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di realwaysd
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Tenth Date ***
Capitolo 3: *** Good Boy ***
Capitolo 4: *** Best Smile ***
Capitolo 5: *** Sexy Bieber ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


In una calda giornata d’estate c’era una bellissima ragazza con lunghi, mossi, capelli biondi e due grandi occhi azzurri. Si trovava davanti a un grandissimo armadio color avorio, osservandolo curiosa e pensando a cosa fare. Forse, entrando potrebbe scoprire un passaggio segreto, come Narnia…

Okay, ho finito di dire cavolate!

Io ho, innanzitutto,  dei normalissimi capelli cenere-tinti- e due normalissimi occhi marroni, sono davanti il mio armadio color cacca per scegliere cosa indossare al mio nono appuntamento. I precedenti sono stati un disastro. E riguardo alla scena precedente, mi piace sognare. Avrei preferito di gran lunga trovarmi davanti l’armadio di Narnia ed essere rapita da un Minotauro piuttosto che andare ad uno stupidissimo appuntamento.
Indosso dei pantaloncini di jeans, una semplice canottiera blu con sopra un giacchetto nero, infine, indosso le mie adorate Vans blu. Già, adoro il blu. Pettino i miei capelli color cenere e poi scendo giù, nel salotto.

«Zia io esco!» urlai prendendo, poi, la mia borsa nera di finta pelle.
«Oh, okay – uscì dalla cucina – e dove vai?» concluse curiosa.
«Mmh, ho un appuntamento …» dissi facendo un sorriso timido.
«Uh, e chi è lo sfortunato?» chiese ridendo.
Spalancai la bocca. «Non è divertente!» risposi per poi dargli un piccolo spintone.
Rise. «Sai che scherzo… O forse no» mi fece l’occhiolino per poi sparire, di nuovo, in cucina.

Scossi la testa. Mia zia, Jenna, è una gran donna. Ha deciso di mantenermi, quando i miei genitori decisero di cacciarmi via di casa. Dicevano che ero incontrollabile e che non avrei mai fatto strada se continuavo a comportarmi da tale stronza con le persone e cacciarmi continuamente nei guai. Be’ forse avevano ragione ma, sinceramente, non m’importa. Cioè, ho ancora 17 anni, non ho ancora idea di cosa farò da grande, non ho nemmeno idea di dove sarò fra 10 anni, e neanche voglio pensarci, perciò perora mi godo la mia adolescenza. Anche se è una tale merda.

Mi trovavo difronte il ristorante dove dovrei incontrare il mio “cavaliere” se così si può chiamare. E’ un altro idiota come gli altri otto. Non so nemmeno perché ho accettato quest’invito, Noah Bieber è un tale sfigato, imbranato e perfettino, in poche parole l’opposto del mio ragazzo ideale. Se vogliamo parlare del suo aspetto, invece, non era male. Capelli biondo chiaro, alzati in una cresta, occhi color caramello e labbra belle carnose. Be’ se non fosse per il fatto che è uno sfigato me lo sarei portato volentieri a letto. Ma ho una reputazione da difendere.

Lo vidi arrivare, era vestito con una camicia azzurra a righe, pantaloni neri e delle vans bordeaux, e con in mano una rosa. Ma dimmi tu se adesso il ragazzo arriva dopo della ragazza. Iniziamo bene.

«E-Ehi Ca-a-roline… » salutò Noah, balbettando.
Oh, grande. Alzai gli occhi al cielo.
«Ciao Noah, come va?» chiesi forzando un sorriso
«B-bene, e-e tu?»
«Stupendamente» risposi io. Da notare il sarcasmo.
Mi porse la rosa e io la presi ringraziandolo. Non sono tanto maleducata, come potrete notare.
«V-vuoi e-e-ntrare? » chiese lui. No, sono venuta qui per prendere il sole. Per curiosità, è sera. Bisogna avere un po’ di pazienza con lui. Sospirai.
«Sì.. Entriamo».

Entrai nel ristorante seguita da Noah, ci sedemmo in un tavolo infondo alla sala. Accanto al tavolo c’era una grande finestra dove si può osservare il mare. E’ davvero un bel posto. Mi aspettavo peggio, invece, il ragazzo ha i soldi.
Ordinammo, mangiammo il primo, il dolce e tutto questo mentre lui parlava-balbettava- del suo grande successo di sfigato a scuola e di quanto ami studiare. Io stavo in silenzio, “ascoltandolo” con la testa poggiata sulla mano e di tanto in tanto annuivo per far capire che seguivo il suo discorso. Cazzata.
In questo momento ero nel mio fantastico mondo pieno di ragazzi muscolosi, in costume, oddio, mentre facevano surf.

Finimmo di mangiare e pagò tutto lui. Ci mancava solo che pagassi io. Gli dissi di riaccompagnarmi a casa, mi dispiace niente passeggiata romantica in riva al mare con mani intrecciate e niente scambio di saliva. Lo salutai con un cenno del capo ed entrai.
Lo so, sono stata una tale stronza, ma sono fatta così, nessuno può cambiarmi.
 
