A Small Part of What Makes You Smile

di Coffee_Time
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Thursday I don't care about you It's Friday I'm in love ***
Capitolo 2: *** Life is peachy ***



Capitolo 1
*** Thursday I don't care about you It's Friday I'm in love ***


Ciao a tutti! Questa long-fic è collegata alla one-shot da me pubblicata un po’ di tempo fa – To the middle of the day that starts it all - E adesso? – e i primi capitoli sono ambientati prima della OS.
Ringraziate anche voi MySkyBlue182 che mi ha supportata ed aiutata anche nei momenti in cui non riusciva a respirare, tanti cuori per te, bel cielo <3

I personaggi (che non conosco e non mi appartengono, come potrebbero?) esistono davvero e alcune cose sono riferimenti a cose vere, altre sono inventate e altre ancora hanno sia aspetti reali che di finzione. Lo so, è un casino ma non preoccupatevi: sembra peggio di quel che è.
Scrivo per motivi che sono ben lontani dal guadagnare soldi, non ho intenzione di offendere o ferire nessuno in alcun modo.
(Questo piccolo disclaimer vale per tutti i capitoli della storia, ovviamente.)
Il titolo, come alcuni di voi dovrebbero sapere, è una frase di Guilttripping, del nostro Frankie e dei suoi The Cellabration.
Il titolo del capitolo invece è stato preso da Friday I’m in Love dei The Cure.

Spero che vi piaccia, non aspettatevi troppo o potreste rimanere delusi. Non dico che rimarrete delusi per forza, è solo un consiglio u_u
Insomma, buona lettura!
*si dilegua*

 

 

 

 

 

I’d love to always be

A small part of what makes you smile

 

 

1. Thursday I don’t care about you
It’s Friday I’m in love

 

I feel as if I’m wasted
And I’m wasted every day

Happy ending, Mika

 

 

-Sì, ma che cazzo!-
Imprecò Frank dopo l'ennesimo scarabocchio fatto a vuoto con l'ennesima penna malfunzionante.
-Che è successo?- Si preoccupò di chiedere Tim, con un sospiro rassegnato.
-Non ce n'è una che vada! Come faccio a scrivere gli accordi della nuova can..- Venne interrotto da John, che prontamente gli lanciò una Bic (con il tappo! Che lusso...), la quale finì proprio sul quaderno dell'amico.
-Grazie Jo!-
Poi continuò a scrivere.
Dopo qualche minuto ricominciarono a provare in quel vecchio garage dall'acustica incerta e quando si ritennero tutti abbastanza soddisfatti, decisero di concedersi un'altra pausa per parlare.
-Ragazzi, siamo forti.- Iniziò Frank, seduto su un pouf arancione che nel mentre tentava di inglobarlo.
-Già. Ma quante canzoni abbiamo fatto? Intendo di nostre. Una decina, giusto?-
-Sì Tim, una cosa del genere.- Confermò Frank.
-Sono abbastanza non credete?- dopo essersi sentito lievemente in imbarazzo a causa delle facce perplesse degli amici, Tim continuò. In modo particolarmente deciso. -Per fare, non so, tipo un album...-
Gli altri lo guardarono un attimo, quando una luce impercettibile attraversò gli occhi di Neil, che subito parlò: -Merda, hai ragione! Dovremmo pubblicare un album! Sai che figo!-
Fecero tutti un verso di assenso tipicamente adolescenziale ed iniziarono a pensare alla scaletta e tutto il resto. Frank girò il foglio su cui erano scritti gli accordi della nuova canzone e scrisse tutto ciò che usciva dalle menti dei suoi amici. Dovette provare tre biro apparentemente uguali prima di trovare quella giusta.
-So già dove registrare le demo! Mio padre con..- Esultò Shaun.
-Perfetto!- Frank lo interruppe, aveva una domanda da fare e non voleva dimenticarla. -E la copertina?-
Tim, che probabilmente si era già posto quella domanda, rispose subito.
-Io pensavo ad un disegno, non come quelli di John però, parlavo di un disegno figo.- Fece un sorriso di scherno a quest'ultimo, che gli aveva appena dato un colpetto offeso al braccio accompagnato da una smorfia.
Poco scalfito dal pugno ricevuto, continuò: -Avete presente Mike? Un po' magro, con gli occhiali.. Va be' avete capito. Lui insomma, cioè.. Suo fratello mi pare che sappia disegnare bene e il suo stile dovrebbe andarci bene. Gli piacciono i fumetti, credo. E il sangue.-
-Boh possiamo provare a chiederglielo, allora. Non dovrebbe essere tanto impegnativo disegnare una copertina, no?-
Acconsentirono tutti alla proposta di Frank e ordinarono delle pizze mentre Tim chiamava il suo amico.
Quando tutte le pizze furono trasferite dai cartoni ai rispettivi stomaci dei ragazzi, si avviarono con molta calma verso il bar lasciando il garage nel suo penoso stato abituale. Nel tragitto fissarono la data dell’inizio dell’incisione delle prime canzoni.

