TheOther Side

di Charity4
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Davanti a me c'è un tavolo. Sul tavolo una maschera. Un comune oggetto che però avrà il potere di cambiare la mia vita molto presto.
Sento dei passi lontani nel corridoio e mi affretto ad uscire dalla camera. Non dovrei essere qui. Non dovrei essere in quest'ala del Quartiere. Non dovrei aver visto la filigrana metallica di quell'oggetto né tantomento aver trovato così facilmente l'entrata alla stanza. Dovrebbero esserci misure di sicurezza ad ogni angolo, ma nessuno mi ha fermata.
Procedo per il corridoio finché non arrivo all'angolo. I passi continuano ad avvicinarsi.
Velocemente, mi nasconod in un corridoio laterale, in ombra rispetto a quello principale. Attendo con il cuore in gola che chi sta arrivando mi sorpassi.
Trattengo il fiato mentre un uomo vestito di viola passa davanti al mio nascondiglio senza degnarlo di uno sguardo. Ha un'espressione seria e spavalda, come chi sa di aver un importante compito da svolgere.
Si ferma a pochi passi dal mio corridoio. Valuto le mie possibilità di scappare, ma scopro di averne relativamente poche.
L'uomo fa poi una cosa strana: si china verso il muro opposto al mio e appoggia la fronte alla parete. Sarebbe un'occasione d'oro per fuggire, ma la mia curiosità mi tiene ancorata al terreno.
"Tutto regolare?" sussurra l'uomo.
Cosa? A chi sta parlando? Ci siamo solo io e lui nel raggio di una decina di metri, e solo io sono abbastanza vicina per sentire la sua domanda. Perché poi è ancora contro il muro?
"Sì signore." risponde una pacata voce femminile.
Mi sporgo un po' dal mio nascondiglio. È un azzardo, ma la mia curiosità è più forte della mia paura.
Scorro con lo sguardo il corridoio, prima da una parte e poi dall'altra, senza trovare la fonte della voce.
Improvvisamente una mano mi afferra il braccio destro. Mi ritrovo contro il muro, con una mano a tapparmi la bocca. Sento le pulsazioni del mio cuore nei timpani e trattengo il respiro.
La figura che mi ha immobilizzato, più alta di me di una spanna buona, allontana impercettibilmente la testa da me, forse per vedermi meglio nella fioca luce. Potrei mordergli la mano per liberarmi, ma attirerei l'attenzione dell'uomo viola. Non penso sia una buona idea.
"Zitta." sussura la figura per poi iniziare a trascinarmi con sé lungo il corridoio buio.
Annaspo, cercando di stragli dietro. "Chi..."
"Non mi hai sentito? Devi stare zitta."
Non lo ascolto. "Dove stiamo andando? Posso saperlo almeno?"
A questo punto si ferma, gira su se stesso e facendo così mi blocca di nuovo contro il muro, la sua mano saldamente ancorata al mio braccio.
"Ascolta" sussurra a un soffio dal mio orecchio. Posso sentire il suo fiato caldo sul mio collo. "Ora devi solo seguirmi e stare zitta. Ti sto facendo un favore, vedi di non farmene pentire."
Forse si aspetta una risposta, forse no, ma dopo un secondo riparte a correre nel dedalo di corridoi bui, prendendo ogni svolta con sicurezza. Io cerco di stargli dietro, ma mi è difficile senza poter vedere dove metto i piedi.
Si ferma di nuovo e questa volta mi lascia il braccio. Non so se considerarla una cosa positiva o negativa: potrebbe lascarmi sola senza che io mene accorga.
Nonostante tutto lo sento muoversi a pochi passi da me.
"Chiudi gli occhi" dice prima di spostare qualcosa di metallico. "Ora farai quello che ti dico io, chiaro?"
"Perché, fin'ora ho avuto altra scelta?"
