Patto di sangue

di adiamondinthesky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A denti stretti ***
Capitolo 2: *** basta, adesso decido io ***
Capitolo 3: *** una via di uscita ***
Capitolo 4: *** penombra ***
Capitolo 5: *** il sogno ***
Capitolo 6: *** conseguenze ***
Capitolo 7: *** inaspettato ***
Capitolo 8: *** Lettera a Karma ***



Capitolo 1
*** A denti stretti ***


Lunedì 30 marzo

Erano passate ormai due settimane da quando Karma e Amy avevano smesso di parlarsi.

Era stata una decisione presa da Karma, alla quale Amy aveva acconsentito forzatamente e, nonostante il fatto che entrambe ci avessero meditato su, ne avessero ragionato e un po' discusso, non fu affatto una scelta facile da accettare. A rendere tutto più complicato erano i sentimenti di Amy verso la rossa. Ancora una volta ad Amy era stato spezzato il cuore e sempre dalla solita persona. Quella notte si era rassegnata, aveva abbracciato la sua pena a capo chino, gli occhi spenti e il sorriso smorzato, la stessa forza di chi brandisce scudo e spada e sa che ha già perso tutto, ma combatte per tenere alto l'onore delle vesti che indossa, della maschera che porta.
Karma aveva sentenziato la rottura definitiva della loro amicizia dopo l'enensimo insopportabile incubo, in cui Amy e Liam erano accoccolati sul letto, si sorridevano felici dopo una lunga estenuante notte di sesso sfrenato. Peccato che ciò che era davvero massacrante era, di fatto, la consapevolezza di quello che era successo tra l'amore della sua vita e la sua migliore amica. Karma era ferita nel profondo, nessuna scusa le sarebbe servita a risanare il dolore che le persone più importanti della sua vita le avevano inflitto. Lei non poteva perdonare nè lui nè lei, le loro giustificazioni non potevano far tornare il tempo indietro o cancellarle la memoria. Fino a quel momento aveva finto di poter convivere con quella cognizione, ma la verità era che non riusciva più a vedere Amy con gli stessi occhi di sempre, e pur di non ritrovarsi di punto in bianco ad odiarla, avrebbe preferito vederla piangere per qualcosa che almeno in minima parte poteva gestire, piuttosto che sparire senza una parola, dopo aver fatto finta che andasse tutto bene tra loro.
Anche quella notte per Karma non fu diverso dalle precedenti e questo la convinse a prendere in mano la situazione, una volta per tutte. Si era svegliata nel cuore della notte, dopo il solito bastardo in cubo, l'immagine di Amy mentre baciava Liam ancora vivida nella mente. Si era vestita frettolosamente ed era uscita di casa lasciando dietro sè solo uno sporco alone di luce e la porta del retro socchiusa. Si era immersa nella fresca notte primaverile trattenendo il respiro e si era diretta a passo svelto verso l'abitazione di Amy.
Quando vi giunse, notò che la luce della camera di Amy era ancora accesa, sebbene fossero più delle due di notte; intuì che anche lei non se la stesse passando molto bene, e proprio a quel pensiero la sua determinazione si accentuò, forte dell'idea che quella scelta fosse la migliore per tutte e due. Doveva essere risoluta, più caparbia che mai, doveva dominare la compassione che provava per la bionda, anche se sapeva perfettamente che era in preda a dei fortissimi sensi di colpa, ma stavolta Karma non poteva più rivestire i panni del confessore cui Amy si era sempre rivolta per lavare i via i propri peccati. No, adesso Karma doveva assumere il ruolo che si era preposta di rivestire:se stessa, senza più mentire, simulare sentimenti di gioia per cose che le facevano provare tristezza e senza più dissimulare il dolore che provava nel vedere Amy ogni santo giorno. Lei doveva essere la sua migliore amica, la sua anima gemella, ma anche lei aveva tradito la sua fiducia e non riusciva più a farselo scivolare di dosso, doveva immediatamente troncare i rapporti, per prevenire che le cose peggiorassero in un immediato futuro.
Prese un bel respiro e bussò piano alla porta finestra, non voleva spaventarla.
Amy si voltò per cercare la fonte del rumore e quando la vide accorse gaiamente ad aprirle la porta, per un attimo le era sembrato tutto come ai vecchi tempi: lei che aspettava Karma a tarda notte, le luci soffuse e la luna nel cielo scuro che sembrava sorriderle.
“Amy, ciao” esordì Karma non appena fu dentro, andò a sedersi sul letto e aspettò che la bionda facesse altrettanto.
“Ciao” le rispose sorridente Amy, sembrava raggiante, felicissima di vederla.
“Togliti quel sorriso dalla faccia, dobbiamo parlare” disse grevemente. E così il sorriso si smorzò nel luminoso volto di Amy.
La ragazza deglutì e con sguardo preoccupato la esortò silenziosamente a continuare, incapace di proferire parola le si sedette accanto.
“Ho sognato ancora te e Liam a letto” le disse pacatamente la rossa, senza tante cerimonie.
“te lo ripeto: non è stato nulla, tra me e lui non c’è niente”.
“lo so, ma non m’interessa. Hai commesso un errore madornale. Come possiamo continuare a far finta di niente se ogni volta che mi addormento sogno te e lui?” gli occhi di Karma dardeggiavano, quelli di Amy venivano trafitti.
“non so che fare…è successo. E’ stato uno sbaglio, certo, ma non possiamo tornare indietro. Io sono veramente dispiaciuta!” le urlò quasi quell’ultima frase, rischiando di svegliare i genitori.
“Mi pare il minimo” la rabbia di Karma stava prendendo piede, inspirò lentamente e aggiunse: “ proprio perché non possiamo cancellare il passato e a me le scuse non bastano…convengo che ci serva una soluzione migliore”.
“per esempio?” chiese stridula l’altra.
“ti sto dicendo addio, Amy. Sei stata la persona cui ho voluto più bene, mia compagna di mille e uno avventure. Assieme abbiamo affrontato il mondo, giorno dopo giorno, la grinta di due guerriere, ed è stato sempre meraviglioso lottare al tuo fianco, ma ora è il momento di salutarti. Me ne pentirò appena sarò tornata a casa, mi maledirò. Ma è giusto cosi. Da stasera io e te non ci parleremo più. Fa male anche a me, non solo a te” aveva abbassato lo sguardo, non voleva incontrare gli occhi afflitti di Amy.
“Karma…aspetta. Perché proprio ora?” domandò la ragazza.
“Perché fino adesso ho fatto finta che mi andasse bene continuare a uscire insieme, a divertirci, ho mentito nella speranza che mi sarei svegliata un giorno e non avrei più avuto l’immagine di te e Liam a letto insieme, ma se dopo tutto questo tempo non riesco a levarmela dalla testa, beh, allora è inutile continuare a fingere” alzò le spalle e allargò le braccia.
“Hai ragione. Ma io non voglio stare senza di te”
“Neanche io vorrei dover rinunciare alla nostra amicizia, ma a quanto pare forse ho proprio bisogno di tempo da sola per riflettere”.
“Posso darti tutto il tempo che vuoi, Karma, ma non lasciarmi da sola, ti prego”.
“Amy, ti voglio bene, di questo non devi temere, ma non posso continuare così. Devi lasciarmi andare”  a quelle parole una lacrima scese sul viso di Amy.
“Okay, come vuoi. Se hai bisogno di me, sai dove cercarmi”
“sempre”
Inaspettatamente Karma le si fece più vicina e sorridendo tra le lacrime tese le braccia verso l’altra giovane, la quale ricambiò il gesto. La loro amicizia terminò con un patto di non belligeranza; in fondo si volevano molto bene ed entrambe credevano che quella fase sarebbe durata poco, giusto il tempo di schiarirsi le idee, qualche giorno al massimo.
E invece erano già passate due intere settimane.
Amy ogni giorno fremeva sempre di più, sobbalzava quando il suo cellulare squillava o quando suonavano alla porta; era tesa come una corda di violino, sentiva dentro di sé che la rossa sarebbe venuta da un momento all’altro a dirle che la sua lotta interiore era finita, che aveva sconfitto il demone che l’aveva convinta a prendere un così brutale provvedimento all’ingenuo, stupido, maledetto errore che Amy aveva fatto.
Ma di Karma neanche l’ombra, la intravedeva ogni tanto nei corridoi, ma spariva quasi subito, la rossa sembrava essere diventata un fantasma e lei la bambina con le allucinazioni.
Quel clima era diventato per lei insostenibile, era in astinenza dalla sua migliore amica, le mancava tutto di lei, il calore della sua pelle, l’odore dei suoi capelli, il contatto col suo corpo, gli sguardi furtivi a lezione e i bigliettini rimpiattati nell’armadietto, i commenti sarcastici sul pranzo della mensa, le passeggiate nel cortile, i pettegolezzi, le risate trattenute. 
E ogni ricordo era uno spillo che andava a conficcarsi nel suo cuore, non bastava che presentasse delle crepe, no, doveva pure somigliare a uno scolapasta, pieno di buchi, utile solo a filtrare qualcosa: i suoi sentimenti. Non poteva pensare ad altro se non al dolore che implacabile la divorava dall’interno, mangiava la carne e sputava l’osso. Quello che rimaneva di lei era un misero scheletro, un guscio privo di qualsiasi emozione.
E così passò un’altra settimana, sette giorni di puro, ineluttabile silenzio. Tutto ormai sembrava essersi assestato, le ragazze non si parlavano più, non vi erano più drammi, più scenate, vi era solo un po’ di amarezza, ma se non altro non dovevano più affrontare quell’argomento spinoso. Forse, dopotutto, quella era stata davvero la migliore scelta possibile, una saggia decisione.


