La leggenda della stelle

di TsunamiZN
(/viewuser.php?uid=31102)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Avete mai desiderato poter modificare il corso della storia? Purtroppo nella realtà non è possibile, ma noi del Midori Mikan abbiamo trovato un modo divertente per farlo, con le doujinfiction!
Attraverso le pagine
di un doujinshi esistente proposto, i partecipanti dovranno reiventare la storia mantenendo solo gli elementi base che si vedono raffigurati. Questa iniziativa è nata anni fa per poi venire pian piano dimenticata, ma ora le utenti e lo staff vogliono riportare in auge questo evento, sperando di regalarvi delle piacevoli e ingegnose storie!
 
Per saperne di più anche a proposito del prossimo girone di questo evento, tieniti aggiornato sul forum!

Le pagine proposte per la prima turnata:
 

imagebam.com

 
CAPITOLO PRIMO

 

<<Sei sempre il solito idiota!>> aveva urlato Sanji, mentre si preparava a colpire il loro capitano con uno dei suoi potentissimi calci <<tu e le tue stupide idee, nascono sempre nei momenti meno opportuni!!>>.

Senza provare a opporre resistenza, Rufy aveva accusato in pieno il colpo, sbattendo contro la paratia della Sunny che si ruppe nell’impatto. Il resto dell’equipaggio che aveva assistito alla scena lo fissava preoccupato, mentre inerme, si ripuliva dalle schegge di legno di cui era ricoperto. Quel comportamento tranquillo non fece altro che alimentare l’ira di Sanji, che avvicinandosi a lui, lo afferrò per il colletto della camicia, cercando un confronto di sguardi che non avvenne. Poi una mano del Capitano si mosse, insinuandosi nella stretta con cui il cuoco lo teneva vicino a sé, e liberandosene con un colpo leggero, gli rivolse uno dei suoi soliti sorrisi rincuoranti:

<<Non preoccuparti Sanji, andremo subito a salvare Nami!>>
<<Sarà il caso!>> controbattè irritato il cuoco voltandogli le spalle, espirando il fumo della sigaretta accesa.
<<Manca anche Bushido-san all’appello>> sottolineò Nico Robin dopo aver passato in rassegna i membri dell’equipaggio.

 

<<Manca anche Zoro?? E quando è andato a dormire??>>
<<Stupido!!>> Lo picchiò Sanji per quell’idiozia.
<<E’ stato quel Marine con il suo potere>> precisò Usop <<mentre tu eri impegnato a inventarti quella nuova fionda combinata con Franky!>> Il cyborg si grattò la testa, sentendosi tirato in causa al ricordo della battaglia di poco prima.
<<E comunque quel Marimo è un dettaglio trascurabile!>> disse Sanji riportando l’attenzione su Nami, elemento principale del discorso.
Robin prese la parola, spiegando ai compagni la sequenza di eventi verificatasi poco prima, che li aveva portati a quella critica conclusione:

 

Erano attraccati esclusivamente per fare rifornimento alla Sunny e sgranchire le gambe dopo lunghi giorni in mare ma, come accadeva sempre durante le loro soste, qualcuno di loro aveva scatenato una rissa e si era ritrovati a scappare in tutta fretta. A differenza delle altre volte però, il colpevole che aveva innescato quella serie di eventi, era una persona estranea al solito gruppo di teste calde della ciurma. Robin e Nami, durante il loro giro per negozi accompagnate da Brook, Chopper e Zoro, si erano imbattute in un individuo dall’aspetto strano: trentacinque anni circa, capelli neri legati sulla testa, abbigliamento che faceva intendere chiaramente la sua provenienza da Wa, paese su cui l’archeologa si era documentata dopo l’incontro con il samurai Kin’enmon.

 

Tutto era avvenuto come un semplice incidente: l’uomo, impegnato ad ammirare l’effimera bellezza che un ciliegio in fiore aveva da offrire, era inciampato nelle lunghe gambe di Brook, impegnato ad ammirare la vetrina di un negozio d’intimo. Lo strano individuo, nel cercare un appiglio di salvezza dalla caduta, si era trovato davanti Nami, o meglio il suo seno, contro il quale si era schiacciato. La navigatrice inizialmente stupita, aveva deciso di volgere la situazione in suo favore, sfoderando un ghigno che i compagni sapevano non promettere nulla di buono.

 

<<Nami gli ha chiesto dei soldi!>> intervenne Chopper desideroso di dare il suo contributo a quel racconto <<Zoro ha cercato di farla ragionare dicendole di smettere, ma lei si era intestardita a fare la solita strozzina!>>

 

<<Preso alla sprovvista, aveva cominciato a cercare nelle proprie tasche dei soldi, visivamente imbarazzato per l’accaduto>> continuò Brook ricordandosi gli atteggiamenti tenuti dall’uomo <<poi tutto d’un tratto ha preso coraggio, e a chiesto a Nami-san di sposarlo!>>

 

<<COSA???>> gridò Sanji <<come ha osato quel maledetto fare una proposta di matrimonio alla mia adorata?!?!>>

 

<<Visto aveva macchiato il suo onore violandone il corpo, ha detto che era l’unico modo per assumersi le proprie responsabilità!>>

 

<<Ora si spiega il perchè della vostra folle corsa verso la Sunny!>> concluse ad alta voce Usop, finalmente con un quadro chiaro della situazione.
<<Non ho mai visto la faccia della Sister così impaurita!>> ricordò Franky <<le sue urla hanno richiamato anche i compagni di quel tizio, oltre a noi>>.

