Le radici dei sogni

di Milla_Askeladd
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Risveglio ***
Capitolo 2: *** La fine ***



Capitolo 1
*** Risveglio ***


Un ramo si spezzò di colpo sotto al peso della scarpa di Ashlyn, e sebbene l'intero mondo sembrasse animare quella nottata con il più maestoso dei concerti, per lei quel suono secco fu come un grido assordante nel silenzio. Il vento strisciava tra le fronde della foresta alla base della rupe, come un ospite invisibile che portava con se il profumo del muschio, dell'inverno e della pioggia. Persino da lì, quasi sull'orlo della rupe a strapiombo sul mare, la ragazza poteva sentire le foglie secche che senza pietà le sferzavano contro al viso.
Erano solo loro, lei e l'enorme lupo, persi nell'occhio del ciclone della natura. Lo sguardo di Ashlyn era fisso sulla bestia e quasi poteva udire la paura scorrerle veloce lungo tutto il corpo. Che suono poteva avere, la paura? E' forse una melodia lenta, scandita dai rintocchi di un tamburo che implacabilmente ci ricorda l'avvicinarsi della fine? No, quella è la rassegnazione. Probabilmente è un suono quasi impercettibile, il battito del cuore di chi trattiene il fiato, un tango in crescendo che sfocia nel valzer del terrore.
Il lupo non pensava a nulla di questo, i suoi denti brillavano riflettendo la luce lunare, bramava la carne e ne sentiva l'odore, tuttavia la sua missione era un'altra. Chiunque avesse osservato la scena dalla valle che si estendeva sinuosamente sul fianco del dirupo, avrebbe visto a malapena la ragazza posta tra l'animale e la luna. Fu un attimo, un balzo, la mano di Ashlyn corse veloce all'elsa ed il braccio tracciò un arco nell'aria, la cui ombra si posò in terra in forma di grosse gocce di sangue.
Ma lei non vide nulla di tutto ciò.
Non appena la lama penetrò nella folta pelliccia dalla belva, il mare esplose quasi a farsi carico del suo dolore, inghiottendo la ragazza nelle sue enormi onde spumeggianti. In quel momento tutto iniziò a sciogliersi davanti ai suoi occhi. Vedeva le stelle tremolare mentre lottava per tornare a respirare, annaspava tendendo un braccio verso l'alto mentre i flutti marini sembravano avvolgerla e trascinarla nell'abisso simili alle spire di un serpente. L'ululato del lupo risuonò attutito, interrotto subito da un fulmine. Ashlyn sentì la presa della corrente farsi più incerta e riprese a scalciare, fino a che non sentì nuovamente il vento accoglierla rombante e farsi strada nei suoi polmoni.
Un altro fulmine spezzò la notte cristallina, questa volta più vicino all'enorme lupo che ringhiando iniziava ad indietreggiare, tenendo però gli occhi fissi sulla luna. La ragazza si diresse verso la riva, aggrappandosi alla roccia dello strapiombo e lottando contro le onde insidiose, il freddo della notte stava irrigidendo i suoi movimenti ma una determinazione folle non smetteva di darle forza. La determinazione di chi comprende la fragilità della propria vita. Sentiva già la sabbia ed i ciuffi d'erba sotto alle mani quando si rimise in piedi e per un secondo fu vivida la sensazione della presenza di una mano a stringerle dolcemente una spalla.
- Divoreranno ogni luce. Inghiottiranno ogni speranza. Devi scendere tra le radici e ritrovare la via - 
Una voce, un sussurro giunse ad Ashlyn che si voltò confusa senza scorgere nulla, se non il contorno sbiadito di quella che pareva essere Frida la Vecchia. Quasi sorrise posta davanti all'assurdità di quello che il suo cervello la stava inducendo a credere di vedere in quei minuti di tensione. Cercò l'ascia ma non la trovò, probabilmente era andata perduta tra le onde.
Poi fu un attimo, un soffio. Tutto accadde e tutto finì nel tempo di un bacio fugace. Dall'alto della rupe il lupo balzò senza sforzo in quello che pareva un insensato tuffo nel mare, ma non cadde. Sembrò quasi prendere il volo, sorretto dal vento. L'animale parve afferrare la luna coi suoi artigli, i tuoni si fecero violenti ed iniziarono a cadere tra le onde del mare, che ora parevano esser scosse da una presenza tutt'altro che naturale. La luce delle stelle vacillò ed Ashlyn avvertì l'odore del sangue nell'aria, prima che tutto scoppiasse in un unico immenso lampo.
