E poi rimane solo lei

di Luna Shadowpuff
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** una mattina come tante altre ***
Capitolo 2: *** Colpi di testa ***



Capitolo 1
*** una mattina come tante altre ***


Il cuore che si sbriciola tra le sue mani e lei che cade a terra senza vita.

Ogni notte, lo stesso sogno. Non ho mai trovato pace. Nulla che affievolisse il mio dolore.

Questi sono i primi pensieri che mi attraversano la mente ogni mattina. È estenuante.

Ma questa mattina forse qualcosa riuscirà a dissuadermi dal bere rum già di prima mattina.

Ma la bottiglia è così invitante.

Mi allungo verso di essa ma prima che riesca ad afferrarla un boato fa tremare la nave. Un altro giorno in questa maledetta cittadina è ricominciato.

 

“Cosa diavolo è successo?!” urlo a Spugna

“Non lo so, Capitano. Una nuvola nera si è alzata da laggiù. Sembra provenga dalla casa della Regina.” mi risponde di rimando affannato.

“Certo, c'è sempre di mezzo la Regina.” mi massaggio freneticamente in mezzo agli occhi “Bene, credo che scenderò per la colazione.”

“Ma capitano...!” mi urla dietro Spugna mentre già scendo dalla nave.

“Qualunque cosa può aspettare, Spugna.”

Così mi avvio lungo il molo con lo stomaco in subbuglio. Qualsiasi sia la causa di quel boato c'é un solo luogo dove avrei scoperto l'accaduto: da Granny.

La via principale era gremita di persone come al solito, ognuno andava per la propria strada senza troppi problemi. Sembrava che nessuno si fosse spaventato troppo per l'esplosione che era riuscita a farmi alzare dal letto.

 

Come al solito appoggiata allo steccato candido c'é la provocante Cappuccetto Rosso che succhia un lecca lecca e sorride al sottoscritto:

“Buongiorno Capitano”

“Non è un buongiorno Ruby”

Lei mette il broncio come se ci fosse rimasta male ma non posso farci nulla, non ho voglia di perdere tempo. Questa giornata é iniziata davvero male, non ho nemmeno voglia dei soliti scambi di battutine con lei.

Appena varco la soglia come potevo immaginare trovo Brontolo che si sbraccia e urla con tutto il fiato che possiede:

“Non allarmatevi, non era nulla di particolare. Continuate a pranzare tranquillamente, era solo Regina con i suoi strambi esperimenti.”

“Bene Leroy, ora ho trovato finalmente la pace. Come faremmo senza di te?” gli dico un po' troppo strafottente.

“Attento pirata. Non devi far arrabbiare un nano.”

Lui esce ed io mi siedo al posto preferito di Regina. Qualcosa mi dice che non si farà vedere per molto tempo. Sta cercando di creare con la magia delle nuove piante di fagioli magici per tornare alla Foresta Incantata dopo l'ennesimo Sortilegio che ci ha riportati tutti indietro. Almeno, quando è successo ero sulla Jolly Rogers ed è stata portata qui insieme a me con tutto il mio equipaggio. Non so cosa avrei fatto senza di lei.

“Il solito, Capitano?” mi chiede Granny mentre lucida un boccale da birra.

Mi limito ad annuire mentre mi gratto il mento con l'uncino pensoso. Forse farò un salto a casa di Regina dopo la colazione.

Dopo poco mi viene servita la colazione: uova, pancetta e caffè. Mi sono abituato al cibo di questo mondo al mio primo arrivo e mi piace sempre di più. La mia cosa preferita è il frullato. Quella robetta rosa, dolciastra e appiccicosa mi piace da morire. Non più del rum però. Spesso lo correggo.

Finisco in fretta, lascio qualche dollaro sul bancone, esco e mi avvio verso casa di Regina.

Davanti alla candida abitazione è posteggiato un camion dei pompieri ma si vedono ancora dei rivoli di fumo uscire dalle finestre dell'ufficio del sindaco.

Emma è li che scambia due parole con Regina. Non sembrano parole gioviali, ma almeno non si prendono a cazzotti; anche se non mi dispiacerebbe vederle combattere durante una rissa.

Regina improvvisamente gira i tacchi e si chiude in casa, così mi avvicino ad Emma.

