-L'Assassina di Firenze-

di Manga_9000
(/viewuser.php?uid=402077)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Assassini e Templari ***
Capitolo 2: *** La famiglia ***
Capitolo 3: *** Il Pittore ***
Capitolo 4: *** Un inventore cavalleresco ***
Capitolo 5: *** Venezia ***



Capitolo 1
*** Assassini e Templari ***


I Assassini e Templari


Era una giornata tranquilla a Firenze , il sole era coperto da dense e grigie nubi e l’Arno scorreva lentamente mentre su di esso si innalzava il maestoso ponte Vecchio, luogo di commercio e di ritrovo per i cittadini fiorentini . Le vie della città erano poco animate e le bancarelle erano già chiuse, il vocio degli abitanti sembrava essersi dissolto insieme al baccano dei venditori. Quel giorno avevo ricevuto dalla Confraternita il compito di fare da sentinella , dovevo raccogliere informazioni sul Templare Rodrigo Borgia e i suoi scagnozzi. Avevo girato l’intera città tutta la mattinata inutilmente poiché non ero riuscita ad ottenere un bel niente.
Continuavo a indagare , camminando lungo le strade , nascosta dal mio solito cappuccio bianco merlettato , cucito sul lungo mantello della divisa. Improvvisamente, udì dei mercanti bisbigliare qualcosa cosi sedetti su una panchina a lato di una casa e origliai la loro conversazione.
“Hai sentito? Giovanni Auditore e i suoi figli sono stati arrestati la scorsa notte e tra poco verranno giustiziati davanti tutta Firenze !”
Senza perdere neanche un secondo, mi arrampicai sul tetto di una casa e iniziai a correre verso piazza della Signoria. Perché Giovanni era stato arrestato? E perché lo stavano giustiziando? Mille domande iniziavano a esplodermi nella testa, ero agitata e nervosa, mi affrettavo a raggiungere il luogo in cui il mio mentore stava per perdere la vita. Avevo il cuore in gola, le lacrime iniziavano a rigarmi il viso, scivolando lentamente sulle guance per poi cadere sulle tegole del tetto su cui stavo correndo. Mi fermai e mi nascosi dietro la ciminiera di una casa. Avevo una vista perfetta della piazza. C’era il palazzo di Giustizia, il patibolo, la folla e il gonfaloniere, accompagnato dal boia e da un uomo incappucciato. il gonfaloniere stava recitando l’accusa verso i tre condannati. Aguzzai la vista e vidi Giovanni e i suoi due figli , Federico e il piccolo Petruccio legati come capponi ad una fune.
“Io qui vi condanno tutti a morte e la sentenza verrà eseguita immediatamente!” concluse a gran voce Uberto Alberti.
“Oggi potrai anche toglierci la vita ma ricorda che in cambio noi ci prenderemo la tua!”
Ringhiò Giovanni nel suo ultimo istante di vita. Detto ciò, il boia tirò la leva e la botola si aprì facendo sprofondare gli Auditore nel vuoto, tra le braccia della morte. Trasalì nel vedere i corpi, di coloro che mi avevano sempre accudito come se fossi un membro della loro famiglia, penzolare. Strinsi i denti , asciugai il volto e cominciai a scendere dal tetto per mischiarmi tra le innumerevoli persone che assistevano alla scena.
“Vi ucciderò per questo !” Gridò a squarcia gola un ragazzo che si distingueva dalla folla per il suo cappuccio bianco. Riconobbi quelle vesti: erano quelle di Giovanni.
Non poteva che essere il suo secondo figlio, Ezio Auditore. Mi chiedevo come mai fosse vivo e perché non fosse anch’egli sulla forca. Si stava avvicinando alla struttura legnosa ma delle guardie lo circondarono. Sguainò la spada contro la decida di spadaccini Templari ma erano troppi. Una di loro era riuscito a disarmarlo con un colpo d’ascia, mandando la spada a metri di distanza da lui. Corsi in suo aiuto, azionai la lama e cominciai ad uccidere senza pietà.
“Ezio!” Gli gridai e lui si girò di scatto. “Scappa!”
Esitò. Percepivo la paura da sotto il suo cappuccio, forse dubitava di me dato che ero una completa sconosciuta e per di più una donna, ma si vide costretto ad accettare la mia esortazione e se la diede a gambe. Continuai a sgozzare con il pugnale a molla ,e lo guardavo allontanarsi pian piano fin quando non sparì del tutto.
Uberto e l’uomo incappucciato stavano scappando e la folla entrò nel panico. Provai a inseguirli ma le guardie non mi davano tregua.
"Fatti sotto dolcezza"
"Con piacere" Schivai velocemente i colpi che mi sferravano e con la spada e la lama li eliminai in un attimo. Riposi le armi al loro posto e mi girai verso gli Auditore.
Scoppiai nuovamente a piangere e con un filo di voce dissi: "Requiescat in pace, Mentore."
M'inchinai dinanzi ai corpi portandomi il pugno destro al cuore. Mi rialzai e mi avviai presso la stradina che portava alla Confraternita. Gli Assassini erano devastati dal dolore e nel covo regnava il silenzio. Sentivo in cuor mio di dover dedicare un ultimo saluto a Giovanni così salì sull'altare , dove le persone che decidevano di unirsi al nostro ordine giuravano fedeltà al nostro credo, e iniziai a parlare.
“Fratelli, non lasciate che il dolore vi abbatta. Se questo può consolarvi, uno dei suoi figli, Ezio è ancora vivo. L’ho visto con i miei occhi vestito con la sua tenuta d'Assassino,mentre si batteva valorosamente.Questa tragica perdita ha folgorato la nostra anima gettandola in un profondo vortice di tristezza e dolore. Giovanni era un gran uomo e io giuro sul mio onore che i responsabili di tutto questo pagheranno con la vita."

