Bad Girls

di DancingWithBreezy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ouch ***
Capitolo 2: *** I Need You ***



Capitolo 1
*** Ouch ***


CADMEN
291 ABITANTI
PATRIA DELLA MIGLIORE TORTA ALLE MELE DELLA NAZIONE
 
Calum non fece in tempo a finire di leggere, ma conosceva quel cartello a memoria e sapeva cosa sarebbe venuto dopo:
 
AGGEMELLATA CON LA CITTÀ DI SEAVILLE
 
Seaville, forse l'unico paese più piccolo e più orribile di Cadmen.
Sembrava strano tornare in quel buco dopo una vacanza in Florida, di solito chi se ne andava non faceva più ritorno, o almeno non così presto.
C'è un limite umano all'indecenza, e Cadmen sembrava averlo superato in pieno: la strada principale era vuota sotto il sole accecante di mezza estate, ma ogni tanto si riuscivano a scorgere nell'ombra di qualche via dei segni di vita.
La gente in quel posto era strana, non si rendeva conto di vivere in mezzo al nulla, l'unico supermercato della città faceva parte di una vecchia catena probabilmente sconosciuta al resto dell'America e il commissariato pur essendoci praticamente incollato di fianco non sembrava mai accorgersi dei continui furti, o comunque nessuno interveniva mai in tempo.
Sì, bisognava essere decisamente usciti di senno per tornare in quel posto.
L'unica parte vivibile della città era situata nella zona est del fiume, ma quel giorno non erano diretti lì.
Una vecchia canzone dei Green Day spezzava il silenzio cercando di superare il fastidioso suono del condizionatore acceso al massimo. Calum osservava le case che sfrecciavano alla sua destra farsi sempre più rade; alla sua sinistra, intento a tenere il tempo tamburellando con le dita sul volante, Luke stava guidando la vecchia Jeep di suo padre.
Sui sedili posteriori Ashton e Michael dormivano tra le valigie accatastate le une sulle altre, Calum si chiese come facessero a dormire con tutto quel baccano.
- Cara vecchia Cadmen - commentò Luke quando la canzone giunse al termine, lasciando spazio alla voce allegra del conduttore.
- Che schifo - disse Calum, - se non fosse per i ragazzi non so se sarei tornato. -
Il biondo al suo fianco abbozzò un sorriso e si sistemò gli occhiali da sole.
- Per i ragazzi o chi altro? - chiese, il moro cercò di rimanere impassibile mentre l'immagine di quei lunghi capelli rossi si fece viva nella sua mente.
Luke sembrò accorgersene, ad un tratto la sua espressione si fece seria: - Lasciala perdere Cal. -
- Non l'ho mai presa in considerazione - mentì il ragazzo, cercò di aggiungere qualcos'altro ma fu bloccato da una voce alle sue spalle.
- Cavoli Hood, non sai dove te la infilerei la tua valigia - disse con voce assonnata il ragazzo dai capelli verdi mentre tentava di togliersi il bagaglio di dosso, ma tutto quello che riuscì a fare fu svegliare il ragazzo al suo fianco.
- Bambini, siamo arrivati! - esclamò Luke per richiamare l'attenzione di tutti.
Aveva parcheggiato la vecchia Jeep in uno spiazzo erboso davanti a una casa posizionata al limitare di un bosco.
La casa era come sempre troppo bella per quel quartiere: il suo intonaco bianco spiccava in mezzo al grigio sporco delle altre abitazioni, non ci voleva un genio per capire che quella era l'unica casa che ancora non era stata abbandonata.
Raggiunsero la porta mentre Ashton si attardava a spingere dentro l'auto le valigie che ne erano rotolate fuori.
Non ci fu neppure bisogno di suonare il campanello, la porta si aprì improvvisamente e dall'interno spuntò un ragazzo dalla carnagione pallida che reggeva una bottiglia mezza vuota di birra in mano.
- Marc! - esclamarono i ragazzi gettandoglisi al collo e facendosi strada all'interno della casa.
Raggiunsero il salotto dove, intento a messaggiare con un vecchio Samsung - Cadmen era così fuori dal mondo da non avere nemmeno un Apple Store - c'era Richard, il migliore amico di Marc.
- Ehi ragazzi! - li salutò buttando da parte il cellulare per abbracciarli.
Dopo i primi convenevoli si sedettero tutti insieme vicino al caminetto, anche se c'erano trenta gradi all'ombra era come una tradizione il sedersi lì a scherzare.
- Allora, com'è la Florida? Meglio di Cadmen? - chiese Richard dopo essersi sistemato meglio contro la parete.
Calum sentì Luke parlare, ma non prestò attenzione alle sue parole.