“Swan. Che ci fai qui?” esordisco tirandole un boccolo biondo

“Uncino.” alza un sopracciglio e mi sorride sarcastica “Mi sembrava strano non averti ancora visto oggi.”

“Beh, sai la vita di un povero e affascinante pirata qui non è molto varia. Dovrò pur tenermi impegnato” le sorrido a mia volta “Cos'è esploso questa volta?”

“E chi lo sa? Regina come al solito non mi dice nulla, sta sulla difensiva come se pensasse che io la creda responsabile. Non ce la fa proprio a capire che ormai ho sepolto l'ascia di guerra da tempo.”

“È cattiva, come me.” sorrido malizioso “Non crederà mai che l'hai sepolta.”

Lei sbuffando si incammina verso l'abitazione ed io la seguo.

“Uncino non puoi entrare. È una potenziale scena del crimine.”

“Certo, Swan, come vuoi.” le faccio l'occhiolino e continuo a seguirla imperterrito. Scrolla la testa ed i boccoli biondi ballano sulla sua schiena. Credo non sappia quanto sia sexy quando fa così. Seguendola cerco di non fissarla troppo e scaccio velocemente i pensieri che si formano nella mia mente.

L'ufficio del sindaco è un disastro: la carta da parati bianca e nera è virata completamente al marrone, le finestre sono esplose ed il pavimento è cosparso di un gelatinoso composto verde che ricorda la consistenza dei capelli di certe sirene.

Continuo a guardarmi in giro ma la cosa più interessante per me rimane Emma. Non riesco a smettere di girarmi a guardarla. A volte non me ne accorgo nemmeno.

Tutte le volte cerco di togliermela dalla testa ma ogni giorno diventa sempre più difficile. Ed è ancora più difficile tenere alzata la maschera del pirata cattivo.

Mi accorgo di fissarla di nuovo ed esco: non posso restare in quella stanza ancora se voglio evitare che si accorga di quello che provo. E, sì, voglio anche evitare il suo principesco paparino che nonostante abbia capito che sono innocuo continua a guardarmi storto come se si aspetti che lo sfregi col mio uncino.

Troppo tardi, mi ha visto: “Che ci fai qui, pirata?” mi chiede sputando l'ultima parola come se fosse avvelenata.

“Sono un perfido pirata. Faccio cose da perfido pirata, principe.” gli rispondo con un sorriso di sfida stampato in viso.

“Certo, come girare intorno a mia figlia facendo finta di niente? È una donna forte ma in fatto di uomini è piuttosto ingenua anche se cerca di non darlo a vedere.”

“Certo, David, sono un pirata donnaiolo, è il mio lavoro carpire la virtù delle povere donzelle innocenti.”

Il principe sbuffa ed entra nella casa di Regina, ignorandomi. Ho notato che se faccio del sarcasmo lui si stufa e mi ignora. È divertente farlo arrabbiare, ormai è diventato un gioco per noi e sono piuttosto sicuro che per lui sia lo stesso.

Mi siedo su di una panchina vicino alla casa della regina. Anche oggi non ho molto da fare. La vita è monotona quando non hai più uno scopo. Tremotino è morto, purtroppo, non per mano mia, l'unica cattiva in circolazione è andata in pensione e cerca disperatamente di essere buona. Forse non mi resta che diventare buono. Forse così riuscirò a farmi amare dall'unica persona che riesce a cancellare dalla mia mente, anche se per poco, gli occhi senza vita di Mila.

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Capitolo 2
*** Colpi di testa ***