Lunedì 6 Aprile

Il sole era appena sorto in casa Cooper. La sveglia di Amy stava suonando gagliardamente sul comodino, segnava le sei e mezzo di mattina e le stava dicendo che ora di alzarsi, di dare il via a un’altra giornata. Amy pedissequamente si mise a sedere sul letto, zittì quel marchingegno infernale e si stiracchiò.
“Che palle” si scoprì a dire mentre la madre sbucando dal niente entrò in camera sua.
“Amy, smettila di dire parolacce. Sei una ragazza" la rimproverò la donna.
“una ragazza non può essere avvilita, mamma?" la provocò la bionda.
"certo, ma non è necessario utilizzare sempre parole brutte per esprimere il proprio disappunto" rispose prontamente la madre.
Amy si stizzì per il suo falso contegno, era fin troppo facile dire agli altri cosa dire e fare senza mai prendere in considerazione l’idea di seguire i suggerimenti dati agli altri. La ragazza si alzò sbuffando e lasciò che la madre continuasse a svolazzare in camera alla ricerca di qualcosa da rimettere in ordine. Andò verso il bagno, ma proprio quando fu dietro la porta, udì degli strani gemiti provenire da dentro, sembrava il pianto di una ragazza. Lauren?
Bussò impercettibilmente e senza fare troppo rumore entrò nel vano. Ciò che vide la sconvolse.
Lauren era seduta sul pavimento freddo, le ginocchia raccolte e cinte dalle braccia, le mani giunte e la testa china. Un rivolo di sangue si faceva strada lungo il suo avambraccio, fino ad arrivare al gomito e da lì sgocciolava sul marmo e confluiva in una macchia scura.
Amy rimase a bocca aperta, gli occhi spalancati. Per un minuto abbondante non fu capace di formulare neanche il più banale dei pensieri, guardava incredula lo scenario più improbabile di sempre.
Fu riportata bruscamente alla realtà dalla voce rauca della sorellastra, che si era voltata a fissarla e le stava urlando di uscire immediatamente, le lacrime che le rigavano il viso, il mascara che colava e le macchiava le guance.
Lauren stava cadendo a pezzi, si stava sfaldando sotto lo sguardo attonito di Amy, la ragazza che più di tutte avrebbe voluto vedere ciò accadere, ma che proprio mentre stava assistendo alla scena si sentiva più di tutte in dovere di evitare che ciò accadesse.
“Lauren, che stai facendo??” le corse accanto, le tolse la lama che stava passando ancora una volta sulla sua bianca pelle. “Sei impazzita?”
“Vattene, per favore, lasciami da sola”la supplicò debolmente Lauren.
“Scordatelo…non ti lascerò in una pozza di sangue. Ti odio, ma non fino a questo punto”
“Stai per avere esattamente quello che vuoi: la mia dipartita. Fammi morire sommersa dal mio dolore, ti scongiuro, non ne posso più” e le lacrime scendevano a fiotti.
“No, Lauren, no, ti prego, non piangere”
“lasciami” cercò sempre più flebilmente di liberarsi dalla ferrea presa di Amy, senza successo.
“ti porto in camera, aspetta un secondo” le disse premurosamente, cercando con lo sguardo un asciugamano piccolo con cui coprirle le ferite. Ne trovò uno vicino il lavandino e glielo avvolse maternamente attorno al polso, la guardò con affetto e la aiutò a mettersi in piedi.
“Pronta? Ora ti porto in camera tua e ti faccio sdraiare”
“No, ti prego. Voglio farla finita!”
“Lo so che stai male, ma questa non è la via di uscita. Devi sopportare un po’, vedrai che tra un po’ starai meglio” cercò di rassicurarla come una vera sorella. E senza badare troppo alle lamentele della sua acerrima nemica la portò in camera e la fece sdraiare sul letto. Dolcemente le si sedette accanto.
“Lauren, che ti prende?” le chiese cautamente, sapeva qual era il movente e ne era immensamente dispiaciuta. In quelle ultime settimane si era totalmente chiusa in se stessa, aveva pensato solo a lei e non si era minimamente preoccupata di nessun altro, neanche di Lauren che sapeva bene essere sola e bisognosa di aiuto.
“E’ lunedì, oggi”
“lo so, Lauren, è lunedì”
“Non voglio tornare alla Hester. Tutti sanno del mio segreto”
“Fregatene, devi essere comunque te stessa. Cosa ti importa di quello che pensa la gente?”
“Adesso mi  guarderanno con occhi diversi”
“Chi ti odiava prima ti odierà ancora, chi ti amava prima, adesso ha un motivo in più per farlo” le sorrise amabilmente.
“Come siamo ottimiste stamattina” le rispose acidamente la sorellastra.
“Non molto. E’ lunedì anche per me”
“Ma tu non sei nell’occhio del ciclone”
“No, ma neanche tu”
“Invece, sì. Hai visto come mi squadrano quando cammino nei corridoi?”
“ti squadrano non perché tu sia intersessuale e perché vogliano scrutarti l’anima, ma perché vogliono essere protetti casomai tu decidessi di sferrare un tuo solito attacco”
“Non credo, penso proprio che vogliano cercare di scoprire altro su di me”
“Lauren, tranquillizzati. Nessuno vuole farti del male, hanno solo paura di te”
“E che mi dici delle occhiatacce che mi lanciano tutti?”
“lasciali perdere. E adesso riposati” Amy senza uscì dalla stanza per poi fare ritorno qualche minuto dopo con dell’acqua ossigenata e delle bende. Disinfettò i tagli dell’altra ragazza e le sorrise cercando di infonderle un po’ di speranza.
Vedere Lauren seduta in bagno l’aveva lasciata sbigottita, non l’aveva mai vista sfaldarsi neanche per un secondo appena, l’aveva sempre vista forte, glaciale, inarrestabile e invece sapere che anche lei poteva sentirsi a pezzi ed essere fragile la rendeva così…umana. Non sembrava neanche più lei.
“Vuoi che rimanga con te a casa?”
“No…grazie”
“Sicura?” Amy la fissò dritta negli occhi e scorse il terrore nei suoi, così senza attendere risposta si sdraiò accanto a lei e le sussurrò nell’orecchio:
“Non importa se non vuoi che stia qui con te, non potrai liberarti facilmente di me, sappilo. E non lo dico perché mi fai pena, e tra parentesi non me ne fai, ma lo dico perché voglio essere accanto a te in un momento in cui hai bisogno di qualcuno accanto” e le fece un sorriso smagliante, la abbracciò e le riscaldò. Lauren, stremata dal dolore che provava, abbattuta dalla tristezza che l’aveva pervasa e disarmata dall’inattesa comprensione mostratale da Amy, si addormentò tra le sue braccia, e l’ombra di un sorriso sembrò aleggiare anche sul suo volto. Amy ne fu compiaciuta e decise di concedersi anche lei un po’ di riposo. Chiuse gli occhi e lentamente scivolò in un sonno profondo.

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Capitolo 2
*** basta, adesso decido io ***


