Feel It All

di CoveredInGold
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***




Giro da solo per strada. E' l'alba e non so quanta strada ho fatto. Cammino per i vicoli di questa città apparentemente
pulita, tranquilla, fatta di gente per bene, di uomini in giacca e cravatta e donne in tailleur.
Io, invece, in questo momento, sto girovagando nella parte oscura, quella buia, quella che fa più paura.
Con l'aria fredda che mi avvolge, alzo il cappuccio della mia felpa nera.
Tra stradine con muri imbrattati di graffiti, disegni e scritte, scovo ragazzi accovacciati, con la testa buttata
all'indietro, quasi privi di sensi o fin troppo vivi, come quelli che stanno ridendo e scambiandosi qualcosa.
Mi giro, li guardo incuriosito, mi avvicino. Scambio alcune parole con questa gente sconosciuta. Sembrano simpatici e
mi strappano un sorriso. Poi mi passano uno spinello.
"No. Devo rifiutare." Penso. E con una risposta negativa cominciano ad alterarsi.
Qualcuno inizia a spingermi, quasi volesse farmi uscire dalla cerchia. 
Così torno indietro puntando lo sguardo in avanti.
Cerco di affrettare il passo, ma qualcuno mi ha già raggiunto: un ragazzo mi afferra il braccio. 
Mi dimeno cercando di districarmi da quella presa, ma più mi oppongo, più quell'anonimo cerca di trattenermi, tanto da 
togliermi la giacchetta di pelle nera di dosso.
Con tutta la forza ritiro il braccio e riesco finalmente a liberarmi da quella stretta.
Corro e, allontanatomi abbastanza, mi siedo sull'uscio di una porta. Le mani intrecciate all'altezza della fronte,
occhi chiusi e busto che oscilla avanti e indietro.
Forse sto richiamando l'attenzione di Dio? 
Chiudo gli occhi e penso che, almeno per questa volta, sono riuscito a sfuggire da quel "mostro".

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


E ci sono caduto. O meglio, ricaduto.
Sono rientrato da solo in quel tunnel da cui stavo cercando di uscire, di allontanarmi. 
Da quella strada senza luce..
E' bastato un messaggio da un "amico" (se così si può definire chi ti porta su una cattiva strada) e ci sono cascato.
"Sarà una festa sobria". 
E' tutto fuorchè sobrio.
Ho appena varcato la porta e già mi ritrovo gente barcollante attorno. Vorrei andarmene, vorrei riuscire a scappare, di nuovo.
Ma quella voglia di Sentire Tutto è irrefrenabile. 
Mi siedo in compagnia di persone conosciute ed altre sconosciute. Roba bianca gira sul tavolo, ed io porto un braccio vicino alla testa per appoggiarmi e rimango ad osservare loro che sminuzzano ancora di più quello "zucchero". Guardo le loro facce fameliche ed accanite: quasi mi mettono paura. Deglutisco guardando quella polverina, come se anche io fossi affamato di quella roba che fa solo male.
La mia faccia si sta trasformando come nella loro. 
Una metamorfosi che non volevo avvenisse.
"Alzati da questo tavolo, Bill". Una parte della mia mente vuole che mi metta in salvo. 
L'altra, vuole sentirsi libera, ancora una volta.
Luci stroboscopiche rendono l'atmosfera ancora più interessante e adrenalinica.
Uno sguardo bramoso, avido, di un ragazzo che sembra essere stato in astinenza troppo poco tempo per trovarsi in questa situazione e rinunciare.
Forse.. Solo un tiro di quello "zucchero" potrebbe starci. Solo una volta, solo un pò.
Poi la smetto, giuro.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Sono gettato su un divano con la testa lasciata penzoloni all'indietro, retta dallo schienale. 
Quel tiro da uno, sono diventati due.. e poi tre.
Tutto intorno a me gira e figure ballano sotto luci psichedeliche. 
Anime che danzano nella notte con la testa priva di pensieri.
Si divertono incuranti di tutto il male che si stanno facendo. Ma infondo, a noi gente "fuori dalle righe", va bene così.
Mi alzo e sento una ragazza gridare, chiedere aiuto. Seguo la sua voce dolorante cercando di mantenere l'equilibrio costeggiando il muro  appoggiandoci una mano e, girato l'angolo, mi ritrovo in un corriodo.
Vedo un tizio che ha bloccato la ragazza contro il muro, intento a "baciarla" nonostante lei oppone restistanza.
Messo a fuoco la scena, nonostante le mente annebbiata, riesco ad essere abbastanza lucido e ad aiutare: il tempo di afferrare una bottiglia da terra e spaccarla in testa a quell'orso, per poi pestarlo aiutato dalla ragazza, fino a lasciarlo sanguinare a terra. 
Nessuno sembra farci caso. 
Tutti sono impegnati a ballare, ad intossicarsi.
Per terra, c'è un materasso con sopra persone che stanno affondando siringhe nella loro pelle, ragazze prive di sensi
e chi sta collassando. Chi beve fino a spappolarsi il fegato e lasciar cadere la bottiglia perchè non è più in grado nemmeno di reggersi in piedi.
Chi litiga, chi si bacia.
Chi continua a cercare vene e chi invece esausto e distrutto, smette.
Ma solo per questa notte.
Perchè la mattina dopo si ricomincia, quasi fosse indispensabile.
Un nuovo giorno arriva e quel bisogno è costantemente presente.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


