Harry Potter e la maledizione segreta

di CrazyFantasyWriter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le ceneri della fenice ***
Capitolo 2: *** Ritorno alla Tana ***
Capitolo 3: *** Una piccola novità ***
Capitolo 4: *** Festeggiamenti Inaspettati ***
Capitolo 5: *** Regali di Compleanno ***
Capitolo 6: *** Basta Accontentarsi delle Piccole Cose ***
Capitolo 7: *** La Coppa del Mondo ***
Capitolo 8: *** Il male nascosto ***
Capitolo 9: *** Hogwarts ***
Capitolo 10: *** Provocazioni e... ***
Capitolo 11: *** ... qualche soddisfazione ***
Capitolo 12: *** Questioni di Difesa ***
Capitolo 13: *** Presente, Passato e Futuro ***
Capitolo 14: *** In testimonianza per il passato ***



Capitolo 1
*** Le ceneri della fenice ***


Capitolo 1- Le ceneri della fenice

“Quella bacchetta procura più guai di quel che vale” concluse Harry. Poi voltò le spalle ai dipinti e con un gesto rapido, incurante di ciò che Ron e Hermione potevano pensare di lui, spezzò in due parti la Bacchetta di Sambuco. Ora pensava solo al letto a baldacchino che lo aspettava nella Torre di Grifondoro: chissà se Kreacher gli avrebbe portato un panino lassù. Purtroppo però doveva ancora fare una cosa prima di concedersi un meritato riposo e fortunatamente era una cosa piacevole.

“Io devo...” cominciò, ma un sorriso d'intesa di Hermione lo fermò.

La ragazza prese per mano Ron facendogli capire che aveva il consenso di entrambi.

“A patto che non vi becchi a sbaciucchiarvi in giro per casa mia” lo ammonì Ron.

Harry sorrise e uscì dall'ufficio del preside. Si fermò davanti al grosso gargoyle a pezzi e mise la bacchetta spezzata e quella che era appartenuta a Draco nel Mokessino che gli era stato regalato da Hagrid, poi cominciò a camminare per i corridoi devastati dalla battaglia.

Sentiva ogni parte del corpo fargli male, eppure aveva la sensazione di essersi appena svegliato, gli sembrava di essere appena uscito da un incubo, un incubo che durava da troppi anni...

Il suo cuore batteva fortissimo, come poco prima, durante la battaglia. Per la prima volta però non era perché aveva paura per gli altri o per se stesso, ma perché avrebbe incontrato Ginny. L'avrebbe riabbracciata, avrebbe sentito il profumo di fiori che tanto lo aveva attratto.

Per un attimo ebbe un'esitazione e gli venne da ridere, aveva appena sconfitto Lord Voldemort, il mago Oscuro più potente di tutti i tempi e aveva paura di incontrare una ragazza?

Strinse più forte la presa sulla vecchia bacchetta di fenice che era stata riparata e ricominciò a camminare per i corridoi.

Più si avvicinava alla Sala Grande più il suo cuore batteva velocemente. Non gli fu difficile trovare la famiglia Weasley, i loro capelli rossi svettavano in mezzo a tutti quei maghi.

Harry attraversò velocemente la Sala e li raggiunse.

Erano tutti attorno al corpo di Fred.

Vedendoli il Prescelto sentì una stretta al cuore. Era in parte colpa sua se era morto, ed era anche colpa sua se Lupin, Tonks e tutti gli altri erano morti. Già, però lui aveva anche fatto smettere quella dannata guerra e aveva ucciso Tom Riddle... non cambiava niente comunque, loro erano morti, morti e basta.

La signora Weasley lasciò il corpo del figlio e si voltò verso Harry.

Il ragazzo vide le guance arrossate e gli occhi gonfi pieni di lacrime.

“Mi spiace” riuscì solo a dire, poi Molly lo strinse in un abbraccio.

“Non lo dire Harry” sussurrò fra un singhiozzo e l'altro senza lasciarlo andare.

Lui non disse più nulla e a sua volta la abbracciò.

Poi la donna si scostò, gli diede una carezza su una guancia e andò fra le braccia del marito.

Solo allora Harry si accorse che aveva gli occhi di tutto il gruppo puntati addosso.

C'era Bill con una mano sulla spalla di George, dovevano essere sconvolti entrambi... Poi c'era Fleur che gli lanciò un sorriso zuccheroso nonostante avesse il volto rigato dalle lacrime. Harry spostò ancora lo sguardo e vide Charlie, non lo aveva visto molte volte, ma poteva giurare di non aver mai notato quella profonda cicatrice che gli divideva in due parti il sopracciglio destro, poco più in là c'era Percy, composto come al solito e infine c'era Ginny, affianco ai genitori.

Harry ebbe un tuffo al cuore, gli sembrava di non averla vista per anni.

Non una lacrima era sfuggita alla ragazza, aveva solo un espressione triste, terribilmente triste. Il ragazzo la guardò negli occhi color nocciola, non sapeva cosa fare, era circondato da decine e decine di persone ed era ad un passo dalla famiglia della rossa.

Non ebbe tempo di concludere il pensiero che Ginny gli gettò le braccia al collo e lo abbracciò.

Spiazzato Harry la strinse a sé inspirando forte l'odore di fiori dei suoi capelli.

La amava.

Non poteva più resistere, non più di un secondo, non più di un battito di ciglia. Aveva passato mesi a fissare la Mappa del Malandrino per veder comparire il piccolo cartiglio con scritto Ginny Weasley e adesso erano lì, si stavano abbracciando. Non gli importò più nulla. Non gli importava di non aver programmato niente; non gli importava che fosse tutto sporco a causa della battaglia, lo era anche lei; non gli importava di avere decine di persone attorno e non gli importava nemmeno che tutta la famiglia Weasley li stesse fissando.

La baciò e la bestia dentro di lui, che era stata in letargo per troppo tempo ruggì di gioia.

Poi, all'improvviso parvero entrambi accorgersi della situazione in cui si trovavano e si divisero, imbarazzati.

Arthur e Molly sorrisero facendo un cenno con il capo.

“Avrete molto da raccontarvi” disse Arthur, così i due uscirono dalla Sala Grande dirigendosi verso l'esterno.

Oramai il sole rischiarava l'imponente castello, era mattina.

Raggiunsero il grosso ponte in pietra diroccato.

Harry tolse dal mokessino la Bacchetta di Sambuco.

“Ma...”

“Sono riuscito a riparare la mia, questa non mi serve” spiegò semplicemente il ragazzo e con un gesto rapido gettò i due pezzi della bacchetta nel vuoto, sotto il ponte.

Mentre osservava il punto in cui era caduto uno dei due pezzi sentì sulle spalle le mani di Ginny.

“Hai fatto la scelta giusta” sussurrò la rossa, poi si sedette su un grosso blocco di pietra, Harry la imitò.

“So che avete rubato la spada di Grifondoro, come avete fatto?” chiese il ragazzo.

Ginny rise ed Harry pensò che quello fosse il più bel sorriso che avesse mai visto in tutta la sua vita.

“Segreto professionale” rispose vaga, “Io invece ho sentito che con mio fratello e Hermione hai svaligiato la camera blindata dei Lastrange, alla Gringott. Come avete fatto?”

Fu il turno di Harry di ridere.

“Fortuna” disse poi, noncurante.

“Sono anni che rispondi sempre la stessa cosa, prima o poi scoprirò il tuo segreto, Harry Potter!”

Si guardarono intensamente negli occhi, poi Ginny allungò una mano verso il volto di Harry e gli sfiorò con l'indice la cicatrice a forma di saetta.

“E' incredibile” mormorò Ginny, “Sei sopravvissuto ad un Anatema che Uccide e hai sconfitto... Voldemort. Sei speciale, Harry”

Harry si alzò, lasciando Ginny sorpresa. Non voleva che gli altri lo ritenessero un eroe solo perché aveva ucciso un Mago Oscuro, soprattutto non voleva che la ragazza che amava lo ritenesse tale.

“Scusami, io... Non volevo dire niente di...”

“Lo so” rispose voltandosi il Prescelto, “Ma sono anni che mi sento dire la stessa cosa e che la gente mi guarda come un fenomeno da baracconi”

“Io non ti ho mai guardato così, lo sai, vero?” chiese Ginny poggiando il capo sulla spalla del ragazzo.

Lui le cinse la vita.

“Sì, lo so...”

Ci sarebbero state cento e più cose che avrebbe voluto raccontarle. Per prima cosa le avrebbe parlato degli Horcrux, poi avrebbe spiegato la storia dei Doni della Morte, ma in quel momento non ne aveva voglia. Voleva dormire e probabilmente lo voleva anche lei, una volta riposati avrebbero parlato meglio.

Forse il giorno dopo non avrebbero avuto tempo di stare soli, c'erano dei corpi da seppellire e un castello da ricostruire, senza contare che Ginny, come molti altri ragazzi doveva ancora finire l'anno di studio, ma comunque avrebbero avuto davanti una vita intera e il tempo non gli sarebbe di certo mancato.




 

Note:

Ciao a tutti :) avevo già pubblicato questa storia (solo i primi capitoli) poi però l'ho sospesa per un motivo che nemmeno ricordo e ora ecco che ben più di un anno dopo la ri-pubblico revisionata e ampliata.
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto,
se vi va lasciatemi una recensione :)

Alla prossima!

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Capitolo 2
*** Ritorno alla Tana ***


Capitolo 2- Ritorno alla Tana

Harry occupò il comodo baldacchino di Neville quella notte, ma dormì poco, non perché avesse fatto degli incubi, ma perché sapeva che aveva ancora una marea di cose da fare.

Inforcò gli occhiali e vide che anche Ron era andato a letto, cercò di fare piano, ma l'amico si svegliò ugualmente.

“Dormito bene?” chiese il rosso stiracchiandosi.

“Sì, grazie” mentì, “Tu?”

Ron alzò le spalle, come per dire “così così”

“Ho pensato a Hermione” disse poi arrossendo violentemente.

“Ottimo” rispose Harry per troncare il discorso sul nascere. Gli era bastato vederli pomiciare davanti a lui durante la battaglia, non aveva bisogno di altri particolari sul loro avvicinamento.

“Te e Ginny?” chiese Ron.

“Tutto a posto. Devo ancora raccontarle un po' di cose, ma... Ci sarà tempo”

“Adesso scendiamo, ci sarà da lavorare oggi!”

I due scesero e trovarono Hermione, Ginny, Dean, Neville, che aveva ancora la spada di Grifondoro; Luna e Seamus, tutti riuniti in quello che doveva essere il tavolo dei Grifondoro.

“Tutto a posto Harry?” chiese Luna vedendo arrivare i due amici.

Harry rispose con un cenno del capo.

“La McGrannitt è venuta a chiederci di darle una mano per sistemare la scuola”

“Non ci vorrà molto tempo, con tutti i genitori e le persone venute a combattere” disse Harry sedendosi affianco a Ginny.

“Già, solo noi della famiglia siamo una decina” intervenne Ron dall'altra parte del tavolo.

“No, Ron.” parlò Ginny, “Sono tornati tutti a casa, papà domani doveva tornare al lavoro, la stessa cosa vale per Charlie che deve partire per la Romania e Bill stasera ha il turno alla Gringott”

“Che peccato... Mi sarebbe piaciuto passare un po' di tempo con loro, erano mesi che non ci vedevamo” sospirò Ron triste, “Potevano almeno avvisare anche me”

“Li vedremo presto per... Fred, lo sai, no?” disse Ginny.

Harry deglutì. Era tutto grandioso, Voldemort era stato sconfitto e l'intero mondo era libero, ma centinaia di persone erano morte e questo non si poteva dimenticare.

Uscirono in religioso silenzio e cominciarono ad aggiustare il grosso ponte in pietra. Hermione pronunciava l'incantesimo da fare e gli altri la imitavano.

Le ore passarono e i ragazzi tornarono dentro che era ormai pomeriggio inoltrato.

Harry si sentiva completamente svuotato, forse era per la fame o forse per il fatto che la dura realtà avesse completamente cancellato il sollievo che aveva provato vedendo Tom Riddle morire. Aveva un solo pensiero: seppellire i defunti. Non potevano rimanere lì, non gli importava che non avrebbero avuto un funerale rispettabile o che i loro cari avrebbero voluto averli nel cimitero del loro paese, li avrebbe seppelliti affianco alla tomba di Silente, lì, nel parco attorno al castello.

 

“Spero ci sia il pollo!” esclamò Dean varcando la soglia della Sala Grande.

“Io... devo fare una cosa” Harry colse l'occasione al volo e fece per allontanarsi.

Gli altri si voltarono verso di lui.

“Vengo anch'io” si offrì Ginny.

“No” rispose categoricamente il Prescelto.

“Non sono una bambina” si impuntò la rossa.

Harry vide Ron voltarsi dall'altra parte, infastidito.

“Non centra l'età” spiegò, “E' una cosa che devo fare da solo”

“Dovevi anche scappare da solo, eppure ti sei portato dietro quei due” protestò ancora la ragazza indicando Ron ed Hermione.

Harry non poté più dire no, perciò si diresse con la fidanzata verso l'ufficio della preside.

“Cosa vuoi fare?” chiese Ginny cercando di tenere il passo.

“Non è una cosa che ti piacerà” rispose Harry pacato.

“A maggior ragione dovresti parlarmene”

Harry si fermò e guardò la rossa negli occhi.

“Ascoltami un secondo” cominciò, “Non voglio farti stare peggio di quanto sei stata in questi mesi”

Ginny alzò gli occhi al cielo.

“Per le mutande di Merlino!” esclamò arrabbiata, “Io lo voglio sapere lo stesso!”

“Resta fuori” disse solo il ragazzo ed entrò nell'ufficio della McGrannitt.

“Buongiorno Potter” lo salutò la preside con un sorriso, era alla scrivania e stava sistemando dei rotoli di pergamena.

L'ufficio era quasi tornato in perfetto ordine, come se una giornata fosse bastata a sistemare tutto e sembrava che quell'ordine potesse influenzare anche l'animo di chi stava nella stanza, infatti Harry sentì una sensazione di sollievo pervaderlo.

“Professoressa ci ho pensato molto e... ho deciso che è meglio seppellire i defunti qui, vicino alla tomba del professor Silente”

La preside non parve stupita.

“Non è una buona idea” disse semplicemente senza scostare lo sguardo dai rotoli.

“Non possiamo lasciarli nell'infermeria per sempre!” esclamò Harry sentendo quel velo di serenità che lo aveva pervaso per quale istante scivolare via come se nulla fosse.

“Non staranno qui per sempre” spiegò la McGrannitt, “I Canon porteranno via il figlio questa sera, lo stesso vale per molti altri. I Weasley invece verranno dopodomani”

“E nel frattempo? Dovremmo lasciare i corpi in una stanza?” chiese Harry alzando un po' il tono.

La preside alzò finalmente lo sguardo.

“Siediti” ordinò.

Harry si sedette di fronte a lei.

“Non vedo quale sia il problema, senza contare che mi sembra che tu abbia fatto abbastanza per oggi”

“Ho solo fatto il mio dovere” disse il Prescelto a denti stretti.

“Ti sottovaluti decisamente, Potter”

“Ma la questione non è questa” riprese il ragazzo, “Voglio seppellire i corpi, almeno quelli di Fred, Lupin e Tonks”

“NO!” gridò una voce conosciuta.

Sia Harry che la McGrannitt si voltarono.

Ginny, che evidentemente aveva origliato tutto il discorso, era sulla porta, con il viso quasi del colore dei suoi capelli.

“Non ne hai alcun diritto. Mia madre non te lo perdonerebbe mai e nemmeno George”

“Non possono più aspettare, Ginny. Se sono morti è colpa mia, darli una sepoltura decente è il minimo che posso fare per...”

“Basta” intervenne la McGrannitt duramente, “Il discorso è chiuso, porterò io stessa i defunti in un posto più sicuro, dove tu non possa trovarli”
Harry spostò lo sguardo incredulo da Ginny alla preside. Come potevano fargli una cosa del genere, non capivano come si sentiva. Non lo avrebbero mai capito.

“Fuori” disse la preside, riacquistando un po' di calma.

I due ragazzi obbedirono e uscirono nei corridoi.

“Sei un idiota” sentenziò Ginny non appena il gargoyle ebbe richiuso il passaggio alle loro spalle.

Harry non le rispose, era troppo arrabbiato.

“N-non capisci proprio, vero?” chiese la ragazza sull'orlo della disperazione.

“Siete voi che non capite. Sono io la causa di tutto questo! Sono io che ho dovuto combattere per anni, sono io che sono stato cercato da Lord Voldemort, sono io che ho visto uccidere decine di persone...”

“Mio fratello è morto” disse Ginny in un sussurro, “Potresti avere un minimo di tatto in più e smetterla di fare l'eroe che si sottovaluta”

Harry la fissò negli occhi color nocciola, la rossa aveva tremendamente ragione. Chi era lui per prendere le redini di tutto, chi?

Si avvicinò cauto a lei e le diede una mano.

Ginny lasciò sfuggire una lacrima.

“Perdonami” disse Harry con la gola secca. Si sentiva uno schifo, come aveva potuto comportarsi in quel modo...

La ragazza appoggiò il capo contro il petto di lui e pianse silenziosamente.

Harry non disse niente e la lasciò piangere. Prima o poi anche quel dolore sarebbe stato solo più un brutto ricordo.

Il mattino dopo Harry partì con Ginny, Ron ed Hermione. Presero tutti e quattro la Metropolvere e raggiunsero la Tana.

La signora Weasley li accolse tutti con un abbraccio e un sorriso, ma si vedeva dagli occhi che aveva appena smesso di piangere.

“Grazie Harry caro, speravo che venissi” disse stringendo a sé il ragazzo.

Lui rispose all'abbraccio cercando di confortarla.

“Porta pure le tue cose di sopra, il tuo baule è ancora nella stanza di Ron”

Harry si stupì, non avrebbe mai immaginato che gli avessero conservato il baule che aveva abbandonato l'estate prima.

“Grazie” disse semplicemente, poi salì di sopra, seguendo gli altri ragazzi.

Entrò nella camera di Ron, era come se la ricordava, non era affatto cambiata.

“C'è ancora un po' di puzza del Demone” brontolò Ron andandosi a sedere con Hermione sul letto.

Ginny si fermò sulla porta.

“Harry, se vuoi puoi portare il baule in camera mia, così mi aiutai a mettere un po' in ordine, sai ultimamente l'ho usata più del solito”

Harry si voltò e vide che Ron stava accarezzando i capelli ad Hermione, era meglio lasciarli un po' soli.

“Ehm... ok” disse, poi prese il baule e uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.

Andarono fino alla camera della rossa.

Harry appoggiò il baule dietro la porta e Ginny fece scattare la serratura con un colpo di bacchetta. Il Prescelto sospirò, non aveva voglia di raccontare tutto a Ginny, non era ancora il momento, forse il giorno dopo, in seguito al funerale di Fred ci avrebbe pensato.

“Hai visto anche tu come si comporta mia madre, vero?”

Harry annuì, sollevato per il fatto che non dovesse raccontare degli Horcrux.

“Harry credo che la nostra famiglia non potrà mai più essere felice”

Quelle parole colpirono il ragazzo come una secchiata di acqua gelida.

Deglutì.

“Dovete provare a dimenticare, dobbiamo provare a dimenticare” disse avvicinandosi a Ginny e mettendole le mani sulle spalle.

“Non te ne andrai via, vero?” chiese all'improvviso.

Harry la guardò negli occhi nocciola, non ci aveva ancora pensato. Non aveva mai pensato al suo futuro dopo la caduta di Voldemort, dove sarebbe andato a vivere? A Grimmauld Place? Nella casa linda dei Dursley? No, lì di certo no, aveva vissuto troppo male in quella casa.

“Non lo so. Non voglio vivere qui a spese della tua famiglia” rispose.

“Ma non puoi nemmeno andartene via e vivere a Grimmauld Place, ci sono stati dei Mangiamorte là dentro, avranno di sicuro messo tutto a soqquadro. E poi sarai solo e...”

Harry sapeva dove la fidanzata voleva andare a parare.

“Ginny, devi ancora studiare un altro anno, ci penseremo quando tu avrai finito gli studi”

La ragazza incrociò le braccia al petto, arrabbiata.

“Non è questo il punto”

“E allora qual'è?” chiese Harry allontanandosi da lei.

“Ma... Perché non puoi rimanere qui? Proprio non ti capisco, potresti aiutare papà con il giardino e non vivresti a spese nostre”

“Perché...” no, non poteva dirglielo, soffriva già per la perdita del fratello, non poteva addossarle anche il suo dolore.

Lei lo guardò interrogativa.

Harry abbassò lo sguardo e uscì dalla stanza sbattendo la porta. Andò in giardino, aveva bisogno di pensare.

Quella famiglia aveva già sofferto troppo per causa sua e non poteva sopportare di vedere ancora la signora Weasley in quello stato, Ginny aveva ragione, non sarebbero più stati felici. Era troppo duro vedere che gli altri gli sbattevano il proprio dolore in faccia, non poteva tollerarlo, non sapendo che se lui si fosse concesso prima a Lord Voldemort probabilmente un sacco di vite sarebbero state salvate.

“Non avresti salvato nessuno” disse una voce alle sue spalle.

Harry si voltò, era Hermione.

“Come...”
“Ho studiato un po' di Occlumanzia durante i nostri soggiorni nella tenda. Sai, non leggevo solo le Fiabe di Beda il Bardo” spiegò lei avvicinandosi a lui.

Il ragazzo cominciò a osservare un piccolo gnomo in mezzo alla siepe, imbarazzato.

“Io resto, sarebbe solo peggio se tornassi a casa mia. Dovresti fare lo stesso”

“Si, ma... Io non posso... Ginny è stata posseduta dal diario di Tom Riddle, il signor Wealsey è stato attaccato dal serpente di Voldemort, Bill è stato assalito da un lupo mannaro, George ha perso un orecchio e Fred è morto... E' un peso troppo grande per me”

“E' solo perché sei un codardo”

“Non sono un codardo!”

“Allora affronta il presente e smettila di piangerti addosso”

“Io non...” lo sguardo indulgente di Hermione lo fece zittire.

