A little warrior

di marylilyemy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


-Sono sicuro al cento per cento che ci rivedremo presto,signorina Grace- disse in un perfetto spagnolo che,stranamente,capii. I miei occhi si illuminarono. Gli strinsi la mano e mi voltai per andarmene. Avevo una strana sensazione allo stomaco,già mi mancava quel posto e quella mente geniale. – Ah,signorina Grace- mi chiamò,attirando la mia attenzione. Mi voltai di scatto,sorridente. C’era ancora una speranza per potergli parlare. Mi avvicinai con cautela cercando di osservare attentamente i suoi movimenti. – Ha dimenticato il suo libro- disse porgendomelo. Di scatto afferrai il libro e lo strinsi a me,forte,quasi come se fosse stato l’istinto. Mi guardò e abbozzò un sorriso. Mi girai di nuovo per andarmene,ora l’avrei lasciato definitivamente. – Signorina Grace- di nuovo. Mi girai. – “Conserva i tuoi sogni. Non puoi sapere quando ne avrai bisogno”- disse,citando il suo meraviglioso libro. Era tutto perfetto. C’era una strana armonia in quel posto,tutto quello che volevo. All’improvviso un fastidioso rumore si fece largo tra i meravigliosi alberi di quella piccola foresta. Lo sentivo,sempre più forte. Poi,mi ricordai che quel suono serviva a qualcosa. Era una specie di avvertimento,un richiamo. Spalancai gli occhi. Non sapete con quale orrore aprii gli occhi quel mattino. Ci misi un po’ per capire che quello intorno a me non era la bellissima e piccola foresta che popolava la mia mente,bensì la mia stanza. Sbuffai. Non poteva essere un altro sogno! Ok,non era il sogno di una normale adolescente che sogna il suo principe azzurro. Nel mio sogno c’era un cinquantenne con gli occhiali e leggermente pelato. Però era il mio sogno. Staccai quella dannatissima sveglia che stava ancora suonando e mi rigettai sotto le coperte. Stetti così per cinque minuti mentre rielaboravo quel fantastico sogno,che avrei aggiunto alla collezione più tardi. Mi alzai definitivamente quando la sveglia segnava le 6:30 del mattino e mi trascinai in bagno. Aprii il getto della doccia e mi ci buttai. L’acqua calda riuscii a rilassarmi e a calmare i nervi. Una volta asciugata,mi vestii con dei semplici jeans,le mie All Star nere e una maglia larga il doppio di me sempre nera. Mi truccai leggermente e sistemai i lunghi capelli lisci sulle spalle. Scesi al piano di sotto lentamente e trovai la mamma che preparava la colazione. Le stampai un bacio sulla guancia. – Buongiorno- le dissi,cercando di nascondere la mia voce triste. Si,quello era il primo giorno di scuola. Il primo di circa 200. - Da quanto vedo sei molto felice di ritornare a scuola- disse mamma utilizzando il suo immancabile sarcasmo. Annuii soltanto e presi a mangiare con gusto il mio cornetto. Nel frattempo scesero giù anche papà e la mia sorellina Benedetta. I più grandi Ciro e Giusi,gli scansafatiche,dormivano ancora. Bella pacchia l’università. Guardai l’orologio e ingurgitai l’ultimo boccone. Anche il primo giorno,ero in ritardo per l’autobus. Corsi in fretta sopra nella mia stanza e afferrai tutto il necessario. Borsa,un quaderno,astuccio,libro e le cuffiette. Scesi di nuovo giù. – Buona giornata a tutti!