Life as parents!

di Em_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Andiamo in vacanza! ***
Capitolo 2: *** Rimediare ai propri errori ***
Capitolo 3: *** Miracolo ***
Capitolo 4: *** Bambini ***
Capitolo 5: *** Tutto ciò che potrei perdere ***
Capitolo 6: *** Segreti ***
Capitolo 7: *** Il cuore del problema ***
Capitolo 8: *** Quale è la verità? ***
Capitolo 9: *** Bugie ***
Capitolo 10: *** Nessuna scusa, nessuna giustificazione ***
Capitolo 11: *** Ricominciamo da qui ***
Capitolo 12: *** I primi preparativi ***
Capitolo 13: *** Vulnerabilità ***



Capitolo 1
*** Andiamo in vacanza! ***


1. Andiamo in vacanza!

 

Siamo in volo ormai da tantissime ore, ho perso il conto da quanto mi sono addormentata, è buio fuori quindi sicuramente è passato un sacco di tempo. Mi giro a guardare gli altri e stanno tutti dormendo come sassi tranne Candice che sta cercando di far mangiare uno yogurt al piccolo Liam. Il bambino è la sua fotocopia ha i suoi stessi occhi, i suoi stessi capelli e il suo stesso viso, è Candice in versione maschile. Con il cucchiaio imita un aeroplano e il bimbo più che mangiare ride a crepapelle facendo finire lo yogurt sul bavaglino. A quella scena non posso far altro che sorridere, mi ricorda troppo Hayley quand’era più piccola, rideva per ogni minima cosa e una volta ha finito per sputare tutto ciò che aveva in bocca.

«Liam! Lo devi mangiare non ridere di continuo.» dice la mia amica a suo figlio.

Il piccolo la guarda e poi scoppia a ridere di nuovo contagiando anche me e la sua mamma «Candy, non sono sicura che lo mangerà ora come ora.» le faccio notare.

«No, infatti neanche secondo me!» afferma rassegnata pulendo la faccia a Liam e mettendo via la confezione.

«Hayley era uguale non preoccuparti, più di una volta è capitato che bevesse un po’ d’acqua e poi la sputasse sul piatto perché le veniva da ridere.»

«Beh allora vado tranquilla.» mi risponde ridacchiando.

Man mano che passa il tempo si svegliano tutti, bambini compresi e questi ultimi iniziano a parlare e a giocare tra loro non rendendo tanto semplice stargli dietro. Chiedo a mia figlia di parlare a bassa voce perché ci sono almeno altre cinquanta persone a bordo e non voglio che vengano disturbate inutilmente, lei capisce subito e si mette tranquilla a giocare con il suo pupazzetto insieme a Sophia, la figlia di Phoebe e Paul. Dal finestrino noto che poco a poco il sole sta sorgendo, dev’essere quasi l’alba e sicuramente manca pochissimo all’atterraggio, sono contentissima e non vedo l’ora di rilassarmi in spiaggia. Pochi minuti dopo l’hostess annuncia che stiamo iniziando la fase di discesa e di allacciarsi le cinture di sicurezza.

«Sophia, vieni a sederti al tuo posto che tra poco arriviamo.» la chiama Paul.

La bambina scavalca me ed Ian e corre dal suo papà che l’allaccia al sedile, io stesso faccio io con Hayley. Atterriamo poco dopo e si alza un grosso applauso rivolto ai piloti, i bambini partecipano entusiasti e iniziano a chiedere incessantemente quando potranno andare a vedere il mare. Ci prepariamo a scendere prendendo i nostri bagagli a mano e i rispettivi bambini. Phoebe e Paul hanno il doppio di roba avendone due e li vedo un po’ in difficoltà.

«Phoebe, dai Sophia ad Ian così riesci a portare le valigie tranquillamente, prendo io il suo zaino così può portare le bambine.» le dico.

«Mi salveresti la vita!» afferma ringraziandomi. Ian prende in braccio Hayley e Sophia mentre io mi limito a portare i nostri bagagli. Paul ha in braccio Lucas e uno zaino sulle spalle mentre Candice e Joe tengono stretto Liam e un trolley. Scendendo dall’aereo un sole accecante ci invade, lo sento fin sotto la pelle ed è una sensazione piacevolissima, fa caldo e c’è una lieve brezza che ti aiuta a non soffocare, insomma il tempo ideale.

Appena recuperate le valigie ci dirigiamo verso l’autobus che ci porterà in albergo, non ci sono moltissime persone dirette al nostro stesso hotel. Saliamo tutti quanti e sistemiamo i bagagli a mano sopra la nostra testa negli appositi spazi, fortunatamente ci sarà solo mezz’ora di viaggio, inizio ad essere impaziente. Faccio per sedermi in parte a mia figlia ma questa mi blocca.

«Mamma! E’ il posto di Lucas, tu vai con papà!» dichiara decisa.

Rimango stupita da quello che ha detto ma la lascio fare. Lucas la raggiunge e lo aiuto a sedersi in parte ad Hayley mentre io mi reco al mio posto. Ian li guarda perplesso e Paul ride guardando i nostri figli tenersi per mano, dire che sono adorabili è riduttivo. Si conoscono da sempre e sono ottimi amici, è bello vedere come vanno d’accordo, sembra di vedere me e Paul versione bambini.

«Per avere tre anni hanno già le idee chiare i piccoletti!» annuncia Candice divertita.

«Ehi, ehi, frena. E’ di mia figlia che stiamo parlando.» risponde Ian.

«Tale padre tale figlio, ci sa fare con le donne il mio ometto!» interviene Paul vantandosi.

«Attento a ciò che dici Wesley o potresti ritrovarti senza un braccio.» lo rimprovera Ian.

«Ragazzi ma vi sentite? Hanno solo tre anni lasciateli essere amici!» li riprendo io ridendo di gusto.

«Hayley dovrà passare sul mio cadavere prima di uscire con qualche ragazzo sia chiaro!» 

«Ian, passeranno almeno dieci anni prima che arrivi a quella fase!» gli dico.

«Facciamo anche venti!» mi corregge.

Alzo gli occhi al cielo, non cambierà mai. E’ sempre stato iperprotettivo con la bambina ed è una cosa che amo di lui, non le ha mai fatto mancare nulla e vederli insieme è la gioia più grande della mia vita. Ogni tanto mi fa veramente impazzire, ma con suo padre è una santa. E’ proprio vero che le bambine venerano i papà.

Giungiamo all’albergo esattamente trenta minuti dopo, la vista è meravigliosa, c’è il sole che riflette i suoi raggi sul mare e l’hotel è a pochi passi dalla spiaggia. Scendiamo restando tutti a bocca aperta, è uno dei paesaggi più belli che abbia mai visto nonostante ci sia praticamente solo deserto tutt’intorno. La hall è gigantesca con i pavimenti in marmo e grosse colonne ai lati che sorreggono la struttura, una delle addette all’ingresso accompagna me, le mie amiche e i bambini nelle nostre stanze mentre gli uomini si registrano al bancone. Le stanze sono fronte piscina e tutte vicine come avevamo richiesto, do appuntamento alle altre per pranzo e ci salutiamo. Entro insieme a mia figlia nella nostra stanza, lei corre sul letto matrimoniale e inizia a saltarci, credo sia contenta almeno quanto me di ciò che vede. Abbiamo un letto gigantesco più uno ad una piazza e mezza per lei, c’e un divano con la televisione attaccata al muro, il bagno ha due lavandini e una vasca in un materiale particolare che sembra pregiatissimo.

«Mamma! Mamma! Guarda il mio letto che grande!» mi chiama Hayley.

«Sì, amore! E’ gigantesco! E hai visto la piscina fuori?» le domando accarezzandole i capelli così simili ai miei.

Lei scuote la testa così l’accompagno in terrazza e lei si arrampica attentamente sulla ringhiera, fortunatamente siamo al piano terra e non corre alcun pericolo. Rimane ammaliata da ciò che vede e mi invita ad osservare il tutto insieme a lei, sentendo delle voci mi giro alla mia destra e noto che anche i gemelli Wesley stanno ammirando in panorama nella stasa posizione della mia bambina.

«Guarda, ci sono Lucas e Sophia, salutali.» le dico.

Lei si avvicina alla loro terrazza e li chiama «Ehi! Avete visto che grande piscina! C’è anche lo scivolo!» 

«Ho chiesto alla mamma se dopo pranzo ci porta, tu ci vieni?» le chiede Luke.

Hayley mi guarda con gli occhioni azzurri imploranti «Sì, certo che andiamo!» confermo ai bambini. «Però adesso viene ad aiutarmi a sistemare i vestiti così poi prendiamo anche il costume.»

Lei annuisce convinta e mi segue all’interno della suite. Spalanco tutte le valigie e pian piano con l’aiuto di mia figlia sistemo i vestiti all’interno degli armadi mettendoci meno del previsto. Appena finisco sento Ian raggiungerci in bagno, mi schiocca un dolce bacio sulle labbra e saluta anche Hayley.

«Papà! Mettiti il costume che c’è la piscina!» afferma la piccola spingendo il padre verso l’armadio.

«Lo metto, lo metto!» le risponde lui ridendo per i modi autoritari della figlia.

La riprendo per mano e la porto in bagno per infilarle il costumino nuovo che abbiamo scelto insieme la settimana scorsa, è blu chiaro con le arricciature nei bordi e con disegnati diversi tipi di pesciolini. Sopra le metto un vestitino da spiaggia e lascio che indossi le infradito da sola. Io invece opto per un bikini bianco a strisce gialle di pizzo, il pezzo sotto è leggermente a brasiliana e non appena Ian lo nota mi rivolge uno sguardo ammiccante che mi fa sorridere sotto i baffi, sopra ci aggiungo shorts e canottiera. Hayley nel frattempo ha tirato fuori i suoi braccioli, il suo asciugamano e la sua ciambella da piscina, è più attrezzata lei che un istruttore di nuoto.

«Tesoro, prima andiamo a pranzo dopo potrai venire a prendere le tue cose.» le dico vedendo che sta tirando fuori altra roba.

«Andiamo allora che poi voglio nuotare!» mi risponde lei impaziente.

Do un’occhiata all’ora sul cellulare e forse potremmo iniziare ad andare al nostro tavolo in attesa degli altri. Ian si infila una maglietta a maniche corte rigorosamente della ISF ed usciamo tutti e tre dalla stanza. Per il corridoio incontriamo anche Candice, Joe e il piccolo Liam così andiamo tutti e sei assieme verso la sala da pranzo. Si prospetta una giornata impegnativa ma sicuramente sarà uno spasso giocare in piscina e spiaggia con i bambini. Ammetto che la vita da genitori mi piace un sacco.
 

Gratitudine, apprezzamente, ringraziamento.
Non importa che parola usiamo, intendiamo sempre la stessa cosa: Felicità.
Dovremmo essere tutti felici, contenti dei nostri amici, della famiglia,
felici di essere vivi, che questo ci piaccia o no.
- Grey's Anatomy


 

Angolo autrice
Sono stata velocissima! Ditemi brava! u.u ahahah scherzo è solo perchè l'avevo già scritto la settimana scorsa.
Beh, non so cosa dire oltre al fatto che finalmente vanno in vacanza tutti insieme dopo anni. Riassumento un po': Ian e Nina hanno Hayley, Paul e Phoebe hanno i gemelli (Lucas e Sophia) e Candice e Joe hanno un maschietto, Liam.
Sono diretti in Egitto, e come ambientazione prenderò spunto dalla vacanza che io stessa ho fatto anni fa (non sono andata proprio a Sharm ma li vicino).

Inoltre penso metterò in tutti i capitoli delle citazioni, la maggior parte saranno di Grey's Anatomy, ma non credo tutte. Ahaha scusate ma amo Grey's :'D
Ci metto più a trovare le frasi che a scrivere i capitoli LOL

Beh, spero mi farete sapere che ne pensate, ne ho bisogno ahahah
Alla prossima!
Anna
 

 

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Capitolo 2
*** Rimediare ai propri errori ***


2. Rimediare ai propri errori

 

Entriamo nella gigantesca sala da pranzo tutti insieme, rimango a bocca aperta notando la maestosità di questa stanza, ha un soffitto altissimo e almeno quattro lampadari di cristallo per illuminare il tutto durante le serate, ogni cliente aveva il proprio tavolo con rispettivo cartellino e c’era una bellissima vista sulla cucina, potevamo ammirare i cuochi al lavoro tramite un vetro. Uno dei camerieri ci accompagna galantemente verso il nostro posto e porta un seggiolone per Liam così che possa mangiare tranquillamente anche lui. Sistemo Hayley tra me ed Ian e in quel momento vediamo arrivare anche Paul, Phoebe e i gemelli. Prendiamo i menù in mano e iniziamo a sfogliarli, leggendo di tutte queste pietanze mi viene già l’acquolina in bocca ma alla fine scelgo una pasta alle vongole così da rimanere abbastanza leggera.

«Mamma! Io voglio i pesci!» mi ordina mia figlia giocherellando col menù.

«Va bene la pasta con i pesciolini?» le chiedo sperando dica di sì.

Lei annuisce convinta e si gira ad osservare la cucina dietro di lei, anche i gemelli sembrano incantati a guardare tutte quelle persone cucinare. Un paio di minuti dopo il solito cameriere prende nota delle ordinazioni e torna successivamente a portarci il nostro pranzo. Ognuno di noi mangia tutto ciò che c’è nel piatto, la pasta era squisita ed abbondante tanto da riempirmi del tutto.

«Credo di aver preso almeno cinque chili dopo questo primo!» annuncio.

«Tranquilla, io ne avrò messi su almeno dieci!» continua Phoebe.

«Siamo in vacanza dai, concedetevi uno strappo alla regola.» interviene Paul gustandosi il suo piatto di branzino al forno.

«Papà, voglio assaggiare!» lo strattona Lucas.

Paul prende una forchettata di pesce e imbocca suo figlio che sembra apprezzare il gusto del cibo. Due secondi dopo Sophia lo afferra per la maglietta chiedendo la sua attenzione. «Papà, anche io!» dice la piccola e Paul la accontenta.

«E’ sempre così? Uno fa una cosa e vuol farla anche l’altro?» domanda Ian all’amico.

«Sì, e se non ne accontenti uno si prendono per i capelli… Letteralmente!» risponde lui sospirando.

«Ma dai, sono così carini!» interviene Candice.

«Fidati che quando si picchiano a vicenda non è uno spasso.» le risponde Phoebe ridacchiando.

«Hanno preso da te!» la prende in giro Paul.

«Ehi!» lo riprende la mia amica.

Ian ed io ci guardiamo e scoppiamo a ridere, non dev’essere facile gestire due bambini della stessa età, io già con una ogni tanto faccio fatica. Quand’era neonata c’erano giorni in cui credevo seriamente di impazzire e se non ci fosse stato Ian non so se ne sarei mai riuscita a saltarne fuori.

 

Ormai era trascorso un mese dalla nascita di Hayley e fare la mamma era un lavoro a tempo pieno. Tante volte avrei voluto scappare da questa situazione, volevo essere perfetta, dare a mia figlia tutto ciò di cui aveva bisogno ma non ci riuscivo. Era dura, era il compito più difficile che mi fosse mai stato assegnato, nulla a che vedere col fare l’attrice, quello era una passeggiata a confronto. Amavo la mia bambina, era il mio regalo più grande e lo sarebbe stata per sempre ma occuparmi di lei giorno e notte era sfibrante a volte. Ian non c’era quasi mai nonostante più volte gli avessi chiesto una mano, era impegnato e lo capivo, aveva la fondazione e le riprese di un nuovo film ma io avevo bisogno di lui più che mai e non sembrava rendersene conto fino infondo. Era l’ennesima serata che trascorrevo a casa da sola, me ne stavo sul letto con Hayley in parte a me a guardare programmi demenziali in televisione. Ero arrabbiata e triste allo stesso tempo, mi mancava stare insieme ad Ian, mi mancava parlarci, riderci, farci l’amore o semplicemente uscire per una passeggiata con la piccola. Una lacrima si fece strada sul mio viso e prontamente l’asciugai sentendo Ian rientrare in casa. Si precipitò in camera a salutarci lasciando cadere a terra la valigetta con cui andava solitamente a lavorare.

«Ciao.» mi disse sorridente come se niente fosse.

«Ehi.» risposi senza distogliere lo sguardo dalla tv.

«Metto la bambina a letto e torno da te.»

Prese in braccio sua figlia e la mise nella culla aspettando che pian piano si addormentasse. Non ci volle molto fortunatamente ma sapevo che si sarebbe svegliata tra qualche ora per mangiare. Lui tornò da me e finalmente sembrò accorgersi che qualcosa non andava, mi squadrò per un attimo per poi avvicinarsi lentamente.

«Cosa c’è che non va?» mi domandò.

«C’è che non ce la faccio più.»

«Cosa vuoi dire, Nina?»

«Non posso andare avanti così! Tu non ci sei mai, sono sempre sola ad occuparmi della bambina, non abbiamo più un rapporto io e te, sembriamo due estranei che vivono sotto lo stesso tetto! Non era così che avevo immaginato la nostra vita insieme, Ian.» dissi allungando le distanze tra noi.

«Sai che vado a lavorare e non a divertirmi no? Tu stessa tempo fa mi avevi detto di tenere molto al tuo lavoro e di quanto fosse importante per te. E non è vero che non ci sono mai, mi occupo di mia figlia quanto te.»

«Stai davvero tirando in ballo ciò che ho detto quattro anni fa? Sì, certo che ci tenevo al mio lavoro ma amo Hayley di più e tu non sembri accorgerti di quanti sacrifici io faccia per essere la madre che merita! E oltretutto tu hai il coraggio di dire che stai con lei quanto me? Mi prendi in giro? La vedi cinque minuti al giorno se va bene!» gli urlai.

«Credi che non vorrei passare il tempo con te e mia figlia, Nina? Beh, allora non mi conosci affatto! Lo faccio solo per voi, per assicurarvi un futuro migliore perché non lo capisci?»

«E tu perché non capisci che ho bisogno di una mano?»

«Prendiamo una babysitter o chiediamo a qualcuno di darti una mano!» 

«No! Sei tu suo padre!» sbottai.

«Nina, non ha senso ciò che dici. Smetti di fare la bambina e cresci un po’.»

