Holding onto you

di foodporv
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** (1) ***
Capitolo 3: *** (2) ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


 



Prologue



«Basta, non ce la faccio!»
Jasmine Lawson strappò la pagina dal blocco, l'appallottolò e la lanciò verso il cestino, mancandolo disastrosamente. Così l'undicesimo, fallimentare tentativo di iniziare il tema “Re Lear: peccatore o vittima del peccato?” andò ad aggiungersi agli altri dieci in un angolo della stanza.
Prese un elastico dal comò accanto al letto e si legò i capelli. Decise di concedersi una meritata pausa e quindi di andare al piano inferiore per farsi uno spuntino.
Da due anni circa, Jasmine condivideva un appartamento modesto posto su due piani con l'amica Lyla, anche lei studentessa universitaria, che in quel momento si stava gustando un'insalata leggera nella loro cucina. 
Lyla alzò lo sguardo dalla sua insalata e guardò l'amica, che aveva un'espressione stanca stampata in viso. 

«Pare ti sia morto il gatto» esalò, continuando poi a masticare lentamente. 
«Ti ringrazio, tu sì che sai come farmi sentire meglio!» esclamò ironica Jasmine, rubandole un pomodoro dal piatto, guadagnandosi un'occhiataccia da parte della ragazza di fronte a lei che si sistemò una ciocca di capelli mori dietro le orecchie.
Le volte in cui la sua autostima decideva di abbandonarla, Jasmine si ritrovava ad invidiare la bellezza di Lyla. Non che si si sentisse una brutta ragazza 
era abbastanza sicura di sé per potersi definire almeno "carina" , ma avere la carnagione leggermente scura e gli occhi grandi dell'amica non le sarebbe dispiaciuto, ecco.
«Come prosegue con Shakespeare?» le chiese Lyla, non che fosse veramente interessata. In quel momento le priorità erano la sua insalata e il dannato pomodorino che non ne voleva sapere di infilzarsi nella sua forchetta, perciò lo prese con le mani, portandoselo alla bocca.
«Lo odio con tutto il cuor» borbottò Jasmine, aprendo una confezione di crackers e iniziando a schianocchiarne un pezzo. 
«Comunque stasera si va a casa dei ragazzi e non accetto un no come risposta» si affrettò a dire Lyla con un sorriso sbarazzino. 
«Sì capo! imitò il saluto militare Ho proprio bisogno di un po' di svago» 
«Come va con Payne?» chiese poi curiosa e impaziente di ricevere una risposta dalla castana
«Come vuoi che vada? Mi piace, lui lo sa benissimo ma non ho idea di che diavolo gli passi per la testa e, niente... È complicato, Jas» le spiegò, concludendo con un'alzata di spalle e portandosi alla bocca una forchettata di insalata.
Jasmine sbuffò, guardando l'amica: non capiva dove fosse la complicazione di cui tanto parlava, ma in ogni caso farlo sapere a Lyla avrebbe acceso una discussione inutile, dato che alla fine l'avrebbe data vinta a lei, perciò risparmiò fiato e forze 
avendone già poche. 
«Tu invece? Che mi dici di... Ludwig?» Lyla pronunciò quel nome quasi con disprezzo ma la castana, che ormai sapeva il perché, fece finta di niente.
Ludwig era un ragazzo dal lieve accento tedesco che frequentava la facoltà di filosofia insieme a lei e che le aveva chiesto di uscire. L'aveva conosciuto durante una pausa tra un corso e l'altro: sbadata com'era, si era lasciata sfuggire uno dei suoi fogli per gli appunti e lui gentilmente gliel'aveva raccolto, consegnandoglielo. I suoi occhi azzurri le avevano trasmesso benessere e serenità e tra un ringraziamento e l'altro, lui l'aveva invitata a prendere insieme un caffè; dopo il caffè c'era stato un pranzo e da una settimana circa Jasmine si era ritrovata un bel tedesco dalla chioma dorata che le faceva la corte.

«Ci sentiamo qualche volta per messaggio, ma per ora non è niente di serio» le spiegò, fissandola in attesa di una sua risposta o reazione.
«Tanto lo sai come la penso a riguardo...» borbottò Lyla, mettendo su un broncio che la faceva sembrare una bambina e alludendo ad un discorso che le due avevano precedentemente affrontato più e più volte.
«Lo stesso vale per te: anche tu sai come la penso a riguardo. E poi è molto più complesso di come la fai sembrare, Lyla. Quel ragazzo è incapibile, dio! Non ha senso rimanere con le mani in mano e che... che ne so, intervenga lo spirito santo» le riservò un'occhiata dura stirando le labbra carnose.
«Se lo dici tu»



 
Nuovo messaggio
Ore: 15.33 / Da: Amber
“Sono fuori con Ilyas

Zayn Malik lesse il messaggio della sua ex-ragazza e si diresse verso la porta d'entrata. Il corpo asciutto era fasciato da una maglietta rossa e dei pantaloni grigi di una vecchia tuta gli coprivano le gambe magre. Indossò alla bell'e meglio le sue sneakers e percorrendo velocemente la breve rampa di scale che divideva casa sua al mondo esterno, arrivò fuori.
Vide una Citroën c2 parcheggiata in modo approssimativo e la raggiunse a passo svelto, impaziente di rivedere quella piccola peste.
Essere genitori a soli vent'anni poteva essere un'impresa ardua: le responsabilità erano maggiori rispetto alla maturità raggiunta, però Zayn, dal canto suo, se l'era cavata discretamente. Il piccolo Ilyas Malik, di quasi tre anni, era la gioia più grande della sua vita.
La figura di Amber con in braccio suo figlio gli si avvicinò: 
«Attento, dorme» lo avvisò a bassa voce senza aggiungere altro, consegnandoglielo fra le braccia muscolose.
I rapporti con la madre di suo figlio erano finiti in modo piuttosto brusco, perciò questi si limitavano ad esistere solo quando il piccolo veniva portato a casa di uno o dell'altra e in altre rare occasioni.
Ne era ancora innamorato?
Di certo provava dell'affetto per lei, d'altronde aveva davanti la prima ragazza di cui si era innamorato ed era comunque la madre di suo figlio, ma oltre a quello poteva sinceramente affermare di non provare più amore. Voleva il suo bene, sì, ma nient'altro.