 

~

 

-Ehi Tim! Vedo che sei invecchiato in queste settimane!-
-Ciao Mikey, anch'io ti trovo bene! Questi sono i Pencey Prep, come ti ho detto prima.-
-Sì. Ciao ragazzi!-
Dopo aver ascoltato i loro nomi, Mikey si sedette ed aspettò la sua birra.
Tutti a quel tavolo avevano ordinato bibite analcoliche, nessuno aveva o dimostrava 21 anni tra di loro ed in un locale come quello sarebbe stato stupido fingere di esserlo. Le uniche occasioni in cui bevevano birre vere era quando fregavano qualche bottiglia in casa, lo zio di Tim gli regalava qualche cassa perché era fatto così, oppure John riusciva a comprarne qualcuna perché era quello più alto e con più barba.
Mikey osservò distrattamente la cameriera parlare con il barista e ricevere un vassoio pieno di bevande, per poi attraversare agilmente il locale. Quando le ordinazioni giunsero al tavolo, i ragazzi intorno ad esso iniziarono a parlare di cose serie. O almeno più serie dei discorsi sconnessi che facevano da ubriachi. O da sobri.
-Se ho capito bene, volevate chiedermi qualcosa riguardo a mio fratello.-
Tim, che aveva più confidenza con lui (a dire la verità era l'unico a conoscerlo) rispose: -Volevamo registrare il nostro primo album, solo che ci manca la copertina. Gerard sa disegnare bene.. Secondo te lui la farebbe?-
-Non dovrebbe creargli grandi problemi, il tempo per disegnare lo trova sempre. Provo a chiamarlo.-
Detto ciò sfilò goffamente il vecchio Nokia (consumato quasi quanto i jeans) dalla tasca e chiamò il fratello.

 

Dovevano essere le undici e mezza di sera, così si preparò un caffè ed accese la TV. Si avvicinò all'interruttore della luce, con l'intento di spegnerla per mettere più in evidenza quella prodotta del televisore, mentre pensava a cosa guardare tra I Simpson e Futurama. Stava per scegliere la prima opzione, quando alle note di una pubblicità di un profumo dal nome ridicolo si unirono quelle di Die Die My Darling (anni di futili chiamate da parte del fratello hanno portato Gerard ad impostare tale dimostrazione di affetto e pazienza come suoneria personalizzata per Mikey). Ancora scosso per il piccolo infarto appena avuto, si precipitò confuso e preoccupato verso il divano ed afferrò il telefono.
-Gerard?-
-Dimmi Mikey.-
-Stai bene? Ti vedo scosso.-
-Sì sì tutto bene. Che vuoi?-
-Sono qui al bar con degli amici, ti va di fare un salto?-
-Che?! Ma sei matto? No! Sono occupato, al momento.- Il giovedì sera al bar... Con che razza di sfigati usciva il fratello?
-Immagino. Comunque te l'ho chiesto perché i miei amici vorrebbero parlare con te. Volevano che disegnassi la copertina per il loro album.-
Gerard aveva già smesso di ascoltare, aspettò educatamente che il fratello finisse mentre si sistemava sul divano dopo aver spento la luce.
-Mikey ora non posso, falli venire domani in negozio e ci parlo ok? Buona notte.- E attaccò, spegnendo il telefono. Finalmente poteva guardare la nuova stagione di Futurama senza fratelli molesti che chiamano all'improvviso.
Cosa voleva, poi?