«Vaffanculo, Ian.»

Rimasi a bocca aperta dopo quella frase tanto che mi alzai dal letto e mi chiusi nella camera degli ospiti piangendo, non avevo idea del perché mi stesse trattando così, sapevo quanto amava Hayley eppure sembrava davvero non capire il mio punto di vista. Lo sentii bussare alla porta ripetutamente ma non andai ad aprire, non avevo il coraggio di guardarlo in faccia dopo quello che c’eravamo detti stasera. Mi addormentai con le lacrime agli occhi e mi risvegliai circa tre ore dopo sentendo la bambina piangere. Mi alzai velocemente da letto e corsi nella camera di Hayley per darle da mangiare, la presi delicatamente in braccio quando anche Ian comparve sulla soglia della stanza. Uscii senza neanche guardarlo e preparai il latte da mettere nel biberon, lui mi seguì in cucina e senza dire nulla mi aiutò a preparare il tutto. Ci sedemmo sul divano entrambi, io tenevo Hayley e le davo da mangiare mentre Ian si limitava a guardarmi.

«Nina… Possiamo parlarne?» mi chiese con aria dispiaciuta.

«Dì quello che hai da dire.» risposi continuando a guardare mia figlia.

«Ti chiedo scusa per quello che ho detto, davvero mi dispiace un sacco, so quanto lavori per lei e quanto ti impegni e non potrei chiedere una mamma migliore per Hayley. Prometto che ti aiuterò d’ora in poi.»

Alzai lo sguardo verso di lui «Va bene. Dispiace anche a me averti risposto male…»

«Sai quanto vi amo, vero?»

«Lo so, e mi sei mancato tanto in quest’ultimo mese…» confessai.

«Anche tu, e per questo prometto che da domani sarà tutto diverso.»

Mi sporsi in avanti per baciarlo e assaporare finalmente le sue labbra, litigare con lui era sempre debilitante per me, aveva un effetto strano sul mio corpo e sulla mia mente, non sapevo spiegarmelo. Ma lo amavo e sapevo che prima o poi avrebbe capito quello che cercavo di dirgli.

«Vieni, andiamo a letto.» mi sorrise. Riportai la piccola in camera sua e afferrai la mano di Ian per lasciarmi trascinare nuovamente nel nostro letto.

 

Prendiamo i bambini per mano e ci dirigiamo finalmente a bordo piscina per goderci il sole, ho chiesto ad Ian di andare gentilmente a recuperare i braccioli di Hayley così che possa andare in acqua senza rischiare di annegare. Ci accomodiamo sotto uno degli ombrelloni vicino alla piscina dei bambini, da qui li possiamo tenere d’occhio tranquillamente e possono divertirsi tra loro. Appena Ian ritorna infila i braccioli a sua figlia e l’accompagna a guardare l’acqua, poco dopo la vedo correre verso di me euforica.

«Mamma, mamma! Vieni! Ti faccio vedere come nuoto!» mi prende per un braccio e mi tira fin là sotto lo sguardo divertito di suo padre.

Senza che me ne accorga si tuffa in acqua, rimango impietrita per un momento e sento il mio cuore fermarsi per poi rendermi conto che sono si e no quaranta centimetri d’acqua. Riprendo a respirare e ci sediamo a bordo piscina a guardare nostra figlia imitare una sirenetta. Ci raggiungono anche Phoebe e Paul trascinati a forza dai gemelli, Sophia si butta in acqua senza pensarci due volte mentre Lucas sembra più indeciso.

«Papà vieni con me…» chiede guardando Paul con gli occhioni verdi identici ai suoi

Sento Hayley avvicinarsi a noi «Luke, vieni! Ti aiuto io!» gli dice porgendogli una manina.

«Vai con lei, su.» lo invita sua mamma.

Il piccolo entra in acqua tenendo per mano mia figlia ma non sembra molto convinto. Hayley gli mostra che non c’è nulla da preoccuparsi e a quel punto anche lui sembra deciso a divertirsi con la sua amica e sua sorella. Mi si riempie il cuore d’orgoglio a vederla comportarsi così quando vede qualcuno in difficoltà, è una bambina davvero dolcissima… Quando vuole.
 

Siamo tutti feriti a quanto pare, alcuni di noi più di altri.
Ci portiamo dentro le ferite dell'infanzia, poi da adulti restituiamo
quello che abbiamo ricevuto.
In fin dei conti tutti noi feriamo qualcuno. E poi ci mettiamo all'opera
per rimediare, per quanto possiamo.
- Grey's Anatomy

Angolo autrice
Eccomi qui con il secondo capitolo del sequel! :)
Essenzialmente vediamo un po' come si sviluppa la vacanza, come vivono Ian e Nina con la bambina e poco a poco iniziamo a capire il suo carattere. C'è il primo flashback: Hayley aveva un mese ed Ian e Nina facevano fatica ad entrare nel ruolo genitoriale tanto che hanno avuto una brutta lite, si sono detti entrambi parole pesanti, ma alla fine hanno chiarito sapendo quanto si amino l'un l'altra. Teneri **

Ringrazio le mie adorate ragazze che mi recensiscono sempre, come farei io senza di voi?

(Ho appena visto la puntata di tvd... Dire che ci sono rimasta da schifo è un eufemismo! Oltreutto sono in lutto nazionale per Gre's, non dirò niente perchè magari qualcuna di voi lo segue e non ha visto... Non so più che aspettarmi da queste serie tv... Mah)
Scusate se non centrava niente ahahah :')

Un abbraccio,
Anna

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Capitolo 3
*** Miracolo ***


3. Miracolo

 

Sento l’acqua fresca solleticarmi i piedi mentre mi godo il sole guardando i bambini giocare spensierati in piscina. Sophia ed Hayley fanno finta di avere una coda al posto delle gambe ed imitano Ariel de “La Sirenetta” e il povero Lucas è costretto a fare lo stesso gioco delle bambine essendo l’unico maschietto abbastanza grande per giocare insieme a loro, di certo con gli anni si darà man forte con Liam, ma ora come ora è troppo piccolo. I gemelli si assomigliano moltissimo nonostante siano un maschio e una femmina, sono un misto tra Phoebe e Paul, gli occhi però sono senza ombra di dubbio quelli del papà. E’ incredibile vedere come sono cresciuti dopo l’inferno che hanno passato quand’erano piccoli.

Phoebe sembra leggermi nel pensiero «Ci credete che adesso sono così grandi e stanno bene?»

«Io te l’avevo detto che sarebbe andato tutto per il meglio.» le sorrido.

«E’ davvero successo un miracolo.» afferma Paul osservando i suoi figli.

«Non credo ce l’avrei fatta senza di voi.» dice Phoebe guardando suo marito, me ed Ian.

«Beh, siamo qui apposta!» rispondo alzando le spalle.

In effetti è davvero un miracolo che siano sani, non l’ho mai detto ai miei amici ma quand’erano appena nati non ero molto convinta che sarebbero sopravvissuti e sono veramente felice di ricredermi. Non avrei mai pensato che un giorno li avrei visti giocare allegramente con mia figlia come sta accadendo ora, ma è successo e non credo ci sia gioia più grande del vedere il proprio bambino in salute.

 

Era da poco passato il nostro primo Natale con Hayley, l’avevamo trascorso a casa dei genitori di Ian che gentilmente avevo invitato anche i miei e mio fratello. La bambina era stata sommersa di regali ovviamente tra nonni, zii, cugini e amici avrebbe avuto giocattoli e vestitini per i primi quindici anni di vita. Avrebbe compiuto sei mesi tra qualche giorno, mi sembrava così strano vederla già così grande, pareva ieri che mi trovavo in sala parto. Da poco avevamo anche comprato casa, avevamo deciso di rimanere qui ad Atlanta visto che conoscevamo benissimo la città e visto che nostra figlia era nata qui. Avevamo scelto una casetta in periferia, due piani, quattro camere da letto, due bagni, un bel salotto con il caminetto e una cucina modernissima, ci era costata una fortuna, vero, ma sapevamo che sarebbe stata definitiva. Fortunatamente c’era anche un bel giardino sul retro e progettavamo di inserirci una piscina entro l’estate prossima. Non distava neanche troppo da casa di Paul e Phoebe, infatti potevo tranquillamente prendere la bicicletta e andare a trovare la mia amica incinta. Sì, Phoebe aspettava due gemelli. Si erano sposati circa due settimane dopo la nascita di Hayley non appena gli avevo dato il via libera e proprio quel giorno mi avevano confessato che avrebbero avuto un bambino, beh naturalmente ancora non sapevano che sarebbero stati due. La data prevista per il parto era a fine febbraio circa e non vedevo l’ora di conoscere i miei due nuovi nipotini.

Ian mi risvegliò dai miei pensieri «Ho messo la piccola a letto, mia madre sarà qui a minuti così possiamo uscire un paio d’ore.»

«Perfetto, vado a prepararmi.» gli dissi schioccandogli un leggero bacio sulle labbra.

La mamma di Ian si era offerta di badare a sua nipote così che potessimo stare un po’ soli, non avevamo in programma nulla di speciale anche solo una passeggiata al parco ci avrebbe fatto bene. Mi vestii con un paio di jeans e un maglione pesante e poi mi infilai il giubbotto sopra, non faceva un freddo esagerato ma era meglio non rischiare di ammalarsi con una bimba piccola in casa. Dieci minuti dopo stavamo uscendo di casa affidando Hayley alle cure della nonna.

«A volte mi fa ancora uno strano effetto sentirmi dire “ehi Nina come sta tua figlia?”» dissi stringendo la mano di Ian mentre passeggiavamo per le strade della città.

«Ah si? Per me è il contrario, dall’istante in cui è nata mi sono sentito diverso.»

«Certo, anche io, ma ogni tanto davvero non ci credo che ho realmente una figlia.»

«In senso buono?» mi domandò posando lo sguardo su di me.

«Sì, ovviamente.» riposi ricambiando lo sguardo.

Nonostante fosse pieno inverno sentivo il bisogno di prendere un gelato, ne avevo veramente voglia, forse per il fatto che durante la gravidanza metà dei miei pasti erano gelato alla nocciola. Ian mi guardava ridendo mentre assaporavo il gusto dolce del mio cono.

«Smetti di prendermi in giro?» 

«Scusa ma siamo a fine dicembre e tu mangi il gelato.» affermò ridacchiando beccandosi una gomitata sulle costole.

Alzai gli occhi al cielo e lo lasciai ridere per conto suo, che male c’era se volevo mangiarlo? Mah, gli uomini. Riuscii a finire il gelato in tempo per rispondere al telefono che vibrava nella tasca dei miei pantaloni.

«Ciao, Paul! Dimmi.» esclamai notando che era il mio amico che mi stava chiamando.

“E’ successo un disastro, Nina…” mi disse dall’altro capo del telefono con una voce che non gli avevo mai sentito, sembrava quasi stesse per piangere.

«Cosa? Cos’è successo?» chiesi allarmata guardando Ian.

“Phoebe… E i bambini… Siamo in ospedale, dicono che li faranno nascere…” mi rispose con la voce che gli tremava.

«Oh mio dio!» rimasi un attimo senza parole «Okay, ascolta, veniamo lì. Non preoccuparti, andrà tutto bene.» cercai di rassicurarlo.

Presi Ian per un braccio e lo trascinai più veloce che potevo verso casa nostra per prendere la macchina «Nina, fermati! Cosa ti ha detto Paul?»

«Potrebbero dover far nascere i bambini oggi, gli ho promesso che saremmo andati là.»

Lui rimase senza parole almeno quanto lo ero io, prendemmo subito la macchina senza neanche entrare in casa e ci dirigemmo in ospedale il più in fretta possibile. Nessuno dei due aveva aperto bocca, era una situazione troppo terrificante per poterne parlare, era troppo presto per farli venire al mondo, davvero troppo. Il mio pensiero balzò subito ad Hayley, sarei mai riuscita ad affrontare una cosa del genere con lei? La concreta possibilità di perdere mia figlia, l’avrei mai affrontata a dovere? Sicuramente no, quale madre ci riuscirebbe? Perdere il proprio figlio è qualcosa che non si può neanche immaginare e perdere entrambi i gemelli per Paul e Phoebe sarebbe stato devastante. Salimmo di corsa al reparto ginecologico sperando di trovare qualcuno a cui chiedere informazioni. Addentrandomi più in profondità nel reparto riuscii a scorgere il mio amico, era seduto su una sedia con le mani tra i capelli. Istintivamente gli corsi incontro e lo abbracciai, lui ricambiò il mio abbraccio e sembrò rilassarsi un po’ vedendo me ed Ian.

«Paul, ma cos’è successo? Dov’è Phoebe?» domandai.

«L’hanno portata via, credo in sala operatoria…»

«Ehi, vedrai che staranno bene.» gli dissi accarezzandogli un braccio.

«Stavamo guardando la partita in televisione e mi ha detto che le si erano rotte le acque, io l’ho guardata credendo mi prendesse in giro ma non era così… Siamo venuti qui il più in fretta possibile e i medici hanno detto che c’è stato un distacco della placenta o qualcosa del genere e che avrebbero dovuto far nascere i bambini adesso o sarebbero morti tutti e tre… Ma non credo che… Insomma, è incinta di soli sei mesi…» ci raccontò Paul in preda all’angoscia.

«Non dire così, Paul. Sono i tuoi bambini staranno bene.» lo incoraggiò anche Ian.

«Cerca di non pensare al peggio.» continuai io.

«Ragazzi, siamo realisti, i bambini che nascono così prematuri muoiono…»

«Non è vero, tanti sopravvivono e poi stanno bene, e sarà così anche per loro. Devi crederci perché avranno bisogno del loro papà d’ora in avanti.» gli dissi stringendogli la mano.

«Non abbiamo nemmeno scelto i nomi…»

«Lo farete.» risposi.

Cercai di confortare Paul come potevo ma ero seriamente spaventata anche io sia per la mia amica che per i bambini. Ventisei settimane erano poche, anzi pochissime e purtroppo lui aveva ragione a dire che sarebbero potuti morire. Speravo davvero in un miracolo. Qualche ora dopo ci raggiunse una dottoressa che sembrava appena uscita da una sala operatoria visto che portava ancora la cuffia in testa.

«Stanno bene vero?» le chiese subito Paul.

«Sua moglie sta bene, si riprenderà completamente…» si interruppe e vidi il mio amico sbiancare.

«E i bambini?» domandò con un filo di voce.

«Sono vivi… Per ora sono stabili e… Vivi.» concluse la dottoressa accennando un sorriso.

«Oh, grazie a dio.» sospirò Paul abbracciando me ed Ian.
 

Ci sono i miracoli della medicina e, dato che noi siamo i fedeli adoratori
dell'altare della scienza, non ci piace credere che i miracoli esistano.
Invece è così, queste cose succedono e noi non riusciamo
a spiegarle, non riusciamo a controllarle, però succedono.
I miracoli in medicina accadono, ogni giorno.

- Grey's Anatomy
 
Angolo autrice
Eccomi qui di nuovo!
Allora in questo capitolo c'è un lungo flashback dove scopriamo qualcosa in più sui bambini di Paul e Phoebe. Sono nati prematuri e non sapevano se ce l'avrebbero fatta... Nonostante tutto sono sopravvissuti al parto, ma resteranno in ospedale per molto tempo (come accade in questi casi). Ovviamente Nina ed Ian sono stati i primi a saperlo e sono stati vicini ad entrambi, probabilmente più avanti inserirò altri flashback riguardo questo argomento, vedremo :)
E' un capitolo un po' triste in effetti, però spero comunque vi sia piaciuto!

Beh, fatemi sapere che ne pensate, sono sempre contentissima di ricevere i vostri pareri! Non ci sarebbe stato questo sequel senza di voi alla fin fine! :*

(Avete saputo di Ian immagino... Che cosa posso dire? Ben per lui, spero sia contento stavolta, ma... A me un po' dispiace ad essere sincera, sarà che è un periodo di schifo con le mie adorate serie tv. Un'altra cosa: se mio marito si presenta all'altare in bianco io lo mollo li ahahahah dai non si può vedereee! Poi, siccome sono fissata con gli abiti da sposa non posso non dire che l'abito di lei era davvero brutto .__. lo strascico era carino ma il sopra non si poteva vedere!)
Scusate se mi son dilungata con commenti inutili ahah!
Un bacio,
Anna

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Capitolo 4
*** Bambini ***


4. Bambini

 

Finalmente, due ore più tardi, i bambini si decidono ad uscire dall’acqua per fare merenda. Ritorniamo sotto il nostro ombrellone e asciugo accuratamente Hayley con il suo asciugamano di “Frozen”. Nonostante siano passati anni dalla messa in onda di quel film le bambine impazziscono ancora per Anna ed Elsa, hanno fatto pure un sequel qualche anno dopo e mia figlia mi ha obbligato a farle guardare entrambi ripetutamente, le canzoni mi uscivano dalle orecchie dopo la quinta volta che l’aveva visto. 

«Cosa c’è da mangiare?» mi chiede Hayley asciugandosi il viso.

«Ho le fragole, vanno bene?» 

Lei scuote la testa imbronciata «Io voglio il gelato!»

«Il gelato lo mangi domani.» le rispondo porgendole una fragola.

«Non la voglio!»

«D’accordo, come vuoi, allora non mangi niente.» concludo fermamente.

Lei come se niente fosse si alza e corre da Ian, un classico. Gli lancio un’occhiata cerando di fargli capire che non ho intenzione di cedere e lui mi guarda divertito ascoltando le lamentele della figlia. Fortunatamente stavolta è dalla mia parte e non accontenta Hayley anche se di solito cerca sempre di trovare un compromesso. Non voglio che mia figlia cresca troppo viziata e che diventi una snob da grande, cerco sempre di insegnarle che non può avere sempre tutto e subito ma che un minimo le cose deve guadagnarsele, a tre anni e mezzo certe cose le capisce eccome, a volte fa finta di non capire perché è furba ma per il resto non mi posso lamentare di lei.

«Che ne dite di andare giù in spiaggia?» propone Candice.

«Siii, io vado con zia Candice!» risponde entusiasta Hayley.

«Anche io!» rispondono in coro i gemelli.

«Allora mi sa che dovremmo andarci!» replica Ian prendendo in braccio la piccola.

