Turning Tables

di Scarlett_Brooks_39
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


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Turning Tables  

Capitolo 1

Shut the door, turn the light off 
I wanna be with you, I wanna feel your love 
I wanna lay beside you, I cannot hide this 
Even though I try 


Lo sguardo di Louis balzava continuamente fuori dalla finestra, in cerca di qualcosa in cui perdersi. Tutto sarebbe stato meglio che stare in quell'aula, insieme a spocchiosi figli di papà, scontrosi e tutt'altro che simpatici. Si sentiva come rinchiuso in una gabbia d'oro, costretto a fare ciò che non avrebbe mai scelto di fare. 
Lo schermo del suo cellulare si illuminò, e sopra vi apparse il nome della sua ragazza, Beverly, che gli scriveva di asepttarlo fuori dall'Università. 
'Fantastico', pensò Louis. 
Definirla 'la sua ragazza' era di gran lunga eccessivo e sbagliato. Sarebbe stato più giusto dire 'la ragazza che i suoi genitori avevano scelto per lui e che non era stato in grado di rifiutare'. Si ripeteva tante volte di essere un idiota, di avere ventuno anni e di non riuscire ancora a ribellarsi ai suoi. Lou non era mai stato un tipo molto espansivo, molto socievole, ma l'esatto contrario. A cinque anni voleva fare l'astronauta, e per Natale aveva chiesto una navicella spaziale giocattolo. Ma sotto l'albero trovò la vecchia borsa da avvocato di suo padre. 'Così un giorno - gli aveva detto il signor Tomlinson- diventerai un avvocato, proprio come tuo padre'. Il piccolo Lou aveva detto grazie ed aveva sorriso, nascondendo la sua tristezza. A quindici invece aveva deciso di iscriversi ad un corso di canto, ma sua madre aveva detto di no, perchè lo avrebbe distratto troppo dagli studi. Spinto ad essere sempre il migliore di tutti, Lou aveva coltivato ben poche amicizie, chiudendosi sempre più nel suo guscio. Il suo unico vero amico da sempre si chiamava Zayn, faceva il tatuatore, ed era figlio del capo di suo padre. Solo per questo erano abituati a stare spesso insieme, ed i due erano felici di esserlo, perché Zayn sapeva sempre come fare per tirare fuori il 'vero Louis' anche solo per un gioco. Era l'unica persona di cui si fidava. Negli ultimi mesi stava frequentando Beverly, la figlia del collega di suo padre. A lui non interessava minimamente, non perché fosse brutta, né antipatica, ma semplicemente per colpa della sua natura. A Lou non erano mai interessate le ragazze, semplicemente perché non trovava niente di notevole in loro. Sempre dietro all'ultima moda, pazze per il cantante più famoso, sempre a pubblicare foto con quelle che dicevano essere le loro migliori amiche e poi a sparlarne dietro. Non avevano niente che lui potesse amare in loro. In effetti pensava di rimanere single a vita, ma quando questo pensiero gli sfiorò la mente, sentì qualcosa urtargli la nuca. 
"Psss..."
Si voltò e si trovò davanti uno strano tipo, una specie di hippie tornato dal passato. Colpì la sua critica estetica la grande bandana che sembrava portare per tenere a bada tanti riccioli castani. Lou pensò subito: 'Santo cielo, ma da dove è uscito questo?' 
"Ciao amico, non è che avresti da prestarmi una penna? Sai, niente penna niente appunti, niente appunti niente laurea, niente laurea niente vita sociale... beh, non vorrei fare una finaccia, non so se mi spiego...Amico? Tutto bene?"
Lou rimase incantato da quella voce così melodiosa e roca al tempo stesso, c'era qualcosa in quel ragazzo così particolare che lo lasciava senza fiato, e che di conseguenza gli aveva appena fatto fare la figura del cretino. 
"Penna? Sì...dovrei averne una proprio...qui"
Gliela porse, le loro mani quasi si sfiorarono. Ciò che lo colpì maggiormente furono i suoi capelli castani, raccolti in morbidi ma trasandati riccioli, sui quali la luce del sole creava molte sfumature di biondo, tanto da farli sembrare simili a del rame in fusione.
"Grazie mille, amico."
Il ragazzo gli rivolse un dolce e timido sorriso, quel tipo di sorriso che non si rivolge a molti. Stava per dire qualcosa, quando Louis si voltò, ripensando alla gaffe di poco prima, sentendosi in imbarazzo. La campanella che segnava la fine dei corsi suonò e Louis sgattaiolò dall'aula, come un roditore, attento a non farsi vedere da nessuno. Voleva dimenticare al più presto la sua figuraccia e per farlo non doveva mai più farsi vedere da quel ragazzo, anche se sapeva che non avrebbe più rivisto la sua penna.
"Ehi! Scusa...la penna!"
Al solo sentire quelle parole iniziò a correre lungo il corridoio dell'Università e, molto freneticamente, svoltò in direzione dell'uscita. Ma proprio quando sembrava averla fatta franca, il ragazzo gli saltò addosso, sbarrandogli la strada. Entrambi finirono per terra, doloranti ed ansimanti per la corsa. 
"Dico io, ma sei sordo per caso?"
Si lamentò il ragazzo, liberando la sua gamba dal corpo di Louis. Lou era ancora più imbarazzato di prima e non sapendo cosa fare, cercò nuovamente di scappare, ma anche stavolta il ragazzo lo prese per un braccio, trattenendolo.
"La vuoi smettere di scappare? Non mangio nessuno, se è qusto che ti preoccupa!"
"I-io...mi spiace...non avrei dovuto...mi spiace davvero."
"Sta traquillo! Volevo solamente restituirti la penna che mi avevi prestato."
Gliela porse e Louis la prese con mano tremante, sforzandosi di non darlo a vedere. 
"Io sono Harry, ma puoi chiamarmi Haz, se preferisci."
Harry gli porse la mano in segno di saluto, ma Louis non capì bene subito. Si chiedeva perchè stesse rivolgendo la parola proprio a lui, un idiota che scappa e che non riesce nemmeno a non farsi beccare. Alla fine ricambiò il saluto, stringedogli a sua volta la mano. Dopodichè si alzò, spolverandosi i pantaloni marrone scuro. Notò che Harry stava indossando un paio di Price color nocciola, e che rendevano il suo piede estremamente sottile ed affusolato. Era fatto così, amava osservare i minimi particolari che ogni persona aveva, perchè in questo modo provava a scoprire alcuni lati del carattere, senza dover instaurare alcun tipo di dialogo. 
Camminarono fianco a fianco per qualche decina di metri, fino ad arrivare al parcheggio di auto, dove Beverly stava aspettando Louis, per un emozionante pranzo con i genitori di entrambi. I due ragazzi si raccontarono dei corsi che stavano frequentando e Louis pensò che Harry potesse essere davvero una buona persona da conoscere.
"Ehi, quella è la tua ragazza?"
Disse Harry, indicando la Porsche grigio-perlata che stava parcheggiando.
"S-sì...è la mia ragazza."
"Carina! Ehy Louis senti, stasera io ed i miei coinquilini­­­­ diamo una piccola festa, ti va di venire? Porta anche la tua ragazza se ti va...oppure no, se non vuoi...insomma, decidi tu, saresti comunque il benvenuto! Il mio numero ce l'hai, quindi per qualsiasi cosa manda un messaggio, okay?"
"C-certo...ti farò risapere più tardi".
"Bene, perfetto amico! Ci si vede allora."
"Certo, ciao Harry."
Salì sul sedile anteriore della Porsche, e Beverly lo salutò con un appassionato bacio sulle labbra. Il ragazzo riuscì a stento a trattenere un conato di vomito, ma poi sorrise e le sfiorò la guancia. L'automobile mise in moto ed i due si avviarono verso casa di Louis. Mentre si stava allacciando la cintura, vide Harry sul ciglio della strada che guardava l'auto allontanarsi con sguardo triste e rassegnato, come da bambino guardava il sole tramontare e sparire, sotto l'orizzonte.
Il campanello suonò e Louis attese con una certa ed improvvisa ansia che Harry venisse ad aprire la porta del suo appartamento. Non era mai stato così nervoso e più cercava di capirne il senso, più il nervosismo aumentava. Non si era mai sentito così... su di giri, in qualche modo. 
"Ehy amico!"
Harry lo salutò col solito sorriso raggiante che lo caratterizzava e Louis si sentì mancare. Lo trovava estremamente bello, agghindato come non mai, con una maglietta bianca attillata che valorizzava la sua figura snella e scolpita, ed i ricci leggermente imbevuti di gel. I suoi occhi verdi erano luminosi come non mai, simili a smeraldi appena lucidati. Louis sorrise ed allungò la mano in segno di saluto, ricevendo come risposta una stretta di mano più mascolina di quanto Louis si sarebbe mai aspettato. Invitato ad entrare, si accorse che la festa era tutt'altro che piccola. Fiumi di birra, musica più alta del normale e gente che si scambiava effusioni forse troppo esplicite sui divani. Lou non era mai stato ad una festa prima d'ora, e tutto questo lo spaventò. Harry aveva notato che non si sentiva a proprio agio, per questo cercava di fare di tutto per farlo divertire e di non trascurarlo mai. Non sapeva bene il motivo, ma voleva proteggere quel ragazzo così timido da ciò che poteva metterlo in difficoltà e tentare di scoprire chi ci fosse dentro quel guscio di insicurezze e paure. 
"Come mai non hai portato la tua ragazza, Lou?"
"Oh, beh, era impegnata con delle sue amiche e non volevo...disturbarla, ecco."
Si portò una mano dietro alla nuca, tenendo nell'altra un bicchiere di birra della quale non aveva bevuto neanche mezzo sorso. Ed ovviamente non aveva alcuna intenzione di farlo. Harry lo scrutò bene negli occhi, tentando di capire che stesse pensando, ma...niente, per lui rimaneva un mistero.
"Non bevi?"
La sua voce era coperta dal rumore della musica che sembrava aumentare di minuto in minuto, tanto che neanche urlandogli in un orecchio, Louis riusciva a capire perfettamente. 
"Come?!"
"Non bevi?!"
"Ahhh, no grazie, sto bene così!"
"Ti va di ballare?!"
"Non ne sono capace, mi spiace!"
"Oh, ma dai! Andiamo!"
E Louis non potè replicare, perchè Harry lo prese per mano, trascinandolo al centro del salotto che fungeva da pista da ballo. Per la prima volta nella sua vita, Louis si buttò. I due iniziarono a muoversi a ritmo di musica. Prima lentamente, poi sempre più veloci, insieme, quasi in simbiosi l'uno con l'altro. Forse fu per l'alcool che possedeva il corpo di Harry, forse per la frenesia della festa, fatto sta che i due si ritrovarono vicini un soffio, forse mezzo. I loro occhi si scrutavano, parlavano in un modo segreto a chiunque non fosse uno di loro. Spinti da una strana forza, si avvicinarono ancora di più, fino a sfiorarsi.  Louis ringraziò la musica per essere così alta da non permettere ad Harry di sentire il suo cuore battere all'impazzata. I ricci di questo solleticavano la fronte dell'altro, che non aveva mai provato emozioni simili. La distanza fra loro stava diminuendo sempre più, e adesso anche le loro labbra si toccarono. Louis chiuse gli occhi, sicuro che tra pochi secondi avrebbe risposto a tutte le sue mille domande. Ma ad un tratto la magia svanì, le luci si accesero, la musica si fermò di botto. Le feste non erano proprio ben accette nel St. James College, chiunque venisse preso dalla Polizia Interna avrebbe avuto un rapporto che sarebbe stato fatto presente al momento di un esame, influendo sulle conseguenze. Perciò Harry trascinò via Louis, conducendolo vicino alla finestra. Non voleva che venisse preso dai poliziotti, non voleva che gli succedesse alcun male. Perciò lo guardò negli occhi, e poi si assicurò che al di là della finestra avesse via libera.