Non risponde ed un momento dopo veniamo investiti dalla luce. Non appena riesco a tenere gli occhi socchiusi vedo che ha aperto una solida porta di legno. Strano, è da anni che sono state tutte sostituite.
"Ti sbrighi?" chiede con una voce spazientita. Alzo gli occhi e finalmente posso dare un volto alla figura che mi ha condotto fin qui. Appartiene ad un ragazzo alto dalle spalle larghe, magro e muscoloso da quel che si intravede da sotto la maglietta. Ha un viso attraente su cui è stampata un'espressione seria e severa: la bocca è ridotta ad una linea sottile per la tensione mentre i suoi occhi grigi scrutano il paesaggio. I capelli bruni si muovono lentamente, assecondando il vento.
Fermi tutti. Paesaggio? Vento?
Si volta verso di me, guardandomi negli occhi. "Senti, non ho tutta la giornata. O ti muovi o tanti saluti."
Vado verso di lui, guardandomi intorno. Siamo in una zona che non ho mai visto della Città... se ancora siamo in Città. Gli edifici non si susseguono con il solito ritmo caotico, non ci sono grattacieli. Al loro posto vedo ampie zone di terreno libero e.. alberi.
Sento una risatina al mio fianco. Mi giro verso il ragazzo con un sopracciglio alzato, ma lui non mi sta più guardando. Sta respirando l'aria a pieni polmoni e con gli occhi chiusi. Sembra piacevole, così provo a copiarlo.
Chiudo gli occhi ed inspiro lentamente, gonfiando la cassa toracica. L'aria è decisamente diversa dal solito. È più frizzante, più leggera più...
"Scommetto che non sei mai stata fuori dalla Città, vero?" chiede sogghignando.
"Lo dici tu" ribatto. Fuori dalla Città? È qui che siamo?
"Ed ho anche ragione" sorride e mi guarda. "Quando sarai di nuovo dentro," dice tornando serio, "non dovrai dire a nessuno dove sei stata e che cosa hai visto. Nemmeno nel Quartiere. Capito?"
Guardo i suoi occhi grigi che ora sembrano le nuvole temporalesche delle favole.
"Perché mi hai portata qui?"
Lui fa scorrere di nuovo lo sguardo sulle dolci ondulazioni del terreno fino ai sottili fili verdi ai nostri piedi.
"Quante domande che fai" risponde, poi si gira tornando nella direzione da cui siamo venuti. Mi giro anche io e vedo un lungo muro grigio, sormontato da una grande cupola che si perde nel cielo.
Sono fuori dalla Città. Nelle orecchie mi rieccheggiano le parole di mio padre. Questo è un luogo pericoloso.
Siamo davvero fuori dalla città.
"Ma.. questo.. questo è impossibile!" dico.
"Ah sì?" ribatte divertito. "Allora pensa pure che sia un sogno, o un incubo, o un'allucinazione. Non mi interessa" fa una piccola pausa. "Ora però dobbiamo finire il sogno, e per farlo mi devi seguire."
Nonostante abbia una voglia matta di rispondere a tono non lo faccio. Sono troppo scioccata per averne la prontezza. Se stessi davvero solamente sognando?
Mi hanno sempre detto che la città è un luogo sicuro, che la cupola ci protegge da ciò che c'è fuori. Era stata posta centinaia di anni fa, dopo la fine della Guerra dei Padri che aveva reso invivibile il territorio. Quel territorio su cui io, ora, sto camminando.
"Come è possibile tutto questo? Dovrebbero esserci aria irrespirabile, veleno, radioattività.." dico, più a me stessa che a lui.
"Sorpresa? Non sei la prima né sarai l'ultima ad esserlo. Ora, come ti ho già detto, dobbiamo muoverci"
Sparisce dietro una rientranza del muro, delle Mura, che inizialmente non avevo notato. Mi affretto a seguirlo e mi ritrovo di nuovo in un corridoio buio.
"Dove..." non faccio in tempo a terminare la domanda: una mano mi afferra il braccio e ricominciamo a correre.