 

~~

 

Per le fresche strade di Newark un'aria autunnale si alzò all'improvviso, rinfrescando i passanti e smuovendo quasi impercettibilmente gli esili fili d'erba cresciuti nei parchi e vicino ai marciapiedi. Intanto più in alto, nel cielo, piccole gocce d'acqua troppo pesanti iniziavano a cadere, trasportate dalla gravità e dalla corrente. Il viaggio di alcune di esse venne però interrotto da una superficie ruvida e sottile, sulla quale le goccioline andarono ad infrangersi per poi espandersi e trascinare con loro anche gocce più scure, di acqua ed inchiostro.
-Frank, ci leggi?-
-Eh? Ah sì, siamo quasi arrivati.-
Frank accartocciò il foglietto umidiccio e lo mise in tasca, dalla quale estrasse un pacchetto di sigarette.
-Che fai, fumi? Proprio adesso che ha iniziato a piovere?-
-Sì, la accendo lì.- rispose scrollando le spalle ed alzando impercettibilmente la testa nel tentativo di indicare un piccolo portico.
Giunto in quel luogo quasi asciutto, continuò a parlare.
-Com'è questo Gerard?-
-Io non lo conosco bene, l'ho visto di sfuggita con Mikey. Sembra un tipo riservato e lunatico. Boh. Tanto lo scopri tra poco com'è.-
Continuarono il loro cammino, raggiungendo un negozio di fumetti e altre cose alla Sheldon Cooper.
Dopo aver sfregato distrattamente i piedi sullo zerbino, più per abitudine che per evitare di decorare il pavimento con i bagnati segni del loro passaggio, entrarono.
Il negozio non era tanto grande, ma pieno di oggetti. Fumetti, action figures, imitazioni, modellini autografati sembravano ornare l’ambiente e gli scaffali, più che occuparli. Insomma... il paradiso nerd.
Il negozio era deserto, fatta eccezione per il ragazzo intento a leggere un fumetto dall'altra parte della stanza, che non sembrò accorgersi della loro presenza. I capelli né troppo lunghi né corti gli coprivano la faccia e le mani dalle lunghe dita un po' storte stringevano delicatamente quel prezioso oggetto di carta.
-Ehm.. Ciao. Sei tu Gerard?-
-Mh?- Alzò lo sguardo, ancora con la mente persa nell'universo creato da Alan Moore. -Sì, sono io.-
Cazzo.
Nessuno aveva preparato Frank a questo. Gli occhi di Gerard erano bellissimi, per non parlare del resto.
E non erano solo le sfumature verdi e nocciola a renderli fantastici, no. Anche lo sguardo lo aveva colpito. Che poi, Frank non era il tipo che prestava attenzione al colore degli occhi della gente. A stento ricordava il suo e quello dei suoi amici. No, neanche quelli.
Ma gli occhi di Gerard avevano qualcosa, qualcosa che lo catturò. Rendevano più luminoso il suo pallido viso, il contrasto con il nero dei capelli invece era.. wow.
Tutto quello che riusciva a pensare in quel momento era questa specie di verso. Wow.
-Bene, io sono Tim e lui è Frank. Piacere!-
Iniziò Tim, sorridendo. Anche Frank sorrise, staccando gli occhi da quelli di Gerard. Non poteva mettersi a fissare sconosciuti (anche se questi sembravano ricambiare). C'era una cosa chiamata imbarazzo, che Frank avrebbe preferito evitare.
-Ciao. Dovete essere gli amici di cui mi ha parlato Mikey.-
Questo era un colpo basso. Frank non era pronto ad affrontare i suoi occhi, figuriamoci vederli sorridere accompagnati dalle labbra sottili e da due piccole fossette sulle guance.
