The Reason Why

di Directioner_810
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


~The Reason Why~

 

Mi trovavo davanti a quel edificio ormai vecchio e rovinato, non riuscivo a capire come un liceo potesse far tanto schifo. Ebbene si, è il mio primo giorno del quarto anno alla London School.
Quel gran cervellone di mio padre ha deciso di trasferirsi dopo la morte di mia madre, senza pensare a me, a come l’avrei potuta prendere e senza nemmeno chiedermi un parere. Il mio nome? Chanel Evans. Si, lo so, nome di merda. Non so come si faccia a dare ad una persona il nome di una marca. Bah, i problemi della vita.
Ormai la mia Italia era solo un lontano ricordo e questo schifo era il mio presente.
Adesso mi ritrovo qui, una povera sfigata senza nemmeno uno straccio d’amico.
Varcai il cancello ormai arrugginito e mi diressi all’entrata. Quel posto faceva dannatamente paura e io non riuscivo a comprendere il motivo per cui mio padre avesse deciso di mandarmi in una scuola del genere. Tra l’altro il tempo non era nemmeno dei migliori e lo scenario, credetemi e non esagero, era da film horror.
Quando entrai, avevo almeno un centinaio d’occhi puntati addosso. Alcuni mi guardavano straniti, altri con indifferenza e alla fine c’era un gruppetto formato da sette o otto ragazzi che mi fissavano con aria derisoria.
Guardai tutti con un sopracciglio alzato e mi diressi a passo svelto alla segreteria per chiedere i miei orari scolastici. Una volta aver ricevuto il modulo, mi diressi al mio armadietto. Inserii la combinazione ma non riuscivo ad aprirlo. Cercai di tirare l’anta con forza ma senza nessun risultato. Imprecai a bassa voce “può mai essere che anche il primo giorno qualcosa debba andare storto?!” sussurrai. Vidi un pugno scagliarsi sull’armadietto che poco prima cercavo d’aprire invano. Chiunque sia stato sto minchione mi ha fatto perdere dici anni di vita e per lo più stava anche per mandarmi in infermeria. Mi girai con gli occhi iniettati di rabbia, pronta a scoprire chi fosse il demente in questione.  Mi ritrovai davanti una statua alta almeno un metro e ottanta, capelli ricci e due occhi verdi magnifici. Lo guardai con l’ira dipinta in viso “ma sei coglione? Tra poco mi ritrovavo con la faccia spiaccicata sull’armadietto” fece un risolino, dopo di che alzò un sopracciglio indicando l’armadietto dietro di me “se sua maestà permette..” non lo lasciai finire “sua maestà un par di minchia” dissi facendo il sorrisetto più stronzo del mio ormai vasto repertorio. Fece un lungo respiro, come per calmarsi, e poi continuò “stavo dicendo, prima che un’isterica mocciosa mi interrompesse, che l’armadietto è aperto” detto questo se ne andò lasciandomi li, con gli occhi sbarrati.
Che figura di merda, quel povero ragazzo voleva solo aiutarmi...
Anzi, ripesandoci, sto cazzo povero ragazzo, mi ha chiamato stupida mocciosetta, a me! Gliela faccio vedere io la stupida mocciosetta a sto imbecille. Presi il libro per la prima ora e sbattei l’armadietto per la frustrazione, dopo di che mi diressi in classe. Prima ora? Storia. Materia altamente inutile alla società e senza uno scopo di vitale importanza.
Mi sedetti in uno degli unici banchi disponibili visto che quel cespuglio di poco prima mi aveva fatto perdere un sacco di tempo e la classe era ormai quasi completamente piena. Estrassi dallo zaino un blocco per gli appunti e il mio astuccio nero dell’Easpak. Sentii una presenza seduta vicino a me ma non ci diedi molta importanza fin quando il ragazzo in questione non si schiarì la voce richiamando la mia attenzione.
Alzai lentamente lo sguardo per portarlo su di lui e mi accorsi che mi stava guardando con un sopracciglio alzato e l’aria vagamente divertita. Se state pensando fosse il cespuglio, beh... vi sbagliate. Era un tizio biondo mai visto prima, ma mi stava già altamente sul cazzo.
“Piacere, Niall” lo guardai come si guarda un extraterrestre “piacere Niall l’extraterrestre” mi guardò ancora più stranito “ uh scusa volevo dire, piacere Niall” detto questo mi chinai per prendere il libro di quel odiosa e inutile materia visto che la prof aveva appena fatto il suo ingresso in classe. “E tu non ce l’hai un nome?” oddio era insistente il ragazzo, non si era accorto che non avevo intenzione di parlare con lui? “per la gente che mi sta sul cazzo no, non ho nomi, se ti può interessare” dissi rivolgendogli un sorriso falsissimo. “Uh, aveva ragione Harry, sei davvero una mocciosa” si girò lasciandomi li, con gli occhi sgranati. Era la seconda volta in una sola giornata che mi venivano rivolte quelle parole e mai nessuno nella mia vita si era permesso di farlo. “E chi sarebbe Harry sentiamo, uno dei tuoi amici minchioni? Da quanto ho capito avete lo stesso cervello equivalente ad una nocciolina marcia, per questo si, deduco siate amici.” Sbuffò ma non ribatté. Soddisfatta della mia frase sorrisi fiera di me e per il resto della lezione nessuno dei due fiatò.
 

***

Ero in mensa, in fila per cercare di mangiare qualcosa anche se non so fino a che punto quella roba potesse essere commestibile. Alla fine optai per dell’acqua, un panino con prosciutto e una mela. Meglio andare sul sicuro, non si sa mai. Mi sedetti da sola, lontana da occhi indiscreti. Se non l’aveste capito non mi piace più di tanto stare in compagnia e non mi piace quando la gente mi guarda mangiare. Mi da fastidio ed è una cosa che non sopporto.
Addentai il mio panino e nello stesso momento mi arrivò un messaggio, era Abbey. Chi è Abbey? La mia migliore amica. Era originaria della California ma i suoi genitori avevano deciso di trasferirsi in Italia appena due anni dopo la sua nascita. Siamo grandi amiche dall’asilo e penso di non aver mai voluto bene ad una persona quanto ne ho voluto a lei. Mi mancava già un casino e non poterla vedere era una cosa assai frustrante.

Da Abbey <3

Stronzaaa, come va la vita a Londra? Scuola? Amici? Oh non provare a sostituirmi se no vengo li e ti decapito ahahah se non ti chiamo io non ti fai proprio sentire eh? Comunque qui stiamo tutti bene, spero anche li. Un bacione amoree! Ci sentiamo presto <3

A Abbey <3

Ab!! Ahaha lo sai che non ti sostituirei mai cretina. Qui anche tutto bene. Londra è bellissima anche se fa troppo freddo e la scuola devo dire che è altamente inquietante, ma per il resto tutto bene. Stasera vedi di tenere il telefono acceso che ti chiamo e ti racconto tutto <3

Da Abbey <3

Va bene capra, ci sentiamo stasera. Adesso vado che se no Josh mi lascia a piedi! Stronzo di un fratello.