- dissi sorridente. Uno dei tanti falsi sorrisi. – Buona fortuna tesoro- mi disse la mamma lasciandomi un bacio da lontano. Chiusi la porta alle mie spalle ed ecco l’autobus che si fermava. Salii in fretta. Camminai in mezzo al corridoio tra gli occhi curiosi di tutti gli altri e mi sedetti accanto al finestrino. Infilai gli auricolari e scorsi la mia playlist,anche se non c’era molto da scegliere. Feci partire subito “La differenza tra me e te” di Tiziano Ferro e appoggiai la testa al finestrino,ripercorrendo nella mente il tragitto che ormai conoscevo a memoria. Il mio piede intanto seguiva il ritmo di quella meravigliosa canzone. Finita passai a “Alla mia età” sempre di Tiziano Ferro. Chi è Tiziano Ferro? Il mio cantante preferito? No,è vita. Praticamente lo amo da quando avevo cinque anni e questo amore incondizionato non si è esaurito mai. E al diavolo a chi dice che è solo un trans. Di solito si dice che la musica è una delle poche cose a salvarci,ed è vero. Beh,io cercavo la mia musica. Cercavo quel qualcuno che avrebbe raccontato di me,mi avrebbe compreso,mi avrebbe dato consigli. Così è arrivato lui. Ogni sua canzone,ogni suo testo,ogni sua parola nasconde un significato profondo che solo pochi riescono a cogliere. Cerca sempre di spiegarci qualcosa,sulla vita e soprattutto sull’amore. È un cantante formidabile con una voce meravigliosa ed un cuore enorme. È magnifico. Ed io vivo così,grazie a lui. Con le cuffie nelle orecchie,ascoltando parole di chi mi ha capito senza bisogno di conoscermi. L’autobus si fermò ed io mi resi conto che eravamo arrivati. Un groppo in gola e mille farfalle nello stomaco,come sempre. Scesi piano sempre con le cuffie,sperando che le sue parole e la sua voce mi potessero dare compagnia e forza. Eccomi qui. Liceo linguistico. La scuola era popolata da tantissimi ragazzi che chiacchieravano e scherzavano tra loro. Iniziai ad indagare con lo sguardo,cercando qualche viso familiare. Posai in fretta le cuffiette in tasca per evitare di perdere una cosa così importante. All’improvviso sentii qualcuno piombarmi sulle spalle. Mi girai con il cuore a mille,ma poi scoppiai a ridere. Eccole qui,le mie migliori amiche,le mie coglione,la cosa che ho di più caro al mondo. Jessica,capelli lunghi e lisci e degli enormi occhi verdi che riescono subito a conquistarti. Fu la prima che conobbi qui a scuola e anche la prima che mi rivolse la parola oltre ai professori. Fu la prima a tentare di capirmi e ci riuscì. È una ragazza solare,vivace e molto socievole che ama la fotografia. Siamo una vera forza insieme. Poi,Nicole. Capelli lunghi e castani con le punte viola e degli occhi color castagna. Lei è stata la seconda e si è aggregata a me e Jessica. È una persona fantastica e siamo molto simili,infatti capita spesso che diciamo la stessa cosa nello stesso momento. Lei,ha una voce mozzafiato infatti ha una band tutta sua,dove lei scrive e canta le sue canzoni. La sua band è amata da tutta la scuola. Quest’estate mi erano mancate davvero tanto. Ho passato tre mesi sperando di ritornare subito qui,a Roma,solo per stare con loro. Sono fantastiche,magnifiche. Sono state le uniche a restare per quasi tre anni dopo tutti i miei difetti e se c’è una cosa che ho imparato è che se una persona non se ne va dopo tutte le tue stranezze,i tuoi sbalzi d’umore e i tuoi errori,faresti meglio a prenderla,stritolarla tra le braccia e non lasciarla mai più. E intendo mai più. Gli saltai in braccio stritolandole. – Ciao stronze- dissi quasi con gli occhi lucidi. – Siete davvero belle- aggiunsi notando il loro abbigliamento. – Beh,anche tu stai bene- mi fece notare Jessica. Feci spallucce e ridemmo tutte e tre. Il mio tesoro più grande,pensai. Era così facile stare con loro. Non ti giudicavano mai,stavano sempre lì ad accompagnarti nelle cazzate più grandi e a correggerti negli errori. Ti veniva spontaneo e mi viene tuttora essere me stessa con loro. – Che ne dite? Iniziamo ad andare sulle scale? Anche quest’anno i posti all’ultima fila devono essere i nostri!