Two lost souls and the same old fears

di Persefone3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tienimi la mano ***
Capitolo 2: *** Non dirlo a me! ***
Capitolo 3: *** Non ti avvicinare! ***
Capitolo 4: *** Cygnus ***
Capitolo 5: *** Né un'eroina né una salvatrice: solo Emma ***
Capitolo 6: *** Una carezza ***
Capitolo 7: *** Lui ***
Capitolo 8: *** Lei ***
Capitolo 9: *** I told you Swan, I’m a survivor ***
Capitolo 10: *** He was asking for it ***
Capitolo 11: *** No matter how but together ***
Capitolo 12: *** First Date ***
Capitolo 13: *** Straight On ‘Till Pirate’s Heart ***
Capitolo 14: *** Rings, Necklace and the Jolly Roger ***
Capitolo 15: *** Thanks for being so understanding ... or not? ***
Capitolo 16: *** Questioni in Sospeso ***
Capitolo 17: *** I Will Be Your Rock ***
Capitolo 18: *** Enjoy the Quite Moments ***
Capitolo 19: *** Save the Saviour ***
Capitolo 20: *** Your Warm Voice ***
Capitolo 21: *** I Love You ***
Capitolo 22: *** We Can Overcome Our Demons ***
Capitolo 23: *** I’m Not Going Dark In One Night ***
Capitolo 24: *** I Liked Your Walls ***
Capitolo 25: *** The Importance of Simple Middlemist ***
Capitolo 26: *** I Know How To Plan An Evening Out! ***
Capitolo 27: *** Your Heart’s Desire, Swan. ***



Capitolo 1
*** Tienimi la mano ***


TIENIMI LA MANO

- Stai bene?

Le chiede stringendola dolcemente a sé. È fredda, gelida quasi, e impaurita. Non appena l’ha vista uscire dal muro di ghiaccio, non ha resistito. Nonostante ci fosse suo padre, Hook l’ha stretta con impeto. È stato quello il momento in cui non ha più saputo distinguere tra ansia e sollievo per averla tirata fuori dai guai. Tutto quello che Emma è riuscita a fare è stato abbandonarsi in quell’abbraccio. La mano di lui le accarezza i lunghi capelli sulla schiena, può respirare l’ansia che ha provato fino a un momento prima. Alla sua domanda lei ha accennato un debole sì con la testa e, come per tranquillizzarlo ulteriormente, poggia una mano sulla sua nuca, dolcemente. è una cosa che ha ereditato da papà Charming: è il loro modo per dire alle persone che amano, quanto sono importanti. Le ginocchia di Emma cedono improvvisamente, vuoi per i postumi del quasi assideramento, vuoi per l’intensità dell’emozione che sta provando in quel momento, vuoi per un misto di entrambe le cose. Cerca di reggersi a una stele di ghiaccio ma Hook, nonostante abbia una sola mano, la prende in braccio rapidamente. Hook guarda David per un momento: si capiscono al volo. Con Emma in braccio, si dirige verso la macchina dello sceriffo. Quando sono davanti alla portiera della macchina, la mette giù. Deve usare la mano buona per aprire la portiera e non ha nessuna intenzione di rischiare di ferirla con il suo uncino nel tentativo di tenerla ancora in braccio. Nonostante questo, mentre la mano sana apre lo sportello, con l’altra continua a tenerla stretta contro il suo petto. Emma ha sempre provato un leggero brivido quando la sua pelle entra in contatto con il freddo metallo dell’uncino, ma questa volta lo percepisce caldo, come se facesse parte anche lui di un corpo umano. Hook la sta adagiando sul sedile posteriore, trema ancora come una foglia ed è pallidissima. Sta per chiudere la portiera quando Emma lo trattiene per un braccio.

- Mi siedo accanto a te dall’altro lato, tesoro.

Hook fa per muoversi di nuovo ma Emma lo blocca ancora. Hook non può fare a meno di guardarla dritta in quegli occhi verdi in cui ama perdersi senza remore di nessun tipo: lo stanno implorando.

- Emma, non me ne vado, tranquilla. Faccio solo il giro della macchina e mi siedo proprio accanto a te.

Emma continua a non lasciarlo andare. Hook accenna un leggero sorriso: è la prima volta che gli fa capire quanto di lui abbia bisogno.

- Come vuoi, fammi posto allora.

Hook entra in macchina dallo stesso sportello di Emma mentre quest’ultima gli fa spazio sul sedile. Non fa in tempo a chiudere la portiera che Emma torna a rannicchiarsi tra le sue braccia. è ancora scossa dai brividi.

- Tesoro, so che qui c’è un qualche marchingegno per far venire aria calda, ma non so proprio come farlo funzionare. Dobbiamo aspettare che torni tuo padre. Fino allora posso fare come ai vecchi tempi. Sei ancora così fredda.

Si sfila il suo soprabito da pirata e ci avvolge la Salvatrice, o meglio in questo caso la Salvata. Emma comincia subito a sentire un certo sollievo: a scaldarla non è solo il tessuto dell’indumento ma anche il residuo calore del corpo che fino a quel momento lo aveva indossato. Hook torna ad abbracciarla e a frizionarle le braccia con amore. Emma continua a non parlare. Si stringe sempre più a lui. Lo prende saldamente per mano e continua a guardarlo.
- Emma, amore mio, è tutto finito. Stai tranquilla ora.
La chiama con il suo nome di battesimo sin da quando questa storia è cominciata. Ha sentito mentre lo pronunciava preoccupato, quando era ancora intrappolata dietro quel maledetto muro di ghiaccio. Di solito la chiama Swan quando vuole prendersi gioco di lei, quando la stuzzica o la fa arrabbiare. La chiama Emma solo quando sta provando per lei un’emozione particolarmente intensa. Anche lei, dal canto suo lo chiama diversamente da prima. Ha smesso di usare il nomignolo del pirata e ha cominciato a chiamarlo con il nome dell’uomo, Killian. La prima volta che l’ha fatto era stato per necessità: era ancora a New York e aveva appena recuperato la sua memoria, ma Henry no. Per tornare a Storybrooke e per giustificare la presenza di quell’uomo aveva inventato che era un suo cliente. E poi ci aveva fatto l’abitudine, ci aveva preso gusto.

-Grazie – sussurra a mezza bocca tra i brividi.
-Non dirlo nemmeno per scherzo. Non ti avrei mai abbandonata in quelle condizioni per nessun motivo al mondo. A costo di scavare a mani nude – guardano entrambi il suo uncino – insomma hai capito cosa intendo dire.

Sorride debolmente Emma. È incredibile come lui riesca sempre a sdrammatizzare quello che agli occhi di molti può sembrare un impedimento. Per lei, invece, fa parte integrante di lui tanto che non ci fa più quasi caso ormai. Il modo in cui si prende cura di lei è disarmante: sa essere dannatamente dolce quando vuole e lo ha dimostrato in più di un’occasione. E lei cosa gli ha dimostrato? Non molto in effetti, a parte la diffidenza. Ma lui insiste testardo, non si lascia scoraggiare da niente e non demorde neanche davanti ai suoi continui sbalzi d’umore. Quello che è appena successo, però, le ha fatto capire che quello che li lega è qualcosa d’intenso, forse complicato, ma dannatamente intenso. È rimasto là fuori finché non l’ha vista riemergere. Ha sentito che urlava a suo padre che non si sarebbe arreso e che scalfiva il ghiaccio per poterla raggiungere. Stringe forte la sua mano che contraccambia.

- Finalmente tuo padre sta tornando. Ora ti portiamo a casa per scaldarti come si deve.

Durante tutto il viaggio nessuno parla. David guida serio e tiene d’occhio quello che succede sul sedile posteriore. Emma non è più una bambina, ma è sempre sua figlia e quello che gli ronza intorno è pur sempre un pirata. Ha dimostrato di tenere a sua figlia e glielo ha detto chiaro e tondo poco prima che Emma finisse intrappolata. Ma non basta e mai basterà forse. Elsa, la nuova arrivata, guarda fuori dal finestrino nella speranza di intravvedere sua sorella Anna, tra i pochi passanti che incrociano per la strada. Loro due, sotto la giacca del pirata, continuano a stringersi forte con la massima discrezione.
Non appena mettono piede nel loft, Killian fa accomodare Emma su una poltrona, mentre David si precipita a tirare fuori dall’armadio quante più coperte possibili. Con l’aiuto di Elsa comincia ad avvolgerci sua figlia, che continua a stringere la mano di Killian ostinatamente. A seguito di tutto quel trambusto anche Henry è sceso per vedere cosa stia succedendo. Sono tutti intorno a lei. È bello sentire il calore delle persone che ti amano. È giunto il momento di dimostrare anche lei calore all’unica persona cui ha dato sempre meno, per paura dell’intensità dei sentimenti che poteva provare. Quando tutti sono distratti, Emma intreccia le sue dita con quelle del pirata e stringe il suo palmo in maniera ancora più salda e sicura. Killian non se lo aspetta e tentenna per un momento prima di ricambiare la stretta. In quel momento capiscono che qualunque cosa sarebbe successa di lì in avanti, i loro destini sarebbero stati indissolubilmente intrecciati e a loro questa cosa non fa più paura. Finalmente torna la corrente. Killian si alza precipitosamente e si dirige in bagno per avvicinarle uno scaldino. Nonostante ora Emma si stia riscaldando e stia riacquistando i suoi colori, torna a circondarla con le braccia. Il momento della separazione è ancora lontano e lui non vuole più sprecare un solo minuto lontano da lei. Mai più.      

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Capitolo 2
*** Non dirlo a me! ***


Carisssimi, a voi la seconda one shot. Non so voi ma io per la puntata di domani (4x08 Smash The Mirror) ho un'ansia che non vi dico ... Siccome prevedo guai come se piovesse, vi lascio questo tenero momento tra i nostri eroi e ... incrociamo le dita!! Persefone
 

Non dirlo a me!

- È venuta in questo mondo in cerca di biondine? Ce ne sono molte oltre a me!
- Non ndirlo a me …

E poi Killian fa quell’espressione tra il serio e il faceto. Emma non riesce a non pensare a quello scambio di battute di poco prima. Quelle parole per lei non sono del tutto chiare.
Nel suo rapporto con Killian di una cosa era sempre stata certa: lui non aveva occhi che per lei.

- Sappiamo tutti e due che sono il suo tipo …

Questo gli aveva detto in quella locanda da quattro soldi, durante il loro viaggio nel tempo. Sapeva quanto Capitan Hook avesse un debole per le donne, ma, da quando si erano conosciuti, lei aveva completamente monopolizzato la sua attenzione. E con una certa soddisfazione anche.
Seduta alla sua scrivania, rimugina sulla frase detta da Hook nel suo ufficio. Comincia a sentire una punta di gelosia espandersi dentro di lei. Non gli avrebbe, però, dato la soddisfazione di darlo a vedere.

- Ciao tesoro – Hook bussa alla porta prima di entrare nel suo ufficio.

Emma lo guarda interrogativa e poi fa ruotare la sedia in modo tale da dargli le spalle.

- Cosa ti prende? – chiede Killian.
- Io? Dimmelo tu, piuttosto.
- Non ti seguo, amore.
- Cosa volevi dire esattamente con quella frase?
- Quale frase?
- Andiamo lo sai! Quella sulle biondine.

Killian cerca di reprimere una risata. È la prima volta che vede la “sua” Swan manifestare gelosia per lui.

- Secondo te? – chiede provocatorio.
- Lasciamo perdere, è come se non ti avessi chiesto niente. – fa per alzarsi dalla sedia – vado a prendere Henry allo scuolabus.

Emma si alza dalla sedia e cerca di superarlo senza troppi complimenti. Killian le impedisce di fare un ulteriore passo verso la porta, parandosi davanti a lei.

- Se non ti conoscessi bene, direi che sei gelosa, tesoro.

Killian la sta torturando con le sue stesse armi. Era stata proprio lei a pronunciare quella frase sempre alla locanda, mentre si stava accingendo a rimorchiare l’Hook del passato per guadagnare tempo.

- Per favore, non scherziamo.
- Io sono serissimo e anche tu. Che cosa c’è, credevi di essere l’unica bionda ad aver incrociato il mio cammino? – ancora quel tono provocatorio.
- Mi deluderesti come pirata se così fosse.

È un osso davvero duro quella donna e forse Killian se n’è innamorato proprio per questo.

- Cosa dovrei dire io di Neal?

È serio. Emma sa che la foto di lei e Bae da ragazzi lo ha turbato. L’aveva trovata quando si era decisa a mostrargli le poche cose che la legavano al mondo moderno e alla sua infanzia. Sul momento non lo aveva dato a vedere, ma Emma aveva letto nei suoi occhi celesti come il mare, l’ombra di una burrasca. Killian, dal canto suo, sa quanto per lei è stato importante il padre di suo figlio. Sa quanto lo ha amato e teme di non riuscire a essere all’altezza delle sue aspettative. Killian è diametralmente l’opposto
di Neal, o forse, invece, sono molto simili.

- Lo sai quello che c’è stato tra me e Neal, non te l’ho mai nascosto.
Killian abbassa gli occhi, ma continua a non lasciarla andare.

- Sto facendo tardi, Killian. Lasciami passare.
- Solo se ammetti di essere gelosa, tesoro.
- Ammetterò di essere gelosa, solo se mi dici perché quella foto ti ha tanto turbato. Appartiene al passato e non ha niente a che fare con il presente.

Silenzio.

- Dimmi che quando sei con me non pensi a lui, a come stavi con lui. Dimmi che quando ridi con me, non pensi a come ridevi con lui. Dimmi che quando baci me, non è alle sue labbra che pensi ma solo alle mie. Quando ti stringo sei con me, o ti perdi dietro un ricordo lontano? Dimmi che anche noi potremmo costruirci uno spazio solo nostro e chissà magari anche qualcosa che assomigli a una famiglia.
Pronunciare quell’ultima parola è stato come essere attraversati da una scossa. Questo vale per lui che l’ha detta e per lei che l’ha ascoltata. Emma ne è rimasta sbalordita. Fa un passo verso di lui.
- Quello che avevo con lui, non ha niente a che fare con quello che c’è tra noi. La Emma che si è innamorata di Neal non è la stessa persona che …

Emma s’interrompe bruscamente, non sa se è pronta a continuare quella frase.

- Se non riesci a finire quella frase, tesoro, devo dedurre che per me non provi la stessa cosa. Ti lascio andare allora.

Killian si fa da parte e sta per andarsene. Emma lo ferma prendendolo per un braccio. Ha paura che dietro a quella frase ci sia molto di più di quello che le circostanze contingenti stanno dettando. Prende coraggio.

- La Emma che si è innamorata di Neal non è la stessa persona che si sta innamorando di te. E sì, sono gelosa. Voglio sapere cosa intendevi con quella frase.

Killian si paralizza nel sentirle pronunciare quelle parole, non lo aveva immaginato neanche nelle sue più rosee speranze.

- Quello di cui tu mi accusi – prosegue Emma – potrei benissimo avanzarlo nei tuoi confronti. So quanto amavi Milah. Hai il suo nome tatuato sul braccio. Cosa dovrei dire io allora?

Emma prende il braccio di Killian e lo scopre. Guarda il grande cuore con il nome del primo amore del Capitano. Quel tatuaggio la spaventa, quel nome è impresso sulla pelle del suo uomo e non si può cancellare. È sempre sotto i suoi occhi. Killian, invece, non aveva mai pensato a questa possibilità. Si tira giù la manica della giacca di pelle nera e accarezza il volto di Emma. Basta giocare in quel modo.

- Ti sei mai chiesta come ho fatto a trovarti a New York?
- A dir la verità moltissime volte.
- Bene, quando sono riuscito a ottenere il fagiolo magico, non sapevo bene come raggiungerti. Non sapevo dove fossi con Henry. Così ho pensato semplicemente a te, al luogo dove vivesse Emma Swan.
- Questo ti ha fatto piombare davanti alla porta del mio appartamento?
- Magari fosse stato così semplice! Mi sono ritrovato a New York, davanti al vecchio appartamento di Neal. Ho vagato per qualche giorno tra le strade. Pensavo che non fosse troppo difficile trovare una bionda affascinante come te. Invece di bionde ne ho incontrate a bizzeffe. Non affascinanti come te, ma sono state tante lo stesso. - Quante per la precisione?
- Che ne so, una ventina a occhio e croce. Comunque, come ne vedevo una di spalle, mi sembrava che avessero o il tuo passo, le tue giacche, le tue scarpe, il tuo sarcasmo. È stato un miracolo se non sono finito in prigione prima che tu mi ammanettassi per la terza volta a Central Park. A proposito, perché ti piace tanto ammanettarmi Swan? Hai paura di soccombere al mio fascino?
- Ora vuoi farmi credere che hai contato il numero di volte che ti ho ammanettato?
- Scommettiamo? Sulla pianta di fagioli, in ospedale dopo che quel Greg mi aveva investito e poi a Central Park.

Killian fa un’ulteriore pausa prima di ricominciare a parlare.

- La mia frustrazione cresceva ogni giorno di più. Una sera mi sono scolato tutta la mia fiaschetta d’un fiato. Il rhum mi aveva talmente stordito, che mi sono addormentato in una cabina con uno strano aggeggio dentro. La mattina dopo mi sveglio con un gran mal di testa. Faccio per alzarmi quando dal ripiano sotto lo strano aggeggio, che poi scoprirò chiamarsi telefono pubblico, cade uno strano libro. Ci sono scritti tutti i nomi e gli indirizzi degli abitanti di New York. Comincio a cercare il tuo nome come un forsennato, convinto che ormai sono a cavallo. L’entusiasmo dura mezzo secondo, nell’elenco non ti trovo. Scaravento quel libro per terra con rabbia. Dalle ultime pagine esce un volantino pubblicitario con sopra la tua faccia e il tuo indirizzo. Non volevo crederci all’inizio. Ma che diavolo di lavoro facevi, cos’è una cacciatrice di taglie? Non sei sempre stata uno sceriffo? Comunque ho sentito che c’era di nuovo speranza.

- Come hai fatto con l’indirizzo? Non sai niente di New York.
- Nel modo più semplice, tesoro: ho chiesto indicazioni su come raggiungere la tua via. Il resto della storia lo conosci.

Emma arrossisce e si sente una stupida. Si è comportata proprio come una ragazzina.

- Ora è meglio che raggiunga Henry. Sai com’è, la Regina di Panna è ancora a piede libero.
- Certo, tesoro.

Killian si china e le stampa un bacio sulla gota ancora rosata. Poi si fa da parte per lasciarla passare.

- Perché non vieni con me? – chiede Emma di getto, senza pensarci troppo su.
- Mi farebbe davvero piacere, tesoro. 

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Capitolo 3
*** Non ti avvicinare! ***


Carissimi, innanzitutto voglio ringraziare tutti quelli che hanno letto seguito e recensito quello che sto scrivendo: GRAZIE GRAZIE GRAZIE. Si è capito? Spero di essere stata sufficiente chiara, se avete dubbi non fatevi scrupoli a chiedere delucidazioni ... Niente a me vedere Emma scappare via in quel modo nella 4x7 mi ha fatto troppo venire un groppo in gola e mi sono detta, come potrebbe il nostro Capitano mettere una pezza alla situazione? Buona Lettura Persefone
 

NON TI AVVICINARE!
 
- Swan, cosa ha fatto il mostro alla stazione di polizia?
- Il mostro che ha fatto questo non è la Regina delle Nevi, ma sono io.
- Cosa?
- Statemi lontani, non so se posso controllarmi. Non voglio ferire nessuno di voi.

Seduta nel suo maggiolino, Emma ripensa a quello che è appena successo. Chiude gli occhi e per l’ennesima volta rivive quella maledetta scena.
La parete della stazione di polizia è stata polverizzata, lei sta per scappare via, quando Killian la afferra per un braccio. Un’esplosione di magia fuoriesce da lei e colpisce il palo della luce. Killian sembra non accorgersene, rimane fermo e la guarda nella maniera più dolce che può. Il palo sta piombando su di lui, avviene tutto in un attimo: David, rapidissimo si slancia in avanti per spingere Hook fuori dalla traiettoria del palo cadente. Solo in quel momento il pirata sembra destarsi e rendersi conto della situazione. Il palo sfiora la spalla di David che cade a terra. Snow corre verso di lui e per la prima volta pronuncia il suo nome con un tono di verso, che sembra celare un velo di paura. A quel punto le parole di Ingrid le esplodono nella tesata.

 - La famiglia che tanto ami, ha paura di te!

Sui boschi intorno alla città, la notte sta scendendo implacabile, coprendo tutto con il suo nero mantello. Emma spera di sparire anche lei tra le sue pieghe e non riemergere più. Sente che tutto quello che ha costruito dal suo arrivo a Storybrooke si sta frantumando come i cocci di uno specchio. Il cellulare nella sua tasca suona per l’ennesima volta. David la sta chiamando insistentemente da più di un’ora, ma lei continua a non rispondere e ripone il telefono in tasca. Le chiamate di David sono inframmezzate da quelle di Killian. Emma però non vuole parlare con nessuno. È stanca e impaurita. Si toglie la giacca, che usa come coperta, e abbassa leggermente il sedile su cui è seduta. La sola cosa che potrebbe renderla inoffensiva è dormire un po’.  Tutto questo in teoria, perché nella pratica i suoi occhi sbarrati fissano il tettuccio dell’auto. Si gira su un fianco cercando di trovare una posizione che concili il sonno. È in quel momento che nota una cosa nel portaoggetti del lato passeggero. Ha un tuffo al cuore. È una semplice cartaccia, ma Emma ricorda perfettamente come è finita lì. Chiude gli occhi per assaporare fino in fondo quel ricordo.
Era un venerdì. Henry aveva preparato le sue cose per andare a trascorrere il fine settimana da Regina e dopo la scuola vi si era recato. David e Mary Margaret si erano presi una serata tutta per loro, lasciando Neal con Belle. L’idea di passare da sola in casa il venerdì sera non le andava proprio. Ebbe un’idea. Andò da Granny giusto in tempo per prendere qualcosa da mangiare e poi si era diretta al molo. Sapeva che bazzicava sempre da quelle parti perché lì l’odore del mare era intenso. Era scesa dalla macchina e si era messa a cercarlo. Non ci mise molto in effetti: come il capitano aveva visto il maggiolino giallo entrare nel porto, aveva cominciato ad avvicinarsi con passo svelto.

- A cosa devo l’onore Swan?
- Ma da dove diavolo sei sbucato?
- Ti ho vista arrivare … - Killian aveva negli occhi una sensualità che si scioglieva solo quando era con lei
- Pensavo di mangiare qualcosa insieme, ti va?
- Ma non è un po’ tardi per Granny?
- E chi ha detto che andiamo da lei? Sali che ti porto in un altro posto.

Senza fare troppe domande Killian era salito in macchina ed erano partiti. Emma fermò la macchina poco lontano dal porto, su una spiaggia abbastanza appartata.

- Allora Swan, dov’è questo posto?
- Se ti accontenti del cibo, siamo arrivati.

Tirò fuori dal sedile posteriore la cena e la porse a Killian.

- Lo sai, forse hai ragione. Non sono molto brava ad organizzare gli appuntamenti.
- Ma sicuramente sai come sorprendere …

Da quella sera, avevano iniziato a considerare il maggiolino come uno spazio tutto loro. Del resto non vi erano tanti altri posti per condividere il loro tempo con un minimo di intimità. Non si davano appuntamenti fissi, scadenze, né tantomeno si appartavano come due adolescenti. Lasciavano fare agli slanci del momento. E da allora di cose in quel maggiolino ne avevano fatte, eccome. 
Emma pensa a tutto questo mentre stringe quella carta in mano. Sente la mancanza di lui, del suo incondizionato sostegno e vorrebbe tanto averlo accanto. Riesce a fargli confidenze che si era ripromessa di seppellire dentro di sé, ma lui, in un modo o nell’altro invece, riesce a farle emergere. Si gira dall’altro lato del sedile e cerca di seppellire lontano quei ricordi. Sa che ora non può più riavere quei momenti, almeno fino a quando la sua magia è fuori controllo.  Ad un tratto sente il rumore della portiera della macchina aprirsi e chiudersi un momento dopo.

- Sapevo di trovarti qui.

Emma si gira di scatto. Killian è seduto sul sedile del passeggero.

- Cosa diavolo ci fai qui? Non ti avvicinare! Anzi esci da questa macchina!
- Calmati tesoro, non me ne vado finché non so che stai bene.
- Hai visto cosa è successo a David, cosa stava per accadere a te.
- Nessuno si è fatto male.
- Questa volta. E se faccio del male a Henry? Non me lo perdonerei mai.

La magia comincia a scorrere prepotentemente nelle vene delle mani di Emma. Sente che fluisce dentro di lei in maniera incontrollata. Se perde il controllo rischia davvero di fargli del male.

- Killian ti prego …
- Va bene tesoro, prometto che non ti sfioro. Questo però non ci impedisce di parlare un po’, come d’altronde è già successo qui dentro, o mi sbaglio?
- Non c’è niente da dire!
- Questo non è vero, e non ho bisogno del tuo superpotere per capirlo.

Emma fa una pausa, sa che con lui non può fare altro che arrendersi.

- Il tono di rimprovero, misto a dubbio, nella voce di mia madre. Per la prima volta ha avuto paura di chi sono. È quello che mi ha detto Ingrid mentre la interrogavo.
- E da quando in qua dai retta alla Snow Queen?
- Da quando ho fatto esplodere quella dannata parete.
- Sicuramente ti conosce e sa quali tasti premere, ma non puoi smettere di avere fiducia in chi ti sta vicino.
- Non è di loro che non mi fido ma di me!

Emma si rannicchia sul sedile mentre Killian la guarda impotente. Capisce che è troppo stanca e spaventata per pensare lucidamente. Emma gli da le spalle o la voglia di tuffarsi tra le sue braccia sarà incontenibile e forse anche le conseguenze della sua magia.

- Emma ascoltami, nessuno ha smesso di avere fiducia in te. Sono tutti molto preoccupati. A volte può capitare di ferire involontariamente le persone cui si tiene di più.

Killian non può fare a meno di pensare allo scellerato accordo che ha fatto con Tremotino e che lo ha portato ad essere suo complice recalcitrante. Se si ribella l’Oscuro rivelerà particolari compromettenti che potrebbero metterlo in cattiva luce con Emma. Tacendo, sa che sta tradendo la fiducia della donna che ama, fiducia che si è faticosamente guadagnato col tempo e che ora si sta sbriciolando lentamente. Tutto questo perché voleva essere l’uomo perfetto per lei, forse perché quella donna, per la prima volta in trecento anni, lo rende nervoso e insicuro.
Guarda la schiena di Emma e non può fare a meno di chiedersi se lei sarà in grado di perdonarlo quando scoprirà la verità, perché la scoprirà, e se continuerà a vedere in lui un uomo e non un bugiardo da quattro soldi.  Comprende il dolore di Emma perché è anche il suo tormento.
Abbassa anche lui lo schienale del sedile e lo regola con quello di Emma. Porta una mano dietro la testa e continua a fissarla.

- Killian, per te sono sempre la stessa, vero?
- Certo Swan, ammiro tutto di te.

Emma si gira dal suo lato.

- Credo che se parliamo ancora un po’ non sarà poi tanto male. Dovrei riuscire a non far esplodere questa macchina dopotutto.

Quando l’alba sorge Emma e Killian si sono addormentati già da un po’. Mano nella mano e senza incidenti. Per la verità ci sarà tempo e un’altra notte da superare.

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Capitolo 4
*** Cygnus ***


Carissimi, questa domenica niente OUAT (sigh), e allora cerco di deliziarvi con un'altro parto di questa testolina buffa che ho sulle spalle. Questa volta facciamo un salto a Neverland. Io ho adorato le avventure su Neverland, sopratutto dopo il primo bacio che mi ha letteralmente mandata in brodo di giuggiole. *Cerca di tornare seria*. Mi sono sempre chiesta cosa combinassero in quell'accampamento e così voilà spunto per questo testo. Come sempre ringrazio chi segue, legge e recensisce :D. Buona Lettura Persefone.
 

Cygnus
 
- Non smetterò mai di lottare per te, Emma.

Le parole di Neal rimbombano nella sua testa. Mentre li osservava, tra il fogliame, Hook aveva abbassato gli occhi. Sapeva che ora le cose si facevano più complicate.
Nel campo tutti dormono, anche se di notte su quell’isola c’è un lugubre silenzio. Lui lo conosce bene, ma gli altri no, ci hanno messo un po’ ad abituarsi. Il giaciglio di Emma è proprio davanti al suo e da quando sono sbarcati su Neverland non c’è stata una sola notte che non si fosse girato per vederla dormire.
 La prima volta era successo quasi per caso. Era una delle prime notti che passavano accampati. La fauna dell’isola era terribile ma il cielo no, le stelle erano bellissime. Ci aveva messo un po’ a comprendere quel cielo, ma era davvero straordinario. Quante volte, sulla Jolly Roger, aveva passato metà della notte a cercare di capire come uccidere il suo coccodrillo e l’altra metà con il cannocchiale in mano prendendo appunti su quelle costellazioni.
Le stava fissando anche quella sera dopo tanto che non le vedeva più. Si ricordava perfettamente tutti i nomi che aveva dato alle costellazioni. Non aveva bisogno di prendere il quaderno nella sua sacca con gli appunti astronomici. Ne cercava una in particolare, la sua preferita: gli ricordava un cigno e proprio quel nome gli aveva dato, Cygnus. Dopo averla trovata, non aveva potuto fare a meno di notare che il cigno stellato era proprio sopra al giaciglio su cui dormiva un altro cigno che, stavolta, aveva fattezze femminili: capelli biondi, muscoli sodi e un’espressione del viso ancora leggermente tesa. Un sorriso era comparso sul viso del Capitano. Ora nella solitudine della notte lo poteva ammettere, quella donna muoveva dentro di lui qualcosa, ne era stato attratto sin dalla prima volta che i loro sguardi si erano incrociati. Sul principio non vi aveva dato troppo peso, era una delle tante. Le ultime parole famose. La prima volta che l’ebbe tra le braccia, nella casa del gigante mentre cercavano la bussola, aveva capito che quella donna non era come le altre che aveva incontrato. Emma aveva evitato che cadesse in una trappola e lo aveva attirato a sé, lui aveva colto l’occasione per stringerla, pensando di averla vinta facile. Fu il cuore del Capitano a soccombere miseramente in quell’occasione. A questo pensa mentre la osserva dormire. Ma solo da quando sono sbarcati e dopo la dipartita di Neal, aveva cominciato a corteggiarla di giorno e a vegliarla di notte.
Dopo la dichiarazione di Neal, la voglia di guardarla nel sonno è ancora più forte. In quel momento Hook ha la sensazione di avere una parvenza di intimità con lei, come se quell’istante fosse solo loro. E proprio questo desiderio lo tormenta, non lo fa dormire.
Fino a quella maledetta confessione, sembrava che le cose tra loro due avevano cominciato a prendere la piega che lui aveva tanto cercato. Era addirittura riuscito a rubarle un bacio e non uno qualunque, ma quello che lo aveva fatto cedere del tutto. Si passa una mano sulle sue labbra, come se ancora ci fosse ancora un po’ del sapore di quel bacio. In realtà neanche lui si era spettato quella reazione da Emma.

- Forse ora mi dovete un po’ di gratitudine – Hook si era passato un dito sulle labbra.
- Si, il grazie era proprio per questo – Emma non riesce a credere a quello che il capitano le sta chiedendo.
- E la vita di vostro padre vale così poco per voi? – la provoca
- Ma per favore, non ne saresti all’altezza – Emma non ha nessuna intenzione di cedere.
- Forse voi non lo sareste.

Quest’ultima provocazione Emma non riesce proprio a farsela scivolare, come tutte le altre del resto. Una saetta attraversa i suoi espressivi occhi verdi. Lo afferra con determinazione e spinge le sue labbra contro quelle dell’uomo senza neanche troppi complimenti e con una foga che non si era aspettato. Era la figlia di Snow, ma in quel momento dell’innocenza della madre non ha proprio niente, anzi. Non si limita a una toccata e fuga, tanto per accontentarlo, ma lo travolge con una passione incontenibile. Hook, in un primo momento, cerca di condurre il gioco, ma la foga di Emma è così trascinante che non può fare altro che assecondarla con molto piacere. È stata la resa più dolce dei suoi trecento anni da pirata. Quando Emma decide di interrompere il contatto tra loro, continua a tenere saldamente la presa sulla sua giacca, incerta su quello da fare. Non lo ha lasciato andare ma ha appoggiato la sua fronte su quella del capitano e non riesce a staccare gli occhi dalle labbra che ha appena baciato: vorrebbe avvicinarsi di nuovo, ma ha troppa paura di perdere irrimediabilmente il controllo delle sue emozioni. Hook percepisce questo momento di indecisione e fa per prendere l’iniziativa ma Emma lo ferma: una cosa che non si ripeterà più. Hook aveva sperato che fossero solo parole, ma ora con il ritorno di Neal teme che possano diventare una dura verità.
Non riesce più a darle le spalle, decide di voltarsi verso di lei per nutrirsi della sua bellezza. Prima, però, lancia uno sguardo verso il giaciglio di Snow e Charming. Se David lo pesca a spiare sua figlia nel sonno, questa volta non potrà evitare una scazzottata. Per fortuna, dormono tutti e due.
Hook ora può dedicarsi con tutta calma a Emma. Gira la testa verso il giaciglio di Emma e il cuore gli balza in gola. È vuoto. I suoi occhi rapaci, abituati al buio, cercano il giaciglio di Neal: se anche il suo è vuoto sicuramente sono insieme e questo lui non lo sopporterebbe mai. Nell’oscurità riesce a intravvedere la sagoma del suo rivale respirare nel sonno. Si sente immediatamente sollevato: non si sono allontanati per appartarsi. Allora dove è andato il suo cigno? Si tira su e si guarda intorno. È pericoloso per lei girovagare da sola con quel diabolico demone di Peter Pan in giro. Sta per alzarsi per andarla a cercare, quando sente dei passi venire verso il campo. Se qualcuno sta tornando con Emma in ostaggio lo coglierà di sorpresa facendo finta di dormire. Prende la spada e l’avvicina a sé, pronta per essere usata. Si sdraia nuovamente in attesa. Riconosce immediatamente il rumore dei passi degli stivali di Emma, è sola per fortuna e sta bene. Hook si rilassa un momento: è sana e salva e solo questo conta. E poi Emma fa una cosa che lo spiazza. Sente che è rimasta vicino al suo giaciglio, sente i suoi occhi sulla sua nuca. Emma si china su di lui. Hook fa finta di dormire, se scopre che non è vero, lo beccherà da lei un bel cazzotto e non dal padre.

- Spero tu sia un uomo paziente Capitano. Ho bisogno di un po’ di tempo.

Hook sente il calore del fiato di Emma sul suo collo. Vorrebbe girarsi e stringerla a sé, ma non fa in tempo a formulare questo pensiero che Emma si allontana e si sdraia nel suo giaciglio.
Hook vorrebbe rimanere fermo nella posizione che ha assunto, ma il richiamo di quella figura sdraiata davanti a lui è potentissimo. E come sempre, quando si tratta di lei, cede immediatamente.
Si gira verso di lei. Lo fa lentamente come per simulare gli spostamenti durante il sonno.

- Ho tutto il tempo del mondo.

Sussurra queste parole a quegli occhi chiusi che tanto ama.
E poi è un attimo: quei due smeraldi si aprono e lo fissano intensamente, come se avessero sentito la sua risposta. Più gli smeraldi lo guardano, più gli occhi azzurri del Capitano non riescono a staccarsi da quelli di Emma.
La notte è ancora giovane e loro non hanno bisogno di nient’altro.
  

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Capitolo 5
*** Né un'eroina né una salvatrice: solo Emma ***


Rieccoci qui. dato l'orario (02:10) forse dovrei dire buongiorno. Complice questa botta d'insonnia micidiale, ho biìuttato giù questa cosetta. Siamo ancora su Neverland, o meglio nel viaggio di ritorno da Nevrland. Che dire Buona lettura e se ne avete voglia fatemi sapere cosa ne pensate. Persefone

Né un’eroina né una salvatrice: solo Emma

- Avete portato il vascello qui, Swan. Non passerà giorno senza che io non pensi a voi.
- Bene.