Recupero il mio asciugamano e ci dirigiamo tutti insieme verso la spiaggia, non è molto affollata fortunatamente e anche il mare sembra abbastanza calmo, non mi fiderei molto a lasciarci entrare Hayley se così non fosse. Prendiamo un paio di sdraio per stenderci mentre i bambini restano incantati a guardare quella distesa blu e azzurra davanti a loro. E’ un posto splendido, mi piacerebbe tantissimo fare quella gita in barca di cui ho letto all’entrata ma non saprei dove lasciare la bambina quindi probabilmente mi toccherà rinunciarci. Stendo l’asciugamano di Hayley sulla sabbia così che possa sedersi su qualcosa di morbido ma non sembra farci molto caso visto che ha già recuperato paletta e secchiello per costruire dei castelli. Anche il piccolo Liam sembra entusiasta di ciò che sente sotto i suoi piedini, sta ridendo come un matto e cammina avanti e indietro intorno allo sdraio di sua mamma. Candice gli mette un cappellino in modo che non si prenda un’insolazione e lo lascia giocare sulla spiaggia.

«Allora, quand’è che vi sposate voi due?» chiede Phoebe con nonchalance.

Io per poco non mi soffoco con l’acqua facendo ridere tutti. «Voi volete seriamente uccidermi!» 

«Dai, Nina, è passato più di un anno!» continua Candice.

«Non abbiamo fretta.» risponde Ian porgendomi un fazzoletto per asciugarmi.

«Oh dio! Vi siete sposati in segreto!» ci dice la bionda.

«Ma che! Mica portiamo la fede!» le mostro il dito senza anello «Non ti farei mai questo, lo sai.» scherzo.

«Ti conviene, signorina! Lo sai quanto shopping dobbiamo fare!» 

«Non avevo dubbi, Candy!» le dico ridendo. 

Durante la nostra chiacchierata sentiamo Lucas iniziare a piangere, mi giro a guardare i bambini e lo vedo pieno di sabbia sulla testa. Lui corre da Phoebe disperato ancora con la sua paletta rossa in mano.

«Luke, cos’è successo?» gli chiede la mia amica.

«E’ stata Sophia! Voleva distruggere il mio castello e io le ho detto di no e lei mi ha tirato la sabbia!» risponde il bambino tra le lacrime.

Ian ed io iniziamo a ridacchiare, i gemelli bisticciano davvero molto ma essendo ancora piccoli sono cose da niente solo che mi fanno ridere ogni tanto… E vedendo queste cose penso a come sarebbe Hayley con un fratellino o una sorellina… Non ho mai affrontato l’argomento con Ian e ora come ora non credo sia il caso di fare un altro figlio, magari più avanti potrei pensarci seriamente.

Sophia raggiunge il fratello come se niente fosse mostrando ai suoi genitori cosa aveva raccolto «Mamma guarda!»

«Soph, non credi di dover chiedere scusa a tuo fratello?» interviene Paul.

«E’ stato lui! Non voleva farmi giocare!» si difende la piccola.

«Non è bello quello che hai fatto.» continua lui.

La bimba abbassa lo sguardo dispiaciuta e da un bacino sulla guancia al fratello «Scusa…» Lucas le sorride amichevolmente e tornano entrambi a giocare.

 

[…]

 

Ritorniamo nella nostra stanza verso le undici di sera, Hayley si è addormentata in braccio ad Ian già un’ora fa e lo stesso vale per gli altri bambini. Lo vedo adagiare delicatamente la bambina sul suo letto e coprirla un po’ col lenzuolo, io vado in bagno a mettermi il pigiama e a sistemarmi dopo la lunga giornata al mare. Mi stendo a letto accanto ad Ian e lo bacio sulle labbra, lui mi sorride dolcemente e mi stringe a sé.

«Sono stata bene oggi, ma sono stanchissima.» confesso.

«Sono stanco anche io, ma credo ci farà bene questa vacanza.» mi dice giocherellando con i miei capelli.

«Sì, è bello essere qui con te e lei.» dico rivolgendo uno sguardo veloce a mia figlia che dorme beata nel suo letto.

«Dovremmo seriamente pensare alla questione del matrimonio.» mi fa notare.

«Sì, dovremmo.» dico solamente.

«A che cosa pensi?» mi domanda.

«Niente di che.»

«Dai, dimmi.» mi prega.

«Okay, ma non ti spaventare.»

Lui mi squadra non sapendo cosa aspettarsi «Va bene.»

«Vorrei che Hayley avesse un fratello o una sorella… Cioè, non adesso… Magari tra qualche anno…»

«Davvero? Sai che ci pensavo anch’io da un po’?» 

«Sul serio? E perché non me l’hai detto?» chiedo perplessa.

«Non lo so, non avevo idea di come la pensassi…»

«Sono felice di averne parlato con te, ma ora se non ti dispiace io avrei sonno.» dico sbadigliando.

«D’accordo dormigliona, buonanotte!» mi risponde baciandomi.

«Notte.» gli sorrido e chiudo gli occhi.

La mattina seguente ci svegliamo più stanchi che mai, colpa del jet-lag poco ma sicuro, nonostante ciò ci alziamo e andiamo a fare colazione insieme ai nostri amici. Scelgo un caffè e una brioche alla cioccolata e per Hayley prendo del succo alla pesca e i pancake. Abbiamo tutti delle facce da zombie mentre i bambini sembrano carichi come nulla fosse, stanno già programmando la giornata tra piscina, spiaggia e giochi. Dopo aver mangiato con calma veniamo obbligati dai bambini ad andare giù in spiaggia, io mi stendo sul mio solido sdraio e mi addormento pochi minuti dopo.

«Nina! Nina! Svegliati!» mi urla Ian.

«Mmm, che c’è?» chiedo stropicciandomi gli occhi.

«Hayley dov’è?!» 

In un attimo sono sveglissima «Cosa vuol dire, Ian?» domando terrorizzata scandendo bene ogni singola parola.

«Eri lì due secondi fa, non riesco a trovarla!» mi dice allarmato.

«Calma, ragazzi. Allora, Candice riesci a guardare i bambini mentre la cerchiamo?» le chiede Paul.

«Sì, sì, non c’è problema!» risponde lei.

Mi alzo in piedi e inizio a fare avanti e indietro tra gli ombrelloni in cerca di mia figlia. Il cuore mi sta letteralmente esplodendo nel petto, sono in preda al panico e non so come comportarmi. Potrebbe essere andata ovunque o peggio qualcuno potrebbe averla presa, mi viene quasi da piangere non appena quel pensiero mi sfiora la mente. Non capisco come abbia potuto allontanarsi così velocemente, lo sa benissimo che non deve farlo eppure non è qui. Non so dove cercare, non ho idea di dove possa essersi nascosta, chiedo in giro ma nessuno sembra averla vista e tutto ciò e tutto tranne che rassicurate. Mi manca il fiato a furia di correre in giro ma è l’unica cosa che mi evita di crollare e disperarmi più di quanto lo sia già. Dov’è finita la mia bambina?
 

Come ho detto, avvengono delle sparizioni. Il dolore diventa un fantasma,
il sangue smette di scorrere e le persone, le persone svaniscono.
Ho altre cose da dire, molte altre cose... ma sono scomparse.
- Grey's Anatomy

 

Angolo autrice
Buonasera! :)
Allora.. Stiamo entrando nel vivo della storia.. E ovviamente iniziano i primi problemi.
I bambini sono tutti un po' capricciosi, Hayley si impunta sul gelato mentre i gemelli si tirano la sabbia a vicenda, si salva solo Liam ahahah!
Nina ed Ian per la prima volta affrontano un discorso importante: dare alla loro bambina un fratellino. Ma tutte le idee scompaiono nel momento in cui Ian sveglia Nina dicendole che non trova più Hayley.
Dove sarà finita la bambina? Riusciranno a trovarla sana e salva?

Spero come sempre che la storia vi piaccia, se avete un momentino lasciatemi un recensione mi farebbe piacere..!
Grazie a chiuque stia seguendo la storia, mi fate felice :'D

Ci vediamo col prossimo capitolo,
Anna

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Capitolo 5
*** Tutto ciò che potrei perdere ***


5. Tutto ciò che potrei perdere

 

Ho il cuore in gola, letteralmente. Non so neanche più se batte o se si è proprio fermato, come ho fatto a perderla di vista? Mi sono voltato un secondo per prendere la bottiglia dell’acqua e si è volatilizzata, è sparita come un fantasma. Continuo a correre per la spiaggia nella speranza di abbracciare la mia bambina un’altra volta, non ho mai avuto così tanta paura in tutta la mia vita ed è solo colpa mia. Una cosa sola dovevo fare: tenere d’occhio Hayley. E ho fallito miseramente. Non mi perdonerei mai se le dovesse succedere qualcosa e nemmeno Nina lo farebbe. La vedo sul bagnasciuga mentre cerca incessantemente la nostra bambina, le vado incontro per chiederle se ha ricevuto qualche notizia. Si volta verso di me in lacrime e il mio cuore si spezza un’altra volta, mi fa troppo male vederla così.

«Ian, non la trovo…» mi dice piangendo.

«Ascoltami, la troveremo, te lo prometto. Non piangere.» tento di rassicurarla.

Le asciugo il viso con la mano e la stringo tra le braccia per un momento. Lei si stacca da me ritornando a cercare la bambina per la spiaggia, mentre io mi reco verso la reception dell’hotel per chiedere a qualcuno se sa qualcosa. Arrivo nella hall correndo ancora in costume e senza ciabatte ma poco importa come sono conciato in questo momento l’unica cosa che conta è trovare mia figlia. Mi avvicino al banco delle informazioni e non trovo nessuno, “dove sono tutti quando servono?!” impreco mentalmente. Mi guardo in giro disperato, ora cosa dovrei fare? Non la trovo da nessuna parte… Una cosa sola mi balza alla mente: qualcuno ha preso la mia bambina. Mi sento quasi svenire a quel pensiero, se così fosse sarebbe inutile andare avanti e indietro come matti. Mi appoggio al banco portandomi le braccia sopra la testa, l’ho persa, io ho perso mia figlia in spiaggia, che razza di padre sono?

«Papà!» sento gridare da una vocina di fronte a me.

Alzo lo sguardo alla velocità della luce e non posso credere a quello che mi trovo davanti, la mia bambina mi sta correndo incontro con le braccia spalancate. E’ un sogno? E’ davvero stata qui per tutto il tempo? Mi abbasso alla sua altezza e aspetto che si butti tra le mie braccia. La stringo forte come se non la vedessi da anni, la sollevo dal pavimento e lei si aggrappa a me. Le do un bacio sulla fronte mentre lei mi stringe le braccia al collo. La mia bambina è sana e salva.

«Hayley, ma dov’eri? Ci hai fatto spaventare da morire.»

«Raccoglievo le conchiglie e tu e la mamma siete spariti… Avevo paura, papà…»

Sentirla dire “ho paura” è un’ulteriore pugnalata, non avrei mai voluto sentire una cosa del genere da mia figlia, ma purtroppo questa è la realtà. L’abbraccio ancora più forte mentre pian piano usciamo dalla hall, devo andare da Nina al più presto.

«Chi ti ha accompagnato in hotel, amore?» le domando.

«Una signora gentile… Mi ha detto di aspettare la mamma e il papà lì.» mi dice indicando uno dei divani nella grande stanza.

«Sei una bambina coraggiosa.»

Lei annuisce e finalmente rivedo il suo meraviglioso sorriso uguale a quello della mia Nina, ritorno giù in spiaggia sperando di trovare tutti al solito posto. Intravedo i miei amici stretti intorno alla mia donna ancora in lacrime, lascio Hayley e le dico di correre dalla mamma. Lei non se lo fa ripetere e raggiunge gli altri in un attimo. Nina la prende in braccio e la stritola tanto che la bambina comincia a lamentarsi, finalmente smette di piangere e le compare un grosso sorriso in volto. Hayley come se nulla fosse ritorna a giocare con i gemelli mentre noi tutti tiriamo un sospiro di sollievo.

«Dove l’hai trovata?» mi domanda Nina.

«Era nella hall dell’albergo, ha detto che una signora l’ha accompagnata.» rispondo sedendomi accanto a lei.

«Ah, va bene.» mi dice solamente. E’ arrabbiata, è difficile non notarlo.

 

[…]

 

Trascorriamo la cena in silenzio Nina ed io, non ho il coraggio di chiederle cosa non va perché sicuramente mi avrebbe preso a calci e non ne ha tutti i torti effettivamente. Ho quasi perso nostra figlia oggi, il minimo che posso fare è lasciarla in pace finché non si sarà calmata un po’. Capisco come si sente, ho visto il terrore nei suoi occhi quando le ho detto che non trovavo più Hayley. Dopo cena decidiamo di tornare in camera per mettere a letto la piccola, lascio che sia Nina ad occuparsene mentre io mi sistemo sul letto e l’aspetto. La vedo andare in bagno, sento l’acqua che inizia a scorrere ininterrottamente e a quel punto non posso far altro che seguirla all’interno della stanza. Ha un asciugamano avvolto addosso che le copre dal seno fino a poco più sotto del sedere e il che mi fa venire alla mente pensieri decisamente poco casti. Busso piano per non svegliare Hayley ed entro nel bagno. Ha riempito la vasca e ci ha versato dentro un quintale di bagnoschiuma tanto che sembra quasi stia per uscire e allagare tutto.

«Sei arrabbiata vero?» domando avvicinandomi poco a lei.

«Non lo sono… Ho solo bisogno di rilassarmi.» mi risponde sedendosi sul bordo della vasca.

«Nina, se ce l’hai con ne hai tutte le ragioni!» le dico sedendomi accanto a lei.

«No, davvero. Forse prima sì, ma adesso mi è passata, sono cose che capitano alla fine se ci pensi.» si gira a sorridermi «Non sono arrabbiata, Ian.»

Le carezzo una guancia e le sposto una ciocca di capelli dietro l’orecchio così da poter ammirare il suo bellissimo viso, quanto potrò mai amarla? Nonostante il casino che ho combinato è qui a sorridermi e a dirmi di non preoccuparmi. Mi bacia senza preavviso ed io non esito a rispondere, poggia una mano sul mio fianco e mi invita a togliermi la maglietta, lo faccio all’istante e la lascio cadere per terra. Lei si gira sul bordo della vasca ed immerge i piedi nell’acqua, poi con un sorrisetto ammiccante si toglie l’asciugamano di dosso rimanendo completamente nuda di fronte a me, purtroppo ho pochi secondi per ammirarla perché entra nell’acqua fino al collo. Si alza una nuvola di schiuma sopra la nostra testa e non possiamo far altro che ridere, mi sfilo i pantaloncini e i boxer e noto che anche Nina inizia a fissarmi, non le lascio troppo spazio per fantasticare perché mi immergo anche io nell’acqua tiepida della vasca da bagno. Spero vivamente che Hayley non si svegli o potrebbe trovarci in situazioni compromettenti. 

«Quindi… Adesso che cosa proponi di fare?» le chiedo mentre la prendo per un braccio e la obbligo ad appoggiarsi con la schiena sul mio petto.

«Lavarci? Sono qui per questo cosa credi?» mi risponde con nonchalance.

«Giusto.» ribatto baciandole il collo.

«Ian… Così non vale!» mi dice in un lamento.

Ridacchio senza farmi vedere da lei e continuo a baciarle il collo facendo attenzione a non lasciarle troppo i segni. Nina inizia a strusciarsi un po’ troppo su di me e capisco dove vuole arrivare, o meglio, dove entrambi vogliamo arrivare. Porto una mano sulla sua pancia coperta dalla grossa quantità di schiuma e la faccio scivolare sempre più giù. La sento rilassarsi al contatto con la mia mano, voglio farmi perdonare in qualche modo e di sicuro lei apprezza anche questo metodo. Passiamo un po’ di tempo a coccolarci l’un l’altra finché non arriviamo al limite umanamente sopportabile, non credo di farcela ancora per molto.

«Nina…» la chiamo impaziente.

Lei mi accontenta subito e si volta verso di me, le prendo il viso tra le mani e la bacio con passione, lascio che si appoggi completamente a me e finalmente riesco a sentirla mia. Non smetterò mai di sentirmi così con lei, è la donna della mia vita ed è meraviglioso averla accanto. Penso che dopo questa vacanza la sposerò senza pensarci due volte.

Usciamo dall’acqua e ci asciughiamo insieme prendendoci in giro per varie figure fatte durante gli anni e ridiamo per tutto il tempo. Mi mancava ridere così insieme a lei, era da anni che non lo facevamo, è come se fossimo tornati i ragazzini che eravamo nel lontano 2009 quando tra noi c’era solo una bella amicizia. Mi infilo il pigiama e mi stendo sul letto mentre Nina si asciuga i capelli chiusa in bagno. Prendo il cellulare e noto un messaggio da un numero sconosciuto, chi mai potrà essere?

“Ho bisogno di parlarti… Al più presto.”

Non c’è una firma e nemmeno un nome, sicuramente è qualcuno che conosco altrimenti chi mai potrebbe dirmi che deve parlarmi. Non di certo un fan o qualche giornalista. L’unica cosa che non capisco è perché non ci sia il nome del mittente. Dovrei rispondere? Dovrei dirlo a Nina? Magari è solo mio fratello che ha rotto l’ennesimo telefono… Decido di rispondere.

“Il problema è che non so chi sei.” scrivo semplicemente.

La risposta mi arriva quasi subito, come se questa persona misteriosa aspettasse solo un mio messaggio. Apro l’sms e mi si gela il sangue. Non sta accadendo davvero, no, è solo un brutto incubo dal quale mi sveglierò presto. Dopo quello che ho letto è poco ma sicuro che Nina non ne dovrà sapere nulla almeno finché non scoprirò di che cosa si tratta. Rileggo per la sesta volta il nome nel mio iPhone giusto per farmi ulteriormente del male: Nikki.