In quel momento c'era solo una cosa nella sua mente: il ricordo di quegli occhi verdi che in quel momento non erano lì tra i suoi amici.
Charlie.
Ecco a chi stava pensando.
La ragazza di cui si era innamorato dalla prima volta in cui l'aveva vista insieme a Marc e Richard, si ricordava ancora di come si era sentito quasi oppresso da quegli occhi che da allora lo perseguitavano in ogni suo sogno.
Charlie era la dimostrazione di quanto marcia fosse Cadmen, di come l'apparenza inganna e di come una bella ragazza può essere pericolosa per quanto dolce.
Tutte le volte sentiva i suoi passi familiari scendere le scale nonostante il chiacchierio di sottofondo, vedeva i suoi capelli rossi ondeggiare mentre lei raggiungeva la radio e alzava il volume, poi si sedeva con loro e portava quei pochi minuti di allegria che ti facevano quasi gioire per avere una casa in quello schifo di posto.
Quando però lei se ne andava inevitabilmente la conversazione vergeva sulla vita di Charlie, sempre ad un passo dall'essere arrestata e sempre in giro per la città alle ore più buie, quando nessuno si azzardava ad uscire di casa.
Nonostante questo Calum provava attrazione verso di lei, non ne era innamorato ma qualcosa provava.
Ma ogni sua fantasticheria su un futuro con lei lontano da Cadmen era sempre frenata dal pessimismo di Luke.
In quel momento il ragazzo dai capelli biondi gli schioccò le dita davanti agli occhi come se gli avesse letto nel pensiero, tutti si zittirono e Ashton scherzò: - È appena tornato! -
La sala si riempì delle note della musica trasmessa sull'unica frequenza radio della zona, Richard alzò il volume per qualche secondo e poi lo riabbassò.
- Walk this way, è la sua canzone preferita - disse il ragazzo riferendosi a Charlie, - voglio vedere quanto ci mette ad accorgersene. -
Non ci mise molto.
I leggeri passi della ragazza si avvicinarono sempre di più finché non raggiunsero la fine delle scale.
Charlie era la ragazza più bella di Cadmen, o almeno lo era per i ragazzi.
Era però svantaggiata dal suo comportamento, tutti conoscevano il suo passato e forse sapevano anche cose per niente vere.
Calum aveva sentito in giro le dicerie che circolavano sul suo conto: tutti si chiedevano come mai abitasse con due ragazzi per giunta più grandi di lei in un posto così isolato.
La gente ne diceva delle belle a proposito, ma Calum smentiva sempre tutto, anche se nemmeno lui conosceva le assurde circostanze per cui Charlie aveva deciso di trasferirsi in quella città con due pazzi.
La ragazza si avvicinò alla radio facendo ondeggiare le anche a ritmo di musica e alzò il volume.
Quando si girò verso Calum lui distolse lo sguardo, ma era difficile non guardarla.
I suoi capelli rossi erano raccolti in una coda alta, indossava solo un paio di baggy e una canotta che non lasciava molto spazio all'immaginazione.
Sembrava essersi bloccata proprio mentre si stava vestendo, la canotta era mezza infilata nei pantaloni mentre le scarpe erano ancora slacciate.
- Ciao ragazzi! - disse allegramente ricevendo un cenno di saluto da Michael e Ashton.
- Ma dimmi se devono rovinare una canzone rock facendola diventare la base di una "canzone" rap - disse Luke sottolineando la parola "canzone".
Calum pensò che non avesse tutti i torti, ma lo sguardo arrabbiato di Charlie gli impedì di dare ragione all'amico.
- Vuoi ricominciare con questa storia? Il rap è un genere musicale tanto quanto il rock - disse la ragazza.
- Peccato che nel rap non si suonino strumenti - ribattè il biondo.
- Giusto, perché i beatmakers stanno tutto il giorno a pettinare le bambole... -
- Okaaaay ragazzi, Charlie non dovevi uscire? E tu Luke smettila, il rap è meglio del rock - concluse Richard, un'espressione di trionfo si dipinse sul volto della rossa mentre Luke sbuffò.
Non era mai riuscito a sopportarla.
- Prendo la borsa e vado - disse Charlie infilandosi i lacci nelle scarpe senza legarli, poi si sistemò la canotta e uscì dalla stanza.
Calum sperava che restasse un po' di più, era da una settimana che non si vedevano e lei era forse l'unica ragione per cui era tornato in quel posto schifoso.
"Non le importa nulla di me" pensò, "non sono così importante per lei".
Da troppo tempo ormai si ripeteva quelle parole, ma non sarebbe mai riuscito a togliersi quegli occhi verde smeraldo e quel suo modo di fare dalla testa.
E lo sapeva bene.