Hook ed Emma si guardano negli occhi per un breve cenno di intesa: tutti e due non possono fare a meno di ripensare a quella notte e a quello che ha significato per tutti e due. Ora che devono separarsi, forse per sempre, hanno la certezza che non è stato solo un momento.
Avevano appena sconfitto Peter Pan e, grazie alla magia di Regina che aveva imprigionato l’ombra in una delle vele della Jolly Roger, stavano facendo rotta verso casa. Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino. Sulla nave è tutto quieto. Hook aveva offerto ad Henry la sua cabina per la notte, ma il bambino ha preferito dormire con tutti gli altri negli alloggi dell’equipaggio. Quando si sono scelti i posti, Henry ha voluto accanto a sé tutte e due le sue mamme. Neal si sdraia accanto ad Emma mentre Snow e Charming sono poco più in fondo. Hook è rimasto sul ponte: Emma lo sa perché non lo ha sentito rientrare nella sua cabina.
La Salvatrice non riesce a smettere di guardare suo figlio: sì, alla fine ci è riuscita a salvarlo. Mentre osserva ogni lineamento del volto del bambino, due iridi blu s’insinuano tra le pieghe della sua anima e non ne vogliono sapere di abbandonarla. Se le porta dentro da quando le ha scorte sul ponte, poco dopo la partenza da Neverland. Neal le si era avvicinata e aveva cercato di ristabilire quell’intimità che c’era tra loro. L’aveva circondata con un braccio come faceva prima, quando erano insieme. Emma non sa bene come reagire. Si gira per un momento e nel buio le vede. Gli occhi del Capitano sono fissi su di loro, no su di lei. Si incupiscono per un momento. Emma si scioglie immediatamente dall’abbraccio di Neal. Non vuole ferirlo.  
Sulla sua testa sente i passi del Capitano rientrare. Non può non pensare alle parole che le ha sussurrato un attimo prima che lei scendesse sottocoperta.

 - In generale non sopporto vederti tra le braccia di qualcun altro, Swan. E nelle sue meno che mai.

È vero, Neal ha cercato di attirarla a se durante il sonno, o meglio questo è quello che ha cercato di far credere. Tutte le volte che l’ha sfiorata però, Emma ha pensato a un altro uomo, un uomo che prima era sul ponte  e che ora si è ritirato nella sua cabina. Non sa spiegarsi il motivo, sa semplicemente che solo da lui vuole essere toccata, dal Capitano. Neal sente che Emma è irrequieta, ma non si gira. Attende.
Più Emma si rigira nel letto più la figura del Capitano si fa strada nella sua mente. Pensa a quanto sia stato imprudente. Mentre erano nella Valle Oscura a cercare quell’ombra che ora li sta conducendo a casa, erano stati attaccati. Sia Hook che Neal stavano rischiando la vita e lei doveva fare qualcosa. Quando la prima ombra ha preso Neal, ha avuto paura. Quando la seconda ha preso anche Hook, era terrorizzata tanto che non ha potuto fare altro che gridare il suo nome. Ma sono le parole che il Capitano le ha sussurrato nella boscaglia poco prima di entrare nella Valle che le rimbombano nella testa.

- Quello che devo scegliere è il modo migliore per salvare mio figlio.
 - E ci riuscirete.
- Ci credi davvero?
- Non vi ho mai vista fallire. E quando lo avrete salvato, allora comincerà il divertimento.

Suo figlio è sano e salvo tra le sue braccia e il divertimento che le viene in mente ha una sola strada. Quando Emma si sorprende a formulare quel pensiero, viene attraversato da un fremito. Sul principio cerca di ripetere a se stessa che è un’assurdità, ma come chiude gli occhi è a lui che pensa intensamente. Alla fine decide di alzarsi. Meglio andare sul ponte a schiarirsi un po’ le idee. Si alza cercando di fare meno rumore possibile. Neal è ricettivo, però, la sente. Come Emma varca la soglia della stanza, si alza anche lui. La segue fino al ponte: ha il cuore in gola. Non può la sua Emma aver ceduto al Capitano. Così, infatti, non sembra: è sola sul ponte, ma guarda fissa la botola che porta alla cabina di Hook. Come Emma scende il primo gradino, Neal si sente morire: quello che è successo nella Valle Oscura non è stato un caso, lei ha scelto. Non può fare altro che tornare sconsolato a dormire: non era certo il lieto fine che aveva immaginato.
Emma scende titubante i gradini: sente dentro un misto di eccitazione e paura. Forse Hook dorme, forse è sveglio, forse sta bevendo dalla sua fiaschetta: lei vede solo che una luce è accesa. Ora che è in ballo non può tirarsi indietro. E poi vuole una cosa semplicissima.
Hook ha tolto il suo soprabito ed è seduto alla scrivania. La sua fiaschetta è lì, pronta all’uso, anche se non ha ancora toccato un goccio di rhum. La vuoterà tutta d’un fiato quando si ritroverà a pensare che la donna che gli interessa dorme accanto al figlio della donna che ha amato per secoli. Il rumore dei passi lo desta dai suoi pensieri. Si volta di scatto per vedere chi osa disturbarlo a quell’ora. Quando il pirata riesce a mettere a fuoco il volto che sta emergendo dalle tenebre è incredulo: Emma è proprio davanti a lui.

- Swan, che ci fai qui?
- Non riesco a dormire.
- Hai tutta l’aria di una che ha bisogno di un goccetto.
- Il rhum è la tua soluzione per tutto?
- Non fa mai male.
- E … se io volessi farmi … male?

Hook si alza e la guarda perplesso.

- Perché mi guardi così?
- Cosa vuoi esattamente, Swan? – fa un passo verso di lei.
- Mettiamola così. In questa stanza ci sono un pirata  e la sua … avventura di una notte …

Hook spalanca gli occhi e non crede alle sue orecchie.

- Quanto hai bevuto, Swan?
- Lo hai detto tu, che dopo aver salvato mio figlio sarebbe iniziato il divertimento …
- Non mi riferivo esattamente a questo – si volta di spalle.

Hook deve fare un grande sforzo su se stesso: desidera quella donna da impazzire e lei si sta offrendo senza troppi complimenti e nel modo più sbagliato possibile. Non è così che la vuole. Dal canto suo, Emma rimane molto infastidita dalla sua risposta, non gli sta chiedendo poi molto.

- Mi deludi Capitano, non dirmi che come pirata ti fai scrupoli con le tue partner occasionali …

Lo vuole provocare e lei vuole stordirsi per una sera senza pensare troppo a quello che succederà l’indomani.
Quelle parole sembrano, invece, scuotere Hook: vuoi il pirata Emma, ebbene lo avrai. Si gira verso di lei e con passo deciso le si avvicina. Senza troppi complimenti la afferra e la spinge contro uno dei muri della sua cabina. Emma quella reazione l’ha cercata, ma ora che il Capitano la sta mettendo in pratica non è più così spavalda. Hook preme il suo corpo contro quello della donna e le sue mani, rapaci, cercano immediatamente il contatto con la pelle nuda. Non la sta baciando e negli occhi di Emma coglie un leggero velo d’inquietudine. Con la mano le accarezza la pancia e sente che la donna sta tremando. Ne era certo.

- Swan, nel sesso occasionale la dolcezza non è richiesta, dovresti saperlo.

Hook la tocca ancora un po’ e poi fa qualche passo indietro.

- Perché ti sei fermato?
- Perché sarò anche un pirata, ma ho anche dei buoni principi come ti ho già detto. Inoltre non è questo quello che vuoi.
- E tu cosa ne sai di quello che voglio?
- Emma non sei così.
- Perché no?

Hook la guarda con un cenno di rimprovero.

- Dannazione! – esclama Emma che si sente in imbarazzo.

Si volta di spalle: non vuole mostrarsi in quello stato. Tutta la sua sfrontatezza sembra essere svanita in un colpo.

- Te lo chiedo un’altra volta, perché sei qui, Swan? – è serio stavolta.

Emma rimane in silenzio, ma con lui non può fare altro che essere sincera. Si volta e riprende a parlare.

- Perché di tutte le persone che sono su questa nave, una sola non vede in me né un’eroina o una Salvatrice, ma semplicemente Emma. E quella persona sei tu. Ho bisogno di perdermi con qualcuno che mi capisca senza fare troppe domande. E nessuno ci riesce come te e non lo ammetterò ancora una volta a voce alta. Lo sai, Neal mi ha sfiorata un paio di volte prima – Emma vede la mascella di Hook contrarsi – sai cosa ho pensato?
- Cosa?
- Che non ci fosse lui vicino a me, ma tu.

Hook le si avvicina nuovamente: ora non si sta gettando via e così deve essere. L’afferra per la vita e questa volta lo fa dolcemente. L’attira a sé e con delicatezza inizia a baciarla.

- Swan, per me tu non potrai mai essere solo l’avventura di una notte. Ma se è quello che vuoi per ora, non sarò certo io a negartelo. Ma dopo stanotte non potremo far finta che le cose tra noi non siano cambiate.
- Non posso farti promesse su come sarà domani. Ma stasera non ho dubbi: conducimi lontano, Capitano.

Hook la prende in braccio e la adagia sul letto. Si perdono l’uno nell’altra senza remore di nessun tipo. il pirata ora ha la certezza che tra loro due c’è un legame indissolubile anche se Emma non è ancora pronta ad ammetterlo. Quando la mattina arriva, Hook si ritrova solo nella cabina ma le lenzuola hanno ancora il suo odore e questo lo fa sentire un po’ meno solo. Tornerà, sa che tornerà da lui.
Quando vede il maggiolino giallo allontanarsi, Hook ancora non sa che la rivedrà ancora. Dovrà aspettare un lunghissimo anno, una nuova maledizione e gli inconvenienti dovuti alla perdita dei ricordi da parte della Salvatrice. Quando si ritroverà davanti alla porta della casa di Emma a New York non potrà fare a meno di ripensare di nuovo a quella notte sulla Jolly Roger e a quello che hanno provato insieme. Non vede l’ora di rivederla. Quando gli apre la porta, il suo cuore ha un tonfo: la voglia di baciarla è incontenibile. Ma Emma non sa più chi è e lo respinge in malo modo. Sperava di fargli ricordare quello che hanno provato insieme, ma le cose sono evidentemente un po’ più complicate di così.
Per il suo lieto fine c’è da combattere ancora e lui è pronto più che mai a giocarsi il tutto per tutto.

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Capitolo 6
*** Una carezza ***


Carissimi, nell'attesa della penultima puntata mi sono cimentata in questa nuova stesura. Temo che questa volta mi sia uscita un po' OOC, ma mi piaceva troppo quindi non mi sono fatta troppi problemi. Grazie a tutti quelli che leggono seguono e recensiscono, siete una gioia! Un bacio Persefone
 
Una Carezza 
 
- Esco a portare Henry in barca, tesoro, a meno che non ci sia altro che vuoi che faccia qui.
- Assicurati che Henry indossi il giubbotto di salvataggio.
- A dopo. 

Mentre Killian si sta dirigendo verso il molo, dove ha appuntamento con il ragazzino, non può fare a meno di pensare a tutto quello che è successo in quell’ultimo mese. Mettere fuori gioco Ingrid, paradossalmente, era stata la cosa più semplice da fare. Dopo che lei e il suo dannato incantesimo si erano dileguati, la vita a Storybrooke era tornata a scorrere normalmente.
Ricordava bene quella mattina. Era seduto da Granny e stava aspettando che Emma tornasse dalla fermata dello scuolabus per fare la colazione insieme. In realtà, quella per lei era la seconda colazione, dato che la prima la faceva con Henry. Quando la vide entrare, notò subito che la donna aveva qualcosa che non andava.

- Amore, io e il tuo caffè nero non vedevamo l’ora che arrivassi!

Emma aveva accennato un sorriso tenue.

- Cosa c’è, Swan?
- Killian, ecco io avrei deciso di lasciare casa dei miei e trasferirmi in un appartamento tutto mio, qui a Storybrooke. Però …

Avevano parlato qualche volta della remota, non più di tanto, possibilità di azzardare una convivenza, ma più per gioco che per altro. Un gioco che in realtà era molto serio.

- Però cosa, Swan?
- Insomma, lo sai che tengo molto al nostro rapporto, ma non posso fare passi affrettati. Non posso prendere Henry, piantarlo in una casa nuova e dirti di venire a vivere con noi così, su due piedi. Rischierei di destabilizzarlo con tutti questi cambiamenti troppo ravvicinati e di rovinare tutto. Dobbiamo fare le cose gradualmente se vogliamo farle funzionare.

Killian aveva guardato per un attimo Emma e il disagio che la donna stava provando in quel momento. Era ovvio che capiva benissimo la sua situazione.

- Me ne rendo perfettamente conto, Swan. Anche io ci tengo a non fare passi falsi con il ragazzo. Anche perché al momento andiamo piuttosto d’accordo e non mi sognerei mai di compromettere questo delicato equilibrio. Ho solo una domanda: come mettiamo in pratica questo gradualmente? – sorrise ammiccandole.
 - Per esempio potresti aiutarci a fare il trasloco.

E così quel week-end Killian si era trasformato da pirata a facchino. Henry non aveva avuto nulla da ridire sulla presenza di Killian, anzi. Nel tardo pomeriggio avevano fatto il grosso del lavoro e Henry aveva raggiunto un paio di amici al cinema, lasciando soli in casa sua madre e il capitano. Erano entrambi seduti sul divano sfiniti.

- Bene amore, ora che siete a cavallo, posso anche tornare al mio monolocale sul molo per una doccia ristoratrice – aveva detto Killian alzandosi dal divano.
- Aspetta – disse Emma trattenendolo – è tardi. Perché non rimani qui e mangiamo una cosa insieme? Ti presto un accappatoio e la fai qui la doccia.
- Interessante Swan – le disse chinandosi sul suo viso – cosa hai in mente?
- Ma niente! Sei sempre il solito – sorrise – anzi vado a ordinare due pizze per cena!

Quando Emma era tornata in salotto, si era seduta di nuovo accanto a lui sul divano.

- Hai tutto il tempo per farti la famosa doccia, il ragazzo dovrebbe arrivare fra un’oretta.
- Mi chiedo come potremmo ingannare l’attesa in modi più produttivi …
- Io forse qualche idea ce l’ho.

Emma si avvicinò suadente al viso del capitano. Quando faceva così, Killian non sapeva proprio resisterle. Si sfilò l’uncino e lo posò sul tavolinetto davanti al divano. Emma trovava quel gesto di una sensualità estrema, sin dalla prima volta che glielo aveva visto fare. Era accaduto una delle prime volte che avevano fatto l’amore. Dopo aver cenato insieme, erano andati nel monolocale di Killian per condividere un po’ di intimità. Da quando avevano messo piede oltre la soglia della porta, non avevano saputo più resistere al desiderio che provavano l’uno per l’altra. Killian la stava baciando e la stava conducendo verso l’angolo letto, dove avrebbero potuto fare comodamente tutto quello che sarebbe loro venuto in mente.

- Piano tigre, non vorrai arrivare subito al dunque – disse Emma maliziosamente.
- Abbiamo fatto una cena di preliminari, non credi basti? Mi hai letteralmente torturato per tutto il tempo, complice anche questo vestitino che porti.
- Ce la fai a resistere un altro minuto?

Killian la guardò interrogativo. Emma allora si mise in punta di piedi per sussurrargli qualcosa nell’orecchio.

- Vado un momento in bagno.

Quando ne era uscita, aveva visto Killian, seduto sul letto, che si stava sfilando trafelato l’uncino e lo stava riponendo in un cassetto del comodino.

- Cosa fai? – chiese raggiungendolo sul letto.

Killian sussultò: non l’aveva sentita uscire dal bagno.

- Non voglio rischiare di ferirti involontariamente – disse abbassando gli occhi.

Emma lo guardò con dolcezza: sapeva avere delle attenzioni davvero disarmanti per lei. Gli accarezzò il viso.

- Non c’è bisogno di farlo di nascosto. Lo sai che lo considero parte integrante di te.
- Lo so, ma non sai quanto vorrei stringerti con entrambe le mani senza preoccuparmi di queste cose.
- Pensa che se non fosse per quell’uncino, tu non avresti mai cercato vendetta, non avresti seguito Tremotino fin qui e noi non ci saremmo mai conosciuti.

A quelle parole il capitano aveva ripreso a baciarla con ancora più desiderio e passione di prima.
Quando era arrivato il fattorino, Emma e Killian si erano rivestiti e la salvatrice stava cercando di spiegare al pirata cosa fosse Netflix. La spiegazione era continuata anche dopo la cena, quando Emma aveva preso una coperta e si erano sdraiati sul divano per vedere un film. Si addormentarono quasi subito stretti in un caldo abbraccio. Ma un brusco risveglio li attendeva: quando Henry era tornato dal cinema non aveva gradito la scena che si era presentata davanti ai suoi occhi.

- Potreste evitare queste cose per favore? Gradirei un po’ di discrezione da parte vostra.

Come sentirono la voce del ragazzo, sobbalzarono come se fossero stati colti in flagrante. Nessuno dei due riuscì a profferire parola.

- Me ne vado in camera mia.

A nulla erano valsi i tentativi di Emma di parlare con suo figlio. La mattina dopo, da Granny, la faccia della Salvatrice era sferzata dalla frustrazione.

- Emma, lascia che parli io con Henry.
- Non parla con me, figuriamoci con te!
- Fammi fare un tentativo, ti prometto che sarò cauto.
- Ammesso e non concesso che tu possa avere ragione, come lo convinco a parlare con te?
- Facciamo così, lo aspetto qui quando torna da scuola.

Emma non era molto convinta, ma era ovvio che un tentativo andava fatto.
Nel pomeriggio Killian, come aveva detto, stava controllando nervosamente l’orologio da parete davanti a lui. Mancava poco all’arrivo del bus. Andò un momento in bagno per cercare di domare la sua ansia. Quando tornò in sala, vide che Henry era seduto al suo tavolo.

- Ragazzo, proprio te stavo aspettando – cercò di sorridere – come facevi a sapere che ero qui?
- Quanti hanno una fiaschetta come quella? – disse Henry indicando l’oggetto sul tavolo.
- Mi sembra giusto. Volevi dirmi qualcosa?
- A dir la verità si.
- Sono tutto orecchie – disse Killian sedendosi di fronte a Henry.
- Forse ho un po’ esagerato l’altra sera, mi dispiace.

Killian spalancò gli occhi.

- Non fraintendermi – proseguì Henry – non sono del tutto contrario al fatto che tu e mamma vi frequentiate, ma vedervi così mi ha fatto uno strano effetto.
- Capisco e mi dispiace. Credimi non avevamo intenzione di ferirti, tua madre meno che mai.
- Lo so bene, ma per me è strano avere una figura maschile in casa. Mamma non ha mai permesso che questo accadesse, neanche a New York con Walsh.
- Non volevo invadere il tuo spazio. Sai che tua madre non ha occhi che per te.
- Non lo metto in dubbio, ma il fatto è che non sono abituato a vederla con qualcuno in quel modo. Io sono cresciuto senza un padre ed entrambe le mie mamme hanno sempre fatto in modo di non coinvolgermi in queste cose. All’inizio non ci badavo molto, ma le cose sono cambiate quando ho conosciuto mio padre. Proprio quando pensavo di poter costruire un rapporto con lui, è successo quel che è successo. Emma non ha voluto più nessuno accanto a lei fino a quando è arrivato Walsh. Mi era simpatico, avevamo molte cose in comune.
- Be’ anche noi andiamo piuttosto d’accordo mi pare – Killian si stava irrigidendo per il confronto.
- Sì, ma non è questo il punto. Proprio quando mi stavo affezionando a lui, mamma è dovuta tornare qui a sistemare le cose. E poi sei piombato tu nelle nostre vite.
- Henry, ti assicuro che quello che provo per tua madre non è un capriccio. Quello che provo per lei è una cosa seria.
- È proprio questo che mi preoccupa. E se le cose non dovessero andare nel modo giusto perderei un altro amico, e questo proprio non mi va.

Killian si sorprese nel vedere come il ragazzo, proprio come sua madre, aveva paura di rimanere solo.

- Ragazzo, ti prometto che questo non accadrà. Farò di tutto perché questo non accada. Diamoci un po’ di tempo.

Henry lo guardò per un momento dritto negli occhi.

- Va bene, faremo come dici, voglio fidarmi di te. Ora vado a casa che ho una marea di compiti da fare.

Si alzò dal tavolo e si mise lo zaino in spalla.

- Domani pomeriggio non ho niente da fare, che ne dici se ci facciamo quel famoso giro in barca? Sono davvero curioso di vedere come si navigava una volta.
- Con molto piacere ragazzo, ti aspetto qui dopo la scuola.

Da quella volta di uscite in barca ce ne erano state molte, a volte loro due soli a volte anche con Emma. Tutto sembrava prendere la giusta direzione e il cuore di Emma, e non solo, ne era felicissimo.
Emma sta aspettando i suoi uomini sul molo e sta rileggendo il messaggio che Henry le ha inviato quel pomeriggio.
 
Il mare è bellissimo. Killian può rimanere a cena da noi questa sera?

Era la prima volta che le chiedeva una cosa del genere. Emma aveva passato tutto il pomeriggio in cucina per fare in modo che quella prima cena fosse perfetta.
Il sole sta tramontando e la salvatrice vede il suo uomo e suo figlio camminare spensierati e sorridenti sulla banchina verso di lei. Istintivamente si sfiora la pancia con una mano. No, non è incinta, ma capisce un po’ meglio perché sua madre abbia desiderato così tanto un altro bambino. E forse comincia a desiderarlo anche lei. 

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Capitolo 7
*** Lui ***


Carissimi, eccoci qui ancora. Questa shot esplora un po' la testa di Emma e quindi ho deciso di scriverla dal suo punto di vista. Vi anticipo che è speculare alla prossima che caricherò che invece esplora un po' la testa del nostro (mio) amato Capitano. Altra incursione nella terza stagione, ma stavolta nella seconda parte. Come sempre un vivo ringraziamento a chi ha voluto farmi sapere cosa pensa (siete sempre un bellissimo spunto di riflessione), a chi segue e a chi legge. Un bacione
Persefone



Lui
- Se può essere rotto, significa che ancora funziona.

Le sue parole fanno eco nella mia mente e non riesco a farle tacere. è notte fonda nella stanza che Henry ed io abbiamo preso da Granny. Io non riesco a dormire e non faccio altro che girarmi nel letto. Con uno dei suoi mugugni Henry mi ha fatto capire che non gradisce tutto quel movimento. Poverino, non posso dargli torto. Per questo ho deciso di alzarmi e farmi una cioccolata calda con la cannella, cercando di fare il meno rumore possibile.
Una volta pronta, mi sono messa comoda sulla poltrona vicino alla finestra che da sul mare. Sul termosifone c’è una coperta: la prendo e mi ci avvolgo dentro. Fa abbastanza freddo per girare solo in pigiama. Guardo gli anelli di fumo della cioccolata, le parole che mi ha detto nel bosco invadono di nuovo la mia mente. C’è di più: non posso fare a meno di pensare al suo sguardo, mentre mi dice ciò. I suoi occhi blu mi guardano sempre in quel modo: a volte non importa quanti strati di vestiti possa avere addosso, mi fa sentire come se fossi nuda. E non solo fisicamente. Non so come faccia, ma quel modo di posare i suoi occhi su di me, mi da i brividi, come ora. E dannazione riesce sempre a farmi quell’effetto, anche quando sembra impossibile. Come a New York, per esempio, quando è piombato al mio tavolo mentre stavo cenando con Walsh. Non avevo ancora i miei ricordi, quindi per me era un perfetto sconosciuto. Uno sconosciuto che, proprio quella mattina, mi aveva baciata sulla soglia di casa, farneticando cose strane.

- La vostra famiglia è in grave pericolo.
- La mia famiglia è proprio qui, chi sei tu?
- Un vecchio amico … So che non potete ricordarvi di me, ma posso farvi ricordare.

Lo avevo steso con un colpo basso in tutti i sensi, ma quel bacio e quegli occhi me li ero portati dentro tutto il giorno. Mi sentivo colpevole verso Walsh per quello che avevo provato, ma allo stesso tempo mi fece sentire viva come non lo ero da un anno a quella parte. Ricordo bene il suo discorso al tavolo. Ho afferrato il coltello come per minacciarlo. In realtà era me stessa che stavo minacciando: non riuscivo a rimanere impassibili davanti ai suoi languidi sguardi.  Nel silenzio di questa stanza e di me stessa lo posso ammettere: il motivo per cui non ho subito risposto di sì alla proposta di  Walsh è legato a lui. Perché quel fantasma, lo avevo chiamato io così, era riapparso nella mia vita e mi aveva dato un’emozione incredibile, anche se ne ignoravo completamente il motivo.
Eppure anche quando ho recuperato la memoria, ho continuato ad usare Walsh come scudo: l’ho fatto quando ci siamo seduti al tavolo di casa mia, con del rhum davanti e lui mi stava spiegando cosa era successo e perché era a New York. Credevo di amare Walsh perdutamente fino a quella maledetta mattina, ma quando mi sono ritrovata davanti Killian (oddio, già siamo al punto che lo chiamo per nome?) qualcosa è cambiato. E poi Walsh si è rivelato essere, in realtà, una scimmia volante, una spia della perfida Strega dell’Ovest.   
Non so spiegare a parole cosa mi attiri verso di lui come una calamita. Mi ripeto che è l’uomo più sbagliato per me, è un pirata santo cielo, che tipo di stabilità ed equilibrio può dare a una donna come me, con un figlio per giunta?!
 Il fatto di essere così sbagliato, però, lo rende dannatamente perfetto ai miei occhi.
Sento un brivido attraversarmi il corpo, anche quando l’ho baciato la prima volta, ho provato la stessa cosa. Questo potere che ha su di me mi fa paura perché non posso difendermi. E lui lo ha capito.
Quando abbiamo lasciato New York per tornare a Storybrooke sul mio maggiolino, la gente avrebbe potuto scambiarci per una famiglia. Henry era rimasto un po’ perplesso quando si era trovato davanti quello strano tizio e quando gli ho detto che andavamo nel Maine per seguire il suo caso. Avevo paura che potesse fare domande che ci avrebbero messo in difficoltà e avevo paura delle risposte che Killian (e due) avrebbe potuto dare. Fortunatamente si era addormentato quasi subito e per gran parte del viaggio. Nonostante guardassi la strada, sentivo che mi stava frugando con gli occhi. Era avido, voleva sapere di quell’anno passato, di quell’uomo che mi era stato vicino, intimamente vicino. Non mi ha rivolto una singola domanda con la bocca, ma ho potuto sentire tutto. E più percepivo le sue domande e più mi sentivo in imbarazzo. Era chiaro che avevamo condiviso qualcosa di molto più profondo di un’avventura su Neverland, ma c’era il presente da affrontare. Lui non sapeva niente del mio ultimo anno e io del suo, ma una cosa me l’aveva fatto capire. E solo con una frase.

- Non c’era niente per me nella Foresta incantata, perché sarei dovuto rimanere?

Nella Foresta Incantata mancavo solo io.
Sono queste le frasi che mi destabilizzano emotivamente: la forza dei suoi sentimenti è talmente palese che a momenti mi vergogno della mia storia con Walsh come se fosse una scappatella …  
Qui a Storybrooke, il mio scudo è Neal e sapere che fine ha fatto. Da quando sono arrivata, mi ripeto che lo faccio per Henry, in realtà lo faccio anche per me. Se ho la testa occupata, non penso a lui, al fatto che ho desiderio di lui, delle sue mani su di me.
Mentre penso queste cose, sento le guance andare a fuoco. Provo a dirmi che cioè è dovuto alla vicinanza della tazza calda al mio viso, ma so benissimo che è una bugia: la tazza è sul tavolinetto e non vicino alla mia faccia.
Perché mi fa tanta paura provare desiderio per lui? Semplice. Risveglia in me la parte istintiva, quella irrazionale ed io non voglio assolutamente perdere il controllo. La prima e l’ultima volta che l’ho fatto, mi sono ritrovata in prigione ed incinta, direi che basta e avanza.  
Un merito devo riconoscerglielo però: non ha mai mollato con me. Avrebbe potuto farlo in moltissime occasioni, ma è sempre rimasto al mio fianco, defilato, ma sempre presente. A New York non aveva nessun motivo per insistere. Aveva i suoi ricordi.

- Sono tornato per salvare te.

Non sono abituata ad essere al centro dei pensieri di qualcuno, ma nei suoi sono lì e in fondo anche lui nei miei. E questo lo sa bene, anche se morirei prima di ammetterlo.
Non importa quanto lontano lo possa spingere, a gesti o a parole: se devo fare una battuta di ricerche nei boschi è lui che chiamo per primo; se devo prendere una decisione è con lui che parlo; se inciampassi per strada, so che sarebbe pronto a sorreggermi per non farmi finire faccia a terra; se dovessi lasciare Henry a qualcuno, probabilmente lo chiederei a lui.    
Dio, non mi sono mai resa conto, fino a stanotte, di quanto faccia affidamento su di lui e di quanto, nonostante la mia diffidenza, lui sia sempre pronto a venirmi incontro. Mi sembra di sentire le sue mani che mi sfiorano il viso e che mi sorreggono per non farmi cadere, così come le sue battutine, che vorrei odiare ma non ci riesco. Anzi.
La cioccolata è ormai fredda ed io non ne ho preso neanche un sorso. L’alba è bellissima ed io mi sento un po’ più leggera. Forse non sono ancora pronta ad ammettere con lui quello che provo, non me la sento ancora di scoprirmi, ma almeno con me stessa sono stata sincera.
So che mi stai aspettando, ma io non sono una donna semplice, le mie sovrastrutture hanno una sedimentazione lunga 28 anni.  E anche se percepisco la genuinità dei tuoi sentimenti, non ho ancora il tuo coraggio: mostrarmi per quella che sono. Questo mi fa letteralmente impazzire di te, la forza di manifestare quello che provi nonostante le batoste.
I miei occhi guardano il mare. So che hai passato la notte in una di quelle stanze sul molo. Niente ti calma come il mare. Me lo hai detto una sera su Neverland, mentre cercavamo legna per il fuoco dell’accampamento.
Istintivamente appoggio la fronte al vetro della finestra e sorrido. Magari ti sei appena svegliato e stai ammirando l’alba anche tu, o magari hai passato una notte insonne come me e saluti il mattino come se fosse una liberazione. Questo è l’ultimo momento in cui posso parlare a voce alta senza essere sentita da nessuno, quindi lascio che le mie corde vocali possano esprimersi liberamente.

- Buongiorno Killian, lo senti come è caldo il sole che sta sorgendo? Ti confido un segreto … È proprio come te … 

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Capitolo 8
*** Lei ***


 
Carissimi, a voi i pensieri del nostro amato Capitano. Come vi accennavo lo scorso capitolo, questo è speculare al precedente, per lo meno nelle mie intenzioni. Vi avverto, potrei essermi lasciata prendere la mano da un po' di angst, ma non ho ancora visto il finale di metà stagione, quindi dovete portare un po' di pazienza. Un grande ringraziamento a chi ha voluto farmi sapere cosa ne pensa (ho sempre le orecchie all'erta per le vostre osservazioni), a chi segue e a chi ha inserito la storia tra i preferiti, e a chi ha sempre la voglia di leggere. Un bacio Persefone. 


Lei
- Chi è?
- Walsh, Henry lo ha invitato.
- Posso sbarazzarmi di lui.
- No. I miei ricordi potranno non essere reali, ma lui sì e anche gli otto mesi passati insieme. Gli devo una spiegazione.
- Cosa gli direte?
- Non lo so, ma tengo troppo a lui per trascinarlo in questa storia. Aspetta qui.

Eccolo il sole che sorge, finalmente i miei fantasmi si dissolvono con i primi raggi di luce che scaldano il mattino. Questa scena mi ha tormentato tutta la notte. Ne ricordo perfettamente ogni minimo particolare così come quello che è successo dopo.
Emma è appena uscita dall’appartamento ed io non posso fare altro che attaccarmi alla bottiglia di rhum che stavamo bevendo insieme. Oramai è rimasto solo lui a curare le mie ferite.
Provo dentro un misto di sensazioni contrastanti. Sono passato dall’eccitazione sfrenata al terrore più completo. Ero così ansioso ed impaziente di rivederla che non mi sono trattenuto dal baciarla quasi subito dopo che mi aveva aperto la porta. Il terrore l’ho provato quando l’ho vista a cena con un altro. Se avessi potuto, lo avrei preso a pugni quel tizio. Sono geloso di lei, perché so che tipo di fascino può esercitare sugli uomini.
L’idea che quel tipo ti abbia stretto a sé e ti abbia amato come avrei voluto fare io, mi manda fuori di testa. Non faccio altro che immaginarvi mano nella mano, le sue labbra sulle tue, le sue mani sul tuo corpo. Ero io quello che doveva fare tutte queste cose con te, non lui. Cosa avrei dato, in quell’anno in cui ci hanno separati, per amarti anche solo una notte intera, per perdermi dentro di te e con te. Se quel dannato demone di Pan fosse rimasto su Neverland probabilmente ora saremmo insieme: ti avrei amata selvaggiamente e dolcemente, ti avrei inondata col mio amore. Da quando ti conosco, anche il sesso ha cambiato sapore. Da quando ti conosco, non sono più riuscito a fare solo sesso, perché quel che voglio è amore. E lo voglio con te.
è buffo sentirmi pronunciare queste parole. Io, Capitan Hook, ho avuto le mogli di molti uomini e per me è sempre stato un vanto. Vederle soccombere al mio fascino nutriva il mio sfrenato ego che, come ben sai, reclama un suo spazio. Poi è arrivata Milah e le cose sono cominciate a cambiare. Ci siamo amati intensamente e questo non posso nascondertelo. Quando il Coccodrillo me l’ha strappata, ho iniziato a frequentare una bettola sul porto. All’inizio ci andavo solo per ubriacarmi, poi, piano piano, ho iniziato a stordirmi anche con le ragazze che lo frequentavano. In un primo momento non ho badato molto a chi mi portavo a letto. Una valeva l’altra purché mi facesse dimenticare per un paio d’ore il mio dolore. Poi, ad un certo punto, sono andato sempre con la stessa, Clorinda: non chiedeva spiegazioni e mi accontentava in tutto. Pensa, quando Cora è venuta a cercarmi per propormi il suo piano e la sua alleanza per scuoiare il mio Coccodrillo, è proprio lì che mi ha trovato. Tutto il porto sapeva che se Capitan Hook non era sulla Jolly Roger, sicuramente era nella stanza di Clorinda a leccarsi le ferite.
Dopo che sono partito per Storybrooke, la mia vita non è stata più la stessa. Ho incontrato te che mi hai strapazzato come una tempesta in alto mare. Mi sei entrata dentro e non mi hai voluto più lasciare. Tremotino e Regina sapranno come strappare un cuore dal petto, ma solo tu sai fare di meglio: impadronirtene lasciandolo al suo posto.
Perché ti racconto tutto ciò in questa maledetta notte insonne? Perché quest’ultimo anno per me è stato un inferno. Da quando ho rimesso piede nella Foresta Incantata, ho ripreso a ubriacarmi in quella stessa bettola, ma i miei occhi non si sono posati su nessun’altra donna, neanche su Clorinda. Nemmeno lei sarebbe riuscita a distogliermi da te. Sapere che eri viva e che respiravi la mia stessa aria, mi impediva di guardare le altre. Oramai per me ci sei solo tu.
Credevo che sarei impazzito per il dolore e la separazione forzata. Non sai quante notti in bianco ho passato pensando a te, ai tuoi espressivi occhi verdi, ai tuoi sensuali capelli biondi. Il profumo della tua pelle lo potrei riconoscere tra mille, mi accende il sangue nelle vene. Ero diventato più lunatico e irascibile che mai. Avevo una sola scusante: ti desideravo disperatamente. Questo è l’effetto che mi fai. Così quando ho ricevuto il gabbiano con quel messaggio per ritrovarti, non ho esitato un momento. Ero sfuggito alla nuova maledizione e sapevo che i viaggi tra i mondi erano possibili. Avevo una buona scusa per venirti a cercare e per farti ricordare, non me la sono fatta sfuggire.
Sto facendo di tutto per non pensare a quello che ho visto in quel ristorante, ma non c’è niente da fare. La mia mente non ne vuole sapere di disincagliarsi da quelle immagini.
Dopo che mi hai cacciato, sono rimasto tutto il giorno sotto al tuo portone. Pensavo che baciarti ti avrebbe fatto ricordare quello che tra noi stava nascendo. Mi sbagliavo, l’ho visto nei tuoi occhi che non avevi la più pallida idea di chi fossi. Ho provato un dolore lacerante. Sapevo dell’incantesimo di Regina, ma come si possono dimenticare dei sentimenti? I nostri sentimenti?
Quando sei uscita di casa, ti ho seguita. Avevo in mente un’altra cosa prima di darti la pozione. Di Neal ti ricordavi (maledizione quanto mi scoccia ammetterlo), e mandarti nel suo appartamento mi sembrava un buon passo intermedio per arrivare alla pozione. Come hai varcato la soglia del portone sono rimasto senza fiato. Mi hai fatto perdere la testa con dei pantaloni e una giacca di pelle, non ti avevo mai vista vestita con qualcosa di diverso. Dove vai, amore mio? Appena ti ho visto varcare la soglia del ristorante e dirigerti verso il tavolo di quello, il pirata ha preso il sopravvento sull’uomo per un attimo.
Per fortuna, poi, sono riuscito a convincerti a bere la pozione della memoria, ma non riesco a scordare le tue parole un attimo prima di farlo.