"Ascoltami bene, adesso scenderai da questa finestra e correrai più veloce che puoi, fino al tuo appartamento."
"No, Harry, non posso permetterlo, ti prenderanno!"
"Non importa."
Lo guardò con uno sguardo dolce, quasi rassicurante. Ma la sua voce roca era ferma e severa come non mai.
"Ci rivedremo, Louis, non devi preoccuparti per me. Ma adesso devi andartene!"
E detto questo lo spinse fuori dalla finestra. Louis non realizzò bene, sentì solo il morbido sotto la sua schiena. Era atterrato sulle lenzuola, destinate alla lavanderia. Solo per un momento aveva dubitato di Harry, ma si ricredette. Alzò la testa e vide sbucare i ricci di Harry dalla finestra, e lui si dimenava appena, sotto la stretta dei polizotti. Adesso Louis doveva scappare. Corse a perdifiato fino alla sua stanza, aprì la porta in fretta e furia, si gettò sotto le lenzuola e lì rimase, convinto di essere al sicuro. 'Andrà tutto bene'- si disse'-domani ti sveglierai e sarà tutto finito'- peccato però che quella notte non riuscì a chiudere occhio.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Capitolo 2 
Louis si vestì in fretta e furia la mattina dopo, nervoso all'idea di rivedere Harry, o forse all'idea di non rivederlo. Sarebbe venuto quella mattina, al corso di letteratura inglese? E se fosse venuto, gli avrebbe rivolto la parola? Magari non si sarebbe neache ricordato di lui. 
L'aula era ancora vuota quando Louis arrivò. Si sedette al suo posto ed aspettò. Dopo un quarto d'ora arrivarono i primi studenti, ma tra loro non c'era traccia di Harry. Aspettò ancora, ma niente. La lezione iniziò ed il banco dietro il suo rimase vuoto. Sempre. Passò una settimana, e di Harry nessuna traccia. Louis non si dava pace, pensava che gli fosse successo qualcosa di brutto. Non mangiava più, non viveva più. Doveva sapere. Allora si decise ad andare all'appartamento di Harry per chiedere spiegazioni. Suonò, ed aspettò. Dopo poco la porta si aprì e si trovò di fronte Harry. Aveva un aspetto davvero trasandato, si vedeva che stava male. Appena vide Louis, alzò gli occhi al cielo e fece per chiudere la porta, ma Louis fu più veloce, mise un piede per fermarla e gli impedì di concludere la sua azione. 
"Non credo proprio. Mi devi delle spiegazioni, Harry."
"Io non ti devo niente, torna alla tua vita Louis."
"No! Io devo capire. E tu mi devi spiegare. Perchè non sei più venuto ai corsi da una settimana? Perchè non mi hai mandato neanche un messaggio?  Cosa ti costava?! E' da un'eternità che non dormo come si deve, che non mangio come si deve perchè penso all'altra sera, a come mi sono sentito bene quando ero con te, a come sono stato male senza di te. A cosa ti potesse essere successo quella sera, al perchè mi hai fatto fuggire. Al perchè ed al come stavamo per baciarci. Perchè so che non è razionale, non è giusto, non è tante cose, ma non riesco a non pensare a te. Non ce la faccio, perchè ogni volta che ci provo sto male. Perchè anche se sei entrato nella mia vita da poco e così repentinamente, io non riesco a fare a meno di te e non ho mai provato nulla del genere con nessun altro."
Harry lo guardava sbalordito e serio, con le braccia incrociate al petto e con il cuore che batteva a mille, anche se non voleva ammetterlo a se stesso.
"Tu hai una ragazza Louis, hai una bella vita, non venire ad incasinarti con me. Sicuramente l'amerai. Torna da lei."
"No che non la amo! Non mi piace nemmeno. E' solo la figlia del collega di mio padre, è lui che ci ha messi insieme. Io non ho disubbidito perchè avevo paura, perchè ho sempre eseguito tutto ciò che volevano i miei genitori. Ma adesso non m'importa più ne' di lei, ne' di loro."
"Andiamo Lou, vai a casa."
"No che non ci vado!"
"Senti, quello dell'altra sera è stato solo un misero, innocuo, fraintendimento. Io non sono la persona giusta per te."
"Sì che lo sei. Lo sei stato dal primo momento in cui ti ho visto. E non negarlo, perchè so che in fondo anche tu provi qualcosa per me, lo sento, lo vedo."
Fece per avvicinarsi a lui, ma Harry indietreggiò. 
"Ah Louis! Perchè sei ancora qui!?"
Louis esitò un attimo, ma poi si buttò.
"Perchè ti amo, razza di idiota!"
A quelle parole Harry si voltò di scatto, fissandolo negli occhi. Poi sorrise. Ed in un attimo, lo baciò. I due si unirono in un solo abbraccio, le loro mani scorrevano sui loro corpi come spinti da una passione segreta. Arrivarono a tentoni fino al letto, sbattendo via via contro le pareti. Assicurandosi che non ci fosse nessuno, Harry chiuse la porta a chiave. 
Poi si voltò verso Louis e lo scrutò bene negli occhi. Percepiva paura, nervosismo. Aveva capito cosa stava per succedere.
"E' la prima volta per te?"
Chiese con voce ferma, ma allo stesso tempo dolce.
"S-sì"
Gli portò un dito sulle labbra, sfiorandogliele. 
"Shhh. Sta tranquillo. Ci sono io qui con te."
Louis allora si lasciò andare, fidandosi ciecamente di Harry. Lui si tolse la maglietta, scoprendo i suoi muscoli scolpiti. Louis non aveva mai provato un'emozione simile. Allungò le mani fino al bordo della sua t-shirt, alzandola pian piano. Poi la gettò sul pavimento. Sfiorò la cerniera dei suoi pantaloni e la abbassò. Toccò la sua erezione, provocando il piacere dell'altro. Si baciarono, le loro lingue s'incontrarono e diventarono una sola. Si stesero sul letto, entrambi nudi. Ciò che successe in seguito è lasciato all'immaginazione, possiamo solo dire che da quel momento i due diventarono inseparabili. Passavano le giornate insieme, sia per studiare che per fare qualsiasi altra cosa. Una volta erano andati nello studio di Zayn, per un tatuaggio. Un gesto così ribelle da parte di entrambi, che li avrebbe resi unici. Così decisero di tatuarsi un tatuaggio dal significato complementare. Louis optò per una bussola sul braccio ed Harry invece una nave sul bicipite. "In questo modo- disse Harry- saprò sempre come trovarti".
Louis aveva sorriso, assaporando il gusto della felicità.
Harry aveva rinunciato all'idea di stare lontano da Louis. Ci aveva provato, pensando che fosse meglio lasciargli vivere la sua vita insieme a Beverly e non di andare contro la sua famiglia. Infatti, Louis gli raccontava sempre di come si sentiva soffocato, di come i suoi volevano fin troppo il suo bene da fargli solo male, di come Beverly fosse superficiale e viziata. Di certo non avrebbero approvato che fosse omosessuale. La scelta migliore sarebbe stata quella di dimenticarlo, ma a volte in amore si è egoisti, e questo è proprio il caso di Harry. C'era qualcosa in Louis che lo conquistava, che lo lasciava senza fiato. Forse per i suoi occhi chiari, forse per il suo naso strano ma bellissimo, forse per il carattere ricco di sfumature che ancora non aveva scoperto affondo, ma che aveva intenzione di fare. Perchè s'immaginava tutta una vita con lui, e pensava perfino che avrebbero adottato un bambino insieme, un giorno. Era tutto ciò che aspettava da una vita e non aveva intenzione di lasciarlo andare.
Martedì, giorno del pranzo in famiglia. Ogni martedì la famiglia di Louis e quella di Beverly pranzavano insieme, sia per favorire l' 'amore' dei figli, sia per coltivare un'amicizia economicamente fruttifera. Beverly passava a prendere Louis all'Università alle dodici e mezza, come sempre. Harry e Louis stavano uscendo dall'aula insieme, il braccio dell'uno sopra la spalla dell'altro, i sorrisi sulle labbra. Louis era diverso, si sentiva più libero e più felice, finalmente sentiva di aver trovato il suo posto nel mondo, quello al fianco di Harry. Dalla felicità, si scordò che giorno era, e che Beverly lo stava aspettando in macchina. Se l'avesse ricordato, probabilmente avrebbe tolto il braccio dal fianco dell'amante. Appena vide i suoi capelli biondo platino spuntare dalla scintillante auto, il suo sorriso scomparve e la sua posa si ricompose. Fece cenno ad Harry, che non capì subito ciò che voleva comunicargli. Si salutarono appena. 
"Tesoro, chi è quel ragazzo?"
"E'...è un ragazzo che ho conosciuto la scorsa settimana, è molto simpatico! Mi da una mano in economia, sai...non sono molto ferrato. Ahah."
Probabilmente Louis stava avvampando e sicuramente Beverly non l'aveva bevuta. Se c'era una cosa che ammirava di lei (o temeva) era il suo impeccabile fiuto per le bugie. Era viziata, superficiale... ma non stupida. L'avrebbe scoperto, presto. I suoi occhi color nocciola erano ancora più scuri, quasi neri, mentre lo osservava. 
"Da quando parli così velocemente e sicuro di te? E perchè dici di andare male in economia, quando solo due giorni fa tuo padre mi ha detto che hai i voti più alti di tutta la classe?"
"Sì...ma solo grazie a lui..."
"Louis mi stai nascondendo qualcosa."
"Beverly, ma ti pare!"
"Qualsiasi cosa sia io la scoprirò, e spero per te che quel giorno la mia botique di fiducia venda tutto a metà prezzo."
Dopo questa "minaccia", che nelle orecchie di Louis risuonava come un campanello d'allarme, Beverly mise in moto ed i due si allontanarono dall'Università. Dietro un albero, Harry osservava come la vita di Louis tornasse a tormentare il loro sogno quotidiano. Ma i sogni non corrispondono alla realtà, e loro dovevano svegliarsi. 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Capitolo 3
"Allora Louis, ho saputo che hai ottimi voti in tutte le materie"
Iniziò il padre di Beverly, interrompendo il flusso dei pensieri di Lou, nel quale era completamente immerso. Prima che potesse rispondere, Beverly si fece avanti.
"Ma certo, il mio Lou è un genio! Il diploma è vicino, sono sicura che uscirai con ottimi voti, tesoro."
Louis le sorrise. Anche se aveva mille difetti, Beverly amava davvero Louis. Amava il suo essere così intelligente, così bravo in ogni cosa che facesse, malgrado la sua timidezza. Ecco, si completavano, ecco perchè pensava che le loro anime fossero gemelle, destinate a passare una vita insieme. 
"E poi presumo che inizierete a pensare a costruire una vita insieme, magari iniziando dal matrimonio."
Continuò la madre di Beverly, con il suo solito sorriso sulle labbra, ed ovviamente con la puzza sotto il naso. A quelle parole Louis si sentì mancare. Non potevano obbligarlo a sposare Beverly, non potevano! Ed Harry? Che fine avrebbe fatto? Non poteva passare una vita ingannando sia Beverly che se stesso, doveva confessare tutto. Ma come? Con quale forza? 
"Scusate, devo prendere una boccata d'aria." 
Louis si alzò dal tavolo, togliendosi il tovagliolo da sopra le ginocchia ed appoggiandolo sulla tovaglia. Beverly lo guardò interdetta, come se stesse interrompendo il suo gioco preferito. Adesso aveva la conferma che qualcosa stava andando storto, perciò avrebbe dovuto indagare. Non appena scomparve dalla sua visuale, però, ricominciò a parlare di abito bianco e fiori. 
Louis uscì dalla sala da pranzo, arrivando al giardino. Prese il cellulare dalla tasca e mandò un messaggio ad Harry
"Dobbiamo vederci, oggi alle diciotto."
Attese il messaggio di conferma e poi rientrò, fingendo di essere tranquillo e felice della notizia. Doveva fare qualcosa, doveva fuggire dalla sua vita. 