Mentre sto seduto a riflettere Emma mi sfila davanti, il vento che le scompiglia i capelli dorati, senza vedermi.
“Swan, dove ti porta il vento?”
“Al mio ufficio, Uncino. Sono una donna impegnata, io.” dice cercando di provocarmi.
Rido sarcastico “Sono molto più impegnato di quanto pensi. Oggi è solo una giornata un po' fiacca.”
“Bene allora. Io devo andare. Ciao Uncino.” mi saluta secca.
Io mi alzo dalla panchina e comincio a seguirla.
“Potrei denunciarti per stalking allo sceriffo. Ah, no, sono io lo sceriffo.” dice sarcastica dopo un po' lanciandomi occhiate di fuoco. È evidentemente una giornata no per Emma Swan.
“Puoi arrestarmi se vuoi.” le rispondo tirandole un boccolo sfoggiando uno dei miei migliori sorrisi. Lei sbuffa e cerca di nascondere un sorrisino ma io lo vedo lo stesso spuntare. Poi tossisce e torna seria.
    Da quando Emma è entrata nella mia vita ho cominciato a dubitare del mio fascino: le donne mi cadevano ai piedi prima, ma con lei no, è tenace.
E questo rende tutto più eccitante.
“Sei pensieroso ultimamente. Che passa per quella mente malata?”
Non puoi nemmeno immaginarlo, penso.
“Niente di particolare. Sai le solite cose: donne, soldi, potere, donne...”
“Aha, si certo” si ferma e mi guarda, le braccia incrociate con fare minaccioso.
“Oh, andiamo, Swan...” continuo a camminare superandola.
Per la prima volta Killian Jones, il Capitano Uncino, ha paura. Paura di una donna per giunta. E come faccio a dirglielo? Come faccio a dirle che sono ancora innamorato di lei, dopo tutto quello che è successo? Quella notte alla caverna le ho dichiarato il mio amore, ma lei non mi ascoltava quasi: pensava solo a salvare Baelfire. E ora che lui non c'è più come sarà ridotto il suo cuore? Sarà ancora in grado di amarmi? Di amare veramente qualcuno?
    Tra un pensiero e l'altro non mi sono accorto che siamo già arrivati alla centrale. È il momento di andarmene e pensare ad un altro modo per incontrarla casualmente un'altra volta. Forse sto diventando veramente uno stalker e dovrebbe arrestarmi. Il solo pensiero mi fa venire i brividi. Non so se riuscirò a trattenermi ancora a lungo.
Lei armeggia con le chiavi della porta dell'ufficio che non si apre. Frustrata caccia un urlo e tira qualche calcio all'uscio “Dovrei chiamare qualcuno per farla riparare.”
Io appoggio la mano buona sulla sua e faccio girare la chiave nella toppa “Dolcemente, Swan, non tutto si ottiene con la violenza.” la porta scatta e si apre.
“Ma senti, un pirata che mi impartisce lezioni di gentilezza.”
Sfila piano la chiave, la mia mano ancora sulla sua. Sembra indugiare, come se non volesse smettere di sentire il mio tocco su di se. O almeno, per me è così e spero vivamente che sia lo stesso per lei. Lentamente le lascio andare la mano e subito sento quella sensazione di mancanza. Ho un terribile bisogno di baciarla ora, in questo istante, sento che sto per esplodere ma mi trattengo e lei entra in ufficio chiudendosi la porta alle spalle.
Un momento. Era un sospiro quello che ho sentito?
Rimango fermo davanti alla porta, attonito. Dev'essere stato uno scherzo della mente, magari un soffio d'aria.
Ma non c'è vento oggi, il cielo è terso e il sole splende caldo.
Senza accorgermene sto camminando e cammino, cammino, cammino; cammino fino al bivio e svolto verso il Toll Bridge.
Mi sporgo dal ponte e guardo giù, verso il fiume: il mio riflesso mi osserva. Mi osserva malinconico, una nuova ruga in mezzo alle sopracciglia.
Non ho questa espressione da anni.
L'espressione di un uomo sconfitto.
No, non mi devo lasciare abbattere, penso. No, non devo.
Cerco nella giacca il cellulare che ho comprato quando sono arrivato. La gente di questo mondo non riesce a vivere senza. E a buona ragione.
Compongo il numero del suo ufficio.
“Ufficio dello sceriffo” risponde la voce annoiata di Emma.
“Emma...” comincio a dire.
“Uncino, questa linea deve rimanere libera per le chiamate urgenti!” mi urla contro, interrompendomi.
“È urgente, ascoltami. Questa sera alle nove ti aspetto al Toll Bridge. Se verrai sarò felice, se non verrai ti lascerò in pace, non ti cercherò più, uscirò dalla tua vita. Ci stai?”
“Questo tipo di proposte sembra all'ordine del giorno alla foresta incantata...” dice e chiude la comunicazione.

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