 

Passarono la giornata a riordinare le camere e Harry e Ginny non ebbero molto tempo di incrociarsi. Il loro primo incontro fu la mattina dopo, nella cucina della Tana.

“Cos'è quello?” chiese Ron indicando una macchiolina nera oltre la finestra.

Il puntolino divenne sempre più grande fino a quando un gufo non abbandonò le lettere vicino alla porta.

“Vado io” disse Ron, poco dopo tornò con quattro lettere dalle decorazioni verdi.

“Arrivano da Hogwarts!” esclamò, poi distribuì le lettere.

Harry la aprì in fretta, certo che fosse un invito al funerale di Piton che sarebbe stato seppellito vicino alla tomba bianca di Silente, ma fortunatamente la lettere riguardava ben altro.

 

Caro Signor Potter,

 

in quanto alla sua assenza al corrente anno scolastico la scuola è ben lieta di ospitarlo dal settembre prossimo per recuperare l'anno perso. Le ricordo che l'iscrizione al corso per Auror tenuto al Ministero necessita obbligatoriamente di tutti e sette gli anni di studio. Nel caso volesse riprendere l'apprendimento frequenterà la scuola con i i ragazzi di un anno più piccoli di lei e la lettera con il materiale da acquistare le verrà recapitata come di consueto a fine agosto.

 

Con la speranza che stia bene,

 

la preside, Minerva McGrannitt.

 

“Io non ci vado” disse Ron, “Dovrei perdere un anno della mia vita a Hogwarts mentre tutti quelli della mia età lavorano? E poi dovrei frequentare le lezioni con Ginny

“Ti faccio così schifo fratellino?” sbottò la diretta interessata.

“E' una buona occasione” disse Arthur.

“Io ci vado” intervenne Hermione, “Nel mondo babbano non saprei cosa fare e in quello magico senza aver completato gli anni di studio non potrò entrare al Ministero.”

“Io...” Harry non sapeva cosa fare, la proposta lo allettava parecchio e nel caso fosse tornato al castello non avrebbe nemmeno vissuto a spese dei Weasley, “Si, voglio diventare un Auror e con un anno mancante non mi faranno nemmeno partecipare ai corsi”

“Questo è lo spirito giusto!” esclamò la signora Weasley, sembrava davvero contenta, “Allora, Ronald?”

“Mmm... Non vedo altra scelta” disse alzando le spalle.

***

L'allegria della mattina fu portata via nel giro di poche ore e dopo pranzo cominciarono ad arrivare tutti i parenti per il funerale di Fred.

La famiglia si spostò sul retro del giardino. Una buca era già stata preparata, probabilmente, da George.

Il gruppo arrivò fino al tumulo di terriccio accatastato affianco alla buca, solo allora Harry notò l'uomo del Ministero che aveva celebrato il funerale di Silente, se ne stava lì, con la sua bacchetta impugnata in mano, senza provare un briciolo del dolore che ciascuno degli altri presenti sentiva in quel momento.

L'uomo levò la bacchetta e una bara in legno raffinato apparve dal nulla e si andò a inserire perfettamente nella buca creata nel terreno.

Harry sentì dei singhiozzi, si voltò e vide la signora Weasley piangere coprendosi il viso con un fazzoletto, poi il marito le cinse le spalle e lei sembrò tranquillizzarsi. Lo sguardo del ragazzo cadde su Ginny, non aveva versato una lacrima, mentre Hermione e Fleur entrambe accanto a lei avevano gli occhi lucidi, nonostante ciò ritenne che anche Ginny stesse male, così le si avvicinò e la strinse in vita con un braccio. Quel gesto bastò.

“Qualcuno di voi vuole dire qualcosa?” chiese il celebrante.

Nessuno rispose.

Harry sapeva che come lui tutti gli altri avevano qualcosa da dire, ma nessuno aveva il coraggio di farsi avanti. Avrebbe voluto dire che gli dispiaceva, che sarebbe stato sempre in debito con lui perché infondo se Voldemort era stato sconfitto era anche grazie a tutte le vittime della guerra; si sarebbe voluto scusare con George, che da allora non sarebbe più stato lo stesso George scherzoso di una volta e infine avrebbe voluto ricoprire lui la tomba con la terra, l'avrebbe voluto fare a mano, proprio come aveva scavato la tomba per Dobby. Eppure aveva la lingua annodata e i muscoli contratti, riusciva solo a sentire il calore del corpo di Ginny e qualche singhiozzo.

Il dipendente del Ministero alzò la bacchetta e con un gesto fluido sollevò il tumulo di terra andando a coprire la tomba di Fred.

Harry strinse Ginny più forte, cercando di bloccare quelle lacrime che probabilmente sarebbero cadute.

L'uomo del Ministero sorrise, cosa avesse poi da ridere proprio in quel momento Harry proprio non lo capiva.

Gli sguardi di tutti erano tristi, i loro occhi erano inondati di lacrime e Harry dovette lottare con tutte le sue forze perché non gli rigassero il viso.

“Adesso può andare, grazie” disse il signor Weasley con una voce roca e debole che Harry non gli aveva mai sentito, “Al resto pensiamo noi”

Poi l'uomo fece un cenno del capo e si diresse dall'altra parte del giardino sparendo dalla vista di tutti.

Arthur sussurrò qualcosa a Molly e poi tutti e due tornarono indietro, probabilmente rientrarono in casa, la stessa cosa fecero tutti gli altri, Rimasero solo più Harry e Ginny, ancora abbracciati e Fred, sempre in piedi e immobile, come se fissare la tomba del gemello lo aiutasse a stare meglio.

“Vi lascio soli” disse Harry in un bisbiglio appena percettibile.

“No” rispose Ginny, “resta, ti prego”

Harry annuì e si avvicinò piano a George, non disse niente, non ce n'era bisogno, George sapeva già tutto quello che Harry avrebbe voluto dire.

Ginny abbracciò il fratello da dietro e lui parve ridestarsi, si voltò verso di lei e rispose al suo abbraccio.

Harry si accovacciò a terra e fece apparire dal nulla una pietra grossa e piatta, poi con un colpo di bacchetta incise la scritta: Fred Weasley, un ragazzo che ha perso la vita nella battaglia contro Voldemort, un ragazzo che nessuno potrà mai dimenticare.

“Grazie” disse George mentre Harry si alzava e si toglieva un po' di terra dai pantaloni, la sua voce parve stranamente naturale.

Per la prima volta dalla battaglia di Hogwarts Harry lo guardò negli occhi, non erano affatto lucidi e non aveva nemmeno le guance arrossate: non aveva versato una lacrima. George era un ragazzo forte, molto più forte di quello che Harry credeva.

“Ho dovuto farlo, glielo dovevo” disse Harry e purtroppo la sua voce non parve naturale come quella di George.

“Vi lascio al vostro discorso fra uomini” disse Ginny, poi accennò un sorriso e fece una cosa che Harry non le aveva mai visto fare, diede un bacio sulla guancia al fratello.

Quando Ginny fu a debita distanza Harry chiese:

“Cosa le sta succedendo?”

George scrollò le spalle e si sedette sull'erba a gambe incrociate, davanti alla tomba del gemello, Harry lo imitò.

Il Prescelto guardò il tumulo di terra fresca, se solo pensava che lì sotto c'era l'esatta copia della persona seduta accanto a lui...

“Non è colpa tua” disse George come se avesse intuito quello a cui Harry stava pensando.

“Non posso non pensarlo”

“Lo so, ma potresti almeno provare a non pensarlo in continuazione, so come ti senti”

Era vero, George era affianco a Fred quando era morto, non poteva non credersi responsabile anche in minima parte, Harry non aveva mai pensato a questo.

“Mi spiace” disse Harry, non riuscì a trattenersi, scusarsi era il minimo che poteva fare.

“Dovrei ringraziarti invece, ho perso Fred, è vero, ma l'avrei perso ugualmente se tu non avessi sconfitto Voldemort. Lui è morto per far vivere meglio tutti noi, non dobbiamo essere tristi”

“Non ti manca?” non appena quelle parole gli affiorarono dalle labbra si diede dell'idiota.

“Certo” sorrise George, “Ma la vita continua, no? Non posso fermarmi e pensare al passato, se no sarebbe come se fossi morto anche io. Devo pensare al futuro adesso e Fred sarà sempre con me, ne sono certo.”





Note:
Ciao a tutti! Rieccomi! Ce l'ho fatta a pubblicare oggi e sono davvero contenta che il primo capitolo vi sia piaciuto :)
I capitoli saranno tutti più o meno di cinque pagine poi potrà capitare che sfori di una pagina in eccesso o in difetto, ma a grandi linee la dimensione è questa di questo capitolo.
Spero di non avervi annoiati o altro
Fatemi sapere come vi sembra questo secondo capitolo c:

A presto

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Capitolo 3
*** Una piccola novità ***


Capitolo 3- Una piccola novità

Era passata una settimana dal funerale di Fred. Tutti cercavano di essere forti, ma ogni tanto Harry sentiva ancora Molly piangere anche se, quando la vedeva durante i pasti o quando era impegnata nelle faccende domestiche, si mostrava sempre serena.

Nel frattempo la casa si era svuotata. Bill e Fleur erano tornati a Villa Conchiglia, Charlie era ripartito per la Romania e Percy era tornato a vivere nella casa che aveva sempre occupato durante la distanza dalla famiglia. Alla Tana c'erano solo più Molly, i ragazzi e qualche volta George se non era impegnato con il negozio perché Arthur aveva ripreso a lavorare in fretta ed era impegnato a tempo pieno sotto il controllo del Ministro Kingsley.

Le giornate divennero decisamente monotone per Harry, Ron, Hermione e Ginny. Quasi quasi sentivano la mancanza di Voldemort; per anni avevano passato i loro ritrovi a casa Weasley o a Grimmauld Place ad escogitare piani, origliare le riunioni dell'Ordine, opporsi contro tutti quelli che dicevano che erano troppo giovani per combattere contro i Mangiamorte e in qualche modo il tempo era passato velocemente. Con Voldemort morto e i Mangiamorte rimasti ad Azkaban, invece tutto era noioso e sempre uguale.

Li svegliava il canto roco di un vecchio gallo all'alba; i ragazzi si arrabbiavano un po' insultando chiunque incontrassero appena svegli; dopo la colazione uscivano a giocare a Quidditch, ma non riuscivano mai a fare una partita decente perché Hermione era davvero scarsa; finita la partita pranzavano; poi andavano a sonnecchiare un po' nelle loro stanze; appena svegli Hermione li costringeva a fare “un piccolo ripasso” per non dimenticare ciò che avevano imparato a Hogwarts; si faceva sera e arrivava il Signor Weasley con la Gazzetta del Profeta, leggeva ad alta voce gli articoli più importanti, che spesso riguardavano un concerto o il ritrovamento di un vecchio cimelio sportivo e poi tutti andavano a letto. Niente visite da parte di quelli dell'Ordine, niente visite da Luna che abitava solo oltre la collina di fronte alla Tana, niente di niente.

“Mi annoio” esordì Ron l'unica mattina in cui decisero di non giocare a Quidditch perché pioveva e il giardino era diventato un'enorme palude.

Harry era stravaccato sul suo letto, Hermione era seduta sul bracciolo della poltrona e Ginny era seduta a terra sul tappeto.

“Anche noi” risposero all'unisono i ragazzi.

Ron raggiunse la poltrona e si sedette facendo sobbalzare Hermione che era seduta sul bracciolo.

“Sai quando arriva George?” chiese Ginny.

“Mamma ha detto che viene sabato” rispose stancamente il fratello.

“E oggi è solo martedì, vero?” chiese Hermione, come se non lo sapesse.

Harry annuì.

“Se solo ci fosse un'altra evasione da Azkaban, se solo...”

“Harry, non scherzare nemmeno. Per l'amor del cielo! Altri Mangiamorte in libertà? No, grazie” disse Hermione con un brivido.

“Era solo per dire” la tranquillizzò Harry.

“Si, lo...”

“Ho un idea!” esclamò Ginny scattando in piedi e facendo sobbalzare gli altri tre.

“Allora?” chiese Harry annoiato, dopo la deludente proposta di travestire il Demone della soffitta e andare a trovare Murriel, la zia di Ginny e Ron, non si aspettava nulla di meglio.

Un sorriso da orecchio a orecchio apparve sul volto della rossa.

“Andiamo a vedere la finale della Coppa del Mondo” disse Ginny.

“Si e i soldi per i biglietti dove li troviamo?” chiese Ron.

“Oh non credo ci sia bisogno di soldi per avere i biglietti” disse Ginny pensierosa.

“Vuoi scambiarli con una confezione di Cioccocalderoni?” chiese Hermione scettica.

Ginny sbuffò.

Ovviamente no” rispose, incredula che gli altri non avessero capito le sue intenzioni, “Non siamo amici del Ministro della Magia?”

Gli altri annuirono seguendo la logica della ragazza.

“Allora possiamo avere i biglietti gratis, l'avevamo fatto già un paio di anni fa, ricordate?”
Come potevano essersene dimenticati? C'era stata l'irruzione dei Mangiamorte quella notte.

“Non credo che Kingsley ci possa dare i biglietti gratis” disse Hermione razionale.

“E perché?” chiese Ron schierandosi dalla parte della sorella, “Possiamo chiedere anche a Neville e Luna di venire a vedere la partita con noi, ci divertiremo un sacco! E poi... Bulgaria-Canada, sapete da quanti anni è che la Bulgaria non batte il Canada?”

Tutti lo guardarono curiosi, nemmeno Harry e Ginny che erano sempre stati ferrati in materia sapevano la risposta.

“Cinquant'anni” rispose Ron con tono plateale.

“E quindi?” chiese Hermione rovinando la teatralità del momento.

“E quindi” rispose Ron alzando gli occhi al cielo, “Quest'anno le cose cambieranno, perché la Bulgaria ha comprato un certo Ivanoscky, dicono che è allo stesso livello di Krum”

“Giocherà anche Victor?” chiese Hermione.

“Cosa me ne importa se gioca Victor” le fece il verso il rosso, “Gioca Ivanoscky, di Krum possiamo anche farne a meno”

“Sarebbe già stato divertente vedere una partita dei Cannoni di Cundley” commentò Harry.

“Puoi giurarci amico, quest'anno mi sa che la coppa la vinciamo noi!” esclamò Ron, “Però non possiamo andare a vedere tutte e due le partite, io preferirei vedere la Bulgaria”

“Anche io” si inserì Harry.

“Si, anche io, scommetto che perderete!” disse Ginny, che da sempre tifava Irlanda ed era decisamente contro la Bulgaria.

“Si, come no. Ti ricordo che abbiamo Ivanoscky”

La porta si spalancò interrompendo la discussione.

“Chi è Ivanoscky?” chiese il signor Weasley entrando.

“E' un...”

“Non importa, Ron.” lo interruppe sbrigativo il padre, “Tra poco arriverà Kingsley, scendete?”

Il gruppo scese in cucina non capendo bene quello che stava succedendo.

“Signor Weasley è successo qualcosa?” chiese Harry pensando subito ai Mangiamorte.

“No, Harry” rispose l'uomo, facendo avanti e indietro dalla cucina alla piccola sala della Tana.

Molly entrò in cucina, era agitata come il marito.

“Cos'è successo?” chiese Harry alzando un po' il tono della voce, voleva una spiegazione. Era morto qualcun altro? Chi, un altro Weasley? Perché dovevano vedere Kingsley? Era successo qualcosa al Ministero?

Il campanello suonò e la signora Weasley andò ad aprire per poi tornare in cucina accompagnata da George.

Quattro espressioni deluse si dipinsero si volti dei ragazzi.

“Che accoglienza” disse sarcastico George, “Non siete contenti che sono tornato prima?”

“Stiamo aspettando il Ministro” disse Ginny nervosa, “Cos'è successo?”

George diede un morso ad un muffin trovato nella dispensa e non rispose.

“Parla” intimò Ron puntando la bacchetta contro il fratello maggiore.

George sbuffò.

“Non è successo nulla, tranquilli”

“E allora perché sono tutti così agitati?” chiese Hermione.

“Per Teddy, no?” disse George con una scrollata di spalle.

“Ma...” provò Harry.

“Tra poco saprete” troncò George e uscì dalla cucina.

Il campanello suonò ancora, ma Kingsley non era solo, c'era anche Hagrid che portava in grembo quello che sembrava un groviglio di lenzuola.

“Finalmente” sospirò Harry, “Può spiegarci qualcosa signor Ministro?”

Kingsley ridacchiò e Molly lo fece accomodare a tavola.

“Allora?” chiese ancora Harry squadrandolo.

“Prima cosa: non chiamarmi Ministro, seconda cosa: non è successo niente di grave”

“Oggi è un giorno felice!” esclamò Hagrid radioso.

Harry si voltò verso di lui.

“Ciao Hagrid”

“Harry, posso presentarti...” un gesto di Kingsley lo fermò.

“Credo che sia meglio dare delle spiegazioni a tutti” disse il signor Weasley, “Sedetevi tutti”

“Dopo la morte di Remus e Dora il piccolo Ted non è rimasto solo” spiegò Kingsley, “Lo hanno affidato a dei funzionari del Ministero che a loro volta l'hanno lasciato fino a poche ore fa ad una famiglia adottiva. Sono dei lontani parenti di Florian Fortebraccio, fra pochi giorni si trasferiranno all'estero e il bambino ha bisogno di una nuova casa fino a quando il suo tutore non potrà occuparsi di lui”

“E il suo tutore chi sarebbe?” chiese Harry ridendo amaramente, “La moglie di Malfoy? Non credo che abbia le capacità di allevare un bambino, si è visto da come ha cresciuto suo figlio”

Ron rise, ma un occhiataccia da parte della madre lo bloccò.

“Fortunatamente nessuno della famiglia di Dora ha alcun legame con Ted, secondo il Ministero.”

“Ma Andromeda?” si inserì Harry.

“Non è stata segnalata lei come tutrice”

“Sei tu caro” disse la signora Weasley a bassa voce aspettandosi chissà quale reazione.

Harry rimase allibito. Ora tutto tornava, lui era il padrino del piccolo Teddy Lupin, doveva immaginarlo che prima o poi lo avrebbero affidato a lui.

“Ma io a settembre andrò a Hogwarts e poi... Grimmauld Place non è ancora stata controllata, inoltre sono appena maggiorenne non posso occuparmi di un bebè da solo”

“Lo sappiamo” disse Kingsley con un sorriso, “Per questo vivrà qui alla Tana fino a quando tu non avrai finito di studiare e fino a quando non andrai a vivere da solo”

Un lamento ricordò ai presenti lo strano groviglio di lenzuola che Hagrid teneva in grembo.

“Vuoi prenderlo?” chiese Hagrid.

“Ci provo” disse Harry imbarazzato, non aveva mai preso nessun bambino in braccio.

Il mezzogigante srotolò cautamente il fagotto in modo che tutti poterono vedere Teddy. Era piccolo, ma abbastanza robusto per i mesi che, secondo i calcoli di Harry, doveva avere. I capelli erano di un bel rosso vivace, ma appena Harry lo prese in braccio divennero azzurri.

“Ti sta proprio bene in braccio” commentò Ron con un sorriso malizioso.

Harry osservò il suo figlioccio, orgoglioso. Era un bambino bellissimo.

“E se lo affidassimo alla madre di Tonks?” propose il ragazzo dopo qualche istante di silenzio.

Kingsley si stuzzicò un labbro con pollice e indice, pensieroso.

“Non so se ha voglia di allevare un neonato... ha già una certa età e gliene sono successe tante nell'ultimo periodo” disse poi.

“Ne sono successe tante a tutti” constatò Harry, “E poi potrà venire da me tutte le sere una volta finita la scuola... e non credo davvero di essere all'altezza di pannolini e incantesimi di pulizia”

Il gruppo rise a quell'affermazione.

Harry diede il bimbo alla signora Weasley che era pronta con le braccia aperte a coccolarlo.

“Dico seriamente” concluse il Prescelto.

“Sì, forse hai ragione” asserì allora il Kingsley, “Mi occuperò io di parlare ad Andromeda il prima possibile, nel frattempo il bimbo può restare qui?” chiese a Molly.

“Ma certo! Amo questo pulcino” disse con fare materno mentre il piccolo ridacchiava tra le sue braccia.

“Adesso scusatemi, ma dobbiamo andare” disse il Ministro alzandosi, Hagrid lo seguì.

“Ci si vede” disse Hagrid sventolando la manona in direzione dei ragazzi.

I ragazzi risposero al saluto.

Erano tutti intenti a osservare il bambino in braccio alla signora Weasley che nessuno si accorse che gli altri due erano usciti di casa, nessuno tranne Ginny.

La rossa lasciò il gruppo e seguì fuori Kingsley e Hagrid, poco dopo tornò in cucina, allegra più che mai.

“Tenetevi liberi per la fine di Agosto, perché andiamo alla Coppa del Mondo!”



 

NOTA:

Sono felice che vi siano piaciuti i capitoli precedenti, vi ringrazio davvero tanto per le recensioni e per aver messo la storia in una delle categorie.
Ora passiamo al capitolo, sinceramente mi piaceva l'idea della coppa del mondo anche se non so se come i mondiali di calcio per esempio sia ogni 4 anni (come nella mia storia appunto).
Ci tengo a precisare anche che ogni personaggio avrà la rilevanza che ha nei testi originali a tempo e debito, ad esempio magari ora non parlo di Ron e Hermione come coppia, perchè non posso parlare di tutti e di tutto in un solo capitolo, altrimenti verrebbero mille pagine. Quindi non disperate se il vostro personaggio preferito magari in questi primi capitoli vi sembra trascurato o marginale, ci tengo a rispettare i personaggi, la loro valenza e il loro carattere, quindi ognuno di essi avrà una parte fondamentale nella mia storia così come nei libri originali :)

Alla prossima,
Vale

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Capitolo 4
*** Festeggiamenti Inaspettati ***


Capitolo 4- Festeggiamenti inaspettati

Grazie a Ginny i ragazzi ottennero ben sei biglietti per andare a vedere la Coppa del Mondo: uno per Harry, uno per Ron, uno per Hermione, uno per George, uno per il signor Weasley e naturalmente uno per Ginny.