Si svegliò di colpo, mentre qualcuno la scuoteva. Un viso pallido e familiare era chino su di lei.
- Balder è morto - sussurrò sua madre.
E per un attimo alla ragazza parve di avvertire nuovamente il soffio caldo dell'alito del lupo, immobile alle sue spalle, in attesa.

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Capitolo 2
*** La fine ***


Era un avvenimento che per anni sarebbe stato discusso con foga, la morte di Balder. O meglio, il suo assassinio. Nel piccolo villaggio costiero di Windy Hill la vita scorreva giorno dopo giorno nella più totale assenza di eventi sconcertanti, un angolo disperso nel cuore della natura e nascosto al mondo ed alle sue tecnologie. Vi erano stati alcuni incendi, risse, qualche furto, eppure il numero di omicidi risalenti agli ultimi 200 anni si poteva contare sul palmo di due mani. Tutti conoscevano la storia di Heinrik, ucciso dal fratello in preda ad una folle gelosia d'amore. Le ragazze del villaggio, Ashlyn compresa, spesso sospiravano sedute accanto al camino chiedendosi se un giorno qualcuno avrebbe avuto il coraggio di togliere una vita anche in nome del loro amore. C'erano poi stati i coniugi Darsson, uccisi a badilate nel cortile di casa per colpa di qualche vecchio debito. Tutti delitti comuni a qualsiasi villaggio o città, tutti risolti in breve tempo, poichè nascondere la verità era davvero difficile in un luogo abitato da poco più di 150 persone.
La morte di Balder invece non era così semplice da poter essere archiviata in poche manciate di giorni, lei lo sapeva. Era stato trovato al limitare del bosco avvolto in una rete da pesca, con la gola tagliata e numerose ferite su tutto il corpo. Una brutalità sconosciuta a quel luogo. Qualcosa che iniziò infidamente a far germogliare la paura negli animi.

Ashlyn arrivò ancora incredula nei pressi del cadavere, poteva sentire distintamente i sussurri convulsi della gente raccolta in piccoli gruppi, non una voce aveva il coraggio di imporsi sulle altre, non una voce voleva rompere la surreale atmosfera. Il cielo plumbeo dava il suo contributo, coprendo il sole come in segno di lutto e lasciando presagire una tempesta prima del chiudersi di quell'infausta giornata. Appena la ragazza vide il corpo venne percossa da un'ondata di brividi. Mai prima d'ora la morte le era sembrata così vicina da poterla quasi sfiorare, riflessa nei cristallini occhi spenti di Balder che guardavano ormai paesaggi a lei sconosciuti. Non riusciva a piangere. Per quanto volesse onorare il ragazzo mostrando il suo dolore non v'era modo di versare lacrime, un muro di costernazione la bloccava, immobile.
Ricordava la sua infanzia, quando nei caldi giorni d'estate lui andava a cercarla nei boschi dove si rifugiava per sfuggire alla compagnia e la prendeva in spalla riportandola al villaggio. Avevano 5 anni di differenza che non si erano mai fatti sentire se non fino al quindicesimo anno di vita di Ashlyn, periodo in cui il ragazzo aveva iniziato ad impegnare le sue giornate con il lavoro alla fattoria ed i suoi giorni liberi con le gite in città. Ora lei rimpiangeva di non esser mai andata negli ultimi anni una singola volta a bussare alla porta dei Liss anche solo per scambiare due parole con lui. Ma era ovvio che ora vedesse le cose da una diversa prospettiva e con la maturità che i suoi 20 anni le concedevano. Gettò un ultimo sguardo al macabro spettacolo come per trasmettere un suo personale e silenzioso addio, poi si avviò verso casa, con sfocate visioni di una bambina dai capelli corvini sulle spalle di un giovane col volto fiorito di lentiggini in mente.