Sorrisi leggendo l’ultimo messaggio. Era vero, suo fratello era un eterno stronzo ma quando litigavano c’era da scompisciarsi.
Posai il telefono nella borsa finendo il mio panino. Bevvi un po’ d’acqua dalla bottiglietta e poi diedi un morso alla mia mela. Mi sentivo osservata ma pensai fosse solo una mia impressione.
Finita la mela mi alzai prendendo il mio zaino.
Alzando lo sguardo, notai un tavolo non molto distante dal mio. Seduti intorno c’erano quegli otto ragazzi di stamattina. Guardai meglio e constatai che fra quelli si trovavano il riccio e il biondo. Adesso capivo chi fosse Harry. Era il cespuglio! Mi accorsi solo dopo che l’essere osservata non era solo una mia impressione ma era davvero così. Infatti a guardarmi era proprio quel gruppo di deficienti. Scocciata mi diressi a passo svelto verso l’uscita della mensa andando all’armadietto per riporre i libri.
Quando la campanella finalmente suonò, non ci misi più di due secondi ad uscire da quel inferno. Appena respirai aria pulita, un sorriso comparve sulle mie labbra. Casa mia distava più o meno 15/20 minuti da scuola e l’idea di farmela a piedi non era allettante, ma non avevo molte opzioni. Sbuffando iniziai a camminare. In questo periodo ero talmente concentrata sulla scuola e sul trasferimento che non mi ero mai presa cinque minuti per gustarmi quella meraviglia di città. In un certo senso pensai che fosse una fortuna trovarmi in quel posto, chissà quanta gente vorrebbe trovarsi qui in questo momento. Girai l’angolo e mi imbattei in un supermercato non molto grande. Era una specie di Conad italiano. Pensai che quel giorno mio padre non sarebbe tornato a casa per cena e che molto probabilmente avrei dovuto cenare da sola. Sorrisi pensando che prendermi una pizza surgelata non fosse poi una cattiva idea, constatando che non ero un gran che in cucina. Entrando nel supermercato, un’ondata di caldo accogliente mi investì costringendomi a togliere la sciarpa pesante che avevo indossato per quella mattinata gelida. Mi diressi al reparto surgelati e presi la mia cena. Pensai di fare un po’ di spesa visto che essendoci appena trasferiti la casa era quasi completamente vuota se non per le cose indispensabili. Presi acqua, pane, pasta, patatine, caramelle, bibite, più di una pizza per ogni qual volta sarebbe potuta servire e infine mi diressi nel reparto assorbenti. Beh, ovviamente per una donna è un pò difficile convivere senza. Trovai la marca che usavo praticamente sempre, ma mi accorsi che era veramente troppo in alto. Mi alzai sulle punte allungando il braccio il più possibile ma senza riuscire a spostarlo nemmeno di un millimetro dallo scaffale. Iniziai a saltellare. Sembravo una deficiente con sani problemi mentali, ma non avevo altra scelta. O così o rimanevo senza assorbenti e la cosa era altamente probabile in quel momento. “ah adesso capisco perché oggi eri così acida ragazzina” mi fermai di colpo riconoscendo a stento quella voce e quel tono da arrogante presuntuoso. Chiusi gli occhi e mi girai di scatto pronta a dirgliene quattro a quel demente. Oh tesoro adesso vedrai la ragazzina, pensai.




 


Spazio Autrice

Ciao a tutte! Questa è la seconda storia che pubblico su efp, spero vi piaccia. Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate! Ciao ciao, alla prossima <3

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


~The Reason Why~


 
Mi fermai di colpo riconoscendo a stento quella voce e quel tono da arrogante presuntuoso. Chiusi gli occhi e mi girai di scatto pronta a dirgliene quattro a quel demente. Oh tesoro adesso vedrai la ragazzina, pensai.


“Senti un po’ decerebrato, nessuno ti ha detto di venirmi ad aprire l’armadietto stamattina, non so chi sei, non ti ho mai visto in tutta la mia vita e se ho le mie cose sono affari miei, quindi gira a largo perché non ti sopporto più!” ero nera di rabbia, e lo diventai ancora di più quando notai che lui non faceva niente per ribattere, anzi, mi guardava con quella faccia da deficiente arrogante. Sbattei i piedi a terra come una bambina e mi rigirai, convinta che se l’avessi ignorato se ne sarebbe andato. Ricominciai a saltellare ma niente da fare, era troppo alto.
Sentii un mano poggiarsi sul fianco per fermare i miei saltelli e ne vidi un’altra, molto più grande rispetto alla mia, arrivare allo scaffale tanto desiderato e prendere quello per cui stavo tanto faticando. Era stato un gesto bellissimo se non fosse stato per la persona. Sapevo benissimo chi era il personaggio in questione e mi urtava, perché lui non lo faceva per gentilezza, bensì per rinfacciarmi che senza il suo aiuto non ce l’avrei fatta.
Mi girai ritrovandomelo a nemmeno cinque centimetri di distanza. Mi schiarii la voce per cercar di farlo allontanare ma non servì a molto,presi coraggio e strappai dalle sue mani il pacco di assorbenti. Penso che in quel momento fossi più rossa di un pomodoro. “Beh, grazie per l’aiuto ma io devo andare ciao” dissi cercando di scostarlo e continuare indisturbata verso la cassa. Purtroppo per me, quel riccio scassa minchia era troppo grande e non riuscii a spostarlo di molto “Mi devi due favori Evans” mi guardò divertito “io non ti devo proprio niente, non ti ho chiesto niente, anche perché fosse stato per me avrei fatto a meno del tuo aiuto” lo guardai in cagnesco. “Beh allora, se il mio aiuto non lo vuoi non ti dispiacerà se questi me li riprendo io” disse prendendomi dalle mani il pacco che poco prima, aveva preso dallo scaffale. “ci vediamo Evans” girò i tacchi e mi lasciò li, persa nei miei pensieri e senza assorbenti. Cazzo, e adesso come li prendo? Maledii il mio ego. Rinunciai a prendere il pacco che mi serviva e ne presi uno a caso negli scaffali più bassi, se per una volta cambio non succederà il finimondo. Misi tutto nel carrello e mi diressi alla cassa, ripensando a quello che era successo poco prima. Come faceva a sapere il mio nome? Ah che stupida sicuro gliel’avrà detto quel tizio biondo.. quello che non riesco a capire era il perché mi avesse aiutata per due volte di fila, in fondo io non gli avevo chiesto niente. Le cose erano due, o era un ragazzo molto gentile e premuroso, oppure c’era qualcosa sotto, qualcosa di troppo grande per me da comprendere. Optai per la seconda ipotesi.
Non so cosa centrassi io con quella gente ma di una cosa ero sicura, non li conoscevo e non avevo nessuna intenzione di farlo. Quei ragazzi erano troppo strani per i miei gusti, il riccio poi non ne parliamo.
Una volta pagato, misi tutto nelle buste e mi diressi a casa. Arrivai dopo 15 minuti di strada, posai le buste sul tavolo della cucina e come mi aspettai, mio padre non era ancora tornato. Ne approfittai per sistemare la roba che avevo comprato e una volta finito, la casa sembrava aver acquisito un po’ più di colore e di vita. Misi una delle pizze che avevo comprato nel forno e mentre aspettavo che cuocesse guardai un po’ di tv.
Mangiai e salii al piano di sopra. Decisi di prendere il libro e studiare un po’ per la lezione di domani. Quando finii, non sapevo cosa fare e mi stavo annoiando a morte, quindi decisi di fare un giro e scoprire un po’ questa nuova città in cui mi trovavo. Scesi al piano di sotto, presi giacca, sciarpa e berretto e uscii. Una volta chiusa la porta alle mie spalle, iniziai ad incamminarmi per non so quale stradina sperduta. Era molto bella, illuminata e con una scia di alberi ai bordi delle strade. Era un viale alberato, ed era bellissimo. Il vento era forte ma d’altronde che potevo aspettarmi da una città come Londra? Già era un gran cosa che non piovesse.
Mentre camminavo, vidi un gruppo di ragazzi camminare sul mio stesso marciapiede, solo dal verso opposto. Quando li riconobbi mi venne una gran voglia di attraversare e andare sull’altro lato della strada, ma non potevo, si sarebbero accorti che volevo evitarli e avrebbero capito la mia paura nei loro confronti. Perché si, ho una dannata paura di quei ragazzi. E non solo io, da quello che ho capito, intimoriscono praticamente tutta la scuola e non capisco il perché. Erano praticamente di fronte a me e senza pensarci abbassai la testa camminando a passo spedito. Dio fa che non mi riconoscano ti prego, Dio fa che non mi riconoscano ti prego, Dio fa che non mi riconoscano ti prego... continuavo a ripetermi questa frase mentre camminavo da almeno cinque minuti. Quando passai tutti si zittirono e si sentiva solo il rumore dei miei passi, visto che i loro erano cessati.
A quanto pare erano troppo impegnati a fissare qualcosa, o per meglio dire, ME. Il cuore batteva forte e non mi accorsi nemmeno che uno di quei tizi mi aveva tirato una spallata. Mi girai continuando a camminare, era stato il riccio, o per meglio dire Harry Styles... quando lo guardai mi rivolse un sorriso sghembo insieme a tutti i suoi amici, “Ciao ragazzina” mi girai infastidita e continuai a camminare, sentendo gli sghignazzi dei suoi amici alle mie spalle. Non ci diedi molto peso, ma sentivo ancora i loro occhi puntati addosso e questa cosa iniziava ad infastidirmi. Vidi una stradina sulla destra, non ci misi più di un secondo a svoltarla. La cosa positiva? Finalmente non avevo più otto paia di occhi brucianti sulla schiena. La cosa brutta? Non sapevo dove mi trovassi, era una stradina molto piccola e puzzava di rancido. Storsi il naso e mi strinsi un pò di più nella mia giacca. Sapevo che non era tutto a posto, c’era qualcosa che non andava... qualcosa di pericoloso e per una delle poche volte in tutta la mia vita, avevo veramente paura...
Camminai a passo lento per quella stradina deserta riflettendo sul da farsi. Tornare in dietro o continuare a camminare? Una folata di vento mi fece ricredere e optai per la prima scelta. Mi girai e ritornai sui miei passi, ma questa cosa durò poco e niente visto che nello stesso momento in cui mi voltai trovai otto ragazzi piazzati davanti alla mia figura. Erano in piedi, immobili e con le facce dannatamente serie. Era il gruppo di Harry! “porca miseria, come ci sono finita in sto casino?” sussurrai a me stessa “scusa ragazzina, per caso hai detto qualcosa?” a parlare era stato il tizio biondo di stamattina, com’è che si chiamava? Nail? Ma chi se ne frega, avevo altre cose più importanti a cui pensare. “si, stavo riflettendo su quanto tu possa essere coglione” feci un sorrisino forzato. Ok, forse non era la risposta migliore che avrei dovuto dare, ma cosa avrei dovuto dire? Mi ha chiamato ragazzina! Ha parlato l’uomo vissuto! “adesso basta mi hai rotto il cazzo” disse camminando a passo spedito verso di me. Porca miseria adesso mi ammazza. Chiusi gli occhi aspettando la mia morte ma non arrivo niente, ma come, nemmeno un pugno? Si ok, sono masochista.
Aprii un occhio per constatare che Styles teneva per un braccio Nail e quest’ultimo mi guardava con un’espressione carica d’odio. “senti mocciosa, io con te non voglio perdere tempo. Tu mi servi, e solo per questo motivo non ti ho fatto pestare a sangue da Niall ma se provi a rispondere un’altra volta in questo modo giuro che non fermo più nessuno.” Storsi il naso “quindi fammi capire, tu puoi chiamarmi mocciosetta, ragazzina e chi più ne ha più ne metta e io non posso dire ad un tuo amico che è un coglione?” ero furiosa e penso che anche loro se ne fossero accorti. “Esattamente” disse tranquillamente il riccio. Scoppiai a ridere “voi siete malati” feci per continuare indisturbata la mia passeggiata ma quella specie di bradipo col cespuglio in testa mi fermò. “tu non hai proprio capito eh?” ma allora questo o è stupido o lo fa. “Ma che dovrei capire? A che vi servo? Potreste gentilmente lasciarmi stare? Io non ti ho chiesto niente, sei tu che hai iniziato a darmi confidenza. Non so nemmeno i vostri nomi se non il tuo e quello di Nail e detto sinceramente non mi interessa saperlo” incrociai le braccia al petto guardandolo con aria di sfida. Si alzò una ristata generale, compresa quella di Harry.
Stranamente l’unico che non rideva era il biondo. “ah grazie adesso faccio anche ridere oltre ad essere un mocciosetta ragazzina giusto?” “vedi che allora quando vuoi rifletti?” e scoppiarono di nuovo tutti a ridere. “Nail si chiama Niall... non penso tu gli stia molto simpatica” oh fidati nemmeno a me.
Lo pensai soltanto senza dire niente, già quello mi odiava, ci mancava solo che gli dicessi una cosa del genere. “comunque mocciosetta, a te non devono interessare i nostri nomi” il riccio si avvicinò pericolosamente a me, questa cosa non mi piaceva affatto. Indietreggiai fino a sbattere contro un muro. “Tu da me non puoi scappare, mettitelo in testa, e nemmeno tuo padre” sbarrai gli occhi “mio padre? Che c’entra? Ma che sei, uno stalker?” si avvicinò al mio orecchio e sussurrò “non sono uno stalker, ma devi riferire a tuo padre che il tempo è agli sgoccioli e io non ne ho più da perdere, e fidati, sono qualcosa di molto peggio di uno stalker” prese il mio mento alzandomi il viso all’altezza dei suoi occhi color smeraldo “quindi farai la brava bambina e andrai a riferire a tuo padre quello che ti ho appena detto, intesi?” annuii silenziosamente col capo “benissimo, e mi raccomando, non far parola a nessuno di questa cosa o puoi considerarti morta. Anche perché potrebbe mancare davvero poco.”
E con queste parole scomparì insieme alla sua cerchia d’amici. Io l’avevo detto che qualcosa non quadrava...
porca puttana.