«Tutto bene?» le domandò Zayn con tono gentile, scrutandola attentamente. Il moro aveva cercato in tutti i modi di rendere tutta quella situazione pressoché civile e pacifica, per il bene di Ilyas e per la serenità di tutti, ma Amber con le sue occhiate fredde e ricche di rancore rendeva il tutto difficile e complicato.
«Sì, grazie, tu?» chiese a sua volta Amber, indossando gli occhiali da sole, nonostante fosse pomeriggio e non ce ne fosse bisogno: voleva proprio renderlo palese che ce l'aveva a morte con Zayn. Ma per cosa, poi?
«Anch'io» rispose pacato e rassegnato all'idea di poter intavolare con lei una conversazione degna di quel nome.
«Ci vediamo domenica, allora. Ciao» concluse Amber, dopo aver consegnato le cose di Ilyas al moro. Andò al posto del guidatore e sfrecciò via senza nemmeno dare il tempo al moro di ricambiare il saluto, facendolo sbuffare frustrato.
Zayn tornò in casa e si diresse subito nella sua camera per posare il corpo esile di Ilyas nel suo lettino e lasciarlo riposare, anche se in quel momento neppure i petardi avrebbero potuto svegliarlo. In quello aveva proprio preso da lui: quei due non dormivano, andavano in letargo.
«Com'è andata? Con Amber, intendo» sentì la voce del suo amico Louis, senza però scorgerne la figura, essendo girato di spalle.
Louis Tomlinson era appoggiato allo stipite della porta ed osservava l'amico mettere a letto il figlio. I capelli castani erano disordinati ma seguivano un loro criterio e ricadevano sulla sua fronte, lasciando vedere poco dei suoi occhi azzurri. Le braccia muscolose erano conserte, il petto scoperto e le gambe fasciate da dei pantaloncini della squadra calcistica del suo vecchio liceo. 

«Incazzata come al solito» ridacchiò il moro, scherzandoci su. «Ormai ci si fa l'abitudine» aggiunse, alzando poi le spalle. 
«Amico, non t'invidio» commentò Louis, avvicinandosi e dandogli una pacca sulla spalla.
Zayn spense le luci, lasciò socchiusa la porta della sua camera come era solito fare ogni volta che ci dormiva Ilyas e si diresse in soggiorno seguito dall'amico.

«Partita a FIFA?» chiese Zayn con sorriso complice, sapendo che il castano non avrebbe mai e poi mai declinato la proposta.
«Ti faccio mangiare la merda, Malik»
«Ma sta' zitto, coglione»






«Harry toglimi immediatamente quelle mani dalla faccia. Chissà che cosa ci hai fatto prima di toccarmi!» quasi strillò Lyla, facendo ridere sguaiatamente il riccio, Niall e Louis. Liam aveva appena staccato dal lavoro e sarebbe arrivato di lì a poco, cosa che metteva in ansia la castana.
Erano tutti riuniti in casa Tomlinson-Malik per la famosa serata tra amici e Harry Styles si stava divertendo a stuzzicare la povera Lyla, continuando a farle stupidi dispetti, ai quali però la ragazza abboccava.
Chi seduto sul divano e chi sul tappeto, tutti attendevano che Jasmine finisse di preparare i pop corn per poi guardarsi un film horror, ignorando bellamente le proteste delle due ragazze che avrebbero di gran lunga preferito una commedia.
La castana fece capolino nel salotto con due ciotole piene di pop corn e patatine in mano e un ampio sorriso stampato in viso. 

«Il resto è sul tavolo, le gambe ce le avete e sapete anche dov'è la cucina» mormorò Jasmine con sorriso sornione, indicando la cucina col capo.
Si andò a sedere sul divano accanto a Zayn che subito le rubò la ciotola piena di pop corn iniziando a sgranocchiarne una manciata.

«No, ma fai pure, tranquillo» borbottò Jasmine fintamente infastidita, dandogli una pacca all'altezza del petto. Zayn la ignorò e le cinse le spalle con un braccio, dandole un sonoro bacio sulla guancia e sussurrandole un «Hai un buon profumo» che la fece arrossire.
Quel momento venne interrotto dalla vibrazione insistente del suo cellulare che aveva messo nella tasca anteriore dei suoi jeans e «Ludwig? Chi è Ludwig?» domandò il moro, avendo scorto il nome dal display.
Jasmine gli fece segno di aspettare, si alzò e si mise in corridoio, concedendosi di rispondere alla chiamata con tranquillità e soprattutto senza gli occhi di Zayn addosso che la mettevano in soggezione.