Farrah era seduta al grande tavolo bianco in cucina, le sedie attorno vuote. Qualcosa stonava. Guardò l'orologio e con espressione preoccupata si alzò dalla sedia. Erano le sette e trenta e nè Amy nè Lauren erano ancora scese a fare colazione; la donna per accertarsi che andasse tutto bene salì le scale e si affacciò nelle camere. 
Trovò quella di Amy vuota, ma quando spalancò l'uscio di quella di Lauren rimase piacevolmente colpita di fronte quell'insolito scenario. Le due sorellastre erano sdraiate sul letto, Amy abbracciava Lauren ed ella glielo lasciava fare serenamente, erano profondamente addormentate. La donna non voleva disturbare quel momento così dolce, ma si vide costretta a farlo, poichè Amy quella mattina aveva un test importante a scuola e non poteva perderlo. 
Controvoglia Farrah si avvicinò alla figlia e le picchiettò con delicatezza sulla spalla. Gli occhi di Amy si aprirono incerti, assonnati, cercarono di mettere a fuoco la figura che avevano davanti.
 "Mamma..." biascicò la ragazza con tono leggermente scocciato. 
"Amy, hai il compito di anatomia stamani, devi andare a scuola" La giovane la fissò perplessa, un punto interrogativo nella sua espressione, poi si ricordò che giorno fosse e scattò a sedere. 
"Cazzo!" imprecò ad alta voce. 
"Basta con le parolacce.." sbottò la madre, ma fu prontamente interrotta dalla figlia. "Non ora, mamma. Non ho tempo per le tue ramanzine. Si, niente parolacce, perchè in bocca ad una ragazza stanno male etc etc. lo so"
"Vai a prepararti, su" cercò bonariamente di lasciar cadere il discorso. Amy annuì e si diresse verso il bagno, dal quale uscì dieci minuti dopo lavata e vestita. Tornò in camera di Lauren e la guardò avvolta nella penombra. Le faceva tenerezza, era rannicchiata sul letto, una mano sotto il cuscino e l'altra a stringere la coperta. "Lauren...scusa se ti sveglio, ma volevo dirti che devo andare via. Giuro che appena torno vengo subito qui a vedere come stai. Mi raccomando, riposati e non fare niente di avventanto" si abbassò e le stampò un bacio sulla guancia. 
Scese in cucina a fare colazione. La madre seduta compostamente al suo posto, il caffè caldo e il giornale aperto sul tavolo. 
"Lauren sta male, non va oggi a scuola" l'avvertì Amy. 
"Ehm, tesoro...come mai tu e lei eravate sul letto, a...ehm..dormire?" le domandò con non poco imbarazzo la donna. 
Amy la fissò con espressione confusa, non riusciva a capire dove volesse andare a parare la madre; sapeva che era strano perfino immaginare che ciò potesse accadere, ma non capì il motivo di tutta quell'apprensione finchè Farrah non insinuò delle cose inconcepibili. 
"Tesoro. Lauren è una ragazza...a te piacciono le ragaz...sì, insomma, non è successo niente tra voi.." le frasi le morivano in gola. 
Finalmente Amy comprese la causa di tanta agitazione. 
"Mamma, ma come ti saltano in mente certe cose?? Figurati. No. Quando mi sono svegliata Lauren è venuta in camera mia e mi ha chiesto se potevo farle compagnia perché non stava molto bene e allora l'ho accompagnata a letto e dopo poco si è addormentata ed io ero stanchissima e ho pensato di chiudere un po' gli occhi e però mi sono addormentata anche io" mentì parzialmente la bionda. Non voleva farle sapere che Lauren si era tagliata e l'aveva trovata mentre sanguinava e l'aveva soccorsa. No, quello doveva essere il loro segreto, il loro punto di partenza per una relazione migliore.
Amy sorrise fiaccamente e la guardò dritta negli occhi. Vide un sacco di amarezza, sapeva bene che la donna non accettava di avere una figlia gay, le sembrava innaturale e non riusciva ad accettarlo, ma d'altronde non poteva in nessun modo cambiare le cose, non poteva farle cambiare idea, quella era la sua natura e così doveva andare, senza forzature. 
"Va bene, cara. Adesso muoviti a finire il pancake o farai tardi" La giovane alzò lo sguardo verso l'orologio, che segnava quasi le otto di mattina e solo in quel momento si rese conto che doveva risolvere un'urgente questione. 
Doveva assolutamente parlare con Karma.
La notte precedente, prima di andare a dormire, si era promessa che l'avrebbe fatto, avrebbe rotto il silenzio che le stava inesorabilmente allontanando sempre più, avrebbe rotto la barriera che le separava. Voleva porre fine a quel patto di non belligeranza, preferiva la guerra al non intrattenere con lei nessun tipo di rapporto, se non altro lo strazio che le avrebbe procurato litigarci l'avrebbe fatta sentire più viva di come si era sentita quelle ultime tre settimane senza lei. 
"Devo scappare, mangerò qualcosa più tardi" saltò in piedi e raccattò lo zaino da terra, se lo portò sulle spalle e in un battito di ciglia fu fuori dalla porta. 
Iniziò a correre, correva a perdifiato, lasciava le case alle sua spalle, seminava la sua stessa ombra, che fedele cercava di rimanerle attaccata ai piedi. Dopo qualche minuto vide Karma in lontananza, mentre usciva di casa, la borsa a tracolla, alcuni libri sotto il braccio, il lapis tra le mani e lo sguardo perso nel vuoto. Amy poteva sentire il suo odore da lì, il profumo dei suoi capelli e della sua pelle, poteva palpare sensibilmente quel suo soffice velo di dolcezza e frustrazione, ricordava tutti i suoi mille modi di mordersi le labbra e scuotere i capelli, e li amava tutti e mille. "karmaaaaa!" Urlò come una pazza in mezzo alla strada.
Karma disorientata alzò leggermente lo sguardo, palesemente confusa e frustata. Vide la bionda ed ebbe un tuffo al cuore, si fermò vicino la porta, attese impaziente che l'altra la raggiungesse. 
"che diavolo ci fa qui?" le chiese irritata la rossa, il cipiglio imbronciato. 
"sono qui per te. Basta con queste scaramucce. Basta!" le puntò il dito contro.
"sei tu che sei venuta fino qua, nessuno ti ha chiesto nulla" nelle sue parole la rabbia e l'afflizione. 
"dato che tu non saresti venuta" respirava ancora affannosamente, non tanto per la corsa, quanto perché stava finalmente affrontando il suo più grande scheletro nell'armadio.
"perché non voglio parlarti" rispose con fare sostenuto. 
"non importa che parli, basta che ascolti...per favore" la implorò la bionda. "non sono in vena di melodrammi, scusa" raddrizzò le spalle e sporse il mento in fuori. 
"nessun melodramma, promesso" tornò a pregarla con gli occhi pieni di lacrime. "allora dimmi" la esortò a parlare. 
"Karma. Ho sbagliato e sono pentita da morire. Ho fatto una stronzata. Io ti amo davvero, più della mia stessa vita. Sono stata una stupida a cercare di liberarmi dei miei sentimenti, a prescindere dal fatto che sono andata a letto con Liam, non dovevo provare a smettere di amarti. Il mio amore per te è la cosa più bella e importante che abbia mai avuto. Sono mortificata di aver fatto sesso con Liam solo per ripicca. Non saranno mai abbastanza le mie scuse, non potranno mai risanare il dolore che ti ho procurato" 
"alt. Ferma il treno. Se sei tanto innamorata di me, perché allora volevi ferirmi in modo così atroce?" Adesso Karma la fronteggiava, il sorriso di chi ha trovato il punto debole dell'avversario. 
"Karma, non guardare soltanto il male che ti ho fatto io, guarda anche il male che mi hai fatto tu! Per l'amor del cielo, non tutto gira sempre intorno a te" 
"Se sei venuta qui per litigare puoi tornartene a casa"
"no, non sono qui per discutere. Sono qui per dirti che non possiamo evitarci per sempre, far finta che non esistiamo più, vivere questa cazzo di vita tu da una parte e io dall'altra. Dobbiamo parlare di quello che è successo!" Amy sembrò resistere allo sguardo cattivo e accusatorio di Karma. 
"Hai fatto tutto tu, zuccherino" la canzonò l'altra. 
"Ti sbagli. Il tango si balla in due. Qui l'abbiamo ballato in tre" 
"Vattene, lasciami stare" 
"No, è bene che tu sappia. Sei venuta da me per stabilire che non ci saremmo più parlate, io ho acconsentito credendo che si sarebbe trattato solo per un periodo, adesso siamo già a tre settimane. E cosa hai risolto?"
"Ho risolto...che...che. Oh non lo so. Che non devo più vederti" 
"Non era così terribile stare con me...prima che tu avessi Liam" 
"E poi ci hai fatto sesso, con...Liam" il suo tono divenne aspro. 
"Ho sbagliato, certo. Ma tu hai finto!!! Cazzo, hai finto per più di un mese...non puoi venirmi a dire che sei stanca di fingereeeeee" le urlò con tutta la rabbia che aveva in corpo.
Karma si girò preoccupata, i suoi occhi marroni scrutarono la sagoma esile della persona che una volta credeva conoscere bene. Ebbe paura. "Amy, calmati" "No, che non mi calmo. IO TI AMO!!!!!!! Se ho fatto quel che ho fatto è perchè tu mi hai costretto a farlo, la colpa è mia, certo, ma non solo mia! E tu non puoi andartene dalla mia vita come se niente fosse. Non puoi odiarmi come se io avessi fatto solo questo, non puoi dimenticarti di tutto quello che abbiamo passato insieme, nella buona e nella cattiva sorte"
"Non lo dimentico, però.." 
"Niente però Karma, basta. Io e te siamo passate ad essere da migliori amiche a peggior nemiche e sto soffrendo tantissimo. Tu non soffri?" 
Quella domanda andò a conficcarsi come un dardo nel cuore di Karma. Non ci aveva mai pensato, da quando le aveva detto che non si sarebbero più parlate aveva creduto che era la cosa migliore da fare e non vi era più tornata sopra, non si era interrogata se lo fosse stato davvero. E in quel momento realizzò che Amy non aveva torto e soprattutto capì che anche lei stava soffrendo moltissimo. 
"Sì...s..Sì" balbettò incerta. 
"Allora piantala con queste stronzate. Smettila di odiarmi, per favore" Amy si lasciò cadere sulle ginocchia, sopraffatta dalla sofferenza. Finalmente stava parlando con Karma e le stava dicendo tutto quello che si era tenuta dentro in quelle lunghe, esasperanti settimane. 
"Amy, alzati. Dai" "Zitta, stai zitta. Vieni a fare la moralista con me, perchè ho fatto sesso con il tuo bel Liam...e io?? IO? che cosa conto io per te? Anche tu hai spezzato il mio cuore. Mi baciavi solo per diventare popolare e lo hai fatto pure dopo aver scoperto che ero innamorata di te. Dimmi, è questo il rispetto?? E vuoi dire a me che ho sbaglato..sì, ho sbagliato, ma anche te hai messo il tuo" 
Un'altra freccia che partiva dalla bocca di Amy e andava a conficcarsi nel cuore di Karma. 
"Hai ragione, sono stata egoista..." 
"Darmi ragione non basta. Io voglio rompere questa cazzo di tregua, voglio tornare a vederti, a riabbracciarti, a parlarti!!" 
Karma rimase impalata, gli occhi sgranati per lo stupore. 
"Amy..." 
"Ti prego...non desidero altro" 
"Ma..." 
"Io lo so che tu non puoi odiarmi, so che sei ferita e lo sono anche io, ma smettiamo di ferirci ancora di più. Se c'è un problema risolviamolo insieme, per favore..."
La rossa rimuginò e capì che quello che Amy le stava dicendo era vero, che soffriva al pensiero di non poter stare più in un sua compagnia, ma il suo orgoglio la portava inevitabilmente ad ignorare quel sentimento e la spingeva a trovare sempre più scuse per essere arrabbiata con Amy, quando, effettivamente, le cose potevano essere risolte. 
"Okay, sali in macchina, ti accompagno a scuola" le sorrise dolcemente e le indicò la macchina rossa parcheggiata poco più in là, la bionda non esitò un attimo e salì, fiera di aver trovato il coraggio di affrontarla dopo tante volte che se l'era promesso. Durante il tragitto non parlarono molto, Karma le disse che ci avrebbe pensato, le accordò il pranzo insieme e poi si dovettero dividere per andare a lezione, Karma aveva matematica e Amy il test di anatomia.