EHI ***
Questa è la mia nuova fanfiction sui 5sos, per chi non l'avesse ancora capito è concentrata su Calum (magari dopo lo scrivo nel titolo ahahha)
Comunque, volevo dirvi che io ho un pochino di problemi con la punteggiatura quindi se per caso trovate degli errori siete autorizzati a fare i grammar nazi.
Molto probabilmente aggiornerò tra una settimana.
Boh che dire? Spero che vi piaccia.
Magari lasiate una piccola recensione...
E' gratis...
Vi faccio i biscotti...
No beh ora me ne vado ahahahah
Ciao e a presto ***

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Capitolo 2
*** I Need You ***


- NON SI PUÒ PROVARE COSÌ! -Luke posò la chitarra malamente e si avvicinò alla finestra.
Non si poteva decisamente chiamarla finestra, era un buco quadrato nel muro grigio che dava sul campo da basket.
A Calum era sempre piaciuta la sala prove malgrado la sua bruttezza, era solo una stanza con i muri non dipinti e il pavimento di cemento, c'era a malapena lo spazio per provare e spesso a causa dei buchi-finestra nel muro si ritrovavano lo spazio allagato. Ma a Calum piaceva, lì aveva passato i più bei momenti della sua vita con i suoi amici, ma anche i più frustranti. Quel giorno si poteva comodamente inserire nella categoria "momenti frustranti".
Tutti si affacciarono a guardare lo squallido campo da basket due piani più in basso, uno stereo portatile era acceso e riproduceva musica al massimo volume mentre dei ragazzi ballavano.
Calum riconobbe la crew di Charlie, cercò i suoi capelli rossi tra le persone ma invano. Forse era a casa malata, non aveva mai saltato una prova.
- Ehi - disse Luke per attirare l'attenzione, ma nessuno lo notò.
Michael si portò le mani a imbuto alla bocca così gli altri tre si coprirono le orecchie.
- EEEEEEEHI! - urlò.
Qualcuno spense la musica e tutti si voltarono con la testa all'insù.
- Stiamo cercando di provare qui - disse Ashton tranquillamente.
Un ragazzo sghignazzò e con lui anche gli altri.
- Anche noi stiamo provando belli - disse il ragazzo, riaccese lo stereo e alzò ancora di più il volume.
I ragazzi intorno a lui risero e si rimisero in posizione per ricominciare la coreografia, Calum rimase a guardarli mentre gli altri si allontanarono dalla finestra e cominciarono a urlare per farsi sentire al di sopra della musica. Il moro sperava di vedere arrivare Charlie saltellando con le sue cuffie più rosse dei suoi capelli, sperava che si accorgesse di lui e gli sorridesse.
"Seee, poi magari salto in groppa al mio unicorno e scappo da questa merda" pensò il ragazzo.