 By MissMerida

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La famiglia ***


II In famiglia

Il giorno dopo mi alzai all’alba, mi vestì velocemente e mi recai in città per continuare le mie ricerche.
Le persone non facevano altro che parlare dell'accaduto del giorno prima e io dovevo ancora realizzare che avevo perso tutto quello che mi era più caro: Il mio Mentore e il mio migliore amico. Giovanni mi accolse in casa sua quando ero solo una ragazzina. Lo aiutavo nelle sue faccende e mi portava in Confraternita, dove mi addestrava per diventare un’Assassina.
Federico, invece, era una persona molto dolce e premurosa, anche se odiavo il fatto che passava molto tempo nei bordelli. Un mare di ricordi mi assaliva nella mente.
Continuai a camminare quando intravidi ,da lontano, una figura incappucciata e una donna, che stavano entrando in un bordello. Erano Ezio e Annetta, la governante degli Auditore.
Annetta era una giovane molto paziente e gentile ed era la sorella di Paola, una donna raffinata sulla quarantina ,la quale venne accusata dell'omicidio di una guardia cittadina che aveva tentato di abusare di lei. Grazie all'aiuto di Giovanni, Paola riuscì a scagionarsi dopodiché, si unì all'Ordine degli Assassini e fondò La Rosa Colta, uno dei bordelli più frequentati di Firenze. Entrai nel bordello dal retro del palazzo, dove vidi alcune cortigiane avvolte nei loro abiti provocanti, che cercavano di accalappiare più uomini possibili con le loro movenze sensuali.
Le evitai ,anche se continuavano a fissarmi, e mi nascosi dietro le tende rosso bordeaux che decoravano la sala. Vidi l'Assassino conversare con Paola. Di tutti gli Auditore che avevo incontrato, Ezio era l'unico che non avevo mai visto prima. Era proprio come me lo aspettavo: un ragazzo avvenente, dal fisico atletico e con due grandi occhi di un marrone intenso, proprio come quelli di Giovanni. Ad un tratto , la donna si accorse della mia presenza e rivolse il suo sguardo verso di me, facendomi segno di avanzare. L'Auditore non faceva altro che fissarmi.
Non riusciva a staccarmi gli occhi da dosso ,percepivo il suo sguardo fisso su di me anche da sotto il cappuccio.
“Emilia! Mia cara” mi disse Paola abbracciandomi calorosamente.
“Paola, che piacere rivederti”
“Lascia che ti presenti Ezio Auditore, il figlio di Giovanni” si rivolse ad Ezio con il suo fare calmo e allegro.
“Si so chi è, ci siamo già incontrati”
"Madonna Emilia mi ha aiutato a scappare dalle guardie ieri” disse educatamente per poi rivolgersi verso Paola.
“Paola, apprezzo molto quello che state facendo per me ma, non posso restare qui con le mani in mano.”
“Perché, dove dovete andare?”
“Intendo uccidere Uberto Alberti” rispose.
“Comprendo il vostro desiderio di vendetta, ma il gonfaloniere è un uomo potente e non siete ancora in grado di affrontarlo”
“Paola ha ragione Ezio” dissi.
“Bisogna agire con prudenza, quell'uomo sa che sei ancora in circolazione e sicuramente avrà raddoppiato il numero delle guardie. Per non parlare del fatto che sei l'uomo più ricercato di tutta Firenze.” Quelle parole lo infastidirono.
“Risparmiatemi la predica.” Disse in modo arrogante, allontanandosi da noi come un bambino viziato ma poi, ripensandoci, si rese conto che avevamo ragione e tornò indietro pronto ad ascoltarci.
Paola cominciò a parlare.
“Quello che vi ci vuole è un addestramento, io ed Emilia, vi insegneremo a sopravvivere!”
E così fu. Lo portammo per le strade di Firenze insieme alle cortigiane della Rosa Colta per insegnargli i trucchetti del mestiere.
Gli era difficile nei primi momenti nascondersi tra la folla o saccheggiare di nascosto i civil. Il troppo rumore e la sua alta statura gli rendevano il tutto ancora più difficile a differenza mia che, piccola e agile, riuscivo ad essere delicata e furtiva. Dopo quattro giorni però,riuscì ad acquisire tutte le abiltà che un assassino doveva avere.
“Ora che avete appreso come avvicinarvi al nemico, dobbiamo procurarvi un arma”
“Cosa vorreste farmi usare?”
“Conoscete già la risposta!” prese la lama malconcia di Giovanni e gliela porse.
Stupito per come fosse riuscita a procurarsela , Ezio osservava il bracciale in cuoio, con sopra il simbolo degli assassini, e la pagina di codice che vi era all’interno.
“Non credo che funzioni.” Osservò.
“Suppongo conosciate già messer Leonardo.”
“Da Vinci? Ho già avuto modo di incontrarlo ma non vedo come un pittore possa aiutarmi”
“E’ molto più di un pittore, portategli i pezzi e vedrete” Detto ciò, ci incamminammo verso la strada che portava alla bottega del pittore. Leonardo era un grande amico. Era sempre gentile e cordiale con me , e mi costruiva armi eccezionali. Era veramente un genio della meccanica e aveva un talento artistico sbalorditivo.
“Vedrai, Leonardo saprà come aggiustarla e in men che non si dica riavrai la lama come nuova. Ricordo quando Giovanni me la fece usare per la prima volta , quando ancora ero una ragazzina”
“Quindi voi conoscevate mio padre, se ho capito bene”
“Si. Giovanni mi salvò da bambina. Era in missione e mi trovò, mentre dei criminali volevano aggredirmi e mi portò in Confraternita. Sono cresciuta lì e sono diventata un’ Assassina.”
“Capisco. Ad ogni modo, Madonna Emilia, volevo semplicemente dirvi grazie, per tutto quello che state facendo per me.” disse in modo educato.
“Non c’è di che Ezio e ti prego, chiamami semplicemente Emilia”
“Sta bene. Allora, com’è che una donna bella come te , si occupa di faccende tanto crude e meschine?” Da ragazzo educato a idiota spavaldo . Si avvicinò a me è mi allungo un braccio sul bacino per poi stringermi a lui.
“Ti ho detto di chiamarmi Emilia non di comportarti in questo modo” mi scostai e velocizzai il passo.
"Che caratterino! Ne ho conosciute di donzelle forti e focose ma tu donna le superi tutte" infastidita da quelle parole, mi girai di scatto e lo afferrai per l’orlo della sua camicia, scaraventandolo vicino ad un muro. Lo immobilizzai con un braccio e con l'altro feci scattare la lama. Gliela puntai in direzione della sua gola e lo guardai fisso negli occhi con uno sguardo colmo di ira.
“Ascoltami bene, io non sono come quelle sgualdrine che frequenti di solito. Non ho mai sopportato i tipi come te, uomini senza ne cervello ne onore. Sarà meglio per te che impari a portarmi rispetto ,Ezio. Chiaro?” scioccato da quella mia reazione, annuì e lo lasciai andare.
“E adesso, proseguiamo.” Dissi freddamente.
Non fiatò per tutto il tragitto e camminava dietro di me proprio come un bambino appena sgridato dalla propria madre.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il Pittore ***