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Capitolo 3
*** una via di uscita ***


Il test di anatomia si rivelò più difficile del previsto, nonostante la preparazione impeccabile di Amy, ma ciò era dovuto alla scarsa concentrazione che la ragazza aveva nei confronti delle domande a crocette. Tutte le risposte le risultavano corrette e sbagliate allo stesso tempo; non riusciva più a gestire quell'estenuante attesa anche se non era entrata che da pochi minuti.
Il tempo pareva essersi fermato, un minuto impiegava un'eternità per passare, e il pensiero di restare un'intera ora lì seduta le faceva venir voglia di piangere. Solo che non poteva fare altrimenti, era persino inutile continuare ad agitarsi sulla sedia e fissare l'ora nella speranza che il tempo passasse più velocemente.
E intanto, sull'orlo di una crisi di nervi, scriveva sul foglio cose insensate e metteva crocette a caso. Karma...ti prego non lasciarmi in questo strazio, so che possiamo uscirne assieme, come abbiamo sempre fatto.
E una piccola lacrima le scese lieve lungo la guancia.
"Amy, qualcosa non va? ti vedo distratta" Il professore le si era avvicinato senza che lei se ne accorgesse e l'aveva colta di sorpresa.
"No, no...si figuri. Sto solo concentrandomi" Mentì la giovane arrossendo e nascondendo l'amarezza . Non poteva permettersi di frasi scoprire a piangere durante una verifica. Non era né il momento né il luogo adatto.

Chissenefrega del tessuto nervoso autonomo simpatico e parasimpatico. IO VOGLIO KARMA, non mi interessa di saper dare una definizione ai neuroni, agli interneuroni...a tutta questa robaccia.
E una seconda stilla si fece strada sul suo volto.

Contemporaneamente, in un'altra aula della Hester, Karma sedeva tranquilla al suo posto, picchiettava delicatamente col lapis sul banco e di tanto in tanto prendeva qualche appunto, guardava sbadatamente il professore e sempre distrattamente annuiva. Il suo pensiero correva a quando era bambina e l'adolescenza non era che un miraggio, un futuro lontano e non aveva idea di cosa essa avrebbe comportato. Gioia, dolore, frustrazioni, libertà, felicità...tristezza e voglia di scappare.
Adesso, lei, non aveva che in mente quel folle piano: abbandonare la stanza e fuggire laddove nessuno avrebbe mai potuta rintracciarla, farsi una vita nuova, in cui nessuna sua vecchia conoscenza avrebbe osato interferire più con i suoi piani, col suo presente e nessuno avrebbe potuto incasinarglielo più.
Eppure, in cuor suo, sapeva che neanche così avrebbe potuto liberarsi di Amy e che, dopotutto, non voleva neanche farlo. L'idea di ritrovarsi in un'altra realtà, diversa da quella in cui era cresciuta, con la fotografia di Amy tra le mani, pronta a chiuderla in un cassetto, dal quale l'avrebbe tratta solo nel caso in cui si fosse concessa un momento di fragilità, di nostalgia per poi rimettere il passato al proprio posto e continuare col presente, camminando sempre verso il domani e lasciandosi tutto alle spalle, come se non fosse mai esistito un periodo antecedente. Karma Sapeva che avrebbe odiato un futuro in cui Amy non era compresa, quella ragazza era riuscita a renderla davvero felice, non le importava del male che le aveva fatto, alla fine era capace di guardare anche al bene che aveva saputo procurarle.
Era l'unica persona che riusciva a farla ridere nei momenti di sconforto e per Karma era una qualità apprezzabile in un'amica, poiché era convinta che le amiche non dovessero solo raccontarsi segreti e mangiare popcorn davanti la TV, no, quello era un rapporto frivolo, superficiale; per Karma le amiche si sostenevano vicendevolmente, erano lì, al reciproco fianco, per aiutarsi e affrontare i problemi della vita insieme, perché mai nessun altro avrebbe potuto esserci.
Se Karma non poteva avere Amy a tenderle la mano tutte le volte che cadeva a terra, allora Karma non voleva che nessun altro lo facesse, solo Amy sapeva aiutarla a rialzarsi e solo lei poteva. Amy l'aveva vista tante volte cadere e poco importava se l'avesse vista cadere di nuovo, quello che importava era che c'era. Importava e bastava.
la vita era troppo corta per guardare solo gli errori delle persone, Karma, ormai, lo stava capendo.
Non dare per scontato niente era diventato il suo motto in quelle ultime settimane.
E allora perché si stava dando lei stessa per scontata?
Doveva tornare a vivere la vita di sempre, affrontare il suo demone interiore; non era più una questione di fingere, adesso era una faccenda più seria.

Dall'altra parte della scuola Amy stava impazzendo, aveva completato il test con non poche difficoltà, ma era piuttosto sicura non fosse andato poi così male, solo non riusciva a trovare un momento di requie; il cuore aveva preso a balzarle in petto nell'esatto istante in cui la campanella era suonata, e di gran carriera si era fiondata fuori dall'aula e i suoi occhi avevano setacciato l'intero corridoio alla ricerca di Karma. Ma della ragazza neanche l'ombra.
La bionda si ritrovò ben presto delusa e sola a vagare per la scuola quando improvvisamente si rese conto che non era ancora ora di pranzo. La sua benedetta impazienza le aveva fatto dimenticare che aveva ancora delle lezioni da seguire e così si precipitò nel laboratorio di fisica dove le toccò passare un'altra lunga, interminabile ora.

Karma era uscita dalla stanza con un passo lento e pigro, come chi va incontro ad un'ineluttabile sentenza, chi si sente costretto ad aprire gli occhi e accettare la realtà dei fatti, poco importa se non si è ancora pronti o se si ha ancora qualcosa da dire. Ormai le carte sono state giocate, i dati tratti, le decisioni prese.
Camminava soprappensiero, gli occhi bassi, fissi sulle sue scarpe, non sapeva perché ma si sentiva terribilmente in colpa...eppure sapeva che non era stata colpa sua...o almeno, non tutta.
Si morse il labbro e tenendo stretti al petto i libri svoltò l'angolo per andare verso la biblioteca, dove era solita passare le ore in cui non aveva lezione.
Mentre girava qualcosa la urtò violentemente e colta alla sprovvista, Karma, cadde a terra lasciandosi sfuggire una stridula imprecazione.
"Karma...scusa, non l'ho fatto apposta!" Shane, mortificato, le stava davanti e le porgeva gentilmente la mano per aiutarla a rimettersi in piedi.
"Non preoccuparti. Ero in un altro mondo, avrei dovuto fare attenzione" gli sorrise goffamente la rossa recuperando da terra i suoi libri e maledicendosi perché non guardava mai la strada.
"Va tutto bene? Sembri agitata"
"Un po', forse è colpa dell'incidente" arcuò leggermente le labbra in un sorriso e salutando con la mano riprese frettolosamente il cammino verso la biblioteca.


 