Ehilà! Questa è la prima storia che scrivo e pubblico (o comunque faccio leggere ad altri..) Spero vi piaccia! Se avete commenti da fare (sia positivi *spero* che negativi *che siano costruttivi, confido in voi*) siete i benvenuti! Se vi piacerà cercherò di pubbliare al più presto il prossimo capitolo :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


"Audrey?"
Una voce familiare si sovrappone a tutte quelle che già mi circondano. Sono su uno dei tanti marciapiedi affolati che portano alla stazione, da cui mi sto allontanando cercando di farmi strada controcorrente. Finalmente riesco a vedere mia sorella Emma sull'ingresso di un edificio alto e imponente.
"Audrey, finalmente. Pensavo non saresti venuta." Mi accoglie stringendomi un braccio poiché sa che non mi piacciono i contatti fisici. Mi scappa una smorfia di dolore e ad una sua occhiata interrogativa rispondo scuotendo la testa. Mi ha afferrata dove lo aveva fatto anche il ragazzo dagli occhi grigi. Anche se in quel momento non mi ero accorta di quanto forte fosse la sua stretta, ora ho il braccio dolorante.
"Avanti, Klaus ci sta aspettando dentro" dice voltandosi verso la porta. Io la seguo oltre l'entrata e su per una ripida rampa di scale. Arriviamo in una sala dove troviamo nostro fratello Klaus.
Klaus e Emma sono gemelli, si assomigliano molto. Entrambi hanno gli occhi verdi di nostra madre e i suoi capelli biondo cenere. Klaus forse è di una tonalità più scura, ma nella luce della sala sembrano identici. Sorridono per salutarsi e pure il loro sorriso è dolce allo stesso modo. Fino a qualche tempo fa Emma era la più alta ma ora che Klaus sta diventando un piccolo ometto, lui l'ha superata di qualche centimetro.
"Audrey va tutto bene?" mi chiede Klaus.
"Sì", rispondo. "Sì, certo.. perché me lo chiedi?" domando sorridendo.
"Niente..", sussurra osservandomi. "Solo.. Hai le guance arrossate e sembri persa tra le nuvole." Ricambia il mio sorriso. Se solo sapesse cosa ho visto...
I miei pensieri vengono interrotti dalla comparsa di un uomo alto e vestito con una toga verde.
Il Dottor Stain.
L'uomo più noioso e lascivo che io conosca.
Penso di odiarlo con ogni cellula.
I miei pensieri di disgusto devono essere abbastanza palesi perché mi saluta calorosamente.
"Signorina Tavor.. È un'inaspettata sorpresa averla tra noi!"
Mentre dice questo mi rivolge uno dei suoi orribili sorrisi e mi circonda le spalle con un braccio.
Non so se vomitare, scappare via o tirargli una ginocchiata tra le costole. Beh, perché scegliere? Potrei fare tutte e tre.
Nonostante tutto cerco di rimanere calma e sfodero un sorriso forzato.
"Bene, direi che possiamo entrare! Gli altri ragazzi sono già dentro."
Finalmente mi lascia andare e reprimo l'istinto di correre a casa e andare sotto la doccia per lavarmi via qualsiasi residuo del contatto avuto con lui. Che uomo orrendo.
Mi costringo ad entrare nella stanza dove gli altri ragazzi sono seduti su delle sedie disposte in circolo. Io prendo posto accanto a Klaus e Emma.
Periodicamente in Città si svolgono degli incontri a cui sono tenuti partecipare i minorenni in generale e gli adolescenti in particolare. Ci sono vari gruppi, da quelli per i più piccoli fino ai più grandi. Fortunatamente questo sarà il mio ultimo anno con il Dottor Stain. Emma e Klaus ci dovranno rimanere per altri due anni, ma per loro non sembra essere un problema.
Durante questi incontri a dir poco meravigliosi non facciamo niente.
Sul serio, sono inutili.
Il Dottor Stain ci chiede com'è trascorso l'ultimo mese, cosa abbiamo fatto, come ci sentiamo.. Parliamo di qualsiasi cosa ci passi per la testa, senza una regola fissa e alcuna logica. Sembra che i Capi Gruppo incoraggino questo comportamento, a cui io cerco di non prendere parte. Salto con regolarità questi ritrovi, oggi ci sono venuta solamente perché dopo devo riaccompagnare a casa Klaus e Emma. Fortunatamente per me è il terz'ultimo a cui dovrei prendere parte. Poi sarò considerata un'adulta a tutti gli effetti e potrò contribuire allo sviluppo della nostra luminosa società.
"Bene ragazzi! Come sapete sono il vostro Dottor Stain e oggi ci siamo riuniti per il nostro incontro periodico.. Allora, come avete trascorso l'ultimo periodo?" Nuovo sorriso viscido.
Una ragazza del mio stesso anno, Layla mi pare si chiami, prende la parola. "Io ho preso parte ad un corso per lo studio dei nuovi ritrovati chimici per la microagricoltura a livello nucleare delle polveri nutritive."
Sembra pure soddisfatta.
"Interessante.. sapete, io sono allergico alla polvere di zucca. Lo avevo già detto?" Senza guardare il ragazzo che ha parlato so già che è Naill e che questa cosa l'avrà detta un migliaio di volte.
"Come lo hai scoperto?" chiede una ragazza dell'età di Emma e Klaus.
"Beh.. assaggiandola."
"Sul serio??"