"Niall, ti dico che non posso!"
"Perché non ci provi neanche? Perché non vuoi cambiare?"
Harry era disteso sul divano del suo appartamento, vicino a lui il suo migliore amico Niall mangiava un trancio di pizza, che aveva l'idea di essere molto più vecchia di lui. Dopo l'episodio di quella mattina aveva capito che la loro storia clandestina non era destinata a durare a lungo, per questo aveva bisogno di confidare tutto ad una faccia amica, a qualcuno che lo capisse a fondo, come il suo migliore amico. Si conoscevano da tanto, l'amico sapeva che tasti premere per manovrare le sue opinioni. Niall lo stava pregando di cambiare idea, di non confondersi con Louis, che aveva già una vita, seppur non per sua scelta, e di tornare il vecchio Hazza di un tempo. 
"Non puoi continuare ad illuderti in una storia che non ha né un inizio né una fine. Ti sta consumando l'anima, Harry, pezzo dopo pezzo e non te ne stai accorgendo! Dammi retta, lascia perdere, dimentica, va' avanti."
"Ma non posso Niall, io...io lo amo."
"Da quanto vi conoscete? Un mese? Due, forse?"
"Tre"
"E cosa avete fatto fino ad ora? Avete continuato a vedervi qui, in camera sua e raramente in biblioteca. Non si è nemmeno dichiarato omosessuale!"
"Ma cosa dovrei fare?"
"Dimenticare. Andare avanti. Tornare quello di prima."
"Ti sembra facile?"
"Non ho detto che sarà facile, ma dovrai farcela. E se ti servirà una mano io sarò pronto a porgertela."
"Grazie amico."
Si strinsero la mano come da vecchi amici. Il campanello suonò, ed i due si guardarono negli occhi. Sapevano entrambi chi era. 
"Allora io vado, mi raccomando Hazza."