- disse Jessica. Annuimmo e andammo. Continuavo a guardarmi in giro sperando di riconoscere qualcuno. Una volta arrivate sulle scale la visuale era molto più vasta. Iniziai a riconoscere molte persone e commentai insieme alle ragazze. Ad un certo punto il vicepreside arrivò fuori e iniziò a leggere l’elenco di tutte le prime. Continuavo a cercare tra i vari volti ma quello che interessava a me non c’era. Abbassai la testa,ma poi sentii una voce. L’alzai di scatto,quasi fosse un richiamo,ed eccolo lì a pochi metri da me. Lorenzo,il ragazzo più bello dell’istituto. Occhi azzurri e un perfetto ciuffo all’insù biondo. Aveva un semplice jeans e una camicia a quadri aperta su una maglia. Era bellissimo e rivederlo mi fece venire le farfalle allo stomaco. – Eccolo il tuo Romeo- disse sarcastica Nicole. Ero innamorata di quel magnifico ragazzo da ormai 3 anni. Se Lorenzo lo sa? Lorenzo...già. Lorenzo non sa nemmeno che esisto,molto probabilmente. Sono rimasta nell’ombra per ben tre anni vedendo come si passava tutte le troie dell’istituto,amandolo in silenzio. Per le mie amiche ero solo una stupida,per me quello era amore. Senza nemmeno accorgermene la campanella suonò e Jessica e Nicole iniziarono a spingermi verso l’entrata e così persi la visuale di quell’angelo meraviglioso. Gli gettai un’occhiataccia ma loro continuarono a spingermi. Iniziammo a correre e quella fu la prima volta che corsi per racimolarmi gli ultimi tre banchi a sinistra. Fummo le prime ad entrare anche se una volta seduta sentivo le gambe che tremavano. Man mano la scuola si popolava e così anche la mia classe. La bella 3E. Salutai calorosamente tutti i miei compagni di classe affacciandomi ogni tanto alla porta per spiare la 5H,classe di Lorenzo. Già,lui è più grande di me di due anni. Lo guardavo mentre scherzava con un suo amico quando il professore mi si parò davanti ed io tornai al mio posto imbarazzata. Il prof portò la classe all’ordine e si presentò. Stava per fare l’appello ed io stavo per tirare un sospiro di sollievo quando,alla loro vista,il sospiro mi si mozzò. Eccole,Rosalie,Marta e Irene. Se io,Jessica e Nicole eravamo il Trietto,loro erano di certo il Trio delle Papere. Non avevo mai conosciuto persone così odiose in tutto l’istituto e dove erano capitate? Nella mia classe. Entrarono e iniziarono a squadrarci da cima a fondo. Una cosa è certa,le odio. Si sedettero e subito commentarono il mio abbigliamento. – Bella la maglia della nonna- disse Marta,indicando la mia maglia enorme. Non risposi,ignorandola. L’indifferenza è l’arma migliore. – Non le pensare,è solo invidia- mi rassicurò Nicole. – Iniziamo bene- commentò Jessica. Il professore iniziò a fare l’appello e la mia voce si ridusse ad un sussurro. – Insomma ragazze,l’importante siamo noi giusto? Allora vediamo di rendere quest’anno migliore e non pensiamo a nessuno,d’accordo?- gli dissi. Annuirono e sorrisero insieme a me. Era vero quello che pensavo. Quest’anno non mi sarei accontentata. Quest’anno volevo di più. La prima ora passò in fretta con il professore Martini,di scienze,che ci spiegò cosa avremo studiato quest’anno. Poi venne la professoressa Ranieri,di matematica,che rimase con noi due ore piene. All’ultima ora,spagnolo. La giornata sembrò promettere bene. All’uscita salutai svelta le ragazze mentre correvo a prendere l’autobus. Prima di andarmene mi voltai,per cercare Lorenzo. Fu un sollievo quando i miei occhi lo trovarono e mille farfalle mi popolarono lo stomaco quando sorrise. Sorrisi anch’io,involontariamente. Appena entrai nell’autobus c’era un baccano insostenibile e,come al solito,misi le cuffiette sparando a tutto volume “L’ultima notte al mondo”. Il viaggio,con la sua voce nelle orecchie e nel cuore sembrò meno fastidioso e