III Il Pittore



Giunti alla bottega , Ezio bussò alla porta e in pochi minuti Leonardo ci aprì , salutandoci calorosamente e invitandoci dentro.
“Emilia! Che piacere rivederti!” disse il pittore precipitandosi su di me con un caldo abbraccio.
“E’ un piacere anche per me” poi si rivolse ad Ezio e salutò anch’egli.
“Come posso esservi utile?”
“Vedi Leonardo, ho bisogno che tu mi aggiusti questa.”Ezio gli mostrò la lama e Leonardo l’ammirò con cura.  Continuava ad osservarla  ma dalla sua faccia si capiva che non si poteva fare gran che.
“Questo meccanismo è molto vecchio e sofisticato. E’ senza dubbio un oggetto affascinante ma senza i progetti originali temo che io non possa fare nulla, mi dispiace.” Disse con tono desolato ma poi, si accorse del foglio di pergamena che vi era all’interno del bracciale di cuoio. Lo aprì e il i suoi occhi si ravvivarono di gioia.
Iniziò a rovistare tra i suoi libri , andando su e giù per l’intera bottega.
“Cosa stai facendo?” Chiese Ezio.
“Interessante! Vedete , pare che questa sia una pagina strappata da un libo molto vecchio. Dai disegni e dalla grafia, si capisce che è stata scritta a mano.
Il contenuto di questa pagina è cifrato e se la mia teoria è esatta…”
Il pittore farfugliava tra se e se e si mise subito all’opera, dietro la sua scrivania. Intanto Ezio si era appisolato su una poltrona e io vagavo per la bottega in attesa che Leonardo terminasse la lama.  In quel luogo regnava il caos:  vi erano fogli di carta sparsi ovunque e tele ancora non terminate. Dal soffitto , vi era appesa una struttura legnosa, che sembrava un grosso pipistrello. Lo osservavo con attenzione e mi chiedevo a cosa servisse mai una cosa del genere.
Ad un tratto Leonardo si alzò dalla sedia e si diresse verso Ezio ancora dormiente.
“Ezio , svegliati!”
“Cosa?”
“L’ho aggiustata!” La lama era ritornata come nuova.
“Eccellente Leonardo, davvero un ottimo lavoro!” dissi.
“Bene ma adesso,  dobbiamo fare una cosa che non ti piacerà.”
“Cosa intendi?”
“Sei destrorso , vero? Allora metti l’anulare destro su questo pezzo di legno”
“Cosa intendi fare?” disse Ezio allarmato.
“Mi dispiace Ezio, ma affinché tu possa utilizzare al meglio la lama, è necessario che tu tagli l’anulare.” Che gesto atroce.
Eppure io non ho dovuto sacrificare il mio. In quel momento non riuscì a ragionare lucidamente ed avvertire Leonardo, ero troppo occupata a coprirmi gli occhi .
Ezio prese coraggio e poggiò il dito nella posizione in cui gli aveva detto Leonardo il quale scagliò un colpo netto. quando li riaprì vidi Ezio tremare ma il suo dito era ancora attaccato alla mano.
“Era solo uno scherzo! La lama è stata modificata e tu puoi tenerti il tuo anulare.”
Avevo come la sensazione che Ezio volesse prendere a schiaffi Leonardo ma si limitò solo a dirgli  “Bastardo.”
Non nascondo che anch’io tremavo dalla paura ma l’idea che era solo uno scherzo mi risollevò. Ad un tratto bussarono bruscamente alla porta.
“APRITE” era una guardia.
“Nascondetevi , ci penserò io"
Leonardo aprì la porta e la guardia cominciò ad interrogarlo. Ero sicura che stesse cercando Ezio, motivo per il quale aveva chiamato in causa il pittore, siccome era amico degli Auditore.
Decisi comunque di seguire le direttive e feci segno al ragazzo di uscire dal retro. Il pittore raggirava con le sue parole la guarda ma questa , esaurita la pazienza lo aggredì , facendolo precipitare a terra con una ginocchiata nello stomaco. Questo fece scattare l’assassino che corse fuori eliminando il nemico con la lama appena aggiustata.
Era da tempo che non vedevo quel meccanismo in azione. Miliardi di ricordi di vecchi scontri e allenamenti invasero la mia mente, così tanti e mischiati da non poterli distinguere ma al momento non potevo far finta di nulla, era stata una mossa troppo azzardata.