Uno dopo l'altro i giorni passarono in fretta. A differenza di come erano cominciate le vacanze, erano uno diverso dall'altro e questo grazie al piccolo Teddy che imparava ogni volta qualcosa di nuovo. Ormai alla Tana a mezzogiorno avevano già tutti finito di mangiare per seguire i ritmi del neonato e alle nove in punto le luci erano tutte spente.

Una sera Harry riuscì a sgattaiolare fuori dalla camera e raggiungere Ginny sul retro del giardino.

C'era una coperta pesante per terra e la ragazza ci era sdraiata sopra.

“Finalmente” sospirò vedendo arrivare il fidanzato.

“Scusa, Ron si è svegliato per andare a mangiare qualcosa” si scusò Harry sdraiandosi a sua volta sulla coperta.

Il caldo non era affatto cessato e quelle giornate afose e piene di sole ricordavano molto ad Harry l'estate in cui lui e Dudley erano stati attaccati dai Dissennatori.

Era un piacere stare sdraiati a terra a guardare le stelle, ma quella notte lui e Ginny non si erano appartati per guardare le stelle e entrambi lo sapevano.

“Se non ti va me ne parli un'altra volta” disse la rossa prendendo una mano al ragazzo.

“No” disse tranquillamente Harry, aveva fatto una promessa e l'avrebbe mantenuta, “Bene” prese un respiro e cominciò.

Le raccontò la verità sulla profezia, le raccontò degli Horcrux e dei Doni della Morte, poi passò alla parte più dura da ricordare: quella sulla morte di Piton e sui suoi ricordi.

“Silente aveva ragione: è sempre stato dalla nostra parte” concluse e cercò di concentrarsi su una stella particolarmente luminosa sperando di non dover aggiungere altro.

Ginny appoggiò il suo capo alla spalla di Harry.

“Grazie”

“Te l'avevo promesso” rispose Harry.

“Non intendevo quello” disse Ginny, “Grazie per aver fatto finire la guerra. Saresti potuto morire, ci hai mai pensato?”

“Troppe volte” ammise amaramente.

“Sono orgogliosa di te”

Harry si voltò e le diede un bacio sulla bocca.

“E questo perché?” chiese Ginny.

“Perché è bello, non trovi?”

“Si” rispose la ragazza e riappoggiò il capo sulla spalla di Harry.

Rimasero così ancora un po', poi si alzarono e andarono ognuno nelle proprie camere, sollevati e sereni.

* * *

La mattina dopo furono svegliati tutti da Teddy che per l'ennesima volta aveva fame prima dell'ora in cui la signora Weasley aveva stabilito la colazione.

“Anche a me viene fame di notte” brontolò Ron mentre la madre riempiva un biberon di latte con un colpo di bacchetta, “Basta che ritardiamo un po' la cena”

“Teddy non può mangiare quando vuoi tu, Ronald. Ho letto che i bambini di adesso devono seguire dei ritmi ben precisi, l'ha scritto Romulus Altex nel suo ultimo libro”

Ron guardò la madre e sbuffò.

“Io mangio quando ho fame da sempre e non mi sembra di essere cresciuta male” si intromise Ginny.

“No, non sei cresciuta affatto male, cara, ma guarda quelle borse sotto gli occhi”

Ginny arrossì, aveva fatto davvero tardi con Harry.

“Non dirmi che sei stata sveglia tutta la notte per...”

“Stavo leggendo” la fermò la rossa, “Hermione mi ha prestato un libro e non sono riuscita a staccarmi dalle pagine fino a quando non l'ho finito”

“Oh... meno male” sospirò la signora Weasley prendendo in braccio Teddy e incominciando a dargli il latte, “Pensavo che avessi passato la notte a lucidare la scopa, come avevi fatto quando Charlie ti aveva insegnato a volare”

Ginny rise, sollevata.

“No, tranquilla, l'ho fatto solo quella volta”

Harry guardò Ginny divertito e lei ricambiò lo sguardo, per un attimo avevano pensato tutti e due che Molly li avesse visti.

Mentre ormai i ragazzi avevano quasi finito di fare colazione arrivò dal lavoro il signor Weasley che aveva appena terminato il turno di notte.

“Buongiorno ragazzi!” salutò entrando, “Davanti alla porta ho trovato queste, arrivano da Hogwarts” e così dicendo distribuì le classiche lettere con l'elenco del materiale da acquistare ai ragazzi.

Harry aprì la sua e cominciò a leggere. Oltre al solito elenco dei libri c'erano altri due fogli, lesse il primo.

 

Corsi facoltativi

Per tutti i ragazzi dell'ultimo anno si ricorda che è possibile l'iscrizione ad uno dei seguenti corsi:

Aritmanzia di Grado Avanzato,

Legilimanzia (solo per studenti con Eccezionale in almeno cinque materie),

Leggi e Legislatura Magica,

Auror,

Divinazione: Profezie e Previsione del Futuro,

Animago,

 

e in più tutti gli approfondimenti di ogni materia obbligatoria.

 

I nominativi per le iscrizioni a tutti i corsi verranno presi il primo giorno di lezione.

Cordiali saluti,

Minerva McGrannitt.

 

“Non mi ha mai detto nessuno che al settimo anno c'erano dei corsi facoltativi!” esclamò Ron eccitato.

“Perché non ci sono mai stati” spiegò Arthur, “Sono in vigore da quest'anno perché con la cattura di massa dei Mangiamorte ci sono molti posti liberi al Ministero e ci servono dei nuovi dipendenti”

“Beh, qualsiasi sia il motivo devono essere tutti fortissimi! Animago! Vi immaginate me trasformato in leone?”

“Prova a iscriverti a quel corso e non tornerai più a casa, Ronald” disse Molly, “Dovresti fare qualcosa che serva per il tuo futuro, non so... Auror dev'essere interessante”

“Teddy come fai a stare così tranquillo in braccio a lei?” chiese Ron.

Il piccolo staccò la bocca dal biberon e fece un sorriso a Ron mentre i capelli gli diventavano da blu a verdi, poi riprese a succhiare.

“Tu Hermione? Cosa pensi di fare?” chiese Ginny all'amica.

Hermione non mosse un muscolo e rimase con gli occhi puntati sul foglio che teneva in mano.

“Cara, tutto bene?” chiese Molly.

“S... si... credo...”

“E' diventata Caposcuola!” gridò Ginny dopo aver letto ciò che Hermione aveva in mano.

“Oh... ma è meraviglioso!” esclamò la signora Weasley lasciando il bambino al marito e andando ad abbracciare la ragazza.

“Congratulazioni” disse Harry.

“E voi?”chiese Arthur, “Ron, Ginny, Harry, novità?”

“Ancora capitano” disse Harry dando una lettura veloce all'ultimo foglio.

“Prefetto!” dissero all'unisono i due fratelli.

Ci fu un momento di felicità collettiva, poi i due ragazzi realizzarono.

“Io non faccio il Prefetto con questa qua” protestò Ron.

“Nemmeno io voglio essere Prefetto con Ron” disse Ginny di rimando.

Harry ed Hermione risero.

“Non dovrete condividere niente” disse Molly.

“No, certo” commentò Ginny sarcastica, “Dovremo solo fare il viaggio intero da Londra a Hogwarts chiusi nello stesso scompartimento cercando di non litigare e poi dovremo organizzare la maggior parte delle cose che avverranno a scuola... Non staremo mai insieme, no...”

“Sarà fantastico” disse Hermione.

“Lo dici solo perché non devi dividere i compiti con un idiota come Ron” sbuffò Ginny.

“Domani sera invitiamo un po' tutti per festeggiare, ok?” li interruppe Molly.

“Non credo ce ne sia bisogno signora Weasley” disse Harry, non voleva farla affaticare più di quanto già non facesse per tenere a bada Teddy.

“Non è un disturbo”

“Una torta andrà bene” disse Harry e lei parve rassegnarsi.

 

Molly prese Harry alla lettera e per la sera fece un enorme torta con la sua foto accompagnata da quelle di Ron, Hermione e Ginny.

Ovviamente era presente quasi tutta la famiglia e tutti si preoccuparono di fare gli auguri a Harry che avrebbe compiuto gli anni la settimana dopo.

“Non fategli gli auguri” disse Molly arrabbiata, “Faremo una festa per il suo compleanno e inviteremo anche Hagrid, Kingsley, la signora Paciock con Neville e il signor Lovegood con sua figlia”

Harry provò ancora a protestare, ma ovviamente fu tutto inutile e la sera del trentun luglio si dovette preparare per festeggiare i suoi diciotto anni.



NOTE:
E rieccomi! Posto un po' di fretta siccome tra poche ore uscirò per andare al concerto di Marco Mengoni, ma ci tenevo a lasciarvi un capitolo e non ritardare.
Come avevo detto ci tengo a mantenere i personaggi IC però volevo farli andare a scuola e quindi cambiare un po' le cose, spero che non vi dispiaccia questo cambiamento e che il capitolo vi piaccia :)

A presto e grazie per il sostegno che mi date con recensioni, visualizzazioni e categorie.

-Vale

 

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Capitolo 5
*** Regali di Compleanno ***


Capitolo 5- Regali di compleanno

Harry si stava allacciando le scarpe a mano, perché con la magia non aveva ancora imparato, quando gli balenò in mente che se fosse stato con i Dursley forse avrebbe festeggiato i suoi diciott'anni con un brutto paio di calzini dismessi di zio Vernon e magari, visto che per i babbani a diciott'anni si diventava maggiorenni lo avrebbero anche lasciato solo in casa un po' di più. Avrebbe fatto zapping tutto il tempo e avrebbe giocato a quei stupidi giochi per il computer di Dudley e dopo avrebbe saccheggiato il frigorifero mangiando fino a scoppiare a addormentandosi sul morbido divano della cucina, per poi svegliarsi di soprassalto sentendo il rumore dell'auto degli zii.

Harry rise fra sé: come poteva anche solo pensare che avrebbe potuto fare una cosa simile? Se anche fosse tornato a Privet Drive non avrebbe trovato nessuno al numero 4, forse non avrebbe nemmeno più trovato la casa...

“Harry, ci sei?” chiese Ron entrando nella camera che condividevano dalla fine della guerra.

“Sì, adesso arrivo” disse Harry, poi prese il mokessino che si era tolto dal collo poco prima e lo mise sotto il cuscino. Non c'era più nulla nello strano sacchetto che gli aveva regalato Hagrid, però gli sembrava strano non indossarlo o lasciarlo sotto gli occhi di tutti, perciò se non lo portava con sé lo nascondeva sotto il cuscino o fra le coperte del letto.

I due ragazzi scesero e uscirono in giardino.

“Harry!” esclamò una voce che Harry non riuscì a collegare a nessuno della famiglia Weasley.

Il Prescelto si guardò intorno e vide che c'erano Luna e il signor Lovegood e poco più in là c'era Neville con quella che, probabilmente, doveva essere sua nonna.

“Ehi! Non pensavo venissi anche voi!” disse Harry salutando gli amici.

“Non potevo non venire, mia nonna mi ha praticamente obbligato”

“Certo caro” parlò la diretta interessata. Somigliava molto al nipote, ma era di una spanna più bassa e dimostrava ogni singolo anno che poteva avere.

“Buonasera signora Paciock” salutò Harry.

“Salve caro e tanti, tantissimi auguri” disse la donna porgendogli un pacchetto blu.

“Oh... non dovevate” ringraziò Harry prendendo in mano il pacco.

“Devi solo ringraziare lei” disse Neville, “Il mio è questo, la nonna a voluto fartene uno a parte” spiegò.

Harry prese anche il pacchetto rosso e si diresse verso il grande tavolo sotto il gazebo che avevano montato nel pomeriggio George e il signor Weasley, poi appoggiò i regali vicino al piatto e si sedette fra Ginny e George, mentre Ron, Hermione, Luna e Neville si sedettero di fronte a loro.

“Forza prendete!” disse Molly facendo apparire con un colpo di bacchetta piatti pieni di pietanze dall'aspetto invitante.

I presenti cominciarono a servirsi e le conversazioni fra i vari gruppetti risuonarono nel giardino per molto tempo.

C'era il signor Weasley che parlava con Kingsley, Bill e Percy di lavoro. Fleur, la nonna di Neville e la signora Weasley che mentre cullavano un po' per una il piccolo Teddy, battibeccavano su qualcosa, probabilmente su una ricetta e ognuna delle tre sosteneva di avere la versione originale, Hagrid e il signor Lovegood invece parlavano di Ricciocorni Schiantosi e il mezzogigante affermava pienamente l'inesistenza di una creatura del genere e poi c'erano Ginny, Luna, Neville, Hermione, George, Ron ed Harry che chiacchieravano dell'imminente Coppa del Mondo.

“Non so se riesco a liberarmi per due giorni” sospirò George.

“Devi farlo!” esclamò la sorella.

“Ginny, ho detto che non so se posso” disse ancora George, aggiungendo poi sottovoce: “Il negozio è diventato un casino in queste ultime settimane”

“Se avete bisogno di una mano...”

“No, grazie Hermione” disse George mettendosi una salsiccia nel piatto.

“Faremo comunque in modo che tu possa venire” disse Ron.

“Non è così semplice” disse serio il fratello, “Potete portare Neville al mio posto!”

“Grazie ma quest'anno io e Luna abbiamo deciso di... ehm...”

“Andare in vacanza insieme” completò la ragazza, “Mio padre e sua nonna sono diventati molto amici, così andiamo una settimana in Irlanda”

Ron lanciò hai due un occhiata eloquente.

“Scommetto che passerete un sacco di tempo da soli...”

Entrambi i ragazzi arrossirono e si alzarono da tavola inventandosi una scusa e andando in direzioni diverse.

“Potevi stare zitto per una volta” lo rimbeccò Hermione tirandogli una gomitata nel fianco.

“Scusa, ma è la verità. Non avete notato quanto sono stati vicini questa sera?”

Harry non rispose. Se si teneva conto della vicinanza durante tutte quelle settimane aveva visto Hermione e Ron divisi davvero poche volte e la stessa cosa si poteva dire di lui e Ginny.

Quando tutte le pance furono piene a Harry toccò aprire tutti i regali.

Il primo che scartò fu una grossa scatola da parte di Bill e Fleur che conteneva un nuovo kit per la pulizia dei manici di scopa, ricevette uno strano amuleto da Luna e suo padre, un assortimento di dolci da Neville e uno di scherzi da George, una nuova divisa da cercatore da parte dei signori Weasley, un libro sulle creature magiche della Gran Bretagna da Hagrid, un piccolo scrigno che diventava invisibile al comando del proprietario dalla nonna di Neville, un set per preparare pozioni da Hermione e una confezione di Cioccorane e dolci vari da parte di Ron e Ginny.

Harry non si sentiva così sereno da tantissimo tempo. Esattamente un anno prima stava per affrontare il mondo lontano dal castello e molte volte aveva creduto di non sopravvivere, invece ce l'aveva fatta.

La serata si concluse con il classico coro di “tanti auguri” cantato anche dalla puffola pigmea di Ginny., poi tutti gli ospiti tornarono a casa tranne George che dopo che la madre ebbe insistito parecchio decise di rimanere a dormire lì.

Harry diede la buonanotte alle ragazze e poi seguì Ron nella camera che dividevano. Si chiuse la porta alle spalle e si gettò sul letto, stanchissimo.

“Harry, ti devo ancora dare una cosa” disse Ron.

“Oh... bastavano i dolci” rispose Harry tenendo gli occhi chiusi.

“Non è un regalo di compleanno, non proprio”

Harry riaprì gli occhi e si mise seduto, qualcosa nel tono dell'amico lo preoccupava.

“C'è qualcosa che non mi hai detto, Ron?”

Le orecchie del rosso si infuocarono.

“Io... beh... volevo... ma...” si zittì e frugò sotto il materasso del proprio letto, poco dopo riemerse con qualcosa stretto nel pugno, “Tieni”

Harry guardò la mano di Ron per qualche istante.

C'era una bacchetta spezzata a metà... non poteva essere altro che la Bacchetta di Sambuco.

“Cos'è?” chiese temendo la risposta.

“Mi spiace, io...”

“Ron, se l'avevo distrutta c'era un motivo!” esclamò Harry, era furibondo. Era stato tradito dal suo migliore amico.

“Tanto non si può aggiustare” disse Ron.

“Non mi importa! La magia di cui era impregnata c'è ancora, non lo capisci?!”

“Scu...”
“E poi come hai fatto a trovarla? L'avevo...”

“Ci siamo divisi per mettere a posto le rovine del castello, no?” disse Ron, “Ma tu ovviamente eri troppo impegnato ad auto-commiserarti, non è così ?”

Harry guardò Ron negli occhi color nocciola, il suo sguardo era carico di rancore.

“Non mi auto-commiseravo affatto”

“E invece si” sputò Ron, “Quando nella Sala Grande era pieno di morti tu dov'eri? ” il ragazzo attese, come se volesse dare tempo all'altro di ricordarsi quel momento, poi continuò, “Eri a baciare mia sorella”

Harry si voltò di scatto, puntò la bacchetta contro la porta e pronunciò l'incantesimo Muffliato.

“Bravo” rise amaramente Ron, “Ti vergogni perché ti facevi mia sorella mentre io e mia madre piangevamo sul corpo di Fred?”

Era troppo. Ron stava davvero esagerando ed era tutta colpa di quella bacchetta.

“Stai parlando di tua sorella Ron” disse Harry cercando di calmarsi.

Ron abbassò lo sguardo.

“Ora ho capito perché hai preso la bacchetta, ovunque tu l'abbia trovata”

“Sì. Perché l'avrei fatto? Sentiamo un po'” lo sfidò il rosso.

“Perché sei geloso. Lo sei sempre stato”

L'espressione sul volto di Ron si indurì.

“Ho notato l'espressione che hai avuto quando ho detto che non la volevo. Sei tu quello che vuole il potere... i soldi...”

Ron stava per gettare le due parti della bacchetta a terra quando Harry lo fermò.

“Tienila pure. Hai detto quello che pensi di me, è finita. Sono stato un idiota ad arrabbiarmi perché l'hai tenuta tutto questo tempo senza dirmelo e tu sei stato ancora più idiota per aver finto di essere mio amico e poi pensare quelle cose...”

“Ma...”

“Non preoccuparti, domani mi trasferisco nella camera di George” disse Harry, poi prese il mokessino vuoto da sotto il cuscino e si diresse verso la porta. Spinse in giù la maniglia e uscì dalla stanza, “Ah... grazie per il bellissimo regalo di compleanno”

 

Intanto, dall'altra parte della casa le cose non andavano meglio.

Ginny era andata nella stanza di George, voleva sapere la verità, doveva saperla.

Entrò senza bussare e trovò George sdraiato sul letto che era appartenuto a Fred.

“Che ci fai lì?” chiese secca Ginny chiudendosi la porta alle spalle.

“Tu piuttosto, che ci fai qui? E' la mia stanza”

“Intendevo: che ci fai su quel letto?” disse ancora Ginny osservando il fratello con aria torva.

“E' il mio” rispose distratto George.

“Non sono una stupida” rispose la ragazza avvicinandosi al letto che era appartenuto al fratello defunto e sedendosi su un bordo del materasso.

“Mi sembra un secolo che non entro in questa stanza” disse dopo un po'.

George non disse niente, ma si voltò dall'altra parte mostrando la schiena alla sorella.

“Scusa se sono piombata qui così, io... sono solo preoccupata per te”

“Non ce n'é bisogno” sbottò lui.

“Invece si, perché lui manca pure a te anche se non lo dici”

George si voltò e si spostò da una parte, lasciando un po' di spazio alla sorella.
“Vieni” disse.

Ginny si coricò affianco a lui mettendo la testa nell'incavo dell'ascella del fratello.

“Cosa sta succedendo al negozio?”

“Niente” sospirò George, “Sul serio, è solo che... la mancanza di... Fred si comincia a sentire”

“Ti voglio bene George” disse Ginny accoccolandosi di più a lui.

“Questa me la segno” ridacchiò il ragazzo, “Forse è la prima volta che dici di volermi bene”

“Già e...” il sorriso sul volto di Ginny si spense e la ragazza si alzò, “Per la barba di Merlino...”

“Che c'è?” chiese Geroge.

“Harry”

“Harry?”

“Si, Harry, dovevo... uffa! Hermione mi aveva anche liberato la stanza...”

“Cosa? Mi sono perso qualche passaggio”

La rossa alzò gli occhi al cielo.

“Io ed Harry...”

“Lo so, si capisce benissimo”

Ginny arrossì violentemente.

“Non preoccuparti” la rassicurò il fratello, “Mamma e papà non hanno intuito niente”

Ginny abbassò lo sguardo e disse.

“Beh... come regalo di compleanno volevo invitarlo a dormire in camera mia”

George scoppiò a ridere.

“E' la cosa più assurda che abbia mai sentito” si giustificò vedendo la ragazza nella tipica espressione imbronciata, “Non si invitano le persone a... fare quelle cose

“Io non avevo intenzione di fare nulla” sbottò Ginny.

“Si, come no...” annuì il ragazzo.

“Dico sul serio”

“E allora cosa aspetti? Hai una notte di fuoco da passare, vai!”

Ginny uscì dalla stanza ridendo.

Stava scendendo le scale quando incontrò Harry che saliva.

“Harry”

“Ginny”

“Dove stai andando?”

“Oh... io... Ron, sai ha mangiato...”

“Ok, ho capito, non continuare”

“Allora buonanotte” salutò Harry.

“Buonanotte... Ah... Harry?”

“Si?” chiese lui voltandosi indietro.

“Potresti di dormire da me, in soffitta c'è Hermione... era il mio regalo di compleanno”

Harry annuì e cercò di sorridere, poi seguì la ragazza fin nella sua stanza.



 

NOTE:

Spero che anche questo capitolo  sia piaciuto anche se è un po' strano... Per quanto riguarda Neville e Luna non vi preoccupate, poi ovviamente sarà tutto come ha stabilito la Rowling.
Ron. Qualcuno in una recensione mi aveva detto che sembrava un personaggio troppo marginale e io gli avevo detto di aspettare qualche capitolo, ed ecco che Ron diventa fondamentale per la trama.
Ma passiamo a George e Ginny, spero di averli resi completamente IC, perchè sono personaggi assieme a Ron ai quali tengo particolarmente.