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Capitolo 4
*** penombra ***


Karma aveva quasi raggiunto la porta della biblioteca quando vide Liam poco lontano da lì gesticolare mentre parlava al telefono, era fuori portata d'orecchio, ma non di sguardo, era visibilmente arrabbiato.
Karma mentre varcava la soglia e si dirigeva al tavolo si chiese con un po' di dispiacere chi mai potesse farlo inalberare a questa maniera. Era certa di averlo visto poche volte così in collera e non le piaceva affatto non potergli essere vicino nei momenti peggiori. Lei non avrebbe desiderato altro che essere la sua confidente, la sua consigliera...non voleva che un posto nel suo cuore, seppur piccolo e insignificante, le sarebbe comunque bastato. Anche un ciao occasionale era preferibile a quell'ostinato silenzio, che presto l'avrebbe condotta a fare una pazzia pur di farsi notare da lui.
Forse era giunto il momento di smettere di farsi da parte e chiarire la faccenda. Karma invertì la rotta e si appostò dietro l'angolo, aspettando che Liam concludesse la sua telefonata.
"No, non posso. Non ho intenzione di uscire con te" Liam stava boccheggiando, con una mano si allentava il colletto della camicia. Delle gocce di sudore gli si stavano formando all'attaccatura dei capelli vicino le tempie e lungo la fronte. Era paonazzo in volto. Si sistemava la camicia e riprendeva a gesticolare.
"Ho detto di no, non mi interessi. Il mio cuore è già impegnato" La sua volontà veniva meno, era tentato di dire sì e porre fine a tutta quella sceneggiata. Alla fine Liam Booker poteva avere tutte le ragazze che desiderava, perché correre dietro proprio a quella che non voleva più saperne di lui.
Tuttavia lei non lo aveva rifiutato. Aveva solo chiesto del tempo per riflettere. In effetti era un diritto di Karma poter ponderare una decisione, in fin dei conti l'errore non l'aveva commesso lei, ma lui.
Karma non sapeva chi vi fosse dall'altra parte del ricevitore, ma quell'accesa discussione lasciava ben poco all'immaginazione, perciò la rossa sapeva che doveva agire alla svelta.
Non era sicura di voler perdonare Liam per lo sbaglio che aveva fatto, ma non aveva dubbi sul fatto di rivolerlo nella sua vita e di volerne fare parte a sua volta.
Liam concluse la telefonata e accaldato si apprestò a tornare in classe, quando Karma gli si parò davanti.
"Oh. Mi era parso di sentire la tua voce" gongolò la ragazza.
Liam trasecolò completamente spiazzato.
"Ciao, Karma..." si fermò e i suoi occhi guizzarono dal suo viso alle sue mani, alle sue labbra, i suoi fianchi, i suoi capelli...alla sua figura flessuosa, calda, seducente.
"Come stai?" la giovane cominciò a mordicchiarsi nervosamente le labbra, non sapendo bene come mandare avanti la conversazione.
"Bene...e te?"
"Sopravvivo" sorrise stentatamente.
"Senti, Karma, devo scappare a lezione. Magari ci sentiamo e ci organizziamo per un'uscita in settimana. Che dici?" Liam non riusciva a schiodarle gli occhi di dosso. Nella sua mente balenò una scintilla di speranza, un attimo di illusione.
"Ti faccio sapere"
La loro strada si divise, entrambi proseguirono il loro percorso con le teste affollate di punti interrogativi, di dubbi, di fantasie.

Nel frattempo Amy nel laboratorio di fisica continuava a distrarsi, guardava il quaderno e vi immaginava il volto della sua migliore amica, disegnato con ogni sua perfetta sfumatura, ogni pecca era il suo miglior pregio. Ripensava a tutto quello che avevano fatto assieme, sin dall'asilo. I loro giochi di bambine, le loro prime marachelle, i pomeriggi passati in giardino a raccontarsi storie inventate. E intanto crescevano, le magliette si stringevano, i loro visi cambiavano, mutavano le espressioni, i gusti, i gesti. Il tempo passava senza che loro vi facessero caso. Le gonne cominciarono a diventare sempre più corte e strette, vi erano le prime smanie, i cambiamenti d'umore. Le bizze, le ripicche, le prove d'amicizia...e là fuori, fuori dal guscio che si erano costruite attorno a, le stagioni si susseguivano. Arrivava l'inverno e correvano spensierate sulla neve, si lasciavano cadere sul soffice manto e si sfidavano a resistere al freddo il più possibile, finché le labbra di entrambe non divenivano cianotiche e le estremità insensibili a qualsiasi tocco. Giungeva la primavera ed era il momento di spogliarsi dai giacconi invernali e cominciare ad indossare vestiti più leggeri. E allora in quel momento si scoprivano le nuove curve, il seno un po' cresciuto, i fianchi più allargati e ciò dava il via al chiacchiericcio un po' adolescenziale e un po' infantile. Si presentava l'estate e seppur impercettibili i mutamenti cominciavano a vedersi di più. Stavano crescendo e lo facevano assieme. I primi baci, le prime cotte, i primi amori... i litigi a scuola, le invidie, i contrasti...le scuse, i regali, gli incoraggiamenti. Tutto questo era stato parte del loro passato, erano legate da questo sottile filo, flebile ma resistente; le teneva insieme e non si spezzava mai. Erano destinate a passare il resto della propria vita assieme, come due sorelle, ma unite non da un legame di sangue, quanto da un amore potente, folgorante, che nessuna delle due ragazze era pronta ad ammettere di provare.
Infatti tutto era cambiato quando improvvisamente si erano ritrovate grandi abbastanza da comprendere in minima parte l'amore. Si erano baciate, per scherzo, rovinando tutti quegli anni passati assieme a costruire il loro futuro. Amy non sapeva farsene una ragione, non riusciva a spiegarsi cosa fosse successo, a malapena comprendeva che qualcosa era successo. Qualcosa di insormontabile per un'adolescente.
La bionda aveva dei problemi con la sua sessualità. Da quando aveva baciato Karma si era resa conto che non sapeva più chi era. Forse abitava in lei una ragazza diversa da quella che aveva imparato a conoscere e ciò la disturbava, non voleva conoscere un'altra persona, lei voleva essere la solita di sempre. La ragazza bionda amica della rossa. Solo amiche, niente di più. Ma lei non voleva solo un'amicizia, lei voleva quel qualcosa in più e si sentiva uno schifo per aver solo immaginato che anche Karma volesse e provasse lo stesso. Chiaramente le cose non stavano affatto così.
E aveva mandato tutto a monte andando a letto con un ragazzo, ma non un ragazzo qualsiasi, no, il ragazzo di Karma.
Perché?
Perché quando si è giovani ed inesperti è facile prendere decisioni sbagliate, commettere passi falsi, brancolare nel buio. E' facile cadere in tentazione e fare la cosa meno opportuna di sempre, soprattutto quando non hai più nessuna certezza dalla tua parte, quando il mondo ha deciso di crollarti addosso e tu non hai più vie di scampo.
Amy vagava in un tunnel solitario, cercava disperatamente lo spiraglio di luce che l'avrebbe ricondotta in superficie e solo ripensando a tutto quello che era successo ultimamente Amy realizzò che lei non era completamente al buio, era solo nella penombra. Perché poteva riprendersi Karma e amarla senza essere contraccambiata, le importava solo che lei non la odiasse e presto sarebbe riuscita a non farsi odiare più. Non potevano fare a meno l'una dell'altra. Come ossigeno per le cellule, loro si necessitavano. Aria nei polmoni.


 

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Capitolo 5
*** il sogno ***



A qualche miglia di distanza dalla Hester High School giaceva priva di energie Lauren. La ferita le bruciava. Ogni battito del suo cuore le metteva in circolo rabbia e sofferenza, ma non aveva la benchè minima forza di ribellarsi a tutta quell'afflizione che l'attanagliava, la stringeva in una morsa dalla quale non era capace di divincolarsi, ma anzi arrendervisi e morire ogni giorno di più torturata da quella presa dolce e amara al contempo. Annegare il proprio dispiacere nel sangue era diventata una pratica comune per la giovane. Sapeva che il male della sua mente spariva quando il dolore del suo corpo si faceva vivo in lei, si impossessava di tutto il suo essere facendole accantonare in un angolo della sua testa tutto ciò che di sbagliato c'era nella sua vita.
Solo sangue che cola e si sparge sulla pelle umida, la rinfresca e la rinnova. cellule morte che si rigenerano.
Dita che scorrono sulla ferita che maledetta brucia, pulsa, aggredisce i sensi.
E cola, striscia lungo il taglio il rosso sangue, che ripulisce dalle tossine e porta via con sè la malinconia.
Lauren non poteva negare di star male, ma non poteva neanche ammettere di stare così male.
Nessuno se ne era mai accorto del fardello che aveva dentro. Le bastava sfoggiare un sorriso per essere creduta felice, beata e contenta. Le bastava farsi scoprire a prendere in giro una persona più debole per essere giudicata una bulla. Le bastava dire che andava tutto bene per convincere gli altri che in effetti andava tutto alla perfezione.
Ma non era affatto così. Lei era la bulla di se stessa. Criticava e muoveva del cinismo negli altrui confronti solo perchè nessuno aveva mai avuto il coraggio di trattarla come doveva essere trattata: male quando faceva del male e bene quando faceva del bene.
No, lei era semrpe stata trattata con timore, soggezione, con una sorta di riverenza, con i guanti...per paura che da un momento all'altro si sarebbe spaccata a metà e la sua essenza sarebbe crollata sotto gli occhi esterrefatti di tutti. D'altronde che ci si poteva aspettare? Era un'adolescente che non aveva più al suo fianco una madre, ma solo il padre. Era nata con una rara malattia genetica, doveva prendere pasticche per poter essere come tutte le altre ragazze...Era logico aspettarsi che un giorno si sarebbe svegliata a pezzi, distrutta, provata da tutto ciò che le stava capitando.
Perciò tutti quelli che conoscevano la sua situazione la trattavano come un vaso di porcellana, con cura, con attenzione...e chi non sapeva niente, o quasi, di lei preferiva trattarla con rispetto, perchè era ben nota la sua predilezione per i ripudi sociali ed era sin troppo facile finire nella punta del suo mirino, essere il suo fragile bersaglio, dato il suo spiccato intuito per i punti deboli dei suoi nemici dichiarati o potenziali.