Mentre lui ancora aiutava Leonardo ad alzarsi, mi avvicinai come una furia.
“Chi ti ha dato le direttive?”
Si girò verso di me.
“Come scusa?”
“Ascoltami bene , qui comando io, tu non puoi prendere l’iniziativa e fare di testa tua!”
“Ma  lo stava attaccando, non potevo rimanere con le mani in mano!”
“Sei un assassino , è gli assassini agiscono nell'ombra!  Uccidere non è l’unico modo per salvare qualcuno e tu, ora, a Firenze non devi farti né vedere né sentire, è chiaro?”
Mi diede le spalle senza degnarmi di una risposta.
“Ho detto…”
Il mio tono si alzò diventando più autoritario.
“…è chiaro?!”
“Chiaro, chiaro.”
Sospirai, che potevo farci, era un proprio un novizio, voglioso di cominciare a spargere sangue, peccato che la vita di un Assassino non sia fatta solo di quello. Dopo la visita a Leonardo, io ed Ezio  ritornammo al bordello.
“Siete rimasti via per lungo tempo.” Disse Paola.
“Leonardo è un chiacchierone, ma guardate, mi ha aggiustato la lama.” Fece vedere la lama a Paola e lei ne rimase molto colpita.
“Adesso che ho la lama sono pronto per entrare in azione.”
“Ho sentito che il duca Lorenzo è tornato a Firenze , e non è affatto contento di ciò che è accaduto in questi ultimi tempi. Le mie ragazze hanno sentito che domani sera , nel chiostro di Santa Croce, verrà presentata l’ultima opera del Verrocchio e vi sarà presente anche Alberti”
“Perfetto.”
“Ma adesso riposatevi ragazzi. Domani sarà una giornata pesante e voi dovete riacquistare le forze. Lasciate che vi riservi due camere , per passare la notte.”
“No grazi...” stava per dire Ezio ma io lo fermai e gli parlai sopra.
“ Accettiamo, grazie Paola.” Mi guardò irritato.
“Bene , allora vi farò preparare le stanze.” detto ciò, la donna se ne andò, salendo su per le scale che conducevano al piano superiore, dove vi erano le camere. Intanto mi sedetti su un divano  e mangiai dei pasticcini che vi erano sul tavolo vicino le poltrone.
“Adesso decidi  per me?” disse.
“Abbiamo camminato per tutto il santo giorno, un po’ di riposo c’è concesso, non credi?”
“Ma io non ho tempo per riposare!”
“E cosa vorresti fare sentiamo?”
Restò in silenzio.
“Interessante” dissi sarcasticamente. Mi alzai e mi recai nella mia stanza. Chiusi la porta  e mi misi a letto, dormendo tranquillamente.
Il giorno dopo vidi Ezio preparare le sue cose frettolosamente.
“Paola, abbi cura di mia sorella e mia madre.”
“Come se fossero la mia famiglia, ma Emilia non viene con voi?”
“Queste sono questioni che non le riguardano.”
“Vi consiglio di dare ascolto a quella ragazza, è pur sempre più esperta di voi”
“So badare benissimo a me stesso.” detto ciò se ne uscì e si avviò alla festa, senza avvertirmi.
Ovviamente lo pedinai e lo tenni d’occhio per tutto il tempo. Mi intrufolai alla festa e mi mimetizzai con le persone. Vedevo Ezio, che si stava avvicinando al Gonfaloniere, ma come pensavo, non aveva ideato una strategia e stava agendo solo ed esclusivamente secondo il suo istinto e per la sua sete di vendetta. Infilò la lama nello stomaco di Alberti e dopo averne poggiato il cadavere urlò a gran voce:
“Gli Auditore non sono morti! Io sono ancora vivo, io Ezio Auditore.” si scatenò il caos.
Gli ospiti iniziarono a fuggire e le guardie  circondarono Ezio.  Si ritrovò di nuovo nella stessa situazione di quel mattino dell’esecuzione di Giovanni ma con la differenza che adesso sapeva difendersi e combattere. Decisi di rendergli la cosa più facile cosi intervenni in suo aiuto uccidendo la maggior parte delle guardie. Non era molto felice di vedermi ma non disse nulla. Scappammo insieme e ritornammo da Paola con la vittoria in tasca.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Un inventore cavalleresco ***