Finisco qui perchè altrimenti vengono delle note lunghissime :)

A presto
Scusate per la pessima impaginazione, ma non riesco a capire perchè mi da evidenziato anche il primo paragrafo siccome nella schermata dell'editor viene come tutto il resto... sono impedita. Non so cos'abbia l'editor oggi, mi sta facendo impazzire. Scusate ancora, se riesco cercherò di risolvere il problema.
-Vale

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Capitolo 6
*** Basta Accontentarsi delle Piccole Cose ***


Capitolo 6- Basta accontentarsi delle piccole cose

Harry e Ginny erano nella camera della rossa.

La ragazza cominciò a spogliarsi mentre Harry si andava a sedere sul davanzale della finestra incurante di ciò che aveva escogitato la rossa.

“Ti fa così schifo guardarmi?” chiese Ginny dopo alcuni istanti.

Harry alzò lo sguardo: Ginny aveva un paio di pantaloncini molto corti che le scoprivano le gambe e una canottiera leggera con le spalline strette, entrambi erano color panna.

“No, scusa. Hai ragione, perdonami” disse svelto Harry e cominciò a togliersi la maglietta.

“Se non vuoi rimanere con me l'uscita è da quella parte!” esclamò Ginny osservandolo.

“Dai... non fare così” disse Harry riallacciandosi svelto i jeans e andandole vicino.

“Cosa c'è?” chiese la rossa scocciata.

“Niente...”

“Dimmelo”gli impose lei con uno sguardo eloquente.

“Ho litigato con tuo fratello, tutto qui” tagliò corto Harry voltandosi di spalle e togliendosi i pantaloni, poi entrò nel letto di Hermione che Ginny aveva rapidamente unito all'altro poco prima, “Adesso vieni qui”

“Avete litigato per me e te?” chiese Ginny con le braccia incrociate al petto.

“No, vieni” disse ancora Harry.

“E perché?”

“Ginny, non ha importanza, adesso vieni qui...”

“No, io non mi metto nel letto se tu non mi racconti tutto”

Harry la guardò spiazzato e lei sorrise compiaciuta.

“Vieni nel letto” sospirò Harry, “E spegni la luce o tua madre verrà a controllare se tu ed Hermione dormite e troverà me”

Ginny lo raggiunse sotto le coperte.

“Ron ha la bacchetta di Sambuco” spiegò.

“Non può essere, l'hai spezzata e gettata via, ricordi?” disse Ginny comprensiva.

“Me l'ha fatta vedere” sussurrò Harry nel buio, “L'ha trovata mentre mettevamo a posto l'esterno del castello”

“Mio fratello è un idiota” sentenziò Ginny.

“Si” disse Harry pensieroso.

“E poi?” chiese Ginny puntellando il gomito sinistro sul cuscino e sostenendosi il capo con una mano.

“E poi cosa?” chiese Harry cominciando a fissare il soffitto, non voleva dirle quello che gli aveva rinfacciato Ron.

“E poi niente”

“Ma non è pericolosa vero? La bacchetta... è spezzata, non può fare magie, vero?”

“No, non credo”

I due rimasero ognuno immerso nei propri pensieri per qualche minuto, poi Ginny si avvicino di più al fidanzato.

“Harry?”

Il ragazzo la guardò, era a pochi centimetri da lui, poteva sentire il calore del suo corpo.

“E' la prima volta che siamo insieme nello stesso letto”

Harry sorrise, si era fatto talmente prendere dalle parole di Ron che non aveva quasi considerato per niente Ginny.

“Hai ragione” disse e la consapevolezza di essere quasi nudi sotto le coperte fece risvegliare la bestiolina che da tanto tempo non ruggiva di felicità.

Ginny si avvicinò e appoggiò il capo sul petto nudo del ragazzo.

Harry provò un brivido e il suo respiro cominciò a diventare irregolare, prese coraggio e circondò Ginny con le braccia. In quel momento erano vicinissimi. Probabilmente Ginny sentì che il battito del cuore di Harry era irregolare perché ad un tratto gli soffiò all'orecchio:

“Tranquillo, per il resto è ancora presto”

Harry sorrise e gli schioccò un bacio sulla fronte.

“Adesso dormi” disse poco dopo stringendola a sé.

“Buonanotte”

* * *

La mattina dopo Harry e Ginny si svegliarono sereni e riposati, ma erano gli unici a sentirsi bene, perché, a quanto pareva, erano gli unici a non aver passato una nottataccia. I Signori Weasley erano stati svegli perché Teddy aveva pianto tutta la notte. Hermione non era riuscita a dormire per la puzza del demone nella soffitta e Harry si sentì in colpa quando la ragazza entrando in cucina per la colazione sbiancò e corse in bagno senza dare spiegazioni. George era riuscito a riposare poche ore, perché aveva ricevuto un Patronus dal negozio e alle quattro era già uscito da casa lasciando un biglietto sul tavolo.

“Sarà successo qualcosa?” chiese Ginny mentre la madre le metteva nel piatto un uovo fritto.

“No, cara. Stai tranquilla, ha scritto che doveva aprire lui perché la ragazza che aveva il primo turno è rimasta a casa, malata. Tutto qui.”

Ginny parve rassicurata quindi cominciò a mangiare.

Molly stava servendo anche Harry quando Ron entrò in cucina. Aveva le borse sotto gli occhi ed era vestito come la sera prima, segno che non doveva nemmeno essersi messo nel letto.

Harry squadrò il rosso che al posto di sedersi vicino a lui si mise vicino al padre e non lo degnò di uno sguardo.

“George ed Hermione?” chiese.

“George...” il signor Weasley si fermò per sbadigliare, “George è dovuto andare in negozio prima e Hermione dovrebbe essere in bagno, credo che non si senta molto bene”

“Si...” annuì Molly stancamente, “Non è che stai male anche tu? Hai una faccia! Forse è qualcosa che avete mangiato”

“Ehm... no, mamma, non credo che sia quello che abbiamo mangiato, perché... a me è venuto solo un gran mal di testa” inventò, “Adesso infatti torno a letto”

Harry gli lanciò un occhiataccia e lui si alzò e lasciò la cucina.

“Cos'è successo questa notte che siamo tutti così?” chiese il signor Weasley, “Gli unici che sembrano di aver dormito sembrate voi due cosa avete combinato?”

“Niente” risposero all'unisono Ginny e Harry.

“Cioè” cominciò la figlia, “Abbiamo dormito”

Harry abbassò lo sguardo e sorrise perché il signor Weasley si era di nuovo interrotto per sbadigliare.

“Avete già deciso con chi andare alla Coppa?” chiese poco dopo stropicciandosi gli occhi, “George non verrà, lo sapete vero?”

“Si, ce lo ha detto ieri sera” rispose Harry.

“Però non sappiamo con chi andare” continuò Ginny, “Né Luna né Neville ci sono e Charlie non torna più dalla Romania fino a Natale, vero?”

Molly annuì assonnata.

Un pianto ruppe la quiete.

“Oh, no...” mormorò Arthur.

“Vado io caro” sospirò Molly andando verso le scale che portavano al piano superiore.

“Aspettami, vengo anch'io. Devo prepararmi per il lavoro” disse il marito e seguì la donna su per le scale.

Harry posò la forchetta e si rivolse a Ginny che ormai era l'unica rimasta nella stanza.

“Dobbiamo fare qualcosa per Teddy” disse, “Non può piangere tutto il tempo... Ti va se lo teniamo noi tutto il giorno? Tua madre si riposerà un po'”

Ginny scosse il capo.

“Conosco mia madre meglio di te, non accetterà mai. Già me la immagino: Harry caro, no. Hai sconfitto Lord Voldemort, non puoi perdere tempo con un lattante...

Harry rise, un paio di mesi prima non si sarebbe ma immaginato di scherzare su Voldemort e invece era lì con Ginny e non si era mai sentito più felice.

“Provare non costa nulla, no?”

“Non ti arrabbiare se poi ti dirò: te l'avevo detto” disse la rossa con un alzata di spalle.

“Se non accetterà le dirò di andare fino a Diagon Alley per comprarci i libri, così potrà passare a salutare George al negozio... Non potrà dirmi di no e sarà di sicuro meno stancante che badare a Teddy”

“Teddy, qualcuno ti sta chiamando” disse la signora Weasley scendendo le scale con il bimbo in braccio.

“Eccolo!” esclamò Ginny prendendo in braccio il piccolo.

“Signora Weasley, potremmo tenere noi Teddy, almeno per oggi” cominciò Harry.

“Non è quello che fate sempre?” chiese Molly chiudendo il biberon con un colpo di bacchetta.

“Beh... no” riprese Harry, “Potrebbe uscire e magari andare fino a Diagon Alley, potrà salutare George e comprare i nostri libri per la scuola. Noi terremo Teddy a casa”

“Ma domani non dovete andare alla Coppa del Mondo? Non vi riposate oggi?”

“Mamma dobbiamo andare a vedere una partita, mica la dobbiamo giocare!” esclamò Ginny portando di nuovo Teddy dalla madre.

Harry sorrise.

“Ginny ha ragione”

La signora Weasley non parve convinta.

“Sarà solo per oggi...” continuò a persuaderla Harry, “E potrà andare a trovare George... E cercherò di parlare con Kingsley, così Teddy potrà andare da Andromeda se per lei non è un problema, altrimenti troveremo una soluzione”

“Oh... va bene” cedette, “Però poi non lamentatevi se vi sporca di vomito”

I due ragazzi scoppiarono a ridere e Molly alzò gli occhi al cielo.

Mezz'ora dopo i signori Weasley erano usciti di casa lasciando Ron e Hermione nelle proprie camere e Harry, Ginny e Teddy in cucina.

“Allora, cosa facciamo?” chiese Ginny giocherellando con un pupazzo a forma di coniglio del bambino.

“Gli insegniamo a volare” disse Harry euforico.

“Come se non sa nemmeno reggersi in piedi?” chiese Ginny.

“Giusto... allora gli insegniamo a camminare” ritentò Harry.

“Imparerà col tempo. Adesso è ancora troppo piccolo”

“Allora proponi qualcosa tu” disse Harry rassegnato.

Ginny si avvicinò al fidanzato.

“Usciamo in giardino... Io mi porto un libro... Teddy gioca con il Mago Coniglio e tu dai la caccia a tutti gli gnomi che dicono le parolacce”

“Sembra divertente” sorrise il ragazzo e andò a prendere imbraccio Teddy, “Portaci la coperta e il Mago Coniglio, noi usciamo”

Teddy cominciò a ridere come un matto e i suoi capelli divennero blu elettrico.

“Noi usciamo, ciao!” poi si rivolse al bimbo, “Teddy, di' ciao a Ginny”

Teddy lo fissò sorridendo.

“Non lo dirà mai” ridacchiò la rossa e Harry uscì.

Passarono una mattinata divertentissima. Ginny si portò un libro da leggere, ma Harry glielo portò via dalle mani e si fece rincorrere per tutto il giardino dalla ragazza mentre Teddy tirava per le gambe uno gnomo particolarmente grassoccio e brutto.

“E' una fortuna che non l'abbia morso” disse Ginny mentre rientravano per il pranzo.

“Oh, dai... era solo uno gnomo” disse Harry.

“Avrebbe potuto fargli male” replicò la ragazza stringendo il bambino a sé.

“Adesso stai tranquilla, non è successo niente e poi Teddy...”

“Non mi importa se non è successo niente!” esclamò Ginny, “Siamo stati degli stupidi a giocare in quel modo, prima” aggiunse con un tono più basso mettendo Teddy nel seggiolone e cominciando ad apparecchiare tavola con dei colpi di bacchetta.

“Dai, non arrabbiarti. Non voglio litigare anche con te” disse Harry, “Mi basta già non parlare con Ron”

Ginny si rabbuiò.

“Se vuoi provo a farlo ragionare. Magari capisce che non doveva prendere la bacchetta e...”

“No. L'ha capito nel momento in cui me ne sono andato” la interruppe Harry.

“Oh... Guarda” disse poi la ragazza interrompendolo.

Harry guardò Teddy che si era addormentato con la testa a penzoloni da un lato.

“Lo porto di sopra” disse Ginny prendendolo delicatamente in braccio, poi si guardò in giro e, assicuratasi che né Ron né Hermione fossero vicini, diede un lieve bacio sulla bocca al fidanzato, “Con mio fratello si aggiusterà tutto”

“Lo spero” disse Harry dando una carezza a Teddy e lasciando che Ginny lo portasse a letto.




NOTE:
Ciao a tutti!
Sono stata molto, moooolto indecisa se pubblicare questo capitolo o riassumerlo e aggiungerlo come intro a quello successivo, poi però alla fine ho detto "perchè devo togliere certi momenti?" e quindi, anche se è solamente un capitolo di passaggio ho deciso di pubblicarlo.
Harry sta cambiando, non può più essere spensierato ora che sa che la bacchetta è così vicina a lui e alle persone che gli vogliono bene. Spero come sempre di essere stata IC per ogni personaggio e di non aver scritto cose che non stanno né in cielo né in terra.
Per quanto riguarda Ginny ed Harry come coppia, secondo me sono ancora insicuri e non sono proprio a loro agio insieme e soli... lo so che molte ff parlano esclusivamente di loro che "fanno robe" e vivono esclusivamente per il loro amore, ma secondo me la Rowling non li ha disegnati così e comunque stiamo parlando di ragazzi degli anni 90 appena maggiorenni che hanno vissuto una guerra e tante morti e quindi (sempre secondo ciò che penso io) "fare robe" e dedicarsi esclusivamente alla loro "vita di coppia" non è la loro priorità.
In questo capitolo viene anche fuori il lato materno di Ginny e spero che vi piaccia.
Il proseguimento sarà dedicato alla Coppa del Mondo, curiosi?

Lasciatemi il vostro parere e anche le critiche e i miglioramenti che vorreste, servono per crescere e migliorare!

Non so quando riuscirò ad aggiornare, perchè sono molto impegnata tra il lavoro, lo studio e la pagina instagram (my_crazy_world_of_nailart) e non voglio tralasciare nulla, spero comunque di riuscire a mantenere i due aggiornamenti settimanali, anche se i giorni varieranno di volta in volta.

A presto
-Vale

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Capitolo 7
*** La Coppa del Mondo ***


Capitolo 7- La Coppa del Mondo

Harry e Ginny si svegliarono presto quella mattina perché solamente un'ora dopo sarebbero dovuti essere al campeggio dove avrebbero dormito dopo la Coppa del Mondo di Quidditch. Sarebbero stati gli unici ad andarci con l'accompagnamento di Arthur, Ron infatti era andato ad aiutare George al negozio con la scusa che c'erano tanti scatoloni da spostare e Hermione lo aveva imitato per fargli compagnia.

Quando scesero in cucina una spiacevole sorpresa li accolse.

“Mamma, dov'è papà?” chiese Ginny sedendosi a tavola.

“Tuo padre è dovuto andare al Ministero un quarto d'ora fa, dovrete andare da soli, mi spiace.”

“E' successo qualcosa?” chiese Harry preoccupato, si ricordava perfettamente quello che era successo quattro anni prima.

“No, Harry caro, tranquillo” rispose Molly con un sorriso, “E' solo che è andato in tilt il metodo di comunicazione che usano al Ministero... i foglietti volanti, sai... Beh, Kingsley ha chiamato Arthur per dargli una mano perché da sono non può rimettere tutto a posto”

“Ma non si poteva rimandare?” chiese Ginny, “Prima George che è occupato con il lavoro, poi Ron ed Hermione che sono occupati con il lavoro di George e adesso papà che è occupato con il lavoro di Kingsley. La gente non può sistemarsi i suoi problemi da sola?”

Harry sorrise, era tipico di Ginny arrabbiarsi per una cosa del genere.

“Ginny non cascherà il mondo se andate da soli alla Coppa, al massimo io mi preoccuperò un po' di più, tutto qui”

“Non è questo il punto” ribatté la rossa, “Avevamo deciso di andarci tutti insieme? Bene. Anche Kingsley lo sapeva, è lui che ci ha dato i biglietti!”

“E infatti si è già scusato con tuo padre per l'inconveniente” disse la madre calma.

“Però lui la partita la vedrà comunque perché non ha bisogno di una tenda nel campeggio. Papà invece si”

Harry, che era stato zitto per tutta la durata della discussione intervenne.

“Ehm... se vogliamo entrare dobbiamo sbrigarci a partire, Ginny”

“Si, vado a prendere la borsa” disse la rossa e salì subito le scale.

Harry fece per alzarsi, ma la signora Weasley lo fermò.

“Harry caro, conto su di te”

Il ragazzo sorrise imbarazzato.

“Non cacciatevi nei guai”

* * *

Harry e Ginny erano appena arrivati, grazie ad un vecchio sottovaso Passaporta, su una verdeggiante collina.

“Dovrebbe essere da quella parte” disse Harry indicando un boschetto sulla sinistra.

I ragazzi si incamminarono e dopo una decina di minuti arrivarono a destinazione.

Il rado boschetto di giovani alberi sembrava deserto all'apparenza, ma con un semplice incantesimo di riconoscimento Ginny riuscì a rendere visibile un ometto calvo dai lunghi baffi biondi, seduto ad una scrivania in legno, che scribacchiava senza sosta su dei rotoli di pergamena.

“Nome?” chiese l'uomo senza alzare gli occhi dal suo lavoro.

“Weasley” rispose Ginny e il mago annotò.

“Bacchette?”

I due ragazzi porsero le bacchette al funzionario, che prima le osservò un po', poi alzò lo sguardo meravigliato ed euforico al tempo stesso.

“Harry Potter” mormorò.

Il ragazzo lo guardò un po' imbarazzato. Era sempre stato al centro delle chiacchiere di tutti, ma quella era la prima volta che qualcuno lo osservava in quel modo.

“Bene...” si ricompose il mago riprendendo a muovere freneticamente la piuma sulla pergamena.

“Potete prendere queste” e porse le bacchette a Harry e Ginny, “Bene...” ripeté e una specie di grande cornice con un liquido argenteo all'interno apparve affianco a lui.

Harry la osservò.

Sembrava uno specchio, solo che al posto di riflettere le immagini faceva vedere quello che, probabilmente, c'era oltre.

“Potete andare. Il vostro posto è il 712. Buon divertimento e... Signor Potter: grazie infine per tutto ciò che ha fatto per noi”

Harry stava per rispondere qualcosa, ma l'unica cosa che riuscì a fare fu un sorrisino imbarazzato, poi lui e Ginny entrarono nello specchio e il mago alla scrivania scomparve assieme al paesaggio che lo circondava.

Erano finalmente arrivati al campeggio.

Riuscirono a raggiungere il posto 712 grazie ad una cartina apposta all'ingresso del campeggio e con un rapido incantesimo montarono la tenda.

Attorno a loro centinaia e centinaia di altre tende multicolore venivano montate allo stesso modo.

C'erano bambini che giocavano con le gobbiglie o si scambiavano figurine delle Cioccorane; maghi che parlavano dell'imminente partita, c'era chi diceva che il Canada era spacciato perché era appena uscito l'elenco dei giocatori e Invanoscky avrebbe giocato assieme a Krum quella sera, il quale avrebbe fatto la sua ultima partita da professionista; e poi c'era chi, mago o strega, era indifferente, già si lamentava dei vicini, ed infine le streghe, che costrette ad accompagnare figli e mariti alla partita si annoiavano a morte e cercavano di carpire informazioni qua e là sulla partita senza capirne nulla.

Harry stava ammirando quell'innaturale spettacolo di serenità quando Ginny lo chiamò da dentro e lui dovette entrare.

Era restato fuori un paio di minuti e appena oltrepassò la soglia quello strano puzzo di gatto che, la tenda aveva sempre avuto, lo pervase.

“Non ti da fastidio la puzza?” domandò alla rossa.

“E' proprio quello che stavo per chiederti” disse lei con un sorriso, “Ci siete stati un bel po', te Ron ed Hermione”

“Dopo un po' ci si abitua” spiegò Harry con una scrollata di spalle, “Cosa facciamo? Abbiamo tutta la giornata per stare insieme, da cosa cominciamo?”

Ginny si voltò, le spalle rivolte a Harry e la testa bassa sulla borsa che Hermione le aveva incantato in modo da renderla estensibile.

“Non so...” disse trafficando alla ricerca di qualcosa di ignoto, “Possiamo uscire a fare due passi”

“Per la verità non ho nessuna voglia di inoltrarmi nella mischia. Ci staremo già 'sta sera” disse il ragazzo avvicinandosi a Ginny e cingendole la vita con le proprie braccia.

“Si, ma...” continuò la ragazza, “Fa caldo qua dentro”

Harry non la ascoltò e appoggiò il proprio capo sulla sua schiena. Non lo aveva mai fatto con nessuna ragazza, ma il fatto che fossero soli in quella tenda gli dava sicurezza e scioltezza che non avrebbe mai immaginato di avere.

“Non ho voglia di uscire” disse scostandole i capelli dal collo e baciandole la nuca.

“Ma io ho caldo” disse Ginny lasciando perdere la scusa della borsa e scostandosi un po' dal ragazzo.

Harry, ancora una volta, non le diede ascolto e la baciò sul collo stringendola a sé.

“Harry...” disse Ginny sentendo l'imbarazzo, l'agitazione e qualcosa di spaventosamente simile alla paura pervaderla.

“Dai... solo un paio di minuti” soffiò il ragazzo voltando Ginny e provando a baciarla sulla bocca sbottonandole la camicia.

Era troppo.

Harry aveva sorpassato ogni limite.

Ginny gli mise le mani all'altezza delle spalle e lo spinse via.

“Ho... ho detto che ho caldo” disse, “E poi non voglio baciarti, non voglio essere baciata e... non voglio fare altro” aggiunse cercando di mantenere la calma.

Harry fece per aprire la bocca per chiedere spiegazioni, per scusarsi... Non sapeva nemmeno lui cosa gli fosse capitato. Sapeva solo che in quel momento voleva Ginny, Ginny e basta, non gli importava cosa doveva fare per averla.

Si fece schifo da solo.

“Ginny...” la chiamò prendendole una mano.

Lei lo scrollò via.

“Harry, non toccarmi” disse ferita.