Erano circa le undici del mattino quando Lauren aprì gli occhi dopo quel suo agitato sonno. Era successo di nuovo, aveva fatto quel sogno che da settimane la tormentava.
Nel sogno vedeva luci intermittenti, sentiva le sirene della polizia che riecheggiavano nell'aria greve...un'improvvisa fiamma che si levava dal cofano della macchina, la corsa contro il tempo, i vigili del fuoco protetti dalla loro divisa rossa e gialla. Delle grida: " Sono là...presto, presto" e poi più niente, solo il corpo della madre che immobile pesava contro lo schienale del sedile.
E Lauren era lì, dietro di lei, dormiva....la cittura di sicurezza le si era staccata durante l'impatto ed era balzata avanti, le sue braccia esili contro il vetro anteriore, la madre che nel suo ultimo impeto di energia tendeva il suo braccio verso di lei, per evitarle il colpo fatale e salvarla, e poi si lasciava cadere sul volante, esanime.
Altre urla: "E' lì, presto..fate qualcosa, vi prego!!"
La voce di una donna, forse una testimone...forse solo una passante.
Arrivarono i paramedici, le ambulanze, i soccorritori. Presero Lauren e la trassero fuori dell'auto. Le presero i parametri, era viva per miracolo. I suoi occhi erano ciechi, non vedeva che fiamme e non sentiva che urla. Era in stato di shock e ci rimase per una settimana, periodo in cui non fu lasciata da sola neanche per un momento appena. Piangeva, strillava che voleva sua madre, che le mancava....eppure suo padre le era sempre vicino,e lei continuava a gridare "mamma" a notte fonda, durante il suo sonno, finchè non si svegliava sudata e turbata. Urlava fino a non avere più aria nei polmoni.
Aveva solo sei anni, era una dolce, tenera bambina indifesa. Lei sola contro il mondo, lei piccola e lui gigante.
Però cresceva sotto lo sguardo vigile e premuroso del padre, cresceva e le prime questioni femminili cominciavano ad emergere, disarmando il padre, che ne fu colto impreparato, sprovvisto di adeguate risposte. E allora comprava libri su libri, si documentava come più poteva, cercava di rassicurare se stesso e la sua figlioletta. Quando però scoprì la rara malattia di Lauren rimase sconcertato, già gli era difficile prendersi cura della sua piccolina a cose normali, figuriamoci aiutarla a crescere con la consapevolezza che lei non sarebbe mai potuta diventare madre, che lei avrebbe sempre dovuto prendere pasticche...
Pasticche che le somministrava con la scusa che le avrebbero fatto bene, ma Lauren non ne era convinta, sapeva che qualcosa non andava come doveva.
Fin quando un giorno scoprì la verità, che le sembrò un macigno sulle spalle. Era preoccupata, spaventata e sola, senza una madre a cui confidare le sue paure, i suoi momenti di tristezza. E allora, per non pensare al dolore che serbava e sentiva crescere nel profondo del suo cuore, si fece trasportare dall'euforia del padre di vederla salire su un palco, fronteggiare altre ragazze che quanto a bellezza non potevano competere.
L'amarezza con il passare degli anni lasciò spazio ad una vaga felicità per i concorsi di bellezza, alla soddisfazione di tutti quei fasulli sorrisi e premi; il trucco che copriva il cordoglio che cercava di tracimare dai suoi occhi e colare via assieme al mascara. Le acconciature, i vestiti, le pose...Gli strass e lo stress.
Bruce faceva di tutto per rendere la sua adolescenza un bel ricordo, ma la verità era che Lauren non desiderava niente di tutto ciò, anzi, avrebbe barattato tutti i suoi trofei con un unico, lungo, caldo abbraccio della madre.

Quella mattina la giovane aveva tentato di scacciare via la tristezza con più vigore del solito, voleva cavarsi dalle vene tutto quell'avvilimento accumulato in quei lunghissimi dodici anni.
E Amy era stata la sua ancora di salvezza, il suo angelo custode che l'aveva strappata alle tenebre e avrebbe voluto ringraziarla, dirle con sincere parole che le doveva la vita, perchè anche se infelice quella era la sua vita e doveva accoglierla appieno, vivere tutte le esperienze che essa poteva offrirle. E alla fine Amy non era poi una così pessima sorella, anzi, avrebbe proprio voluto provare a legare di più con lei, instaurare un bel rapporto e, dopo quella mattina, credeva che ciò sarebbe divenuto realtà.
A quel pensiero le scappò un flebile sorriso

 

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Capitolo 6
*** conseguenze ***


Karma aveva appena oltrepassato la porta e si era diretta verso il primo tavolo libero quando la testa cominciò a girarle vorticosamente. Un turbinio di dubbi le si era insinuato dentro, nonostante i suoi sforzi per scacciare ogni curiosità, ogni domanda, ogni pensiero. Era tutta colpa di Liam, non avrebbe dovuto rivederlo, tantomeno parlarci, sapeva perfettamente cosa avrebbe comportato. Adesso non sarebbe stata capace di concentrarsi sui suoi studi, non avrebbe più potuto leggere con tranquillità e attenzione, no, perché il suo interesse sarebbe inevitabilmente andato alla chiamata di Liam, a Liam, al loro futuro ormai divenuto passato e forse un possibile presente, un ritorno di fiamma.
Chissà...
Basta, doveva smettere di pensare a lui, anche se dopo quel breve, scialbo dialogo era rimasta abbastanza confusa.
Uscire con LUI? era sicuramente un messaggio in codice, forse intendeva che dovevano rincontrarsi per chiarire tutta la faccenda, alla fine Liam non gliel'aveva ancora fatta pagare...eppure nei suoi occhi aveva intravisto un barlume di speranza.
Ma come? Mi ha lasciato lui...
Per ragione di causa maggiore, certo...lei gli aveva metnito su una questione così importante e lui non ne era rimasto tanto contento...poi certo, bisognava ammettere che dopo quello che era successo con Amy se non l'avesse lasciata lui, lei lo avrebbe sicuramente lasciato, una volta scoperta la verità, la tresca. L'intrigo.
E però come poteva dimenticare tutto il tempo che avevano condiviso assieme? Le ore passate sotto gli alberi as ascoltare musica, a leggere, a parlare di questo e quel viaggio che insieme avrebbero tanto voluto fare...Grecia, Turchia, Islanda...Forse anche Italia, un giorno.
Chissà...
E ancora, il ricordo di lui che sdraiato sul suo letto le baciava la pelle, con la sua bocca vellutata, il suo sorriso dolce, il suo tocco delicato. Lui che le massaggiava le spalle, le annusava i capelli, le sfiorava i capezzoli, poi facevano l'amore, a volte per tutta la notte, senza fermarsi, perché era bello sentire i due corpi mettersi in contatto, fondersi, divenire un tutt'uno e più distaccarsi. Sentire il sentimento scorrere libero, fluidificarsi nelle loro vene, pompare assieme all'adrenalina, fino al cuore e da lì tornare in circolo come droga, inebria, esalta, abbacina.
Sì, perchè il sesso non è che un inganno...ti promette cose che non può mantenere, come la presenza di una persona nella tua vita. Infatti Liam non ne aveva più preso parte sin da quel giorno. Maledetto il tempo che negato fu agli amanti di una vita, coloro che gettarono in pasto ai leoni la speranza di riveder il volto del proprio caro, il tempo che essi stessi hanno deciso di cacciare, al fine di vederselo fuggire senza più poter tornare lì, nel loro cuore, dove ancora oggi, essi, serbano il ricordo della loro estate trascorsa e scordata, come le pagine di un libro che finito di leggere si ha.
Maledetto il tempo che non ha permesso loro di capire meglio le intenzioni e i moventi di gesti tanto estremi, brutali, compiuti da loro.
Karma non volle mai arrivare a capo della questione, preferì mettere tutto a tacere, fissando la sua attenzione su altro: lo studio, la musica, il cibo.
Dal canto suo Liam non provò mai a spiegarle il perchè di quello che aveva fatto, la lasciò sia per l'indignazione di esser stato vittima di frode e sia per i sensi di colpa in seguito a ciò che aveva combinato: un grosso, enorme sbaglio. Di sbagli ne aveva fatti tanti, ma come quello mai; perciò si era visto costretto a lasciare Karma.
Karma allora aveva smesso di prendere la vita di petto, aveva cominciato a prenderla con più serenità, infatti spesso si mostrava imperturbabile, indolente, un po' tronfia, come se la vita non poteva riserbarle più cattiveria di così e uscire da quella batosta l'avrebbe resa immune a tutte le batoste successive.
Inutile dire che quando rivide Liam la terra venne a mancarle sotto i piedi. E intuire in lui quel po' di speranza...forse non era tutto perduto.
Karma voleva tanto ritrovare il posto che aveva nel cuore di Liam, guadagnarselo di nuovo, meritarselo per davvero questa volta, senza stupidi trucchetti. Voleva amarlo ed essere amata da lui, non le importava se ciò dovesse avvenire in segreto o in pubblico, lei voleva lui. Amy...Amy doveva solo farsene una ragione, le voleva bene, era la sua migliore amica, la sua anima gemella in senso lato, ma non la sua ragazza, non poteva sacrificare la sua felicità di coppia per lei, perchè non avrebbe fatto felice Amy, ma anzi, l'avrebbe resa ancora più triste, triste per rendere la vita di Karma un inferno e triste perchè la forzava a stare con leic ontro la sua volontà. Infelice e meschina.
Anche se...dopo quel bacio era rimasta scombussolata. Qualcosa aveva provato, ma cosa?
Nah, non provo niente per lei, è solo nella mia testa - Cercò di convincersi Karma, seduta al grande tavolo marrone, coi libri aperti sotto il naso e il lapis nella mano destra..gli occhi spenti e rabbiosi, non riusciva ad analizzare i propri sentimenti, forse aveva qualcosa di rotto dentro di sè, qualcosa non funzionava come doveva, dal momento che era piuttosto sicura che certe cose avrebbe dovuto capirle.
Lei ed Amy erano due ragazze così differenti, venivano da due mondi differenti. La madre di Amy era una donna alla moda, frivola, sciocca, con scarpe sempre tirate a lucido e i capelli perennemente biondi e in ordine, abiti rigorosamente firmati e gioielli raffinati. La madre di Karma era una hippy, fumava marijuana per rilassare i nervi e preparava strani miscugli, ogni tanto si recava nei boschi e andava a raccogliere radici per farne medicine a basso impatto ambientale e ad alto livello di tossicità per la salute umana, almeno così pareva alla figlia.
Il padre di Amy era scappato con una ragazza assai più giovane di lui, la solita crisi di mezza età, si perchè la ragazza aveva esattamente la metà dei suoi anni e ciò era ripugnante.
Il padre di Karma invece era un povero pazzo, maniaco dell'ordine e ossessionato dalle corse in auto. ma quel che c'era di buono in lui era che in tanti anni di matrimonio non aveva mai tradito sua moglie, alla quale ogni sera portava una rosa rossa e prometteva ancora una volta un amore eterno.
Karma ed Amy erano diverse, Karma era una perfezionista ed egocentrisca studentessa, mentre Amy prediligeva più i posti appartati e distanti da altre persone, dove potesse essere se stessa lontana da occhi indiscreti che la scrutavano e la obbligavano a controllare meticolosamente ogni suo movimento. Ciò non voleva dire che le due ragazze non potessero essere amiche, anzi, ma che ciò comportava sicuramente qualche piccolo compromesso, alle volte.
E quel bacio però non rientrava nei compromessi, non era un'emozione ammissibile, così come non lo era la gelosia nei confronti suoi prima di arrivare al dunque durante la cosa a tre da leis tessa proposta. Però aveva perdonato Liam per aver fatto sesso con Amy e non Amy per averlo fatto con Liam...
Forse perché non voleva che Amy venisse contaminata da Liam come era successo a lei...La voleva tutta per sè, solo per sè e invece si era scoperta a condividerla con qualcun altro...
Tutto questo è ridicolo- continuava a ripetersi, ma la convinzione andava piano piano scemando. E mentre pensava, il tempo ,che fino a giorni prima si era rivelato bastardo, perchè aveva osato rallentare il suo decorso, adesso cominciava ad essere maledetto perchè scorreva troppo velocemente e Karma sapeva che le rimaneva più poco tempo per raccogliere le forze ed affrontare Amy a pranzo.
Sommersa in un mare di domande senza risposta, questioni incomprensibili e pulci nelle orecchie (colpa di Shane, e sennò di chi?) la rossa prese i libri e li ripose nello zaino e con riluttanza si avviò verso la mensa, doveva sapeva essere attesa dalla bionda, che probabilmente fremeva di gioia al pensiero di poterla rivedere e parlarci dopo settimane che avevano smesso di considerarsi e forse si erano quasi dimenticate di tutto il tempo che avevano passato insieme in un tempo antecedente.
La vera domanda, che sorgeva a quel punto spontaneamente in lei, era: Cosa avrebbe dovuto dirle esattamente?
E poi, ancora, come avrebbe dovuto reagire?
Che si aspettava da lei, Amy?
Con tutti questi sconcertanti quesiti Karma continuò a camminare lentamente verso il punto di ritrovo, consapevole che di lì a poco si sarebbe scatenato l'inferno.