«Ludwig!»
«Ehi Jas, come stai?» le domandò lui, con voce pimpante. La castana poteva immaginarlo con un ampio sorriso.
«Tutto a posto, tu?»
«Bene, grazie. Senti, scusa il disturbo  sentì uno sghignazzare nervoso  Volevo chiederti se una sera di queste ti andrebbe di uscire a mangiare qualcosa... Insomma, sì, sarebbe un appuntamento» Jasmine non poté far altro che sorridere per il suo fare così impacciato ma lusinghiero nel contempo.
«Sì, voglio dire... Perché no? Ti faccio sapere che giorno sono libera: sai, lo studio mi tira via un sacco di tempo, perciò ti avviso io» rispose, cercando di non far trapelare troppo entusiasmo dalla voce.
«Okay, allora ci vediamo una di queste sere. Ci conto, sai!  ridacchiò  Ci sentiamo!»
«Ciao Ludwig!» e attaccò. Fissò per qualche secondo lo schermo del suo cellulare con un ampio sorriso stampato in volto e poté sentire le gote arrossarsi.
Tornò in soggiorno e trovò tutti 
 o quasi  a fissarla con sguardo malizioso ed il primo a proferir parola fu Harry: «Hai capito Jas... Se la fa coi crucchi» mosse le sopracciglia su e giù in un modo che Jasmine trovò inquietante, ma non lo cagò di striscio. Come faceva a sapere che era tedesco? Si girò in direzione di Lyla, lanciandole un'occhiata severa, poi si risedette alla sua postazione d'origine.
«Styles, piantala di fare la pettegola. Io non me la faccio con nessuno, non conosco nemmeno il suo cognome» disse, lanciandogli un pop corn tra i ricci folti.





«Allora? Com'è questo Ludwig?»
«Non lo conosco un granché, però mi sembra un tipo a posto»
«Ti piace?»
«Non lo so, Zayn. Sicuramente è un bel ragazzo, ma si vedrà col tempo»
«Mh...»
«Cosa “mh”?»
«Eh? No, niente, tranquilla»
«Dai, dimmi»
«È che l'idea che tu esca con quello lì non mi fa impazzire, mi piacerebbe essere al suo posto. Molto»
«...»
«Non dici niente?»
«Sei brillo, Zayn. Domani non ti ricorderai nulla di questa conversazione»
«Forse»








 
Yeeeah buddy!
La colpa del fatto che io abbia pubblicato questo prologo - e in generale che mi sia venuta in mente questa storia - va a
holding onto you dei 21 pilots perché quella canzone è meravigliosa!
Bon, è una storia dalla trama diversa dalle solite, che spero non vi sembri banale, perciò mi auguro di avervi incuriositi, specialmente con la parte finale.
Mi auguro che questo prologo vi sia piaciuto almeno un po', in ogni caso mi piacerebbe sentire un vostro parere che non fa mai schifo ahah :)
Un abbracco grande, 
Enrica

(@social)
 
 

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Capitolo 2
*** (1) ***


 



First Chapter



Jasmine si rigirò nel letto e zittì la sveglia con una manata. Si era appena tirata la trapunta sopra la testa e aveva richiuso gli occhi, quando una seconda sveglia trillò dal telefono posato sul comodino.
«Ho capito! Ho capito! Messaggio ricevuto!» brontolò, districandosi dalla trapunta e alzandosi per andare a recuperare l'intimo pulito dal cassetto accanto all'armadio.
L'orchestra delle sveglie era stata un'idea di Lyla, la quale ormai era a conoscenza dela relazione incondizionata che Jasmine aveva con il suo letto, il tutto perché voleva essere sicura che la mora arrivasse all'università in orario - neanche andasse alle elementari.
Come se avesse captato questi pensieri, il corpo slanciato dell'amica comparve nella sua stanza. Indossava una camicia a quadri blu e verdi, le gambe lunghe fasciate da dei pantaloni blu aderenti a vita alta. Teneva fra le mani una tazza fumante di caffè e latte, Jasmine avrebbe potuto dirlo anche ad occhi chiusi.

«Quest'idea della multisveglia sta degenerando, Lyla, davvero» borbottò, lanciando un'occhiata eloquente all'amica e sbuffando subito dopo.
Lyla sghignazzò e si sedette sul letto di Jasmine che aveva piantato gli occhi sulla sua figura riflessa dallo specchio e sospirava pesantemente.