 
Non chiederti perchè a gente diventa pazza, chiediti perchè non lo diventa.
Davanti a tutto quello che possiamo perdere in un giorno, in un istante,
è meglio chiedersi cos'è che ti fa restare intero.
- Grey's Anatomy


 
Angolo autrice
Eccomi qui di nuovo! :)
Ammetto che ho avuto il blocco dello scrittore se così si può dire ahahah erano giorni che non riuscivo a scrivere niente in questa FF, ma per fortuna mi sono venute in mente un paio di idee per continuare e sono riuscita a scrivere anche il prossimo capitolo.
Comunque, non voglio annoiarvi. Hayley sta bene, per fortuna Ian l'ha trovata sana e salva! Nina inizialmente era un po' arrabbiata ma diciamo che Ian s'è fatto perdonare per bene ;)
Ma veniamo al sodo... La fine... Nikki ha contattato Ian, cosa vorrà dopo un sacco di anni da lui?

Grazie a chi mi recensisce sempre, non so dove sarei senza di voi! 
Dopo gli avvenimenti in Grey's mi sento un po' Shonda Rhimes quindi vi farò soffrire, vi avverto già u.u
Lasciatemi un commento (o insulto lol) :)

A presto,
Anna
 

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Capitolo 6
*** Segreti ***


6. Segreti

 

Naturalmente passo la notte in bianco dopo quel messaggio, non ho accennato nulla a Nina, ma questo mi sembra scontato. Che cosa dovrei dirle? “Sai, tesoro, mi ha contattato la mia ex dopo più di quattro anni dicendo che deve parlarmi urgentemente.”? Decisamente no. Non ho nemmeno risposto dopo aver saputo chi fosse, sono ancora troppo sconvolto per sapere cosa vuole effettivamente da me. Non me la sono sentita di parlarne neanche con Paul, non voglio che questa cosa si sappia in giro e nonostante sia il mio migliore amico questa volta davvero non riesco a confessargli il mio segreto. Ho paura, sì, ne ho molta. Con questa storia potrei perdere Nina per sempre e probabilmente anche mia figlia e, dio, non posso permetterlo. Non dopo tutto quello che abbiamo passato per arrivare fin qui. Nina mi ha chiesto incessantemente cosa non andasse, me l’ha chiesto stamattina, oggi a pranzo, a merenda, prima e dopo cena ed io prontamente ho risposto “nulla, è solo un po’ di stanchezza.” Spero vivamente di essere un bravo attore anche fuori dal set o potrebbe sul serio iniziare ad insospettirsi. Per fortuna adesso si è addormentata e non devo mentirle ancora, mi spezza il cuore tenerle nascoste delle cose ma è per il suo bene, per il nostro bene. La copro con il lenzuolo fino alla vita così da impedirle di prendere freddo ed esco dalla stanza. L’hotel è illuminato solamente dai lampioni esterni, ormai è notte fonda e la gran parte della gente sta dormendo. Cammino fino alla spiaggia, ho bisogno di schiarirmi le idee e soprattutto necessito un po’ di tranquillità. Senza volerlo mi ritrovo con il telefono in mano, cosa devo fare? In America è tardo pomeriggio se non ho fatto male i calcoli quindi Nikki sicuramente è sveglia, la chiamo? Le chiedo cosa diavolo vuole dopo tutti questi anni? Non è mai stata una persona vendicativa quindi non credo sia sua intenzione far saltare la mia relazione con Nina, anche perché sanno tutti che abbiamo una figlia. Prendo un respiro profondo e compongo il numero con la tastiera. Esito prima di premere il tasto verde, ma devo farlo, ho bisogno di sapere la verità. La chiamata parte, attendo per qualche secondo e poi finalmente sento una voce dall’altro capo.

“Si, pronto?” è una voce femminile, mi sembra proprio quella di Nikki.

«Sono Ian.» rispondo senza aggiungere nient’altro.

“Ian… Ciao…” si blocca un istante “Sono contenta che tu mi abbia chiamata, non ci speravo più.”

«Che cosa vuoi?» chiedo freddo, con un tono che non è da me.

“Non voglio rovinare la tua vita perfetta, Ian, ma c’è una cosa che devi sapere. Dovremmo incontrarci di persona.”

«No, non accadrà.» Non ho alcuna intenzione di rivederla, né ora né mai.

“Per favore, Ian. Non sto cercando di fare niente di quello che stai pensando. Mi conosci, sei stato al mio fianco per tre anni e sai come sono fatta.” mi prega.

E’ vero, so chi è, la conosco ma devo fidarmi sul serio? «D’accordo. Rientrerò fra tre giorni, dove vuoi vedermi?»

“Al Royal Cafè, appena fuori Atlanta, ricordi?”

«Certo. Verrò lì lunedì in mattinata.»

“Va bene… E grazie di aver accettato.”

«Buona giornata, Nikki.» dico riattaccando.

Ho appena fissato un appuntamento clandestino con quella che è quasi stata mia moglie, forse mi sto mettendo in un guaio più grande di me, forse dovrei confessare tutto a Nina e chiederle aiuto. No, non posso. Non quando c’è una figlia di mezzo. So che non me la porterebbe mai via, ma se dovesse scoprire che ho chiamato Nikki non ho idea di come la prenderebbe, probabilmente se ne starebbe zitta senza dire alcuna parola. E’ sempre stato così, quando si sente ferita preferisce tacere e tenersi tutto dentro piuttosto che urlarmi contro o prendermi a schiaffi, la cosa non mi è mai piaciuta perché vederla soffrire in silenzio è la cosa che mi fa più male ancora adesso. Prego affinché vada tutto per il meglio sperando che Nina non venga mai a sapere niente. Afferro una conchiglia che si trova appena sotto la sabbia e la lancio in mare, vorrei tanto far così anche con i miei problemi, prendere e lanciarli il più lontano possibile. Se fossi Damon in questo momento me la sarei già data a gambe e sarei tornato magari tra un secolo o due giusto per vedere come stanno i miei cari. Ogni tanto non sarebbe male essere lui ad essere sincero. Dopo aver tirato l’ennesima conchiglia in mezzo al mare mi decido a ritornare in camera mia sperando una buona volta di crollare dal sonno.

Vengo svegliato da Hayley che salta sul letto infilandosi tra me e Nina, mi sembra di essermi addormentato meno di cinque minuti fa non può essere già mattina! Sposto il lenzuolo così che mia figlia possa venire sotto le coperte insieme a noi, lei mi guarda e mi sorride felice come se nulla al mondo importasse. Quando la guardo mi sento l’uomo più fortunato del pianeta, mai nella mia vita avrei pensato che mi sarei sentito così osservando mia figlia. Tento di non pensare alla chiacchierata di stanotte con Nikki o finirei per insospettire perfino Hayley.

«Stanotte ho sognato che i nonni mi regalavano un pony!» afferma entusiasta la piccola.

«Davvero? E com’era?» le chiede Nina sorridendo.

«Tutto bianco! Come quello del principe azzurro di Biancaneve, solo più basso!» ci spiega Hayley gesticolando con le braccia.

«Era proprio un bel sogno, amore.» continua Nina.

«Mamma, io lo voglio un pony per davvero.»

Nina ed io sorridiamo, sapevamo benissimo che ce lo avrebbe chiesto a fine racconto. Da quando l’abbiamo portata a cavallo per i suoi due anni non fa altro che chiederci un pony per natale o per il compleanno (o per qualsiasi altra festività che le viene in mente).

«Magari quando sarai più grande.» le dico carezzandole i capelli.

«Me lo prometti, papà?» mi domanda guardandomi con gli occhi identici ai miei.

Ed ecco che tutti i miei timori riaffiorano in un istante, sarà tutto ancora così perfetto tra qualche anno? Avrò la possibilità di sposare Nina finalmente tra qualche anno? Cresceremo nostra figlia insieme come una famiglia tra qualche anno? Io ci spero, ci spero con tutto me stesso.

«Vedremo, piccola.» rispondo senza darle troppe false speranze.

Poco dopo Hayley si alza e ritorna nel suo letto, non è mai stata una di quelle bambine che passano la notte in mezzo ai genitori e ne sono contento, sia io che Nina l’abbiamo abituata fin da piccolissima a restare in camera sua e lei non si è mai lamentata.

«Ian?» mi chiama Nina risvegliandomi dai miei pensieri.

«Si?» dico facendo finta di niente.

«Che cos’hai? Dimmi la verità. Sono quasi due giorni che sei strano.»

«Non ho niente, davvero, non preoccuparti.» mento di nuovo.

«Sai che con me puoi parlarne, qualunque cosa sia.» mi dice abbozzando un sorriso.

Mi sento un verme a doverle mentire ancora ma non posso dirle la verità finché non so di cosa si tratta, finiremmo a litigare per niente e in questo momento non ne ho la forza. So che sta aspettando una risposta ma cosa mai potrei inventarmi? Devo tenerla all’oscuro ancora per un po’, non posso far altro.

«Lo so, Nina. E lo apprezzo, ma credimi non c’è nulla che non va.»

«Non ti credo, ma lascerò che sia tu a parlarne con me quando vorrai.» risponde alzandosi dal letto.

Ottimo, sa già che c’è qualcosa che le sto nascondendo. Ora come ora voglio solo tornare a casa e chiudere all’istante questa faccenda con Nikki, non so cosa voglia e non voglio farmi troppi viaggi mentali cercherò solo di concludere meglio che posso questi tre giorni di vacanza.

 

[…]

 

Il nostro volo atterra all’aeroporto di Atlanta alle 15.45, nonostante sia pomeriggio qui negli Stati Uniti siamo tutti stanchissimi, io personalmente più di tutti. Alla fine ce l’ho fatta a divertitimi, anzi gli ultimi due giorni sono stati proprio belli. Sono riuscito a mettere da parte tutto il casino che ho nella testa e ho portato mia figlia a fare un giro sul cammello. Si è divertita un sacco sopra quell’enorme animale, Nina credo abbia perso dieci anni di vita quando Hayley è quasi scivolata giù. Tutto sommato è andata bene, il vero problema viene adesso. Domani mattina devo incontrare Nikki e il solo pensiero mi agita parecchio, anche Paul mi ha chiesto più volte cosa avessi e ieri sono stato sul punto di confessare tutto ma poi Nina ci ha interrotti e mi sono tappato la bocca. Recuperate le valigie chiamiamo un taxi e ci facciamo riaccompagnare a casa, con Hayley in braccio addormentata apro la porta di casa e la appoggio delicatamente sul divano. Nina resta in silenzio, ormai sa benissimo che le nascondo qualcosa e conoscendola non dirà niente anche se so che ci sta male sotto sotto.

L’afferro per un braccio non appena lascia andare anche l’ultima valigia «Ehi, stai bene?» le chiedo egoisticamente.

«Sì, ho solo sonno.» mi risponde con un tono distaccato.

«Nina, ti prometto che ti spiegherò tutto appena potrò.» cerco di scusarmi.

«Lo spero…»

«Guardami.» le prendo il viso tra le mani «Io ti amo, questo lo sai vero?» annuisce «Ecco, allora non preoccuparti. Solo fidati di me.» la bacio assaporando le sue labbra come se fosse l’ultima volta che posso farlo.


Una cosa è certa, qualsiasi cosa cerchiamo di nascondere
non siamo mai pronti per il momento in cui la verità viene fuori.
E' questo il problema dei segreti, come le avversità adorano la compagnia,
si accumulano, accumulano finchè non prendono il sopravvento su tutto,
e non c'è più posto per altro, e sei così pieno di segreti che ti senti
come se stessi per esplodere.
- Grey's Anatomy

 
Angolo autrice
Eccomi qui di nuovo!
Il nostro Ian è indeciso sul da farsi, non sa che cosa fare e non riesce a confessare nulla né a Paul né a Nina, lei ovviamente s'è già insospettita e lui ha paura di fare un passo falso e rovinare tutto, ha paura di perdere la sua bambina e la donna che ama... Alla fine chiama Nikki e decidono di incontrarsi... Ora che succederà? Che cosa ci sarà sotto questa chiamata?

Grazie alle fantastiche ragazze che mi hanno recensito ** vi adoro! Questo però oramai lo sapete!
Ps: ho visto tvd e sono troppo triste, il season finale è la settimana prossima ed io voglio piangere, strapparmi i capelli e morire lentamente... Ok, forse sto esagerando ma sono seriamente depressa ragazze..! L'avevo anche ricominciato a guardare e sono arrivata alla terza stagione, cioè boh, sono masochista lo so! Mi hanno rovinato tutto quest'anno, prima mi hanno tolto Meredith e Derek di Grey's ed ora perderò anche Damon ed Elena, capite che devo andare in terapia io? Mancano solo Emma e Killian di ouat e siamo a cavallo ç.ç
Scusate se mi sono dilungata inutilmente, fatemi sapere che ne pensate del capitolo, di tvd, o quello che volete insomma ahahah! :'D

Un bacio,
Anna

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Capitolo 7
*** Il cuore del problema ***


7. Il cuore del problema

 

Ormai sono un po’ di giorni che Ian è strano, ancora non ho scoperto cosa mi stia nascondendo e dopo quello che mi ha detto ieri pomeriggio non so davvero che cosa aspettarmi. Mi ha detto di fidarmi di lui, e mi fido, ma non mi piace per niente questa situazione. Non sono mai stata gelosa da quando ci siamo rimessi insieme un paio di anni fa, non ce n’è mai stato bisogno perché sapevo che d’ora in avanti niente e nessuno ci avrebbe separato. Però ho un brutto presentimento, come se dovesse succedere qualcosa di spiacevole da un momento all’altro. Sospiro ancora distesa sul letto di casa nostra, Ian è uscito circa un’ora fa per andare al lavoro e da allora non ho più chiuso occhio. Sono le sette e quarantacinque ed è ora che vada a svegliare Hayley per accompagnarla al nido, tra meno di un anno comincerà l’asilo e mi vien male solo a pensarci, è già così grande che il tempo sembra volato. Mi alzo stiracchiandomi e pian piano entro in camera di mia figlia, lei dorme come un sasso ed è quasi sempre una tortura farla alzare al mattino, ama dormire proprio come me. Mi siedo sul letto e le accarezzo la testolina coperta dai capelli, Hayley si lamenta emettendo un verso e con la mano mi fa segno di togliermi.

«Amore, svegliati.» le dico dolcemente per non farla arrabbiare.

«No.» borbotta lei.

A quel punto mi tiro su dal letto e apro le tende della sua stanza in modo che la luce possa entrare. Lei si copre la testa con il cuscino e non da alcun segno di volersi alzare. Torno da lei e le tolgo le coperte, finalmente si degna di uscire da sotto il cuscino e mi guarda infastidita. La lascio sola per un attimo e vado in cucina a prepararle la colazione, Hayley mi raggiunge qualche minuto dopo come avevo previsto. Mangiamo insieme tutto quanto mentre in tv c’è il solito cartone mattutino, non so esattamente cosa sia, credo una delle duecento stagioni delle Winx. Sparecchio velocemente e vado subito a lavarmi i denti e cambiarmi, opto per un vestitino blu ed una giacca in jeans sopra mentre Hayley si è messa una maglietta corta e un paio di pantaloncini così che possa giocare in libertà. Usciamo per mano di casa e l’accompagno al nido che non dista più di cinque minuti in auto. Lei se ne va dai suoi compagni senza battere ciglio e un po’ mi sento triste, so che dovrei esserne più che contenta ma è la mia unica figlia e sta crescendo così in fretta che neanche me ne rendo conto. Dovrei apprezzare che non fa capricci per andare al nido eppure mi sembra che sia lì a dirmi “ciao mamma non ho più bisogno di te.” e capisco che è un pensiero irrazionale perché ha solo tre anni e mezzo ma quando la porto qui non posso evitare di sentirmi così.

«Non essere triste, non l’hai mica mandata in guerra.» esclama una voce alle mie spalle. Mi volto di colpo e vedo Paul sorridente.

«Ehi, che ci fai qui?» gli chiedo salutandolo con un abbraccio.

«Anche i miei figli iniziano il nido, te ne sei dimenticata?» mi dice ridacchiando.

«Oh dio, è vero! Phoebe me l’aveva detto, ogni tanto mi dimentico che hanno solo sei mesi di differenza.»

«Già… Crescono davvero velocemente.»

«Mi sembra ieri che è nata, dico sul serio…» sospiro «Mi passerà, ora devo scappare, Ian mi ha chiesto una mano con la fondazione e sono in ritardo, come sempre.»

«Nina, aspetta!» mi afferra per un braccio.

«Mh?» faccio incuriosita.

«Probabilmente me lo sono solo immaginato ma… Ian non ti è sembrato un pochino strano ultimamente?»

Guardo Paul per un secondo poi istintivamente abbasso lo sguardo, allora non è una cosa che mi sono totalmente immaginata «Mi ha detto che mi avrebbe parlato al momento giusto ma sinceramente non so che aspettarmi… Con te non ha parlato?»

«No, ma se vuoi posso parlarci.» afferma.

«Come preferisci, insomma, vorrei solo che si confidasse con qualcuno e che non si tenesse tutto dentro qualsiasi cosa sia, capisci?»

«Certo! Vedrò che posso fare, ora ti lascio andare, ci vediamo presto Neens.»

Lo saluto ringraziandolo, spero che almeno lui riesca ad estorcere qualcosa ad Ian e a capire di che cosa si tratta. Magari sono “cose da uomini” e non ne vuol parlare con me, non lo so. In ogni caso credo che probabilmente Paul avrà più successo di me ora come ora. Avvio l’auto e sfreccio tra le strade di Atlanta diretta alla ISF, parcheggio nel posto riservato ai dipendenti ed entro di corsa. Un leggero brivido mi percorre la schiena non fa caldo come fuori qua dentro, ci sarà l’aria condizionata impostata a venti gradi come al solito, neanche vivessimo al polo nord! Nonostante sia ottobre fa ancora caldo qui in città, ma un freddo del genere in un ambiente lavorativo credo sia leggermente esagerato. Mi dirigo nell’ufficio di Ian, ho voglia di salutarlo visto che stamattina è quasi scappato di casa. Busso una volta per educazione anche se è l’ufficio del mio futuro marito, non ottengo nessuna risposta quindi decido di aprire piano la porta ed entrare. Lui non c’è, è tutto intatto come l’ultima volta che sono stata qui prima di partire per l’Egitto, è strano dovrebbe essere qui… Mi avvicino alla scrivania in cerca di qualche indizio ma non vedo nulla fuori luogo. Noto la foto incorniciata con me ed Hayley appena nata, sono anni che la tiene qui ormai e devo ammettere che è davvero carina, poi ce n’è un’altra buffissima di lui e Paul al suo matrimonio e un’ultima di Hayley al suo primo giorno di asilo nido. Non posso far altro che sorridere vedendo queste fotografie ma non sono venuta qui per questo, dovrei lavorare, o meglio prima devo scoprire dove cavolo è finito Ian. Esco dalla stanza e vado con calma in cerca della sua segretaria, quella donna sa sempre tutto quindi mi affiderò a lei. La trovo intenta a sistemare pile di documenti nel ripostiglio, devo ammettere che grazie a lei è tutto piuttosto in ordine.