IV Un inventore cavalleresco

 
Senza cibo e senza soldi non sarei potuta andare lontano così decisi di andare verso la campagna,
oltre che per nascondermi tra la vegetazione potevo mangiare quel che capitava.
L’unico problema, forse neanche tanto, erano i contadini che si sarebbero infuriati, ma non ci diedi tanto peso.
Era piena primavera e il sole era quasi sul punto più alto ma di un passaggio neanche l’ombra.
Erano giorni che girovagavo per le campagne, di solito passavano carri pieni di fieno diretti al porto per Venezia,
ma stavolta nulla. Forse ero capitata in periodo di semina e non di raccolto, ergo potevo dimenticarmi i carri.
Stanca e abbattuta dal sole mi sedetti vicino ad un albero per riposare chiudendo gli occhi e ascoltando il fruscio delle foglie.
Non durò tanto, sentii un rumore brusco e poi un uomo lamentarsi in lontananza.
Incuriosita mi avvicinai furtivamente facendomi largo tra l’erba alta e vidi un gentiluomo, più o meno giovane,
biondo e con buffi abiti rossi e blu, dal cappello che indossava doveva essere un artista…o qualcosa del genere.
-Povero me! Come arrivo al porto così?!- diceva mentre osservava la ruota rotta del suo carro.
Potevo dire di aver avuto un mezzo colpo di fortuna: avevo un passaggio ma non utilizzabile da subito poco importava.
Mi intrufolai nel carro in attesa di un “salvatore” per quel poveruomo.
Certo rimasi sorpresa dal fatto che il carro era strapieno di roba strana e quadri.
L’aggeggio più grande era una sorta di “macchina per far volare gli uomini” o almeno quello c’era scritto vicino.
Non c’erano dubbi, quell’uomo era matto da legare. 
Aspettai un po’ fin quando non sentii la voce di un altro uomo e il carro inclinarsi.
Scivolai dall’altra parte sbattendo la testa ma non fiatai, ero pur sempre una clandestina.
Dopo un po’ il carro tornò con tutte le ruote saldamente per terra e partì. Sembrava che anche l’altro uomo fosse partito con l’artista,
li sentivo parlare ma non capivo di cosa. Durante il viaggio osservavo le opere e i marchingegni di quel pazzo e dovevo ammettere che erano interessanti ma pian piano con il cullare del carro mi addormentai.
Ma come ogni buon riposino non durò molto… di nuovo.
Stavolta sentivo un’intera cavalleria seguirci quando ad un certo punto l’artista entrò nel carro.
-Buondì madonna cosa ci fate qui?- lo guardai stupita dalla sua calma come se non fosse dispiaciuto dalla mia presenza.
-Leonardo cosa fai!?- a quel punto capii chi era quella persona. Uscii.
-Salve Ezio.-
-Ancora tu? Ma non dovevamo non vederci più?- mi disse non distogliendo lo sguardo dalla strada mentre uno degli inseguitori salì sul carro.
Con uno scatto felino lo sgozzai.
-Senti dato che sei qui renditi utile prendi le redini e porta Leonardo al porto io vi raggiungerò dopo, i Borgia vogliono me non voi.- mi disse passandomi le redini e preparandosi a saltare giù.
-D’accordo allora buona fortuna.-
-Anche a voi.- detto questo saltò giù mentre i Borgia lo seguirono.
Leonardo si sedette di fianco a me.
-Se la caverà stia tranquilla.-
-Allora voi siete Da Vinci giusto? Ho sentito parlare di voi.- in effetti tutto tornava ora, il buon vecchio Da Vinci veniva definito come il più strambo dei pittori e inventori e le sue invenzioni me lo confermarono.
-Esattamente, lieto di conoscerla madonna…?- mi disse guardandomi.
-Emilia, Emilia Di Vieri messere.- risposi.
Tutto il viaggio lo passò parlandomi di codici e ancora quella stranissima macchina per far volare gli uomini, era come un ossessione per lui.
Era un uomo davvero cavalleresco, nobile  e gentile, e da come parlava di Ezio… non sembrava molto interessato alle donne.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Venezia ***