Davvero, Mikey la sera prima avrebbe dovuto avvertirli, dire qualcosa come: "Sì, be'.. A Gee piace disegnare, leggere fumetti ed è anche un gran figo. Non preoccupatevi se vedendolo negli occhi perdete un battito. Succede, sapete? Ha gli occhi dal colore indefinito più belli del mondo, potrebbe far diventare gay molti ragazzi e far venire dubbi ad altrettante lesbiche."
Invece non aveva detto niente, e Frank non era pronto. Ecco tutto.
Si sforzò comunque di parlare, tutto sommato era lui il frontman della band e voleva mostrare un minimo di... professionalità? Non sapeva che i membri di band post-hardcore emergenti dovessero essere anche professionali.
-Sì, siamo noi. Mikey ci ha detto che sai disegnare e che sei bravo, quindi volevamo chiederti un favore.-
-Mh, ditemi.- La faccenda iniziava ad incuriosirlo, o forse ad infastidirlo. Cosa volevano da lui? Ogni tanto capitava che suo fratello lo esibisse come un ‘fenomeno da baraccone’ e che gli chiedesse di disegnare cimiteri per i suoi amici. Non gli piaceva questa cosa, a lui piaceva disegnare, è vero (non ne poteva fare a meno, in effetti), ma di venire visto solo come quello che faceva bei disegni non gli andava.
Sapeva fare altre cose, aveva anche altri interessi.
-Stiamo per fare uscire il nostro primo album, ma ci manca la copertina.-
La copertina. Volevano che disegnasse loro la copertina per un CD! Eppure Mikey gliel'aveva detto, la sera prima.
Come aveva fatto a dimenticarsene?
Ah, già.. Non lo stava ascoltando e gli aveva quasi attaccato in faccia. Sempre dolce, Gerard Arthur Way.
Troppo preso dal darsi dello stronzo da solo, ci mise qualche secondo a capire di non aver alcuna esperienza nel campo delle copertine di CD.
-Cosa volete che disegni?-
-Be', ehm. A dire la verità non ci abbiamo pensato. Speravamo nel tuo aiuto.- Rispose Frank, trovando una scusa per perdersi nuovamente in quegli occhi così magnetici, almeno per lui.
-Facciamo così,- disse il possessore di tali meraviglie strappando un foglio da un quaderno lì vicino e prendendo una delle tante matite presenti sul tavolo -scrivete qui nome della band, dei componenti, i titoli delle canzoni, cosa vi piacerebbe che ci fosse nella copertina. Cose così insomma.-
Frank aveva già iniziato a scrivere 'oscurità, sangue, solitudine, rabbia' che Gerard continuò.
-E magari anche il tuo numero di telefono, così poi ci mettiamo d'accordo.-
Sì, per Frank era decisamente troppo. Avrebbe anche giurato di averlo visto ammiccare, ma poteva benissimo essere colpa della sua momentanea instabilità mentale. Probabilmente era quello, sì.
Aggiunse velocemente quella sequenza di una decina di cifre, poi si consultò un attimo con Tim per aggiungere altre parole alla lista lievemente macabra.
-Ecco.-
-Bene.- Sorrise leggendo il foglio, forse divertito o felice di trovare persone simili a lui.
A quel punto le gambe di Frank gli fecero un dolce scherzetto, iniziando a diventare della consistenza della gelatina alle fragole, cosa che sicuramente gli avrebbe ricordato il colore delle labbra di Gerard facendolo imprecare mentalmente verso sé stesso ed i suoi ormoni.