«Cosa ridi? È seriamente un trauma!» ribadì la mora, poggiando le mani sui fianchi scoperti, data la sua abitudine di dormire con soltanto una maglietta a maniche corte.
Lyla non rispose, si limitò a muoversi in un'alzata di spalle e continuò a sorseggiare il liquido nella sua tazza. La mattina non era di molte parole e
«Sembri tuo cugino quando fai il pesce muto» le aveva fatto notare una volta Jasmine, riferendosi a Zayn. Non che a lei piacesse intraprendere chissà che tipo di conversazioni mattutine, ma sembrava davvero che quei due fino ad un certo punto della giornata perdessero l'utilizzo della parola.
La mora sgattaiolò in bagno e si spogliò velocemente per poi selezionare la playlist 
doccia del suo telefono ed entrare nel box doccia. Subito Pumped Up Kicks dei Foster The People risuonò nel bagno e tra un movimento di fianchi e l'altro e una passata di shampoo all'olio di mandorle, Jasmine concluse quella pseudo-performance uscendo dalla cabina decisamente più svegli di prima.
Avvolse il suo corpo in un accappatoio color blu notte che faceva da contrasto con la sua pelle quasi lattea e concluse lavandosi accuratamente i denti.
Tornò in camera e dopo essersi infilata l'intimo, lanciò l'accappatoio sul letto dove notò la presenza di un paio di jeans neri abbinati ad un maglioncino del medesimo colore. Pensò subito a Lyla e sorrise intenerita, se non ci fosse stata lei probabilmente avrebbe passato una buona mezz'ora ad imprecare per il suo non saper scegliere cosa indossare ogni santissima volta.
Si vestì rapidamente e si truccò giusto con un po' di mascara per poi passarsi sulle labbra carnose un rossetto color rosso corallo. Indossò i suoi amatissimi chunky boots e presa la sua tracolla di pelle marrone, scese al piano inferiore dove trovò Lyla interessata a guardare un episodio della serie televisiva Friends che trasmettevano sempre al mattino e per cui entrambe andavano matte.
Jasmine sentì la vibrazione del suo telefono provenire dalla tasca posteriore dei suoi jeans e si affrettò a vedere chi fosse: era Ludwig, il suo spasimante, che le augurava una buona giornata.
Sorrise come di riflesso e questo sollevarsi delle labbra venne notato da Lyla che
«Ludwig?» domandò, pur conoscendo la risposta.
La mora annuì vistosamente aspettandosi la solita ramanzina sentita e risentita, ma Lyla la sorpese mormorando un
«Dovrai farmelo conoscere un giorno» forse non del tutto sincero, ma Jasmine seppe apprezzare quel piccolo tentativo di andarle incontro. Annuì felice e rispose al messaggio del ragazzo ricambiando il buona giornata.
«Jas, io scappo che altrimenti mi rubano il posto figo, ci vediamo dopo» la informò titubante e non del tutto convincente, dandole poi un sonoro bacio sulla guancia e uscendo di casa alla velocità della luce.  A Jasmine venne in mente una chiacchierata che le due avevano avuto qualche settimana prima in cui l'amica le aveva raccontato di un nuovo giovane professore che aveva fatto breccia nel suo cuore per essere un gran bel pezzo di ragazzo.
Si affrettò quindi a prendere in mano il suo cellulare e a digitare velocemente i tasti con un sorriso sbarazzino stampato in viso.
 
Nuovo messaggio
Ore: 07.34 / Da: Lyla
“Quello figo è il posto o il PROFESSORE che ci sta di fronte?
Ricordati che io sono pro-Payne, devo solo scegliere i nomi dei vostri sette figli, non mandare all'aria i miei piani!
 




«Insomma sì, ero un maschiaccio a livelli incredibili fino ai dodici anni» raccontò Jasmine, ridacchiando leggermente, seguita dal giovane che le camminava vicino.
Storse il naso a causa dell'aria fredda che glielo aveva solleticato di poco. Incrociò le braccia, stringendosi nel suo maglioncino nero e boccheggiò leggermente.
Di fianco a lei un ragazzo di quasi un metro e ottanta la stava osservando. Ludwig, fisicamente parlando, sembrava l'incarnazione del principe azzurro. Il fisico era asciutto e tenuto in forma, i capelli dei ricci dorati mentre le sue iridi erano di un azzurro tendente al verde. Indossava una semplice maglietta bianca sopra la quale c'era una giacchetta in stile college nera con le maniche blu, le gambe lunghe ed atletiche fasciate da un paio di blue jeans. Ai piedi delle scarpe da ginnastica firmate Adidas.
Era mezzogiorno circa e benché il tempo di Manchester fosse solitamente caratterizzato da temperature basse e piogge frequenti, quel giorno un sole raggiante splendeva in cielo. Certo, qualche nuvola c'era, ma i raggi del sole avevano la meglio anche su quelle.

«Sai che non ti ci immagino proprio?» domandò Ludwig retorico con la sua caratteristica voce profonda.
Alla fine si stavano vedendo prima del fatidico primo appuntamento ufficiale:  si erano incrociati nei corridoi dell'università e lui l'aveva gentilmente invitata a fare una passeggiata in centro. Stavano chiacchierando della loro infanzia e Jasmine doveva proprio ammettere che stargli vicino la faceva sentire allegra e  spensierata per un po'. Ludwig era di buona compagnia.

«E perché? Non dirmi che ti sembro una tipa troppo snob o schizzinosa, potrei seriamente non rivolgerti più la parola» la mora gli puntò un indice contro, cercando di assumere un'aria severa e di reprimere il sorrisino furbo che le era apparso in viso.
Ludwig girò il viso nella sua direzione e assottigliò gli occhi e
«No, anzi!» si affrettò a chiarire, sorridendole.
«Quindi mi stai dicendo che sembro una barbona buzzurra!» alzò leggermente la voce, esclamando queste parole. Voleva semplicemente divertirsi.
«Cosa?! Io non l'ho mai detto, hai fatto tutto tu! Forse qualcuno qui ha la coda di paglia...» stette al gioco a lui, facendole credere di star alludendo ad un qualcosa di vero, cosa che avviamente non era.
Jasmine gli mollò un pugno poco ben assestato sul bicipite, colpo che non lo scalfì minimamente.
Passeggiavano per le strade di Manchester, lungo la Longworth Street quando 
«Ti va se prendiamo qualcosa da Starbucks e poi andiamo in quel parco?» domandò Ludwig, indicando col capo il Didsbury Park. Jasmine acconsentì con un cenno della testa.
Una volta finite le loro bevande, raggiunsero presto una panchina e
«Come minimo per quello che hai detto dovrsti sederti per terra» mormorò la mora con sorriso sornione stampato in viso. Ludwig la guardò con un sopracciglio inarcato e le scoppiò a ridere in faccia, scuotento sommessamente la testa.
Non la ascoltò nemmeno un po' e le si sedette accanto, ossevandola. Aveva le guance leggermente arrossate a causa dell'aria che tirava in quel momento, le labbra rosse e carnose erano chiuse. Era intenta a togliere un filo di troppo dal suo maglione, quando alzò lo sguardo vide che il ragazzo la stava scrutando e
«Perché mi fissi?» chiese, diventando paonazza e abbassando subito lo sguardo: la imbarazzava e lusingava contemporaneamente.
«Niente, sei carina» le rispose Ludwig sincero. Il sorriso del ragazzo si ampliò quando Jasmine alzò il viso senza però replicare.
Si guardarono negli occhi per qualche istante senza che nessuno dei due proferisse parola e il silenzio che andò a crearsi non fu affatto pesante o imbarazzante, come temeva la mora, bensì piacevole e sereno. Le piacevano i suoi occhi, il modo in cui la stava guardando e soprattutto il sorriso contornato dalle labbra chiare e sottili.

