A Dark Future

di michaelgosling
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Aggressione ***
Capitolo 2: *** Scappa! ***
Capitolo 3: *** Una Vita Distrutta ***
Capitolo 4: *** Incontri Inaspettati ***
Capitolo 5: *** Ricerche e Fughe ***
Capitolo 6: *** Segreti ***
Capitolo 7: *** Andata e Ritorno ***
Capitolo 8: *** Il Muro ***
Capitolo 9: *** Tra i Ghiacci ***
Capitolo 10: *** Jim ***
Capitolo 11: *** Sotto Copertura ***
Capitolo 12: *** In Trance ***
Capitolo 13: *** Quando Tutto è Cominciato ***
Capitolo 14: *** Disperazione ***
Capitolo 15: *** Cina Libera ***
Capitolo 16: *** Sei Felice? ***
Capitolo 17: *** Rottura ***
Capitolo 18: *** Naveria ***
Capitolo 19: *** Declino ***
Capitolo 20: *** Sul Ponte ***
Capitolo 21: *** Ultime Carezze ***
Capitolo 22: *** L'Ultima Carta ***
Capitolo 23: *** Verso l'Infinito.. e Oltre! ***
Capitolo 24: *** Primo Contatto ***
Capitolo 25: *** I Naveriani ***
Capitolo 26: *** Hassral ***
Capitolo 27: *** Famiglia ***
Capitolo 28: *** Educazione ***
Capitolo 29: *** Sonak ***
Capitolo 30: *** Lavori e Fiabe ***
Capitolo 31: *** La Flotta ***
Capitolo 32: *** Teletrasporto ***
Capitolo 33: *** Le Esigenze dei Molti vengono prima delle Esigenze dei Pochi ***
Capitolo 34: *** Bambini ***
Capitolo 35: *** Vicini alla Fine ***
Capitolo 36: *** Fino ad Arrivare là, Dove Nessun Uomo è Mai Giunto Prima ***



Capitolo 1
*** L'Aggressione ***



Questi personaggi non sono miei, ma di Gene Roddenberry etc etc


NOTA: come avrete letto dalla trama, questa è una WHAT IF.Star Trek è il risultato della visione ottimistica di quel gran d'uomo di Gene ma io, da perfetta pessimista, mi sono sempre chiesta.. E se invece le cose fossero andate diversamente? Questo è quello che sarebbe successo secondo me.

E' la mia prima Fanfiction su Star Trek, quindi abbiate pietà vi prego.
Le recensioni sono ben accette! :D

ps: questo capitolo non è molto "fantascientifico" né "trekkiano", ma vi assicuro che i prossimi capitoli si fanno più interessanti!

BUONA LETTURA!

CAPITOLO 1. AGGRESSIONE

"Spazio. Viaggi nello spazio più profondo, più oscuro, più segreto e perché no, più bello. Dei viaggi che non erano mai stati compiuti prima d'ora, dei viaggi senza una meta, dei viaggi che avrebbero portato l'uomo proprio laggiù.." fece con entusiasmo, indicando con la mano il cielo stellato, sotto lo sguardo attento del bambino ".. dove nessuno è mai stato prima."

Il bambino che lo ascoltava pazientemente aveva gli occhi che brillavano proprio come le stelle che stava guardando, la cui visione veniva interrotta in quei rari momenti in cui voltava lo sguardo verso il narratore di quella storia che probabilmente aveva inventato sul momento, solo per farlo stare più tranquillo e a proprio agio.

L'armonia venne interrotta dall'uomo sulla porta che sbuffò, quasi annoiato.

L'autore di quella breve storia si rese conto che il bambino si sentiva a disagio da quell'uomo. Che ne era quasi impaurito. E aveva ragione. Quel povero ragazzino di neanche dieci anni era stato l'unico testimone di un'aggressione sessuale la cui vittima era sparita dalla circolazione dopo essere stata ricoverata in ospedale senza lasciare nessun tipo di traccia, e mentre i colleghi cercavano di rintracciarla e di trovare almeno il suo indirizzo, lui e il partner avrebbero dovuto parlare con il bambino. Ma il suo collega non faceva altro che aggredirlo e spaventarlo. Non lo poteva accettare.

"Perché non vai a farti un giro?"

"Il capo vuole dei risultati entro la giornata. E io non intendo essere licenziato perché tu ti diverti a fare il sognatore." sbuffò nuovamente, per poi lasciare la stanza.

"Non ti preoccupare, è andato via. Non può né vederti né ascoltarti. Fai con calma, dimmi tutto quello che ti ricordi." disse gentilmente.

 "Era buio.. non ho visto molto. Io ero.. ero nascosto dietro ad un cassonetto. Mamma mi aveva mandato a buttare la spazzatura."

"Bravo. Sei bravissimo. Ricordi altro?"

"Non ho visto in faccia nessuno di loro, neanche lei. Erano in gruppo. In quattro credo. Non mi ricordo altro." mormorò il bambino con un tono sempre più basso "non sono stato di gran aiuto, vero?".

"Oh no no. Ora grazie a te abbiamo degli elementi nuovi. Adesso ti porto da mamma e papà, e non dimenticare quello che ti ho detto."

"Dello spazio?"

"Esatto. Dello spazio. Non scordartelo mai. Me lo prometti?"

"Ok."

Uscirono dalla stanza, e andarono verso un uomo e una donna, che abbracciarono il bambino.

"E' tutto a posto, agente? Possiamo andare a casa?" chiese la madre.

"Sì.." mormorò, lanciando un'occhiataccia al collega qualche metro più in là "potete andare".

"Grazie, agente..?"

"Kirk. James Tiberius Kirk."

"Agente Kirk. Grazie."

Kirk vide la famiglia lasciare l'ospedale, dopodiché tornò, a malincuore, dal collega.

"Che ti ha detto il ragazzino?"

"Non molto purtroppo. Solo che erano in gruppo."

"Meglio così."

Kirk si bloccò di colpo.


"Come sarebbe a dire meglio così?"

"Hanno chiamato dal Distretto. Hanno rintracciato la ragazza."

"Beh, fantastico. Andiamo a parlarle!"

"No, non hai capito. Il caso è chiuso."

"E perché mai?"

"E' una negra."

"Volevi dire una donna di colore." disse a denti stretti Kirk, cercando con tutto sé stesso di controllare la rabbia.


La conversazione che aveva avuto con quel bambino lo aveva rallegrato, e la consapevolezza di avergli dato conforto con una piccola storia gli dava soddisfazione. Era anche per quello che era diventato poliziotto. Ci credeva in quello che faceva. Ci credeva nel giuramento che aveva fatto. Era solo ed ingenuo, ma ci credeva. E ora era ritornato alla terribile, cruda realtà.

"No, volevo dire negra."

"Non insabbierò tutto."

"Non sei tu che decidi. Il capo vuole così."

"Certo. Se una donna bianca viene rapinata tutta la città si attiva, ma se una donna di colore viene brutalmente aggredita e stuprata si può tranquillamente chiudere un occhio perché tanto non è stato altro che un incidente."

"Vedo che hai capito."

"Il fatto che voi vi siate dimenticati il significato che ha quel distintivo non comporta che me lo sia dimenticato anch'io. Sono entrato in polizia per far rispettare la legge e seguire dei determinati valori, e niente mi fermerà."

"Non essere così ingenuo! Sei entrato in polizia da quanto? Sette mesi? Quanti anni hai? Venti? Ventuno al massimo! Non hai ancora capito come funziona il mondo? Quelli come te hanno solo due possibilità: o prendere la pistola e ficcarsela in gola perché il mondo non è perfetto come l'avevano immaginato o farsi uccidere da qualcun altro. E tu non vuoi morire alla tenera età di vent'anni, vero?"

"Dammi il nome e l'indirizzo."

"Ti uccideranno."

"Il nome e l'indirizzo."

"Anche se scoprissi chi è stato, non riuscirai mai a portarli in tribunale."

"IL NOME E L'INDIRIZZO!"

"Non posso."

Questa volta fu Kirk a sbuffare.

"Vorrà dire che la troverò da solo."

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Capitolo 2
*** Scappa! ***


CAPITOLO 2. SCAPPA!

Ti uccideranno.
Farai una brutta fine.


Quelle parole continuavano a risuonargli nella testa, come una cantilena fastidiosa. Kirk cercava di non pensarci, ma non poteva farci nulla, per quanto si sforzasse.

La verità è che non era mai stato uno stupido, e sapeva bene come girava il mondo, ma voleva.. voleva fare la differenza. Non voleva essere uno dei tanti puntini. Forse non avrebbe potuto trasformare la città nel paradiso che era stata un tempo, ma voleva comunque dare un contributo. Voleva dare speranza alle persone, una ragione per credere nel futuro, una motivazione che sembrava avere solo lui in quella Terra maledetta. Non voleva piegarsi alle autorità, a leggi così sbagliate ma così instillate nella popolazione da essere diventate normali, ma non poteva neanche diventare un criminale. In fondo era sempre un poliziotto, e si era impegnato a difenderle, quelle leggi. Eppure doveva esserci una scappatoia..

E questo non significava non avere paura. Era coraggioso e dall'animo nobile, ma non era un pazzo. Sapeva cosa comportava, sapeva cosa rischiava, e non c'era affatto bisogno che il suo collega glielo ricordasse. La morte lo spaventava come chiunque altro, ma lo spaventava di più diventare un'altra persona, e finire con l'arrendersi ad una società che da solo non poteva cambiare.

Sospirò profondamente facendosi forza, e bussò.

Ad aprire fu una bellissima ragazza bionda dagli occhi chiari che doveva avere più o meno la sua stessa età, ma vestita in modo molto casual. Lo squadrò dall'alto in basso, e gli lanciò un'occhiata terribile non appena capì che era un poliziotto. Chiunque fosse, non doveva avere molta stima delle Forze dell'Ordine e Kirk, da parte sua, non poteva fare altro che capirla. Certo, lui non era un poliziotto come tutti gli altri, ma lei questo non poteva saperlo. Non ancora.

"Sto cercando.. Nyota Uhura. Vive qui?" chiese timidamente, ricordando il nome della vittima che a fatica era riuscito a trovare.

"Perché?" chiese la biondina in tono accusatorio.

"Dovrei parlarle.. in merito all'aggressione di cui è stata vittima. Sono qui per aiutarla."

La ragazza soffocò una risata.

"Certo, come no. Aiutarla. Come la volevano aiutare quei pezzi grossi che sono passati di qui qualche ora fa, ma che non hanno fatto altro che accusarla ingiustamente."

"Chi? Chi è venuto?" chiese subito Kirk, sinceramente sorpreso da quanto aveva scoperto ma che, ripensandoci, avrebbe dovuto prevedere.

"Ma voi sbirri pensate davvero che noi siamo così stupide? Se ne vada. Non permetterò che la mia amica venga aggredita due volte in un giorno quando in realtà è stata lei la vittima."

Kirk stava per ribattere, ma dall'interno dell'appartamento si sentì un'altra voce femminile. Probabilmente era la ragazza in questione.

"Fallo entrare, Leila."

La bionda sbuffò, e aprì la porta.

Kirk entrò nell'appartamento in punta di piedi, e vide in un angolo, seduta su un divano, una giovane e bella ragazza di colore,
che sarebbe stata ancora più bella se non fosse stato per i lividi e il sangue che aveva un po' in tutto il corpo.

L'agente si avvicinò lentamente, per poi sedersi accanto a lei.

Si sentiva giusto un tantino a disagio: sentiva dietro di sé la ragazza bionda che lo studiava minuziosamente, stando in piedi ad ascoltare tutto quello che gli fosse uscito dalla bocca. E Kirk la capiva. Si stava assicurando che alla sua amica non accadesse niente di male.

"Mi scusi per la mia coinquilina, agente. E' così abituata ad avere a che fare con i poliziotti senza scrupoli che si è dimenticata che ce ne sono di buoni."

"Non ti fidare, Nyota. E tu amico, fai un solo passo falso e te la vedrai con me." sbottò lei.

"Non dovevi andare al lavoro, Leila?" ipotizzò Nyota.

Lei a malincuore si rese conto che la coinquilina aveva ragione, così prese la borsa e uscì, lanciando comunque uno sguardo terribile a Kirk, come se gli avesse detto "Non la farai franca, amico. Se le farai del male, stai pur certo che lo scoprirò."

Quando si chiuse la porta alle spalle, Kirk tirò un sospirò di sollievo.

"Non è cattiva, agente. Facendo la biologa, ha accumulato una tale rabbia nei confronti delle istituzioni per via dello sfruttamento degli animali e della natura che ormai non si fida più di nessuno."

"Lo capisco. E' fortunata ad avere un'amica come lei."

"Cosa è venuto a fare, agente?"

"Sono qui perché voglio che i responsabili della sua aggressione vengano puniti. E mi serve il suo aiuto per farlo."

Nyota scosse la testa.

"Lei mi sembra un bravo ragazzo agente, il che è raro al giorno d'oggi, ma neanche con tutto l'aiuto del mondo lei riuscirebbe a rendermi giustizia. E se pensa il contrario, è un folle. Ma apprezzo lo sforzo, per cui le darò un consiglio: stia attento, quelli come lei sono perennemente in pericolo. E non si preoccupi per me. Questa non è stata la mia prima aggressione e si fidi, non sarà
neanche l'ultima. Ci sono abituata ormai."

"Cosa dovrei fare secondo lei? Girare la testa dall'altra parte e far finta che non sia mai successo nulla?"

Nyota aprì la bocca per dire qualcosa, ma un suono che proveniva dalla tasca posteriore di Kirk li fece sobbalzare. Era il suo cellulare, che Kirk si affrettò ad afferrare per rispondere alla chiamata.

La ragazza non riuscì a capire chi fosse dall'altra parte né la ragione della chiamata, ma non fu difficile arrivarci, soprattutto intravedendo la preoccupazione di Kirk e il sudore che gli rigava la fronte, per poi scendere per le guance.

 Jim avrebbe voluto mostrarsi più coraggioso, soprattutto davanti ad una ragazza che aveva passato l'Inferno, ma quella reazione fu del tutto istintiva.

Non era stata una conversazione lunga, quella tra lui e il suo capo, ma era bastata a fargli capire a cosa avrebbe comportato.

Vieni subito al Distretto. Ci occorre la tua presenza qui, prima che le cose peggiorino ulteriormente.
Prima che le cose peggiorino ulteriormente.
PRIMA CHE LE COSE PEGGIORINO ULTERIORMENTE.

Quelle dannatissime sei parole le aveva temute per tutta la vita.
Tutti sapevano cosa significavano.


 A cosa.. comportavano.

Ricordava alla perfezione dell'episodio che si collegava a quelle parole. Uno dei suoi primi giorni in polizia. C'era un agente, un certo Pike, che era esattamente come lui. Credeva nella giustizia, nella legge, nell'uguaglianza. Kirk lo guardava con orgoglio, con ammirazione. Lo considerava un mentore, anche se lo conosceva da qualche giorno e le volte che avevano parlato lo avevano fatto di sfuggita, quando ne avevano avuto il tempo. Poi un giorno, quando si trovava con lui da un ricco imprenditore che era stato rapinato, gli squillò il cellulare. Il Capo gli disse che avevano bisogno di lui al Distretto. Che doveva sbrigarsi ad arrivare prima che LE COSE PEGGIORASSERO. Fu l'ultima volta che lo vide.

Da quel giorno, Kirk sentì un enorme vuoto dentro di sé. Un vuoto che non riusciva a colmare né guardando le stelle la sera né rimorchiando sempre ragazze diverse.
Da quel giorno, Kirk capì il prezzo che si pagava a non essere corrotto in quel mondo, un mondo che lui non sentiva suo.
Da quel giorno, Kirk si era ripromesso di fare il bravo, di non dare nell'occhio.
Non voleva morire, ma era più forte di lui.
Non riusciva a far finta di niente.
Non poteva stare in silenzio.
Non poteva e non voleva.
E ora aveva finito con i giochetti.
Ora era arrivata la sua fine.
Sapeva cosa gli sarebbe successo, lo sapeva troppo bene, e se avesse osato anche solo sperare in un destino diverso da Pike, allora sì che era un folle.

Nyota non sapeva che erano quelle esatte parole a far scattare l'operazione "eliminiamo chi può danneggiarci prima che sia troppo tardi", ma sapeva che la polizia era abituata a togliere di mezzo uno dei loro per convenienza.
Ora era il turno di Kirk.
Tutto perché voleva aiutarla.
No, non poteva permetterlo.
Doveva fare qualcosa.

Gli si avvicinò, e lo prese delicatamente per un braccio.
Lui la guardò: aveva uno sguardo perso e spento, ma nonostante tutto riuscì a trovare il coraggio di incontrare quello della ragazza.

"Scappa. Vai via." gli suggerì lei.
"Mi troveranno." bisbigliò lui.
"La città è grande. Se ti nascondi bene.."
"Mi troveranno. Hanno sempre trovato tutti. Troveranno anche me."
"Se indossi l'uniforme da agente, di sicuro. Aspetta, dovrei avere dei vecchi abiti di mio padre, credo ti andranno bene. Ti conviene andare nel bosco. E' molto fitto e forse lì non ti troveranno.."
"Se scoprono che mi hai aiutato, sarai nei guai."
"Nei guai? Mi hanno picchiata e violentata. Cos'altro possono farmi?"
"Non posso accett.."
"Non fare l'imbecille e mettiti subito questi abiti." mormorò lei, lasciandogli una camicia a righe e un paio di jeans, per poi lasciare la stanza per dargli un po' di privacy.
Kirk si spogliò e si mise gli indumenti, che in effetti, gli stavano a pennello.
Nyota ritornò, e gli passò la pistola.
"Vai!" sbottò lei, spingendolo a forza verso l'uscita.


"Non so come, ma ti ripagherò. Per ogni cosa."
"D'accordo! Ora però sparisci!"

Kirk avrebbe voluto continuare ad esprimerle gratitudine, ma aveva ragione.
Non aveva tempo.

Avrebbe voluto correre, ma correndo si sarebbe fatto notare.
Cercò di nascondere il viso il più possibile, e a passo svelto si diresse verso la campagna.
Stava continuando a sudare, e sembrare tranquillo non era affatto facile, neanche per lui, ma quella era l'unica chance che aveva di sopravvivere. Un piccolo errore ed era finito.

Camminò a lungo, per ore e ore. Camminò così a lungo che si dimenticò la preoccupazione: la stanchezza iniziava a crescere, e le energie iniziavano a mancare.
Alzò lo sguardo, e quando si rese conto che si trovava già in campagna, cercò di tirare fuori tutta l'energia che aveva rimasto per allungare il passo. Riuscì persino a correre, ma fece solo pochi metri.

Respirò affannosamente e con le mani si appoggiò ad un albero, ma era troppo tardi.
Sentii dietro di sé le auto volanti della polizia, il rumore degli scarponi che indossavano gli agenti.
Erano arrivati.
Lo avevano trovato.
Come diavolo avevano fatto a trovarlo?
Che importava?
Tanto ora sarebbe morto, e sapere il come non lo avrebbe aiutato né avrebbe reso meno inevitabile la sua morte.

"Saresti stato un gran poliziotto, James Tiberius Kirk. 

E' un vero peccato che tu abbia scelto la strada sbagliata." sbottò il suo capo in tono solenne.

Kirk continuava a guardare dall'altra parte.
Non voleva girarsi, non ne aveva l'intenzione.
Non avrebbe dato loro quella soddisfazione.
Non sarebbe morto guardando le loro uniformi, che non erano mai stati degni di portare.
No, sarebbe morto guardando la natura e gli alberi.
Pace.
Pace e serenità.

"Sto aspettando. Sparate. SPARATE!" urlò, stringendo l'albero vicino a sé, tremando.


Avrebbe voluto essere più coraggioso, ma la verità era che era terrorizzato. Era solo un ragazzo, aveva solo vent'anni, non riusciva a nascondere di avere paura.

Sentì un colpo.
Poi un altro.
E poi sentì freddo, e il rumore dei poliziotti che se ne andavano si faceva sempre più lontano, più confuso, più distante.
Si accasciò a terra, e chiuse gli occhi, sfinito in ogni senso.

Quello di cui non si era accorto nessuno, né lui né tanto meno i poliziotti, era che qualcuno aveva assistito alla scena.



note: già, questa volta le metto in fondo U.U



Allora, intanto ringrazio tutti quelli che hanno letto questo capitolo per intero e che sono arrivati fin qui (eh già, forse questo è un tantino lungo rispetto al primo, chiedo venia> .< ) e ringrazio tutti coloro che mi hanno lasciato una recensione per il primo capitolo, e spero recensirete anche questo!

Ora veniamo al capitolo..

Leila! Nessuno se lo aspettava che spuntasse fuori lei, eh?
L'ho voluta inserire nella storia perché è un personaggio che mi ha sempre incuriosito: nel descriverla mi sono trovata un po' spaesata, perché per tutto il tempo in cui lei appare in Al di Qua del Paradiso è sotto l'effetto delle spore, quindi non la vediamo mai com'è veramente, e secondo me sarebbe stata così: una grintosa biologa che non ha paura di dire ciò che pensa. E poi l'ho voluta inserire per fare un piccolo omaggio a quel meraviglioso episodio, che amo alla follia e che potrei rivedere 345876 volte!
E poi volevo mettere anche un po' di pepe alla storia, e mettere qualche avvenimento, come dire, inaspettato!

E niente, grazie di tutto e ci sentiamo alla prossima! :D



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Capitolo 3
*** Una Vita Distrutta ***


 CAPITOLO 3. UNA VITA DISTRUTTA

Non gli era mai piaciuta quella stanza.
A nessuno sarebbe mai piaciuta quella stanza.
Senza finestre, senza un qualcosa che gli permettesse di vedere com'era il mondo là fuori. Sapeva che era brutto, ma il non poterlo vedere lo faceva stare ancora peggio.
Quelle mura bianche.
Tutte uguali, tutte tristi.
Quella stanza, quel luogo, era l'incubo dal quale non riusciva più ad uscire.
Un incubo in cui era intrappolato da quasi dieci anni.
Dieci anni passati lentamente ed inesorabilmente, come se portasse sulle spalle un peso sempre più grande, un peso che non riusciva più a sopportare, un peso troppo forte per il suo debole corpo.
Dieci anni in cui tutti i giorni erano uguali.
Primavera, estate, autunno, inverno.
Per lui non faceva differenza.
Era rinchiuso lì, e lo sarebbe stato per sempre.
Ricordò i mesi passati a piangere, fino a quando non gli si esaurirono le lacrime.
Poi iniziò a piangere con lo sguardo, con quegli occhi che diventavano sempre più spenti, sempre più malinconici, sempre più sofferenti, sempre più azzurri.
La porta d'acciaio chiusa dall'esterno si aprì, ma lui non si girò nemmeno.

"Avanti, è ora della ricreazione."

L'uomo trattenne a fatica una risata malinconica, e si alzò per poi seguire l'infermiere.
Già, la ricreazione.
Una volta con quella parola si voleva descrivere quel momento di pausa per i bambini a scuola tra una lezione e l'altra.
Ma in quel posto, in quel luogo maledetto, ricreazione voleva dire una cosa sola.
Un'ora a settimana di televisione per i pazienti del manicomio criminale.

Percorse quei corridoi che avrebbe voluto conoscere meno e, senza fare movimenti bruschi, si diresse verso la sala "ricreativa". Non aveva nessuna voglia di guardare la televisione, ma non aveva scelta. In quell'ospedale funzionava così. O facevi quello che volevano loro, oppure ti obbligavano con le cattive. Si sarebbe ricordato sempre di quel giorno in cui si rifiutò di guardare la TV, e i medici gli legarono la testa e il resto del corpo per obbligarlo.

Non appena entrò, incrociò lo sguardo amorevole dell'unica infermiera del manicomio che rispettava, e probabilmente l'unica persona al mondo alla quale era affezionato. Lei non era come gli altri. Lei era gentile, sempre disponibile per fare quattro chiacchiere. Lei che si opponeva sempre quando i suoi colleghi sottoponevano i pazienti a torture fisiche o psicologiche, all'elettroshock e persino alla hertofiba, una tortura inventata una ventina di anni prima che consisteva nel far sentire al paziente il dolore fisico della sedia elettrica, senza però ucciderlo. Lei era onesta. Lei aveva iniziato a lavorare lì perché voleva davvero aiutare i pazzi e magari curarli, mentre tutti gli altri li trattavano come carne da macello per divertimento, perché tanto, essendo matti, a nessuno sarebbe importato e nessuno avrebbe fatto domande. Raramente arrivavano ad uccidere, ma la maggior parte dei pazienti lo avrebbero preferito. Se non fosse stato per la sua presenza, probabilmente si sarebbe già ucciso.

"Salve, dottor McCoy."

L'uomo sorrise. Era così carino da parte sua chiamarlo ancora dottore, la professione che esercitava prima che tutto quell'incubo cominciasse e si portasse via la sua vita.

"Salve a lei, infermiera Chapel." mormorò sorridendole leggermente, un sorriso che rivolgeva da anni solo a lei, e che era l'unico in grado di fare ormai.

McCoy prese posto, e subito sentì gli altri pazienti esultare. In molti lo salutarono, mentre altri dissero qualche parola senza senso. C'erano dei giorni in cui McCoy avrebbe dato qualsiasi cosa per essere come loro. Per essere davvero pazzo. Se lo fosse stato, forse non avrebbe avuto la testa per capire come stava procedendo la sua vita, se sempre vita la si può chiamare. Voleva solo urlare, lanciare mobili. Aveva una voglia di vendetta dentro di sé che non poteva essere soddisfatta.

E pensare che fino a dieci anni prima stava bene. Stava benissimo. Aveva la vita che aveva sempre desiderato. Aveva un bel lavoro, una bella casa. Una moglie che amava immensamente e dalla quale era amato. Una bellissima bambina per cui avrebbe fatto qualsiasi cosa. E un altro bambino in arrivo. Poi, tutto cambiò.

Dopo una lunga giornata di lavoro, tornò a casa e vide la cosa peggiore che potesse vedere. Sua moglie, la sua bellissima moglie, morta, con ancora il pancione. Pancione nel quale c'era suo figlio, il figlio che non sarebbe mai nato. E la sua bambina. La sua Johanna, avevano ucciso la sua bambina.


Era tutto così confuso quella sera. Ricordò solo momenti frammentati, come se si fosse trovato in una sorta di limbo.

E poi, le cose peggiorarono.

Lui iniziò a delirare. Vedeva la polizia non fare nulla. Non indagava, non faceva accertamenti, nulla.

"Ce ne stiamo occupando." dicevano.

"Troveremo il colpevole." dicevano.

Balle.

Lo sapevano loro e lo sapeva lui.

Ma non si arrese. Non esisteva che lasciasse perdere e poi, prima che se ne potesse rendere conto, venne rinchiuso in quel fottuto manicomio.

Niente avvocato, niente processo.

Lo presero e lo spedirono lì, come se fosse un pacco.

"E' stato lei." dicevano.

"Ha avuto un raptus." dicevano.

"Schizofrenia." dicevano.

Non era mai stato un poliziotto né aveva un particolare intuito per indagini e cose simili, ma l'unica conclusione che gli venne in mente fu che c'era qualcuno di grosso dietro. Qualcuno di potente. Qualcuno di intaccabile.

Ma perché la sua famiglia?
Cosa c'entrava?

Domande che lo avrebbero tormentato per sempre, destinate a non avere mai una risposta, e fu quasi sollevato che stesse iniziando il telegiornale, così avrebbe smesso, anche se solo per pochi minuti, di pensare a tutto ciò che era andato storto nella sua vita.

"Dieci anni fa è scomparso il giovane agente James Tiberius Kirk. Non ci sono novità sulla scomparsa e, sebbene non sia stato ancora trovato il corpo, le Forze dell'Ordine sono certi della sua morte, definendola tragica, ma i familiari del ragazzo non si danno pace tanto che sono arriv.."

McCoy fece una smorfia.
Un agente di polizia non scompare così nel nulla.
Sentì ancora una volta puzza di bruciato.

"Nella giornata di ieri, nell'American Science Earth.."

Altra smorfia.
Doveva finirla di fare smorfie, anche perché se un medico o un infermiere se ne fosse accorto, lui sarebbe finito nei guai, ma era più forte di lui.
L'American Peace Earth.
Con quella istituzione si era raggiunto l'apice dell'ipocrisia che regnava da anni ormai.


Quell'istituzione era nata con lo scopo di raccogliere i migliori scienziati del mondo in ogni campo, per farli lavorare insieme e fare nuove scoperte, in qualsiasi ambito: trovare una cura per una malattia, l'invenzione di un oggetto che avrebbe facilitato la vita di tutti o un qualcosa che avrebbe comunque rivoluzionato per sempre la vita umana, in meglio.

Ma poi erano passati gli anni, e la corruzione l'aveva inondata del tutto.

Ora non era altro che un insieme di uomini potenti che obbligavano gli scienziati ad ingegnarsi per rendere la Terra più potente nel settore militare e spaziale, con la costruzione di armi più potenti e navicelle spaziali che avrebbero permesso all'uomo di andare nello spazio con l'unico scopo di sottomettere gli abitanti dei pianeti che avrebbero incontrato.

McCoy non sapeva di precisione né quali fossero questi pianeti né che fine facessero gli alieni che ci abitavano. Non sapeva se venivano uccisi o usati per lavori forzati. Ma sapeva quello che bastava. Tutti sapevano.

E la cosa peggiore era che lo Stato obbligava i cittadini a pagare una quota mensile a questa istituzione, soldi con i quali loro non facevano altro che seminare distruzione e dolore.

".. il caos. A quanto pare un ingegnere ha fatto credere a tutti di aver progettato un motore super veloce che avrebbe permesso alle navicelle spedite nello spazio di viaggiare velocemente e al tempo stesso di sparare colpi contro i pianeti, ma secondo le mie prime indiscrezioni, il motore portò la navicella ad esaurire energia molto presto, e a quanto pare in questo momento la navicella sta fluttuando nello spazio senza potersi muovere. L'uomo è riuscito a scappare grazie ad un teletrasporto che aveva progettato lui, ma di cui nessuno era a conoscenza, e ora le Forze dell'Ordine stanno impiegando tutti i loro mezzi per trovarlo. Il nome del fuggitivo, a quanto si dice dai colleghi, era Montgomery Scott, che lavorava nell'istituzione da quasi.."

Prima che McCoy potesse domandarsi perché la TV si fosse spenta da sola, sentì un colpo.

Non era uno sparo, doveva essere qualcosa di più grosso, ma meno rumoroso. Un laser o qualcosa di simile.
Non sapeva cosa stesse succedendo, ma subito si creò il panico.
Qualcuno, chiunque fosse, stava attaccando il manicomio.
L'uomo sentì esplosioni, grida di panico, urla strazianti di pazienti e infermieri che morivano a poco a poco.
Solo in un secondo momento capì che non era il manicomio sotto attacco, ma la Terra.
Riusciva a sentire le esplosioni lontane di case distrutte, le vite di innocenti spezzati.
La conclusione era una sola: alieni.

Da quando era riuscito a navigare nello spazio con una modesta velocità, l'uomo non aveva fatto altro che distruggere e sottomettere tutti gli esseri viventi che incontrava, per poi impossessarsi delle risorse del pianeta. Evidentemente qualcuno di quegli alieni aveva deciso di dire basta, e di ribellarsi.

McCoy non sapeva se quella sarebbe stata davvero la fine della Terra o se si trattasse solo di un attacco ai danni di buona parte della popolazione, ma neanche gli importava. Non temeva la morte, non dopo quello che aveva visto.
Se fosse morto, avrebbe voluto farlo fuori da quelle mura, nella speranza che la sua anima avrebbe trovato finalmente la pace, ma non sarebbe uscito senza Christine Chapel.

Mentre tutti gli altri cercavano di mettersi in salvo, lui la cercò disperatamente, fino a quando la trovò viva, ma ferita e svenuta.
Aveva un masso su una gamba, e non riusciva a muoversi.
L'ex dottore usò tutta la forza che aveva per spostare il masso, dopodiché la scosse per svegliarla, e insieme lasciarono l'ormai distrutto edificio.
Lei si allontanò da lui, e gli fece segno di andarsene, ma McCoy non si mosse.
"Vai. Sto bene!"
"Non posso lasciarti.."
"Sei libero. Sparisci, prima che torni l'equilibrio e la Polizia ti prenda di nuovo. Non importa dove vai, ma fuggi!"

McCoy la abbracciò, e poi corse via: c'era un solo posto in cui voleva andare.
Non gli importava se andando lì sarebbe morto, è lì che voleva andare: il cimitero in cui erano seppellite sua moglie e sua figlia.

Ci mise più del previsto a raggiungerlo, e quando si sdraiò tra le due tombe, si rannicchiò a piangere, come un bambino a cui era stata portata via la caramella.

Sentiva un turbinio di emozioni dentro di sé. Si sentiva sporco ed egoista, perché mentre della gente moriva, lui se ne stava lì sdraiato, come un vigliacco.
Non gli interessava sopravvivere, voleva solo passare il poco tempo che gli rimaneva con chi amava davvero.


Finì con l'addormentarsi, convincendosi che non si sarebbe mai svegliato, ma a quanto pare il Destino aveva un altro piano per lui.

Quando il mattino seguente sorse il Sole, sentì la luce che lo colpiva a forza, ma lui continuava a tenere gli occhi: era ancora stanco, e non aveva intenzione di muoversi di lì.
Poi però sentì due voci.
Due voci maschili molto vicine a lui.
Gli sarebbe bastato aprire gli occhi per dare un volto a quelle voci, ma lui non ne aveva le intenzioni.
Non gli importava nulla.

"E' morto?"
"Non credo."
"Povero, sembra distrutto. Dovremo aiutarlo."
"Non penso sia una saggia idea."
"Non credo sia cattivo."
"Non può saperlo. E pretendere il contrario sarebbe illogico."
"Non penso proprio che un cattivo si sarebbe addormentato tra due tombe.. E smettila di darmi del lei, ci conosciamo da dieci anni ormai, e che diamine!"

Finalmente, McCoy si decise a parlare.

"Non mi importa cosa farete di me, ma vi prego, se dovete uccidermi fatelo qui."

Quando non sentì nessuno dei due parlare, si decise ad aprire gli occhi.
La luce non gli permise di vederli con chiarezza, ma i loro volti erano ben chiari.
Riconobbe uno di loro: era l'agente di polizia scomparso.
Quel tale.. James Tiberius Kirk.

Non era più il ragazzo della foto del telegiornale: era diventato un giovane uomo. Era palese che fosse lui, eppure era così diverso da quella foto.. Nella foto era un ragazzo sorridente ed ottimista, come se stesse conquistando il mondo. Quello che aveva davanti era un giovane adulto che si era rialzato dopo una grossa caduta, che aveva ancora speranza, ma che vedeva il mondo con occhi diversi.
Con lui c'era un altro tizio.
Più alto, con piccoli occhi scuri, uno sguardo severo e le dita affusolate.


 Portava un cappello, e aveva.. delle strane sopracciglia.

L'ex medico avrebbe voluto dire qualcosa, ma aveva talmente tante domande da fare a quei due che non sapeva proprio da quale cominciare.

Chi diavolo siete voi due?
E perché quel tizio alto ha quella ridicola frangia da dodicenne e mi guarda come se fossi pazzo?
E perché stanno zitti?
E perché non dicono nulla?
Diamine!
Qualcuno mi può spiegare qualcosa?!?

"Sai una cosa, Spock? Penso sia logico portarlo con noi."



note..

Eccoci al terzo capitolo, ancora più lungo del precedente (quindi se l'avete letto tutto, complimenti, grazie!)
Comunque, il capitolo..

E' molto triste e malinconico, ma credo che un capitolo del genere ci volesse, perché quando si scrive di un futuro basato su principi sbagliati, io me le immagino situazioni come queste, con McCoy come vittima. Per allegerire un po' la cosa ho voluto inserire altri personaggi di nostra conoscenza, anche se in modo lieve, senza però metterli in situazioni assurde. Scotty e la Chapel sarebbero proprio stati così secondo me, e avrebbero fatto queste cose.

Per parlare di Spock è un po' presto, l'ho messo solo alla fine infatti. Immagino che alcuni di voi ci siano rimasti male per il salto "temporale" di 10 anni, ma ho preferito farlo per poter, come dire, continuare quella suspence del "cosa è successo a Kirk?" fino alla fine del capitolo e perché sì, fare il salto temporale lo trovo interessante U.U

Alcuni di voi saranno dispiaciuti per non aver saputo come Kirk e Spock si sono conosciuti, e cosa li ha tenuti uniti per dieci anni. Naturale, lo sarei anch'io al vostro posto. Beh, non temete. Sarà tutto raccontato nel prossimo capitolo, che appunto sarà scritto in corsivo perché parlerà di un fatto già successo.

E niente, spero vi sia piaciuto.

 Le recensioni sono sempre gradite, voi lo sapete ^-^

Alla prossima :D


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Capitolo 4
*** Incontri Inaspettati ***


CAPITOLO 4. INCONTRI INASPETTATI


James Tiberius Kirk era sempre stato un ottimista.
Se c'erano due modi per vedere un problema, lui sceglieva sempre quello più positivo.
Certo, quella società e quella corruzione avevano messo a dura prova questo lato del suo carattere, ma c'era ancora una piccola parte dentro di lui che ci credeva ancora, nel vedere le cose con ottimismo.
Ma nonostante questo, mai e poi mai avrebbe pensato di riuscire a sopravvivere dopo quell'incontro con i poliziotti nel bosco, ma a quanto pare aveva la pelle più dura del previsto.

In un primo momento, quando si svegliò, pensò d'istinto che l'avessero tenuto in vita apposta, con l'intento di spedirlo da qualche parte dove nessuno avrebbe mai potuto trovarlo, per tenerlo rinchiuso o farlo lavorare fino alla morte, ma scartò di getto quell'ipotesi.

Se fosse stato davvero così, si sarebbe trovato in un posto più oscuro, meno pulito e magari in catene, ma non c'era niente di tutto questo intorno a lui.

Dopo essersi rapidamente stropicciati gli occhi, Kirk cercò di alzarsi, ma subito sentì una fitta ad un fianco: d'istinto vi posò la mano, e sentì una fasciatura sotto la camicia. Qualcuno lo aveva raccolto, portato al sicuro e curato.
Il dolore era ancora forte, ma la sua curiosità lo era di più, così si alzò comunque e iniziò a muoversi per la stanza, cercando risposte.

Dove si trovava?
E soprattutto, chi l'aveva salvato?

Capì subito di essere in una specie di capanna, e subito ipotizzò di trovarsi ancora nel bosco, dato che sentiva il rumore degli uccelli che fischiettavano e il tipo odore della natura che si sente solo in quei luoghi.


 Era una camera davvero niente male, sebbene fosse vecchia di chissà quanti secoli. Il letto aveva ancora il materasso e poggiava per terra, la finestra si apriva e si chiudeva solo manualmente e i mobili erano fatti di un legno antico, ma Kirk non aveva ricevuto nessuna risposta e ne aveva bisogno. Aprì l'unica porta della stanza, e si trovò nel soggiorno, che seguiva lo stile della camera, con tanto di camino. C'erano anche dei divani che apparivano molto comodi, ma il biondo non si sedette perché erano così vecchi che temeva di rovinarli.

Proprio quando iniziava a tornare in sé, sentì una voce fuori campo che lo fece sobbalzare.

"Non mi sembra nella condizione di girare come se non fosse quasi morto."

Kirk dovette portarsi una mano sul cuore per tornare a respirare regolarmente.

Si guardò disperatamente intorno, ma non vide nessuno.

Quella situazione lo stava inquietando e non poco.

"Chi parla? Chi è? Venga fuori, così potrò ringraziarla di persona per avermi salvato la vita!"

Silenzio.

Kirk aspettò per minuti interi, ma nessuna risposta.

Sbuffò. Più aspettava e più la curiosità saliva.

"Va bene. Siamo timidini, eh? Non c'è problema, non devo andare da nessuna parte. Prima o poi dovrai rispondermi, o almeno farti vedere. Non ho fretta." fece in tono sicuro Jim, sedendosi per terra e appoggiando la schiena al muro, incrociando le gambe.

Jim aspettò pazientemente per ore e ore, ma la fame iniziava a farsi sentire.
Santo Cielo, ma di cosa aveva paura?
Mica lo mangiava!
Perché non si faceva vedere?
Tanto lo sapeva che era lì, che era qualcuno di umano.
La voce non proveniva di certo da un computer.

Stremato, Kirk si alzò, sbuffando.
Se fosse rimasto in quella posizione ancora a lungo, non sarebbe stato più in grado di rialzarsi.

"Senti, io sono stanco. Ho fame, e non credo resterò ad aspettarti ancora per molto. Quindi, chiunque tu sia, ti prego, vieni fuori. Non capisco di cosa tu abbia paura. Non ti farò del male. Non ho mai fatto del male a nessuno, figurati se lo faccio a te, che mi hai salvato la vita. Oltretutto ho bisogno di risposte, e solo tu puoi darmele." mormorò Jim, usando il tono più gentile possibile.

Non udendo nessuna risposta, Kirk stava per andarsene, ma non appena si mosse, sentì di nuovo la voce.

"Non ho tutte le risposte che sta cercando."

Jim sorrise.
Era riuscito a farlo parlare di nuovo.

"Ma qualcuna sì. E qualcuna è meglio di niente."

"Se lo farò, poi lei se ne andrà via?"

Jim sgranò gli occhi, rendendosi conto solo in quel momento che quella persona, chiunque fosse, non aveva fatto altro che parlargli dandogli del lei.
Molto strano.

"Vuoi che vada via?"

Silenzio.
Evidentemente non sapeva cosa rispondere.
Jim aspettò pazientemente.

"Mi occorre silenzio e solitudine per realizzare ciò di cui mi sto occupando. Un umano non farebbe altro che essermi d'ostacolo. Non farebbe altro che rallentarmi."

Kirk sgranò ulteriormente gli occhi di nuovo.
Ma come parlava?
Sembrava un accademico o un professore, di quelli che pensano a qualcosa, ma non aprono bocca finché non trovano il modo più articolato e complicato per dirlo ad alta voce.
E poi.. umano?
Lo aveva chiamato umano?
Perché lui non lo era?!?
Quella conversazione non faceva altro che rendere l'ex poliziotto sempre più confuso.

"In due le cose si fanno meglio. Magari posso aiutarti."

"Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno."

"Non ho detto questo. Sono io ad aver più bisogno di te, e non il contrario. Mi hanno ucciso. Per la società, io sono morto. Non sono più nulla. Non posso tornare a casa. Io non.. non ho un posto dove andare. Ti prego, fammi rimanere, fino a quando non troverò un modo o un luogo per ritornare. Farò tutto quello che vuoi. Qualunque cosa tu stia facendo, io ti aiuterò. Sono certo che in qualche modo, riuscirò ad esserti utile."

L'attesa per una risposta fu snervante.
Jim tenne le dita crociate, sperando di essere riuscito a convincerlo.

"Perché hanno provato ad ucciderla?"

Kirk non si aspettava una domanda simile, ma rispose comunque.

"I miei capi volevano.. volevano che insabbiassi un caso solo perché la vittima era di colore. Io mi rifiutai e continuai ad indagare. Dio, sono stato così stupido. Come ho potuto pensare che avrei seriamente cambiato le cose? Non ho fatto altro che mettermi nei casini. Ero anche stato avvisato! Dannatissimo Cielo!"


"Il cielo non c'entra. L'unico responsabile delle sue azioni è lei."

"Pensi che abbia fatto male?"

"Cosa penso io è irrilevante."

"Perché mi hai salvato?"

"Altro fatto irrilevante."

Jim sbuffò, ma a suo modo era divertito.

"Intendi accettare la mia proposta, o trovi anche questo irrilevante?" mormorò Kirk, sporgendosi più del dovuto.

E poi tutto fu dannatamente rapido.

Evidentemente toccò con la mano un qualcosa che non avrebbe dovuto toccare, e prima che potesse rendersi conto di quello che stava succedendo, l'ex poliziotto si trovò dentro un breve tunnel, che lo catapultò in una enorme stanza segreta sotto il soggiorno che, al contrario del resto della baracca, era piena di attrezzi tecnologici, molti dei quali erano del tutto nuovi per lui. Sembrava ci fossero dei pezzi di astronavi, come se ne avessero smontata una per studiarla, poi vide un computer, ma era diverso da tutti gli altri computer che aveva visto fino a quel momento. La struttura era completamente diversa dalla norma, e sui tasti colorati della tastiera vi era chiaramente scritto qualcosa, ma non era certamente inglese. Sembrava quasi una di quelle lingue antiche, quel genere di lingua che si basa più su disegni e ghirigori piuttosto che su singole parole. Avrebbe voluto capirne di più, ma solo il guardaci per un po' gli fece venire il mal di testa. C'erano molte altre cose tra cui libri sui quali c'erano quei segni che aveva trovato anche sul computer, ma non ebbe il tempo di controllare troppo l'arredamento perché qualcos'altro attirò la sua attenzione.

Delle grandi, enormi orecchie a punta dell'uomo davanti a lui, che, non aspettandosi quell'inconveniente, con una rapidità spaventosa, prese un piccolo cappello che aveva lì a fianco e se lo mise, per coprire quella parte del corpo che di solito tendeva a nascondere, ma era troppo tardi. Anche se solo per un istante, Jim le aveva viste. E non erano il genere di cose che si dimenticano di aver visto.

L'uomo si voltò subito dalla parte opposta, probabilmente imbarazzato da quell'intrusione.

A Jim ci vollero un paio di minuti per riprendersi, ma poi si alzò e gli andò incontro, senza però toccarlo.
Era molto tentato di fare una battuta su quelle orecchie, faceva parte del suo carattere sdrammatizzare in momenti del genere, ma non gli sembrò in caso. Se quell'uomo, sempre se un uomo era, si era subito messo il cappello per nasconderle, doveva esserci una ragione, e Jim non aveva la minima intenzione di farlo innervosire. Forse era per quelle orecchie che non si era fatto vedere. Forse si vergognava o temeva che lo avrebbe deriso o magari denunciato. Anche i bambini sanno che se si donano soggetti con disabilità o malformazioni fisiche alla scienza, si ottiene una ragionevole quantità di denaro. E Jim voleva che capisse una volta per tutte che lui non era quel genere di persona, e che non avrebbe mai fatto una cosa del genere.

"Non hai nulla di cui vergognarti. Sono solo di una forma un po' insolita."

"La vergogna è un sentimento umano."

"Sì, presumo di sì." mormorò Jim, non sapendo cos'altro ribattere.

A quel punto l'uomo finalmente si voltò, e Kirk si accorse che le orecchie non erano la sua unica caratteristica insolita. Non riuscì a trattenersi dal ridere, quando notò delle sopracciglia piuttosto marcate e una piccola frangia nera che sbucava dal cappello. Non appena capì di ridere, raccolse tutto il suo autocontrollo e si fermò.

Troppo tardi. L'uomo lo guardava molto severamente e apparentemente scocciato con due piccoli occhi neri.

"Scusa."

"Non ci trovo niente di divertente."

"No, infatti."

"Questa sua reazione è altamente illogica." mormorò in tono seccato, sempre più irritato dagli atteggiamenti troppo umani dell'uomo che aveva davanti.

"Lo vuoi sapere cosa è illogico? Quel taglio di capelli."

Zitto, Jim, Zitto!


 Niente battute.

"Ora che l'ha detto si sente meglio?" sbottò.

"Confesso di sì."

"Bene. Ora com'è venuto, può andarsene. Addio."

"Ehi, aspetta. Pensavo avessimo un accordo."

"Pensava male. Non ho accettato un bel niente."

Maledizione.
Non avrebbe dovuto prendersi la libertà di prenderlo in giro.
L'uomo che aveva davanti era chiaramente il genere di persona che era sempre stata sola perché non si fidava di nessuno, e di certo prenderlo in giro non avrebbe giovato.
Stupido, stupido Jim!

Lo guardò ancora per un po', cercando un qualcosa che avrebbe potuto aiutarlo, una risposta che gli avrebbe permesso di decifrare meglio quell'essere così enigmatico.

Certo, aveva la pelle abbastanza spenta e pallida, ma apparte quello e le orecchie appariva perfettamente umano nell'aspetto, e non sembrava essere cattivo.
E poi gli aveva salvato la vita, e Jim non se la sentiva di andarsene e basta.
Era parecchio alto, con le dita affusolate, con una camicia e dei jeans abbastanza vecchi, ma agli occhi di Jim era solo un burbero in superficie. Qualcosa gli diceva, dentro di sé, che aveva un grande cuore, ma che non era mai riuscito a mostrarlo a nessuno.

"Mi dispiace per la battuta, è più forte di me. Era per sdrammatizzare. Lo so che posso esserti sembrato un ragazzino infantile e ingrato, ma ti assicuro che non sono così. Ci sarà pure un motivo se mi hai salvato. Altrimenti non lo avresti fatto."

L'uomo guardò Jim.
Aveva ancora lo sguardo serio e c'era ancora l'oscurità nei suoi occhi, ma non sembrava più seccato.
Le sue labbra sottili si mossero appena, ma poi si richiusero.

"Cosa sa fare?"

"Praticamente nulla. Ma imparo in fretta!"

Jim vide l'uomo davanti a lui spostarsi, per poi dargli un libro, libro che stranamente era scritto in inglese, e che a quanto pare parlava di formule matematiche e scienza.
Un libro davvero grosso.

"Non sarebbe più facile se tu mi spiegassi cosa devo fare?" ipotizzò Jim che davvero, odiava i libri di fisica, soprattutto quelli così enormi.

"E' illogico partire con la pratica quando non si conosce la teoria."


 "Già. Beh, meglio iniziare." mormorò Jim, che si avvicinò per dargli una pacca sulla spalla, ma prontamente l'uomo che aveva davanti si allontanò, e l'ex poliziotto capì subito di aver sbagliato con lui. Di nuovo.

"Che succede?"

"Non mi piace essere toccato."

"D'accordo."

"Non voglio essere toccato per nessun motivo." sbottò.

L'espressione del suo viso era indifferente come lo era stata fino a quel momento, ma nei suoi occhi e nella sua voce si leggeva tutta la rabbia che provava nell'essere anche solo sfiorato da qualcuno.

"Lo terrò presente.. ma.. allora come diamine hai fatto a curarmi se non.."

"Ho usato una macchina."

"Una macchina? Ma non esistono macchine che curino le persone al posto di altre.. persone." mormorò in tono confuso Jim, non sapendo neanche lui cosa dire esattamente.

"E' una mia invenzione. E non è un dottore. Si limita a coprire le ferite con una sostanza che migliora la salute del soggetto."

"Oh, ma allora sei una specie di genio! Uno scienziato!"

"Non credo che questo sia il termine più appropriato."


"Comunque io sono Kirk. James Tiberius Kirk, ma chiamami pure Jim. Tu hai un nome?"

"Spock."

Jim sorrise d'istinto.
Spock.
Gli piaceva quel nome.
Sembrava il nome del protagonista di un grande romanzo d'avventura.

"Spock come?"

"Solo Spock."


eccoci di nuovo!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ci ho messo tantissimo a scriverlo. E' il primo vero capitolo riguardante Spock e racconta un momento importante, e non volevo venisse una schifezza.



Per quanto riguarda la fissa di Spock di non farsi toccare, beh sappiate solo che ha le sue ragioni, ragioni che saranno spiegate poi.


E niente, fatemi sapere che ne pensate :D :D Alla prossima :)


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Capitolo 5
*** Ricerche e Fughe ***


CAPITOLO 5. RICERCHE E FUGHE


Qualcosa era andato storto.
Ma com'era possibile?
Aveva calcolato ogni cosa.

Avevo controllato più volte i suoi calcoli, che avrebbero dovuto essere impeccabili.

Eppure.. eppure era andata male lo stesso.

Certo, poteva andare peggio, ma non era così che se l'era immaginato.


Si sarebbe dovuto teletrasportare nel suo amato paese natio, la bella Scozia, ma le cose erano andate diversamente. Quel maledetto attacco alla Terra deve aver interferito con la sua meta, riportandolo in una zona del tutto deserta dell' America, attacco del quale lui non aveva saputo nulla per giorni, fino a quando non era riuscito a tornare a San Francisco a piedi e vide l'intera città distrutta.


Ciò che provava era difficile da descrivere: gli sembrava tutto così irreale, e al tempo stesso così reale. I morti erano reali. Le macerie anche. Eppure gli sembrava tutto così strano, così fuori dagli schemi, così.. imprevedibile. Ma non avrebbe dovuto esserlo a dire il vero: avrebbero dovuto prevedere, tutti gli umani, che una cosa del genere prima o poi sarebbe successa. Non poteva andare avanti così per sempre: loro che distruggono. Qualcuno aveva preso in mano la situazione e si era ribellato.