V Venezia

Pian piano vedevo avvicinarsi all’orizzonte il mare del porto mentre Leonardo si era adagiato sulla mia spalla addormentandosi.
Cominciavo a sentire la fresca brezza marina scagliarsi contro il mio viso mentre proseguivo avvicinandomi alle tante imbarcazioni ferme nel grigio mare che rifletteva quel pessimo cielo, sembrava dovesse venir giù il finimondo.
Arrivata al porto mi fermai per poi svegliare il pittore.
-Leonardo siamo arrivati.- immediatamente si alzò.
-Chiedo venia madonna non volevo darvi fastidio.- era piuttosto imbarazzato.
-Non preoccuparti portiamo la tua roba sulla barca.-
Entrammo nel carro e cominciammo a portare fuori tutte le sue opere e invenzioni, o meglio io le portavo fuori lui si occupava della sua attrezzatura che mi raccomandò gelosamente di non toccare; questi artisti…
Per mia fortuna il capitano della nave per Leonardo cominciò ad aiutarmi a portare tutto nella stiva della barca risparmiandomi una bella fatica.
Dopo che il lavoro fu completo cominciarono a sorgere alcuni problemi.
Il capitano della nave non aveva assoluta intenzione di far entrare nessuno all’infuori di Leonardo e non si vedeva ancora neanche l’ombra di Ezio.
Mentre Da Vinci lo supplicava di farmi salire come sua “musa” io cominciai a camminare avanti e indietro impazientemente per tutto il porto intrecciando le dita nei capelli che uscivano dal cappuccio.
-Emilia? Qualcosa non va? Siete preoccupata per Ezio?- mi fermai e guardai il pittore.
-Cosa?! Come ti viene in mente? E se anche fosse? E’ sotto la mia tutela.-
-Certo, non lo metto in dubbio. Vedrete starà bene.-  ma continuavo a gironzolare per tutto il porto.
Passati minuti vedemmo Ezio in lontananza e tirai un sospiro di sollievo.
-Ezio ma dove ti eri cacciato?!- dissi mentre lo raggiungevo rimproverandolo.
-Aiutavo solo una donna in difficoltà.- disse guardando la donna dietro di lui.
Era davvero stupenda, aveva un abito porpora molto regale ma sembrava un po’ altezzosa.
-Mentre tu eri a fare il Don Giovanni qui non possiamo salire sulla barca.-
-Messer Auditore lasci fare a me.- detto questo la donna prese in disparte il capitano e cominciò a parlargli.
Egli subito intimorito ci lasciò passare.
-La ringrazio madonna- le disse Ezio.
-Non c’è di che, forse un giorno ci rincontreremo. Se mai dovessi trovarti a Forlì sarebbe un piacere porgerti il benvenuto.-
-Certamente.- e mentre i due si scambiavano dolci sguardi io e Leonardo salimmo sull’imbarcazione “Chissà perché questa lo vuole a Forlì.”
Pensai ironicamente tra me e me.
Quando Ezio s’imbarcò il pittore gli venne vicino guardandolo con sguardo pensieroso.
-Ezio fa attenzione. Hai la minima idea di chi sia quella donna?-
-La mia prossima amante?- rispose Ezio con un sorriso malizioso mentre Leonardo rise.
-Quella è Caterina Sforza figlia del duca di Milano. Suo marito…- venne interrotto dall’assassino.
-Marito?!- lo guardai sorpresa dal suo stupore, non credevo si facesse tanti problemi tra donne sposate e libere.
-Si, suo marito è il signore di Forlì, quella donna è potente e pericolosa quanto giovane e bella.- gli disse avvertendolo.
-Il mio tipo di donna insomma.- ribattette Ezio con tono malizioso.
Lo guardai. –E sentiamo chi non sarebbe il tuo tipo di donna?-
Mi guardò dalla testa ai piedi quasi mi stesse esaminando. –Beh…tu.-
Non dissi una parola, per quanto non lo sopportassi quelle parole mi diedero davvero fastidio. Io non ero il suo tipo di donna eppure
mi stava appiccicato come una sanguisuga, anche se al momento, chi non lo lasciava in pace ero io.
Mi girai voltandogli le spalle andando dalla parte opposta dove si trovava lui mentre sapevo che mi stava osservando.
La barca pian piano si allontanava dal porto lasciando dietro di se una scia bianca, io restavo lì ad osservare l’orizzonte mentre la
brezza marina mi accarezzava i capelli ricordandomi Federico. Sapevo che ormai era passato tanto tempo dalla sua ingiusta morte, ma
avendo Ezio così vicino non riuscivo a dimenticarlo, la mia mente si rifiutava, come se per lei fosse ancora lì disperso da qualche parte ma
non scomparso.
Chiusi gli occhi per spazzare via tutti quei pensieri e concentrarmi solo su una cosa: Venezia.