Jasmine sobbalzò quando udì una vocina chiamarla, guardò di fronte a sé e vide la figura di Zayn andare nella sua direzione. Fra le braccia magre ma forti il moro teneva il piccolo Ilyas che la stava indicando, continuando a pronunciare il suo nome. Sorrise istintivamente e «Li conosci?» chiese Ludwig con un'espressione stranita.
«Sono un mio caro amico e suo figlio» gli spiegò, alzandosi e sistemandosi i jeans.
Una sensazione di turbamento si insinuò in Jasmine: avrebbe dovuto presentare al ragazzo per cui aveva provato
e forse continuava a provare sentimenti forti al biondo che le stava a fianco, con il quale stava cercando di costruire un rapporto che andasse oltre alla semplice amicizia.
«Ciao bellissimo!» la mora salutò  Ilyas, accarezzandogli il volto.
Il piccolo poteva essere considerato la copia in miniatura di Zayn, i tratti erano gli stessi, solo gli occhi erano diversi: il taglio assomigliava a quello di Amber, mentre il colore era di un verde con qualche stria color nocciola.
Dovette fare un profondo respiro prima di darsi mentalmente dell'idiota e passare alle presentazioni. Accennò un
«Zayn... lui è Ludwig, un mio amico» si fermò a scrutare il moro, mordicchiandosi il labbro - «Ludwig, lui è Zayn» concluse, accennando un sorriso.
Vide Zayn osservare il biondo, notanto che i suoi lineamenti si erano induriti. Jasmine sperò solo di aver visto male, di certo non voleva che Zayn avesse preso Ludwig in antipatia così, a primo impatto. Capì che però era così quando vide il moro fare un sorriso di circostanza, totalmente falso
lei lo sapeva ,  e porgere la mano al Ludwig che l'afferrò prontamente, mormorando uno «Zayn» co tono serio.
«E questo bellissimo bimbo è Ilyas, suo figlio» Jasmine si concentrò sul piccolo, ringraziando il cielo che ci fosse anche lui e che la stesse in qualche modo salvando da quella situazione imbarazzante.
«Hey!» mormorò impacciato Ludwig.
Ilyas arrossì violentemente e fissò il ragazzo che gli aveva rivolto parola, nascondendo poi il viso nell'incavo del collo del padre, facendo ridacchiare quest'ultimo che
«Fa il timido» spiegò, accarezzandogli il capo.
Quel gesto non passò inosservato ad Jasmine che ne rimase subito intenerita: era dell'idea che Zayn fosse un padre magnifico e solo lei era conscia di quanto le piacesse vederlo con suo figlio. A vederli insieme erano adorabili e i sentimenti che la mora cercava di reprimere o soltanto nascondere, riaffioravano nonostante lei opponesse resistenza.
Dovette trattenere il respiro quando, colta in flagrante, Zayn catturò lo sguardo nel suo. Non glielo fece pesare o semplicemente non ci fece poi tanto caso, perché il moro le regalò un sorriso che però le scombussolò tutto.
Ludwig, sentendosi forse di troppo, trascurato, finse di schiarirsi la voce e questo gesto, fatto non proprio con malignità, indispettì e non poco Zayn che 
«Okay, noi vi lasciamo in pace. Alla prossima Ludwig»  figurò un finto sorriso  «Ci sentiamo Jas» concluse i saluti, posando un bacio sulla guancia morbida e chiara della mora le cui guance assunsero un colorito rossastro.
Una volta allontanati, dentro di lei il senso di colpa si affermò: non le sembrava giusto sentire ancora tutte quelle sensazioni nei confronti del moro quando di fianco a lei aveva un ragazzo disposto a corteggiarla e per il quale avrebbe voluto provare un interesse che fosse reale. Improvvisamente tutto il buon umore che aveva fino a quelche istante prima svanì, lasciando spazio ad un senso di angoscia e di un'adeguatezza che la stavano facendo sentire male.






«E quindi sei il primo ad aver visto il famoso Ludwig!» esclamò Louis, bevendo poi un sorso dell'Heineken poggiata sul tavolino in cucina.
Zayn rispose annuendo, accompagnando il gesto con un'alzata di spalle di chi non avrebbe voluto aggiungere altro. Ma sapendo che di fronte a lui c'era la persona più loquace che conoscesse, si arrese all'idea di concludere l'argomento in quell'istante.
«E com'è?» domandò infatti il castano, che si sistemò meglio sul divano.
Alla tv passava una replica di How I Met Your Mother alla quale nessuno dei due ragazzi in soggiorno stava realmente prestando attenzione.

