Thyrah del Regno delle Nubi

di looking_for_Alaska
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo incontro ***
Capitolo 2: *** I ricordi della nonna ***



Capitolo 1
*** Il primo incontro ***


Tunna correva più forte che le sue giovani gambe le consentivano. Sentiva il loro fiato raggiungerla e rallentarla. Il Bosco dei Sussurri non l'aveva mai spaventata, a differenza di tutti gli altri dodicenni che tremavano solo al sentirne il nome. Ogni cosa lì sembrava dirle di allontanarsi, di correre più in fretta. Stavano arrivando, sapevano dov'era. L'avevano vista, da subito. Saltava radici e schivava rami di alberi enormi che sembravano ghermirla con i loro arti legnosi. Tremava, di freddo e di terrore, ma questo non poteva frenarla. L'avrebbero presa e probabilmente uccisa. Persa in pensieri funesti, scivolò per colpa del terreno fangoso. Si ritrovò tutta sporca, con la faccia coperta di foglie marce. Sentiva il loro respiro farsi sempre più vicino, ed ebbe paura. 
<< Sei... nostra... >> il vento le portò all'orecchio un sussurro.
Erano loro. Gli Evanescenti stavano arrivando. Davanti a lei c'era un volto trasparente, ci si poteva vedere attraverso. Urlò con quanto fiato aveva in gola, ma nessuno l'avrebbe sentita. Le lacrime cominciarono a scorrerle mentre chiedeva perdono tra sé per tutte le colpe che aveva commesso.
Sentì qualcosa di viscido sfiorarla, e serrò gli occhi. 
 Un urlo potente lacerò l'aria attorno a lei. Aprì prima un occhio e poi l'altro. Notò che tutti gli Evanescenti erano fuggiti. Di fronte a lei stava una ragazza sulla quindicina, capelli biondissimi quasi bianchi che le ricadevano in morbidi boccoli sulle spalle, occhi di un azzurro pallido e tremendamente sconsolato, labbra rosa, pelle diafana e un corpo terribilmente magro. Si stupì che un esserino così esile potesse avere una voce così potente. 
<< Chi sei? >> sussurrò Tunna, chiedendosi se avrebbe risposto.
Infatti non lo fece. Sorrise e socchiuse gli occhi e in un attimo evaporò, come l'acqua troppo calda.
Tunna era troppo spaventata per urlare. Si alzò a fatica e si arrampicò su un albero. Aveva paura che tornasse di nuovo quell'essere diverso, anche se il terrore per gli Evanescenti forse era superiore.
In fondo, la creatura l'aveva salvata. Forse. 
Sapeva che doveva andarsene, che non poteva rimanere lì ferma per sempre; insomma, quante possibilità c'erano che sarebbero venuti a cercarla? Praticamente zero. Era lei che doveva tornare, dimostrando di essere forte.
Era suo dovere. 
Saltò giù dall'albero con un grande balzo. Atterrò in piedi morbidamente, e con un sorriso trionfante iniziò a correre di nuovo, ma più lentamente che all'andata. Era stanca, senza fiato già dopo il primo ramo che aveva schivato. Cercò di correre più veloce ma le gambe quasi non le rispondevano.
Chiuse gli occhi per un secondo, immaginando di essere già a casa. Ma sapeva di non possedere molta magia in sé; se no a quest'ora sarebbe già sacerdotessa. Però fortunatamente non era così. 
Arrivò presto al limite del bosco. Ancora dieci minuti di cammino e sarebbe arrivata al villaggio Saltalanello. Stava per sospirare di sollievo quando una voce spenta le disse : << Non così in fretta >>.
Le si gelò il sangue nelle vene. Era lei, era tornata. Doveva immaginarlo.
Deglutendo a fatica, si girò lentamente, pensando se potesse scappare. No, era fuori discussione. Quella era del tutto simile a un'Evanescente e l'avrebbe trovata ovunque, se si fosse decisa a cercarla. Quindi era meglio non rischiare.
<< Chi sei? >> chiese Tunna.
La ragazza sorrise. .