"Sul serio" riponde con un'espressione spavalda.
Questi sono i momenti in cui mi chiedo se sono capitata in un incontro per decelebrati o se sono io ad essere strana. La discussione va avanti per più di mezz'ora, durante la quale non fiato nemmeno una volta. Emma e Klaus, invece, dicono quello che hanno fatto loro durante l'ultimo mese e che sono molto impagnati con la scuola. Almeno loro dicono qualcosa di normale e sensato.
Mi fermo ad osservare ogni volto dei presenti, senza soffermarmi troppo su uno o sull'altro. Sono tutti molto coinvolti dalla discussione. Il Dottor Stain si limita ad ascoltarci e ad annuire di tanto in tanto, rivolgendoci qualche domanda.
Non ho mai capito il fine di questi incontri e del perché debbano essere obbligatori. Non ne esce mai nulla di produttivo.
".... lei, signorina Tavor?" aspetto che Emma risponda candidamente ma il silenzio ci avvolge. Sollevo lo sguardo sul Dottor Stain, accorgendomi con dispiacere che sta parlando con me.
"Signorina Tavor? Posso chiederle di unirsi a noi?" Poi ride guardandosi intorno, aspettandosi approvazione dagli altri per questa sua uscita. Non capisco cosa ci sia di divertente. Lo sto per dire, ma mi trattengo.
"Mi scusi," dico invece, "stavo seguendo i miei pensieri e mi sono allontanata dalla conversazione."
"Mmh, possiamo sapere verso cosa vertono questi pensieri?"
Su quanto stupido sia essere qui. Semplice.
Sto per aprire la bocca e pronunciare ad alta voce queste parole quando mi accorgo che è quello che vorrebbe. Che io dicessi tutto quello che penso. Ogni volta devo ricordarmene, ma ormai sono due anni che resisto al loro strano potere di farti dire pure quante volte sei stato al bagno.
Poi mi tornano in mente, come lampi a cel sereno, i corridoi bui, la fatica della corsa, l'aria fresca, leggera e il paesaggio oltre le mura.
Nel preciso momento in cui ricordo tutto questo, vedo il sopracciglio destro del Dottor Stain innarcarsi verso l'alto e un nervo facciale pulsargli sotto l'occhio.
"Stavo pensando che oggi tocca a me preparare la cena una volta uscita di qui."
Dopo un momento interminabile il suo volto si rilassa e compare un nuovo sorriso languido. "Interessante Audrey."
Sorrido, nonostante tutto. Non voglio che capisca che il mio nome pronunciato da lui mi fa ribrezzo come nient'altro.
"E mi dica.. dov'è stata di recente? La nostra Città è molto grande.. Ha.. mmh.. esplorato nuovi posti?"
Il cuore sembra voler staccarsi dal mio petto e il suo battito mi rimbomba nella testa. Ha fatto una domanda troppo specifica.
Quando sarai di nuovo dentro non dovrai dire a nessuno dove sei stata e che cosa hai visto. Capito? Anche se non conosco il ragazzo di oggi mi fido più di lui che del Dottor Stain, perciò dico:"A dire il vero sì."
Prendo una pausa per osservare la sua reazione. Sta trattenendo il respiro, e sul collo gli si sta gonfiando una vena.
"Audrey, le dispiacerebbe.."
Sì, tanto! Qualsiasi cosa esca dalla sua bocca è un dispiacere. Non voglio sentirlo dire "fermarsi alla fine dell'incontro per parlare", e sono sicura che dirà così. Perciò mi affretto a rispondere, facendo finta di non averlo sentito.
"Sono stata nella parte abbandonata, stavo girovagando.. So che non è il miglior posto della Città, ma sono entrata un vecchio museo che mi ha incuriosito. Ho trovato dei quadri rovinati, ma in uno si riusciva ancora ad intravedere il disegno di una vallata verde." Dico cercando di sembrare tranquilla, ottenendo forse l'effetto opposto.
"Mi piace il verde. A voi piace?" Cerco di assumere l'aria più innocente possibile. Non ho nemmeno detto una bugia: il quadro l'ho visto davvero in un museo abbandonato.
"Certo, signorina Tavor" risponde con un sorriso, togliendo una piega invisibile dalla toga. "Se non lo ha notato è il mio colore preferito."

 

~ ~ ~

Buondì a tutti ^-^
Allora... come potete vedere è passato un po' di tempo dalla prima pubblicazione, ma ho deciso di provare a continuare questa storia. Sta nascendo man mano che scrivo, ho quasi paura di saperne meno di voi (che presa male, eh?)
Ho deciso di pubblicare questo nuovo capitolo (scritto e poi abbandonato) grazie a Unicornsfact e ad un mio caro amico (spero che tu capisca che mi sto riferendo a te Davide ahaha)
Non so se lo apprezzerete o che altro, però mi sento in dovere di tentare di continuare a scrivere. D'altronde ho stressato la sopracitata Unicornsfact perché continuasse a scrivere la sua storia, che cattivo esempio sarei se non continuassi io stessa la mia?
Bene, come al solito spero piaccia... ho già un capitolo nuovo pronto ma aspetterò qualche giorno prima di pubblicarlo (voglio essere sicura di avere abbastanza tempo da dedicare alla revisione).
Baci a tutti XOXOXO

*Il monologo è finito, possiamo far scendere il sipario*

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