 












Spazio Autrice
Ciao ragazze! Questo è il mio nuovo capitolo, spero vi piaccia e spero anche in una vostra recenzione. Detto questo, volevo scusarmi per il ritardo ma ho avuto due materie da recuperare (inglese e francese) ebbene si, anche ascoltando i ragazzi faccio schifo nelle lingue, ahahaha ma sono cose che capitano dai. Adesso vi saluto e ci vediamo al terzo capitolo che spero di pubblicare al più presto. Ciaoooo <3 <3 <3 <3

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


~The Reason Why~


“benissimo, e mi raccomando, non far parola a nessuno di questa cosa o puoi considerarti morta. Anche perché potrebbe mancare davvero poco.” E con queste parole scomparì insieme alla sua cerchia d’amici. Io l’avevo detto che qualcosa non quadrava...
porca puttana.

 


Erano passati ormai due giorni dall’ultima volta in cui avevo parlato con quei trogloditi. Mio padre? Lo stesso di sempre, ne più ne meno. Avevo deciso di non dirgli niente su quello che mi aveva detto Harry. Di sicuro quei deficienti vorranno scherzare e farmi andare nei casini ma non gliel’avrei data vinta. Avevo deciso di accertarmi in questi giorni che veramente fosse tutto a posto e che Harry e i suoi amici mi avessero detto una balla.
Cosa che si era constatata vera, visto che non c’era niente di nuovo in mio padre e tanto meno nella mia vita.
 In questi due giorni? Harry e il suo gruppo continuavano a fissarmi seri ma non ci facevo caso.
Mi stavo ambientando pian piano nella scuola e avevo conosciuto una ragazza, Kim. O per meglio dire Kimberly, Kimberly Dawson. Avevamo fatto amicizia e mi aveva avvertito su tutti i problemi e le bellezze di questa scuola. In pratica era stata un pò il mio cicerone personale.
Era Giovedì, tre giorni che mi trovavo qui dentro e già non ce la facevo più.
Anche Kim ovviamente come tutti gli altri ragazzi in questo edificio aveva paura di quei dementi e io davvero non riuscivo a capacitarmi del perché. Erano soltanto 8 ragazzini viziati che dovevano imparare a crescere.
Ero al mio armadietto. Da quando il troglodita ci aveva tirato il pugno era veramente facile aprirlo. Presi i libri per la mia prima lezione, fisica. Quando chiusi l’anta, mi trovai Harry a nemmeno 10 centimetri di distanza, mi guardava furioso. Senza dire niente mi prese per un braccio facendo cadere tutti i miei libri. Lo guardai in cagnesco, ma non ebbi il tempo nemmeno per ribattere che fui trascinata via. Non so dove mi stesse portando ma in quel momento riuscivo solo a pensare che erano già 15 minuti che era suonata la campanella, io non ero in classe e i miei libri erano sparpagliati nel corridoio.
“mongoloide io devo andare in classe, e i miei libri se non te ne fossi accorto sono caduti!” non mi rispose, anzi, al contrario strinse ancora di più la presa sul mio polso digrignando i denti.
 Cercai di oppormi e di liberarmi ma la sua forza era qualcosa di disumano. Con la mia mano cercai di staccare la sua dal mio polso, che stava ormai diventando violaceo dalla stretta potentissima con la quale mi teneva. “lasciami cretino, non ho tempo da perdere. Se salto lezione mio padre mi fulmina” si fermò di scatto sbattendomi contro un muro. Eravamo nel seminterrato della scuola. Deserto, il miglior aggettivo per descriverlo era proprio questo.
“tuo padre eh?” mi fulminò “non ti avevo detto di fare qualcosa per caso?” disse strattonandomi ancora per il braccio. “guarda che tra poco il braccio me lo stacchi, se mi lasci mi fai un favore. Grazie” gli sorrisi derisoria. “tu sei proprio una mocciosa” urlò.
Aia forse la devo smettere, ma non ci riesco, è più forte di me, è odioso. “si questo me l’hai ripetuto almeno trenta volta, ormai non mi da più fastidio, inventa qualcos’altro” sorrise divertito e non riuscii a capire il perché “un qualcos’altro come zoccola ti piace di più? Sai, a me si, potresti essere la mia personale” non ci vidi più dalla rabbia e senza pensarci due volte gli tirai un ceffone. Il suo viso non si spostò nemmeno di due millimetri. Eppure pensai che almeno un minimo si sarebbe dovuto girare per la botta, cosa che però non successe. Inutile dire che ci rimasi malissimo. “preferirei morire più tosto che essere una zoccola, la tua poi figuriamoci” lo dissi con tutto l’odio che in quel momento scorreva nelle mie vene, e fidatevi se vi dico che era davvero, ma davvero tanto. “Questo non l’avresti dovuto dire” ma al contrario di ogni sua possibile reazione fece la più inaspettata. Se ne andò. Lo vidi incamminarsi verso le scale. Cercai di seguirlo ma una volta voltato l’angolo era come scomparso. Volatilizzato. Pensai si fosse offeso e se ne fosse andato.
 Finalmente stava capendo che doveva lasciarmi stare. Con un bel sorriso stampato in faccia mi diressi verso il corridoio. Sorriso che si spense subito dopo. D’avanti al mio armadietto trovai un’Harry sudato e al quanto impegnato con una troia. Stavano scopando praticamente sul mio armadietto. IL MIO ARMADIETTO! “cretino scollati di qui, se ti devi scopare una puttana fallo da un’altra parte, non sul mio armadietto” non mi rivolse nemmeno uno sguardo continuando quello che stava facendo. Quando vidi che stava iniziando a sbottonarsi i pantaloni decisi di intervenire. Non avrei assistito a quella schifezza. Mi avvicinai e lo strattonai da un braccio costringendolo a staccarsi da quella sanguisuga. Quando si girò mi venne un colpo al cuore. I suoi occhi non erano verdi, no, erano rossi. Molto rossi e giuro che non mi stavo sbagliando. Lui mi guardava con il respiro affannato e un sorrisino stampato in viso. “I-i tuoi occhi... sono... rossi” dissi, lui sbarrando gli occhi per la sorpresa istintivamente si girò dal lato opposto al mio. “H-harry... perché i tuoi occhi sono rossi?” si girò di scatto, ma i suoi erano verdi, finalmente quel bellissimo verde era tornato a splendere. Ho detto bellissimo? No, intendevo dire che il colore era bellissimo, i suoi occhi no, sembravano verde vomito.
“Questi non sono cazzi tuoi ragazzina, invece di pensare ai miei occhi, pensa a tuo padre, mi sa che le tue attenzioni in questo momento devono essere dedicate molto più a lui che a me. Anche se la cosa non mi dispiacerebbe, e penso nemmeno a Candice vero?” disse girandosi verso la sanguisuga che era ancora avanti al mio armadietto, intenta a  fissarci. “vero, non ho mai fatto una cosa a tre, magari sarebbe carino” Harry si girò verso di me “visto?” disse leccandosi le labbra. “ tu sei un maniaco e hai seri problemi. Fatti curare, mi ci mancava pure una trans fra i piedi, sanguisuga gira a largo, se tu hai altri indirizzi i miei sono ben precisi e non sono sicuramente nella tua direzione, tanto meno in quella di questo cafone” e senza aggiungere altro me ne andai a passo svelto dirigendomi all’uscita. Chi se ne frega della scuola, Harry adesso mi aveva messo un gran dubbio in testa. Mio padre? Perchè mai dovrebbe aver bisogno del mio aiuto?...

 

 

 