 Tunna la guardò di sottecchi. Come se adesso una presentazione normale potesse cancellare ciò che aveva visto.
<< Mi chiamo Autunna. Ho dodici anni >>.
La ragazza schioccò la lingua, come se fosse infastidita da qualcosa. La fissò a lungo, prima di concederle un sorriso.
<< Che cosa ci faceva una come te nel Bosco dei Sussurri? I tuoi genitori non ti hanno detto che è pericoloso? >> le chiese dolcemente.
Tunna scrollò le spalle con fare noncurante. << Sì >>.
Thyrah fece un rumore strano con la lingua, poi le si avvicinò e sollevandole una ciocca di capelli rossi ringhiò sprezzante : << Peccato, sei così piccola. Dovresti ascoltarli, sai >>.
Tunna indietreggiò, cercando in tutti i modi di sottrarsi a quel gelido contatto. Cadde a terra, ma si rialzò in fretta, pulendosi malamente il vestito con le mani. Thyrah trattenne un sorriso nostalgico.
<< Senti, è stato un piacere conoscerti ma devo tornare a casa >> sussurrò la bambina, voltandosi dall'altra parte per non vedere i suoi occhi inquisitori scandagliarle il viso in cerca di difetti.
<< Aspetta un attimo, Autunna >> replicò.
La ragazzina desiderò tanto di poter scomparire. 
Thyrah l'afferrò per un braccio e con uno strattone la obbligò a guardarla.
<< Tu vieni con me, capito? E' tardi per tornare a casa >>.
Tunna tremò dalla paura. << Cosa vuoi da me? Per favore, lasciami! Voglio tornare a casa, lasciami! >> urlò tentando di divincolarsi dalla sua presa ferrea. Thyrah sorrise. << Diventeremo grandi amiche, davvero. E' la prima volta che incontro qualcuno che si ribella a me. Notevole, davvero notevole. Ma non basta >>.
Autunna si guardò disperatamente attorno. Doveva trovare una via d'uscita o sarebbe morta. Decise di prendere tempo. 
<< Cosa vuoi farmi? >> chiese, sperando che la voce non le fosse tremata troppo.
Thyrah rise e le sibilò una semplice parola all'orecchio, che però la riempì di paura, perché non significava nulla di buono. << Vedrai >>.
Tunna cercò attorno a sé una specie di richiamo per il villaggio. Se anche solo una persona l'avesse sentita, sarebbero accorsi a salvarla. Un albero. Sarebbe bastato. Un richiamo sapevano farlo tutti quelli che vivevano lì, era una cosa semplicissima. Bastava inviare un messaggio mentalmente mentre si sfiorava l'albero. Poteva farcela. Indietreggiò, anche se la presa sul suo braccio non mollava. Arrivò fino al punto in cui si trovava il vegetale e lo sfiorò. “Salvatemi”, fu il suo pensiero. Poi Thyrah la colpì. Uno schiaffo fortissimo, che le fece rivoltare gli occhi all'indietro e la buttò per terra.
<< Hai inviato un richiamo, razza di verme rosso! >> le urlò addosso.
Tunna non riuscì a negare. La paura le fossilizzò le mani.
<< Come ti sei permessa, tu, una popolana idiota, di sfidare la grande Thyrah...? >> e alzò una mano per colpirla di nuovo.
La ragazzina serrò con forza gli occhi, aspettando il colpo. Ma fu costretta a riaprirli quando si accorse che non arrivava. Si guardò attorno, ma non vide Thyrah da nessuna parte. Scomparsa.
Poco dopo arrivarono gli uomini del villaggio con le donne al seguito. L'abbracciarono e le fecero raccontare l'accaduto, e la cullarono tra le braccia quando un fiume di lacrime si riversò fuori dai suoi occhi. Capivano la sua paura, le dissero, ma sembrava un po' esagerata. Non è esagerata, tentò di spiegare, ma non servì. Non le credevano su Thyrah. E il motivo era semplice : non esiste al mondo una creatura che può evaporarti davanti agli occhi senza tenere in mano una pozione.
Ma Tunna ne era sicura : quell'essere cattivo non aveva pozioni con sé.

