Amore contro Amore - Gli inganni del cuore.

di Vanilla_91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sogno o realtà? ***
Capitolo 2: *** L'uno e l'altro. ***
Capitolo 3: *** Prime verità ***



Capitolo 1
*** Sogno o realtà? ***


Non posso farti restare qui, non ora che ho deciso di restare al fianco di Kikyo”
Sono trascorsi quattro anni, ma a volte ho la sensazione si sia trattato solo di pochi minuti.
Parole che hanno decretato un addio e che nella mia mente sono diventate un ritornello costante. A volte, mi domando se questi ricordi non siano solo frutto della mia fantasia, memorie di un sogno bellissimo.
Sogno o incubo? Non ho ancora trovato una risposta.
-Kagome, svegliati! Presto Hiden sarà qui e devi alzarti se non vuoi farlo aspettare.-
La voce di mia madre, seppur tenue e dolce, è più potente di qualsiasi sveglia; un mio grugnito dovrà bastargli come risposta.
Odio essere interrotta quando ripenso a quei momenti, quando sento di esser vicina al dare una risposta alla domanda che da anni mi tormenta.
Chissà perché, però, alla fine, una risposta non l’ho mai trovata.
È una giornata soleggiata. I raggi  penetrano le tende ancora tirate, per infrangersi, dispettose, sulla scrivania e riflettersi, vanitose, sullo specchio.
Il leggero cinguettio degli uccelli, il lamento delle foglie trascinate via da mio nonno che spazza il vialetto, i passi leggeri e felpati di mia madre, il lento russare di Sota che ancora dorme, sono questi gli unici rumori che mi circondano. Adoro restare immobile in questo falso silenzio, in questo turbinio di suoni accennati e lontani, mi da la sensazione di essere in una fase di stallo , a metà tra passato e presente, tra ciò che sono stata e ciò che sono..al futuro non voglio ancora pensare.
-Kagomeeee!-
È l’ennesimo richiamo di mia madre a decidere che anche questo giorno è cominciato.
 
 
 