E dopo questo noiosissimo appuntamento, precisamente il nono, posso andare a letto e cominciare a pensare al mio decimo e ultimo appuntamento. 

 

SPAZIO AUTRICE
Hi guys! Come va?
Sono qui con una nuova storia sperando che vi incuriosisca. Mi piacerebbe che lasciaste una piccola recensione *fa gli occhioni dolci*
Il banner che ho messo, lo so, fa schifo! Perciò chiedo subito: C’è qualche Santa capace di fare banner e che abbia voglia di farlo per la mia fanfiction? Se è sì, contattatemi.
Spero ancora che il prologo  vi abbia incuriosito.
A presto, realwaysd :*
Ps: Scusate per i sicuri errori.

 

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Capitolo 2
*** Tenth Date ***


La mia vita fa così schifo. Mi chiedo ancora cosa ho sbagliato durante i miei diciassette anni di vita. Okay, forse non ho diritto di lamentarmi. Ho combinato tanto di quei casini, addirittura da farmi cacciare da casa, quindi non sono poi così tanto santa.
«Guarda il lato positivo dopo questo decimo appuntamento non sarai costretta ad accettarne altri» provò a consolarmi-inutilmente- la mia migliore amica. Gli regalai uno dei miei sguardi di fuoco.
«Facile a dirlo per te, non sei costretta a subire un’ora o più di noiosissimi racconti dove… Oddio quell’idiota mi ha raccontato di quando due stupidi bulli gli hanno urinato dentro la bottiglietta dello shampoo! E rideva anche. Capisci? Non è una cosa di cui potersi vantare» urlai per la disperazione.
Lei scoppiò a ridere.
«Oddio, davvero?! Avrei voluto esserci!» disse lei non riuscendo a smettere di ridere.
«E’ umiliante, Clelia!» la informai in caso non avesse afferrato bene il concetto.
Lei in risposta continuava a ridere tenendosi la pancia.
Scossi la testa. Mi alzai dalla sedia girevole e con l’indice le indicai la porta.
«Alzati dal mio letto ed esci da casa mia, ora!».
«No no, va bene, adesso smetto! - rispose lei cercando di smettere di ridere – Allora, chi sarà il prossimo?».
«Mmh… Louis» sussurrai cercando di non farmi sentire.
Ma lei sentì forte e chiaro.
«Cosa?!» urlò Clelia alzandosi poi di scatto dal mio letto.
Le sue guance si colorarono subito di rosso, ma di rabbia.
«Caroline Crawford! - urlò il mio nome – mi stai prendendo per il culo? Prendo a calci prima te e poi lui!».
Abbassai lo sguardo.
«Scusami ma non l’ho mica chiesto io a lui di uscire con me! E’ stato lui – alzai di nuovo gli occhi all’altezza del suo viso arrabbiato – se vuoi posso telefonargli e trovare una scusa per non andarci...»
Mi morsi violentemente il labbro. Non voglio litigare con lei.
Clelia sospirò.
«Vorrei dirti di annullare tutto, ma.. Non si può, un accordo è un accordo» mormorò lei, per poi mettersi le mani ai capelli e tirarseli piano.
«Gesù, ma quel coglione proprio a te doveva chiedere di uscire, senza offesa amica mia, ma è da più di 2 fottuti anni che gli vado dietro e non mi ha mai calcolato! – urlò – ammetto che in questo momento ti odio».
I suoi occhi iniziarono a farsi lucidi. Cazzo, no.
«Ti prego, no Clelia. Rifiuto l’invito, farò tutto ma ti prego non piangere e soprattutto… non odiarmi» mi avvicinai a lei e l’abbracciai, mettendo il viso nell’incavo del suo collo.
Lei sospirò accarezzandomi i capelli.
«No.. ti amo troppo per odiarti in quel senso – ridacchiò – e non sono nemmeno arrabbiata con te, non potrei. So che hai accettato solo perché eri costretta».
Annuii. Ha completamente ragione. Grazie al cielo. A tutti i Santi e ovviamente alla mia incredibile dolcezza. Nessuno può resistere al mio viso da cucciolo.
«Ovviamente, non avrei mai accettato se non fosse per quello, anzi, lo odio pure e lo sai».
Annuì anche lei e mi abbracciò.
«Dio, ti voglio bene piccola mia» mi strinse a sé ancora di più.
«Anch’io tesoro, anch’io…» dissi, per poi sentire le mie gote bagnate.
Oltre a mia zia, devo tutto a lei, perché c’è sempre stata. Non solo in quei momenti stupidi che attraversano gli adolescenti, la prima cotta, la prima rottura, il brutto voto a scuola, la prima nota, no. Lei c’è stata nel mio periodo più brutto. Quando mi sono presentata sotto la pioggia, con le valigie, e con le lacrime davanti casa sua lei non mi ha lasciata lì sola, inventato una qualsiasi scusa, al contrario mi accolto per un’intera settimana aiutandomi a riprendermi. Io non potrò mai e poi mai lasciarla. E’ la mia ancora di salvataggio.
«Dai tesoro, ti aiuto a scegliere il vestito» disse Clelia, sciogliendo l’abbraccio solo dopo avermi dato un bacio sulla fronte. Si alzò dal letto e andò verso l’armadio.
«Lo dico prima, non ti presterò un mio vestito, sennò sarai troppo sexy – disse sorridendo – allora quali dei tuoi più brutti vestiti preferisci?».
Scoppiai a ridere e scossi la testa.
«Va bene qualsiasi vestito, l’importante che non mi renda… troppo sexy. Cosa impossibile ovviamente, perché guardami – mi indicai – sono di-vi-na.» dissi vantandomi e iniziando a sfilare lungo il parquet della mia stanza. Lei, invece, iniziò a farmi aria con un quaderno. Scoppiammo a ridere.
«Vai a farti una bella doccia, puzzona» disse dandomi una piccola pacca sul sedere.
«Ehi! Io non puzzo» risposi facendo la finta offesa.
«Certo, ti credo tesoro» rise.
Gli feci la linguaccia e poi entrai nel bagno.
Feci un lungo sospiro. Non voglio andare a quel stupido appuntamento e soprattutto non voglio far soffrire Clelia.
Sentivo dall’altra parte della porta Clelia che sicuramente cercava un vestito.
Aprii la porta e mi affacciai.
«Un vestito brutto, ci conto» dissi indicandola con l’indice.
«Mi assicurerò che a quel coglione di Louis non gli venga la voglia di fare sesso» mi fece l’occhiolino.
Chiusi la porta e risi.
Dio quanto l’adoro.