 

~~~

 

[Poche settimane dopo]

 

-Ragazzi! Come va?-
Chiese Tim entrando nel garage, seguito da Frank.
-Tutto bene, voi con la copertina?-
-Il fratello di Mike ha fatto qualche schizzo, quando ne avremo scelto uno lo colorerà e aggiungerà i dettagli.-
Frank appoggiò tre pezzi di carta sul tavolo, che dovettero sentirsi a proprio agio tra tutti quei fogli. Li osservò attentamente.
I disegni erano fatti a penna, i tratti erano decisi ma anche delicati, le sfumature evidenti e i soggetti allegri ma inquietanti.
Insomma, un mix in cui la coerenza regnava indisturbata e che lo affascinava.
Gli ricordavano quel ragazzo che aveva visto solo due volte e con cui aveva parlato al massimo cinque minuti al telefono (in totale), dimenticandosi anche di salvarne il numero. Da vero idiota, era un idiota.
Gli stava colonizzando la testa. Invece di uccidere i nativi Americani, come avevano fatto gli Europei in America, gli stava sterminando i neuroni.
-Sì, per la fine delle vacanze natalizie avremo la nostra copertina.- E potremo iniziare a cercare una casa discografica, magari… pensò.

 

 

 

 

 

*ricompare* Ho voluto pubblicare questo capitolo perché occupa la memoria del mio computer da un anno ormai, insieme ad altri. Sono arrivata a buon punto della storia, ma pubblicherò il resto quando l’avrò terminata. Prendete questo come una piccola anteprima, un trailer letterario di un film dall’uscita al cinema incerta :)
(Conoscendomi, tra qualche settimana potrei pubblicare il secondo senza però aver terminato la storia)
Per ogni tipo di domanda potete contattarmi o aggiungerla nelle recensioni che mi scriverete (perché lo so che siete buoni lettori che recensiscono, lo so).

Grazie per l'attenzione, bevete tanto caffè e non maltrattate gli unicorni.
Ci rivedremo presto, mi dispiace non temete.
xoxo

 

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Capitolo 2
*** Life is peachy ***


Ciao!
Inizio ringraziando tutti quelli che fanno crescere il numerino di visite delle mie storie, in particolare chi si preoccupa di preferirla, seguirla, ricordarla o addirittura la commenta.
E… avevo detto che avrei pubblicato il secondo capitolo solo dopo aver finito gli altri, ma avevo detto anche che probabilmente non l’avrei fatto…
Bravi, avete capito.
Sono una cattiva persona.

In questo capitolo incontrerete un nuovo personaggio, Bert (nella vita reale è il cantante dei The Used). In teoria dovrebbe avere poco meno dell’età di Frank, ma nella storia ha l’età di Gerard. Perché ho deciso così u.u
Se avete domande fatele pure, l’universo che ho creato ha qualche corrispondenza con quello reale. Solo alcune, però.
A volte scrivo in modo un po' complicato e capisco solo io cosa voglio dire, quindi non fatevi problemi a chiedere, non mordo. O comunque non so dove abitate.

Il titolo è anche quello del secondo album dei Korn, Life is Peachy, appunto. (Peachy significa tante cose, da fantastico a grande! detto in modo ironico ad effeminato).

E ovviamente ringrazio MySkyBlue182 (<3), che controlla tutte le parole che metto in fila.

Enjoy!

 

 

 

 

 

I’d love to always be

A small part of what makes you smile

 

 

2. Life is peachy

 

And I’ve got this friend, you see
Who makes me feel and I
Wanted more than I could steal
I’ll arrest myself
I’ll wear a shield

Lounge Act, Nirvana

 

 

 

Era una sera (o meglio, notte) normale, in una normale cittadina squallida e triste, in un normale bar, pieno di gente normale e ubriaca, che osservava una normale rissa tra due ragazzi normali e per niente lucidi.
Insomma, un sabato sera normale, a Newark.
Frank sbuffò.
Gli piaceva quel locale: c'era buona musica, i prezzi erano umani e lo frequentava con i suoi amici da sempre. Si potrebbe dire che per lui fosse come una seconda casa. In effetti, lì si sentiva a casa, era tutto così familiare, persino gli aloni sui tavoli di legno lo erano. Poteva affermare con insolita certezza di conoscere il numero di sedie traballanti o la posizione delle parti di intonaco scrostate.
Ma se c'era una cosa che non gli piaceva (probabilmente l'unica), erano le risse.
Non che lui fosse un tipo pacifico e poco orgoglioso, anzi. Però vedere due sconosciuti scannarsi per futili motivi lo infastidiva.
Per questo sbuffò, era infastidito da quella situazione.
Al centro del locale un tizio poco più alto di lui, dai capelli lunghi e neri, aveva appena colpito un ragazzo alto e dall'aria sicura.
Frank si alzò dal tavolo, ma appena tentò di salutare i propri amici la sua bocca rimase aperta per lo stupore, senza lasciarne uscire alcuna parola.
-Fermo! Bert, calmati.-
Quella voce era decisamente meno gentile e più supplichevole di come l'aveva sentita giorni prima. Ma sicuramente quella.
Gerard afferrò subito la mano stretta in un pugno del ragazzo dai capelli neri e gli si avvicinò all'orecchio bisbigliando qualcosa.
Frank guardò – o meglio, ammirò – il sorriso di Gerard non appena l’altro fece un'espressione rassegnata ed aprì il pugno per permettere alle sue dita di intrecciarsi con quelle di Gerard.
A quel punto Frank, già in piedi, finì quello che aveva iniziato pochi minuti prima (ovvero provare ad andarsene) e salutò gli amici, congedandosi con una scusa che celava confusione.

 