-Buongiorno, mamma.- la saluto, scendendo velocemente le scale.
Un’ultima occhiata allo specchio in corridoio mi permette di raddrizzare la coda leggermente protendente a destra. La divisa blu della scuola superiore stringe un po’ sui fianchi ed evidenzia troppo la curva del seno.
Forse sono ingrassata, o forse sono solo cresciuta.
-Kagome, non fai colazione?- mi domanda mia madre.
Fisso attraverso lo specchio l’orologio alle mie spalle e l’orario mi dice che dovrò rinunciare.
-No, mamma. Sono di corsa, probabilmente Hiden mi sta già aspettando.-
Saluto tutti, per poi correre via.
Richiudo la porta di casa alle mie spalle e, come tutte le mattine, ricevo l’abituale colpo al cuore.
-Ciao,Hiden.- saluto il ragazzo immobile in mia attesa.
-Buongiorno, Ka-chan.- ricambia, stampandomi un bacio sulle labbra.
Studio la sua figura e come ogni mattina lo trovo impeccabile.
La divisa blu della scuola sembra sia stata pensata e cucita su sua misura, per mettere in risalto le spalle larghe, gli addominali scolpiti e le braccia allenate, per far notare le gambe lunghe e muscolose.
I capelli spettinati più che dargli un’aria trasandata, affascinano e donano terribilmente ad un viso dai lineamenti marcati e regolari. Gli occhi blu, così rari nella mia terra,  accentuano ed impreziosiscono la sua bellezza, ma forse ciò che più mi fa impazzire in lui sono le labbra.  Carnose, per alcuni troppo, morbide, perennemente screpolate, tentatrici; conosco il loro sapore, adoro il loro agire dolce e delicato tanto quanto amo la loro irruenza e la loro brama. Trovo tenera la cicatrice che gli segna la mascella; gli rende il labbro inferiore impercettibilmente più sporgente, facendomi combattere con la voglia, continua e sconveniente, di morderlo.
-Mi stai fissando la bocca.- mi fa notare.
Arrossisco, colta in flagrante, ma non nego.
Hiden Mashimoto si è trasferito nella mia stessa scuola proprio quattro anni fa. Prepotente, arrogante, saccente, mi ricordava troppo chi mi aveva rifiutato, chi mi aveva resa una persona chiusa, schiva ed insicura.
Nel più banale dei cliché le nostre liti accanite hanno fatto emergere il lato più debole e fragile di entrambi, trasformandoci da nemici ad alleati.
Il suo passato difficile, la capacità di comprendere il dolore che mi squarciava l’anima, il conforto e la protezione che l’un l’altro abbiamo saputo donarci, hanno solidificato il nostro legame, fortificandolo giorno dopo giorno.
Il nostro rapporto ha attraversato diverse fasi, resistendo alle bugie e alle gelosie, al peso di un passato impossibile da dimenticare, per poi stabilizzarsi..da circa due anni Hiden è diventato il mio ragazzo.
Tuttavia, nonostante l’innegabile avvenenza fisica, il trasporto ed i sentimenti che provo per lui, a causarmi un sussulto al cuore, ogni mattina, è il luogo dove decide di aspettarmi: ai piedi del Goshinboku.
È ironico, ma fa male. Ogni volta che accade ho la sensazione che il fato voglia ridere di me, che sia suo obiettivo ricordarmi che qualsiasi nuova strada io abbia scelto, il suo ricordo non mi abbandonerà mai.
Mi proibisco di pensarci, ma quando la nostalgia supera la mia determinazione, quando immagino lui e Kikyo insieme, felici, la famiglia che probabilmente hanno creato, la gelosia mi soffoca e il dolore mi intrappola.
Ho imparato a convivere con queste sensazioni, a domarle, ma quando ci ripenso esplodono incontrollati, prorompenti.
Sono questi, i momenti in cui rimango sola col mio dolore, quelli che più amo. Sono gli unici istanti in cui mi consento di immaginare come sarebbe potuto essere, tanto so, che esaurite le lacrime, ricostruire la mia maschera sarà al contempo più doloroso, ma più facile.
Questo è il mio modo di sentirlo, di dirgli addio un po’ alla volta. È un conto che ho deciso di saldare in piccole rate.
-Perché quegli occhi tristi? È successo qualcosa?- mi domanda preoccupato.
-No, no è tutto ok.- mi affretto a negare.
Non potrei spiegargli il motivo della mia tristezza, né la malinconia che mi suscita  il ricordare che sono trascorsi precisamente quattro anni da quando lui mi ha detto addio.
-Sarà meglio andare, o faremo tardi.- mi esorta, prendendomi per mano.
Una sensazione di disagio, un formicolio alla pelle che da tanto non provavo, mi tiene inchiodata.
Che sta succedendo? Cosa mi provoca quest’ ansia che mi impedisce di muovermi?-
Senza neanche rendermene conto mi ritrovo a camminare, diretta verso l’antica struttura che ospita il pozzo.
-Kagome, che ti prende? Dove vai?- mi domanda confuso, seguendomi.
“ Non lo so” vorrei rispondere, o forse lo faccio..sono poco padrona delle mie azioni.
Una strana forza mi attira verso quel luogo, imponendomi di fare in fretta.
Spalanco con irruenza la porta a scrigno e percorro le poche scale che mi separano dall’antico pozzo.
Quante volte ho provato a riattraversarlo pregando perché mi conducesse da lui? Non saprei dare una risposta precisa.
Accarezzo la superficie polverosa, trovandola fredda e spigolosa al tatto, e di nuovo quella strana sensazione mi fa rabbrividire.
Che sta succedendo?
-Accidenti, Kagome, vuoi dirmi che ti salta per la testa? Che fai qui dentro? È tardi, dobbiamo muoverci se non vogliamo arrivare tardi.- sbraita Hiden.
Il tono infastidito e severo della sua voce mi fa uscire dallo stato di trance in cui sono caduta.
-I..io non lo so che sto facendo.- ammetto, confusa e spaesata.
Un profondo trambusto mi fa urlare per lo spavento, poi una luce violetta, che ben conosco, attraversa il pozzo, illuminando lo stretto spazio circostante.
-Kagome!- mi richiama Hidashi.
Mi afferra, spostandomi dietro di se, così da farmi da scudo con il proprio corpo.
-Che diavolo succede?-
-Non può essere!- è l’unica cosa che riesco a ripetere.
Un nuovo boato, più forte del precedente mi fa tremare e un’esplosione ci costringe a serrare gli occhi per non rischiare di esser accecati da ciottoli e detriti.
-Stai bene?- mi domanda ansioso Hiden, liberandomi dal suo abbraccio protettivo.
-Sì, sì e tu?- riesco a chiedere.
Mi guardo intorno alla ricerca di non so cosa, ma la polvere sollevata dall’esplosione non mi consente di vedere nulla.
-Chi o cosa è quello?-  mi domanda, parandosi nuovamente dinnanzi a me.
Mi occorre qualche secondo per capire a cosa si riferisca, perché i miei occhi tornino a vedere attraverso quella strana nebbia.
Fisso incredula e ammutolita l’ultimo arrivato.
I tratti, un tempo infantili, risultano ora leggermente più marcati. È più alto, meno bambino, ma gli occhi vivaci e il buffo codino che raccoglie i capelli rossastri, sono terribilmente familiari.
-S..shippo.- balbetto, mentre un nodo mi stringe la gola.
-Kagome.- sussurra, studiando la mia figura.
Mi slancio verso di lui, che affettuoso ricambia il mio abbraccio.
-Oh, Shippo, che felicità rivederti.-
-Kagome, tante notti ho sognato questo momento.-
È come fare un salto temporale di quattro anni, tornare a riassaporare emozioni, profumi e sentimenti che allora erano quotidiane.
-Qualcuno potrebbe spiegarmi cosa sta succedendo qui?- sibila Hiden.
Mi volto a fissarlo, ricordandomi solo in quel momento della sua presenza. ci fissa sorpreso, incredulo, infuriato.
-Hiden.- riesco a dire solamente.
Come potrei spiegargli una cosa simile?
-Hiden, cosa? Chi è questo demone?-
Esito, spiazzata dalle sue parole.
Come ha fatto a riconoscere in Shippo un demone? Perché non è corso via spaventato?
-Non c’è tempo per le presentazioni, Kagome.- mi richiama Shippo, facendo scorrere lo sguardo da me al mio compagno.
-N..non c’è tempo?- chiedo, sbigottita.
-Devi tornare! Abbiamo bisogno di te, Kagome!- dichiara convinto.