SPAZIO AUTRICE
Salve! Sono tornata con il secondo capitolo. E' un po' cortino, lo so, e spero di fare un po' più lungo il prossimo capitolo.
Qui abbiamo scoperto chi sarà il decimo e FORSE ultimo 'partner' di Caroline. Che ne pensate? Vi aspettavate Justin? Sono cattiva muahaha
Comunque, ho cambiato banner, sempre fatto da me, non che questo sia meglio ma forse è un po' più decente del precedente. (Ho fatto la rima)
Ringrazio chi ha recensito, grazie <3
Spero che questo capitolo vi piaccia e che magari lasciaste un piccola recensione. Anche negativa, l'accetto volentieri.
Adesso vi lascio
A presto, realwaysd :*
P.S. Mi scuso sempre per gli eventuali errori

 

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Capitolo 3
*** Good Boy ***


«Sicura di aver scelto il vestito più brutto che ci sia nel mio armadio? – chiesi guardandomi allo specchio – Sono troppo sexy».
«E anche molto modesta, aggiungerei » rispose Clelia scuotendo la testa.
«Grazie» dissi sorridendo per poi prendere la borsa in mano a Clelia.
Alzò gli occhi.
«Allora, ti ha detto dove ti porta quell’idiota?» chiese, iniziando a truccarmi.
Scossi la testa.
«Se mi porta a un altro di quei costosissimi ristoranti lo picchio – sbuffai – Sono stanca di accettare inviti da dei ricconi e per di più viziati».
«Guarda il lato positivo, lo sposi, non Louis sennò ti uccido, e così sarai ricca!» disse lei esultando.
«Oh Gesù, preferisco spaccarmi la schiena lavorando piuttosto che sposarmi e sopportare per il resto della mia schifosissima vita uno come loro» dissi schifata.
Si, avete capito, non sopporto i ricchi. Si sentono chissà chi, credendo di saper fare tutto avendo, ovviamente, i soldi.
Clelia rise. Quando finì di truccarmi mi fece voltare verso lo specchio.
«Visto? Adesso sono ancora più sexy» dissi facendole un occhiolino.
«Ma cazzo, tu sei sexy anche con un fottuto sacco d’immondizia» mi informò sbuffando.
Risi per poi ringraziarla.
Indossavo un tubino rosso non troppo scollato ed arrivava a metà coscia. Ai piedi indossavo delle decolleté anch’esse rosse. I capelli erano un po’ mossi nelle punte e il trucco era molto bello, Clelia mi aveva passato un ombretto color rame, poi l’eyeliner e infine il mascara.