~~~

 

Milioni, miliardi di fiocchi di neve differenti l'uno dall'altro avevano attraversato il cielo durante la notte e ora riposavano sull'asfalto, sui rami degli alberi o sulle tegole delle case.
Insieme ai cristalli di acqua ghiacciata, anche molti abitanti di quella città stavano immobili nei loro letti, assopiti e poco preoccupati per un futuro prossimo in cui, in orari come quello, avrebbero dovuto essere nei posti più disparati, ma non nei loro caldi giacigli.
In una stanza tanto buia quanto silenziosa, l'equilibrio fu interrotto dall'illuminarsi di uno schermo, immediatamente seguito da una melodia preimpostata, uguale a tante altre.
Il ragazzo di fianco ad esso rimase però impassibile, avvolto dalla tranquillità dell'ambiente.

 

13.28

Il rosso acceso di quelle cifre fu riconosciuto a stento dagli occhi di Frank, ancora abituato alle tenebre che continuavano a circondarlo.
Abbassò le palpebre, preparandosi psicologicamente ad una nuova fredda giornata all'insegna della nullafacenza.
Dopo svariati minuti, o forse secondi, prese coraggio e mosse il piede destro, subito accompagnato da un lieve movimento del braccio.
Quando fu seduto sul letto si stropicciò la faccia con entrambe le mani, per poi muoverle verso il comodino prendendo, senza realmente vederlo, il suo cellulare.
Spinse un pulsante a caso, chiudendo gli occhi per non venire trafitto subito dalla luce artificiale:

3 chiamate senza risposta.

2 nuovi messaggi.

Jo
Frank abbiamo un problema, quando ti svegli chiamami ok? C’entra con la band.
Ciao

Tim
Siamo un po' nella merda. Abbiamo bisogno di te quindi muovi quel culo.

Gentile e delicato come al solito.
Confuso, Frank alzò le braccia tenendosi il polso sinistro con la mano destra e inarcò la schiena. Soddisfatto dallo scricchiolio che coinvolse le vertebre della spina dorsale, si alzò e prese i primi vestiti che i suoi occhi, ormai abituati al buio, riconobbero come tali.

 

-Frank! Finalmente cazzo. Ci vediamo al bar tra cinque minuti, ciao.-
Frank socchiuse la bocca per rispondere, ma rinunciò, Tim aveva concluso la chiamata.
Si incamminò verso il bar con lo sguardo basso e constatò con un sorrisino che le sue Asics nere e sfondate non erano le calzature più adatte per girare tra le vie bianche della città.
Continuò ad osservare il contrasto tra il nero, lo sporco delle scarpe e la neve candida, ascoltando il suono umidiccio che accompagnava ogni suo passo.
Si sentiva quasi in colpa a calpestare quella neve così fresca e a lasciare le sue tracce marroncine, ma non ne poteva fare a meno.
Si sentiva abbastanza idiota a fare questi pensieri, così alzò lo sguardo e notò Tim, che lo guardava... preoccupato?
-Iero.-
-Ehi Tim, che succede?-
-Andiamo dentro che ti spiego.-

 