Note autrice:
Salve, sono ancora qui con una nuova storia xD Non c'è molto da dire, se non che Kagome dovrà dare qualche spiegazione ad Hiden, che tuttavia non è parso eccessivamente sorpreso per l'improvvisa comparsa di un demone.
Come al solito lascio tutti i giudizi a voi e ci tengo a ringraziare chiunque dedicherà qualche minuto del proprio tempo alla lettura della mia storia :)
Vi lascio il link del gruppo.. vi basterà cliccarci per entrare a far parte della nostra pazza cyber family :)
https://www.facebook.com/groups/758064124210814/
Grazie ancora e alla prossima :D
Baciiii

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Capitolo 2
*** L'uno e l'altro. ***


ATTENZIONE: Il capitolo non è ancora stato corretto, potrebbero essere quindi presenti errori. E' pronto da un paio di giorni, ma non riesco a trovare il tempo per dedicarmici e non volevo farvi aspettare oltre. Prometto che provvederò a correggerlo entro domani sera :)
Ci terrei a dedicare il capitolo alla mia mummietta, che oggi compie gli anni. AUGURI MARTY!! 

-Stai scherzando, vero?-
La nota stridula nella voce di Hiden mi causa una nuova fitta alla testa.
È irreale la situazione in cui mi trovo catapultata e mantenere un po’ di calma e lucidità mi costa un grande sforzo; l’arrivo improvviso di Shippo ha creato un gran polverone.
Fisso i mobili color ciliegio della cucina, a me così noti, per assicurarmi di non esser stata risucchiata in uno strano e crudele sogno. In un contesto così quotidiano continua a sembrarmi tutto terribilmente surreale..
Dover raccontare ad Hiden di quel passato che tanto ho tentato di mettere da parte, è stata una prova difficile da affrontare.
L’avrei volentieri evitato, ma le circostanze mi hanno lasciato poca scelta.
Il suo sguardo è stato attraversato dal dubbio, dalla curiosità, dall’incredulità, mentre gli raccontavo di come mi sono ritrovata a combattere contro un nemico che non era il mio, di come sono stata risucchiata, inevitabilmente, in una spirale infinita di vendette, tradimenti, faide, rivalse e regolamenti di conti, per poi esserne tirata brutalmente fuori, indipendentemente dalla mia volontà.
Non ho accennato alle persone che mi sono state accanto, diventando una seconda famiglia, avrebbe reso tutto troppo complicato.
-Stai scherzando, vero?- mi chiede, ancora.
Quasi mi viene da ridere di fronte al suo evidente scetticismo, ma come non capirlo?
Non gli ho mai parlato dell’epoca Sengoku, tra l’altro, anche per questo: credermi sarebbe stato difficile!
Tutto ciò che mi è accaduto è troppo lontano dalla realtà, più simile ad una storia per bambini, la trama di un popolare anime.
-No, per quanto possa sembrarlo, ti assicuro che non è uno scherzo.- confesso.
-Mi stai dicendo che fino a qualche anno fa il vecchio pozzo dietro casa tua fungeva da passaggio temporale, che gettandoti in quel coso giungevi nell’era Sengoku e che in quel tempo hai scoperto di essere la reincarnazione di una potente ed antica sacerdotessa?- mi domanda, con tono isterico.
Le sue mani si saldano con forza al bordo del tavolo intorno al quale siamo seduti, forse in cerca di un solido appiglio alla realtà.
- È così.- conferma Shippo.
-Tutto questo è assurdo.-
Il suo atteggiamento comincia ad infastidirmi, riportandomi alla mente un’importante questione.
-Come facevi a sapere che Shippo è un demone? Non dovresti mai averne visto uno, ma non mi sembravi affatto sorpreso.-
Il sospetto si insinua in me, come un subdolo corrodente.
-Di che ti sorprendi, Kagome? È normale, che attraverso il mio odore e le mie caratteristiche fisiche, riconosca in me un demone.- sussurra il cucciolo.
Se l’intenzione di Shippo era quella di aiutarmi a fare chiarezza, ha miseramente fallito.
-C’è una cosa che non sai.- bisbiglia Hiden, rifuggendo il mio sguardo.
Le sue parole, chissà perché, non mi rassicurano.
-Non te l’ho mai detto perché pensavo che non mi avresti creduto, ma, visto quello che sta accadendo, non vedo perché evitare ancora.-
-Mi stai dicendo, Kagome, che non ti sei accorta di nulla?- interviene Shippo, con tono estremamente sorpreso.
-Ti pregherei di non interrompermi, volpino.- sibila Hiden, con una sfumatura odiosa nella voce.
-Il suo nome è Shippo, non volpino.-
Sentire quella cadenza prepotente nella sua voce mi riporta a tempi passati, a giorni in cui lo odiavo, momenti in cui detestavo le sue provocazioni e i suoi insulti.
Cosa l’ha provocato a tal punto da renderlo così nervoso ed odioso?
-La mia famiglia ha origine in un’epoca molto antica, l’epoca Edo.-
Mentre parla punta lo sguardo nel mio e riesco a leggervi una strana inquietudine.
Cosa mi sta nascondendo?
Esita, trasmettendomi una strana angoscia.
-Insomma, si dice che il capostipite della mia famiglia fosse un potente demone che, innamoratosi di un’umana, diede vita alla mia stirpe.-
Spalanco gli occhi, completamente basita.
-Mi stai dicendo che hai sangue demoniaco che ti scorre nelle vene..-
Più che una domanda, la mia è un’affermazione.
-Poche gocce.- specifica.
Continua a fissarmi, ma non si avvicina.
- È un mezzo demone.- chiarisce Shippo.
Annuisco, distrattamente, familiarizzando con quest’improvvisa realtà.
Come ho fatto a non rendermene conto?
-Perché non me l’hai detto prima?- domando, muovendo un passo in sua direzione.
-Potrei farti la stessa domanda, ma sostanzialmente penso che il motivo sia lo stesso: crederci sarebbe stato impossibile.
Capisco ora che tu sia..arrabbiata.- sussurra, marcando con disprezzo l’ultima parola.
Continua a studiarmi e tutta questa lontananza tra noi comincia a farmi male.
I segreti allontanano, creano fratture alimentate da sospetti e misteri, ma su di me, questa volta, suscitano l’effetto opposto.
Rivedere Shippo, riparlare dell’epoca Sengoku, ha reso più dolorosa una ferita che ancora sanguina, silenziosamente ma sanguina, e ho bisogno di Hiden, lui che per me è stato un collante..l’unica cosa che mi ha permesso di non crollare in mille pezzi.
Mi slancio verso di lui, che senza esitazione mi stringe a se.