 

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Capitolo 2
*** I ricordi della nonna ***


<< Tunna, ti ho detto molte volte che andare nel Bosco dei Sussurri da sola può essere molto pericoloso >> le ripeté per la decima volta la madre, paziente. Lillian Poppy, sua madre, dai capelli rosso fuoco riccissimi raccolti in una crocchia spettinata, la fissava, in attesa di una risposta. Tunna voltò la testa dall'altra parte, trattenendo le lacrime. Non le credeva nemmeno lei. 
Aveva raccontato a sua madre di Thirah. Lily all'inizio era impallidita, poi era scoppiata in un riso fin troppo forzato mormorandole di filare a letto. Tunna sospettava che la madre sapesse qualcosa, ma non poteva insistere, non quando il freddo sguardo di suo padre la stava studiando. 
Aruel Poppy aveva una carnagione chiarissima, capelli castani spettinati dal vento e gelidi occhi verde muschio. 
Non era mai stato molto espansivo, ma Tunna sapeva che avrebbe dato la vita per proteggerla. Ma per qualche strana ragione, non si era mai sentita al sicuro in sua presenza. 
<< Tunna? >> la richiamò sua madre. La ragazzina si riscosse dai suoi pensieri e la guardò. 
<< Non lo so, mamma. Io so quello che ho visto >> borbottò.
Lily sospirò, alzandosi dalla sedia di fianco al suo letto. << Ne parliamo domani, ora dormi >>. 
Le diede un bacio sulla guancia, poi spense la candela e si chiuse la porta alle spalle dopo essere uscita.
Tunna guardava il soffitto. 
Non le credeva nessuno. 
Ma i suoi genitori sapevano, inutile negarlo ormai. 
Lo sguardo di sua madre terrorizzato quando aveva fatto il nome di Thyrah, l'espressione di suo padre, come se stesse cercando di scandagliarle l'anima per capire se diceva il vero.
E sapeva che lui le credeva. Era con Aruel che doveva parlare, perché sapeva fin troppo bene che Lily non le avrebbe detto nulla per proteggerla. Ma Tunna doveva sapere. 
Sapere può diventare pericoloso, le parole di sua nonna le tornarono in mente di colpo. Era morta due anni prima e le mancava terribilmente.
Era la madre di suo padre.
Una volta Tunna le aveva chiesto di raccontarle la storia della sua famiglia e la nonna si era bloccata improvvisamente.
La sua mente si perse nei ricordi.
<< Nonna, dai! Voglio sapere qualcosa della tua mamma! >>. Il viso della nonna si rilassò, anzi, si distese persino in un sorriso.
<< Sono storie vecchie bambina, e le storie vecchie sono fatte per essere dimenticate >>. Tunna non si era accontentata e aveva insistito.
La nonna alla fine acconsentì a parlare di sua madre. Si sedette sgraziatamente sulla sua sedia a dondolo antica, che cigolò sotto il suo peso, e davanti al camino, iniziò a parlare. La voce della nonna era dolce come un canto, lieve, ma che incuteva un certo rispetto.
Tunna ancora non sapeva quanti segreti le aveva celato, quella voce.
La nonna sospirava, dondolandosi. << Mia mamma si chiamava Lenalion. Era un nome particolare, sai? Nel mio paese, queste parole significano "colei che è stata portata dal mare" >>. 
Una pausa.