Spazio Autrice
Hola bellissima gente... tataaaaan ecco il terzo capitolo! come sempre, se vi piace sarei felice se lasciaste una recenzione! A prestooo <3

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


~The Reason Why~



I suoi occhi erano privi di vita ma pieni di terrore





Correvo ormai da 10 minuti buoni verso casa. Harry mi aveva messo un brutto presentimento in testa e finchè non avrei visto con i miei occhi mio padre sorridente non sarei stata tranquilla.
Oggi faceva la notte quindi la mattina sarebbe rimasto a casa. Arrivata d’avanti al cancelletto estrassi le chiavi e senza pensarci due volte entrai in casa.
Non c’era nessuno, o almeno così sembrava.
“Papà?” urlai, non rispose nessuno “papà ci sei?” ancora niente. Magari era uscito per far spesa, pensai. Per sicurezza controllai tutte le camere della casa, dalla cucina allo sgabuzzino, ma niente. L’ultima porta che rimaneva era quella del bagno. Entrai e quello che vidi mi fece rabbrividire. Mio padre steso a terra in una pozza di sangue, con gli occhi sbarrati. I suoi occhi erano privi di vita ma pieni di terrore.
Mi accasciai su di lui iniziando a scuoterlo per una spalla “papà rispondi” piangevo ormai a dirotto. Prima mia madre e adesso mio padre. Non potevo crederci, non poteva essere vero. La mia vita era un disastro. Sarei rimasta sola, sola in questo mondo orribile. “papà...” ormai ero andata completamente, le lacrime scendevano da sole e non riuscivo a fermarle. Mi accasciai su di lui continuando a singhiozzare. “papà papà, oddio adesso come farò senza di te, mi ammazzo, mi prostituisco, mi butto da un ponte!” mi girai di scatto in direzione di quella voce. Appoggiato alla porta del bagno c’era Mr bastardo per eccellenza. Chi? Niall. “tu!” urlai “siete stati voi! Tu e quei bastardi dei tuoi amici” fece un sorrisetto e mi guardò divertito. Gli arrivai a nemmeno cinque centimetri dal viso “oh oh, cos’è sono così irresistibile dolcezza?” disse iniziando a ridere. “tu mi fai solo schifo” e senza pensarci due volte gli sputai in faccia. Le merde si meritano solo questo. Corsi superandolo e scendendo le scale. Presi il telefono intenta a chiamare la polizia. Quei figli di puttana non l’avrebbero passata liscia. Composi il numero, ma prima che riuscissi a premere il pulsante verde, venni scagliata contro la parete e il telefono mi cadde dalle mani.
 Questa volta era Niall ad essere a nemmeno cinque centimetri da me e la sua vicinanze mi faceva totalmente ribrezzo. “senti bambolina, tu dovresti capire che sei viva solo perchè servi, se no saresti già affianco a tuo padre, ma fidati, non piangeresti” poi ci pensò “e in realtà non respireresti nemmeno” disse toccandomi i capelli e iniziando ad arrotolare una ciocca col dito.
“meglio per te se mi togli le mani di dosso” dissi digrignando i denti “uh, attenzione, la gatta ha glii artigli affilati. E sentiamo,che fai se non le tolgo?” sorrisi e senza pensarci due volte alzai il ginocchio in direzione dei suoi gioielli. La sua mano fermò il mio ginocchio, portandoselo alla vita. Mi schiacciò ancora di più contro il muro e la situazione stava diventando insostenibile.
Ero scandalizzata. Ok che non tiravo ginocchiate ogni giorno, ma aveva dei riflessi incredibili. Sbarrai gli occhi per la sorpresa “cos’è mocciosa non parli più?” disse avvicinando il suo viso al mio orecchio. “ti devi staccare, non voglio le merde addosso, poi rischio di puzzare” dissi sorridendo falsamente. “tu dovresti solo ringraziare Dio. Se potessi non sai cosa ti farei” mi stava annusando il collo? Ma cos’era un cinghiale in astinenza? “la pianti di annusarmi? Sai non è da persone normali, sempre che tu possa essere considerate tale. Mio padre è stato ucciso da voi bastardi e io in questo momento vorrei ucciderti. Non sai quanto vorrei. Per questo, te lo chiedo gentilmente. Lasciami o chiamo la polizia.” Iniziò a ridere “ ma pensate sia un gioco? Cosa pensati di dire quando la polizia inizierà ad indagare? Pensate non vi troveranno?” non ce la facevo più. L’assassino di mio padre era a nemmeno due millimetri da me e io non riuscivo a scollarmelo in nessun modo “ mocciosa, quella che non ha capito che questo non è un gioco sei solo te. Se la polizia indagherà tu dirai che è stato un incidente. Il pavimento era bagnato e lui non vedendolo è scivolato sbattendo la testa contro la vasca” ci pensai su “e come pensi di coprirle le tracce dell’aggressione eh?” io non riuscivo a capirlo, come poteva essere così sicuro che non sarebbe stato scoperto? “e chi lo dice che io gli abbia lasciato segni?” “beh un coltello infilzato, una pistola, un pugno, che ne so.” Sorrise divertito scuotendo la testa “tu ora farai quello che dico io intesi?” io suoi occhi tutto ad un tratto divennero rossi, proprio come quelli di... Harry. “certamente, farò tutto quello che mi dirai” oddio ma che dicevo? Non riuscivo a controllarmi mentre parlavo, ma stiamo scherzando? Che cazzo sta facendo? “chiunque ti chiederà della morte di tuo padre tu dirai che è stata solo una tremenda tragedia. Intesi?” non riuscivo a comandarmi. Il mio corpo e la mia mente erano sotto il suo controllo. “stai tranquillo, farò come tu mi hai ordinato” come tu mi hai che?.. ma che cazz.. “benissimo, au revoir mademoiselle” detto questo uscì da casa tranquillamente, come se non fosse successo niente. La cosa strana però era che anche forzandomi di dire il contrario, dalla mia bocca uscivano solo testuali parole:”mio padre ha avuto un tragico incidente, ha sbattuto la testa contro la vasca scivolando e ha avuto un immediato trauma cranico.” In questi giorni, tutte le persone che mi erano venute a far le condoglianze ricevevano la stessa risposta. Persino Abby, alla quale non sarei riuscita mai a mentire, quando mi aveva chiamata aveva ricevuto la stessa farsa.
Questa cosa doveva finire. Mio padre era ormai seppellito e quei bastardi dei suoi assassini erano a piede libero per la città. Era una cosa che non potevo accettare. Avevo provato più di una volta a chiamare la polizia per spifferare tutto, ma era come se una forza sovraumana mi frenasse dal farlo.
Ormai era deciso, l’indomani ci sarebbe stata scuola e io avrei chiarito una volta per tutte questa cosa. Quei ragazzi erano diventati il mio incubo. Nemmeno una settimana che li conoscevo e già avevano scombussolato totalmente la mia vita.
E poi dovevo capire questa cosa della mente, anche se mi faceva totalmente paura. C’era qualcosa sotto. Non riuscivo a capire però cosa potesse essere. Non erano semplici ragazzi, questo l’avevo capito. Ma volevo saperne di più e quant’è vero che mi chiamo Chanel Evans, l’avrei scoperto, forse anche a costo della vita, forse per mio padre, forse per vendicare una volta per tutte la sua morte a me ancora del tutto incompresa.