E quel bisogno sta iniziando ad essere presente anche in me, un'altra volta. Forse perchè avevo dimenticato di come ci si sentisse liberi, felici e senza preoccupazioni. Con la testa leggera e una risata sempre presente sul viso.
Ed'è per questo che adesso ho necessità di averne, sempre di più.
Mi faccio largo tra la gente intontita nel corridoio, fino ad arrivare in bagno.
Ed ecco che mi ritrovo in ginocchio..
Ma.. c'è qualcosa che mi frena.
L'uomo allora cerca di abbassarmi i pantaloni e qui capisco che sto sbagliando.
No.. non questa volta. Non voglio diventare di nuovo un burattino di questo gioco.
Mi oppongo, mi rifiuto. 
Scontento mi spinge fino a farmi sedere sul wc e come per pietà lascia cadere in modo sprezzante una misera 10 euro.
Come se io avessi bisogno di una fottuta 10 euro per stare bene.
Ma in questo momento, purtroppo, è così.
Capisco il male che mi sto facendo e asciugo le lacrime.
Che contraddittorio che sono.
Ed ecco che una siringa entra nelle mie vene.
Urlo. Urlo dal dolore, ma nello stesso momento, non riesco a farne a meno. 
Urlo per la mia impossibilità di scappare da tutto questo. Urlo nella speranza che qualcuno venga a salvarmi.
Perchè questa situazione comincia a spaventare anche me.

Deambulo di nuovo per il corridoio. Sballottolato e spinto dalle persone che mi circondano. 
Le luci mi offuscano la vista, mi confondono la mente.
Sguardo perso, cammino senza meta.
Poi, mi lascio cadere a terra, privo di forze, incapace di reagire.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


-Vorresti dirmi qualcosa riguardante il ricordo della tua prima volta? Bill?-
Persone estranee sono entrate in casa. Fuori è giorno e questa dimora è diventata un ritrovo per tossicodipendenti.
Muniti di telecamere mi proiettano le lenti contro. Quasi fossi un animale da circo, riprendono tutti i miei movimenti per poi ricavarne  un documentario.
-Ehm..io..-
Sono seduto su una poltrona color rosso sbiadito, piena di graffi. Non so nemmeno come mi ci hanno portato qui sopra..
I mie ricordi sono sfumati.
Strofino le mani ciondolando la testa leggera. 
Rido, apro e chiudo gli occhi tentado di capire la domanda appena rivoltami. 
-..beh, non ricordo. Ricordo solo che eravamo per strada-
Continuo ad oscillare la testa sollevando il lato destro della bocca impiastricciata emettendo un ghigno.
-..poi ho fatto così..-
Prendo il cinturino di pelle nera posto sulla sedia adibita a tavolino al mio fianco e comincio a legarlo attorno al mio braccio sinistro stringendolo con i denti, per simulare il laccio emostatico.
Poi, ad un tratto.. ricordo tutto.
Slaccio il cinturino che lascio cadere lungo il braccio.
All'improvviso tutto mi appare lucido, più chiaro. Il sorriso insensato sul mio volto scompare. Abbasso il capo con vergogna e  asciugo una lacrima.
"Cosa sto facendo? Cosa ho fatto?" 
-Bill? Bill..?-
Lo sconosciuto con la telecamera continua a chiamarmi, cercando di riprendere la mia attenzione, ma le sue parole vanno al vento.
Passo una mano tra i capelli e mi guardo attorno, ma senza mai sollevare lo sguardo.
Pentito, penso. Penso a come e a cosa mi sono ridotto. Penso che ho sbagliatto tutto, che non è questa la vita che voglio.
Penso a come, fragili, cadiamo in situazioni più grandi noi. Incapaci di reagire perchè la paura ci immobilizza, ci confonde.
Penso a quanto tutto questo faccia letteralmente schifo.
A quanto tutto questo sia così fottutamente triste.
Una realtà fottutamente triste.



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