-Non ti fa ribrezzo ciò che sono? Il sangue che mi scorre nelle vene?-
Mi allontano quel tanto che mi è sufficiente per specchiarmi nel blu dei suoi occhi.
-Hiden, ma che dici? Non c’è nulla che non vada in te.-
Mi trovo a rassicurarlo come tante volte ho già fatto con Lui.
Teme che il suo sangue demoniaco possa essere un ostacolo, se solo sapesse che il mio cuore ha battuto di puro amore per uno scorbutico mezzo demone.
Troppi ricordi, troppo dolore, troppo da affrontare in un sol giorno.
Ho bisogno di star da sola, di stringere le ginocchia al petto e inscatolare tutte queste memorie che sono state saccheggiate dal cassetto dei miei ricordi.
Ho bisogno di estraniarmi e di far tornare la sofferenza a livelli sopportabili.
-Ehm, ehm.- tossicchia Shippo, ricordandoci della sua presenza.
Imbarazzata, tento di allontanarmi, ma il braccio muscoloso di Hiden mi trattiene.
-Credo di non capire.- sussurra il cucciolo, confuso e rosso in viso.
-Cosa c’è che non ti è chiaro?- replica, strafottente, il mio ragazzo, stringendomi maggiormente a se.
-Non è questo il modo.- lo rimbecco, avvicinandomi a Shippo.
-Come sei arrivato fin qui?- gli domando.
-Grazie a questo.- bisbiglia, mostrandomi un frammento rosa.
Sussulto, rivedendo dopo tre anni una scheggia della gemma che per anni è stata celata nel mio corpo.
Qualcosa si smuove nel mio corpo e risentire quella strana sensazione di appartenenza è strano.
Lo prendo tra le dita, sentendo la pelle formicolare a quel contatto.
-Come è possibile? Il pozzo non vi aveva mai permesso di passare.-
- Qualcuno mi spiega cosa sta succedendo?-
Mi volto verso Hiden, mostrandogli il frammento che ancora stringo tra le mani.
-Questa è la sfera dei quattro spiriti, questa è ciò che sta creando faide sanguinose ed infinite nel medioevo giapponese.- gli spiego, mentre tante domande mi riempiono la mente.
Perché la sfera è ancora in frantumi?
Perché Kikyo non ha provveduto a ricomporla?
Perché Shippo è qui?
-Perché il volpino è qui?-
Una mia occhiataccia è sufficiente come monito.
-Cosa sta succedendo, Shippo? Quando sei arrivato dicevi di aver bisogno d’aiuto. Cos’è accaduto?-
-Devi tornare con me dall’altro lato del pozzo, Kagome.- bisbiglia, spostando con insistenza lo sguardo da me ad Hiden.
-Che vuol dire?- domando, mentre sento il mio ragazzo irrigidirsi.
-Abbiamo bisogno del tuo aiuto, la situazione è diventata insostenibile.-
-Sai bene come sono andate le cose, Shippo. Non vedo a cosa potrebbe servire un mio ritorno.- replico, stizzita.
-Sono successe molte cose da allora..-
Che preferirei non sapere...
Vivere nel mio mondo, in quest’esistenza quasi meccanica, o comunque priva di eventi ingestibili, mi piace, è comodo.
-Eravamo quasi riusciti a ricomporre la sfera, ma durante uno scontro il gioiello è andato di nuovo distrutto. Naraku diventa sempre più forte e meschino e le sue emanazioni distruggono interi villaggi per puro divertimento.- mi spiega, con tono greve.
-Chi è Naraku?- domanda, confuso, Hiden.
-Mi dispiace, ma non vedo come il mio ritorno possa cambiare qualcosa. Quando ho fatto definitivamente ritorno in quest’epoca ero sicura che ve la sareste cavata anche senza di me.-
-Non è così, abbiamo bisogno di te.- insiste.
-E perché mai?-
-Tu sei l’unica che abbia il potere di localizzare la sfera.-
L’unica? Non sono mai stata l’unica, se lo fossi stata, se solo fossi stata minimamente importante, le cose sarebbero andate in modo diverso.
Solo io posso localizzare i frammenti? Dovrei essere ancora, o meglio, di nuovo, un radar cerca sfera?
-Questa è una cosa che può fare anche Kikyo.-
-Chi è Kikyo?- chiede ancora Hiden.
-Kikyo non è più con noi.- balbetta.
Spalanco gli occhi, sorpresa.
-Che significa?-
-Non so bene come siano andate le cose, solo lui lo sa. Se vieni con me, capirai tutto.-
Dovrei far ritorno nell’epoca Sengoku solo per scoprire cosa ne è stato di Kikyo? Sebbene questo mistero mi incuriosisca, non mi spingerò a tanto.
-Mi dispiace, ma la mia decisione non cambia. Non posso far ritorno.-
-Fallo per Miroku, allora.- mi supplica.
-Che c’entra Miroku?-
-Chi è Miroku?-
-Il foro della sua mano continua ad allargarsi e non sappiamo per quanto reggerà.-
Le sue parole smuovono qualcosa in me.
Il pensiero di Sango e Miroku mi ha sempre reso malinconica. Sono ancora molto legata a loro e in questi tre anni ho sempre pregato nella speranza che fossero vivi ed in salute.
Provo un forte rimorso al pensiero di quell’amicizia acerba a cui non è stato concesso il tempo di sbocciare in tutto il suo splendore.
-E Sango? Lei come sta? Cosa ne è stato di Kohaku?-
-Kohaku è ancora sotto l’ influsso di Naraku e Sango ha quasi perso la speranza di poterlo salvare.-
Quanto mi piacerebbe poterla riabbracciare, rivedere Kaede e Miroku, quanto vorrei..
Scuoto la testa, allontanando quei pensieri.
-Mi dispiace davvero, Shippo. Mi piacerebbe aiutarti, ma anche se facessi ritorno nella vostra epoca c’è poco che potrei fare.-
-Questo non è vero, potresti fare tanto e poi..-
-Lui sa che sei qui?- domando di getto, interrompendolo.
Un po’ mi pento delle mie parole, ma sono ansiosa di conoscere la sua risposta.
Cosa vorrei sentirmi dire? Non lo so nemmeno io.
-No, lui non sa niente, ma ti prego, Kagome, tu..-
-Adesso basta!- interviene Hiden –Non l’hai sentita, volpino? Kagome ha detto che non andrà da nessuna parte con te.-
Il tono imperioso usato dal mio ragazzo mi infastidisce e a vedere gli occhi dolci di Shippo inumidirsi, mi si stringe il cuore.
Ho già preso la mia decisione, l’avevo già presa anche quando negavo.
Non so in che modo tornerò, non so se lo farò, ma non posso abbandonare i miei amici nel momento del bisogno.
Non so cosa potrò fare, ma sarò al loro fianco.
Quello che sto per fare mi costerà caro, ma con me stessa farò i conti poi.
-Non serve essere così scorbutici, Hiden.-
Cerco il suo sguardo, sperando, pregando che lui capisca.
Loro hanno bisogno di me..lui potrebbe aver bisogno di me.
-Hiden, io..-
-Tu, cosa?- sibila.