- Se quello che dici è vero … dovrei rinunciare a tutto quello che ho qui.
- Ma si basa tutto su delle bugie
- Ma sono reali e sono molto belle. Ho Henry, un lavoro, un uomo che amo.
- Magari ce ne sarà uno anche nella vita di cui non vi ricordate

In quel momento sarei voluto sprofondare, lo hai amato quell’uomo allora. E io dunque cosa sono per te? Ho sentito il cuore andare in frantumi. Ma nonostante questo, ti amo come prima e più di prima. Perché all’amore credo ancora, così come credo in te e in quello che abbiamo provato insieme.
Da quando ricordi, cerchi di schermirti davanti a quello che c’è tra noi, perché Swan? Perché non vuoi lasciarmi entrare? Saprò essere un uomo migliore per te. So che lui sembrava perfetto, ma non è tutto oro quello che luccica e te lo ha dimostrato.
Starti vicino così è una tortura. Ogni volta che mi respingi, mi viene voglia di mollare tutto, lasciarti libera di andare dove vuoi anche senza di me, con solo il mio amore ad accompagnarti. Ma poi torni con gli occhi spaventati a cercarmi, a chiedermi, a volermi vicino a te. Ed io non so resistere al tuo richiamo, anche se finisco inevitabilmente per strofinare le mie ferite col sale ogni volta che ti cedo. È una tortura lenta, dolce e violenta allo stesso tempo e so che potrei sopportarla per tutto il tempo del mondo.
Mi passo un dito sulla gola. Sotto la barba nascondo una piccola cicatrice. Me l’hai fatta tu la prima volta che ci siamo visti nella Foresta Incantata. Mi hai puntato un coltello alla gola intimandomi di rivelare la mia vera identità. Quando la tua assenza sta per distruggermi, ci passo sopra un dito e mi sembra di risentire le tue mani fra i miei capelli e stringerli, la tua presenza che mi avvolge.
Lo sto facendo anche ora, quando all’improvviso sento qualcosa suonare nella stanza. Sul comodino c’è quello strano aggeggio per parlare. Ho visto come lo usi. Incerto mi avvicino e sollevo la … me lo hai detto come si chiama, si aspetta … Cornetta! Chi può mai cercarmi a quest’ora del mattino?

- Hook? Sei tu?

La tua voce di prima mattina è il dono migliore che questo giorno che nasce poteva farmi.

- Swan? Si sono, io. Come hai fatto a trovarmi?
- Lo so che ti piace dormire col rumore del mare. Me lo hai detto tu. E poi sei nell’unico motel sul molo. Appena ho iniziato a descriverti, mi hanno subito passato il tuo interno.

Ti ricordi di quello che ti racconto o ti ho raccontato. Cosa ho combinato di buono per meritarmi tutte queste attenzioni?

- È l’alba Swan.
- Lo so. Dormivi? Che stupida forse ti ho anche svegliato. Scusami.

Ti preoccupi per me? Sì, preoccupati per me, solo un po’ per farmi capire che ci tieni. Mi sto crogiolando in questi pensieri, quando sento che stai per riattaccare. Non te lo permetterò.

- Emma, aspetta, ero sveglio.
- Davvero?
- Davvero.
- Lo so che l’orario non è urbano, ma mi chiedevo se potevamo vederci da Granny per prendere un caffè. E poi magari partiamo da lì per un’altra battuta di ricerche nei boschi. Voglio scoprire dove si nasconde Zelena.

Silenzio.

- Nottataccia?
- Abbastanza, come la tua del resto se sei sveglio.
- Ci vediamo lì tra mezz’ora al massimo.
- Killian, grazie. Ti aspetto.

Sentirle pronunciare il mio nome è stato come la prima boccata d’ossigeno dopo un’apnea forzata. Mi vesto in fretta ed esco. Ho capito che dietro al caffè c’è qualcosa in più. E io sono pronto a dartelo. A darti tutto.

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Capitolo 9
*** I told you Swan, I’m a survivor ***


Carissimi, in pista di nuovo. Once è appena finito e io già c'ho le crisi di astinenza ... A me non è andato proprio giù che Emma non abbia potuto sentire quella bellissima dichiarazione telefonica di Killian nella 4x08. Fino all'ultimo ho sperato che ricicciasse fuori. Siccome così non è stato, mi sono presa qualche libertà. Come sempre un ringraziamento a chi legge, lascia recensione, ha messo la storia tra le ricordate/seguite/ preferite, voglio apere quello che pensate! Auguri a tutti per un buon Natale ed un succulento 2015 (non so se aggiornerò quindi gli auguri ve li faccio comunque ;D ). Buona Lettura, Persefone
 


I told you Swan, I’m a survivor
 

- Ehi Killian, cosa c’è? Ti comporti in modo strano.
- Niente. Sto bene. Ci vediamo in giro tesoro.

Killian sta uscendo dalla porta di Granny mentre Emma lo sta seguendo con lo sguardo. Se prima aveva il sentore che ci fosse qualcosa di strano in lui, ora il suo istinto le sta urlando che è proprio così. Quel bacio freddo e quel gesto repentino: aveva afferrato il suo braccio come se avesse bisogno di mandarle un segnale, come una vera e propria richiesta d’aiuto. E poi i suoi occhi, vuoti e fissi mentre le parlava. Non era mai successo prima. Ormai lo conosceva e sapeva bene come era il suo sguardo quando la guardava, la passione e l’ardore che metteva anche nel più lieve e delicato dei suoi baci. Era sempre stato un uomo di grandi e tumultuose emozioni, ma in quei giorni le era apparso come svuotato, un burattino forse.
Emma viene ridestata dai suoi pensieri a seguito della vibrazione del suo cellulare. Un nuovo messaggio è stato lasciato nella sua segreteria telefonica da parte di suo padre. La Salvatrice fa partire la registrazione: David le chiede come vanno le cose e se ci sono delle novità. Sta per riattaccare, quando la segreteria le ricorda che c’è un altro messaggio vocale, risalente a un paio di giorni prima. Emma resta in ascolto e come riconosce la voce registrata, il suo cuore sembra fermarsi. Il tono della voce è teso.
“Emma, sono di nuovo Killian. Mi dovete ascoltare. So che siete stata da Gold e so cosa avete fatto. […] Non so cosa abbia in mente, ma so che ha mentito a Belle. Il pugnale che le ha dato è un falso. E lo so perché … perché temo di avervi mentito anche io. Gold mi ha ricattato per costringermi ad aiutarlo. Sapeva … che avrei fatto di tutto per stare con voi e l’ha usato contro di me. Io volevo solo essere un uomo migliore per voi, Swan. Ma ho fallito. E per questo ora rischio di perdervi. Mi dispiace. Ma spero che non mi perdonerete mai, significherebbe che siete sana e salva. Ciao”.
Nella mente di Emma improvvisamente sembra tutto tornare a posto, come in un puzzle. È la conferma alle sue sensazioni. Una cosa è perfettamente chiara dentro di lei: non permetterà mai a Gold di fargli del male. E poi vuole dalle spiegazioni anche da lui. Come ha fatto a cacciarsi in una situazione del genere? Ma soprattutto perché?
Si avvicina al tavolo dove sono seduti Elsa, Anna e Kristoff.

- Ragazzi, forse abbiamo trovato una soluzione. Prima di accompagnarvi al portale, però, devo fare una cosa della massima urgenza. Aspettatemi qui.
- Emma va tutto bene? – chiede Elsa.
- No, ma credimi, è meglio se restate qui.

Emma esce dalla tavola calda, senza esitare ancora. Comincia a cercare Killian. Lo individua ad un paio di isolati di distanza.
Non sembra averla vista. Meglio: decide di pedinarlo per scoprire cosa realmente stia accadendo.
Dalla direzione che sta prendendo, sembra dirigersi verso la torre con l’orologio. Killian, infatti, poco dopo, varca la soglia della biblioteca. Emma aspetta ancora un momento prima di seguirlo dentro, titubante. Alza lo sguardo e nel vetro dell’orologio le sembra di scorgere una figura. Emma guarda meglio. Sì, è proprio lui e in mano sembra stringere un qualcosa che assomiglia in tutto e per tutto a un cuore.
Emma sente il panico impadronirsi di lei: non può essere il suo cuore, non quello del suo pirata. Come ha fatto a non accorgersi immediatamente che non era più al suo posto? A cosa pensava mentre era tra le sue braccia? Ingrid le aveva dato da fare, ma questo non la giustificava. Possibile che quando si trattava di lui, non riusciva mai ad essere tempestiva? E perché Killian si ostinava a cavarsela da solo?
Mentre tutti questi pensieri turbinano nella sua mente, vede che Gold è stato raggiunto dal capitano. Si stanno parlando anche in maniera piuttosto animata. Gold stringe il cuore e Killian si accascia al suolo per il dolore.

- Mi avevi detto che eri bravo a sopravvivere, perché mi fai questo?

Emma si precipita verso la porta della libreria. La supera e si dirige verso l’ascensore che porta verso la torre dell’orologio. Il tragitto dell’ascensore sembra eterno ed Emma teme di arrivare troppo tardi. Quando le porte si aprono, Killian è terra agonizzante.

- Fermo Gold! – intima la Salvatrice
- Mi dispiace ma non posso. Aspetto questo momento da troppo tempo. e ormai ci siamo.

Emma manifesta l’intenzione di usare la magia per fermarlo, ma Gold è più veloce e più esperto. La blocca sotto gli occhi impotenti di Hook. Non gli importa cosa ne sarà di lui perché ad Emma non succeda nulla di male. Gold torna a stringere il cuore del pirata che torna ad accasciarsi. Vorrebbe risparmiare ad Emma quello spettacolo, ma non può fare proprio niente. Maledice Gold per il suo sadismo e per quelle sofferenze inutili. Ma c’è qualcosa di strano. Per quanto Gold stringa il cuore di Killian non si frantuma.

- Non capisco.  Perché non riesco …
- Perché ti ho ordinato di non farlo.

Belle è dietro i due uomini e stringe il vero pugnale dell’Oscuro.

- Metti giù il cuore – Gold lo lascia cadere accanto a Killian – ora libera tutti. – anche quest’ordine viene eseguito – E ora andiamo insieme al confine della città, perché dobbiamo essere soli per quello che succederà da adesso in poi.

Belle e Gold spariscono in una nuvola rossa lasciando Emma e Hook da soli. L’uomo è ancora per terra e sta riprendendo fiato. Emma corre immediatamente verso di lui, per sincerarsi che stia davvero bene.

- Killian, tutto bene?
- Certo, tesoro.

È in quel momento che Emma si sente invadere da una rabbia cieca. Se un attimo prima l’unica cosa che voleva era stringerlo a sé, ora che è vicino a lui, che si protende verso di lei, comincia ad assestargli una serie di pugni sul petto su cui adorava rilassarsi.

- Accidenti a te, ma si può sapere che sta succedendo? Che ci faceva Gold con il tuo cuore? Perché lo aveva?

Killian cerca di fermare i colpi di Emma che contemporaneamente cerca di nascondere il suo viso solcato dalle lacrime.

- Amore …
- Non chiamarmi amore!
- Ma …
- Come posso essere il tuo amore se ti rifiuti di condividere con me anche i problemi? E poi quel messaggio sulla segreteria telefonica, mi vuoi dire che diavolo sta succedendo?

Ha la voce rotta dal pianto e dalla paura. Per Killian questo è davvero troppo. Le blocca le braccia e la stringe forte a sé.

- Scusami, io non volevo mentirti. Ma mi vergognavo per quello che sono stato costretto a fare. Gold pensava di aver trovato un modo per separarsi dal pugnale e mantenere i suoi poteri, grazie a quel cappello.
- Perché aveva il tuo cuore e voleva frantumarlo?
- Era uno degli ingredienti che gli occorrevano per lanciare l’incantesimo. Mi ha ricattato.
- È per la mano vero?
- Sì, avevo capito subito che il pugnale di Belle era un falso. Come uno sciocco, ho pensato di poter usare questa cosa a mio favore. Ho chiesto la mia mano in cambio del mio silenzio. Mi avevi appena chiesto di uscire e volevo che il nostro primo vero appuntamento fosse perfetto.
- E credi che avere entrambe le mani lo avrebbe reso tale?
- Volevo solo darti il meglio, perché te lo meriti e io forse non sono in grado di dartelo.

Emma gli assesta un altro pugno sulla spalla.

- Hook, stupido pirata che non sei altro, come posso farti capire che a me non importa? Per me hai sempre avuto un uncino al posto della mano. Questo non cambia minimamente i miei sentimenti per te, perché non te lo vuoi mettere in testa? Quello che mi fa più male è che per la seconda volta non ti sei fidato di me.  
- Seconda volta?
- Eh già prima mi hai mentito sul fatto che Zelina ti aveva maledetto e ora questo. Perché?
- Perché ho paura di deludere le tue aspettative, maledizione! È come se vivessi sempre con l’incubo che un giorno tu possa svegliarti e renderti conto che non valgo poi molto e che in fondo hai solo sprecato tempo stando con me.

Killian aveva gettato fuori quelle parole e quelle paure tutte d’un fiato come se avesse timore di non riuscire a dirle se avesse tentennato. Emma si calma un momento e lo guarda negli occhi. Lui ha le mani tra i capelli e non riesce a sostenere il suo sguardo.

- Killian, guardami.
- Non ci riesco, mi vergogno troppo.
- Ti ho detto di guardarmi, per favore.

Killian alza il viso e lentamente posa il suo sguardo all’altezza di quello della donna. Ha paura di scorgere il disappunto e la delusione in quei bellissimi occhi verdi. Dopo un notevole sforzo su se stesso riesce a guardarla negli occhi.

- Per questo l’altra sera, non sei voluto arrivare fino in fondo?

Killian capisce immediatamente a cosa sta facendo riferimento.

Un paio di sere prima erano rimasti soli in casa. Di solito approfittavano di ogni momento disponibile per condividere un po’ di intimità. Erano momenti così rari, che non si lasciavano sfuggire le rare occasioni in cui potevano approfittarne. Killian non doveva sforzarsi molto per convincere Emma a lasciarsi andare, di solito, ma quella volta era stato lui a tirarsi indietro. Emma ne era rimasta colpita, ma aveva attribuito la sua reazione alla stanchezza e alla tensione per la maledizione appena scampata.

- Sì.

Emma sente un brivido lungo la schiena. Il solo pensiero che Gold potesse sapere quello che loro facevano insieme la fece sentire a disagio. Era una vera e propria violazione della sua sfera più intima e privata.

- Vuoi dire che anche in quel momento ci stava spiando?
- No, amore. Ma avevo paura che potesse succedere. Non avrei mai permesso a quella bestia di intromettersi tra noi, di derubarci della nostra intimità e di estorcerti informazioni in quel modo vile e indegno. Non mi sarei mai perdonato una cosa del genere. Non gli avrei mai e poi mai permesso di approfittarsi di te in quelle circostanze, con le tue difese abbassate a causa mia. Non potevo correre un rischio del genere e ferirti ulteriormente.
- Capisco.
- Ti prego credimi – Killian le poggia una mano sulla testa
- Ti credo pirata, ma per favore non nascondermi più le cose. Anche le più terribili. E se non puoi dirmi niente, fammelo capire prima. Non voglio più correre il rischio di perderti in questo modo.

Killian la stringe forte a sé e la bacia dolcemente.

- E ora pensiamo a questo – dice Emma, prendendo il cuore di Killian e facendo attenzione a non danneggiarlo – andiamo da Granny e rimettiamo le cose a posto.

Nel retro della tavola calda, Emma non sa bene come fare per rimettere a posto il cuore del pirata. Quella è la specialità di Gold e Regina non la sua.

- Siate semplicemente gent …

Killian non riesce a finire la frase che Emma con un gesto secco e repentino gli rimette il cuore a posto. Il pirata rimane per un momento senza fiato.

- Scusa. Pensavo che facendolo velocemente, sarebbe stato come strappare un …

Mentre Emma parla, Killian sente fluire nel suo corpo una passione intensa e irrefrenabile, quella che solo la vicinanza di lei riesce a risvegliare in maniera così tumultuosa. Come in risposta a questo istinto fortissimo, la bacia con tutto il trasporto del momento. Ma non sono solo le sue labbra che vuole, la desidera prepotentemente e per questo la spinge contro il muro in modo tale che i loro corpi possano entrare in contatto e aderire perfettamente, come se fosse il preludio ad altre delizie che arriveranno.

- Te l’ho detto, Swan. Sono un osso duro
- Sarei curiosa di riprendere il discorso interrotto quella sera
- Se la signora insiste …

Killian apre la porta della sua stanza. Emma lo trascina dentro con se e chiude a chiave. Per una notte Storybrooke se la sarebbe cavata anche senza di loro.
 
  

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Capitolo 10
*** He was asking for it ***


Carissimi, eccoci qui con l'ultima shot del 2014. Tranquilli tornerò a torturarvi con il prossimo anno! Le ultime due puntate della scorsa stagione per me sono state l'apoteosi! Le ho adorate e sopratutto i siparietti tra i nostri per far recuperare l'anello a Snow. Sono stata giorni interi a ridere al suono di Be hold to the ROLLY JOGER! Come sempre un grande ringraziamento a tutti quelli che leggono, recensiscono e inseriscono la storia tra le varie seguite e preferite.
Vi auguro un 2015 meraviglioso e pieno di positività! lasciamo a quest'anno i timori e buttiamoci a capofitto in quel che verrà!
Un bacio Persefone
 

He was asking for it
 

- Stai scherzando? E come farà questo a non avere delle conseguenze?
- Se lo è voluto lui! E come ho detto, darà la colpa al rum. Andiamo via da qui.

Da quando hanno lasciato la nave, non si sono scambiati una sola parola. Hook cammina davanti a lei con passo fermo e deciso. Non si è voltato mai, neanche per vedere se lei fosse al passo, o semplicemente ancora dietro di lui. Emma, invece, continua a guardare a terra. Non è stata molto edificante la scena a cui lo ha fatto assistere, ma deve ammettere che è stata, tutto sommato, davvero divertente. Soprattutto la reazione che ha avuto: fare a cazzotti con il se stesso del passato, e non in senso metaforico, per gelosia è oggettivamente qualcosa di veramente esilarante. È questo silenzio pieno di accuse che ora regna tra loro, la cosa che davvero non riesce a capire.
Continuano ad addentrarsi nel bosco ancora un po’, meglio stare lontani dalla strada.

- Credo sia meglio fermarci qui per questa notte.

Hook si ferma ai piedi di una nodosa quercia, le cui radici possono rivelarsi un ottimo riparo per la notte.

- Swan, aspettami qui, vado a cercare un po’ di legna per accendere un fuoco e mangiare qualcosa.
- Mangiare? E cosa esattamente, visto che non abbiamo niente?
- Ho detto a Smee di riempire questa sacca con delle provviste per due – porge a Emma la borsa che ha a tracollo.
- Sei scaltro Capitano, sicuro che non ti serve aiuto? – Emma fa per alzarsi.
- No Swan. Rimani qui e copriti bene. La notte non sarà clemente.

Emma vede Hook allontanarsi: non può fare altro che guardarlo benevola. Le ha fatto tenerezza. Si avvolge bene nel mantello e poi si siede.
Mentre Hook raccoglie legna, se la prende a morte con se stesso. Il vecchio lui stava dando il peggio di se in quella cabina: ubriaco fradicio e su di giri. Doveva fermarlo. Conosceva fin troppo bene gli istinti che aveva quell’uomo, erano i suoi dopo tutto. Emma non sarebbe riuscita a dissuaderlo in nessun modo: Capitan Hook voleva quella donna e avrebbe fatto di tutto per averla. E poi non gli piaceva vederla nelle braccia di quell’uomo che ormai non era più. Emma meritava di meglio e non un pirata ubriacone da quattro soldi. Poi, improvvisamente, un dubbio attraversò la sua mente, rapido come una saetta: cosa era successo prima? Cosa aveva combinato in quella dannata taverna? E nel tragitto dalla taverna fino alla nave? Ora lei cosa effettivamente pensa di lui? Starà riflettendo sul fatto che, in fin dei conti, aveva fatto bene a non aprirsi con un tipo come lui?
Quando Hook torna da Emma, ha le idee ancora più confuse di quando si è allontanato. Scruta con attenzione gli sguardi e i gesti di Emma, non sembra cambiata nei suoi confronti, o meglio le cose non son peggiorate.
Consumano la loro frugale cena silenziosamente. Sono entrambi molto stanchi e domani c’è il grande ballo da Re Mida. Devono dormire un po’ se vogliono essere reattivi. Emma è la prima sdraiarsi su un fianco e Hook fa lo stesso dopo poco. Hanno deciso di poggiare la testa sulle radici della quercia in modo da tenerla più al riparo. Sono uno a fianco dell’altra. Non è la prima volta che si trovano in quella situazione, ma stavolta è un po’ diverso. Qualcosa dentro di loro è diverso, il problema è che faticano a farlo venire fuori. Emma con la scusa di distrarlo si è potuta lasciare andare almeno un po’: si era divertita con l’Hook del passato, ma aveva trovato anche delle differenze con l’Hook del presente. L’uomo sdraiato accanto a lei non sarebbe mai stato così diretto. Eppure anche quel lato di lui le ha fatto girare la testa. Era stato bello mollare le briglie per un paio di ore. E quando l’aveva sollevata da terra e stretta a lui, non le era dispiaciuto affatto. Ma era stato proprio in quel momento che aveva avvertito anche una sensazione di dispiacere: perché lui, molto probabilmente, non si sarebbe ricordato di nulla. Il che da una parte era un bene, visto che la Emma smaliziata che si era palesata in quelle ore non era esattamente un qualcosa di cui era fiera, ma dall’altro la passione che aveva scorto negli occhi dell’Hook del passato era quella che aveva anche quello del presente. Ed era proprio lei a scatenarla. E sì, la Emma smaliziata si accendeva solo con lui: con Neal si sentiva come una ragazzina, con Hook, del passato o del presente, si sentiva una donna. E non una qualsiasi, ma una che era in grado di far girare la testa, una donna sensuale, una donna che non credeva ci fosse in lei.
Hook fa molta attenzione a non sfiorarla come per paura di una sua reazione violenta e non vuole assolutamente che Emma possa sovrapporre il suo io del passato con quello del presente. Per pudore non riesce neanche a guardarla. Ma è proprio lui a rompere quell’imbarazzante silenzio.

- Emma … dopo che sono uscito dalla taverna, ti ho … - si ferma, deve marcare le differenze tra il passato e il presente – lui è andato oltre? Cioè …

Fortuna che non può vederla direttamente in volto perché Emma sta ridendo sotto i baffi. Davvero tiene talmente tanto a lei da tormentarsi per quel piccolo incidente?
Emma si gira e lo tira per un braccio per fare in modo che anche lui si giri verso di lei. Hook, come si sente toccare, viene attraversato da un brivido. Adora il contatto della sua pelle, soprattutto quando è lei a cercarlo. Si gira immediatamente e se la ritrova a pochi centimetri dal viso. L’Hook del passato si sarebbe avventato su di lei in un baleno e senza troppi complimenti. E lei non sta rendendo le cose semplici: il suo corsetto è ancora aperto, mettendo in evidenza le sue forme, e la posa che ha assunto è sinuosa e sensuale. Ma lui non può lasciarsi travolgere da quelle pulsioni in modo così violento come il se stesso del passato.

- Diciamo che mi ha dato parecchio da fare. – dice Emma chiudendosi il corsetto non appena nota lo sguardo di Hook.
- Dannato pirata da strapazzo!
- Accidenti quanto rhum sei in grado di tracannare! Ti sei scolato quasi una bottiglia intera da solo! Mi sono dovuta davvero ingegnare per non farti … - Emma legge un velo di disagio nei suoi occhi e capisce il suo timore, il perché ha marcato quella differenza e decide di assecondarlo - … per non fargli capire che io invece ero sobria e non sbronza come lui voleva.
- Ha allungato troppo le mani?

Killian guarda prima la sua mano e poi torna a posare gli occhi su Emma.

- Lo devo ammettere Capitano, tenere a bada la tua unica mano, non è stata un’impresa semplice. Ma qualcosa dovevo pur concedere a quel tizio – Emma, divertita, vede Hook irrigidirsi – Non oso immaginare come sarebbe stato se le avessi avute entrambi. – aggiunge con un pizzico di malizia e facendosi un po’ più vicina a lui.
- Lo sapevo – scatta Hook – avrei dovuto dargli un pugno ancora più forte!
- Per non parlare poi del tratto di strada dalla taverna alla sua nave … ogni angolo sembrava quello giusto per deliziarsi con qualcosa in più. Fortuna che sono riuscita a convincerlo che, una volta arrivati alla nave, sarebbe stato ricompensato a dovere.
- Dannazione! Mi prenderei a pugni da solo per averti messa in quella situazione! Non solo per averti lasciata con lui, ma anche per quello che lui avrebbe potuto farti! Comunque non dovevi prenderti tutti questi rischi! Non oso immaginare cosa sarebbe successo se non fossi stato nella cabina!

Emma a questo punto non riesce a trattenere oltre le risate.           

- Si ridi Swan! Scommetto che non ti sei mai divertita tanto a fregarmi così!
- Andiamo Killian, come puoi essere geloso di te stesso? E poi la scena è stata davvero esilarante.
- Per te forse, ma non per me.
- Non hai risposto alla prima domanda – Emma si avvicina pericolosamente sempre più.
- Come posso essere geloso? Semplice: lui stava per avere tutto quello che desidero di più. Ma quello che mi fa rabbia è che la parte meno edificante di me ha attirato la tua attenzione molto più di quello che sono diventato.

Emma a quel punto fa una cosa insolita. Lo afferra per la giacca e lo avvicina ancora di più a sé, sono vicinissimi e Hook può sentire il suo profumo di donna insinuarsi prepotentemente nelle sue narici. Non riuscirà a resisterle per molto ancora. Il vecchio Hook è alle porte.

- Capitano, l’Hook del passato ha conosciuto una Emma di cui non vado particolarmente fiera. Quindi direi che siamo pari.

Sono così vicini che entrambi si sentono come storditi dall’intensità delle loro emozioni. E poi Hook fa quello che aveva voglia di fare da quando sono di nuovo soli. Le circonda con il braccio la vita e la bacia con passione e dolcezza. Emma rimane in un primo momento spiazzata, ma percepisce immediatamente che quel bacio è molto più consapevole di quello che ha scambiato con il vecchio Hook. Ed è inebriante come non mai.

- Ora siamo pari, Swan. Quello che ha avuto lui, l’ho avuto anche io.

Hook si sdraia sulla schiena con le mani dietro la testa. Ora sì che si sente meglio. Sta per chiudere gli occhi e lasciarsi andare al sonno, quando si sente tirare di nuovo.

- Killian, ho freddo.

Hook apre gli occhi e incrocia quelli di Emma. Lo stanno guardando intensamente.

- Accidenti abbiamo quasi finito la legna! Vado a prenderne ancora un po’.

Sta per alzarsi ma Emma lo blocca.

- Posso … ?  - Emma si stringe al suo fianco cercando il contatto con il suo corpo.
- Certo – dice Hook sorpreso

Lascia che Emma si sistemi e trovi una posizione comoda. Poi la circonda con un braccio. Averla tra le braccia è la sensazione più eccitante che abbia mai provato. La sente tremare ancora però. Con l’altro braccio comincia a coprirla con la coperta che sta usando. Si ritrova così a stringerla con entrambe le braccia ed Emma poggia la testa sul suo petto. Dopo pochi minuti si addormenta tranquilla, cullata da quel contatto con lui.
Hook sorride.
Vaffanculo Hook del passato! Ora sono in vantaggio io. Questo lo ha concesso solo a me!

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Capitolo 11
*** No matter how but together ***


Carissimi, a voi un'altra shot. Stavolta mi è uscita un po' più lunghetta, ma spero sia scorrevole e piacevole come le altre. L'ambientazione è imprecisata, mi ronzava da un po' nella testa ma solo negli ultimi giorni ha preso una forma definitiva. Come sempre ringrazio chi segue, inserisce nei preferiti, recensisce e legge silenziosamente quello che pubblico. Fatemi sapere come vi sembra. Vi abbraccio Persefone.
 

No matter how but together
 
Emma entra nervosamente nella sua stanza da letto. Sbatte forte la porta perché lui, al piano di sotto, possa sentirla chiaramente. La televisione in salotto è ancora accesa sullo stesso canale. Emma cammina nervosamente avanti e indietro per la stanza. È divisa tra la voglia di scendere e dirgliene ancora quattro e il senso di colpa: è la prima volta che hanno litigato seriamente. Parole grosse sono volate, o meglio lei le ha lanciate. Si giustifica immediatamente dicendo che se l’è cercata. Senza pensarci troppo decide di andare a dormire.
A notte fonda, si sveglia di soprassalto. Istintivamente allunga il braccio verso l’altro capo del letto. Come sente che è vuoto e intatto si tira su e si guarda intorno. Nel resto della casa regna il silenzio. Vorrebbe girarsi su un fianco e tornare a dormire, ma non averlo nel letto è strano. È incredibile la velocità con cui si è abituata alla sua presenza in quella stanza. E poi la paura la attanaglia: e se fosse andato via? Quella possibilità è assolutamente fuori discussione, ma la salvatrice è divorata dall’ansia: esce dal letto e corre al piano di sotto. Le luci sono spente nel corridoio e nella cucina. Si avvicina titubante in salotto. Il chiarore del televisore, senza audio, si rovescia su una sagoma seduta sul divano, che guarda fiera davanti a sé senza parlare. Non sembra neanche essersi accorto della sua presenza. Emma si sente immediatamente sollevata, ma è proprio quel passaggio emotivo a scatenare il successivo: ce l’ha ancora a morte con lui, con se stessa forse. Fa quello che le riesce meglio: essere scontrosa.

 - Non vieni a dormire?
- Non ho sonno.
- Killian, per favore, sono stanca e non ho voglia di discutere ancora.
- Come se servisse a qualcosa.
- Senti fai come ti pare, io me ne torno a letto.
- E vai, chi ti trattiene. Come se mi volessi poi davvero accanto a te.

Quelle parole esplodono come una fucilata tra loro. Emma lo guarda incredula.

- Ma cosa diavolo dici?
- Quello che ho appena detto.

Le voci di entrambi cominciano a salire vertiginosamente.

- Tutte le scuse sono buone per sbronzarti, quanto hai bevuto? Mi sembrava di essere stata chiara: non voglio cose del genere in casa con Henry.
- Sono sobrissimo, Swan. Per chi diavolo mi hai preso?
- Per un pirata che ha una sola mano e problemi di alcolismo.
- Non sono più quell’uomo dannazione! E tu più di tutti dovresti saperlo! Ma perché non te ne rendi conto?
 - No, caro, sei tu quello che non si rende conto! Già devo occuparmi di un ragazzino, non ne ho bisogno certo di un altro. Voglio un uomo vicino a me se non lo avessi ancora capito.

Quella è la goccia che fa traboccare il vaso. Killian si alza dal divano e afferra con veemenza la giacca, poggiata sulla sedia. A grandi passi si dirige verso la porta. È quasi arrivato quando si gira e torna verso di lei.

- Lo sai, forse ho fatto una cazzata colossale a dare via la mia nave per te! Non sai cosa darei per poter essere sulla mia Jolly Roger in questo momento e navigare liberamente!

Killian si gira nuovamente e torna a dirigersi verso la porta. È sono in quel momento che Emma comprende che se Killian esce da casa non lo vedrà più. E non solo. Capisce nitidamente la vera portata delle parole che si sono scagliati l’uno contro l’altra fino a quel momento e che è stata lei a provocarlo in quel modo. Con passo felino si para davanti alla porta e non lo fa passare.

- Insomma Swan! Non me ne starò qui a farmi insultare ulteriormente da te! Lasciami passare prima che dica qualcos’altro di cui debba pentirmi amaramente!
- No – il tono di voce di Emma è fermo e basso.
- È chiaro che non mi sopporti e non solo questa sera! Sono un po’ di giorni che ti comporti in maniera scostante con me, quindi diamoci un taglio qui se necessario, ora che Henry non c’è!
- È per quello che ti ho detto prima, vero? – Emma non lo guarda in faccia

Killian fa un passo indietro.

- E anche se fosse? Insomma, si può sapere una buona volta cosa vuoi da me? Cosa ti aspetti?

Dagli occhi di Emma cominciano a uscire delle lacrime, cosa prevedibile per le condizioni in cui si trova.

- Emma lo sai che se fai così io …

Killian non fa in tempo a finire la frase che Emma si avventa sul suo collo e si stringe a lui con impeto.

- Scusami … scusami per averti sbattuto in faccia che Henry non è tuo figlio.

Emma sente che il cuore di Killian sta accelerando i battiti in maniera esponenziale.
È stata proprio quella frase a scatenare tutto quel putiferio. E la cosa peggiore è che Emma l’aveva pronunciata con lo scopo preciso di ferirlo nel vivo.
Da quando avevano una relazione stabile, Killian non si era mai intromesso nelle decisioni che riguardavano Henry.  Certo, Emma si confidava con lui, esternava le sue paure di madre, ma il pirata non aveva mai preso alcun tipo di iniziativa. E poi, un giorno Henry si era rivolto a lui. Il problema era che il ragazzo si trovava in quella fase di crescita in cui la figura maschile si rivela essenziale per iniziare a decodificare l’universo. Killian in un primo momento era stato titubante e incerto: era stata la fragilità e il bisogno di risposte che aveva letto negli occhi di Henry a fargli capire che in quel momento il ragazzo aveva bisogno di lui. Il pericolo era che fosse un po’ fuori moda, in fondo aveva sempre trecento anni, ma le paure che segnano il passaggio dall’infanzia e l’adolescenza erano più o meno le stesse in ogni epoca del mondo. Ma c’era anche qualcosa in più. Nei gesti di Henry, Killian aveva rivisto quelli del giovane Bea e per la seconda volta si era ritrovato a fare quello che doveva essere, più o meno, il padre per il figlio della donna con cui stava. E la cosa non gli dispiaceva affatto. Era un ruolo piuttosto inusuale per un pirata, ma voleva mettersi alla prova e dimostrare a se stesso che era diverso dal suo di padre. Perché anche Killian era stato abbandonato e quindi capiva bene quali erano i sentimenti che scuotevano dentro i due ragazzi.  Era filato tutto liscio fino a quella maledetta sera, quando per la prima volta si era permesso di dissentire da Emma su alcune questioni. Scoperchiare il vaso di pandora avrebbe creato meno danni in confronto a quello che era successo tra loro. Aveva cercato di rimanere diplomatico per tutto il tempo, ma quella frase lo aveva ferito davvero, raggiungendo perfettamente lo scopo per cui era stata pronunciata.

- Di che ti impicci, Killian? Tu non sei il padre di Henry!

Da quel momento in poi, l’uomo non era più riuscito a profferire una sola parola finché Emma non era scesa a cercarlo.
Emma lo stringe ancora più forte perché lui non sta ricambiando il suo abbraccio. è un uomo dalle emozioni tumultuose e quel gelo non è certo un buon segno.

- Ti prego, non andartene. Hai ragione, dovevo pesare bene le parole e non lasciarmi dominare dalla frustrazione. Ti prego, sediamoci e parliamo con calma. Ti va di prendere una cioccolata con me?

Sono seduti sul divano già da dieci minuti, ma nessuno dei due ha il coraggio di rompere il silenzio per timore della reazione dell’altro. Emma guarda quegli occhi che sono come il ghiaccio. Cerca di abbozzare un sorriso, ma il viso del suo uomo non si scioglie per lei come sempre. Sa nel profondo che deve essere lei a fare la prima mossa.

- Posso farti una domanda? Ma promettimi che sarai completamente sincero.
- Lo sono sempre con te, amore. E come vedi non è una cosa che giova sempre a mio favore.
- Hai mai pensato di avere dei figli con lei?
- Lei, Milah?

Emma fissa la cioccolata: le costa ammettere che di quella donna è ancora un gelosa. Non può fare a meno di pensare che, probabilmente, i progetti che ha con Killian sono gli stessi che il pirata aveva con lei. Anzi per essere esatti Hook li ha pensati per la prima volta con Milah, lei è venuta solo dopo.