«Ehi, Johanna, sai per caso dov’è Ian?» le chiedo.

Lei fa quasi cadere il pacco dei documenti per lo spavento «Signorina Dobrev, non l’avevo sentita…»

«Ti prego, chiamami Nina!» le sorrido.

«Okay, Nina. Non so esattamente dove sia, mi ha detto che aveva una commissione da sbrigare appena fuori Atlanta e che non sapeva quanto sarebbe stato via…»

«Oh, d’accordo, grazie mille.»

«Di nulla, cara.»

Un po’ confusa lascio il ripostiglio e torno in ufficio, non mi ha parlato di nessuna commissione e non so esattamente se devo preoccuparmi o meno. Forse sto esagerando, mi sto facendo paranoie inutili per qualcosa che non esiste. Decido di provare a chiamarlo giusto per sapere di cosa si tratta, la chiamata parte ma dopo qualche bip scatta la segreteria. Scuoto la testa irritata, può almeno degnarsi di rispondermi o se non altro mandarmi un messaggio. Non si sta comportando normalmente, non è da lui e, sì, forse sto ingigantendo le cose ma non m’importa stavolta seguirò il mio istinto e quest’ultimo dice che c’è qualcosa che non va. Frugo tra i cassetti sentendomi estremamente in colpa in cerca di qualche prova ma ovviamente ogni mio tentativo è vano. Dopo circa mezz’ora di inutili ricerche provo a richiamare Ian al cellulare ma per la seconda volta non risponde. In un lampo ripenso alla notte in cui gli hanno sparato e mi si blocca il respiro, non può essergli successo qualcosa di nuovo perché non lo riuscirei a sopportare. Afferro di fretta il cellulare e riprovo incessantemente a chiamarlo, una, due, tre, quattro volte finché si decide ad accettare la mia chiamata.

«Dove cazzo sei, Ian? Mi sono preoccupata da morire!» gli urlo quasi piangendo.

“Scusami… Io… Ero impegnato…”

«Non mi interessa! Pensavo ti fosse successo qualcosa!»

Lui esita prima di parlare nuovamente “Mi dispiace, Nina… Per tutto…”

Aggrotto la fronte «Cosa vuol dire? Stai bene?»

“Sì… E’ tutto okay… Hayley?”

«E’ al nido, lei sta benissimo… Ian, dimmi la verità, cos’è successo?» chiedo titubante.

“Nulla… Farò tardi stasera, dai un bacio alla piccola da parte mia.”

«Come farai tardi?»

“Nina, ti prego… Devo andare.” mi dice riattaccando.

Mi ha chiuso il telefono in faccia ancora non riesco a crederci. Ora devo decisamente vederci chiaro, non ho la più pallida idea di cosa stia facendo ma una cosa è certa: c’è un problema. Non mi do per vinta e continuo a cercare, avrà pur scritto da qualche parte un appunto, un indizio… Prendo la sua agenda, solitamente si annota qui ogni cosa, la sfoglio fino al giorno di oggi e finalmente credo di aver trovato ciò che cercavo, c’è scritto il nome di un locale il “Royal Cafè” ed è appena fuori Atlanta, bingo! Ora so dove devo andare. Senza pensarci due volte corro alla mia auto e mi avvio verso la destinazione.
 


Il primo che ha scritto "E vissero felici e contenti" dovrebbe
essere preso a calci nel sedere... "C'era una volta... e vissero felici e contenti"
le storie che raccontiamo sono fatte della stessa sostanza dei sogni.
Le favole non si avverano. La realtà è molto più burrascosa, più oscura,
più spaventosa... La realtà è molto più interessante del "E vissero felici e contenti."
- Grey's Anatomy



 
Angolo autrice
Buongiorno!
Eccovi qui il settimo capitolo! Questa volta è POV Nina. 
Nina s'interroga sul perchè Ian sia così strano ultimamente, sa bene che c'è qualcosa ma non sa come affrontare l'argomento con lui.
Persino Paul si è accorto che il suo amico è strano e promette a Nina che ci parlerà lui. Lei vuole solo aiutarlo alla fine, ma non ha la minima idea di ciò che sta per scorprire quando si mette in viaggio verso il locale...

Ah, sì: che ne pensate delle citazioni? Le trovate adeguate, vi piacciono? :)

Ringrazio le magnifiche ragazze che mi lasciano sempre un loro parere! Che farei senza di voi? ^^
Ps: non sono pronta per il season finale di tvd ! ç.ç

Voglio ricordarvi l'altra mia FF Delena: Open your heart to me.
Un abbraccio,
Anna

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Capitolo 8
*** Quale è la verità? ***


8. Quale è la verità?

 

E’ arrivato il fatidico giorno in cui dovrò incontrare Nikki, mi sembra quasi di impazzire è come se fossi in un altro mondo parallelo. Esco di casa senza neanche salutare Nina anche sapendo che si è già svegliata, mi sento in colpa in una maniera che non si può minimamente descrivere, non riesco nemmeno a guardarla in faccia senza sentirmi male. Chiudo la porta dietro di me con un sospiro, non vedo l’ora che questa giornata finisca così da potermene tornare dalla mia famiglia in santa pace. Prendo la mia macchina e guido fino alla mia fondazione, sbrigo qualche faccenda velocemente e avverto Johanna che uscirò per una commissione. Lei mi sorride e annuisce continuando poi il suo lavoro, fortunatamente non mi fa alcuna domanda forse ha capito che non è argomento da trattare ora come ora, è sempre stata un po’ pettegola ma apprezzo che in questo caso si sia trattenuta. Risalgo in auto e mi metto in viaggio verso il locale, non sono neanche le otto così decido di mandare un sms a Nikki dicendole che io sarei arrivato tra circa quindici minuti. La risposta mi arriva praticamente subito, facendo attenzione alla strada apro il messaggio con su scritto “nessun problema, ti aspetto”. Tutta questa sua finta gentilezza mi da il voltastomaco, proprio non si rende conto che per colpa sua potrei perdere Nina ed Hayley? Stringo con forza le mani sul volante e tento di calmarmi, non vorrei finire dentro un fosso per una distrazione. In lontananza riesco a scorgere il Cafè dell’appuntamento, istintivamente rallento come se non volessi mai raggiungere definitivamente in quel posto. Alla fine ci sono arrivato comunque davanti e inizio tranquillamente a cercare un parcheggio, infilo la macchina poco lontano dall’entrata e con passo tremolante apro la porta del locale. Fortunatamente non c’è quasi nessuno, l’ultima cosa che voglio è che la mia faccia finisca spiattellata sui giornali magari insieme a quella di Nikki. Mi giro intorno ma di lei non c’è traccia, probabilmente è ancora per strada quindi decido di occupare uno dei tavolini vicino alla finestra e aspettare lì.

Una cameriera mi distrae dai miei pensieri «Salve, ordina qualcosa?»

«Sto aspettando una persona, magari quando arriva…» rispondo con un lieve sorriso.

«Certo, nessun problema!» afferma la ragazzina mora lasciandomi di nuovo solo.

Sono passati un paio di minuti quando noto una Golf nera nel parcheggio, indubbiamente è quella di Nikki, potrei riconoscerla ovunque visto che ha un adesivo con un cane appiccicato sul retro. La osservo mentre scende dall’auto, è sempre uguale nonostante gli anni passati, stesso taglio di capelli, stessi vestiti, stesso modo di truccarsi. Si accorge subito di me e mi raggiunge al tavolo, c’è un momento di esitazione da parte di entrambi, nessuno dei due dice nulla ci limitiamo a fissarci l’un l’altra.

«Ciao, Ian.» mi saluta lei abbassando leggermente lo sguardo.

«Ciao, Nikki.» rispondo con tono pacato.

«Ne è passato di tempo…» continua.

«Già. Ma voglio sapere perché sono qui.» dico senza troppi giri di parole.

«Mi sembra giusto. Innanzitutto sappi che non sono qui per qualcosa che riguarda me personalmente ma per una persona a cui tengo molto.» si blocca per un istante e poi riprende il discorso «Ascolta, cercherò di venire subito al sodo. Dopo che ci siamo lasciati sono tornata dal mio ex marito, era trascorso qualche giorno e non ce la facevo più a rimanere in quell’appartamento dove avevamo vissuto insieme così ho chiesto a lui ospitalità e mi ha accolta senza pensarci un attimo. Dopo circa un mese ho scoperto di essere incinta, eravamo così felici di aver avuto questa nuova opportunità che non ci sembrava neanche reale. Naturalmente non è finita nel migliore dei modi, lui dopo sei mesi se n’è andato dicendo di non essere effettivamente pronto a crescere un figlio ed io, beh, l’ho cresciuto da sola finora. Ciò che sto cercando di dirti è che David continua a chiedere di suo padre ed io non so che cosa rispondergli perché non so chi sia realmente suo padre. Pensavo che non sarei mai dovuta arrivare a tanto ma come tu stesso saprai per i figli si fa qualunque cosa. Quindi eccomi qui a chiederti di fare il test di paternità, so di essere sfacciata e qualsiasi altra cosa ti venga in mente ma se fosse davvero figlio tuo potrei dargli una spiegazione su suo padre. Non voglio mentirgli, non è giusto per niente. Ho anche il consenso di Paul per questa cosa, voglio solo sapere se il padre è lui oppure tu. E credimi mi dispiace piombare così nella tua vita, ma devi capire per chi lo faccio.»

Non so esattamente se ridere o piangere ora come ora. Tutto quello che ha detto Nikki è stato come una pugnalata dritta al petto, è come se avessi sentito la lama di un coltello lacerarmi la carne. Non può succedermi una cosa del genere, mi sembra  di vivere in un film dell’orrore. C’è davvero la possibilità che io abbia un altro figlio? E’ realmente possibile che sia mio e non del suo ex? Come spiegherò una cosa del genere a Nina ed Hayley? Che cosa mai penserebbero di me? Mi limito a restare in silenzio perché non so neanche cosa dovrei rispondere.

«Ian… So che è sconvolgente, ma ti prego, mi serve solo un campione di DNA non ti sto chiedendo di entrare di nuovo nella mia vita. Ho solo bisogno di sapere.»

«Perché hai aspettato quattro anni?» domando solamente.

«Perché non avevo mai preso in considerazione l’idea che potesse essere tuo fino a quando non ne ho parlato con un’amica.»

«Voglio capire cosa ti aspetti da me se fosse mio.»

«Nulla, sarebbe una tua scelta far parte della vita di David o meno.»

«D’accordo, come vuoi. Ma cosa pensi che dovrei dire a Nina? E a mia figlia?» chiedo quasi ironicamente.

«Non lo so, la tua fidanzata e tua figlia sono un tuo problema, Ian…»

Senza pensare mi alzo dal tavolo e mi dirigo all’uscita «Fammi sapere quando avrai bisogno di me.» 

«Senz’altro.» mi dice guardandomi.

Esco dal locale portandomi le mani tra i capelli, è una situazione surreale e in certi momenti mi sembra solo un sogno dal quale spero di svegliarmi il prima possibile. Qualche giorno fa parlavo con Nina della possibilità di avere un altro bambino e adesso quasi per scherzo potrei davvero averne uno… Il problema è che non sarebbe nostro ma solo mio. Nonostante volessi dire di no a Nikki e mandarla a quel paese ho pensato per un attimo a quel bambino, che sia mio o meno è pur sempre un bambino e non ha colpa, anzi ha il diritto di sapere. Se il test sarà positivo a mio favore non so ancora come mi comporterò, non ci voglio pensare in questo momento, ora ciò che conta è solamente Nina perché questa cosa la distruggerà. Di Hayley non mi preoccupo, è piccola e non capirebbe del tutto fortunatamente. Afferro il cellulare e trovo tre chiamate perse proprio dalla mia fidanzata, mi sento malissimo solo al pensiero di confessarle una cosa del genere. Sto per rimetterlo in tasca quando comincia a vibrare incessantemente, è nuovamente Nina… Prendo un respiro profondo e rispondo.

“Dove cazzo sei, Ian? Mi sono preoccupata da morire!” mi grida.

«Scusami… Io… Ero impegnato…» balbetto tentando di non sembrare strano.

“Non mi interessa! Pensavo ti fosse successo qualcosa!” continua lei.

Non rispondo subito, si è preoccupata per me ed io sto per ferirla tremendamente «Mi dispiace, Nina… Per tutto…» le dico rendendomi conto che l’avrò insospettita ancora di più.

“Cosa vuol dire? Stai bene?” mi domanda preoccupata.

«Sì… E’ tutto okay… Hayley?» tento deviare il discorso.

“E’ al nido, lei sta benissimo… Ian, dimmi la verità, cos’è successo?” mi chiede incerta.

«Nulla… Farò tardi stasera, dai un bacio alla piccola da parte mia.» rispondo.

“Come farai tardi?”

«Nina, ti prego… Devo andare.» non posso più continuare a mentirle è meglio rimandare a stasera così chiudo la chiamata.

Me ne vado da quel posto il più velocemente possibile, non mi aspettavo niente del genere da questo incontro non mi è mai passato per la mente che potesse aver avuto un figlio da me. Mi sento come se avessi tradito la mia famiglia, come se da adesso in poi non avrei mai più potuto avere una vita felice insieme a Nina ed Hayley. E forse andrà proprio così, forse perderò tutto, solo ora sto iniziando a realizzare che dopo oggi potrei passare la mia vita senza di loro.

 

[…]

 

Rientro a casa verso le dieci e trenta di sera, so per certo che Nina è sveglia ad aspettarmi e di sicuro sarà furiosa per averle chiuso il telefono in faccia e per essere sparito tutta la giornata. Non la biasimo, sono consapevole di ciò che ho fatto ma avevo bisogno di stare solo e riflettere sul da farsi per conto mio. Apro piano la porta come se non volessi svegliare nessuno anche se so benissimo che non servirà a nulla. Appoggio la giacca sul divano e mi tolgo le scarpe, Nina non è ancora venuta ad urlarmi contro il che è particolarmente strano, mi dirigo in camera di Hayley e la vedo dormire beata sul suo letto. Mi tranquillizzo un po’ a sapere che almeno lei sta bene, l’ultima cosa che voglio è che ne risenta, non me lo perdonerei mai. Entro in camera mia ma Nina non c’è, il letto è ancora perfettamente piegato e non c’è alcun segno che ci abbia dormito qualcuno nelle ultime ore. Mi guardo in giro e ritorno di sotto, sul divano vedo una figura intenta a leggere e cautamente mi avvicino.

«Oh, Ian, buonasera, non l’avevo sentita rientrare.»

«Ciao, Rosie. Come mai sei qui?» chiedo alla babysitter di Hayley.

«Nina mi chiesto di badare alla bambina finché non sareste rientrato…»

«Capisco… Lei dov’è?»

«Non lo so con precisione, mi sembrava piuttosto scossa quando sono arrivata, ma credo di aver capito che andava dalla sua amica Phoebe.»

«Grazie, Rosie. Non è che puoi controllare Hayley ancora per un po’?»

«Certo, nessun problema!» mi risponde la ragazza sorridendo.

So bene perché Nina è andata via, ha capito tutto, non so come, non so da chi ma sa tutto. Torno di corsa in camera mia e mi cambio con qualcosa di pulito quando, mentre esco, trovo un biglietto sul suo comodino. Lo afferro subito e lo leggo “Non cercarmi, non stanotte, stai con tua figlia e goditela visto che dovrai presto dividerla con un altro bambino.” Ecco l’ulteriore conferma: Nina sa ogni cosa.

 

Col favore delle tenebre le persone fanno cose che non farebbero mai alla luce del sole.
Le decisioni sembrano più sagge, le persone si sentono più audaci.
Ma quando sorge il sole devi prenderti la responsabilità per ciò che hai fatto nelle tenebre e
guardarti sotto la luce fredda e spietata del sole.
- Grey's Anatomy


 

Angolo autrice
Adesso partiranno le minacce so già io ahahah! Vi prego non odiatemi troppo. Please *occhi dolci*
Essenzialmente è succsso questo: Nikki ha un figlio, non si sa ancora chi sia il padre e lei è li per quello. L'ha fatto solamente per le insistenti domande del bambino altrimenti non avrebbe mai contattato Ian. Naturalmente lui è sconvolto, e chi non lo sarebbe? Ma c'è un altro problema: vi ricordate che Nina era andata al locale? In qualche modo ha scoperto tutto e se n'è andata di casa (spiegherò tutto nei dettagli, don't worry)
So che mi odiate già ma non temete, i nostri Nian sono forti <3

Mi prendo sempre una riga per ringraziare chi mi lascia le bellissime recensioni che leggo, siete voi alla fine che mi spingete a continuare! :)

Ps: avete visto tvd? Io ero tipo .______. WTF? Almeno non è morta dai... Il ballo Delena è stato un po' così a dirla tutta, sembra una coreografia di Garrison per il serale di Amici ahah. Nina ed Ian comunque bravissimi, due grandi attori, nulla da dire! Mi mancheranno!