Ero seduta nel salotto, nel mio comodissimo divano insieme a Clelia.
Stavamo passando il tempo guardando foto ridicole su facebook. Mi venne un’idea e presi il suo iPhone e mi scattai una foto con la bocca a papera imitando un’ochetta. Premetti invio e la pubblicai, ridendo insieme a lei. Minuti dopo sentii suonare il campanello.
«Zia! Hanno suonato!» urlai continuando poi a fare foto.
«Idiota, tua zia non c’è e sicuramente sarà quel coglione di Lou!» disse lei alzando gli occhi al cielo.
«Povero ragazzo, e che ti ha fatto?».
Lei in risposta mi guardò male.
Alzai le mani in segno di resa. Poi Clelia andò ad aprire.
«Ciao..» Louis fece una pausa.
«Clelia, mi chiamo Clelia» continuò lei con tono freddo. Corsi da loro prima che alla mia adorata migliore amica viene un attacco e lo colpisca. Non vorrei avere più problemi di quanti già ne abbia.
Guardai Louis, o meglio lo squadrai. Mmh, niente male per essere un coglione.
Capelli ricci marroni, occhi verdi, labbra sottili e un piccolo naso a patata.
Indossava una camicia bianca con sopra un maglioncino blu, jeans chiari e ai piedi indossava delle vans nere.
Guardai Clelia con la bava.
Mi avvicinai e le sussurrai all’orecchio: «Ti sta colando un po’ di bava dalla bocca».
Sussultò e scosse la testa.
«Non è vero, Dio!» sussurrò.
«Divertitevi!» disse prendendo la borsa dal salotto per poi uscire da casa.
Gemetti. Perché doveva fare così?
«Che le è preso?» chiese Louis confuso.
Scossi la testa.
«Allora, andiamo?» chiesi.
«Certo» rispose porgendomi la mano.
La guardai, non l’afferrai e mi diressi subito verso la sua auto. Giuro di averlo sentito sospirare. Lui non sa che ho accettato solo per colpa di quella fottuta scommessa.
«Per favore, puoi allacciarti la cintura?» chiese mentre stava allacciando la sua.
Lo guardai alzando un sopracciglio.
«Non vorrei avere problemi con la polizia..» disse guardandomi supplichevole.
Sospirai ma feci quello che disse.
«Certo, papà, come vuoi tu».
Ridacchiò.
«Grazie..»
«Prego.»

Ero seduta in una delle tante panchine del parco che leccavo il mio gelato al cioccolato mentre aspettavo Louis prendere il suo di gelato. Come immaginavo mi portò in uno stupidissimo ristorante elegante.
A: Clelia la Mela <3
Giuro, non so cosa ci trovi di tanto interessante in lui. E’ così noioso.

Le inviai un messaggio ridendo poi per come l’avevo salvata. Le piacevano tanto le mele, perciò Clelia la Mela. Risi.
«Perché ridi da sola?» chiese sedendosi accanto a me.
«Nulla, stavo pensando a una cosa che ha detto Clelia stamattina».
«Clelia?» alzò un sopracciglio.
Alzai gli occhi al cielo.
«Sì, Clelia, la mia migliore amica, quella di oggi!».
«Oh, sì» annuì.
Dopo pochi minuti di silenzio sentii il mio iPhone vibrare. Lo presi e lessi il messaggio.
Da: Clelia la Mela <3
Sai che dovrai raccontarmi tutto, nei minimi particolari? Ti torturerò. E guai a te se ti fai baciare!

Scoppiai a ridere sotto gli occhi scioccati di Louis. Oh che stupido.
Sono stanca di stare qui, mi sto annoiando, non c’è un fottuto dialogo tra di noi, non abbiamo niente di cui parlare.
Mi alzai di scatto.
«Scusami, ma devo andare!».
«Cosa? Perché? - chiese alzandosi anche lui di scatto – resta, per favore!».
Sospirai.
«Louis… non mi interessi, okay? Ora devo andare» dissi con tono freddo.
«Almeno amici… Ti prego» mi pregò per poi afferrarmi il polso.
Mi passai una mano sul viso.
«Mi spieghi perché tanto interesse nei miei confronti?- aggrottai le sopracciglia- Dio, sono un completo disastro!».
Adesso quello confuso era lui.
«Incredibile, non ti rendi conto di quanto sei speciale. Sei una bellissima ragazza, divertente, solare...» disse per poi avvicinarsi di più.
Alzai gli occhi al cielo. Pff, cazzate.
«E in più sia i ragazzi che le ragazze ti adorano. I ragazzi ucciderebbero semplicemente per parlarti e le ragazze vorrebbero essere come te» disse accarezzandomi la guancia destra.
Chiusi gli occhi per impedire alle lacrime di uscire.
«Okay, adesso è troppo...» sussurrai. Presi la mano di Louis e la tolsi dalla mia guancia.
«Sei stato molto dolce ma adesso lasciami in pace» dissi acidamente.
Iniziai a camminare fuori dal parco quando venni interrotta di nuovo da Louis.
«Almeno permettimi di portarti a casa» disse per poi continuare a camminare accanto a me.
Sbuffai. «Sai, sei così strano. Anche dopo averti detto tutte quelle cose vuoi ancora vedermi, wow» sbottai.
«Be’ non siamo tutti stronzi» ridacchiò.
Grazie.

«Sai, non è poi così male» mormorai.
«Che vuoi dire, Caroline?» chiese lanciandomi un’occhiataccia.
Ridacchiai.
«Che sarebbe perfetto per te».
«Continuo a non capire. Spiegati meglio, per favore».
«Per essere un’idiota, noioso e tutte quelle cose lì, è bravo ragazzo e anche dolce. Perfetto per te» risi.
Per due buoni minuti guardò difronte a lei con lo sguardo perso nel vuoto.
«Uhm, grazie?» mi ringraziò ma il suo uscì più come una domanda.
Scoppiai a ridere per poi abbracciarla.
Andai in cucina e presi una bottiglia d’acqua, l’aprii e versai l’acqua in un bicchiere d’acqua. Clelia mi raggiunse e si sedette difronte a me in uno dei sgabelli.
«Bene, ora pensiamo a una bellissima penitenza» urlò felice.
Io in risposta gli sputai l’acqua in faccia.
Cazzo, sono fottuta.