L'ultima cosa che Harry vide furono i cuoi occhi color nocciola carichi di lacrime, poi la ragazza uscì dalla tenda e Harry rimase solo, senza capire cosa gli fosse realmente successo.

Cos'aveva fatto? Perché si era comportato in quel modo? Non aveva avuto il controllo di sé. Cosa gli stava succedendo?

Harry ripensò alla sera che avevano passato insieme, lui e Ginny, alla tana. Era lui ad essere agitato, la rossa gli aveva addirittura detto che era ancora presto per quel “tipo di legame” e ora era lui a volerle fare cose che lui stesso non aveva voluto fare. Fare l'amore era troppo presto per entrambi. Era presto perché Ginny doveva ancora compiere diciassette anni, perché la lontananza non gli aveva ancora fatto prendere molta confidenza l'uno con l'altra, perché non sarebbe stato bello farlo tanto per farlo. Eppure, solo poco prima Harry era pieno di quella voglia e non era riuscito a controllarsi.

Si passò una mano fra i capelli, poi prese la bacchetta, la mise nella tasca posteriore dei jeans e uscì.

Si guardò intorno, ma non vide nessuna chioma rossa, non se la aspettava, comunque, sapeva com'era fatta Ginny.

Andò fino alla piccola fontana da cui sgorgava un rigoletto di acqua fresca e si lavò le mani con rabbia, come se lo sfregamento lo aiutasse a cancellare quello che aveva fatto, poi si sciacquò la bocca sulla quale poteva ancora sentire il sapore di Ginny.

Aveva sorpassato i suoi confini. Infranto quella lieve bolla che delineava il suo spazio e, naturalmente, lei si era arrabbiata anzi... probabilmente si era sentita umiliata e aveva avuto paura.

 

Ginny intanto era andata lontano, via da quella tenda e via da Harry, quell' Harry che sentiva di odiare. Non aveva fatto molto, ma non si sarebbe mai aspettata una cosa simile da lui: l'aveva oltraggiata.

Si addentrò fra la folla sorridente e le venne da piangere. Avrebbe dovuto tornare in quella stramaledettissima tenda e avrebbe dovuto stare con Harry ancora un giorno, doveva tenere duro.

Tornò indietro e arrivata alla tenda tirò un bel respiro, prese istintivamente la bacchetta in mano ed entrò.

Harry era seduto a terra, con la schiena appoggiata alla tela colorata e la testa fra le mani.

“Ciao” disse Ginny senza espressione.

Lui alzò la testa di scatto e balzò in piedi.

“Ginny perdonami” disse tutto d'un fiato andandole vicino.

Lei non le diede retta, forse la cosa migliore era ignorarlo e fare finta che nulla fosse successo.

“Preparo il pranzo” disse con lo stesso tono senza guardarlo.

Lui annuì e rimase immerso nei propri pensieri.

Pranzarono silenziosamente e altrettanto silenziosamente passarono tutto il pomeriggio, ognuno immerso nei propri pensieri.

Verso sera uscirono e si diressero alla campo da Quidditch.

Durante la prima parte della partita non si rivolsero né una parola né uno sguardo.

Ginny era fredda, ma Harry come poteva non darle ragione?

La Bulgaria era in vantaggio quando il ragazzo sentì il bisogno di stare solo, così tornò alla tenda senza dire una parola.

Prese il mantello dell'invisibilità, si sedette a terra e si coprì. Si sentiva già più sicuro con il mantello addosso.

Rimuginò sul suo rapporto con Ginny, sulla scenata che aveva fatto quella mattina, sulle emozioni non sue che aveva provato, era come quando Voldemort si era impossessato di lui nell'ufficio di Silente. Si sentiva arrabbiato... continuamente arrabbiato, in quei giorni e così era adesso. Sentiva la rabbia dentro di sé, una rabbia irrefrenabile e poi dolore. Dolore nel vedere quanto Ginny ci era rimasta male, dolore perché non gli aveva dato tempo di spiegare, dolore perché sentiva di non aver mai amato nessuno come amava Ginny Weasley.

 

Improvvisamente quel dolore divenne fisico, come se avesse sbattuto la tempia contro qualcosa. Si era addormentato e gli occhiali si erano storti, spingendolo proprio alla tempia destra. Se li raddrizzò con un po' di fatica, sotto il mantello. Poi si scoprì.

Era tutto silenzioso. La partita doveva essere finita da un pezzo, ormai, e la rossa dormiva nel lettino accostato ad una parete, con la bacchetta sul cuscino, come se volesse essere pronta a difendersi nel caso qualcuno la volesse attaccare.

Una fitta colpì Harry all'altezza del cuore vedendo quella bacchetta. Lentamente le si avvicinò e si sedette a terra, appoggiando al bordo del materasso le braccia e sopra il capo.

Rimase un po' ad osservare il volto di Ginny, poi si addormentò di nuovo.



Note:
Ciao a tutti, sì sono secoli che non aggiorno e no, non sono morta, mi è morto il pc :c. Cercherò comunque di aggiornare il fine settimana o la sera, perchè mi spiace lasciare tutto.

Questo capitolo è strano, lo so... e sinceramente ho paura del vostro giudizio ahahaha. Fatemi comunque sapere cosa ne pensate :)
A presto,
Vale
 

 

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Capitolo 8
*** Il male nascosto ***


Capitolo 8- Il male nascosto

“Harry!” gridò una voce.

Il ragazzo si svegliò di soprassalto, Ginny gli puntava la bacchetta al petto.

Chiuse gli occhi, sperando che quello fosse solo un incubo, ma riaprendoli scoprì che non era così.

Quella che fino ad allora era stata la sua ragazza gli stava puntando contro la bacchetta e aveva un'aria spaventata che Harry non le aveva mai visto.

“Ginny, ti prego abbassa la bacchetta” disse cercando di mantenere la calma.

La rossa non si mosse.

“Cosa vuoi da me?” chiese.

Harry allungò un braccio e le afferrò una mano.

“Non toccarmi, Harry” disse lei, stava per piangere.

“Ma... Non so cosa mi sia successo, non lo so!” esclamò Harry esasperato.

Ginny lo fissò negli occhi.

“Io torno a casa” disse voltandosi di spalle e cominciando a raccattare le sue cose.

“No, aspetta...” provò ancora Harry standole a distanza.

“Smettila” disse Ginny andando verso l'uscita.

Lo sguardo del ragazzo si spostò dall'uscita a Ginny. Non poteva perderla. Una volta uscita da quella tenda non sarebbe nemmeno mai più stata sua amica. Lo avrebbe odiato per tutta la vita. E lui avrebbe odiato se stesso più di lei.

La prese per un braccio.

“Lasciami” disse Ginny sottovoce.

“No” scosse il capo Harry, “Devi ascoltarmi”

“Lasciami!” esclamò ancora lei dileguandosi.

Harry puntò la bacchetta contro l'uscita della tenda “Muffliato”.

“Harry mi stai facendo male” disse Ginny cominciando a piangere.

“No... no” sussurrò il ragazzo liberandola, “Ti prego, non fare così... ti prego”

Ginny respirò affannosamente facendo un passo indietro. Harry si aspettava che scappasse via, ma non lo fece. Rimase lì, con le lacrime che le bagnavano il viso.

“Harry sei cambiato” disse osservandolo negli occhi.

Il Prescelto si sentì morire. Vedere Ginny davanti a lui, che gli diceva davvero come stavano le cose gli faceva male.

“Mi fai paura”

Harry deglutì, non poteva sopportarlo.

“Non mi rendo più conto di quello che faccio. Dico sul serio. Non posso nemmeno immaginare come ti senti adesso, ma so di essermi comportato da deficiente.”

“C-credi che sia per la bacchetta?” chiese Ginny.

“Non lo so” ammise Harry, “Mi sento come quando Lui era dentro di me, Ginny. Sto malissimo”

La rossa parve capire, perché gli sfiorò titubante una mano e poi, vedendo che lui non reagiva in malo modo, la strinse.

“Scusa per aver detto quelle cose di te prima, ma devi capirmi... quando mi hai stretta io...”

“Lo so” disse Harry, “Non devi scusarti”

Ginny gli lasciò la mano e si avvicinò a lui scostandogli i capelli dalla fronte e provando a baciarlo.

“No” disse il ragazzo ritraendosi, “Non voglio farti del male”

“Ma Harry, so che non era tua intenz...”

“Non voglio rischiare un altra volta”

Ginny abbassò il capo e rispettò la sua decisione, poi dopo alcuni secondi disse:

“E se tornassi a Godric's Hollow? Forse anche se Voldemort è stato sconfitto c'è... c'è una piccola parte di lui ancora in te e...” si fermò, imbarazzata, “No. Non ascoltarmi, è un'idea stupida. Dimenticala.”

“No” affermò il ragazzo pensieroso, “Potrebbe essere... n-non vedo perché dovrebbe essere diverso e poi... e poi avrei comunque voluto tornare là”

Ginny lo osservò in silenzio, poi disse:

“Prepara lo zaino. Partiamo adesso”

“No, non possiamo. Devi riposare, non hai praticamente dormito. Il sole non è ancora sorto.”

Ginny, che era già andata a sistemare le cose che aveva lasciato sul tavolo, gli lanciò un occhiata e disse:

“Abbiamo tutto il tempo. I miei sanno che saremo di ritorno verso sera. Possiamo andare e tornare senza problemi”

“Se ci vado, ci vado da solo, non voglio cacciarti nei guai”

“Ci sono dentro quanto te Harry. O ora o mai più”

“Ma...”

Ginny tornò con la sua borsa e lo zaino del ragazzo.

“Tieni”

“Grazie” rispose rassegnato lui.

Uscirono insieme dalla tenda e la richiusero, poi Ginny la mise nella sua borsa incantata da Hermione e si smaterializzarono.

Ricomparvero davanti all'entrata della chiesa di Godric's Hallow.

Era ancora buio e c'era un silenzio assoluto nel piccolo paesino.

Harry si mise davanti facendo strada.

Passarono davanti al cimitero e Ginny si fermò.

“Harry?”

Il ragazzo si voltò e tornò indietro di qualche passo.

“E'... è lì che sono i tuoi genitori?”

Lui annuì, si ricordava perfettamente di quando era andato sulla loro tomba con Hermione e non aveva né voglia di parlarne né voglia di tornarci.

Come se lo avesse capito, Ginny gli strinse la mano.

Proseguirono così fino a quella che era casa Potter.

La rossa si fermò davanti alla soglia ammirando la statua della madre e del padre di Harry con un piccolo bimbo fra le braccia.

“Vieni” bisbigliò Harry e assieme a lei entrò, “Lumos Maxima”

La casa era in perfette condizioni.

Non un granello di polvere, non un quadro storto, probabilmente era tutto dovuto al fatto che Lord Voldemort era morto e la magia oscura che regnava su quella casa era stata cancellata.

Poi Harry fece una cosa che non avrebbe mai immaginato potesse funzionare: spinse giù l'interruttore attaccato alla parete e accese le luci.

Ginny rimase sbalordita e attratta da ogni oggetto in perfetto ordine, poi cominciò:

“Dov'è che...” non dovette concludere la frase. Harry aveva capito.

Le lasciò la mano e cominciò a salire le scale.

Quante volte i suoi genitori erano saliti al piano di sopra? Quante volte avevano usato il corrimano proprio come stava facendo lui?

Ne aveva sentito solo parlare, ma tutti i ricordi gli apparvero più vividi all'improvviso. Spinse la maniglia e entrò nella stanza.

C'era un lettino con dei giochi da bambino appoggiati alle coperte.

Harry rivide il lampo di luce verde e poi, più vivido, il serpente, che attaccava lui ed Hermione. Scacciò quei ricordi e si avvicinò ad un mobile infondo alla stanza.

C'era una cornice con una bella foto di Lily e James che si baciavano e poi sorridevano a chi gliela aveva scattata. Avevano ancora la divisa di Hogwarts, dovevano avere l'età di Harry, più o meno.

“Tutto bene?” chiese Ginny mettendosi affianco a lui.

“S-si”

“E' qui?”

Harry annuì e andò al centro della stanza.

“Qui Voldemort ha ucciso mia madre, ne sono certo. E... io ero in quel lettino quando è successo” disse con voce roca, senti immediatamente la terra mancargli sotto i piedi e la stanza vorticare attorno a lui, “Non è servito a nulla il loro sacrificio. Non è servito a niente che Fred e tutti gli altri morissero. Ero io che dovevo morire, io” Solamente in quel momento capì ciò che aveva sempre escluso in tutti quegli anni.

Ginny lo guardò preoccupata.

“Harry mi spiace, non avrei mai dovuto convincerti a venire qui. Andiamo via”

“No” disse il Prescelto con una risata amara, “Io rimango qui. Rimango qui fino a quando Lui non otterrà ciò che ha sempre voluto” continuò camminando per la stanza, “Perché non lascerà mai nessuno in pace se io non muoio!” senza che se accorgesse le lacrime cominciarono a scorrere sul suo volto.

Ginny rimase triste, i silenzio, non poteva fare nulla.

“E' questo che vuoi vero?” imprecò il ragazzo alzando lo sguardo verso il soffitto e allargando le braccia, “Sono qui! Codardo vieni a prendermi!”

Ci fu un minuto di pausa, nel quale sia il ragazzo che Ginny si aspettavano succedesse qualcosa, ma nulla cambiò.

“Hai paura?” chiese Harry sprezzante. Si sfregò gli occhi, poi gettò a terra la bacchetta, “Dai, non hai più scuse. Vieni!”

Il ragazzo fece un altra pausa, ma questa volta Ginny intervenne.

“Non verrà nessuno” disse dolcemente avvicinandosi a lui.

Harry la guardò, sfinito. Gli sembrava di aver corso per chilometri e chilometri. Aveva il fiato grosso e il volto bagnato di sudore e lacrime.

“CODARDO!” gridò ancora al soffitto, poi si accasciò a terra e rimase in ginocchio a piangere e singhiozzare come un bambino.

Ginny si accovacciò e lo strinse a sé. Era straziante stare lì a vederlo piangere in quel modo e sapere che nulla avrebbe mai placato il suo dolore.

“L'hai ucciso Harry. Voldemort non tornerà più, mai più te lo assicuro”

Il ragazzo cercò di liberarsi. In quel momento non pensava a nulla, voleva solo farla finita. Lasciare il mondo una volta per tutte, così che Lord Voldemort lasciasse in pace tutte le persone che amava e potesse sfogarsi esclusivamente su di lui.

Non gli importava del dolore fisico. In quel momento stava soffrendo già moltissimo. Vedere sé stesso fare del male a Ginny era il male peggiore che Voldemort potesse provocargli.

Ginny non lo lasciò. Lo strinse più forte, a costo di fargli male.

“Ginny lasciami” sussurrò il ragazzo.

“No” disse la rossa fermamente, “Non puoi rovinare tutto...”

“Non voglio che ti faccia del male tramite me” disse Harry smettendo di agitarsi e appoggiando il suo volto sulla spalla di Ginny.

“Non succederà più” gli soffiò la ragazza all'orecchio. Poi cominciò ad accarezzargli le punte dei capelli bagnati che gli sfregavano la nuca.

“Torniamo indietro adesso, ti prego”

“No” disse Harry scostandosi un po' da lei.

“Non puoi rimanere qui, non voglio più vederti piangere”

“Starai con me?”

“Sempre”

 


NOTE:

Rieccomi, spero che anche questo capitolo vi piaccia.
Mi scuso ancora per gli aggiornamenti non più frequenti, ma fino a quando non sistemo il problema col pc non riesco ad aggiornare prima.

A presto.

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Capitolo 9
*** Hogwarts ***


Capitolo 9-Hogwarts

Dopo la visita a Godric's Hallow, Harry e Ginny cominciarono a passare molto più tempo insieme riscoprendosi. Il ragazzo non aveva rivelato a nessuno cos'era successo alla Coppa del Mondo, quindi l'unica con cui poteva confidarsi era la fidanzata.

Harry non si era mai sentito così libero, però in alcuni momenti era davvero un'altra persona e poteva pensare solo a tutto il dolore che aveva portato Lord Voldemort. Ginny lo aiutava molto in quei momenti. Lo portava nella sua stanza, lanciava un Muffliato alla parta e si faceva raccontare ciò che il ragazzo provava.

L'ultima volta che Harry perse il controllo fu la peggiore. Lui e Ginny stavano studiando con Hermione quando li raggiunse Ron, al quale Harry non aveva più rivolto la parola, aveva in mano un pezzo di Bacchetta di Sambuco e stava giocherellando con un sottile filo che compariva dal lato spezzato.

“Perché non provi ad aggiustarla con il Magiscotch?” chiese Harry rabbioso, poi scappò via e la rossa lo seguì.

Sapeva che era tutta colpa della bacchetta e di conseguenza colpa di Ron. Non poteva concepire che lui se ne fregasse in quella maniera.

“Lo odio...” disse Harry, “Mi spiace, so che è tuo fratello, ma...”

“Lascia perdere” disse Ginny con un gesto incurante, “Se tutto quello che ti sta succedendo è per colpa di quella maledetta bacchetta...”

Harry la abbracciò.

“Vorrei solo che Silente fosse qui, così ci potrebbe spiegare meglio la situazione."

Harry non era l'unico a desiderare la presenza del vecchio e defunto preside in quella casa. Hermione infatti stava cercando un modo per raggiungere l'Australia e recuperare i suoi genitori e l'aiuto di un mago come Silente le serviva più che mai in quel momento.

* * *

Le vacanze erano terminate ed era tutto pronto per tornare a Hogwarts. Quella mattina era speciale e non solo perché i ragazzi avrebbero ripreso il treno, ma anche perché il piccolo Teddy sarebbe andato a vivere dalla sua nonna.

Alla stazione di King's Cross, salutati i signori Weasley, i ragazzi salirono sul treno. Harry si mise alla testa del gruppo. Non aveva voglia di passare il tempo con Ron, poi gli venne in mente che, probabilmente, Ron, come Hermione e Ginny, avrebbe passato il viaggio nello scompartimento dei Prefetti. E così fu.

Harry trascorse il tempo in treno in compagnia di Neville e Luna che a quanto pare “Erano diventati come lui e Ginny”, come aveva detto Paciock facendo ridere il Prescelto.

La mente del ragazzo vagò qua e là per tutto il viaggio. Era eccitato, ma aveva anche paura di non ricordarsi delle piccole cose Hogwarts. Era stata la sua casa per anni, ma l'anno prima aveva passato davvero poco tempo al castello ed era totalmente diverso da come se lo ricordava.

Il buio arrivò e i ragazzi raggiunsero la stazione di Hogsmede.

Harry scese con Neville e Luna che si allontanarono subito andando a prendere una carrozza, lui invece aspettò alcuni minuti che arrivasse Ginny e poi insieme uscirono dalla stazione.

“Hai visto Hagrid?” chiese la ragazza.

“Purtroppo no”

“Oh... allora era proprio vero” disse Ginny, “Quest'anno hanno messo quelli del primo anno davanti e li hanno fatti scendere qualche minuto prima, ecco perché a noi non aprivano le porte”

“Ah... E Hermione?”

“E' già andata, sai, deve guidare quelli più...” si bloccò, come se qualcuno l' avesse pietrificata.

“Tutto bene?” chiese Harry mettendole una mano su una spalla.

“Ha-Harry, quelli sono...”

Il ragazzo capì. Con tutte le persone che Ginny aveva visto morire era normale che i Thestral fossero visibili anche a lei.

“Li vedi?”

La rossa annuì.

“Sono... diversi”

“Si” disse Harry e la aiutò a salire sulla carrozza.

Il viaggio fu breve, forse perché il ragazzo era talmente agitato che non si accorse dello scorrere del tempo.

La Sala Grande era quella di sempre. Grande, suntuosa, illuminata da mille e mille candele sospese per aria, con il soffitto incantato che rispecchiava il cielo sereno di quella notte e piena zeppa di studenti chiacchieroni.

Lo sguardo di Harry però riuscì comunque a notare le piccole differenze che c'erano dal suo ultimo ricordo del banchetto di inizio anno.

La barba canuta di Albus Silente non svettava fra gli altri insegnati, al suo posto c'era il vestito verde della professoressa McGrannitt, che era diventata preside. Mancavano anche la figura scura di Piton e quella amichevole della vecchia professoressa di Babbanologia uccisa da Voldemort. Al loro posto c'era una sedia vuota e una occupata da un mago dall'aspetto insolito.

Il cappello parlante, ridotto peggio che mai, era stato appoggiato su uno sgabello davanti al tavolo degli insegnanti.

Il vecchio copricapo cominciò a cantare la classica canzone che Harry aveva già sentito al primo anno, poi lo Smistamento cominciò.

L'ultimo ragazzino fu assegnato a Serpeverde e gli applausi invasero la Sala. Una volta che il silenzio fu tornato la preside si mise di fronte a tutti, facendo scomparire lo sgabello con il cappello.

“Scusatemi tanto” cominciò la professoressa, “Come i ragazzi più anziani sanno, è consueto fare il discorso iniziale alla fine della cena, ma oggi sarà diverso e spero di non annoiare nessuno e di non fare svenire nessuno per la fame”

Harry e parecchi altri ragazzi sorrisero.

“Oggi è un giorno speciale. Speciale perché finalmente a Hogwarts è tornata l'armonia e sono tornati degli studenti allegri. Do il più caloroso benvenuto a tutti i ragazzi del primo anno e auguro un buon proseguimento a tutti gli altri”

Gli studenti applaudirono.

“Come tutti voi sapete l'ultimo anno è stato durissimo anche per noi. I Mangiamorte hanno invaso il castello e a maggio... Lord Voldemort ha attaccato la scuola uccidendo centinaia di maghi e streghe innocenti”

L'atmosfera nella Sala cambiò, tutti erano attenti e pendevano dalle labbra della preside.

“Ma è grazie alle perdite che abbiamo subito che possiamo godere di questa felicità, è per questo che sento il bisogno di ringraziare tutti voi uno per uno” poi le luci si abbassarono e la professoressa alzò la bacchetta illuminandola, lo stesso fecero i professori e poi, man mano tutta la sala.

