando il blocco andarono al fianco di O'Hare, che iniziò a parlare con un'espressione di astuzia: ''Mi creda, signore, io non ne sapevo nulla a riguardo... Ma credo che il ragazzo qui presente, sì...''. Al solo schiocco delle sua dita, uno dei suoi assistenti prese una cassetta e, non appena premette un tasto rosso sul lato dell'oggetto, nella stanza si sentì rimbombare la voce di Once Ler: ''Oh, ma è semplice! Guardi che è fatto con gli alberi di truffula... Sa', la loro chioma è coosì soffice... E profuma di latte di farfalla, ma ci pensa!?''; ''Che le dicevo, agente!?'' O'Hare cominciò a ridacchiare maliziosamente ''Io gli avevo detto di no, ma lui non l'ha presa molto bene. Sospettavo che il ragazzo mi stesse nascondendo qualcosa, ma non sapevo che fosse qualcosa del genere! E pensare che l'ho scoperto solo l'altro giorno!''. Immediatamente, l'intero corpo di polizia si scaraventò contro Once Ler, ammanettandogli le mani dietro la schiena e legandogli le braccia ferme con una corda in fibra di metallo, e lo portarono via dalla stanza, fuori dall'edificio, fino a rinchiuderlo dentro al loro furgone blu, mentre questo piangendo disperatamente gridava e combatteva ''No, la prego! Quello non ero io! Le giuro che non lo avrei mai fatto!''. Prima che il veicolo partisse, il ragazzo riuscì ad intravedere Ted che, da non troppo lontano, osservava la scena ''Ted...''. Dopo alcuni minuti di viaggio, la portiera alla destra del ragazzo si aprì di colpo facendolo saltare dallo spavento e facendolo indietreggiare, come una mano guantata di bianco lo prese da dietro al colletto della camicia e lo tirò fuori dal mezzo con uno strattone. Once Ler si trovò davanti ad una grande costruzione, sul fronte della quale vi era un'insegna scritta a caratteri cubitali e decorata con dell'oro che rifletteva quella poca luce rimasta di quel giorno. Il ragazzo tenne lo sguardo basso e abbattuto, come una coppia di poliziotti lo spinse lungo tutto il corridoio dell'edificio. Arrivarono fino in fondo ad esso, e seduta dietro ad un tavolo trovarono una donna sulla quarantina con la stessa divisa blu dei due poliziotti che tenevano il giovane per le braccia ancora legate dietro la schiena ''È un codice rosso''. Questa consegnò loro degli abiti neri ben piegati ed una chiave con un cartellino metallico attaccato ad essa, sul quale era inciso il numero '27a', ed indicò loro una delle porte di legno che si trovavano sulla parete alla fine del corridoio ''Girate a sinistra dopo aver preso la terza porta a destra, poi andate dritto finché non troverete la mia collega, vi dirà lei cosa fare''. Così fecero i tre, fino ad arrivare davanti ad una vetrina nella quale si trovava un'altra impiegata della galera che stava visionando alcuni documenti; questa alzò lo sguardo: ''Posso esservi d'aiuto?''. ''Qui abbiamo un codice rosso, ci è stato detto di venire qui'' riferì uno dei due agenti scuotendo dispettosamente il braccio di Once Ler, che gli dedicò uno sguardo pieno di rabbia per nascondere la frustrazione, e stringendo i denti mormorò ''Vi ho già detto che sono innocente!''. Una volta che gli liberarono le braccia, il ragazzo fu poi mandato in un minuscolo camerino che si trovava proprio dietro alla vetrinetta con la divisa piegata in mano, e tornò dopo non più di due minuti indossandola e consegnando alla segretaria i suoi abiti costosi. Subito fu condotto in una piccola cella, la 27a, in un angolo della grande stanza in cui si trovavano e fu sbattuto dietro le sbarre. Presto tutti abbandonarono la stanza, compresa la segretaria che andò a consegnare i documenti visionati, e lo lasciarono da solo. Dovettero passare due lunghissime ed infinite ore, prima che la quarantenne tornasse e che, messi altri fogli sulla sua scrivania, gli si avvicinasse; questa aprì la porta di metallo e lo invitò ad uscire ''Vieni, hai visite...'', prima