Prendo un profondo respiro, sperano che l’aria accumulata renda, per miracolo, tutto più semplice.
-Non posso tirarmi indietro.-
-Non starai pensando di andare lì..non ne hai motivo, non è cosa che ti compete.-
-Sì che lo è, la sfera è andata in frantumi anche a causa mia. Non mi aspetto che tu capisca, ma, ti prego, non ostacolarmi. Loro hanno bisogno di me.-
-Non esiste! Non te lo permetto!-
-Non sto chiedendo il tuo permesso.- replico in tono pacato.
So che a farlo parlare così sono la frustrazione e la preoccupazione, perché a mente lucida non mi direbbe mai una cosa del genere.
-Non andare..è pericoloso!-
-Lo è, ma andrà tutto bene.- tento di rassicurarlo.
-No che non andrà tutto bene, accidenti! Potrebbe accaderti di tutto e io questo non posso sopportarlo. Resta qui, resta per me.-
Come è strana la vita..sto per fuggire via dal ragazzo che mi implora di restare, di farlo per lui, per correre dall’uomo che tre anni fa mi ha mandato via spezzandomi il cuore, preferendo un’altra a me.-
-Tornerò, te lo prometto, lo farò per te.-
È l’unica promessa che mi sento di poter fare.
-Non mi basta.- ringhia, stringendo le mie mani nelle sue. –Ti voglio qui, al sicuro, accanto a me.-
-Ti prego.-
Questa volta sono io a supplicarlo..la separazione strazia anche me.
Non sono abituata a stargli lontana e proprio in questo momento, più che mai, avrei bisogno di lui, del suo sostegno e della sua vicinanza.
Rimane per qualche istante a fissarmi, immobile.
Il silenzio che ci avvolge è pesante, l’aria tesa.
I suoi occhi si assottigliano pericolosamente, divenendo terribilmente gelidi.
-Se vai via, non sarò qui ad aspettarti al tuo ritorno.-
Le sue parole mi colgono impreparata.
-Non farmi questo.- lo prego.
-Non farmelo fare, Kagome.-
Serro gli occhi, sentendo il peso della mia scelta divenire di secondo in secondo più faticoso.
Le porte del mio passato si sono spalancate e minacciano di risucchiare anche il mio presente e con esso la speranza di un futuro sereno.
Ho il cuore diviso in due, ma non posso sottrarmi alle mie responsabilità.
Mi avvicino ad Hiden, per cercare le sue labbra. Il nostro bacio ha un sapore amaro, o forse sono le mie lacrime a renderlo tale.
Vorrei fermare il tempo proprio in questo momento: cammino sul filo di un rasoio, sono in bilico, ma non sono ancora caduta.
-Perdonami se puoi.- sussurro al suo orecchio, sentendo un macigno che mi schiaccia il cuore.
Punta i suoi occhi blu nei miei lasciando che vi colga tutta l’amarezza che li oscura, prima di voltarsi ed andare via.
Resto per qualche istante a fissare il punto in cui è scomparso, combattendo contro la voglia straziante di scoppiare in un pianto liberatorio.
-Kagome..-
È la voce appena accennata di Shippo a riscuotermi.
-Non preoccuparti, va tutto bene.- tento di rassicurarlo, passando in una leggera carezza una mano tra quei capelli rossicci.
-Prepariamoci, Shippo..tra un po’ partiremo.-
Accarezzo con mano tremante la superficie scorticata dal tempo del vecchio pozzo, guardandone le profondità.
-Sei sicura di aver preso tutto ciò di cui potresti aver bisogno?- mi domanda mia madre.
Mi volto a fissare la mia famiglia e mi sento colpevole per la preoccupazione che leggo sui loro volti.
Hanno accettato la mia decisione, garantendomi, ancora una volta, il loro sostegno incondizionato.
-Sì, mamma, grazie.-
-Siamo sicuri del fatto che riuscirò ad attraversare il pozzo?- domando, spaventata dall’ipotesi di una caduta che non sarebbe senza conseguenze.
-Abbiamo il frammento della sfera con noi e non vedo perché il pozzo dovrebbe rifiutarti.- tenta di rassicurarmi Shippo.
Perché i miei sentimenti, ora, sono diversi, ecco perché.
Ho sempre attraversato il pozzo completamente sicura e vogliosa di raggiungere l’era Sengoku, ma ora..ora è diverso, una parte di me vuole restare qui.
-Facciamolo..ora o mai più!-
Rivolgo un ultimo sguardo alla mia famiglia e stringendo Shippo tra le braccia, mi getto nel pozzo.
Avverto la conosciuta sensazione di vuoto allo stomaco e poi una luce violetta ci circonda, costringendomi a serrare gli occhi per non restare accecata.
Quando li riapro, il cielo ci sovrasta.
-Ha funzionato.- esulta Shippo.
-Già- concordo.
Una strana mi attanaglia lo stomaco ed il cuore in una morsa crudele.
Come reagirò quando lo vedrò? Cosa gli dirò?
Comincio a risalire, aggrappandomi come meglio posso alla ruvida parete.
È quando ormai ho raggiunto la vetta che accade l’inaspettato: una mano artigliata si chiude intorno al mio polso, tirandomi su senza fatica.
Dal punto in cui le nostre pelli sono entrate in contatto uno strano formicolio, prorompente,  si è diffuso in tutto il mio corpo.
Sono gli istanti precedenti al momento in cui i miei piedi toccano la terra, quelli in cui mi concedo di studiarlo.
Tutto il resto è sparito, davanti a me c’è solo lui. I capelli argentei ricadono leggermente più lunghi e spettinati sui grandi occhi ambrati, che non celano lo stupore. I miei occhi scivolano sul suo corpo, che mi sembra ancor più muscoloso e scolpito.
Il respiro mi si spezza, la gola è arida e credo di non avere più il controllo del mio corpo. Il mio cuore batte impetuoso, la pancia mi fa male e le gambe tremano.
Dopo tre anni lui è di nuovo qui, con me.
-Sei tornata.- sussurra, atono.
Vorrei dir qualcosa, ma un profondo boato, proveniente dal pozzo, me lo impedisce.
Le braccia muscolose di Inuyasha si serrano intorno al mio corpo per allontanarmi da un probabile pericolo.
Sono troppo scossa per fare qualcosa..
-Che succede?- urla Shippo, allontanandosi velocemente dal pozzo.
-Stai indietro.- mi ingiunge il mezzo demone, sguainando Tessaiga.
Succede tutto troppo velocemente, è tutta una gran confusione.
Quando la polvere alzata dall’esplosione si dirada, stento a credere ai miei stessi occhi.
-È lui.- urla Shippo.
-Hiden.-sussurro.
-Tu conosci questo mezzo demone?- mi domanda Inuyasha, sorpreso.
Tra mille domande, pronunciate e non, riesco solo a tacere.
Entrambi a me vicini..l’uno e l’altro a poca distanza.
E il mio cuore, dov’è invece?