SPAZIO AUTRICE
Salve! Questo capitolo l'avevo pubblicato precedentemente, ma non mi convinceva tanto così l'ho riscritto e adesso ecco qui. Non è comunque un granché ma lo preferisco rispetto al precedente.
Questo capitolo è moolto più lungo.
Sono di fretta scusate. Cosa ne pensate di questo capitolo? Ditemelo in una recensione! Ovviamente, accetto anche quelle negative.
Visto che non ho avuto e non ho tempo (sorry di nuovo) ringrazio qui le ragazze che hanno recensito, mi hanno fatto moolto piacere.
Adesso sparisco,
A presto, realwaysd :*
P.S. Mi scuso sempre per i sicuri errori e spero che lascerete una recensione, anche due, o tre ahahah

 

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Capitolo 4
*** Best Smile ***


«No, dimenticalo!» dissi alzandomi dalla sedia della cucina. «Non verrò mai e poi mai a una di quelle stupide serate, diavolo!».
Lei mi guardò con un sguardo da cucciolo bastonato. Potrà avere pur 39 anni ma sembrava ancora una ragazzina. Sbuffai, incrociai le braccia e girai la testa a sinistra non guardandola.
«Mi dispiace zia, non funziona con me» dissi prendendo una sedia, la misi dall’altra parte della cucina e mi sedetti. Sembrava tanto la scena dove la figlia pregava la madre per andare a ballare con i suoi amici.
«Oh dannazione! Ti prego Carol, fammi compagnia. Non vorrai farmi andare da sola a quella serata, penseranno che non abbia nessuno da portare».
Aggrottai la fronte. «Tu non hai nessuno da portare a quella stupida serata, infatti».
Si accigliò alle mie parole. «Grazie lo stesso, non fa nulla» disse continuando, poi a cucinare.
Oh no, c’era rimasta male. Quant’ero stupida. Grugnii.
Mi avvicinai a lei e la abbracciai da dietro.
«Sappi che sarai in debito con me a vita» mormorai. Lei in risposta buttò un urletto, si girò e mi abbracciò.
«Grazie tesoro» disse dandomi un bacio sulla guancia.
Feci un piccolo sorriso. Perché a me?

Centinaia di scarpe, miliardi di vestiti e neanche uno che vada bene per quella stupida serata. Due ore. Due fottute ore a scegliere. Alla fine, con l’aiuto di mia zia, avevo indossato un vestito azzurrino, con la gonna a pieghe, lungo fino a metà coscia. Ai piedi avevo messo delle decolleté bianche.
Perché continui a chiamare quelle serata stupida?
Sospirai. Odio queste serate, e qui ci erano arrivati tutti. Perché ti obbligavano ad indossare vestiti eleganti così ingombranti, rivolgerti a tutti i presenti con un sorriso- finto la maggior parte delle volte, se non sempre- ed essere gentile anche quando venivi offesa ‘involontariamente’, dicevano loro. Cazzate, ovviamente. Chi offendeva involontariamente? Io no. Insomma, io mica a una figlia di papà, viziata, urlavo “Troia!” involontariamente. Per poi aggiungere: “Ops, scusa mi è scappato. Davvero, non volevo darti della troia”.
No, no, tranquilli. L’avevo urlato perché lo pensavo veramente.
Poi mi ero voltata godendomi le facce scioccate dei presenti. Epiche.
Al contrario, mia zia aveva il viso completamente rosso, ma non dalla rabbia o dalla vergogna ma perché cercava in tutti i modi di trattenersi dallo scoppiare a ridere di fronte a tutti quegli idioti.
Ah, non avevo detto il motivo del perché avevo urlato così tranquillamente “troia” a quella lì. Luna, faceva di nome.
Be’, semplicemente quando mi ero alzata dalla sedia, per sbaglio si era sollevato un lembo del vestito, mettendo in mostra un po’ più la coscia, quando la sentii urlare con quella voce da oca “Sei completamente nuda” quando a lei per poco non si vedeva quel culo moscio che si ritrovava.
Troie, pff.

Mi alzai dalla sedia posta a caso in quella grande sala ed andai a prendere qualcosa da bere. Mi feci versare in un bicchiere del vino bianco.
«Oh, guarda, si è sistemata!» disse Luna ridendo insieme ad una sua amica. Oca anch’essa.
Feci una risata finta. «Io posso sistemarmi, tu invece no, mia cara. Troia sei e troia rimarrai» ribattei. Le rivolsi un sorriso finto e me ne andai dove ero seduta, accanto a mia zia.