La suoneria del suo cellulare lo distrasse dai pensieri che facevano a botte nella sua testa, passò in mezzo ai ragazzi che come sempre si lamentavano e progettavano di cambiare sala prove.
Calum prese il cellulare aspettandosi di vedere la foto di sua sorella che lo chiamava per sapere se ci sarebbe stato per pranzo, invece vide solo la scritta NUMERO PRIVATO. Schiacciò il tasto verde e rispose.
- Pronto? -
- Calum? -
Per un attimo smise di respirare. Avrebbe riconosciuto quella voce ovunque, era la stessa voce allegra che scherzava anche con lui quando andava a casa di Richard e Marc con i ragazzi.
Ma questa volta la voce non era allegra, era spaventata.
- Charlie? - chiese lui a bassa voce per non farsi sentire dai suoi amici.
- Sì sono io! - disse la ragazza, - Calum mi serve un favore enorme! -
Calum le fece cenno di continuare realizzando poi che lei non lo poteva vedere.
- Ok -
- Mi devi venire a prendere. -
- Dove sei? -
- In commissariato. -
A quella risposta il ragazzo aggrottò la fronte, cosa ci faceva in commissariato? Insomma, era sempre stata un po' agitata, ma non era mai stata arrestata.
- Sì arrivo - disse Calum allontanando il telefono dall'orecchio, ma Charlie continuava a parlare.
- Non dire niente a nessuno, ti prego. -
Lui la sentì ma spense il telefono troppo in fretta. Perché proprio lui?
Si girò verso i suoi amici che avevano cominciato a dare di matto, facendosi coraggio separò Luke e Ashton che stavano litigando più accanitamente del solito, poi sentendo gli sguardi infuriati di tutti su di lui decise di fare una cosa che aveva fatto raramente, se non mai, nella sua vita. Mentire. -
Ragazzi Mali Koa sta male... - disse maledicendosi per l'idea banalissima.
- Cosa le è successo? - chiese Michael che si stava seriamente preoccupando.
- Niente... insomma... niente di che. Ma mia madre non è in casa quindi... - rispose il moro pregando che i suoi amici gli credessero.

Calum si sedette sull'autobus e tirò il cellulare fuori dai pantaloni prima di accorgersi di essere stranamente teso. Chiuse gli occhi e mise a posto i pensieri mentre i suoi muscoli si rilassavano.
Charlie aveva chiamato lui. Tra duecentonovantuno abitanti aveva scelto Calum.
Il ragazzo cominciò a sorridere per poi accorgersi di essere completamente ridicolo.
Stava andando in commissariato, dove lo aspettava la ragazza dei suoi sogni che dopo mesi era stata beccata dalla polizia. E lo aveva chiamato.
Conosceva il suo numero a memoria.
Calum non sapeva se essere felice o preoccupato, era sempre così con Charlie.
Dopotutto era una giornata come le altre.