<< Dov'é il tuo paese, nonna? >>.
Un cenno della mano, una risata forzata. << Oh, ora non c'é più >>.
Tunna aggrottò la fronte, sforzandosi di capire. << E dove è andato? >>. La voce della nonna si fece roca, cattiva quando sillabò: << Il mio paese è stato distrutto, raso al suolo. Tradito dall'unico uomo e dall'unica donna che dovevano proteggerlo >>.
Poi sorrise di nuovo, tornando la buona e dolce vecchina di sempre. 
<< Ma torniamo a noi. Mia madre era molto bella. Aveva dei capelli chiari, così chiari che veniva spesso paragonata ad una dea della neve. Vestiva sempre di azzurro, diceva che la faceva sentire viva.
Piangeva spesso, la mia mamma. Mio padre è morto giovane, quando io ero ancora in pancia. Mia sorella aveva due anni. Te la ricordi la zia, no, bambina? La zia Mirian >>.
Tunna annuì lentamente. Sì, aveva un vago ricordo di una vecchia con lunghi capelli bianchi, molto simile alla nonna, ma dal carattere molto più sprezzante e acido. Non aveva una voce bella come quella della sorella, la zia Mirian.
La nonna riprese a raccontare. << Mio padre era un bell'uomo, o così si diceva in giro. Non avevamo molte foto, e mia mamma le aveva bruciate tutte dopo la sua morte. Diceva che vederlo le faceva male, quindi era meglio dimenticarlo >>. Si bloccò per un momento.

Tunna ne approfittò per chiedere: << Ti manca, la tua mamma? >>.
Una lacrima solitaria rigò il viso rugoso della nonna.
Aveva un sorriso malinconico e triste dipinto in volto. Se Tunna guardava a fondo nei suoi occhi, poteva scorgere l'immagine della madre. << Oh sì, bambina mia, mi manca davvero tanto >>.
La sua nonnina scoppiò a ridere, mentre altre due lacrime si erano facevano strada sul suo viso. 
Tunna gliele asciugò con un dito. << Pensa che tutte le sere mi raccontava  delle favole bellissime. Parlavano di libertà, Autunna, la libertà che lei aveva sempre desiderato ma che non aveva mai potuto avere. Probabilmente lo sapeva, sai? >>.
Tunna la guardava, rapita. << Cosa? >>.
La nonna sorrise amaramente. << Che la libertà non era fatta per lei. Non in quella vita, almeno. Quindi la disegnava, la dipingeva, la descriveva come poteva immaginarla. Si divertiva molto a parlarmi della libertà, ma finiva sempre per perdersi nei suoi ricordi e parlare di tutt'altro. Era tanto bella quando lo faceva.
Sai, il suo volto si animava, arrossiva, bruciava. I suoi occhi ardevano, presi in un conflitto interiore. Non era la vita che voleva.
Quindi mi fece promettere una cosa >>. 
Si fermò.
La bambina la guardò e le chiese : << Che cosa? >>.
La nonna sorrise, persa anche lei nei ricordi, come la madre prima di lei. << Che avrei vissuto una vita felice, come volevo io. Che sarei stata libera, Autunna, libera come non era mai stata lei. Libera >>.

Tunna si riscosse. Aveva le guance bagnate, segno che aveva pianto senza accorgersene. Se le asciugò, riluttante.
Non aveva molto sonno, ma sapeva di essere esausta.
Le mancava tanto la nonna e le dispiaceva per la sua triste mamma. Le sarebbe piaciuto conoscerla, pensò confusamente prima di cadere in un sonno profondo. 
Alle cose importanti penseremo domani, le aveva detto la nonna un giorno. 
Sì, domani si aggiusterà tutto.


-Angolo autrice: Salve gente, come vi va? Questa è la prima volta che scrivo nell'angolo autrice, quindi oddio, non so quasi nemmeno cosa dire ahahahah.. Be', innanzitutto vorrei sapere cosa ne pensate di questa nuova storia. Al momento ne devo ancora concludere (concludere non è la parola giusta, visto che non sono nemmeno a metà) altre tre storie. Ma visto che sarà un procedimento piuttosto lungo, me ne occuperò con calma.
Questa storia mi è venuta in mente diversi mesi fa, poi ieri l'ho trovata, l'ho rielaborata e l'ho riscritta, decidendo poi di pubblicarla.  Ci sono molto affezionata, però mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate. 
Grazie per aver letto queste deliranti parole e buona serata :)
Alaska


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