Alla prossima,
Anna

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Capitolo 9
*** Bugie ***


9. Bugie

 

Arrivai a quel locale circa venticinque minuti dopo, c’era un traffico disumano per strada e mi ci erano voluti dieci minuti solo per uscire da Atlanta. Ero decisamente nervosa, un po’ perché non avevo idea di cosa aspettarmi e un po’ perché aspettare i semafori non mi metteva certamente di buon umore. Ulteriormente innervosita da fatto che non trovavo parcheggio lasciai l’auto mezza sul marciapiede e mezza sulla strada, mi guardai intorno ma non c’era niente di strano. Ian non lo vedevo da nessuna parte, possibile che fosse letteralmente sparito? All’improvviso vidi uscire qualcuno di familiare, non la riconobbi subito ma solo dopo qualche secondo passato a fissarla. Non c’era dubbio quella donna era Nikki Reed, la ex quasi moglie di Ian. In un lampo misi insieme i pezzi, la stranezza del mio fidanzato, l’uscita di casa all’alba, l’appuntamento in un locale fuori città. Lui si era incontrato con la sua ex, eccolo il motivo di tanta segretezza. Rimasi un attimo impietrita, che avrei dovuto fare? Andare ad urlare e sbraitare con quella donna? Forse non era il modo giusto di gestire quella situazione, magari dovevo semplicemente far finta di nulla e chiedere spiegazioni. Se mi fossi sbagliata ne sarei di certo stata molto felice, quindi non avevo altre opzioni dovevo andar lì e affrontarla. Con passo deciso la raggiunsi prima che salisse in auto, lei sgranò gli occhi come se non fosse del tutto sorpresa di vedermi.

«Ciao, Nina.» mi salutò lei per prima.

«Ciao, stavo cercando Ian, per caso è dentro?» chiesi con fare tranquillo.

«No, non c’è. Se n’è andato poco fa.» mi rispose.

«Cerco di venire al sodo, perché vi siete incontrati?»

«Ho un figlio che potrebbe essere suo.» affermò tutto d’un fiato.

Il cuore mi si fermò, il sangue smise di scorrere, il tempo si bloccò. Non era vero, stava mentendo, Ian non mi avrebbe mai tenuta nascosta una cosa del genere. Non ci credevo, come diamine era possibile dopo quattro fottuti anni? Cercai di ricompormi un secondo, svenire non sarebbe stata la cosa migliore in questo momento.

«F… Figlio?» balbettai.

«Sì, ha quattro anni, si chiama David. Ascolta Nina, io non so se sia proprio di Ian, ho solo bisogno del test di paternità per dare una risposta a mio figlio. Non cerco di riavere Ian questo te l’assicuro.»

«O… Okay. Beh, grazie… Io… Io devo andare.» 

«Ian non ti lascerà anche se fosse suo, non preoccuparti.» tentò di rassicurarmi.

«Non è di questo che mi preoccupo, Nikki. Devo andare… Buona giornata.»

Corsi via senza neanche aspettare una sua risposta, era l’ultima persona che volevo vedere al momento, anzi no, ce n’era n’altra che in assoluto non volevo vedere in tutto il giorno: Ian. Ripresi la macchina e guidai verso casa più incavolata che mai, non piansi neanche perché proprio non avrebbe avuto senso ora come ora. Non avrebbe fatto sparire questo “imprevisto” né altro e l’unica cosa che mi impediva di prendere e andarmene via era Hayley, lei avrebbe sempre avuto bisogno di suo padre e mai gliel’avrei portata via ma ora come ora Ian non potevo proprio reggerlo. Non mi faceva incazzare il fatto che potrebbe avere un altro figlio, non era colpa sua infondo, ciò che mi aveva mandato su tutte le furie erano le bugie, mi aveva mentito per giorni, aveva mentito persino a Paul a cui raccontava ogni minima cosa. Se ne avesse parlato con qualcuno avremmo sicuramente affrontato la cosa insieme e sarebbe stato meglio per tutti.

 

[…]

 

Ho appena chiamato Rosie, la babysitter di Hayley, che sta venendo qui per badare a lei finché Ian non ritorna a casa. Dovrò farla santa un giorno o l’altro quella ragazza, è sempre disponibile a qualsiasi ora e sono contentissima che mia figlia ci vada così d’accordo. Magari per stasera le aumenterò la paga, se lo merita. Non ci mancano di certo i soldi e se possiamo aiutarla a mantenersi gli studi ben venga. Hayley è già in pigiama e sta tranquillamente giocando con i suoi pupazzetti, mi intristisce pensare che potrebbe avere un fratellastro di cui non sa nulla, uno che potrebbe entrare nella sua vita e sconvolgerla del tutto, si farebbe un sacco di domande nonostante sia così piccola. Le ho sempre fatto vedere le foto di quando avevo il pancione quindi sa benissimo che per avere un fratellino io dovrei aver avuto la pancia ed inevitabilmente si chiederà da dove viene. Certo, non negherei mai ad un bambino la possibilità di stare con suo padre ma non è questa la famiglia che avrei voluto creare. Non è detto che sia suo, questo è vero, però se lo fosse diciamo che la cosa non mi andrebbe proprio a genio.

«Mamma, dov’è papà?» mi chiama Hayley interrompendo i miei pensieri.

«Al lavoro, amore. Vedrai che arriverà presto.»

«Perché non hai il pigiama?»

«Perché la zia Phoebe mi ha chiesto di andare a trovarla, resterà Rosie con te.» le dico a malincuore.

«Voglio andare anch’io da Sophia e Luke!» mi dice entusiasta all’idea di stare con i suoi amichetti.

«Un’altra volta, Hayley. Adesso è ora di andare a nanna, su.» l’accompagno in camera sua.

«Va bene…» mi risponde a testa bassa.

«Sai quanto ti voglio bene, vero?» le chiedo rimboccandole le coperte.

«Io di più!»

«No, io di più!» ribatto.

«E io all’infinito.» replica lei.

«Okay, hai vinto tu per stavolta! Ma ti chiedo la rivincita domani. Ora dormi, papà verrà a darti la buonanotte.» le bacio la fronte e chiudo la porta della stanza.

Scrivo un biglietto ad Ian e lo lascio sul mio comodino, un po’ vecchio stile ma non ho voglia di prendere il telefono e scrivergli un sms. Prendo la giacca e spiego a Rosie che dovrà restare solo finché Ian non rincasa, lei non fa domande e mi saluta affettuosamente, sono felice che sia stata discreta non voglio che si sappia in giro. Prendo la mia auto e guido fino a casa di Phoebe e Paul, ho bisogno di parlare con la mia amica, ho davvero bisogno di sfogarmi in questo momento. Spero di non svegliare i gemelli andando da loro, non voglio di certo disturbarli, ma davvero non posso restarmene a casa o avrei preso Ian a sprangate. Un po’ incerta suono il campanello e il cancello più piccolo si apre subito, non mi hanno neanche chiesto chi fossi sono talmente abituati a vedere la mia faccia nella telecamera che ormai penso non ci facciano nemmeno caso. Percorro tutto il viale di casa Wesley fino alla porta che trovo socchiusa, entro chiedendo il permesso e vedo che il salotto è completamente vuoto.

«Ragazzi?» chiamo.

«Sì, sono qui, scusami Neens.» mi risponde Paul con indosso un buffo grembiule da cuoco.

«Non volevo disturbare, scusatemi voi.»

«Ma va, figurati! Abbiamo cenato tardi stasera, Phoebe sta mettendo a letto i bimbi, sarà qui tra un secondo.»

Annuisco e accenno un sorriso, ma Paul da bravo migliore amico e detective capisce all’istante che c’è qualcosa che non va. Non mi chiede nulla perché probabilmente sa che sono qui per parlare con lui o Phoebe. Poco dopo la mia amica scende le scale, è già in pigiama ed è abbastanza stupita di vedermi.

«Ehi, Nina! Se sapevo che venivi mi conciavo meglio.» mi dice lievemente imbarazzata.

«Non preoccuparti, sei sexy anche così.» le rispondo scherzando.

Sento Paul ridacchiare dalla cucina mentre sia io che lei alziamo gli occhi al cielo «C’è qualcosa di cui vuoi parlarmi per caso?» annuisco e ci sediamo sul divano «Beh, dimmi… Oh, dio! Sei incinta!»

«No! No, nulla del genere.» “ironia della sorte si tratta proprio di bambini però.” penso.

«Mh, okay… Allora dimmi.» mi incoraggia lei.

Prendo un respiro profondo e la guardo negli occhi, le parole non vogliono uscirmi di bocca perché renderebbero il tutto così reale e non mi piace. Mi torturo le mani finché decido di sputare il rospo «Ian potrebbe avere un altro figlio…»

«Ma… Mi hai appena detto di non essere incinta…» mi dice confusa.

«Infatti non ho detto che sia mio…»

Lei mi fissa dritta negli occhi preoccupata «Cosa significa, Nina?»

«La sua ex si è fatta viva chiedendogli un test di paternità per suo figlio…»

«Oh mio dio… Tesoro mi dispiace tanto… Stai bene?»

«No, decisamente no…» confesso lasciando che mi abbracci.

«Non avrei dovuto origliare ma dopo questa vado a staccargli la testa.» interviene Paul.

«Lascia stare, è inutile prendersela non è colpa sua. Quello che mi fa venire voglia di commettere un omicidio è il fatto che mi abbia detto un sacco di bugie. Ci voleva tanto a dirmi la verità fin da subito?» chiedo retoricamente.

«Ehi, guardami.» il mio amico si siede di fianco a me «Risolveremo tutto, non preoccuparti ne avete passate di peggio.»

«Credo andrò in albergo per stanotte, non voglio vedere la sua faccia almeno fino a domani.»

«Ma scherzi? Resterai qui, la camera degli ospiti a cosa serve?» esclama Phoebe decisa.

«Grazie ragazzi, vi voglio bene.»

«Abbraccio di gruppo!» replica la mia amica stringendomi insieme a Paul.

Phoebe mi ha prestato un pigiama che fortunatamente mi va alla perfezione, sono grata che mi abbiano ospitata almeno per stanotte perché non avrei sopportato una nottata di urla con Ian, non ne ho proprio la forza. Sto per andare a letto quando sento il campanello suonare, a quest’ora è sicuramente chi penso che sia e spero solo che Paul non lo faccia entrare, non ho la minima intenzione di rivolgergli la parola.

 

Sai chi sei? Sai cosa ti è successo? E’ così che voi vivere?
Ci vuole soltanto una persona, un paziente… un momento… per cambiare la tua vita per sempre.
Può farti cambiare prospettiva, rinfrescarti le idee, un attimo che ti costringe
a mettere in discussione tutto ciò che pensi di sapere.
- Grey's Anatomy

 




Angolo autrice
Eccomi, scusate il ritardo, ma ultimamente sono un po' incasinata... Ma non preoccupatevi un po' alla volta scriverò la FF, non la lascerò a metà promesso.
Comunque, si parte con un flashback ovvero quando Nina è andata a cercare Ian al locale, chi becca lì se non la Reed? Questa le spiega come stanno le cose e Nina si sente sottosopra, beh chi non si sentirebbe così? Più che triste però è arrabbiata perchè Ian le ha mentito, pensava che non avessero segreti e invece...
La sera confessa tutto ai suoi amici, vuole star lontana da Ian il più possibile almeno quella notte ma... Prima che vada a letto suonano al campanello, chi sarà mai ad un'ora del genere?

Grazie a voi che mi recensite sempre, siete dei tesori ! Non sono molto convinta del capitolo spero vi piaccia lo stesso, altrimenti cercherò di migliorare! E' che di solito scrivo di getto quello che ho in mente quindi può essere che venga fuori una schifezza ahahah :')

Un abbraccio e alla prossima,
Anna

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Capitolo 10
*** Nessuna scusa, nessuna giustificazione ***


10. Nessuna scusa, nessuna giustificazione

 

Come risolverò questa situazione proprio non ne ho idea, l’unica cosa a cui penso ora come ora è “spiega a Nina come stanno davvero le cose” anche se effettivamente lei sa già tutto. Non credo proverò a giustificarmi perché sarebbe del tutto inutile, non ho scuse è colpa mia e basta. So che non vorrà parlarmi, forse avrei dovuto semplicemente esaudire il suo desiderio e farmi da parte almeno per stanotte ma non ho resistito, devo vederla. Ho bisogno di sapere se sta bene anche se logicamente la risposta sarà “no”. Odio questa situazione, odio il fatto che potrei avere un figlio che non sia suo, odio doverle mentire in questo modo quando ci eravamo ripromessi di non nascondermi mai più nulla. Percorro le strade di Atlanta alla velocità della luce nonostante ci vogliano pochi minuti ad arrivare a casa di Paul, lascio l’auto vicino al marciapiede senza preoccuparmi minimamente di come ho parcheggiato e suono al citofono. Il cancello più piccolo si apre e senza pensarci due volte mi avvio verso la porta di casa. E’ il mio amico ad aprirmi e mi scruta con un’aria che è tutto tranne che amichevole, sicuramente Nina deve aver raccontato loro tutto e non la biasimo, di certo avrà avuto bisogno di sfogarsi dopo una notizia come questa. Aspetto che mi faccia entrare ma non accade nulla, Paul continua a fissarmi aspettando forse una qualche sorta di spiegazione da parte mia.

«Nina è in casa?» chiedo.

«Sì, non vuole vederti.» mi risponde freddo.

«Puoi chiamarla, per favore?»

«No, non penso sia una buona idea. Lascia che sia lei a decidere cosa fare, Ian. Almeno fino a domani lasciala stare, te lo chiedo gentilmente.»

«Paul, senza offesa ma sono affari che non ti riguardano.»

«No, certo. Ma questa è casa mia fino a prova contraria e ho chiesto io a Nina di restare per la notte, quindi se non ti dispiace ci vediamo domani.»

«D’accordo, come ti pare. Almeno dimmi se sta bene…» lo supplico quasi.

«E’ arrabbiata, questo è certo ma starà bene. Buonanotte, Ian.»

«Buonanotte…» dico sospirando.

Un po’ deluso dall’accaduto ritorno alla mia auto e riparto verso casa, è inutile discutere con Paul quando si mette in testa qualcosa dev’essere quella. E, a parte lui, forse è meglio se lascio riflettere Nina fino a domani, infondo se lo merita, ha il diritto di stare per conto suo e decidere come comportarsi, io agirò di conseguenza.

 

[…]

 

La mattina seguente mi sveglio quasi di soprassalto, pian piano sollevo la testa dal cuscino e mi guardo intorno, sono ancora da Paul e Phoebe, bene, è tutto normale era solamente un sogno. Sospiro sapendo ciò che mi aspetta oggi, non ho nessuna voglia di affrontare Ian ma alla fine so che devo. Il sogno che ho fatto mi porta alla mente immagini non del tutto piacevoli e sono davvero felice fosse solo fantasia. Sembrava tutto molto reale a dir la verità ma per fortuna nel punto più brutto il mio subconscio ha deciso di darmi tregua. Ricordo che ero a casa con Hayley, stavamo giocando tranquillamente con le sue bambole quando ad un certo punto Ian si presenta dicendomi che vuole parlarmi urgentemente. Io senza dire nulla l’avevo seguito in camera nostra e da lì era cominciato il vero disastro, mi diceva che Nikki Reed lo rivoleva con sé e che avevano un bambino insieme, che non sarebbe mai dovuto tornare con me perché amava lei, che il giorno successivo avrebbe portato via le sue cose. Io ero rimasta a bocca aperta, non ricordo se avevo detto qualcosa perché in quel momento mi sono svegliata. E’ davvero stato terribile, un incubo vero e proprio. Mi passo una mano tra i capelli cercando di dimenticare quelle cose orribili e scendo in cucina. Phoebe sta servendo la colazione ai gemelli prima di accompagnarli all’asilo, anche Hayley sarà sicuramente sveglia e si starà chiedendo dov’è finita la sua mamma. La mia amica mi porge un toast con la marmellata che accetto volentieri sedendomi a tavola.

«Zia Nina! C’è anche Hayley?» mi domanda Lucas gustandosi i suoi cereali.

«No, tesoro. Vi vedrete dopo all’asilo di sicuro.» rispondo con un sorriso.

«Mamma! Lo sai che Luke ha la fidanzata!» dice Sophia ricevendo uno schiaffo dal fratello.

«E chi sarebbe?» chiede Phoebe scambiando un’occhiata divertita con me.

«Beh, Hayley.» replica la bimba.

«Io non ho la fidanzata.» ribatte Lucas incrociando le braccia.

«Andate a vestirvi che poi papà vi accompagna, su.»

I bambini corrono di sopra in camera loro mentre io aiuto Phoebe a sparecchiare la tavola. Sto cercando di prendere tempo, non ho nessunissima voglia di litigare con Ian anche se so che è inevitabile purtroppo. Non posso evitarlo anche oggi, devo affrontarlo, parlargli e cercare in qualche modo di chiarire la questione. Poco dopo abbraccio Phoebe, la ringrazio per l’ospitalità e guido molto lentamente fino a casa mia. Tremando parcheggio la macchina in garage ed entro in casa prendendo due grandi respiri. Ian fortunatamente non c’è ancora, di sicuro è andato ad accompagnare Hayley all’asilo quindi ho ancora cinque/dieci minuti per prepararmi psicologicamente. Appoggio la borsa sul divano e mi cambio con qualcosa di più comodo, sono davvero agitata ma devo tentare in tutti i modi di mantenere la calma o verrà fuori un disastro. Mi siedo in cucina con un bicchiere d’acqua tra le mani, ne sorseggio metà finché non sento la chiave girare nella serratura: è arrivato. Il cuore continua a martellarmi nel petto ma credo di essere in grado di reggere, lui mi nota subito e se prima aveva un’aria stupida adesso è decisamente colpevole.

«Ehi.» mi saluta.

«Ehi.» replico senza guardarlo negli occhi.

«Hayley è all’asilo, possiamo parlare?»

«Non ho nulla da dirti sinceramente, ma se tu vuoi va bene.»

«Nina, mi dispiace, credimi, ci sto veramente malissimo.»

«Non ho messo in dubbio questo.»

«Ti prego non fare così. Nemmeno mi aspettavo una cosa del genere, che cosa posso farci?»

«Semplice, potevi dirmi la verità fin dall’inizio.» rispondo fredda.

«Lo so, ho sbagliato! Ma avevo paura, come pensi che avrei potuto dirti una cosa del genere? Mi sembra irreale ancora adesso figurati se avessi dovuto dirtelo subito.»

«Avresti evitato un sacco di problemi, sai?»

«Che vuoi dire?»

«Pensi davvero che sarei scappata di fronte alla verità? Pensi davvero che ti avrei odiato o cose simili? Ian, cristo santo, mi conosci da più di dieci anni!»

«E allora perché sei scappata da Paul e Phoebe?»

«Davvero non ci arrivi? E’ perché mi hai mentito per giorni non per il fatto che tu possa avere un altro figlio!» dico alzando la voce.