Niall aprì la porta, trovandosi di fronte Louis. Lo guardò con aria mista al disprezzo e alla gentilezza, poi li lasciò soli. Harry stava riordinando i suoi CD di musica, fingendo di essere indaffarato. 
"Vogliono che dopo il diploma io sposi Beverly."
A quelle parole Harry sentì venir meno alle sue gambe. Era una notizia catastrofica, mista però ad una dose benevola. Adesso la domanda che voleva fargli da tempo si formulò meccanicamente nei suoi pensieri.
"E allora opponiti, di' che non vuoi, che vuoi stare con me. Se davvero lo vuoi, ovviamente."
"Ma certo che voglio! Stavo per dirti che...che sono deciso a dire di no, a rinunciare a tutto, per te."
Era sincero mentre pronunciava quelle parole. I suoi occhi erano fissi in quelli di Harry, che non sapeva se mentisse o se dicesse davvero. La barbetta incolta di Louis lo rendeva più grande, più serio, forse fu per questo che Harry gli credette dopo pochi istanti di esitazione. Si avvicinò a lui e lo abbracciò, lo strinse forte a sé, così tanto da sentire il suo cuore battere. I suoi ricci solleticavano il collo di Louis, che affondava il suo naso nell'incavo della sua scapola. Harry spostò dei ciuffi ribelli dagli occhi di Louis, in modo da guardarlo meglio. Sorrise, poi gli lasciò un piccolo e dolce bacio sulle labbra. Dopodiché si abbandonarono alla passione che accendeva entrambi.
Ed insieme ad Harry, Louis era capace di fare ogni cosa, perfino andare contro se stesso. 
In quella giornata così calda e splendente, nessuno poteva pensare che il pericolo fosse dietro l'angolo, o, forse, su una decappottabile metallizzata. 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Capitolo 4
"Tesoro, che ne pensi di questo?"
Beverly si stava provando il trecentesimo vestito per quella sera, la cena del diploma in casa Tomlinson/ Evans. Erano stati invitati tutti i conoscenti di entrambi, per una festa in pompa magna. Al momento del diploma Harry e Louis non si erano scambiati più di un paio di sguardi ed un veloce saluto. Dovevano far finta di non conoscersi, faceva parte del loro piano. Avrebbero fatto credere a tutti che non si conoscessero neanche, per alleviare ogni dubbio e far calmare le acque. Poi, quella sera, prima dell'annuncio di fidanzamento tra lui e Beverly, i due sarebbero fuggiti. I passaporti erano pronti, di valigie non ne avevano bisogno. Tutto il necessario era il loro amore e la loro determinazione. 
"Carino."
Si sforzò di dire Louis, accennando ad un sorriso. Beverly lo guardò scocciata.
"È quello che hai detto per gli ultimi dieci abiti. Aiutami! Non trovi che con questo indosso io sia perfetta?"
Accentuò il movimento del bacino e roteò su se stessa, mettendosi le mani ai fianchi e sorridendo soddisfatta. 
"Assolutamente."
In un balzo si gettò fra le braccia di Louis, portandogli le mani dietro al collo.
"Vedrai, saremo una coppia magnifica una volta sposati."
Lui si sforzò di sorridere, lei posò le sue labbra su quelle di lui. Louis si diceva di essere paziente, almeno per un altro po', poi avrebbe avuto il lieto fine che aveva sempre desiderato. 