- Si.
- Ci abbiamo pensato.

Il volto di Emma si contrae leggermente.

- E come mai …
- Beh, i motivi sono tanti e vari. In primo luogo si sentiva in colpa verso Bae e questo non la rendeva, come dire, propensa a una nuova gravidanza. Pensava a lui ogni singolo giorno. Mi ricordo che, prima di andare a dormire, si sedeva sempre alla mia scrivania e voleva essere lasciata in pace. Era in quei momenti che pensava a suo figlio. E poi ci sono tante altre cose che non credo tu voglia sapere nei dettagli.

Quell’immagine così intima e privata di Killian e Milah insieme, accende la gelosia nelle vene di Emma. Lo vorrebbe tutto per sé, ma del resto neanche lei è completamente sua. Restano ancora un po’ in silenzio.

- Swan, mi vuoi dire che sta succedendo? Io non ti riconosco più …

Emma sa che non può più temporeggiare. Sono giorni che si porta quel segreto dentro e non ne ha mai avuti con lui.

- Aspettami qui.

Si alza e va al piano di sopra. Quando scende, Killian vede che ha uno strano oggetto in mano. Emma glielo porge, ma lui non ha proprio la minima idea di cosa sia. Guarda Emma interrogativo.

- Sì, hai ragione, probabilmente non hai la più pallida idea di cosa sia. È un test di gravidanza: in pratica dice se una donna aspetta un bambino.
- Ah, che strano questo mondo. Uno stecchino ti dice se aspetti un bambino o no. E questo cosa dice?

Emma si siede di nuovo accanto a lui.

- Dice che sono incinta.

Gli occhi di Killian si illuminano mentre quelli di Emma tornano ad essere colmi di lacrime.

- Non capisco Emma, non era quello che volevamo? Sei stata tu a voler smettere di prendere quella cosa lì … una volta al giorno.

È incredibile come riesca sempre a strapparle un lieve sorriso.

- Si chiama pillola, Killian. Pillola.
- Insomma, quella cosa lì! Cosa è cambiato? E perché non mi hai detto niente?
- Il fatto è che ho paura. Finché era un’ipotesi, una probabilità non avevo capito fino in fondo una cosa. Io non so cosa voglia dire occuparsi di un bambino piccolo. E non posso fare a meno di chiedermi che madre sarò, se sarò all’altezza. Parliamoci chiaro, con Henry ho fatto un gran casino e con fatica sono riuscita a costruire un rapporto con lui. Non posso commettere due volte lo stesso errore.

Killian la stringe a sé dolcemente.

- Non accadrà, lo so che non accadrà. E poi non sei sola. Prima ti ho detto che io e Milah avevamo parlato di figli. La verità vera è che io all’epoca non ne volevo, non mi sentivo pronto. Milah mi ha insegnato cosa vuol dire avere una relazione a due, tu mi hai insegnato cosa vuol dire avere a cuore i frutti dell’amore. Non so che padre sarò, ci ho provato con Bae e sto facendo del mio meglio con Henry. Ma erano già grandicelli, quindi so come ti senti e lo capisco. Possiamo scoprire insieme cosa vuol dire occuparsi di un bambino piccolo. Insieme, come sempre.
- Domani vieni con me dal dottore Whale? Ho la prima visita.
- Ma certo, tesoro, che domande. E ora andiamo a dormire, è veramente tardi e tu devi stare tranquilla nelle tue condizioni.

Emma lo guarda incredula.

- Si sono stagionato, ma certe precauzioni non hanno tempo.

La prende delicatamente in braccio e la porta al piano di sopra. Una nuova avventura stava per cominciare per loro, la più importante ed emozionante di tutte. 

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Capitolo 12
*** First Date ***


Carissimi, eccomi ancora qui. L'idea di fondo che ha animato questa Shot era di raccontare tutto quello che la 4x05 non ci ha fatto vedere. Per me è una sorta di esperimento, di cui non sono sicura del risultato. Dopo vari ripensamenti e riscritture questo è quello che è venuto fuori, spero sia di vostro gradimento come sempre. Mi ero incagliata su ques'idea e mi sarebbe dispiaciuto abbandonarla. Come sempre ringrazio tutti i lettori silenti e parlanti (Grazie per le recensioni dello scorso capitolo! Sono state tutte bellissime :D); grazie a chi ha inserito e continua ad inserire la storia tra le seguite, preferite, ricoradate. Ditemi cosa ne pensate. Buona Lettura Persefone
 

First Date
 
- Non depredo e saccheggio ai primi appuntamenti, giusto perché tu lo sappia.
- Solo perché non siete ancora uscita con me. A stasera.

Da quando è rientrata nel pomeriggio, Emma si è chiusa nella stanza che si trova al piano superiore del loft. Snow e Charming hanno sentito lo scroscio della doccia e il rumore del phon. Mentre tiene in braccio il piccolo Neal, Snow sorride, sa perfettamente cosa indica quel trambusto.

- David, Neal dorme. Bada a lui mentre vado su un momento.

Senza neanche aspettare la risposta del marito, Snow comincia salire le scale. Quando entra nella stanza, Emma è seduta davanti allo specchio della toletta, avvolta in un asciugamano e i capelli sciolti lungo la schiena. Sembra molto nervosa.

- Emma, che succede?
- Eh? – sembra destarsi dal suo trance – avevo voglia di farmi una doccia.
- Non prendermi in giro, è da più di un’ora che ti sei chiusa qui. Cosa c’è? – Snow le sorride dolcemente nello specchio.

Emma si piega in avanti e i capelli le ricadono sulle spalle. È titubante ad aprirsi anche con sua madre.

- Coraggio, parlami.
- Stamattina sono andata da Granny, cercavo Killian. Insomma, stasera andiamo fuori a cena.

Il viso di Snow si illumina.

- Il vostro primo vero appuntamento! Dovresti essere contenta, perché hai quella faccia?
- Perché sono nervosa come un’adolescente alla prima cotta! E questo non è proprio da me! Non mi è mai importato molto di queste cose, ma questa volta non è così. Non riesco a fare niente, a decidere un vestito o a sistemare i capelli. Guardami, sembro uno spaventapasseri e non siamo a Oz!

Snow si avvicina alla figlia. Prende una spazzola, comincia a pettinarle i lunghi capelli.

- Mi sarebbe piaciuto aiutarti a vestirti per il tuo primo ballo. Per ovvi motivi non ho potuto farlo, permettimi di aiutarti ora.

Emma la guarda attraverso lo specchio e accenna un dolce sorriso.

- Che ne dici di una bella coda? Così guarda! – Snow tira su i capelli di Emma aspettando una risposta dalla figlia.

Emma sta per rispondere quando il piccolo Neal inizia a piangere e David chiama sua moglie perché è l’ora della poppata.

- Allatto Neal e trono subito, anzi salgo con lui e ti aiuto.
- Mamma, grazie. E non preoccuparti, ci penso da sola.
 
Killian guarda la sua immagine riflessa nella vetrina di un negozio. Non può presentarsi così all’appuntamento con Emma. Adora il suo pastrano, hanno condiviso tante avventure insieme, ma è il momento di adeguarsi a quel nuovo mondo in cui ha deciso di fermarsi. Il problema è che non ha la minima idea di cosa indossare, non conosce la moda di questo mondo. Poi gli torna in mente una cosa. Alcuni giorni prima stavano passeggiando senza una meta precisa. Emma si era fermata davanti a un negozio di dischi. Era rimasta a fissare la foto di qualcuno. Si era categoricamente rifiutata di dirgli chi fosse: troppo complicato spiegare cosa fosse l’industria musicale e le sue varie emanazioni.

- Lo devo uccidere, Swan? Lo stai mangiando con gli occhi. E sai che solo me puoi guardare così …
- Smettila – aveva detto Emma ridendo – sai, non ti starebbe male un completo così – aveva indicato gli abiti dell’uomo nella foto.
- A me piacciono i miei. E in fondo non dispiacciono neanche a te. E non fare finta che non sia così.
- Non ho detto questo! Ma ormai è il caso di adattarti alla moda del nostro secolo.

Hook entra incerto nel negozio. Ricorda bene i vestiti di quell’uomo, qualcosa di simile dovrebbe andare bene. Una commessa si avvicina e gentilmente lo aiuta.
Quando esce dal camerino, Hook non può fare a meno di notare l’espressione della commessa. Anche con i suoi nuovi abiti, il suo fascino non è stato minimamente intaccato, anzi. Spera ardentemente che anche Emma possa avere una reazione simile quando lo vedrà. Si dirige alla cassa e continua i suoi giri: sono tante le cose da fare per pianificare la serata. Senza contare che deve anche fare una visitina al suo Coccodrillo: vuole riavere la sua mano.
 
A pomeriggio inoltrato Hook rientra nella sua stanza da Granny e si prepara con cura per la serata, deve essere tutto perfetto. Indossa il suo nuovo completo nero e la giacca. Vestirsi usando entrambe le mani è molto più semplice. Esce in perfetto orario. Mentre si dirige verso il loft di Emma, ha giusto il tempo di fare un’ultima cosa. Si ferma in un chiosco di fiori lungo la strada. In un primo momento opta per un mazzo di fiori, ma poi cambia idea. La sua Emma non è tipa da pomposità, ama le cose essenziali, semplici, spontanee. Alla fine compra una sola rosa rossa.
Mentre sale le scale del pianerottolo avverte netta la tensione del momento. Nella sua testa si affollano mille pensieri su come lei sarà. Arriva davanti alla porta, prende la rosa nella mano che Rumple gli ha “gentilmente” restituito per nasconderla dietro la schiena e poi prende un bel respiro. Bussa. Il momento tanto atteso è finalmente arrivato.
 
La prima cosa che Killian fa quando sono fuori dalla porta di casa e dalla portata di David è prenderla per un fianco e stringerla a sé. È bellissima e ha un profumo inebriante che risveglia in lui tutta la passione di cui è capace.

- Prima davanti a tuo padre mi sono limitato a dirti che eri stupenda o mi avrebbe ucciso. Ora che siamo soli posso dirti che sei la sensualità fatta persona.

Emma arrossisce violentemente. Ancora non riesce ad abituarsi alle sensazioni che può suscitare in lui.

- Grazie. Anche tu stai molto bene. Scommetto che la commessa non vedeva l’ora di aiutarti al negozio. Dimmi chi è e spera che non parcheggi mai in divieto di sosta. Non esiterò un momento a farla rimuovere. Sei solo mio, non dimenticarlo Capitano.

Entrambi ridono. Ci vuole proprio: aiuta a sciogliere la tensione e regalare loro spontaneità. Come sono fuori dal portone Killian la prende per mano. Tra loro è diventata una cosa così naturale che non possono più farne a meno.

- Allora Capitano, andiamo a piedi o devo prendere la macchina?
- Il luogo è a pochi passi da qui, andiamo a piedi, tesoro.

Si incamminano verso il ristorante felici. Le cose stanno andando nel modo in cui volevano.
Dopo l’incidente con Will che ha accidentalmente fatto cadere un bicchiere di vino sul vestito di Emma e la conseguente reazione di Killian, sembra tornata la calma. Emma si è allontanata un momento per andare in bagno. Killian non fa altro che guardare la sua mano. Se Emma non lo avesse fermato, avrebbe spaccato la faccia a quel tizio. Come si era permesso di rovinare il loro appuntamento e soprattutto macchiare il bellissimo vestito di Emma? In realtà provare quella rabbia cieca lo ha spaventato.

- Questa mano appartiene all’uomo che eravate, un pirata egoista e scaltro. Se la riunirete al vostro corpo, non so dirvi che influenza avrà su di voi.

Killian non può fare a meno di ripensare alle sinistre parole che Rumple gli ha detto un momento prima di riattaccargli la mano. Non riesce a controllarla, sembra che la mano abbia una volontà sua e i suoi istinti non sono tra i migliori.
Emma torna dalla toilette sorridente.

- Sono riuscita a smacchiare il vestito per fortuna.
- Già. Ordiniamo o qui invece di una cena, faremo colazione. – cerca di tornare a scherzare Killian

Emma non ha potuto fare a meno di notare un’ombra sul viso del Capitano.

- Ehi, tutto bene? Non preoccuparti, non è successo niente.
- Sì, appunto. Mi aiuti a scegliere qualcosa? Lo sai che con il cibo di questo secolo ho qualche problema di comprensione …
- Certamente!

Mangiano con calma. È bello vedere Emma così sorridente. Killian è felice anche perché è riuscito nel suo intento: strapparla ai suoi doveri e alle sue preoccupazioni. La minaccia della Snow Queen non sembra mai essere stata così lontana.
Emma ha saputo consigliarlo nel modo giusto. Hanno mangiato davvero cose buone. Mai come quella sera Killian vorrebbe farla sua. La sua mano sinistra ha un leggero tremolio, come se fosse attraversato da una smania irrefrenabile. Non le permetterà di farle del male o spingersi verso limiti che non possono essere superati al primo appuntamento.
Emma osserva attenta il viso del suo uomo. Non riesce a capire perché quel piccolo incidente con il vino l’ha scosso in quella maniera e perché continua a scuoterlo anche ora. Sotto al tavolo, con il suo piede ne sfiora uno dell’uomo con dolcezza. Vede Killian sussultare un momento e poi tornare a guardarla con desiderio. Finora è stato tutto perfetto e non permetterà a quel ladruncolo di rovinare la bellissima alchimia che si è creata con il pirata fino a quel momento.
 
Sono sulla via del ritorno. Le strade sono immerse nel silenzio della notte. Camminano lentamente come per prolungare il tempo insieme, nessuno dei due ha voglia di separarsi dall’altro. Dopo pochi passi, Emma si ferma un momento.

- Che succede, tesoro? – dice Killian preoccupato.
- Lo sapevo, dovevo mettere un vestito meno scollato.
- E perdermi questo spettacolo? Non scherziamo!

Killian si sfila la giacca e la fa indossare ad Emma. Le passa un braccio intorno alle spalle per scaldarla ulteriormente.

- E tu?
- Non ho freddo e poi se ti ammali tuo padre non me lo perdonerà mai. È un rischio che non posso correre. – finalmente Killian è tornato al suo solito tono canzonatorio e sensuale allo stesso tempo.

Sono arrivati davanti alla porta del loft, ma entrambi non vorrebbero lasciarsi ancora.

- Vuoi entrare a prendere un caffè con i miei genitori, un neonato e una gelatiera umana? Ho davvero bisogno di una casa tutta mia.
- Peccato sarà per la prossima volta.
- La prossima volta? Non mi sembra di averlo chiesto.
- Perché è il mio turno. Vuoi uscire di nuovo con me?

Emma si avvicina e lo bacia. È proprio quello che Killian voleva. Il pirata scioglie le sue dita da quella di Emma per abbracciarla. Le sue mani circondano la schiena della Salvatrice. Sembra andare tutto perfettamente, quando la sua mano sinistra corre velocemente sulla schiena della donna, che sembra irrigidirsi leggermente per quella frenesia. La mano arriva fino al collo di Emma e vorrebbe prenderla proprio lì, senza troppi complimenti. Emma sembra non accorgersi di quel tumulto interno al Capitano. Killian non permetterà che la sua mano rovini tutto quello che di buono ha costruito con lei. Continua a baciare Emma, ma apre gli occhi per tenere d’occhio la sua mano. La sua vecchia vita sta per avere il sopravvento, quando Emma, nella sua inconsapevolezza, mette fine a quella lotta che sta lacerando il suo uomo.

 - Va bene – dice Emma sfilandosi la giacca e restituendola al pirata – Buonanotte Killian.
- Buonanotte – risponde incerto l’uomo.

Killian vede Emma sparire dietro la porta. Non può essere una buonanotte per lui. Deve trovare Rumple e riavere il suo uncino. Non può rischiare di fare del male a Emma. Quello che non sa è che la notte è ancora lunga e piena di insidie. Perché ormai è caduto nella trappola del coccodrillo ed uscirne indenne sarà piuttosto complicato.  
 Nella sua stanza Emma si sta preparando per la notte. È stata una serata intensa, ma è contenta. Le cose tra loro stanno davvero prendendo forma e consistenza. Stanno davvero diventando una coppia. Un tuono squarcia il cielo e la fa sobbalzare.

- Accidenti, speriamo che non sia messaggero di ulteriori guai.

Emma non può sapere che i problemi a Storybrooke si stanno moltiplicando e serpeggiano tra le ombre dei vicoli della città. Si addormenta serenamente. Per l’ultima volta. Ingrid e Rumple stanno per fare le loro mosse, la partita è aperta e stanno per dare inizio alla fase finale dei loro perversi piani.
 

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Capitolo 13
*** Straight On ‘Till Pirate’s Heart ***


Carissimi, scusate l'assenza ma l'influenza ha colpito anche me (sigh). Ne ho approfittato per fare una maratona della seconda serie e la mia mente febricitante ha portorito questa cosa. Siamo proprio alla fine della seconda serie, quando Hook decide di far parte di qualcosa e di quando, secondo me, ha capito che per quella bionda la testa l'aveva davvero persa. Ora che ho anche l'atra FF aperta, spero di riuscire a portarle avanti insieme e senza troppi intoppi. Grazie a chi ha commentato letto e aggiunto la storia nelle varie categorie. Buona lettura mentre io vado a prendermi ancora un po' di sciroppo! Un bacio (non infetto) Persefone
 


Straight On ‘Till Pirate’s Heart
 
- Io e te ci capiamo bene. Bada a te stesso e nessuno ti ferirà, giusto?
- Beh, per me ha funzionato.
- Sì, ma con che risultati? Noi la salveremo. Sarà stupido o da pazzi, ma ci proveremo. Perciò … puoi unirti a noi … ed essere parte di qualcosa. O puoi fare quello che sai fare meglio e rimanere solo.

Alla fine ha scelto se stesso, come sempre. Ma mentre si sta allontanando sulla sua nave, sente che qualcosa lo spinge verso il molo. È la prima volta dopo secoli, secoli veri e non metaforici, che sente una forte affinità per qualcuno. Quando è con lei tutto sembra sbiadire: la sua vendetta, il suo odio per Rumple, perfino Milah.
Milah, mia dolce Milah, non fa altro che ripetersi il Capitano. Eppure ogni volta che Emma si avvicina a lui, Milah indietreggia di qualche passo. Lui vorrebbe trattenerla, ma Milah sembra non voglia farsi prendere, o è lui che non la vuole afferrare veramente?
Il fatto è che quando Emma pronuncia il suo nome, sente un brivido dentro. Non importa che lo pronunci con rabbia o con dolcezza, il semplice fatto che quelle labbra di donna lo accarezzino, il suo io di pirata entra in tumulto. Si era detto che nessun’altra avrebbe avuto su di lui quell’effetto: quante volte si pronunciano parole grosse senza pensare alle possibilità del futuro?
Pensare che era cominciato tutto nella maniera più strana. Quando lo avevano tirato fuori dal mucchio di corpi delle vittime di Cora, la prima cosa che aveva notato erano stati proprio quegli occhi. Le sue compagnie le aveva raggirate con poco, ma lei era stata un vero osso duro. Era come se lei sapesse leggere dentro di lui. Aveva capito subito che tipo era: diffidente, ferita, sola ma agguerrita. Non aveva potuto non apprezzare queste qualità in lei. Lavorandoci un po’ avrebbe fatto cedere anche lei, nessuna gli aveva mai rifiutato niente.
E poi si era trattato di recuperare quella bussola nel castello del gigante che si trovava in cima alla pianta di fagioli. Emma non ci aveva pensato due volte, si era offerta immediatamente di seguirlo. Sarebbero stati soli e lui avrebbe potuto esercitare tutto il suo diabolico fascino. Nessuna era mai riuscita a resistergli e sicuramente Emma avrebbe ceduto alle sue lusinghe. La prima occasione si era presentata proprio alla fine della scalata della pianta di fagioli. Si era ferita a una mano e lui si era precipitato a medicarla. Aveva afferrato la sua mano con l’uncino per attirarla sé. Emma aveva avuto un leggero sussulto: lo sapeva, nessuna era in grado di resisterle. Ma lei aveva cercato di non darlo a vedere e lo aveva sfidato apertamente.

-Orai fai il gentiluomo?
- I giganti fiutano il sangue ed io sono sempre un gentiluomo.

Aveva preso la sua fiaschetta di rhum e lo aveva versato sulla ferita. La stava fasciando con la sua bandana e la stava guardando in maniera suadente. E in quel momento l’aveva vista per quello che era: una donna che ne aveva viste tante, proprio come lui. Proprio in quel momento il suo muro aveva visto formarsi la prima crepa. Per tutto il tempo che avevano passato nella casa del gigante, avevano sentito crescere tra loro quella strana complicità. A lui piaceva, ma Emma era stata più diffidente. Se all’inizio aveva pensato di fare il doppiogiochista, ora tutto quello che voleva era seguirla, conoscerla meglio. Ed era stato proprio quando era riuscito ad avere il primo contatto fisico con lei, quell’abbraccio fugace per salvarlo da una trappola, che le cose erano cambiate. Aveva provato una forte emozione che lo aveva spaventato e per mascherare questa nuova sensazione aveva fatto lo smargiasso: per fortuna lei ci era caduta in pieno. Ma l’attrazione era tanta e forte. Aveva quasi deciso di cederle quando il suo fato si era palesato di nuovo: essere abbandonato dalle persone a cui tiene veramente. Era successo con il piccolo Bae, era successo anche con Emma su quella pianta di fagioli. Lo aveva incatenato e abbandonato.

- Cosa stai facendo? Emma guardami, non ti ho mai mentito. Perché mi fai questo?
- Io non posso rischiare di sbagliarmi di nuovo. Mi dispiace.

E proprio come dopo l’abbandono di Bae, quel non essere compreso nelle sue buone intenzioni gli aveva ricordato qual era lo scopo della sua vita: la vendetta.
Dopo essere stato liberato del gigante, aveva ripreso la strada dell’odio catalogando quell’episodio come un incidente. Ma che incidente meraviglioso era stato, un pugno nello stomaco. Questi pensieri furono spazzati via in un secondo dal riemergere della foga della rabbia ed era tornato al suo vecchio piano, alle sue vecchie alleanze. Ma quella fiammella per lei non aveva mai smesso di bruciare.
Il vento della passione era tornato ad alimentare quella fiammella quando era stato investito sul confine della città da uno straniero. Era ridotto parecchio male, ma lei era corsa subito a sincerarsi delle sue condizioni. Mentre lo stavano trasportando in barella nel pronto soccorso, aveva sentito chiaramente la premura della voce di Emma: nascondetelo. Quando si era svegliato medicato nel suo letto d’ospedale, lei era seduta lì. La tensione amorosa tra loro era stata mascherata dal sarcasmo che entrambi avevano manifestato, ma quando Emma si era avvicinata al suo viso, anche solo per prenderlo in giro, la voglia di avventarsi sulle sue labbra era stata quasi indomabile. E sapeva che anche Emma era stata invasa da quel desiderio. Ma il momento non era ancora maturo e neanche lui era pronto ad ammettere quello che aveva provato.
Mentre si gira e rigira il fagiolo tra le dita, ripensa a quello che si sono detti, quando Emma e le altre erano state chiuse in quella che era la cella di Rumple.

- Hook, ascolta ti prego, non farlo mio figlio è a Storybrooke e ha bisogno di me.
- Avresti dovuto pensarci prima di abbandonarmi su quella pianta di fagioli.
- Tu avresti fatto lo stesso.
- No, ti sbagli.

Sì, Emma si sbagliava: lui non l’avrebbe abbandonata. Era stato troppo il calore che aveva provato standole vicino e ormai non poteva più farne a meno. Quella donna le piaceva, con i suoi difetti e le sue debolezze, perché come lui aveva amato ed era stata ferita, perché a loro bastava uno sguardo per capirsi.
Hook non ci pensa troppo. Gira la barca e fa rotta verso il molo. Lui non si sarebbe tirato indietro. Attracca al molo e va verso il suo cigno.

- Che diavolo ci fai qui? – chiede Emma
- Vi aiuto.
- Non ti importava solo di te stesso?
- Forse mi serviva solo una parola gentile.

Le porge il fagiolo e la guarda. Quella donna sarà sua, come nessuna prima di lei. Perché il suo cuore ha ricominciato a battere solo per lei e non vi avrebbe rinunciato mai. Costi quel che costi.    

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Capitolo 14
*** Rings, Necklace and the Jolly Roger ***


 
Carissimi, a voi un nuovo pezzetto del puzzle. Anche questa ambientazione è imprecisata. Lo ammetto gli anelli del Capitano mi sono sempre piaciuti un acco e secondo me Emma, in fondo in fondo avrebbe sempre voluto farci un giro, e chi no del resto? Come sempre grazie a tutti voi che continuate a seguire, leggere e recensire questi voli pindarici. Un bacio e buona lettura Persefone. 

 Rings, Necklace and the Jolly Roger
 
Emma è appena uscita dalla doccia e ha lasciato il posto a Killian. Sorridente, si avvicina alla toeletta della loro camera da letto. Ha i capelli raccolti in uno chignon ed è avvolta in un soffice asciugamano di bambagia.  Scioglie la sua bionda chioma e comincia a pettinarsi. Lo fa con cura e ogni tanto si guarda nello specchio. Accanto alla sua trousse del trucco, qualcosa attira la sua attenzione. Si gira per un momento verso il bagno per sincerarsi che l’acqua stia ancora scorrendo. Poggia la spazzola sul comò e torna a guardare ciò che ha acceso la sua curiosità. Entrando in doccia, Killian ha lasciato lì i suoi tre anelli e la catenina d’argento che di solito porta al collo. Da quando lo conosce, quegli oggetti l’hanno sempre incuriosita e ora ha la possibilità di vederli veramente da vicino, così come il resto delle sue cose. E non può fare a meno di ripensare al giorno in cui la loro convivenza ha avuto inizio.
Svuotare la cabina della Jolly Roger non aveva richiesto troppo tempo. Ricordava bene quella mattina. Si erano recati al porto presto. Erano giorni che Killian si fermava a dormire da lei. La prima notte si era arrangiato e poi aveva iniziato a lasciare della biancheria pulita e un cambio d’abiti: Emma lavava i vestiti che lasciava e li riponeva in un cassetto del suo armadio. Da che doveva essere una cosa sporadica, stava diventando piuttosto stabile.

- Tanto vale che vieni a stare da me definitivamente, Killian. Questa settimana non hai dormito sulla tua nave neanche una notte!

Dopo aver caricato l’ultimo scatolone sul furgoncino che David aveva loro prestato, Killian era salito un’ultima volta sulla nave, mentre Emma era rimasta a terra. Il pirata aveva percorso il ponte e poi era sceso nella sua cabina ormai vuota. Quelle quattro assi di legno erano state per molto tempo tutta la sua vita e ora erano così spoglie. Mentre si stava facendo trascinare dal fiume dei suoi ricordi, si sentì tirare un braccio.

- Ehi tutto bene?

Emma lo aveva raggiunto quando non lo aveva visto tornare.

- Sì, tutto bene.
- Sicuro? – disse Emma abbracciandolo.
- Certo, lo sai che non sono un tipo sentimentale.
- Andiamo? – disse Emma facendo finta d credere alle sue parole.

Hook aveva annuito con la testa. Erano usciti dalla nave e si erano diretti all’appartamento di Emma. Svuotare le scatole aveva richiesto tutto il resto della giornata.

- Tigre, se hai bisogno di qualcosa, domani possiamo andare a fare spese.

Emma aprì l’ultimo scatolone: dentro vi erano tutte le cose che c’erano sulla scrivania del Capitano. La cosa che colpì Emma furono il gran numero dei quaderni. Non seppe resistere e ne aprì uno. Erano tutti scritti a mano con una bellissima calligrafia d’altri tempi.

- Swan! Che stai facendo? – disse il pirata afferrando il quaderno.
- Stavo solo guardando, è tua questa calligrafia? È davvero bella.
- Va bene vivere insieme, ma questo non vuol dire che puoi ficcare il naso in tutte le mie cose! Non credo che mi permetteresti di fare lo stesso con le tue!

Emma arrossì, aveva ragione: non poteva fare così.

- Scusami, non volevo.

Killian si era immediatamente pentito di quella reazione, Emma non poteva sapere che quei quaderni rappresentavano tutto quello restava della sua vita in mare e anche prima.

- Non pensiamoci più.

Mentre Emma prende in mano quegli oggetti, ripensa a quello che era successo con i quaderni, ma è troppo attratta da quei gioielli. Il primo che prova è l’anello a fascia che di solito Killian porta al pollice. Lo infila al medio e lo guarda sulla sua mano. Le va molto grande, ma non importa. Lo sfila e passa al secondo, quello piatto con un rubino incastonato. Lo infila all’indice, esattamente dove lo porta il suo pirata. Non si era mai resa conto di quanto fossero belli e ben realizzati, fin nei minimi dettagli. Le intarsiature sono molto pregiate e ben definite. Sfila anche questo secondo anello e prende quello che Killian porta all’anulare. È molto pesante e le intarsiature sono senz’altro le più particolari dei tre. Emma si ritrova a pensare se quei tre anelli abbiano un significato particolare. Da quando lo conosce, non ne ha mai visti altri. L’ultimo anello che ha provato è quello che la incuriosisce di più ma che allo stesso tempo, dato il dito cui Killian lo porta, teme. Lo ripone con cura e rispetto. Per ultima ha lasciato la catenina con quei due ciondoli particolari: un teschio e una spada. Emma la infila al collo e si specchia. È lunga e le arriva fino sul seno. È così intenta a guardare la sua immagine che non si è minimamente accorta che l’acqua ha smesso di scorrere in doccia.

- Non ti facevo tipa da gioielli vistosi, amore.

Emma trasale e si gira. Appoggiato allo stipite della porta del bagno, Killian, con un asciugamano stretto in vita, la sta osservando curioso con le braccia conserte. Emma si sente come una bambina sorpresa con le mani nella marmellata. Ricorda bene la reazione di Killian l’ultima volta che ha frugato tra le sue cose.

- Scusami, ti prego – dice sfilandosi la catenina – non volevo davvero, non arrabbiarti.

Killian la guarda dolcemente. Aveva avuto modo di vedere tutta la scena: era così bella quando non credeva di essere vista. Si avvicina e le cinge la vita con le braccia.

- Non fa niente. – Killian riprende la collana e la rimette al collo del suo cigno – ti sta bene, mi piace soprattutto come scende qui, sul tuo seno – dice mentre con il dito tocca il metallo della collana proprio in quel punto.
- Scommetto che lo hai detto a tutte quelle che sono venute prima di me, Capitano – dice Emma con malizia ma senza cattiveria.
- Swan, non ho mai permesso a nessuna di toccare queste cose, neanche a Milah.
- Lo dici solo per lusingarmi, ma non attacca …
- Lo dico perché è vero, sei l’unica ad averlo fatto.

Emma arrossisce. Quando abbandona la sua maschera da spaccone è davvero l’uomo più dolce del mondo. E il fatto che le abbia lasciato fare qualcosa a lei sola la lusinga e la fa andare in confusione. Killian continua a stringerla e a poggiare la sua fronte su quella della donna.

- Posso farti una domanda? – dice lei circondando con le braccia il collo del capitano.

Emma sente subito che la pelle del pirata odora di doccia appena fatta, di sapone e di desiderio.

- Se fai così, puoi chiedermi tutto quello che vuoi, tesoro, lo sai. – Killian fa aderire ancora di più il suo corpo a quello della salvatrice.   
- Cosa rappresentano questi due ciondoli? – Emma indica il teschio e la sciabola.
- La Jolly Roger ovviamente.
- La tua nave?

Killian inizia a ridere.

- Cosa c’è da ridere?
- Vivi con un pirata, ma sai così poco di pirateria … Jolly Roger è il nome della tradizionale bandiera dei pirati, sai quella con il teschio e le tibie, tanto per capirci. Nome che poi ho dato alla mia nave.
- La vostra bandiera ha un nome …
- Certo tesoro, la pirateria è una cosa seria. Ce ne sono un sacco di varianti, ogni capitano che si rispetti ha la sua e solo i migliori posso vantare dei riconoscimenti. Io e la mia ciurma ci siamo rifatti a quella del pirata Calico Jack: nel suo vessillo al posto delle tibie ci sono le spade. Ecco perché ho questi due ciondoli. 

Emma allenta la stretta del Capitano sui suoi fianchi e si sfila la catenina.

- Mi starà anche bene, ma la preferisco addosso a te – dice sorridendo – e invece questi grossi anelli dove li hai presi? Anzi a quale tesoro appartengono?
- Che fai mi prendi in giro?
- Non mi permetterei mai Capitano – sorride sotto i baffi.
- Mi stai prendendo in giro eccome! Ad ogni modo, quello a fascia è l’ultima cosa che mi è rimasta di mio fratello e quello con il rubino piatto viene dalla prima scorribanda piratesca che ho portato a termine con la mia ciurma.
- E … il terzo? Insomma, quello che porti all’anulare? Il più bello di tutti … - dice Emma e la sua voce è leggermente tesa.

Killian guarda ancora con dolcezza quella donna: può impugnare una pistola, inseguire un mostro, prenderlo a cazzotti se necessario e darsi tutte le arie da dura che vuole, ma quando si tratta di sentimenti diventa nervosa e vulnerabile. E Hook adora il fatto che sia proprio lui a renderla nervosa, perché lei lo fa sentire allo stesso modo. Non ce la fa a vederla così sulle spine.

- Mi piaceva e basta.
- Ora vuoi dirmi che non ha a che fare con nessuna a cui hai rubato il cuore?
- Sono un pirata ma sono un uomo fedele, quando i miei occhi non vedo che una persona sola.
- E ora cosa vedono i tuoi occhi?
- La sola persona che possa dare un senso a tutti i miei lunghi anni. E tu cosa vedi?
- La più robusta nave che potessi sperare per affrontare il mare.

Emma lo afferra per la catenina in modo da attirarlo alle sue labbra. Si perdono in un lungo bacio.

- Ora se permetti, vorrei darti qualche lezione extra sulla pirateria.

Killian fa scivolare dolcemente l’asciugamano dal corpo di Emma, la quale fa lo stesso con quello attorno alla vita dell’uomo. Non appena il pirata la adagia sul letto, la Salvatrice è ben consapevole di una cosa: anche quella mattina non sarebbe arrivata alla Stazione di Polizia in orario per il suo turno. Poco male.

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Capitolo 15
*** Thanks for being so understanding ... or not? ***


Carissimi, in pista di nuovo. Torniamo nella terza serie su Neverland: sì gli autori ci hanno sempre detto che Emma non è mai stata al centro di un vero e proprio triangolo, ma siccome non c'è niente di più figo di due uomini che litigano per una donzella, mi sono detta che forse Neal e Hook qualcosa si devono pur essere detti, dopo Dark Hollow. Preciso che non ho niente contro Neal ma non mi è mai particolarmente brillato per simpatia e non mi sono mai piaciute le minestre riscaldate. Scusatemi :). Come sempre grazie dei commenti (sono sempre molto stimolanti), letture e inserimento nelle varie categorie. Buona Lettura. Persefone.
 

THANKS FOR BEING SO UNDERSTANDING … OR NOT?
 

- Vi ringrazio per essere stato così comprensivo.
- Comprensivo riguardo a cosa?
- Emma e me. La nostra avventura. Noi due ci siamo baciati.

Ora che sono tornati al campo con l’ombra di Pan intrappolata nella noce di cocco, Neal ha ancora un conto in sospeso con il pirata. L’idea che Emma possa aver provato qualcosa per un uomo che non sia lui non riesce proprio a digerirla, soprattutto se l’uomo in questione è Hook. Nonostante tutto quello che sia successo, Neal sa di provare per la Salvatrice qualcosa e viceversa, non può essere cambiato qualcosa nel giro di così poco tempo. Emma non è mai stata una persona volubile e lui è ben consapevole di quello che ha rappresentato per lei la loro storia. Senza dubbio ora non è più una ragazzina, ma una donna matura e un modo per sistemare le cose ci deve essere, soprattutto per Henry. Sembrava andasse tutto nel verso giusto finché quel pirata non ha deciso di mettersi in mezzo: nella Valle Oscura sono quasi venuti alle mani per lei, cosa che ha alquanto infastidito Emma per l’inopportunità del momento. Tutto per un accendino, biondo con gli occhi verdi.

- Io che ho una mano sola me la caverei meglio!
- Non è il momento per fare colpo su Emma!
- Ma sentilo!

Neal aspetta che nel campo la calma sia completa per finire quello che hanno iniziato, soli e senza interferenze. Snow e David stanno sistemando le provviste, Emma si è allontanata per prendere dell’acqua e Hook è nella giungla per fare legna. Lascia che il pirata si addentri un po’ e lo raggiunge con passo deciso. Se lo ritrova davanti dopo pochi passi ed è di spalle. Il suo primo istinto è quello di mollargli un cazzotto a freddo, ma sa anche che se Emma lo viene a sapere, lo giudicherebbe male. E poi lui non è un codardo come suo padre, non ha bisogno di questi mezzucci di quart’ordine per avere la meglio su di lui.