“Grazie al professor Albus Silente e al professor Severus Piton, entrambi degni di essere diventati presidi della scuola. Grazie a Remus Lupin, Ninfadora Tonks, Fred Weasley...” e l'elenco andò avanti a lungo, ma Harry smise di ascoltare. Intorno a lui c'erano ragazze che piangevano e che si abbracciavano fra di loro e professori commossi.

“E grazie a Colin Canon, a Lavanda Brown e a tutti gli altri studenti feriti che ora sono qui, nonostante tutto, per dimostrare che il male non si è impossessato del castello; che la scuola può riaprire e che nulla è possibile da sconfiggere con l'amore”

Dopo alcuni secondi le luci tornarono e tutti abbassarono le bacchette.

“E ora grazie ai vivi. Grazie a tutti voi che avete combattuto con onore e che non vi siete fatti fermare da niente e nessuno. Grazie a quei pochi Serpeverde che sono tornati qui oggi. Spero che riscatterete la vostra Casa nel migliore dei modi. Grazie a tutti i ragazzi che hanno disobbedito ai nostri ordini per duellare contro i Mangiamorte. Un ringraziamento speciale all'Esercito di Silente...”
L'intera Sala esplose e i membri dell' ES, tranne Ron ed Hermione, che Harry non aveva ancora visto, lanciarono sguardi complici al ragazzo.

“A Neville Paciock, che ha ucciso il serpente di Lord Voldemort, a Hermione Granger e Ronald Weasley e infine a Harry Potter” la preside osservò Harry e gli sorrise.

“Ad un umile ragazzo che è cresciuto in questa scuola e ha sentito l'agitazione per lo Smistamento proprio come voi” e indicò un paio di ragazzini a capo del tavolo rosso-oro, “E che ha fatto delle cose davvero grandi per la sua età”

Con grande stupore e sollievo del ragazzo nessuno gli puntava lo sguardo addosso, forse era finalmente riuscito a distogliere l'attenzione degli altri su di sé.

* * *

Il mattino dopo, a colazione Hermione e Ron non si fecero vedere e Harry passò un po' di tempo solo con Ginny.

“Non vedo perché abbiano messo Cho Chang come insegnante di Babbanologia” disse la rossa ad un certo punto.

Harry quasi si strozzò con una fetta di pane tostato.

“Cos- Cho Chang? Come...”

“Una lettera della McGrannitt a tutti Prefetti” spiegò Ginny veloce, “Lei è arrivata poco fa, ma dovrebbe già cominciare ad insegnare”

“Sono contento” rispose Harry sincero, “E' un modello da seguire, voglio dire... ha solo un anno in più di noi”

Ginny lo squadrò, torva.

“Non credo proprio” disse scocciata.

“Sei gelosa?” concluse Harry.

“No”

“Sei gelosa” affermò lui.

“E di cosa? Non seguiamo nemmeno Babbanologia”

Harry annuì ridacchiando.

“L'importate è che ci creda tu”

La notizia che una ex-studentessa così giovane avesse preso la cattedra di Babbanologia accreditò molto la materia e quella mattina ci furono un sacco di ragazzi che andarono a parlare con la preside per farsi aggiungere un ora in più di lezione, così Harry riuscì ad andare a trovare la McGrannitt solo il giorno dopo.

“Buongiorno Potter”

“Buongiorno” salutò lui cordialmente entrando nel vecchio ufficio appartenuto a Silente, “Mi chiedevo quando potessi cominciare a fare le selezioni per la squadra”

“Credo che domenica pomeriggio sia perfetto” disse la preside.

“Benissimo. Le devo portare un elenco dei componenti della squadra domenica sera?”

“Oh... si. Sarebbe magnifico”

“Ok. Allora grazie mille”

“Di nulla” lo congedò la McGranitt riprendendo a scribacchiare su un foglio di pergamena, “Ah... Potter?”

Il ragazzo si voltò.

“Sono contenta che tu sia tornato”

Harry le fece un sorriso e uscì dall'ufficio.

Si stava dirigendo verso l'esterno, per andare alla lezione di Erbologia quando andò a sbattere contro una ragazza con dei libri in mano.

“Scusa” disse Harry raccogliendole immediatamente i libri.

“Harry!” esclamò la ragazza.

Lui alzò gli occhi e vide una raggiante Cho Chang.

“Ciao” la salutò, “Ehm... Buongiorno professoressa”

La ragazza rise.

“L'hai saputo, eh?”

“Lo sanno già tutti. Congratulazioni!”

“Grazie mille. Adesso scusami, ma ho lezione dall'altra parte del corridoio e sono in super ritardo.”

“Oh... si. Anche io ho lezione” disse Harry, “Cioè io la devo seguire, mentre tu...” disse facendo dei buffi gesti con le mani.

“Ci si vede” lo interruppe Cho cominciando ad allontanarsi.

“Si, ci si vede. Ciao!”

Harry raggiunse la serra felice. Era davvero contento che per Cho la battaglia avesse significato avere un lavoro.

“Dove ti eri cacciato?” chiese Ginny sottovoce.

“Ero dalla McGranitt” rispose lui.

Dall'altra parte della serra Ron gli lanciò un occhiataccia.
“C'è tuo fratello che ha qualche problema” disse Harry a denti stretti.

Ginny aspettò che la Sprite si voltasse, poi gli disse:

“Dammi la mano”

“Cos-”

“Stringimi la mano, svelto”

Harry gettò un occhiata alla classe. Ognuno si faceva beatamente i fatti propri, così le prese una mano fra le sue.

Ron scostò immediatamente lo sguardo.

“Ecco” fece Ginny soddisfatta.

“Spero solo che non combini qualcosa con quella bacchetta”

Harry annuì, pensieroso. Odiava il lato geloso di Ron, ma non poteva negare che passare un mese senza parlargli fosse stato duro. Gli mancava il suo amico, ma non era ancora pronto a fare pace.




NOTE:
Ecco il nuovo capitolo.
Sinceramente non mi soddisfa molto... lascio a voi le recensioni

Alla prossima

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Capitolo 10
*** Provocazioni e... ***


Capitolo 10- Provocazioni e...

Harry era sceso presto in Sala Grande quella mattina, si era seduto lontano da Ron ed Hermione, con Ginny e al momento della consegna della posta fu sorpreso di aver ricevuto una lettera dalla signora Weasley.

 

Harry caro,

ti scrivo per dirti che Andromeda e Teddy sono felici e il piccolo si è adattato molto bene dalla sua nonna. Purtroppo Andromeda è segnata, gli sono stati portati via tanti cari in una sola volta... ed è dura andare avanti. Comunque credo che Teddy le darà una mano a riprendersi. Avresti dovuto vedere come rideva quando il piccolo ha cambiato colore di capelli! Dice che è uguale a Dora da piccola.

Lo abbiamo portato da lei ieri sera e lo andremo a trovare domenica.

Salutami tanto Ginny, Ron ed Hermione.

Con la speranza che le lezioni stiano andando bene,

un abbraccio,

Molly

 

Il ragazzo richiuse la busta e sorrise. Era felice che il suo figlioccio ora fosse con la sua famiglia, lo meritava.

*

Ormai i primi giorni di scuola erano passati e le lezioni avevano ripreso il ritmo ferrato di quando Harry aveva studiato per i G.U.F.O.

“E' normale che ci facciano studiare così tanto” disse Hermione quando lei ed Harry erano riusciti a ritagliarsi un po' di tempo di sera per fare la ricerca di Storia della Magia.

“Ma io devo trovare dei potenziali giocatori per domenica” disse Harry posando la piuma, “Non posso mica prendere tutti i ragazzi del primo anno perché hanno poco da studiare”

“Oh... non mi sembra affatto questo il problema” disse la ragazza sbuffando.

“Perché? Cosa succede?”

“Cormac McLaggen”

“Non entrerà, preferisco avere Ron come portiere e non parlargli per tutto il tempo che avere uno che ruba le mazze ai battitori”

Hermione alzò gli occhi al cielo.

“Non intendevo il Quidditch, non c'è solo quello, sai? Comunque... E' diventato ancora più irritante, prima mi ha lanciato un'occhiata... e sai com'è fatto Ronald”

“Non lo sapevo. Mi... spiace” fece, non sapendo che dire

“Beh... non è che ci siamo visti molto in questi giorni, anzi... scusa”

Harry alzò le spalle.

“Non è colpa tua”

“Vorrei passare un po' di tempo con il mio migliore amico, ma-”

“C'è il tuo ragazzo di mezzo, lo so. Non ti devi giustificare”

“Ma...”

“Hermione, è tutto a posto. A proposito...

La ragazza abbassò lo sguardo, pentita di quello che aveva detto e riprese a scrivere sulla pergamena.

I minuti passarono e la voglia di Harry diminuì sempre di più fino a quando non decise di mettere tutto nello zaino.

“Ci vediamo a cena”

“Okay,Harry non ti sei arrabbiato, vero?”

“No, tranquilla” disse il ragazzo con un sorriso, poi lasciò la biblioteca.

Voleva andare nel dormitorio dei Grifondoro e sdraiarsi sul baldacchino. Era davvero stanco, quel pomeriggio non aveva nemmeno voglia di stare con Ginny, voleva solo riposare.

“Come mai in giro da queste parti a quest'ora?” lo ammonì Cho Chang ritrovandoselo difronte dopo aver girato l'angolo.

“Mi scusi professoressa, ho avuto il permesso di uscire con una Caposcuola, ma ora vado subito nella mia Sala Comune.”

Cho rise e si fermò ad osservarlo.

“Non sei affatto cambiato” disse dopo un paio di secondi.

Harry sorrise imbarazzato.

“Oh... scusa, non volevo metterti in imbarazzo. Ti va se facciamo due chiacchiere?”

Harry annuì, nonostante avesse solo voglia di stare un po' da solo: Cho era un insegnante, magari le voleva parlare dei nuovi corsi.

“Vieni allora” disse la ragazza e lo accompagnò in un'aula vicina, vuota. Entrò e lasciò la porta aperta.

Lei andò in fondo alla stanza e si sedette all'ultimo banco, Harry si mise a quello davanti e si girò per guardarla in faccia.

Anche lei non era cambiata affatto. Aveva solo i capelli raccolti in una crocchia, a differenza di come li portava quando studiava, e aveva un abbigliamento simile a quello della McGranitt, ma colorato di blu sgargiante. “Mi manca già sedermi da questa parte” commentò ridestando il ragazzo dai suoi pensieri, “Senti, Harry... ci ho pensato molto e... sono anche successe tante cose: l'insegnamento per primo. Non avrei mai immaginato di diventare professoressa, ma quando durante la ricostruzione del castello la McGranitt me lo ha chiesto non ho potuto rifiutare, perché è proprio durante la battagli che ho capito molte cose, ad esempio che tu vali davvero tanto, Harry”

Il ragazzo si sentì irrigidire. Dove voleva andare a parare?

“Ti ho visto uccidere Tu-Sai-Chi e ho capito che quello che ci hai insegnato durante le riunioni dell'ES non è stato solo utile per difenderci. Ci ha aiutato a capire la differenza fra bene e male, ci ha fatto capire da che parte stare e io vedendoti combattere ho capito che sto dalla tua. Starò sempre dalla tua, perché ti amo”

Harry stava quasi per scoppiare a ridere. Era uno scherzo, per caso? Si erano lasciati per quella stupida della sua amica Marietta e, sinceramente, a lui non era fregato molto del loro allontanamento. Però era stata la sua prima ragazza, forse era solo una prova, ecco perché non aveva provato niente nel lasciarla.

“Ho pensato che magari questa volta potesse funzionare. Tu sei cresciuto... siamo cresciuti entrambi e...” si alzò.

“So che stai con la Weasley, ma... Voglio farmi perdonare per il mio comportamento di tre anni fa. Per me eri solo uno svago, qualcuno con cui sfogarmi per non pensare a Cedric e... sono riuscita a dimenticarlo appena mi hai lasciata. E poi, quando ti ho visto entrare nella stanza delle Necessità, prima che scoppiasse la battaglia... ho capito che sarebbe andato tutto bene, perché tu eri lì con noi”

“Mi stai solo sopravvalutando” si schermì Harry, “Io stesso credevo di morire e ci sono andato vicino, molto vicino”

“Forse è l'amore che ci fa vedere in un altro modo le cose” sussurrò Cho accostando il suo viso a quello del ragazzo, “E mi piace”

Harry si ritrovò a baciare Cho come se si fosse smaterializzato su quella sedia all'improvviso e le avessero lanciato la ragazza in grembo.

“C'è... la porta aperta” disse Harry scansandosi.

“Non me ne frega nulla” disse lei e riprese a baciarlo con forza.

Era troppo.

Harry si alzò e abbassò lo sguardo.

“Devo andare” disse.

“Non hai lezione, è sera” disse Cho.

“Devo andare” ripeté lui deciso e la ragazza si alzò, delusa.

“Scusami” disse velocemente Harry e prese lo zaino, dirigendosi verso l'uscita.

“Ci rivedremo?” chiese lei speranzosa non muovendosi di un passo.

“Sto con Ginny”

“E allora perché mi hai baciata?”

“Forse per lo stesso motivo per cui tu hai deciso di parlarmi. Tu non credevi che io facessi sul serio con Ginny e io non credevo volessi fare sul serio con me”

“Ma io ti amo veramente. Non l'ho capito quando stava insieme, ma...”

“Devo andare, professoressa” disse Harry evidenziando l'ultima parola, poi uscì dalla stanza e chiuse la porta con un tocco di bacchetta.

Era stufo, stufo di Cho. Che intenzioni aveva? Prima gli aveva confessato di averlo preso in giro quando lui pensava di essersi innamorato e poi lo aveva baciato lì, in un aula vuota, con la porta aperta.

“Potter?”

Si voltò, Cho era uscita e stava in mezzo al corridoio.

“E' proibito l'uso della magia nei corridoi”

Era vero, Harry lo sapeva, così decise di assecondarla.

“Allora mi denunci alla preside, signora”

Cho rimase senza parole e Harry poté proseguire.

Come diavolo pensava che la loro storia potesse continuare? Era una professoressa ora e poi Harry amava solo una persona: Ginny, e le cose non sarebbero cambiate per nessuna ragione al mondo.

Il ragazzo girò l'angolo, diretto alla Sala Comune dei Grifondoro e cominciando a salire le scale si trovò difronte alla persona che meno avrebbe voluto vedere in quel momento: qualcuno che gli avrebbe sicuramente fatto la ramanzina.

“Hermione” disse a mo' di saluto.

“C-ciao Harry” disse lei imbarazzata, “T-tutto...”

Il ragazzo socchiuse gli occhi, non volendo nemmeno immaginare che Hermione avesse sentito o visto qualcosa.

“Hai...”

“Mi spiace. Non volevo, ma la porta era aperta”

“Non è stata colpa mia, te lo giuro. Lei si è...”

“Si. Lo so” disse Hermione arrossendo, “Comunque devi trovare un modo per gestire sia lei che Ginny”

“Cosa?” chiese lui ricominciando a salire la rampa di scale.

“Non dirmi che credevi davvero che Cho lasciasse perdere?”

“Beh...”

Si. Era quello che sperava.

“Ci riproverà Harry, sta' attento”

“E cosa posso fare?” chiese il ragazzo.

“Innanzitutto cercare di evitarla, poi si vedrà” disse la ragazza con fare diplomatico.

“Spero solo che funzioni. Ti immagini cosa succederebbe se Ginny...”

“Più che altro temo la reazione di Ron” fece Hermione lapidaria.

Nel frattempo erano arrivati davanti al ritratto della Signora Grassa.

Mandragola et Flamae” scandì Hermione e il ritratto si aprì.

“Non dire nulla a nessuno” disse Harry mentre si dividevano per andare ognuno nel proprio dormitorio.

“Tranquillo” disse lei sorridendogli, “Sta' attento”

“Anche tu con McLaggen”

“E' tutto sotto controllo” disse Hermione, “Allora a domani”

“Sì. A domani”

Harry entrò nel dormitorio buio.

C'era Neville che russava, con un braccio che penzolava giù dal letto. Ron mugugnava qualcosa nel sonno. Dean e Seamus dormivano tranquilli e fra i loro due letti c'era una copia della Gazzetta del Profeta, probabilmente uno dei due l'aveva letta prima di addormentarsi e poi era caduta.

Harry si avvicinò silenziosamente al suo baldacchino, si svestì, si mise sotto le coperte, poi, visto che tutti dormivano, prese dal cassetto del comodino la Mappa del Malandrino, illuminò la punta della bacchetta e sussurrò:

“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni”

Sulla Mappa apparvero i soliti cartigli con su scritto i nomi degli abitanti di Hogwarts.

Tutto era fermo e tranquillo, l'unico cartellino in movimento era quello con scritto “Proff.sa Chang” era in quello che doveva essere il suo ufficio, nei sotterranei e faceva su e giù fermandosi ogni tanto.

Harry rimase alcuni minuti a veder quel puntino muoversi, poi si costrinse a chiudere la mappa e spegnere la luce.

“Fatto il Misfatto” bisbigliò, era la pura verità. Baciandola aveva davvero combinato un bel pasticcio, ma cosa avrebbe potuto fare per fermarla?




NOTE:

OOC. OOC. OOC. OOC. Altro che IC!!! Mi scuso per questo capitolo, sinceramente lo odio, mi piace però l'idea di Cho che vuole conquistare Harry... ma non mi piace particolarmente ciò che è venuto fuori. Mi sembra proprio di essere fuori dal contesto e dai caratteri... fatemi sapere come l'avete trovato.

Sarò via fino alla prossima settimana, ma vorrei postare un nuovo capitolo appena tornata a casa, altrimenti finisce che lo rileggo tremila volte e lo posto dopo secoli come questo...
Detto cio,
alla prossima :)
 

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Capitolo 11
*** ... qualche soddisfazione ***


Capitolo 11- ... qualche soddisfazione

Il mattino dopo Harry e gli altri studenti del settimo anno ebbero la loro prima lezione con il nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure. Siccome il mago non era ancora stato presentato fu una sorpresa per tutti vedere che quello che sedeva alla cattedra appartenuta a sette professori diversi, negli ultimi sette anni, era un professore un po' fuori dal comune.

Era giovane, sembrava avere poco più di vent'anni, ma Harry non lo aveva mai visto ad Hogwarts. Indossava una lunga toga, ma al contrario degli altri professori, sotto di essa, che era aperta, si intravedevano un semplice paio di pantaloni e una camicia bianca, non indossava nemmeno una cravatta, come gli studenti. Sarebbe sembrato un babbano se non avesse avuto quella bizzarra toga che probabilmente qualcuno gli aveva imposto di mettere.

“Salve a tutti” disse cordialmente una volta che la classe fu al completo, “Mi chiamo Steeve Brooke e sarò il vostro professore per... spero almeno quest'anno” disse increspando le labbra.

I ragazzi sorrisero, Harry compreso. Era impensabile che i professori di quella materia non avessero resistito più di un anno.

“Spero che la maledizione non prosegua con me” continuò poi sedendosi sulla cattedra e posando la bacchetta, “So che al quinto anno non avete potuto usare la bacchetta e quindi è come se foste indietro di un anno”

Al fondo dell'aula Neville borbottò a Luna:

“Alle lezioni di Harry, si...”

“Proprio perché avete passato un anno senza fare pratica...” il suo sguardo si fermò su Neville e poi disse “O quasi... Con me ne farete molta. Ho intenzione di insegnarvi davvero come si combatte, le tecniche di difesa e di attacco. Poi ci saranno anche le prove scritte, ovviamente, ma credo che in questa materia la penna e l'inchiostro servano davvero a poco.”

Harry deglutì, quel professore gli ricordava molto Lupin, aveva il suo stesso carisma e modo di fare da insegnante sopra le righe e aveva anche qualcos'altro che non sapeva spiegare, era come se avesse già conosciuto quella persona. I pensieri di Harry furono presto interrotti da qualcuno che bussava alla porta.

“Avanti” disse Brooke e la professoressa Chang aprì la porta.

“Avrei bisogno di Potter per qualche minuto” disse.

“Oh... certo” rispose Brooke, “Potter, puoi andare”

Harry uscì, facendo finta di non aver visto l'occhiataccia che gli aveva lanciato Ginny.

“Si?” chiese Harry.

“Vorrei parlarti” disse semplicemente lei. Poi cominciò a camminare per il corridoio e Harry la seguì.

Quando entrarono nell'ufficio che era appartenuto alla vecchia professoressa di Babbanologia a Harry sembrò di entrare nella camera di una ragazza.

C'erano ritagli di giornali attaccati alle pareti con il Magiscotch, erano tutti articoli riguardanti Voldemort e gli attacchi ai nati babbani. La scrivania invece era sommersa da qualsiasi cosa possibile immaginabile.

C'era una pila di fogli di pergamena, probabilmente compiti; in un angolo c'erano penna e calamaio; poco più in là una confezione di ananas candito; e nell'unico angolino ancora vuoto, un paio di Galeoni Falsi che Harry e gli altri dell'Esercito di Silente avevano usato per comunicare fra loro.

“Allora?” la incitò il ragazzo.

“Siediti”

Harry obbedì e lei si mise dall'altra parte della scrivania, poi con un gesto di bacchetta spostò la pila di compiti e appoggiò in gomiti sul legno scuro che prima non era nemmeno visibile.

“Voglio chiederti scusa per ieri. Non so cosa mi sia preso, io...”

Harry stava per dire qualcosa, ma si trattenne, voleva sentire cosa aveva da dire, per poi scusarsi per essere stato duro con lei.

“Harry, ho avuto paura durante la guerra. Quando Hagrid ti ha portato al castello fra le sue braccia, io... era come se fossi morta anche io, capisci?”

Il ragazzo deglutì. No. Non capiva proprio, Cho non poteva davvero giocare un'altra volta la carta del: sto male, aiutami.

“Ho lezione, Cho” disse secco alzandosi.

“No, aspetta...” fece lei alzandosi, “Ho gli incubi la notte, ti vedo sempre morto...”

“Io invece ho smesso di sognare brutte cose quando ho ucciso Voldemort, pensa” disse Harry sgarbato e andò alla porta.

“Aspetta!” esclamò Cho e lo raggiunse.

“Sei stato l'unico che mi ha aiutata quando è scomparso Ced.”