 

Note Autrice

Ed ecco il 4° capitoloooo. Giuro, non vedo l’ora finisca la scuola. Non ne posso più ahahahah.
Riguardo al capitolo, come sempre gradirei una recenzione se volte, se no amen ahahah
Ci vediamo al prossimo capitolo, ciao ciao <3 <3 <3

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


~The Reason Why~




Per tutta la notte non ero riuscita a chiudere occhio. Pensavo solo a come avrei dovuto affrontare quei bastardi.
Sentii suonare la sveglia, le 6.15. In tutta la notte ero riuscita a dormire si e no due ore.
 Mi alzai svogliatamente dal letto dirigendomi in bagno. Mi lavai e mi vestii scendendo poi al piano inferiore.
Ricordo quando mio padre mi preparava la colazione e lasciava sempre il buongiorno scritto su un foglio. Mi salì la malinconia. Senza di lui quella casa non aveva più vita. Forse perchè la prima a non avere più una vita sensata li dentro ero io. Decisi di non pensarci e di prendere una merendina a caso dalla dispensa, l’avrei mangiata nel tragitto per arrivare a scuola.

       ***


Una volta arrivata al cancello, mi diressi nel cortile. Era pieno di gente che aspettava il suono della campanella, anzi lo supplicava visto che faceva un freddo cane. Spostando lo sguardo a destra, vidi un gruppo di ragazzi appoggiati ad un muretto. Erano otto, ed erano loro. Il cuore iniziò a battere velocemente. Non sapevo ancora di preciso come avrei dovuto affrontarli, ma una cosa era certa. Non gli avrei lasciato carta bianca.
Mi diressi a passo svelto verso di loro. “Guardate chi c’è, la mocciosetta” disse Harry sogghignando. “come sta tuo padre?” non ci vidi dalla rabbia. Gli sferrai uno schiaffo in piena faccia “tu mio padre non devi nemmeno nominarlo” si toccò la parte lesa del viso rivolgendomi uno sguardo gelido. I suoi occhi... avevano cambiato nuovamente colore diventando di un rosso acceso. “ma che cavolo...” avevo paura, ma aveva ucciso mio padre e non me ne sarebbe importato niente,  se mi avesse ucciso o meno. Meritava solo di morire. Doveva fare la stessa fine che era stata destinata a mio padre, dovevano farla tutti ed otto.
Indietreggiai di un passo continuando a guardare quegli occhi. Erano bellissimi, anche se non avevano più quelle sfumature di verde incantevole.
 “Harry dai lascia perdere, la nostra rivincita l’abbiamo avuta ugualmente. Di lei adesso non ce ne facciamo niente. E poi la sua morte causerebbe solo ulteriori problemi.” A parlare questa volta era stato un ragazzo dagli occhi color nocciola e i capelli castani. Sembrava il più ragionevole la dentro, anche se per stare con un gruppo del genere tanto diverso da loro non doveva esserlo. “ voi siete pazzi, io parlerò con la polizia e finirete una volta per tutte al fresco. I tuoi occhi cambiano colore in una maniera impressionante e in più parlate di morte come se fosse la cosa più normale del mondo uccidere una persona. Che cazzo siete?” Niall mi guardò storto e in due falcate si avvicinò a me così tanto da sentire il suo respiro sul collo. “sul fattore polizia mi sembrava d’aver già chiarito tutto no?” disse minaccioso “togliti, mi sembra d’averti già detto che la merda non la voglio addosso” sputai quelle parole il più velenosamente possibile. “Harry la posso uccidere? A modo mio però” disse il biondo rivolgendosi a Styles “sta fermo coglione, non deve sapere niente. È già troppo dentro a sta cosa. Non me la voglio trovare costantemente tra i piedi” parlavano di me come se non esistessi... io non ho parole. “Ehi? Io sono qui e vi sento, cosa non dovrei sapere?” Harry mi guardò storto “zitta cazzo che se no ti ammazzo sul serio!” non ci vidi più, iniziai a tirargli non so quanti pugni sul petto. Piangevo, un po’ per la frustrazione e un po’ per la morte di mio padre. “Mi fate schifo, siete i peggiori bastardi sulla faccia della terra!” non mi importava niente se stavo urlando e tutta la scuola mi stava guardando. In quel momento volevo solo sfogarmi.
Sentii di scatto due mani fermarmi i polsi e caricarmi su una spalla con facilità assurda. Sbarrai gli occhi e iniziai a scalciare, ma non servii a molto. “andiamo via di qui, prima che sospettino qualcosa. Di lei vedremmo cosa fare.” Spalancai la bocca, Niall che era dietro Harry quindi di conseguenza di fronte a me. Ridacchiò per la mia espressione e poi disse “chiudi la bocca se no lo faccio io. E ho già in mente come” disse facendo un sorriso malizioso “Niall tieni a freno gli istinti. E smettila di fare il pervertito per una volta” disse Harry, anche se la sua voce non era seria, bensì divertita e lo constatai quando sentii la sua schiena vibrare dalle risate. Si sollevò una risata generale e io sbiancai per poi diventare di un rosso acceso. Guardai Niall che si trovava ancora di fronte a me e lo fulminai. “ oh la ragazzina si è imbarazzata” disse facendo scoppiare di nuovo a ridere tutti. “puoi lasciarmi andare? Sai ho delle gambe e l’unico posto in cui non vorrei stare in questo momento è proprio qui” Harry sbuffo e continuando a camminare rispose “se non stai zitta la bocca te la faccio tappare davvero” decisi di starmene e non rispondere. In fondo cosa poteva mai succedere? Avevano solo ucciso mio padre...