-Quindi?-
-Neil. Hai presente che è andato in Iowa da suo padre?-
-Quindi?-
-Non ci starà solo per le vacanze...-
-Quindi?-
Tim sbuffò sonoramente, possibile che il criceto – perché ne era sicuro, Frank non era dotato di neuroni come tutti loro, lui aveva un criceto che girando su una ruota faceva muovere rotelle arrugginite, che in qualche stupido modo attivavano i suoi pensieri. Ed era circondato da segatura. Tanta segatura. – che aveva nel cervello si fosse fermato proprio ora?
-Quindi non torna più, Frank. Si trasferisce lì e ci resta.-
Frank si concesse qualche secondo per assimilare l'informazione, poi impallidì.
-Cosa? E perché non ce l'ha detto prima?-
-Non ho capito bene, ma l'ha scoperto ieri anche lui.- Rispose senza nascondere il suo disappunto.
John era appena arrivato, così mentre si slacciava il cappotto ne approfittò per partecipare alla conversazione. -E come se non bastasse Shaun dice che senza Neil non vuole più far parte della band. Siamo fottuti.- Simulò un sorriso che voleva dire “Eh già, siamo fottuti, che bello!”
-No, dai! Proprio ora che stavamo per pubblicare un album! Jenny, portami una Sprite per favore.- Porse una banconota alla cameriera, che tornò poco dopo con l'ordinazione.
-Secondo voi riusciamo a trovare qualcuno per sostituirli? Lo so che non sarebbe la stessa cosa, ma potremmo provare. Neil mi mancherà.- Disse Frank, alternando le parole ai sorsi di quel liquido trasparente.
-Anche a noi, speriamo che si trovi bene lì.- Concordò John.
-Non credo avrà difficoltà, è simpatico.- Concluse Tim.
Dopo qualche momento di silenzio, decise di cambiare argomento perché sapeva che ricordarsi di non aver neanche salutato decentemente uno dei suoi amici più cari lo avrebbe rattristato. -Che facciamo con il CD?-
-Sarebbe impossibile inciderlo. Anche se abbiamo finito le demo non abbiamo trovato una casa discografica, in più ci mancano un chitarrista ed un tastierista.-
Un pensiero nacque nella mente di Frank, facendogli venire l'impulso di sorridere per un breve momento: -Già. Poi non abbiamo ancora la copertina. A questo punto è meglio che dica a Gerard di non pensarci.-

 

~

 

-Pronto?-
-Ciao, sono Frank, quello dei Pencey Prep. Ricordi?-
-Sì, ciao! Avete scelto il disegno? Se ne vuoi parlare possiamo vederci davanti alla fumetteria.-
-In realtà sono già qui perché mi serviva il tuo numero di telefono, che in teoria dovrei già avere,- Frank osservò distrattamente l'interno del negozio, intravedendo il tavolo dove poche settimane prima aveva conosciuto quel ragazzo che l'aveva colpito da subito. -ma mi sono dimenticato di salvarlo quindi ho chiamato a quello attaccato alla vetrina del negozio. Comunque non c’è bisogno di..-
-Aspettami lì. Andiamo a fare colazione insieme, ti va? Sono lì vicino.-
Lo interruppe Gerard, gli sembrò, con una voce diversa. Come se stesse sorridendo.
Forse.
-C-certo.- E sorrise anche lui.
Gerard attaccò e Frank salvò subito il suo numero nella rubrica.

 

-Avete scelto la copertina?-
-Ehm... Ti ho chiamato proprio per questo. Noi ci siamo... sciolti. Quindi non ci serve più la copertina, grazie comunque.-
-Oh. Mi dispiace. Vuoi?- Chiese poi porgendogli una Marlboro dalla parte del filtro, accennando un sorriso.
-Sì, grazie.- Appena i suoi occhi incontrarono quelli dell'altro ai brividi di freddo che provava in precedenza se ne aggiunsero altri, di cui non se ne spiegava l'origine.
-Perché vi siete sciolti? Se posso saperlo...-
-Be', niente di speciale... Un nostro amico, il chitarrista, si trasferisce in Iowa. Problemi familiari, credo. Non gli abbiamo chiesto troppe cose, era abbastanza triste.-
-Mi dispiace.- Affermò Gerard guardando la sigaretta dell’altro.
Dopo aver fumato le loro sigarette, varcarono la soglia del locale e un lieve tepore li accolse. Si sedettero uno di fronte all'altro ad un piccolo tavolino e ordinarono due caffè.
-L'ultima volta che ti ho visto qui stavi trascinando uno fuori da una rissa.- Ricordò Frank con uno strano sorriso in faccia. -Scusa, ma chi era?-
Gerard sentì le guance riscaldarsi.
-Oh, ehm... Il mio ragazzo.-
Gerard non aveva mai amato parlare delle proprie relazioni con gli altri, a volte le nascondeva per paura di essere criticato, ma con quel nano si sentiva tranquillo.
-Non devi preoccuparti. Io sono bisessuale.-
Frank sorrise cercando di sembrare realmente felice, anche se sapere vera una cosa la cui sola ipotesi lo tormentava non lo rendeva di certo felice. Ha un ragazzo, evviva…
Gerard ricambiò imbarazzato il sorriso e i due conversarono, scoprendo di non avere solo il vizio del fumo in comune.