Finalmente, stavo uscendo fuori da quel posto per prendere un po’ d’aria quando sentii urlare il mio nome.
«Caroline, che sorpresa!».
Mi bloccai. Ma stiamo scherzando?
Mi voltai verso di lui mostrando un piccolo sorriso.
«Eehi».
Noah Bieber, fu il mio nono appuntamento, ricordate? Bene, perché io non ricordavo assolutamente nulla. Solo che fu veramente noioso.
«Come mai qui?» chiese avvicinandosi e stringendomi, poi, in un piccolo abbraccio.
Ricambiai per poco e poi mi allontanai.
Sospirai. «Sono stata costretta, mi ha portato qui mia zia» risposi con voce fintamente drammatica.
Ridacchiò. «Oh allora, se vuoi puoi stare con noi» mi invitò.
No. «Cosa? No, davvero non vorrei disturbare» ribattei io, intenta ad uscire da quel posto.
«Insisto, dai vieni» mi prese il braccio destro incitandomi a venire con lui.
Non toccarmi idiota.
«Voglio farti conoscere mio fratello maggiore».
«Fratello maggiore?» chiesi mentre mi passai la mano sul braccio che poco prima mi afferrò.
A Caroline piace quest’idea.
«Sì, ha ventun anni. Sono sicura che andrete molto d’accordo» ridacchiò.
Annuii, seguendolo.
«Justin! Questa è Caroline!» si avvicinò a un ragazzo alquanto figo. Un po’ troppo direi per essere il fratello di Noah.
Lui si voltò di scatto, guardandomi.
«Ciao».
Sorrise. E che sorriso.
«Ciao» lo salutai, ricambiando il sorriso.
Era davvero un bel ragazzo. Un poco più alto di me, capelli color cenere e occhi nocciola.
Indossava uno smoking blu notte e questo lo rendeva ancora più sexy.
«Allora, sei tu la famosa ragazza».
«Famosa? Non direi» ridacchiai. Ero imbarazzata. Io Caroline Crawford, imbarazzata. Da non credere.
«Be’ sì, ho sentito parlare molto di te» disse calmo, continuando a bere il suo bicchiere di vino bianco. Alzai un sopracciglio.
«Noah. Mi ha parlato molto di te» rise. Ah. Rimasi sorpresa.
«Comunque sono Justin, piacere» mi porse la mano.
Gliela strinsi. «Piacere mio, Caroline» dissi, sul mio viso comparse un gran sorriso.
Noah cercava di parlare insieme a noi ma non me ne fregava nulla, davanti a me avevo un bellissimo ragazzo con un sorriso da togliere il fiato e stava parlando proprio con me.
Si certo, grazie al ragazzo che stavo ignorando.
«Ti va di andare a parlare fuori?».
«SI» scattai sorridendo come un’ebete.
Ops, figura di merda.
Immediatamente divenni rossa. Mi grattai la nuca. «Cioè, certo mi farebbe molto piacere» dissi allontanandomi da lui. Lui rise per poi posarmi una mano dietro la schiena e incamminarci fuori. Girai la testa e vidi mia zia guadarmi confusa io in risposta avevo un sorriso a trentadue denti.
Arrivammo difronte ad una fontana e lui si sedette nel bordo di essa e poi batté la mano sinistra sul bordo di marmo incitandomi a sedermi accanto a lui.
Lui tranquillamente prese dalla tasca un pacchetto di Marlboro ed estrasse una sigaretta per poi portarsela alle labbra e accenderla. Tutto questo mentre io lo osservavo attentamente desiderando di tracciare con l’indice il contorno della sua mascella ben definita.
Finalmente, dopo diversi minuti Justin interruppe quel silenzio che si fu creato. Era un silenzio così rilassante disturbato dai mormorii delle persone in sala.
«Hai diciassette anni, giusto? -chiese portandosi di nuovo la sigaretta alle labbra dopo averla allontanata per buttare via il fumo- un po’ piccola».
Feci una risata infastidita per avermi dato della piccola ma annuii.
«Tu ha ventun anni, giusto? –gli presi la sigaretta dalle dita e me la portai alle labbra sentendomi subito rilassata- sembri più piccolo» risi e lui rise con me. E al suono della sua risata risi ancora più forte, per nessun motivo in particolare, solo che la sua risata era così contagiosa.
«Sì, forse per la mia altezza.. Sai, madre natura non ha voluto farmi questo regalo».
Lo guardai confusa ma poi iniziai di nuovo a ridere. Povero.
E la sua battuta non era poi così tanto divertente ma eccomi qui a ridere come una stupida. Potrebbe dire qualsiasi cosa, ma io riderei sempre.
Aiutateci vi prego, stiamo ridendo senza una ragione in particolare, ma mi piace.
Tutto d’un colpo divenne serio e così anch’io. Ma la mia espressione divenne poco dopo confusa.
«Noah mi ha detto che vivi con tua zia».
Buttai la sigaretta ormai finita e abbassai la testa guardando il pavimento del giardino pieno di crepe.
«Già, da un po’ di anni ormai» risposi guardandolo. Accennai un sorriso.
«I miei genitori mi hanno cacciato via di casa, ormai non vogliono sapere più niente di me. Hanno smesso anche di venire così frequentemente a trovare mia zia perché ci sono io..» questa volta il mio si trasformò in sorriso triste.
Lui mi mise un braccio attorno alle spalle e mi strinse a sé.
«Vuol dire che sei troppo speciale per stare con loro».
Risi. «E’ apposto comunque, mi trovo molto bene con mia zia, non mi fa mancare mai nulla. E’ come una mamma» dissi sorridendo. Ed era la verità. Mia zia era stata come una mamma e sarò sempre grata con lei per quello che aveva fatto per me e continuava a fare.
E adesso mi chiedevo perché stessi raccontando i miei problemi così tranquillamente ad uno sconosciuto. Ma non sapevo il perché ma sentivo di potermi fidare di lui.
«Allora, cosa hai fatto di così terribile?» chiese facendo poi una risatina. Feci spallucce. «Sono stata me stessa».