Montgomery Scott si rannicchiò per terra in un angolo, mettendosi le mani tra i capelli. Intorno a lui non c'era altro che desolazione, ma nonostante questo non riusciva a smettere di pensare che in fondo, se l'erano meritato. Cercò di scacciare via quel pensiero, ma tutti i tentativi andarono a vuoto.


Come se non bastasse, era fisicamente sfinito: non dormiva da giorni, e aveva fame. Quando sentì la stanchezza arrivare, chiuse gli occhi, convinto che sarebbe stata la fine, ma non andò così.


Qualcuno lo scosse con forza, costringendolo a svegliarsi. Pensò si trattasse di un poliziotto che l'aveva riconosciuto e che lo stesse arrestando, ma quando aprì gli occhi, si trovò davanti una graziosa donna di colore con l'uniforme da cameriera.

Sono morto?” chiese lui, spalancando gli occhi.


Sfortunatamente no.” disse in tono malinconico lei, aiutandolo ad alzarsi, senza smettere di tremare.


Scott se ne accorse subito.


La prese dolcemente per le braccia, e la guardò negli occhi.


Ehy, che succede?”


Solo in un secondo momento capì quanto fosse fuori luogo quella domanda.

Era ovvio che era successo qualcosa!
Razza di idiota!


E' la mia amica Leila.. non riesco a trovarla! Ho paura, ho tanta paura.”


Hai idea di dove possa essere?”


Potrebbe.. potrebbe essere ovunque.. ma tu.. tu hai aspetto un orribile. Dovresti riposare. Da quanto non mangi?”


Sto bene, non ti preoccupare. Andiamo a cercare la tua amica. Non deve essere lontana.”


E infatti lo era.


Leila era sempre stata così: dietro quel bel faccino angelico e quei capelli biondi, si nascondeva una ragazza grintosa.


Quando era avvenuto l'attacco alla Terra, lei si trovava con alcuni animalisti a manifestare presso l'azienda che usava gli animali per fare esperimenti.


Poi ci fu il disastro, e lei non era così stupida da lasciarsi scappare una simile occasione. Aveva paura, ma anche gli animali ne avevano, da tempo ormai. Così, mentre tutti gli altri piangevano e si disperavano, lei superò le macerie e liberò quanti più animali possibili. Con tutto quel trambusto nessuno la notò, e Leila agì indisturbata.


Fortunatamente non erano molti gli animali rimasti uccisi, ma purtroppo non tutti scappavano quando lei li liberò. Alcuni erano intimoriti, e non riuscivano a muoversi, così Leila fu costretta a prenderli in braccio o trascinarli fuori con forza. Non le piaceva forzare gli animali, ma in quella situazione non poteva fare altro.


Caricò quelli più spaventati in un camper lì vicino, e gettò via tutto quello che poté per fare spazio. Quando fu pieno, partì verso la campagna, con una meta ben precisa.



- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - – – - - - - - - - - - - - - – - - - - - -


Eccoci, ce l'abbiamo fatta. Immagino tu sia stanco.” esordì Jim, senza smettere di aiutare l'ex paziente del manicomio tenendolo per aiutarlo a camminare.


Per usare un eufemismo.” mormorò McCoy, sfinito, ma felice di essere libero.


Alzò lo sguardo, ed inspirò.


Sì, era meravigliosa, la libertà.


Una volta notata l'estasi in cui si trovava l'ex medico, Jim lo lasciò e andò verso Spock.


Non credo affatto che sia psicologicamente stabile.” mormorò Spock al biondo, guardando con sguardo severo McCoy, che muoveva la testa avanti e indietro, a destra e a sinistra, tenendo gli occhi chiusi.


Oh andiamo, Spock! Io ho un ottimo intuito, e qualcosa mi dice che ci aiuterà averlo con noi.”


Non mi piace.”


Era ingiustamente rinchiuso in un manicomio da anni! Mi sembra più che normale che voglia godersi la libertà ritrovata.”


Ora la domanda più logica è.. siamo sicuri che si trovasse lì ingiustamente?”


Se fosse davvero uno psicopatico violento ci avrebbe già ucciso.”


Questo non risponde affatto alla mia domanda.”


Jim stava per ribattere, quando sia lui sia Spock sia McCoy sentirono il rumore di una specie di macchina farsi sempre più forte.


Che succede?” chiese d'istinto McCoy, uscendo del tutto dalla sua trance di contemplazione della natura.


Per una frazione di secondo, Jim sentì il sangue gelarsi, mentre nella sua mente rivedeva i momenti prima dello sparo. Pregò con tutto sé stesso che questa volta le cose sarebbero andate diversamente.


Ma quando si resero conto di chi avessero davanti, Spock fu il più sorpreso di tutti. Sgranò gli occhi, e il suo volto era più espressivo che mai. Rappresentava irritazione e sgomento.


Leila gli andò incontro non notando gli altri due, ma si fermò a due metri di distanza dal moro, e mentre McCoy si stava chiedendo come fosse possibile che non potesse mai avere un attimo di pace, Kirk fissò intensamente la ragazza. Aveva un viso familiare, era certo di conoscerla, eppure non riusciva a collocarla nella sua mente.


Ho bisogno del tuo aiuto, Spock.” disse la bionda.


Le avevo detto di non venire più.” mormorò a denti stretti Spock, usando un tono che non poteva essere contra detto.


Lo so, me lo ricordo bene. Ma si tratta di un'emergenza e io non potevo andare da nessun altro.”


Prima che Spock potesse aggiungere qualcosa, Kirk riconobbe finalmente la ragazza, e si diede dello stupido per non esserci arrivato prima.


Tu!”


Leila si voltò verso Kirk, e lo guardò sorpresa.


Tu! Non eri morto?!? No, aspetta. Significa che sono morta anch'io? Siamo morti? Che diavolo ci fai qui?” borbottò Leila con sgomento, domanda dopo domanda, non sapendo come altro reagire.


E tu che ci fai qui? Spock, la conosci?!?”


Spock non disse nulla, così fu Leila a spiegare brevemente la situazione, ma le ci vollero una decina di minuti per tornare in sé. L'aver visto Kirk dopo tanto tempo l'aveva destabilizzata.


A quindici anni ho iniziato a salvare gli animali. Quelli che riuscivo a trovare li portavo in campagna, e così l'ho conosciuto. Per un paio d'anni ci vedevamo ogni tanto. Io gli portavo gli animali e lui li accudiva, e in cambio io non lo avrei denunciato. Due anni più tardi abbiamo troncato ogni rapporto.” disse Leila, mormorando l'ultima frase con una punta di rabbia e frustrazione.


E perché avete smesso di vedervi?” chiese d'istinto Kirk.


Chiedilo al tuo amico. E' lui che mi ha allontanato dicendo che non dovevo tornare mai più. Senza una cazzo di ragione.” sbottò Leila con rabbia, non riuscendo a trattenersi.


Non era neanche maggiorenne quando si erano separati e ora aveva già trent'anni quindi ne era passata di acqua sotto i ponti, ma era ancora così dannatamente arrabbiata. Era andata oltre le apparenze. Era andata oltre quel suo modo di fare logico e scorbutico. Si era fidata. E quella logica con il passare del tempo avevo reso Spock tenero davanti ai suoi occhi così come quelle orecchie a punta, tanto che la sua prima infatuazione la ebbe per lui. E lui cosa aveva fatto? Non era già abbastanza non farsi mai toccare nonostante si conoscessero da ben due anni, no doveva anche tagliarla fuori come se niente fosse. E lei ne era rimasta ferita. Molto. Con gli anni l'infatuazione era passata, ma la rabbia rimasta, però per il bene degli animali, era tornata.


Spock?!? Perché l'hai fatto?” chiese in tono allibito Kirk, che tutto si aspettava tranne quello.


Non è affatto rilevante.”


Dici sempre così quando non vuoi rispondere ad una domanda.”


Di cosa ha bisogno, signorina?” chiese gentilmente McCoy alla ragazza, interrompendo Spock e Kirk.


Sono questi animali.. Li hanno usati come cavie, e ora sono così traumatizzati che non si muovono. Non potevo lasciarli lì. Hanno bisogno di qualcuno che si prenda cura di loro.” spiegò brevemente Leila, sinceramente preoccupata per i suoi amici a quattro zampe.


Spock! Non vorrai mica dirle di no, vero?” sbottò Kirk.


Spock mosse leggermente le labbra, e poi guardò nuovamente Leila, sempre seriamente.


Loro restano. Lei va.” disse chiaramente.


Leila annuì.

Non si aspettava una reazione diversa.


Certo che puoi rimanere. Fai come se fossi a casa tua.” mormorò gentilmente Kirk.


La ragazza gli fece un gran sorriso, mentre gli occhi di Spock si incendiarono come il fuoco.


Le devo parlare.” disse a denti stretti al biondo, entrando in casa e facendo segno a Jim di seguirlo.


La sua voce era bassa, ma chiunque avrebbe percepito tutta la rabbia che si nascondeva dentro.


Kirk lo seguì, e non appena entrò anche lui, Spock sbatté violentemente la porta.


Fuori rimasero solo McCoy e Leila, che stettero in silenzio fino a quando l'ex medico non ruppe il silenzio.


Andiamo. Ti aiuto a farli scendere. Spero solo che non mordano!”



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Capitolo 6
*** Segreti ***


CAPITOLO 6. SEGRETI


Perché l'ha fatto?” sbottò Spock, evidentemente seccato.


Perché? Perché quella ragazza è sopravvissuta ad un disastro e ha bisogno di un posto in cui stare. Ecco perché.”


Non è un nostro problema.”


Non vorrai mica lasciarla per strada!”


Prima quell'ex medico emotivamente instabile e fin troppo umano e ora lei. Questo non è un rifugio per i senzatetto.”


Spock..”


Quello che sto facendo richiede tranquillità e soprattutto solitudine. Lo sapevo che non avrei dovuto farla rimanere! Stavo benissimo da solo!”


Non è possibile. Dieci anni che ci conosciamo e ancora non ti fidi di me! E piantala di darmi del lei!”


Lei non resterà.” sbottò Spock riferendosi a Leila, usando quel genere di tono che si usa quando si vuole porre fine ad una conversazione.


Cosa diavolo ti è successo per avere così paura di chi ti sta intorno? Lo so lo so, c'è un sacco di merda là fuori, ma c'è anche chi merita di essere ascoltato e..”


La paura è un sentimento umano.”


Io mi sono aperto con te, Spock. Ti ho raccontato tutto di me. Ti ho raccontato della mia infanzia, della mia vita, di quello che sono stato e di quello che sono diventato. E l'ho fatto perché mi fidavo di te..” esclamò Kirk, un po' esasperato e un po' arrabbiato. Poi respirò a fondo, e con voce più calma continuò “.. e mi fido ancora. So che sei una persona riservata, ma sfogarti con me ti farà bene. Su qualsiasi cosa. E io mi sento uno stupido. Mi sento uno stupido perché il mio migliore amico sa tutto di me, ma io non so assolutamente nulla di lui, tranne che sotto tutta quella scorza si nasconde qualcuno molto buono che vuole uscire, e che ha solo bisogno di qualcuno che gli curi le ferite.”


Le mie ferite non possono essere curate. In nessun modo. Non andranno mai via.” mormorò Spock a bassa voce, continuando però a dare le spalle a Kirk.


Non puoi saperlo con certezza. E se proprio non vanno via, possiamo chiedere aiuto a McCoy. E' un medico!” mormorò Jim in tono scherzoso.


Jim, e la sua capacità di scherzare e sdrammatizzare nei momenti più assurdi. Spock non riuscì a trattenere un sorriso, e il fatto che fosse girato e che Kirk non lo potesse vedere gli permise di accettare con più facilità quell'attimo umano.


Notando che l'amico non rispondeva, Jim continuò.


E' quella ragazza? E' lei che ti ha fatto male? Per questo non la vuoi?”


No. E' stato molto tempo prima di Leila.”


Allora perché non la vuoi qui? Insomma, se vi siete visti per un paio d'anni, significa che apprezzavi la sua presenza.”


Il silenzio di Spock continuò, così Jim iniziò ad azzardare qualche ipotesi.


Un sorriso si dipinse sul suo volto.


Oh mio Dio, lei ti piace!”


Spock si decise a voltarsi, e guardò Jim confuso.


Come?”


Tu sei cotto di lei!”


Non capisco di cosa parla.”


Dio, come ho fatto a non arrivarci prima, era tutto così ovvio! Sono così abituato a vederti senza un emozione che mi ero dimenticato che tu avessi il pene!” esclamò Kirk entusiasta, ridendo come un matto.


Quello che dice è illogico.” sbottò Spock evidentemente seccato, sgranando gli occhi.


Non c'è niente di male, Spock! E' il ciclo della vita! Un uomo incontra una donna e il gioco è fatto!”


Non sa di cosa parla.”


Siete andati a letto, vero? Mandrillone che non sei altro!”


Quello che dice non ha senso.”


E' l'amore, Spock!”


Il significato di quella parola mi è sconosciuto.”


Jim si stupì di quella domanda, ma avrebbe dovuto aspettarselo in fondo.


L'amore è.. è.. quando tu incontri qualcuno che diventa il centro del tuo mondo. Qualcuno per cui sacrificheresti la vita. Qualcuno con cui vuoi stare in ogni momento, qualcuno per cui ti preoccupi anche per delle sciocchezze, qualcuno con cui vuoi invecchiare. E' qualcuno senza il quale non puoi vivere.”


Non ho mai sentito tanti discorsi illogici in così poco tempo.”


Andiamo, Spock!”


“”E' qualcuno senza il quale non puoi vivere”. Non si rende conto dell'illogicità di questa frase? Un uomo non può vivere senza cibo e senza aria. Non si è mai sentito di qualcuno morto perché non aveva chi desiderasse al proprio fianco. E non si sentirà mai. Perché è impossibile.”


E' solo una frase, Spock. Non devi analizzare ogni frase che dico sotto il punto di vista della logica. L'amore è illogico. Ed è proprio questo il bello.”


Non c'è niente di bello nell'illogicità.”


Sai cosa penso, Spock? Penso che tu anni fa hai deciso di allontanarla perché ti piaceva. Perché eri attratto da lei. E ora lo stai facendo di nuovo. Tutto perché non vuoi essere felice.”


Spock sospirò.


E' vero. Quando aveva conosciuto Leila aveva provato dell'attrazione per lei. Non gli era mai successo, e ne era spaventato. Spaventato di quello che avrebbe potuto fare se quella cosa sarebbe continuata. Così l'aveva allontanata, e non se ne era mai pentito. Tutte quelle cose che Kirk gli aveva detto sull'amore... Che senza quella persona si stava male, che non si poteva vivere senza, beh, lui non le aveva mai provate, tanto meno quando aveva allontanato la ragazza. Sapeva che in fondo un po' gli era dispiaciuto, ma niente più di quello. E ora che l'aveva vista, non aveva provato nulla se non una leggera rabbia nel vedere un ricordo del suo passato che voleva rimuovere. Era stata solo una flebile attrazione di anni prima, niente di serio. Per fortuna, perché se si fosse trattato davvero di amore, non avrebbe proprio saputo come affrontarlo o gestirlo.


Quindi sì, le piaceva, ma non più. Era tutto un lontano ricordo.

“Resterà solo per il tempo che le serve per rimettersi.” disse infine.


Quindi hai deciso di farla restare perché vuoi dare una chance alla tua fidanzatina e alla vostra storia? Ottima scelta, Spock.”


Non ho affatto detto questo.”


Hai proprio buon gusto, Spock. E' molto bella, molto più di quanto mi ricordassi. Se non piacesse a te, la corteggerei io.”


Lo faccia.” disse semplicemente Spock.


Fare cosa?”


Le mostri l'interesse che prova per lei. C'è un alta possibilità che ricambi.” continuò Spock con voce neutra.


Ma lei è la tua donna!”


Illogico. Una donna non è un oggetto, l'aggettivo possessivo non è corretto. Non è di mia proprietà. E poi gliel'ho già detto. Non nutro nessun interesse né attrazione per lei. ”


Ma cosa..”


Lei ha detto che non la voglio far restare perché provo dell'attrazione per lei. Il che è logico, perché nella remota ipotesi in cui io mi trovassi ad avere a che fare con un'emozione che non voglio seguire, non la vorrei qui, perché così facendo la mia emozione non farebbe altro che crescere, e quindi diventerebbe sempre più difficile da controllare. Ma dato che io non provo nulla di tutto questo per lei, posso acconsentire alla proposta di farla rimanere qui, per il tempo che le serve per aiutare quegli animali, possibilmente lontano da me che ho bisogno di silenzio per il mio lavoro.”


A Jim gli ci vollero un paio di secondi per metabolizzare quanto aveva sentito, ma quando ci riuscì i due furono interrotti da McCoy, che aprì la porta.


La ragazza. E' andata via.”


Andata? Andata dove?” chiese Kirk.


Non ne ho idea. Ha borbottato qualcosa di una sua amica e poi è andata via di corsa.”


Jim capì immediatamente dove era diretta, e soprattutto chi stava cercando.


Nyota.







salveeeeeeeee :D :D

Sìsì lo so non è un capitolo particolarmente "succulento" ma mi serviva per la storia!

Spero ad ogni modo che vi sia piaciuto, e soprattutto spero di continuare a rendere i personaggi non eccessivamente diversi da com'erano in Star Trek... spero di riuscirci!

Come al solito grazie a chi legge e ormai sapere che i commentini per me sono sempre graditi!

Ci si sente! Alla prossima ^.^

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Capitolo 7
*** Andata e Ritorno ***


CAPITOLO 7. ANDATA E RITORNO



Credi davvero che funzionerà?” mormorò Uhura, sporgendosi per vedere con più chiarezza lo strano macchinario che aveva in mano l'uomo che aveva conosciuto, di cui non sapeva ancora il nome.


E' tutta la vita che mi occupo di motori e macchinari. Se non funziona, inizierò a deprimermi.” mormorò Scott, sorridendo alla ragazza.


E' solo che.. è così.. assurdo! Non sapevo esistessero oggetti così tecnologici.”


Non ne esistono infatti. Il che è un bene, perché se esistessero, i pezzi grossi li userebbero male, come usano male qualsiasi altra risorsa.”


Stai dicendo che l'hai creato tu?!?”

“E' una lunga storia.”


Non ho più un lavoro né una casa. Dove vuoi che vada?”


Sono stato.. sono stato il più giovane del mio paese a laurearmi in Ingegneria Aereo Spaziale. Erano tutti così orgogliosi di me. La mia famiglia che aveva speso chissà quanti soldi per la mia istruzione, i miei vicini, tutti quelli che conoscevo. Anch'io ero orgoglioso di me stesso, e lo ero ancora di più quanto ottenni la carica di Capo Ingegnere in quella dannata istituzione. Sapevo come stavano le cose, ero giovane ma non stupido, ma credevo, speravo, che con la mia conoscenza avrei potuto cambiare le cose. Volevo passare il resto della mia vita a testare nuovi motori per nuove astronavi il cui scopo era scoprire nuovi mondi e allearsi con essi. Volevo ingegnarmi per inventare apparecchi e altri oggetti che potessero facilitare la vita dell'uomo..” Scott tirò un sospiro malinconico, poi continuò “.. e invece là mi hanno fatto diventare uno zerbino. Una macchina da guerra. Metta il motore nell'astronave militare, Scott. Renda i colpi più forti, Scott. Renda le nostre astronavi sempre più forti, per permetterci di colonizzare sempre più pianeti e avere sempre più risorse, Scott. Al diavolo, non era questo che volevo.”

“Quindi ti sei licenziato?”


Scott sorrise.


Ho fatto di meglio. Ho manomesso i motori di un'astronave inviata in missione. Ora sta fluttuando nello spazio senza energia.” mormorò Scott, con un filo di sadismo.


Geniale.” mormorò Uhura, sorridendogli.


Adesso c'è una taglia sulla mia testa.”


Fammi vedere. No, non hai niente.” scherzò Uhura, guardandogli il viso.


Risero entrambi per un po', poi a poco a poco tornarono seri: Scott doveva terminare il suo racconto.


Comunque, usai il mio tempo libero per fare quello che volevo fare, anche perché se non l'avessi fatto avrei perso la mano e tutto ciò che sapevo sarebbe andato nel dimenticatoio, e questo non potevo permetterlo. Progettare nuovi oggetti, ma non sono andato molto lontano. Ho realizzato solo questo e un altro paio di cose. Il problema principale è che io ho le conoscenze meccaniche, ma mi mancano quelle matematiche, le formule e il resto. Se solo potessi incontrare qualcuno che le possiede, insieme potremmo fare tantissime cose. Pensa, sono sicuro che potremmo persino costruire un'astronave.”


Una macchinetta che riesce a localizzare una persona solo infilandogli al proprio interno un qualcosa contente il suo DNA come un capello non la definirei una sciocchezza. Se funziona ti do un bacio!” esclamò Uhura di getto, senza pensarci.


Scott si voltò verso la ragazza e uno splendente sorriso si dipinse sul suo volto.


Allora speriamo proprio che funzioni!”


Scott lo azionò, e si sentì subito un bip che si ripeteva ad una distanza di qualche secondo.


Che significa?” chiese subito Nyota, desiderosa di risposte.


Che la tua amica è.. là!” disse Scott, indicando la campagna.

“Nel bosco? Allora è ancora viva! Presto, andiamo!”


No, aspetta..” mormorò l'ex ingegnere, prendendola per un braccio. Guardò ancora lo schermo e poi continuò “.. non occorre che ci muoviamo. E' lei che sta venendo da noi.”

“Cosa?”

“La macchinetta dice così! Sta venendo verso di noi. E ad alta velocità. Dubito sia a piedi. A questa velocità penso sia su un veicolo, una macchina o simili.”

Nel frattempo, Kirk girava avanti e indietro per la stanza, ansioso come non lo era da tempo. Avrebbe dato qualsiasi cosa per andare con Leila a cercare Nyota, ma non poteva tornare. Anche se la città era distrutta per quell'attacco di cui ancora nessuno sapeva nulla, lui era ancora salvo perché tutti lo credevano morto. Se qualcuno lo avesse visto, era la fine. McCoy era ancora troppo debole fisicamente, quindi anche lui era fuori discussione, per non parlare di Spock, che con quelle caratteristiche fisiche che lo rendevano diverso era quello più in pericolo: se l'avessero visto, lo avrebbero usato per degli esperimenti.

Quindi tutti e tre erano bloccati in quella stanza, e Jim era sempre più nervoso.

Nyota.


Non l'aveva mai dimenticata. E gli dispiacque molto di aver dovuto rinunciare al suo caso, ma non poteva farci molto.


Questo suo atteggiamento è illogico e privo di utilità. La prego, si segga.” mormorò Spock, senza neanche alzare lo sguardo, concentrato com'era ad apportare modifiche al suo computer, applicando una manovra in esso che avrebbe permesso all'oggetto di rilevare l'aria che li circondava e cosa accadeva a distanza di km. Sperava che un giorno avrebbe potuto allargare il raggio d'azione su cui lavorava.


Jim non seguì il suggerimento dell'amico, ma perlomeno smise di muoversi.


Avete della roba davvero interessante qui.” disse McCoy, avvicinandosi di soppiatto a Spock, il quale si allontanò e lo guardò malissimo.


Non tocchi nulla.” mormorò a denti stretti all'ex medico, con una voce che non poteva essere contra detta.


Ma si può sapere che razza di problemi hai?” sbottò scocciato McCoy, stanco di essere trattato male da quel tizio senza una valida ragione.


Spock non disse nulla, ma guardò intensamente negli occhi McCoy come se cercasse di ucciderlo con lo sguardo. L'altro fece altrettanto, aspettando una risposta che tanto non arrivava.

Ci pensò Jim a calmare un po' le acque. Se non lo avesse fatto chissà cosa sarebbe successo.


Ehy ehy va tutto bene. McCoy, sono sicuro che Spock non ha niente contro di te.”

Spock alzò un sopracciglio mostrando disappunto, come se con lo sguardo stesse dicendo “Oh sì invece che ho qualcosa contro di lui”, ma sia McCoy sia Jim lo ignorarono.


L'ex medico respirò a fondo, cercando di calmarsi.

“D'accordo, forse sono solo molto stress..”

Non riuscì a completare la frase, perché nel frattempo aveva provato ad appoggiare la mano sulla spalla di Spock, ma questi fece un enorme balzo all'indietro e lo guardò ancora peggio di prima.

Se c'era ancora un minimo di diplomazia dentro McCoy, ora era andata allegramente a farsi friggere.

“SI PUO' SAPERE CHE SUCCEDE ADESSO?!?” urlò.

“Non si azzardi a toccarmi mai più.”


Infatti non l'ho fatto genio, perché tu sei balzato indietro manco fossi un canguro!”


Lui non.. non vuole essere toccato.” spiegò gentilmente Jim.


Che?!? Ma è una cosa così.. non umana!”


Grazie.” disse gentilmente e sinceramente Spock, compiaciuto dal fatto che quell'uomo avesse detto una cosa intelligente ai suoi occhi, finalmente.

“Ma fa sul serio o mi prende per il culo?” chiese McCoy a Jim, sempre più confuso.

Kirk sorrise quasi divertito, e stava per rispondere, ma la porta sì aprì, e sulla soglia apparirono tre persone, Leila, un uomo di circa quarant'anni dai capelli castani e gli occhi scuri e, Nyota.


Nell'istante in cui la vide, Kirk sentì i battiti del suo cuore farsi più forti e più veloci, come se qualcuno stesse suonando un tamburo. Era passato tanto tempo dall'ultima volta che l'aveva vista, troppo tempo. Ogni sera le mandava una piccola preghiera, affinché questa potesse aiutarla a vivere meglio. Essendo una donna e per giunta di colore, per lei era tutto più difficile e andare avanti doveva essere una sfida continua, ma in fondo, Jim sapeva che era viva. Lo sapeva perché l'ultima volta che l'aveva vista era solo una ragazzina, come lui del resto, ma comunque era così matura, così forte, così determinata. E ora era lì. Quell'incredibile sensazionale donna era lì, e non abbracciarla sarebbe stato da idioti.


“Nyota.” mormorò, come se lo stesse ripetendo a sé stesso, mentre la stringeva tra le braccia.

“Agente Kirk! Quando Leila mi ha detto che era ancora vivo non potevo crederci!” esclamò lei, ricambiando l'abbraccio. “hai ancora gli abiti di mio padre.” aggiunse, notandolo solo in un secondo momento.


Mi hanno portato fortuna.”


Davanti a quel gesto affettuoso, Spock alzò nuovamente un sopracciglio alla sua maniera, mostrando più fastidio che disappunto, il che era parecchio strano, ma smise subito di pensarci.


Quando si sciolsero dall'abbraccio, Kirk si voltò verso l'uomo.


Scusi, lei è..”


Montgomery Scott!” esclamò McCoy, che si ricordò del servizio alla TV quando ancora era al manicomio.


Sì.. aspetti.. lei come mi conosce?”


Lunga storia.” mormorò McCoy, sorridendo.


Per caso avete del buon brandy? Ne ho un disperato bisogno.”




ecco un nuovo capitolo!!

volevo prendermi un momento per ringraziare tutti quelli che recensiscono e seguono la fanfic. Davvero, quando l'ho pubblicata pensavo sarebbe passata inosservata, quindi.. GRAZIE! Se potessi vi abbraccerei tutti!

E niente, ho voluto aggiungere in questo capitolo le prime "discussioni" tra Spock e McCoy, perché nella TOS sono stupende e le volevo anche qui. Spero abbiate apprezzato.


Alla prossima!

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Capitolo 8
*** Il Muro ***


CAPITOLO 8. MURO



Quella piccola baracca in mezzo ai boschi non era mai stata così affollata: da una parte c'erano le ragazze e Jim, che spiegarono a quest'ultimo cosa era successo nel mondo nei dieci anni in cui lui era stato esiliato, e dall'altra c'erano Scott e McCoy, che diventavano sempre più allegri bevendo brandy e sparlando di tutto e di più.


Nel mezzo c'era Spock che, se non fosse stato per la sua predilezione per la logica e la sua straordinaria capacità di controllo, avrebbe avuto una crisi isterica a tutti gli effetti.

Aveva passato anni e anni da solo, senza vedere nessuno e senza contatti sociali di alcun tipo, e stava bene. Certo, sicuramente inizialmente la solitudine era una necessità, e se non lo fosse stata, avrebbe scelto comunque quella vita.


Non si sentiva a suo agio con gli altri. Era sempre stato così e sarebbe stato sempre così. Nulla avrebbe cambiato questo fatto. Gli altri non lo volevano. Nessuno lo aveva mai voluto né accettato. La sua vita non era stata altro che un lungo susseguirsi di eventi sempre più difficili da affrontare, come se il Destino cercasse di sconfiggerlo fin da quando era nato. Spock cercava sempre di non pensarci, perché anche se non lo avrebbe mai ammesso, sapeva di provare delle emozioni, e avrebbe voluto non farlo. E invece le provava. Ed era terribile, perché in vita sua non aveva provato altro che rabbia, dolore.

Anche prima che l'inferno si scatenasse, era considerato inadeguato, ma avrebbe dovuto immaginarselo.


Tutti su Vulcano sapevano che suo padre sì era uno stimato ambasciatore vulcaniano, ma sua madre.. un'umana. Un'insegnante che faceva parte di una piccola equipe formata da alcuni scienziati che, con l'aiuto di alcuni meccanici e in gran segreto, erano partiti per lo spazio aperto per espandere i loro orizzonti, e tutto ciò era avvenuto poco prima che la Terra iniziasse a costruire macchine da guerra per danneggiare gli altri pianeti, quindi prima della corruzione, del terrore, del male, della disperazione. Quando ancora la Terra era basata su leggi che permettevano alla popolazione di vivere civilmente.


Tutti scelsero di rimanere su Vulcano: gli scienziati con i quali la donna era partita erano affascinati da tutto ciò che riguardava i vulcaniani. La storia, i costumi, le tradizioni, la lingua, la logica, e ne erano sempre più intrigati. Lei invece rimase per amore. E poco dopo il matrimonio, nacque Spock.

Ricordò i primi anni della sua vita.


Dovette imparare in fretta a controllare le emozioni, che in lui si facevano più potenti a causa del suo lato umano, che lui tentava in ogni modo di nascondere, e inoltre concentrarsi nella logica lo aiutò ad affrontare l'esclusione, gli altri bambini vulcaniani che lo tenevano lontano da loro, dicendogli che non lo volevano, che lui era inferiore a loro, che doveva stare da solo, che nessuno lo avrebbe mai voluto e che sarebbe destinato a non combinare mai nulla nella vita e Spock non aveva altro che l'affetto troppo umano della madre, ma quella solitudine e quel distacco da parte degli altri gli procurarono le prime incrinature nel cuore, che però diventarono più profonde quando un'astronave da battaglia terrestre arrivò su Vulcano.


Qualche colpo sul pianeta per distruggere intere città e spaventare i suoi abitanti bastò.


Il resto fu tutto così veloce, e rapido, e confuso.


Gli uomini scesero armati sparando alla gente, diffondendo ancora più terrore, ma rimasero parecchio sorpresi dal modo in cui i vulcaniani reagirono alla situazione: tutte le altre popolazioni che avevano incontrato fino a quel momento, in quella particolare fase del protocollo, si mettevano ad urlare correndo ovunque e invocando pietà, cercando di fare il possibile per salvarsi.


I vulcaniani no.


Non appena trovarono la forza di alzarsi dopo le ferite per gli attacchi (nel caso avessero la fortuna di essere ancora vivi), se ne stavano fermi e composti, e non permisero neanche per un secondo che la paura sconfiggesse la loro logica. No, loro non si sarebbero abbassati alla violenza come gli umani. Loro erano superiori.

Iniziarono a parlare, dicendo qualcosa tipo che è illogico entrare in contatto con una specie con la violenza, e che qualunque oggetto usato per la distruzione della specie sarebbe stato dannoso anche per loro prima o poi.

I soldati stavano per sparare nuovamente, quasi divertiti da quei strani alieni, ma uno scienziato umano, di quelli appartenenti a quella famosa equipe e che era diventato ormai vecchio, si mise tra quelli della sua specie e il popolo vulcaniano, assicurando ai soldati che i vulcaniani erano pacifici, che non c'era alcun bisogno della violenza e che un'alleanza tra i due pianeti avrebbe giovato entrambe le specie in un modo che non potevano neanche immaginare.

I militari non pensarono neanche per un secondo di seguire i suggerimenti dello scienziato, e proseguirono con il piano che attuavano ogni volta che conquistavano il pianeta, e dovettero farlo anche se non volevano. Stavano eseguendo degli ordini. Questo però lo scienziato, lontano da tanto tempo dalla Terra, non poteva saperlo.

L'uccisione della maggior parte dei suoi abitanti proseguì salvo qualche membro importante o che risultava interessante per i loro esperimenti: tra questi c'erano gli anziani del posto che possedevano la conoscenza vulcaniana, qualche vulcaniano di mezza età che vestiva un ruolo importante nel campo scientifico, delle giovani donne, una decina di bambini, e Spock. Gli umani vennero tutti uccisi per via della resistenza che facevano, inclusa la madre di Spock, che esalò il suo ultimo respiro proprio davanti al figlio.

Vennero rinchiusi tutti in delle piccole gabbie in una specie di laboratorio, dalle quali uscivano solo quando i militari facevano degli esperimenti su di loro, il che significava che avrebbero passato più tempo fuori dalle gabbie che dentro. Per alcuni di loro fu troppo, alcuni vulcaniani morirono, e considerando cosa stessero passando, la morte fu un sollievo. Ad alcuni di loro erano state tagliate le orecchie a punta, ad altri veniva cavato un occhio o venivano sottoposti ad un macchinario che mandava delle onde al cervello che lo avrebbero danneggiato in modo definitivo, e alcuni arrivarono a morire dissanguati perché i militari gli asportarono ogni goccia di sangue verde che avessero in corpo.


Ma fu Spock la gallina d'oro che volevano spremere fino all'osso, soprattutto quando scoprirono, tramite un test del DNA particolarmente avanzato, che era nato da un genitore vulcaniano e un genitore umano, ma senza esagerare: non avevano nessuna intenzione di ucciderlo, così nessuno tagliò le sue orecchie, nessuno lo sottopose a macchine cerebrali, nessuno gli cavò un occhio e gli tolsero solo una piccola dose di sangue, una porzione che bastava per analizzarlo, ma gli fecero comunque molto male.


Gli tolsero tutti i vestiti, lo picchiarono con fruste e lacci in tutto il corpo ma soprattutto nel petto e nella schiena per valutare la sua resistenza fisica, e furono parecchio compiaciuti nel vedere il sangue che gli sporcava la pelle, poi lo lasciavano in una minuscola grigia e orribile stanza senza finestre dove Spock era costretto a stare per ore e ore in una sedia, legato così forte che gli si formarono dei lividi ai polsi e alle caviglie che avrebbe avuto per tutta la vita e quando non era lì, passava il tempo raggomitolato in un angolo come per costruirsi una barriera che lo proteggesse dal resto del mondo, e nel frattempo le ferite del suo cuore si fecero così profonde e così dolorose che d'istinto costruì un muro tra il suo organo e il resto del mondo. Un muro alto e forte, che nessuno avrebbe mai potuto abbattere, perché lui non lo avrebbe permesso. Sarebbe stato attento, impedendo a chiunque di abbatterlo.


Qualche settimana dopo, si sentirono degli altri attacchi, ma era palese che stavolta non potevano essere i terrestri. Nessuno seppe mai chi era stato, ma quegli attacchi crearono disordine e permisero a Spock di scappare, uscendo da un buco che si era creato nella stanza per via della guerra.


Spock liberò i pochi rimasti ancora vivi, e l'anziano di Vulcano, il più rispettato di tutti, disse a Spock di seguirlo e i due entrarono in una stanza sotterranea, dove videro una piccola navetta grande abbastanza per farlo sedere, e quando Spock ci si mise dentro, il vulcaniano iniziò a premere qualche pulsante, e quando il bambino capì cosa stesse facendo, lo guardò allarmato. L'uomo aveva inserito le coordinate della Terra che conosceva grazie ai militari che ne avevano parlato, e inserì i dati nella navetta, che quindi non avrebbe avuto bisogno di altri comandi e che avrebbe portato Spock direttamente sulla Terra.


Non attaccheranno il loro pianeta. Là sarai al sicuro.”


Spock provò a ribattere, ma il vulcaniano lo zittì.


Hai delle straordinarie capacità, Spock. Farai grandi cose, io lo so.”


Azionò il pulsante di avvio, e prima che Spock potesse rendersene conto, lui e la navetta vennero proiettate nello spazio e..


Spock? Spock stai bene?”


La voce di Jim lo aveva fatto tornare alla realtà, così si rese conto che era uscito dalla sua casetta nel bosco, probabilmente per non continuare a pensare alla quantità di gente che vi si trovava.

“Li voglio fuori.” disse, senza rispondere alla domanda del biondo.

“Sì Spock, immaginavo l'avresti detto. Ma io credo che dovremmo aiutarci a vicenda. In fondo, loro sono nella nostra stessa situazione.”


Non può saperlo.”


Tu mi hai detto che vuoi costruire una piccola astronave per poter trovare un pianeta abitabile o tornare sul tuo pianeta se sarà possibile e se le cose là saranno migliorate. Beh, potrai anche essere un genio nell'ambito scientifico, ma senza la meccanica come pensi di fare a realizzarne una? Beh, io ho parlato con Scott e lui..”


“Io posso farlo.”


So che puoi. Ne sono certo. Dico solo che con l'aiuto di Scott, faresti prima. E non credo tu abbia voglia di metterci cinquant'anni quando puoi mettercene, che so, tre. Sarebbe.. illogico.”


Spock si serrò le labbra.

Cavolo, odiava quando Jim riusciva ad avere ragione anche utilizzando la logica. Succedeva di rado perché quell'umano pensava troppo illogicamente, ma a volte succedeva, e ogni volta che accadeva, Spock ne era profondamente irritato.


Non lo conosciamo. Non sappiamo chi sia.”


Allora perché non vieni di là e ci parli? Dai, andiamo.” propose Jim, facendo segno con la testa di tornare dentro.


Ma Spock non si mosse, né aprì bocca, così Jim ne approfittò per guardarlo dall'alto in basso e notare un livido al polso che aveva già notato in passato, ma di cui non aveva mai chiesto nulla. Tanto non si sarebbe lasciato sfuggire neanche una parola.


“Andiamo, Spock! Fidati di me per una volta!”


Il vulcaniano stava per dire qualcosa, ma vennero interrotti proprio da colui di cui stavano parlando.

“Signor Spock, ho dato un'occhiata ai suoi calcoli. Sono geniali. Se unissimo le nostre conoscenze, potremmo..”


Chi le ha dato il permesso di guardare i miei appunti?” lo interruppe Spock, evidentemente seccato, lo era spesso negli ultimi giorni.

“Spock..” mormorò Jim, con un tono che diceva chiaramente “sii gentile”.


Mi dispiace, mi è caduto l'occhio. Comunque dicevo, se unissimo le nostre conoscenze, potremmo realizzare chissà quante cose.”


Anche un'astronave?” chiese Kirk, beccandosi un'occhiataccia da Spock.


“E' possibile. Da solo non ce la farei mai, ma con l'aiuto del signor Spock potremmo farlo. E non solo una.”


Il vulcaniano mostrò disappunto, ma Jim era entusiasta.


Beh fantastico! Allora è meglio che vi mettiate all'opera, no Spock?”





questo capitolo è stato un parto. Letteralmente. Ma dovevo dare pur sempre una spiegazione.

Spock è dopotutto un alieno, dovevo spiegare cosa diavolo ci faceva nel bel mezzo di un bosco e dovevo anche spiegare per quale arcano motivo non si vuole far toccare da nessuno, ciò non toglie che questo capitolo sia stato difficile da scrivere.

Spero comunque che vi sia piaciuto e, come al solito, le recensioni sono sempre gradite :P

Alla prossima :D



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Capitolo 9
*** Tra i Ghiacci ***


CAPITOLO 9. TRA I GHIACCI

Fidati di Scott, diceva.


E' bravo, diceva.


E' sicuramente dalla nostra parte dato che ha danneggiato le loro astronavi, diceva.

Non può più farsi vedere, è senza identità, come me, diceva.

Ogni volta che Spock seguiva un suggerimento di Jim perché questi aveva usato la logica a suo favore, se ne era sempre pentito, eppure continuava a farlo.

E questo a cosa aveva portato?


A Scott che teletrasporta lui e Jim in una zona che dell'Europa che avrebbe dovuto essere rocciosa e a temperatura mite, ma che in realtà era ghiacciata e freddissima, tanto da sembrare il Polo Nord.
Ovviamente né lui né tanto meno Kirk se lo aspettavano, e quindi non avevano neanche le dovute precauzioni. Si trovavano lì perché dovevano raccogliere un particolare liquido, il Terwax, che si trovava all'interno della roccia che poi Scott avrebbe trasformato in combustibile per l'astronave che stavano progettando e, come se non bastasse, per raccoglierne il campione necessario, avrebbero dovuto stare lì per almeno due ore, e subito dopo un teletrasporto automatico azionato sempre da Scotty li avrebbe riportati nel bosco. Ma avrebbero resistito per due ore?

Spock tra l'altro, essendo vulcaniano, sentiva il freddo più degli altri, ma sarebbe morto piuttosto che darlo a vedere a Jim, il quale, però, sapeva benissimo di questa debolezza dei vulcaniani, e infatti non perdeva di vista l'amico per un secondo. Spock, da parte sua, era pentito di essere andato con Jim. Bastava solo uno di loro, e l'ultima cosa che voleva era farsi vedere da lui in quello stato: le sue emozioni sarebbero state molto più difficili da controllare con quel freddo, e questo non poteva permetterlo. Doveva andare lui solo.

Dall'altra parte però, poteva andargli peggio. Se fosse andato lì con chiunque altro, chiunque, sarebbe stato peggio. McCoy? Si sarebbero uccisi in meno di un'ora. Leila? A mala pena la guarda in faccia. Si evitavano ancora come la peste. Lei perché era arrabbiata, lui perché guardandola si sarebbe ricordato di quella infatuazione che aveva provato e che, sebbene appartenesse al passato ormai, lo infastidiva. Uhura? Non ci aveva scambiato neanche una parola e non era neanche interessato a farlo. L'averla vista in quelle effusioni con Jim gli aveva dato fastidio, come gli dava fastidio ora ripensarci, e la cosa che gli faceva più rabbia era il non capire perché ne fosse tanto seccato. Scott? No, lui era necessario nella baracca. Senza di lui non sarebbero più tornati.

Ma non c'era il tempo per lamentarsi. Presero l'aggeggio fornitegli da Scott, il Rewam, un aggeggio che trasforma le sostanze in gas, afferrarono il tubo e lo infilarono a forza in una grande roccia, e la macchinetta subito si attivò. Ora non dovevano fare altro che aspettare le due ore.

Per Spock fu sempre più difficile mantenere il controllo. Il tempo sembrava passare sempre più lentamente, e il freddo lo stava rendendo sempre più debole. Jim non era uno stupido, e se ne accorse subito.

“Spock? Spock prendi la mia giacca, sentirai meno freddo.” mormorò Jim, iniziando a togliersi l'indumento per darlo all'amico.

“Sto bene.”


Non dire assurdità! Stai diventando bianco.” sbottò Jim, avvicinandosi a Spock con l'intento di abbracciarlo, ma quest'ultimo, com'era da prevedere, si allontanò.

“Non voglio essere toccato. E lei lo sa.” balbettò, per via del freddo gli stava andando via anche la voce.

“Ascoltami bene, testardo vulcaniano. Io non lascerò che tu muoia ghiacciato perché non vuoi essere toccato, mi sono spiegato? A costo di farmi odiare per sempre da te, ora io ti toccherò per trasmetterti del calore così avrai più resistenza. Non ho nessuna intenzione di starmene qui senza far nulla e vederti morire a poco a poco.” disse con decisione Jim con tono arrabbiato.

“No.. no io sto be..”

Spock non riuscì a terminare le frase perché svenne, ma Jim riuscì a prenderlo prima che cadesse per terra. Lo trascinò in un angolo, e, dopo essersi seduto per terra con la schiena contro la roccia, lo prese nuovamente e lo mise sopra di sé, mettendo le mani sul suo petto e il viso sulla sua spalla. Una volta fatto, Jim si tolse la giacca e la usò per coprire la schiena di Spock, visto che il petto era schiacciato al suo. Infine lo abbracciò forte e dolcemente avvicinandolo ancora di più, per trasmettergli tutto il calore possibile.

Qualche minuto dopo, Spock riprese conoscenza e aprì gli occhi, ma era ancora molto debole.


Mi lasci..” sussurrò.


Jim lo ignorò e continuò a stringerlo.


Spock cercò di allontanarsi, ma da come tentava si intuiva che non voleva farlo davvero. Era molto più forte di Jim, e se davvero avesse voluto uscire da quella situazione, avrebbe potuto farlo con facilità. Era come se stesse cercando disperatamente di seguire la sua testa e quindi di staccarsi da quel caldo abbraccio, ma al tempo stesso era come se non volesse davvero allontanarsi. Quell'abbraccio era dolce, caloroso, e quando aveva ripreso i sensi si sentiva bene, così dannatamente bene. Nonostante il freddo, nonostante tutto, stava bene tra le braccia di Jim. Era confortevole avere il viso sulla sua spalla e le mani sul suo petto, e sentire le sue braccia e le sue mani che lo scaldavano da dietro, esattamente come la sua giacca. Spock era totalmente inondato da Jim e ne sentì l'odore per la prima volta, ancora ignaro che quell'odore, il profumo di Jim, sarebbe diventato la sua droga.

“Va tutto bene, Spock. Non ti preoccupare. Rilassati.” gli sussurrò Jim.


Già.

Andava tutto bene.

Ed era proprio quello il problema.

Spock smise quella pseudo lotta e si abbandonò completamente a Jim, mettendo il viso sulla sua spalla e voltandosi verso il suo collo per sentirne ancora di più l'odore e stringendogli dolcemente la camicia con le mani. Era notevolmente più alto di Jim, ma in quella posizione sembrava un bambino.

Era tutto così bello, così dannatamente bello, e Spock non riusciva a ricordare un momento in cui si fosse sentito meglio. Si addormentò tra braccia di Jim, ignorando che il suo cervello, annebbiato dal gelo, si era dimenticato di avvisarlo che, da quel muro tanto alto e tanto forte che aveva costruito con cura e attenzione, avevano iniziato a crollare le prime mattonelle.


bene bene bene... eccoci con un nuovo capitolo.. e che dire.. era ora che le cose tra Kirk e Spock iniziassero a farsi interessanti :3 Finalmente le barriere di Spock iniziano a vacillare (eh beh, dopo dieci anni mi stupirei del contrario), ma riuscirà mai ad aprire il suo cuore a Jim? Riuscirò quest'ultimo ad abbattere del tutto questo muro? Staremo a vedere XD


Alla prossima gente, grazie per la lettura e come sempre le recensioni sono gradite U.U

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Capitolo 10
*** Jim ***


James T. Kirk: grazie per aver lasciato una recensione ad ogni capitolo. Spero continuerai a farlo perché mi fa molto molto piacere.


Naky94: ho cercato di seguire tutti i suggerimenti che mi hai dato. Ho anche modificato i capitoli precedenti seguendo quei suggerimenti. Non so, magari per alcuni non si nota neanche la differenza, comunque io ho cercato di rederli migliori senza però alterare eccessivamente la trama. Tuttavia mi farebbe molto piacere se lasciassi un commento al riguardo sia per questo capitolo che per quelli vecchi (se hai voglia di guardarci).


Mi sembra di aver detto tutto.

Buona lettura :D


CAPITOLO 10. JIM



Scott era davvero brillante come ingegnere, ma con tutta l'esperienza che vantava, non aveva mai costruito dei motori per qualcosa di così grande come una navicella. Certo, aveva sabotato i motori di quella “macchina da guerra” spedita nello spazio per danneggiare altri pianeti, ma quelle astronavi erano diverse da quelle che aveva in mente. Erano piccole, così piccole che erano state realizzare per contenere una trentina di persone, quaranta al massimo, e la maggior parte dello spazio era per le armi, perché a quello serviva quell'astronave. Il motore era di dimensioni ridotte il che era un grande vantaggio, ma non poteva di certo usarlo per la navicella. Si trattava di un motore che funzionava grazie al gas Psyware, una sostanza che derivava da una particolare quercia presente solo in Europa, che era stato scoperto quasi un secolo prima. Questo gas, se lavorato bene, possedeva un'energia fenomenale ed era per quello che veniva utilizzato, ma era estremamente dannoso per gli umani: se i terrestri ne fossero stati esposti per più di un anno, questo avrebbe portato ad una riduzione delle loro capacità, che fossero fisiche e mentali, ed era anche per questo che i viaggi di queste astronavi non duravano più di dieci mesi.


Con la navicella, Scott non aveva nessuna intenzione di correre questo rischio. Iniziò così a costruire dei prototipi di motori utilizzando l'energia atomica dopo averla resa inoffensiva. Non era la prima volta che la costruiva, ma non era mai riuscito a portarli alla potenza che serviva ad un mezzo di trasporto che sarebbe andato nello spazio. Una volta costruiti, aveva in mente di modificarli, nell'intento di renderli più potenti. Detestava “stressare” i motori in quel modo, ma era necessario. Fortunatamente aveva un' ottimo orecchio, e ascoltando i suoi rumori avrebbe capito quanto avrebbero resistito e quando invece era al limite della sopportazione.

Era capitato spesso che Spock passasse di lì in quei momenti, e vedeva Scott attaccato a quei motori mentre diceva “Coraggio bimbi miei, fatelo per me” e lo aveva sgridato puntualizzando che i motori non erano bambini, ma oggetti, che non avrebbero potuto rispondergli, e che era molto illogico chiamarli in quel modo, ma quando realizzò che Scott avrebbe continuato a farlo, smise di ricordarglielo, anche se ne era non poco seccato, ma in effetti il vulcaniano era più indietro con i lavori rispetto allo scozzese.

Aveva perso una ragionevole quantità di tempo a costruire un Rekahr, un attrezzo medico vulcaniano della grandezza di un libro che permetteva di identificare il problema fisico di un malato semplicemente poggiandolo sulla fronte del paziente, e aveva spiegato a McCoy il suo funzionamento, così lui e Uhura poterono andare in città ad aiutare i feriti che non potevano curarsi per questioni economiche.

Nel frattempo Leila si incontrò con altri ambientalisti, i quali cercarono di aiutarla iniziando a cercare persone che, come loro, volevano dire basta, e avevano il coraggio di prendere finalmente una posizione, ma da lì a poco le cose iniziarono a complicarsi.

Inizialmente era facile agire indisturbati, anche perché il Governo doveva riprendersi dall'attacco subito dagli alieni, ma ora tutto stava tornando come prima: gli agenti morti sostituiti, e le squadre formate, quindi era doveroso agire con prudenza.


Tutti per comunicare avevano dei piccoli apparecchi costruiti e fornitegli da Scott che chiamarono comunicatori, ma per le informazioni più importanti si incontravano di persona, per diminuire i rischi che qualcuno potesse sentirli, e così si creò una specie di comunicazione a telefono: Leila si incontrava con McCoy e Uhura, poi i due avrebbero incontrato Jim né troppo lontano dalla città né troppo vicino, e quest'ultimo sarebbe poi tornato nella capanna a comunicare la suddetta notizia a Scott e Spock, che non si spostavano mai per completare il loro lavoro. Certo, usare il teletrasporto sarebbe stato più facile, ma più rischioso: avrebbero dato troppo nell'occhio, così preferirono fare tutto alla vecchia maniera.

Quella situazione permise a Spock di avere una scusa per stare un po' lontano da Jim, ed era proprio quello che voleva. Quel momento che avevano condiviso tra i ghiacci continuava a tormentarlo, e il suo cervello non sembrava essere in grado di cancellare quel ricordo.

Si era lasciato toccare. Abbracciare. Da Jim. E gli era piaciuto.

Fortunatamente aveva del lavoro da fare, e il gettarsi a capofitto su di esso gli permise di sopprimere quel ricordo, anche se solo momentaneamente, ma Jim non lo aiutava di certo, perché ogni volta che poteva tornava, anche se non aveva nessun messaggio, per cercare di aiutarli in qualcosa, qualunque cosa.

Ehi cervelloni, perché non vi prendete una pausa?” fece Kirk in tono scherzoso, entrando nella grande stanza nella quale si trovavano.