- Proprio te cercavo, pirata. Abbiamo lasciato in sospeso un discorso.

Hook se lo aspettava. Da quando gli aveva detto di lui ed Emma, Neal aveva cominciato a guardarlo storto, segno che le sue parole lo avevano colpito. Nonostante questi finga sicurezza, il pirata ha capito che tra i due le cose non sono così salde come Neal ha cercato di fargli intendere. Hook si gira e comincia a fronteggiarlo.

- Ma davvero? Ancora non vuoi ammettere che, anche con una mano sola, sono meglio di te?
- Noto con piacere che non sei cambiato affatto: proprio non riesci a non fare lo spaccone, ma io non ci casco.
- Invece, amico, credo che tu ci sia appena finito con tutte le scarpe.
- Stai lontano da Emma. Lei non sarà mai una delle tue conquiste. Cos’è, la vuoi per sfizio? Per fare un ulteriore dispetto alla mia famiglia?
- Lascia che sia Emma a decidere cosa voglia essere, chi credi di essere per sapere cosa sia meglio per lei?
- Non ti permetterò di intrometterti.
- Intromettermi? Non mi sembra di chiamarmi Tamara! Sei tu quello che l’ha abbandonata! In questo sei come tuo padre: alla prima difficoltà sapete solo scappare!
- Non osare nominare mio padre! Non riesci proprio a stare lontano dalle donne che fanno parte della mia famiglia: prima mia madre e poi Emma, cos’è ancora non hai appagato la tua sete di vendetta e ti diverti così?
- Se le donne che fanno parte della tua famiglia, si allontanano da te e da tuo padre, ci sarà un motivo che dici?
- Io la amo e farò di tutto per riaverla con me e tu non potrai farci niente.

I due uomini si stanno fronteggiando con asprezza e il tono delle loro voci è alto.

- E poi non crederai – dice Neal in tono sprezzante - che un bacio rubato possa valere qualcosa in confronto a quello che io e lei abbiamo condiviso?
- Sì lo credo, perché lei quel bacio lo ha cercato quanto me.
- Non è vero! – la calma che Hook ostenta non fa che accendere sempre di più l’ira di Neal – Sono sicuro che a buon bisogno ti sarai approfittato del momento in cui era più vulnerabile, ti è sempre piaciuto fare così!
- Bada a come parli! Non le ho fatto fare niente che non volesse anche lei. E credimi, quando lo ha fatto, non è stato solo per accontentarmi!
- Bugiardo! – Neal scatta.

Accade tutto in una frazione di secondo: il viso di Hook viene investito da un pugno. Il capitano incassa il colpo, ma non reagisce e non ripaga Neal con la stessa moneta. Non lo può fare. David si precipita immediatamente tra loro per separarli. Ha sentito le loro voci, la loro assenza dal campo si stava facendo troppo lunga e la cosa lo ha insospettito.  

- Neal fermo! Lascia stare, non ne vale la pena! – dice David afferrando Neal – conosci Emma, non potrebbe mai apprezzare uno come Hook! Calmati e torniamo indietro. Pirata, sbollisci anche tu e poi raggiungici.

David trascina via Neal per evitare che la situazione degeneri ulteriormente. Nessuno dei tre, però, si è accorto che un’altra persona, dietro al fogliame, ha assistito a tutta la scena: Emma. La donna vede Hook massaggiarsi la mascella e sedersi su un tronco, dandole le spalle. Vorrebbe tornare al campo, facendo finta di niente, ma non riesce a vederlo così. Il suo istinto le sta dicendo di avvicinarsi a lui, almeno per sincerarsi delle sue condizioni.  Si racconta questa scusa per non scavare ulteriormente nel suo cuore che, tra l’altro, lui ha promesso di vincere. Emma non ha razionalizzato che, nel momento esatto in cui Hook ha pronunciato quelle parole, lo ha già fatto. Dentro di lei qualcosa è cambiato, ha iniziato a guardarlo con occhi diversi perché hanno molte più cose in comune di quanto sia disposta ad ammettere.
La salvatrice esce dal fogliame titubante e fa per avvicinarsi. Hook ha tirato fuori la sua fiaschetta e sta bagnando con un po’ di rhum il taglio che Neal gli ha fatto sul labbro. È proprio dietro di lui che non si è ancora accorto della sua presenza. Emma è ancora incerta se avvicinarsi o meno. Avrebbe potuto vantarsi in qualunque modo o far credere a Neal cose che non erano vere, ma non l’ha fatto. È stato l’unico che l’ha messa nella condizione di poter prendere le sue decisioni senza pretendere di sapere cosa fosse meglio per lei. E questo Emma lo apprezza: le fa capire che anche lui la guarda con occhi diversi, occhi a cui non era mai stata abituata. Si avvicina a quella figura china su se stessa.

- Ti ha fatto male? – chiede dolcemente.

Hook colto alla sprovvista, si alza di scatto, rovesciando la fiaschetta per terra.

- Swan! Che diavolo ci fai qui? Non eri andata a prendere l’acqua?

Per niente al mondo il pirata avrebbe voluto che la donna assistesse a tutta quella scena.

- Sì, ma mentre tornavo ho sentito il vostro diverbio – Emma vede Hook abbassare gli occhi – comunque il taglio è piccolo e non sta più sanguinando.

Emma si china a raccogliere la fiaschetta e si siede sul tronco, invitando Hook ad imitarla. Il pirata non può fare a meno di assecondare la volontà di Emma, non riesce a negarle proprio nulla. Si massaggia nervosamente la mandibola, Neal non ci è andato leggero per la miseria.

- Swan, se vuoi andare da lui, sentiti libera di farlo.
- C’è David, mentre tu sei solo.
- Detesto farti pena.
- Non è così. Te l’ho detto siamo simili, io ti capisco meglio di chiunque altro qui: siamo stati abituati a curarci le ferite da soli. E questa è una cosa che nessuno di loro potrà mai cambiare o capire. Quindi preferisco stare qui con te.
- Mi dispiace per tutto quello che è successo e per quello che hai sentito.
- Perché non hai schivato il suo colpo? Avevi tutto il tempo per farlo. E so anche che non hai voluto colpirlo, l’ho capito chiaramente.

Hook la guarda negli occhi: chi è il libro aperto ora?

- Perché a parte tutto lo vedo sempre come il ragazzino di cui mi sono preso cura anni fa. Non avrei mai potuto fare del male al figlio di Milah.

Emma lo guarda negli occhi. Chi ha il passato più ingarbugliato tra i due? Poggia la sua mano su quella del capitano.

- Sono sicura che Milah avrebbe apprezzato molto il tuo gesto.

Nello stesso momento in cui dice queste parole, le sale un groppo alla gola. Possibile che il solo fatto che un altro nome di donna sia pronunciato da quelle labbra carnose, la faccia sentire così scombussolata?   

- Andiamo, raggiungiamo gli altri. – dice Emma per cercare di dominare le sue emozioni.

Emma si alza dal tronco. Hook fa lo stesso, ma prima che la donna possa fare un passo, l’afferra per un braccio e la attira a sé. Il capitano sente il cuore della salvatrice battere all’impazzata così come il suo: sembrano due tamburi che suonano all’unisono. Non può essere una mera coincidenza. Il pirata vorrebbe ancora assaporare quelle labbra, ma non vuole neanche che la sua avventatezza possa rovinare quel momento così intimo tra loro.

- Quello che Neal rappresenta per me non cambia minimamente quello che provo per te, Emma. Ti ho detto che vincerò il tuo cuore e lo farò.

Sono vicinissimi. Emma sa che se lui dirà anche solo un’altra parola non saprà resistergli ulteriormente. Ma non è questo il momento di lasciarsi andare: Henry non è ancora in salvo e lei deve chiarire molte cose con Neal. Allo stesso tempo non vuole però far credere al pirata che per lui non ci sia speranza, perché non è così.
Si alza sulle punte dei piedi e sfiora le labbra del Capitano con le sue per un momento, lasciando Hook spiazzato e senza la possibilità di reagire.

- Bene. – dice Emma

Si guardano ancora un momento prima di incamminarsi insieme verso il campo. Emma è davanti mentre lui è qualche passo più indietro. Hook sa che arriverà il giorno in cui potrà camminare al suo fianco e stringerle finalmente la mano davanti a tutti senza nascondersi.   

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Capitolo 16
*** Questioni in Sospeso ***


Ehilà!! Come va il post midseason premier? Io mi devo ancora riprendere ... *.* ho tipo gli occhi a cuore da non so più quante ore. Scusate se ci ho messo un po' ad aggiornare ma avendo tre cose aperte e da seguire sono un po' più lenta :). Questa shot è ambientata durante la 3x15, dopo il colloquio tra Emma e Neal e insomma ... come sempre ci ho messo del mio. O almeno ci ho provato ... Come sempre grazie a tutti quelli che leggono, recensoscono e inseriscono nelle varie categorie. SIETE UNA IMMENSA GIOIA. Buona Lettura. Persefone
 
 

QUESTIONI IN SOSPESO
 
- Ragazzi, potete darci un minuto? - dice Neal dopo un momento di esitazione

Gli occhi di Hook si incrociano preoccupati con quelli Emma: non vuole assolutamente lasciarla sola con Neal, sono troppe le implicazioni che questo comporterebbe. L’aveva appena ritrovata e non era minimamente disposto a correre il rischio di perderla di nuovo dopo così poco tempo. Al suo sguardo preoccupato, Emma ha risposto con un impercettibile movimento di assenso del capo. Sembrava tranquilla, come se quella chiacchierata fosse assolutamente normale. Mentre Hook si dirige verso la porta della stanza dove Neal è ricoverato, non può fare a meno di tenere gli occhi fissi su di lei. La cosa sorprendente è che Emma ha fatto la stessa cosa con lui, come se volesse tranquillizzarlo in qualche modo, ma non basta, l’ansia dell’uomo non diminuisce. Cosa voleva dire esattamente quello sguardo? Solo quando l’uomo ha oltrepassato la porta, gli occhi di Emma tornano a occuparsi di Neal e si concentrano sulla loro conversazione.
Mentre Emma cammina per il corridoio verso la sala d’attesa, ripensa a quello che si sono detti lei e Neal riguardo a Henry. Sa che ha ragione e sa che lui ha di diritto un posto nella vita del ragazzo, essendo suo padre. Le ha fatto davvero piacere rincontrarlo dopo un anno: non può fare finta che non le importi di lui. Non è mai stato così e mai lo sarà. Quando raggiunge gli altri sono tutti seduti intorno a un tavolinetto: Snow, David, Belle ma lui non c’è.

- Dov’è andato Hook? – chiede Emma
- È uscito un momento. Quando siamo arrivati qui aveva una faccia strana – dice Snow con il suo solito candore – è tutto a posto?
- Certo – risponde Emma – che problemi ci dovrebbero essere?
- Non lo so. Speravo potessi dirmelo tu …
- Vado da lui un momento. Devo chiedergli un favore.

Emma si dirige verso l’uscita. Infila il cappello e i guanti: fuori fa dannatamente freddo e non riesce proprio a spiegarsi come possa il pirata, senza dubbio abituato a climi più temperati, a resistere a quel gelo solo con il suo pastrano addosso.
Ha appena varcato la porta dell’ospedale che se lo trova davanti: è girato di spalle e intento a fissare un punto non definito dell’orizzonte. È talmente assorto nei suoi pensieri che non si è accorto della presenza di lei. Strano.

- Cosa ci fai qui, Hook?

Il pirata ha un leggero sussulto. Pur rimanendo di spalle, inclina la testa in modo tale da farle capire che la sta ascoltando.

- Niente – risponde il pirata – avevo bisogno di una boccata d’aria e di stare solo.
- Dovrei chiederti un favore.
- Sentiamo.
- Potresti rimanere qui a controllare che Neal non faccia colpi di testa?
- Vuoi che mi trasformi in baby-sitter insomma.
- Ti prego. Neal è parecchio sconvolto: non ricorda nulla, non sa perché ha quel tatuaggio sulla mano, vuole che Henry si ricordi lui, e si è messo in testa di prendersi cura di suo figlio di punto in bianco ... insomma lo capisco è sempre suo padre …

Hook le da ancora le spalle mentre tutto quello che Emma riesce a fare è guardarsi la punta degli stivali.

- È ammirevole come ti preoccupi per lui
- Non posso farne a meno. È una parte importante della vita di Henry e anche della mia dopo tutto. Io non posso fare più finta che non sia così.

Hook chiude gli occhi: ha paura di come potrebbe continuare la loro conversazione. Ma perché tutte le volte che crede di essere a un passo da lei, dal suo cuore, c’è sempre qualcosa che lo riporta con i piedi a terra? Qualcosa che gli ricorda che sì, forse ha una chiava per aprire quel muro solido, ma anche che forse dietro quel muro alla fine non c’è nessuno ad aspettarlo?

- Capisco. Perché chiedi proprio a me una cosa del genere? Lo sai che trascorsi ci sono tra noi.
- Proprio per questo lo chiedo a te. Dovete cercare di parlarvi e chiarirvi. So che gli sei molto affezionato anche tu. Quello che è successo su Neverland non deve minimamente scalfire tutto ciò.  Dovete risolvere le vostre questioni in sospeso, almeno provarci. E poi sei l’unico di cui mi fido completamente.
- Tra me e Neal l’unica questione in sospeso sei solo tu, Swan …

Emma non resiste più e si avvicina a quella figura che sta in piedi davanti a lei. Lo abbraccia da dietro, poggiando la sua fronte sulla schiena del Capitano.

- Killian, per favore …

Hook si gira immediatamente e ricambia la stretta della donna. Le braccia di Emma stringono forte il suo torace, insinuandosi sotto il suo pastrano. La salvatrice poggia la fronte sul suo petto e continua a guardare in basso. Hook le afferra il mento con il pollice e l’indice e le fa alzare lo sguardo.

- Gli hai detto di noi, di quello che c’è tra di noi?

Già perché, a New York, Emma aveva cacciato quella maledetta scimmia volante di Walsh e dato appuntamento al Capitano per la mattina dopo. Hook stava uscendo quando Emma lo aveva trattenuto. Non era riuscita a spiegarsi subito il perché, ma il suo istinto le aveva detto di fermarlo. E poi era successo tutto così velocemente: l’onda dei sentimenti che per troppo aveva cercato di reprimere dentro di lei aveva straripato gli argini del suo cuore; scoprire poi che il cuore del pirata, invece, non si era spostato di un solo passo in quell’anno; la voglia di abbandonarsi a quel benessere, a quella felicità, a quell’amore nato da quello che riteneva un terreno ormai sterile.

- No. Non ancora.
- Emma sono stanco di rubare i tuoi baci negli angoli bui della città o nei vicoli appartati. Sono stanco di vederti di nascosto durate dei turni di notte inventati. Io voglio amarti alla luce del sole. Voglio camminare con te mano nella mano alla luce del sole.
- Lo so e hai ragione. lo voglio anche io, ma, ti prego, cerca di capire. Zelena è a piede libero, c’è una nuova maledizione da rompere e devo fare attenzione con Henry.
- Lo capisco, ma perché i tuoi non dovrebbero saperlo? Perché non lo hai detto a Neal?
- Quello che faccio della mia vita riguarda me e non loro. Da quando in qua ti importa di queste formalità?
- Sembra che ti vergogni di me e di quello che c’è tra noi …
- Ma cosa dici? Come potrei vergognarmi di una delle poche cose che mi ha reso felice di essere semplicemente me stessa? Hai ragione, devo parlarne. Mettiamo fuori combattimento Zelena e poi ti prometto che ne parlerò agli altri. una sfida alla volta.
- Va bene Swan, mi fido di te allora.

Emma ancora non riesce ad abituarsi a tutto quell’amore e a quella incrollabile fiducia che Hook ha nei suoi confronti. Si chiede cosa mai abbia combinato di buono per meritarsi tutto quell’amore incondizionato.
 Si alza una folata divento un po’ più fredda del previsto e Emma ha un brivido.

- Hai freddo, tesoro?
- Un po’ …

Hook afferra i lembi del suo pastrano e li avvolge intorno al corpo di Emma. La chiude nel suo cappotto e continua a guardarla con desiderio.

- Dovresti coprirti di più tesoro o rischi di ammalarti.
- Senti chi parla, come fai tu a non avere mai freddo? E poi se mi coprissi di più non potrei approfittare della tua gentilezza …
- Oh lo sai che se vuoi avvicinarti basta chiedere, non c’è bisogno di usare queste scuse …
 
Questi battibecchi sono dannatamente da loro. E Emma adora battibeccare così con lui: lo rende dannatamente sensuale e si sente dannatamente sensuale. La salvatrice si alza sulle punte e lo bacia dolcemente ma allo stesso tempo con passione.

- Non hai paura che qualcuno ci veda? – dice Hook malizioso
- Peggio per loro, tanto prima o poi dovranno farci l’abitudine. 

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Capitolo 17
*** I Will Be Your Rock ***


Carissimi, a voi una nuova shot! Devo dire che in queste puntate ce ne stanno dando di spunti *.* . La faccenda si sta facendo sempre più intricata per i nostri eroi. Riusciranno i nostri eroi a farla frana o sarà Franca a .... avete capito no???? XD Questa interruzione pasquale mi sta davvero dando sui nervi così ho deciso di fantasticare un po'. Non si tratta di una shot CS in senso stretto, ma mi sono detta se per caso Snow, David e Hook abbiano avuto modo di parlare una volta rimasti soli dopo che Emma è andata via sconvolta (sto parlando del finale della 4x16). Voilat lo spunto per questo testo. Per il titolo mi sono venute in mente le parole che Colin ha usato per descrivere i sentimenti di Hook in una delle sei interviste (non ricordo quale) che ha rilasciato prima della 4X 15. Grazie a tutti quelli che leggono, recensiscono e inseriscono #Graziegraziegrazie. Auguri di buona pasqua e a presto. Persefone.




I Will Be Your Rock
- Emma, stai bene?
- No, non sto bene. Devo andare.
- Per favore fermati! Sono tua madre
- Non mi importa.

Emma sbatte violentemente la porta dietro di sé, lasciando Mary Margaret e David di sasso. Hook si alza di scatto e si fionda alla porta per cercare di seguirla. La salvatrice non ha voluto farsi toccare neanche da lui e questo gli crea un moto di rabbia verso David e Mary Margaret: tutte quella manfrine sul fare la cosa giusta e poi sono stati loro i primi a macchiarsi di un’azione tanto orrenda come sacrificare un neonato. Sta per aprire la porta, ma Mary Margaret lo ferma.

- Cosa c’è? – dice il pirata in tono piuttosto brusco e infastidito.
- Pirata, - interviene subito David – non rivolgerti così a mia moglie!
- Scusate altezze reali – replica Hook in tono provocatorio – per i miei modi, ma ora come ora l’etichetta non è tra le miei priorità. L’unica cosa che mi preoccupa è - assicurarmi che Emma non faccia sciocchezze a causa vostra.
- Ci conto molto – aggiunge laconica Mary Margaret.

Hook si ritrova a fissare incredulo la donna che gli sta di fronte.

- Prima che tu raggiunga Emma – riprende Snow – voglio parlarti.

Il pirata non ha nessuna intenzione di perdere ulteriore tempo con quei due, la sola cosa che conta per lui è raggiungere il suo sconvolto cigno. Se cede è finita e Rumple l’avrà vinta ancora, strappandogli per l’ennesima volta la persona a cui tiene più della sua stessa vita. Ma Mary Margaret lo sta implorando con gli occhi. Ora capisce da chi Emma ha ripreso, perché, a parte il diverso colore, ha gli occhi e le espressioni di sua madre: intensi, espressivi, profondi, specchio dei sentimenti che la attraversano.

- Ti prego Killian …

Il capitano lascia la maniglia della porta e aspetta che la donna inizi a parlare. Come Snow comprende di avere la sua attenzione, due lacrime le solcano il viso.

- So che abbiamo deluso nostra figlia. Abbiamo fatto di tutto per conquistarci la sua fiducia con fatica e sacrificio ed è bastato un attimo per vedere tutto sgretolarsi.
- Lei ha sempre creduto in voi. Ma come avete potuto fare una cosa del genere e soprattutto tenerla nascosta? Cosa credevate di  fare?
- Se mai un giorno avrai un figlio, pirata – interviene David duro – capirai perché abbiamo agito così.
- Se mai un giorno diventassi padre, principe, amerei mio figlio per quello che è nel bene o nel male.
- Non accetto lezioni su come si fa il padre da uno che una famiglia l’ha disintegrata!

I due uomini si guardano minacciosi: la frustrazione che entrambi hanno accumulato per come sono andate le cose sta pericolosamente esplodendo tra di loro, mettendoli l’uno contro l’altro. Ma non è questo il momento di rinfacciarsi le cose e Mary Margaret lo sa bene.

- David, smettila! Killian ha ragione dopo tutto. Dovevamo avere fiducia in nostra figlia e in quello che sarebbe diventata. Non dovevamo accanirci così. Qualunque cosa Emma sarebbe stata, noi l’avremmo amata a prescindere e questo lo sai anche tu. Minare così le sue certezze e la sua personalità non è stata una dimostrazione di amore, ma solo un bisogno egoista e un po’ infantile di due genitori ancora acerbi nelle loro scelte. Sacrificare il bambino di Malefica perché convinti che la felicità della nostra famiglia fosse più importante della loro, ne è la prova. Ed è un rimorso con cui dovremmo imparare a convivere per il resto della nostra vita, temo.

Mentre la donna parla, David abbassa gli occhi: sua moglie ha perfettamente ragione. Non si sono comportati da eroi: hanno fatto quello che era semplice e non quello che era giusto. Snow torna a rivolgersi a Hook.

- Killian, ho avuto modo di vedere quanto sia forte il legame che ti unisce a mia figlia. Sono sentimenti genuini che credo Emma non abbia incontrato così spesso nella sua vita, almeno non in maniera così duratura e stabile. So che pensi di non piacerci e forse all’inizio era anche vero, ma la sola cosa che ha importanza è che lei si fida di te. Le sei sempre stato accanto e l’hai supportata con un ardore encomiabile. Ora più che mai ha bisogno di poter continuare a sperare nel prossimo, a non perdere la fiducia nella persona che è diventata, la persona che ha sempre creduto di poter essere. Quello che mi tormenta è che ha scoperto questo nostro segreto proprio nel momento in cui aveva cominciato ad aprire il suo cuore. Ho paura che la delusione che siamo stati potrebbe farle percorrere un cammino oscuro.
- Non ho nessuna intenzione di farle imboccare quella strada da cui è difficilissimo tornare indietro e credimi, so quello che dico.
- Ed è proprio per questo che devi farci un grosso favore: stalle accanto, anche per noi. Sei il suo ultimo appiglio per non lasciarsi andare all’oscurità e rinnegare quanto di buono e sano ha costruito fin qui. Se Rumple riuscirà a farle terra bruciata intorno, a sradicarla completamente dai suoi affetti, Emma sarà abbastanza vulnerabile così da poter mettere in atto i suoi piani.

A quelle parole piene di verità, Hook non può fare a meno di stringere il pugno nel tentativo di controllare la sua crescente frustrazione: sarebbe morto combattendo prima di permettere una cosa del genere. Nessuno sarebbe riuscito a fare del male al suo vero amore, qualunque ne sarebbe stato il prezzo.
Il tumulto interno del capitano viene interrotto dalla suoneria del cellulare di David.

- Pronto? … Fata Madrina … Arriviamo subito.

Quando David riattacca si trova gli occhi di sua moglie e del pirata puntati addosso in attesa di risposte.

- August si è svegliato. Andiamo a vedere come sta
- Sì David. Sono sicura che anche Emma vorrebbe essere informata. Hook potresti parlarle tu? Non credo che ci darebbe ascolto in questo momento.

Il freddo della notte ha lo stesso effetto di una doccia gelata: Hook non si sente più stordito, anzi. Sa quello che deve fare, eppure qualcosa nel suo cuore serpeggia subdolamente. Sa che Emma ha avuto altre relazioni prima della loro. Eppure non ha potuto fare a meno di notare come la sua donna abbia guardato August in un modo totalmente nuovo, con una sfumatura che non aveva mai colto.  E la sua mente vola a quello che si sono detti non troppe ore prima.

- Come stava? L’uomo-bambino di legno, come stava?
- Non benissimo.
- Ci tieni a lui
- Sì … oh Killian non è il momento di essere gelosi.
- Perché dovrei essere geloso? Anche se so che hai un debole per gli uomini in giacca di pelle.
- È solo un amico.

Nel ricordare quella schermaglia amorosa, Hook non può fare a meno di ripensare al sorriso dipinto sul volto di Emma in quel frangente: bello, solare, ignaro nonostante la situazione e rassicurante.

- Non sono mai stata brava a farmi degli amici e August è stato la rara eccezione. Ecco perché è così importante per me. Non c’è nient’altro davvero.

Hook non può fare a mano di toccarsi quella stessa spalla su cui Emma ha posato la mano durante la sua irrazionale scenata di gelosia. Gli sembra di sentire ancora il palmo di lei premere sulla pelle, le sue dita stringere la sua spalla e tutto quello che Emma voleva esprimere con quel gesto: lo sai che quello che c’è tra noi è totalmente diverso per sentimenti ed intensità.
 Alla luce di quello che è appena successo, Hook si sente uno stupido: Emma non ha bisogno di ulteriori dubbi ma di cristalline sicurezze. Deve assolutamente trovarla e farle capire che la sua presenza è una certezza granitica. Ma dove può essere andata così sconvolta?
Il pirata vede il maggiolino parcheggiato al lato della strada. Questo vuol dire che è andata a piedi e quindi non può essersi allontanata molto.

- Lo sai Killian, hai proprio ragione, niente rilassa come il rumore del mare e ti aiuta anche a pensare.

Emma ha esternato questa frase una sera che si erano concessi una lunga passeggiata sul molo mano nella mano. Erano seduti sull’ultima panchina della banchina, quella che da proprio sul mare aperto. Hook sente nascere una convinzione dentro: Emma è lì, seduta proprio su quella panchina. L’uomo non indugia oltre e si dirige immediatamente al molo.
Mentre sta percorrendo la banchina, Hook la intravede seduta proprio dove aveva immaginato. È ormai innegabile la connessione e la complicità che hanno cementato. Emma ha gli occhi fissi sulla pagina con l’illustrazione della porta che ha poggiata sul grembo. È ancora impaurita e sconvolta, ma Hook promette a se stesso che sarà la sua roccia, la sua ancora. A qualunque costo. Quando è ormai a pochi passi da lei, decide di palesare la sua presenza.

- Ehi
- Ho solo bisogno di un po’ di tempo.
- August è sveglio. I tuoi genitori sono con lui.
- Sta …?
- Si rimetterà. Il tuo amico si rimetterà
- Perché hanno mandato te?
- Pensavano che non li avresti ascoltati.
- Avevano ragione.

Emma si stringe a Hook con forza: lui è rimasto l’unica persona di cui si fida davvero. L’unico che non abbia cercato di attaccarle un’etichetta addosso ma che l’ha accettata semplicemente per quella che è.

- Swan, qualunque cosa accada, io sarò sempre qui per te. Sono un uomo di mare e so come si affrontano le tempeste della natura e del cuore. So come si mantiene la barra dritta per non perdere la direzione di navigazione. Sarò il tuo timoniere se necessario. Fidati di me e della mia esperienza. E ora andiamo alla villetta dello stregone. Scommetto che sono tante le cose che vorrai dire ad August.

Gli occhi blu del capitano brillano vivaci alla luce della luna. Per quanto tutto intorno a lei stia crollando, Emma sente di aver trovato un rifugio sicuro in cui curare le sue ferite ora più che mai: il cuore e le braccia del pirata di cui si è perdutamente innamorata. E questa consapevolezza ha l’effetto di un balsamo per il suo cuore mentre, abbracciati, si dirigono verso la casa dello stregone.
 

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Capitolo 18
*** Enjoy the Quite Moments ***


Carissimi, scusate l'assenza qui  ma l'altra FF e vari impegni mi hanno completamente assorbita e quindi non ho potuto aggiornare velocemente. Che dire? La puntata di domenica è stata qualcosa di incredibile, cioè io ancora non riesco a riprendermi: questi ci vogliono vedere morti prima della fine della serie: ci hanno fatto morire la scorsa stagione perchè Emma non si dava una mossa e ora ci uccidono con questi feel, #nonfermatelipernessunmotivoalmondo. La shot è ambientata durante la 4x15, dopo che Ursula è andata via in compagnia dei Tritone. Spero vi piaccia. Grazie a chi legge, recensisce e inserisce #veadorocomenonmai. Buona Lettura Persefone
 


ENJOY THE QUITE MOMENTS
- Il piano di Gold temo che abbia a che fare con Emma. È la sua unica possibilità per far ottenere il lieto fine ai cattivi. L’Autore non può cambiare le cose in questo mondo, perché non tutti i lieto fine sono opera sua.
- Ma di Emma. L’Oscuro vuole ucciderla?
- Peggio. Vuole riempirle il cuore di oscurità.

Hook ha appena lasciato Ursula e Tritone sul molo. Le rivelazioni della donna lo hanno lasciato di sasso. Nella sua mente un solo pensiero martella incessantemente: deve trovare un modo per fermare l’Oscuro, sono troppe le cose che già gli ha tolto.
La serata è fredda e l’umidità sulla banchina si fa sentire. I suoi occhi fissano l’orizzonte e il mare, mentre non può fare a meno di ripensare a quello che ha detto ad Emma nella baita di Gold.

- In tutto questo parlare dell’Autore e del libro, non abbiamo mai discusso un fatto: ero un cattivo.
- Ma non sei più quella persona.
- Neanche Regina, ma ha comunque perso il suo lieto fine. Se dobbiamo considerare le regole del libro, è solo questione di tempo prima che io perda il mio.
- Un attimo, se hai così paura di perdere il tuo lieto fine, vuol dire che l’hai trovato. Qual è?

Hook ha sentito la voce di Emma vibrare in quel momento e i suoi occhi farsi lucidi, quasi avesse paura di sentirsi dire una verità che non conosce.

- Non l’hai ancora capito Emma? Sei tu.

Gli occhi di Emma si fanno sempre più lucidi e, mentre lo bacia dolcemente, Hook ha sentito la sua guancia farsi umida a causa di una lacrima. La salvatrice non riuscirà mai ad abituarsi a essere importante per qualcuno e in particolare per lui, ma a Hook non importa: in fondo la ama anche per questo.
Mai un presentimento del pirata si era rivelato così maledettamente azzeccato e confermato dalle parola di Ursula. Il piano di Gold è un qualcosa di rivoltante: riempire di oscurità il cuore del suo amore. Hook sa bene cosa vuol dire esservi immersi senza poter avere una via d’uscita. E ne sa anche un’altra di cosa: se è vero che non è tanto facile uscire da quell’oscurità, ricadervi dentro, invece, è fin troppo semplice.
È così assorto in questi ragionamenti, che non si accorge minimamente della presenza di qualcun altro sul molo.
 Emma lo ha osservato da lontano per tutto il tempo. Lo sta guardando con una dolcezza ancora più consapevole di quella che ha avuto fin ora. Le sue parole l’hanno toccata nelle corde più profonde del suo animo. Era rimasta senza parole e tutto quello che aveva saputo fare, per esprimere i sentimenti ricambiati, era stato baciarlo. E in lei si era rinsaldata la ferma volontà di stare con lui qualunque cosa sarebbe accaduta. È vero, Hook le ha detto di andare a casa mentre lui accompagna Ursula al molo, ma Emma non gli ha dato retta. Lo ha seguito e questo non perché non si fida di lui, ma perché vuole assicurarsi che alla fine stia davvero bene. Dopo che è rimasto solo, non si è mosso dalla banchina. Emma si avvicina.
Hook sta ancora rimuginando sulle parole di Ursula, quando sente qualcuno stringersi al suo braccio. Gira la testa e vede Emma poggiare il mento sulla sua spalla e posare i suoi amorevoli brillanti occhi verdi nei suoi.

- Emma, tesoro, che fai qui? – dice Hook sfilando la mano dalla tasca del giubbotto per accogliere la donna tra le sue braccia.
- Ti stavo aspettando, non volevo tornare indietro senza di te.
- Allora cosa stiamo facendo ancora qui? Meglio muoversi, si gela qui fuori.

Hook infila di nuovo la mano in tasca ed Emma torna stringersi al suo braccio. Cominciano ad incamminarsi per la banchina lentamente. Si sorridono con dolcezza, sempre più complici, sempre più innamorati.  Sono quasi arrivati al maggiolino, quando al pirata viene in mente una cosa.

- E se io ora ti chiedessi di fidarti di me? – dice il capitano suadente.  
- Ma io già mi fido di te! – dice Emma candidamente

Hook si scioglie dalla stretta della donna. Emma non fa in tempo a protestare per quella improvvisa separazione che lui è già dietro di lei. Con la mano buona le copre gli occhi mentre con l’altro braccio le circonda la vita. Emma si irrigidisce un momento. Hook avvicina le labbra al suo orecchio per sussurrarle qualcosa.

- E allora lasciati andare, ti guido io. Ho una sorpresa.

Il pirata conduce Emma lungo la banchina.

- Dove stiamo andando?
- Se te lo dicessi, che sorpresa sarebbe? Ancora un po’ di pazienza e lo saprai.

Mentre stanno camminando, Emma poggia una mano sul braccio del pirata che le cinge la vita. Si appoggia al suo corpo per camminare. Dalla mano che le copre gli occhi, Emma sente provenire un intenso odore di salsedine.

- Come mai odori così di mare? – dice Emma divertita.
- Non è vero!

Hook vuole risparmiarsi le risate di Emma per il tuffo non previsto che Ursula gli ha fatto fare nel pomeriggio.

- Uhm sarà … ma conosco bene l’odore della tua pelle – dice Emma in maniera davvero sensuale.

A quelle parole Hook sente il sangue accendersi nelle sue vene. La passione che c’è tra loro è travolgente e consapevole, ma la cosa incredibile è che basta un niente per accenderla. Raggiunta la destinazione del loro camminare, Hook si ferma e di conseguenza anche Emma.

- Eccoci arrivati. Sei pronta? Uno … due … tre!

Il pirata toglie la mano dagli occhi di Emma e la cinge con entrambe le braccia, posando il mento sulla spalla di lei. La salvatrice apre gli occhi e non crede a quello che vede: la Jolly Roger.

- È … proprio lei? – chiede Emma sorpresa.
- Sì, tesoro in ogni sua singola panca di legno.

Emma gira leggermente la testa per osservare l’espressione di Killian: è felice come un bambino. Alza la mano sul viso del pirata e fa in modo che lo appoggi al suo. Gli deposita un bacio sulla guancia e poi si passa la lingua sulle labbra.

- E comunque sai proprio di salsedine. Come sei riuscito a farla tornare? – chiede dolcemente.
- È stata Ursula. La conchiglia con la sua voce era nella cassaforte della mia cabina.

Emma in quel momento si rende conto che il pirata ha vissuto sotto il suo stesso tetto, ha condiviso con lei momenti e cose del suo passato, ma non può dire che la cosa sia stata reciproca. Un’idea comincia a farsi strada in lei e spera che, mettendola in atto, possa farlo felice e allentare la tensione accumulata quel giorno.

- Senti, - dice Emma appoggiandosi sempre più al corpo di Hook – conosco bene gli alloggi dell’equipaggio e il ponte della nave. Mi chiedevo se c’era qualcos’altro da vedere a bordo.
- Sentiamo, cosa vorresti vedere?
- L’ultima volta che ci sono salita, mi ricordo che c’era una qualche cabina – dice Emma allusiva – ma non l’ho vista bene. Ero troppo occupata a distrarre un membro di questa nave. Era un capitano, mi pare e mi ha dato parecchio da fare …
- Dimmi chi ha osato essere così insolente con te, lo stendo con un pugno in men che non si dica!

Le loro risate regalano un po’ di calore a quella notte così buia e fredda.

- Rimediamo subito, allora. Lascia che ti mostri ciò che cerchi. – dice Hook prendendola per mano.

Salgono la scaletta di attracco che da accesso al ponte della nave. Camminano un po’ su di esso e Hook non può fare a meno di notare come Emma si muova pienamente a suo agio.

- Guarda che razza di umidità c’è … vieni, scendiamo.

Hook fa cenno ad Emma di avvicinarsi e scendere le scale che danno accesso alla cabina. Come vi entrano, il viso del pirata si illumina.