Spoiler

Si asciugò le mani e si avvicinò a me, mi prese per i fianchi e iniziò a muoversi con me. Chiusi gli occhi al suo tocco e continuai a ballare. Avvolsi le mie braccia al suo collo e lui mi sorrise accarezzandomi la schiena.

-Mi scuso per eventuali errori, mi appresterò a correggerli

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Capitolo 5
*** Sexy Bieber ***


Volevo andare a mare. Ne avevo bisogno. Era estate, c’erano quaranta gradi fuori e io stavo coricata così tranquillamente nel divano a guardarmi le unghia, non scherzo.
Quella scema della mia migliore amica, Clelia, mi aveva abbandonata. Era partita con i suoi genitori, era andata in Italia. E ovviamente non mi andava proprio di andare a mare da sola. Aspettavo in ansia il suo ritorno così non sarei stata più sola e non dimentichiamoci della scommessa andata male. Dovrò fare un obbligo scelto da lei, cioè capite la mia ansia. Clelia era pazza.
Sentii il mio cellulare vibrare. Presi l’iPhone e lo sbloccai per leggere il messaggio.
Era un fottutissimo annuncio per i saldi del negozio vicino al parchetto.
Oh ma almeno qualcuno mi pensava, se non ci fossero i loro messaggi.
Potrei andare benissimo da sola a quel negozio per comprare qualcosa ma c’erano due problemi. Avevo miliardi di vestiti e mia zia mi avrebbe uccisa se avessi comprato roba che molto probabilmente userò una o due volte e poi, molto probabilmente, starà appeso nel mio, ormai, piccolo armadio. Il secondo problema, e non meno importante, stavo benissimo dove stavo, niente e nessuno potrà separarmi da quel comodissimo divano.
Sentii vibrare di nuovo l’iPhone.
Be’ nessuno che non sia Justin ovviamente. Oh Gesù, Justin Bieber, ragazzo super figo mi aveva inviato un fottutissimo messaggio. In quel momento, sì che mi sentivo importante.
Da: Sexy Bieber Ehy bellezza, non so quello che tu stia facendo ma mi piacerebbe fare un giro insieme a te ;)
Bitch please, voleva fare un giro con me.
A: Sexy Bieber Non sto facendo assolutamente nulla ahah passa a prendermi e faremo questo giro.
Gli scrissi anche la via. E rileggendo quel messaggio che scrissi secondi fa mi accorsi che aveva un doppio senso assurdo. Spero che non pensi male.
Andai in camera e mi preparai. Misi un vestitino semplice verde acqua con un cinturino nero e dei sandali neri con la zeppa. Mi lavai la faccia, mi truccai e mi pettinai i capelli. Mmh, molto carina. Presi una piccola borsetta e ritornai in salotto aspettando con ansia Justin. Ero così agitata. Sarebbe stato un appuntamento o una semplice uscita tra amici, per conoscerci meglio comunque? Sentii bussare alla porta, okay era qui. “Caroline stai tranquilla”. Feci un lungo sospiro e mi decisi ad aprire la porta.
Oh Santo cielo, vestito in quel modo, con dei semplici jeans strappati, una maglietta lunga bianca e delle semplici Vans era ancora più bello.
Dio, in quel momento non sapevo cosa stessi provando. O gratitudine od odio. Gratitudine per essersi presentato così perfetto davanti casa mia, cioè non era una cosa di tutti i giorni che una povera ragazza si ritrovasse un ragazzo così sulla soglia della porta di casa sua. E odio perché era stato l’unico a farmi sentire in imbarazzo dal primo momento che lo incontrai.
Cioè ieri.

«Io panna e fragola- disse al gelataio, poi si girò verso di me- tu cosa preferisci?» mi sorrise.
«Io cioccolato con del cioccolato sopra, grazie» dissi impaziente. Avevo una voglia matta di quel gelato. Gli diedi un leggero schiaffo sul braccio quando Justin rise.
«Ecco a voi» il gelataio ci diede le nostre coppette, pagammo e andammo a sederci in una panchina.
Mentre mangiavamo i nostri gelati lui iniziò a ridere e io lo guardai confusa. «Cosa c’è di tanto divertente?».
«Sei tutta sporca» disse continuando a ridere. Oh, oddio lo sapevo che non sarebbe stata una buona idea mangiare il gelato con lui. Facevo solo figure di merda.
Presi un fazzoletto dalla borsa e me lo passai sul viso, mancando le parti sporche probabilmente.
Gli porsi un altro fazzoletto pulito. «Fai tu, per favore» dissi imbarazzata. Rise. «Che onore». Gli diedi un altro schiaffo sul braccio ridendo.
«Pulita» si alzò per buttare il fazzoletto in un cestino lì vicino. Appena tornò mi indicò la borsa, ridendo.
«Probabilmente dovresti buttare anche quella». Guardai la borsa e iniziai ad imprecare. Cazzo, era tutta sporca di cioccolato. D’un tratto divenni rossa e provai a pulirla ma non serviva a nulla anzi peggioravo la situazione. Sospirai.
«Non ridere e aiutami, scemo» lo rimproverai ma iniziai a ridere anch’io.
Adoravo così tanto la sua risata. «Cosa dovrei fare?» rise per poi alzarsi dalla panchina. Lo guardai confusa.
«Ti porto a casa» disse sorridendomi con quel sorriso meraviglioso.
Cosa? Di già? Ma io non volevo ritornare a casa, io volevo stare con lui.
Lui notando la mia espressione confusa, disse:
«Vediamo cosa possiamo fare con la borsa». Oh, mi aiuterà a togliere la macchia.
Sorrisi quando mi mise un braccio attorno alle spalle mentre andavamo verso la sua bellissima auto.