Buona idea. Sento che mi sta scoppiando la testa. Avete del Brandy?”

“Lo chiedi tutte le volte, Scotty. E la risposta non cambia.”


Peccato. Vorrà dire che chiamerò Nyota per chiedergli se può procurarmene un po'. Aiuta i miei nervi tesi!”


Vuoi dire Nyota e McCoy?”


E' quello che ho detto!”


Sai Scotty, ho la netta sensazione che tu abbia una spiccata preferenza per la signorina Uhura.”

Scott non disse nulla, ma sfoggiò un enorme sorriso, annuendo.


Spock sospirò.

Già era irritante smettere di lavorare, ma sentire Scott e Jim parlare di donne era davvero troppo.

E lui che gusti ha?” sussurrò Scott al biondo, riferendosi a Spock.

“Non ne ho davvero idea. Se lo scopri, dimmelo che sono curioso.”


Signori, vorrei farvi notare che io sono presente, e posso sentire quello che dite.” disse Spock in tono neutro, come era solito fare.

I due umani risero, poi Scott uscì per fare quella chiamata. Non appena lo fece, Spock realizzò che lui e Jim erano soli, così si girò e tornò al suo lavoro, nella speranza che il biondo se ne sarebbe andato, ma Kirk, essendo illogico fino al midollo, fece esattamente l'opposto. Si avvicinò e si sedette accanto a lui.


Anche i vulcaniani hanno bisogno di una pausa ogni tanto, Spock.” gli mormorò, sorridendogli.


Spock lo ignorò totalmente.

Non lo guardava nemmeno.


C'è qualcosa che non va, Spock?”


“Va tutto bene.”


E' per quello che è successo tra i ghiacci, vero? Sei arrabbiato perché ti ho toccato?”


Toccato.
Per usare un eufemismo.

“Non ha senso parlarne.” disse il vulcaniano.


Volevo salvarti la vita, Spock. Mi dispiace se ti ho stretto troppo o se sono andato troppo oltre.. o se ti ho fatto male.”

“Non l'ha fatto.”


Allora qual'è il problema?”


Nessuno.”

Poi, il silenzio.

Forse per l'imbarazzo, forse perché nessuno sapeva cosa dire per sbloccare la situazione.


Come procede il lavoro?” chiese Kirk, che si sentiva quasi angosciato da quel silenzio.

“Procede.”


L'ex poliziotto non riuscì a trattenersi nel ridere.

Spock e le sue spiegazioni.

Era fantastico.


Ho avuto notizie di Leila oggi. Le persone dalla nostra parte aumentano sempre di più, e a quanto pare è arrivata persino a conoscere due pezzi grossi disposti ad aiutarci.”


Mi sembra avventato. Potrebbe essere una trappola.”


Preoccupato per lei, Spock? Allora c'è ancora del tenero tra voi.”


Cosa c'entra il tenero? E cosa vorrebbe dire questa frase?”


Niente, lascia stare.”


Le sarei grato se non raccontasse a nessuno cosa è successo..” mormorò Spock, alludendo a quell'episodio che continuava a tormentarlo.


“Non ti preoccupare. Da me non uscirà una parola.”

Per Kirk non c'era neanche bisogno che lo dicesse. Sapeva che lo scienziato non avrebbe gradito il diffondersi della notizia.


Questa volta fu l'ex agente che stava per andarsene, ma le parole pronunciate dall'amico lo bloccarono.


So che se non l'avesse fatto sarei morto.”


E' il tuo modo di dirmi grazie, Spock? Ehy, non ti avrei mai lasciato morire. Non l'avrei permesso.”


Le parole che uscirono dalla bocca del vulcaniano subito dopo furono semplici e spontanee, ma al tempo stesso imprevedibili.


Grazie, Jim.”


Sia Kirk sia Spock impallidirono all'istante, ma nel vulcaniano si vide poco perché lui era pallido di natura.


Jim era senza parole. Dopo dieci anni, dieci anni, Spock lo aveva finalmente chiamato Jim. Jim. Jim. JIM. Lo aveva chiamato in quel modo informale ed amichevole, ed era bello sentire il suono di quelle lettere, uscito dalle sue labbra. Aveva desiderato a lungo che gli desse del tu, ma non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato così dannatamente piacevole. Eppure aveva sentito un brivido per tutta la schiena.


Anche Spock era allarmato. Quel “Jim” che gli era uscito non era previsto. Cosa gli era preso?


Spock.. mi hai chiamato Jim..”


L'ho fatto.” mormorò il vulcaniano, come se lo stesse dicendo più a sé stesso che all'amico.


Mi fa piacere, Spock. Lo apprezzo molto. E' una bella cosa.” mormorò Jim ancora riluttante, ma con un solare sorriso sul viso.

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Capitolo 11
*** Sotto Copertura ***


NOTE: eccoci con un nuovo capitolo..

Devo essere sincera con voi, questo capitolo non mi ha entusiasmato granché. Avrei voluto scriverlo meglio, magari con più dettagli, ho cercato di migliorarlo, questo è stato il risultato.


Spero che vi piaccia comunque e.. e fatemi sapere cosa ne pensate! Ormai non lo dico neanche più, lo sapete che adoro ricevere recensioni ^.^

Alla prossima settimana! Un bacio :P


CAPITOLO 11. SOTTO COPERTURA


L'attacco da parte degli alieni aveva avuto un effetto benefico sulla popolazione mondiale, come se finalmente si fossero risvegliati da un sonno profondo: quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.


Con l'aiuto di alcuni suoi compagni, Leila era riuscita a raggruppare un sostanziale numero di persone, disposte a stare dalla loro parte, il cui compito era rallentare in ogni modo le Forze dell'Ordine, ma non potevano farlo in eterno, esattamente come Spock e Scott non avrebbero potuto stare in quella baracca per sempre. L'astronave prima o poi sarebbe diventata una realtà. Spock l'avrebbe usata per andare dove solo lui sa, ma poi? Cosa sarebbe successo? E la Terra? Una volta che le Forze dell'Ordine avrebbero ripreso il controllo? Sarebbe ricominciato tutto da capo? La Terra sarebbe tornata quella di prima? Altri attacchi ai pianeti?Leggi bigotte e gli oppositori giustiziati? No, non era neanche lontanamente possibile.

Sfortunatamente non era cosa facile ribaltare un Governo basato sulla corruzione, ma da qualche parte avrebbero dovuto cominciare. Non avrebbero avuto mai più un'occasione come quella, e per quanto fosse probabilmente un suicidio, era da stupidi non sfruttarla.

Così Kirk e Spock, arrivati in Russia grazie ad un teletrasporto di Scott, dovevano fare l'impossibile: liberare un uomo obbligato ai lavori forzati, che da qualche anno si trovava in una specie di prigione molto simile ai campi di sterminio di Hitler della prima metà del ventesimo secolo.

L'uomo in questione era un giovanotto di nome Pavel Chekov che, prima di essere catturato e rinchiuso, era a capo di un'organizzazione segreta che cercava in ogni modo di sabotare i piani del Governo. Lui sì che avrebbe potuto aiutarli, e dato che suo padre ne era a capo prima di lui ed era ancora vivo quando tutto è iniziato, quel giovanotto doveva sapere davvero tante cose. Era davvero strano il fatto che non l'avessero ucciso, ma doveva essere ancora vivo, almeno secondo le fonti di Leila.


E nel caso lo fosse, dovevano prenderlo e liberarlo. Sarebbe stato di grande aiuto.


Naturalmente era una missione difficile, ma Kirk si offrì prima che potesse farlo chiunque altro. All'Accademia di Polizia gli avevano insegnato anche cosa significava lavorare sotto copertura, e per entrare in quel posto era proprio quello che serviva: farsi passare per prigionieri o per guardie, ma Jim ormai non faceva più niente senza Spock. La sua presenza lo rassicurava in ogni momento. La sua ombra era come un angelo custode che lo proteggeva, una costante alla quale non voleva rinunciare. Era sempre stato lì, insieme a lui, e quando questi acconsentì di accompagnarlo, l'ex agente ne fu logicamente rassicurato.


“Allora Spock.. tu sei il genio.. cosa suggerisci di fare per riuscire ad entrare?” mormorò Jim all'amico, quando furono abbastanza vicini alla prigione da vederla ma al tempo stesso lontani quanto serviva per non dare nell'occhio.


Abbiamo sette punto due possibilità su cento di farcela.”


Non è una grande percentuale, Spock.”


Ne sono perfettamente consapevole.”


Hai qualche idea?”


Sarebbe stato logico studiare la piantina della prigione, ma non l'abbiamo.”


E' il tuo modo di dirmi che non hai un piano?”


Spock storse la bocca, irritato.


No, doveva esserci una soluzione.


Non potevano tornare a casa a mani vuote.


Strizzò gli occhi, cercando di trovare una risposta semplicemente guardando la prigione. E fu così.


Ho notato che alcune guardie perlustrano il perimetro seguendo un particolare schema. Sarebbe logico aspettare il loro arrivo e poi attaccarle senza farci vedere. Potremmo prendere i loro abiti e farci passare per loro. Ovviamente ci sono 47.5 possibilità di essere visti e di fallire, ma non vedo altre alternative.”


Hai ragione.. e sarebbe meglio farlo quando passano dietro quei grandi capannoni, così nessun altro ci vedrà.” aggiunse Kirk, poggiando una mano sul braccio dell'amico senza accorgersene, ma Spock non lo impedì né disse qualcosa.


In fondo non è così brutto, questo contatto fisico.


Quando Jim se ne accorse, ritirò la mano e guardò l'amico.


Scusami, io..”


Non.. non fa niente.”


Spock.. per stenderli dovrai toccarli.. pensi di farcela?”


Non ti preoccupare.”


E' bello che mi dia finalmente del tu.” disse Jim, non riuscendo a reprimere un sorriso.


Andiamo?” propose Spock, preferendo ritornare al nocciolo della questione.


Il biondo annuì, e i due si avviarono alla prigione cercando di non fare rumore, il che fu particolarmente difficile dato che il terreno era pieno di piccoli sassolini che entrando in contatto con le loro scarpe provocavano un suono stridulo, ma seguirono alla lettera la strategia di Spock: si nascosero e, quando videro due guardie che procedevano con la loro solita perlustrazione, attaccarono.


Fu un po' difficile all'inizio perché c'era la rete che li divideva, ma se la cavarono comunque: Jim tenne fermo uno di loro con un braccio mentre con l'altro lo colpiva cercando di farlo svenire, mentre Spock fu più rapido. Mise una mano sul collo della guardia in una posizione particolare e questa svenne subito.


Come.. come diavolo hai fatto a stenderlo così in fretta?!?” chiese il biondo all'amico spinto dalla curiosità, mentre entrambi si mettevano le loro uniformi.


Non mi sembra il momento più adeguato per parlarne.”


Me lo insegnerai in futuro, vero?”


Non credo ne saresti capace.”


E perché scusa?!?”


Non capisco perché stiamo portando avanti questa conversazione proprio adesso.” mormorò Spock, con una punta di irritazione.


Per non dare nell'occhio. Credo stia funzionando.” mormorò Kirk, trascinando le due guardie dietro un grande masso.


Si avvicinò al vulcaniano aiutandolo a sistemare quel cappello che non si toglieva mai per nascondere le orecchie a punta, ma Spock subito lo fermò.


Posso fare anche da solo.” disse.


I due continuarono a perlustrare il perimetro per non creare sospetti. Camminavano vicini e parallelamente, facendo finta di controllare i prigionieri.


Ora.” sussurrò Jim dopo una decina di minuti, quando furono finalmente soli.


Spock mise una mano sotto la maglia e tirò fuori una delle tante invenzioni di Scott, che aveva lo scopo di localizzare Chekov. Era lo stesso che aveva usato per localizzare Leila quando si trovava con Uhura, ma l'aveva migliorato, così Kirk e Spock avrebbero potuto localizzare il ragazzo senza aver bisogno del suo DNA.


Pensi che funzionerà?”


Scott è un ingegnere competente.”


Sì, ma non è Dio. Non fa miracoli. A me sembra assurdo che con questo coso riusciamo a localizzare quel russo.”


Secondo il localizzatore, Chekov dovrebbe essere da quella parte.”


Il localizzatore? Non credevo Scott gli avesse dato un nome.”


Non l'ha fatto, ma dato che è un apparecchio che ha lo scopo di localizzare un determinato individuo, trovo che questo termine sia il più logico.”


Kirk tirò un sospiro, poi i due si diressero verso quella direzione. Avrebbero voluto correre perché la verità era che volevano svignarsela il prima possibile, non si trovavano affatto a loro agio con quelle uniformi, e potevano essere beccati in ogni momento, ma farlo sarebbe stato da stupidi. Li avrebbero scoperti subito.


Entrarono in un grande edificio grigio e tetro, e dopo essere arrivati al quarto piano, percorsero un lungo corridoio, alla ricerca della cella nella quale avrebbe dovuto trovarsi Chekov.

Kirk non aveva la minima idea di dove stessero andando: si limitava a seguire Spock, che dei due era l'unico in grado di capire quell'aggeggio, ma non sembrava preoccupato.


Si fidava di Spock.


E' qui.” mormorò, fermandosi davanti all'ultima cella a sinistra del corridoio.


Kirk frugò nelle tasche di quella uniforme e trovò un piccolo album con dentro tante schede con numeri diversi: ora non avrebbe dovuto fare altro che cercare la tessera con il numero della cella e usarla.


Quando entrambi iniziarono a sentire dei passi, capirono di avere davvero poco tempo.


Stanno arrivando.” disse Spock, guardando il localizzatore.


Sì Spock, lo so, dammi un momento.” borbottò Kirk, sempre più nervoso.


Finalmente la trovò, la prese e la passò davanti alla zona della cella sulla quale era scritto il numero, aprendola. La porta si spalancò, e davanti a loro trovarono un ragazzo dai capelli e occhi scuri che li fissava sorpreso.


E voi chi siete?!?”


Siamo sicuri che è lui? E' così giovane.” fece Spock.


La gioventù non è sinonimo di debolezza, signore.” affermò Chekov, usando un tono fiero.


Spock alzò un sopracciglio come solo lui sapeva fare. Un gesto che a Jim faceva sempre strappare un sorriso, ma quello non era proprio il momento. Prese il giovane russo per un braccio, e con l'altro stringeva l'uniforme del vulcaniano.


Ora, Spock!”


Quest'ultimo prese dal localizzatore un piccolo apparecchio, e premette il pulsante. Quel piccolo oggetto era stato creato per teletrasportare una sola persona, ma se loro tre si fossero toccati nel momento dello spostamento, sarebbero stati teletrasportati tutti, certo, con maggiori difficoltà: teletrasportare tre persone contemporaneamente era decisamente più complicato che teletrasportarne una, quindi ci avrebbe messo di più.


Chekov non stava capendo assolutamente nulla, ma se quei due erano andati lì per portarlo via come sembrava, lui non si sarebbe di certo opposto.


Ce l'avevano quasi fatta, ma in lontananza apparvero degli agenti che non riuscirono ad impedire il teletrasporto, ma riuscirono a sparare qualcosa di insolito dal colore blu ad uno dei tre, ma il trio sparì un attimo dopo.


Era successo tutto in fretta, e neanche le guardie riuscirono a ricordare a chi avessero effettivamente sparato, e non sapevano neppure se quel colpo fosse mortale.


Nessuno poteva saperlo.



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Capitolo 12
*** In Trance ***


CAPITOLO 12. TRANCE



“Oh andiamo, McCoy! Dimmi che scherzi.” sbottò Jim, più irritato che arrabbiato.


Non scherzo mai sulla salute.” sbottò l'ex medico, con quel tono polemico che lo caratterizzava e al quale tutti ormai erano abituati.

“Gli dobbiamo solo parlare!”


Dannazione, Jim! Ti rendi conto che quel ragazzo è stato rinchiuso in una sorta di prigione dove i detenuti sono trattati come bestie da macello? Non solo non parlerà, ma non permetterò che faccia nulla prima di un'accurata visita medica, mi sono spiegato?!?” sbottò McCoy.


Perché Jim si ostinava a non capire? Cosa gli sarebbe costato aspettare un paio d'ore? D'accordo, tutti erano arrivati alla consapevolezza che Chekov rappresentava una parte importante di quella sorta di rivoluzione. Né lui, né Jim, né Spock né nessun altro sapeva come era nato quel mondo corrotto, anche perché quando erano venuti al mondo c'era già, e fin da piccoli erano stati educati a non fare domande. Ma il padre di Chekov sì, e a quanto pare aveva raccontato qualcosa al figlio. Partendo dall'inizio, avrebbero trovato, forse, una chiave, una soluzione, scoprire cosa era andato storto, ma per farlo dovevano parlargli.


Per questo McCoy poteva accettare le insistenze di Jim, ma fino ad un certo punto, e lui non avrebbe di certo lasciato perdere Chekov solo perché Jim aveva fretta.


Con tutto il rispetto McCoy, lei non è più medico.” mormorò Spock, con quel tono che usava sempre quando parlava con qualcuno di cui non apprezzava il comportamento.


Quando sarò interessato alla sua opinione signor Spock, le posso assicurare che gliela chiederò!” sbottò McCoy, sempre più nervoso.


Non ho finito.” aggiunse Spock, anche se dal tono si poteva benissimo percepire quanto lui si aspettasse l'interruzione di McCoy. Tirò un sospiro, poi proseguì “tuttavia mi duole ammettere che tra noi è lei quello con maggiori conoscenze mediche, e sottoporre Chekov ad una visita medica mi sembra.. logico.”


La ringrazio, signor Spock.” disse McCoy sforzandosi di usare un tono più tranquillo, anche se dalla voce si percepivano ancora i nervi tesi del dottore.


Sto bene.” mormorò Chekov, che se ne stava lì in mezzo ancora parecchio confuso.

Cavolo, era finalmente libero. Come avrebbe potuto non stare bene?!? O forse stava male e non se ne rendeva conto. Ormai era diventato difficile non rendersene conto. Magari era stanco, esausto e affamato, ma poco importava. Era libero. Se fosse svenuto, lì, in quel momento, non gli sarebbe importato.


Lascia che sia io a stabilirlo, ragazzo.” fece McCoy prendendolo per un braccio, poi si girò verso Jim aggiungendo “non ci metteremo molto.”


Leila prese Chekov per l'altro braccio per aiutarlo a camminare fino alla capanna, dove, nonostante la porta socchiusa, si poteva notare un piccolo lettino, di quelli che si trovavano negli ospedali terrestri della metà del ventesimo secolo. Non era il massimo, ma era tutto quello di cui disponevano, e a McCoy doveva andare bene per forza.


Mentre Chekov ci si stendeva sopra, Jim li guardava da lontano e si sentiva.. strano. Non riusciva a darsi una spiegazione per la discussione avuta con McCoy. Che gli era preso? McCoy aveva ragione, aveva assolutamente ragione. Chissà in quale stato si trovava Chekov. Lui alla sua età per un colpo di pistola era quasi morto, e non era nulla confronto a quello che doveva aver passato lui. Era come se quelle informazioni venissero prima di quel ragazzo. Attendeva quelle informazioni da almeno dieci anni, da quando era.. lontano dalla sua città. Voleva tornare a casa. Voleva tornare nei locali a rimorchiare ragazze come faceva un tempo. Perché nonostante tutto, nonostante la corruzione e il resto, gli mancava la vita in città, ma questo non lo autorizzava a comportarsi così. Si era comportato da egoista, come se ci fosse solo lui. Come se non ci fosse nessun altro. Forse era lo stress, forse il fatto che aveva rischiato la pelle. Non seppe darsi una risposta, ma ora Chekov era nelle mani di McCoy, quindi non doveva più preoccuparsene. Quel russo avrebbe parlato.. quando sarebbe stato pronto.


I suoi pensieri vennero interrotti da Nyota, che andò verso Kirk e lo abbracciò forte.


Davanti a quel gesto, Spock fece una smorfia, senza neanche accorgersene, e sia Nyota sia Jim se ne accorsero.


Non era da Spock fare smorfie. Lui non.. non le faceva. Certo, una persona umana fa una smorfia simile quando è palesemente irritata da qualcosa, ma non Spock. Spock è logico, Spock è freddo, Spock fa di tutto per non mostrare ciò che prova. Un'espressione, una frase ironica al massimo. Questo è da Spock.


Jim era molto tentato da chiedergli se qualcosa non andava, ma lo ignorò. Preferì dedicarsi a Nyota.


Sei più bella ogni giorno che passa.” mormorò, sfoggiando uno degli sguardi seducenti alla James Tiberius Kirk.


Se non ti conoscessi, direi che ci stai provando!”


Proprio perché mi conosci dovresti immaginare che è proprio quello che sto facendo.”


Spock era talmente irritato da quella scena che non si stava minimamente rendendo conto che non era più lui. Tutto quello a cui riusciva a pensare erano Jim e Uhura che continuavano ad essere abbracciati. La mano di Uhura che non lasciava l'avambraccio di Jim. Jim che aveva le mani sui fianchi di Uhura. E Spock non riusciva davvero a riordinare la sua testa, era troppo accecato da quello che stava vedendo. Non aveva mai apprezzato le loro effusioni, ma in quel momento gli davano più fastidio del solito. Era come se il resto del mondo fosse sparito. Se ci fosse stata una distruzione di massa in quel momento, lui non se ne sarebbe minimamente accorto.


Arrivò persino a sbattere i piedi per terra dal nervoso, una reazione così illogica. Eppure ancora non si stava rendendo conto che quegli atteggiamenti non erano da lui. Che era.. diverso.


La sua logica e la sua razionalità, che per tutti quegli anni lo avevano guidato, erano sparite.

Non aveva più controllo.


Si susseguirono altri sospiri, altre smorfie e proseguirono ancora e ancora.


Se Spock fosse stato in grado di analizzare quella situazione, quelle reazioni, sarebbe arrivato alla conclusione che si trattava di illogica gelosia. Ma Spock non era in grado di analizzare niente in quel momento. Non era in grado nemmeno di smettere di comportarsi come un bambino a cui erano appena state tolte le caramelle, e tutto ciò a cosa portò? Ad una frase carica di rabbia e gelosia, detta proprio da quel bambino incontrollabile.


Se volete fare i fidanzatini, andatevene! Qui abbiamo cose serie di cui occuparci!”


Jim avrebbe dato qualsiasi cosa per non vedere il viso di Spock mentre pronunciava quelle parole, perché se non lo avesse fatto forse si sarebbe ripetuto che quella frase non l'avesse detta lui. Che se l'era immaginata, e invece era stato proprio Spock. Il biondo non sapeva neanche come reagire. Non sapeva se preoccuparsi perché quello non era il suo amico, non era Spock, ma non sapeva neppure se doveva arrabbiarsi, perché quel vulcaniano non aveva nessun diritto di impicciarsi negli affari loro. In fondo non stavano facendo niente.. e comunque, anche se lui e Nyota si fossero baciati, non sarebbe cambiato nulla. Non devono certo chiedere il permesso a lui.


Optò per la seconda opzione.


Che diavolo ti prende, Spock? Sei impazzito? Noi non dobbiamo rendere conto a te di quello che facciamo!” urlò Jim.


Non sapeva perché Spock si stesse comportando così, ma di certo non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa per una cosa del genere. Nemmeno da lui.


Questo non è un campeggio. Ed è del tutto inadeguato nonché immaturo strusciarvi addosso in un momento come questo.”


Ma davvero? Perché per te ci sono dei momenti in cui possiamo farlo?!?” sbottò Jim, sempre più arrabbiato.


Jim, lascia stare..” sussurrò Nyota, in imbarazzo per la discussione che i due stavano avendo.


Siete a casa mia! Finché starete qui dovrete sottostare alle mie regole!”


Kirk avrebbe dovuto iniziare a preoccuparsi seriamente per Spock che diventava sempre più emotivo e più non-Spock, ma la rabbia lo aveva accecato totalmente.


Non mi farò dare lezioni su come comportarmi con le ragazze da uno che non è in grado neanche di toccarle!”


La discussione era ormai conclamata, e sia Kirk e Spock erano furiosi l'uno con l'altro lanciandosi piccoli insulti mascherati, ma Nyota non l'avrebbe permesso. Avevano già un sacco di problemi, ci mancavano solo le litigate all'interno del gruppo. Non le importava sapere perché Spock reagisse così né scoprire chi avesse ragione e chi torto, voleva solo che finisse, e c'era solo un modo per farlo.

“Mi dispiace, Spock. Hai ragione. Me ne vado subito.” disse la ragazza al vulcaniano.


Tutto quel putiferio si era scatenato perché lei era con Jim. Se se ne fosse andata, chissà, gli animi si sarebbero rilassati.


Kirk stava per ribattere qualcosa, probabilmente voleva impedire a Nyota di andarsene, forse era intenzionato a proseguire quella litigata, ma con uno sguardo la ragazza gli fece capire che non doveva fare o dire nulla, che andava bene così.


Sei contento adesso?!?” sbottò ancora furente il biondo al vulcaniano, quando la ragazza si era allontanata.


Spock lo guardava con un'espressione confusa, forse anche un po' dispiaciuta, ma a Jim non sarebbe bastata per fargli passare il nervoso.


Era sempre stato molto tollerante e paziente con Spock. Aveva rispettato per anni le sue strane e assurde fissazioni e gli aveva dato i suoi spazi ma al tempo stesso era sempre stato disponibile, questo perché lo stimava, provava affetto per lui, voleva aiutarlo e ripagarlo, per l'ospitalità e per avergli salvato la vita.


Ora però Spock si era spinto troppo oltre, e Jim non poteva passarci sopra come se nulla fosse.


Passarono quelle due ore, così. Si lanciavano occhiate di fuoco, e dai loro occhi si percepiva ancora la rabbia, vivida più che mai. Neanche si resero conto del tempo che passava, fino a quando McCoy li raggiunse assicurando che Chekov stava bene ed era pronto per parlare.


Pavel Chekov, che pulito e in salute sembrava un'altra persona, scese le scale e si sedette su l'unica poltrona rossa del salotto. Attorno a lui, seduti sui divani ed emozionati come lo si era al cinema un paio di secoli prima, c'erano tutti. Gli parve subito strano però, notare che i due che lo avevano salvato se ne stavano il più lontano possibile, come se si evitassero. Non ebbe il tempo di domandarselo a lungo, perché sentì la presenza del medico alle sue spalle, con un piccolo flacone tra le mani.


Cos'è?” chiese Chekov, anche se qualcosa gli diceva che McCoy glielo avrebbe spiegato comunque.


Crambalina. Non appena la prenderai, sentirai un formicolio per tutto il corpo, dopodiché ti sentirai stanco e appesantito come se avessi la febbre, e poco a poco le forze ti mancheranno ed entrerai in uno stato di trance. Durante questo stato di trance, riuscirai a recuperare quei ricordi di molti anni fa che ora non riusciresti a ricordare da solo, come ad esempio le conversazioni con tuo padre, e ce le racconterai. Non ricorderai nulla di quanto è successo, e quando ti sveglierai non avrai subito danni fisici o mentali. Sei pronto?” spiegò brevemente McCoy, porgendogli il flacone.


Entrare in stato di trance non era tra le sue priorità, ma il giovane russo prese comunque il flacone. Quella gente lo aveva salvato, era il minimo che potesse fare.

Gli altri lo stavano a guardare, sempre più ansiosi. Scott aveva persino un blocchetto e una penna, per appuntarsi le cose più importanti.


Videro Chekov chiudere gli occhi come in un sonno profondo, e poi tutti si rivolsero a McCoy.


Beh?”


Dategli un momento. Potremo iniziare a fargli domande su quanto è successo non appena gli occhi si apriranno e saranno di un giallo scuro.”


Attesero un'altra manciata di secondi, poi gli occhi di Chekov mostrarono quel giallo di cui parlava il dottore, il quale si affrettò a prendere posto nel divano.


Erano pronti.



salve! Eh sì, ho aggiornato con un giorno di anticipo >.<

anche questo è un capitolo che finisce, così dire, con il fiato sospeso, e mi dispiace avvisarvi che il prossimo non è da meno >.<

in fondo, non sarebbe una vera Fanfiction altrimenti ;P

per quanto riguarda Spock no, non ho intenzione di farlo divetare improvvisamente umano (rendere OOC un personaggio, che brutta cosa, io per prima non la reggo). Pazientate e vedrete :)

come al solito rigrazio vivamente tutti quelli che seguono la storia e recensiscono

un bacio

alla prossima ;P

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Capitolo 13
*** Quando Tutto è Cominciato ***


CAPITOLO 13. QUANDO TUTTO E' COMINCIATO


Chekov sembrava posseduto con gli occhi di quel colore e doverlo guardare faceva un certo effetto a tutto il gruppo, ma lo stato di trance non sarebbe durato a lungo, e non potevano buttarlo facendo le belle statuine.


Secondo McCoy, stava a loro chiedere cosa volevano sapere, e se Chekov disponeva di quelle informazioni da qualche parte, la sostanza che aveva ingerito avrebbe avuto effetto e l'informazione gli sarebbe istintivamente uscita dalla bocca.

“Com'era la Terra, prima? Prima della corruzione, prima di tutto? Quando tuo padre era ragazzo, com'era la situazione?” chiese subito Jim, trasformando in parole quello che tutti si stavano chiedendo.


Le ingiustizie, il razzismo e la mancanza di rispetto per gli altri erano presenti, ma essi venivano puniti, catturati, fermati. Al potere vi erano uomini con difetti e debolezze, ma pur sempre uomini con un codice morale, che dimostravano ogni giorno sfornando nuove leggi che essi ritenevano giuste.”


La voce di Chekov suonava meccanica, come se a parlare fosse una macchina o un androide, ma McCoy annuì facendo intendere che era perfettamente normale e che non bisognava preoccuparsene. Era un effetto collaterale della medicina che aveva assunto.


E poi? Cosa è successo?” chiese Scott.


Due uomini molto diversi erano in lizza per la carica di Presidente degli Stati Uniti d'America. Il primo, Elias Hyne, era estremamente radicale e dalla mente chiusa, che progettava grossi cambiamenti. Voleva l'America in guerra. Voleva allontanare gli immigrati e tutti coloro che non riteneva degni di essere considerati cittadini americani. Guidava anche un gruppo che lo seguiva in tutto, che lo vedeva come il nuovo Messia. Il secondo, Frank Caple, era come i suoi predecessori. Un uomo giusto, incline allo sbaglio, ma responsabile. Voleva instillare l'idea che ogni americano doveva abbracciare chiunque, a prescindere dalle diversità. Voleva fare grandi cose, portare l'uomo sempre più lontano. Vinse Caple, ma Hyne non si arrese. Iniziò a girare per l'America convincendo sempre più persone a seguirlo, e tra queste persone vi erano anche uomini molto benestanti con molte conoscenze. Un giorno vi fu un attentato al Presidente, ma i colpevoli non furono mai presi. Non erano umani. Avevano la pelle di un marrone chiaro particolare, la barba e una fronte molto grande, con quelli che sembravano lividi. Il Presidente sparì per un paio di mesi, poi venne ritrovano in un paesino del Nebraska, ma era diverso. Egli divenne esattamente come il suo rivale. Spietato, crudele, razzista, corrotto. E quelli dopo di lui lo seguirono, anche quelli che all'inizio volevano la pace. Alcuni di loro non avevano voglia di combattere quando la vita gli era più facile, mentre altri si arresero poco a poco.”


Sento puzza di bruciato.” commentò McCoy.


L'hanno ucciso e hanno trovato una copia per sostituirlo. Non c'è altra spiegazione.” ipotizzò Kirk.


Un androide.” disse Scott.


Un che?!? E da quando esistono gli androidi?” chiese il dottore.


Noi non siamo in grado di costruirli, ma forse degli alieni sì. E in base alla descrizione di Chekov, quei cosi non erano di certo umani.”


Ci furono un altro paio di commenti, ma Jim li ignorò. Guardava Spock, che sembrava stesse male. Teneva la mano destra su un fianco, e aveva l'aria sempre più sofferente.

Era ancora arrabbiato, ma era anche preoccupato. Non era da lui mostrarsi sofferente per qualcosa.


Poi il vulcaniano si alzò e, senza lasciare la mano sul fianco, andò verso la sua stanza. Nessuno se ne accorse, tranne Jim.


Nel frattempo, le domande a Chekov proseguirono.


Come sai queste cose?”


Mio padre ne fu testimone. Egli era da ragazzo l'assistente del Presidente, ancora prima che diventasse tale. Egli fu l'unico sopravvissuto perché si era nascosto e gli alieni non lo avevano visto. Lui però vide tutto, attraverso la fessura dell'armadio che in effetti non era completamente chiuso. Fu per questo che fondò il movimento di cui ora io sono il Capo. Vi è un'organizzazione simile anche in Cina, con la quale spesso collaboriamo. Il Capo di quell'organizzazione è un intellettuale che lavora anche come avvocato per combattere le ingiustizie.”


Qual'è il suo nome?”


Sulu. Hikaru Sulu.”


Ci furono altre domande, le ultime dato che lo stato di trance stava per terminare, ma Kirk non faceva altro che pensare a Spock.


La rabbia ormai non c'era più, ma solo un'infinita preoccupazione. Cosa aveva fatto? Perché se ne era andato così? E perché non era ancora tornato?!?


Prima che potesse rendersene conto, Jim si alzò e andò verso la camera di Spock. Vide il vulcaniano palesemente affaticato, tanto che teneva le mani su un tavolino di legno per restare in piedi.


Klingon.” disse il vulcaniano, senza neanche voltarsi.


Come?”


Quegli alieni di cui parla Chekov. Sono Klingon.”


Come lo sai?”


Mio padre era un ambasciatore, e mi raccontava spesso delle specie che gli capitava di incontrare, soprattutto quelle che approvava di meno. Come i Klingon. La descrizione corrisponde. Sono spietati, dei guerrieri. Combattere per la supremazia è il loro scopo. E' logico pensare che siano i responsabili.”


Pensi siano stati loro a realizzare l'androide?”


C'entrano sicuramente, ma dubito posseggano le conoscenze necessarie. Avranno costretto qualcuno a farlo.”


Anche la sua voce era sempre più roca.


Spock, dovresti riposare.”


Il vulcaniano stava per rispondere, ma le forze gli mancarono del tutto e nemmeno l'appoggio al tavolo riuscì a tenerlo in piedi. Cadde per terra, ma questa volta, a differenza del momento in cui erano tra i ghiacci, Jim non riuscì a prenderlo in tempo.


Kirk lo mise con la schiena per terra, così avrebbe potuto guardarlo negli occhi. Poi abbassò lo sguardo, e notò una grande chiazza verde su un fianco di Spock: era il suo sangue.


Oh mio.. McCoy! MCCOY!!!!!” urlò a squarciagola Jim, iniziando a disperarsi come mai lo era stato in vita sua.


Santo Cielo, Jim cosa gridi? Mi auguro che sia una cosa import..” mormorò il dottore mentre apriva la porta, ma poi vide Spock e capì subito. Uscì di corsa, probabilmente per andare a prendere un attrezzo medico che potesse aiutarlo.


Resisti, Spock. Resisti.” balbettò il biondo.


Lei è un umano.. molto.. molto emotivo e illogico.” disse Spock con un filo di voce.


Credo tu abbia ragione.” fece Jim, sforzandosi di sorridere, anche se fu terribilmente difficile.


Lei sta tremando.. e piangendo.”


Spock.. per prima.. io.. non volevo dire quelle cose.. mi dispiace, io..”


E' stata colpa mia. Sono stato molto.. molto illogico. I vulcaniani non approverebbero.. non ero io..”


Stai tranquillo, Spock. Non lo saprà nessuno.” mormorò Jim, mettendo un braccio sotto la schiena dell'amico per sollevargli il busto, mentre con l'altra mano tentava di fermare la fuoriuscita del sangue.


E' stato illogico da parte sua chiamare il dottore. La ferita ha colpito il cuore. E' logico pensare che non ci siano possibilità di guarirla. E' solo una perd..”


Stai zitto, Spock! Tu non morirai, hai capito?!? Tu resisterai perché sei un vulcaniano, sei forte, e.. e io non lo permetterò! Non lascerò che tu muoia, mi sono spiegato? Io cosa faccio senza di te, me lo dici?!?” ansimò Kirk, come se avesse un attacco isterico “Io ho bisogno di te! MCCOY!!!! MCCOY SBRIGATI!” borbottò Jim abbracciandolo forte, mentre delle lacrime gli rigavano il viso.


Il vulcaniano fu grato di quell'ultimo contatto, che lo portò ad odorare di nuovo la pelle di Jim. Tuttavia sapeva che ormai era alla fine, così voltò leggermente il viso in modo che la sua bocca fosse attaccata all'orecchio destro di Jim, per sussurrargli quella verità che aveva sempre nascosto a sé stesso e al mondo intero, ma che non era logico portarsi nella tomba.


Ti amo, Jim.”




Eh già.
Il capitolo termina così.
Lo so lo so sono molto molto cattiva, ma sapete, senza questi momenti "tesi" e ricchi di suspence, che Fanfiction sarebbe?!?
Per quanto riguarda il modo in cui tutto è cominciato, il mondo corrotto e il resto, ci sono ancora molte cose da capire, ancora molti misteri irrisolti.
Ho detto tutto quello che dovevo dire, non mi resta che darvi appuntamento alla settimana prossima!!
Un saluto speciale a tutti quelli che seguono e recensiscono la storia! :3
Ciao :3


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Capitolo 14
*** Disperazione ***


CAPITOLO 14. DISPERAZIONE


McCoy stava tentando l'impossibile per salvare Spock, ma la situazione non era affatto semplice.

Aveva tardato più del previsto ad arrivare con gli attrezzi medici perché aveva perso molto tempo a cercare, tra gli appunti di Spock, un disegno dell'anatomia dei vulcaniani. Aveva sempre saputo che era un alieno, ma non si era mai preoccupato di studiarne l'anatomia, un po' perché c'erano cose più importanti di cui preoccuparsi e un po' perché non l'aveva ritenuto così fondamentale, vedendo il vulcaniano sempre in splendida forma. Se solo l'avesse fatto.. ora non dovrebbe fermarsi ogni tre secondi per controllare quel maledetto pezzo di carta.


E come se tutto questo non bastasse, Jim non faceva altro che peggiorare la situazione. Non voleva staccarsi da Spock, e solo quando McCoy gli urlò che non avrebbe potuto operarlo con lui tra i piedi, l'ex poliziotto lo aveva lasciato poggiando delicatamente il suo busto e la sua testa per terra e, dopo essersi allontanato di qualche metro, se ne stava lì in piedi, in preda all'ansia più totale: camminava avanti e indietro, gesticolava, implorava McCoy di salvarlo, il tutto mentre le lacrime continuavano a rigargli il viso, fino a quando il dottore non ce la fece più.


Poteva capire la sofferenza che stesse provando Jim, anche se per lui una tale reazione per un amico era un po' eccessiva, ma non poteva essere distratto dai suoi lamenti. Gli urlò di uscire subito dalla stanza, ma Jim continuava a stare lì, così fu Scott a trascinarlo fuori.


Jim, rilassati e respira. McCoy è bravo. Vedrai, andrà tutto bene.” gli sussurrò l'ex ingegnere.


Ma Jim scosse la tesa. Nessuna frase lo avrebbe confortato in quel momento. Nessuna statistica di riuscita, nulla. Lui voleva solo vedere Spock in salute, sveglio e in forma.


Vuoi.. restare da solo?”


Il biondo annuì senza neanche voltarsi, e non appena sentì i passi di Scott sempre più lontani, mise le mani davanti al viso e scoppiò a piangere, ancora più forte di prima, dondolando leggermente il busto, avanti e indietro.


Stava provando un turbinio di emozioni che neanche lui sapeva classificare. Erano troppe, tutte in una volta, erano come un fiume in piena che si stava abbattendo su di lui a grande forza.


Non si era mai reso conto di tenere così tanto a Spock. Certo, sapeva che per lui era importante, che era un amico.. forse.

Una reazione così emotiva non era da lui, eppure più pensava all'eventualità della morte di Spock più si disperava. Era così affranto, così distrutto solo a quel pensiero che non riusciva a pensare razionalmente.


E' proprio vero che si arriva a comprendere l'importanza di una persona quando sei ad un passo da perderla.


Se Spock fosse stato lì e fosse stato sveglio, probabilmente gli avrebbe detto che la sua reazione era illogica e gli avrebbe propinato uno dei suoi soliti discorsi da intellettuale. E a quel pensiero, Jim sorrise lievemente, sorriso che sparì quando tornò alla realtà e capì che lui non era lì.

E poi gli tornarono alla mente quelle parole.


Ti amo, Jim.


Non riusciva davvero a crederci. Gli crebbe una gran rabbia dentro, una rabbia verso Spock. Perché diavolo non gliel'aveva mai detto? Da quanto tempo lo amava? Da dieci anni? Da quando si erano conosciuti? Dieci anni e non gli ha mai detto nulla? E perché dirglielo quando è in fin di vita? Quando era troppo sconvolto per dargli una risposta?


Eppure era sempre stato così ovvio.. Lo aveva tenuto con lui per dieci anni senza chiedere mai niente, gli aveva salvato la vita, gli aveva insegnato tante cose sullo spazio e sui vulcaniani, si era lasciato toccare, solo da lui. E poi quella furiosa litigata perché era un po' troppo avvinghiato ad Uhura.


Stupido, stupido Jim!

Come hai fatto a non capirlo prima?!?
Spock aveva fatto di tutto per fartelo capire, e tu niente!

Non ti è neanche passato per la mente!


E più passavano i minuti più Jim si sentiva uno schifo. Uno schifo per quel ti amo a cui non aveva fatto in tempo a rispondere. E se avesse potuto farlo, cosa avrebbe risposto?


Non lo sapeva.


Di certo se qualcuno gli avesse raccontato che lui avrebbe reagito così per Spock non ci avrebbe mai creduto, ma dall'altra parte non si era mai soffermato a pensare a Spock come uomo da amare.


Non si era mai ritenuto un omosessuale. A lui le donne erano sempre piaciute, era un vero playboy, anche con Uhura ci aveva provato e qualche volta aveva azzardato qualche battutina con Leila. Il tutto davanti a Spock.


Ci ho sempre provato con quelle ragazze, davanti a Spock.

Lui mi amava e non faceva altro che vedermi corteggiare delle ragazze.

Oh, Spock.

Chissà quanto sei stato male, per colpa mia.

Perdonami..


Poi sentì la porta aprirsi, e un sudato McCoy andargli incontro.

Jim si alzò di scatto, e pregò che fosse andato tutto bene.


Sta bene, non è vero? Ora andrò di là e lo vedrò come prima, serio e con quella ridicola frangia! E' così? E' così, vero?!?” balbettò l'ex poliziotto, anche se quelle frasi erano uscite più per confortare sé stesso che per intuito.


Jim..” mormorò McCoy in tono comprensivo, e dopo una pausa che al biondo parve infinita, proseguì “..tutto quello che potevo fare l'ho fatto.”


Quella frase non piacque a Kirk.

Per niente.

“Che vuol dire che tutto quello che potevi fare l'hai fatto? Che significa? Voglio vederlo!” borbottò Jim come una furia, parlando talmente velocemente che McCoy si stupì di aver capito.


Significa quello che ho detto. Significa che io ho cercato di.. limitare i danni dove era possibile e iniettargli qualche sostanza che gli rinforzasse i muscoli e ho cercato di rendere più forte anche le sue ossa. Tutto quello che accadrà d'ora in poi dipenderà solo da lui. Non ci resta che aspettare e vedere come reagirà il suo organismo. Noi al suo posto saremmo sicuramente morti. Lui essendo vulcaniano potrebbe svegliarsi..”


Cosa.. come è successo? Lui stava bene! Fino a poco tempo fa stava bene!”


Gli ho trovato una strana sostanza blu nel corpo. Non avevo mai visto niente di simile. Lo sai, io sono fuori dall'ambiente della medicina da anni, però credo che si tratti di un farmaco non ancora presente sul mercato, magari qualcosa che stanno progettando da qualche parte.. ma come l'ha preso Spock? Davvero non capisco..”


Jim ripercorse con la mente gli ultimi avvenimenti, poi riuscì a trovare una risposta. Alzò gli occhi verso McCoy, guardandolo come se si fosse macchiato del peggiore dei crimini.


Io lo so.”


Parla allora!”


Quando siamo andati a prendere Chekov, il teletrasporto è stato più lento del solito perché eravamo in tre..” fece una pausa per asciugarsi le lacrime con le mani, poi proseguì “.. le guardie ci avevano scoperto, e ricordo che uno di loro aveva una pistola puntata contro di noi, e aveva sparato qualcosa di strano.. una sostanza blu..”


Ora tutto ha un senso.”


Ma quando siamo tornati stava bene fisicamente!”


Mentre operavo Spock e gli toglievo quella robaccia, quella che sono riuscito a togliere, Leila l'ha portata ad analizzare. Ho qui i risultati. Per caso, poche ore prima che stesse male, Spock si era comportato in modo strano? E' stato.. più emotivo del solito?!?”


Sì, in effetti lo è stato. Avrei dovuto capirlo che c'era qualcosa che non andava, ma abbiamo discusso e mi sono arrabbiato.”


E' il primo sintomo. Nella fase iniziale, questa sostanza crea una sorta di barriera tra il cervello e il resto del corpo. Spock riusciva a respirare, parlare e non sentiva alcun tipo di dolore, ma era come staccato dal suo cervello, e quindi dalla sua razionalità e dalla sua tanto amata logica. Era come se fosse sparita, e non gli era restato altro che le emozioni e i sentimenti, quindi non aveva scelta che lasciarsi trasportare da esse. Dopo un paio di ore questa barriera inizia a farsi più debole, quindi Spock doveva essere tornato quello di sempre, logico e razionale, ma avrebbe iniziato a sentire delle fitte sempre più dolorose nella pancia, perché questa sostanza si stava insinuando tra i suoi organi interni, sempre con maggiore insistenza. Fino a quando il dolore non è diventato così insopportabile da fargli perdere i sensi.”


Jim scosse la testa, sempre più amareggiato.


E' colpa mia.. è stata tutta colpa mia..”


Smettila di dire stronzate, Jim.”


E' stata colpa mia, McCoy.. tutto quello che gli è successo è successo per causa mia.. Dio mio cosa ho fatto!?!”


Jim, guardami! Non è stata colpa tua, mi sono spiegato?” mormorò in tono fermo il medico, afferrando Jim per le braccia e obbligandolo a guardarlo negli occhi.


Sì invece che lo è stata! Lui non doveva neanche venire a prendere Chekov! Dovevo andarci io soltanto!!! Sono stato io a chiedergli di venire. Se non l'avessi fatto ora starebbe bene!”


Jim, sai meglio di me che se non glielo avessi chiesto tu lo avrebbe fatto lui. Sarebbe venuto comunque!”


E quando abbiamo discusso.. avrei dovuto preoccuparmi, capire che qualcosa non andava.. aiutarlo.. e invece mi sono arrabbiato come una stupida ragazzina egoista e viziata! Gli ho detto anche delle cose brutte, e me ne sono andato lanciandogli degli sguardi terribili.. Lui sta così per colpa mia..”


Non sapendo cos'altro fare per calmarlo, McCoy abbracciò forte Jim, cercando di tranquillizzarlo un minimo. Non era da lui abbracciare qualcuno, anche se si trattava di una persona a cui teneva, ma in quel momento non sapeva cos'altro fare.


Se Spock fosse qui ti direbbe che è stupido accollarsi la colpa in questo modo.”


Già. Credo che direbbe esattamente così.”


Non potevi saperlo, Jim. Nessuno se ne era accorto, nemmeno Spock. Smettila di tormentarti in questo modo. Non avresti potuto fare nulla.”


Voglio vederlo. Ti prego.”


Io e Scott lo abbiamo portato nella sua camera. Ci abbiamo messo anche una poltrona, immaginando che ti saresti fermato a lungo.” disse McCoy, sciogliendo l'abbraccio.


Grazie.” mormorò con un filo di voce Jim, dirigendosi verso la stanza di Spock.


Non appena entrò, spostò la poltrona per avvicinarla al letto e poi ci si sedette.


Prese dolcemente la grande mano destra di Spock e la mise tra le sue, intrecciando le dita.


Va tutto bene, Spock. Ci sono qua io, e non ti lascio. Non ti lascerò mai. Stai tranquillo, andrà tutto bene.” mormorò, continuando a guardarlo.


Le dita della mano di Spock erano del tutto intrecciate con la sua mano sinistra, così con la destra gli accarezzò la guancia e la fronte, e poi sfiorò con le dita quel cappello.


Jim non ci pensò due volte, e senza fare movimenti bruschi, lo tolse e lo mise sul comodino. Poi guardò le orecchie e i capelli di Spock, finalmente liberi di essere visti. Sorrise.


Gli accarezzò i capelli godendosi ogni ciocca che le sue dita catturavano, poi, con la punta delle dita, accarezzò quelle splendide orecchie appuntite. Ne seguì il contorno, con leggerezza e dolcezza, e sorrise di nuovo.


Perché ti ostini a portare quello stupido cappello, eh Spock? Non devi nascondere le tue orecchie. Sono così belle.”


Sono bellissime.


E per mostrare quanto aveva appena detto, Jim gli si avvicinò e diede un piccolo bacio alle orecchie. Poi si riadagiò sulla poltrona, tornando a dedicarsi alle sue dita affusolate con entrambe le mani.




come potete vedere ho voluto dedicare un capitolo intero (anche più lungo del solito) su ciò che ha provato Jim, mi sembrava il minimo.


è un capitolo a mio parere molto triste e angosciante, ma ci voleva. Finora era stato molto sul comico: le battute di McCoy, le frasi tra Kirk e Spock. Sì ci voleva.


visto l'angst infinito, ho voluto mettere alla fine una scena che reputo molto dolce e che spero che anche voi l'abbiate trovata bella: Jim che accarezza dolcemente le orecchie di Spock dicendogli che sono bellissime.


Non so, trovo sia molto tenero.

E niente, ho detto tutto quello che dovevo dire >.<

Ci sentiamo settimana prossima, e come al solito le recensioni sono sempre ben gradite U.U




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Capitolo 15
*** Cina Libera ***


CAPITOLO 15. CINA LIBERA

I mesi che seguirono furono per Jim un vero inferno. Gli sembrava di essere precipitato in un abisso profondo, e l'unico modo che aveva per uscire era vedere Spock aprire gli occhi.


Ma Spock non li apriva.


Non era peggiorato ma neanche migliorato, e continuare a vedere i suoi occhi chiusi stava logorando Jim, poco a poco, sempre più profondamente, e tutta quella situazione faceva sempre più male.


E Kirk ormai viveva perennemente in quella stanza. Non la lasciava mai. A nulla servivano le insistenze degli altri, primo fra tutti McCoy, che non si arrendeva e che continuava a ribadire che stare lì ventiquattro ore su ventiquattro non gli faceva affatto bene. Che era sempre più stanco, affaticato, che ormai era diventato parte integrante di quella poltrona che in quei mesi si era, logicamente, rovinata più del previsto.


Ma Jim non li ascoltava. Jim voleva solo riavere Spock. Digli tutte quelle cose che non gli aveva mai detto. Rinchiuso in quella stanza, passava ore a parlargli come se fosse sveglio e lo stesse ascoltando, ma più passavano i giorni e più diventava difficile, perché a Jim le parole mancavano sempre di più, mentre i pianti erano sempre in agguato.


Dal quinto mese le chiacchierate che faceva Jim a Spock iniziarono a prendere una forma diversa. Prima cercava di essere più allegro, fare qualche battuta, essere il solito Jim insomma. Poi le frasi diventarono più corte, ma anche più cariche di sentimento ed emozione.


E poi ci fu quella sera in cui Jim crollò e, dopo avergli accarezzato e baciato le orecchie, i capelli e le braccia come faceva tutti i giorni, gli accarezzò la guancia e lo guardò così a lungo e così intensamente che per un secondo gli sembrò che stesse per aprire gli occhi.


Mi manchi, Spock. Mi manchi così.. così tanto. Mi mancano i tuoi assurdi discorsi da scienziato geniale. Mi manca quando mi definisci illogico. Mi mancano le tue stupide percentuali. Mi manca vedere il tuo sopracciglio che si alza quando provi disappunto..” Kirk singhiozzò, poi proseguì “.. forse McCoy ha ragione. Loro stanno facendo tutto il lavoro, rischiano, e io mi rifiuto di lasciare questa stanza.. e mi sento stremato.. ma non ce la faccio.. io.. io resterò qui fino a quando non ti sveglierai, perché io so che ce la farai.. sei sempre stato forte.. sei un vulcaniano..” altro singhiozzo “.. e io sarò qui. Sarò qui quando aprirai i tuoi meravigliosi occhi scuri, così potrò dirti.. potrò dirti ciò che avrei dovuto dirti tanto tempo fa, ciò che avrei dovuto capire.. voglio che prima di qualunque altra cosa, tu sappia che.. che ti amo, Spock. Ti amo. E' così. Lo so io, lo sai tu, lo sa McCoy, lo sanno tutti quanti. E' sempre stato così maledettamente chiaro. Quindi amore, svegliati. Svegliati così potrò baciarti e amarti. E non permetterò che ti venga fatto mai più del male. Mai più.” mormorò con la voce rotta, sollevando la frangia con le dita e dandogli un piccolo bacio sulla fronte.