noioso. Quando arrivai a casa,salutai tutti soprattutto mamma e risposi alle sue solite domande con “Si. Ok. Bene. No,mamma. Ok. Si. Va bene.” Mi sedetti a tavola e pranzai con la mia famiglia,scherzando. Parlai anche con mio fratello Ciro della giornata a scuola e di Lorenzo. È bellissimo il rapporto che ho con lui. Seppure ha 22 anni riesco a dirgli tutto. Dopo pranzo mi rintanai in cameretta e cercai di rilassarmi. Il primo giorno già mi aveva stressata. Mi svegliai solo quando sentii il rumore dei piatti e dei bicchieri,segno che qualcuno stava apparecchiando. Aprii gli occhi e mi accorsi che erano le otto. – Wow- sussurrai con la voce impastata dal sonno. Scesi giù e vidi tutti a tavola. – Buonasera dormigliona- disse papà. Cercai di sorridere,invano. Mangiai in silenzio e poi mi rinchiusi di nuovo in cameretta. Accesi la tv e vidi “Lol-Pazza del mio migliore amico”,giusto per vedere qualcosa. Verso le dieci siccome non avevo sonno dopo la dormita,feci la conferenza con le ragazze e iniziammo a parlare della giornata di oggi. Fatta mezzanotte le ragazze mi salutarono e cosi mi misi sotto le coperte. Qualcosa mi svuotò lo stomaco. Il secondo giorno già mi spaventava.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Quel mattino mi svegliai con la nausea. Corsi in bagno e vomitai la fetta di carne preparata da mamma che ieri aveva un buonissimo sapore. Mandai al diavolo il mio stomaco e iniziai a lavarmi velocemente. Già ero in ritardo. Indossai un jeans e una semplice camicetta bianca a maniche corte. Anzi,la camicetta. L’adoro. Me la regalò la mamma qualche anno fa. Diciamo che è il mio portafortuna. Scesi di fretta le scale solo dopo aver preso la borsa. Salutai la mamma e mangiai in silenzio. Quel giorno non prometteva nulla di buono ed era appena il secondo. Fortunatamente era Sabato e sapevo già come passarlo. Uscii fuori in anticipo e con le cuffie nelle orecchie mi misi ad aspettare l’autobus. Mi sentivo esattamente come la canzone. “Per non vergognarti scivoli di nuovo e ancora come se non aspettassi altro che sorprendere le facce distratte,troppo assenti per capire i tuoi silenzi. C’è un mondo di intenti dietro gli occhi trasparenti,che chiudi un po’”. Già,mi sentivo proprio così. Un qualcosa che voleva uscire ma che aspettava il momento giusto per farlo e nel frattempo stava ferma. Come quando sei in macchina e guardi fuori dal finestrino. Tutto intorno si muove,mentre tu,sei lì,ferma. Ti senti come se stessi semplicemente passando il tempo,senza viverlo davvero. Ieri sembravo la classica adolescente spensierata? Beh,non lo sono,mi dispiace per la delusione. Non sono affatto spensierata,anzi,non sono affatto un adolescente. Sono solo un accumulo di difetti. Una ragazza troppo timida,troppo sensibile,troppo chiusa,troppo acida,troppo sbagliata,troppo apatica,troppo depressa. Io sono ‘troppo’ e allo stesso tempo ‘niente’. Sono la ragazza seria che nessuno vuole,compresi gli amici. Cos’ho nella mia vita? Le mie migliori amiche,il mio idolo e il mio libro. Bello,vero? L’autobus arrivò e fermandosi mi scompigliò i capelli. Salii in fretta e come al solito mi sedetti accanto al finestrino,da sola. Ritornando alla mia depressa descrizione che farebbe ridere anche le mosche,questa sono io. Una semplice ragazza con gli occhi color nocciola,un po’ troppo bassa,capelli lunghi e lisci,troppo magra e nulla. Diciamo che ho una concezione penosa di me stessa. Un errore. La canzone finì e per la prima volta decisi di stopparla tenendo però sempre gli auricolari nelle orecchie. Iniziai a osservare l’interno dell’autobus e i ragazzi che mi circondavano. Alcuni erano impegnati a leggere,altri a parlare,altri a prendersi in giro e altri ancora a lanciare carte. C’erano molti ragazzi e le poche ragazze che c’erano mi squadravano dalla testa ai piedi,come tutti del resto. Senza neanche rendermene conto l’autobus si fermò e scesi nell’inferno. Mi guardai intorno intimidita da tutti quegli sguardi sebbene il peggio fosse passato ieri. Mi misi sotto il porticato e aspettai con impazienza le ragazze. Mi sentivo osservata e per me tutti quegli occhi dicevano un’unica cosa:“Quant’è ridicola quella!”