Suo padre era quello che nei film sarebbe stato definito «sceriffo», colui che doveva assumersi il peso di occuparsi di simili eventi, perciò la ragazza sapeva che all'ora di cena avrebbe avuto più risposte di quante forse anche la stessa famiglia Liss si sarebbe sentita riportare. Dovette però attendere il calar del sole prima di veder la porta di casa aprirsi dando uno scorcio sulla piovosa serata autunnale, sua madre aveva appena finito di cimentarsi in uno dei suoi complicati esperimenti culinari che questa sera sfociavano in un risotto con gamberi e spremuta d'arancia. Rabbrividiva al solo pensiero, non si poteva dire che avesse una particolare passione per i gamberi.
In verità i suoi gusti in fatto di cibo erano spesso giudicati complicati e fino ai primi anni dell'adolescenza era parsa addirittura schizzinosa in merito, lei che era nata in un villaggio a ridosso del mare ma tuttavia sopportava a malapena mangiare pesci che non fossero salmoni. Questo non le impediva di apprezzare la pesca, era anzi un piacevole passatempo con il quale occupava quelle giornate in cui nemmeno i libri ed i pennelli riuscivano a dare quiete al suo animo. Spesso si spingeva fino alle scogliere che incorniciavano il fiordo poco lontano da Windy Hill e lasciava che il vento la cullasse mentre perdeva sia la cognizione del tempo che molto spesso l'esca. Aveva imparato a maneggiare una canna da pesca appena un anno prima ma ancora le riusciva difficile decidere a quale velocità riavvolgere la lenza, questo le strappava dei piccoli sorrisi al ricordo di Rolf accanto a lei sul molo che le mostrava i movimenti corretti con grande serietà, come se fosse un professore di chimica alle prese con qualche pericoloso reagente. Capitava che Ashlyn si nascondesse nei pressi della casa di Rolf per guardarlo pescare, era sempre uno spettacolo piuttosto divertente.
La cena giunse in tavola con un tempismo perfetto, sembrava quasi che i suoi genitori fossero ormai sincronizzati dopo innumerevoli anni di nozze. Eirik, suo fratello maggiore, arrivò di tutta fretta dalla sua stanza, anche lui impaziente di godersi le prime succulente indiscrezioni su quello che definiva «l'avvenimento del secolo». I primi minuti del pasto furono però consumati in silenzio, tra scambi di sguardi fugaci, in un'atmosfera di attesa che provocava in ognuno diverse reazioni. Ashlyn guardò suo padre e rimase colpita quando notò la cupa maschera che pareva aver preso il posto del volto sempre sorridente dell'uomo. Per i suoi 50 anni era ancora molto in forma, slanciato e dal fisico forte, i capelli doviziosamente rasati e la barba non troppo folta, la fronte mostrava i segni del peso delle sue responsabilità, ma per la prima volta in 20 anni la ragazza poteva chiaramente scorgere un'ombra più grave dietro ai suoi occhi.
- Non abbiamo ancora nessuna pista - furono le parole con cui lui iniziò a nutrire la loro sete di risposte.
- Niente, assolutamente niente. Balder era un bravo ragazzo, nessun debito, nessun vizio. Abbiamo subito escluso la possibilità che si tratti di qualcuno proveniente dalla città, Balder non vi si recava da mesi e il vecchio Einar, benedetta la sua insonnia, non ha visto nessuna macchina passare per la strada la notte scorsa - Suo padre scosse il capo portando una forchettata di riso alla bocca.
- Ed è l'unico modo per arrivare qui? Intendo, forse ci sono altre vie che collegano la città al villaggio! - Eirik aveva ritrovato il suo solito brio ed ora stringeva una pagnotta con foga agitandola a mezz'aria, impaziente di dare il suo aiuto e far conoscere a tutti il suo parere.
- C'era un'altra strada anni fa, ma era più che altro un impervio sentiero sterrato a stento percorribile con una macchina. Bisognava attraversare i colli e costeggiare il fiordo per poi tagliare nelle valli interne, un viaggio che aggiungerebbe come minimo 3 ore alle 2 che normalmente si impiegano prendendo la strada primaria. Ed in ogni caso quel percorso è stato bloccato poco dopo la nascita di tua sorella da una frana -
- Ah, questo associare la mia nascita a qualche catastrofe naturale non credo mi vada bene sai papà? - Ashlyn riuscì nell'intento di strappargli un sorriso.