“Cedric non è affatto scomparso, lo sai” disse Harry, mentre qualcosa dentro di lui cominciava a sobbollire pericolosamente.

“Dammi una possibilità, una...” lo supplicò Cho avvicinando il proprio viso al suo.

Il ragazzo stava per dire qualcosa, voleva chiarire, spiegare che non poteva succedere nulla perché lui amava Ginny, solo lei.

“Harry”

Qualcuno aveva pronunciato quel nome, il ragazzo alzò lo sguardo, non era stata Cho. Si voltò, temendo tutto ciò che avrebbe comportato quello stupido e insignificante quasi-bacio.

Ginny Weasley stava sulla porta, con lo zaino di Harry che strisciava sul pavimento e la sua borsa a spalla.

“Non è come...” troppo tardi, Ginny aveva mollato lo zaino a terra e era scappata via.

Harry non ebbe nemmeno il tempo di lanciare un'occhiata rabbiosa a Cho, raccolse lo zaino e seguì la fidanzata.

Le lezioni della mattina erano finite e i corridoi cominciavano ad affollarsi, perciò gli fu difficile raggiungere la rossa.

“Ascolta, Ginny...” disse col fiato grosso per la corsa.

“Come cavolo faccio ad ascoltarti!”

Alcuni ragazzi si voltarono verso di loro facendo sorrisini divertiti.

“Fammi spieg...” prima che potesse concludere la frase un ceffone gli arrivò dritto dritto sulla guancia destra e si portò istintivamente la mano al volto.

“Ginny!” chiamò, ma la ragazza era già andata via.

*

“Te l'avevo detto” disse poco dopo Hermione.

Lei e Harry erano in Sala Comune e il ragazzo le aveva appena raccontato quello che era successo.

“Non cominciare” brontolò il ragazzo sfregandosi la guancia ancora rossa e dolorante.

“Scusami” fece Hermione risentita, scostandogli la mano dal volto. Poi con un colpo di bacchetta fece apparire una pezza con dentro del ghiaccio incantato in modo da non sciogliersi.

“Tieni. Questa dovrebbe fare passare il bruciore”

Harry la poggiò sul viso e sprofondò sulla poltrona vicino al caminetto.

Stava malissimo. Cho aveva rovinato tutto e Ginny non capiva che lui non centrava nulla. Chi l'avrebbe aiutato quando avrebbe perso il controllo? Con chi avrebbe passato il tempo quando Hermione era con Ron?

Stava cambiando tutto nella sua vita. Prima il litigio con Ron, poi le “perdite di controllo”, e infine il bacio con Cho. Tutto faceva presagire che, da un momento all'altro, anche Hermione avrebbe trovato una scusa per litigare con lui e lasciarlo solo.

“Hermione, non resteremo sempre amici, vero?” chiese dopo un po' e pentendosi subito delle sue parole.

La ragazza alzò lo sguardo dal tema che stava scrivendo e lo guardò, preoccupata.

“Che ti sta succedendo?” chiese osservandolo, indagatrice.

“Nulla” rispose lui deciso.

“Ti conosco da sette anni”

“Non ho niente, va bene?” ripeté Harry con enfasi.

“Va bene” disse Hermione, poi posò la piuma e mise tutto nella borsa, “Vado a mangiare” aggiunse, poi uscì dalla Sala Comune.

Harry rimase seduto sulla poltrona, aveva la mente confusa.

Era talmente intontito da tutto quello che era successo che quasi non si accorse di un piccolo allocco che stava picchiettando insistentemente sul vetro della finestra.

Il ragazzo gli aprì e il gufo depositò la posta all'interno della torre, poi volò via.

Era strano ricevere posta così tardi, ed era ancora più strano ricevere posta nella propria Sala Comune.

Harry guardò la busta. Era rossa scarlatta, non poteva essere altro che una Strillettera. Doveva essere destinata a lui, era l'unico rimasto nella Sala Comune.

Richiuse la finestra e prese in mano la busta, agitato. La squadrò per alcuni istanti, poi, sapendo che le cose sarebbero solo peggiorate, la aprì.

Fu come se la busta prendesse vita e cominciò a urlare.

“Tu. Stronzo, bastardo, Harry Potter! Come diavolo hai osato baciarla? Come?! Quella stupida oca, strega da quattro soldi. Ti sei preso gioco di me! Sei un idiota, se pensi che io non possa farcela da sola, ti sbagli... sei tu quello che ha bisogno d'aiuto!” fece una pausa e Harry sperò che avesse finito, poi si ripiegò su se stessa e urlò:

“STRONZO!”

Harry sentì un dolore all'altezza del cuore, non era una fitta, era più simile ad una mano invisibile apparsa dal nulla che lo stringeva proprio in quel punto.

Non ebbe tempo di assimilare altro che la chioma rossa di Ron Weasley comparve dalla scala che portava ai dormitori.

“Non pensavo fossi qui” sbottò il moro.

“Nemmeno io credevo ci fossi anche tu” disse Ron e si sedette sul divano, pensieroso. Era evidente che aveva sentito tutto, quella lettera aveva strillato in modo spaventoso, probabilmente anche gli uccelli che si erano appoggiati sui rami degli alberi della Foresta Proibita l'avevano sentita.

“E' stata tremenda, già” constatò il rosso.

Harry lo squadrò nervoso.

“Se hai qualcosa di cattivo da dire questo è il momento giusto. Sono ancora caldo. Forza! Insultami, tanto è un vizio di famiglia”

Ron aprì la bocca per ribattere, poi la richiuse, l'espressione sul suo volto mutò e disse tranquillamente:

“Chi hai baciato?”

Harry preferì sinceramente che quella domanda fosse sostituita da un altro schiaffo.

“Non mi picchi?” chiese a sua volta, “Ho fatto incavolare la tua sorellina indifesa, non ti importa?”

Ron arrossì leggermente, poi incrociò le braccia e finse di fissarsi i piedi.

Harry lo guardò e dopo un po' disse:

“Cho”

Ecco, quello era proprio il momento per assestargli un bel cazzotto sul naso e farlo fuori. Il pugno, però, non arrivò.

“Ginny capirà” disse Ron più a sé stesso che al vecchio amico.

Harry invece non capiva. Perché gli stava dicendo quelle cose, perché gli parlava in quel modo, come se volesse rassicurarlo?

“Cosa vuoi?” chiese il ragazzo senza troppi fronzoli.

Ron si mise una mano in tasca e poi tirò fuori le due parti spezzate della bacchetta di Sambuco.

“Tieni” disse e glieli mise in grembo.

“Non la voglio”

“Nemmeno io, non so perché l'ho presa... Forse hai ragione tu ed è stata tutta colpa della... gelosia” le orecchie gli divennero rosso fuoco, “Scusami”

Harry avrebbe voluto dire qualcosa, ma le parole non gli uscirono. Ron era stato il primo ad accoglierlo nel Mondo Magico con un vero amico. Avevano litigato un paio di volte. Si ricordava ancora quando aveva smesso di parlargli all'inizio del Torneo Tre Maghi, era stato bruttissimo. E poi, solo un anno prima, aveva lasciato lui ed Hermione in un bosco e se n'era andato via. Harry non era mai stata la colpa di quei litigi, o almeno, così credeva il ragazzo, ma quella volta era lui ad aver sbagliato. Aveva attaccato Ron senza fargli spiegare le sue ragioni e poi aveva dato la colpa a lui per tutte le frustrazioni che avevano seguito la loro litigata.

Solo pochi minuti prima credeva di rimanere solo ed ecco Ron, il suo migliore amico, che scombussolava ancora una volta le carte in tavola.

 

NOTE:

Sono tornata dalle vancanze e sono riuscita a controllare questo capitolo e pubblicarlo in tempo (miracolo).
Spero vi piaccia :)
 

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Capitolo 12
*** Questioni di Difesa ***


Capitolo 12- Questioni di Difesa

Ron aveva appena chiesto scusa a Harry e il ragazzo non aveva ancora spiccicato parola.

“Dai Harry! Di' qualcosa, miseriaccia! Mi stai facendo morire”

Il ragazzo osservò l'amico, ma non sorrise: doveva ancora mettere in chiaro le cose.

“Sono io quello che ha sbagliato. La bacchetta avrebbe avuto lo stesso effetto su qualsiasi altra persona, mentre io...”

Ron lo guardò negli occhi.

“Che succede, Harry?”

Il moro abbassò o sguardo, era ora di dire la verità.

Il Prescelto si costrinse a raccontargli tutto, anche della Coppa del Mondo e di Godric's Hallow.

Ron non si fece impressionare da nulla, nemmeno per difendere la sorella.

“Tieni un sacco a lei” constatò alla fine del racconto.

“Come tu tieni ad Hermione” confermò Harry e cominciò a giocherellare con il sottile filo che usciva da un estremità della Stecca di Sambuco.

Ron sorrise e poi chiese:

“Ma cos'è successo con Cho? E' scoppiata a piangere fra le tue braccia e tu non hai trovato un altro modo per consolarla?” domandò imitando la scenetta.

Harry non poté trattenersi dal ridere.

“No, fortunatamente no” spiegò poi tornando serio.

“Allora è stato un bacio asciutto?”

“Si, è stato asciutto”

“Cavolo... mi hai fatto morire dalle risate quella volta che sei tornato nella Sala Comune e hai raccontato a me e Hermione del tuo bacio bagnato

“Si, tu mi hai detto che non ci sapevo fare” disse Harry ricordando quella sera.

“Era la pura verità!” esclamò Ron.

“Tu invece avevi un sacco di esperienze, vero? Tua zia Murriel, per esempio”

Ron arrossì violentemente, ma poi rispose:

“Annie Rosblade, dieci anni, Diagon Alley”

“Sul serio?” chiese Harry.

“Si” disse Ron pensieroso, “Più che un bacio è stato un attentato alle mie labbra, gli avevo fregato una Cioccorana” spiegò.

Harry rise e poi sospirò, pensieroso. Voldemort gli aveva portato via un sacco di cose. Era vero che lui, Ron ed Hermione si erano conosciuti prima del ritorno del mago oscuro, ma tutto il mistero che accerchiava Hogwarts non gli aveva mai permesso di sapere le piccole cose degli unici due maghi che avrebbe potuto ritenere la sua famiglia.

“Non volevo farlo, ma quella Cioccorana era troppo invitante... le volevo dare un paio di Api Frizzole, ma mi ha detto che non le piacevano”

Si guardarono entrambi negli occhi e sorrisero. Fu come se tutto quello che era successo non fosse mai accaduto, come se Harry e Ron si fossero ritrovati dopo un lungo viaggio.

Harry tornò serio.

“Credo ci sia un problema con questa bacchetta, deve avere ancora della magia all'interno o roba simile... sta facendo una cattiva influenza. La rabbia, il rancore... certe volte mi sento come quando lui entrava nella mia mente”

“Dovresti parlarne a qualcuno, magari alla McGranitt”

Rimasero alcuni secondi in silenzio, immersi nei propri pensieri, poi la pancia di Ron emise uno strano rumore.

“Scusa” disse subito, “Ho una fame pazzesca”

“Anch'io” ammise Harry, mettendo la bacchetta nel Mokessino che ormai portava sempre dietro e alzandosi dalla poltrona.

“Magari troviamo ancora un po' di dolce” disse Ron mentre attraversava il ritratto.

“Lo spero... altrimenti mi toccherà chiamare Kreacher e non ne ho nessuna voglia”

*

I giorni passarono e la domenica arrivò. Le selezioni andarono bene sotto il punto di vista dell' Harry Capitano, sotto il punto di vista dell' Harry ex-ragazzo di Ginny Weasley, invece, furono un vero fiasco.

Lei si era presentata per il posto di Cacciatrice assieme ad un'altra ragazza, Dean e Seamus. I due ragazzi si erano rivelati abbastanza capaci, la biondina del quindo anno era andata al campo solo per flirtare con Harry, e Ginny era sembrata più agguerrita che mai, nessuna persona sana di mente non le avrebbe concesso il posto.

 

“Harry, nulla tornerà come prima” disse freddamente la rossa, aveva ancora la divisa della squadra addosso.

“Ginny, io...”

“E' tutta colpa tua”

Quella frase riecheggiò, come se la ragazza continuasse a ripeterla.

“E' tutta colpa tua, solo colpa tua. Tutta colpa tua.”

“BASTA” gridò Harry e poi si svegliò.

Quel giorno sarebbe andato tutto male.

*

“Harry ti senti bene?” gli chiese Hermione a colazione.

Lui annuì poco convinto.

“Ginny capirà, vedrai” continuò, osservando la rossa che stava seduta vicino Luna Lovegood al tavolo dei Corvonero.

“Non credo nemmeno sia possibile sedere al tavolo della Casa a cui non si appartiene” intervenne Ron.

“Quello mi sembra il problema minore” disse Hermione voltandosi a guardare un grosso gufo dirigersi verso di loro con una busta che arrivava chiaramente dal Ministero della Magia.

L'allocco depositò la lettera vicino a Harry e volò via, assieme agli altri gufi.

Il ragazzo prese la busta, staccò il sigillo del Ministero e la lesse.

“C'è qualche problema?” chiese Hermione notando l'espressione pensierosa dell'amico.

“Non proprio” disse Harry, “Mi hanno scritto per testimoniare al processo di Malfoy”

“Non pensavo nemmeno che ci fosse un processo per quella feccia, è già stato ad Azkaban una volta, non costava nulla sbatterlo dentro ancora una volta con l'accusa di essere un Mangiamorte” commentò Ron.

“Lui è già ad Azkaban, con la moglie. Devo testimoniare per il processo di Draco e la loro scarcerazione”

Hermione e Ron si fecero più seri di quanto già non fossero.

Dopo quello che era successo durante la battaglia contro Voldemort era chiaro che Draco era stato costretto a diventare un Mangiamorte.

I ragazzi gli avevano già salvato la vita una volta, lui era in debito con loro, forse testimoniare a suo favore sarebbe stato troppo.

“Cos'hai intenzione di fare?” chiese Hermione dopo un po'.

“Non lo so” rispose Harry, “Il processo è tra una settimana, potrei sempre decidere lì per cosa testimoniare”

 

Come aveva capito fin da appena sveglio tutto quello che successe appena cominciò la giornata aggravò solo le cose tra lui e Ginny e il suo umore.

La mattina ebbero la lezione di Pozioni, Lumacorno aveva saputo dell'allontanamento momentaneo di Ginny da lui, perciò pretendeva delle pozioni degne di questo nome e Harry l'aveva deluso con una pozione Ridarella che aveva fatto spuntare sulle labbra di Ron, che l'aveva provata, un sorrisino ebete. Aveva preso una D.

Il pomeriggio invece aveva avuto la lezione di Difesa Contro le Arti Oscure e, dopo aver ricevuto parecchie occhiatacce da parte di Ginny, aveva passato il tempo a giocherellare con la propria piuma, spelacchiandola tutta.

Stava preparando lo zaino per uscire dall'aula quando Brooke lo chiamò.

“Potter, posso parlarti un attimo?”

“Certo” rispose il ragazzo, fece un segno a Ron ed Hermione, che annuirono e uscirono dall'aula, poi aspettò che la classe si svuotasse e si avvicinò al professore.

Brooke si passò una mano fra i capelli castani, scompigliati e si appoggiò alla cattedra.

“Capisco che la robetta che stiamo facendo può risultare un po' noiosa per il salvatore del mondo magico, ma almeno potresti fare finta di ascoltare e non distruggere tutto quello che ti capita sotto mano”

Harry abbassò lo sguardo, imbarazzato.

“Mi spiace, signore”

Il professore sorrise e Harry capì che quello di poco prima non era un rimprovero.

“Le ragazze sono fatte così Harry, devi solo portarci un po' di pazienza, capirà”

Per la seconda volta in poco tempo il ragazzo si sentì in imbarazzo.

Probabilmente Brooke parve notarlo, perché si sedette sulla cattedra e gli disse di sedersi sul banco difronte a lui.

Harry era completamente a proprio agio in quella posizione, forse perché anche Brooke era seduto in quel modo poco consono.

“Conosco la tua storia” cominciò, “Voglio dire, non come ti conoscono tutti... Il professor Silente mi ha parlato di te”

“Come? Quando?” chiese Harry incuriosito.

“Durante uno dei viaggi che il professor Silente faceva durante l'anno scolastico.”

“Quando andava a cercare gli Horcrux?”

“Anche prima, il nostro è un rapporto iniziato tempo fa e le nostre chiacchierate su di te anche...” sospirò e poi riprese, “Mi ha affidato un compito. Sapeva che dopo la morte di Lord Voldemort non saresti più stato lo stesso”

Harry deglutì, Silente aveva previsto tutto, anche quello che sarebbe successo dopo la propria morte.

“Ed è per questo che mi ha ordinato di starti vicino”

“Non ho bisogno di una balia” rispose secco il ragazzo.

“Non intendevo questo” disse il professore, per niente offeso, “Non puoi cancellare il passato, ma non potrai vivere con i mezzi ricordi delle persone che ti hanno amato. Harry, quello che è successo a Godric's Hallow poche settimane fa...”

“Come fa a sapere di Godric's Hallow?” chiese il ragazzo, arrabbiato.

“Devi vedere quello che è successo la prima volta.” disse Brooke senza rispondere alla sua domanda, “Devi vedere il passato per capire il presente e vivere il futuro senza dolore”

Era così simile a Silente! Il tono con il quale aveva detto quella frase, le parole minuziosamente scelte e pronunciate perfettamente, come per fargliele entrare bene in testa.

Era odioso.

“Non ne ho bisogno”

“La magia di Lord Voldemort non verrà mai cancellata, perché è la stessa magia oscura di cui è impregnata la bacchetta che hai in quel sacchetto” e indicò il Mokessino.

Harry guardò torvo il professore.

“Non ne ho bisogno” ribadì.

Brooke sorrise, triste.

“Harry, non mi mentire, sono un ottimo Legilimens”

Ecco spiegato tutto.

Harry non poteva dire o pensare nulla contro di lui. Qualcosa gli disse che doveva fidarsi, si era sentito malissimo a Godric's Hallow e le cose sarebbero peggiorate, perché non aveva più Ginny a confortarlo.

“Cosa posso fare” disse senza intonazione.

“Venire nel mio ufficio” rispose il professore, “Avrai il permesso di uscire durante l'orario del coprifuoco per non farti perdere ore di studio. Ti farò recapitare dei messaggi con scritto quando potrai venire a trovarmi, oppure te lo comunicherò di persona alla fine della lezione. Cominciamo da domani sera, alle nove, non arrivare in ritardo. Ah... porta il mantello di tuo padre”

* * *

Quando Harry raccontò tutto a Ron ed Hermione il primo cominciò a sprizzare di gioia, immaginando viaggi pazzeschi e mirabolanti avventure; la seconda fu più composta e seria.

“Forse saranno delle lezioni tipo quelle che ti dava Silente” disse pensierosa.

“Non lo so” ammise Harry, “Ha solo detto: devi vedere il passato per capire il presente e vivere il futuro senza dolore.”

“Ha l'aria di essere una cosa tutt'altro che piacevole” commentò Hermione.

“Secondo me no” fece il rosso, “Voglio dire... se devi vivere il futuro senza dolore non può essere nulla di cattivo, no?”

In effetti Ron poteva avere ragione, ma Harry l'avrebbe saputo solo il giorno dopo.

 


NOTE:

Non ho molto da dirvi, questo capitolo è un po' particolare... lascio i pareri a voi,
A presto.

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Capitolo 13
*** Presente, Passato e Futuro ***


Capitolo 13- Presente, passato e futuro

La giornata era passata e Harry si stava recando all'ufficio di Brooke. Come gli era stato chiesto aveva portato il Mantello dell'Invisibilità con sé.

Bussò tre volte alla porta di quell'ufficio che era appartenuto a moltissimi professori negli ultimi anni.

Non appena Brooke gli rispose dall'interno, il ragazzo entrò.

Le pareti di pietra nuda non erano rosa, come quando c'era la Umbrige, e non c'erano nemmeno strani oggetti, come quando l'ufficio era appartenuto a Malocchio Moody, o meglio, al Mangiamorte che lo impersonava, era semplicemente uno studio.

Il professore era seduto alla scrivania e quando vide Harry gli fece un sorriso gentile e sincero.

“Sono contento che tu sia venuto. Siediti pure”

Il ragazzo obbedì.

“Quello che faremo durante queste serate non sarà affatto piacevole” cominciò Brooke, serio, “Starai male Harry e... l'ultima cosa che voglio è farti soffrire più di quanto non abbia già fatto Lord Voldemort”

Il ragazzo deglutì.

“Cosa faremo?” chiese poi preoccupato e curioso al tempo stesso.

Il professore si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro al di là della cattedra.

“Hai mai usato una Giratempo?”

Harry annuì.

“Bè, faremo un po' quello che si fa con le Giratempo, torneremo nel passato... ma useremo una magia più oscura. Una magia proibita”

“Pensavo che l'unica magia proibita consistesse nelle Maledizioni Senza Perdono” disse Harry.

“No, fortunatamente molti altri incantesimi sono vietati ai maghi comuni, quelli per ingannare il tempo, ad esempio”

“Ma come...”

“Sono un professore di Difesa Contro le Arti Oscure, sono, modestamente, più che qualificato per fare magia di questo genere”

“Mi scusi” disse subito il ragazzo.

Brooke sorrise.

“Questa sera torneremo nel lontano 1979. Non vedremo Lord Voldemort, tra poco capirai. Indossa il mantello, adesso”

Harry obbedì un po' titubante, poi il professore andò dietro di lui, gli mise una mano sulla spalla e cominciò a enunciare una complicata litania descrivendo ampi cerchi con la bacchetta.

Il buio li avvolse e dopo alcuni secondi, quando la luce tornò, Harry capì che erano tornati indietro nel tempo.

Si trovavano nel parco di Hogwarts e una ragazza dai capelli rossi stava seduta a leggere sotto uno dei primi alberi della Foresta Proibita.

Harry ebbe un tuffo al cuore, quella era sua madre, doveva frequentare uno degli ultimi anni ad Hogwarts. Sapeva che avrebbe ricevuto un sacco di rimproveri una volta tornato nel presente, ma doveva avvicinarsi a lei, non poteva resistere ora che era così vicino. Lei non lo avrebbe visto con indosso il mantello.