Qualche giorno dopo sbarcammo in quella stupenda repubblica e la prima cosa che colpì tutti fu la puzza.
Un tanfo insopportabile, non appena lo sentii mi portai la mano sul naso seguita da Da Vinci.
-Bhe c’è un odore piuttosto pungente.- disse il pittore cominciando a portare la sua roba fuori.
-Pungente è dir poco.- ribattette Ezio mentre cominciavamo a scaricare tutti i bagagli.
Poco dopo vedemmo avvicinarsi un uomo, sembrava puntare verso Leonardo.
-Maestro da Vinci?- domandò cordialmente guardando il pittore in faccia, annuì.
-Ben arrivato! Mi chiamo Alvise. Il signore mi ha chiesto di accompagnarvi alla bottega.-
-Perfetto!- esclamò il pittore facendoci poi segno di seguirlo.
Cominciammo a girare per le vie principali di quella città così pittoresca e perfetta…o quasi.
Mentre ci trovavamo al mercato un gruppo di persone ci corse incontro tra le quali una ragazza che finì dritta contro Ezio ovviamente.
-Ehi! Sta un po’ attento coglione.- disse guardandola scappare.
-Ehm…credo fosse una ragazza.- gli dissi guardandolo ancora incredula dal fatto che non si fosse accorto che lo aveva derubato.
Si toccò la cintura e realizzò.
-Che bastarda!- disse mentre io cominciai a sghignazzare. Poi mi venne incontro guardandomi fissa e rimase immobile, quasi incredulo.
-Cerchi qualcosa?- esibii un sorriso malizioso.
-Sei al verde?!- disse allontanandosi.
-Come credi abbia saputo dove eri diretto senno?- mi guardò quasi fosse fiero del mio lavoro ma non disse nulla e proseguì.
Finita la nostra visita guidata Leonardo ci invitò nella sua nuova dimora ma Ezio rifiutò.
Alvise ci aveva raccontato di alcuni disguidi tra i mercanti e Emilio Barbarigo e voleva assolutamente “chiedere udienza”.
Poi mi guardò mentre mi sistemavo il cappuccio per seguirlo.
-Tu resta con Leonardo.-
-Sono venuta qui per seguire te non per fare la badante del pittore!- gli dissi abbastanza alterata. Era la seconda volta che voleva
rimanermi con Da Vinci. Gli ero d’intralcio.
-Non fare storie o ti rispedisco a Firenze.- detto questo si voltò e andò via. Se pensava che mi fossi arresa così facilmente si sbagliava
di grosso.
Non appena si allontanò mi arrampicai sul tetto della bottega scrutando il paesaggio. Era davvero stupendo vedere tutti i canali intersecarsi
tra loro mentre le gondole li attraversavano barcollando.
Ma a causa di quella distrazione persi di vista Ezio così mi diressi verso il palazzo di Emilio dove, fortuna volle, trovai l’Auditore con una ragazza
che sembrava essere la ladra di poco prima con un piccolo particolare, aveva la gamba trafitta da una freccia.
I due correvano via mentre le guardie li inseguivano e io li osservavo e seguivo dall’alto.
D’un tratto la ragazza si adagiò per terra lamentandosi per la ferita e dato che sapevo che il buon Ezio l’avrebbe portata in braccio scesi dal tetto.
-E tu?- mi disse infastidito mentre prendeva la ladra.
-Bhe hai bisogno di aiuto o sbaglio?-
-Sbagli.- quasi mi stava rimproverando quando la ragazza cominciò ad urlarci contro.
-Vi pare il momento di litigare o siete ciechi?!-
Ci incamminammo mentre continuava a lamentarsi della lentezza del suo “salvatore”.
-Ti prego smettila.- la implorò Ezio mentre io rimpiangevo di non essere rimasta con il pittore.