Dopo aver rimesso a posto la frangia, era pericolosamente tentato di baciarlo su quella piega che stava tra la bocca e il naso e che lo caratterizzava, e che faceva impazzire Jim, e sulle labbra, ma non poteva farlo.


Non l'avrebbe fatto.


Si sarebbero dati un bacio vero quando avrebbe aperto gli occhi.


Sentì la porta aprirsi, e sulla soglia apparve McCoy.


Mi dispiace.” mormorò Jim.


Per cosa?” chiese il dottore, avvicinandosi.


Non sono di grande utilità, eh?”


Se la caveranno anche senza di te. Sono tosti, lo sai.”


Fino a qualche mese fa.. sarei andato in capo al mondo per tirare un colpo basso al Governo.. e ora me ne sto qui.. mentre Scott, Uhura, Leila e Chekov sono andati in Cina a conoscere quel tale, Hikaru Sulu, e per vedere se con il suo aiuto si poteva fare qualcosa. Avrei voluto conoscerlo.”


Staranno sicuramente parlando di cose noiose. Cose tipo quanti androidi ci sono al potere oppure se al potere c'è un uomo ambizioso che comanda androidi. Staranno progettando qualcosa, un piano forse, e quando ce l'avranno torneranno e lo metteremo in atto.”


Pensi che riuscirà mai a svegliarsi?”


Non lo so, Jim. Ti giuro, vorrei risponderti con più chiarezza, ma è la verità. Non lo so.”


Io non sono niente senza di lui, McCoy.” disse Kirk, con una voce quasi assente.


Non credevo foste.. foste così legati.”


Non lo credevo neanch'io.”


Non ti vorrebbe vedere in questo stato. Vai nella tua camera e riposa. Resterò io con lui.”


No!”


Jim, guardati. Sei ridotto uno schifo. Hai delle occhiaie spaventose, e sei così intontito a forza di stare in quella maledetta poltrona che scommetto che non sai nemmeno che giorno è oggi.”


Ehm.. martedì?!?”


Ritenta, sarai più fortunato.”


Jim soffocò una risata, ma invece di alzarsi dalla poltrona come McCoy sperava, afferrò una coperta e se la mise addosso, intento a passare anche quella notte lì, insieme a Spock.


Se hai bisogno, chiama.” mormorò McCoy, preparandosi a lasciare la stanza.


Non appena sentì la porta chiudersi, Jim allungò la mano e accarezzò dolcemente le dita di Spock, cosa che fece fino a quando non cadde in un sonno profondo.


Anche se la situazione era parecchio drammatica con Kirk che si disperava e McCoy che si sentiva il terzo incomodo, in Cina le cose stavano andando decisamente meglio, più di quanto avrebbero mai immaginato.


Scott, Uhura, Leila e Chekov si aspettavano, una volta arrivati, di trovare un Hikaru Sulu stanco e ferito, che li avrebbe accompagnati nella zona segreta in cui operava con gli altri rivoluzionari, attraversando macerie e detriti, una conseguenza della città distrutta.


E invece quello che trovarono fu tutt'altro.


Un Hikaru Sulu in giacca e cravatta e con un solare sorriso dipinto sul viso gli andò incontro a braccia aperte. Il panorama intorno a loro faceva pensare ad una città che si stava ricostruendo, ad una civiltà che si stava ricreando. Al futuro.


L'uomo si accorse subito della sorpresa dei suoi ospiti, e dopo avergli mormorato di seguirlo, si apprestò a raccontare ogni cosa.


Pavel, è bello rivederti! Ti trovo bene. Saranno anni che non ti sento. Temevo ti fosse successo qualcosa.”


In effetti sì. Mi avevano rinchiuso in una specie di prigione.”


Hanno scoperto la tua organizzazione?”


Fortunatamente sono riusciti a convincerli che non c'era nessuna organizzazione e che ero semplicemente un pazzo fanatico. Sono stato l'unico ad avere delle conseguenze, gli altri stanno bene. E ora anch'io. Grazie a loro, che mi hanno liberato.” spiegò Chekov, indicando Uhura, Scott e Leila con una mano.


Altri rivoluzionari, eh? Siete i benvenuti! Io sono Hikaru Sulu.”


Qui non è.. non è come ci aspettavamo.” mormorò Scott.


Sì lo so, lo so. Qui noi.. noi non siamo più oppressi. Niente più corruzione, niente più leggi bigotte, niente paura. Abbiamo sacrificato tante cose per riavere questa libertà. La perdita di molti uomini e donne, la distruzione di questa città, ma ne è valsa la pena. E non potete neanche immaginare la soddisfazione di vedere i bambini ridere e divertirsi, vedere il sorriso su uomini che lavorano tutto il giorno per ricostruire la nostra storia e la nostra città ma che tornano a casa sereni.. ma questa è una lunga storia.. è tardi e sembrate stanchi.. venite, siete nostri ospiti. Domani parleremo.”





eccoci di nuovo! :3 :3
Questo capitolo.. ehm... sì è un pochino triste... ho l'animo malvagio!!!
Jim fa tanta pena anche a me, fortuna che c'è il buon dottore che gli dà una mano.. ehm Bones.. il mondo ha bisogno di te!
La fine del capitolo, l'incontro con Sulu,.. mm.. non mi è piaciuto molto.. non so, non ne sono molto soddisfatta. Volevo che fosse una cosa breve perché ci sarà un capitolo intero sulla faccenda della Cina, di quello che è successo e di come li aiuteranno, però boh..
Spero comunque che il capitolo in generale vi sia piaciuto, e grazie a tutti quelli che leggono (e che recensiscono!)
Saluti ;D

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Capitolo 16
*** Sei Felice? ***


CAPITOLO 16. SEI FELICE?


Animali.” mormorò in tono sprezzante Scott, continuando a guardare un livido sul braccio destro di Uhura, causato da uno delle tante violenze subite dalla ragazza.


La ragazza allungò le maniche della maglia nel tentativo di nasconderlo volgendo lo sguardo altrove, visibilmente imbarazzata.


Ormai non ci faccio neanche più caso.”


Non dovrebbe essere così.”


Aveva ragione.

Uhura non aveva nessuna ragione per abituarsi ad una cosa del genere, esattamente come tutte le altre donne di colore.

Era una delle cose che dovevano cambiare e subito, lo sapeva lui e lo sapeva lei.


Se li prendo li uccido.”


Non servirebbe a niente.” mormorò dolcemente Uhura, toccando Scott con una mano.


I loro occhi si incontrarono e scattò qualcosa, e nessuno dei due seppe dire se si trattava di qualcosa di nuovo o se era semplicemente una fiamma che era tornata a splendere, più raggiante che mai.


Scott non era particolarmente alto né muscoloso e non aveva neanche un viso perfetto, ma ad Uhura non importava. Non le importava del contorno del suo viso, delle sue spalle e di tutto il resto. Vedeva solo i suoi occhi, i suoi dolci, meravigliosi, brillanti e teneri occhi scuri, e si chiese come fosse possibile che degli occhi di un colore così comune come il marrone scuro potessero essere così belli.


Quello sguardo prolungato causò all'ex ingegnere parecchio imbarazzo, come dimostravano il rossore delle sue gote, che lo fecero apparire agli occhi della ragazza ancora più tenero. Tuttavia distolse lo sguardo, e Uhura lasciò il suo braccio, sul quale teneva ancora la mano, ma nonostante tutto, Scotty non riuscì a reprimere del tutto un radioso sorriso.


Scott aveva sempre vissuto per i motori. Ricordava ancora quando all'età di quattro anni la vecchia macchina dei suoi nonni si ruppe, e mentre il padre cercava di riparare il guasto, lui era lì ed era rimasto incantato da ciò che stava vedendo. Il fumo, quei fili che erano collegati tra loro. E quel rumore! Quel meraviglioso rumore che fece il motore quando il guasto venne riparato, una luce che proveniva dai circuiti, meccanismi che tornavano a girare. Era stato amore a prima vista, un autentico colpo di fulmine, un unione che gli avrebbe spianato la strada, e per quarant'anni il suo cuore aveva continuato a battere per quei motori, solo per quelli, perché tutto il resto, donne incluse, non contava.


E poi è arrivata Uhura.

Uhura era bella, anzi bellissima, di una bellezza rara, semplice e pura, come un fiore che sboccia mentre tutti gli altri lì intorno rimangono chiusi. Era sveglia, era forte, era coraggiosa, era un vulcano attivo ventiquattro ore su ventiquattro. Era intelligente, era umile, era.. splendida.


C'era stato un momento in cui aveva seriamente pensato che magari, magari, se avesse giocato bene le sue carte, avrebbe potuto conquistarla. Era consapevole di non essere bellissimo, di sicuro non quanto lei, ma forse, se l'avesse fatta ridere, se l'avesse fatta sentire al sicuro, protetta, chissà.


E Jim.


Jim era più bello di lui, più simpatico di lui, più tutto, e pensare il contrario era da idioti. E sembravano molto.. molto legati. Certo, si conoscevano da dieci anni, però.. però quel legame lo aveva scoraggiato non poco.


Sta bene, Scott?” chiese ad un certo punto lei, vedendolo immerso nei suoi pensieri.


Ti manca Jim?”


Merda.
Aveva pensato ad alta voce.


Non direi che mi manca.. direi più che sono preoccupata per lui. Perché questa domanda?”


Siete molto.. intimi..”


Nyota scoppiò dolcemente a ridere.


Com'è dolce quando fa il geloso!


Non nel modo in cui stai pensando.”


Non volevo fare insinuazioni o..”


Non c'è mai stato niente tra me e Jim, e puoi credermi, non ci sarà mai nulla.”


Lui sembra molto attratto da te.”


E ci credo.
Sei bellissima.

“Ma chi? Jim? James Tiberius Kirk? Sappiamo entrambi da chi è attratto e non sono certo io.”


Scott fece un mezzo sorriso, intuendo a chi si riferisse Nyota.


“Alludi a Spock?”


E' chiaro che alludo a Spock! No dico, te la ricordi la reazione di Jim quando Spock è svenuto?”


Magari sono.. sono solo amici.”


Andiamo, Scott! Non sei così ingenuo! Uno non reagisce così se a stare male è un suo amico. Credimi. No, non lo fa.”


Ti vedo molto convinta.”


L'unico modo che avrei per attirare Jim è farmi le orecchie a punta.”


Scoppiarono a ridere di nuovo.

Era bello.
Era bello ridere così di gusto, dopo tanto tempo, dopo tante sofferenze, dopo tanti pianti, finalmente il sorriso.


Poi tornarono seri, e si guardarono di nuovo.


Forza Scott.
Questo è il tuo momento.

Buttati.

“Se Jim non fosse innamorato di Spock, lo sarebbe di te. E.. e a te piace?”

“Jim è carino, ma.. ma non sarebbe mai successo niente tra di noi. Da nessuna delle due parti. Non è lui ad interessarmi.” e tornò a guardare Scott, il quale deglutì, sempre più nervoso.


Si sentiva come un adolescente che ha a che fare con la prima cotta.


Ridicolo.
Sei ridicolo.

Riesci a riparare un circuito di un automobile in meno di un minuto e alla veneranda età di quarant'anni non sei ancora in grado di parlare con una donna senza passare per un deficiente.
Patetico.


Sei felice?” chiese l'ex ingegnere.


Era l'unica cosa che gli interessasse in quel momento.


Sapere se LEI era felice.


Molto.” mormorò lei sulla sua bocca, che trovava sempre più dolce la timidezza e la goffaggine dell'uomo che aveva davanti.


E.. posso fare qualcosa per renderti più felice?”


Penso proprio di sì.”


Ci siamo.
Scott, ora o mai più.


Sporse il viso per baciarla, lei fece altrettanto verso di lui, le loro bocche erano così vicine che sentivano il respiro l'uno dell'altra, era tutto così dannatamente perfetto e..


Oh, finalmente vi ho trovato! Mi dispiace di avervi fatto aspettare, ma avevo delle commissioni da fare questa mattina. Venite. Vi farò fare un giro e vi racconterò tutto, dall'inizio alla fine. Lo so lo so, avrei dovuto farlo già ieri sera, ma era tardi e non avrei potuto dirvi tutto tutto. Infine arriveremo al magazzino dove abbiamo tutti i nostri motori di astronavi in via di progettazione. Mi piacerebbe che lei li vedesse, signor Scott, e che ci desse la sua opinione.”


La voce allegra e forte di Hikaru Sulu arrivò alle orecchie di Scott e Uhura, ed entrambi scattarono come dei militari.

Per la prima volta in vita sua, Scott era molto tentato di rispondere “Ma chi se ne frega di quei cazzo di motori!”, e questo gli fece capire quanto tenesse a Nyota, e al bacio che stava per aver luogo.


Chekov e Leila?” chiese, sforzandosi di risultare assolutamente tranquillo.


E che cavolo proprio da loro doveva venire prima? Non poteva cercare prima gli altri due?!?


Sono con dei nostri specialisti in varie zone della città. Li raggiungeremo, non temete.”


A malincuore, i due si alzarono e lo seguirono. Scott era ancora parecchio infastidito dall'interruzione, ma ora sapeva che Nyota lo ricambiava e così avrebbe potuto trovare un modo bello, il più romantico, per darle il loro primo bacio. L'avrebbe fatta sentire una principessa, come meritava. L'avrebbe fatta sentire speciale, e lo era. Eccome se lo era.


Anche lei sembrava piuttosto tranquilla. Ne aveva passate talmente tante ormai che non si sarebbe certamente arrabbiata per una cosa simile.

Nel frattempo nella capanna, mentre McCoy leggeva un libro sulla medicina vulcaniana che aveva trovato in giro e Kirk dormiva dopo essere crollato come sempre sulla sua poltrona, dopo mesi e mesi, Spock aprì gli occhi.

bene...eccoci qui!
Scotty e Uhura, Dio quanto li amo!
Li ho amati nella Serie Classica, li ho amati nei Movies e li amo anche qui, che tra una romanticheria e l'altra si ritrovano a shippare e fangirlare Spirk.
I miei Uhotty <3 Danno tante soddisfazioni <3
Per quello che riguarda la fine.. beh.. dovrete attendere il prossimo capitolo!!
Sì lo so, la devo smettere di concludere i capitoli con questa suspence, prima o poi la smetterò, ma non ora :D :D
Grazie a tutti quelli che leggeranno e recensiranno (come al solito XD)

Alla prossima, baci ^.^

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Capitolo 17
*** Rottura ***


CAPITOLO 17. ROTTURA


La vista era annebbiata, la testa gli girava e i muscoli erano tesi, ma qualcosa gli disse che era solo una fase, che tutto sarebbe passato presto, e fu questo pensiero che lo indusse a stringere i denti e cercare di riprendere il controllo di sé, e funzionò: le linee sfuocate intorno a lui iniziarono a farsi più chiare, e a poco a poco riconobbe la sua stanza.


Volse leggermente lo sguardo, e se lo trovò lì, al suo fianco, com'era prevedibile, come era sempre stato, come sempre sarà. Sempre.


Lui.


Jim.


Stava dormendo sulla poltrona, a quanto pare dopo molto tempo a giudicare dalle profonde occhiaie, i capelli spettinati e l'evidente stanchezza. Aveva palesemente un aspetto orribile, eppure.. eppure era ancora così dannatamente bello agli occhi del vulcaniano, il quale arrivò alla conclusione che lo avrebbe trovato sempre bello.


Ancora quella parola. Sempre. Era l'unica che gli venisse in mente quando pensava a Jim. Stabilità, permanenza, conforto perenne.


Spock si guardò la mano sinistra, e solo in quel momento si accorse che era teneramente stretta da quella di Jim. Il primo pensiero del vulcaniano fu di sottrarsi, di allontanare la mano subito, quel contatto non era necessario, non era.. logico. Eppure fece esattamente l'opposto: ricambiò la stretta muovendo leggermente le dita, con le quali accarezzò dolcemente la mano di Jim. Ed era bello. Bello, bellissimo.


Solo un momento. Un momento per sentire tutto questo ancora una volta.


E la sua logica tornò a farsi sentire, prepotente come non mai, e a malincuore, il vulcaniano lasciò la mano di Jim, anche se in cuor suo sapeva che avrebbe dato qualunque cosa, qualunque, pur di non lasciarla. Mai.


Probabilmente fu per questo che non smise di guardarla, quella mano, incurante di tutto il resto.


Quella mattina Jim si svegliò come tutte le mattine, accecato dalla luce del sole che entrava nella stanza dalla finestra, aspettandosi di passare la giornata esattamente come quella precedente. Un altro giorno di pianti, dolori, sofferenze, conversazioni con sé stesso, crampi allo stomaco, ansia, angoscia, solitudine.


Come sempre, volse lo sguardo verso il vulcaniano per baciarlo sulla fronte, incrociò i suoi occhi..


I suoi occhi.


I suoi meravigliosi, splendidi, profondi, brillanti occhi scuri erano semichiusi, visibilmente stanchi e sul punto di chiudersi, ma erano aperti. APERTI, e questo causò a Jim un'insieme di cose impossibili da classificare e da descrivere. Troppo forti, troppo improvvise, e probabilmente non erano ancora state inventate parole per esprimere quei sentimenti.


Quegli occhi aperti furono una scarica elettrica.

Quegli occhi aperti trasformarono le leggere scintille che Jim aveva nell'animo in fiammate esplosive.


Il suo battito si fece sempre più accelerato, i suoi respiri sempre più forti, e per qualche minuto ebbe la paura che il suo cuore uscisse dal petto, considerando la sua agitazione.


Avrebbe voluto fare tante cose, tante cose così contrastanti, tutte insieme, e chiaramente non era possibile, ma fu un'impresa controllarsi, soprattutto considerando che era sempre stato impulsivo.


Avrebbe voluto urlare, piangere, gesticolare così tanto con le mani da fare quasi allenamento fisico. Avrebbe voluto arrabbiarsi con lui per non avergli mai detto nulla di quello che provava, avrebbe voluto saltargli addosso e baciarlo, avrebbe voluto restare a guardarlo con la faccia da ebete senza dire o fare nulla.


Ma tutto quello che riuscì effettivamente a fare fu avvicinarsi a lui e, continuando a guardarlo come se fosse una visione celestiale, accarezzargli dolcemente la guancia. Spock lo guardò teneramente negli occhi, e anche se era ancora visibilmente stanco, aveva lo sguardo che brillava, quel contatto, quelle dita sulla sua guancia, era tutto perfetto.


Spock..” mormorò Jim, iniziando a sentire delle lacrime rigargli il viso.


Jim..” sussurrò il vulcaniano con voce stanca, ma felice.


Era più emotivo e meno inflessibile del solito, ma Jim pensò fosse normale. Era palesemente affaticato e stanco, e probabilmente gli era più difficile controllare quei sentimenti e seguire la logica.


Spock..” ripeté Jim, questa volta sfoggiando un sorriso a trentadue denti, senza smettere di piangere. Sospirò, poi balbettò “.. la tua voce..”


Non è quella di sempre?” chiese il vulcaniano, con un tono così genuino che fece sobbalzare il cuore di Kirk.


Sì, lo è. E' quella di sempre.. ed è.. meravigliosa. Assolutamente meravigliosa.” disse il biondo, visibilmente commosso.


Ed è ancora più meravigliosa quando dici il mio nome.
Il mio nome non è mai stato più bello, e quando lo dici tu, diventa, perfetto.


Continuavano a guardarsi dolcemente, come alla ricerca di qualcosa, come se si fossero aspettati e desiderati per anni, e forse era stato così.


Jim avrebbe voluto stringerlo a sé, baciarlo, fargli una dichiarazione d'amore così intensa da folgorare ogni muro logico che il vulcaniano avrebbe potuto costruire, ma era ancora parecchio intontito, e non voleva che capitasse di nuovo. Non voleva vederlo crollare e tenere gli occhi chiusi per altri mesi. No. Non avrebbe più vissuto quell'inferno, neanche per un momento. E arrivata a questa conclusione, era rimasta una sola cosa da fare.


McCoy!!” urlò a squarciagola.


Sarebbe stato meglio, forse, lasciare la stanza e andarlo a cercare piuttosto che urlare il suo cognome, ma non voleva lasciare Spock.


L'ex medico arrivò prima del previsto, probabilmente incuriosito dalla chiamata di Kirk, che di rado lo cercava in quel periodo. Non appena entrò, venne accecato dal radioso sorriso di Jim, e non gli ci volle molto per capire il motivo: accanto a lui se ne stava un vulcaniano stanco e stordito, ma sveglio.


Spock non gli era mai stato particolarmente simpatico. Non lo conosceva bene, e per quel poco tempo che avevano passato insieme non avevano fatto altro che litigare, discutere, rinfacciarsi cose e giudicare l'uno la vita dell'altro, ma ciò non gli impedì di sfoggiare un sorriso, anche se non radioso come quello di Jim. In quel momento, tutta la rabbia e l'irritazione che il dottore aveva provato a causa del vulcaniano volarono via, lontano, come se fossero appartenute a qualcun altro, come se fossero state solo frutto della sua immaginazione.


Spock! Giuro, non avrei mai pensato di dirlo, ma mi fa davvero piacere vederla sveglio! Ora non ci resta che stabilire se, oltre a questo, è anche in forma.” esclamò con una certa euforia, prendendo dalla tasca un aggeggio medico dalla forma circolare con il quale lo avrebbe esaminato.


Si avvicinò al letto, poi guardò Jim tenendo le braccia incrociate.


C'è qualche problema?” chiese il biondo.


Qualche problema? Aspetta fammici pensare.. può darsi.. L'aria di questa stanza è soffocante? No, forse no. Ho male alla schiena? No, forse non è neanche questo. Magari dovrei semplicemente fare una visita necessaria ad un uomo che è stato in coma per mesi, ma non ci riesco se il suo fidanzato mi alita sul collo, perché giustamente dopo tutto questo tempo non si fida ancora di me.” sbottò McCoy, usando un tale sarcasmo da sembrare un attore comico.


Io mi fido, McCo..”


Allora fuori.”


Starò zitto e buono.”


Davvero non hai voglia di uscire da questa stanza? Dopo mesi?!? Esci, respira aria buona! Orecchie a punta si è svegliato quindi non hai più nessuna scusa per restare qui. Farò presto, dopo potrai stare con lui tutto il tempo che vorrai.”


Spock avrebbe dovuto irritarsi per quel commento, ed è quello che avrebbe fatto in qualsiasi altro momento, ma tutto quello che riuscì a fare fu agitarsi: solo allora si rese conto di non portare il cappello.

Per quanto tempo era stato in coma? Giorni? Settimane? Mesi? E in tutto quel tempo era stato senza cappello? Le sue orecchie erano in bella vista, e chiunque avrebbe potuto vederle. Perché non portava il cappello? Chi gliel'aveva tolto?

Iniziò a guardare ovunque nella stanza, alla ricerca sfrenata di quel cappello che era ansioso di rimettere sulla testa, ma non lo vide da nessuna parte. Smise di cercarlo quando sentì le mani di Jim che gli accarezzavano dolcemente il braccio sinistro.


McCoy ti deve visitare, Spock. Sarà una cosa veloce. Io.. io sarò qui appena fuori dalla porta, e non appena avrai finito la visita tornerò subito da te. Non ho nessuna intenzione di lasciarti. Ok?” mormorò Jim, con una voce così dolce da non sembrare neanche la sua.


Spock non disse nulla, ma bastò il suo sguardo per far capire a Jim che lo avrebbe aspettato, che capiva, e quest'ultimo, a malincuore, concluse quel meraviglioso contatto e lasciò la stanza.


L'ex agente aspettò pazientemente fuori dalla stanza, iniziando a pensare a cosa dire a Spock per rendere l'attesa meno straziante. Spock era.. era unico. Un esemplare unico al mondo, era speciale, lo era al punto che persino i suoi difetti lo rendevano bello, e meritava una vita perfetta, e Jim voleva che lo capisse. Voleva capisse che lui avrebbe fatto di tutto, ma proprio di tutto, per renderlo felice ogni secondo, ogni attimo, ogni istante. Voleva capisse che ora tutto sarebbe cambiato, che non avrebbe più fatto lo stupido con le donne. Che ora esisteva solo lui. Che tutto il suo mondo sarebbe girato intorno a lui. Per sempre.

Quei pensieri lo mettevano di buon umore, ma non era nulla a confronto a quello che provò quando sentì la porta aprirsi e vide McCoy andargli incontro.


Sta benissimo, Jim.” mormorò contento l'ex medico, sorridendo.


Sta bene? Davvero?” chiese Kirk con un filo di voce, sforzandosi di mantenere la calma, anche se la gioia dentro di sé stava lottando per uscire.


Sta più che bene. Era un po' stordito e non totalmente in sé, ma ha reagito bene ad un farmaco che gli ho dato e ora è tornato quello di sempre. Fisicamente è perfetto. L'ho aggiornato sugli altri e sulla Cina, così non perderete tempo a parlare di quello..” spiegò brevemente McCoy, intuendo quanto Kirk volesse raggiungere il vulcaniano il prima possibile, e difatti aggiunse “..vai da lui. Corri”.


Jim se non se lo fece dire due volte: diede una veloce pacca all'amico e corse da Spock.


Lo trovò girato verso il muro, e subito si accorse che aveva di nuovo il cappello.


Si mise a sedere vicino a lui, ma il vulcaniano continuava ad avere il viso voltato dall'altra parte, come se nessuno fosse entrato.


Ehy, ti sei rimesso quel cappello, eh? Avrei dovuto nasconderlo meglio.” fece in tono scherzoso, poggiando delicatamente una mano sul suo braccio, ma la reazione del moro lo colse totalmente di sorpresa.


Non si voltò, non parlò. Anzi, a quel contatto, si irrigidì facendogli ritirare la mano. Jim stava iniziando a preoccuparsi e non poco, ma cercò di mantenere la calma.


Spock che succede?” chiese seriamente.


Il Vulcaniano strizzò gli occhi, come se fosse consapevole che, quello che gli sarebbe uscito dalla bocca, gli avrebbe cambiato la vita per sempre.


Voglio che tu te ne vada.”


Jim sentì come un masso enorme entrargli nel corpo e distruggere tutti i suoi organi interni. Quella frase fu.. fu devastate. Fu un fulmine a ciel sereno. Avrebbe voluto chiedere spiegazioni, sapere se era arrabbiato, se ci aveva ripensato. Voleva sapere perché aveva tirato fuori tutta quella freddezza, quel modo di fare glaciale, che non aveva mai avuto con nessuno. Nemmeno con McCoy.

Ma non lo fece. L'ultima cosa che voleva era litigare. Magari era stanco, magari voleva stare da solo con i suoi pensieri. Assimilare ciò che era successo e i mesi che erano trascorsi.


Questa volta avrebbe seguito la testa, e non l'istinto.


Forse.. forse hai ragione. Ma dobbiamo parlare. Subito. Adesso esco come vuoi tu, ma tra un paio d'ore torno, e parleremo.” disse chiaramente Kirk uscendo, anche se nella sua voce si leggeva chiaramente l'irritazione, la preoccupazione e il disagio che stava provando.


Le ore che seguirono furono per Jim devastanti. Quando aveva visto gli occhi di Spock aprirsi, aveva subito pensato “E' finita. Ora starò bene. Ora staremo bene. Torneremo a vivere, entrambi, insieme. Non piangerò più, non sentirò più il mio stomaco logorarsi dal dolore. E' finita.” e mai avrebbe pensato di ritrovarsi di nuovo, dopo neanche un'ora, in quello stato, uno stato che non avrebbe dovuto rivivere. Mai più.


Pensò a tutto quello che sarebbe potuto succedere, passate quelle due ore. Più ci pensava e più arrivava alla conclusione che Spock lo avrebbe allontanato, avrebbe negato tutto quello che era successo, avrebbe semplificato tutto. E Jim non poteva permetterlo. Non sarebbe uscito dalla sua vita così, come se niente fosse. Non glielo avrebbe permesso.


Una volta giunta l'ora prestabilita, Jim rientrò nella sua stanza, chiudendosi la porta alle spalle.


Spock aveva ancora quel cappello, ed era ancora girato dall'altra parte, verso la finestra. Kirk si sedette di nuovo sul letto, tenendo i pugni stretti. Aveva una folle paura, paura di ciò che avrebbe sentito, ma era arrivato il momento di parlare e lui per primo non avrebbe aspettato oltre.


Ora vuoi dirmi che ti prende?” mormorò.


Spock non disse nulla, non emise neanche un sospiro, e questo non fece altro che far salire l'ansia a Jim, che si trovò costretto a tentare qualcos'altro per farlo parlare.


Perché non ti giri, così posso guardarti?” sussurrò, con un tono così dolce che Spock fu seriamente tentato di farlo, ma alla fine, vinse la logica e rimase nella stessa posizione.


Avevamo un patto.” disse semplicemente, in tono neutro.


Un patto?”


Saresti rimasto solo finché ti sarebbe stato impossibile tornare a casa. McCoy mi ha detto che la Cina è sicura. Puoi andartene.”


Kirk si sentì come soffocato.
Non gli piaceva quella conversazione.

La sua calma iniziò a vacillare, e la sua voce si fece sempre più triste, amareggiata.


Ma io non voglio andarmene. Io voglio restare qui. Con te.”


Spock si strinse ancora di più al cuscino, e chiuse gli occhi. Era stata una saggia idea girarsi dall'altra parte, così Jim non avrebbe potuto vederlo in quello stato. Non avrebbe dovuto vederlo così.. emotivo. E forse quella patetica recita che stava mettendo su non avrebbe funzionato. Strinse le labbra, sforzandosi di dire una cosa che non avrebbe mai voluto dire, ma che era, in quel momento, necessaria, e alla fine, riuscì a dirla.


Ma io non voglio che resti.”


Jim si sentì morire.

Si sentì come se tanti piccoli omini fossero dentro di sé e con un martello stessero colpendo ogni parte del suo corpo, e lui non poteva fare niente per impedirlo.

La sua razionalità andò via del tutto, e rimase solo la rabbia e il dolore, che il suo corpo non era più in grado di contenere. Non ci misero molto ad uscire, come esce lava da un vulcano in eruzione.


Cosa diavolo stai dicendo, Spock?” urlò il biondo.


Non hai nessuna ragione per restare qui.”


IO TI AMO, SPOCK! E' una ragione abbastanza logica per te?” ribatté Jim, sempre urlando.


Spock chiuse gli occhi, ancora, e con una mano strinse forte il materasso. Si aspettava che lo avrebbe detto, anzi, urlato. E sapeva che questo avrebbe reso tutto più difficile. Quando era in coma aveva sentito ogni singola parola pronunciata da Jim nei suoi confronti, ed erano ricordi fissati nella sua mente, che non se ne sarebbero andati tanto facilmente. Ricordava i suoi resoconti sulla giornata, ricordava i momenti in cui cercava di fare lo spiritoso anche se non gli riusciva bene perché le sue battute erano rotte dai singhiozzi, ricordava i pianti, ricordava le dichiarazioni d'amore, bellissime dichiarazioni d'amore, ricordava i ti amo. Sapeva che una volta sveglio glielo avrebbe ripetuto, che lo amava, immaginava che sarebbe stata dura per lui rimanere logico e impassibile davanti a quelle parole, ma non credeva che lo sarebbe stato.. così tanto.

Respirò a fondo, cercando di usare una voce neutra, calma e fredda, anche se dentro di sé voleva solo urlare per quello che stava facendo. A entrambi.


Non sono responsabile delle tue emozioni.”


Oltre a tutto il resto, Jim iniziò anche a tremare.
Perché lo stava facendo?
Perché?

E' tutto qui quello che hai da dire?!?”


Non vedo cosa altro ci sia da dire.”


TU HAI DETTO DI AMARMI, SPOCK! Guardandomi negli occhi! L'hai detto perché lo provi! E niente di quello che dirai mi convincerà del contrario!”


Spock scosse la testa. Jim non capiva, non avrebbe mai capito. Non era previsto che accadesse tutto questo. Era convinto di morire, quel giorno, per questo era stato così sincero sui suoi sentimenti per lui. Non era previsto che ce la facesse. Che dovesse affrontare quanto aveva rivelato.


Calò il silenzio, rotto dalle parole del vulcaniano, sempre più fredde, sempre più dolorose.

“Ero ferito gravemente, e in punto di morte. Non sapevo cosa stavo dicendo, ero confuso e..”


CONFUSO? Stai scherzando, vero? Pensi davvero che me la beva?!?”


No, se l'aspettava. Sapeva che non se la sarebbe bevuta. Lui era Jim, lo conosceva troppo bene, era sensibile alle emozioni, ai sentimenti, ma proprio perché lo conosceva avrebbe dovuto aspettarsi una reazione del genere. Perché erano troppo diversi. Perché era impossibile. Perché faceva paura. Perché era illogico.


Kirk tirò un sospiro, cercando di calmarsi. Non sarebbe andato da nessuna parte se avesse continuato ad urlare, anzi, avrebbe peggiorato le cose e basta. La sua voce tornò ad un livello più basso, ma era una voce piena di tristezza, paura, solitudine, accompagnata dalle lacrime che non accennavano a fermarsi.


Ascolta, so cosa stai facendo. Stai facendo con me quello che facesti anni fa con Leila, ma sappi che non funzionerà. Non questa volta. E vuoi sapere perché? Perché non è solo una cotta, e lo sai..” la sua voce si ruppe per un singhiozzo. Proseguì dopo pochi secondi “.. io ti amo, Spock. Non immagini neanche quanto. Non so di cosa hai paura, ma qualunque cosa sia la affronteremo insieme. Andrà tutto bene, Spock, fidati di me, ti prego..” fece Jim con un filo di voce, voce che continuava a tremare.


Il vulcaniano sentì qualcosa agitarsi nel suo stomaco, come se qualcuno avesse dato una scossa elettrica ai suoi organi interni. Dio, quanto avrebbe voluto credere a Jim con tutto sé stesso. Quanto avrebbe voluto pensare che sarebbe bastato stare insieme. Quanto avrebbe voluto considerare solo il presente e non il futuro. Quanto avrebbe voluto dirgli che sì lo amava, che lo amava da dieci anni, che ogni loro contatto gli faceva toccare il cielo.

Ma no.. non poteva accadere.


Non un bacio, non uno sguardo, si erano già spinti troppo oltre, troppo l'oltre consentito.


Doveva allontanarlo, subito, prima che fosse troppo tardi. Prima di perdere quella logica che veniva sempre più a mancare, soffocata da quei sentimenti che crescevano crescevano e crescevano, a dismisura, spaventosi.


Vivere una vita con Jim, stare con lui in quel modo, svegliarsi con lui, abbracciarlo, quei contatti che tanto amava sarebbero diventati routine. Alzarsi e vederlo girovagare per casa, con quel sorrisetto furbo da eterno Peter Pan. Essere il primo a vedere le rughe che spuntavano sul suo volto e i capelli farsi sempre più bianchi, una conseguenza del tempo che passa. Sarebbe stato un sogno, un idillio, ma poi? Cosa sarebbe successo poi? Le loro differenze nell'invecchiamento sarebbero state la loro fine. Lui avrebbe potuto vivere per oltre duecento anni, ma Jim oltre ai cento o poco più non sarebbe arrivato. E questo a cosa avrebbe portato? A Jim che se ne sarebbe andato, per sempre, e vivere un altro secolo senza Jim, dopo essere stato con lui per decenni, sarebbe stato così terribile che neanche tutta la logica del mondo lo avrebbe confortato, aiutato, salvato. Avrebbe vissuto gli anni che gli restavano da solo, in quella casa vuota, che sarebbe stata ancora più vuota senza quel biondo che faceva lo stupido ogni ora del giorno, con i ricordi che lo avrebbero tormentato, per sempre, fino alla fine dei suoi giorni. E il suo cuore avrebbe continuato a battere per qualcuno che non era più lì, e niente lo avrebbe riportato indietro.


Allontanarlo ora, prima di vederlo diventare vecchio, prima di passare buona parte della sua vita con lui, era l'unica scelta logica. Sapeva che questo lo avrebbe portato a stare male, male, terribilmente male, ma non era nulla se confrontato al dolore che gli avrebbe causato la sua morte dopo anni e anni passati insieme.


Ti prego, vai via.”


Spock, Spock ti scongiuro non farmi questo. Io non posso vivere senza di te..” la voce era così rotta che era diventata quasi un tutt'uno con le lacrime.


Se mi ami come dici, vattene via.”


Jim capì quanto Spock fosse a disagio per quella situazione, per la sua presenza lì, e nonostante tutto, nonostante il male che gli stava facendo, non voleva che stesse male per causa sua, e inoltre non aveva alcun senso continuare ad insistere perché il vulcaniano persisteva nella sua decisione, e con tutto quel dolore che stava provando, Jim davvero non seppe dove trovò la forza di alzarsi e dirigersi verso la porta. Mise una mano sulla maniglia, poi si volse si nuovo verso il moro.


Se esco da questa porta.. non tornerò mai più, Spock. Non mi rivedrai mai più.”


Allora vai.”


McCoy, che era poco più distante, sentì una porta sbattuta con forza, Jim prendere uno di quegli aggeggi di Scott per teletrasportarsi, e poi lo vide scomparire.

Forse per sempre.





















lo so lo so..

questo capitolo è spaventosamente lungo (e spaventosamente angst ç____ç)
chiedo immensamente venia, ma non sono in grado di scrivere storie, sia Fanfiction sia Storie Originali, senza una buona dose di angst. Fa parte di me (non a caso shippo Spirk che nell'angst ci sguazza)

Forse molti di voi si aspettavano che al risveglio di Spock sarebbero stati finalmente insieme, ma io ho un animo malvagio e se non rendo le cose complicate non sono contenta T.T

Mi sto odiando per questo capitolo, e sinceramente sono stata maluccio nel scriverlo (un po' per rendere meglio il dolore non solo di Jim ma anche di Spock, e un po' perché sono davvero patetica e ho bisogno di andare da uno bravo).


Se troverò recensioni tipo "ti odio non puoi finirlo così" o "sei un essere malvagio" o "esiste un girone all'inferno anche per te", sarò felice perché queste sono le emozioni che volevo suscitare in voi.

Spero che strutturalmente, al di là dell'angst e del momento uccidi feels, il capitolo vi sia piaciuto perché vi assicuro, ho sudato nello scriverlo.

Come al solito vi ringrazio e un bacio a tutti quelli che recensiscono ogni capitolo (e che recensiranno anche questo).

Ci si vede Spirk :3 :3

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Capitolo 18
*** Naveria ***



CAPITOLO 18. NAVERIA



Ci siamo rimasti di sasso quando siamo arrivati. Ci aspettavamo una situazione simile alla nostra, e invece..” mormorò Scott, mentre camminava per la città con Sulu e Uhura.


E invece noi ci aspettavamo che non ne foste a conoscenza. Sapete qual'è il problema della corruzione? Che anche se parte da un singolo individuo, si espande a velocità esponenziale coinvolgendo sempre più persone, sempre più luoghi. E' come la peste, ma devo dire che c'è un risvolto della medaglia. Gli individui da cui ha avuto origine solo le altre cariche dello Stato. I membri del vostro Governo hanno contagiato l'America, i membri del nostro, invece, la Cina. Ciascuno contagiava la sua zona, il suo territorio, e per essere riusciti a fare questo trasformando tutta la Terra nel clima di terrore che avevano progettato, dovevano aiutarsi.” spiegò Sulu, continuando a camminare.


Un'alleanza.” disse Uhura.


Esattamente. Ricordate Hitler e le prime due guerre mondiali? Se la Germania non avesse avuto nessun alleato, tutto sarebbe andato diversamente. Tutto sarebbe stato più breve. Noi siamo fermamente convinti che i pezzi grossi di ogni paese si incontravano regolarmente, magari per discutere dei possibili problemi, e perché no, indire delle assemblee straordinarie e all'ultimo momento per affrontare possibili rivolte. Quando abbiamo deciso di provare a ribaltare la situazione, la prima cosa che abbiamo stabilito e su cui siamo stati tutti assolutamente d'accordo era di fare l'impossibile per impedire il diffondersi della notizia. Se qualche paese lo avesse saputo, qualunque, avrebbe mandato immediatamente rinforzi e tutto sarebbe stato inutile.”


E gli altri non si sono insospettiti?!? Voglio dire, se è vero che si incontrano regolarmente, avranno trovato sospetta l'assenza della Cina.” ipotizzò Scott.


Ma la Cina non è stata affatto assente.” mormorò Sulu con un sorriso.


Ma come diavolo avete fat..”


Androidi. Erano già stati realizzati prima di arrivare a loro. Abbiamo risparmiato molto tempo in questo modo.”


Scott dovette fermarsi per realizzare quanto aveva appena sentito.


Scusa che hai detto?”


Androidi. Non sapete cosa sono?”


Non ci posso credere! State con i Klingon! Mi sembrava strano che qua fosse tutto normale! E' tutta superficie, nient'altro!” sbottò Scott, che era già saltato alle conclusioni nel momento stesso in cui aveva sentito la parola androidi.


Ma di che diavolo stai parlando?” mormorò Sulu, anche se dalla voce si capiva che stava iniziando ad irritarsi anche lui.


Uhura si affrettò a fermare l'imminente litigata, mentre dentro di sé si chiedeva perché mai quando qualcuno litigava c'era sempre lei lì in mezzo a dover fare qualcosa.


Scott, non pensi che se stessero con i Klingon noi saremmo già morti?!? E' solo una coincidenza.”


L'ex ingegnere capì che la ragazza aveva perfettamente ragione, ma anche se avesse avuto torto, la sua rabbia sarebbe andata via comunque. Perché era Nyota.


Una coincidenza sospetta.”


Non siamo mai stati dalla parte dei Klingon e mai lo saremo. Perché pensate una cosa del genere?” chiese Sulu, che come Scott era tornato quello di sempre.


Secondo le nostri fonti, i Klingon hanno realizzato un androide per sostituire un nostro vecchio Presidente perché non era corrotto. Forse ne hanno progettati altri, io.. sappiamo molto poco al riguardo.” balbettò Scott, forse imbarazzato per l'improvviso scatto d'ira di pochi minuti prima.


Beh mi dispiace dirvelo, ma le vostre fonti sono sbagliate. I Klingon non sono in grado di realizzare androidi. Ma neanche lontanamente.”


Jim l'aveva detto infatti. Aveva detto che Spock prima di svenire gli aveva comunicato che non potevano essere stati i Klingon a progettarli.” ricordò Uhura.


E allora chi? Voglio dire, il padre di Chekov ha visto degli esseri la cui descrizione corrispondeva ai Klingon secondo Spock. Che Spock si sia sbagliato?”


Nah, Spock non è uno che sbaglia.”


Allora il padre di Chekov?”


Non lo so! Io non ci sto capendo più niente!”


Sulu se ne stava lì, a guardare Uhura e Scott entrare nel panico. Erano visibilmente tesi e confusi. Era arrivato il momento di condividere con loro ciò che sapeva, prima che fossero colpiti da un esaurimento nervoso.


I Klingon sono i responsabili, ma non sono stati loro a progettare gli androidi.” mormorò Sulu, ricominciando a camminare.


Scott e Uhura lo seguirono, intuendo che ora si sarebbe spiegato meglio.


I Klingon hanno una politica prevalentemente militare, la loro potenza sta nelle armi e nella guerra, non nella mente. Loro vivono per combattere, per conquistare, per distruggere altri pianeti e rendere i loro abitati prigionieri. Noi siamo dell'idea che hanno creato un'alleanza con degli umani al potere. La Terra è piena di risorse, e sicuramente i Klingon hanno accettato di non invaderla perché qualcuno ha promesso loro quelle risorse. Gli androidi non sono altro che i rappresentati dei Klingon. Loro controllano, agiscono per loro. Il problema non sono gli androidi. Il problema sono i Klingon.”

E da dove spuntano fuori questi dannatissimi androidi? Cioè, non sono qualcosa che si trovano così, in natura! Qualcuno deve averli progettati!”


Naveriani.” mormorò Sulu in tono solenne.


Chi?”


Gli abitanti di Naveria, il pianeta abitato più vicino alla Terra della nostra Galassia. Sono sempre stati un popolo pacifico e solitario. Possiedono delle conoscenze eccezionali in ogni campo, ma sono molto chiusi, non lasciano mai il loro pianeta. E i Klingon lo sanno. L'hanno sempre saputo. Li hanno obbligati a realizzare degli androidi per loro, altrimenti avrebbero distrutto il pianeta.”


Come fa a sapere tutte queste cose? Siete entrati in contatto con loro?”


In un certo senso..”


Scott spalancò gli occhi.


Voi siete.. siete riusciti ad andare nello spazio? A raggiungere nuovi pianeti abitati?!?”


Oh, no! Sarebbe stato troppo bello.”


Allora sono venuti loro?”


No, no. Come ho già detto sono un popolo molto chiuso in sé stesso, molto primitivo nello stile di vita nonostante le grandi conoscenze scientifiche che possiedono, e non sono assolutamente in grado di lasciare il loro pianeta. Hanno paura di non sopravvivere.”


E quindi come..”


Una sonda. Hanno progettato una sonda che hanno inviato sulla Terra. Quella sonda poteva arrivare ovunque, ed è arrivata proprio qui, uno dei pochi posti del pianeta in cui la corruzione ha avuto fine. Non credo sia una coincidenza. Secondo noi sapevano dove inviarla perché sapevano chi non doveva vederla. Non so come accidenti fanno, ma sicuramente sanno! All'interno della sonda abbiamo trovato un loro messaggio e alcune informazioni sul loro conto. Oh, e anche una specie di oggettino, una specie di torcia color argento, che serve per tradurre la loro lingua nella nostra e viceversa.”


Possiamo ascoltarlo anche noi?” chiese Scott.


Ma certo. Seguitemi.” si affrettò a dire Sulu.


Camminarono ancora per una decina di minuti che passarono in silenzio. Sulu era probabilmente impegnato a rimuginare sui suoi pensieri, mentre Scott e Uhura si guardavano di nascosto, come due bambini timidi ma che necessitano uno la presenza dell'altro: arrossirono, sorrisero, teneramente, come se entrambi trovassero quella situazione imprevedibile ma bella. Ed era così.


Raggiunsero un enorme capannone grigio che ricordava molto un magazzino, di quelli dei primi anni del ventunesimo secolo che si trovavano in zone industriali delle città. Sia Scott sia Uhura si avvicinarono a Sulu: in un posto così grande avrebbero potuto perdersi, e già prima di entrare si sentivano parecchio storditi.


Una volta dentro capirono immediatamente il perché fosse così grande. Tutto quello che avevano visto finora, all'aperto, aveva a che fare con la ricostruzione della città: uomini che lavoravano per costruire case, bambini che giocavano a guardie e ladri, edifici essenziali quali ospedali prendere una forma, strade, anche qualche cartello.


In quel capannone invece, trovarono tutto quello che aveva a che fare con la corruzione di prima, del passato, con i dati che avevano: scartoffie, cartelle con informazioni che avevano faticato a recuperare, disegni e prototipi di astronavi che stavano progettando. Vi trovarono persino androidi spenti in un angolo, che probabilmente accendevano per gli incontri con le altre cariche dello stato.


Scott e Uhura erano ammaliati da tutto ciò che videro, ma continuarono a seguire Sulu, che li portò in un piccolo ufficio, con tanto di computer, libri, e scaffali, come quelli di un avvocato. L'uomo elegante si sedette, aprì un cassetto e tirò fuori quella specie di torcia che faceva da traduttore di cui aveva parlato e una piccola palla nera, che posò delicatamente sul tavolo. La toccò lievemente con le dita, e la pallina si trasformò in una piccola TV, che si accese e sulla quale apparve un alieno.


I due americani fecero un balzo indietro: l'unico alieno a cui erano abituati era Spock, ma in fondo era come se non lo fosse perché escludendo il carattere freddo e razionale, non era così diverso da solo nell'aspetto esteriore. Certo, c'erano quelle orecchie a punta che entrambi avevano avuto l'occasione di vedere durante la sua convalescenza prima che partissero per la Cina, ma non erano così assurde in fondo, erano solo un po' più grandi e un po' più appuntite: ci avevano fatto l'abitudine dopo neanche un paio d'ore e nessuno dei due capì mai che ragione avesse potuto avere Spock per nascondere così a lungo quelle non così assurde orecchie.


Ma l'alieno che stavano guardando era molto più particolare: aveva la fisionomia di un umano, certo, ma aveva la pelle completamente verde, di un verde chiaro che ricordava la natura, i capelli corti e azzurri. Le orecchie erano sempre appuntite, ma in un modo diverso da Spock: erano infatti più piccole ma anche più spigolose, tanto da ricordare molto quelle che dovevano avere gli elfi, creature mitologiche che si trovavano spesso nelle più belle fiabe fantasy per bambini. Inoltre, intorno alle orecchie, c'erano come delle piccole piante, dei filamenti d'erba così piccoli da essere appena visibili, sempre verdi ma di un verde più scuro, perché si potessero distinguere dal resto del corpo. Gli occhi erano grandi e azzurri, dello stesso azzurro dei capelli, così azzurri da sembrare finti.

“Pace a voi, umani. Il mio nome è Kalar e parlo per conto del mio pianeta, Naveria. Dopo attenta riflessione e scambi d'opinione, siamo giunti alla conclusione che questo messaggio sia la cosa migliore da fare. 37853044234745,87 Finus fa, che calcolati secondo i vostri parametri corrispondono a poco più di una cinquantina d'anni, una razza invase il nostro pianeta. Ci dissero di essere Klingon e di volere il nostro pianeta perché era ricco di elementi a loro essenziali e perché si trovava in un'ottima zona della galassia. Ci imprigionarono, ci rinchiusero in delle gabbie davvero piccole. Siamo abituati a vivere in mezzo all'aperto, stare in spazi chiusi e stretti per noi è devastante. Alcuni di noi sono morti soffocati. I Klingon esaminarono le nostre ricerche, i nostri studi, ci obbligarono a spiegare loro ciò che non capivano. Infine liberarono alcuni nostri scienziati. Ci dissero che se avessimo rivelato loro come realizzare degli androidi che fossero uguali a esseri viventi di qualunque razza e forma e che se gli avessimo dato tutto il necessario, ci avrebbero risparmiati e avrebbero lasciato il pianeta. Sapevamo che probabilmente avrebbero usato quegli androidi per fare del male ad altri pianeti e ad altri popoli, ma non avevamo scelta. Ci saremmo estinti e il nostro pianeta sarebbe stato distrutto. Siamo sempre stati un popolo pacifico, non sappiamo come si fa a combattere, non abbiamo mai costruito armi, non ne abbiamo visto la necessità. Tutti questi fatti ci portarono ad accettare le loro condizioni. Tuttavia Wazur, il nostro Capo Scienziato di allora, riuscì a posizionare delle Krafkat in alcuni degli androidi che costruimmo per loro..”


Krafkat?” chiese Scott, distogliendo lo sguardo dalle orecchie dell'alieno che non aveva mai smesso di guardare, dato che ogni volta che parlava i filamenti intorno ad esse non avevano fatto altro che muoversi, come se facessero una piccola danza mistica.


E' una specie di telecamera.” spiegò brevemente Sulu.


.. grazie a quei Krafkat ci è stato possibile vedere cosa avrebbero visto gli androidi, e che uso ne avrebbero fatto i Klingon. Abbiamo visto gli attentati, le distruzioni, il declino di pianeti e pianeti. Siamo stati osservatori per tanto tempo, il coraggio e l'audacia non fanno parte delle nostre caratteristiche e del nostro DNA, e vorremo aiutarvi. Avremmo dovuto farlo già da parecchio, ma la paura ha dominato i nostri animi per secoli interi. Disponiamo di conoscenze scientifiche superiori alle vostre, sappiamo cose che voi non sapete, cose che vi serviranno, sappiamo come i Klingon agiscono e vogliamo aiutarvi a riprendere il controllo del vostro pianeta, insieme a tutti gli altri che a causa della nostra codardia si trovano nella vostra stessa condizione. Tuttavia non siamo ancora in grado di lasciare il nostro pianeta per conto nostro. L'unica possibilità che abbiamo di incontrarci è che siate voi a venire da noi, ma non dovrebbe essere un problema. Attraverso le Krafkat abbiamo visto che avete realizzato delle piccole astronavi per viaggiare nello spazio. Sappiamo anche che sono progettate per distruggere e che quindi non possono viaggiare a lungo, ma il nostro pianeta è molto vicino e per il ritorno vi aiuteremo noi. Nella sonda che vi abbiamo inviato ci sono le coordinate del nostro pianeta. Se imposterete la rotta per raggiungere direttamente quelle coordinate non avrete problemi. Attendiamo ulteriori sviluppi. Noi siamo qui. Pace a voi umani.”