che gli intrappolò il polso destro con un paio di manette, del quale lei teneva l'altra metà come lo trascinò fuori dalla camera, fino a giungere in un'altra stanza, dall'altra parte del grande edificio. Nella stanza si trovavano due panchine, una di metallo e una di legno, ed una lampada che dal soffitto la illuminava parzialmente; la donna fece sedere il ragazzo sulla panchina di legno e, dopo avergli liberato il polso dalle manette, se ne andò. Quasi subito, nella stanza arrivò un ragazzino, i cui lineamenti erano in parte nascosti e distorti dalla fastidiosa illuminazione; i capelli corti e castani che gli cadevano davanti agli occhi contribuivano a distorcere l'immagine che Once Ler si era creato del soggetto, e gli occhi... Di che colore erano quegli occhi, che brillavano nel buio che si andava a creare durante i frequenti black-out della lampadina? Emanavano una luce che sembrava dorata. Il ragazzino era andato a sedersi sulla panchina di metallo, dal lato opposto della stanza rispetto a dov'era seduto il giovane, che spalancò gli occhi come questo si avvicinò al centro della camera dove la luce era più accentuata e, alzando lo sguardo, gli rivelò il volto. ''T-T-Ted!!'' Once Ler gli corse in contro e lo abbracciò con gli occhi lucidi ed increduli ''Oddio, quanto mi sei mancato! Ti prego, aiutami ad uscire da qui e-''; Ted lo respinse, spingendolo via e facendolo cadere a terra, per poi saltargli addosso e bloccargli i polsi schiacciandoli contro il pavimento con le mani ''Come hai potuto!?''. Once Ler con uno scatto liberò i propri polsi dalla stretta, prima che l'altro gli diede un forte schiaffo in faccia come parlò ''Dimmi come hai potuto!! Io mi fidavo di te! Io mi fidavo veramente di te!!''; le lacrime cominciarono a rigare il viso del più grande dei due, come questo si portò una mano sul viso a coprire il rossore dovuto all'aggressione ''Che...? Ted, non crederai anche tu che sia stato io...!?''. Il ragazzino bloccò nuovamente i polsi del giovane ''Taci! Non voglio sentire una sola parola da te! Ringrazia il cielo, che questa non è una camera insonorizzata, perché se così fosse ne approfitterei per farti gridare dal dolore!''; Ted stava per picchiarlo nuovamente, quando Once Ler oppose resistenza bloccando l'attacco con un braccio ''Ti prego Ted, devi ascoltarmi! Mi hanno incastrato!''; con un brusco movimento, il giovane riuscì a liberarsi dal peso del ragazzino che iniziava a fargli davvero male sui fianchi, e si mise in piedi per poi allontanarsi velocemente da Ted, quasi avesse paura che questo lo ferisse ancora. Il ragazzino stava per scagliarsi nuovamente contro di lui, ma di punto in bianco si fermò: ''No... Non ne varrebbe la pena... Lascio che ad ucciderti sia il tuo egoismo... Di nuovo'' queste furono le sue ultime parole, prima di uscire dalla stanza e lasciarlo da solo.

 


ANGOLINO: Weilà! Ciao a tutti! Sì, sono ancora viva, e... No, non sono morta. E gli alieni non sono passati a casa mia a prendermi. Mi ci è voluto un sacco per scrivere questo capitolo... Cosa volevo dirvi? Boh... Ah, sì. Attualmente sto scrivendo un'altra fic che potrebbe interessarvi (ma che non pubblicherò finché non l'avrò terminata, così non saprete mai quando uscirà, muhahahaha XD). Ok, vi dirò che c'è Oncie. Vi dirò che è una cross-over. Vi dirò che ci sarà Jack Frost. Non vi dirò altro, se non di continuare a seguire sia me che questa storia, perché quando pubblicherò la fic non solo lo potrete vedere sul mio profilo, ma sicuramente lo scriverò anche qui. E... Basta. Ah, un'ultimo consiglio... Se siete depressi, la soluzione è andare su YouTube e cercare ''Make up with Rolanda'', e cliccare su uno dei video che ha come autore 'Wassabi Production' (io cosiglio di vedere prima il summer edition XD). Vabbò, ciao! Baci, Alex <3

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