- Pensavo che non avrei più visto questo dolce vascello
- Ti è mancata vero?
- Sì.

Hook pronuncia queste frasi quasi sovrappensiero e, solo quando non può più richiamarle a sé, si rende conto di quello che potrebbero significare. Si gira immediatamente verso Emma per capire se ha frainteso le sue parole e rimediare ad esse se necessario.

- Ma se tornassi indietro la scambierei altre mille volte con quel fagiolo, il tutto per poter tornare da te. – aggiunge il pirata.

La donna è seduta sul bordo del letto e lo guarda dolcemente. Dopo quello che le ha detto nella baita non può avere più dubbi sulla forza e la sincerità dei suoi sentimenti per lei.

- Forse dovrei lasciarvi soli, mi sento di troppo – dice Emma ironica e con il chiaro intento di alleggerire la tensione.
- Non credo sia necessario, non è gelosa la Jolly Roger, come spero che il tuo maggiolino non sia geloso di me – dice Hook sorridendo e sfregandole dolcemente il naso con il dito.

Emma accavalla le gambe e fa cenno al pirata di sedersi accanto a lei.

- Allora è come la ricordavi?
- Sì – dice Hook sedendosi – è tutto dove l’ho lasciato.

Emma si guarda intorno incuriosita da tutti quegli oggetti e dalle storie che nascondono. Vorrebbe che lui ne raccontasse qualcuna, sa così poco del suo passato. Hook le prende la mano, ma si accorge immediatamente di quanto è fredda.

- Amore mio, temo che la Jolly Roger non sia fornita dei meravigliosi confort del tuo secolo, come per esempio i termosifoni. Stai congelando, meglio se ci avviamo.

Hook fa per alzarsi, ma Emma lo ferma.

- Non ho così freddo, dai restiamo ancora un po’.
- Come vuoi, però vado a cercarti qualcosa di più pesante.

Come Hook esce dalla porta, Emma comincia a guardarsi intorno. Un lato del letto è appoggiato alla parete della cabina mentre la parte con il cuscino è incastonata in una sorta di scaffale dove sopra ci sono poggiati molti libri. Emma si sfila le scarpe e si avvicina a quei volumi con molta curiosità. La maggior parte di essi sono trattati di astronomia e di navigazione in mare. Ma c’era anche qualche vecchio romanzo gotico. Come Hook rientra nella cabina la trova intenta a sfogliare uno di quei libri.

- Swan, non credevo di interessassero i trattati di navigazione! – dice Hook coprendola con una coperta.
- Neanche io, ma queste mappe sono bellissime … se solo sapessi come si leggono …

Hook scoppia a ridere. Prende il volume che Emma sta consultando e comincia a spiegarle qualche nozione rudimentale di navigazione e astronomia. Emma lo ascolta rapita e sempre più curiosa.

- Quindi tu sai distinguere tutte queste costellazioni al massimo con un sestante? Niente GPS, satelliti, computer e roba così?
- Sono un diavolo di capitano, tesoro.
- Una volta voglio che mi fai vedere in pratica tutte queste cose.
- Con immenso piacere amore.
- Ma vedo anche che c’è qualche altro genere qui – dice Emma protendendosi nuovamente verso lo scaffale. 
- Sai com’è in alto mare è piuttosto difficile far funzionare un televisore che va solo a corrente …

Emma si gira ridendo e afferra un altro libro. Lo mostra al capitano.

- Ti va di metterti qui vicino a me? – dice la donna facendogli posto
- Certamente. Ma ti avverto che questo romanzo è di paura, non vorrei avessi gli incubi stanotte.
- E tu che ci stai a fare con me allora? Dai, comincia a farmi sentire che non ho nulla da temere.

Hook non se lo fa ripetere due volte si sdraia sul suo vecchio letto. Emma si sistema tra le sue braccia e apre il libro alla prima pagina.

- Cominci tu a leggere? – chiede la donna.

Hook comincia a leggere ed Emma si lascia cullare dal sensuale tono di voce del capitano. Si stringe ancora a lui, sperando che quella calma duri in eterno, anche se sa benissimo che non è così.

- Mi piace stare nel tuo mondo Capitano, ed era tanto che ero curiosa di conoscerlo. Sei stato tanto nel mio, ma devo dire che anche nel tuo si sta bene, soprattutto se sei accanto a me. è incredibile come il lieto fine sia spesso diverso da come lo avevamo immaginato, ma non per questo meno bello o intenso.

Hook la stringe ancora di più. Posa le labbra sulle sue e lascia che Emma possa stendersi comodamente sul letto. Nel compiere questi movimenti, il libro che stanno leggendo cade a terra, ma nessuno dei due sembra badarci molto.

- Nonostante veniamo da due mondi completamente diversi – dice Hook sciogliendosi dal caldo abbraccio delle sue labbra - una cosa è sempre uguale, eterna e potente al di là del tempo che passa: quella che sta per succedere tra noi due se non mi chiederai di fermarmi. E spero proprio che tu non lo faccia.

Emma lo attira di nuovo a sé per perdersi nelle sue labbra e nel suo amore. Chi mai potrebbe essere tanto pazzo da chiedere di interrompere quella cascata d'amore?  

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Capitolo 19
*** Save the Saviour ***


Dunque, come dire ... io sto ancora cercando di riprendermi da tutto ciò ... Evil Emma è tra noi ed è arrivata macchiandosi di un omicidio ... e ora cosa hanno in serbo per noi? Per ingannare l'attesa della prossima puntata la mia mente disagiata ha partorito questa cosa. Siamo nella 4x18 e mi chiedo ancora come fare ad uscire da questo gran casino . Grazie a tutti per letture, recensioni e inserimenti #sietesemprefortissimi . Un bacione e buona lettura Persefone 


Save the Saviour
 
- Io vado con Regina e con Hook a setacciare la zona in cui Crudelia si è nascosta con Henry.
- Emma, so che sei ancora arrabbiata, ma evitarci non servirà a niente.
- Non vi sto evitando. Con la vita di Henry in gioco, devo circondarmi di persone fidate e in questo momento voi non lo siete.

Lo ammetto. Sentirle pronunciare quella frase mi ha riempito di una scandalosa, inappropriata gioia. Lo so, la vita di Henry è in pericolo: è stato appena rapito da Crudelia e la situazione è parecchio ingarbugliata, ma quelle parole mi ripagano di tutti i sacrifici che ho fatto per investire nella nostra relazione. Tolgo la mano dal tavolo e la poggio delicatamente sulla sua gamba. Sento quanto la sua voce vibra mentre parla con sua madre. Passano solo pochi istanti che anche lei toglie una mano dal tavolo e la poggia proprio sopra la mia. Trema. Se fossimo soli, non avrei esitato un istante: l’avrei stretta a me per lasciarla sfogare, ma purtroppo non lo siamo. Cerco di fare finta di niente e intreccio le mie dita alle sue: non smetterò mai di starle accanto, dovesse costarmi anche la mia stessa vita! Eppure non posso fare a meno di vedere il dolore sul viso di Mary Margaret e David. È vero, hanno sbagliato e anche di grosso, ma stanno cercando di rimediare ai loro errori. Emma, però, si mostra implacabile nei loro confronti e non sembra minimamente intenzionata a spostarsi dalle sue posizioni nemmeno di un millimetro. Il mi cigno si alza e fa cenno a me e Regina di seguirla. Ci muoviamo senza fiatare: insistere sarebbe del tutto inutile. Quando vuole sa essere testarda come un mulo, cosa che, per inciso, ha ripreso da sua madre.
 
- Ti comporti come una bambina capricciosa. – dice Regina mentre stiamo perlustrando i boschi – I tuoi genitori hanno sbagliato, si sono scusati, adesso smettila!
- Scusa, se non ascolto i consigli di una che per decenni ha serbato rancore nei confronti di una bambina che non ha saputo mantenere un segreto.
- Swan – intervengo resoluto – se non vuoi dare retta a Regina, dà retta a me. Hai perdonato sia me che lei e sei riuscita a guardare i nostri difetti.

Devo provare a convincerla perché temo che questo suo atteggiamento possa davvero portarla su una strada fortemente oscura.
 
- La differenza – controbatte Emma – è che voi non vi siete mai proclamati esempi di virtù. Siete stati sinceri su chi eravate. I miei no. Dicevano di essere eroi!
- Anche gli eroi – le dico afferrandola per un braccio così che possa guardarmi negli occhi – sbagliano, tesoro.
- Emma – interviene Regina cercando di darmi man forte – stanno cercando di rimediare a quello che hanno fatto tanto tempo fa.
- Se voi li capite così bene, allora perdonateli se potete. Io non ci riesco. Ho cose più importanti a cui pensare, come salvare la vita di Henry.

Facciamo ancora qualche passo nei boschi, quando sentiamo una voce familiare riecheggiare tra gli alberi.

- Aiuto! Vi prego! Aiuto!
- È Henry – dice Emma con la voce rotta dall’ansia – veloci è da quella parte.
- No, da questa – dico fermandomi e cercando di capire da dove provenga la voce.
- I colpi di cannone ti hanno danneggiato l’udito? È chiaro che viene da lì – dice Regina
- No! No! Aiuto!
- Dividiamoci, veloci! – ci incita Emma.

È l’ultima cosa che vorrei separarmi da lei, ma salvare la vita del ragazzo ha la priorità su tutto.
Mentre corro tra i boschi, realizzo che se Rumple ha in mente di fare del male a Emma, nessuna esca è migliore di Henry. Ma come può l’Oscuro non curarsi minimamente di suo nipote?  Sono così concentrato sui miei pensieri che solo con ritardo mi accorgo di non sentire più la voce di Henry. Lo chiamo e mi guardo intorno. Vedo solo una conchiglia su un albero. La prendo in mano e capisco che c’è di mezzo la magia e che la mia paura è più che fondata: qui sotto c’è lo zampino di Rumple. Sento davvero l’ansia crescere in me per aver lasciato Emma sola. Mi addentro guardingo ancora un po’. Sono quasi arrivato al confine sud del bosco, quando un bagliore bianco attira la mia attenzione così come l’urlo che sento. Le gambe sono più veloci e reattive del mio cervello e mi ritrovo immediatamente a correre verso quella direzione. Quando arrivo a destinazione, vedo Emma stringere suo figlio. Mi sporgo leggermente e sotto il burrone vedo il cadavere di Crudelia: Emma l’ha sicuramente scaraventata di sotto per proteggere Henry. Si gira a guardarmi per un momento. Scorgo come una nebbia nei suoi occhi e mi sembra che le sue iridi siano di un verde leggermente più opaco, più oscuro. Mi sento morire perché quella nebbia la conosco fin troppo bene: ha velato anche i miei occhi quando mio fratello mi è morto tra le braccia. In quel preciso momento il mio cuore ha attraversato il confine dell’oscurità. E sempre quello stesso velo mi ha annebbiato la vista quando ho arringato per la prima volta l’equipaggio che avrebbe formato poi la mia ciurma di pirati. Di fatto è stato quello l’attimo in cui il tenente si è trasformato in pirata. Emma mi guarda sollevata, forse neanche si è resa conto fino in fondo di quello che è successo, ma io sì e non lo sopporto.
Regina si precipita verso il ragazzino e si allontana con lui. Io ne approfitto per avvicinarmi e occuparmi di lei.
 
- Come stai tesoro? – le chiedo preoccupato.
- Bene. Non vado fiera di quello che ho fatto, ma non avevo altra scelta. Stava minacciando mio figlio con una pistola.
- Sei sicura che sia tutto a posto?
- Insomma – sbotta Emma – smettila di essere così iperprotettivo con me! Non sono una bambina indifesa e per tua informazione so badare a me stessa.

Non è la prima volta che sento Emma alzare la voce con me, ma stavolta c’è qualcosa di diverso nel suo tono. Ha un accento più cupo, più profondo, più oscuro. Ho sperato di sbagliarmi fino all’ultimo, ma non è stato così purtroppo. Regina si avvicina a noi per capire cosa sta succedendo.
 
- Emma, perché urli così? C’è qualche problema?
- No, nessun problema. E ora scusatemi ma torno da mio figlio.

Regina sta per andarsene anche lei, ma la trattengo per un braccio.
 
- Cosa c’è?
- Devo parlarti un momento.

La tiro da una parte in modo che nessuno possa sentirci.
 
- Emma mi ha detto che stai per partire per New York e che Robin è in pericolo. So anche che ha chiesto di venire con te ma hai rifiutato.
- Arriva al punto.
- Portala con te, Regina.
- I colpi di cannone oltre a danneggiarti l’udito hanno fatto lo stesso con il tuo cervello? Emma deve occuparsi dell’Autore e fermare Gold.
- Regina, il piano che Gold ha in serbo per Emma si sta già attuando. Deve allontanarsi da qui. Ti prego, portala con te.

La donna mi guarda con gli occhi sgranati. Mi conosce e sa perfettamente che io non ho mai pregato nessuno nella mia vita di pirata. Non l’ho fatto neanche quando Rumple stava frantumando il cuore della povera Milah, ma questa volta è diverso. Emma, una volta, mi ha detto di avere paura di perdere anche me, la verità è che anche io ho paura di perdere pure lei.
 
- Mentre voi siete via, cercherò di scoprire di più sui piani di Gold. Non c’è bisogno che ti spieghi come mi sento e perché ti chiedo una cosa del genere, vero?
- Comprendo Hook.
- Lo sai cosa vuol dire quando la persona che ami è in balia del tuo peggior nemico, per questo ti chiedo di farmi questo piacere.
- D’accordo Hook, porterò Emma con me.

Regina ha appena finito di pronunciare questa frase che Emma si avvicina a noi.
 
- I miei stanno riportando Henry al loft. Cosa state complottando voi due?
- Ho pensato molto alla tua offerta, Swan. – dice Regina – è ancora valida la tua offerta di aiuto? Conosci bene New York e magari in due potremmo sconfiggere Zelina definitivamente questa volta.
- Certo che è ancora valida e sono contenta che tu l’abbia accettata.
- Bene. Allora vado a informare Henry e i tuoi.

Regina si allontana e ci lascia soli. Vorrei dirle un sacco di cose ma temo solo di innervosirla ulteriormente per cui la guardo e aspetto che sia lei a parlare.
 
- Ti posso chiedere una cortesia? Mentre siamo fuori puoi badare a Henry?
- Emma ci sono i tuoi, il ragazzo non è solo qui. – le sorrido
- Lo so, ma tienilo anche tu sott’occhio capitano. Sarei più tranquilla.

Mi sorride e sta per andarsene. La trattengo per un braccio e finalmente la stringo a me. in un primo momento sembra titubante, ma poi ricambia il mio abbraccio.
 
- Stai attenta Swan.
- Non devi preoccuparti per me.
- Ci provo.
- Ehi, io non ho nessuna intenzione di rinunciare a quello che abbiamo.

Si alza sulle punte e mi stampa un bacio sulla guancia. Chiudo gli occhi e mi perdo nell’intensità di quel contatto.
 
- E ora andiamo alla macchina che devo andare a preparami una borsa. Regina vorrà sicuramente partire domani.
- Tu vai, arrivo subito.

La guardo allontanarsi. So che è la cosa giusta, ma l’idea di separarmi da lei mi uccide. L’ultima volta che ci siamo lasciati non l’ho più vista per un intero anno e questa volta ho paura che possa succedere qualcosa di imprevisto o che non possa fare più ritorno. Se questo dovesse accadere non sopravviverei. Spero che tutta vada nel verso giusto, la amo e non posso perderla per nessun motivo al mondo. Nessuno.

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Capitolo 20
*** Your Warm Voice ***


Allora partiamo dal presupposto che io ancora mi devo riprendere dalla puntata di domenica *.*. Emma comincia davvero ad essere fuori controllo e Lily mi sembra tutto fuorchè una animata da buone intenzioni. Zelena, che dire? Facciamo una colletta e troviamole uno psicoterapeuta con tutti i crismi. Ora è pure incinta, ma povera Regina, non le va dritta mezza cosa manco per sbaglio. Robin ... sorvoliamo. Ci stanno centellinando i nostri amati CS (la loro scena è una delle mie preferite della serie *occhi a cuoricino*) e spero che sia così perchè nelle prossime tre puntate saranno protagonisti indiscussi della faccenda. Questa shot è ambientata proprio nella 4x19 e ho diluito i tempi, diciamo che Emma e Regina hanno appena trovato Lily e prima di raggiungere Robin si sono fermate in un motel a metà strada. Ok, ok la smetto con lo #spiegonePersefone e vi lascio leggere. Grazie a tutti come sempre per i commenti, gli inserimenti e le recensioni. Buona Lettura! Persefone.
 

Your Warm Voice
 
- Mi hai rovinato la vita ancora prima che nascessi!
- Sono innocente quanto te!
- Mai tuoi genitori no!
- Fai loro del male e ti ammazzo!!

In un attimo ho perso il controllo di me stessa. L’ho presa a pugni e, non ancora paga, quando era in ginocchio davanti a me, ho estratto la pistola. Volevo davvero spararle e farla finita. Se non fosse stata per Regina, mi sarei davvero rovinata la vita. E non solo la mia: come sarebbe stata quella di Henry dopo quello che stavo per fare? Come sarei potuta tornare da Hook? Le ho dato retta e questo non perché ho paura dell’oscurità, ma perché aveva ragione. Siamo riuscite a convincere Lily a seguirci perché le abbiamo detto che sua madre la sta aspettando a Storybrooke ed è stata proprio lei a chiederci di trovarla. Ho ripreso il maggiolino e siamo partite per New York in cerca di Robin. Siamo arrivate in città a notte fonda, così abbiamo deciso di fermarci in un motel e di andare da lui domani mattina presto.

Sono stanchissima. Me ne sto andando in camera da letto, quando sento Regina chiamare il servizio in camera per farci portare qualcosa per cena. Nella stanza ci sono due letti singoli. Mi lascio cadere su uno di essi completamente vestita. I miei nervi e i miei muscoli sono ancora tesi e scossi. Non sento la fame o la sete, ma solo la stanchezza. In questo momento vorrei una cosa sola: stringermi a lui e staccare la mente da tutto, perdermi tra le sue braccia e i suoi baci dimenticandomi di tutto il resto.

- Emma, mi hanno detto che tra mezz’ora ci portano su la cena.

La voce di Regina mi desta dai miei pensieri.

- Va bene. Come ci sistemiamo per la notte?
- Tu rimani lì. Lily ha detto che per lei il divano va bene, quindi sarò io la tua compagna di stanza.
- Come vuoi. Ti dispiace se resto qui ancora un po’?
- Assolutamente no.

Regina esce dalla stanza e mi lascia sola. Mi sfilo gli stivali, sistemo il cuscino dietro la schiena e mi tiro su. Non credevo potesse mancarmi così tanto. Devo confessarlo: Lily deve la sua vita non solo a Regina, ma anche a Hook. Mentre le stavo puntando quella pistola, ho ripensato al viso del mio uomo e a quello che mi ha detto prima che partissi da Storybrooke.
- Stai attenta, Swan. Accetta il consiglio di una persona che, come me, è passato dal lato del bene all'oscurità: la vendetta è allettante, l'oscurità lo è sempre. Resisti.
Perché tu non ci sei riuscito?
- Non avevo nulla per cui vivere. Tu hai i tuoi genitori, Henry …
- Tu
- Sì, me – come era bello il suo sorriso quando ha detto queste parole – E io te. Questo mi ha dato la forza di rimanere sulla retta via. Fai tutto quello che serve per rimanerci anche tu.

Mi passo la lingua sulle labbra ripensando al bacio che mi ha dato prima che partissi. Adoro da morire i suoi baci e la foga che ci mette, così come la sua dolcezza. È da un po’ che stiamo insieme, ma il modo in cui posa le sue labbra sulle mie mi fa sentire sempre unica, speciale, la più bella e sensuale delle creature sulla faccia della terra. E anche per me lui è tutto questo. Rappresenta le radici che mi tengono ancorata alla retta via. Lo amo profondamente, così come lui ama me allo stesso identico modo. Prima di lasciarmi andare mi ha anche sussurrato un’altra cosa.

- Lascio il parlofono acceso. Chiamami a qualunque ora.

Dal mio giacchetto di pelle tiro fuori il cellulare e faccio sì che il display si illumini: è quasi mezzanotte. Ripenso a quello che mi ha detto. Chiamami a qualunque ora: vorrei davvero farlo, ma magari sta dormendo. Adoro guardarlo mentre dorme. È da poco che passiamo anche le notti insieme e nessuno lo sa. È il nostro piccolo segreto e lo consumiamo nella cabina della sua nave, l’unico posto dove siamo semplicemente noi.

Tutto è cominciato quando i miei mi hanno detto la verità: da quella sera non sono più riuscita a dormire sotto il loro stesso tetto. Avevo deciso di prendere una stanza da Granny e avevo portato con me una borsa. È stata una delle notti peggiori della mia vita: non facevo altro che rigirarmi nel letto. Ero girata su un fianco quando, nel buio, mi era sembrato di vedere due occhi azzurri sul cuscino. In quel momento ho capito che lo volevo vicino a me. Mi ero alzata e mi ero diretta al porto. Quando sono arrivata davanti alla sua nave, ero nervosa e insicura. Mentre scendevo le scale della botola che conduce alla sua cabina, sentivo il cuore battermi violentemente nel petto. Alla luce della lanterna lo vidi in piedi davanti al letto e in maniche di camicia. Quando avevo deciso di palesare la mia presenza, si era girato di scatto.

- Swan! Cosa ci fai qui? – mi aveva detto avvicinandosi preoccupato
- Non riesco a dormire e in quella stanza da Granny mi sento soffocare. Posso … fermarmi qui?

Mi aveva guardato sorpreso: non si aspettava una cosa del genere e ha anche cercato di nascondere la sua felicità per quella mia richiesta.

- Certo amore mio. La mia cabina è a tua completa disposizione, io mi sistemo negli alloggi dell’equipaggio. - mi aveva detto stampandomi un bacio sulla fronte.

Stava per andarsene, ma lo avevo fermato immediatamente. Non volevo rimanere sola e volevo che mi aiutasse a non pensare a nulla.

- Ma dove vai capitano? Il tuo letto è abbastanza grande e, se ci stringiamo un po’, ci entriamo tutte e due.  Che ne dici?
- Non sai quanto mi rende felice sentirti dire questo, non osavo sperarlo. E ora mettiamoci a dormire, sei stanchissima.

E così da quella sera mi sono praticamente trasferita da lui. Mi piace dormire nel suo letto e tra le sue braccia. So bene di non essere stata la prima, ma di sicuro sono l’ultima e questo mi basta. Quando ci sdraiamo, vuole sempre che mi sistemi tra la parete e il suo corpo perché, mi ha detto, non vuole assolutamente che la mia schiena sia rivolta verso l’ingresso della cabina. La botola si chiude dall’interno, ma mi ha spiegato che sarebbe scortese nei miei confronti lasciarmi così esposta e che se mai qualcuno si introducesse furtivamente, dovrebbe vedere solo il suo corpo e non il mio. Mi vuole sempre proteggere da tutto e da tutti. All’inizio la cosa mi dava un po’ fastidio, ma ora capisco che è una cosa che fa parte di lui e che la applica ad ogni cosa che mi riguarda, anche se si tratta semplicemente di dormire.
Ho anche provato a portarmi un pigiama ma, non so come mai, finiamo sempre per dormire nudi sotto le coperte a scaldarci da soli. Una sera gli ho fatto notare questa cosa e lui, ridendo, mi ha detto che è quello che di solito si fa quando i termosifoni erano ancora da venire e quando quella con cui stai dormendo, non è una donna qualunque, ma la tua donna. Sono arrossita fino alla punta dei capelli e lui mi ha stretta a sé ancora di più. Sebbene sia lui il lupo di mare, tra noi sono io quella che si sveglia per prima e mi sono sempre ritrovata tra le sue braccia. Come tutti i marinai ha alcune cicatrici: non sono molto evidenti, ma saprei dire con precisione quante e dove sono. Spesso le accarezzo e ne seguo la forma con il dito, come a volerle fare mie e di nessun’altra. Lascio che sia il ritmo del suo respiro a cullarmi quando non riesco a dormire. Con l’orecchio poggiato sul suo petto, riesco a sentire il suo cuore battere tranquillo e la cosa riesce sempre a rasserenarmi. Spero che lo stesso valga anche per lui quando poggia la sua testa sul mio seno.
Il momento che odio di più è la mattina dopo, quando mi rivesto per andarmene. Lo so che lo vedrò da Granny poco meno di un’ora più tardi, ma non vorrei mai separarmi da lui. Il copione che va in scena alla tavola calda è sempre lo stesso: dopo essere rientrata senza farmi vedere da nessuno, fingo di scendere dalla mia stanza e lui fa finta di aspettarmi seduto a un tavolo con la nostra colazione, come se non avessimo passato la notte insieme.

Non resisto più e mi decido: compongo il suo numero. Per ogni squillo che va a vuoto, il mio cuore rallenta i battiti. Non so dire di preciso quanti ne vanno a vuoto, a me sembrano un’infinità prima che si decida a rispondere.

- Pronto? – ha la voce leggermente impastata dal sonno.
- Ehi Hook, sono io. Ti ho svegliato?
- A dir la verità mi ero appena addormentato. Ma c’è qualcosa che non va?
- Tutto bene. Dove sei?
- Sono sulla Jolly amore. Ho il parlofono sullo scaffale sopra il letto, proprio dove lo metti tu, quando sei qui con me. Tu, piuttosto, da dove mi chiami?
- Siamo in un motel a New York – dico stancamente – e abbiamo trovato Lily. Siamo riuscite a convincerla a seguirci dopo aver recuperato anche Robin.
- Sei sola? Mi puoi parlare?
- Lily è sul divano e Regina è con lei, quindi sì sono sola.
- Mi fa strano il fatto che tu non sia qui stanotte … fortuna che le lenzuola hanno ancora il tuo profumo e questo lenisce un po’ la nostalgia per la tua assenza.

Accidenti a te pirata, altro che rozzo e ubriacone, tu ci sai fare eccome con le parole. Mi hai sempre detto che la mia pelle odora di cannella e io ti dico che la tua invece odora di salsedine.

- La giornata è stata abbastanza complicata.
- Me ne vuoi parlare?
- Non al telefono. Fammi pensare ad altro, ti prego. Come sta Henry?
- La sua prima giornata di libertà è andata alla grande!
- Ma bene! E scommetto che non ti sei minimamente tirato indietro nel dargli man forte!
- Assolutamente vero! Dopo essere tornato da scuola, ha fatto i compiti sotto la supervisione di tua madre e poi siamo usciti a farci un giro. Ci siamo presi un gelato e abbiamo fatto quattro chiacchiere.
- E di cosa avete parlato di grazia? Giacche di pelle e trucco per occhi?
- Sempre la solita … non te lo dirò
- Cose da maschi … ho capito – rido
- Mi piace sentirti ridere … la tua voce ha un bellissimo suono
- E la tua è sempre così calda … mi manchi …
- Anche tu.

Sono così impegnata a parlare con lui che non mi accorgo che qualcuno sta spiando ogni mia parola.

Sulla soglia della porta Lily è stata molto attenta a tutto quello che Emma ha detto. È vero, vuole vendetta nei confronti dei Charmings, ma anche nei confronti della Salvatrice. Lei ha avuto tutto alla fine: ha ritrovato i suoi e ha anche un uomo da cui tornare, mentre lei non ha niente, una vita allo sbando tra relazioni sbagliate e miseria. Ma ora è giunto il suo momento. Una volta a Storybrooke non solo si vendicherà con Snow e David, ma farà in modo che Emma perda tutto quello a cui tiene di più, e partirà proprio da quell’uomo. Lily fissa il nome nella sua mente: Hook. Nell’ombra sorride in maniera sinistra, sa che sua madre sarà felice di aiutarla, ma ora non deve destare sospetti. Come le aveva detto Rumple una volta, la vendetta è un piatto che va servito freddo.

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Capitolo 21
*** I Love You ***


Dunque, come dire, io ci ho provato a resistere alla tentazione di non rituffarmi nella valle di lacrime del finale ma, data questa shot, ho miseramente fallito  nel mio intento. Io no so se mi sento più gasata perchè quella testona di Emma è finalmente riuscita a dire le parolime magiche o più angosciata per il fatto che sia diventata l'Oscuro. Spero che con l'inizio delle riprese la mia curiosità possa essere attenuata da qualche spoilerone sennò a settembre me dovete raccattare con il cucchiaino. Spero vi piaccia e sarò felice di rispondere a chiunque voglia lascarmi un commento. come sempre grazie del tempo che dedicate a queste letture. Un bacione Persefone.


I Love You
 
- Siete riusciti a liberarmi dall’Oscurità già una volta. Dovete farlo di nuovo.
- Emma! Emma! Ti prego! No, non farlo!
- Ti amo.
 
E poi è solo questione di pochi secondi: Emma pugnala l’oscurità in modo tale che, attraverso la sua anima, possa essere controllata dal pugnale. Ed è proprio questo oggetto, con il nome della Salvatrice inciso sulla lama, l’unica cosa che è rimasta della nube oscura che l’ha inghiottita. Mentre l’oscurità si stava riversando nelle sue vene, Emma ha fatto una sola cosa: tenere gli occhi fissi su i suoi cari. Ha cercato di imprimere nella sua testa i volti di tutti e si è soffermata un secondo in più su quello di Hook. Tutte le volte che l’oscurità avrebbe cercato di soffocare il suo cuore, avrebbe pensato proprio a lui, a cui si era aggrappata con tutte le forze per non cedere. Ma sono state le ultime parole che la donna ha pronunciato poco prima di sacrificarsi che fanno ancora più male.
Dopo averla raggiunta per cercare di fermarla, Hook non era riuscito a fare altro che poggiarle una mano sul viso, incapace di dire qualunque cosa. Emma si era persa per un ultimo momento in quel tocco che tanto amava e poi aveva stretto la sua mano per farla scivolare sul suo cuore.
 
- Io ti amo.
 
Quanto tempo Hook aveva desiderato sentirle pronunciare quelle parole? Perché ormai era chiaro quello che c’era tra loro e quanto fosse profondo. Era una delle rare cose da cui non poterne tornare indietro non era affatto un male. Non ha avuto neanche il tempo di ricambiare quella frase che Emma ha poggiato la sua fronte su quella dell’uomo ancora un momento prima di spingerlo lontano, al sicuro.
Pensare che, solo ventiquattro ore prima, sembrava che finalmente la felicità e la tranquillità fossero a portata di mano.
Henry era appena riuscito ad annullare la storia di Isaac e a riportare tutti sani e salvi a Storybrooke. Non appena si era ripresa e dopo essersi assicurata che suo figlio stesse bene, Emma aveva un solo urgente dubbio da sciogliere: accertarsi che anche Hook fosse vivo. Era corsa al loft con il cuore in gola. Era entrata in casa e aveva trovato solo Snow e David vicino al tavolo della cucina. Su di esso c’era lo zaino di Henry rovesciato, ma di Hook nessuna traccia.
 
- Dov’è Hook?
- Era lì – aveva detto David indicando il tavolo – prima di essere portati via.
- Tutti sono riapparsi dove erano prima che questo casino iniziasse … no …
Quando Emma sembrava aver perso le speranze, quell’affascinante canaglia si era affacciata dal piano rialzato.
 
- Sì, scusa per il casino. Avevo davvero bisogno di trovare quel libro e di solito sono più ordinato.
Emma era corsa al piano di sopra e lo aveva abbracciato come mai aveva fatto prima. L’aveva spinto sul suo letto ridendo felice.
 
- Quante volte te lo devo dire ancora? Sono un osso duro. Non volevo causare panico. Mi sono svegliato poco prima dei tuoi genitori e sono salito a cercare tuo figlio.
- Lui sta bene e sono contenta che anche tu stia bene.
 
Emma aveva pronunciato quelle parole sopra di lui, mano nella mano, guardandolo in quegli occhi blu come il mare. Ma c’era qualcosa che doveva dirgli, qualcosa di importante e urgente. Lo aveva afferrato per la giacca e lo aveva tirato su.
 
- Che c’è?
- Quando ti ho visto morire, temevo che non avrei mai avuto la possibilità di dirti una cosa.
- Dirmi cosa?
 
E poi la paura era stata ancora più forte di tutto il resto. Emma aveva visto l’impazienza del suo uomo nel sentire quelle parole che, già pronunciate da lui, avrebbero sancito un dato di fatto. Aveva sentito il cuore del pirata accelerare leggermente i battiti. Voleva semplicemente che Emma ammettesse i suoi sentimenti, come lui aveva già fatto altre volte: aveva barattato la sua nave per tornare da lei, le aveva detto che era il suo lieto fine, che era la ragione per cui viveva e resisteva all’oscurità che non lo aveva abbandonato del tutto. Hook aveva percepito l’imbarazzo di Emma e, sebbene sapesse che Emma provava le stesse cose per lui, sentirle pronunciare quelle fatidiche parole aveva tutto un altro sapore.
 
- Io volevo ringraziarti per il tuo sacrificio. Henry ed io non ce l’avremmo mai fatta senza di te.
 
Il pirata era rimasto un po’ deluso, ma sapeva come era fatta la sua Emma. Certe cose, pur dicendole con gli occhi, non riusciva sempre a esprimerle a parole. Non importava, prima o poi sarebbe arrivato anche quel momento, ne era sicuro.
 
- Di niente, amore. Ordinaria amministrazione per un eroe.
 
Emma aveva poggiato la sua fronte su quella dell’uomo. Era diventato il loro modo per sentirsi vicini e uniti. Ma quanto grande era la pazienza del capitano nei suoi confronti? Ogni qual volta che ne dimostrava, la salvatrice si sentiva un po’ in colpa per la sua incapacità di esprimere liberamente i propri sentimenti. L’aveva abbracciato ancora prima di raggiungere Snow e David al piano di sotto e gli aveva detto ancora una cosa.
 
- Convinco con una scusa i miei a passare la notte fuori e così rimani qui a dormire da me, stanotte.
- Amore, abbiamo la Jolly Roger, non sarebbe più semplice?
- Sì, questo è vero ma mi piacerebbe che ti fermassi da me. Tu mi hai accolto sulla tua nave ed io mi sento a casa lì con te, vorrei che tu ti sentissi a casa qui con me. Non è molto e non è intimo e spazioso come la tua cabina o la tua nave, ma è tutto quello che ho per il momento. E lo voglio condividere con te stanotte.
- Credo di non avere una buona influenza su di te, tesoro. Mi stai diventando davvero sfrontata …
 
E lo stratagemma di Emma aveva funzionato in pieno, tant’è che quella sera era riuscita a rimanere sola in casa fino al giorno successivo. Aveva avvertito Killian e si era messa in cucina per preparare qualcosa per cena. Il pirata era arrivato in perfetto orario, proprio come avevano concordato. Da quando l’uomo aveva varcato la soglia della porta, tutti i programmi di Emma erano stati stravolti.
A notte fonda, la salvatrice si era alzata per andare in bagno. Quando vi era uscita, si era fermata sullo stipite della porta ad osservare la schiena del suo uomo sollevarsi al ritmo regolare del sonno. Dormiva a pancia in giù con le braccia intorno al cuscino. Quando non la stringeva a sé, era quella la posizione che preferiva assumere nel sonno. Mentre era intenta ad osservarlo, non aveva potuto fare a meno di notare sulla schiena una cicatrice che prima non c’era. Si era avvicinata al corpo addormentato dell’uomo senza fare rumore. Si era stesa accanto a lui e stava continuando ad osservare quella cicatrice: era all’altezza della scapola sinistra, proprio in prossimità del cuore, che una volta aveva tenuto tra le sue mani. Quello doveva essere stato il punto in cui suo padre lo aveva accoltellato in quella maledetta realtà alternativa creata da Isaac. Ripensò al loro incontro in quella bizzarra realtà e le venne da sorridere. Anche se non aveva la più pallida idea di chi lei fosse, era incredibile come riuscisse sempre a provare attrazione per lei e viceversa ovviamente. E le lezioni di scherma al porto ne erano stati l’inconfutabile prova.
 
- Volete dirmi che in quest’altra realtà, sono un esperto di quest’arma?
- Un vero Jack Sparrow.
- Ed è bravo?
- Vieni ti faccio vedere come usarla.
 
Aveva afferrato la sua mano e l’aveva messa sull’elsa della spada. Avevano impugnato insieme l’arma e gli stava mostrando come maneggiarla. Aveva sentito chiaramente il corpo dell’uomo fremere di desiderio e la vicinanza dei loro visi cominciava ad essere davvero pericolosa.
 
- Si dice che quando diventi un esperto, entra il gioco il subconscio. Nel mio mondo la chiamiamo memoria muscolare.
- Ditemi di più riguardo a questa realtà cui volete fare ritorno. Noi per esempio. Siamo … forse … intimi?
- Molto
- Davvero? Beh inizio ad essere geloso dell’altro me.
 