***

Non so quanto tempo era passato da quando mi trovavo sulla spalla di Harry ma una cosa era certa. Avevo un male allo stomaco incredibile. Iniziai a muovermi cercando di trovare una posizione comoda e che alleviasse il dolore. “Puoi stare ferma? La spalla è la mia” mi irrigidii “sai com’è, se mi lasciassi andare non avresti di questi problemi e io non starei per rimettere l’anima visto che ho un mal di stomaco impressionante.”  Si fermò di scatto facendomi scendere. “l’ho fatto solo perchè non voglio la maglia sporca di vomito” disse con una faccia schifata. Non lo ringraziai nemmeno e iniziai a camminare di fianco ad un ragazzo dai capelli castani. Mi sembrava fosse lo stesso che a prima vista avevo aggiudicato come il papà del gruppo. Mi guardò regalandomi un sorriso che io prontamente non ricambiai. Per me potevano fucilarsi uno ad uno. Lui di conseguenza ritornò con lo sguardo sulla strada cambiando completamente espressione.
Continuammo a camminare fin quando arrivammo ad un lago... un che? Mi uccidono. Sbiancai di colpo facendo due o tre passi indietro. Harry si girò e vedendo la mia espressione fece una faccia confusa ma appena capì il perchè del mio comportamento fece spuntare su quella faccia da schiaffi un sorrisino presuntuoso “hai paura ragazzina?” lo guardai con aria di sfida, anche se stavo morendo dentro “non ho paura... di te poi, sei solo un presuntuoso assassino” dissi fulminandolo. Harry sbuffando mi riprese in spalla “vedi perchè non posso lasciarti camminare da sola? Sei troppo impulsiva. e non posso permette che mi scappi” non ascoltai molto quello che disse, ero troppo impegnata a tirargli pugni a più non posso. Quando vidi che superammo il lago mi calmai leggermente ma continuai imperterrita a tirare calci e pugni a quel demente, ritardato e assassino. “Mi hai rotto il cazzo e anche la schiena. È da mezz’ora che tiri pugni. Niall portala te” oddio no, tutto ma non lui. “no no scherzavo sto bene qui” dissi cercando di stare il più ferma possibile per convincerlo a tenermi “troppo tardi, magari la pianti” mi posò per terra, ma non ci volle molto a ritrovarmi nuovamente su una  spalla. Sembravo un cretina con dei problemi, cazzo so camminare!
Sentii una mano poggiarsi sul mio sedere e sbarrai di scatto gli occhi “cretino togli quella mano o giuro che ti arriva una ginocchiata nelle palle” rise, come tutti gli altri d’altronde. Perchè si divertivano così tanto a prendermi per il culo? Niall tolse la mano, non prima di commentare “bel culo ragazzina” scossi la testa rassegnata. “si può sapere dove stiamo andando? Sarà più di un’ora che camminiamo... anzi, camminate” in quel preciso momento tutti si fermarono e Niall mi mise a terra. “oh finalmente” dissi rivolgendo lo sguardo ad una casetta dall’apparenza molto accogliente. Harry ghignò “benvenuta nel tuo peggior incubo”

 

 

 


Spazio Autrice
Ciaooo ecco il 5 capitolo... cosa succederà d’ora in poi? Povera Chanel, dovrà sopportare davvero di tutto.
 Ringrazio tutti quelli che mi stanno supportando in questo momento e mi scuso per non aver aggiornato prima... ero in vacanza, voi siete in vacanza, dovete andarci o siete già andate? Se vi va rispondete nelle recenzioni e magari lasciate un commento sulla storia! Baciii <3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


~The Reason Why~



“Si può sapere dove stiamo andando? Sarà più di un’ora che camminiamo... anzi, camminate” in quel preciso momento tutti si fermarono e Niall mi mise a terra. “oh finalmente” dissi rivolgendo lo sguardo ad una casetta dall’apparenza molto accogliente. Harry ghignò “benvenuta nel tuo peggior incubo”

 


Sperai che Harry stesse scherzando ma il suo sguardo era fottutamente serio. Sbarrai gli occhi e non fiatai. Questo era il loro territorio, erano in netto vantaggio.
Li vidi avanzare a passo svelto verso l’entrata e li seguii un po’ tibutante. Che significava “ben venuta nel tuo peggior incubo?” questa frase mi martellava in testa da almeno 10 minuti e avevo un paura boia.
Scacciai i pensieri che in quel momento avevano preso il sopravvento e decisi di entrare in casa. Un’ondata di caldo mi invase così tolsi sciarpa e giacca.
 Niall si catapultò sul divano insieme ad uno che molte volte avevo sentito chiamare da Harry Zayd o Zaym. Si, faccio schifo con i nomi.
 Il biondo prese il telecomando e mise subito un canale che in quel momento trasmetteva una partita a parere loro “molto importante”. Roteai gli occhi e pensai che da quel punto di vista il mondo maschile fosse tutto uguale, o quasi. Anche mio fratello e mio padre molte volte trovavano il tempo per guardare quelle stupidaggini, ma non ne capivo il senso. Erano solo dei dementi che giocavano a palla.
E bene si, ho un fratello ma si è trasferito a Toronto quando avevo 12 anni. Ormai sono su per giù 5 anni che non lo vedo e mi manca tantissimo. A 19 anni ebbe una litigata accesa con i miei e da quel giorno decise di trasferirsi a casa di un suo amico a Londra. Poco tempo dopo venni a conoscenza del suo matrimonio e del suo trasferimento in Canada.
 Penso ce l’abbia anche con me ma a quel tempo cos’avrei potuto fare? Ero piccola e non capivo niente di quello che stesse accadendo. Tutt’ora non so il motivo ma da quel che ho capito era una cosa veramente importante. Non è venuto nemmeno al funerale di mio padre e so che io come sorella avrei dovuto avvertirlo ma ormai non ricordo nemmeno il suo volto, come avrei fatto a rintracciarlo?
Sentii una voce che mi fece riprendere dallo stato di coma in cui ero finita. La voce proveniva dal divano dove ormai tutti ed otto erano seduti, o per meglio dire cinque erano sul divano e tre a terra. Mi accorsi che ero rimasta ferma ed imbambolata a fissare un muro. “ragazzina ci sei?” chi poteva essere il cretino che mi dava della ragazzina? Ovvio, Harry mi sento figo e me la credo Styles. “che c’è? Perchè mi avete portata qui?” chiesi irritata. Harry si alzò dal divano venendomi in contro sogghignando. “da oggi farai tutto quello che ti si ordinerà, ci siamo intesi? Sempre che tu non voglia fare la fine di tuo padre” diventai rossa dalla rabbia, tenetemi se no lo ammazzo. “Fammi capire, dovrei essere una servetta personale?” si avvicinò e me lo ritrovai ad un soffio dal viso. Feci una faccia schifata anche se detto sinceramente non mi dispiaceva più di tanto averlo a quella distanza. Ma cosa penso? Sarà anche figo ma ha ucciso mio padre! “Esatto” fu tutto quello che disse e fece per tornarsi a sedere. Pensa che sia così facile? Oh no caro mio, non hai capito proprio niente. “ preferisco morire più tosto che passare la vita a servire otto stronzi” lo dissi più tosto ad alta voce. In poco tempo otto paia di occhi erano rivolti verso di me. Alcuni mi guardavano divertiti mentre altri furiosi. Volete sapere a chi appartenevano gli sguardi furiosi? Oh solamente ai due coglioni di turno, il biondo e il riccio. “ noi adesso facciamo una chiacchierata, voi continuate a fondervi il cervello” detto questo il riccio mi afferrò per un braccio e mi portò al piano superiore. Arrivammo ad una camera, e intuii fosse la sua. Il colore prevalente era il nero e la camera era quasi completamente spoglia se non per le cose essenziali, letto, armadio e scrivania. Non ci misi molto a capire che era la sua, di chi poteva essere una camera talmente morta se non di un morto vivente? Mi ci spinse all’interno e chiuse la porta a chiave dietro di se. Ok, questo vuole morire. “Se pensi di poter fare il comodo che ti pare hai letteralmente sbagliato ragazzina! Se solo sapessi tutto non avresti la presunzione e la sfrontatezza che ti ritrovi” non ci vidi dalla rabbia “la devi piantare di chiamarmi ragazzina! Non sono piccola e tanto meno inferiore a voi! Non avrei paura di voi neanche se foste degli alieni, figuriamoci se devo aver paura di otto stupidi ragazzi che per divertirsi vanno in giro a rovinare la vita altrui.” Dissi al quanto nervosa. “scommettiamo che invece moriresti di paura?” disse avvicinandosi talmente tanto da farmi indietreggiare. A ogni suo passo in avanti ne corrispondeva uno mio all’indietro. Andammo avanti così fin quando non trovai il letto a ostruirmi il passaggio. “cazzo” pensai, avevo paura ma non gliel’avrei mai data vinta “sei arrivata a destinazione ragazzina” sussurrò al mio orecchio e in pochi secondi mi catapultò sul materasso. Non feci in tempo a realizzare che mi trovai il suo corpo a cavalcioni su di me. I suoi occhi erano di un rosso intenso, e iniziai a spaventarmi. Come fa un comune mortale a cambiare così rapidamente colore degli occhi? Iniziai a dimenarmi ma non servì a molto, se non a ritrovarmi il suo bacino completamente premuto al mio. Avvampai di colpo e lui ghignò divertito. Prese i miei polsi mettendoli ambedue sopra la mia testa e avvicinò il suo viso al mio. “lasciami idiota, come fai a cambiare colore degli occhi?” lui non rispose alla mia domanda ma mi guardò con sfida “se non ti volessi lasciare?” sbuffai frustrata “ti odio” fu l’unica cosa che riuscii a dire. Ma lo dissi sinceramente.
Provavo un odio abnorme nei suoi confronti.
Mi lasciò i polsi e si alzò dal mio corpo. “spero tu abbia capito la lezione ragazzina, e tanto per avvertirti, i miei occhi rossi non sono niente in confronto al resto” disse avanzando verso l’armadio, lo aprì e ne estrasse una maglietta nera e un paio di boxer puliti. Alzai il busto dal letto e mi sedetti a gambe incrociate su di esso. Il riccio si girò verso di me e mi lanciò la maglietta nera dei nirvana. La presi rigirandola tra le mani. “cosa dovrei farci con la tua maglietta? Strangolarti?” dissi seria “no mocciosa, te la devi mettere per dormire” strabuzzai gli occhi e scoppiai a ridere ma quando iniziò a togliersi la maglietta capii subito che non stava scherzando. Si voleva spogliare li? Ma c’ero io! Un po’ di pudore! “c-cosa stai facendo” balbettai quando lo vidi senza maglia e con solo il suo solito pantalone nero addosso. “mi cambio, cos’è ragazzina, ti stai bagnando?” disse sogghignando. Sobbalzai a quella domanda e lo fulminai con lo sguardo “no, niente di tutto ciò. Solo che non vorrei rimanere traumatizzata a vita da te.” Sputai velenosa “oh beh, giusto sei una ragazzina, se va bene non hai nemmeno mai visto un cazzo è ovvio che rimarresti traumatizzata, se poi vedessi com’è grosso il mio, potresti rimanere scandalizzata.” Oddio, dimmi che non l’ha detto sul serio. Trattenni il respiro e diventai ancora più rossa di quel che già ero. “sei un pervertito maniaco” dissi schifata, lui rise e iniziò a sbottonarsi i pantaloni. Ma allora era serio? Sgranai gli occhi e afferrai un cuscino mettendolo d’avanti agli occhi il più in fretta possibile. Lo sentii ridere di gusto e esclamare un “sei proprio una bambina verginella” mi diede abbastanza fastidio la sua affermazione ma decisi di non ribattere, e cambiai discorso, ovviamente non togliendo il cuscino dalla faccia. “cos’è questa storia deldormire qui?” sentii una mano togliermi il cuscino dagli occhi e quando li aprii mi ritrovai un’Harry in boxer d’avanti. Il suo “coso” era all’altezza del mio viso constatando che io ero seduta e lui in piedi. Chiusi gli occhi di scatto e la sua risata fece capolino nella stanza “non ridere e copriti cretino!” dissi frustrata. “ma io dormo così” mi arresi e aprii gli occhi cercando di guardarlo in viso ma la situazione era al quanto complicata. “facciamo così” disse stendendosi sulla parte destra del letto “se non ti cambi tu lo farò io” a quelle parole mi alzai di scatto dal letto e mi diressi verso la porta del bagno “dove vai?” mi chiese “a cambiarmi” dissi fredda. Prima di chiudermi la porta alle spalle percepii un sorriso vittorioso sulle sue labbra. “bastardo” pensai chiudendo a chiave la porta evitando entrate clandestine.