Lui sta zitto per un attimo, forse non si aspettava una reazione del genere da parte mia «Scusami, Nina. Sono un’idiota, mi farò perdonare lo prometto, ma ti prego parliamone, io non voglio, e non posso, vivere senza di te.»

«Ci vorrà del tempo, Ian… Non credere sia una cosa facile per me…»

«Non l’ho mai pensato… Non ti chiedo di starmi vicina perché è una cosa mia alla fine, solo non distruggiamo il nostro rapporto per questo, okay?»

«Okay, a me sta bene… Ma ti avverto che non sarà semplice far finta di nulla, insomma la settimana scorsa progettavamo di avere un altro bambino e adesso effettivamente tu potresti averne uno, capisci che per me è davvero dura?»

«Lo capisco benissimo, ma ascolta» mi prende il viso tra le mani «io un bambino con te lo vorrò sempre indipendentemente da quello che risulterà con il test di paternità, va bene?»

«Sì, va bene. Penso che dovremmo solo pazientare e vedere cosa succederà in futuro, non credi?»

«Certo. Però ti posso giurare che non me ne andrò, che ti amerò come ho sempre fatto. Per sempre.»

«Grazie di essere stato sincero adesso, lo appezzo.»

«Andrà tutto bene, Nina. Farò il test la settimana prossima e poi sarà tutto finito. Anche se il figlio fosse mio non cambierà le cose tra noi.»

«Lo spero, Ian. Con tutto il cuore…» “ma non ne sono troppo convinta…” penso senza dirglielo.

Sarà dura, nonostante le buone intenzioni di entrambi io credo che sarà davvero difficile per me accettare un suo eventuale figlio con Nikki. E’ giusto il ragionamento di lei, insomma chi non lo farebbe per il proprio bambino? Ma personalmente penso proprio che questa cosa non gioverebbe alla nostra famiglia, soprattutto ad Hayley. Come dovrei spiegarle che suo padre ha fatto un bambino con una che non sia io? Di certo non potrei tenerglielo nascosto dicendo che è figlia unica quando non è così quindi sarebbe un vero problema spiegarle questa cosa se mai dovesse essere vera… Purtroppo è inutile farmi tanti viaggi mentali, saprò tutto la settimana prossima.
 

Quando lo shock si esaurisce, quando il corpo riesce ad accettare che c’è stato un trauma,
quando non può abbassare le difese… È un momento che fa paura. È un momento di vulnerabilità.
È così che la risposta di shock ci protegge… e potrebbe anche averci salvato la vita.
- Grey's Anatomy

 

 





Angolo autrice
Scusate il ritardo ma sto capitolo è stato un parto cesareo, sul serio. Non sapevo come scriverlo, cosa inventarmi di preciso, ci ho messo giorni per tirar fuori qualcosa. Non sono neanche tanto convinta che sia venuto decentemente ma vabbè...
Ian e Nina finalmente si parlano, lei è piuttosto fredda e non sa come sarà il futuro mentre Ian è fiducioso... Nel prossimo capitolo credo parlerò del test di paternità :)

Grazie a tutte quelle che mi recensiscono, siete dei tesori sul serio! Spero di leggere qualche vostro parere! ^^

Un abbraccio,
Anna

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Capitolo 11
*** Ricominciamo da qui ***


11. Ricominciamo da qui

 

Mi svegliai alle cinque questa mattina, non ero mai stata una ragazza mattiniera anzi ero proprio l’esatto opposto mi piaceva dormire anche fino alle undici il weekend. Ma questo era una giorno davvero speciale e non ero quasi riuscita a chiudere occhio, stavo pensando alle mille cose da organizzare, da comprare, da allestire, insomma c’era un gran da fare. Il sole splendeva già, il che mi tornò decisamente utile visto che avevo intenzione di mettermi all’opera al più presto. Mi alzai piano da letto in modo da non svegliare Ian, ieri aveva fatto tardi in modo da avere la giornata libera quest’oggi e gli avevo promesso che mi sarei occupata io delle cose più importanti. Mi preparai una colazione alquanto veloce sapendo tutto ciò che avremmo mangiato durante il giorno, poi mi rinfrescai il viso in bagno e mi lavai i denti per bene. Tutto in orario, erano le cinque e mezza ed ero prontissima a lavorare. Da un lato mi meravigliavo che fosse già passato un anno dalla nascita di Hayley, sembrava davvero ieri che eravamo in ospedale con lei nata da poche ore. Sospirai pensando “oggi compie già un anno, come vola il tempo quando sono piccoli…” perché effettivamente a me il tempo pareva volato, la mia piccolina compiva un anno, non me ne rendevo davvero conto. Scossi la testa e mi concentrai di nuovo su quello che dovevo fare, afferrai straccio e spray e cominciai a pulire per bene i mobili, non potevo di certo presentare agli ospiti una casa sporca questo era poco ma sicuro. Per completare il quadro mi infilai le cuffie nelle orecchie, spolverare a ritmo di musica era decisamente meglio. Non appena ebbi finito con tutto il salotto e la cucina mi spostai in giardino, la festa si sarebbe svolta lì vista la bellissima giornata che stava arrivando. Sistemai il tavolo, le sedie e gonfiai la piscina per i bambini, sì, era piccolissima ma per Hayley, i gemelli e i cuginetti bastava. Mi guardai un attimo in giro soddisfatta, era tutto perfetto e ci saremmo divertiti un modo oggi pomeriggio. Forse era un po’ da maniaca del controllo alzarsi così presto e pulire ma ormai avevo quasi finito quindi pazienza. Dovevo anche passare l’aspirapolvere ma finché Ian ed Hayley dormivano non era il caso. Fortunatamente erano già le sette e tra mezz’ora sarei potuta andare a prendere la torta di compleanno in pasticceria, mia figlia logicamente l’aveva voluta con gli animali ed era stata un’impresa accontentarla, insomma non è stato facile trovare qualcuno che facesse animaletti di zucchero. Nella restante mezz’ora mi dedicai alla bellissima attività di gonfiare palloncini, grazie al cielo avevamo lo strumento che li gonfiava o avrei dovuto farlo a bocca. Ne avevo preparati già una quindicina quando avvertii qualcuno alle mie spalle.

«Buongiorno.» mi disse Ian schioccandomi un bacio tra i capelli.

«Ehi, già sveglio?» chiesi prendendolo per un braccio in modo che mi abbracciasse da dietro.

«Non sei molto silenziosa quando pulisci, amore.» rispose baciandomi il collo.

«Mi dispiace averti svegliato, ma non ce la facevo più a stare a letto.»

«Non fa niente, non sono poi così stanco.»

«Ma ci credi che ha già un anno?» domandai continuando a gonfiare palloncini.

«No, assolutamente! Mi sembra ancora il momento in cui mi hai detto “Ian! Mi si sono rotte le acque!”.»

«Tecnicamente era notte, ma fa niente.» dissi ridacchiando.

«Me lo ricordo bene, Nina. Ero preso dal panico!»

«Sei pure svenuto in sala parto, ricordi?»

«Meglio dimenticare quell’enorme figura di merda non credi?»

«Penso che ti sfotterò a vita!»

«Ah sì?» mi chiese iniziando a farmi il solletico.

«Okay, okay, mi arrendo! Ti prego.» risposi tra le lacrime «Va’ a prendere la torta per tua figlia piuttosto.»

«Agli ordini capitano!» affermò scherzosamente.

Lo vidi andare velocemente a cambiarsi mentre io radunai tutti gli oggetti colorati per poi andare ad appenderli fuori casa e in giardino. Ian prese un paio di biscotti dalla dispensa e tornò da me per salutarmi.

«Torno tra poco, ti amo.»

«Stai attento con la torta. E ti amo anch’io.»

Lui uscì ridendo mentre io appesi tutti i palloncini come previsto. Ci misi meno di quanto pensassi così tornai in casa per svegliare Hayley e farle gli auguri. Dormiva ancora profondamente quando mi appoggiai sulle sbarre del lettino.

«Amore, è ora di alzarsi. Lo sai che giorno è oggi?» lei si strofinò gli occhi e mi guardò assonnata «E’ il tuo compleanno! Mangeremo la torta, andremo in piscina e riceverai un sacco di regali.»

La presi in braccio e le preparai il latte, quando vide tutti quei palloncini iniziò a battere le manine come se avesse capito che era tutto per lei. Non voleva nemmeno fare colazione da tanto entusiasta che era vedendo tutte quelle decorazioni. Non fece neanche caso al suo papà quando rientrò con la torta così decisi di lasciarla giocare in pace mentre noi finivamo le ultime cose.

«E’ la nostra prima festa per lei, spero si diverta.» dissi abbracciando Ian.

«Credo proprio di sì, sai?»

«Non ho mai desiderato altro che vederla felice…»

«Lo so, e abbiamo fatto un buon lavoro finora non credi?»

«Penso di sì. Voglio che tu mi prometta una cosa, qualunque cosa accada in futuro non dobbiamo permettere a niente e nessuno di separarci né di rovinare il nostro rapporto.»

«Lo prometto. Sarò qui per voi, sempre.»

 

[…]

 

L’unica cosa che mi tiene la mente occupata adesso è sistemare casa, non che mi piaccia particolarmente pulire ma con tutto quello che sta accadendo alla mia famiglia ho bisogno di distrarmi con qualcosa e questa sembra l’unica in grado di darmi un po’ di sollievo. Probabilmente è da stupidi, me ne rendo conto ma oggi ne va del nostro futuro. Perché se quel bambino fosse di Ian la nostra vita verrebbe stravolta e anche volendo tenere le cose come sono sarebbe impossibile. Un figlio ti cambia, richiede mille attenzioni ed essendo anche di un’altra donna di certo non semplifica le cose, anzi. Non negherei mai a quel bambino di conoscere suo padre e nemmeno Ian gli starebbe lontano, ma personalmente, in fondo al mio cuore io spero con tutta me stessa che sia di un altro. Dopo tutto quello che abbiamo passato per costruirci una bella vita ci meritiamo un po’ di normalità. Ricordo quanto eravamo felici durante il primo anno di Hayley, stavamo vivendo un sogno vero e proprio, era tutto nuovo e da scoprire e lo facevamo insieme, ci eravamo promessi che niente e nessuno ci avrebbe separati ma ora come ora fatico davvero a crederci. Me ne sto seduta per l’ennesima volta nella sala d’aspetto dell’ospedale, Ian è col medico che effettuerà il test e c’è anche l’ex marito della Reed. Rido se penso che una volta quella donna era mia amica, ma mettendosi con Ian s’è comportata da vera stronza nei miei confronti. Mai avrei osato mettermi con l’ex di un’amica fossi stata in lei. Fortunatamente è acqua passata anche se potrei ritrovarmi lei e suo figlio nella mia vita d’ora in avanti. Il bimbo non ha colpe, anzi mi spiace per lui che sia cresciuto fino adesso senza un papà, ma per quanto riguarda lei può anche evaporare che mi farebbe solo che piacere. Mi alzo in piedi e faccio su e giù per la stanza in attesa di ricevere delle risposte, qualche minuto dopo intravedo Ian venirmi incontro e il cuore comincia a battermi all’impazzata.

«Com’è… Andata?» chiedo agitata.

«Tra tre giorni sapremo tutto, il tempo di confrontare i campioni…» mi risponde passandosi una mano tra i capelli.

«Oh, okay…» dico solamente non sapendo che altro aggiungere.

«Mi manchi, Nina.» confessa.

«Anche tu mi manchi, Ian.» 

«Finirà tutto presto, te lo prometto. Ehi, guardami.» mi dice sollevandomi il viso «Non ho dimenticato la promessa che ci siamo fatti due anni e mezzo fa circa e non ti ho dato questo anello» continua sollevandomi la mano sinistra «così perché mi andava ma perché voglio davvero vivere la mia vita insieme a te e a nostra figlia.»

Rimango quasi spiazzata dalle sue parole, non credevo capisse realmente come mi sento eppure mi sbagliavo sotto sotto sa cosa sto passando, sa che ho paura di perderlo, all’inizio non l’avevo capito «Ed io non ho detto di sì perché mi piaceva il diamante ma perché ti amo, perché ti ho sempre amato. Ti starò accanto qualunque cosa accadrà nonostante le difficoltà che potrebbero esserci io non me ne vado. Scusami se ho reagito male qualche giorno fa, ma è stato un vero shock per me. Adesso che mi hai parlato sono più tranquilla, quindi» gli porgo la mano «torniamo a casa.»

Ian afferra la mia mano, mi attira tra le sue braccia e mi bacia dolcemente, sono giorni che non ci sfioriamo nemmeno e le sue labbra morbide mi sono mancate da impazzire. Sì, forse si risolverà davvero tutto per il meglio, adesso ci credo anch’io. Assaporo tutto di questo bacio anche se so che comunque vada non sarà mai l’ultimo. Sono pronta a stargli accanto, per sempre.

 

Tre giorni dopo ci rechiamo nuovamente in ospedale, stavolta c’è anche Nikki visto che è lei la diretta interessata e quella incaricata di aprire la busta con i risultati. Il medico le porge le carte sigillate, noi attendiamo che le apra e per fortuna non sembra voler farci aspettare più del dovuto. Ci sono quattro fogli ognuno con le sequenze del DNA analizzate dai medici, Nikki scorre velocemente le pagine cercando ciò che le interessa davvero.

«Allora?» domanda il suo ex marito impazientemente.

«Leggo quello che c’è scritto: “Secondo le analisi da noi effettuate il genitore biologico del paziente David Reed è al 99,98% il signor Paul McDonald.”» conclude.

A me quasi viene da piangere, è davvero tutto finito. Le analisi parlano chiaro, Ian non è suo padre. Da un lato sono felicissima dall’altro spero che l’uomo in parte a noi si prenda le responsabilità che gli toccano per il bene del figlio di Nikki. Stringo forte la mano di Ian e lui fa lo stesso, lei ci ringrazia per la paziente e ci augura ogni bene. Io mi limito a liquidarla con un “non preoccuparti e buona fortuna” e ce ne andiamo finalmente a casa. Appena fuori dall’ospedale Ian mi bacia di nuovo, questa volta con più passione.

«Voglio sposarti, Dobrev. Sono stanco di aspettare.»

«Come siamo impazienti, signor Somerhalder.»

«Non sto scherzando, chiama le tue amiche è ora di organizzare questo benedetto matrimonio.» mi dice serio.

«Lo farò, giuro.» rispondo ridendo.
 

E’ difficile dare seconde occasioni… ed è ancora più difficile chiederle.
Un’occasione per riprovarci, imparando dall’esperienza… dal passato.
Un’occasione per rifare tutto in modo differente.
Un’occasione per riparare ai nostri errori, per cercare di sistemare i nostri sbagli.
Un’occasione per cercare di ricominciare…da zero.
- Grey's Anatomy

 



Angolo autrice
Eccomi qui! Dai, non sono troppo in ritardo no?
Il capitolo parte con un flashback, è il primo compleanno di Hayley e la vita di Nina ed Ian non potrebbe andare meglio. Si fanno una promessa molto importante che poi è ripresa nella seconda parte del capitolo.
Nonostante le tensioni Nina ormai ha accettato la situazione e anche se il figlio fosse stato di Ian lei ci sarebbe stata per lui, se questo non è amore **
Alla fine son stata buona e il bambino non è suo *sospiro di sollievo di tutti* ahahahah
Questo capitolo mi è piaciuto scriverlo quindi spero sia piaciuto pure a voi :)
Ora è tempo di matrimonio Nian finalmente eheh!

Grazie alle ragazze che trovano il tempo di lasciarmi una recensione, siete dei tesori!

Un bacione,
Anna

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Capitolo 12
*** I primi preparativi ***


12. I primi preparativi

 

In questi due mesi la mia vita non sarebbe potuta andare meglio, tra me ed Ian si è si tutto sistemato, pian piano abbiamo recuperato il nostro rapporto e finalmente non c’è più alcun segreto tra noi. Dopo la storia con la Reed c’è stato un periodo in cui parlavamo poco, forse perché entrambi eravamo ancora un po’ scossi da quello che era successo. Fortunatamente dopo una settimana ci siamo presi una piccola pausa dal lavoro per chiarirci e siamo usciti a cena solo noi due come non facevamo da chissà quanto tempo. E’ come se in quelle poche ore passate da soli ci fossimo completamente ritrovati, entrambi abbiamo commesso parecchi errori in passato ma nonostante tutto siamo ancora qui, probabilmente più uniti di prima. Inoltre abbiamo cominciato seriamente ad organizzare il matrimonio, ho chiamato tutte le amiche più care che ho e tramite messaggi e videochiamate su Skype abbiamo prenotato la chiesa, la sala del ricevimento e i fiori. Senza il loro aiuto sarei ancora indaffarata a cercare un momento libero per recarmi dal fioraio, ne sono certa. Con mio grande stupore anche Ian si è interessato molto alla questione, spesso ho visto lui e Paul uscire per andare a parlare con il suo pasticcere di fiducia e con il pastore della chiesa. Non so esattamente cos’abbiano combinato quei due ma ho deciso di fidarmi o sarei andata seriamente fuori di testa. E’ più stressante organizzare le nozze che lavorare sul set per dodici ore! Sfoglio l’ennesima rivista di abiti da spose arrendendomi all’inevitabile: non troverò mai un vestito di questo passo. Candice sono ormai quattro giorni che mi martella con la frase “ti porto in atelier” ma ancora non ne sono troppo convinta. Non ho idea di come sia il mio vestito dei sogni per questo cerco incessantemente uno che mi piaccia tra le riviste. Se andassi in un negozio adesso farei impazzire le commesse probabilmente. Sbuffo lanciando il giornale sul piccolo tavolino davanti al divano, non arriverò da nessuna parte così.

«Mamma cosa fai?» mi chiede Hayley salendo sul divano.

«Sto cercando un bel vestito ma non riesco a scegliere… Vuoi aiutarmi?» le domando sperando che almeno lei abbia un’idea.

«Sì!» mi risponde super entusiasta poi afferra una delle riviste e inizia a girare velocemente le pagine «Voglio questo! Così poi sarai una principessa!»