Angolo dell'autrice:
Salve gente ^^
in tempo record, ecco il nuovo capitolo. Non accade il granchè, ma la situazione si fa problematica da subito :)
Lascio come sempre a voi il giudizio..e spero mi facciate conoscere in molti il vostro parere :D
Ringrazio tutti coloro che hanno dedicato qualche minuto alla mia storia e tutti coloro che l'hanno inserita tra le seguite/ preferite/ ricordate. Grazie davvero :)
Inoltre, vi lascio, come sempre, il link del gruppo. Se volete unirvi a noi, vi aspettiamo a braccia aperte.
Ci trovate qui: https://www.facebook.com/groups/758064124210814/ 


Baci


 

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Capitolo 3
*** Prime verità ***


Sembra incredibile, eppure eccomi qui a far da punto di stallo tra due leve.

Sono a metà tra il mio presente e il mio passato, due variabili impazzite.
InuYasha..il solo pensare il suo nome mi fa tremare.
Ho sigillato le mie labbra, impedito anche alla mia mente di accostare le sillabe di quel nome antico e particolare.
Anche una cosa tanto insignificante era, per me, una devastazione immensa.
Hiden ci studia, attento, in silenzio e solo quando finalmente ricambio il suo sguardo, mi accorgo della spada che InuYasha ancora gli erge contro.
Con uno strattone mi libero dalla sua presa, ignorando la sensazione che si dilaga in me nel momento in cui le mie mani entrano in contatto con le sue braccia.
-Abbassa la spada.- mormoro.
Mi stupisco della sfumatura della mia voce.