"Ragazzi, siete emozionati per stasera?"
Chiese il signor Tomlinson a Beverly e Louis, che erano appena entrati nella casa di lui, dopo emozionanti o devastanti ore di shopping, a seconda dei punti di vista. 
"Assolutamente! Louis, a che ore arriva il tuo amico...come si chiama? Harry?"
"C-come?"
"Ma come, non l'hai invitato?"
"Potrei sapere chi è questo Harry, Louis?"
"Oh, è un suo amico! Sono molto legati in questo periodo, non è vero tesoro?"
"Sì...noi siamo...amici."
"Siete più che amici. Siete migliori amici! Perché non l'hai invitato?"
"Già Louis, perché non l'hai invitato? Va subito a telefonargli e digli che il buffet inizierà alle otto in punto. Avrei molto piacere di conoscerlo."
"Ma...papà..."
"Louis, va'."
"Certo papà."
Beverly sorrise soddisfatta, sciogliendo la presa che aveva tenuto fino ad ora dalla spalla di Louis. 
"Tesoro, devo andare a prepararmi, altrimenti stasera sarò orrenda. Ci vediamo dopo."
"Certo, a dopo."
"Ti amo, Louis."
"A-anche io Beverly."
"Oh, ma che coppia magnifica! Sarete la storia del secolo ragazzi miei."
"Grazie signor Tomlinson, a dopo tesoro."
Voltò le spalle, andandosene, dopo aver premuto leggermente le labbra su quelle di Louis. 