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Capitolo 7
*** inaspettato ***


 

"Chi non osa nulla, non speri in nulla."-  Friedrich Schiller


Karma stava camminando, la testa pesante e affollata da mille pensieri, pensieri che conducevano inevitabilmente a lui: Liam.
La ragazza dai capelli rossi, ancora una volta, si sentiva impotente, incapace di comprendere come fosse giunta fino a quel momento, mentre fino a poco prima le cose sembravano andare così bene e adesso...Liam stava uscendo dalla sua vita come un ladro, lentamente e silenziosamente, ma che dietro di sè lascia traccia del suo passaggio; tutto ciò che prima era in ordine dentro lei, ora risultava messo a soqquadro.
Lei, che si era sempre guardata bene dall'affezionarsi a qualcuno, dal condividere i propri sentimenti, dal mostrare le proprie debolezze, lei che squadrava il genere maschile affermando di non averne bisogno, dicendo che nessun uomo l'avrebbe mai meritata, una mattina d'inverno aveva aperto le porte all'amore e l'aveva fatto entrare nella sua vita.
Da quel giorno il suo cinismo era sparito, la sua riluttanza si era allentata, la sua autostima era calata, perché aveva scoperto che l'amore vestiva Trussardi e Ferragamo, indossava camicie col colletto sbottonato, portava il ciuffo di lato rigorosamente spettinato e lo zaino a tracolla. Aveva la faccia da cattivo ragazzo in un animo d'angelo, dentro ad impeccabili abiti firmati, con manie d'artista e il fascino del sex symbol.
Era la persona più ambita di tutta l'istituto, eppure solo poche ragazze potevano vantarsi di essere entrate nella sua stretta cerchia di amicizie, alcune erano state solo di passaggio, altre erano rimaste un po' più a lungo, ma solo una ragazza ne era entrata per restare, questa fu la confessione che egli fece a Karma.
Ma le cose ben presto cambiarono, lui aveva finalmente deciso di aprire il suo cuore e lei lo aveva trattato con un pò troppa superficialità, aveva tenuto Liam all'oscuro dalla sua vera natura per mesi e mesi, e quando poi la verità emerse le reazioni che seguirono furono inarrestabili.
Anche se a primo impatto il mentire sull'essere lesbica potesse risultare cosa di poco conto, per Liam non era lo stesso, perché Karma aveva mentito su chi ella fosse davvero, gli aveva fatto credere di essere una persona che non era, forse Liam si era innamorato di colei per cui Karma si spacciava e non della vera Karma, per quanto possa sembrare assurdo, perché alla fine ha mentito solo sulle sue preferenze sessuali, ma la visione di Liam era un'altra, la vedeva sotto una luce diversa.
Ciò non giustifica certo l'errore che ha commesso, ma ha fatto sì che gli animi si esacerbassero.
Ed è qui che si è venuto ad inscenare il dramma che ha dato l'inizio a tutto.

Con questa cognizione Karma camminava a testa china, intenta ad evitare quanti più sguardi poteva, finchè non le sarebbe divenuto impossibile e avrebbe dovuto alzare gli occhi e parlare.
Il momento arrivò e inaspettatamente l'inferno non si scatenò, ma anzi si cercò un confronto tra le parti.
La ragazza giunse al tavolo dove era solita trovarsi con i suoi amici e lì, difatti, avevano già preso posto Amy, Liam e Shane. I loro volti non lasciavano presagire niente di buono
Per un attimo nella mensa calò il silenzio tra gli studenti, nessuno osava proferire parola, quello era il momento di pathos, la dramamticità aveva raggiunto il suo climax, era l'ora di un colpo di scena.
Karma salutò i ragazzi, lo sguardo basso, non voleva incrociare gli occhi di nessuno, altrimenti avrebbero visto il suo senso di colpa sotto forma di lacrime.
"Ciao" la salutarono all'unisono, Shane sorrise a pena, cercando di metterla più a suo agio. Amy le prese lo zaino e lo mise sotto la sedia, Liam le fece un po' di spazio accanto a lui.
"Non avrei mai immaginato di trovarti a questo tavolo" ammise la rossa, "Credevo che...boh, ci saremmo visti in un'altra occasione. Insomma, pensavo tu stessi eludendomi" scrollò il capo in modo affranto.
"Infatti è così, ma Shane mi ha detto di averti vista molto soprappensiero ultimamente e Amy mi ha riferito che è già diverso tempo che non vi vedete. Quindi mi stavo chiedendo se non fosse il caso di risolvere la feccenda" si guardò attorno e soggiunse " Tutti insieme".
Karma deglutì piano ed annuì. La mensa riprese un po' della sua solita vivacità, sempre stando ben attenta a seguire con orecchio indiscreto la conversazione, facendo finta di niente, ma ben presto gli studenti capirono che non ci sarebbe stato nessun dramma, perché il dramma era già passato. Adesso bisognava solo mettere le cose in chiaro e quello spettava ai quattro ragazzi.
"Liam, mi dispiace per tutto..." Esordì incerta la giovane, senza sapere bene dove andare a parare, le tornava male esprimersi davanti agli altri.
"Karma, non preoccuparti. Abbiamo fatto tutti degli errori. Io stesso ne ho commesso uno che non so se riuscirò mai a perdonarmi" Liam era serio, lo sguardo intenso.
"Ehi, lo so che non vuoi più avermi intorno, perché ti ricordo il fallimento di un'amicizia in cui tu hai investito molte energie, però ci tengo a farti sapere che io sono sempre la stessa persona. Sono ancora la tua anima gemella, non importa se tu lo vuoi o no, io voglio esserci per te, voglio essere dove tu hai bisogno che io sia. Non per esserti d'intralcio, ma per aiutarti a superare ogni difficoltà che ti si presenta davanti" Amy cercava d'instaurare un dialogo, le era difficile tenere accesa la fiamma della speranza, dati i recenti avvenimenti, ma voleva essere coraggiosa.
"Come puoi pretendere anche solo respirare l'aria che respiro io? HAI MANDATO A PUTTANE UN'AMICIZIA DI DIECI ANNI PER UNA SANA SCOPATA" la rabbia improvvisamente si impossessò del corpo di Karma e tuttò quello che aveva tenuto dentro incominciò a uscire fuori, a riversarsi all'esterno.
"Tu sei una stronza, Amy. Io avrò sbagliato, non ho saputo accorgermi che qualcosa stava cambiando, ho guardato troppo ciò che volevo e non ciò che volevamo, ho dato troppo interesse alla nostra finzione senza capire che per te non era più una bugia, ma era già speranza. E tu...senza pensarci due volte hai deciso di strapparmi ciò che avevo più caro: la tua fedeltà e il mio amore per Liam. Adesso mi vieni a dire che mi vuoi essere vicina. No, non ci casco. Se vuoi lavarti via i sensi di colpa usa la doccia, ma non contare sul mio perdono"
"Karma, l'ho visto stamattina nei tuoi occhi che tu ci tieni ancora a me e possiamo rimediare"
"Potete, certamente" intervenne prontamente Shane, facendo girare i volti stupiti.
"Prima di tutto. Karma, tu hai ferito due persone e loro hanno ferito te, adesso è il momento di decidere se vale la pena lottare per riprenderti quello che un tempo avevi e desideravi, ovvero l'amicizia con Amy e l'amore di Liam. Loro non stanno rinunciando a te, hanno capito di aver fatto una cazzata, ne sono consapevoli e ti stanno chiedendo di poter rimediare. Amy ha trovato una persona che corrisponde i suoi sentimenti: Raegan, quindi non avrà bisogno di ferirti un'altra volta, se lei stessa non è ferita. Liam ha compreso che la tua bugia era a fin di bene, ha capito che solo così potevi catturare il suo interesse, perché la Karma etero era forse troppo ordinaria per lui, ma quando ha scoperto chi era davvero non gli interessava più se baciava un'altra donna o meno, gli interessava che fosse con lui in ogni suo momento della giornata, che lo guardasse comporre arte e lo incoraggiasse. Ha capito che era un piccolo dettaglio di un dipinto che tu fossi lesbica, per lui non era importante quanto che tu, Karma, fossi tu"
Karma lo guardò spaesata, dai suoi occhi tracimavano le lacrime. Era adesso un fiume in piena, le emozioni trasudavano dalla liscia pelle, si ossidavano a contatto con l'aria, prendevano forma in mille modi diversi, un sorriso, un'altra lacrima, un'occhiata minacciosa, una sopracciglia corrugata. Ed era tutto un panorama il suo viso.
Liam inaspettatamente si alzò, commosso dalle parole del suo amico, che stava perfettamente esponendo a parole quello che provava e non era capace di dire, si avvicinò alla rossa e nell'impeto di quelle belle frasi la baciò sulla bocca, trasmettendole tutta la verità di quel discorso.
"Lo dico qui davanti a tutti, rispettabili testimoni. IO TI AMO E PER TE DAREI LA VITA MIA" esordì Liam dandole un foglietto.. "aprilo e leggilo"
Karma spiegò il biglietto e lo lesse a voce alta:
"Come le crepe su un muro si allargano
in seguito ad una calamità naturale,
così il mio cuore infranto
maltrattato,
preso a calci indegnamente
si dissolve
e le fratture su di esso si allargano,
lo inondano di dolore"