 

 

 

Note Autrice

Ecco il sesto capitolo! spero vi piaccia! Come al solito se volete lasciate una recenzione (anche se non lo farete mai) ahahah, vi auguro una buona serata. Ci vediamo al prossimo capitolo. Bye bye :)

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


~The Reason Why~

~“dove vai?” mi chiese “a cambiarmi” dissi fredda. Prima di chiudermi la porta alle spalle percepii un sorriso vittorioso sulle sue labbra. “bastardo” pensai chiudendo a chiave la porta evitando entrate clandestine.~

Entrai in bagno e aprii l’acqua per farmi una doccia.
Una vola finito misi l’intimo e la maglietta di Harry. La cosa non mi rendeva particolarmente entusiasta ma se non mettevo quella non avrei saputo con cosa dormire.
Uscii silenziosamente dal bagno sperando che il riccio stesse dormendo, ma ovviamente tutte le mie speranze andarono letteralmente in frantumi trovando un’ Harry in boxer sdraiato sul letto con le braccia dietro la testa.
 L’unica cosa ad illuminare la stanza era una bat-jour posizionata sul comodino.
 Quel maniaco continuava a fissarmi e la cosa mi dava su i nervi.
Mi stesi nella porzione di letto disponibile e senza nemmeno dirgli buonanotte gli diedi le spalle chiudendo gli occhi. I sensi di colpa mi assalirono, stavo dormendo nello stesso letto dell’assassino di mio padre. Avevano ucciso la mia unica  ragione di vita senza che io ne conoscessi il motivo.
Mi mancava mio fratello, ogni volta che succedeva qualcosa lui era sempre li, a proteggermi, e adesso mi sentivo vuota, ormai erano otto anni che la mia vita non aveva un senso. Mio padre era l’unica persona che mi rimaneva, sono riusciti a portarmi via anche quella. Sentii bussare alla porta ma non aprii gli occhi. Styles però si alzò e andò ad aprire “ehi Niall tutto bene?” Niall? Che ci faceva qui a quest’ora? “si, tutto a posto. Volevo solo vedere come stava...” Harry ridacchiò “sta bene tranquillo. Adesso sta dormendo” stavano parlando di me, la cosa iniziava ad incuriosirmi “ hai intenzione di dirglielo?” cosa dovrebbero dirmi? “non lo so Haz... penso sia una cosa da affrontare col tempo” sbuffai mentalmente. Troppi segreti, troppi misteri da svelare. “va bene Horan, buonanotte” sentii un ghigno e una voce affermare “notte Haz”.
Styles ritornò a letto e poco dopo un braccio avvolse la mia vita. “so che non stai dormendo. Ma farò finta di credere il contrario” sbiancai all’istante ma non mi voltai. Come aveva fatto ad accorgersene? E sopratutto, come faceva a cambiare colore degli occhi?
 Poco dopo raggiunsi Morfeo nel mondo dei sogni, non prima d’aver ricevuto un “buonanotte ragazzina”.
***
 