Come se fosse la prima volta caro il mio capitano, aveva pensato Emma ma non lo disse a voce alta. 
E poi all’improvviso erano arrivati Snow, Charming e altri cavalieri neri. Uno dei nani aveva cercato di aggredirli, ma Emma si era immediatamente precipitata a respingerlo. Non avrebbe permesso loro di fare del male al suo pirata.    
 
- Salvate Henry – aveva detto Hook ad un certo punto
- Non puoi batterli
- Se posso aiutare a ripristinare l’ordine delle cose, allora non importa cosa mi succederà qui, no? Andate, salvate vostro figlio.
 
Aveva fronteggiato David meglio che aveva potuto e lo aveva disarmato. Un momento di distrazione e suo padre l’aveva pugnalato alle spalle. Era stato un momento orribile, vederlo crollare a terra senza vita e non poter fare nulla per aiutarlo.
Emma si stringe al corpo addormentato di Killian e lo circonda con un braccio. Ripensare a quel momento le fa uscire una silenziosa lacrima sul viso. Ricorda bene cosa ha detto a Regina per convincerla a interrompere il finto matrimonio di Robin con Zelina. L’autore può cambiare le loro storie, ma non i sentimenti che provano.
 
- Ho appena visto morire l’uomo che amo. Ma la cosa peggiore è che non gli ho mai detto quello che provavo per lui. Mai una volta. Avevo troppa paura che, in qualche modo, dicendolo lo avrei reso reale e avrebbe cambiato tutto. Ma ora non avrò mai la possibilità di fare il prossimo passo con lui perché non c’è più. La mia unica possibilità con lui è che tu non faccia il mio stesso errore.
 
Ora ne aveva la certezza: quel pomeriggio aveva perso l’ennesima occasione di dire a Killian quello che provava per lui. Emma comprende che non è giusto questo e promette a se stessa che sarebbe stata la sua ultima occasione persa. Posa le labbra sulla cicatrice e vi depone un delicato bacio. Improvvisamente il corpo del pirata si muove.
 
- Emma è già ora di andare? – disse l’uomo praticamente dormendo ancora.
- Shhh … no tranquillo. E poi domani i miei torneranno a pomeriggio inoltrato. Abbiamo tutto il tempo del mondo.
 
Si riaddormentano tranquilli. Una nuova crisi era stata superata ed era arrivato il momento di godersi un po’ di serenità.
La sera successiva si erano ritrovati da Granny per una bevuta tutti insieme. Emma non era riuscita a staccarsi da Hook per tutta la giornata appena trascorsa, ma non aveva ancora trovato l’occasione giusta per dirgli quello che l’uomo voleva sentirsi dire. Aveva visto Regina e Robin allontanarsi per una passeggiata al chiar di luna. Ottimo pretesto per rimanere soli e dirgli che lo amava anche lei.
 
- Killian, che ne dici se …
- Siete qui! – aveva detto David raggiungendoli al bancone.
- Papà! Mamma e Neal dove sono?
- Sta venendo
 
David aveva indicato la moglie che si stava facendo largo tra la folla con il passeggino per raggiungerli.
 
- Eccoti finalmente Emma. Ti ho cercata tutto il giorno. È arrivato l’idraulico a riparare il tubo in cucina? Sai com’è non vorrei dormire su un materasso ad acqua.
- Sì, tutto a posto.
 
A Hook era scappata una risata sotto i baffi. Ecco come Emma era riuscita a ritagliare quella giornata tutta per loro. Come Emma lo aveva sentito ridacchiare gli aveva assestato una gomitata sulle costole per farlo tacere. Era diventata rossa e Hook non poté fare a meno di stringerle ancora di più la vita.
 
- Comunque – aveva ripreso David – non avevo intenzione di ucciderti. Anche se ad essere onesti non avevo un cuore.
- Quindi è colpa mia … quello che penso volesse dire è che ci dispiace – aveva ammesso Snow
- Oh non dovete esserlo. Anche perché ho tutta l’intenzione di farvelo pesare per molto, molto tempo.
- Sei il solito pirata Hook! – era intervenuta Emma – Penso che tutti sappiamo che quello che è successo in quel mondo non era reale.
 
È questa l’ultima immagine felice prima che questo nuovo incubo iniziasse. Era arrivata Belle, aveva detto che Rumple stava morendo e che bisognava parlare con l’Apprendista. A nulla erano valsi gli sforzi di quest’ultimo per intrappolare l’oscurità nel cappello e questa era riuscita a uscirne e a vagare per la città. Aveva trovato Regina e la stava per inghiottire ma Emma aveva deciso di sacrificarsi per tutti.
Davanti al pugnale nessuno osa avvicinarsi. Sono ancora tutto scioccati per quello che è successo. Hook sente qualcosa dentro incrinarsi violentemente. Ora non ha più un motivo per vivere. Si avvicina al pugnale e lo prende in mano.
 
- Hook che intenzioni hai? – dice David avvicinandosi.
- L’oscurità mi ha portato via troppe cose. Non lascerò che mi strappi anche Emma. Troviamo questo Merlino o pregate che l’Oscuro non si risvegli mai se non riusciremo a far tornare Emma come prima. Se la vedrà davvero con un crudele pirata che non si ferma davanti a niente per ottenere quello che vuole.
 
Hook infila il pugnale nella sua giacca e si allontana. Vuole stare solo per riflettere e calmarsi un po’. Emma non vorrebbe mai che tornasse l’uomo di prima e meno che mai per colpa sua. Sicuramente c’è un modo per tirarla fuori dai guai e sul suo onore lo avrebbe trovato.    

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Capitolo 22
*** We Can Overcome Our Demons ***


Dunque eccoci di nuovo qui con una nuova stagione davanti a noi che si presenta davvero spettacolare. Non so voi, ma io ho adorato la Premiere, una delle migliori che abbia mai visto. Ho scritto questa shot a caldo, dopo aver finito di vedere la puntata. Mi sono immaginata quello che deve aver provato la povera Emma nella Foresta Incantata. Spero di non essere troppo arrugginita, perchè questa raccolta non la aggiorno da un pochino di mesi ma sicuramente ora tornerò a dedicarvi tempo e idee.
Come sempre vi ringrazio delle letteure, dei commenti e degli inserimenti. Buona Lettura, Persefone
 


We Can Overcome Our Demons
 
- Swan! Non farlo!
- Non sai cosa sta succedendo! È l’unico modo per trovare Merlino, lui è l’unico che può fermare l’oscurità.
Mentre Hook mi stringe il braccio e mi guarda con lo stesso identico amore di sempre, come se ancora non fossi stata contaminata da questo veleno che mi sta intasando le vene, dietro di me Lui cerca di spingermi sempre più verso l’oscurità perché dice di essere l’unico a capirmi. Quando vedo mia madre afferrare il pugnale affinché non uccida Merida, ho la fortissima tentazione di dare ragione a Lui: loro non capiscono cosa si prova, i rischi che corrono e che devo fare quello che va fatto per avere il controllo del Fuoco fatuo e trovare così Merlino.  
 
- Lo vedi, non si fidano di te, ora frantumalo!
 
La voglia di sbriciolare quel cuore si fa sempre più intensa e irresistibile. La voce di Lui è sempre più forte dentro di me. Ha iniziato a perseguitarmi da quando sono riapparsa nella Foresta Incantata attraverso la Cripta dell’Oscuro. Ho percepito subito una presenza dietro di me e mi sono voltata di scatto e lui era lì: l’ultima persona che mi aspettavo di vedere era proprio Rumple.
 
- E tu cosa sei?
- Sono molte cose: sono la voce nella tua testa, i poteri dell’Oscuro dentro di te, dentro tutti gli Oscuri. Rumple non è altro che uno dei me. Allora, sei pronta a cominciare diventare l’Oscuro? Immagino che io sia la tua guida in questo viaggio.
 
Stringo ancora la mano attorno al cuore e il volto di Merida si contorce dal dolore. Mi dispiace farlo, ma non ho altre alternative. So che Hook lascerà il mio braccio, disgustato dal mio gesto. Proprio quando sto per capitolare, il mio capitano interviene prendendo la situazione in mano. Si gira verso mia madre.
 
- No, aspetta. Non possiamo farlo: deve essere una sua scelta.
 
Per un istante quelle parole mi regalano un calore che credevo perso e mi fanno tornare ad avere un po’ di lucidità, ma Lui mi marca stretta e non molla la sua presa su di me.
 
- Frantuma quel cuore, ora – mi bisbiglia suadente in un orecchio – se non trovi Merlino moriranno tutti.
 
Ripeto quello che Rumple mi ha detto come se non avessi il pieno controllo delle mie corde vocali.
 
- Se non trovo Merlino, l’Oscurità vi ucciderà tutti.
- Emma ti prego no!
 
La sua stretta sul mio braccio aumenta invece di diminuire. Quando finalmente riesco a guardarlo nei suoi immensi occhi blu che amo perdutamente, capisco che niente di quello che prova per me è cambiato. Ed io ho paura di perdere irrimediabilmente il suo amore così come quello di mio figlio.
 
- L’Oscuro uccide tutti quelli che gli sono vicino. Guarda quello che ha fatto a Gold. Non posso permettere che succeda alla mia famiglia o a te. Il cuore di Belle ne è uscito distrutto, non posso permettere che anche il tuo finisca così. Questa donna deve morire!
- Ascolta quello che stai dicendo, Swan! Non sei tu a parlare. Possiamo trovare un altro modo, insieme. Guardaci: buoni e cattivi tutti qui uniti per te. E se noi lo abbiamo superato, abbiamo superato i nostri demoni, allora puoi farlo anche tu.
 
La mia mano ha tremato ancora un attimo prima di rimettere a posto il cuore di Merida. E poi mi sono improvvisamente sentita svuotata di tutte le energie. Gli crollo tra le braccia e lui mi accoglie rassicurante, anche se dovrebbe avere paura di me. Poggio il viso sulla sua spalla mentre lui mi stringe, protettivo e spaventato: lo sento chiaramente da quanto ha il battito accelerato. Non mi fa domande, non chiede spiegazioni, è lì per me e basta. Comincio a calmarmi e istintivamente mi giro per vedere se Rumple mi sta ancora osservando: non c’è più. Solo in quel momento mi lascio completamente andare ai sentimenti che mi rammentano la parte migliore di me.
Dopo che abbiamo lasciato Merida proseguire il suo viaggio, tutti sono contenti di rivedermi. Ma c’è una cosa che dobbiamo decidere: chi deve avere il pugnale. Lo consegno a Regina perché è la meno emotivamente coinvolta di tutti: sia Hook che i miei genitori non riuscirebbero mai a uccidermi se le cose degenerassero. Non dico che sarebbe facile farlo per Regina, ma so che è l’unica a potersi assumere una responsabilità del genere.
 
- Allora qualcuno mi vuole dire come siete arrivati fin qui?
- È più facile se te lo mostriamo.
 
Hook mi porge la mano affinché la prenda per seguirlo. Non sembra fare caso al fatto che non sono più la stessa Emma che gli ha confessato di amarlo a Storybrooke, o forse sì … non l’ho ancora capito nemmeno io bene. Mi conducono davanti alla tavola calda che si è materializzata qui. Non ho neanche il tempo di assaporare questo sprazzo di normalità che Artù ci ha trovato e detto che ci stava aspettando per condurci a Camelot. Ci siamo messi subito in marcia perché il suo castello è a un giorno di cammino.
Ecco perché ci siamo fermati in questa radura per trascorrere la notte. Artù e alcuni dei suoi cavalieri stanno montando la guardia, mentre gli altri stanno già dormendo. Io mi sono messa in un angolo piuttosto appartato e più lontano rispetto agli altri. Hook si è sistemato subito dopo di me e vicino a lui Henry. Anche quando ho abbracciato mio figlio, Lui è sparito. Mi emoziona vedere come si sono disposti per la notte: è come se volessero essere protettivi con me, non vogliono lasciare da sola ma, allo stesso tempo, non vogliono neanche impormi la loro presenza. Una silenziosa lacrima mi riga il volto: sono loro grata per quello che mi dimostrano.
Nell’accampamento c’è silenzio. Ormai dormono tutti eccetto me e le due sentinelle che montano la guardia. Da quando mi sono sdraiata, non ho fatto altro che girarmi nervosamente. Ho pensato di avvicinarmi a Hook, ma ho visto che dorme e non ho nessuna intenzione di svegliarlo. E poi non sono una bambina piccola che ha bisogno di essere rassicurata dopo che ha fatto un incubo. Ma mi sento sola in questo momento e so che Lui sta tornando alla carica, adora infierire quando mi percepisce vulnerabile, spero solo di non farmi trovare impreparata.
 
- Non riesci a dormire?
 
Me lo trovo davanti improvvisamente e la cosa mi fa sussultare.
 
- Non temere – prosegue – un Oscuro non ha bisogno di dormire. Anzi, trovati un hobby, qualcosa che ti distragga la mente da tutte le cose orribili che farai.
- Io non farò proprio niente e se non l’avessi notato sto cercando di comportarmi bene: ho risparmiato Merida e loro sono qui per me, per salvarmi.
- Sono qui per distruggerti se necessario, non farti illusioni, gioia.
 
I miei occhi si piantano sulla figura addormentata di Killian, subito seguiti da quelli di Rumple curioso di sapere su cosa stia provando a concentrarmi per non cedergli.
 
- Non può salvarti – continua – né lui né tuo figlio possono, lo sai questo.
- Non è vero, io amo loro e viceversa. I sentimenti di Killian per me non sono cambiati.
- Gioia, lui amava Emma la Salvatrice, l’eroina, la figlia di Snow e Charming, chi può dire che cosa proverà per Dark Swan?
- Non lascerò confondermi da te su questo. Hai visto come mi ha stretto la mano, come mi ha guardata, come mi ha voluta vicino!
- Per adesso, ma cosa accadrà quando accetterai le tenebre che scorrono dentro di te?
- Non sarò mai disposta ad accettare l’Oscurità!
- Dicono tutti così! Ma chi ne assaggia almeno un po’, non può più fare a meno del suo gusto poi. L’unico modo per fermarsi è essere fermati. È questo il destino di tutti gli Oscuri.
- Non farò mai loro del male! E ora lasciamo sola!
- Avrai sempre bisogno di me, Emma. Mettitelo bene in testa!
- Non è vero, e ora vattene!
 
L’eco della mia voce riecheggia nella notte buia. Quando mi rendo conto di aver parlato a voce troppo alta, mi guardo intorno per controllare di non aver svegliato nessuno e per fortuna è così. Tutto intorno a me tace. Torno a sdraiarmi, ma ho paura di chiudere gli occhi perché Lui potrebbe tornare a torturarmi e non potrei sopportare un altro attacco del genere. Sento che è ancora in agguato e aspetta solo di sentirmi nuovamente fragile per infierire ancora.
Cerco di coprirmi meglio con la mia pelliccia perché sento freddo. Non è un freddo fisico ovviamente, ma dell’anima: è come se avessi costantemente premuta una lastra di ghiaccio sul petto. Mi comprime la cassa toracica, mozzandomi il fiato. Ad ogni respiro mi sembra di essere trafitta da una gelida lancia. Ho già avuto un assaggio di oscurità a Storybrooke con Lily. Mi sono sentita male, ma questa è tutta un’altra faccenda ed esponenzialmente più dolorosa. È come se quel peso sul mio petto si fosse centuplicato in pochissimi istanti. Nel buio che mi avvolge, l’inquietudine cresce a dismisura e sento che il panico sta dilagando velocemente. Sto creando il miglior terreno possibile perché Lui possa tornare a farmi male. Il mio respiro accelera e il mio cuore pompa impazzito: nel mio mondo lo chiamerebbero attacco di panico, qui so che la responsabile di queste sensazioni è l’onda oscura che mi sta annegando il cuore e il respiro. Sento che la situazione mi sta pericolosamente sfuggendo di mano quando il ricordo della stretta di Killian mi attraversa il cervello veloce come una saetta. Improvvisamente sento un’onda di calore nascere e crescere dentro di me: forte e sicura prima doma e poi inghiotte l’onda oscura. Il mio respiro inizia a tornare regolare e quella sensazione di paura inizia a svanire. Mi tiro su per vedere se lui è sempre lì a riposare. Senza pensarci troppo mi alzo e mi avvicino al mio amato capitano. È coricato su di un fianco e dorme. Le mie labbra si schiudono in un sorriso, è così bello essere di nuovo insieme. Mi sento meno sola e meno sperduta. Decido di sdraiarmi di fronte a lui ma senza svegliarlo. Basta la sua vicinanza a farmi sentire al sicuro e ad allontanare Lui. Il suo respiro caldo mi sfiora il viso e io percepisco subito un lieve tepore. Chiudo gli occhi e cerco di dormire anche io. Le mie palpebre si sono appena chiuse, quando sento un braccio circondarmi e attirarmi in un abbraccio che conosco bene e che mi è mancato da impazzire. Apro gli occhi e trovo i suoi intenti a fissarmi dolcemente.
 
- Scusami, non volevo svegliarti – dico stringendomi a lui.
- Non mi hai svegliato, cosa succede?
- Io non riesco a dormire e …
 
Se gli dico che vedo e sento Rumple ho paura che mi prenda per pazza e l’ultima cosa che voglio è spaventarlo e allontanarlo da me, ma voglio parlare con qualcuno.
 
- Emma – dice poggiando la testa sul braccio – puoi dirmi tutto, non avere paura.
- Appena chiudo gli occhi, Lui fa di tutto per far infuocare l’oscurità che mi già mi consuma da dentro.
- Lui chi? – mi dice serio.
 
Tentenno un momento.
 
- Rumple. Lo so, penserai che sono pazza e che mi è partito il cervello e forse hai anche ragione.
 
Cerco di allontanarmi da lui, come a volerlo proteggere da quello che sto diventano, ma Killian non me lo permette, anzi la sua stretta intorno alla vita si fa più stretta e decisa.
 
- Non sei affatto pazza – dice baciandomi la fronte – sei solo scossa. Ma ora ci siamo noi con te. Non devi più preoccuparti di nulla.
 
È solo a quelle parole che non riesco più a trattenere le lacrime. Mi stringo al suo petto e piango senza freni, silenziosamente ma senza freni. Ad un certo punto inizia a cullarmi per cercare di rassicurarmi. Non ho bisogno di parole in questo momento ma solo della certezza della sua presenza.
 
- Mi vergogno per quello che mi hai visto fare prima. E ho paura che tu possa cominciare a guardarmi con occhi diversi.
- Emma, per te sono disposto a correre qualsiasi rischio perché quel vortice ti ha risucchiata prima che potessi dirti che ti amo anche io.
 
La dolcezza delle sue parole e dei suoi occhi ha il potere di calmarmi all’istante. E solo in quel momento si china a baciarmi sulle labbra.
 
- E ora cerca di chiudere gli occhi e riposarti un po’, farò in modo che niente e nessuno possa farti del male.
- E se Lui torna?
- Non tornerà, te lo prometto.
- Raccontami qualcosa dei tuoi viaggi in mare.
- Eh?
 
Arrossisco improvvisamente: dato che mi sento proprio come una bambina sperduta vorrei che mi raccontasse una storia per distrarmi dal tormento che mi porto dentro.
 
- Raccontami qualcosa, portami in una delle tue avventure per i sette mari, ti prego.
- Oh capisco. Allora una volta navigavo con la mia ciurma nel Mare Abissale, eravamo alla ricerca di un grosso tesoro nascosto a bordo di un galeone affondato lì da qualche parte …
La sua voce mi rilassa immediatamente. Non so dire dopo quanto mi addormento, ma finalmente anche io riesco a trovare un momento di insperata pace prima dell’abisso.

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Capitolo 23
*** I’m Not Going Dark In One Night ***


I’m Not Going Dark In One Night
 Camelot               

- Emma va tutto bene?
- Sì, mi sento solo debole. Penso che andrò a sdraiarmi un po’.

La sua mano scivola sulla mia mentre si dirige verso la porta. Prima di sparire dietro di essa, mi guarda ancora impaurita. Non le ho mai tolto gli occhi di dosso da quando siamo entrati in questa stanza con Robin agonizzante. Regina le ha chiesto di usare la magia oscura per salvarlo. Non voglio che ricorra al suo potere perché so che ogni volta un po’ della sua forza di volontà si consuma. Solo quando ha lasciato la stanza mi concedo il lusso di palesare la mia preoccupazione. Mi passo le dita sulle labbra: ho un brutto presentimento. Conosco bene i suoi baci, potrei elencare tutte le sfumature delle emozioni che provo e che mi trasmette quando la sua bocca sfiora la mia, dalle più lievi alle più travolgenti. Mi ha baciato con passione, con il timore che non ci saremmo rivisti, con consapevolezza dei nostri sentimenti, con trasporto e con amore. Ma non l’ha mai fatto come un attimo fa: con paura. E non intendo la paura per qualcosa di ignoto che stai per affrontare, ma quella che si scatena quando stai per perdere tutto quello che di buono c’è dentro di te. Ho sentito serpeggiare quel terrore sulle sue labbra, nella frenesia con cui hanno cercato le mie davanti a tutti. Era come se stesse tentando di aggrapparsi a qualcosa, a quello che rappresento per lei. Mi sembra ancora di sentire la sua mano sulla mia nuca, avida di aggrapparsi a qualcosa di saldo, per non perdersi nell’oscurità che la sta divorando. Lo vedo dalle occhiaie che ha, dallo sguardo stanco e affaticato che si fa sempre più marcato su quel viso che amo più della mia vita. No, non la lascerò sola, non posso correre il rischio che si senta isolata, perché è la solitudine la migliore amica dell’oscurità, quella con cui va a braccetto per trascinarti nel tuo inferno personale. Io lo so, ci sono passato prima di lei. La seguo fuori immediatamente. Ho appena aperto la porta e la vedo piantata lì sulla cima delle scale. È come se parlasse con qualcuno, lo stesso cui si è rivolta poco prima di salvare la vita a Robin. La sua voce trema e un groppo mi sale alla gola.

 -Ti sbagli, non mi è piaciuto il potere! E sì, penso che i suoi baci possano fermare l’Oscurità! Anzi non lo penso, lo fanno! E ora lasciami passare!

Emma scende le scale di fretta come se volesse scappare da qualcosa. Sono subito dietro di lei, ma la seguo a distanza. Voglio aiutarla ma capisco che non posso neanche farle credere che non mi fidi di lei. Allo stesso tempo temo che possa fare qualcosa di cui poi potrebbe pentirsi. È ancora sconvolta per tutto quello che è successo. La cosa che più mi fa arrabbiare è che finché Percival non ha attentato alla vita di Regina, stava andando tutto bene. Ci stavamo divertendo. E anche se in un primo momento l’ultima cosa che volevo era ballare, non appena l’ho vista scendere dalle scale in quel bellissimo lungo abito bianco, sono rimasto senza parole. Smetterà mai di sorprendermi così? Il fatto è che quando penso di conoscerla almeno un po’ fa sempre qualcosa che mi lascia sorpreso a confrontarmi con una nuova sfaccettatura della sua sfavillante e lucente anima. È unica in questo, perciò la amo così tanto.
Quando vedo che si sta dirigendo nella sua stanza mi sento sollevato: almeno lì non corre pericoli. Entra e si chiude la porta alle spalle con impeto. Non resisto ulteriormente a starle lontano: voglio stringerla e sussurrarle nel buio della camera che va tutto bene, che sono lì per lei qualunque cosa accada e a qualunque prezzo. Mi avvicino per bussare, ma la mia mano rimane a mezz’aria. La sento piangere disperata e la mia sicurezza svanisce in ogni lacrima che sgorga dai suoi occhi. Non hai voluto condividere il tuo stato d’animo neanche con me, perché Swan? Poggio la fronte sul legno della porta e una lacrima scende anche dai miei occhi. Posso raccontarmi tutte le storielle del mondo, ma la verità è che mi sento terribilmente impotente. Darei qualsiasi cosa per poter alleviare il peso del macigno che la sta schiacciando. Non posso vederla così, lei che per me rappresenta la luce, la speranza, l’amore vero. Il fatto che la sua luce possa brillare di meno non è una cosa da prendere minimamente in considerazione: è una caratteristica intrinseca e imprescindibile del suo animo. Non permetterò a nessuno di contaminare il suo spirito indomito e nobile. Mi lascio cadere sul pavimento e mi siedo davanti alla sua porta sapendo che lei, dall’altra parte, è esattamente nella mia stessa posizione con la schiena poggiata alla porta. Rimarrò di guardia se necessario, anche se il corridoio è praticamente deserto.

- Non temere amore mio – dico senza neanche pensare – non permetterò a nessuno di farti del male. Dovessi rimanere davanti questa porta fino alla fine del tempo.
 
     
 Storybrooke


- Mi ricordo ancora che per arrivare al cuore di un pirata bisogna puntare al suo fegato.
- C’è ancora un modo più rapido …

Mi avvento sulle sue labbra con desiderio e passione sperando che il bacio del vero amore possa spezzare questo orrendo incubo. Voglio che torni ad essere la mia Swan, perché la donna che ho davanti la riconosco a stento. In questo modo spero di far riemergere la donna dietro l’Oscuro. Rivoglio indietro il mio amore.

- Ecco il pirata che ricordo!

Non appena pronuncia quelle parole, capisco che il disperato tentativo è andato miseramente a vuoto. E un dolore lacerante, mi scoppia dentro.

- Perché non ha funzionato?
- Perché non c’è niente da sistemare! Sono così ora, perché non lo accetti?
- Perché questa non sei tu! Cosa diavolo è successo a Camelot?

Si allontana da me di qualche passo e il dolore cede il posto alla frustrazione e alla rabbia.

- Rispondimi per la miseria!

È la prima volta che alzo la voce con lei. Non l’ho mai fatto prima, neanche quando le mie intenzioni con lei erano tutt’altro che nobili. Sin da quando l’ho conosciuta, non ho mai voluto eccedere nei rudi modi e non vorrei neanche ora, ma la sua oscurità fa riemergere il peggio di me, mentre la sua luce tirava fuori solo il meglio.

- Vorrei poterlo fare

Prendo le sue parole come uno spiraglio e faccio un passo verso di lei. Magari è la prima crepa del suo muro di gomma. E io cerco di battere il ferro finché sembra caldo.

- Puoi dirmi qualsiasi cosa – dico conciliante.
- Ma non sarebbe divertente. Sono stanca di parlare. Vuoi restare o no?
- Scusa Swan. Questo magari è ciò che credi di essere, ma io non sono così.

Uscire da quella casa è stata una delle cose più difficili che abbia mai dovuto fare. Era bella e seducente, era lì per me, pronta a darmi tutto anche troppo. Quando è comparsa al mio fianco quando ho pronunciato il suo nome, vicino al suo maggiolino, sono rimasto sorpreso. Vederla fasciata in quel nero tubino attillato, mi ha fatto sussultare. Ha un fascino diverso e per un istante ho avuto la tentazione di lasciarmi sedurre da tutto ciò. È stato solo un attimo però. Quando mi ha sfiorato del tocco gentile della mia donna non vi era più traccia. Mi giro verso la villetta e vedo la sua sagoma alla finestra intenta a guardarmi da dietro le tendine. Mi volto nuovamente. Se coglie anche solo un piccolo tentennamento sul mio viso mi avrà in pugno. E nessuna meglio di me sa quanto sia sgradevole essere ricattati dal’Oscuro. Accostare la parola Oscuro al nome di Emma è come una pugnalata in pieno petto: non mi abituerò mai al fatto che possano essere accostati. Faccio qualche passo in avanti e poi mi giro. La sagoma alla finestra non c’è più. Mi sento improvvisamente svuotato di ogni forza. Barcollo e mi appoggio al corrimano delle scale che danno sulla strada. Mi siedo sul primo gradino e mi prendo la testa tra le mani. Una feroce emicrania esplode nella mia testa. Neanche la peggiore sbronza di Rhum di tutta la mia vita mi ha provocato un fastidio del genere. Mi impedisce di pensare e ragionare in maniera lucida. E dio sa se ne ho bisogno in questo momento di lucidità! Se il bacio non ha funzionato sono in grosso guaio perché non ho idea di come fare per salvare il mio amore. Non posso permettermi il lusso di fallire quando si tratta di lei, non me lo perdonerei mai.
Mentre mi sto struggendo nella mia ansia mista a paura, ho come la sensazione di vivere una scena già vissuta in un tempo lontano e in un luogo imprecisato. Mi sono già seduto davanti a una delle sue porte con lo scopo di proteggerla dal mondo e da se stessa: se è successo a Camelot vuol dire che non sono riuscito nel mio scopo. E se a Camelot ho fallito, perché qui a Storybrooke dovrebbe essere diverso?
Sto per cedere alla disperazione, quando mi tornano in mente le ultime parole che mi ha detto prima di venir risucchiata dal vortice oscuro.

- Ti amo.

Solo ora ne capisco il significato vero e profondo: mi stavi pregando di salvarti e non abbandonarti ai tuoi demoni. E io in nome di quell’amore non mi arrenderò mai. È vero, non ti sei smossa di un millimetro, ma non è finita. Ho passato un secolo cercando di uccidere quel maledetto coccodrillo, posso spenderne altrettanto e anche più nel tentativo di salvare la donna che amo, per salvare te Emma Swan.
 

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Io sto cercando di resistere all'angst, ma come dire, ci stanno inondando Io non resisto, il povero Hook è appeso a un filo e così il suo amore. Emma si sta rivelando la spietat Dark One che mi aspettavo, ma vederla approfittare dell'uomo che ama è straziante. Poi per fortuna  c'è Camelot dove sono carini e coccolosi anche se la situazione è destinata a degenerare.
Parliamo di due baci in una sola puntata? Non mi avventuro sennò addio.
Grazie come sempre a tutti voi che leggete, commentate e inserite.
Piangiamo tutti insieme.
Un bacione 
Persefone
 
 
 
 

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Capitolo 24
*** I Liked Your Walls ***


Eccoci qui. Lo so avevo detto che avrei aggiornato anche questa raccolta ma sono un paio di settimane che latito peggio di un latitante. Ho avuto degli impegni che mi hanno completamente assorbita e le puntato mi stanno togliendo dieci anni di vita a botta. Avevo bisogno di metabolizzare bene la trama prima di poter buttare giù qualcosa che non fosse decente. Questa shot è ambientata nella 5x3, puntata cje mi ha devastato in maniera inenarrabile. Se ci riesco, per questa prima metà di stagione vorrei alternare i punti di vista, na volta Emma e una volta Hook, il che ovviamente non esclude ovviamente che mi possa uscire qualche shot tradizionale. Come sempre grazie a tutti per l'affetto, le letterure e le recenzioni e gli inserimenti. Sono in trepidante attesa della puntata e di vedere cosa combinerà Nimue. Buona lettura Persefone.
 


I Liked Your Walls

“Vediamoci sulla tua nave.
Emma.”
 
Con il pranzo che mi ha messo in mano Granny, mi dirigo al porto. Sono arrabbiato e spaventato allo stesso tempo. Nella nuova Emma, riconosco ben poco della mia di Emma. Nei suoi occhi, c’è ben poco della donna che mi ha fatto girare la testa e che mi ha completamente rapito e fatto innamorare di nuovo, quando ormai non lo credevo più possibile. E questo non riconoscerla mi fa paura, un’immensa paura. Sembra che il passatempo preferito dell’Oscuro sia portarmi via le donne che hanno la sventura di accendere la passione nelle mie vene. È successo con Milah e sta succedendo con te ora. Non posso perderti come ho perso il mio primo amore, questa volta non ne uscirei vivo in nessun modo, vendicarmi sarebbe inutile perché l’unica cosa che farei, sarebbe seguirti ovunque la tua anima decidesse di andare.
Questo invito non mi convince: io più degli altri so che una delle prerogative dell’Oscuro è quella di manipolare le persone. Devo capire bene quando è la mia Emma a parlare e quando, invece, è l’oscurità a manovrarla come una bambola. La più bella bambola di tutti i reami, ma pur sempre una bambola e tu non vorresti essere manovrata così, lo so che faresti di tutto per recidere i fili che ti legano tuo malgrado al tuo burattinaio.

Quando entro nella mia cabina, sono solo. Sinistramente solo. Lei non è ancora arrivata e mi guardo intorno spaesato e incerto su quale sia la migliore strategia da attuare. Questa ormai non è più solo la mia cabina, il mio spazio, la mia casa, la mia stanza, ma la nostra. In ogni angolo c’è qualcosa che richiama noi, alla quotidianità che avevamo qui: risate, carezze, discussioni, lacrime, gemiti, passione, tenerezze, effusioni, amore, il nostro amore. Sono così assorto nei ricordi che a malapena mi accorgo di uno scricchiolio delle assi del pavimento alle mie spalle. Mi volto di scatto. Se non voglio lasciare il gioco in mano all’Oscuro e avere la possibilità di entrare in contatto con il mio amore, non posso lasciare che il primo abbia il pieno controllo della situazione. Questo vuol dire che non deve capire quali sono i miei punti deboli. Non appena sollevo lo sguardo, i suoi meravigliosi occhi verdi incrociano i miei. Ha i capelli raccolti e le labbra rosso fuoco. La mia Emma non ama essere così appariscente. Cerca di abbozzare un sorriso per cercare di mettermi a mio agio e iniziare a tessere la sua tela di inganni.

- Non è carino apparire così

Parto duro e deciso senza tentennamenti o sarà la mia capitolazione e l’ennesimo sfregio che l’Oscuro mi farà.

- Scusami.
- Che succede? Perché hai voluto vedermi?
- So che la situazione è molto confusa e non l’ho resa più semplice. Volevo scusarmi per aver reagito male la volta scorsa. So che stavi solo cercando di aiutare. Quindi ho pensato che potessimo parlare e pranzare insieme come ai vecchi tempi.

La scruto attentamente anche se i suoi occhi cercano di non incrociare i miei, come se qualcosa dentro di lei stesse lottando.  Dura tutto un secondo perché immediatamente il tono della sua voce torna gelido e pacato. Se voglio scoprire cosa ha in mente, devo mantenere la calma e mostrarmi intransigente, costringerla a scoprirsi in qualche modo.

- Non desidero altro, ma tutto questo è malapena come ai vecchi tempi.

Poggio il pranzo sul tavolo e improvvisamente questo, per magia, si apparecchia: come riconosco il motivo della tovaglia a quadri e il fiasco con la candela mi sento mancare il mare sotto i piedi. È il giochetto più bieco che potesse usare contro di me. Perché tutto richiama il nostro primo appuntamento.

- Così va meglio?

Quando torno a guardarla, tutta la mia sicurezza svanisce in una bolla di sapone. Indossa il vestito rosa che ha messo per me, solo per me, la prima volta che l’ho portata a cena fuori.  Amo da morire come le sta quel vestito: la valorizza in ogni sua femminile forma.

- Dai – dice allungando la mano verso la mia – sai che puoi fidarti di me.

Quando il suo palmo si unisce al mio, mi turbina tutto in mente come nella peggiore delle tempeste: il mio nervosismo, la sua bellezza, il suo sorriso mentre mangiamo, i suoi piedi che mi cercano sotto il tavolo, i suoi brividi sulla strada del ritorno, la mia giacca che ha avuto il suo profumo per giorni interi e il mio annusarla di nascosto per sentirla vicina quando era lontana.
Questo è davvero un colpo basso Oscuro, basso e meschino. Sfruttare così quello che ci lega e ci tiene saldi, non ti permetterò di sporcare i nostri ricordi e le nostre emozioni, Emma non lo vorrebbe mai così come non lo voglio io. Devo tornare lucido se voglio avere la meglio e non farmi assalire dalle emozioni e dai sensi di colpa. La cosa più sensata che posso fare ora è guadagnare tempo. Mi lascio condurre al tavolo senza opporre resistenza, voglio vedere fin dove vuole arrivare. Dopo esserci seduti, Emma inizia ad addentare un anello di cipolla. Io ho lo stomaco chiuso. C’è silenzio tra noi. Un silenzio assordante. E io devo sapere. Quando mi sembra di avere di nuovo il controllo sulle mie emozioni, faccio la mia disperata mossa.

- Ho delle domande – dico guardandomi la punta delle scarpe.
- Vuoi sapere se sono la stessa Emma.
- Sai che voglio fidarmi di te, perché non mi aiuti?
- Fallo e basta. Sai che non riesco a nasconderti niente, se mi fai quegli occhioni dolci.

Quelle parole mi riportano completamente con i piedi per terra. È chiaro che nella cabina con me c’è solo l’Oscuro al momento e deve capire che non mi ha sotto il suo controllo.

- Hai risposto alla mia prima domanda così. Non sei la stessa Emma, lei non faceva giochetti.