«Quando lo vedrai, potrai darti un parere da solo» borbottò Zayn. Poteva sembrare scorbutico, maleducato addirittura, la realtà era che non aveva voglia di parlarne e la cosa che lo infastidiva di più era che neanche lui sapeva bene il perché, o meglio, lo sapeva ma non lo avrebbe di certo sbandierato ai quattro venti. Preferiva mascherare il tutto giustificando il suo atteggiamento col fatto che quel pomeriggio aveva le palle girate, ovviamente.
«"Jealously will drive you... mad!"» mormorò Louis con fare teatrale, fissando la tv ma attedendo solo una reazione dell'amico, guardandolo con la coda dell'occhio.
«Citi addirittura il Moulin Rouge, che salto di qualità!» lo schernì Zayn, ridacchiando, passandosi una mano fra i capelli e posando lo sguardo su Ilyas che giocava col le sue macchinine sul tappeto, riproducendone i suoni facendo vibrare le labbra sottili.
«Su, ammettilo che un po' ti dà fastidio» lo spronò il castano, dandogli una pacca sulla spalla.
Zayn gli riservò un'occhiata eloquente e sospirò:
«è gelosia fraterna, mi preoccupo per lei, non è quello che pensi tu» precisò, mordendosi l'interno delle labbra, cosa che faceva solo quando era nervoso o si sentiva a disagio. Era stato messo alle strette.
«Sì, e a me piace andare a lavorare!» borbottò Louis, ironizzando sul suo essere uno scansafatiche.
Il moro non ribattè, preferì lasciare in sospeso quella conversazione conscio che, una volta conclusa, le opzioni sarebbero state due: avrebbe ammesso che forse provava per Jasmine un qualcosa che andava oltre alla semplice amicizia, oppure avrebbe preso a pugni Louis.





«Davvero, Lyla, che diavolo ho che non va?» chiese con tono esasperato Jasmine all'amica, pessandosi una mano fra i capelli. Non attendeva realmente una risposta e infatti «Cioè, sto uscendo con un ragazzo, compare Zayn e io non riesco a reprimere la voglia di stargli accanto!» esclamò con un groppo in gola e gli occhi lucidi. «E il bello è che lo so che non mi guarderà mai come lo guardo io, per lui sono soltanto l'amica con cui scherzare, quella su cui sa di poter contare e mi sento una stupida quindicenne, non lo so, mi dispiace» farfugliò sfogandosi, ad accompagnare quel discorso sconnesso una lacrima che andò a depositarsi sulla sua guancia chiara.
«Jas...» Lyla sussurrò il nome dell'amica e le si avvicinò, scrutandola, non sapendo bene cosa fare. «Non piangere, dai» cercò di rassicurarla, accarezzandole la schiena.
Jasmine si sentì una totale idiota a piangere in quel modo, fece un lungo respiro e si sedette composta sul divano del soggiorno. Non parlò più, si limitò a fissare il vuoto e a mordicchiarsi l'unghia del pollice destro, cercando di controllare la voglia e il bisogno di piangere, ancora e ancora.

«Ti lascio sola» disse Lyla, capendo che quello era l'unico modo in cui in quel momento avrebbe potuto aiutare l'amica
Grazie.








 
looking for a stranger, looking for a stranger to looove! (w i the kooks)
Here I am con il secondo - primo - capitolo di questa fan fiction e ta ta ta taaan, Zayn ha incontrato Ludwig e credo ci sia stato un miracolo perché non gli ha sputato in faccia. Bravo Malik!
Btw, cosa ne pensate della reazione di Jasmine nell'ultima parte? Mi sono trovata più o meno nella stessa situazione - togliendo crisi isteriche a parte perché mi fanno schifo e le odio - e quindi probabilmente c'è anche un po' della mia esperienza... Cosa diavolo sto blaterando???

Chiedo scusa, ma sono troppo esaltata per ieri perché sono stata a Bologna a fare il casting per XFACTOR - niente di che, non sono nemmeno certa di essere presa, dato il livello altissimi degli aspiranti cantanti. Btw, mi sono divertita tantissimo (togliendo un po' di pioggia e la lunga attesa in piedi), in qualunque modo vada è stata una bella esperienza che mi ha permesso di mettermi in gioco e conoscere persone mega simpatiche!!!
Conclusa questa parentesi che fa di me una grande egocentrica, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, in ogni caso mi farebbe piacere sapere qualche vostro parere, quindi fatevi sentire che non fa mai schifo LOL! :) 
Ecco a voi Lyla e Ludwig 
Un abbracco grande, 
Enrica

(@social)
 
 

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Capitolo 3
*** (2) ***


 