"Karma, io è così che mi sento, come se non avessi più un cuore sano, ma uno malato...da quando tu non sei più l'alba dei miei giorni, non sei più lì ad illuminare le mie notti. Ti prego, torniamo assieme":
"Non so se riuscirò a perdonarti per quello che hai fatto"
"Karma, è il corpo mio che ha fatto ciò , ma il mio cuore ti è sempre appartenuto. Vale lo stesso per Amy, sia io che lei ti giuriamo fedeltà, qui davanti a tutti, Dacci un'altra possibilità, aiutaci a dimostrarti che vogliamo solo il tuo bene e la tua felicità. Non faremo mai più errori del genere, non dovrai più preoccuparti di niente. Io ti perdono per aver mentito su una cosa che a te sembrava una siocchezza, ma che per me era molto importante. Ora tu puoi provare a perdonare me, per favore?"
Gli occhi di Karma tornarono bassi e s'incupirono, ma dentro di lei sapeva che era la cosa più giusta da fare, non tanto perchè lui si stava scusando, ma perché lei lo amava e sentiva che valesse la pena fare un piccolo sacrificio. Fece un cenno col capo e lo baciò sulla bocca. Poi girò il viso in direzione di quello di Amy e le sorrise, le baciò la guancia e l'abbracciò. Non c'era più molto che potesse dirle, avrebbe provato a perdonare anche lei, dopotutto glielo doveva.
 

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Capitolo 8
*** Lettera a Karma ***


Sono passati diversi giorni dall'ultima volta che ho parlato con te, Karma...il giorno dopo quella riunione in mensa, quel pranzo carico di pathos e colmo di speranza.
E’ stato proprio il giorno seguente che tu ed io abbiamo scambiato due parole, di fretta, mentre scendevano le scale, entrambi in ritardo, pensavo che fosse il nostro nuovo inizio, non il nostro punto di rottura, perché poi non c’è stato più niente, non un singolo saluto, non una singola parola… eppure quella breve chiacchierata sembrava voler essere proprio un tentativo di comunicazione, seppur flebile, e invece s'era rivelato esser il preludio di un lungo ed esasperante silenzio, un abbozzo di latitanza, che ormai dura da giorni. Giorni in cui sembri proprio evitare ogni cosa che mi sia in qualche modo collegata, come le orme da me lasciate sulla terra battuta all'entrata di scuola. Ti ho vista in più di un'occasione guardare il terriccio ed esaminare attentamente la sagoma, la forma, la misura e lo spessore dei solchi che vi erano impressi, spesso é successo subito dopo che sono passato io. E allora quando capisci quale orme non devi toccare, ovvero le mie, le eviti e passi oltre e se non puoi camminare tra una e l'altra prendi la rincorsa e le salti a piè pari. Lungi da te avere ancora qualcosa a che fare con me. E il mio cuore soffre, perché non avrei mai pensato che io fossi lontanamente paragonabile a delle mine disseminate su un terreno, che nel momento esatto in cui le tocchi esplodi. Non credevo che io fossi per te morte e distruzione, al contrario per te speravo essere vita e passione, dolcezza e amore. Mi sono rivelato invece essere il tuo potenziale carnefice, fatto che vorrei assolutamente scongiurare ma non ne ho modo alcuno e allora più tu mi eludi più il mio cuore si stringe e geme, singhiozza e si dispera.
 Credevo fosse tutto risolto, toccavo già il cielo con un dito e camminavo sopra le nuvole, poi sono inciampato e ritornato sulla terra. L’ho sentita fredda, sterile, inospitale sotto i miei piedi nudi, non spira più quella brezza di un'astratta felicità, quel soffio di speranza o di sollievo che in me prendevano piede e che mi facevano a lungo vaneggiare e camminare assorto tra i miei pensieri, tra le mie gioie. Ahimè, sono caduto, ho rovinato a terra velocemente e alzandomi mi sono accorto che il pavimento era cosparso di pezzi appartenuti una volta al mio cuore, ora infranto. Il mio cuore rotto in mille parti, come un vetro frantumato. Vetri rotti, scheggiati, appuntiti, affilati, ma al contempo inermi perché giacenti sulle mattonelle marmoree e calpestati da tutti i passanti.
Ahi, quanto è sofferenza saper di non appartenere più ad una persona che con cotanto lume negli occhi e orgoglio nel petto la guardavi e la dicevi tua ed ora senti di non essergli più conoscente ma solo estraneo. Memoria, dimentichi?
Forse solo frutto di un miraggio quel bacio che fino a qualche giorno fa mi hai serbato e custodito sulle tue labbra? O non ero io il legittimo proprietario e destinatario di quel tuo amore?
Ah no, il fatto è un altro!
Ti ho tradita!
É forse tradimento quello che la carne, materia soggetta all'errore, ha fatto, quando il mio spirito non aveva la piena coscienza delle mie azioni?
Non cerco di giustificarmi, ma di redimermi. Non é tradire, é agire impulsivamente...e chiedo perdono, merito mille e uno offese, tutto, tranne il silenzio. Perché stare zitti, non comunicare..non aiuta a risolvere i conflitti. E se eravamo cosi innamorati, perdutamente innamorati, l'uno dell'altra, perché non cercare un confronto pacifico, o anche aggressivo, ma che almeno ci sia -tra di noi- se almeno ne vale la pena? Per me ne vale.
E non ti ho tradita, tu mi hai tradito! Hai finto di essere una persona che non eri, mi hai mentito costantemente e io come un allocco mi sono fidato, t'ho creduto e t'ho amata. Non eri un passatempo, eri il tempo che con te non passa mai, che non mi stufa, non eri tempo che diviene stantio come il pane che per parecchi giorni prende aria, non diviene raffermo il mio amore per te, anzi, cresce ogni giorno.
E tu…tu hai osato prenderti gioco di me, come fossi l'ultimo degli sciocchi; una persona incapace di provare sentimenti...solo perché tu mi hai dipinto così, mi hai dato questa immagine nella tua mente e non dovresti che vergognarti. Altro che togliermi il saluto e la parola!!!
Io ho tradito cosa? La tua fedeltà? La tua persona? Oppure non é stato che un pretesto per sfuggire a ciò che più temi: I legami, l'amore...e proprio tu mi hai indotto a tale gesto estremo. Mi hai fatto cercare il contatto fisico con qualcuno che non volevo, solo perché mi hai umiliato come essere umano.
Karma, é stato molto peggio che essere traditi, é stato come essere uccisi a livello umano. Ripetutamente.
Non sei tu a dover perdonare me, sono io a dover perdonare te.
Io ti amo e pertanto io ti perdono. -Liam

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