. Avevo la testa che scoppiava di pensieri brutti quando a un tratto qualcuno si parò davanti a me. Eccolo il trio delle papere. Mi guardavano dalla testa ai piedi e sono sicura che già stavano preparando qualcosa di offensivo da dirmi. – Ciao apatica. Carina la camicetta,peccato che è vecchia di almeno due secoli- disse Rosalie facendo ridere le altre due e non solo. – Saranno pur affar miei cosa indosso,no?- risposi stizzita. Per tutta risposta risero. Poi,una voce angelica interruppe quegli starnazzi. – Rosalie vieni qui! Lasciala stare!- disse la voce che avrei riconosciuto tra mille. Lorenzo. Mi voltai verso di lui e i miei occhi si illuminarono di una gioia immensa. Già solo vederlo mi migliorava la giornata. Rimasi impietrita a fissarlo. Le papere fecero per andarsene e Marta urtò la mia borsa e la fece cadere. – Oh scusa- disse e poi se ne andò. Sotto gli occhi divertiti di tutti iniziai a raccogliere i libri malgrado i miei volessero guardare solo Lorenzo. Non ci potevo credere. Mi aveva difesa,aiutata? Ero al settimo cielo. Raccolsi i libri e per mia salvezza la campanella suonò e siccome le ragazze ancora non erano arrivate entrai. Dopo un po’ arrivarono e subito le fermai per raccontargli tutto. – Non sapete che è successo!- dissi eccitata. – Cosa?- domando Jessica. – Prima giù le papere mi stavano importunando come sempre e Lorenzo mi ha difeso. Ha detto loro di lasciarmi in pace!- dissi saltellando qua e là. Nicole mi abbracciò. – Finalmente dopo due anni decide a muovere il culo!- disse con la sua finezza Jessica. Risi di buon gusto ma la professoressa entrò e portò all’ordine la classe ricordandomi che dovevo passare quattro ore lì dentro. Le ore passarono in fretta e non furono affatto pesanti. All’ultima ora ero impaziente di scendere giù solo per vedere Lorenzo. Avevo il cuore a mille. Una volta suonata la campanella io,Jessica e Nicole scendemmo rapidamente giù ma fu proprio agli ultimi gradini che qualcuno mi spinse e per poco non caddi. Riuscii ad aggrapparmi a qualcuno che si voltò di scatto. Quel giorno iniziava a piacermi di più. Era Lorenzo e io mi trovavo proprio appiccicata al suo petto e sorretta dalle sue braccia. Sorrisi inaspettatamente e mi immersi in quegli occhi stupendi. Solo dopo un po’ ripresi coscienza e parlai. – Scusami tanto mi hanno spinto-. Mi feci come un pomodoro. – Sta attenta- fu quello che rispose. Si voltò e andò via. Davvero avevo parlato con Lorenzo? Lorenzo,l’amore della mia vita? Rimasi imbambolata e furono Jessica e Nicole a trascinarmi via. – R-ragazze avete visto? Ero tra le sue braccia! E i suoi occhi e le sue labbra! Mi ha parlato e poi ha detto..cazzo quanto era bono!