Tentenna un secondo. Ha capito che questa strategia non funziona. Vediamo cosa ha davvero in mente.

- Sono diversa, sono migliore.
- Come Oscuro.
- Ero ferita, critica, chiusa, mentre adesso vedo le cose in modo più chiaro. Non ho più paura. Davvero sono un libro aperto, puoi fidarti.
- Davvero mi stai dicendo che vuoi proseguire la nostra relazione?
- Pensaci un momento.

La vedo abbassare gli occhi. Le mie risposte incalzanti la stanno innervosendo e spiazzando. Pensava di irretirmi sfruttando i sentimenti che ci legano e quello che eravamo. Forse se la scuotessi, potrei far tornare a galla la Emma che conosco, quella che amo perdutamente più della mia stessa vita. Devo forzarmi e forzarla a ritrovare se stessa. Non mi piace ma devo rischiare. Mi alzo dal tavolo visibilmente alterato.

- Non puoi dire sul serio.

Si alza anche lei e mi circonda la vita con le braccia. Dio, come vorrei abbracciarla e stringerla come prima, ma non devo lasciarmi confondere, ho una cosa da fare.

- Ricordi quando eravamo nel libro e ti ho insegnato ad usare la spada?

Questo cambiamento repentino di argomento mi fa capire che l’ho spiazzata e che sta cercando di riguadagnare il terreno che credeva perso. È il momento di fare il mio affondo e giocarmi il tutto per tutto.

- Ancora giochetti! Ne ho abbastanza, Swan! Tutto quello che volevo era la tua sincerità. Ma ho finito di assecondarti, rispondimi! Non è per questo che mi hai portato qui. Non è perché questo era quello che facevamo una volta, perché quella te non è qui. ti serve qualcosa, Oscuro, dimmi cosa.
- Tutto quello di cui ho bisogno è la tua fiducia, te lo prometto.
- Mi piaceva come eri. Mi piacevano i tuoi muri, mi piaceva essere l’uomo che li faceva abbassare.
- Nel profondo sono ancora quella persona. Ho io una domanda per te stavolta. Mi ami? Se mi dici che non mi ami, ti lascio andare via.

So quello che devo fare anche se il prezzo sarà altissimo, ci distruggerà entrambi, ci devasterà come mai prima e spero che saremo entrambi abbastanza forti da superarlo prima o poi. Ma l’Oscuro non mi lascia scelta, è necessario, maledettamente necessario. Prendo un respiro profondo perché quando le parole lasceranno la mia bocca tutto quello che c’è tra noi cambierà irrimediabilmente, almeno fino a che non saprò con certezza cosa è successo a Camelot e come farti tornare in te. Solo dopo che la mia Emma sarà tornata, cercherò il tuo perdono e il tuo amore. Per ora mi sento come se mi fossi lanciato nel vuoto e stessi aspettando di capire quale sarà la mia sorte.

- Ti amavo. – lo sparo tutto d’un fiato per paura che muoia in gola – Non so se sto per tornare a casa a bordo o a nuoto. Dimmi tu come.

Non oso guardarti negli occhi. Mi fa troppo male e mi vergogno. Mi sto odiando come non mai per quello che sto facendo a noi.

- La nave è tua.

Prima che scompaia in una nuvola di magia nera, vedo una lacrima inondargli gli occhi e la sua voce era chiaramente incrinata. Forse sono riuscito ad aprire una crepa nei muri dell’Oscuro per arrivare ad Emma. Ci sono riuscito ad prezzo altissimo, ma forse qualcosa sono riuscito a metterla in moto.

Non appena mi ritrovo solo, mi sale un groppo alla gola e, nonostante non abbia toccato cibo, un conato di vomito mi fa accartocciare lo stomaco. Mi lascio cadere a terra sfinito. Non riesco più a trattenermi e comincio a prendere a pugni le assi del pavimento fino a farmi sanguinare le nocche. Ben presto al mio sangue si mescolano le mie lacrime.

- Perdonami amore mio. Dovevo farlo.

Mi abbandono a quel dolore lacerante e immenso che mi saccheggia l’anima. Mi faccio schifo da solo per essere ricorso a questo escamotage. Avevo promesso di non deluderti mai e mentre la mia testa mi dice di aver mantenuto fede alla mia promessa, il mio cuore sanguina senza sosta da quando ti ho vista come Oscuro. Forse avrò vinto questa battaglia, ma di certo non la guerra ancora.

- Non è questo il pirata che ha conosciuto Emma – mi dico per darmi forza – ho fatto quello che dovevo e ora è il momento di riprendermi il mio lieto fine.

Mi dirigo immediatamente sul ponte per riprendere il controllo della nave e guidarla in porto. Non posso arrendermi dopo aver lottato tanto per lei e per il nostro amore. Devo assolutamente scoprire il suo piano e capire quali sono le sue intenzioni.  Devo salvare Emma.
E so esattamente da chi andare per avere una mano: chi meglio di un ladro può aiutarmi a scoprire cosa si nasconde dietro una porta chiusa a chiave?

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Capitolo 25
*** The Importance of Simple Middlemist ***


Eccoci qui, dovete scusarmi ma quest'anno vado un po' a rilento a scrivere queste shot, ma gli impegni settimanali sono tanti e riesco a scrivere poco per volta. Lo so, lo so, è ancora intrisa di angst visto che ho deciso di ripercorrere la 5x04. Per ora è l'ultima così tormentata, ne ho in mente due più "tranquille" che spero di mettere insieme in non troppo tempo. Come sempre grazie a tutti per le letture, gli inserimenti e i vostri pareri! Buona lettura, Persefone


The Importance of Simple Middlemist

Non appena la nube di magia si dirada in torno a me, la sua ultima frase mi rimbomba nella testa.
 
"Ti amavo."

Quando quelle parole hanno lasciato quella bocca che amo ora più che mai, qualcosa dentro si è infranto. Le lacrime si fanno strada tra i miei occhi e iniziano a scendere copiose. Un Oscuro non piange, non si lascia coinvolgere dalle emozioni: se qualcuno mi vedesse, sarei la vergogna di tutti quelli che mi hanno preceduto.
Mi dirigo immediatamente nella dependance del giardino e mi chiudo dentro. Dal soffitto scendono molti acchiappasogni. Ho iniziato a farli a Camelot, quando le notti erano lunghe da superare. Durante la prima che ho passato al castello, mi sono rifugiata nella tua stanza, tra le tue braccia ad un’ora imprecisata dopo non so quante ore a tormentarmi da sola; la seconda sono sgattaiolata da te fin da subito e la terza abbiamo convenuto che era sciocco cercare di salvare le apparenze. Detestavo disturbare il tuo sonno con la mia agitazione. Hai cercato di rimanere sveglio a farmi compagnia non so quante notti, ma ad un certo punto crollavi sempre come è naturale che sia. Così ho preso ad alzarmi dal letto e mi dedicavo all’assemblaggio di quegli acchiappasogni, i cui pezzi preparavo durante il giorno per non disturnìbarti.
Tra i tanti che sono qui appesi, ce ne sono due cui tengo in modo particolare. Sulla trama del primo ho intrecciato delle strisce di pergamena, su quella del secondo, invece, ci sono legate delle conchiglie. Tutte le volte che guardo questi due acchiappasogni, il senso di colpa mi divora feroce. Ho ferito entrambi i proprietari in due modi diversi ma per entrambi vale una certezza: guadagnarmi il loro perdono mi richiederà uno sforzo incredibile.  Prendo quello con le conchiglie e me lo stringo al cuore. Mi siedo al tavolo di lavoro. Accanto agli attrezzi che uso per questo mio hobby, c’è anche un giornale piegato in due. Lo custodisco gelosamente come se fosse il più prezioso dei tesori. Un cerchio rosso circonda la foto della casa in cui mi sono stabilita e vicino, a mano, sono scritte due semplici parole.

“Questa qui?”

Con il dito ripercorro il tratto della penna, come se potessi in qualche modo sentire le tue dita strette attorno al pennarello mentre scrivono attentamente queste parole.
C’è un’altra cosa per me altrettanto importante quanto quel giornale: la camelia che è accanto. La prendo in mano e l’avvicino al mio naso, come se dopo tutte queste settimane potesse ancora profumare. Grazie al mio incantesimo di preservazione non è minimamente appassita, profumo a parte.
So qual è il significato di questo fiore e so che lo sapevi anche tu nel momento in cui me l’hai donata: devozione eterna. La tua verso di me e, se solo tu sapessi, la mia verso di te. Improvvisamente sento un sinistro freddo penetrarmi le ossa, lo stesso che ho provato quando sono uscita dalla cripta dell’Oscuro. A Camelot è successa una cosa terribile, ma ci sono stati anche momenti molto intensi tra di noi. Rimuovere i  ricordi di quello che abbiamo provato è stato straziante. Se ora ti mostrassi questa camelia, per te sarebbe un comunissimo fiore e non il simbolo di una promessa che ci siamo scambiati in un prato.
Quel giorno a Camelot ero sola nella mia stanza a intagliare legno per il mio passatempo e Rumple mi stava torturando l’anima. Non sembrava minimamente intenzionato a darmi tregua. Per la prima volta quella notte ho sentito forte il richiamo dell’oscurità, tanto che mi sono spinta fino in camera di Regina per prendere il pugnale.

- I tuoi amici non possono proteggerti – mi dice lui sibilando come un serpente
- Smettila!
- Sei la Salvatrice, salva te stessa prima che sia troppo tardi.
- Esci dalla mia testa!

Uno sprazzo di magia esce incontrollato dalle mie mani verso la porta. Troppo tardi mi accorgo che l’unica persona che c’è, è Hook. La mia magia lo sfiora e si disperde nel corridoio.

- Calmati – mi dice avvicinandosi – non c’è nessuno qui, solo noi. Io e te.

Mi accoglie come sempre tra le sue braccia con una dolcezza che mi fa vergognare di quello a cui ha assistito. Tutto quello che riesco a fare è abbassare lo sguardo. La preoccupazione la sento scorrere nelle sue vene e i tratti del suo viso sono costantemente tirati, anche se cerca di non farmelo notare. A parte Henry, è l’unico a trattarmi con così tanto tatto. Non vuole assolutamente che il pugnale sia usato per controllarmi e l’ho sentito discutere animatamente con tutti su questo punto. Questa sua immutata premura mi scalda il cuore e mantiene viva in me la luce della speranza. Ai suoi occhi sono sempre e solo Emma, mai la Darkone o comunque una potenziale minaccia da gestire. Per questo non riesco più a tenere per me la presenza di Rumple e mi confido con lui come un fiume in piena.

- È nella mia testa. Non riesco a farlo uscire. È qui, è sempre qui.

Questa battaglia interiore mi sta sfiancando. La debolezza fisica e mentale ha il sopravvento. Vacillo e lui cerca di stringermi ancora per non farmi cadere. Dal canto mio, cerco di aggrapparmi a lui con le ultime energie che mi sono rimaste.

- Emma, amore mio, che succede?

Mi guarda preoccupato e più stringo la presa più nei suoi occhi cresce l’ansia.

- Mi sento debole, tanto debole.

Non faccio in tempo a finire la frase che mi prende in braccio per adagiarmi sul letto.

- Stai calma e riposati, ci sono io con te.

Si siede accanto a me e stringe le mie mani. Non mi stressa con domande assillanti. Mi guarda e aspetta che le cose vadano meglio. Questo amo di lui, in silenzio ci capiamo bene come se parlassimo.

Ad un certo punto entra Henry e come mi vede sdraiata nel letto si avvicina velocemente.
 
- Mamma! Cosa succede? Sei così pallida …
 
Sto per articolare qualche parola, quando Hook mi precede.
 
- Henry per favore, puoi andare a chiamare i tuoi nonni e Regina?
 
Ha la voce ferma, autorevole: sarebbe un padre fantastico e non solo per il mio Henry.
 
- Ma certo Killian, torno subito.
 
Dopo pochi minuti sono tutti attorno a me e sento i loro occhi indagatori e interrogativi sono su di me. Lo detesto.
 
- Cosa le è successo? – chiede mia madre
- Non ne ho idea. Non ha detto una parola – risponde Hook.
 
Lo guardo stupita: ha mentito per me. Quando capisce che mi sono perfettamente resa conto di quello che ha fatto, distoglie lo sguardo per un momento. Intorno a noi gli altri parlano, ma io non li sento.
 
- Deve risposare – interviene Regina
- Conosco il posto perfetto – dice Henry
- Potremmo portarcela io e il ragazzo – taglia corto Hook – andiamo tesoro, è ora di andare.
 
Mi aiuta ad alzarmi ed usciamo dalla stanza. Henry cammina davanti a noi nei corridoi del castello.
 
- Seguitemi è da questa parte.
 
Ci guida fuori nei cortili. Mi sento ancora debole, per questo afferro il braccio di Killian e mi appoggio a lui per avere un passo più sicuro. Siamo oltre le mura del palazzo e ci addentriamo nel villaggio.
 
- Forza mamma, continua a camminare. Ci siamo quasi! – mi incita mio figlio.
 
Entriamo in una piccola in una piccola stalla piuttosto isolata.
 
- È bello qui vero? Un buon posto in cui riposare. Ti sentirai meglio in un attimo.
- Un posticino tranquillo – interviene Hook – Come hai scoperto questo rifugio?
- Beh … c’è questa ragazza …
- Ma davvero? Beh questa storia già mi piace.
- Non è come pensi. Si chiama Violet. Mi ha portato lei qui. la stalla appartiene alla sua famiglia.
- Quindi state diventando intimi – dico con un filo di agitazione nella voce.
- No affatto. Possiamo solo un po’ di tempo insieme.
 
Improvvisamente il nome di mio figlio risuona: Violet lo sta cercando. Henry ci fa cenno di nasconderci, ma mentre la mia espressione è preoccupata quello di Hook è più complice, quasi a sostenerlo.  Ci mettiamo dietro ad una staccionata fino a che i due ragazzi escono per andare a fare una cavalcata insieme. Usciamo dal nostro nascondiglio con due stati d’animo opposti: io preoccupata e lui divertito.
 
- Beh, si può nascondere un tesoro sepolto … o una mano vincente a poker , ma non lo sbocciare del primo amore.
- Ha una cotta. E mi ha mentito spudoratamente. E sono l’Oscura.
- Sei sua madre. Ed è ancora peggio.
- Per lui? questo è da vedere. A proposito della tua oscurità, non credi sia ora di dirmi cosa è successo prima?
 
Di lui mi fido ciecamente: sa cosa sto passando e come mi sento. A parte Regina, è l’unico che può guidarmi in questa tempesta.
 
- Era Rumplestilskin, o almeno qualcosa che gli somiglia. Ce l’ho davanti agli occhi da quando siamo arrivati in questo posto.
- Ho trascorso molti anni a lottare contro i miei demoni interiori e sono riuscito a liberarmene solo a bordo della Jolly Roger, salpando tra le onde dell’Oceano.
- Peccato che tu non ce l’abbia nel taschino.
- Forse non ne abbiamo bisogno. La ragazzina ha promesso di far battere il cuore a Henry in sella ad un cavallo. Io e te faremo lo stesso.
 
Usciamo dalla stalla e mi fa cenno di aspettarlo. Lo vedo tornare dopo poco con uno splendido esemplare.
 
- E questo dove lo hai preso?
- Diciamo che è un prestito, che nessuno ha visto.
 
Mi strappa un sorriso: come possa riuscirci ogni volta è per me un mistero.
 
- Allora come procediamo capitano?    
- Il cavalo deve fidarsi di te, Swan. Non basta girare una chiave come col tuo aggeggio giallo. Quindi presentati.
 
Allungo la mano titubante ed il cavallo si innervosisce, come se potesse sentore il fetore di marcio venire dalla mia anima.
 
- Mi sa che il pony è più intelligente del pirata.  Sa cosa sei, cara.
 
Rumple si materializza davanti ai miei occhi per rubarmi l’intimità e la complicità che condivido con il mio uomo.  Gli intimo di andar via e poi Hook interviene per distogliermi dalla sua presenza.
 
- Swan, smetti di parlare col demone nella tua testa. Sali sul cavallo.
- A cosa mi servirebbe? Cosa c’entra questo?
- Non riguarda il dannato cavallo Emma, riguarda il riporre la tua fiducia in me. nel nostro futuro.
- Pensi ancora che potremmo tornare a Storybrooke e averne uno?
- Sì, non smetterò mai di lottare per noi. Devi solo fidarti di me. funzionerà.
 
Mi avvicino a lui e afferro il suo braccio per montare a cavallo. Mi stringo alla sua schiena e partiamo al galoppo. All’inizio ho un po’ di paura, ma la sua salda figura mi trasmette un grande senso di sicurezza. Si volta appena per vedere se va tutto bene e poi sprona il cavallo ad andare più veloce. Guida il cavallo con la stessa sicurezza con cui guida la sua nave. Mi sento davvero al sicuro quando sono con lui e decido di abbandonarmi a questa sensazione di pace interiore.

Ad un certo punto ci fermiamo in una radura di camelie. Mi aiuta a smontare da cavallo e poi scende anche lui. Sono emozionata come una bambina davanti al suo primo regalo importante.
 
- È stato fantastico, grazie!
- Sapevo ti sarebbe piaciuto – mi prende la mano per condurmi al centro del campo di fiori – Dimmi, cosa vedi?
- Molto fiori.
- Molto bene – si china a raccoglierne uno – ora cosa non vedi? – continua porgendomi la camelia.
- Rumple è scomparso
- Speravo lo facesse. Condividendo con me il tuo fardello, non gli hai lasciato spazio in quella tua testolina.
- Beh, ora che siamo soli

Mi perdo in uno dei suoi amorevoli e caldi baci che profumano di speranza e di futuro insieme. Come ho potuto vivere fino ad ora senza di essi?
Le immagini turbinano nella mia testa indistinte e confuse, vorrei inseguirle e tornare ad assaporare quei momenti insieme. L’acchiappasogni nelle mie mani è bagnato dalle mie lacrime. Mi mancano da morire quei momenti con te. Mi manchi tu, il tuo sarcasmo, la tua ironia, il tuo amore incondizionato. Questa tua diffidenza mi ferisce anche se me l’aspettavo. Mi sono trasformata in qualcosa che tu hai odiato per gran parte della tua lunga vita da pirata. Accarezzo la trama dell’acchiappasogni ed in particolare le conchiglie che sono ad essa fissate.

- Lo sto facendo per te amore mio, sto facendo tutto questo solo per te.

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Capitolo 26
*** I Know How To Plan An Evening Out! ***


Carissimi approfitto di questi utle ore di lucidità, prima che il winter finale mi spazzi via completamente e la lunga pausa mi uccida di una morte orribile. Vi avevo promesso una shot più tranquilla rispetto a quello che pubblicato fin ora. Si tratta più che altro di una Capitan Cobra con risvolti verso Emma. Io non sto più nella pelle e non vedo l'ora che arrivi domenica. Un bacione e buona Lettura! Persefone    
 I Know How To Plan An Evening Out!
 
- Henry attento! – esclama Regina come vede suo figlio armeggiare con una spada.
- Ehi mamme! – risponde imbarazzato il ragazzo che non le aveva sentite arrivare – stavo entrando nello spirito di Camelot, per provare a capire questo mondo.
- Con i duelli? – interviene Emma preoccupata
- Sir Morgan, il padre di Violet, mi ha dato un piccolo consiglio per adattarmi, tutto qui. Il problema è che non so se sarò mai bravo abbastanza con questa roba da - cavalieri.
- Beh se non lo sei non devi forzarti – la preoccupazione di Emma non accenna a diminuire – A me tuo padre piaceva perché era sempre se stesso.
- Ma forse se provassi, potrei essere meglio di come sono. Se tu non fossi cambiata – prosegue Henry rivolgendo si a Regina – Robin non si sarebbe innamorato di te.
- È vero. ma credi che una ragazza di Camelot possa innamorarsi di un ragazzo come tutti gli altri? ti ricordi di Daniel? Mi sono innamorata di lui perché era unico.
- A Camelot – aggiunge Emma cercando di darle man forte – sei uno straniero che proviene da una terra lontana. È una cosa positiva.
- Ci lavorerò su. E ora devo andare ho una cosa importante da fare.
 
Henry si allontana a grandi passi, animato da un nuovo spirito. Le sue mamme hanno ragione, ma ha bisogno del parere di un maschio per fare definitiva chiarezza dentro di sé, per sapere se la sua idea è buona o meno. A David ha già chiesto consiglio e poi suo nonno non è la persona più adatta cui chiedere dritte su tale argomento. C’è un solo posto in cui può riflettere in pace senza essere disturbato: Granny’s.
Seduto a uno dei tavoli della caffetteria, Hook osserva attentamente la foto che ha cerchiato di rosso. Ha trovato quel giornale qualche giorno prima, in mezzo ad una montagna di riviste nello sgabuzzino delle scope. La prima volta lo aveva sfogliato pigramente, ma quando la sua attenzione era stata catturata dall’annuncio immobiliare, quel giornale era diventato il suo migliore amico.
Sta aspettando il ritorno degli altri per capire che piani fare per il futuro ed ogni volta che è solo non può fare a meno di osservare quella grande casa vittoriana e chiedersi se sia quella giusta. Alcuni giorni sembra perfetta, altri non lo sembra affatto.  Ora sembra così perfetta che a Hook sembra quasi di vedersi lì con lei ed Henry, circondati di scatoloni da svuotare, ma soprattutto insieme. Era incredibile come dopo più di due secoli imbevuto nell’oscurità, potesse ancora immaginare una cosa del genere, un futuro per lui, una possibilità di gioia e redenzione. Perché tutti i peccati possono essere perdonati se qualcuno ti ama. E Emma lo amava, e tanto anche. Quel soggiorno a Camelot lo aveva dimostrato inequivocabilmente. E lei con il suo amore era riuscita a fargli desiderare un posto fisso da chiamare casa.
Ad un certo punto la porta alle sue spalle si apre improvvisamente. Il pirata lascia cadere il giornale sulla sedia vuota accanto a sé e si gira per vedere chi sta entrando alla tavola calda.
Non appena Henry varca la soglia di Granny, nota immediatamente la figura di Hook al tavolo. Eccola la persona giusta, quella a cui chiedere qualche buon consiglio. Il ragazzo ricordava bene quanto sua madre fosse stata felice dopo essere uscita con lui. Era stata di buon umore per giorni interi.
 
- Henry, cosa ci fai qui?
- Scusa, non volevo disturbare, magari torno più tardi.
- Ma che disturbo! Vieni a sederti qui con me.
 
Hook sa che se vuole attuare il suo progetto deve essere certo della fiducia di una sola persona: Henry. Segue con lo sguardo il ragazzo raggiungerlo al tavolo e sedersi ad occhi bassi. Henry, dal canto suo, vorrebbe fare domande ma una punta di timidezza lo blocca.
 
- Mi devi chiedere qualcosa?
- No .. cioè sì … cioè forse …
 
Il pirata capisce subito i motivi di quell’imbarazzo.
 
- Facciamo una cosa: è chiaro che vuoi domandarmi qualcosa. Siccome anche io ho una cosa da chiedere a te, parlo prima io e poi sarà il tuo turno. Ci stai?
- Va bene.
 
Hook prende il giornale e lo mostra al ragazzo. Henry guarda attentamente la foto e inizia a capire dove voglia andare a parare Hook.
 
- È quello che penso Killian?
- Assolutamente.
- Allora fai davvero sul serio.
- Te ne ricordi quando ti ho parlato la prima volta?
- Certo. Entrambe le mie mamme erano a New York sulle tracce di Lily e Robin. Un pomeriggio mi hai portato al lago e mi hai chiesto cosa ne pensavo.
- Ero serio quel giorno, Henry. Non stavo giocando quando ti ho detto che volevo una vita con tua madre e con te.
- L’ho capito allora e me lo stai confermando adesso. Allora è questa la casa che hai scelto?
- Credo proprio di sì. C’è molto spazio per tutti e tre da riempire con i nostri ricordi.
- Mi piace molto da fuori. Sono davvero contento che non fossero solo parole quelle. Per festeggiare dovremmo trovare un nome a questa nostra missione. Ecco la chiameremo “operazione Light Swan”.
- Nostra? Mia e tua?
- Certo, ci lavoreremo insieme.
- Quindi mi concederai la mano di tua madre?
- Io? Ma non dovresti chiederla al nonno? Credo funzioni così tra reali.
- Sarò franco. Per amare tua madre non ho bisogno del permesso di nessuno. Io la amo e lei ama me. Ma tu sei l’unico di cui mi importa avere il rispetto. Non farò nulla se le cose ti sembrano troppo affrettate o precipitose. Ho atteso tre secoli per incontrare il mio vero amore, aspettare qualche giorno in più non farà nessuna differenza. Spero di averti dimostrato quanto tengo al lei, alla sua felicità e alla vostra. Non fermerò la casa se tu hai qualcosa in contrario.
- Posso solo chiederti perché ci tieni tanto?
- Vedi la casa rappresenta una promessa, un piano per il futuro quando torneremo a casa e tua madre sarà libera dall’oscurità che la sta consumando. È il motivo per cui nei momenti di sconforto non mi abbatto e cerco di lottare per me e per lei, per noi. E il noi comprende anche te, ovviamente.
- Sapevo di non sbagliarmi si di te e sulle tue più che serie intenzioni.
 
La fiducia di Henry era importante tanto quella di Emma. Per lui ormai erano le due uniche persone per cui valeva la pena affrontare tutte quelle avversità.
 
- E ora tocca a te ragazzo, sputa fuori il rospo.
- Ecco … vedi …
- Ho capito. Dimmi di questa Violet.
- E tu come lo sai? – disse Henry arrossendo
- Andiamo, conosco lo sguardo che hai fatto quando eravamo nella stalla. Sono stato giovane anche io, so perfettamente cosa si prova quando ci si perde per la prima volta negli occhi di una ragazza.
- Lei è una brava ragazza, ci piacciono le stesse cose.
- Tipo cosa?
- Le ho messo della musica e le è piaciuta. Una delle poche cose che mi ha raccontato papà, è che ha conquistato mamma con una canzone degli Yaz.
- Di chi?
- Lascia stare. Il punto è che ora non so più cosa devo fare. Vorrei invitarla  a cena, vorrei farla sentirle speciale, proprio come hai fatto tu con la mamma.
- Ho capito ragazzo, ho afferrato il concetto. Se volessi dei consigli su come approcciare, fallo senza giri di parole. Modestamente so come trattare una donna. Se Emma mi sentisse in questo momento mi farebbe passare un brutto quarto d’ora, ma resterà il nostro piccolo segreto.
- Voglio solo sapere cosa fare per farle capire che per me lei è importante.
- Regola numero uno: invitala ad uscire con te come si deve. Niente parole a mezza bocca o frasi sconclusionate. Deve percepire la tua sicurezza: sai dove la vuoi condurre e come condurcela.
- Posso farlo, almeno credo. Poi?
- Regola numero due: falla sentire al centro dei tuoi pensieri. Tutto quello che farai deve avere un solo scopo: lei. Falla sentire importante. Scegli con cura il luogo dell’appuntamento. Falle trovare dei fiori, le candele al tavolo. Stupiscila con qualcosa che non si aspetta
- Tu come ci sei riuscito con mamma?
- Ho semplicemente optato per un adeguato cambio d’abiti e del buon cibo. Alle donne piace mangiare bene.
- Per il cambio d’abito non saprei, ma per il cibo … credi che Granny se la prenderebbe se approfittassi della sua dispensa.
- Io credo che se non o verrà mai a sapere, non avrà nulla per cui arrabbiarsi.
-  Spero di far riuscire a splendere gli occhi di Violet come tu sei riuscito a far risplendere quelle di mamma.
- Non ho il minimo dubbio che ci riuscirai.
- Ho un ultima cosa da chiederti se non ti dispiace.
- Sono qui apposta.
- Mi puoi lasciare solo? Ho un sacco di cose da fare qui dentro prima di lasciare un biglietto  nelle scuderie per la mia damigella.

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Capitolo 27
*** Your Heart’s Desire, Swan. ***


Avete perfettamente ragione: è una vita che non aggiorno questa raccolta! Non me ne ero dimenticata ovviamente ma sino stata presa dalla stesura della long AU e così ho messo questa in pausa. Poi oggi pomeriggio mi è venuto lo schiribizzo di cercare di capire meglio cosa potrebbe aver provato nell'ultima puntata andata in onda. Io so che non le farebbe mai del male, ma tenere quelle forbici è stato un gesto del tutto umano. Ho colto questa occasione per fare una carrellata di tutto quello che mi p piaciuto si qui.
Buona Lettura e grazie di tutto 
 

Your Heart’s Desire, Swan.
 
- C’è una tempesta in arrivo
- Serata perfetta per camino e rhum caldo
- Mi sembra perfetto devo solo controllare la mia vecchia ragazza e assicurarmi che le vele siano ammainate.
- Pizza o cinese?
Quello che il tuo cuore desidera, Swan. Giuro che è tutto ciò che voglio tu abbia sempre.
 
Per la seconda notte dormiamo abbracciati nel nostro letto. A dir la verità, tu dormi tranquilla tra le mie braccia, io ti guardo dormire, proprio come ho fatto ieri sera. La differenza sta nel fatto che ieri non riuscivo a chiudere occhio per la gioia di essermi finalmente trasferito da te. Stanotte non riesco a dormire perché sono preoccupato per te.
Ieri pomeriggio mi sono presentato alla tua porta con solo un forziere. Tu mi hai accolto con un caldo sorriso.
 
- Devi prendere altro alla nave? Ho il pomeriggio libero. Mi infilo la giacca e sono subito da te.
- Beh, sei come è la vita da marinaio. Non permette grandi possedimenti.
 
Hai iniziato a ridere ed io, testone, ho ceduto alla permalosità.
 
- Ti fa ridere?
- Scusami, rido perché questa scena mi è familiare. Anche io quando ho deciso di rimanere a Storybrooke non avevo con me che una scatola.
- Quella che hai nel tuo ufficio?
- Esatto.
 
Come cambiano le cose nel corso di poche ore. Mentre ti guardo dormire, ti sistemi meglio su di me. Dobbiamo ancora trovare la giusta posizione per dormire comodamente. Del resto, né a te né a me è mai piaciuto condividere il letto con qualcuno per più di una notte. Ma stavolta sappiamo entrambi che tra noi non potrebbe mai essere questione di una notte sola. È normale, quindi, sentirci un po’ a disagio per questa vicinanza.  I miei occhi corrono alla giacca che ho lasciato sulla sedia che è nell’angolo. E poi si soffermano in particolare all’altezza della tasca interna.

Per un paio di ore mi hai fatto scordare il segreto che mi porto dentro, ma ora riaffiora in me prepotentemente.

Dopo che ci siamo lasciati al molo, sono andato davvero sulla Jolly Roger. Belle non può badare alla nave in condizioni normali, figuriamoci ora nelle sue condizioni. Mi ha lasciato fare senza pormi domande, anche se ero visibilmente sconvolto.
Quando sono arrivato davanti alla tua porta, la tempesta stava iniziando a scaricare la sua forza. Ho bussato ed ero più che intenzionato a dirti tutto. Lo avevi detto tu, Swan, niente più segreti. Ma poi mi hai fregato come sempre. Hai aperto con quel sorriso disarmante a cui non so negare proprio nulla e mi hai tirato dentro. Mi hai baciato con la stessa intensità di quando eravamo sul molo. Sento la tua mano accarezzarmi la guancia mentre la mia ti accarezza il braccio. Ci prendiamo il nostro tempo per assaporarci a vicenda.
 
- Ho fatto una copia delle chiavi. Te le ho lasciate sul mobiletto dell’ingresso.
 
E poi ti sei rituffata sulle mie labbra senza lasciarmi il tempo di articolare una parvenza di risposta. Adoro quando fai così, quando smetti per un attimo di dare retta alla testa e ti lasci guidare solo dalle emozioni. Ricambio ovviamente e tutti i miei buoni propositi vanno a farsi benedire.
 
- Alla fine chi ha vinto? La pizza o il cinese? – ti ho chiesto strofinando con un dito il tuo dolce naso
- Lo stai per scoprire
 
Mi hai fatto togliere la giacca e, invece di condurmi in cucina, ci siamo seduti sul divano. Il fuoco nel camino stava andando alla grande. L’ultima volta che ci siamo accomodati su di esso stavamo facendo ben altro. Quel momento è impresso indelebilmente nella mia mente: il primo ricordo di noi due in questa casa.

Ci eravamo appena riuniti davanti da Granny e le tue parole mi stavano facendo esplodere il cuore di gioia.
 
- Dopo tutto quello che abbiamo passato, l’oscurità, Ade e l’essere divisi in mondi divisi, vorrei solo dirti una cosa, ora che non ci troviamo nel mezzo di una grande battaglia, o nella situazione in cui uno di noi due rischia di morire. Ora che è tutto normale.
- Cos’è Swan?
- Io ti amo.
 
Ti ho sollevata da terra e ti ho baciata. Mi sentivo davvero vivo come non mai. Non ci ho messo molto a convincerti a piantare tutti in asso per un paio d’ore. Volevo averti tutta per me. Se ci ripenso mi viene ancora da ridere: a stento ti ho fatto guidare fino a casa tua, ma non riuscivo proprio a staccare le mie labbra dalla tue.  Siamo entrati in casa neanche io so come e ti ho adagiata sul bracciolo del divano
 
- Aspetta Henry? – mi hai chiesto preoccupata
- È con Regina – ti ho risposto accarezzandoti a guancia con il pollice
- Ok – hai replicato e poi sei tornata a baciarmi
 
È stato in quel momento che ho capito che ti volevo come non mai. Ti ho afferrato per i fianchi e ti ho fatta sdraiare sul divano. Ricordo bene la tua risata e il tuo non oppormi resistenza. Ero davvero un fiume in piena e questo, invece di spaventarti, perché con te non sono mai stato così impaziente, ti ha divertita. È stato un incentivo più che sufficiente per me per continuare.
 
- E i miei genitori? – avevi un malizioso sorriso sulle labbra
- Interromperci non è nel loro interesse ora come ora, credimi
 
Mi sono fatto ancora più audace e ho fatto in modo che i nostri corpi aderissero ancora di più. È inebriante questo contatto tra noi.
 
- Lascia almeno che mi tolga la giacca.
- No, va bene
- Davvero?
- Sì mi è sempre piaciuta la tua giacca rossa.
 
Pensavo che non ti avrei mai confessato una cosa del genere, e invece eccomi là a parlare come uno stupido.  È vero quel giacchetto rosso mi ha fatto davvero perdere la testa per te. Abbiamo ripreso a baciarci con ardore. Quella volta era stato il tremolio del bicchiere ad interromperci sul più bello. Questa sera su quello stesso tavolo c’era la nostra cena. Sapevo che avresti optato per il cinese. Ci siamo seduti davanti al camino a mangiare, proprio come avevo immaginato la prima volta che avevo messo gli occhi su quella casa.
 
- Hai ancora fame? – mi hai chiesto ad un tratto
- Direi che sono a posto.
 
Ti ho sfiorato il labbro con un dito per pulirti da alcuni chicchi di riso. Eri davvero stupenda. Ed eri così vulnerabile. So quanto ti costa esserlo, ma sono felice che tu ti senta libera di manifestarlo quando sei con me.
 
- Sono un po’ stanca. Andiamo su?
 
Ti ho seguita in camera da letto senza replicare. Sei stata tu la prima ad entrare in bagno. Mi sono cambiato e ti ho aspettata a letto. Quando mi hai raggiunto, mi hai chiesto di amarti con passione e io l’ho fatto senza pensarci due volte. Come vorrei realizzare con la stessa semplicità tutti i desideri del tuo cuore. Ma dentro ora ho un macigno. Non sono proprio riuscito a sbarazzarmi di quelle forbici, non se possono salvarti la vita. Non ti lascerò morire perché non saprei poi come sopravviverti.

Ma dimmi, hai sentito lo stesso peso dentro quando mi hai legato ad Excalibur?

Ora capisco bene quello che hai provato in quel momento. Ed io so come ti sentirai quando scoprirai quello che ho fatto. Non userei mai quelle forbici su di te a tua insaputa, ma tengo troppo a te. Magari parlando potrei convincerti a cambiare idea.

Povero amore mio adorato, cosa hai dovuto passare per causa mia? Nessuno dovrebbe mai portare un tale peso nell’anima. E la fiducia che ho letto nei tuoi occhi mi perseguita. Potrai mai perdonarmi? Lo spero, anche perché non chiederò scusa per averti salvato la vita.
Sento la testa scoppiarmi. Meglio rimandare tutte queste decisioni al momento opportuno.

Stanotte voglio solo godere della tua presenza, del tuo calore, del tuo amore.  

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