Mi indica un abito davvero stupendo, non troppo semplice ma neanche troppo appariscente, insomma come piacerebbe a me, si vede che ci capiamo lei ed io. Lo osservo per bene ed in effetti devo ammettere che ha scelto proprio bene, magari una mezza idea di andare in un negozio posso farmela.

«E’ davvero bello, Hayley! Ti piacerebbe accompagnarmi a provarlo?»

«Sì, sì, sì! Quando andiamo?» mi domanda con gli occhi che le brillano.

«Mh, magari possiamo prendere appuntamento per domani pomeriggio, così avverto zia Phoebe e zia Candice.» dico accarezzandole la testolina.

«Va bene! Ma papà non viene?»

«Eh, no! Il papà non può vedere il vestito fino al giorno del matrimonio.» le spiego.

«Perché?»

«Perché dev’essere una sorpresa, amore.»

«Dopo ballerete come nei libri delle principesse?»

«Certo! Faremo tanti balli tutti insieme.»

Lei annuisce contenta e se ne va in camera sua portando con sé tutte le mie riviste da sposa. Ian le racconta sempre un sacco di favole per farla addormentare e ultimamente Hayley si è fissata con i balli che si svolgono nei castelli delle principesse e continua a chiedere sia a me sia a lui se al matrimonio ci sarà la musica e la pista da ballo. E’ davvero adorabile quando cerca di imitare i personaggi delle storie che le leggiamo, è così spensierata che a volte mi incanto semplicemente a guardarla. Ha tre anni e mezzo eppure mi sembra di conoscerla da sempre, sta crescendo in fretta e godermi momenti come questi è una cosa che mi scalda letteralmente il cuore. Non appena “risorgo” dai miei pensieri afferro subito il cellulare e digito un messaggio multiplo sia per Phoebe che per Candice, sono le uniche due amiche che ho vicino e ho bisogno di loro per affrontare una sfida come trovare l’abito giusto. Naturalmente al matrimonio ci saranno anche tutte le altre ma ora come ora chissà dove sono e non c’è tempo per farle venire fino ad Atlanta.

“Mi sono decisa. Chiamo e prendo appuntamento in atelier per domani. Ho bisogno di tanto sostegno morale, sarà un’impresa vi avverto già. Un bacio!”

Sono quasi certa che mi malediranno in dieci lingue per averle avvisate il giorno prima ma so anche che non mancherebbero mai alla mia prova abito. Non posso non ricordare quando, qualche anno fa, siamo andate con Phoebe a cercare l’abito. Candice sembrava una vera e propria wedding planner mentre io mi sentivo solo molto incinta tanto che quella stessa sera mi si sono rotte le acque. Che giornata!

 

[…]

 

Credo di aver provato ormai qualcosa come dieci vestiti, non riesco a scegliere, sono davvero un’eterna indecisa. Alcuni per fortuna sono riuscita a scartarli, altri li amo proprio e non sono in grado di prendere una decisione. Hayley ha avuto fin troppa pazienza, è stata buona per più di un’ora e mezza ma purtroppo non è stata molto d’aiuto perché ogni abito che indossavo le piaceva da impazzire. Mi siedo sullo sgabello del mio camerino sospirando, ce la farò mai?

«Ehi, Nina?» mi chiama una voce che sembra quella di Candice.

«Sì, avanti.»

«Allora? Non hai ancora scelto?»

«No, tra questi tre davvero non so quale scegliere. Sono troppo belli.»

«Okay, qua ci vuole un pronto intervento da parte mia. Istintivamente, quale ti colpisce di più?»

«Sicuramente il secondo, ha il corpetto dei miei sogni.»

«Bene. Ora pensa al giorno del matrimonio, sei in chiesa, stai per percorrere la navata con tu padre. Quale ti immagini di indossare?»

Chiudo gli occhi e faccio esattamente ciò che mi dice Candice «Il primo. Assolutamente.»

«Abbiamo un vincitore?»

«Sì, stavolta sì!» le dico abbracciandola, come farei senza di lei?

Esco con il vestito addosso alzando leggermente lo strascico per non inciampare, decisamente non ho bisogno di fare ulteriori figure. L’assistente mi sistema un diadema tra i capelli con annesso velo ed io quasi scoppio a piangere. Dicono che sia così quando trovi l’abito perfetto e non potrei essere più d’accordo, il solo pensiero di indossare questo al mio matrimonio mi rende euforica e credo che anche Ian ne sarà felice, soprattutto quando dovrà togliermelo.

«Mamma, ora sì che sei una vera principessa!»

«Ti piace, tesoro?» le chiedo.

«Sì, tantissimo. Quando mi sposo lo voglio così.»

Ridacchio al pensiero che una bimba così piccola pensi già al matrimonio, ma come darle torto è qualcosa di veramente magico. Solo il fatto di sapere che sposerò l’uomo che amo da una vita mi rende la persona più contenta di questo mondo, Ian ed io ne abbiamo passate davvero tante ma ora siamo qui ed è quello che entrambi abbiamo sempre sognato.

Hayley ed io rientriamo a casa verso le sei, Ian è a casa e dal rumore credo sia sotto la doccia. Mia figlia sembra stanchissima tanto che va nel suo letto di spontanea volontà, la lascio riposare almeno fino ad ora di cena capisco quanto sia stato estenuante per lei il pomeriggio. Raggiungo Ian in bagno e noto con rammarico che è già uscito, ha solo un asciugamano intorno alla vita ed è estremamente sexy anche dopo tutti questi anni.

«Bentornate.» mi dice cingendomi i fianchi e baciandomi dolcemente.

«Ho trovato il vestito.» rispondo con un sorrisetto.

«Sono sicuro che sarai una sposa perfetta.»

«Lo sono sempre.»

«Siamo modeste stasera, signorina Dobrev.»

«Puoi anche dire futura signora Somerhalder.» ammicco.

«Ah, stai tramando qualcosa…» replica con aria maliziosa.

Lo trascino in camera nostra e lo spingo sul letto, i miei vestiti in pochi secondi finiscono sul pavimento sotto lo sguardo stupito e decisamente eccitato di Ian. Con un rapido movimento chiudo la porta a chiave, non vorrei mai che Hayley ci vedesse così o le si bloccherebbe la crescita poverina. Ian scosta le coperte e mi invita sotto, riprendo a baciarlo con passione e lo sento mentre mi slaccia il reggiseno facendolo finire sul pavimento. Sto per mettermi a cavalcioni su di lui quando sento la maniglia della porta muoversi ripetutamente, mi rivesto un minimo il più velocemente possibile e vado ad aprire.

«Amore cosa c’è?» chiedo cercando di sembrare il più normale possibile.

«Sto male, mamma…» mi dice stringendo il suo pupazzetto preferito.


Immaginati la vita che hai sempre sognato.
Immagina la persona con cui vuoi stare. Immagina il lavoro dei tuoi sogni.
Stai vivendo la vita che immaginavi?
Sei la persona che volevi essere quando saresti cresciuto?
- Grey's Anatomy



Angolo autrice
Allora, iniziano finalmente i preparativi per il matrimonio! Sono passati due mesi dalla storia con Nikki ed Ian e Nina hanno chiarito tutto tra loro e non potrebbero essere più felici.
Nina è un po' in crisi con l'abito da sposa così chiede consiglio alla piccola Hayley che sembra finalmente convincerla a prendere un decisione. Il giorno dopo Nina riesce a trovare il vestito dei suoi sogni e dopo anni non vede l'ora di sposare Ian (magari fosse andata così T.T)
Amo scrivere le scene tra Nina e la bambina, è una che ha un bel caratterino e sa farsi rispettare ecco ahahah!
Spero di non avervi fatto rimanere male con la frase finale detta da Hayley, nel prossimo scoprirete tutto. Ci voleva un po' di suspace no?

Grazie a voi che dedicate sempre un po' del vostro tempo per recensirmi, vi adoro ma ormai lo sapete bene! :)

Era da un po' che volevo dire questa cosa comunque: ultimamente Ian mi sembra un sacco cambiato, da quando si è sposato non sembra più lui, oddio, è sempre gentile, disponibile e tutto ma a vederlo così pare un ottantenne! Non di aspetto fisico ma proprio caratterialmente... Boh forse è una mia impressione, non lo so, ma dall'anno scorso per me è davvero diverso.
Vabbè, non mi dilungo ulteriormente.

Ah si, per chiunque ne abbia voglia, se seguite OUAT sto scrivendo una FF su Emma e Hook: You found me

Un bacio,
Anna
 

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Capitolo 13
*** Vulnerabilità ***


13. Vulnerabilità 

 

Resto immobile per un secondo senza dire nulla, Hayley non aveva mai detto nulla del genere in tre anni e mezzo ed io comincio a spaventarmi mentre mi guarda con quei due occhi color oceano. Alle mie spalle sento arrivare Ian che si abbassa subito all’altezza della piccola per chiederle cosa c’è che non va.

«Hayley, cos’hai?» le domanda accarezzandole la testa.

«Mi fa male qui.» risponde indicando la pancia.

Non è mai stata una bambina che si lamenta, anzi le da fastidio a volte ammettere che ha male da qualche parte. Ogni volta che si sbucciava un ginocchio o un gomito diceva che non era niente solo per non interrompere i giochi, ma adesso ha uno sguardo strano, c’è qualcosa che non quadra ne sono certa, chiamiamolo istinto materno. Mi riprendo dal mio stato di trans e mi abbasso anche io così che mi possa dare qualche informazione in più.

«Amore, hai fame? Non hai mangiato nulla stasera.» le dico tentando di nascondere la preoccupazione.

«No, non voglio mangiare… Mi fa male se mangio.» 

Scambio un’occhiata interrogativa con Ian, non capisco esattamente che cosa voglia dire con quella frase e non so come aiutarla in questo momento. Magari ha solo bisogno di riposare un po’ dopo la giornata in atelier così faccio cenno ad Ian di riaccompagnarla in camera sua e leggerle una favola. Lui annuisce capendomi al volo e la prende in braccio mentre io mi siedo sul letto con mille pensieri in testa. Non credo sia indigestione, non ha toccato cibo stasera da tanto stanca che era però non vuole mangiare quindi sicuramente non sta male perché ha fame. Proveremo a vedere come passerà la notte per poi decidere come comportarci, ora come ora non c’è molto che possiamo fare per lei. Vado in cucina a preparare un paio di toast per me ed Ian, la fame è passata anche a me ma è meglio mettere qualcosa sotto i denti per non rischiare di svenire come un sacco di patate.

«Ehi, si è addormentata?» chiedo ad Ian vedendolo tornare.

«Sembra di sì, ma credo che dovremmo farle fare una visita se domani è ancora così. Tu che dici?»

«Sì, penso sia il caso. Spero non sia nulla di grave…» dico sospirando.

«Vedrai che non sarà niente, i bambini si ammalano è normale.» risponde con un sorriso rassicurante.

Mangiamo tranquillamente la nostra cena e poi ci stendiamo sul divano a guardare un po’ la televisione. Nonostante fossimo stati interrotti nessuno dei due ha la voglia di prima per riprendere la dove eravamo rimasti. Mi rannicchio contro il petto di Ian e riesco ad appisolarmi per un po’ ma vengo riportata alla realtà quando Ian si alza per andare di corsa in camera di nostra figlia. Rimango disorientata per qualche istante poi mi precipito anche io in camera sua.

«Ma cos’è successo?» chiedo allarmata vedendo Hayley in lacrime.

«Nina, prendi un panno per pulire.» mi dice Ian prendendo in braccio la bambina.

Mi rendo conto che ha rimesso tutto quello che aveva mangiato anche se era davvero pochissimo. Senza farmelo ripetere corro a prendere della candeggina e degli stracci per pulire, cerco di fare tutto il più in fretta possibile così da poter andare ad abbracciare mia figlia. Adesso sono seriamente in ansia, vorrei fare qualcosa di utile per lei ma non so cosa! Getto i panni sporchi nella lavatrice e mi dirigo subito in bagno dove Ian sta aiutando Hayley a sciacquarsi un po’.

«Mamma.» mi chiama.

«Dimmi, tesoro.»

«Non volevo sporcare per terra…» 

Mi avvicino a lei e le bacio la fronte «Non è colpa tua, ho giù pulito tutto non ti devi preoccupare, capito?»

Lei annuisce e lascia che Ian le faccia il bagno, io mi siedo sul bordo della vasca e la tengo d’occhio. È pallida anche se sembra stare un po’ meglio adesso, non è mai stata così male negli ultimi anni tranne una volta quando aveva un anno e mezzo circa. Le è capitata più o meno la stessa cosa di stasera, non so se possa essere un fatto collegato, insomma è trascorso un sacco di tempo… Sospiro ancora immersa nei miei pensieri e solo dopo mi accorgo che Ian mi sta stringendo la mano. Sono contenta di averlo al mio fianco in momenti come questo o non saprei come superare tutto.

«La porti tu a letto?» mi chiede.

«Sì, certo. Aspettami pure in camera nostra.» gli sorrido.

Ian ci lascia sole ed io aiuto Hayley ad uscire dalla vasca, è bianca come un lenzuolo, non mi ero resa conto di quanto stesse male. Non ribatte neanche quando la asciugo e la vesto e di solito lo fa sempre dicendomi “mamma sono grande, faccio da sola”.

«Hayley, è da oggi che ti fa male la pancia?»

«No… Mi fa sempre male, ma non così tanto di solito.»

Sgrano gli occhi alla sua risposta, da quant’è che va avanti questa storia? Perché non ne ha mai parlato con nessuno? «Perchè non l’hai detto a me o al papà?»

«Perchè poi vi arrabbiavate se non mangiavo…» mi risponde abbassando la testa.

«Amore, non devi pensare queste cose, lo sai che quando c’è qualcosa che non va ce lo devi dire.»

«Sì, lo so… Certe volte mi fa male la pancia quando mangio, anche all’asilo…»

«Domani mattina andiamo dalla dottoressa che ti farà stare subito meglio, va bene?» le dico cercando di sembrare convincente almeno con lei.

Hayley annuisce e la accompagno di nuovo in camera sua, per fortuna il letto è apposto così può riposarsi tranquillamente. Le rimbocco le coperte e le lascio un bacio tra i capelli ed è in quel momento che mi accorgo quanto scotta, non dico niente e vado subito a chiamare Ian.

«Ha la febbre… E non mangia da oggi a pranzo, forse è meglio portarla al pronto soccorso…» affermo preoccupata.

«Sì, portiamola.» conferma Ian.

In poco tempo ci vestiamo e spieghiamo a nostra figlia che le faremo fare una visita veloce per capire cosa c’è che non va. Hayley non risponde e si limita ad annuire affondando la testa nel collo di Ian quando la prende in braccio. In auto si addormenta subito ed io inizio davvero ad essere nel panico.

«Ian, ho paura.» confesso.

«Lo so, ne ho anche io.»

«Che cosa pensi che sia?» 

«Non lo so, davvero…»

Non appena giungiamo in ospedale un’infermiera ci accoglie e vedendo Hayley manda subito a chiamare un medico. Ci fa accomodare in una stanzetta di pediatria con un lettino per nostra figlia, le da una rapida occhiata e le misura la febbre che a quanto pare è decisamente alta: 38,7. Il medico ci raggiunge poco dopo e per prima cosa visita accuratamente la bambina.

«È disidratata, le faremo una flebo di liquidi e zuccheri così che si riprenda un po’. Ha avuto altri sintomi oltre la febbre?»

«Dice che le fa spesso male la pancia quando mangia e ha vomitato tutto poche ore fa…» spiego.

«D’accordo, faremo delle analisi del sangue per capire che cosa non va, ma dovrebbe rimettersi completamente. Potete restare qui con lei mentre aspettiamo i risultati.»

«Grazie, dottore.» ringraziamo sia io che Ian.

Le fa un prelievo veloce ed Hayley neanche se ne accorge, l’infermiera invece le infila l’ago sulla manina per collegarlo poi alla sacca con i liquidi. Spero davvero che sia tutto okay come ha detto il medico ma vedere mia figlia stesa su un letto d’ospedale mi spezza il cuore. È così indifesa e mi sembra di non averla protetta abbastanza, non so neanche io come mi sento, sono frastornata e spaventata.

«Ehi, Nina. Andrà tutto bene.» mi dice Ian abbracciandomi.

«È la nostra bambina ed è in ospedale…»

«Lo so, sono spaventato anche io, ma tutto quello che possiamo fare per lei è starle accanto e rassicurarla quando si sveglierà.»

«Ian, mi sento una madre orribile. Avrei dovuto capire che c’era qualcosa che non andava e non l’ho fatto.»

«Nina, guardami. Non sei un medico, sei una persona normale che ama alla follia sua figlia, è normale che tu ti senta così ma non è colpa tua.»

«Grazie di essere qui.»

«E dove dovrei essere?» mi domanda sorridendo.

«Dai, hai capito cosa intendo.»

Adesso dobbiamo solo aspettare i risultati del prelievo sperando ci siano buone notizie. Ci sediamo in parte al letto uno difronte all’altra tenendo le mani di Hayley senza stringerle troppo. Ho solo bisogno che la mia bambina stia bene, non mi importa di nient’altro in questo momento.
 

Siamo tutti vulnerabili, per il timore, l’ansia di non sapere ciò che accadrà.
E alla fine è inutile, perché tutte le preoccupazioni e tutto il pianificare cose che potrebbero
o non potrebbero accadere, peggiorano solo la situazione.
- Grey's Anatomy

 

 

 




Angolo autrice
Sono in ritardo, lo so. Ma non vi abbandono non preoccupatevi! Ah sì, penso che questo sequel non sarà lunghissimo, non so esattamente quanti capitoli ci saranno ancora, ma non tantissimi. :)
Beh, Hayley alla fine sta davvero male poverina ed Ian e Nina decidono che è meglio consultare subito un medico. In ospedale le fanno qualche esame e le mettono una flebo per reidratarla così che possa almeno riposare. Ian e Nina sono preoccupatissimi ma cercano di farsi forza a vicenda... Cosa avrà la piccolina? Lo scoprirete presto ahah xD

Aspetto con ansia i vostri commenti che sapete mi fanno un sacco piacere! :) fatemi sapere cosa secondo voi ha la bimba vediamo se qualcuno ci azzecca ahah
Perdonate eventuali orrori d'ortografia :')

A presto,
Anna

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