«Voglio guidare anch’io un’auto come questa!» sbattei un piede facendo il labbruccio.
Rise. «Non hai la patente?».
Sbuffai. «Sì, ma sono sicura che quello fosse ubriaco quando mi diede la patente , insomma, faccio schifo nel guidare» dissi attaccandomi i capelli in un chignon con l’elastico che portavo sempre al polso. Faceva tanto caldo.
«Ma potresti sempre farmi migliorare tu e farmi provare a guidare la tua auto!» aggiunsi guardando la auto con un sorriso enorme per poi voltarmi verso Justin.
Scosse la testa. «Non se ne parla. Riesci a malapena a non rovinare una borsa, non voglio pensare a cosa succederebbe se lasciassi guidare la mia adorata auto a te» urlò scherzosamente entrando in auto, nel posto del guidatore. Ero sicura che lo pensasse davvero.
Lo guardai offesa. «Ma se non mi fate guidare non potrò mai migliorare, idioti» incrociai le braccia al petto.
Rise. «Ora offendi pure? Bene». Accese il motore della macchina e partì.
«Non offendo. Anche poi questo è un complimento» lo guardai e gli feci la linguaccia.
Molto maturo da parte tua, Caroline.

«Losing him was blue like I’ve never known Missing him was dark grey all alone» urlai più che cantare, presi un prodotto trovato sulla vasca del bagno e lo usai come microfono. Tutto questo mentre Justin mi guardava scioccato e allo stesso tempo rideva come un pazzo tenendosi con le mani sul lavandino. Lo guardai continuando a ballare e ridere. Non m’importava di essere presa per pazza, sapevo di poter scherzare e dire quel che mi pareva e lui non mi avrebbe giudicato mai. Potevo essere me stessa con lui come potevo esserlo con Clelia. E da quanto lo conoscevo, due giorni? Dio, questo ragazzo era così fantastico.
«Dai balla con me! Ti piace Taylor?» chiesi continuando a fare la scema.
Rise. «Non è male». Si asciugò le mani e si avvicinò a me, mi prese per i fianchi e iniziò a muoversi con me. Chiusi gli occhi al suo tocco e continuai a ballare. Avvolsi le mie braccia al suo collo e lui mi sorrise accarezzandomi la schiena. Ricambiai. Quei denti perfettamente bianchi e quelle labbra perfettamente rosee e a cuoricino. E quel suo tocco così delicato.
Poi mi svegliai da quel stato di trance. «Dovresti sentirti onorato. Non ballo e canto spesso, davanti gli altri soprattutto».
Mi staccai avvicinandomi al lavandino prendendo la borsa ormai pulita e iniziai ad asciugarla con il phon. Siamo riusciti a togliere il cioccolato.
Mentre asciugavo la borsa lui si sedette sul bordo della vasca mettendosi poi una mano sul petto. Fece finta di essere commosso e asciugarsi una lacrima.
«Davvero, potrei mai avere questo onore, di nuovo?».
Ci pensai su. «Forse» dissi sorridendo.
Mi fece l’occhiolino. «Dovrei andare, adesso. I miei probabilmente mi aspettano a pranzo». Uscì dal bagno e andò in salotto e io lo seguii.
«Oh, ovviamente, non vogliamo far arrabbiare la mammina» lo stuzzicai.
Scoppiò a ridere, spingendomi un po’. «A presto» disse dandomi un bacio sulla guancia per poi uscire da casa.
Mi portai una mano sulla guancia dove poco prima Justin aveva posato quelle labbra stupende e andava a fuoco.

Spoiler

«Sai, mi annoio. Qui la compagnia non è delle migliori». Guardai Justin e risi quando mi mostrò il dito medio. «Sei sempre sola? E quel ragazzo figo di cui mi hai parlato l’altro giorno? Perché non esci con lui?» io alle parole di Clelia divenni tutta rossa mentre Justin scoppiò a ridere.

-E’ incredibile come mi faccia sentire così bene un ragazzo che conosco da così poco tempo. Lo abbracciai di scatto e gli sussurrai un “Ti voglio bene”.

**
-Mi scuso per eventuali errori, mi appresterò a correggerli

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