Il messaggio si concluse, e Scott e Uhura dovettero sedersi per assimilare quanto avessero appena sentito.


Nel frattempo, nella capanna in mezzo al bosco, Spock se ne stava rinchiuso nella sua stanza segreta continuando con i suoi esperimenti cercando di uscire il meno possibile: non voleva incontrare McCoy. Litigavano più che mai in quei giorni. L'ex dottore era furioso con il vulcaniano per aver cacciato Jim e per avergli spezzato il cuore, e ancora non riusciva a credere a quanto fosse successo tra i due.


Poi ricevette una chiamata da Scott tramite il comunicatore, e questo lo spronò a sperare.


Scott. Tutto bene là?”


Molto meglio di quanto tu possa immaginare.”


Mi fa piacere sentirlo.”

“Spock?”


Lui sta bene. Lui sta fin troppo bene.” sbottò McCoy, marcando il “lui” con evidente rabbia, ma Scott lo ignorò.


Ma è meraviglioso! Jim sarà contento!”


Una pasqua.” fece McCoy, sempre con evidente sarcasmo.


Dovete venire tutti e tre qui. Immediatamente. Abbiamo bisogno di voi e dobbiamo dirvi tante cose. Dovrebbero esserci tre teletrasporti da qualche parte in casa.”


Ne basteranno due.”


Due? Ma non hai detto che Spock sta bene?!?”


E' Jim.”

E' successo qualcosa a Jim?!?”


E' andato via.”


E dove diavolo è andato? Proprio adesso doveva farsi un giro? Va beh lascia stare, quando torna?”


No Scott, non hai capito. Non tornerà.”




eh lo so.

Anche questo capitolo è lunghissimo, e temo che il prossimo non sia da meno >.<

Quindi a voi, che siete arrivati fino alla fine, grazie di cuore <3 <3



Piccola nota sui naveriani: io non conosco tutte le serie di Star Trek, quindi se esiste già una razza con quel nome o con le caratteristiche simili vi prego di dirmelo XD

Nel crearli ho cercato di renderli un po' Vulcaniani e un po' Andoriani XD


Spero vi piacciano!! ;3 ;3


Fatemi sapere! Come sempre le recensioni sono ben gradite!

Ciao ;D

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Capitolo 19
*** Declino ***


CAPITOLO 19. DECLINO


Si svegliò stordito e con un forte mal di testa, come la mattina prima. E quella prima. E quella prima ancora. E tutte le mattine di quei mesi che sembravano anni ai suoi occhi, quei giorni che passavano così lentamente, come macigni, come se il svegliarsi ogni giorno fosse una condanna, una maledizione, altre ore da passare, con la speranza che il Sole sarebbe tramontato presto.


Era libero di fare quello che voleva. Il mondo era ancora corrotto là fuori, ma era come se fosse tutto normale ai suoi occhi, dato che non aveva più nessuna paura della morte. Anzi, la sfidava. In fondo, se la morte si fosse presa la sua anima, cosa sarebbe cambiato? Nulla, perché quella che stava avendo non era vita. Era esistere senza vivere. Ed esistere senza vivere era peggio della morte. Molto peggio.

Prima aveva uno scopo, un'ideale da raggiungere, si sentiva fiero di sé stesso per quello che stava facendo. Ora faceva di tutto per non guardarsi allo specchio, ciò che avrebbe visto non gli sarebbe piaciuto. Era diventato un altro. Un altro che non gli piaceva affatto, ma il suo cambiamento era stato inevitabile, impossibile fermarlo, impossibile tornare in superficie una volta caduto nell'oblio.


Un uomo che una volta era coraggioso, leale, allegro, forte, un uomo che guardava al futuro con speranza e che apprezzava le più piccole cose della vita, era sparito.


Ora c'era un poveraccio. Un povero disgraziato talmente intontito da non essere neanche in grado di radersi la barba, di avere un abbigliamento decente, e di accontentarsi di un paio di pantaloni sporchi e una camicia semi aperta. Un uomo così amareggiato, così distrutto, da passare le sue giornate a bere fino ad ubriacarsi.


Bere era necessario per lui. Bere lo aiutava. Bere gli faceva offuscare i ricordi, tenendo in questo modo quelli brutti e dolorosi, quelli che l'avevano ridotto così, lontani.


Per non pensare più a chi lo aveva ridotto così. A quel maledetto vulcaniano che aveva preso il suo cuore e lo aveva schiacciato fino a distruggerlo. A quel maledetto vulcaniano che era riuscito a fare qualcosa che nessun altro aveva fatto. L'aveva spezzato.


Eppure la vodka non sempre funzionava. Non funzionava mai. Lo si vedeva dalle sue sbornie, durante le quali lanciava con rabbia le bottiglie ormai vuote contro il muro urlando il suo nome, che lo odiava.


Ma quel vulcaniano continuava a restare nei suoi pensieri, sempre incessanti, e alla fine dovette rendersi conto che non beveva perché l'odiava. Se davvero l'avesse odiato non si sarebbe ridotto così per causa sua. No. La verità è che lo amava. Lo amava ancora, come prima, forse addirittura più di prima, nonostante tutto il male che gli aveva fatto. E sapere di amare qualcuno che avrebbe dovuto odiare, per lui, fu la peggiore delle condanne. E sentiva la sua mancanza. Terribilmente. E lo capiva ogni volta che guardava la porta, sperando di vederlo arrivare, di sentirgli dire che era stato tutto un incubo, che era tornato, per lui.


E invece quella soglia la varcarono delle donne, perché secondo Jim, se l'alcool non bastava, il sesso avrebbe riempito il suo vuoto.


Si sbagliava.


Quello era solo un vuoto, squallido sesso senza sentimento. E dopo le donne arrivarono gli uomini. Sempre più mori. Sempre più mori con le orecchie piuttosto grandi. Sempre più uomini somiglianti a lui.


E ogni giorno, al momento del risveglio, si sentiva uno schifo, ma ciò non gli impedì mai di ripetere quel ciclo, senza mai interromperlo.

E poi, dopo mesi e mesi che non lo vedeva, esattamente come tutti gli altri, comparve sulla sua soglia McCoy.

Sentì lo sguardo accusatorio dell'ex medico. Lesse nei suoi occhi la preoccupazione, la paura, la confusione. Quegli occhi che gli urlavano “Ma come ti sei ridotto?!?”.


Uno sguardo che Jim non riusciva a tollerare.


Spostò il braccio dell'uomo con cui aveva passato la notte e che dormiva ancora, si alzò, si vestì rapidamente e andò verso McCoy tanto quanto bastò per parlargli.


Che ci fai qui?” chiese in tono seccato, facendogli intendere che la sua presenza non era affatto gradita.


Ho cercato di contattarti tante volte. E anche Scott e Uhura. Non hai mai risposto.”


Già. Chissà come mai.”


Siamo preoccupati. Molto preoccupati.”


Quel che faccio non è un problema vostro!” sbottò Jim avvicinandosi a McCoy, che fece un passo indietro, disgustato dall'odore di alcool dell'alito dell'amico.


Jim.. Dio! Ma quanto hai bevuto?!? E' così che ti passi le giornate?!? A bere e a scopare?!? Hai una vaga idea di quante malattie si possono prendere ingerendo quotidianamente una dose massiccia di alcool?!? E malattie sessuali? Fai sesso sicuro? Francamente, non credo!”


Non so di cosa stai parlando.”


Ah no?!? Chi cazzo è quel tizio nel tuo letto?”


Chiudi la bocca, McCoy! Non sei mio padre!”


Pensi che Spock sarebbe contento se fosse qui?!? Se ti vedesse in ques..”


Non me ne frega un cazzo di quello che potrebbe pensare o non pensare Spock! E se fosse qui, dovrebbe tenere solo la bocca chiusa e tacere, e sperare che io non lo massacri di botte!”


Davvero?!? Quindi immagino sia una fortuita coincidenza che il tizio che ti sei scopato gli somiglia spaventosamente!”


Vattene via, McCoy!”


Gli hai già chiesto di farsi le orecchie a punta?!?”


TI HO DETTO DI ANDARTENE!”

McCoy si diresse verso la stessa porta dalla quale era entrato, ma all'ultimo si fermò.


Torna, Jim. Abbiamo bisogno di te.” mormorò l'ex medico, questa volta usando un tono calmo.


Kirk sbuffò, e mise le mani sul suo viso.


Non voleva urlare contro McCoy, che non gli aveva mai fatto niente di male, pensò di scusarsi, ma non lo fece.


A cosa potrei mai servirvi io?!? Non so fare niente. Niente di particolare o di rilevante.”


Questo non è vero, e lo sai. Ci serve qualcuno che sia in grado di convertire il gavko in energia per il motore che stiamo progettando per la navicella. Tu lo sai fare.”


Lo so fare perché me lo ha insegnato Sp.. hai capito. Lo può fare benissimo lui. E' così intelligente.” sbottò Jim con rabbia.


Lui deve azionare una macchina complicatissima di sua invenzione per collegare l'energia al motore, e deve farlo nello stesso momento in cui si dovrebbe convertire il suddetto gavko in energia, e non può fare entrambe le cose contemporaneamente... Dio, ti prego non chiedermi di ripeterlo! Non ci capisco niente di questa roba!”


La confusione di McCoy fece strappare a Kirk un piccolo sorriso, ma poi tornò subito serio. Guardò l'amico perplesso.


Non posso tornare McCoy, tu lo sai. Sp.. Spock.. non mi vuole.”


“Spock può anche andare a fanculo, possibilmente.”

McCoy..”


Sta sempre chiuso in una stanza a fare solo-Dio-sa-cosa, non lo vedrai mai! Starai con lui solo quando collegherete quel coso all'altro coso! E in quel momento sarai troppo indaffarato per guardarlo.”

“Io non lo so..”


Jim, ti prego. Dobbiamo raccontarti tante di quelle cose! Ti piaceranno. Non lasciare che quello stupido e apatico vulcaniano rovini la tua vita e ti impedisca di fare ciò in cui hai sempre creduto.”


Io..”


Solo qualche giorno. Il tempo che serve per fare quello in cui ci servi, poi se vuoi puoi andartene. Certo, noi preferiremmo che tu rimanessi e venissi con noi, ma non possiamo costringerti.”


Jim aprì la bocca, ma non disse nulla e la richiuse.


Pensaci, ma non troppo.” mormorò McCoy, per poi uscire.


Qualche giorno dopo, Spock se ne stava chiuso nella sua stanza ad appuntarsi i suoi calcoli sugli esperimenti appena svolti. Dopo settimane, aveva finalmente raggiunto dei risultati che potevano essere definiti soddisfacenti, ma nonostante ciò era perfettamente consapevole del fatto che la sua attenzione fosse calata, e i suoi errori aumentati. Si ripeteva di continuo, nella sua testa, che la ragione di tutto fosse la nuova ubicazione: prima se ne stava in una capanna nel bel mezzo di un bosco dell'America, mentre ora si era spostato in Cina, ma in fondo, sapeva che il luogo in cui si trovava non aveva nulla a che fare con la sua concentrazione. La ragione era un'altra, ma non l'avrebbe mai ammessa. Non era logico che fosse quella ragione.


Poi sentì dei rumori improvvisi provenire da fuori e incuriosito, lasciò la stanza per andare a vedere, e così ogni sua paura divenne realtà.


Quella ragione che non avrebbe mai ammesso, quella illogica ragione per cui era poco concentrato, era lì, davanti a lui, in carne ed ossa.

James Tiberius Kirk.


Non lo vedeva da mesi, da quando l'aveva cacciato, eppure era quello di sempre. I capelli curati ma non troppo, una camicia a righe, dei normali pantaloni scuri. Non immaginava neanche lontanamente come aveva passato quei mesi, né il fatto che il suo aspetto fino a qualche giorno prima fosse completamente diverso.


Ma ora era lì, e fu come se non se ne fosse mai andato. L'unica cosa diversa in lui era il suo sguardo: cordiale con tutti, ma quando vide Spock, i suoi occhi divennero neri come l'oscurità, e Spock ci lesse dentro tutta la rabbia e l'odio che stava provando per lui, e che probabilmente avrebbe provato per sempre, e quello sguardo scuro su di lui gli fece gelare il sangue: non immaginava che covasse ancora tanto rancore, tanta rabbia.

Solo in quel momento Spock capì quanto lo avesse distrutto, ferito.


Era lo stesso, ma anche un altro.


Ed era stato lui a farlo diventare così.

eccoci qua
ecco che fine ha fatto Jim..
Forse molti di voi saranno sollevati nel sapere che non è nelle mani delle autorità (non ancora), ma non è messo proprio benissimo..
Eh Spock, hai visto cosa hai fatto?!?!?
Speriamo che il vulcaniano rimedi alla situazione! >.<
Ma Jim.. glielo lascerà fare??
Lo scopriremo nei prossimi capitoli ;D
Come al solito ogni recensione è ben gradita! :3

piccola nota: causa vari problemi mi sarà impossibile usare il computer per un mesetto (forse due), e quindi non potrò aggiornare la storia per un po'.. niente paura, non appena potrò tornerò regolare con le pubblicazioni, pazientate e abbiate fede ;D

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Capitolo 20
*** Sul Ponte ***


*risorge dalle ceneri*

Salve! Sì, esisto ancora >.< Mi scuso per l'assenza, ma quello che doveva essere "un piccolo problema al computer" era "un enorme problema", ergo ho dovuto comprarne un altro, dove ho dovuto installare vari programmi tra cui quelli che mi servono per scrivere e pubblicare su EFP (Open Office e Nvu) e per fare tutte queste cose ho perso molto tempo. D'ora in avanti cercherò di tornare al mio ritmo precedente (un capitolo a settimana), ma sarà difficile e può darsi che non riuscirò ad essere sempre puntuale negli aggiornamenti (anche perché gli ultimi capitoli che ho scritto sono più lunghi e corposi), ma farò del mio meglio!


Vorrei inoltre ringraziare tutti voi, che continuate a leggere la mia Fanfic e a lasciarmi recensioni meravigliose (e che mi diverto molto a leggere), alcuni di voi capitolo per capitolo! Davvero, ve se ama :') Spero recensirete anche questo capitolo e i prossimi (ma soprattutto spero vi piacciano!).


Un abbraccio! Buona lettura! :D




CAPITOLO 20. SUL PONTE

“Non pensavo che l'avrei mai detto, ma Dio, amo questi androidi!” esclamò con gioia Scott, mentre accompagnava Kirk nella zona di lavoro dell'astronave, per fargli notare tutti i cambiamenti che avevano apportato e soprattutto quanto fossero vicini, terribilmente vicini, alla conclusione di una navicella così grande che avrebbe potuto contenere anche centinaia di persone, escludendo lo spazio per i motori naturalmente, che rappresentava la parte più grande della nave.


Jim sorrise con leggerezza come faceva un tempo divertito dall'ex ingegnere, ma nei suoi occhi si leggeva ancora il dolore e la tristezza che lo avevano accompagnato in quei mesi, cicatrici che non sarebbero più andate via, molto probabilmente.


Se me l'avessero detto, non ci avrei mai creduto!” esclamò, cercando di essere allegro.


Io e Spock abbiamo passato giorni a fare bozze su bozze, cercando di capire come realizzare questa astronave, senza preoccuparci del tempo. Tutto quello che volevamo era pensare a come poteva essere realizzata, e come avremmo potuto portarla nello spazio. I Naveriani hanno specificato che il loro pianeta è particolarmente vicino, ma volevamo creare qualcosa di duraturo. Qualcosa che, magari, una volta che tutto tornerà normale, se tornerà normale, potremmo usare di nuovo per andare nello spazio, certo, facendo qualche miglioramento. Qualche miglioramento non guasta mai.”


E ce l'avete fatta, vedo.”

A grandi linee. Era sorto qualche problema, ma di poco conto, problema che poi hanno risolto questi meravigliosi androidi, che da allora lavorano senza sosta. E' una vera fortuna che ne abbiamo così tanti, e così ben realizzati. Se non ci fossero stati loro.. Dio, non voglio neanche pensare a quanto tempo avremmo impiegato! Saremmo morti di vecchiaia prima di riuscirci!”


McCoy però mi ha detto che non è solo merito loro. Ho sentito dire che hai fatto grandi cose con i motori. Che li hai resi più forti, più veloci, più resistenti, più potenti. Quasi un miracolo. Tu sei.. il nostro ingegnere dei miracoli!”


Sai come funzionano le voci.. si esagera. E poi non ho fatto niente. E' stato merito dei motori. Io gli ho solo dato.. una spinta. Però mi piace quel soprannome. Ingegnere dei miracoli. Sì, suona proprio bene.”


Sono comunque molto stupito dalla sua competenza, signor Scott. E sono sicuro che anche Nyota lo è..”


Nel sentire il suo nome, lo scozzese arrossì a velocità d'occhio.

Colpito e affondato.


Per quanto sia legato al mio lavoro di ingegnere, vorrei stupirla anche in altri modi..”


Stai.. stai dicendo che non state ancora insieme?!? Dopo tutti questi mesi? Ma che aspetti, Scott?!?”


Siamo stati impegnati qui! E poi non..”

Niente scuse, Scott! E' così palese che vi amate che ormai l'hanno capito anche gli alberi!”


Direi che la stessa cosa si può dire di te e Spock.”


A Jim gli si gelò il sangue, e Scott lo guardò dispiaciuto.
Sapeva di aver giocato sporco tirando fuori il nome del vulcaniano, ma sul momento non ci aveva pensato.


Non è la stessa cosa. E lo sai.”


Jim, ascolta..”


E' un capitolo chiuso. Definitivamente.”


Mi fa davvero piacere sentirlo, perché tutto ciò renderà più facile quello che sto per dirti.”


E sarebbe?!?”


Dovresti andare nel ponte principale dell'astronave in via di progettazione per inserire nella zona del computer riservata al controllo dei motori queste..” spiegò Scott, porgendo a Jim un pezzo di carta con scritto sopra delle formule, probabilmente inventate dallo scozzese, che infatti continuò “.. è per il teletrasporto dall'astronave ad un pianeta vicino e viceversa. Lo farei io, ma devo lavorare alla sala, appunto, del teletrasporto e assicurarmi che tutto proceda per il meglio. E' facilissimo, devi solo inserire ciò che ho scritto nel computer.”


Non c'è problema.” disse Kirk in tono comprensivo, prendendo il foglio e dirigendosi verso la zona, indicata da un piccolo cartello.


Ah Jim!”


Sì?” mormorò il biondo, girandosi verso l'amico per aspettare la conclusione.


Scott si morse le labbra. Sapeva che sarebbe stato corretto da parte sua dirgli che nella sala del ponte principale c'era Spock, che si occupava di inserire nel computer principale i dati e le informazioni di cui disponeva e di cui l'astronave necessitava per un'esplorazione, e che quindi, lo avrebbe incontrato e sarebbero stati soli nella stessa stanza, ma se glielo avesse detto, Jim si sarebbe arrabbiato, rifiutato di fare quel lavoro, e nessun altro in quel momento poteva farlo. E poi l'ex ingegnere sapeva, lo sapevano tutti, che non c'era nessun capitolo chiuso tra Jim e Spock, anzi, quei due avevano urgenza di chiarire. Fare pace, baciarsi, oppure urlarsi addosso di tutto e di più. Quella fase di stallo non faceva bene né a loro né agli altri. Dovevano chiarire. E per chiarire dovevano parlare. E per parlare avrebbero dovuto incontrarsi mentre lavoravano, perché di certo nessuno dei due avrebbe preso l'iniziativa di cercare l'altro. Erano troppo orgogliosi, arrabbiati, confusi, e sì, stupidi, per farlo.


Niente.” sorrise Scott, dirigendosi verso la sala teletrasporto.


/-/-/-/-/


Quell'astronave era davvero immensa, e fu per questo che Jim si stupì di aver trovato subito il ponte di comando, ma fortunatamente c'erano indicazioni ovunque, e non gli fu difficile arrivare a destinazione. Mentre camminava, un piccolo sorriso lo accompagnava. Iniziava a sentirsi meglio, a sentirsi importante, dopo mesi di autolesionismo. Sapere di far parte di qualcosa di grosso, gli dava soddisfazione, e fu per questo che quando le porte che portavano al ponte di comando, che già funzionavano automaticamente, si aprirono, Jim entrò sorridendo, sorriso che si spense quando si accorse chi altro c'era nella stanza, il quale aveva voltato lo sguardo per vedere chi fosse entrato, sentendo il rumore delle porte.


Jim non riusciva a crederci. Era così sconvolto che era addirittura impallidito, e si era bloccato nel punto in cui era, come una statua, come un manichino.


Spock.


Iniziò ad imprecare mentalmente contro Scott le peggiori cose, auto convincendosi che lo avesse fatto apposta, incoraggiato da McCoy, che era stato il primo a volere il suo ritorno.


Non che Spock avesse reagito molto diversamente: una volta resosi conto chi fosse quello che aveva davanti, si rigirò e tornò al suo lavoro, come se niente fosse successo, come se nessuno fosse entrato, e Jim se ne accorse, e sorrise con malinconia.


Se lo aspettava.

In fondo cos'era stato lui per Spock?


Nulla.
Assolutamente nulla.

E con quella reazione, glielo aveva appena dimostrato.


Come Spock, Jim decise quindi di ignorare la presenza dell'altro. Iniziò a controllare la zona, cercando quella in cui avrebbe dovuto registrare le formule, cosa che aveva fretta di fare subito, in modo tale da poter andare ad uccidere con le proprie mani Scott, ma come al solito, la fortuna non era dalla sua parte.


Tutte quelle zone erano uguali, tutti i computer anche, e non riusciva a capire in quale dannatissima zona avrebbe dovuto inserire quel codice. Per una frazione di secondo pensò di sceglierne uno ad intuito, ma se avesse sbagliato, avrebbe potuto danneggiare l'astronave. La sua rabbia nei confronti di Spock era infinita, ma non era tale da portarlo alla distruzione dell'unica salvezza dell'umanità, e fu per questo che, dopo aver inspirato a fondo scocciato per quello che stava per fare, optò per l'unica scelta.. logica.


Qual'è il computer che si occupa del controllo dei motori?” chiese a Spock, ma ci tenne ad esprimere, per ogni singola parola detta, tutta la rabbia, la freddezza e il dolore che gli aveva causato il vulcaniano, cosa che non sfuggì affatto a Spock, naturalmente.


“Vicino alle porte. Il primo alla sua destra.” mormorò Spock, con il suo solito tono neutro, senza staccare gli occhi dal computer di cui si stava occupando.


Ma quello che accadde dopo gli impedì di tornare al suo lavoro.

In un improvviso scatto d'ira, Jim lanciò via dei manuali lì vicino, facendo tanto rumore da far sobbalzare Spock, che tuttavia continuò a non guardarlo, come se si fosse aspettato una reazione del genere.


Dopo tutto quello che abbiamo passato, mi DAI ANCORA DEL LEI?!? NE HAI IL CORAGGIO?!?!?” urlò Jim, furioso come forse non lo era mai stato.


Ho percepito che il suo tono era particolarmente formale. Mi è sembrato logico rispondere con altrettanta formalità.” mormorò Spock in tono calmo, continuando a non guardarlo.


Non ti azzardare! Non ti permettere di rifilarmi la tua logica del cazzo!” sbottò Jim, alzando ulteriormente la voce, ma Spock continuò a non guardarlo, senza dire nulla, senza commentare, quasi senza respirare, come se pensasse che anche se avesse parlato, nulla sarebbe cambiato.


Ed era così.

Tutta la rabbia che Jim aveva dentro stava uscendo ad una velocità spaventosa, era troppa, nascosta troppo a lungo. E ora non era più in grado di controllarla, di tenerla a bada. Non poteva e non voleva.


Hai una vaga idea di quello che mi hai fatto? Di come ho passato questi mesi per colpa tua?!?”


Spock continuò ad essere voltato, ma abbassò lievemente la testa, come a volersi guardare i piedi, ma la verità era che si sentiva sconfitto, sfinito, da tutta quella situazione, e lo testimoniava l'incrinatura che si era appena creata tra i suoi organi interni quando sentì quelle parole.

Colpa sua..

Era vero. Era indubbiamente vero. Era stato lui a farlo restare per dieci anni. Era stato lui a permettere a Jim di entrargli dentro. Era stato lui a dirgli di amarlo. Era stato lui a negare tutto e a cacciarlo via. Aveva fatto tutto lui. Ogni cosa, ogni sbaglio, era stato suo, e ora si ritrovava ad affrontarne le conseguenze. Sapeva che Jim aveva tutti i diritti di essere arrabbiato, di odiarlo, era logico che lo fosse, era un peso che doveva affrontare, un peso con il quale avrebbe dovuto vivere. E non era facile. Per niente. Neanche la meditazione riusciva ad aiutarlo, e ogni giorno la cosa peggiorava, il rimorso di aver negato ad entrambi ciò che volevano, una vita insieme, fatta di amore e carezze, ma doveva resistere, per il proprio bene futuro. Era la logica a suggerirlo, e la logica non sbaglia mai.


Come ha passato quei mesi..
Se lo era chiesto. Terribilmente spesso. Aveva sperato con tutto il cuore che fosse andato in Cina, ma una volta giunto lì aveva saputo che di lui non c'era traccia. Si era spaventato, spaventato per davvero, come forse non lo era dai tempi degli esperimenti sui Vulcaniani. Aveva paura che gli fosse successo qualcosa, che fosse finito per strada, o morto. Perché non era in Cina? Che logica c'era nell'andare in un luogo pericoloso quando ce n'era uno sicuro? Ma Jim era sempre stato terribilmente illogico. Voleva sapere. Voleva riempirlo di domande. Cosa era successo in quei mesi? Dove era stato? Con chi? E cosa aveva fatto? Doveva sapere, soprattutto perché dal modo in cui Jim aveva parlato si capiva che quei mesi non erano stati piacevoli. Ma stette zitto. Ancora. Seguì la sua logica. Ancora.


Sentii l'incrinatura farsi più larga e più profonda quando sentì Jim piangere e singhiozzare. Il biondo si era appoggiato con la schiena alla parete, e con una mano nascondeva il viso.


Io ti amavo davvero, Spock. In un modo così enorme da far paura. Avrei trasformato ogni tuo sogno in realtà, avrei fatto ogni cosa per renderti felice. Ti avrei dato tutto.. e tu non hai voluto niente. Ti ho offerto il mio cuore perché mi fidavo di te, perché ti amavo, perché pensavo che non sarebbe stato in mani migliori, che ne avresti preso cura, e magari mi avresti permesso di prendermi cura del tuo, ti avrei medicato le ferite, e avrei impedito a chiunque di fartene altre. Ma il mio cuore tu l'hai preso, l'hai buttato per terra e ci hai pestato sopra. Io ho provato ad aggiustarlo, ma il battito è così debole. Non è più quello di prima. Non sarà mai più come prima. Ha sofferto troppo..”

E a quel punto Spock non era più in grado di sentire nulla se non un forte dolore all'interno del petto, come se i suoi organi interni si stessero auto distruggendo. Quella che aveva dentro non era più un'incrinatura, ma una ferita profonda e dolorosa che si faceva strada nel suo organismo, rendendogli molto difficile pensare razionalmente, pensare logicamente.


La voce di Jim non era più né alta né arrabbiata, era peggio. Era triste, sconfitta, una voce nella quale anche un bambino sarebbe stato in grado di leggere tutto il dolore con il quale aveva convissuto per quei mesi. E Spock si sentiva morire. Si sentiva morire per la consapevolezza di avergli causato tutto quel dolore, un dolore che Jim non meritava. E sapere che nonostante tutto quel dolore, Jim lo amasse ancora, fu il colpo di grazia. Sapeva che era illogico amare qualcuno che ti causa dolore, ma Spock era arrivato ad un punto in cui non si poteva più permettere di giudicare l'illogicità degli altri dato che per primo lo era stato anche lui. Anche lui aveva sofferto per la lontananza da Jim, una lontananza voluta da lui, ma comunque relativa a Jim, per questo capiva cosa il biondo intendesse quando parlava di “amare qualcuno che ci causa dolore”. E sebbene fosse stata fatta con una voce sconfitta e ferita, Jim gli aveva fatto un'altra meravigliosa dichiarazione d'amore, usando parole così stupende da far rabbrividire Spock ad ogni sillaba. E il vulcaniano si trovava diviso come non lo era mai stato. Una parte di lui, una parte ormai difficile da controllare e che aveva quasi sconfitto l'altra, voleva solo alzarsi, correre da lui, stringerlo a sé, dirgli che lo amava anche lui, e baciarlo, per non lasciarlo andare mai più, per porre fine a quel distacco che stava distruggendo entrambi, prima che fosse troppo tardi, prima di perdersi per davvero. L'altra parte, quella che a stento riusciva a sentire, voleva agire logicamente, tornando al proprio lavoro, cacciando via quei pensieri illogici.


Dopo un silenzio durato per quasi un minuto, Spock finalmente si voltò verso Jim, per la prima volta da quando era entrato. Incontrò i suoi occhi. Lucidi. E vide le sue lacrime bagnargli il viso.


Jim..” sussurrò appena, non sapendo neanche lui cosa dire.


Kirk scosse la testa, abbozzando un sorriso sarcastico.


Sai una cosa, Spock? Se doveva succedere tutto questo, sarebbe stato meglio se mi avessi lasciato morire.. quel giorno.. quando mi hanno sparato. Perché non l'hai fatto? Perché non mi hai lasciato morire?!?” singhiozzò Jim esausto come non lo era mai stato.


Vide Spock aprire la bocca per dire qualcosa, ma non aveva nessuna intenzione di ascoltarlo. Si era umiliato di nuovo buttandogli addosso tutto quello che sentiva, e non era servito a niente. Ora voleva solo starsene in pace. Uscì dal ponte di comando, con il desiderio di trovarsi un posto tranquillo in cui riprendersi, o meglio, provare a riprendersi.

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Capitolo 21
*** Ultime Carezze ***


CAPITOLO 21. ULTIME CAREZZE


Ero sicuro di trovarti qui!” esclamò in tono esuberante Scott avvicinandosi a Spock, il quale era concentrato a ricontrollare degli appunti.


Ha bisogno di qualcosa, signor Scott?” chiese Spock, nel suo solito tono freddo e neutro.


Tu hai bisogno di una pausa, amico mio! L'astronave è conclusa, e abbiamo passato l'ultima settimana a ricontrollare tutto, dai motori ai computer, e domani partiremo per raggiungere i Naveriani. Non occorre fare ulteriori controlli. Esci da questo posto, è una serata meravigliosa. Ci facciamo qualche bevuta per festeggiare ciò che abbiamo realizzato e che fino a poco tempo fa sembrava impossibile!” esclamò euforicamente lo scozzese, agitando una bottiglia di scotch.


I vulcaniani non bevono.”


Non importa, Spock! Non sei obbligato a bere. Chiacchieriamo. I vulcaniani questo lo fanno, no?”


A che proposito?”


Quello che vuoi. Dai, vieni!” fece Scott sfoggiando un enorme sorriso, incoraggiandolo con una mano.


Spock sospirò. Sapeva che Scott aveva ragione, che avevano passato giorni a ricontrollare ogni cosa, ma parlare in allegria era l'ultima cosa che si sentiva di fare, ma conosceva sé stesso, e sapeva che se fosse rimasto lì avrebbe passato la notte chino su quel computer, e il giorno dopo, il giorno della grande partenza, non avrebbe dato il massimo per via della stanchezza, soprattutto considerando che non chiudeva occhio da mesi. Fu per questo che si alzò e andò verso Scott, il quale sorrise soddisfatto.


I due ci misero una decina di minuti per uscire dalla zona dell'astronave, anche perché l'intento dell'ingegnere era probabilmente quello di starsene lontano da essa, almeno quella sera, considerando tutto il tempo che erano stati lì in quei mesi, e Spock si limitò a seguirlo, senza dire nulla. Raggiunsero una zona fuori dal paese, una zona che a Spock ricordava l'ambiente nel quale aveva vissuto per la maggior parte della sua vita, un prato verde con qualche sasso e gli alberi intorno. La capanna nel bosco, ma la vegetazione fu l'ultimo dei suoi problemi: non gli ci volle molto per accorgersi che lì c'erano McCoy e.. Jim.


Jim.. non lo vedeva da un paio di mesi, da quando avevano avuto quel “felice scambio d' opinioni” nel ponte di comando. Spock ci pensava ancora, tutte le cose che Jim gli aveva detto erano ben presenti nella sua mente, rimanevano lì, e il tempo che era passato non aveva reso quelle parole meno dolorose. Anche la rabbia di Kirk era più vivida che mai, glielo leggeva negli occhi.


Sarà meglio che dia un'occhiata alle riserve di energia dell'astronave, nel caso..” borbottò Spock, pronto ad andarsene.


Sapeva di comportarsi da codardo in quel modo, e di essere anche illogico, ma non era certo di essere pronto a stare in presenza di Jim, ciò che provava per lui era ancora molto forte e fino a quel momento era riuscito, anche se sempre per un pelo e a grande fatica, a tenere sotto controllo le sue emozioni e i suoi istinti, ma averlo lì, con quell'espressione, non avrebbe aiutato. E così disse la prima cosa che gli venne in mente. Ma sapeva che gli altri tre, soprattutto Jim, non se la sarebbero bevuta. E infatti, andò esattamente così.


Non occorre, signor Spock. L'occhiata alle riserve di energia l'ho già data io. Oggi pomeriggio. Avanti, si segga con noi.” mormorò Scott, indicando con una mano una roccia lì vicino sulla quale Spock avrebbe potuto sedersi.


Se intende andarsene per causa mia, signor Spock, può stare sereno. Questa è la mia ultima notte qui. Domani all'alba, andrò via. Quando lascerete la Terra sarò già sparito. Non vedrà mai più la mia faccia, signor Spock, glielo assicuro su quanto ho di più caro al mondo.” mormorò in tono glaciale Kirk, con una voce così neutra da sembrare a tutti gli effetti un vulcaniano di stirpe.


A Spock non sfuggì affatto che Jim gli aveva dato del lei. Non l'aveva mai fatto prima, ma non ci pensò a lungo. Il suo cuore si era fermato al “Domani all'alba, andrò via. Non vedrà mai più la mia faccia”. Era così intontito da quelle parole, che continuavano a rimanere instillate dentro di lui, che si unì al gruppo e si sedette su una roccia.


Voleva riempire Jim di domande. Sapere dove intendesse andare. Ricordargli che avrebbe dovuto stare attento. Che era logico per lui restare lì, stando al sicuro, ma stette zitto. Stette zitto perché dopo quanto era successo tra loro non aveva nessun diritto di pretendere delle risposte a quelle domande, di preoccuparsi così illogicamente per lui.


L'atmosfera non era tesa, di più. McCoy e Scott si sentivano a disagio come lo erano stati poche volte nella loro vita: all'inizio avevano tentato di placare gli animi parlando tra loro delle cose più disparate, cose che naturalmente né Spock né Jim avevano ascoltato tanto quanto erano concentrati a tenersi tutto dentro, ma poi ci avevano rinunciato. E così calò il silenzio. Sempre più imbarazzante.


Poi cambiò qualcosa. McCoy non seppe esattamente quando questo avvenne perché visto l'imbarazzato si era messo a guardare per terra, ma una volta alzato lo sguardo si accorse subito degli occhi di Jim: da quando Spock si era seduto, Jim non aveva fatto altro che gettargli occhi di fuoco, carichi di odio, rancore, rabbia, dolore, mischiati con un'espressione così seria da sembrare un'altra persona. Ora però i suoi occhi erano diversi. Guardavano sempre Spock, ma in un modo dolce, tenero, innamorato. Un sorriso genuino si era dipinto sul suo volto, un sorriso così.. da Jim.


McCoy strabuzzò gli occhi. Aveva visto male? No a quanto pare. Poi anche gli occhi di Spock si posarono su Jim. Negli occhi del vulcaniano, l'ex medico lesse la sorpresa e la confusione per lo sguardo del biondo, ma non durò a lungo: vide Spock inclinare leggermente la testa e ricambiare lo sguardo di Jim, guardando l'ex poliziotto con un sorriso appena accennato, un sorriso che non avrebbe neanche notato se non si fosse trattato di un vulcaniano, e con degli occhi che sembravano brillare..


Possono gli occhi di un vulcaniano brillare? In quel modo?

Quegli occhi che in quel momento non erano mai stati così umani.


McCoy alzò gli occhi al cielo, esasperato da quei due che un momento prima si dicono le peggio cose e il momento dopo si guardano in pieno stile Romeo & Giulietta. E no, non avrebbe fatto il terzo incomodo. Non un'altra volta. Non se ne sarebbe stato lì mentre quei due si stupravano con gli occhi.


Scott, perché non andiamo altrove a parlare..” mormorò McCoy, facendo segno all'ex ingegnere di seguirlo.


Cosa? E perché? Si sta tanto bene qui!”


Non direi proprio. Qua volano.. parecchie ventate di fuoco, e non vorrei scottarmi!” sibilò a denti stretti McCoy.


Ventate di fuoco? No, non direi! Anzi, è fresco!”

“SCOTT!”


Scott continuò a non capire, ma si alzò comunque e con McCoy lasciò la zona.


Rimasti soli, Kirk e Spock continuarono a guardarsi teneramente negli occhi ancora per un paio di minuti, come se non esistesse nient'altro nella galassia al di fuori di loro due, ma poi Jim non ce la fece più. Guardarlo così a lungo senza dire nulla e sentirsi guardato in quel modo era meraviglioso, ma voleva di più. Voleva toccarlo, abbracciarlo, coccolarlo, sentirlo tra le sue braccia.

Si alzò per andargli incontro, e poi si sedette vicino a lui, al suo fianco. Spock continuava a guardarlo, senza dire una parola.


Jim a quel punto si tolse la giacca che indossava, e la mise a Spock.


Inizia a far freddo, e voi vulcaniani soffrite il freddo più di noi umani. Non vorrai mica andare nello spazio con un raffreddore, vero?” mormorò in tono scherzoso Jim abbozzando un sorriso, anche se in realtà scherzare era l'ultima cosa che voleva.


Spock abbassò lo sguardo e vide le mani di Jim strette al colletto della sua giacca che in quel momento il vulcaniano stava indossando, poi ritornò a guardare Jim negli occhi, in quei meravigliosi occhi umani.

Hai gli occhi lucidi.” constatò Jim.


Spock annuì. Lo sapeva. Non si era guardato nello specchio, ma lo sapeva. Lo sapeva perché temeva più di non riuscire a trattenere le lacrime, le sue lacrime umane, perché i vulcaniani non piangono. Non lo fanno.


Anche i tuoi lo sono. E'.. è logico pensare che ci sia un effetto esterno che ci causa..” mormorò Spock, facendo appello all'ultimo residuo di logica che aveva ancora dentro di sé.


Già, immagino che sia così.” mormorò Jim sorridendo, iniziando ad accarezzare dolcemente il viso del vulcaniano, il quale, lasciatosi trasportare da quel tocco, chiuse gli occhi.


Li aprì solo quando si accorse che Jim gli voleva togliere il cappello dalla testa. Gli mise le mani sui polsi per fermarlo, ma quel contatto con la sua pelle lo fece vibrare, e non lo fermò. Si limitò a tenere le mani strette ai suoi polsi, non troppo forte, ma Jim intuì comunque quali erano le sue intenzioni.


Stai tranquillo, Spock. Fidati di me.” mormorò Jim in un tono così dolce e così angelico, che Spock non poté fare altro che allentare la presa e lasciar fare a Jim quello che aveva interrotto.


Hai delle orecchie così belle, Spock. Non dovresti nasconderle. Non dovresti nasconderle per nessuna ragione al mondo..” mormorò Jim, mentre gli toglieva il cappello, e quando finalmente uscì del tutto dalla testa del vulcaniano, Jim prese dolcemente il viso di Spock per guardarle meglio e aggiunse “.. stupende.”.


Spock non fece in tempo a dover respirare a fondo per come Jim lo stava facendo sentire tra parole e gesti che quest'ultimo si avvicinò ancora e iniziò a baciargli ogni parte delle sue orecchie: il centro, la punta, tutto. Destra e sinistra. Lo aveva già fatto, se lo ricordava. Quei mesi che aveva passato in coma, ricordava le splendide e carnose labbra di Jim sulle sue orecchie. Ma ora era sveglio. Spock appoggiò le mani sul petto di Jim con l'intento di allontanarlo, di porre fine a tutto quel contatto, decisamente troppo per il vulcaniano, non avrebbe potuto gestirlo. Già era stato difficile mantenere un distacco da lui fino a quel momento, di questo passo sarebbe diventato impossibile, ma non lo spinse neanche un minimo. Anzi, tutto quello che fece fu stringere la camicia di Jim, perché una parte di lui non voleva assolutamente che smettesse. Jim lo faceva sentire amato, lo coccolava, con quei piccoli gesti gli stava facendo provare cose di cui Spock ignorava persino l'esistenza, e non voleva che finisse tutto.


Jim gli prese dolcemente le mani e le mise tra le sue, forse per scaldarle, mentre i loro occhi si incontrarono di nuovo, come se fosse la prima volta.


Io ti amo, Spock.”


Il vulcaniano voltò leggermente lo sguardo, chiuse gli occhi e inspirò. Avrebbe preferito che Jim non lo ricambiasse, anche che lo odiasse. In tal modo, a prescindere dagli anni che ci avrebbero messo ad invecchiare, non sarebbero stati insieme. Ma Jim lo amava.. e per Spock questa era la peggiore delle maledizioni. Lo aveva distrutto, cacciato, sperando che ciò avrebbe indotto Jim a provare del rancore per lui, ma nonostante tutto continuava ad amarlo. Non era logico.


Kirk prese dolcemente il viso di Spock con una mano per poterlo guardare, e il vulcaniano riaprì gli occhi.


Non posso cambiare. Sarò sempre vulcaniano, Jim.”


Io non voglio che cambi, Spock! Io ti amo così come sei. E mi dispiace per quello che ti ho detto sul ponte, è solo che.. tu mi hai fatto molto, molto male. Così male che non so come ho fatto a non perdere la ragione. Ci ho provato, davvero. Ho tentato con tutte le mie forze di odiarti, ma non ce la faccio. Ogni volta che ti vedo non vorrei fare altro che abbracciarti, toccarti, parlarti, assicurarmi che non ti succeda niente. Ed è qualcosa che non ha senso, lo so, ma è così.”


Spock tentò di voltare lo sguardo, ma Jim lo bloccò di nuovo, obbligandolo a guardarlo.


Lo so che anche tu mi ami, Spock. Che questa separazione fa male a te quanta ne fa a me. Io non so perché non vuoi stare con me, non so di cosa hai paura, ma qualunque cosa sia la affronteremo insieme, non devi più avere paura. Ci penserò io a te. Passerò tutta la mia vita, a prendermi cura di te. Lo farò amore, te lo giuro, ma non lasciarmi andare via. Se vado via ci perderemo per davvero.” mormorò Jim sull'orlo delle lacrime.


Spock non aveva mai avuto gli occhi così lucidi in vita sua, e Jim ne approfittò: prese la sua mano destra e la posò sul petto, nel punto dove si trovava il suo cuore.


Lo senti? Batte solo per te. E' sempre stato così e sarà sempre così.”


Spock avrebbe voluto far notare a Jim che il cuore non batte per un sentimento, ma per una semplice questione legata al corpo umano necessaria per la sopravvivenza, ma la sua mente era troppo offuscata dalle ondate di emozioni che Jim gli stava causando. Che solo Jim sapeva causargli. Più di qualunque cosa voleva stringerlo a sé, baciarlo, dirgli che lo amava, che non lo avrebbe fatto soffrire mai, mai più, ma poi la sua mente lo fermò, ancora una volta. Rivide davanti a sé la morte di Jim, e sé stesso così logorato dalla sua perdita da dimenticarsi di come si fa a vivere. Un destino inevitabile se lo avesse baciato. Un destino che faceva paura. Troppa paura.


Non.. non posso, Jim..” mormorò Spock, guardando Kirk con degli occhi così tristi che al biondo gli si spezzò il cuore.


Ti prego, Jim.
Perdonami.


Questa volta fu Jim ad inspirare, e a voltare lo sguardo. Quando aveva rinnovato i suoi sentimenti per lui, aveva messo in conto di ricevere un altro rifiuto, ma ciò non lo rendeva meno doloroso. Voleva solo urlare, arrabbiarsi, ma non lo fece. Non lo fece perché sapeva che prima o poi la rabbia se ne sarebbe andata, mentre l'amore per Spock rimasto. E quello era il loro ultimo incontro. Non poteva separarsi da lui in quel modo.


Inspirò un'altra volta, poi si avvicinò a Spock e lo baciò sulla fronte.


Ok.. Sarà meglio che vada.. Stai attento Spock, mi raccomando. Non voglio che ti succeda niente.” mormorò il biondo accarezzandolo per una manciata di secondi, per poi allontanarsi a poco a poco e alzarsi per andarsene, ma Spock gli prese il braccio.


Jim..” mormorò.


Kirk si voltò verso il vulcaniano, aspettandosi una spiegazione per quel gesto.. illogico.


Avevi detto che saresti partito domani all'alba. Non è.. logico che tu vada via ora che è notte..” mormorò Spock.


Jim sorrise e abbracciò forte il vulcaniano. Entrambi sapevano molto bene che non era stata la logica a portare Spock a fermare Jim, ma quest'ultimo non poté fare altro che avere quella reazione.


L'ex poliziotto strinse forte Spock, il quale fece altrettanto e posò il viso sulla spalla destra di Jim, e quest'ultimo ebbe un sussulto quando sentì il viso di Spock così vicino che il suo orecchio destro toccava la spalla e il sinistro la sua guancia. Era tutto così dannatamente perfetto.


Spock non si era mai sentito così al sicuro e così protetto in tutta la sua vita. Aveva sempre badato a sé stesso da solo, ma stare tra le braccia di Jim era come avere una luce intorno a sé che lo avrebbe tenuto al sicuro da ogni cosa. Ogni tanto si ritrovò a voltare lo sguardo verso il collo di Jim per immergersi nel suo odore, ma poco dopo tornava ad appoggiare il viso sulla sua comoda e forte spalla. Ripensò ai mesi passati lontani, a quanto si fosse sentito vuoto e perso senza Jim. Rivide davanti a sé quei momenti in cui sentiva così tanto la mancanza di Jim da portarlo a fare una cosa così illogica da provare vergogna: andare nella stanza di Jim, aprire il suo armadio, prendere una delle sue vecchie camice e stringerla forte, annusandola, cercando di raccogliere tutto l'odore che poteva, l'odore di Jim. E ora lui era lì, che lo stringeva, e aveva tutta la notte per immergersi nel suo odore. Tutta la notte per starsene con Jim.


Kirk iniziò ad accarezzargli i capelli, e di tanto in tanto gli dava dei piccoli baci sulla fronte e sulle guance, e anche se Jim non lo sapeva, ad ogni piccolo bacio, Spock sorrideva dolcemente.


Passarono tutta la notte così, accoccolati, dandosi piccoli e casti baci sulle guance, braccia, fronti, e carezze, le ultime. Jim non chiuse occhio, voleva godersi ogni singolo attimo di quella notte. Spock, invece, che in quei mesi non aveva chiuso occhio, non ebbe difficoltà ad addormentarsi nella stessa posizione in cui si era messo, tra le braccia di Jim e con la sua spalla che gli faceva da cuscino. Quando Kirk si accorse che si era addormentato, lo strinse più forte e sorrise.


Iniziò a posare anche lui il viso sulla spalla dell'altro e a bagnargli la camicia con le sue lacrime quando vide, in lontananza, l'alba.

Cin.. cinquanta? Cinquanta recensioni?

Oh Mio Dio *sviene*

Grazie, grazie, grazie! Io davvero, non so che dire. Grazie per tutti quelli che leggono la storia e che perdono del tempo per lasciarmi delle recensioni, davvero, non avete idea di quanto tutto ciò mi renda felice!

E io ripago tutti voi con..

con un angst che arriva là dove nessun dolore è mai giunto prima.

No seriamente, scrivere questo capitolo è stata una fatica bestiale, tant'è che non so proprio come ho fatto a finirlo in tempo! Care Spirk, quanto vi sto facendo sudare con Kirk e Spock? Perché faccio tutto questo?

Ho passato così tanto tempo a shippare coppie che erano fondate sull'angst che ormai anche quando scrivo una storia, fanfiction o originale, non riesco a fare a meno di far sguazzare i personaggi in così tanto angst da farli affogare.

Chiedo venia, giuro che mi farò perdonare.. Forse XD *ride malignamente*

Chiudo qui perché mi sono dilungata anche troppo U.U

Grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono! Un bacio a tutti voi!

Al prossimo capitolo (che spero sarà puntuale XD)



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Capitolo 22
*** L'Ultima Carta ***




CAPITOLO 22. L'ULTIMA CARTA


Jim non riusciva a togliere gli occhi dall'alba. Quella luce che si faceva sempre più grande, il buio che a poco a poco spariva. E più passavano i secondi più lui avrebbe voluto morire.


Era finita.


Ora era davvero finita.


Non avrebbe più visto Spock, non avrebbe più avuto sue notizie, non avrebbe potuto consolarlo, rassicurarlo con stupidaggini illogiche. Ora uno sarebbe andato da una parte e uno dall'altra.


Spock..” mormorò, massaggiandogli la schiena con l'intento di svegliarlo.


Il vulcaniano non tardò ad aprire gli occhi, ma non si voltò. Rimase attaccato a Jim, con il viso sulla sua spalla.


Spock, è l'alba..”


Il vulcaniano chiuse gli occhi, nella speranza di dimenticare la realtà.


.. devo andare..”


Sentì le mani di Spock aggrapparsi alla sua camicia, ma a poco a poco lasciò la presa del tutto fino a quando non si staccò da lui, guardandolo negli occhi.


E Jim si sentì morto dentro, perché Spock lo aveva lasciato perché potesse andarsene, ma i suoi occhi raccontavano un'altra storia.


Stai attento Spock, mi raccomando. E.. e questo lo prendo io..” mormorò Jim, afferrando il cappello del vulcaniano “.. così non farai più l'errore di nascondere le tue meravigliose orecchie. Farai morire di invidia ogni individuo della galassia. Vai, e conquista lo spazio.” mormorò, dandogli un ultimo bacio sula fronte, mentre con una mano gli aveva sollevato la frangia.


Spock fece per togliersi la giacca e dargliela, ma Jim lo fermò con un gesto.


Tienila. Così.. non ti dimenticherai di me. Spero..” mormorò il biondo, iniziando a camminare e allontanandosi da Spock, dandogli le spalle: andarsene guardandolo negli occhi sarebbe stato troppo.


Continuò a camminare, sentendo dentro di sé lo sguardo del vulcaniano. Cercò di pensare ad altro, e prese dalla tasca il teletrasporto che gli aveva dato Scott, con il quale avrebbe potuto andare in qualunque zona della Terra, bastava digitare il luogo nell'apparecchio, ma lui continuò a camminare.


Non aveva senso che lo facesse dato che poteva teletrasportarsi, ma continuò a farlo, perché in cuor suo sperava ancora che Spock cambiasse idea, che lo fermasse, anche dopo tutto quel tempo, dopo tutti quei rifiuti.


Uno stupido illuso.
Ecco cosa sei, Jim.


Scosse la testa, e iniziò a pensare a cosa digitare nel teletrasporto, sempre continuando a muoversi, ma poi sentì la voce di Spock.


Jim!”


Kirk lo ignorò, continuando a camminare. Allontanarsi da lui dopo quella notte era stato quasi impossibile, non poteva ricaderci di nuovo. Non se aveva un minimo di dignità e rispetto per sé stesso.


Jim! Jim, non te ne andare!” fece Spock, usando una voce così umana che Kirk si stupì.


Era una voce chiara, vicina. Indubbiamente Spock lo aveva rincorso e lo aveva raggiunto. E se si fosse girato se lo sarebbe trovato davanti.


Non lo fare, Jim.

Non voltarti.

Se ti volterai te lo troverai davanti, i suoi enormi occhioni.