- dissi velocemente continuando a seguirlo con lo sguardo. – Abbiamo visto ma se non ti sbrighi perdi l’autobus- mi ricordò Nicole. Andai nel panico e iniziai a correre velocemente. Non so quale divinità riuscii a farmi saltare sull’autobus prima che partisse. Mi sedetti al solito posto ancora con il fiatone. Presi a guardare fuori dal finestrino mentre rielaboravo tutto. Sorridevo. Stavo bene. Mi sentivo stupidamente innamorata e non c’era cosa più bella. Il tragitto verso casa sembrò più corto che mai e non feci nemmeno caso a quegli stupidi ragazzi sull’autobus. Entrai e salutai con un bacio tutti i miei familiari. Perfino il mio cagnolino Argo,un piccolo Yorkshire,era lì pronto per farmi le feste. Mangiai in fretta e salii di corsa in cameretta. Feci la conferenza con le ragazze che mi sopportarono per ben due ore. Parlai solo e soltanto di Lorenzo. Dopo aver finito di parlare iniziai a fare i pochi compiti siccome non avevo nulla da fare. Poi,sprofondai a pancia in su sul letto e presi a guardare il soffitto. Avevo nello stomaco un mix di emozioni inimmaginabile. Ero felice,confusa,piena di vita,insicura. Avevo così tante emozioni e così tante cose per la testa che non riuscivo a pensare ad altro. Nella mia testa c’ero io tra le sue braccia,i suoi occhi magnifici,le sue labbra. Iniziarono così i miei bellissimi film mentali,un abitudine che ho ormai da due anni,da quando sono innamorata di lui. Posso sembrare sciocca eppure sono innamorata di una persona che non mi conosce,sono innamorata di occhi che non mi hanno mai guardata,mani che non mi hanno mai cercata,labbra che non mi hanno mai parlato,gesti che ho osservato da lontano. Sono innamorata,sul serio. E ho paura. Paura di non farcela,paura di non essere perfetta,paura di non essere all’altezza,paura di non superarla. Sospirai e chiusi gli occhi. Il sabato si prospettava come gli altri. Coperte,tè,libro,film e internet. Una cosa che sono arrivata ad amare e odiare allo stesso tempo. Amare perché non c’è cosa più bella di stare a casa a leggere al caldo. Odiare perché questo mi ha impedito di essere un adolescente come le altre,cosa che ho scelto solo ed esclusivamente io. Si,se le persone non mi facessero sentire così. Preparai tutto e andai a lavarmi. Indossai il pigiama e mi rifugiai nel letto. Presi il mio libro preferito,la mia ispirazione,la mia salvezza:L’ombra del vento. Libro che avrò letto almeno 20 volte. Aprii la pagina dove c’era il segnalibro e iniziai a leggere quando il cellulare vibrò. Era Jessica. – Jess,dimmi- dissi tranquilla. – Grace dai esci. Siamo tutti qui, al solito posto,dietro al campetto. Stanno tutti i ragazzi vieni anche tu!- mi implorò. – Lo sai che non esco il sabato- le ricordai. – Tu ti lamenti che non sei una vera adolescente ma nemmeno ci provi ad esserlo!- mi rimproverò,stizzita. E aveva ragione. Rimasi in silenzio. -10 minuti e sono lì-. Scesi dal letto e aprii l’armadio. Presi un jeans,le converse e una felpa e le indossai velocemente. Corsi in bagno e mi aggiustai i capelli e mi truccai. L’unica ragione per cui stavo per uscire? No,niente a che vedere con l’essere un adolescente ecc. Avrei visto Lorenzo. Scesi in fretta le scale e informai mamma. Sembrava piuttosto felice di vedermi uscire,meglio così. Uscii e mi inoltrai nel freddo delle strade di Roma. Erano circa le dieci di sera e si gelava. Ci misi poco tempo ad arrivare al campetto. Trovai le ragazze sedute su una scalinata e le salutai. – Fai progressi!- disse Nicole ironica. – Lo sapete che vi amo- dissi sorridente. – Se cerchi il tuo amore è lì- disse Jessica indicandomi Lorenzo,forse perché aveva capito che cercavo lui con lo sguardo. Lo vidi e il mio cuore scoppiò di gioia. – Non è perfetto?- dissi imbambolata. – Si,si- ripeté Jessica. Passammo la serata lì fuori a parlare mentre io ogni tanto gettavo occhiate a Lorenzo. Verso mezzanotte decidemmo di andare via e così gli diedi il mio ‘sguardo della buonanotte’. Mi bloccai e rimasi impietrita. Non potevo credere a quello che vedevano i miei occhi. All’improvviso un conato di vomito mi colpì.

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