Questo tono freddo non mi appartiene, ma insieme ai molti sentimenti riemersi, che mi infuriano dentro, la rabbia primeggia.
Mi avvicino ad Hiden, che continua a fissarmi, ignorando le proteste del mezzo demone.
-Che stai facendo, dannazione? Potrebbe essere pericoloso.-urla
-Come sei riuscito ad attraversare il pozzo?- domando, per spezzare la tensione.
-Il cuccioletto di volpe ha perso questo.- dichiara, mostrandomi la piccola scheggia rosa che stringe tra le dita. -Per il resto, tua madre mi ha detto che mi sarebbe bastato lanciarmi nel pozzo per scoprire se questo mi avesse accettato o meno.-
Annuisco, non sapendo che altro potrei dire.
-Chi è quel tipo? Perché ti stringeva in quel modo?- mi chiede, diretto come sempre.
Chi è quella persona? Come posso spiegargli che lui è il tutto è il niente.
È quattro anni di sofferenza, è ricordi amari e lacrime versate di notte, è rabbia e risentimento, è fonte di gioia e dolore, è una speranza che non mi ha mai abbandonato.
-Questo dovrei chiederlo io a te. Cosa ci fai con Kagome?-
La voce di InuYasha è un basso ringhio, ma riesco a percepirla con estrema chiarezza, mentre nuovamente si avvicina a me.
Si fronteggiano, impetuoso blu contro tumultuoso ambra.

Hanno già deciso che non si piacciono, lo avverto chiaramente dall'aria che si fa ogni istante più tesa.
Vorrei dir qualcosa, cercare le parole adatte, ma è la mia stessa mente a suggerirmi che non esistono.
È l'arrivo di Sango e Miroku a salvarmi dalla situazione più incresciosa della mia vita.
Riconosco il tintinnio del sacro bastone del monaco da lontano; incredibile con quanta lucidità sia rimasto impresso un suono tanto banale nella mia mente.
Questo non fa altro che confermarmi l'intensità con la quale ho desiderato ricordare tutto, anche il più piccolo dettaglio.

Anche mentre urlavo a me stessa di voler dimenticare, non facevo che aggrapparmi con forza al più misero dei particolari.
Studio le loro figure, fin quando i miei occhi non si saziano. Quattro anni non hanno portato grandi mutamenti sui loro corpi, ma riconosco sui loro volti i segni della stanchezza.
-Divina Kagome, siete davvero voi?- mi domanda il monaco, visibilmente incredulo.
-Kagome, non riesco a crederci.- mugugna Sango.
Sento prorompente in me la voglia di abbracciarli, di sentire la consistenza e la robustezza dei loro corpi, di assicurarmi che non si tratti di un nuovo incubo.
Soltanto quando le loro braccia mi stringono con la stessa intensità, riesco a convincere me stessa che non si tratta solo di un sogno, che tutto sta accadendo davvero.
-Sono tornata.- sussurro, in maniera quasi inconsapevole.
Questo turbinio di profonde emozioni mi ha sopraffatta, tanto da aver dimenticato una parte fondamentale:Hiden.
-Kagome, credo tu mi debba delle spiegazioni.- sibila.

 

 

La casa della vecchia Kaede non è mutata,tutto è identico a come l'ho lasciato.
Quest'immobilità temporale è innaturale, spaventosa.
I colori caldi e sfumati d'arancio del tramonto mi costringono a coprire il volto con la mano, per non restare abbagliata.
Sono stata accolta con immenso calore dalla gente del piccolo e modesto villaggio di Musashi. Contadini e massaie hanno avuto parole gentili per me, che credevo di esser stata dimenticata.
La tensione, nonostante l'accoglienza cordiale, ha attanagliato i miei nervi per tutta la durata di questa lunga giornata.
Hiden ed InuYasha non hanno mai abbandonato il mio fianco, continuando a studiarsi con reciproco sospetto e sfiducia.
Mille domande mi affollano la mente.

Questa mattina ho preso la mia decisione velocemente, senza fermarmi a pensare-come ogni volta che si tratta di lui- e ora non posso più fuggire.
Un dubbio, in particolare, continua a comprimermi il cuore: dov'è Kikyo? Perché non si è ancora fatta vedere? Perché non ha ancora preso posto accanto ad InuYasha?
-Immagino siano molte le cose di cui discutere.- dichiara Miroku.