sentii dei gemiti. Eh? No aspetta, gemiti? Ma che cazz...?> aprii gli occhi lentamente. Ero distesa su un letto e al mio fianco c’era qualcuno. Strano, avevo ancora il gelato in mano. Lo strinsi tra le mani tentando di portarmelo d’avanti al viso ma... “ah porca puttana si.. continua ti prego” oddio ho un maniaco nel letto. Sbarrai gli occhi lasciando il mio amato gelato e mi voltai verso la voce “misteriosa”. Ah ... era solo quel riccio pervertito! “ma sei scemo? Ti fai le seghe mentre io sono di fianco a te che dormo tranquillamente?? Sei un maniaco, pervertito, ninfomane, australopiteco..” iniziò a ridacchiare e in pochi secondi mi trovai sotto di lui.
Merda, ero nella merda. “e lasciami ninfomane schifoso!” un ghigno apparì sulle sue labbra e io sbuffai annoiata “sai ragazzina, qui la ninfomane mi sa che sei proprio te” sbarrai gli occhi di scatto. Ma come si permette? Cercai di tirargli un ceffone ma come da manuale mi afferrò le braccia portandomele sopra la testa. “mi stavi facendo una sega nel letto” disse con un sorrisino vittorioso. In quel momento sentii il suo amico premere sulla mia coscia e diventai rossa come un peperone.
Io gli avrei fatto una che? “ma sei matto? Io stavo sognando di essere su una spiaggia tropicale bellissima mentre mangiavo il mio buonissimo gelato. Chi se ne frega del tuo coso moscio.” Il suo sguardo si fece serio e raggelante ma trovai lo stesso una nota di ironia e malizia nel suo sguardo. “moscio eh?” disse spingendosi maggiormente sulla mia gamba... o dio sto per morire. Aiuto.
Aria, ho bisogno d’aria. “ti sembra moscio?” disse e iniziò a strusciarsi sulla mia coscia. “c-cosa fai cretino. Staccati” stavo bruciando dentro. Un po’ per la vergogna e un po’ per l’ira. Sentivo tutta la sua lunghezza premere sulla mia gamba. Lui iniziò a respirare pesantemente “ altro che moscio” disse con gli occhi chiusi e il respiro affannato. Questo cretino si sta masturbando sulla mia gamba! Cercai di muovermi, spintonarlo, ma era troppo forte. Non avrei nemmeno potuto dargli una ginocchiata visto che la mia gamba era praticamente anestetizzata da quanto la stava schiacciando. ”lasciami o mi metto a urlare” dissi fulminandolo. “ragazzina, l’ho fatto per farti capire che il mio amico non è poi così moscio quando vuole” disse alzandosi, io sospirai sollevata e feci per alzarmi dal letto ma  la sua voce mi bloccò “e comunque complimenti, sei la prima a farmi venire nelle mutande. Per colpa tua adesso devo cambiarmi e farmi una doccia.” Gli lanciai un cuscino che però riuscì solo a colpire la porta già chiusa dal ninfomane “fai schifo!” urlai indignata. Sentii la sua risata profonda e roca provenire dal bagno ma non ci feci molto caso. Rimisi i vestiti del giorno prima, dato che non avevo altro e mi diressi al piano inferiore.
Quando arrivai in cucina, la voglia di risalire in camera aumentò drasticamente. Avevo sette ragazzi in boxer in giro per casa. Ma cristo, qui non si veste nessuno? Sbarrai gli occhi e li coprii subito con le mani. “dai su mocciosa, non siamo nudi. Non penso tu possa scandalizzarti per una cosa del genere.” Disse Niall altamente scocciato. “Sai, per le persone senza pudore come te magari scandalizzarsi è un reato ma per una persona che ancora ne ha non è una cosa normale cazzo! Copritevi” ero viola dalla vergogna.
Poi direi, facessero almeno schifo. Si può dire tutto su di loro, che sono delle merde, bastardi, prepotenti, arroganti e chi più ne ha più ne metta, ma non ce n’è mezzo brutto. Può mai essere che di otto ragazzi non ce ne sia nemmeno uno cesso? Li selezionavano per caso? “comunque noi non ci siamo ancora presentati tutti a dovere” a parlare era stato il ragazzo dal ciuffo chilometrico “io mi chiamo Zayn, lui è Niall o Naill ma già lo sai” disse ridacchiando, ricevendo un’occhiataccia dal biondo, “poi ci sono Liam, Cody, Jake, Louis, Nate...” “ e Harry” disse una voce alle mie spalle. Chi poteva essere se non il riccio? “bene, non mi interessano i vostri nomi, voglio solo andarmene da qui” si sentirono delle risatine in sottofondo e Niall parlò “meglio se ti metti il cuore in pace Evans, resterai qui. Anzi, sei la nostra serva personale no? Allora io direi di usufruirne.” Disse sedendosi su una sedia a caso della cucina appoggiandosi allo schienale e allargando le gambe, da vero coglione qual era. Incrociai le braccia al petto stizzita. Che si aspettava? Che gli portassi il caffè a tavola? Risi mentalmente. Questo è pazzo. “Niall non penso che così potrai mai fartela amica, la tratti come uno straccio” disse Zac o Zayd... Dio aiutami. Appuntai mentalmente di scrivere su un foglio tutti i loro nomi. “grazie, ma non avrei comunque collaborato a farmi trattare come uno straccio” dissi ironicamente. Ero appoggiata al marmo della cucina mentre tutti loro, tranne Cody che era vicino al frigo,  si trovavano seduti a tavola.
Harry mangiucchiava un biscotto immerso nei suoi pensieri.
Ripensando all’accaduto di poco prima abbassai lo sguardo imbarazzata. Niall d’altro canto mi guardava con un’espressione della serie: “prima ti uccido, poi ti sbudello e alla fine ti brucio”
Sentii uno sguardo bruciante puntato addosso, ma ero troppo imbarazzata per alzare lo sguardo dal pavimento che in quel momento sembrava così interessante con le sue mattonelle bianche e nere. L’accaduto di stamani mi era ritornato in mente e stavo bruciando dentro.
D’un tratto sentii gli occhi di tutti puntati addosso e la cosa non migliorava per niente la situazione. Alzai lo sguardo e notai Harry guardarmi più intensamente rispetto agli altri, con un sorrisetto stampato in viso.
Sbarrai gli occhi capendo cosa volesse fare, a questa mia reazione iniziò a ridere senza sosta. Sul foglio dei nomi, appunterò anche vari modi su come torturare ed uccidere Harry Styles.
Tutti gli occhi erano puntati su quel coglione.
“Mmh...” disse il down masticando ancora il suo biscotto “allora visto che la ragazzina non vuole cucinare vi racconterò una cosa interessante, vero Chanel?”   chiusi gli occhi, non l’avrebbe mai detto, continuai ripetendomelo mentalmente. Invano.
 “Stamattina mi ha fatto..” lo fermai prima che potesse dire chissà quale cazzata “sono la serva no? Che volete mangiare?” dissi più tosto euforica allargando le braccia. Harry mi guardò con il suo solito sorrisetto down e lo fulminai all’istante, -dopo vedrai come ridi coglione- pensai.
Subito un mandria mi si catapultò addosso, ognuno chiedendomi di cucinare qualcosa di diverso . “Dio santo, chi me l’ha fatto fare?” sussurrai a me stessa. Sospirai e iniziai a preparare panini alla nutella, fette biscottate e pizza. Si avete capito bene, quel maiale di Niall era maiale proprio in tutti i sensi.
Quando ebbi finito poggiai tutto su un vassoio e lo portai a tavola dove trovai un branco di avvoltoi affamati. Nemmeno dieci secondi dopo era già finito tutto. Che schifo.
“è buoni-fimo Chfanelf” disse Corin o Cody. Sorrisi per la scena buffissima. Infondo non erano male, tranne Harry e Niall, con quei due ce l’avrei avuta fino alla morte.
Gli odiavo, e la cosa non sarebbe cambiata, mai.
Non potevo avercela anche con gli altri, qualcosa mi dice che la morte di mio padre non sia stata causata da tutti ed otto. Quei sei ragazzi sono troppo ingenui per poter compiere un’atto simile.
Purtroppo la cosa non vale per Styles e Horan... loro sono gli assassini di mio padre, e solo il pensiero d’aver dormito con uno di loro mi fa gelare il sangue nelle vene. Li odio, più di ogni altra cosa al mondo.
Senza nemmeno accorgermene una lacrima solitaria fece capolino sulla mia guancia, l’asciugai velocemente sperando che nessuno l’avesse vista. Tornai alla realtà godendomi la scena davvero comica che mi si presentava d’avanti.
Sorrisi tristemente un’ultima volta a quei sei ragazzi-bambini e mi diressi al piano superiore. Entrai in bagno chiudendo la porta a chiave e aprii l’acqua della vasca.
Mi ci voleva proprio una bella doccia, non vedevo l’ora di immergermi nella vasca e rilassarmi almeno per mezz’ora. Quando l’acqua raggiunse il livello giusto spendi il rubinetto e mi ci fiondai dentro senza nessun ripensamento, chiusi la tenda e addio mondo
.
 
 








Note Autrice
 
Ciao bella gente!! Come state? Spero bene... ecco il 7 capitolo! mi scuso per il ritardo ma non ho avuto il tempo per scrivere... vabbè spero vi piaccia il capitolo e come sempre se vi va lasciate una recenzione. Ci vediamo al prossimo capitolo, baci! <3

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