Second Chapter

 
Jasmine sbuffò, passandosi una mano fra i capelli mossi, sperando di non averli arruffati più di quanto non fossero già.
L'idea di andare all'università l'aveva affascinata sin da quando aveva quattro anni allora avrebbe voluto fare medicina  e ora, non che rimpiangesse questa scelta, ma di certo non immaginava sarebbe stato così sfiancante.
Riprese a leggere il paragrafo di filosofia che era conscia non fosse di una difficoltà impraticabile, ma in quel momento proprio non riusciva ad assorbire nessuna parola del libro. E questo le dava sui nervi: odiava studiare senza capire ciò di cui stava parlando, lo riteneva un lavoro per niente fruttuoso e controproducente.
Alzò gli occhi al cielo quando si accorse di essere arrivata a metà paragrafo e di avere una sorta di vuoto in testa e «Vabbè, fanculo!» si arrese, chiudendo il libro con un tonfo sordo.
Decise che farsi una doccia sarebbe stata un'ottima scelta, perciò si spogliò senza troppe tiritere e una volta preso il telefono andò in bagno. Questa volta non selezionò la storica playlist apposita per l'occasione, cliccò direttamente su riproduzione casuale e sobbalzò leggermente quando sentì il forte colpo di chitarra che riconobbe essere l'inizio di Messed Up Kids di Jake Bugg, cosa che la fece sorridere.
Finì di lavarsi e quando aprì il box doccia, in contemporanea partì Don't Judge Me di Chris Brown. Sorrise al ricordo che le venne alla mente: quella canzone gliel'aveva fatta sentire per la prima volta Zayn. E, diamine, avrebbe davvero dovuto smettere di far risalire a lui ogni suo pensiero.
Il detto parli del diavolo e spuntano le corna in un certo senso si manifestò, perché la canzone del suo cellulare s'interruppe e sullo schermo apparve il nome del moro affiancato ad una foto di quest'ultimo che teneva in braccio Ilyas.
«Malik!»
«Jas! Come stai?» chiese il moro dall'altra parte del telefono. Poteva sentire in sottofondo il rumore della macchine che sfrecciavano, segno che non era in casa.
«Tutto bene, grazie. Tu che mi dici?»
«Va alla grande anche per me... Senti, sei a casa? Perché Ilyas mi sta tartassando, è diventato iperattivo e vuole vederti» lo sentì ridacchiare e udì anche la vocina del bambino pronunciare il suo nome.
«Sì certo, anche perché tua cugina è fuori a spassarsela ed io mi sento piuttosto sfigata, avanti sei libero di prendermi in giro» mormorò felice di avere un po' di compagnia, specialmente se poi era la loro.
«No dai! È più divertente farlo face to face» la prese in giro lui immaginandosela con un broncio e le braccia conserte.
Jasmine mugolò qualcosa di poco decifrabile in segno di dissenso e Zayn la salutò dicendole che entro una mezz'oretta sarebbe stato lì.
Tornò nella sua stanza e dopo essersi messa l'intimo aprì l'armadio dove una maglietta bianca con la scritta Homies le saltò all'occhio. Decise di indossarla assieme a dei leggins neri, non avrebbe dovuto fare una sfilata, sarebbe rimasta a casa e perciò non aveva senso mettersi in tiro.
Oltre che per i vestiti, dovette prepararsi anche psicologicamente: in qualche modo aveva la sensazione che dopo essersi resa conto di cosa provasse per Zayn, aveva fatto sì che il loro rapporto cambiasse. Inconsciamente aveva iniziato a prendere le distanze e di sicuro era l'ultima cosa che voleva, non l'avrebbe permesso.
Come a volerla confondere maggiormente le arrivò un messaggio di Ludwig che le chiedeva come stava, il che la fece ringhiare frustrata e borbottare un «Mi manderete al manicomio!»
Dare retta alla testa o al cuore?


 


 
Una ventina di minuti dopo, Jasmine udì suonare il citofono, segno che i suoi ospiti erano arrivati. Scese a grandi falcate le scale che portavano al piano inferiore e una volta arrivata davanti alla porta, fece un grande sospiro.
Aprì la porta e si trovò davanti Zayn in tutta la sua bellezza: era vestito tutto di nero, dalla testa ai piedi, il che si abbinava correttamente alla sua carnagione ambrata. In piedi, di fianco a lui, Ilyas aveva un sorriso stampato in volto e fra le mani un pupazzo di Buzz Lightyear, personaggio del cartone Toy Story per il quale il piccolo andava matto.
«Ma guarda chi abbiamo qui!» esclamò rivolgendosi ad Ilyas che arrossì leggermente. Jasmine lo prese in braccio e gli stampò un sonoro bacio sulla guancia.
«Come stai? Bene? Oh sì, anch'io, grazie per avermelo chiesto» farfugliò Zayn prendendola bellamente in giro e fingendosi offeso per essere stato ignorato dalla ragazza.
«Ciao anche a te, brontolo» lo chiamò in quel modo con sorriso bonario e gli baciò una gote notando che «Devi farti la barba, pungi».
Con un gesto della mano Jasmine lo invitò ad entrare in casa, lei si diresse in soggiorno mentre Zayn si toglieva il giubbotto lasciandolo sull'appendiabiti.
«Mi fa sexy» disse il moro alzando le sopracciglia, facendo un'espressione da vanesio - cosa che dopotutto era.
«Sì sì» lo assecondò lei, neanche più di tanto: era pienamente d'accordo, ma di certo non gliel'avrebbe detto.
La mora fece sedere il bambino sul divano togliendoli il cappottino e lo vide concentrarsi subito sul giocattolo che aveva portato con sé.
Quando Zayn entrò in soggiorno, Jasmine provò una lieve sensazione di disagio. Il moro lo notò vedendola sospirare pesantemente e  mordersi il labbro inferiore, agitata: inclinò leggermente il capo e «Tutto okay?» le chiese.
Jasmine annuì svelta aumentando i dubbi del moro.
«Sicura?»
«Sì, davvero!» lo rassicurò posandogli una mano sulla spalla. «Ti va una cioccolata calda?» gli domandò cambiando argomento. Cosa avrebbe dovuto fare? Dirgli che credeva che il loro rapporto stesse cambiando, e non in meglio, non le pareva la scelta migliore. Non che non ne avesse le il fegato, anzi, non era decisamente il tipo di ragazza che stava zitta, però temeva che gli sarebbe apparsa come una stupida ragazzina paranoica e probabilmente forse un po' lo era.