E se ti troverai davanti i suoi enormi occhioni non sarai più in grado di badare a te stesso e ti ritroverai nella stessa posizione di prima.
E non puoi permettertelo.
L'hai già fatto per troppo tempo.

Ora basta.


A nulla servivano le voci nella sua testa. Spock era lì. Lo chiamava. E Jim si voltò. Si voltò perché avrebbe fatto qualunque cosa per quel vulcaniano. Sempre e ovunque.


Io non ti capisco, Spock. Sei stato tu il primo a volere che sparissi dalla tua vita. “Vai via”. Sei stato tu a dirmelo, non te lo ricordi? Bene, hai ottenuto quello che volevi. Me ne sto andando. Per sempre. Ma tu devi lasciarmelo fare.” mormorò Kirk, cercando di controllarsi.


Non te ne andare Jim, ti prego.” ripeté Spock, come se l'altro non avesse detto nulla.


E perché dovrei restare?!? Dammi una sola ragione per cui dovrei restare, anche logica se la trovi!” sbottò Jim, quasi con rabbia, perché tutta quella situazione lo stava non solo ferendo ma distruggendo, e voleva solo uscirne, ma poi incrociò gli occhi di Spock, quegli occhi che urlavano disperatamente “Non lasciarmi! Ho bisogno di te!”, e si addolcì immediatamente.


Spock.. non c'è nulla nell'intera galassia che mi renderebbe più felice che stare con te, ma sappiamo entrambi come andrà a finire. Se restassi, ogni volta che tu avresti bisogno di me io sarei lì e prima che possa abituarmi a ciò tu tornerai in te, mi respingerai, io starò male, e poi mi cercherai di nuovo per qualche coccola, e io sarò lì. E ancora, e ancora, e ancora. E io non posso farmi questo. Non posso. O tutto o niente Spock, non posso accettare altro. Quindi o mi baci o mi lasci andare. Non ci sono alternative, tanto meno logiche.” disse tutto d'un fiato il biondo, aspettando la reazione del vulcaniano.


Spock continuava a guardarlo con quegli occhi tristi e non fece altro. Aprì la bocca, forse per dire qualcosa, ma non parlò e la richiuse subito.


Jim sospirò, e senza aggiungere altro, si voltò per allontanarsi.


Tu gli dici che lo ami.
Lui ti rifiuta.
Tu gli dici che lo ami.
Lui ti rifiuta.
Ti cerca.
Gli ripeti che l'ami.
E lui rifiuta.
Ancora.

Ecco come ti sei ridotto, James Tiberius Kirk.


Poi si fermò. Si passò una mano tra i capelli. Sentiva ancora la presenza di Spock dietro di sé.

Aveva giocato tutte le sue carte per cercare di farlo cedere, di fargli uscire ciò che provava realmente, tranne una. E non aveva alcun senso, giunti a questo punto, non giocarla.


E fu tutto così veloce.

Prima che Spock potesse rendersi conto di quello che stava succedendo, Jim gli andò incontro, mise le mani sulle sue spalle e, mentre con quelle saliva raggiungendo il collo e il viso del vulcaniano, lo baciò delicatamente sulle labbra.


Jim aveva optato per un bacio leggero e casto visto che si trattava di Spock, ma alla sua reazione fu del tutto impreparato: il vulcaniano non solo ricambiò, ma aprì la bocca, desideroso che Kirk facesse lo stesso così le loro lingue si sarebbero incrociate. Quello che era nato come un dolce sfioramento delle labbra divenne un bacio così passionale che sembrava si volessero mangiare.


Dopo un tempo indefinito per entrambi, Jim fermò tutto anche se non seppe come, allontanandosi da quella bocca meravigliosa. Spock lo guardava confuso.


Sei sicuro di voler rinunciare a tutto questo Spock?” chiese il biondo con un filo di voce.


Il vulcaniano era titubante. Nei suoi occhi, Jim lesse paura, amore, confusione, tristezza, repressione, sentimenti che non ce la facevano più a restare dentro di lui e che ormai lo avevano sconfitto. Completamente.


No.
Non sono più sicuro di niente, Jim.
Non so come hai fatto, ma hai reso tutti i meccanismi che mi ero così attentamente costruito inutili.
E la mia logica?
Colei che mi ha accompagnata per tutta la vita? Ciò che ho giurato di seguire fino alla fine?
Tu sai dov'è finita la mia logica, Jim?
Perché io non lo so.
E non trovarla mi fa paura.
Una.. illogica paura.
Io non.. non so più cosa fare.

Non so più niente.

L'unica cosa di cui sono assolutamente certo è che.. ti amo Jim.
E mi ci sono trovato dentro prima che me ne accorgessi.
Come ho potuto non capire nulla?
Dovresti andare via, lo so, lo so perché so cosa accadrebbe nel nostro futuro se tu restassi.
Ma non voglio che te ne vada, Jim.
Jim, non andare.
Ho bisogno di te.


Si perse di nuovo negli enormi occhi di Jim, così emotivi, così belli, di quel colore così particolare, che solo lui aveva.


Prese delicatamente il viso di Jim e unì nuovamente le labbra con le sue. L'ex agente spalancò gli occhi, ma non tardò a ricambiare il bacio del vulcaniano, in fondo non aspettava altro. Il sapore di Spock era magnifico, e si chiese come diavolo avesse fatto a staccarsi dalle sue labbra poco prima. Avrebbe dovuto fermarlo, sentirglielo dire, avere una risposta, avere la certezza che tutto sarebbe cambiato, che non lo avrebbe lasciato andare, che quello non sarebbe stato il loro unico bacio, ma il primo di molti altri, ma non lo fece. Spock aveva soffocato quei sentimenti troppo a lungo, e anche lui. E voleva di più. Voleva sfiorare ogni centimetro di quel vulcaniano, accarezzarlo. Sentì le dita di Spock sul suo viso scendere al suo collo, per poi mettere le braccia intorno alle sue spalle per avvicinarlo ancora di più, e a quel punto Jim non fu più in grado di pensare: le loro bocche non ne volevano sapere di staccarsi neanche per respirare, e i loro corpi erano così vicini che il biondo sentì la pressione delle gambe del vulcaniano, e l'erezione crescere a vista d'occhio.


Jim si aggrappò alla schiena di Spock, mentre quest'ultimo continuava a stringerlo. Quel lungo bacio venne interrotto per pochi, interminabili secondi. Secondi che passarono a guardarsi tenendosi ancora stretti, secondi in cui nessuno dei due aveva la forza né la voglia di controllare i loro radiosi sorrisi. Persino Spock sorrideva. Un sorriso così enorme che gli si vedevano anche i denti, e in quel momento Jim capì di non aver mai visto niente di più bello.


Sapevo che non mi avresti lasciato andare.” mormorò Jim, sorprendendosi di riuscire a parlare con tutta quella gioia.


Spock non rispose, ma agì: prese in braccio Jim e iniziò a dirigersi verso l'astronave, esattamente come un neo marito portava in braccio la moglie per entrare in casa dopo il matrimonio.


E l'ex agente non poteva chiedere di meglio. Essere in braccio a Spock era.. non lo sapeva neanche lui cos'era.. era.. tutto ciò che aveva sempre desiderato. Si sentiva al sicuro tra le sue braccia, come non lo era mai stato.


Mentre si avvicinavano sempre di più all'astronave, i due innamorati continuavano a baciarsi, come se ne avessero bisogno per respirare. Erano così persi l'uno negli occhi dell'altro che non si accorsero di McCoy, che non riusciva a chiudere occhio e che era uscito per farsi un giretto.


Il buon dottore li vide entrare nell'astronave, abbracciati e con le labbra attaccate. Gli ci vollero un paio di secondi per prendere coscienza di quanto avesse visto.


Laureato in medicina con il massimo dei voti, anni passati in uno dei migliori ospedali della città, la maggior parte dei pazienti curati.. e per cosa? Per essere lo spettatore involontario di Beautiful? E' questo il mio scopo?!? Grazie, eh!” sbottò con evidente sarcasmo McCoy, agitando le braccia e alzando gli occhi al cielo.



salve signori e signore! ^.^

Che dire di questo capitolo.. è stato un piacere immenso farli limonare duro, finalmente XD 
Dopo tutta l'aspettativa che ho creato (forse troppa XD) intorno a questo fatidico momento, spero di non avervi deluso e di aver descritto un primo bacio che vi soddisfi. Nella mia povera testolina malata, ho sempre immaginato Kirk e Spock darsi questo genere di primo bacio. I Kirk e Spock della TOS, perché per quelli del Reboot ho sempre avuto in mente una diversa tipologia di bacio (magari in futuro scriverò anche una Fanfic su di loro, chissà, mai dire mai XD).


Il capitolo precendete l'ho fatto chiudere con una suspense angosciante (almeno quello era il mio intento, se è risultata una cosa patetica chiedo venia XD), per questo invece ho optato per qualcosa di più allegro, qualcosa che spero vi abbia fatto strappare un sorriso, e cosa c'è di più allegro e divertente di Bones che becca sempre Kirk e Spock nei momenti più intimi e si dispera sgranando gli occhi? Una delle cose della TOS che amo di più xD Ah Bones, te se ama <3

E niente.. come al solito spero che il capitolo vi sia piaciuto e sapete che una recensione fa sempre piacere :3
Alla prossima :3


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Capitolo 23
*** Verso l'Infinito.. e Oltre! ***


CAPITOLO 23. “VERSO L'INFINITO.. E OLTRE!”

Kirk aveva sempre saputo che Spock era molto forte, più forte di un qualsiasi umano, ma non pensava lo fosse così tanto: lo aveva letteralmente tenuto in braccio il tempo necessario per portarlo sull'astronave fino a raggiungere gli alloggi. Sentì le porte aprirsi, e in men che non si dica, Spock si avvicinò al letto e stese delicatamente Jim molto lentamente, un po' perché voleva rilassarlo e un po' perché anche in quel breve attimo non voleva separarsi da lui neanche per un secondo, portandolo a spostare le braccia in tutto il corpo dell'umano. Quando Jim fu completamente sdraiato, Spock ci si mise sopra, continuando a baciarlo e stando così, uno sopra l'altro, i loro corpi si toccarono completamente, dalla fronte ai piedi. E i vestiti iniziarono a diventare stretti.


Iniziarono a togliere l'uno gli abiti dell'altro, e Jim guardò incantato il meraviglioso corpo nudo di Spock: le gambe e le braccia lunghe e perfette, il suo petto scolpito, che accarezzò con le mani. Spock si staccò per un momento dalle labbra di Jim, e lo guardò. Il biondo gli fece subito un radioso sorriso.


Sei bellissimo, Spock.”


Si tennero stretti, così stretti che i loro odori e le loro pelli divennero una cosa sola, si toccarono ovunque. Quando Spock fu dentro di lui, Jim si aggrappò alle spalle del vulcaniano. Aveva fatto sesso sia con uomini che con donne, ma nulla era neanche lontanamente paragonabile a quella notte. Con Spock era tutto diverso. Con Spock aveva conosciuto il paradiso. Amava Spock.


Il vulcaniano si chinò di nuovo su Jim, e gli diede dei piccoli baci sulle labbra, sulla fronte, sulle guance, sul collo e Kirk voltò il viso per rendergli tutto più facile, ma poi si staccò di nuovo, pur restando vicinissimo al viso di Jim, lo guardò ancora per una manciata di secondi, poi si sdraiò accanto a lui e Kirk non tardò ad acchiapparlo di nuovo. Passò le mani sulle sue spalle e incollò gli occhi sulle ferite che portava, probabilmente dovute ad una frusta o qualcosa del genere. Jim non sapeva come era successo e chi era stato, ma Spock non gli aveva mai raccontato nei dettagli quella storia probabilmente perché non voleva, e se non voleva lui di certo non lo avrebbe costretto. Gli baciò comunque quelle chiazze verdi nella speranza di farlo stare meglio, poi mise il viso sul petto del compagno e lo strinse mettendo le braccia intorno al vulcaniano, mentre quest'ultimo gli accarezzava i capelli con una mano e con l'altra lo teneva stretto a sé.


Non andrai più via.. vero?” chiese Spock con un filo di voce.


Jim alzò lo sguardo per incrociare gli occhi del vulcaniano.


Tu vuoi che resti?”


Sì.”


Con te?”


Sì.”


Mi fa molto piacere sentirlo, anche perché mi trovi d'accordo.” mormorò Jim con un sorriso, baciandolo sul collo.


O.o.O.o.O.o.O.O.o.O.O.o.O.O.O.o.O.o.O.O.O.O.o.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O


“Signor Webb, controlli il flusso di energia di profetina nell'analizzatore prima di unirlo al tubo di classificazione. Tra poco partiremo per un autentico viaggio spaziale, e non posso permettere che l'energia da noi utilizzata per l'astronave sia sporca o poco efficiente.”


Subito, signore.”


Samuels, faccia una verifica degli scudi di protezione dell'astronave in caso di attacco.”


Me ne occupo immediatamente, signor Scott.” mormorò il giovane ingegnere, facendo un breve inchino al superiore e iniziando il lavoro.


Scott stava per parlare di nuovo, ma una voce lo bloccò.
Una splendida voce davvero.


A quanto vedo, hai tutto sotto controllo. Sapevo che ce l'avresti fatta.”


Uhura.. ehm.. volevo dire, Nyota! Che ci fai qui? Posso aiutarti in qualcosa?” borbottò Scott, che era passato in un paio di secondi da competente capo ingegnere di un'astronave spaziale ad un idiota che si atteggiava nei comportamenti più patetici.


Lei rise, con quel sorriso genuino che faceva innamorare lo scozzese ogni volta.


Beh, come hai espressamente ricordato ai tuoi colleghi, manca meno di un'ora alla partenza, quindi stavo andando in plancia, ma ero certa di trovarti qui. Tu non vieni?”


Scott si avvicinò alla ragazza e annuì, ma poi si voltò di nuovo verso la sala macchine e gli altri ingegneri.


Se ci sono problemi, non esitate a contattarmi. Sapete come..”

Sì signore, ce lo ha già mostrato.”


Bene. Comunque io sono in plancia. Buon lavoro.” mormorò Scott un po' imbarazzato, lasciando il suo posto di lavoro con Uhura.


Allora.. nervoso?”


Nervoso?
E per cosa?

Per l'imminente viaggio spaziale?

O perché le nostre mani sono così vicine che mi basterebbe un attimo per prendere le tue?


Non so.. forse lo ero di più ieri sera. Un po' come gli esami di maturità. La notte prima non si dorme, ma la mattina dopo tutto ti scivola addosso come se a vivere quelle cose fosse qualcun' altro.”


“Andrà alla grande.” sussurrò lei, sfoggiando l'ennesimo sorriso.


Sei sempre così ottimista.. non so come fai ad esserlo dopo tutto quello che hai passato.”


Uhura stava per dire qualcosa, ma si bloccò quando si accorse che erano arrivati in plancia. Chekov e Sulu se ne stavano vicini alla loro postazione, ma non erano seduti. A dire il vero non facevano nulla, non toccavano nemmeno un comando. Se ne stavano semplicemente lì, in piedi, imbarazzati e nervosi, come se avessero fatto una figuraccia.


Scott li avrebbe preso in giro per la loro posizione da “soldati”, ma sapeva come si sentivano, perché per lui era lo stesso. Una volta seduti, ognuno avrebbe azionato i propri comandi, la nave si sarebbe staccata dalla Terra e loro sarebbero partiti per lo spazio. Per la prima volta. Partiti per un luogo in cui tutto poteva succedere. In cui l'ignoto regnava.


Erano pronti a questo, ma quel crescente nervosismo li stava facendo sudare. Avevano lavorato così duramente per prepararsi, e ora.. e ora dovevano stringere i denti e buttarsi, perché l'unico modo che avevano di sconfiggere la paura era affrontarla. Perché c'erano persone che contavano su di loro. La salvezza della Terra era nelle loro mani. E se il loro destino era morire nello spazio appena lasciato il loro pianeta, beh, così sia. Molto meglio morire provando ad esplorare l'ignoto che morire nel suolo terrestre, un suolo corrotto ormai da tempo.


Scott toccò la sedia in cui avrebbe dovuto sedersi, e giocherellò con le dita. Era tutto così strano..


Poi le porte si aprirono di nuovo ed entrò Spock, che era quello di sempre. La camminata sicura, lo sguardo serio. Fece un piccolo cenno agli altri e, sebbene sorpreso di vederli in piedi senza fare nulla, voltò lo sguardo sulla sua postazione e si sedette, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Azionò un paio di comandi, poi si fermò come se stesse riflettendo, e di nuovo girò lo sguardo verso gli altri: solo in quel momento il gruppo si rese conto che non portava più il cappello.


Si è verificato un guasto alla nave?” chiese il vulcaniano, facendo agitare Scott.


Cosa? Un guasto? Com'è possibile? Dove? Non mi ero acc..”


La mia era solo una domanda, signor Scott, non un'affermazione.” disse Spock, non capendo perché Scott si era fatto prendere dal panico in quel modo.


No, signor Spock. Ho ordinato io stesso di eseguire dei test per sicurezza e non sono stati riscontrati problemi.”


Allora non capisco cosa vi impedisce di azionare i comandi necessari per permettere all'astronave di lasciare l'orbita terrestre. La partenza era programmata per le dieci e zero zero. Sono le dieci e quindici. Siamo già in ritardo. Rimandare ancora mi sembra oltremodo illogico.”


La ragione è semplice, signor Spock. Ansia. Un'emozione umana, ma sappiamo che lei è al di sopra di queste cose.” mormorò Chekov, con un leggero sorriso.

Abbiamo lavorato duramente per arrivare a questo. Era logico che una volta conclusa l'astronave, avremmo lasciato la Terra. Il vostro comportamento è illogico. Tuttavia, se ritenete di non riuscire a controllare le vostre emozioni, scendete. A questo progetto hanno lavorato tante persone. Sono sicuro che a loro non dispiacerà prendere il vostro posto.”


Il nostro posto?!? Non scherziamo! Io da qui non mi muovo!” borbottò Chekov, dimenticandosi dell'ansia e sedendosi al suo posto.


Sulu lo guardò per un paio di secondi, poi anche lui si sedette.


Spock inarcò un sopracciglio, poi si rivolse a Scott.


Questa missione è di vitale importanza. Non possiamo permettere che uno di voi faccia errori dovuti all'irrazionalità umana compromettendo il nostro viaggio.”


Scott guardò il vulcaniano molto severamente, ma alla fine si sedette. Uhura fece altrettanto.


Ha ragione, signor Spock. Non possiamo aspettare ancora.” disse Scott, iniziando a digitare qualcosa, probabilmente un codice che gli permetteva di azionare le luci dell'astronave.


Tutti sentirono le porte aprirsi di nuovo, ma nessuno entrò. Tutto quello che videro fu il viso di Jim, che si era piegato in avanti per farsi vedere senza mettere piede in plancia.


Si può?” chiese l'ex poliziotto, sfoggiando un radioso sorriso.


Jim! Credevamo fossi andato via.” disse Sulu.


Qualcuno.. mi ha convinto a restare.” fece Jim, lanciando a Spock un rapido sorriso, senza però guardarlo troppo a lungo. Sguardo che però bastò per portare Spock a voltarsi verso il computer per nascondere il suo viso un po' troppo verde.


E' bello averti con noi.” si unì Uhura.


Jim si guardò intorno. Tutti erano seduti al loro posto. Spock alla postazione scientifica, Uhura nella postazione delle comunicazioni, Scott nella zona che controllava i motori e Chekov e Sulu vicini allo schermo che mostrava l'esterno, pronti a comandare la nave.


Non c'era nessun'altra postazione.


Jim lo sapeva, e sapeva anche che era giusto. A causa di tutti i problemi avuti con Spock, lui aveva partecipato in minima parte a tutto questo. Era già molto se gli consentivano di fare un lavoro in un'altra zona della nave spaziale e di partire con loro.


Sembrate molto occupati. E'.. è meglio che vi lasci..”


Jim? Dove vai, scusa?”


Magari qualcuno ha bisogno di una mano. Posso..”


Il tuo posto è qui.” fece in tono fermo Scott.


Jim guardò l'ingegnere confuso e quasi.. lusingato.


Guardate, è tutto ok. E' giusto. Cioè.. sappiamo tutti che io sono sparito per mesi, mentre voi avete lavorato duramente.. Io non merito neanche di stare su questa astronave, figurarsi stare in plancia. Davvero, non è un problema.”


Sei sicuro che non ci sia un altro posto? Ti suggerisco di guardare bene.” fece Scott, premendo un pulsante.


Jim continuò a guardare l'ingegnere sempre più confuso, poi si voltò. Davanti a sé, vide sbucare dal pavimento una sedia.. no, non una sedia.. una poltrona, esattamente nel centro della plancia, rivolta verso lo schermo.


Una poltrona davvero magnifica, lo schienale imbottito di nero e i braccioli di un bianco splendente, con qualche comando così semplice che persino Jim riuscì a capire a cosa servissero. Uno era per allarme (allarme giallo e allarme rosso) e l'altro era un comunicatore con il resto della nave.


L'ex poliziotto si voltò verso Scott, e agitò le braccia.


Scott.. ma cosa hai fatto?”


Non ho creduto neanche per un secondo che saresti rimasto a terra, pur sapendo cosa stavamo facendo. Hai l'avventura nel DNA Jim, non avresti mai permesso a questa astronave di partire senza di te. Quindi.. ti suggerisco di sederti, così possiamo partire per l'avventura più emozionante della nostra vita. Aspettiamo tutti lei, capitano.”

“Capitano?” mormorò Jim, ancora parecchio confuso.


Non c'è nessuno più adatto a questo compito. Sei leale, nobile, coraggioso, altruista.”


Ma anche voi!”


Non capisci, Jim? Sei stato tu ad aver dato inizio a tutto. Sapevi che con ogni probabilità saresti morto se avessi seguito il tuo istinto, ma l'hai fatto comunque. L'hai fatto perché sapevi che era giusto. Sei furbo. Sai valutare bene le situazioni, sai quando arriva il momento di agire. Sai quando bisogna mentire e quando dire la verità. Sei istintivo, ed è tutto quello di cui abbiamo bisogno. E' il nostro primo viaggio, ci sono ancora molte cose che ignoriamo, ma tutti noi abbiamo fiducia in te e nel tuo istinto, grazie al quale sei ancora vivo.”


Ma veramente..”


Eri in polizia. Anche in polizia quando si sale di grado si diventa capitano.”


E' vero, ma è tutt'altra cosa!”


Guarda Jim, è tutto deciso. Siamo tutti d'accordo. Ogni astronave che si rispetti deve avere un capitano. E l'equipaggio vuole te, Jim.”


Kirk non riusciva a crederci. Non faceva altro che pensare che non meritava quel grado, quella responsabilità. Si sentiva onorato, commosso. Tutti lo guardavano. Sentì i sorrisi di Scott, Uhura, Chekov e Sulu puntati su di lui. E Spock, il suo Spock, lo guardava con occhi pieni di speranza. Occhi che dicevano “Ce la farai. So che puoi”.


Poi suonò un comunicatore. Qualcuno li stava chiamando.


Qui plancia, parla Scott.” mormorò l'ingegnere, sperando che quella chiamata non provenisse dalla Sala Macchine.


Qui McCoy. Posso sapere di grazia perché non siamo ancora partiti?” sbottò il medico, evidentemente alterato.


Aspettiamo gli ordini del Capitano. Deve ancora sedersi sulla poltrona.”


Kirk arrossì.

Capitano.

Non sapeva se si sarebbe mai abituato a sentirsi chiamare così, ma in fondo non era una sensazione tanto spiacevole.


Si sentì un altro comunicatore, questa volta era quello della poltrona. La chiamata era per Jim.


Il biondo, sebbene ancora titubante, premette il pulsante.


Qui plancia, parla Jim.”


Jim, sono McCoy. Puoi ficcare il tuo culo sulla poltrona così possiamo andare?!?”


Kirk rise, e toccò delicatamente con le dita ogni angolo della sua .. postazione. La toccava e la guardava come se non avesse desiderato altro in tutta la sua vita. Come se ogni cosa fosse inutile paragonata a quella.

Lo schienale, i braccioli. Poi, finalmente si sedette. Si stiracchiò, mise le mani sui braccioli e appoggiò totalmente la schiena.

Scott è un genio.

E' la cosa più comoda di questo mondo.


Attendiamo i suoi ordini, Capitano.” mormorò Chekov.


Jim arrossì di nuovo, ma tornò serio in un lampo.


Signor Scott, ha azionato i motori della nave?”


Già fatto, signore.”


Signor Chekov, ha le coordinate di Naveria?”


Certamente, signore.”


Imposti la rotta.”


Subito, signore.”


Signor Sulu..”


Tutti si voltarono verso Jim, facendo un enorme sforzo per trattenere un sorriso che rappresentava tutta la loro trepidazione.


.. ci porti via da qui. Curvatura...” mormorò incerto, voltandosi verso Scott in cerca di aiuto.


Penso che curvatura quattro andrà bene, signore.” lo soccorse l'ingegnere.


Ha sentito, signor Sulu?”


Subito, capitano.”


Jim si sentiva un po' imbarazzato per aver chiesto aiuto a Scott, ma era normale. C'erano ancora tante cose che non sapeva, ma non era preoccupato. Non si era mai sentito così a suo agio in vita sua come in quel momento, e poi non era solo. Con lui c'era un equipaggio pronto ad aiutarlo in caso di difficoltà, dandogli consigli e suggerimenti, ma soprattutto.. erano amici. I suoi amici.


Continuando a rimanere seduto, Jim si sporse in avanti per vedere meglio lo schermo. Allungò un braccio come se volesse raggiungere una stella, e sorrise.

“Verso l'infinito.. e oltre!”

salve a tutti voi :3

ecco un capitolo fresco fresco e.. lungo. Forse troppo XD Ma se state leggendo le note significa che l'avete letto tutto.. e in quel caso.. grazie!

Sul capitolo che c'è da dire..

la prima parte mi sembrava d'obbligo XD Volevo scriverla anche se quel genere di scene non mi riescono molto bene, e poi dopo tutti i patimenti e le sofferenze ci stava di brutto (credo XD).

Per quello che riguarda la scena in plancia.. l'idea mi è venuta per caso. In effetti penso sia logico che Jim abbia pensato una cosa del genere, di essere tagliato fuori, certo ci sta male, ma lo aveva messo in conto, come Scott aveva messo in conto che Jim sarebbe partito perché.. perché dove vanno senza James Tiberius Kirk?!?

Spero non abbiate trovato la scena troppo "forzata" anzi, spero vi abbia strappato un sorriso e che vi abbia fatto pensare alla TOS.

E niente.. grazie per tutti i complimenti che mi fate, per tutte le recensioni che mi scrivete, per i consigli e i commenti!! Sono curiosa di sentire le vostre opinioni su questo capitolo :3

Alla prossima settimana (se riuscirò ad essere puntuale!)

PS: Non temete per Scotty e Uhura, non mi sono dimenticata di loro :3 :3

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Capitolo 24
*** Primo Contatto ***



CAPITOLO 24. PRIMO CONTATTO


Questo dovrebbe farti sentire meglio.” mormorò McCoy, prendendo da uno scaffale uno dei suoi strumenti medici che aveva la forma di una piccola penna, per poi toccare la fronte di Jim.


Andare in infermeria dopo solo qualche settimana da quando abbiamo lasciato la Terra.. ve l'avevo detto che non sarei stato un gran capitano.” scherzò Jim, abbozzando un sorriso.


Non dica stupidaggini, Jim. Siamo nello spazio ora, per la prima volta. Il nostro corpo non è abituato. E' perfettamente normale. Non sei il primo ad essere venuto in infermeria, te l'assicuro.”


Hai avuto un bel da fare allora.”


Macché. Anzi, lo preferisco. Se non ho nessun paziente passo le giornate a documentarmi sui casi medici presenti nel computer. Sai che divertimento..”


Jim stava per rispondere, ma entrambi sentirono le porte aprirsi.


A quanto pare il suo divertimento dovrà aspettare, dottore.” mormorò il capitano.


McCoy annuì e andò a vedere chi fosse, dato che con Jim era ben lontano dall'ingresso. Incuriosito, Kirk sporse lo sguardo per vedere chi fosse, e sorrise con gioia quando vide il dottore ritornare con il suo primo ufficiale di giorno.. e amante di notte.


Hai visite, Jim. La tua fidanzata è qui.” borbottò burbero il medico.


Dottore, le ho già fatto presente più volte che quel termine è del tutto inadatto per descrivere la mia persona nei confronti del capitano.”


Francamente ho i miei dubbi su questo signor Spock, ma im..”


Mi perdoni dottore, mi duole interromperla, ma sono qui per riferire al capitano notizie importanti sulla missione e vorrei farlo il prima possibile.”


McCoy guardò il primo ufficiale molto severamente, ma fece comunque un semplice gesto per fargli capire che poteva andare avanti.


Mi dica tutto, signor Spock.” mormorò Jim, sforzandosi di guardare il vulcaniano come se fosse solo il suo primo ufficiale, ma non era affatto facile perché non voleva fare altro che saltargli addosso.


Ci stiamo avvicinando al pianeta, Capitano. Secondo i miei calcoli, raggiungeremo l'orbita del pianeta tra sette punto cinquantadue punto quattordici, e la signorina Uhura tenterà di mettersi in contatto. Ho pensato non volesse perderselo.” spiegò il vulcaniano, tenendo le braccia dietro la schiena.


Come sempre lei ha ragione, signor Spock.” esclamò Jim, guardandolo con orgoglio.


Su questo ci sarebbe da ridire..” borbottò il medico, come se si stesse sforzando per trattenersi nel dire altro.


Kirk si alzò scuotendo la testa. Si mise in mezzo al suo amante e al suo migliore amico, ed inspirò.


Adesso siamo una squadra.. che ne direste di abbassare l'ascia di guerra?”


Il primo ufficiale guardò il suo capitano confuso.


Ascia di guerra? Non sono in possesso di niente del genere, e dubito che il dottor McCoy..”


E' solo un modo di dire umano, signor Spock. Significa che dovreste.. superare le avversità, dimenticare le discussioni e andare avanti, cercando di collaborare ed andare d'accordo.”


E' in errore, capitano. Non nutro nessuna astio nei confronti del dottor McCoy. Non nutro astio nei confronti di nessuno. I vulcaniani non possono provare nessun tipo di sentimento, tanto meno uno illogico come la rabbia. Al contrario, il dottor McCoy sembra illogicamente convinto del contrario. Tuttavia, mi preme ricordarle che ci stiamo avvicinando al pianeta e perdere tempo in queste futili conversazioni è illogico.”


Ancora una volta lei ha ragione, signor Spock.” fece Jim muovendo le braccia indicando l'uscita.


Spock fu il primo ad uscire dall'infermeria, seguito da Jim e da McCoy e camminarono uno dietro l'altro fino al turbo ascensore, dove Spock si accorse della presenza della dottore. Alzò un sopracciglio ed inspirò.


Dottor McCoy, le posso assicurare che la sua presenza in plancia non è affatto necessaria.” fece in tono neutro senza neanche guardarlo, preferendo avere lo sguardo verso la parete bianca.


Come la sua opinione, signor Spock.”


Il vulcaniano guardò il medico con gli occhi sbarrati, un po' sorpreso e un po' irritato da quella risposta. Jim avrebbe detto volentieri qualcosa per incoraggiarli a stare più tranquilli, ma lo aveva fatto poco prima e non era servito assolutamente a niente. Quei due tra di loro sembrano dei bambini.


Siamo arrivati.”


Grazie a Dio.” borbottò McCoy.


Le porte si aprirono e il trio entrò in plancia.


Scott e Uhura si voltarono verso di loro per una manciata di secondi per poi tornare ai loro compiti, mentre Chekov e Sulu non si mossero, erano troppo concentrati a guardare lo schermo: davanti a loro, un minuscolo punto in mezzo allo spazio: il pianeta.


Spock si precipitò nella sua postazione scientifica esaminando i dati relativi alla zona senza neanche sedersi, mentre Jim se la prese più comoda. McCoy rimase in piedi, accanto all'amico.


Capitano, rilevo un'astronave. Si sta avvicinando. Il suo scopo sembra quello di impedirci di comunicare con il pianeta, a giudicare dalla sua rotta.” spiegò con sicurezza il primo ufficiale.


Confermo i dati del signor Spock, capitano. Si è fermata. E' tra noi e il pianeta, impedendoci di continuare.” aggiunse Scott.


Jim si voltò verso Spock, il quale lasciò la sua postazione e si avvicinò a lui, poggiando le mani su uno dei braccioli della poltrona.


Potremmo passarci intorno e raggiungere il pianeta impiegando più tempo e modificando la rotta, ma lo sconsiglio. Se ci sono ostili ci raggiungerebbero comunque. La cosa più logica da fare è mettersi in contatto con loro.” propose Spock.


Jim annuì. Sì, aveva ragione. Era da vigliacchi modificare la rotta per ignorare l'astronave. E poi non sarebbe servito a niente.


Vediamo questa astronave, signor Sulu.”


Sulu eseguì, e l'astronave apparve sullo schermo. Era visibile anche prima, ma come il pianeta era solo un puntino, un granello di sabbia nell'universo, mentre ora a tutti in plancia era permesso di vederla.


Era più piccola della loro, più stretta, più spigolosa, come se fosse stata costruita con l'essenziale per viaggiare nello spazio e difendersi, come se la volessero più piccola possibile. Il colore dominante era il grigio, un grigio scuro, ma vi era anche un azzurro splendente. Come forma ricordava abbastanza gli aerei della fine del ventesimo secolo, con la sola differenza che le ali erano più piccole e strette, e più in fondo invece che al centro.


Ci stanno chiamando.” mormorò Uhura.


Jim inspirò. Ci siamo. Primo vero contatto con una specie aliena. Forse ostile. Forse pacifica. Forse erano lì per distruggerli.. o per aiutarli. Era ora di scoprirlo.


Sullo schermo.”


Davanti a loro non c'era più l'astronave, ma un alieno, un alieno dallo sguardo minaccioso. Aveva la pelle azzurra, gli occhi scuri come il petrolio e i capelli bianchi come la neve, dai quali spuntavano due antenne dello stesso colore della pelle.


Identificatevi.” disse in tono glaciale.

Jim era evidentemente seccato dato che non solo quello li ostacolava, ma pretendeva anche di sapere chi fossero, ma era il caso di essere diplomatici, e solo allora si rese conto di non sapere cosa dire. Solo allora si rese conto che la loro astronave non aveva neanche un nome. Occorreva essere franchi.


Veniamo dalla Terra. Siamo qui per incontrare i naveriani. Mi piacerebbe sapere chi è lei ora e perché cerca di impedircelo.”


Il mio nome è Levar, comandante dell'impero andoriano assegnato a questa zona. Il mio compito è proteggere i naveriani da attacchi nemici. Per cui preparatevi all'ispezione. Se la passerete, vi farò passare. Se non la passerete, dovrete prepararvi all'abbordaggio.”


Abbiamo un appuntamento con i naveriani. Se parlerà con loro sono sicuro che..”


Se le cose stanno come dice, non avrete nulla da temere.”


Spock si avvicinò a Jim con l'intento di suggerirgli qualcosa, ma vennero interrotti. Un membro dell'equipaggio andoriano aveva riferito a quel Levar di aver ricevuto un messaggio dai naveriani, che diceva chiaramente di far passare il vascello terrestre. La soddisfazione di Jim nell'udire quelle parole fu direttamente proporzionale all'irritazione di Levar.


Vi ho inviato le coordinate, usatele per teletrasportarvi e troverete i naveriani ad aspettarvi. Avete quindi il permesso di scendere sul pianeta, ma rimarremo in orbita e a tempo debito scenderemo anche noi. Al minimo segno di ostilità, non esiteremo ad attaccarvi.” disse Levar a denti stretti, chiudendo la comunicazione.


Kirk scosse le spalle, quasi divertito dallo scetticismo dell'alieno.

“Che tipo simpatico e socievole.” mormorò sarcastico McCoy.


Signor Chekov, ha le coordinate?”


Sì, signore.”


So che siete tutti curiosi di scendere sul pianeta, ma alcuni devono rimanere sulla nave per accertare che tutti i meccanismi funzionino al meglio e inoltre se scendessimo in massa temo che i naveriani potrebbero spaventarsi e non vogliamo dare nessuna ragione agli andoriani per attaccarci. Scenderemo io, il signor Spock, il dottor McCoy, il signor Scott e la signorina Uhura. Signor Sulu, a lei il comando.”


Sì, signore.”


Il gruppo uscì dalla plancia, prese il turbo ascensore e arrivò nella sala teletrasporto, dove li attendeva McCoy.


E così.. ci siamo.” fece il dottore, sfregandosi le mani e salendo sulle piattaforme del teletrasporto con gli altri.


Energia.” disse Kirk, con un radioso sorriso sulle labbra.


L'addetto al teletrasporto eseguì, e nel giro di qualche secondo il gruppo venne sostituito dalle loro molecole, e poi non ci furono più nemmeno quelle.

salve di nuovo :3

che dire del capitolo.. è il primo che scrivo riguardo ad autentici viaggi spaziali, e la ragione per cui per molto tempo non ho scritto Fanfic Spirk era proprio perché temevo di non riuscire a scrivere queste scene, curvatura, motori.. per quanto io sia una fanatica di Star Trek, devo ammettere che tutto quel gergo relativo alle astronavi mi sembra ancora parecchio complicato, tuttavia il guardare 24 ore al giorno Star Trek un po' mi aiutato a scrivere qualcosa di decente (almeno spero che sia decente XD)

Gli andoriani. Parliamone. Io li amo. Dopo i Vulcaniani, sono la mia specie preferita di Star Trek, ed è un peccato che si vedano così poco nelle serie. Spero che la descrizione della loro astronave sia giusta, giuro, mi sono impegnata e ho cercato di usare più dettagli possibili! (ho cercato persino su Google immagini le loro astronavi LOL)

La scena iniziale con McCoy.. beh.. forse non ha molto senso ma l'ho voluta inserire perché volevo che il capitolo iniziasse con un'atmosfera che urlava "TOS! TOS!" perché insomma, Jim in infermeria, Spock che lo raggiunge per qualche motivo e Bones che inizia a fare battute sarcastiche (come sempre) fa molto TOS per me.

Un'ultima cosa. Forse alcuni di voi si sorprenderanno dell'ansia e dell'incertezza di Jim quando entra in contatto con gli andoriani, insomma nella TOS era molto più sicuro di sé, ma ho preferito renderlo più preoccupato perché questo Jim non è lo stesso Jim della TOS. Insomma, quello della TOS è capitano dopo aver già compiuto vari viaggi spaziali come primo ufficiale e tenente, studiato nell'accademia.. questo Jim invece tutto quello che sa sullo spazio lo sa grazie a Spock e Scott, e mi sembrava giusto, per la caratterizzazione del personaggio, renderlo più insicuro.

E niente, ho detto tutto :3 Grazie come al solito per seguirmi così assiduamente, e per le recensioni, è sempre una gioia leggerle! Alla prossima ;3

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Capitolo 25
*** I Naveriani ***


CAPITOLO 25. I NAVERIANI


Non appena Jim venne teletrasportato sul pianeta, si voltò alla sua destra prima di qualsiasi altra cosa. Voleva essere certo che lui fosse lì, con lui, al suo fianco, ed era così. Spock lo guardava serio, alzando un sopracciglio.


Jim sorrise. Era stata un'azione del tutto spontanea cercare il suo sguardo, neanche se n'era accorto. Per la prima volta aveva messo piede su un pianeta alieno: la cosa più logica sarebbe stata il guardarsi attorno esaminando la zona, dal clima alla vegetazione, oppure guardare davanti a sé, oppure cercare i naveriani. Eppure si era voltato verso Spock. E vederlo lì lo aveva confortato, come se la sua presenza lo facesse sentire più al sicuro. Ed era così. Intorno a loro, McCoy, Uhura e Scotty. Stavano tutti bene e fortunatamente il teletrasporto era riuscito alla perfezione.


Jim.” mormorò McCoy, facendogli segno di guardare davanti a sé.


Kirk seguì il suggerimento del dottore, e incontrò gli occhi di alcuni naveriani, tra cui Kalar, il naveriano del messaggio.


Il capitano era incerto all'inizio, ma nel giro di poco sorrise. In fondo, non erano così diversi dagli umani.. e dai vulcaniani, e vederli in carne ed ossa non gli fece così tanto effetto. Incredibilmente, si sentì subito a suo agio.


Kalar fece qualche passo: indossava un piccolo abito fatto di quelle che dovevano essere foglie provenienti dagli alberi di quel pianeta, e fu una fortuna che fossero gialle, perché se fossero state verdi, come la pelle, il vestito sarebbe passato del tutto inosservato e i naveriani sarebbero sembrati nudi. Persino le scarpe erano fatte con foglie, e qualche ramo. Intorno a loro, la natura. Alberi altissimi ovunque, piante rigogliose, case fatte di legno sugli alberi e il rumore dei ruscelli. Era tutto così bello, così tranquillo, così puro, così.. spirituale.


Il naveriano alzò le braccia fino ad unirle di nuovo con l'indice, come se tentasse di creare un cerchio: probabilmente era il loro saluto.


Pace a voi, umani..” mormorò “.. vi stavamo aspettando. Il mio nome è Kalar. Benvenuti.”


La ringrazio dell'accoglienza, Kalar. Io sono Jim Kirk, e questi sono McCoy, Scotty, Nyota e Spock.”


Kalar posò lo sguardo su ognuno di loro, ma si soffermò su Spock.

Lei è vulcaniano.” disse, dopo aver passato vari secondi in assoluto silenzio, come se fosse in contemplazione.


Spock sgranò gli occhi sorpreso, non sapendo come prendere quella frase, ma solo un pensiero si era fatto avanti nella sua mente.


Conosce altri della mia specie?” chiese cercando di essere il più neutro e freddo possibile, anche se in quel momento gli era particolarmente difficile.

Non pensava spesso al suo pianeta, ai suoi genitori e ai vulcaniani, ma solo perché farlo era piuttosto doloroso, e pensarci non avrebbe cambiato le cose. Era logico pensare che lui fosse l'ultimo della sua specie, soprattutto considerando quanto era successo l'ultima volta che era con loro. Era scappato, certo, ma ricordava bene che quando era scappato molti erano già stati uccisi e i pochi rimasti venivano torturati, e soprattutto quando aveva lasciato il pianeta, sebbene ci fosse il caos, gli umani erano ancora lì. Cosa avevano fatto in quegli anni?

Quando era partito per quella missione, per incontrare i naveriani, era molto entusiasta, o meglio, la sua parte scientifica lo era, ma non aveva pensato neanche per un secondo che loro potessero conoscere altri vulcaniani.

E ora non sapeva cosa dire né come reagire.


Sentì la mano del capitano accarezzargli il braccio: alzò lo sguardo su di lui e vide Jim prima preoccupato, probabilmente per lui, e poi sorridente, come per confortarlo.

Jim..
Sapeva sempre cosa fare per farlo stare meglio.


Si trovano a Vetan, un pianeta appartenente alla nostra specie. E' un pianeta arido, caldo. Noi non riusciamo a viverci a causa dell'ambiente, nel giro di un mese saremmo morti, ma per loro no, anzi, a quanto dicono, è molto simile a Vulcano. Così li ospitiamo lì, e ci forniamo a vicenda sicurezza e assistenza. Vi accompagneremo da loro quando avremo finito qui, saranno contenti di incontrare un altro vulcaniano. Vi manderei da soli, ma ad eccezione del signor Spock siete tutti umani, e visto che i loro più grandi nemici sono stati i terrestri..”


Ha perfettamente ragione. La ringraziamo dell'aiuto.” disse Kirk, senza smettere di toccare Spock.


Parleremo domani, è meglio. Siete lib..”


Kalar continuava a parlare, ma né Spock né Jim lo ascoltarono. Spock era troppo immerso nei suoi pensieri e Jim non voleva lasciarlo solo.


Spock..? E' stata una giornata lunga, sono successe tante cose. Sarà meglio andare a riposare, sono sicuro che i naveriani hanno degli alloggi per noi, e se non li hanno torneremo sulla nave..” propose il capitano al suo primo ufficiale.


Sto bene, Jim. Non preoccuparti per me. E inoltre i vulcaniani possono permettersi di dormire meno ore degli umani per riposarsi. Abbiamo raggiunto un pianeta nuovo, dovremmo esaminare la zona, raccogliere dati. Dormire non mi sembra la cosa più logica da fare.” disse Spock, recuperando il suo consueto autocontrollo vulcaniano.


Possiamo farlo domani, Spock. Non c'è nessuna fretta.”


Lo so. Tuttavia è più saggio farlo ora.”


Jim sentì gli altri avvicinarsi: Scotty, Uhura e McCoy erano tutti lì. Sperò che almeno loro avessero ascoltato ciò che Kalar aveva detto.


Jim, mi piacerebbe sapere di più sulla loro medicina. Sembrano avere molto conoscenze e saperne di più su certe malattie, umane e non, gioverebbe tutti noi. Alcuni loro medici hanno acconsentito a spiegarmi molte cose. Sarebbe interessante.” propose il medico.


Vada pure McCoy. E voi? Desiderate vedere qualcosa di preciso? Ah, mi faccia indovinare signor Scott, lei vuole condividere con loro le rispettive conoscenze sui motori?” fece Kirk.


Come ha fatto ad indovinare, capitano?” mormorò Scott, trattenendo un sorriso.


Intuito.”


Posso andare con lui, Jim? Dietro il loro magazzino dei motori vi è un crepuscolo e piante con sostanze che posso aiutarci a quanto hanno detto, e vorrei esaminarle.” disse Uhura.


A quanto pare avete trovato tutti un compito. Andate pure..” non fece in tempo a guardare i tre allontanarsi che subito si voltò verso Spock “.. in quanto a noi due signor Spock, che ne dice di analizzare l'ambiente qui intorno?”


Un'ottima idea, capitano.”



o.O.o.O.o.O.o.O.O.O.o.o.o.o.o.o.O.O.O.O.o.O.O.O.O.O.O.o.o.o.O.O.O.o.O.O.



Aveva smesso di eseguire la analisi da ore, eppure si trovava ancora lì, e non avrebbe voluto essere in nessun altro posto.


Naveria era a dir poco splendida. Sembrava di essere in un posto fatato. Nonostante il buio, Uhura si era tolta calzini e scarpe per immergerli nell'acqua, che aveva una temperatura perfetta.

Pura estasi.


Nyota!”


La ragazza si voltò e vide Scott: lo salutò con la mano e lui si sedette accanto a lei e la ragazza, non appena si ritrovò vicino al suo viso, scoppiò a ridere. Scotty si limitò a sorridere, anche lui divertito.


Le sue guance erano grigie come la polvere, sporche per il suo lavoro di ingegneria di quel pomeriggio. Un lavoro duro e faticoso, ma che aveva dato i suoi frutti, e Scotty ne era molto orgoglioso.


Scusa..” mormorò la ragazza, cercando di smettere di ridere.


Continua pure. Mi fa piacere vederti ridere.”


Nyota voltò leggermente lo sguardo imbarazzata, ma poi ritornò a guardarlo.


Comunque sei carino anche con le guance sporche.”


Questa volta fu Scott a ridere, e quando tornò serio fece come Uhura: si tolse scarpe e calzini e immerse i piedi nell'acqua.


Non riesco a credere che domani andremo via da questo posto..”


Potremo tornare. Quando tutto sarà finito.”


L'ingegnere si sporse ancora verso l'acqua, prendendone un po' con le mani con l'intento di pulirsi la faccia, ma Uhura lo fermò.


Ci penso io. Hai lavorato fino ad ora, sarai stanco.” disse, iniziando a bagnarsi le mani.


Anche tu l'hai fatto.”

Analizzare dei dati con un tricoder che fa tutto da solo è un tantino diverso da spaccarsi la schiena e sporcarsi le mani per lavorare su dei motori.”


Scotty aprì la bocca per dire qualcosa, ma si paralizzò quando sentì le dolci e bagnate mani di Uhura sulle guance.


I suoi occhi si illuminarono come un lampadario, e si puntarono su Uhura. Lei continuava a pulirlo e aveva quasi finito, ma l'ingegnere non ce la faceva più. Si erano girati attorno per troppo tempo. Persino Spock e Kirk si erano decisi prima di loro. O la va o la spacca.


Si sporse verso di lei e posò le labbra sulle sue. Un leggero tocco, solo quello, quanto bastava per inumidirle le labbra, poi si staccò, ma non fece in tempo di fare altro che subito Uhura lo prese per il viso e lo baciò più forte, un bacio passionale, ma anche dolce. Scott ricambiò volentieri, e l'avvicinò a sé stringendola tra le sue braccia. Si baciarono per un tempo indefinito, e si scambiarono anche qualche coccola. Dolce e tenera. Come il loro amore.





salve di nuovo :3
ehm. su questo capitolo non ho molto da dire tranne.. SCOTTY E UHURA <3 <3 Spero di aver reso loro giustizia <3
E niente.. questo era un capitolo di transizione.. il prossimo scotterà molto di più (che spero di pubblicare entro una settimana LOL)
Come sempre le recensioni sono sempre gradite :3
Alla prossima e grazie a voi che siete ancora qui a leggere la mia storia :3

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Capitolo 26
*** Hassral ***


CAPITOLO 26. HASSRAL


“Davvero stupefacente, capitano. Il tricoder rileva tracce di gadono, fizenco e lupatio. Non esistono sulla Terra, ma possono essere impiegate per..” spiegò Spock, una volta passato il tricoder vicino all'ennesima pianta, ma venne interrotto da Jim.

“E' tutto molto interessante Spock, ma sono ore che analizziamo i dati e si è fatta sera. Avanti, metti via quel tricoder. C'è altro che possiamo fare..”


Vuole andare a dormire, capitano?”


Jim storse la bocca.


Dormire? No, non è quello a cui stavo pensando..”


A cosa stava pensando allora, capitano?”


Non ti viene in mente niente, Spock? Ti rendi conto che è da settimane che non siamo in intimità?!?”


Sì, ci avevo pensato, ma mi sembravi molto concentrato sulla nostra missione. Non mi sembravi interessato.”


COSA NON TI SEMBRAVO?!?” sbottò Jim, sgranando gli occhi così tanto da sembrare McCoy.


C'è qualche problema, capitano?”


Cioè fammi capire.. tu eri davvero convinto che non fossi interessato a rotolarmi tra le lenzuola con te?!?”


Rotolarci tra le lenzuola?”


E' un modo di dire umano, Spock. Significa sesso. Hai presente il sesso? E' quella cosa che abbiamo fatto noi la sera prima della partenza. Sai il letto, noi completamente nudi. Una cosa che credo.. spero ti sia piaciuta.. e che desideri farlo ancora. Con me, almeno. E vorrei sapere come.. come è potuto accadere.. che tu abbia pensato anche solo per un secondo che io non fossi interessato.”


Non comprendo il senso di questo discorso, Jim. Se volevi avere un secondo rapporto sessuale con me bastava dirlo.” fece tranquillamente Spock usando il suo solito neutro, come se stesse leggendo la lista della spesa.


Jim che da prima era leggermente irritato, sorrise allegramente e scoppiò a ridere, scuotendo la testa. Si avvicinò al suo primo ufficiale, e con le dita toccò le sue mani, dove teneva ancora il tricoder. Glielo prese e lo mise per terra, senza smetterlo di guardarlo negli occhi. Spock si lasciò incantare da quegli occhi caldi e affettuosi che ogni giorno che passava erano sempre più belli, e Jim lesse nello sguardo del primo ufficiale l'infinito amore che il vulcaniano provava per lui.

Accarezzò le braccia del primo ufficiale fino ad arrivate alle spalle, sulle quali posò le braccia, poggiandosi del tutto a lui, tanto che Spock lo abbracciò per tenerlo più stretto.


Ti amo, Spock.”


Il vulcaniano non disse nulla, ma si chinò sul biondo e lo baciò dolcemente, e Jim non poteva chiedere di meglio. Un bacio leggero, ma meraviglioso. Come tutti i loro baci, del resto.


Il capitano sorrise timidamente, quasi arrossendo.


Allora Spock, che ne dici? Vuoi avere un rapporto sessuale con me?”


Un rifiuto sarebbe illogico, capitano.”


Kirk rise di gusto. Di nuovo.


Naturalmente.” mormorò, avvicinandosi per baciarlo.


Si baciarono a lungo, e per tutto il tempo Jim non smise mai di accarezzare il vulcaniano ovunque: le spalle, le braccia, le mani, i capelli, e le uniche volte che si separava dalla sua bocca era perché spostava le sue labbra sulle orecchie appuntite. Anche Spock di tanto in tanto si staccava dalle sue labbra, per andare a riempire di baci il collo di Kirk.