 

~~~

 

Lungo.
Orribile.
Stancante.
Straziante.
Deprimente.
Assordante.
Frank stava pensando a come definire il suono della campanella, iniziando anche ad organizzare gli aggettivi in ordine alfabetico. Era l'unico modo per non pensare al posto in cui era, alla gente che lo circondava.
Lì dentro non parlava quasi con nessuno.
Nessuno lo considerava.
E a lui andava benissimo così.
Entrato in classe, si sistemò nel primo banco che vide: ultima fila, attaccato alla finestra.
In realtà odiava tutti i posti.
Tranne quelli vicino alle finestre, da lì poteva vedere fuori.
Ricordarsi che c'era un mondo.
Un mondo di merda, certo, ma comunque migliore di quello che lo circondava in quell'aula.
Gli capitava spesso di chiedersi se ci fosse posto anche per lui in quel mondo, quello vero, chiedersi se sarebbe mai riuscito a migliorarlo, anche se di poco. Gli sarebbe piaciuto tanto.
Quando invece sentiva che i suoi pensieri si facevano più grandi di lui si voltava e osservava il piccolo mondo di merda in cui si trovava.
Sì, osservava.
Non gli piaceva interagire con i suoi compagni di classe.
Li osservava e cercava di capirli, ma non ci riusciva.
Vicino alla cattedra, raggruppato intorno ad un paio di banchi, c'era il gruppo dei maschi. Di solito parlavano di come passavano il tempo, meglio non saperlo.
In fondo all'aula, pericolosamente vicino a lui, c'era il gruppo delle “fighe” (anche se solo loro si ritenevano tali).
Infine, vicino alla porta, le ragazze più pudiche e studiose parlavano delle ultime verifiche o parlavano dietro alle “fighe”, le quali ovviamente deridevano le altre.
Appoggiati ad un banco, due esseri (conosciuti come Betty e Daniel) si mangiavano amorevolmente le facce a vicenda, facendo vacillare di non poco la linea che segnava il confine tra la decenza e i video che, a pochi metri di distanza, i loro compagni di classe guardavano maliziosamente. Romantico.
Patetiche.
Patetici.
Tutti quanti.
Smise di contemplare la sua stupida classe di matematica quando Tim si sedette accanto a lui, sorridendogli in modo stanco.
Loro due di solito ascoltavano musica o scarabocchiavano. Si facevano i cazzi propri e non giudicavano nessuno, semplicemente, evitavano ciò che non faceva per loro.
A volte Tim tentava di avere un briciolo di vita sociale e partecipava alle conversazioni, Frank no.
Non gli importava di essere visto come “uno strano”, se questo era dato dal fatto che non rendeva pubblico il proprio autoerotismo, raccontandone ogni dettaglio.
-Sembri felice di essere qui.-
-Lo sono.- Rispose Frank, aggiungendo uno sguardo omicida, come a sottolineare l'ironia della frase appena detta.
-Sabato vieni al bar? C'è anche Mike, presente? Il suo gruppo suona.-
-Ha un gruppo?-
-Electric qualcosa credo.-
-Bene.-
-La tua voglia di vivere mi sta invitando a buttarmi fuori dalla finestra, Frank, davvero.-
-Oh scusa, se preferisci inizio a saltellare per la classe vestito da Meowth ed inizio a distribuire cioccolatini.-
A quel punto l'astuccio del compagno lo colpì sulla fronte, non tanto forte.
-Grazie.-
-Dai, che hai?-
-Odio questo posto, mi manca il mio letto e mi manca la band.-
A quel punto il professore entrò nella classe, tutti gli alunni presero posto ai rispettivi posti, i due aspiranti porno star della prima fila si staccarono e i telefoni scivolarono silenziosamente nelle tasche dei proprietari.
-Che palle.-

 

 

 

 

 

Spero che la storia vi stia piacendo, anche se il bello deve ancora arrivare ;)
Vi ricordo che mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate, quindi fatevi sentire *porge pancakes*

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