- Ehy bello, non è che hai qualcosa di più soft? -
Charlie aveva sopportato fin troppo a lungo la musica metal che proveniva dalla stanza di fianco dove una guardia stava probabilmente mangiando ciambelle glassate.
- Sai chi è Chamillionaire? B-Real? Mi va bene anche Lil Wayne ma non questo! - continuò la rossa cercando di sovrastare il volume della musica, ma invano.
Cercando di mantenere la calma si sedette sulla sedia giallo limone che c'era nell'ufficio del commissario che, ovviamente, preferiva cazzeggiare per la città piuttosto che fare il suo lavoro.
Charlie si sistemò l'enorme maglietta di 50 Cent che era appartenuta a Marc fino a qualche settimana prima. Notando una macchia di vernice spray verde sulla mano tentò di cancellarla mentre aspettava Calum.
Aveva chiamato il moro perché era sempre stato un ragazzo a posto ed era forse l'unico di cui si potesse fidare. Aveva da mesi temuto il momento in cui sarebbe stata arrestata, e sempre da mesi aveva cominciato a portare un braccialetto di acciaio con il numero del ragazzo inciso all'interno. Per qualche strano motivo lui le piaceva, ma solo come amico. Era l'unico degli amici di Marc e Richard con cui passava meno tempo ma comunque conosceva meglio degli altri.
Charlie accavallò le gambe mentre la musica dall'altra parte del muro si affievoliva.
Non l'aveva mai detto a Calum, ma se avesse trovato i soldi necessari ad andarsene via da Cadmen, probabilmente lui sarebbe stato la sua prima scelta come compagno di viaggio.
La ragazza sentì i passi pesanti della guardia avvicinarsi e con quelli anche i passi del suo amico.
Li avrebbe riconosciuti ovunque.
- Dai Ty, mio padre non è ancora arrivato, puoi fare uno strappo alla regola... - disse Calum entrando nell'ufficio, ma quando vide Charlie si bloccò.
- Ciao. -
- Ehy - rispose la ragazza, la guardia sembrò non essersi accorta della sua presenza.
- Cal ho già fatto uscire Ashton a causa tua, se continuo a liberare gente a caso tuo padre mi fa la pelle - disse.
- Tuo padre? Di che state parlando? - chiese Charlie scocciata dell'indifferenza dell'uomo.
- Beh suo padre, il commissario - rispose finalmente la guardia mentre Calum si guardava intorno cercando di evitare gli occhi della ragazza.
Quindi tutte le volte in cui Charlie aveva insultato le forze dell'ordine di Cadmen davanti al moro stava implicitamente insultando suo padre? Che stupida.
- Ty è l'ultima volta, te lo giuro! - disse Calum mettendo la mano sul cuore con fare teatrale. Dopo qualche secondo di esitazione la guardia aprì la porta e fece cenno di uscire alla ragazza.

- Grazie mille... ancora - disse Charlie per l'ennesima volta, Calum che era seduto di fianco a lei sul pullman si limitò a sorridere.
- Non sapevo che tuo padre fosse un poliziotto - continuò la ragazza con un accenno di imbarazzo, anche questa volta il moro non rispose.
- Ma ce l'hai la lingua? - chiese lei ridendo.
- Sì, è che non so cosa dirti - rispose Calum incontrando lo sguardo della ragazza.
Non avevano parlato molto, si erano limitati a comprare i biglietti e poi ad aspettare il pullman. Il ragazzo si guardò intorno e scoprì una signora sulla cinquantina a fissarli quasi con disprezzo.
- Perché eri in commissariato? - chiese il moro evitando lo sguardo della donna, Charlie lo ringraziò mentalmente per aver rotto quel silenzio imbarazzante.
- Ero in giro con Chris. -
Chris era uno dei tanti amici della ragazza, ed era anche l'unico che Marc e Richard approvassero. Calum lo aveva incontrato poche volte, era sempre con Charlie il sabato mattina al campo da basket per provare con la loro crew.
- E? - disse lui par farla andare avanti.
- E stavamo facendo un graffito, una cosa innocente... poi ci hanno beccati. -
Passò qualche minuto di silenzio durante il quale la ragazza prese a guardare le case che si facevano sempre più rade sulla strada.
- Grazie ancora - mormorò, e Calum sorrise.
Scesero alla fermata successiva per raggiungere a piedi la casa di Charlie. Quando finalmente la raggiunsero lei tirò un mazzo di chiavi fuori dalla tasca della felpa e aprì la porta, ritrovandosi davanti Chris e un Marc più infuriato del solito.

 

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