E fu tutto assolutamente perfetto. Come la prima volta. E come tutte le volte che sarebbero arrivate dopo.


Nonostante la stanchezza, continuarono a toccarsi e scambiarsi piccoli baci per un po', ancora completamente nudi, le loro gambe intrecciate, come se fossero una cosa sola. Jim baciò ancora Spock ma sul petto, poi si avvicinò di nuovo al suo viso, affondando il suo naso nella guancia del vulcaniano.


E comunque, per la prossima volta, ti prego, ti scongiuro, non pensare mai, e dico mai, che non sia interessato. Non importa cosa stia facendo e cosa stia accadendo. Ogni volta che vuoi farlo, vieni da me e non rimarrai deluso. Amo quando sei tu a prendere l'iniziativa. Spock.. se potessi passerei ogni fottuto secondo della mia vita a fare l'amore con te. Mi auguro di essermi spiegato.” puntualizzò Jim.


Perfettamente, Jim. Vedrò di rammentarlo.”


Kirk alzò il viso con l'intento di guardare meglio il vulcaniano, ma fu attirato da una luce che vedeva dietro di sé, a cento metri di distanza. Era una luce di un azzurro così chiaro da sembrare bianca, e sembrava provenire da un qualcosa di sferico. Non era a terra, il che faceva pensare che si trovava in una specie di scaffale, ma era così buio che per Jim fu impossibile capirne di più. Scosse le spalle, e ritornò a dedicarsi a Spock, che poi era quello che voleva fare dall'inizio.



o.O.o.O.O.O.o.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.O.O.O.O.o.o.o.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.



Le mie più sentite scuse, dottor McCoy. Avrei dovuto concludere ieri così ora sarebbe con i suoi compagni a discutere con la mia gente su come procedere contro i Klingon, ma non volevo che partisse senza vedere quello che noi consideriamo uno degli aspetti più innovativi della nostra medicina.”


Non si preoccupi. Le riunioni in generale mi annoiano abbastanza. Dove mi ha portato? E quali sono questi aspetti innovativi della vostra medicina?”


Provi a dirmelo lei.” fece il medico naveriano, aprendo le braccia come se si aspettasse davvero che McCoy indovinasse.


Leonard annuì accettando la sfida, cominciando a guardarsi intorno. Erano ancora all'aperto, ma c'erano degli alti scaffali fatti di legno: erano molti, tutti vicini e ogni scaffale aveva sei piani. In ogni piano c'erano quelle che sembravano delle grandi uova di pasqua del ventesimo secolo, solo che erano come trasparenti, e dentro c'era una specie di gas marrone. Il dottore non riuscì a non notare che uno era diverso da tutti gli altri, quello nel terzo scaffale. Aveva una luce azzurra quasi accecante, che rendeva il gas marrone al suo interno meno evidente.


Vi serve.. per isolare dei virus e combattere una malattia?” ipotizzò McCoy, anche se sinceramente era senza idee.


E infatti, il naveriano scosse la testa.


E' il nostro luogo più sacro. Qui è dove ha inizio la vita.”


Intende una specie di nursery?”


Nursery?”


Sì.. ehm.. è una stanza d'ospedale dove si trovano i bambini appena nati.”


Questo non è il luogo dove i bambini nascono. Questo è il luogo in cui vengono concepiti.”


McCoy sgranò gli occhi sconvolto.


Scusi ma come.. quando.. com'è possibile?”


So che nel vostro pianeta non funziona così. Se non sbaglio da voi, in seguito al rapporto sessuale, la femmina rimane incinta, il bambino cresce dentro di lei e dopo quasi un anno partorisce il bambino.”


Sì.” mormorò ancora riluttante.


Un tempo facevamo anche noi così, ma il nostro corpo è più fragile del vostro e molte delle nostre femmine morivano in seguito al parto e allora abbiamo studiato un modo per portare avanti la nostra specie senza far correre rischi alle donne. Con il tempo il nostro corpo è diventato più forte e quindi le donne avrebbero potuto tornare a restare incinte, ma ormai siamo tutti abituati con questo metodo, indolore e sicuro.”


McCoy iniziava a collegare i punti, ma era ancora sconvolto.


Lei mi sta dicendo che a voi basta inserire il DNA di un naveriano e una naveriana in quei.. contenitori.. il feto cresce lì dentro e quando è pronto esce da quel.. contenitore.. nascendo?”

Il naveriano scosse la testa con foga.


Dottor McCoy, lei mi lusinga, non siamo così evoluti! Non ci basta prendere del DNA per concepire un bambino. E poi non è necessario che i naveriani siano di sesso opposto.”


McCoy pensò di aver capito male.


Scusi?!? Può ripetere?”


Se due naveriani maschi o due naveriane femmine stanno insieme e vogliono avere un bambino. Anzi, se hanno lo stesso sesso, per loro il processo è più facile. La nostra terra ha una particolare sostanza che permettere di unire il DNA di due soggetti dello stesso sesso se questi hanno un rapporto sessuale sopra di esso. Un ulteriore meccanismo elabora i due DNA dando inizio alla gravidanza. Ah in questi casi, logicamente, non c'è il dubbio sul sesso. Se i naveriani sono due maschi, il bambino sarà maschio, se le naveriane sono due femmine invece, avremo una bambina.”


Ma..”


In realtà McCoy voleva fare molto altro in quel momento, ma fare quella parola fu l'unica cosa che riuscì effettivamente a dire.


Dottor McCoy, lei mi sembra confuso.”


Può scommetterci! Dopo un rapporto sessuale il bambino viene concepito ed è già nel corpo della donna. Come fate a spostarlo in quei.. cosi!”


Se due naveriani hanno un rapporto sessuale in questa zona, purché non siano più lontani di 200 metri da questi scaffali, concepiscono un bambino. E' un processo sia semplice sia complesso, è difficile da spiegare ad un umano. Le basti sapere che un tubicino così piccolo da non essere visibile all'occhio umano prende il DNA del bambino concepito nell'atto sessuale e, tramite dei tubi sotterranei, lo sposta in uno dei Hassral, ciò che lei definisce contenitori, che portano avanti la gravidanza. Le coppie vengono qui, concepiscono il bambino e poi raccolgono il contenitore, portandolo a casa. Quando il bambino nasce, ce lo riportano, noi lo ricolleghiamo e tutto continua. Capiscono qual'è il loro Hassral in base ai dati sopra ognuno di essi, dove viene riportato il DNA dei genitori, la data del concepimento e altre informazioni.”


McCoy non sapeva come reagire. All'inizio era destabilizzato, sconvolto, ma poi si rese conto che quella era una delle più grandi innovazioni nell'ambito della medicina. Pensò alle gioie che avrebbe portato, a tutte quelle coppie che desideravano avere un figlio ma non potevano. Iniziò a sorridere, e non aveva intenzione di smettere.


La vedo entusiasta, dottore.”


Altroché. Avete fatto un lavoro splendido. Un lavoro che porterebbe benefici che neanche immaginate.”


Temo che lei ci stia sopravvalutando, dottore.”


Non è così. Si fidi. E quel Hassral? Quello con quella luce azzurra? Significa che dentro c'è un bambino?”


Il medico naveriano si voltò e lo vide, mostrandosi sorpreso. Evidentemente prima non lo aveva notato.


Esattamente. Deve essere di questa notte, ieri sera ho ricontrollato questo posto e nessun Hassral era attivo. Strano anche che i genitori non lo abbiamo preso e portato con sé. Venga, andiamo a controllare i dati. Così potrà saperne di più.”


Non vedo l'ora.”


I due medici si avvicinarono, e mentre il naveriano cliccava dei pulsanti per leggere i dati, McCoy non riusciva a smettere di guardare quella meravigliosa luce azzurra.


Strano..” mormorò ad un certo punto il naveriano.


Qualche problema? Il feto è sano?”


Il feto è sanissimo, è il suo DNA e quello dei genitori che mi sembrano diversi. I dati sono strani.. questo non è DNA naveriano.”


McCoy si avvicinò e fece un mezzo sorriso.


Non so l'altro, ma questo è decisamente DNA umano.”


Questa volta fu il collega di Leonard a fare un mezzo sorriso.


Sa cosa significa, vero dottore? Lei e i suoi compagni siete i primi umani con cui abbiamo avuto a che fare, ragione per cui questo DNA deve appartenere ad uno di voi. Questo significa che due di voi questa notte sono venuti qui e, in seguito ad un rapporto, hanno concepito un bambino.”


McCoy non fece in tempo ad agitarsi e a pensare chi potessero essere i due futuri genitori che il collega lo sconvolse ulteriormente con un' altra rivelazione.


Ho analizzato il DNA dell'altro genitore. Vulcaniano.”


Calò il silenzio. Il medico si volse verso McCoy preoccupato e lo vide come pietrificato, bianco come un cadavere e degli occhi così grandi da far paura. Sembrava un manichino a tutti gli effetti.


Dottore? Dottore sta bene?”


Non lo so.” mormorò McCoy con un filo di voce.


Lei conosce i genitori?”


Sì.” rispose, passando dallo stato catatonico in cui si trovava ad una risata senza fine.


Un bambino.

Un bambino.
Un bambino.

Kirk e Spock avranno un bambino.

Quei due disgraziati.

Arriviamo in un pianeta per la prima volta e non riescono a trattenersi.
No certo, devono assolutamente scopare in un prato.

Ma io non lo so.

Cosa devo fare con quei due?

Esco da un manicomio dopo dieci anni e finisco con loro che mi fanno impazzire sul serio.


Dottore, è sicuro di stare bene?”


Sto benissimo. Sto solo pensando al momento in cui lo sapranno.”

salve :3

eh.. eh...

eh...

l'ho fatto. L'HO FATTO DAVVERO. NON CI CREDO.

Forse la spiegazione del naveriano non è molto chiara, d'altronde non ne sono molto di queste cose, ma forse è un bene averla tenuta un po' sul "generale".

Ho visto troppe Fan Art meravigliose di Kirk e Spock con un bambino, e niente, i feels hanno soffocato la mia ragione e il risultato è questo capitolo!

Volevo però che la cosa accadesse per caso, e così ho ideato questi Hassral.

E niente, spero che quest'idea sia di vostro gusto.. fatemi sapere con i commenti :3 :3

Alla prossima <3

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Capitolo 27
*** Famiglia ***


CAPITOLO 27. FAMIGLIA


Da quando aveva saputo che c'erano dei Vulcaniani là fuori, come lui, gli erano riaffiorati nella mente molti ricordi legati a quei pochi anni che aveva passato su Vulcano, ricordi che non ricordava nemmeno di avere, ricordi che aveva rimosso.


Si ricordò così di tutte le tecniche di cui gli aveva parlato suo padre per imparare a reprimere le emozioni. Gli aveva spiegato che era importante e che lui, essendo per metà umano, doveva essere ancora più bravo a nasconderle, in modo da dimostrare a tutti di essere Vulcaniano esattamente come loro.


Tecniche che tentava di praticare da qualche mese, da quando avevano lasciato Naveria per raggiungere i vulcaniani, ogni volta che era da solo nel suo alloggio, tecniche che tuttavia non avevano una grande efficacia.


Aveva passato troppo tempo nella Terra, circondato da umani, così illogici, così emotivi, ed era arrivato anche ad amarne uno. Era arrivato il momento di accettare che non sarebbe mai stato come gli altri vulcaniani. Il suo percorso era stato diverso, tutto era diverso. Lui era diverso.


Per questo, quando sentì il cicalino della porta, non si dispiacque di alzarsi e ricomporsi: tanto non avrebbe combinato nulla e pensare il contrario, questo sì che era illogico.


Avanti.”


Le porte si aprirono e sulla soglia apparve Jim, che entrò nella stanza quasi camminando sulle dita dei piedi, come se temesse di pestare qualcosa di prezioso o rovinare il pavimento.


Ehi.. volevo avvertirti che tra un paio d'ore arriveremo su Vetan, per incontrare i vulcaniani.. cioè.. altri vulcaniani..”


La ringrazio capitano, ma bastava contattarmi per dirmelo. Non era necessario che si scomodasse per venire nel mio alloggio.” mormorò Spock, senza guardarlo.


Si sedette sul letto immaginandosi di sentire di nuovo il movimento delle porte per l'uscita di Jim, ma tutto ciò non avvenne. Voltò lo sguardo e infatti Jim era ancora lì.


C'è altro, capitano?”


Mi dispiace, Spock.”


Finalmente il vulcaniano si voltò verso Kirk alzando un sopracciglio, dimostrando tutta la sua sorpresa.


Non ha nulla di cui scusarsi, capitano.”


Sì, invece. Avrei dovuto rallentare le cose. Essere certo che tu fossi pronto prima di accettare la proposta dei naveriani di incontrare i vulcaniani. Certo, abbiamo bisogno di loro. I naveriani hanno le conoscenze, ma sono i vulcaniani che progettano astronavi, e dobbiamo migliorare questa astronave e crearne altre, ma non c'era nessuna fretta e io avrei dovuto..”


Non avrebbe dovuto fare nient'altro, capitano. Lei ha agito logicamente. Le esigenze dei molti vengono prima delle esigenze dei pochi. Inoltre io sto bene. La sua preoccupazione nei miei confronti è ammirevole, ma non ha ragione di sussistere.”


Sarò con te per tutto il tempo, a meno che tu non voglia stare da solo con loro.” mormorò Kirk ignorando quanto aveva detto Spock, accarezzandogli la mano.


Grazie, cap.. Jim.”


Forza, andiamo.”


Credevo fosse tutto sotto controllo in plancia. Se avessi saputo che avevate dei problemi, non mi sarei mai permesso di ritirarmi nei miei alloggi.”

Infatti è così! Tutto questo spazio è dei naveriani. Non che siano ostili ad altre specie, semplicemente non è una zona molto trafficata. E' quasi un viaggio noioso. Io parlavo dell'infermeria.”


L'infermeria?”


E' tutto il giorno che McCoy richiede la nostra presenza lì. Dice che è urgente.”


Lei sa meglio di me che ciò che il dottor McCoy ritiene urgente per un qualunque altro essere senziente è irrilevante.”



o.O.o.O.O.O.o.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.O.o.o.O.O.o.O.O.o.o



Alla buon'ora!” sbottò McCoy, non appena vide Spock e Kirk entrare in infermeria.


Spock si mostrò subito lievemente irritato.


Dottor McCoy, il nostro arrivo sul pianeta è vicino, per cui sia breve e conciso.”


Se c'è qualcuno qui che dovrebbe fare la ramanzina a qualcuno signor Spock, quello sono io!” ribatté McCoy.


Questa volta anche Kirk si mostrò sorpreso.


Come?”


Non fingete di non capire!”


Dottor McCoy, quale parte di sia breve e conciso non ha capito? Non abbiamo tempo per i suoi giochi di parole.”


Ci ho riflettuto per tanto tempo su come dirvelo, e ancora non ho trovato una soluzione.”


Lo dica e basta, Leonard. Girarci intorno non serve a niente.” disse tranquillamente Jim.


McCoy si toccò le ginocchia, poi si alzò dalla poltrona e si diresse verso un'altra zona dell'infermeria, facendo segno agli altri due di seguirlo. Non si voltò verso di loro, ma sentiva i loro passi dietro i suoi.


Si avvicinò al Hassral che teneva su una scrivania, e lo guardò con orgoglio. Notò che Kirk e Spock erano rimasti sulla soglia, così gli fece segno di avvicinarsi, ma prima che potessero farlo, il medico si mise tra loro e il feto, che non era più una luce azzurra. Qualunque occhio umano non avrebbe avuto difficoltà nel rendersi conto che era un feto di bambino a tutti gli effetti.


Credetemi, so quanto avete sofferto nel stare lontani, e tutti quei pipponi mentali che vi siete fatti a vicenda e le relative cazzate che hanno peggiorato la situazione, e io che me ne stavo lì in mezzo a chiedermi perché foste così imbecilli..”


Dottor McCoy, la relazione sentimentale tra me e il Capitano non è di sua competenza.”


Davvero? Ne è sicuro, signor Spock? Perché a me sembra il contrario! Suppongo ritenga che non sia neanche di competenza dei naveriani. Ciò non di meno loro ne sono venuti a conoscenza, e dubito che lo volessero!”


Leonard? Ma di cosa stai parlando?”


Sto parlando di voi due! La vostra vita sessuale non mi riguarda, anzi, vi sarei grato se mi teneste fuori, ma era davvero necessario scopare nel primo pianeta alieno in cui sbarchiamo?”


Kirk si pietrificò, mentre Spock divenne più pallido del solito, ma si ricompose in fretta.


Ma come..” borbottò Kirk.


Deve averci visto. E' l'unica spiegazione logica.”


Lasci stare la logica, signor Spock! E non agitatevi. C'è ben altro su cui dovreste agitarvi. E comunque no, non vi ho visti. Grazie a Dio. Ero andato a dormire presto quella sera. Mai fatta una decisione migliore.”


E allora..”


Allora.. io mi ritrovavo in quella stessa zona il mattino seguente. Mentre voi stavate discutendo sui Klingon, il dottor Jesky mi ha spiegato come funziona da loro il concepimento. In pratica, quando una coppia vuole avere un figlio, va nella stessa zona in cui siete stati voi e ha.. un rapporto. Inevitabilmente il rapporto porterà alla creazione di quello che sarà un feto che, invece di crescere nel corpo della donna, viene spostato in questi grandi contenitori, nel quale il feto cresce e si sviluppa, per poi uscire da esso come bambino, evitando così alle loro donne i dolori del parto.”


Jim all'inizio era teso come una corda di violino, ma poi abbozzò un mezzo sorriso.


E' tutto molto interessante McCoy, ma io e Spock siamo due maschi. Non possiamo avere figli.”


No Jim, forse non mi sono spiegato. Con questa loro.. tecnica.. qualsiasi coppia può avere figli. Di qualsiasi specie e di qualsiasi.. sesso.”


E' impossibile. Non può avvenire un concepimento se i due soggetti non sono di sesso opposto.” mormorò Spock, anche se in cuor suo sapeva che, trattandosi di una specie aliena, tutto era possibile.


McCoy chinò la testa, poi si spostò verso destra mostrando il feto ai due futuri genitori.


Se è così impossibile signor Spock, mi spieghi come mai questo feto è stato concepito la stessa sera in cui siamo arrivati sul pianeta, e intanto che c'è mi spieghi anche come fa ad avere DNA vulcaniano ed umano.”


Spock e Kirk si pietrificarono. Jim aveva gli occhi fuori dalle orbite e aveva un'espressione indecifrabile, mentre Spock alzò il viso e aprì la bocca, come se faticasse a respirare.

Dopo un interminabile silenzio, Spock tentò di ritornare impassibile, ma tutto quello che riuscì a fare fu tentare di riprendersi da un grande shock.


Ci stiamo.. avvicinando al pianeta. La mia presenza è richiesta in plancia.” mormorò con un filo di voce Spock, lasciando l'infermeria prima che gli altri potessero fermarlo o aggiungere qualcosa.


Jim rimase lì, ma sentì le sue gambe tremare.


Io.. io penso che dovrei sedermi..”


McCoy gli andò incontro, e prese una sedia, aiutandolo a sedersi.


Hai bisogno di altro?”


Un bicchiere d'acqua, per favore.”


McCoy si allontanò per aiutare l'amico, e Jim rimase da solo in quella stanza. Solo lui.. e il suo bambino.


Continuava a guardare quel feto, quel feto che non sarebbe lì se non fosse stato per lui e per Spock. Un feto che diventerà un bambino. Un bambino suo e di Spock. A chi somiglierà di più? Avrà le orecchie a punta o orecchie umane? E i capelli? Gli occhi? Il carattere? Sarà estroverso e sicuro di sé come lui o razionale e intelligente come Spock? Le domande aumentavano sempre di più, e Jim non riuscì a fare altro che alzarsi dalla sedia e avvicinarsi al feto. Si avvicinò più che poté, e con le dita toccò quella specie di vetro che teneva al sicuro il sangue del suo sangue, ripercorrendone i contorni.


Un radioso sorriso si dipinse sul suo volto, l'ansia e la paura sparirono, e al loro posto arrivarono gioia, felicità, emozione, orgoglio, la consapevolezza che lui e Spock sarebbero diventati una famiglia, la consapevolezza che avrebbe dato tutto per quel bambino, il frutto del loro amore.

eccoci di nuovo :3 è incredibile, riesco ad essere puntuale al momento! >.<


ma veniamo al capitolo..

scriverlo non è stato particolarmente difficile.. no.. la parte difficile è stata capire COSA scrivere.. 

spero, fino a questo momento, di essere riuscita a caratterizzare bene i personaggi nonostante si tratti di una AU, ma qui temevo di non farcela.

Come avrebbe fatto McCoy a dire una cosa del genere a Kirk e Spock? Che sarebbero diventati padri? E Kirk e Spock come avrebbero reagito?

Ho seguito il mio istinto, e questo è stato il risultato. 

Ringrazio ancora una volta tutti quelli che seguono (e soprattutto quelli che recensiscono, davvero, non sapete quanto lo apprezzi) e niente.. fatemi sapere cosa ne pensate con una recensioncina, sapete che fa sempre piacere :3

Alla prossima carissimi/e Trekker <3

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Capitolo 28
*** Educazione ***


CAPITOLO 28. EDUCAZIONE


Quei dannatissimi vulcaniani. E poi hanno anche il coraggio di venire a dire che siamo noi quelli illogici.” sbuffò McCoy, evidentemente adirato.


Suvvia Leonard, hanno le loro ragioni a essere diffidenti. In fondo, tutti i problemi che hanno avuto sono stati causati da noi.”


Non da noi Jim, ma da altri terrestri. E incolpare noi per qualcosa che altri hanno fatto è assurdo.”


Però siamo qui ora. Ci hanno permesso di sbarcare.”


Dopo un mese che giravamo in orbita come dei deficienti perché loro dovevano valutare se darci il permesso di incontrarli! E a dirla tutta, non muoio dalla voglia di conoscere altri vulcaniani. Uno basta e avanza.”


McCoy.. se c'è qualcuno che dovrebbe essere agitato, quello sono io! Mio figlio potrebbe nascere da un momento all'altro e uscire da quel contenitore, ma mentre lui è rimasto sull'astronave, io me ne sto qui, a camminare da mezzora per incontrare i vulcaniani. Chi di noi è messo peggio?”

Jim.. te l'ho già spiegato. Dalla rottura della crosta che protegge il bambino dall'esterno alla effettiva nascita si deve aspettare almeno un'ora. Ho lasciato l'Hassral con Leila. Quando ci sarà la rottura, contatterà Scotty che ci teletrasporterà in Infermeria. Non hai nulla di cui preoccuparti. Andrà tutto bene.”


Vorrei essere tranquillo come te. Non puoi darmi qualcosa? Non farò una gran impressione ai vulcaniani se mi vedono agitato. Direbbero che mi comporto in modo illogico.”


Passi troppo tempo con Spock. Stai iniziando a pensare come lui.”


Vorrei fosse così. La verità è che da quando ci hai detto del bambino, Spock mi evita come la peste. Ci vediamo solo in plancia e parliamo solo di lavoro, e se mi incrocia per i corridoi dell'astronave guarda altrove e mi ignora. Non so più cosa pensare, McCoy. Deve aver preso la faccenda della gravidanza peggio di quanto pensassi. Forse vuole lasciarmi, forse non vuole avere niente a che fare con il bambino, forse è ancora sconvolto. Dio, spero di no. Io lo amo.”


Cosa? Davvero? Lo ami? Ma cosa dici? Sai non l'avrei mai detto! Questa notizia mi destabilizza!”


Doppia dose di sarcasmo stamattina, McCoy?” mormorò Kirk, sorridendo divertito.


Il sarcasmo è l'unica cosa che mi salva. Se non l'avessi diventerei pazzo come voi.”


Calò il silenzio, poi fu McCoy a parlare di nuovo.


Non mi interessa né come né dove, ma parla con lui, in fretta! Vostro figlio sta per nascere e non potete permettervi di fare gli offesi in questo momento!”


Jim stava per ribattere, ma si accorse che erano arrivati al punto d'incontro. Davanti a loro, infatti, c'era un gruppo di vulcaniani, forse quindici, di ogni età e di ogni sesso: anziani, uomini, donne, bambini, tutti indossavano abiti molto antichi, abiti che ricordavano monaci terrestri del passato, tutti impassibili, tutti composti. Tra loro spiccava Spock, l'unico a portare abiti terrestri. I vulcaniani avevano voluto incontrarlo per primo perché volevano essere certi della buona fede dei terrestri, terrestri che Spock conosceva. Jim e McCoy si guardarono preoccupati. Non sapevano cosa si erano detti, ma speravano che Spock li avesse convinti ad aiutarli.


Non appena Kirk incrociò gli occhi dei bambini, si intenerì istantaneamente. Erano bambini seri, serissimi, eppure sempre bambini erano, e con quella frangia, quella pelle chiara e quelle piccole e adorabili orecchie a punta erano dolci agli occhi del capitano, il quale non riuscì a fare a meno di pensare al figlio che sarebbe nato, a come sarebbe stato bello con le orecchie a punta.


Tuttavia quel sorriso, breve e genuino, non piacque molto ai vulcaniani, soprattutto ai più anziani, così Kirk tornò ad essere serio. Spock lasciò i vulcaniani e si mise accanto a Jim, il quale mise le mani dietro la schiena per preparare il saluto vulcaniano: di rado lo faceva, e non era bravissimo. Riusciva a farlo discretamente bene, l'unico problema era che lo spazio tra le dita non era molto e inoltre l'anulare e il mignolo erano leggermente in avanti rispetto all'indice e al medio. Nonostante lo sforzo, infatti, la differenza tra il suo saluto e quello di Spock era evidente, ma Jim non si lasciò scoraggiare e lo sfoggiò comunque.


Lunga Vita e Prosperità.” disse in tono solenne.


I vulcaniani non dissero nulla, ma tutti ricambiarono il saluto, poi uno di loro, il più anziano, fece qualche passo verso di lui.


Lei è Kirk.”


Sì signore, sono io.”


Il suo saluto non è perfetto. Deve fare allenamento.”


Sì signore, ne sono consapevole.”


Spock ci ha comunicato le sue intenzioni. Ci ha detto che è giunto qui dalla Terra per richiedere il nostro aiuto contro i Klingon, che ritenete responsabili per ciò che è accaduto nel vostro pianeta. E' corretto?”


Sì, signore.”


Per noi vulcaniani la logica è tutto. La logica è ciò che ci guida quando dobbiamo prendere una decisione, la logica è ciò su cui so fonda la nostra civiltà, la nostra storia. Lei dovrebbe saperlo, il suo primo ufficiale è vulcaniano. Quindi ora io le chiedo.. non le sembrerebbe poco logico da parte nostra aiutarvi, soprattutto considerando che solo venti anni fa voi terrestri ci avete usato per degli esperimenti, e avete quasi distrutto la nostra specie?”


Jim sospirò. Si aspettava una domanda simile, e sarebbe stato saggio da parte sua prepararsi un discorso, ma ovviamente non l'aveva fatto.


Lei ha ragione. Ha perfettamente ragione. Per voi noi non siamo altro che.. stupidi, illogici umani che dopo secoli e secoli di storia non sono ancora in grado di tenere a bada impulsi violenti e desideri così ambiziosi da usare qualsiasi mezzo necessario per raggiungerli. E avete tutte le ragioni per pensarla così, ma voglio che sappiate che in mezzo a quegli umani violenti e corrotti ci sono persone come noi, che vogliamo solo la fine delle ostilità. Dietro la situazione della Terra c'è un complotto creato dai Klingon e da un gruppo di terrestri che vedono nel futuro altre guerre, ma la maggior parte di noi vuole solo vivere.. tranquillamente. Con una moglie, dei figli, un bel lavoro, amici, senza fare del male a nessuno. Ci rendiamo conto che chiedere aiuto a voi, dopo tutto quello che avete passato, possa sembrare irrispettoso, ma la verità è che non abbiamo scelta. Abbiamo bisogno di voi.” disse Kirk, tutto d'un fiato.


I vulcaniani guardarono l'umano come se lo stessero studiando, come se osservandolo fossero in grado di capire ogni suo pensiero. Vedendoli perplessi, Spock parlò.


Non è la prima volta che Vulcano ha a che fare con i cambiamenti. Una volta anche noi ci lasciavamo dominare dalla nostra natura violenta. Avete l'occasione di aiutare una specie che si trova nella stessa situazione, e avete anche l'opportunità di stringere un'alleanza con loro. Un'alleanza che in futuro gioverà entrambi i popoli.”


Il vulcaniano che si era avvicinato a Jim non apprezzò l'intervento di Spock, ma non poteva dargli torto. Sapeva che aveva ragione.


Ci dica cosa ha in mente, capitano.”



o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o



Jim impiegò un intero pomeriggio per spiegare tutto ai vulcaniani. Certo, lui ci avrebbe messo molto meno, ma non era facile essere diplomatici con loro. Avevano passato metà del tempo a correggergli gli errori di grammatica e l'altra metà a fargli notare che usava metafore e modi di dire non adeguati perché o troppo umani o troppo emotivi. Tuttavia Jim si sentiva particolarmente diplomatico quel giorno, e sebbene qualche vulcaniano lo guardasse ancora con sospetto, era diventato senza ombra di dubbio, agli occhi di quei logici esseri dalle orecchie a punta, il miglior umano che avessero conosciuto. Una cosa di cui essere fieri, ma Jim non aveva tempo di pensarci. Voleva chiarire con Spock la faccenda della gravidanza: McCoy aveva ragione, non poteva più rimandare, e quando vide il compagno seduto da solo su una roccia ad esaminare il tricorder, gli si avvicinò.


Che ne dici, Spock? Ho fatto colpo sulla tua gente?”


In questo momento stanno preparando e costruendo astronavi per unirle alla nostra flotta e ci stanno passando informazioni essenziali riguardati la scienza, l'ingegneria, lo spazio e tattiche in guerra. La risposta alla sua domanda mi sembra, pertanto, molto chiara e logica.”


Non pensavo ce l'avrei fatta. Non sono il miglior diplomatico della Terra, tuttavia penso che se a parlare fosse stato McCoy beh..”


Se a parlare fosse stato il dottor McCoy, il colloquio sarebbe terminato nel giro di 43.4567 secondi, con i vulcaniani che ci intimano di allontanarci dal pianeta il prima possibile.”


Probabilmente hai ragione.” mormorò Jim, sorridendo.


Se vuole scusarmi capitano, ora dovrei analizzare i dati rel..”


Spock si bloccò quando sentì la mano di Jim prendergli il braccio.


Dobbiamo parlare, Spock.”


Il vulcaniano si sedette, e guardò negli occhi Kirk. Non lo faceva da giorni.


A che proposito, capitano?”


Penso tu lo sappia.”


Spock annuì, e si strinse le mani, come se stesse tentando disperatamente di darsi forza.


Sì capitano.”


Spock io.. io non voglio rinunciare al nostro bambino.” disse tutto d'un fiato Jim, per impedire a sé stesso di fermarsi.


Il vulcaniano lo guardò sorpreso come non lo era mai stato, con gli occhi sbarrati, ma non fece in tempo a dire nulla, perché Kirk riprese subito a parlare.


Io ti amo Spock, ti amo da morire. Quando ci siamo messi insieme, dopo tutti quei mesi sofferti, io ero felice come non lo ero mai stato, ma non avevo mai pensato all'ipotesi di avere dei bambini. Mi sono sempre piaciuti i bambini, ma non mi era mai passata per la testa l'idea di averne uno con te, perché siamo due maschi, perché credevo non fosse possibile. Quando Leonard ci ha detto di nostro figlio io.., io mi sono sentito come paralizzato. Le gambe mi tremavano ed ero come preso da un attacco di panico, quindi posso capire se ti sei sentito come me, con un enorme peso sulle spalle. Ma ora.. ora che è una realtà.. ora che so che non solo è possibile ma che esiste.. ora che mi è passato lo shock.. so che voglio quel bambino, Spock. Non posso lasciarmi scappare una simile opportunità. Pensaci. Un figlio nostro. In certe cose somiglierà a te, in altre a me. Potremo crescerlo, insegnargli dei valori. Deve ancora nascere.. e io già tengo infinitamente a lui. Io voglio essere il padre di questo bambino. Voglio esserci quando dirà la prima parola, quando imparerà a camminare, quando mi chiamerà papà per la prima volta, quando diventerà adolescente. Voglio essere una costante nella sua vita, non posso rinunciarci, Spock, ma se tu non vuoi fare parte della sua vita..”


Spock aveva ascoltato ogni singola parola di Jim, parole belle, ma dette con una voce malinconica, e non ne capiva il motivo. Quelle cose Jim le avrebbe fatte, perché era triste? Poi però il capitano fece un allusione al fatto che Spock non volesse un bambino, e lì il vulcaniano non poté fare a meno di interromperlo.


Jim.. tu pensi che non voglia assumermi le mie responsabilità?”


Spock, se pensi che ti obbligherò a fare il padre perché il bambino ha il tuo DNA, sei fuori strada. Ti sto dicendo che io intendo fargli da padre, voglio solo capire se vuoi farlo anche tu. Oppure se vuoi anche lasciarmi, o che ne so. Voglio solo sapere cosa pensi di fare, e soprattutto cosa ti passa per la testa, dato che mi eviti da quando Leonard ci ha detto della gravidanza!”


Jim, hai completamente equivocato la situazione.”


Allora spiegami!”


Non desidero interrompere la nostra relazione né tanto meno rinunciare al feto. Non ci ho mai pensato. Devo riconoscere che la notizia della gravidanza mi ha.. sorpreso.. ma successivamente un'altra emozione ha preso il suo posto, voi umani la chiamate.. felicità.”


Spock..”


Sapere.. sapere di star per avere un figlio con te Jim, un figlio che altro non è che la fusione dei nostri codici genetici, dei nostri caratteri e della nostra personalità, mi ha procurato molte emozioni difficili da controllare, ma posso assicurarti che nessuna di queste emozioni è negativa, tranne una.”


E quale?”


Paura.”


Spock.. è normalissimo avere paura! Ne ho anch'io! Anche i nostri genitori, quando hanno saputo che saremmo nati, avevano paura! Ogni genitore ha paura! Se non ne avessimo, questo sì che sarebbe un problema. Nessun genitore nasce preparato, Spock. Tutti imparano diventando genitori. Sarà così anche per noi. E' per questo che ti sei allontanato? Per paura?”


Non è una cosa da sottovalutare, Jim. E l'educazione? Ci hai pensato? Cosa gli insegneremo? Da una parte ci sarò io, che gli insegnerò a reprimere le emozioni, l'importanza della logica, la scienza.. dall'altra ci sarai tu.. tu che lo riempiresti di attenzioni e coccole, tu che gli insegneresti a seguire l'istinto.. come farà a crescere in modo equilibrato se le due persone a cui fa riferimento gli insegnano cose così diverse?”


Jim era commosso. Il fatto che Spock fosse giunto a quella conclusione significava che aveva riflettuto molto sulla famiglia che avrebbero formato, sul futuro, su quando il bambino sarebbe nato. Aveva già pensato a cose a cui alcuni genitori iniziano a pensare solo quando il bambino ha almeno cinque o sei anni, e a quel punto Jim non ebbe il minimo dubbio: Spock voleva quel bambino esattamente quanto lui, ma ora doveva tranquillizzarlo.


Che ne dici di un compromesso? Per i primi anni di vita del bambino, io cercherò di non essere eccessivamente affettuoso e istintivo, mentre tu proverai a essere meno logico, così i nostri insegnamenti saranno più simili e il bambino sarà tranquillo. Quando diventerà abbastanza grande da capire, sarà lui a decidere come essere, se più umano o più vulcaniano. Mi sembra la soluzione più.. logica.”


Spock si perse negli occhi di Jim, guardandolo intensamente, e gli prese dolcemente una mano.


Perfettamente logico, Jim.”


Kirk sorrise e, avvicinando alla bocca la mano con cui Spock lo stringeva, gli baciò le dita.



eccoci qua!


Su questo capitolo non ho molto da dire..


La scena iniziale mi sembrava d'obbligo! Anche se ora i riflettori sono puntati su Kirk e Spock e soprattutto sul loro bambino, e anche sui vulcaniani e sull'imminente guerra, non potevo certamente dimenticarmi di lui e del suo sarcasmo! D'altronde, che mondo sarebbe senza Bones?


Kirk e Spock.. devo capire che li capisco entrambi..


Capisco Kirk perché deve essere frustrante vedere la persona amata allontanarsi dopo aver saputo dell'imminente nascita di un bambino, e capisco anche che, vista la reazione di Spock, abbia potuto pensare che volesse lasciarlo, anche se Spock gli ha sempre dimostrato quanto lo amasse.


Capisco anche Spock però. Spock è logico, schematico. Vedere nella sua testa Jim allevare il loro figlio con un approccio totalmente opposto al suo deve averlo destabilizzato.

E niente, naturalmente questa è la mia modesta opinione. Voi che ne pensate? 

Aspetto i vostri commenti, sempre graditi ^.^

Alla prossima ;D

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Capitolo 29
*** Sonak ***




CAPITOLO 29. SONAK


Ho esaminato le astronavi dei vulcaniani. Sono più piccole delle nostre, più facilmente manovrabili, più veloci. La loro difesa è pari quasi quanto alla nostra, ma è l'attacco il problema. Le loro hanno il 47% della potenza della nostra. Passerò l'intera giornata a modificare le loro astronavi per rendere le armi più potenti, e loro in cambio sono disposti ad aiutarci per rendere la nostra più veloce. Io non potrò essere presente perché lavorerò alle loro astronavi. Qualcuno dovrà spiegare loro il funzionamento dei motori e dargli assistenza.” fece in tono sicuro Scott, dando un paio di occhiate ad un blocchetto di carta con scritto qualcosa.


Ci pensiamo io e Sulu. Dovremmo cavarcela senza problemi.” si offrì Chekov.


Scotty annuì soddisfatto, e scrisse qualcosa sul suo quadernino.


E anche l'ultimo punto è stato risolto.” mormorò l'ingegnere.


Non ci resta che metterli in pratica. Coraggio, ragazzi. Le cose da fare sono tante e abbiamo già sprecato mezza giornata per questa riunione mattiniera. Ci rivediamo qui stasera alle 18, per discutere di ciò che siamo riusciti a fare e per organizzare la giornata di domani. Buon lavoro a tutti.” fece in tono particolarmente formale Jim, alzandosi dalla sedia sulla quale era seduto mentre tutti gli altri lasciavano la stanza, ognuno per una direzione diversa.

Si massaggiò le tempie. Aveva dormito male quella notte e ora il mal di testa lo stava logorando, più tardi sarebbe passato da McCoy. Si stiracchiò e si preparò a lasciare la stanza, ma non ci riuscì, perché qualcuno lo teletrasportò sulla sua nave, e in men che non si dica incrociò lo sguardo confuso di Spock.


C'era anche McCoy, che fu il primo a lasciare la piattaforma del teletrasporto, per poi guardare Jim.


Ci siamo. State per diventare genitori.”


o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o


Jim non era mai stato così agitato in vita sua. Per respirare usava naso e bocca, e lo faceva così forte da sembrare qualcuno che stesse affogando. Spock, accanto a lui, era impassibile come sempre e non riusciva a fare a meno di osservare il compagno, ma decise di non parlare. Si decise a farlo solo quando Kirk arrivò a strofinarsi il viso con le mani.


Jim, la tua agitazione è illogica. Il dottor McCoy ha espressamente detto che andrà tutto bene.”


Allora perché ci mette tanto a nascere?!? Leonard aveva detto che nel giro di un'ora sarebbe nato! Siamo qui da quasi quattro ore, Spock!”


Jim.. gli Hassral sono stati costruiti per i naveriani. Il nostro bambino appartiene a due specie diverse.”


Kirk si avvicinò a Spock e iniziò ad accarezzargli un braccio, mentre teneva il viso sulla sua spalla. Il vulcaniano gli diede un piccolo bacio sulla fronte, e l'umano sorrise, cercando di rilassarsi.


Certe volte avrebbe voluto essere come Spock. Mantenere la calma, eppure non ce la faceva. Certe volte invece no. L'ansia, l'euforia e la trepidazione per la nascita del suo bambino gli aveva fatto passare il mal di testa.


Hai.. hai pensato a qualche nome?” mormorò Kirk, dopo un lunghissimo silenzio che avevano passato a guardarsi.


Nome?”


Beh, sta per nascere, ha bisogno di un nome. Non possiamo mica chiamarlo Spirk!”


Spirk?”


La fusione dei nostri nomi. Kirk e Spock. Spirk.”

Perché vorresti fondere i nostri nomi?”


Lascia perdere.” borbottò Jim, abbozzando un sorriso.


Sonak.”


Sonak?”


E' vulcaniano. Significa dono.”


Sonak.”


Se non ti piace..”


Mi piace. E' un nome bellissimo. Sonak. E' proprio un bel nome, Spock.” mormorò Jim, baciando delicatamente il vulcaniano sul naso.


Il capitano stava per dargliene un altro, ma entrambi vennero distratti dal rumore delle porte. McCoy si avvicinò a loro tenendo in braccio un bambino, un neonato appena nato e appena visibile, avvolto da alcune coperte azzurre e, prima che i genitori potessero fare o dire qualcosa, il dottore parlò.


Ehilà. C'è qualcuno che vorrebbe salutarvi.”


Jim pensò di alzarsi, ma non lo fece. Le sue gambe tremavano e il suo sangue sembrava lava, e non riusciva a fare altro che guardare quel fagottino che Leonard teneva tra le mani.


Spock non era meno nervoso. Restava impassibile tenendo le braccia incrociate, ma deglutiva spesso.


I secondi che i due genitori dovettero aspettare perché McCoy portasse loro il neonato furono i più lunghi della loro vita, per entrambi.


Il dottore aveva un sorriso smagliante. Quei due lo avevano fatto penare parecchio, ma una nuova vita era sempre una cosa meravigliosa, una delle ragioni per cui era diventato medico.


Quando finalmente Jim prese in braccio il bambino, il suo bambino, perse un battito. Fu come se il tempo si fermasse. C'erano solo lui, Spock e loro figlio. In quel momento realizzò quanto, quanto avesse desiderato avere un figlio con Spock. E ora era lì, tra le sue braccia. Ed era.. perfetto. Non aveva mai visto niente di più perfetto.


Ciao amore. Lo sai che sei bellissimo? Assolutamente bellissimo. Noi.. noi siamo i tuoi papà.” mormorò Jim con la voce mozzata.


Si voltò verso Spock, e vide il vulcaniano guardare il neonato. Non l'avrebbe mai ammesso, ma era evidente che anche lui era innamorato perso di quel bambino. Sfiorò il viso del bambino con un dito molto delicatamente, come se avesse paura di romperlo.


Dirgli qualcosa, avanti.” sussurrò Jim al compagno, passandogli il neonato.


Spock era un po' incerto e Jim dovette spiegargli come tenerlo, ma fu solo un momento.


Ciao, Sonak.” mormorò semplicemente Spock.


Non riuscì a dire altro, ma questo bastava.


Anche Jim iniziò ad accarezzare il bambino, e così facendo spostò leggermente una delle coperte, mentre il neonato spostò leggermente il viso, anche se dormiva ancora. Quello che Kirk vide lo commosse tanto che iniziò a piangere: con le dita sfiorò i contorni delle piccole meravigliose orecchie a punta di suoi figlio.


Spock.. Spock guarda.. ha le tue orecchie.”


Poverino.” borbottò McCoy.


eccoci qua..

innanzitutto vorrei scursarmi per il capitolo che forse è un tantino corto.. cercherò di rimediare con il prossimo!

Ma veniamo a noi..

finalmente è nato <3 E ha le orecchie da Vulcan, ovviamente <3

Mi sono cervellata per trovare un bel nome che fosse nello stile dei vulcaniani, e tra tutti quelli che il mio povero cervellino malato ha partorito, questo mi è sembrato il più carino e il più orecchiabile. Come senz'altro immaginate, me lo sono inventato il fatto che significasse dono. Vorrei conoscere il vulcaniano, ma purtroppo non è così e devo ricorrere all'immaginazione ç___ç


A voi è piaciuto questo nome? Siete soddisfatti? Aspetto con ansia i vostri commenti ;D Alla prossima <3

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Capitolo 30
*** Lavori e Fiabe ***


CAPITOLO 30. LAVORI E FIABE


Ho quasi finito con la revisione dei motori delle astronavi vulcaniane. Un paio di mesi al massimo e dovrei aver concluso. I loro computer sono già operativi, quindi con loro siamo a posto.” spiegò Scott con voce stanca.


Non ci resta che dedicarci ai nostri amici verdi.” mormorò Jim.


Già. Naveria. Non possiamo lasciarla senza difese.”


La cosa più logica da fare è chiedere ai vulcaniani se possono fare a meno di qualche astronave. Costruirne di nuove richiederebbe troppo tempo e inoltre vulcaniani e naveriani sono alleati da anni. E' logico presumere che i naveriani non avrebbero difficoltà a comandarle.” propose Spock.


Pensi che accetteranno?”


C'è un'altissima probabilità che lo facciano. Direi il 96.45667%. E' logico, e i vulcaniani agiscono sempre in modo logico.”


Sarebbe saggio aggiungere anche un paio di navi costruite da noi e andoriane. Per i Klingon sarà più difficile attaccare il pianeta se a difenderlo ci sono astronavi strutturalmente diverse e, di viceversa, trovare un strategia.”


C'è solo un piccolo insignificante dettaglio. Gli andoriani non hanno una grande stima di noi. Ci ritengono dei codardi che si atteggiano a fare i guerrieri.”


Gli andoriani possono pensare quello che vogliono di noi, ma sono alleati dei naveriani e i naveriani sono alleati con noi. Ci devono aiutare per forza, non hanno scelta.”


Una gran bella frase, Jim. Suppongo che implichi che sarai tu a dirglielo a quei puffi viventi con le antennine.” borbottò McCoy.


D'accordo, ci penso io.”


Se permette capitano, sarebbe saggio rivolgersi prima all'ambasciatore di Naveria e chiedere a lui di organizzare un incontro con gli andoriani. Rivolgersi direttamente a loro potrebbe apparire ai loro occhi.. inappropriato.” fece Spock.


Ci pensavo anch'io. Lo contatterò subito. Signor Spock, calcolando quanto abbiamo fatto e quanto ancora dobbiamo fare, quando pensa saremmo pronti per la battaglia finale contro i Klingon?”


Non molto, capitano. Fortunatamente stiamo lavorando su questa flotta da parecchi mesi, e siamo ad un buon punto. E' difficile essere precisi, ma ritengo che ci vorranno approssimativamente due anni, quattro mesi, due settimane e cinque giorni.”


E' difficile essere precisi? Due anni, quattro mesi, due settimane e cinque giorni?!? Sa dirmi anche le ore, non è vero?” mormorò divertito Jim.


In effetti sì capitano, ma pensavo non l'interessasse, ma se ci tiene a sap..”


Era solo un battuta, signor Spock. Non è necessario sapere le ore.”


Ma che vadano al diavolo le fottute ore! Due anni? DUE ANNI?!? MA STIAMO SCHERZANDO?!?” sbottò McCoy.


Spock alzò un sopracciglio e guardò severamente il medico. Probabilmente era più irritato di lui.


Dottor McCoy, qui non stiamo giocando. Qui si sta parlando di creare una flotta composta da tre specie diverse ciascuna delle quali deve avere un determinato numero di navi per difendersi e attaccare. Non possiamo permetterci errori. Se i Klingon avranno la meglio, sarà finita, perché non riusciremmo mai a fare in tempo a riprenderci. Non possiamo farci trovare impreparati.”


Spock ha ragione, McCoy. Abbiamo tutti nostalgia di casa e tutti noi vorremmo passare più tempo con le nostre famiglie. Nostro figlio ha solo sedici mesi e io e Spock lo vediamo solo un po' alla mattina e la sera perché per tutta la giornata siamo impegnati a lavorare. Per non parlare del signor Scott. Si è appena sposato con Nyota e la vede sì e no un paio d'ore al giorno. Suppongo non sia piacevole.”


Non lo è affatto, capitano.” mormorò Scotty.



o.O.o.O.o.O.o.O.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.O.o.o.O.o.o.o.O.o.o.O.o.o.O



Jim guardava il compagno con orgoglio e con una punta di invidia: era sempre così, ogni giorno. A fine giornata era sempre esausto per il lavoro fatto, ma Spock no. Non che lavorasse meno di lui, ma quel vulcaniano, anche alla sera, sembrava fresco come una rosa. Vantaggi della sua specie. Anche quella sera camminava fiero e serio, composto come sempre, mentre Jim fatica a stare in piedi.


Sai qual'è il momento della giornata che preferisco?” sussurrò il biondo, facendo gli occhi dolci al compagno.


Qual'è?”


Questo. Noi che finalmente abbiamo finito di lavorare e andiamo a prendere Sonak per passare la serata con lui. Dopodiché lui andrà a dormire e io avrò tutto il tempo per dedicarmi a te, e toccarti e baciarti in tutti i posti che desidero, e fidati, sono molti.” mormorò con voce suadente Jim, mettendo le braccia sule spalle di Spock per aggrapparsi a lui.


Spock stava per dire qualcosa, ma una terza voce si intromise tra loro.


Comunicazione per il Capitano Kirk.”


Scusa.” mormorò Jim sbuffando, per poi lasciare il compagno e avvicinarsi al cicalino per rispondere.


Qui Kirk, che succede?”


L'ambasciatore di Naveria è qui, se lo desidera può incontrarlo.”


Certo.
In fondo aveva passato il resto della giornata a cercarlo e proprio ora che stava per riabbracciare il suo bambino e a godersi i pochi momenti liberi che aveva con la sua famiglia, si faceva sentire.

Un classico.


Arrivo.” mormorò tristemente.


Sapeva che era la cosa giusta da fare, ma gli dispiaceva rinunciare ad una serata con Spock e Sonak.


Cercherò di sbrigarmi in fretta.” aggiunse.


Non preoccuparti, Jim. Fai quello che devi fare. Ci penso io a Sonak.”


I due amanti si salutarono, e dopo aver visto il compagno sparire all'orizzonte, Spock si diresse verso la zona “bambini”, una specie di asilo in cui si trovavano tutti i neonati e bambini durante il giorno perché i genitori dovevano lavorare e non potevano badare a loro. Erano sezioni divise in base all'età del bambino, e c'erano bambini vulcaniani, andoriani, naveriani, umani. All'inizio si era pensato di dividere le specie, ma si stava creando un'alleanza tra i loro popoli e quei bambini erano il futuro, la nuova generazione. Se avessero battuto i Klingon, quei bambini avrebbero dovuto portare avanti quell'alleanza, e chissà, magari un giorno, navigare nello spazio. Magari in futuro si sarebbe creato un equipaggio vero per scoprire altri popoli e altri pianeti. Magari tra quei bambini c'era il futuro capitano, primo ufficiale, capo ingegnere. E così eccoli lì, tutti insieme. Così piccoli e già così vicini alla scoperta di altre culture. Ad occuparsi di loro c'erano adolescenti abbastanza grandi da badare a sé stessi ma troppo piccoli per aiutare i genitori, e alcune donne, con uno spiccato talento per i bambini. Tra loro, anche Uhura che, non appena vide entrare Spock, prese in braccio il suo bambino per portarglielo.


Il vulcaniano non dovette dire nulla, non fece in tempo: notò subito Nyota con il figlio.


Sonak aveva solo un anno e mezzo, era ancora molto piccolo, ma non era difficile notare che le orecchie a punta non erano l'unica caratteristica fisica vulcaniana che aveva: le sopracciglia, sebbene appena visibili, erano infatti come quelle di Spock, e di tutti i bambini vulcaniani dell'asilo, e la pettinatura anche: una bella frangia dritta e dei capelli corti e pettinatissimi, capelli però che erano biondi come quelli del padre umano. Era l'unico bambino vulcaniano dell'asilo ad essere biondo. Gli occhi erano dolci e terribilmente umani come Jim, e chiari. Chiari come quelli di Amanda, la madre di Spock.


Quando Sonak vide il vulcaniano batté le mani sorridendo.


Papà Spock!” borbottò.


Ciao Sonak.” fece Spock con il suo solito tono neutro, prendendolo in braccio per poi lasciare l'asilo e andare nel loro alloggio.


Per tutto il tragitto, Sonak non stette fermo un secondo. Gli piaceva che Spock lo tenesse in braccio, ma agitava continuamente le braccia. Gli toccava la maglia, il viso, gli spettinava i capelli, di tanto in tanto lo abbracciava. Spock non diceva nulla e non reagiva a quei movimenti, ma neanche gli impediva di farlo.