- No, hai ragione. Una catastrofe naturale è davvero troppo poco. In ogni caso...abbiamo parlato con i Liss. Diamine, è facile fare le condoglianze ai tuoi vicini quando il loro capofamiglia ormai ottantenne muore, ma guardare gli occhi di una madre a cui annunci il decesso del proprio unico figlio... - la frase rimase sospesa, aleggiando per qualche secondo tra fumi del branzino in crosta di sale.
- In ogni caso Ben ci ha mostrato la stanza di Balder, non abbiamo trovato indizi che potessero suggerire qualche implicazione particolare. Pazzesco. Un motivo ci deve essere. Non è possibile credere che qualcuno abbia potuto ucciderlo senza una ragione, non in quel modo. L'avete visto tutti suppongo, vero? -
Lei e suo fratello annuirono, mentre sua madre fece un cenno di diniego. Non erano cose per lei quelle. Aveva sentito la notizia non appena si era sparsa per il villaggio e la signora Rod aveva bussato alla loro porta con le lacrime agli occhi e la voce spezzata, ma l'idea di andare ad osservare il cadavere di un ragazzo così giovane e che per anni aveva pasteggiato al loro tavolo non l'aveva nemmeno sfiorata per un secondo.
- Beh, Rose, a te non sarebbe piaciuto sicuramente. Persino Anna-Alva è svenuta, ci sono voluti tutti e due i suoi figli per tirar su da terra quel suo corpo tanto snello. Il ragazzo era avvolto in una rete da pesca, c'erano ferite sull'intero corpo, la gola tagliata, uno scempio, mai visto nulla di simile, tagli tanto profondi da far pensare a qualche coltello da macellaio. In verità...volevamo andare a fare qualche domanda a Hrod ed i suoi -
- Il mio...migliore amico? State davvero sospettando di Hrod e i ragazzi? - Ashlyn sussultò, il pezzo di branzino che stava per inghiottire, riluttante, le scivolò dalla forchetta finendo nel piatto - Usano le armi per inscenare combattimenti tra di loro, non farebbero mai una cosa del genere! Anche se devo ammettere che Olve ha fatto grandi progressi da quando lavora come apprendista dal fabbro, le sue lame sono molto più affilate di quelle con cui si colpivano di piatto fino all'estate scorsa -
- Se volevi difendere i tuoi amici, non è stata esattamente la migliore delle affermazioni questa. Cerca di capire la mia posizione, ho un intero villaggio che vuole risposte, una famiglia spezzata dal dolore che chiede a chi rivolgere le proprie grida, devo seguire ogni possibile pista. Nemmeno a me piace l'idea di dover considerare dei ragazzi che ho visto crescere come possibili assassini, ma è il mio dovere Ash - le accarezzò i capelli dolcemente come faceva spesso, rivolgendole un sorriso stanco.
- Anche Ashlyn va spesso a combattere con loro, dovrai indagare anche su di lei papà? - Eirik si guardò intorno perplesso.
- No, non direi proprio. Vive nella mia stessa casa, so benissimo che non è uscita da qui durante la notte -
- Sarei potuta scappare dalla finestra! -
- Come quando vai sulla collina a spiare Rolf che suona intorno al falò con i suoi amici? - suo fratello la guardò sornione
- Questo non è assolutamente vero, una menzogna dico io! Sono sempre uscita dalla porta principale. E se lo faccio di nascosto è proprio per evitare commenti del genere, piantagrane! -
- Sei la mia sorellina, avrò pur il diritto di badare alle tue stupidaggini, nonostante ti diano il permesso di andare da sola ai concerti. Sai, quando Rolf ti ha messo in mano la canna da pesca, non sono sicuro fosse esattamente quello che intendeva met..-
- Ora basta voi due - sua madre sbuffò fingendosi spazientita - ho fatto la torta alla crema, oggi. Anche se la giornata non ci ha offerto nulla per cui festeggiare -
Ad Ashlyn quella torta sembrò invece un indiretto modo con cui sua madre celebrava il fatto di averli ancora tutti lì, sotto alla sua ala protettrice da chioccia. Probabilmente si era per un attimo messa nei panni della signora Liss ed il solo pensiero di poter perdere uno dei suoi figli l'aveva riempita di nuova gratitudine verso la vita.
La cena, iniziata in un clima di tensione, si era conclusa tra i sorrisi come se niente avesse disturbato i loro spiriti, ma ognuno celava i propri turbamenti impaziente di sfogliarli in solitudine.