Arrivammo ad una gondola dove un uomo, evidentemente un compagno della ladra, la riconobbe e ci caricò sull’imbarcazione.
Dopo minuti di continui insulti e miei svariati tentativi di zittirla, finalmente arrivammo.
Entrammo in un porticato dove un tale di nome Antonio fece spazio su una tavola dove Ezio adagiò Rosa, così si chiamava da quanto capii.
Tenemmo ferma la ragazza mentre lui le tolse la freccia dalla gamba e poi subito coprì la ferita con la mano.
Mi guardò quasi volesse chiedermi qualcosa mentre io osservavo la sua procedura quasi interessata.
Non avevo mai avuto l’occasione di imparare a medicare qualcuno.
-Dammi una mano.- poi disse finalmente guardando i panni alla mia sinistra. Ne presi uno.
-Quando tolgo la mano premi la pezza sulla ferita, sei pronta?- annuii, fissavo le sue mani sporche di sangue pronta ad agire, un
attimo e le tolse lasciando la ferita scoperta mentre fuoriusciva il sangue. Subito coprii.
-Perfetto, lavori bene sotto pressione.- mi disse complimentandosi, gli sorrisi e mi girai verso l’Auditore che aveva uno sguardo piuttosto infastidito. Che fosse geloso? Certo che no. Che mi passava per la testa!  Lui era Ezio Auditore aveva tutte le donne ai suoi piedi…o quasi.
Non appena si accorse che lo stavo osservando cambiò sguardo da infastidito a impertinente.
-Però…anche infermiera eh?- lo guardai e mi misi a ridere. D’un tratto era diventato impacciato, non sembrava più lui.
Senza un tono di fierezza senza più quel suo sguardo ammaliante, solo un casca morto.
Mentre osservavo ancora l’assassino, Antonio fece portare via Rosa e ci invitò nel suo studio: a quanto pare aveva qualcosa da dirci ma non subito, non ora, Ezio mi afferrò il polso e mi portò vicino al canale da dove eravamo venuti. Poi mi lasciò e mi fissò dritto negli occhi.
Ci fu silenzio, un’imbarazzante silenzio. Non sapevo cosa volesse ne perché mi avesse presa in disparte, continuava ad osservarmi senza dire nulla.
Poi sul suo volto comparve un’espressione frustrata.
-Perché?-
-Perché cosa?-
-Perché tu.- non capivo cosa intendesse, se mi stesse rimproverando o altro.
Sospirò e subito dopo gli vidi ricomparire il suo solito atteggiamento da Don Giovanni mentre mi accarezzava dolcemente. Mi retrassi.
-Hai interesse per quell’Antonio eh?- lo guardai sbigottita.
-Come scusa? Ora fai il geloso? Non sono mica una delle tue donzelle da quattro soldi!- era vero e lo sapeva ma non era il tipo che si arrendeva facilmente. Mi prese il viso tra le mani poi avvicinò le sue labbra al mio orecchio. Rimasi immobile.
-Non ancora.- mi sussurrò dolcemente. Lo spinsi via.
-E’ questo quello che non capisci! Non lo sono e non lo diventerò! – continuò a fissarmi.
Rimasi lì per qualche istante poi decisi di andare nello studio di Antonio, mentre mi allontanavo mi afferrò il braccio.
-Se credi di andarci da sola ti sbagli. Andiamo.- e mi tirò con se.
Mi faceva imbestialire che lui potesse andarsene in giro con cortigiane o donne facili mentre io non potevo neanche sorridere a qualcuno che si complimentava con me. Perché doveva essere geloso?! Ero o non ero una delle sue solite vittime? O c’era di più? Qualcosa che forse neanche lui aveva capito.
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3103417