Si sedette accanto a Lily, stando attento a non fare rumore e la osservò.

Seguì la linea del mento di sua madre, gli guardò gli occhi, erano proprio come i suoi. I suoi capelli rossi sembravano incredibilmente soffici e morbidi, aveva voglia di toccarli.

Il cuore accelerò i battiti, era vicino a sua madre. Affianco a quella donna di cui non ricordava praticamente nulla, ma che sentiva di amare in una maniera indescrivibile.

Una lacrima gli rigò il volto e lui la lasciò stare, nessuno lo poteva vedere.

Come sarebbe stata la vita se Lily e James fossero sopravvissuti? Il suo più grande desiderio era sempre stato avere dei genitori e nemmeno gli zii con cui aveva vissuto i suoi primi undici anni di vita lo amavano.

In quel momento volle che la Profezia avesse riguardato Neville, tutto sarebbe stato diverso e lui sarebbe stato felice.

Sua madre girò una pagina e Harry non resistette più e le sfiorò una mano candida, mantenendo la propria coperta dal mantello.

Voleva abbracciare sua madre. Sentire il suo profumo e non lasciarla andare via, ma la ragazza sentendo il tocco si ritrasse subito.

“Chi c'è?” chiese alzandosi in piedi, “James non scherzare, sto studiando, lo sai...”

Ovviamente nessuno le rispose e lei scappò via.

Harry la lasciò andare, cosa poteva fare per evitarlo? Sentì una rabbia pervaderlo, una rabbia che non aveva spiegazione.

Era distrutto.

Non era più lui.

Un'idea gli balenò per la mente: avrebbe potuto stare lì per sempre e poi, al momento giusto uccidere Lord Voldemort con un Avada Kedavra, non aveva paura ad usarlo. Poi sarebbe tornato nel presente e avrebbe continuato a vivere con la sua famiglia.

Sentì una mano toccarlo sulla spalla, era Brooke.

“Dobbiamo tornare” bisbigliò il professore.

Harry gli diede una spinta, non voleva tornare indietro. Voleva rimanere lì. Sua madre sarebbe tornata a leggere di nuovo sotto quell'albero, ne era certo.

“Harry, dobbiamo tornare nel presente, è lì la tua vita”

“No” sussurrò Harry, più a sé stesso che a Brooke, continuando a guardare il punto lontano in cui la madre era sparita.

Si sentì tirare su di peso e si divincolò, non voleva tornare in quel mondo dove i suoi genitori e Sirius erano morti, dove Ginny lo aveva lasciato, dove Silente gli aveva mentito più di una volta, dove era solo e dove nessuno lo capiva.

Tutto vorticò intorno al ragazzo e senza che se ne accorgesse ritornò nel presente.

Era di nuovo seduto sulla sedia davanti alla cattedra e il professore lo guardava preoccupato, dall'altra parte.

“Perché mi ha fatto tornare qui?” chiese quasi urlando.

“Non puoi vivere in un epoca che non ti appartiene e poi nel passato si invecchia... prima o poi ti saresti ritrovato ad affrontare la tua nascita e...”

“Allora perché non mi ha impedito di avvicinarmi a mia madre, perché?”

“Non potevo rincorrerti, Harry, io non avevo il mantello. Il fatto che nessuno mi conoscesse non vuol dire che io non abbia corso dei rischi” spiegò tranquillo Brooke.

Harry strinse i pugni. Odiava quella sua quiete, quella calma così simile a quella di Silente.

Cominciò a respirare profondamente e si accorse solo in quel momento di essere sudato.

Deglutì, poi parlo:

“Chi è lei?” chiese con la voce rotta.

Brooke lo guardò negli occhi, non capendo.

“Chi è lei?” domandò ancora il ragazzo, “Perché è così giovane, ma non l'ho mai visto qui? Da dove arriva? Perché Silente era in contatto con lei? Non può essere un caso”

“Harry, non sempre le cose sono complicate come uno crede. Spesso nella vita accadono cose per caso e uno le prende così come vengono”

“Non voglio più fare una sola lezione” dichiarò il Prescelto.

“Non starai meglio senza convivere con il tuo passato” disse Brooke come se stesse parlando ad un bambino o ad un cane sul punto di attaccare.

Harry esplose. Odiava quell'uomo. Detestava quella sua aria serena e quel tono sempre tranquillo che gli ricordava Silente e troppo poco consono in quel momento, visto che gli aveva praticamente urlato in faccia.

“Secondo lei servirà qualcosa continuare ad andare nel passato? Secondo lei avrebbe senso tornare nel passato per vedere i miei genitori morire?” chiese a bassa voce, “Perché di questo si tratta. Alla fine dovrò assistere al loro assassinio e ovviamente non potrò fare nulla, no? Perché sono un idiota se voglio solo avere una vita normale, con una famiglia... Se voglio smetterla di pensare che a giugno non avrò un posto dove stare, perché Hogwarts è stata la mia unica casa. Sono un idiota se voglio tutto questo, signore?”

“No Harry, non sei un idiota” disse il professore, “Ma se Sil...”

“Silente si sbagliava. Pensava che sarei morto, non è così?” fece Harry con tono di sfida, “Eppure non me lo ha mai detto in faccia. L'ho saputo quando è morta l'unica persona che era sempre stata dalla mia parte e che però io ho odiato fin dal primo giorno.”

“La storia di Severus Piton...”

“Non ho più nessun rancore verso di lui” ammise Harry, poi si alzò, “Non mi invii nessun avviso per un'altra lezione. Non sa come ci si sente, è meglio finirla qui”

Fece per uscire, poi si fermò, si strappò il mokessino da dosso e freneticamente prese la Bacchetta di Sambuco, poi la lasciò cadere sulla scrivania.

“Vuole studiare il passato? Capire perché mi sento ancora come se lui fosse dentro di me? Bene. Tenga.”

Detto ciò uscì dall'ufficio e tornò nella Sala Comune dei Grifondoro.

Hermione e Ron stavano chiacchierando e quando lo videro si alzarono immediatamente dal divano, preoccupati.

“Miseriaccia Harry, cos'è successo?”

Il ragazzo scosse la testa e sprofondò nella poltrona più vicina.

“Siamo tornati indietro nel tempo”

“Ma come?” chiese Hermione, “Le Gira...”

“Magia Oscura, credo” rispose mesto Harry, “I miei genitori erano ad Hogwarts e... mia madre stava leggendo sotto un albero, così io mi sono avvicinato a lei, le ho toccato una mano, ma... io ero sotto il mantello e...”

Hermione si avvicinò a lui e si chinò a terra, se possibile era più preoccupata di quando la mente del ragazzo era stata in collegamento con quella di Lord Voldemort.

“Oh, Harry...” disse.

“Se n'è andata via e io non ho potuto seguirla” disse ancora il Prescelto, rapito dai ricordi.

“A...” cominciò Ron, “A cosa serve tornare indietro?”

“Non lo so, ma non farò un sola lezione”

Hermione trasalì.

“No, Harry. Che diamine è successo con Brooke?”

E così il ragazzo dovette raccontare della loro litigata.

“Quindi la bacchetta non ce l'hai più tu” constatò Ron.

“No.”

“Credo che sia un po' come il medaglione quella bacchetta, sai?” continuò il rosso, “Quando ce l'avevo io, sentivo sempre un peso, come se fosse ancora impregnata di magia”

“Tecnicamente è impregnata di magia, magia oscura visto che la sua storia si è intrecciata con quella di Voldemort” spiegò Hermione.

Harry scosse la testa, era stravolto, voleva solo dormire e sperare che la mattina dopo sarebbe stato meglio.




NOTE:
Eccomi qui con il nuovo capitolo! Spero di essere rimasta IC, perchè ci tengo davvero e ho paura di stravolgere un po' troppo le cose con questa nuova personalità di Harry.
Brook. Questo capitolo è praticamente dedicato a lui. Sarà un personaggio importante e tengo a lui perchè l'ho dovuto studiare nei minimi dettagli e ci ho messo tanto per realizzarlo, spero che vi piaccia.
Fatemi sapere lasciandomi una recensione.
Grazie per le recensioni/commenti brevi ricevuti fino a oggi e per tutte le visualizzazioni, perchè sono tante, davvero tante e mi fa piacere che molte persone leggano ciò che scrivo.

A presto,
Vale

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Capitolo 14
*** In testimonianza per il passato ***


Capitolo 14- In testimonianza per il passato

I giorni erano passati veloci e Hermione non aveva fatto altro che insistere sul fatto che Harry dovesse continuare a fare le lezioni con Brooke.

“Te l'ho detto mille volte: no” disse Harry esasperato mentre attraversavano il ritratto della Signora Grassa.

“Hermione, smettila” borbottò Ron, “Stai diventando abbastanza pesante”

La ragazza arrossì violentemente.

“Ah bé, fa come vuoi” poi si diresse svelta verso la scala a chiocciola, diretta nel dormitorio delle ragazze, “Almeno hai deciso per cosa testimoniare? Il processo...”

“Lo so, ma non so ancora per cosa testimoniare, no...” sospirò, “Lo deciderò una volta arrivato al Ministero”

“Ok. Io vado a dormire” fece la ragazza, “Domani fai colazione con noi?”

Harry annuì.

“Sì, ho il treno alle otto e mezza, ho tutto il tempo”

“Allora a domani” salutò Hermione e se ne andò.

Harry e Ron si sedettero uno su una poltrona e l'altro su quella dalla parte opposta.

Il Prescelto prese in mano il Mokessino che aveva appeso al collo. Non sapeva nemmeno lui per quale motivo lo teneva al sicuro se dentro non c'era più niente di importante.

Prese in mano il falso medaglione e lo passò tra le mani.

“Lo tieni ancora lì?” chiese il rosso e l'amico rispose con un cenno.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, ognuno immerso nei propri pensieri, poi Ron intervenne di nuovo.

“Se vuoi ti posso accompagnare. Dev'essere noioso fare il viaggio da qui a Londra da solo andata e ritorno”

Harry sorrise all'amico.

“Sarebbe magnifico” commentò, “Ma la McGrannitt non te lo lascerebbe mai fare, in tutto perderai tre giorni di lezione e poi col fatto che io sono fuori dai piedi tu ed Hermione potreste approfittarne per stare un po' soli, no?”

Il rosso si schiarì la voce.

“Diciamo che... io ed Hermione non è che... si, insomma... io pensavo fosse diverso”

“Dovevi immaginarlo che stare con lei non era come stare con Lavanda”

“Non intendo questo, cioè io e Lavanda” si fermò un secondo per chiarirsi le idee, “Io e lei eravamo troppo... troppo. Però diciamo che quei momenti non sono molto frequenti con Hermione”

“Se non vi baciate non vuol dire che sia stufa di te”

“No, ma... non so...”

“Perché non le parli?” chiese Harry, infondo la soluzione era così semplice.

“Non è semplice”

“Hai rapinato l'edificio meglio custodito al mondo, Ron. Fidati, parlare con Hermione sarà meno complicato del previsto”

“Però con te ci vengo lo stesso. Voglio assistere al processo”

“Allora devi chiedere il permesso alla McGrannitt, ora”

“Ok. Non è tardissimo e poi oggi ci sono i Corvonero di ronda, non dovrebbero farsi problemi” disse e andò fino all'uscita, “Ci vediamo dopo”

*

La mattina dopo Harry e Ron si prepararono per andare via. Fortunatamente la McGranitt aveva accettato senza problemi la richiesta del rosso, siccome il viaggio da Hogsmede a Londra sarebbe stato noioso... o almeno, questo era quello che il ragazzo Weasley aveva detto all'amico: solo balle. La preside l'aveva lasciato andare perché aveva notato anche lei il cambiamento di Harry ed era preoccupata.

Dopo la colazione i due salutarono Hermione, che avrebbero rivisto solo dopo tre giorni, e poi uscirono andando fino alla alla stazione di Hogsmede.

“Miseriaccia, non avrei mai immaginato di avere tutti questi posti fra cui scegliere” commentò Ron mentre lui e Harry camminavano per il corridoio deserto del treno.

Quando raggiunsero uno scompartimento che non era né troppo vicino né troppo lontano dalle porte, vi entrarono.

“Ricorda che comunque non siamo soli, una o due persone viaggiano sempre col treno” disse Harry.

“Giusto. Passeggeri uguale carrello dei dolci!” esclamò felice il rosso, e difatti, poco dopo passò la solita anziana strega col carrello dei dolciumi.

I ragazzi presero un po' di tutto e cominciarono a mangiare.

La giornata passò tranquillamente. Non parlarono di Ginny, non parlarono di Hermione e nemmeno di Quidditch o ancora peggio dell'imminente processo, così quando arrivarono al Ministero della Magia Harry non aveva ancora deciso da che parte stare.

Era tutto cambiato da quando avevano visitato l'edificio l'ultima volta. Tanto per cominciare non c'era nemmeno un cartello da ricercato con la foto di Harry e la scritta Indesiderabile numero 1. Mancava anche lo squallido monumento fatto di Babbani e Nati Babbani e il tutto aveva un aria più luminosa e meno angosciante.

Nonostante tutto Harry era agitato come quando lui era stato messo sotto processo.

Salì con Ron su una di quelle strane ascensori che permettevano di spostarsi da un livello all'altro dell'edificio e aspettò che salisse al piano della Sala Udienze dove si sarebbe tenuto, pochi minuti dopo, il processo a Draco Malfoy.

“Io... sai che non posso entrare” disse Ron all'entrata della sala, al Prescelto ricordò tanto il padre.

Harry annuì.

“Ci vediamo dopo”

“Farai comunque la cosa giusta” fece il rosso ammiccando.

Harry annuì.

“Grazie. A dopo”

“A dopo”

Ormai solo, Harry spinse la maniglia ed entrò nella Sala, poi prese posto sull'ultima fila di posti, in basso.

Il Ministro Kingsley era già arrivato e quando il suo sguardo e quello di Harry si incontrarono gli sorrise e gli fece un cenno in segno di saluto, il ragazzo rispose, leggermente in imbarazzo.

Era teso come una corda di violino, aveva paura di quello che sarebbe successo. Aveva salvato Draco dalle fiamme dell'Ardemonio, mentre Malfoy... solo allora gli venne in mente che era stato lui a dargli il tempo per scappare dalla sua villa. Se lui avesse detto di riconoscerlo non sarebbe riuscito nemmeno a salvare una persona. Allora erano pari, ciò voleva dire che schierandosi dalla parte dell'accusa avrebbe potuto vivere in pace con sé stesso ugualmente, ma era quello che voleva?

Ricordava ancora alla perfezione la presentazione che aveva fatto Draco prima dello Smistamento, lui gli aveva detto che sapeva sceglierli da solo gli amici e infatti aveva ragione, Ron era ancora lì con lui, dopo tutto quello che era successo.

La porta si spalancò ridestandolo. Aspettò che il freddo provocato dai Dissennatori arrivasse, ma Draco non era accompagnato da quelle creature, e adesso che ci pensava, se ci fossero stati i Dissennatori sarebbero stati in alto, nella Sala e ci sarebbero stati dei Patronus qua e là. Probabilmente era una delle nuove riforme adottate da Kingsley.

Draco aveva a destra e a sinistra due guardie vestite di grigio, con la bacchetta infilata nella cintura.

“So camminare da solo” ringhiò divincolandosi, ma i maghi non lo lasciarono e fu costretto a sedersi nella sedia al centro della Sala Udienze.

Era vestito tutto di nero, Malfoy. Non sembrava avere la bacchetta, probabilmente gliel'avevano sequestrata mesi prima. Aveva il viso più pallido del solito e i capelli sembravano ingrigiti ed erano tutti spettinati, non doveva essersela passata bene nell'ultimo periodo.

L'udienza cominciò.

“Udienza disciplinare del ventinove settembre” disse Kingsley, Harry notò in quel momento Percy Weasley, intento a scribacchiare affianco al Ministro, “per attività illecita di Mangiamorte, provata da testimoni e da me in persona, ad opera di Draco Lucius Malfoy, residente da tre mesi a questa parte a Villa Malfoy, sotto temporaneo controllo di alcuni dipendenti del Ministero”

La strega alla destra di Harry sussurrò al suo vicino:

“I suoi genitori usciranno sicuramente per grazia ricevuta. Fosse per me li terrei dentro ancora un po', il vecchio Lucius sta anche riacquistato la linea di una volta.”

Il mago sconosciuto ridacchiò e qualcosa si smosse dentro Harry, forse era l'agitazione.

“Le accuse sono le seguenti” riprese Kingsley, “Attività di Mangiamorte e seguace del mago oscuro più potente di tutti i tempi, partecipazione a più attacchi, compreso quello di maggio alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.” poi si rivolse direttamente all'accusato.

“Lei è Draco Lucius Malfoy, residente fino ad ora a Villa Malfoy, Broger Magus, Britannia?”

“Si” rispose Draco con una voce diversa da quella che Harry ricordava gli appartenesse.

“Lei ha passato tre mesi in casa sua sotto la sorveglianza costante di alcuni agenti del Mi...”

“Sì, sì, sì!” esclamò Draco esasperato.

Kingsley gli lanciò un occhiataccia, poi bisbigliò qualcosa a Percy e riprese:

“E lei è consapevole dell'attività illecita che stava esercitando?”

“Sì”

“Ed era pienamente cosciente di ciò che stava facendo? Ogni singolo momento?”

“Sì”

“Ha la certezza di non essere stato sottoposto ad incantesimi?”

“Ho detto di sì!” ringhiò Malfoy e Percy annotò tutto con ancora più vigore.

“Ha mai ucciso durante una delle missioni affidatagli da Lord Voldemort?”

Molti in sala trasalirono, ma né il Ministro né Harry né Draco se ne curarono.

“Mai”

Il Prescelto si sentì come se qualcuno gli avesse tirato uno schiaffo. Credeva che Malfoy l'avesse fatto, magari non era riuscito a uccidere Silente, ma altri maghi...

“In questa Sala si dice solo e soltanto la verità, signor Malfoy”

Gli occhi di Draco si incendiarono.

“Mio padre è stato ad Azkaban già una volta, mia madre è stata sola per mesi... non ho negato di essermi schierato dalla parte di Lord Voldemort, non ho negato nemmeno di aver obbedito ai suoi ordini e...” tentennò un attimo, ma poi riprese, “E adesso dico di mia spontanea volontà che il Signore Oscuro aveva affidato a me il compito di uccidere Albus Silente”

Alcuni trattennero il respiro, altri rimasero bloccati a osservare Draco, ma Kingsley non lasciava trasparire nessuna emozione.

“Sì” proseguì Draco con un ghigno, “Era il mio compito... e dovrei mentire riguardo una cosa del genere, Ministro?”

Questa volta Kingsley rimase senza parole.

Senza sapere quello che faceva Harry si alzò in piedi causando un boato generale.

“Testimone” disse, presentandosi.

Draco lo fissò negli occhi, con aria di sfida, ma lui non si lasciò scoraggiare. Andò fino alla poltrona sulla destra di Malfoy e si sedette.

“Harry James Potter” continuò, come se nessuno lo sapesse.

“Signor Potter con quali giustificazioni difende l'accusato?”

Il ragazzo ci pensò un attimo, poi parlò.

“Se... se la ragione per cui tutti noi abbiamo cercato di contrastare Lord Voldemort è salvare delle vite e se salvare qualcuno, voleva dire contrastare Voldemort... anche Draco Malfoy ha cercato di contrastarlo. Ha salvato me. Non so che giorno sia stato, di preciso, ma era in primavera. Io, Ronald Weasley e Hermione Granger eravamo stati trovati da un gruppo di Ghermidori. Io sono stato colpito da una Fattura Pungente per non rendermi riconoscibile, ma i Ghermidori non erano soddisfatti, così ci hanno portati a Villa Molfoy. Lì Draco, di fronte ai suoi genitori, a Bellatrix Lastrange e ad altri Mangiamorte ha negato di avermi riconosciuto...” scosse la testa, “Mi spiego meglio, non ha negato che fossi io, ha risposto in modo vago alla domanda dei Mangiamorte, dandomi il vantaggio che mi ha permesso di scappare. Mi ha comunque salvato la vita.”

Un silenzio di tomba piombò nella Sala Udienze.

“Ed è vero ciò che ha detto” proseguì, “Era suo compito uccidere il professor Silente, ma non l'ha fatto lui, come già sappiamo. Io ero presente”

“Bene” disse dopo un po' Kingsley, “Signor Malfoy, nega il racconto fatto dal testimone?”

“No” disse Draco guardando in basso.

Harry respirò profondamente, ora voleva che Malfoy fosse lasciato in pace. Lo odiava e ciò non sarebbe mai cambiato, ma non poteva non riconoscere il fatto che fosse solamente stato spinto a fare alcune cose. Se forse fosse appartenuto ad una famiglia diversa le cose non sarebbero andate in quel modo.

“E adesso, maghi e streghe del Wizegamot, vi chiedo: quanti votano a favore dell'assoluzione da tutte le accuse?” chiese Kingsley

Harry alzò la mano assieme allo stesso Ministro e a molti altri maghi, fra cui alcuni che Harry aveva visto durante la sua udienza.

“Chi vota per l'accusa e la condanna all'ergastolo alla prigione di massima sicurezza di Azkaban?” un paio di mani si levarono in alto.

A nessuno importò più di niente. Il sorriso non comparve sul volto di Draco e Harry si diresse verso l'uscita proprio mentre Kingsley batteva il martelletto e diceva:

“Assolto da tutte le accuse!”



NOTE:
Scusatemi per l'immenso ritardo.

Ehilà sono tornata finalmente. Ho pochissimo tempo, ma vorrei dirvi un paio di cose. Prima di tutto mi scuso ancora per il ritardo e per non aver risposto ad alcune recensioni, ma tra lo studio e il resto ho pochissimo tempo. Domani parto e non ci sarò fino a settembre, mi porterò dietro il tablet quindi non so ancora se riuscirò ad aggiornare o no (io odio aprire i file di testo con quell'affare ><).
Ringrazio comunque tutti quelli hanno recensito fino ad adesso e spero che anche questo capitolo vi piaccia.

Indovinate un po' in quali condizioni si trova la mia valigia? ...esatto. Meglio se vado.
A presto!

-Vale



 

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