"Louis, andiamo, mi sento così stupido!"
"Harry ti capisco, ma fa' un ultimo sforzo. Tra poco sarà tutto finito."
Louis stava tentando di rassicurare Harry, che non riusciva a stare tranquillo.
"È stata una cavolata venire qui! Dovevo inventarmi una scusa e restare a casa!"
"Harry per l'amor del cielo, calmati!"
"No Louis, qualcosa andrà male, me lo sento."
"Niente andrà male, finché saremo insieme."
I due si guardarono negli occhi, quasi a rassicurarsi a vicenda. Col tempo Harry aveva insegnato molto a Louis e Louis aveva insegnato molto ad Harry, tanto da modificarne il carattere. Insicurezza e determinatezza si erano mescolate, formando una nuova sostanza omogenea che ormai scorreva nelle vene di entrambi.

"Beverly, hai visto per caso i miei gemelli? Li avevo prestati a Louis, ma aveva detto che ne aveva già un paio. Potresti dirmi dov'è?"
La ragazza si voltò, sorridendo. Il suo vestito svolazzante la faceva assomigliare ad una caramella. 
"Oh, credo sia in camera sua."
"Grazie infinite, torno subito cara."
"Non c'è di che."
Sorrise sotto i baffi lei, che già sapeva come sarebbe andata a finire. 

"Harry io ti amo, vedrai che andrà tutto bene."
"Sì, hai ragione. E poi, cosa mai potrebbe andare storto?"
I due sorrisero all'unisono, abbracciandosi. Tra poco tutto ciò che li avrebbe resi felici si sarebbe realizzato e sarebbe stato l'inizio di un nuovo inizio. Non riuscendo a trattenere la gioia, i due si baciarono. Prima lentamente, poi sempre più appassionatamente. Non sentirono neanche il rumore della porta che si aprì, sentirono soltanto un grido strozzato di furore, misto all'indignazione ed alla tristezza.
"Louis! Come...come hai...come hai potuto...tu...lui..."- disse il signor Tomlinson col dito puntato verso Harry- "Mi hai deluso figliolo...tu mi hai..."
Premendosi una mano contro il petto, vicino al cuore, cadde per terra in preda ad un infarto. I due ragazzi si guardarono terrorizzati, poi Harry andò a chiamare aiuto, mentre Louis rimase ad abbracciare il padre steso per terra, piangendo e supplicando che tutto ciò non fosse vero.
"Papà....io non volevo...io non volevo! Papà...papà!!!"
Ed il sogno che avevano costruito pian piano, insieme, si sgretolò in un attimo, e come polvere si disperse nel vento. 

Louis rimaneva inerme nella sala d'aspetto di un ospedale di New York. Sua madre, a pochi passi da lui, tentava in qualche modo di rassicurarlo, dicendogli che non era stata colpa sua. Ma sapeva bene che invece era così. 
Il dottore uscì da quella porta che Louis aveva osservato per ore e camminò verso di loro, annunciandogli che era fuori pericolo e che le sue condizioni erano stabili.
Così sua madre lo lasciò andare per primo a fargli visita, così che chiarissero alcune questioni.
Lo trovò nel letto, attaccato a mille flebo e macchinari vari. 
Non appena lo vide cercò di stargli il più lontano possibile e strabuzzò gli occhi. 
"Papà, ti prego, ascoltami."
"So di aver sbagliato, di averti deluso, ma...ma io ed Harry ci amiamo davvero. Credo di essere felice adesso."
"Tu non sei felice, e non lo sarai mai con lui. Tu sei felice con Beverly, tutti noi lo siamo!"
"No che non lo sono! Io e Beverly non abbiamo niente in comune, per il semplice fatto che io sono gay!"
"Come puoi dirmi queste cose...dopo tutto quello che ho fatto per te!"
"Papà, ascoltami...non è colpa mia. Non posso farci niente. Io sono così e basta."
"Questo è il tipico discorso da bambino viziato! Sai cosa succede se tu non sposi Beverly, eh?"
"No, non lo so."
"La società andrà fallita! Io perderò il mio posto, la casa, i miei affari e tu non troverai un lavoro. E credimi Louis, se tu mi volti le spalle ora continuerò a tormentanti per il resto della tua miserabile vita con quel buono a nulla!"
"Okay, ma non ti agitare. Non voglio che tu rischi un altro infarto."
"Per favore Louis, cerca di ragionare e fa una cosa per me. Io sono vecchio, sto male, non posso più sopportare altri colpi senza che il mio ormai debole cuore ne risenta. Una volta eravamo felici io e te, avevamo un bel rapporto, non ti ho mai fatto mancare niente. Allora ti prego, aiutami."
"Cosa posso fare per te, papà?"
"Sposala. Sposa Beverly, e non ti chiederò più niente di niente."
Louis non sapeva cosa fare, ma neanche una persona senza cuore avrebbe detto di no ad un padre che lo supplicava, in un lettino d'ospedale, di fargli un favore. Anche se quel favore significava rovinarsi la vita, Louis non poteva rifiutare. Era stato lui a creargli quell'infarto, non poteva sottrarsi.
"Va bene, lo farò."
Il viso di suo padre s'illuminò, ed allargò le braccia per abbracciarlo. 
"Oh grazie figliolo, grazie!"
E mentre si abbracciavano, Louis riuscì a stento a trattenere le lacrime. La sua vita stava andando a rotoli. 