Suo padre andò a dormire non appena il notiziario arrivò al suo termine e tutti videro la stanchezza aleggiargli intorno mentre si dirigeva verso la camera da letto, seguito dopo breve tempo da sua moglie.
Ashslyn si sentiva pesante, forse stanca, ma dopo quasi tre ore passate a leggere ancora il sonno non si accingeva a bussarle. Stava accovacciata sul davanzale interno della finestra, fissando le tremule luci nelle case circostanti che si spingevano via via verso il mare ed in direzione opposta sui colli. Durante il giorno e con il bel tempo dalla sua finestra poteva vedere i netti contorni delle montagne, dietro una patina di nebbia che le faceva apparire come sfondi a matte dipinti per un film in cui tutti loro erano inconsapevoli comparse. O forse attori. Qual'era la sua parte in tutto quello? Quale compito le sarebbe spettato prima che la storia giungesse al suo epilogo? Da qualche parte, tra quelle case e tra quei volti che avevano accompagnato la sua vita, poteva nascondersi un animo tanto tormentato da spingere al delitto, un assassino che si mescolava in quella tela di pennellate fluide e costanti che era la vita a Windy Hill. Con questi pensieri scivolò pian piano in un sonno non disturbato dalla presenza di alcun sogno, mentre in una mano stringeva appena il ciondolo di legno che portava al collo, sul quale vi era incisa la luna.

Si svegliò che il pranzo era già stato servito, riportata alla realtà dai gemiti violenti della tempesta che imperversava dalla sera precedente. La casa era silenziosa e nessuno ne occupava le stanze, sua madre era probabilmente andata in città a fare la spesa, suo padre era impegnato nelle sue indagini ed Eirik stava senza dubbio disturbando la giornata del signor Gonn per farsi assumere come assistente alle falegnameria del villaggio. Erano mesi che il nuovo hobby del fratello raccoglieva occhiate al cielo e sospiri sconsolati in casa, dove tutti sapevano quanto poco fosse portato per i lavori manuali e sicuramente non riuscivano ad immaginarlo seduto ad intagliare una cassapanca. Ashlyn recuperò qualche fetta di pane e formaggio dalla cucina e si sedette in veranda, aveva in programma di costeggiare la spiaggia fino ad uno dei sentieri che portavano nel bosco per andare a visitare la vecchia Frida. Non credeva davvero che il suo sogno potesse avere arcaici significati o assurde spiegazioni, ma sentiva di doversi togliere quella strana curiosità che nonostante tutto la pervadeva. Aveva appena finito il suo pasto ed era entrata in casa per infilarsi cappotto e stivali, quando qualcuno varcò di corsa l'ingresso piombandole addosso, vide chiaramente il legno del pavimento davanti ai suoi occhi poco prima di finire in terra.
- Perdonami! Non ho fatto apposta, scusa. Sono entrato di fretta per via del temporale e sono scivolato...tutto bene? - la voce era quella di un ragazzo, ma il cappuccio della giacca calato sugli occhi e la sciarpa tirata fin sopra al naso non le permettevano di vedere chiaramente.
Si rialzò in fretta, nonostante il gomito sinistro fosse pervaso da fitte lancinanti. Il livido che da lì a poco si sarebbe formato sulla sua pallida pelle sarebbe stato tutt'altro che un segno di guerra da mostrare orgogliosa agli amici.
- Tutto bene, grazie. Potrei sapere chi diavolo sei? -
- Ash, sono passati 8 anni, davvero non mi riconosci? Il tatuaggio sulla spalla è qualcosa che non mi aspettavo di vedere, sono stato via per troppo tempo! -
- Se tu ti togliessi quella sciarpa che hai davanti al viso, forse potrei provare a ricordarmi chi sei - suggerì sarcastica mentre la mano correva distrattamente e d'impulso ad accarezzare la propria spalla.
In pochi secondi il ragazzo rivelò ridendo il volto, mentre sfilava la giacca appoggiandola sulla prima sedia a lui vicina.
Le bastarono gli occhi. Sarebbero potuti passare anni e sarebbero potuti avvenire centinaia di omicidi, ma gli occhi di Leif sarebbero rimasti per sempre vividi nella sua memoria.

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