La cucina di Jasmine (e di Lyla) era all'americana, semplice e piuttosto moderna: al centro un bancone ad isola non troppo esteso, mentre i fornelli e le altre classiche componenti erano posti a ferro di cavallo.
In sala invece Ilyas era bellamente sdraiato sul divano a sonnecchiare; dopo il suo essere stato iperattivo di quella giornata  secondo le parole di Zayn  si meritava un po' di riposo!
«Come ti è sembrato Ludwig l'altra volta?» chiese Jasmine al moro dopo aver sorseggiato un po' della sua cioccolata forse ancora troppo calda, dato che sentì le labbra bruciare.
«È okay» rispose semplicemente Zayn, facendo seguire quelle parole da un'alzata di spalle. Continuava a far girare il cucchiaino all'interno della tazza contenente il liquido scuro.
Aveva provato una strana sensazione di fastidio nel vedere pronunciare il nome del ragazzo con tanto entusiasmo. Quella mattina avrebbe tanto voluto esserci lui con Evelyn: aveva captato una strana intesa fra i due, il che lo irritava e non poco. Questo gli parse strano, infatti. La mora era una sua amica, perciò sarebbe dovuto essere più che felice per il benessere di lei. E allora perché avrebbe tanto voluto prendere a pugni quel tedesco?
Jasmine lo guardò con espressione di chi aveva capito che stava palesemente mentendo e «Va bene, va bene  alzò entrambe le braccia all'altezza del capo  Diciamo che non m'ispira molta simpatia» borbottò, ridacchiando.
«Ma no dai, è piacevole starci insieme» ribatté sorridente.
«Dobbiamo per forza parlare di lui?» domandò Zayn con tono di voce che la mora trovò seccante.
A confermarlo c'era la sua espressione: i tratti marcati si erano leggermente induriti, gli occhi erano leggermente più scuri e si stava torturando l'interno del labbro inferiore, segno che era infastidito da qualcosa.
Il sorriso della mora infatti sparì velocemente, iniziò a sentire l'aria appesantirsi. Tutte le domande sul fatto che il loro rapporto fosse cambiato sembravano aver ricevuto risposta, risposta che pareva voler essere a tutti i costi affermativa.
«Potresti almeno fare finta di essere felice per me, sai? Cristo, non ti sopporto quando fai così!» gli disse con sincerità appoggiando i gomiti sul tavolo e sospirando pesantemente. Non voleva farlo sentire in colpa, ma era convinta di quel che diceva: fosse stata al suo posto probabilmente si sarebbe consumata il fegato e avrebbe finto di essere felice, sapendo che lui lo era. Era però evidente che la pensavano in modo differente.
E infatti, «Devo dirti una bugia? Oh, okay! Siete molto carini insieme, vorrei tanto che vi sposaste e che faceste tanti figli! Così va meglio?» Zayn fece dell'ironia, mantenendo però un'espressione compunta in volto. Non avrebbe dovuto comportarsi in quel modo, ne era conscio, ma fingere che Ludwig gli andasse a genio era decisamente chiedergli troppo.
«Vado a farmi una sigaretta» si limitò a dire Jasmine prima di alzarsi facendo strisciare la sedia contro il pavimento in un suono stridulo e muovendosi con lentezza verso la porta della cucina.
Sperava che Zayn la fermasse, ma non accadde.
Cretina ed illusa, brava!






Dopo circa mezz'ora Zayn controllò in soggiorno e l'unico che trovò fu Ilyas che ancora dormire, a quella visione sorrise.
La sua espressione mutò quando vide che Jasmine non era ancora rientrata, infatti la vide seduta per terra in balcone, con le gambe incrociate e con una sigaretta fra le dita. Fece un sospiro profondo dandosi mentalmente del coglione testa di cazzo.
Zayn aveva un carattere difficile da trattare e ricco di sfumature delle quali lui stesso a volte si sorprendeva. Si era comportato da stronzo e il tutto a causa del fatto che gli rodeva il fegato, non avrebbe mai ammesso il perché, neanche a se stesso.
Si passò una mano fra i capelli corvini e aprì la porta-finestra che era rimasta socchiusa. Prese una Lucky Strike dal pacchetto della ragazza, l'accese e dopo aver aspirato del fumo «Non si smentiscono, continuano a fare schifo» borbottò continuando però a portarsela alle labbra.
«Non fumarle, semplice» ribatté Jasmine secca, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
«Sei arrabbiata?» le chiese.
«Posso chiederti una cosa?» ignorò la domanda e quando vide il moro annuire, proseguì: «Perché ho la sensazione che qualcosa stia cambiando? Non dico che non sembriamo più amici, ma... quasi. Insomma, non so se hai capito cosa intendo...» si sentì addosso gli occhi di Zayn per tutto il tempo in cui aveva parlato. Era stata sincera, nonostante avesse farfugliato quelle parole con poca convinzione, gesticolando freneticamente.
«Hey dai, avvicinati» le intimò con un gesto veloce della mano.
Jasmine per qualche istante esitò, poi fece come le aveva detto il moro e gli si avvicinò. Zayn spense la sigaretta, che ormai stava bruciando da sola, nel posacenere e cinse il corpo della mora in un abbraccio caldo.
Sentì che improvvisamente il suo corpo era stato avvolto da un senso di benessere. Sorrise e le baciò la fronte sussurrandole un «Lo sai che ti voglio un bene pazzesco e questo non cambierà mai, intesi?» che lui stesso faticò ad udire.
Avrebbe dovuto apprezzare quelle parole, qualsiasi ragazza al posto suo sarebbe stata più che felice nell'udirle, a lei però quel ti voglio bene aveva creato come una voragine nel petto. Non poté far altro che sospirare frustrata e stringersi maggiormente al busto caldo del moro.
Io credo di amarti, pensa un po'









 


 

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