"Allora, com'è andata?"
"Harry, dobbiamo parlare."
"Certo, avanti, parla."
"Mio padre mi ha chiesto di sposare Beverly. Ed io ho accettato."
"Come hai accettato? E tutti i nostri sogni? Tutti i nostri progetti? Dove sono andati a finire?"
"Harry, tu non ti rendi conto..."
Harry gli diede una spinta così forte da fargli quasi perdere l'equilibrio.
"Stronzate! Tu stai solo cercando scuse!"
"Harry mio padre stava per morire per colpa nostra! Quello che c'è tra noi non può funzionare, non può!"
"Mi hai solo illuso. Mi hai detto che saremmo scappati insieme, e adesso?"
"Perché continui a non capire?!"
"Io capisco solamente che mi hai preso in giro!"
"Harry, ma come ho potuto prenderti in giro? Durante tutti questi mesi, tutto ciò che abbiamo passato, tutte le corse sulla spiaggia, i pomeriggi in biblioteca, nel tuo o nel mio letto, al cinema! Tutte le feste pazze a cui mi hai portato! Tutti i nostri progetti, le nostre speranze, tutti i nostri sogni! Come puoi pensare che ti abbia mentito? Tutte le volte in cui facevamo l'amore...Oddio! Come puoi pensare che non siano significate niente per me? Per me che ti ho dato tutto me stesso, sempre! Per me che sono andato contro la mia famiglia per stare con te!"
"E che poi ti sei tirato indietro al minimo ostacolo."
"Un infarto ti sembra un ostacolo? La mia famiglia ha bisogno di me ed io non posso tirarmi indietro."
Harry colpì Louis con uno schiaffo, che lo lasciò senza parole. Aveva gli occhi pieni di lacrime, tanto che le prime stavano già iniziando a scendere. 
"Vattene."
Sussurrò con voce roca e rotta dal pianto.
"Vattene!!!"
Alzò la voce, che rimbombò nella stanza. Si sentiva ferito, illuso, tradito. Si sentiva annientato, consumato, sfinito. Louis se ne andò, guardandolo un'ultima volta con lo stesso sguardo con cui lo guardò la prima: affascinato e timoroso al tempo stesso. Stava dicendo addio alla sua unica speranza di avere una vita migliore.
E di loro non sarebbe rimasto più niente.

"Viva gli sposi!"
Beverly e Louis uscirono dalla chiesa, inondati da mille chicchi di riso. Beverly era magnifica nel suo abito da sposa, attillato da accentuare le sue curve ma non troppo volgare. Louis stranamente sorrideva, anche se in fondo era solo una maschera. I suoi genitori erano contenti, la società lo era, Beverly anche, ma lui no. Come sempre, lui non era felice mentre gli altri sì. Come sempre, era lui a sacrificarsi per gli altri. Ma ormai non importava più. Ora che aveva perso Harry la sua speranza di essere felice era andata in fumo insieme a lui, non rimanendo che un ricordo. Solo un futile, bellissimo, ricordo che col tempo sarebbe si sarebbe dissolto e con l'abitudine, forse, sarebbe riuscito ad essere felice anche con Beverly. Zayn andò a complimentarsi con lui, stringendogli una mano. Era bello vedere qualche faccia amica, in quel giorno.
"Sono felice per te, vecchio mio!"
"Grazie Zayn, mi fa piacere vederti."
"Louis, sei sicuro di aver fatto la cosa giusta?"
"Ormai non posso più fare niente, ma va bene così, davvero."
"L'ho sentito ieri, è a pezzi."
"Come hai fatto a sentirlo?"
"Sono andato a casa sua ovviamente, fingendomi come fattorino della pizza. In fondo, è stato divertente!"
"E come sta?"
"Male Lou, come vuoi che stia?"
"Beh, ormai non c'è più molto da fare. Però devi fare una cosa per me."
"Certo, dimmi."
"Devi consegnare questa lettera a lui, mi fido solo di te, quindi mi raccomando, fagliela avere."
"Perché lo fai?"
"Devo avere la coscienza a posto, devo dirgli la verità."
"Va bene, consideralo fatto."
"Grazie amico."
"Tesoro, dove sei?!"
"La mogliettina ti chiama! Ti lascio, ci vediamo dopo amico."

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Capitolo 5
Undecided
voice is numb
Try to scream out my lungs
It makes this harder
And the tears stream down my face