La capanna di Kaede, come ha sempre fatto, ospita la nostra inaspettata riunione.
-Qualcuno potrebbe cominciare a spiegarmi come diavolo abbiamo fatto a finire nel medioevo giapponese. Non riesco ancora a crederci, mi sembra di essere finito in un film di Spielberg-si lamenta Hiden, facendomi sorridere
-Spi chi? Tsk,non importa! Dicci piuttosto chi sei tu e che ci fai qui.- ordina InuYasha, con tono brusco.
Vedo la mascella di Hiden serrarsi pericolosamente, in un evidente segno di nervosismo.
-Cerchiamo di calmarci o non riusciremo mai a capirci.- propone Sango, provando a placare la tensione crescente.
-Dovremmo partire dal principio per permettere anche al compagno della divina Kagome di capire.-
-Tsk, quindi adesso ci metteremo a raccontare dei nostri piani al primo sconosciuto che passa,Miroku?-
-Se questo ragazzo è in compagnia della divina Kagome è sicuramente una persona meritevole di fiducia. Quindi fa silenzio e lasciaci parlare.-
-Cosa sai, ragazzo?- domanda Kaede, rivolta al mio compagno.
-Poco, quello che Kagome è riuscita a spiegarmi quando questa mattina quel volpino è saltato fuori dal pozzo, stravolgendo le nostre vite.-
-Temo, purtroppo, che per Kagome tutto questa non sia una novità. Già quattro anni fa, quando era poco più che una bambina, si è trovata invischiata in una guerra che non la coinvolgeva. Più di cinquant'anni fa, il male più terribile si è abbattuto su questo mondo, prendendo il nome di Naraku. Quest'essere malvagio brama la sfera dei quattro spiriti, l'unico gioiello capace di accrescere ulteriormente il suo potere.-
-Sta parlando, se ho ben capito, della gemma che si trovava nel corpo di Kagome e che lei in qualche modo ha distrutto?-
-Esatto. Ognuno di noi qui presente ha un motivo per odiare Naraku.-
-Cos'è accaduto?Quando sono andata via gran parte della sfera era stata purificata e non erano molti i frammenti mancanti.- mi intrometto, ansiosa di scoprire quanto accaduto durante la mia assenza.
-Cercare i frammenti senza il tuo aiuto non era la stessa cosa, Kagome. Quando sei andata via, se così si può dire, tra noi c'era tensione, disaccordo, per il modo in cui tu eri stata trattata ed allontanata.- mi spiega Sango -Naraku ha approfittato del nostro contrasto, ha sfruttato le nostre debolezze, mettendoci l'uno contro l'altro con i suoi inganni e poi ci ha sottratto la sfera. Ha accresciuto oltre modo il suo potere.-
Annuisco, mentre l'accaduto comincia ad assumere un filo logico nella mia mente.
-A quel punto lo scontro si è fatto serrato, non potevamo più permetterci errori. Grazie all'onorevole Kikyo siamo riusciti a recuperare alcuni dei frammenti mancanti, ma quando Naraku ci ha attaccato, neanche quello è bastato. È stato uno scontro terribile e la sfera era stata quasi ricomposta, solo l'intervento di Kikyo ci ha evitato una sorte ben peggiore.-afferma Miroku, con tono amaro.
Kikyo, Kikyo, sempre lei. Se hanno la grande sacerdotessa perché mi hanno riportata in un'epoca che non mi appartiene?
La mia è un'insensata gelosia, ma non riesco a gestirla.
-Cosa c'entra tutto questo con me?-
-La sfera è finita nuovamente in frantumi. Naraku è già riuscito a raccoglierne alcuni e la sua forza e la sua crudeltà crescono di giorno in giorno.-
-Mi state dicendo che bisogna ricomporre alla svelta la sfera prima che lo faccia Naraku? Esattamente come è stato tre anni fa.- proclamo.
-Esatto.- gongola Shippo, sistemandosi sulle mie gambe.
-C'è solo una cosa che non capisco: perché dovrei farlo io?-.
Hanno Kikyo, immensamente più forte ed abile di me, perché vogliono coinvolgermi in una storia dalla quale Lui ha deciso di escludermi quattro anni prima?
Mi volto a fissarlo e colgo in ritardo la rigidità della sua postura e i pugni stretti.
-Tu sei l'unica che può farlo, Kagome. Sei la nostra unica possibilità di salvezza,l'ultima che ci rimane.- dichiara Kaede, caustica.
-Temo di non capire, ancora. Mi state chiedendo di fare qualcosa in cui Kikyo riesce meglio. È lei la vera custode della sfera, è lei che possiede dei veri poteri da sacerdotessa, io non sono che la sua reincarnazione.-
Esprimere quella verità di cui da tempo sono consapevole non è mai piacevole .
-Lei non può farlo.- dichiara InuYasha, chinando il capo e calando gli occhi al mio sguardo.
-Insomma, volete spiegarvi meglio. Perché Kagome dovrebbe fare il lavoro sporco al posto di questa presunta sacerdotessa?- domanda Hiden, spezzando il suo lungo silenzio.
L'agitazione e il mutismo crescenti nella piccola capanna dipingono nella mia mente un nuovo scenario, una possibilità più macabra e triste.
-Dov'è Kikyo? Perché non è qui?- domando, rivolta direttamente ad InuYasha.
Le parole che gli scivolano dalle labbra sono poco più di un sussurro amaro.
- Kikyo è morta. Naraku l'ha uccisa.- dichiara, prima di abbandonare, a capo chino, la capanna.
Spicca un balzo che lo porta nuovamente e ancor più lontano da me, mentre mi lascia a combattere con una nuova verità.
- Kikyo è morta.- mi ritrovo a ripetere a mia volta.



NOTE AUTRICE:
Buonasera:)
Non è un miraggio, dopo più di un anno sono qui ad aggiornare questa storia. Mi spiace molto che il capitolo sia breve e forse meccanico, ma al momento di meglio non sono riuscita a fare. Posso solo promettervi che nel prossimo, che spero arrivi prima di un anno -.-', ci sarà un confronto molto importante.
Intanto ringrazio tutti coloro che hanno avuto la pazienza di attendere :)
Invito, chi ne avesse voglia, ad aggiungersi al nostro gruppo facebook. Ci trovate qui:https://www.facebook.com/groups/758064124210814/ 
Se vi va, sarei davverolieta di conoscere il vostro parere :)
Alla prossima :D
Serena :)

 

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