Una volta giunti nell'alloggio, mise il neonato sul letto matrimoniale che condivideva con Jim, dove più tardi si sedette anche lui. Passò la prima mezzora a fissarlo, come se tentasse di esaminarlo.


Sonak rideva divertito per qualunque cosa. Rideva se giocava con dei trenini di legno che Jim gli aveva fatto con le sue mani, rideva se si girava a guardare Spock, rideva e rideva.


Il vulcaniano ripensò alla promessa che lui e Jim si erano fatti quando ancora doveva nascere. Alla promessa che stabiliva che dovevano venirsi incontro per non turbare troppo il bambino. Promessa che naturalmente Jim non aveva mantenuto, perché da quando era nato, il biondo dedicava tantissime attenzioni al neonato. Passava molto tempo a giocarci insieme, a ridere con lui, ad abbracciarlo, coccolarlo, anche quando non c'era una ragione per farlo, soprattutto quando non c'era una ragione per farlo. Spock aveva pensato più volte di farglielo notare, ma non lo fece mai. Jim era così contento quando giocava con Sonak, e Sonak anche, era sempre felice quando era con Jim. Entrambi erano felici. Non era logico intromettersi in quel rapporto speciale tra padre e figlio, solo loro.


Ma Spock non era come Jim. Spock non passava ogni secondo libero a coccolare Sonak. Spock voleva molto bene a suo figlio, ma era sempre vulcaniano. A volte lo prendeva in braccio, a volte stava con lui, ma lo trattava più come un adulto, mentre Jim si approcciava a lui come bambino, ma non era importante. Avevano due tipo di rapporti diversi con il figlio, ma in entrambi c'era amore. E questa era l'unica cosa che contava.


Ad un certo punto, Sonak smise di giocare e si avvicinò a Spock, così il vulcaniano lo prese in braccio e lo mise sulle sue gambe. Sonak lo guardava con quegli occhioni enormi e terribilmente umani, come se si aspettasse qualcosa da lui.


Se pensi che ti farò giocare, che farò versi strani come fa tuo padre Jim, sei fuori strada. Io sono vulcaniano. I vulcaniani non fanno queste cose.”


Sonak continuò a guardarlo ridendo.


Non ho detto niente di divertente. Le tue risate sono illogiche.”


Sonak continuò a ridere.


Spock sbuffò, e poi si avvicinò al comodino di Jim. C'era un vecchio libro di favole. Jim gli leggeva spesso delle fiabe, ma lui non l'aveva mai fatto.


Secondo il database, le favole hanno lo scopo di trasmettere un messaggio positivo che rimarrà impresso nella mente del neonato facendolo divertire allo stesso tempo. Sarebbe logico provare.” mormorò, prendendo il libro e aprendolo alla ricerca di una favola che Jim non gli aveva mai raccontato.

Iniziò a sfogliare le pagine, fino a quando Sonak, che era ancora sulle sue gambe e appoggiato con la schiena sulla sua pancia, toccò una pagina con un dito.


Vuoi leggere questa? Va bene. La Bella e la Bestia. Che titolo insolito. C'era una volta tanto tempo fa in una terra lontana un meraviglioso castello in cui abitava un principe che però aveva un pessimo carattere. Egli era egoista, cattivo e prepotente. Una sera, bussò al castello un'anziana signora dal brutto aspetto che chiese ospitalità in cambio di una rosa. Il principe la cacciò in malo modo, ma la donna in realtà era una strega. Lei sì.. oh.. non ho mai letto tante illogicità in un solo paragrafo. Quando tuo padre tornerà io e lui ne parleremo, perché se tutte le fiabe che ti legge sono così..”



o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.O.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o



Jim non aveva detto a Spock che si sarebbe sbrigato per confortarlo, ma l'aveva fatto perché voleva sbrigarsi, ma con tutta la sua buona volontà la cosa andò avanti per le lunghe, perché gli andoriani continuavano a rimandare e l'ambasciatore naveriano non riusciva a trovare una data che andasse bene a tutti.


Non l'appena il problema fu risolto, Jim ringraziò tutti per la cooperazione, ma al tempo stesso fu breve e conciso. Voleva tornare a casa immediatamente, ma nulla lo aveva preparato a ciò che avrebbe trovato nel suo alloggio.


Non appena entrò e accese la luce, vide Spock addormentato sul letto con la schiena appoggiata allo schienale e Sonak che dormiva sulla sua pancia.


Cercando di non fare rumore, Jim prese una macchina fotografica del ventesimo secolo e scattò una foto. Era un momento da immortalare: in tutta la sua vita, non aveva mai visto niente di tanto dolce.

come promesso.. ecco un capitolo un po' più lunghino.
Sì, ho fatto un notevole salto temporale dato che Sonak ha già un anno e mezzo, ma ho dovuto perché in quel lasso di tempo non sarebbe successo niente di interessante e non volevo trasformare la Fanfic in una soap (anche se un po' lo è già con Sonak e la famiglia bella LOL) e vi avviso, anche per il prossimo capitolo ci sarà un salto temporale.
Altra cosa da dire prima che mi dimentichi.. siamo alla fine della Fanfic. Non so dirvi esattamente quanti capitoli resteranno, ma comunque siamo agli sgoccioli (anche perché questo è già il 30° capitolo, I mean >.< ).

Ma veniamo al capitolo in sé..
Sulla parte iniziale non ho molto da dire.. tranne che mi fanno un po' pena quei poveracci che passano le giornate a lavorare..
La seconda parte non ha molto senso in realtà, ma volevo mettere una scena fluff tra Sonak e Spock <3 Spero vi sia piaciuta U.U
PS: Non ho scelto la Bella e la Bestia per un motivo particolare casomai qualcuno se lo stesse chiedendo.. semplicemente è il mio cartone Disney preferito e così.. XD

Sto giro ho finito con le cose da dire. Come sempre ogni recensione e ogni commento al riguardo sarà apprezzato! Alla prossima ;D




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Capitolo 31
*** La Flotta ***


CAPITOLO 31. LA FLOTTA


I ricercatori e scienziati naveriani sono riusciti a localizzare il pianeta natale dei Klingon. Alcune loro navi andranno in quella zona accompagnati da altre navi vulcaniane, nel caso i Klingon riuscissero a contattare la loro flotta. Le navi restanti, compreso quelle comandate da lei e dal signor Scott, andranno sulla Terra per attaccarli direttamente, sempre se alcuni Klingon sono lì, potrebbero esserci solo androidi. Tuttavia, i nostri sensori dovrebbero permetterci di localizzarli una volta raggiunta l'orbita.” spiegò Spock, mentre era chino con Jim su vari pezzi di carta dove raffigurarono le varie navi e le rispettive caratteristiche.


In due anni siamo riusciti a fare tutto questo, come avevi detto tu.” mormorò Jim, con una sottile malinconia, che non sfuggì affatto a Spock.


Era il nostro scopo, Jim, ma tu ne sembri illogicamente turbato. Posso chiedere la ragione, sempre se c'è, dato che si parla di voi terrestri.”


Sono contento di quello che abbiamo realizzato, Spock. E davvero in poco tempo. E' solo che..”

Cosa?”


Jim voltò lo sguardo verso Sonak, che se ne stava qualche metro da loro. Erano tutti e tre in un meraviglioso prato di Naveria a godersi l'ultimo giorno di spensieratezza. L'indomani sarebbero partiti con la flotta e Sonak, che aveva da poco compiuto quattro anni, se ne stava sdraiato a colorare un disegno sulla carta, ignaro di tutto.


Ne abbiamo già parlato, Jim. Pensavo fossi d'accordo. Naveria è il posto più sicuro per lui.”


Lo so.”


Non può venire con noi. Se venisse, le possibilità che vada incontro alla morte salirebbero esponenzialmente.”


Lo so.”


E allora qual'è il problema?”


Questa guerra potrebbe durare mesi, o addirittura anni. Potremmo perderci tutto. Crescerebbe senza di noi. Da solo.”


Non è solo, Jim. Qui con lui ci sono tanti altri bambini e molte persone che baderanno a lui.”


Ma siamo noi i suoi genitori! Dovremmo farlo noi!”


Vuoi restare qui con lui, Jim?”

No. No, non posso. Devo partire. Dobbiamo partire. Non siamo gli unici genitori, anche gli altri capitani lasceranno una famiglia e dei figli. Non sarebbe giusto. Non ascoltare una parola di quello che dico, Spock. Sto delirando.”


Lo facciamo per il suo bene. Per proteggerlo. Capirà.”


Non lo farà invece. E' troppo piccolo per capire certe cose. Se non ci vedrà più, penserà che lo abbiamo abbandonato volontariamente. Che non lo vogliamo più. Vedrà che non saremo più lì con lui. Se moriremo.. non lo vedremo mai più. Non lo vedremo crescere, Spock.”


Quando entrambi sentirono i piccoli passi del bambino avvicinarsi, Jim si asciugò le lacrime che avevano iniziato a scendere e cercò di riprendersi.


Sonak si avvicinò a loro con il pezzo di carta in cui c'era il suo disegno, e si sdraiò in mezzo ai due genitori per mostrare loro ciò che aveva fatto: si trattava di qualche albero, il sole, una casetta e.. loro. Il piccolo Sonak aveva disegnato sé stesso in mezzo a Kirk e Spock e nel disegno teneva le mani ad entrambi. Jim sorrise emozionato, mentre Spock alzò un sopracciglio.


E' bellissimo, Sonak. Ci siamo anche noi. Spock guarda, non è meraviglioso?”


Il vulcaniano alzò nuovamente un sopracciglio.


Le proporzioni sono sbagliate così come la vicinanza del Sole alla casa, e anche le dimensioni delle mie orecchie.. tuttavia non è male.” mormorò Spock.


Avrebbe aggiunto tante altre critiche, ma quando Jim gli lanciò un'occhiataccia pensò fosse meglio chiuderla lì.


Tuttavia il bambino non era affatto offeso, anzi, sorrideva contento.


Sonak, dobbiamo parlare.” disse Kirk ad un certo punto.


Non potevano più aspettare. Non sapeva se il figlio avrebbe capito tutto per filo e per segno, ma doveva almeno provarci.


Domani.. domani io e papà Spock andremo via per un po'. Tu resterai qui con Nyota e gli altri, che si prenderanno cura di te..” mormorò Jim.


Dove andate?”


Ricordi che una volta ti dissi che siamo molto lontani da casa? Beh, andremo a riprendercela, la nostra casa, così potremo mostrartela, quando tutto sarà finito.”


Voglio venire anch'io.” continuò Sonak, con quella voce pura e limpida tipica dei bambini, che faceva scaldare il cuore a Jim.


E' fuori discussione, Sonak.” mormorò freddamente Spock.


Farò il bravo, lo prometto.”


Jim non resistette e lo abbracciò forte.

Lo sappiamo tesoro, sei un ometto ormai.” gli sussurrò Jim, continuando a tenerlo abbracciato.


Allora perché non posso venire? Non vi darò fastidio.”


Sonak, tu resterai qui. Discorso chiuso.” fece Spock, continuando ad utilizzare un tono freddo e distante.


Faremo l'impossibile per tornare. Per tornare a prenderti. Ci rivedremo, questa è una promessa. Ti fidi di me, Sonak?” fece in tono rassicurante Jim, ignorando quanto aveva detto Spock.


Il bambino ci pensò un momento, ma poi rispose sicuro “Sì.”, si bloccò di nuovo, ma poi parlò ancora.


Perché andate via? Non mi volete più bene? Vi ho fatto arrabbiare? Mi dispiace.”


Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: nel sentire quella parole, Jim non fu più in grado di controllare le lacrime.


Al contrario. Ce ne andiamo proprio perché ti vogliamo tanto, tantissimo bene. Andiamo.. a liberare la nostra casa dai cattivi, prima che loro possano farti del male, a te e a tanti altri bambini.”


Sonak non aggiunse nulla, ma Jim ebbe l'impressione che il bambino avesse capito ogni singola parola. Stette abbracciato a Jim ancora per un po', come se, inconsciamente, pensasse che c'erano possibilità che non sarebbero più tornati.



o.O.o.O.o.O.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O



Mancavano poche ore al decollo ufficiale della Flotta, e McCoy non era mai stato così ansioso in vita sua. Girava avanti e indietro come un pazzo a controllare tutti i medicinali a bordo, e nel farlo era così frenetico che a momenti avrebbe avuto bisogno anche lui di un dottore. Andare ancora una volta nello spazio, e in guerra tra l'altro, non lo entusiasmava, ma c'era bisogno di lui. I Klingon non se ne sarebbero andati dopo un solo avvertimento, avrebbero attaccato. Gli attacchi avrebbero provocato feriti. Non poteva permettersi di restare sulla superficie di Naveria: nessuno lo aveva costretto, ma doveva farlo, dentro di sé sapeva che se non l'avesse fatto, se ne sarebbe pentito per tutta la vita.


I suoi pensieri vennero interrotti da qualcuno che entrò silenziosamente in infermeria. Era Jim, o meglio, ciò che ne restava. Era evidentemente stanco e triste, sembrava quasi un cadavere.


Dunque il nostro capitano, colui che deve prendere le decisioni più difficili e le cui scelte ricadranno sul nostro destino sembra più morto che vivo e dobbiamo ancora uscire dal pianeta.

Magnifico.


Dannazione, Jim! Che ti prende?!?”


Avresti uno stimolante o qualcosa che mi dia la carica? Non ho dormito molto stanotte.”


Alla vigilia di un viaggio pericoloso che ci porterà ad una battaglia? Una scelta davvero saggia, Jim.”


Chi ha parlato di scelta?”


Hai affrontato pericoli più grandi.”


Non è per la guerra che ho paura..”


Sonak starà bene. E' un bambino intelligente. E poi ci sarà Nyota con lui.”


Nyota ha anche altri bambini a cui badare e ora è anche incinta. Non può stare dietro a Sonak ventiquattro ore su ventiquattro.”


Neanche tu e Spock gli stavate dietro ventiquattro ore su ventiquattro.”


Prima era qui.”


Nyota?”


Era con Sonak. Voleva che lo vedessi un'ultima volta. Io le ho chiesto di buttare su di lui un'occhiata ogni tanto e ho detto a Sonak di fare il bravo. Poi se ne sono andati. Nyota voleva salutare anche Scott.”


Conoscendoti sarai scoppiato in lacrime.” borbottò McCoy, mentre iniettava a Kirk una sostanza nel braccio destro.


No, ma ci sono andato vicino. Che mi succede? Una volta non ero così emotivo.”


E' la paternità. Non è facile per un genitore lasciare un figlio così piccolo.”


Ma Spock..”


Spock non fa testo e lo sai.”


In quel momento si sentì una comunicazione.


Capitano Kirk, qui Spock.”


Parli del diavolo.” borbottò burbero il medico.


Mi dica tutto, signor Spock.”


Abbiamo ricevuto messaggi audio e visivi degli altri capitani della Flotta. Sono tutti pronti a lasciare l'orbita tra esattamente un'ora.”


Dica loro che va bene. Arrivo subito.”


Prima che McCoy potesse rendersene conto, Jim lasciò l'infermeria e raggiunse la plancia il più velocemente possibile. Una volta arrivato, salutò con un cenno il suo primo ufficiale e passò in tutte le postazioni per controllare il più piccolo dettaglio. Neanche si accorse che l'ora passò in fretta, fino a quando non ricevette una comunicazione dal capitano vulcaniano Vlok, in cui gli ricordava che aspettavano lui.

Jim venne colto alla sprovvista, ma si ricompose in fretta. A grandi passi, raggiunse la poltrona e si gustò quel momento.


Signor Sulu..”


Signore?”


Molliamo gli ormeggi e usciamo dall'orbita. Imposti una rotta verso.. verso la Terra. Curvatura quattro.”



eccoci qua!
che dire.. Kirk è una mamma molto preoccupata e affettuosa. Fortuna che c'è Spock con lui, a confortarlo e a fargli notare quando si deve concentrare su altro.
E Sonak.. lo so è un amore.
Come i suoi papà del resto u.u
Ma veniamo a cose serie.. siamo alla resa dei conti, la battaglia finale.. ce la faranno a riprendersi la Terra?
Spero apprezzerete questo capitolo e attendo i vostri commenti!

PS: ora che si avvicinano le feste sono piena di impegni e non ho il tempo di scrivere :/ Quindi.. vi auguro Buon Natale e felice Anno Nuovo, dato che quasi sicuramente il prossimo capitolo lo posterò dopo le vacanze, a Gennaio! Nel frattempo godetevi questo! :3
A presto :3

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Capitolo 32
*** Teletrasporto ***


CAPITOLO 32. TELETRASPORTO

C'era una strana quiete in plancia, rendendo il tutto più strano.


Dopo un lungo viaggio fatto di relativa tranquillità in cui non vedevano altro che stelle e qualche pianeta non abitabile, si stavano avvicinando alla Terra: l'indomani sarebbero sicuramente arrivati.


Ciò nonostante l'equipaggio sembrava più annoiato che ansioso: molti di loro avevano lasciato persone care su Naveria, persone che forse non avrebbero più visto. C'era un senso di tristezza, di pesi sullo stomaco difficili da sopportare, primo fra tutti Jim, che di tanto in tanto tirava fuori dalla tasca il disegno che suo figlio Sonak aveva fatto.


Spock ogni tanto lo guardava, era molto preoccupato per il compagno, era da tempo che non lo vedeva così giù. Fu molto felice di constatare che stavano ricevendo un messaggio visivo dai capitani di alcune delle navi che come loro erano dirette alla Terra, così ebbe una ragione per avvicinarsi e comunicarglielo.

Jim, il Capitano Vlok della nave vulcaniana Teless, il Capitano Levar della nave andoriana Grak e il Capitano Shloss della nave naveriana Xewv ci chiamano.”


Kirk annuì pesantemente, e sul monitor apparvero i visi degli altri capitani.


I nostri sensori rivelano che l'orbita della Terra è circondata da vascelli Klingon. Inoltre non riusciamo ad accedere ad alcune zone della Terra, come se ci fosse un campo di forza che ci impedisce di sbarcare o di capire cosa succede. Qualunque cosa stiano nascondendo.. è lì.” constatò il capitano naveriano.


C'è un modo per distruggere il campo di forza? Se non permanentemente, il tempo che ci serve per teletrasportare qualcuno.” chiese Kirk.

“La nostra astronave ha un'arma che potrebbe scalfirlo. Ci sono 345876.45 possibilità..” fece il capitano vulcaniano, ma venne interrotto da Jim.


Lo faccia. Se vogliono impedirci di raggiungere quelle zone è perché là c'è la chiave.”


E' un'arma che richiede molta energia. Non potrò attaccare né difendere la nave in quel lasso di tempo.”


Jim si passò la mano sul mento, pensando a come agire. Dopo qualche secondo, alzò lo sguardo verso il monitor, incrociando di nuovo gli occhi dei capitani.


Lo faccia, capitano Vlok. I capitani Levar e Schloss le faranno da scudo per gli attacchi nemici. Una volta scalfito il campo di forza, io scenderò sulla Terra con una decina di uomini, e una volta che il teletrasporto sarà effettuato, potremo attaccare i Klingon, mentre io e la mia squadra cercheremo delle risposte sul pianeta. Per ogni cambiamento di programma, potremmo sentirci con il comunicatore. Vi sta bene?”


I tre capitani si guardarono tra loro.


Capitano Kirk, si rende conto che noi possiamo solo scalfire il campo di forza per rendere possibile il teletrasporto? Non sappiamo cosa troverà quando scenderà sul pianeta. Potrebbe morire. Inoltre i comunicatori potrebbero non funzionare.”


Jim fece un mezzo sorriso e poi si alzò dalla sedia, avvicinandosi al monitor.


Lo so, ma è l'unica soluzione. Sarebbe una perdita di tempo restare in orbita troppo a lungo, inoltre i Klingon potrebbero distruggere le prove o qualsiasi cosa nascondino. Non possiamo permetterlo.”


Se il combattimento in orbita procederà bene, manderemo sulle coordinate alcuni dei nostri per aiutarla, capitano.” mormorò il naveriano.


La ringrazio, capitano. Kirk chiude.”


La comunicazione con i capitani venne interrotta, e Jim si avvicinò al comunicatore rivolto al resto della nave.


Qui Kirk. Ho bisogno di dieci uomini della sicurezza in sala teletrasporto.. e anche il dottor McCoy.” fece frettolosamente, poi si avvicinò al suo primo ufficiale, non sapendo se lo avrebbe più rivisto.


Voleva baciarlo, abbracciarlo, ma si trattenne. Spock era troppo riservato, e non avrebbe apprezzato un gesto così personale davanti a tutti, in plancia. Lo guardò intensamente negli occhi per una manciata di secondi, sguardo che Spock ricambiò.


A lei il comando, signor Spock.”



o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.O.o.O.o.O




“I Klingon non vogliono che raggiungiamo alcune zone della Terra, dato che hanno realizzato intorno ad esse dei campi di forza che il nostro teletrasporto non riesce a penetrare, e se si adoperano tanto per impedirci di raggiungere questi luoghi, significa che là hanno qualcosa da nascondere. Non appena i nostri amici vulcaniani avranno scalfito il campo di forza per permetterci di sbarcare, noi ci teletrasporteremo e perlustreremo ogni fottuto angolo di quel luogo. Non sappiamo cosa ci aspetta, ma dobbiamo essere pronti, preparati e veloci.”


Gli uomini della sicurezza ascoltarono ogni parola di Kirk, e alla conclusione del discorso annuirono con fierezza. McCoy si limitò a sospirare, e a far capire con un cenno di aver capito.


Capitano Kirk, parla Spock. I vulcaniani hanno neutralizzato il campo di forza, potete teletrasportarvi.”


Grazie, signor Spock.” mormorò Jim, salendo insieme agli altri sulla piattaforma del teletrasporto.


Jim..” mormorò ancora Spock.

“Dimmi, Spock.”


Non sappiamo se i Klingon saranno in grado di ripristinare il campo di forza. Potremmo non essere più in grado di teletrasportavi, non nell'immediato, almeno. Se vi troverete in una situazione di pericolo..”


Ho capito, signor Spock. Staremo attenti. Energia.”

Il vulcaniano non ebbe ulteriori comunicazioni dalla sala teletrasporto, quindi l'operazione doveva essere riuscita. Cercò subito di contattare Jim e gli altri, ma nessuno rispose.


Capitano, abbiamo un messaggio dalla nave naveriana. Dicono di non riuscire a comunicare con il capitano Kirk e vogliono sapere se noi abbiamo avuto contatti con lui da quando è sbarcato.”


Spock incrociò le braccia.


Il capitano e la squadra erano sbarcati da neanche un paio di minuti e nessuno era riuscito a mettersi in contatto con loro, poteva essere successo di tutto, dalla rottura del loro comunicatore alla loro morte per le coordinate del teletrasporto.


Non era un buon inizio.


*risorge dalle ceneri*


eccomi di nuovo! Quanto vi ero mancata? Sicuramente per niente LOL


come promesso, dopo le vacanze, eccovi un nuovo capitolo :3


abbiate pazienza se non è scritto benissimo, non sono molto brava a scrivere scene di azione, mi riescono meglio quelle sentimentali, spero ad ogni modo che non sia venuta una schifezza.

Come al solito ringrazio tutti quelli che leggeranno e recensiranno, un bacio!


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Capitolo 33
*** Le Esigenze dei Molti vengono prima delle Esigenze dei Pochi ***


CAPITOLO 33. LE ESIGENZE DEI MOLTI VENGONO PRIMA DELLE ESIGENZE DEI POCHI


Capitano Kirk a Enterprise. Capitano Kirk a Enterprise! Niente, il comunicatore è andato.”


I Klingon hanno già ripristinato il campo di forza? Miseria se sono stati veloci.” fece McCoy.


Kirk prese il suo tricorder ed esaminò la zona. Non sapeva bene cosa si aspettava, ma era piuttosto deluso. Si trovavano in una zona desolata, completamente vuota. Non c'era neanche un insetto.


Secondo il tricorder, non siamo molto distanti da Washington.”


Capitano! Capitano Kirk!” urlò un addetto della sicurezza, correndogli incontro.


Mi dica, Jones.”


Signore, Dwayne ed io abbiamo trovato un palazzo, non è molto distante. Al suo interno abbiamo rilevato un paio di forme di vita, ma molto deboli.”


Kirk e McCoy seguirono il ragazzo, mentre un paio di uomini rimasero lì a perlustrare la zona. L'edificio non era molto lontano, era anche visibile ad occhio nudo da dove erano sbarcati, una fittissima nebbia ne aveva offuscato l'immagine.


Il palazzo sembrava antico, e anche abbastanza sporco e rovinato, ma Jim non perse molto tempo a guardarlo: entrò subito, insieme a McCoy e a Jones, raggiungendo Dwayne, che li aspettava dentro.


Avete già esaminato il posto?”


No, signore. Aspettavamo lei.”


Molto bene. Ad occhio direi che, escludendo il pianto terra, ci sono altri due piani. Jones, controlla il terzo, Dwayne tu fai il secondo, McCoy con me. Ispezionate ogni angolo.”


Sì, signore.”


Il piano terra sembrava il soggiorno di una vecchia casa. C'era il divano, una vecchia TV che non si accendeva, una vecchia cucina, un tavolo, delle sedie traballanti. Non c'era corrente elettrica, ma fortunatamente era giorno e Jim non ebbe problemi. Chiamò McCoy con un gesto, e il dottore si avvicinò subito a lui.


Jim?”


Sembra una vecchia casa. Forse i Klingon l'hanno trovata e hanno pensato di utilizzarla per altri scopi. Speriamo che Dwayne e Jones abbiano trovato qualcosa.”


Vuoi andare su da loro?”


No. Magari c'è qualcosa qui che non abbiamo notato. Meglio controllare con più attenzione.”


Mentre McCoy tornò a curiosare in giro, Kirk fece qualche passo guardandosi intorno, poi stette per inciampare, ma riuscì a restare in piedi: guardò verso il basso, e notò che le assi del pavimento avevano un qualche difetto. Si chinò, spostò il tappetto, e notò una botola.


Sorrise soddisfatto.


Aver letto tutti quei polizieschi da ragazzo ha dato i suoi frutti.”


Era già pronto a tirare fuori il phaser convinto che la botola fosse bloccata, ma con sua grande sorpresa si sbagliava. Sospirò, e lo rimise a posto per poi notare una piccola scala buia, buia come il resto dell'edificio.


Senza avvertire nessuno, nemmeno McCoy, Kirk scese andando molto piano, per paura di precipitare o di mettere un piede nel posto sbagliato.


Dopo una trentina di scalini, giunse sul fondo, ma il capitano fu preso da un'improvvisa angoscia, dovuta al fatto che c'era così tanto buio che non vedeva nulla. Non vedeva corridoi, porte, nulla. Solo nero. Solo buio. Poteva provare a tornare indietro, ma non lo fece. Un po' barcollante, andò avanti, agitando le mani più che poteva per capire qualcosa tramite il tatto.


Dopo qualche passo che Kirk non riuscì a quantificare, il biondo percepì sulla sua destra quella che doveva essere una porta, almeno secondo le sue dita. Cercò nervosamente la maniglia trovandola sulla sinistra e, mentre ci metteva la mano sopra per aprire, sperò con tutto sé stesso che, come la botola, non fosse chiusa dall'interno o in qualche altro modo.



o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O.o.o.O.O.o.O.o.O.o.O.o.o.O.o.O.o.O.o.O.o.O



Qual'è la situazione, Chekov?”


Scudi scesi al 25%. Altri due colpi come questo e non saremo più in grado di difenderci.”


Signor Spock, due incrociatori da battaglia Klingon si avvicinano alla Teless. Ci inviano richieste d'aiuto. Stanno cercando di distruggere nuovamente il campo di forza, e non saranno in grado di difendersi.”


Dica loro di annullare l'operazione.”


Sulu si voltò verso Spock, guardandolo sorpreso.


Come ha detto?”


Ha capito benissimo, signor Sulu.” fece in tono freddo e distaccato Spock, gettandogli una rapida occhiata.


Signore, se rinunceranno non potremo riprendere Kirk, McCoy e gli altri.”


Ne sono perfettamente consapevole.”


I Klingon stanno vincendo. Rimandare l'operazione potrebbe metterli in serio pericolo.”


Signor Sulu, la nostra nave ha subito diversi danni e non abbiamo la velocità a curvatura, non abbiamo le risorse per aiutare i vulcaniani, e gli andoriani e naveriani sono messi peggio di noi. Continuare con quell'operazione rischiando di perdere la guerra solo per salvare dieci vite è illogico, quindi trasmetta quel messaggio. Le esigenze dei molti vengono prima delle esigenze dei pochi.”



eccoci qui.. ci stiamo avvicinando alla fine..

Cosa troveranno Jim e i suoi? Troveranno qualcosa? E poi?


la battaglia non procede molto bene eh..

Penso sia logico da parte di Spock comportarsi in quel modo anche se c'è Jim sul pianeta, d'altronde non poteva fare altro ed è pur sempre un vulcaniano..

so che è un capitolo un po' monotono.. ma nel prossimo ci saranno delle sorprese!

Aspetto i vostri commenti :3

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Capitolo 34
*** Bambini ***


CAPITOLO 34. BAMBINI


A quanto pare i Klingon non amavano molto le chiavi e i lucchetti, perché Jim non ebbe difficoltà ad aprire la porta. La stanza era buia, ma non lo era come il corridoio: riusciva a vedere solo qualcosa, ma qualcosa vedeva.


Jim strizzò gli occhi come se tentasse di aguzzare la vista, ma non riuscì a notare molte cose, non riusciva neanche a capire quanto fosse grande la stanza, e si muoveva con cautela.

Riuscì a vedere una scrivania con qualcosa sopra sulla destra, un grande mobile sulla sinistra che poteva essere qualunque cosa, da un armadio ad una vecchia libreria, e più in lontananza notò qualcosa che non riusciva a definire con chiarezza.


Fece qualche passo in avanti senza spostare lo sguardo, ma si fermò di colpo quando notò quel qualcosa che si mosse. Non era più un cosa, ma un chi, perché del vento non ce n'era in quella stanza e gli oggetti da soli non si muovono. Il movimento era stato accompagnato da un leggero rumore, come un fruscio.


Chi c'è?” fece in tono minaccioso Kirk prendendo il phaser e puntandolo verso il rumore, convintissimo che fosse un Klingon.


Nessuna risposta, e la rabbia del capitano salì ulteriormente.


Le vostre atrocità le fate al buio, come i codardi. Fatti avanti e affrontami alla luce del Sole, se hai un minimo di dignità.”


Poi sentì un mormorio, un bisbiglio. Non riuscì a capire le parole, ma non sembrava la voce di un Klingon. Sembrava di più la voce di qualcuno di indifeso e spaventato. Fece ancora qualche passo e, nonostante il buio, incrociò il viso di un bambino, e Jim si pietrificò all'istante.


Mio Dio, cosa sono diventato?!?

Stavo per uccidere un bambino innocente.

Disgustato da sé stesso, Jim mise subito via il phaser e si avvicinò al bambino ma questi, com'era prevedibile, si allontanò, continuando a guardare Jim con due occhi terrorizzati.


Scusami io.. non volevo farti male. Pensavo fossi un Klingon. Che ci fai qui? Sono stati loro a prenderti?”


Il bambino non disse nulla, ma smise di indietreggiare, e non staccava gli occhi di dosso da Jim, il quale si avvicinò ancora di più, ma finì con il farsi male: un altro campo di forza, doveva essere piccolo, ma grande abbastanza da impedire al bambino di scappare. Forse l'apparecchio che lo controllava era lì da qualche parte e bastava neutralizzarlo per distruggerlo. Peccato che fosse buio.


Così Jim fece l'unica cosa che poteva fare, prendere il comunicatore: non riusciva a contattare l'astronave, ma forse avrebbe potuto contattare chi era sbarcato con lui, come McCoy e gli addetti della sicurezza.


Parla Kirk. Qualcuno riesce a sentirmi? McCoy? Jones?”


Jim?”


Kirk tirò un sospiro di sollievo.


Dov'era finito, McCoy?”


Dwayne aveva richiesto la mia presenza ai piani superiori. Lui e Jones hanno trovato dei registri elettronici, ma sono crittografati.”


Ascoltami molto attentamente. Scendi al pianoterra, troverai una botola aperta e scendi. So che è molto buio, ma c'è una scala e non è così profondo. Poi ci sarà un corridoio e noterai che la prima porta a destra è aperta. Entra e sarai dove sono io. Portati Jones e Dwayne, ho bisogno di tutti voi.”


Arriviamo subito, Jim.”


Kirk chiuse la comunicazione, e si mise sulle sue ginocchia per avere la stessa altezza del bambino.


Da quanto sei qui dentro piccolo? Cosa ti hanno fatto?”


Il bambino continuava a non rispondere, ma era seduto e teneva le braccia dietro la schiena, come se nascondesse qualcosa. Kirk lo notò, ma non gli chiese nulla. Se la teneva nascosta significava che non voleva che la vedesse e lui non voleva spaventarlo ancora di più.


Il capitano sentì i passi dei suoi uomini avvicinarsi, e non appena si alzò e si voltò dietro di sé, li vide.


Siete stati veloci.”


Sembrava urgente. Cavolo che buio.”


Il tuo tricorder medico non dovrebbe fare un po' di luce quando è in attività?”


McCoy non disse nulla, ma seguì il suggerimento di Kirk. Dato che il tricorder si attivava per esaminare i dati biologici degli esseri viventi, si avvicino a Dwayne.


Il tricorder si attivò: la luce non era esagerata, ma bastava per far rendere conto al dottore e ai membri della sicurezza della presenza del bambino. Senza neanche pensarci, McCoy si avvicinò a lui ma andò a sbattere forte contro il campo di forza. Si strofinò il naso, evidentemente adirato.


Diamine..” poi tornò a guardare il bambino “.. come ti chiami?”


Il bambino non rispose: McCoy provò ad usare il tricorder su di lui, ma come si aspettava non riuscì a penetrare il campo di forza e lui non ottenne nessuna informazione.


Niente da fare, Jim. Questo maledetto campo di forza mi impedisce di esaminarlo.”


Kirk non ebbe il tempo di pensare a cosa fare quando sentì Jones sparare con il phaser in una parete alla loro destra. Stava per chiedergli spiegazioni, ma venne interrotto da McCoy.


Jim. Il campo di forza. E' sparito. Jones l'ha disattivato.”


I miei complimenti, signor Jones.”


Grazie, signore.”


Cerchi con Dwayne di fare un po' di luce.”

“Subito, capitano.”


McCoy e Kirk si avvicinarono al bambino cautamente per non spaventarlo, ma quest'ultimo non sembrava spaventato, non più. Sembrava più confuso. Tuttavia McCoy cercò di capire come stava senza avvicinarsi troppo.


Jim. Rilevo due segni vitali.”


Il capitano si avvicinò, e vide un altro bambino, che si nascondeva nelle tenebre. Era più piccolo, avrà avuto cinque anni, e aveva qualcosa sulla fronte, ma non sembrava una ferita, sembrava più una caratteristica fisica: doveva essere un alieno, ma d'altronde anche l'altro poteva esserlo, era ancora buio e non si vedeva molto, ma di certo non appartenevano alla stessa specie.


Jim, non sono in pericolo di vita ma sono deboli e affamati e necessitano di alcune cure. Meglio portarli sulla nave. Secondo il mio tricorder appartengono entrambi a due specie a noi sconosciute, il più piccolo addirittura è un ibrido, ha nel suo DNA dati di due specie diverse. Sarebbe meglio affidarli alle cure dei vulcaniani, loro sapranno qualcosa di queste specie e potrebbero aiutarli meglio. Magari posso andare con loro per assisterli.”


Neanche a farlo apposta, nel giro di qualche minuto, Dwayne e Jones tornarono di corsa da Kirk e McCoy, mentre questi ultimi prendevano in braccio i bambini e cercavano di aiutarli.


Signore, abbiamo visite.”


Kirk si agitò subito: pensò a prendere il phaser, ma nonostante il buio riconobbe gli ospiti.


Anche nelle oscurità, le orecchie a punta dei vulcaniani erano chiare e perfette.


Avete bisogno di assistenza?”


Noi no, ma loro sì. Li abbiamo trovati dentro un capo di forza. McCoy dice che appartengono ad altre specie a noi sconosciute e che hanno bisogno di cure. Ci pensate voi?”


Certamente.” mormorò un vulcaniano.


Verrò con voi. Un braccio medico in più vi farà bene.” fece il dottore, andando verso di loro con in braccio il bambino più piccolo.


Energia.”


Un paio di vulcaniani, McCoy e i bambini vennero teletrasportati sulla nave vulcaniana, e a terra rimasero Jim, Jones, Dwayne e un altro gruppo di vulcaniani.


Per quanto tempo il campo di forza sarà disattivo?”


Permanentemente, capitano. Siamo riusciti a distruggerlo definitivamente. Quando abbiamo lasciato la nave, i Klingon stavano perdendo. Ritengo logico pensare che stiamo avendo la meglio. Suggerisco pertanto di proseguire le ricerche, a breve ci raggiungeranno anche gli altri. Avete scoperto altro, oltre agli infanti?”

Kirk soffocò un sorriso.


Era inutile.


Anche se stava da anni con un vulcaniano, quando ne sentiva uno parlare, ne rimaneva stupito e al tempo stesso affascinato. Amava quella specie.


Dwayne e Jones hanno trovato qualcosa. Sono al piano di sopra.”



salve salve


lo so lo so, sono in ritardo di una settimana, chiedo venia, ma avevo tantissime cose, spero di riuscire ad aggiornare con regolarità la prossima volta.


Non l'ho riletto quindi perdonatemi se ci sono degli errori di grammatica o simili.. è che sono anche malata :/
 Tutte a me capitano :/

Sul capitolo non ho molto da dire, eccetto che vi consiglio di tenere d'occhio i bambini.. rispunteranno fuori!


Come al solito ringrazio chi segue e legge la storia e ogni recensione è gradita!

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Capitolo 35
*** Vicini alla Fine ***




CAPITOLO 35. VICINI ALLA FINE


Sparviero Klingon, qui parla Spock, facente funzione di capitano. Abbiamo danneggiato i vostri scudi, neutralizzato i vostri motori e indebolito i vostri attacchi. Non potete né scappare né arrecarci danni. Comunicate la vostra resa. E' la scelta più logica.”


Il Klingon fissava Spock con rabbia e con vergogna, come se volesse fulminarlo con lo sguardo, ma il vulcaniano non mosse un muscolo. Per un momento sembrò che volesse dire qualcosa, ma poi chiuse improvvisamente la comunicazione e aprì il fuoco.


Rinforzate gli scudi. Manovre evasive.” fece con risolutezza il vulcaniano, senza neanche scomporsi troppo.


Chekov e Sulu obbedirono, e Spock si avvicinò alla loro postazione.


Fuoco sui motori non appena sarete a portata di tiro, signor Sulu, ma senza distruggerli.”


Certamente, signore.”


Tenente Barton, cerchi di comunicare con la squadra scesa sul pianeta. Se il campo di forza è stato distrutto dovremmo riuscire a teletrasportarli sulla nave.”


L'addetta alle comunicazioni eseguì subito l'ordine, e sorrise quando si rese conto che fu fin troppo facile.


Signore, sono riuscita a contattarli.”


Me li passi.”


La donna premette il pulsante, e Spock tornò alla poltrona del capitano per poter parlare con più chiarezza.


Capitano Kirk? Dottor McCoy? Riuscite a comunicare?”


La sento, signor Spock.”


Nel sentire la voce di Kirk, dopo giorni e giorni che non aveva sue notizie, fece provare al vulcaniano un sollievo e una gioia quasi umani, ma lui era vulcaniano, era superiore a queste cose.


Pronti per il teletrasporto?”


Non ancora.”


Spock fu molto sorpreso da quella risposta, tanto da inclinare leggermente la testa.


Ma capitano..”


I vulcaniani stanno esaminando dei codici criptati che contengono tutte le informazioni, incluso l'ubicazione precisa dell'androide che hanno utilizzato per tutti questi anni per distruggere la Terra, e dobbiamo esaminarli tutti per conoscere le coordinate. Non appena avremo ciò che ci serve, la contatteremo. Non abbiamo rimasto molto. Voi lassù come siete messi?”


Siamo in netto vantaggio, capitano. I Klingon sono finiti. La maggior parte dei vascelli sono stati distrutti e i pochi rimasti sono gravemente danneggiati. Attendiamo la loro resa.”


Perfetto. Quaggiù noi non abbiamo ancora incontrato Klingon. Se riuscite, prendetene uno come prigioniero e torchiatelo. Ci servono informazioni.”


Affermativo, capitano.”

Mentre il tenente interruppe la conversazione, Spock si avvicinò nuovamente alla postazione di Chekov e Sulu.

“Situazione?”


Lo sparviero Klingon con il quale eravamo in comunicazione è stato distrutto. Il loro tentato attacco ha causato una rottura del nucleo e si sono autodistrutti. I vascelli rimasti si stanno ritirando.”


Gli andoriani hanno ancora quel prigioniero Klingon?”


Sì, signore.”


Dica loro di teletrasportarlo sulla nostra nave. Poi scenderò con lui e una squadra sul pianeta.”





Si riprenderà presto, capitano.”


La voce del vulcaniano risuonò nella mente di Jim, eppure lui la sentii come se fosse un mormorio lontano. Non toglieva gli occhi di dosso al bambino al quale aveva quasi sparato credendolo un Klingon, e che ora dormiva comodamente sul letto dell'infermeria della nave vulcaniana. Mentre lo fissava, si ritrovò ad odiare i Klingon con più forza, e la sua rabbia crebbe al pensiero che al posto di quel bambino poteva esserci chiunque, anche Sonak. Il suo Sonak.


E' umano.”


E' betazoide.”


Betazoide?”


Il suo sbaglio è comprensibile, capitano. E' una specie simile agli umani, soprattutto fisicamente, ma vi sono delle differenze. Ad esempio gli occhi. Le iridi dei betazoidi sono completamente nere. Tuttavia considerando che il soggetto dorme lei non poteva arrivare a nessun'altra conclusione.”


Nel lettino accanto c'era l'altro bambino, il più piccolo, e lui doveva essere sicuramente alieno. Sulla fronte, esattamente al centro, aveva delle punte leggermente arrotondate e non troppo appuntite, di un colore chiaro. Inoltre, dai lati della fronte vicino ai capelli c'erano delle piccole macchie scure, che continuavano verso il basso passando per le orecchie e scendendo anche per il collo.


Immagino che lui non sia betazoide.”


Il vulcaniano lo guardò sorpreso.


Credevo avessimo appurato che..”


Era solo una battuta.”


Una battuta?”


Lasci stare. Di che specie è?”


E' un ibrido.”


Un ibrido?”


I genitori appartengono a specie diverse. Vede le macchie? Le deve aver ereditate da uno dei genitori, che è un Trill. L'altro genitore, il cui materiale genetico deve avergli dato quella fronte, appartiene ad una specie che ci è sconosciuta. Tuttavia il bambino sta bene, e non presenta malattie dovute al suo DNA.”


Jim tirò un sospiro di sollievo, e subito il suo comunicatore suonò.


Qui Kirk.”


Capitano, tutte le navi hanno reso inoffensive i Klingon nell'orbita del pianeta. Siamo pronti a scendere sul pianeta.”


Procedete.”



lo so.

sono vergognosamente in ritardo, chiedo umilmente venia. Inoltre non l'ho riletto, quindi abbiate pietà se trovate degli errori XD


Grazie a chi continua nonostante tutto a segurie la fic! Ve se ama :D


Preparatevi psicologicamente, perché il prossimo sarà l'ultimo capitolo ;D


A presto ;D

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Capitolo 36
*** Fino ad Arrivare là, Dove Nessun Uomo è Mai Giunto Prima ***


CAPITOLO 36. FINO AD ARRIVARE LA', DOVE NESSUN UOMO E' MAI GIUNTO PRIMA

Cosa succede quando le conoscenze di quattro diverse specie si uniscono per realizzare una sola astronave? Il risultato è una maestosa, grande, nave spaziale, l'orgoglio del settore, la prima ad essere progettata con le migliori armi, le migliori difese e i computer più aggiornati. La prima nave esplorativa, che li avrebbe portati nello spazio profondo, e su di loro, il fortunato equipaggio scelto per compiere questa impresa, si gettavano tutte le speranze di quelli venuti prima, quelli che nello spazio ci avevano sguazzato e basta, quelli che avevano ridato alla Terra e ad altri pianeti una dignità, quelli che avevano cacciato i Klingon, ma quella non era la loro missione. I Klingon se ne erano andati, ma nulla si era concluso. Molti pianeti hanno ancora difficoltà a riprendersi e ad essere autosufficienti e hanno bisogno di assistenza, inoltre i Klingon erano stati solo dei messaggeri. Erano altri i responsabili, e chiunque fossero dovevano pagare. No. Loro preferivano restare, aiutare chi aveva bisogno e soprattutto cercare la verità. Inoltre, dalla famosa battaglia, erano passati venticinque anni, e tutti loro preferivano passare il tempo che gli rimaneva con i propri cari, piuttosto che imbarcarsi in una nuova avventura.

“Tenente Pohn a nave stellare Soutleran.”


Qui nave stellare Soutleran. La ascolto, tenente Pohn.”


Pohn sorrise, senza smettere di agitare le dita per manovrare la piccola navetta, riconoscendo subito la dolce voce di Keles, la bella e giovane naveriana addetta alle comunicazioni.


Permesso di salire a bordo.”


Permesso accordato. Hanger numero due.”


Pohn chiuse la comunicazione, e man mano che si avvicinava, vide le porte dell'hangar aprirsi. Pohn era stato assegnato come pilota della Soutleran quindi avrebbe potuto eseguire la manovra andando molto più veloce, ma preferì godersi il momento.


Una volta arrivato nell'hangar e dopo essere sceso dalla navetta, vide il caos.


Gente che andava avanti e indietro in tutte le direzioni, in ogni corridoio, in ogni piano. Tutti membri dell'equipaggio a giudicare dall'uniforme, che riportava uno stemma appena sulla sinistra che simboleggiava l'alleanza tra umani, vulcaniani, naveriani e andoriani: non a caso, la maggior parte dell'equipaggio apparteneva ad una di quelle specie e c'erano solo due persone assegnate alla nave che erano di specie diverse. Uno era lui, Henrich Pohn. Nonostante il carattere apparentemente fragile e la sua natura timida e goffa, il suo talento per la guida di astronavi lo aveva reso il migliore nel suo campo. Era molto orgoglioso della sua assegnazione, e temeva di deludere sia l'equipaggio sia Kirk, uomo a cui guardava sempre con grande orgoglio, anche perché l'aveva salvato molti anni prima, quando era ancora un bambino.


L'altro era Kindran Drebuk.


Henrich conosceva bene Kindran. Lo conosceva ancora prima di venire salvato, perché era rinchiuso con lui. Kindran era il betazoide che si era preso cura di lui quando erano in pericolo, e anche se crescendo avevano preso due strade diverse, erano comunque rimasti molto legati. Henrich guardava a Kindran come a un fratello maggiore, e Kindran, anche se la sua natura orgogliosa non glielo avrebbe mai fatto ammettere, ne era fiero.


Kindran era particolare. Era misterioso. Molti di lui conoscevano solo il nome e la faccia. Alcuni anche la reputazione. Henrich era il solo a conoscerlo davvero.


Quando un guardiamarina gli venne addosso, Henrich ritornò in sé. Era sulla nave, e ora? Pensò subito di andare in Infermeria, è la prassi che ogni membro dell'equipaggio faccia un esame medico prima di un lungo viaggio. Il trill stava già sorridendo pensando al capo Medico, il vulcaniano Tonilk, e al buon umore che gli veniva sempre quando lo incontrava, ma improvvisamente si ricordò che prima doveva passare sul ponte, per confermare la sua presenza, ma naturalmente anche la plancia era il caos più totale.


Fortunatamente il primo ufficiale era un ibrido, e un uomo biondo, ma con la pettinatura e le orecchie da vulcaniano, non passa inosservato.


Signor Sonak! Signor Sonak!”


Sonak. Figlio di James Kirk e Spock.


Giravano molte voci su di lui. Si diceva anche che inizialmente fosse stata offerta a lui la poltrona da capitano, ma che lui aveva rifiutato perché più interessato al ruolo del primo ufficiale. Altre voci dicevano che si era opposto al betazoide come comandante perché non lo riteneva adatto.


Di lui, molti dicevano che era “troppo emotivo per essere vulcaniano e troppo serio per essere umano”, e a Sonak stava bene così.

“Tenente Pohn.” fece seriamente, alzando un sopracciglio come il padre vulcaniano, mostrando disappunto per l'agitazione del tenente.


Signore, dovrebbe firmare la mia assegnazione a questa nave.”


Senza dire una parola, Sonak gli firmò il Padd, e Henrich, tutto contento, lasciò la plancia: direzione, Infermeria

Il primo ufficiale tornò a dedicarsi ai computer, ma venne interrotto di nuovo, questa volta dall'addetta alle comunicazioni.


Signore, ci sono i suoi genitori che vorrebbero vederla.”


Sonak sospirò.


Mancano meno di due ore alla partenza, non posso rischiare di non fare in tempo usando una navetta. Avvisi la sala di teletrasporto numero due.”


Subito, signore.”


Con passo sicuro ma composto, Sonak lasciò la plancia e nel giro di un paio di minuti raggiunse la sala e, senza quasi pensarci, salì sulla pedana.


Ha impostato le coordinate che le ha inviato il tenente?”


Sì, signore.”


Energia.”


Le molecole dell'ibrido fluttuarono nell'aria per brevi attimi, il tempo che gli servì per raggiungere la Terra. I suoi genitori lo videro subito e lui gli andò incontro, sempre con il suo solito passo lento.


Jim sorrideva e quasi correva per raggiungerlo, mentre Spock aveva lo stesso passo del figlio.


Desideravate vedermi?” fece in tono formale Sonak.

Senza neanche rispondergli, Jim gli si buttò addosso, abbracciandolo forte.


Il mio bambino è diventato grande.”


Spock e Sonak si guardarono e contemporaneamente alzarono un sopracciglio.


Padre, non sono più un bambino, lo sai.”


Certo che no.”


Non che non apprezzi la vostra compagnia, ma mancano un'ora e quaranta minuti alla partenza e..”


Lo sappiamo, sei molto occupato. Volevo.. volevo darti questo. Non potevi partire senza.” fece Kirk, porgendo al figlio un orsetto di peluche.


Sonak lo guardò severamente.


E' uno scherzo?”


Uno scherzo?”


Quell'oggetto non mi è di nessuna utilità, non vedo perché..”


Quando eri piccolo, non riuscivi a dormire se non lo stringevi.”


Padre, io non..”

Lo so. Non sei più piccolo, ma tienilo lo stesso, ti prego. Non mi aspetto che tu dorma ancora con lui, ma almeno, quando lo vedrai nel tuo alloggio, penserai a noi.”


Quello che dici è molto illogico, come sempre, ma se ti fa piacere..”


Mi fa molto piacere. Stai attento là fuori.” fece Kirk, dandogli un abbraccio veloce.


Lo farò.” mormorò Sonak, poi guardò Spock, che non aveva ancora detto una parola.


Lunga Vita e Prosperità, padre.” disse, facendo a Spock il saluto vulcaniano.


Lunga Vita e Prosperità, Sonak.” ricambiò Spock.




eccoci alla fine..


in quanti si aspettavano un ultimo capitolo così? Spero di avervi sorpreso, almeno un po'.


Volevo che fosse un capitolo in pieno stile Star Trek.. un nuovo equipaggio, una nave esplorativa, una missione.


Ciò non di meno è un capitolo un po' misterioso. Nel senso, non ho spiegato nei dettagli cosa è successo con i Klingon né ho parlato di tutti i membri dell'equipaggio, ma solo di qualcuno. Sappiamo che Sonak è Primo Ufficiale, ma il Capo Ingegnere? Il Capo della Sicurezza e l'addetto al tattico? E il Capitano, che tipo è? Che aspetto ha?

La cosa era voluta, perché sto pensando di scrivere un seguito, con questo equipaggio come protagonista che si avventura nello spazio per la prima volta alla ricerca di nuove forme di vita e civiltà, e se avessi presentato tutti i personaggi subito senza la suspence, sarebbe stato noioso e non vi avrebbe invogliato a leggere il seguito, seguito che devo ancora scrivere e non è certo che lo faccia. E' solo un'idea.


A voi piacerebbe che lo scrivessi? Lo leggereste? Siete curiosi? E il finale vi è piaciuto? Raccontatemi tutto quello che vi passa per la testa!

Grazie a tutti voi che avete seguito la storia fino alla fine, per i complimenti e le recensioni! Un bacione enorme! <3





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