La cerimonia andò avanti da sola, senza che Louis potesse fermarla. Anche se non voleva ammetterlo, quello era il giorno più brutto della sua vita e malgrado tutto, pensava ancora ad Harry, a come l'aveva ridotto, a come i loro ruoli si fossero invertiti. Adesso però non c'era più molto da fare, se non dimenticare ed andare avanti ed accettare il tutto come un tragico scherzo del destino. 'Non doveva andare così, ci abbiamo provato, ma non ha funzionato', continuava a ripetersi. Ma in fondo non ci credeva più di tanto. Quando la cerimonia ebbe fine i due freschi sposini si rifugiarono nel loro nido d'amore, non che di meno di una notte nell'hotel più lussuoso di New York, prima di partire per le Maldive, in viaggio di notte. Non appena giunsero nella stanza, Beverly si gettò sul letto a braccia aperte e costrinse Louis a fare lo stesso. Si stesero di fianco, guardandosi negli occhi. 
"Beh, devo dire che è stata lunga, ma alla fine ce l'ho fatta a sposarti."
"Che vuoi dire?"
"Dato che non devono esserci segreto tra moglie e marito, devo dirti che sono stata io a far venire tuo padre in camera tua, alla festa del diploma."
"Cosa?" 
Louis si alzò di scatto. Non poteva credere a quelle parole.
"Sì, sono stata io. Poche settimane prima sono venuta all'Università per cercare di capire cosa mi stessi nascondendo....una relazione gay? Louis, ti credevo più fantasioso!"
"Non puoi dire davvero."
"Così ho sentito tutto ciò che vi siete detti, piano compreso. Non potevo certo rischiare di perderti e di fare la figura di quella che viene mollata, non credi?"
Louis tratteneva a stento le lacrime, ma doveva sapere tutto.
"Poi ho invitato Harry alla festa così che cadeste nella trappola. E ci siete caduti. Ho preso i gemelli di tuo padre e li ho nascosti, dicendogli che però li avevi ancora tu, per questo gli ho detto di andare in camera tua a chiederteli, perché sapevo che non avreste resistito. E sbang! Tutto è andato come previsto. Mio padre non avrebbe mai firmato il contratto con tuo padre senza il nostro matrimonio. Adesso siamo felici e contenti! Mi sembra tutto così bello, mi sembra di sognare. E stanotte ti dimostrerò tutta la mia felicità."
Concluse con aria maliziosa, baciandogli la punta del naso. 
"Scusami, ho bisogno di uscire."
"Louis, ma dove vai?"
"Sono in terrazzo, tranquilla, il tuo giocattolo non scappa."
"Vedo che sei in vena di scherzare! Allora se non ti spiace io vado a prepararmi."
Le lanciò un'ultima occhiata, poi uscì in terrazzo, prendendo una busta dalla sua valigia. Sapeva però che quella busta, contenente una lettera, non sarebbe mai giunta al destinatario. Così la convertì in un sms, dopodiché si decise a fare ciò che avrebbe dovuto fare già da tempo. Salì sull'ultimo gradino e si arrampicò ancora più in alto, fino alla punta del grattacielo. Quando fu più in alto possibile, decise cosa fare. I suoi genitori sarebbero stati felici, ora che il contratto era stato firmato. Beverly aveva avuto il suo matrimonio da favola, ed ora era venuto il momento che anche lui avesse il suo lieto fine. L'idea di dare fine alla sua vita lo faceva impazzire, ma sapeva che solo in quel modo sarebbe stato felice. Adesso che aveva dato la lettera ad Harry, consegnatagli da Zayn, era finalmente in pace con se stesso. Adesso poteva essere libero. Non era stato uno scherzo del destino, era stata tutta opera di Beverly. E questo voleva dire che non c'era più niente da fare per loro, perché la loro felicità sarebbe stata tormentata per sempre. Era così determinato a mettere fine alla sua vita, che non si accorse di chi stava correndo verso il grattacielo. Perché proprio quando staccò i piedi dal gradino, gettandosi nel vuoto, Harry buttò giù la porta della sua stanza, ma ormai era troppo tardi. Louis aprì le braccia, e sentì l'aria trapassargli il corpo, avvolgerlo, prima di schiantarsi al suolo. 
"Nooooo!!!"
Il grido di Harry squarciò la notte, che da felice divenne tragica. 
Il ragazzo scese e tornò in strada, sperando di fare prima di lui, ma fu tutto impossibile. Trovò un gruppo di persone attorno al suo corpo, sconnesso ed inerme.
"Louis!"
Si avvicinò a lui, correndo, facendosi largo tra le persone ed urlando: "Chiamate un'ambulanza! Chiamate qualcuno, presto!"
"Louis, Louis guardami!"
Il ragazzo aprì gli occhi, quanto basta per guardarlo un'ultima volta. 
"Harry..."
"Louis, ma che hai fatto?"
"Credimi, è meglio così. È stata Beverly, lei ha fatto tutto, lei ci ha ostacolato, è stata lei a far entrare mio padre, quel giorno..."
"Shh, Louis non sforzarti. Fra poco arriveranno i soccorsi e dopo starai bene."
"No Harry, non andrà così. Per quel poco che mi rimane voglio dirti grazie, per tutto. Per avermi aiutato a crescere, per essere stato il primo."
"Ma perché dici queste cose? Guarda, sono vicini, adesso ti faranno stare meglio."
"Harry, prendi questa lettera."
"Che cos'è?"
"Ti servirà per difenderti da lei e dalla mia famiglia. Non so se vorranno far cadere la colpa su di te, in quel caso però usa questa lettera per difenderti, non voglio che tu sia infelice."
"Louis, ma che dici?"
"No, devo ascoltarmi. Voglio che tu sia felice, almeno tu, ti prego, sii felice. In quel modo renderai felice anche me."
"Louis..."
"Harry, mi dispiace tanto di non aver fatto di più..."
"Louis, calmati, é tutto apposto.."
"Ti amo, Harry."
"Anch'io ti amo."
Poi chiuse gli occhi, e per lui non ci fu più niente da fare, né da sperare. Harry soffocò un grido quando si accorse che non avrebbe più rivisto il suo sorriso. Le lacrime continuarono a sgorgare, mentre teneva stretto a sé il corpo dell'amato, ormai inerme. 
"Io cercherò di vivere per entrambi, te lo prometto Louis."
  Balbettò il ragazzo, il suo corpo piegato in una posizione sofferente e china. Presto arrivarono i soccorsi, ma fu troppo tardi. Louis non c'era più. 
E quella sera una nuova stella si aggiunse alla volta scura del cielo, brillando insieme alle altre.

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Caro Harry,
Mi spiace non aver fatto di più. Queste sono le uniche parole che riesco a pronunciare adesso, anche perché ormai non c'è più molto da fare. Ti ho perso, per sempre. Avrei dovuto dire a tutti di noi, avrei dovuto venire allo scoperto
molto tempo prima, ma ho avuto paura. E adesso, ho avuto ciò che meritavo. Una vita infelice, una vita senza te. Beh, il destino ci è stato contrario, non ha voluto che noi stessimo insieme, ma credimi, non potrò mai ringraziarti abbastanza per il nostro sogno. Mi spiace non averti chiamato di più 'amore mio', mi spiace non essere stato ciò che ti meritavi. Spero davvero che troverai qualcuno migliore di me, spero davvero che sarai felice, perché te lo meriti. Ti prego, perdonami, ti prego, dimenticami se ci riesci, e ti ammirerò per sempre perché io non sarò mai in grado di farlo. 
Addio,
Louis
 

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