 

<<Non ci eravamo accorti che quel signore portasse gli ideogrammi della Marina ricamati sul kimono>> si introdusse timidamente Chopper nel discorso.

 

Nonostante la velocità con cui avevano ritirato l’ancora per salpare, lo scontro era avvenuto lo stesso e la scoperta da parte del Marine, che la ragazza dai capelli rossi a cui si era promesso facesse parte della ciurma di Cappello di paglia, non l’aveva fatto desistere dall’intenzione di assolvere al suo dovere.

 

Per gli uomini del paese di Wa, l’onore è al di sopra di tutto.

 

<<Zoro è sicuramente con lei, gli ho ordinato di proteggerla!>> pronunciò con sguardo fermo Rufy cercando di tranquillizzare i compagni.

 

<<Tu eri troppo impegnato a sperimentare le potenzialità del tuo corpo come fionda, per accorgerti di quello che è successo a Zoro!>> lo interruppe Usop <<Io ho assistito agli effetti a quello che quel Comandante è in grado di fare…>>



Lentamente aprì gli occhi e nonostante i suoi sensi fossero ancora assopiti, capì immediatamente di essersi svegliata in un luogo a lei sconosciuto. Ricordandosi dei fatti avvenuti poco prima, Nami scattò a sedere sul bordo del letto, osservando la stanza alla ricerca di qualche indizio che le permettesse di capire dove era stata portata. Inciampò nei suoi abiti cadendo sul pavimento; durante il sonno le avevano fatto indossare un ampio vestito incrociato al petto, lungo fino ai piedi e stretto sotto al seno da un alta fascia lavorata. Riconobbe immediatamente l’abito che indossava: era un kimono, ma non riusciva a spiegarsi il perchè lo avesse addosso.

 

Richiamata dal rumore causato dalla caduta di Nami, una ragazza dai lunghi capelli neri fece il suo ingresso nella stanza, inginocchiandosi di fronte alla cartografa. Spaesata da quell’inaspettata ossequiosità, la navigatrice indietreggiò imbarazzata, domandando alla ragazza di alzarsi in piedi.

 

<<Dove mi trovo? Tu chi sei?>> domandò alla ricerca di risposte.
<<Io sono Tsubaki e voi siete nella vostra dimora Mia Signora>>.
<<Questa non è casa mia!>> fece opposizione Nami.

 

<<Lo sarà presto, non appena sposerete il mio padrone>>.

 

<<Io non ho acconsentito a sposare proprio nessuno!!>> gridò la ragazza dai capelli rossi mentre analizzava ogni angolo della stanza alla ricerca di una via di fuga. Sorda alle sue proteste, la giovane ancella si fece avanti, incalzandola con il suo passo: le era stato raccomandato di usare il massimo riguardo verso quell’ospite poiché presto sarebbe diventata la proprietaria di quella tenuta. Facendo sfoggio di un inaudita forza, la giovane ancella sollevò di peso Nami, mettendola a sedere davanti a uno specchio lavorato e, una volta recuperati dal mobìlio dei pettini, le raccolse i capelli in una mezza coda fermata con degli spilloni finemente decorati. La rossa, dissuasa dalla dimostrazione di forza appena ricevuta, abbandonò momentaneamente l’idea di scappare, certa che si sarebbe presentata un occasione migliore.
Una volta terminato quel compito, Tsubaki si apprestò a sistemare meglio la cintura che Nami portava in vita: era molto complicata da legare e il fatto che poco prima avesse dovuto compiere quel lavoro con la ragazza addormentata non le aveva facilitato le cose. L’ancella afferrò la fascia di stoffa lavorata tirandola con forza, creando un nuovo fiocco sotto il seno di Nami, giusto in tempo per l’arrivo del Comandante Yubiwa. La ragazza dai capelli neri si congedò con un profondo inchino, lasciando la navigatrice sola con quell’uomo. Al ricordo dell’insensata proposta matrimoniale rivoltale, la navigatrice assestò un forte pugno sulla nuca del Marine che, convinto la sua rabbia derivasse da una mancanza di rispetto ricevuta, le porse le sue più profonde scuse.

 


<<Sono già in corso i preparativi per le nostre nozze mia cara!>> esordì l’uomo mentre un brivido di freddo percorreva la schiena della navigatrice <<le chiedo perdono, ma dovrà aspettare fino a domani sera perchè il suo onore venga riparato: spero la renda felice sapere che per questo paese, è una giornata particolarmente propizia dell’anno!>>.
<<Non ho alcun bisogno di nozze riparatrici, può semplicemente lasciarmi andare!>>
<<Devo tenere fede al mio onore prendendomi cura di lei. C’è una leggenda nel mio paese. Narra della storia d’amore tra la principessa Orihime e il mandriano Hikoboshi che, a causa della loro passione, dimenticarono i propri doveri venendo puniti dal Dio del cielo. Separati e confinati sulle rive opposte del Fiume Argentato, fu impedito loro di incontrarsi tranne che per un giorno all'anno. Domani. Visto che lei è una pirata, ho deciso di rinunciare alla mia carica di Comandante dei Marine per sposarla, dimenticandomi anch’io del mio dovere>>.
<<Nessuno gliel’ha chiesto!!>> Proferì scocciata Nami, stufa di non essere ascoltata circa le sue opposizioni all’averlo come marito: avvicinandosi suadente all’uomo, gli prese una mano tra le sue portandola al seno:

 

<<Posso visitare il castello e il bellissimo parco che lo circonda?>> chiese dolcemente Nami sbattendo le palpebre.

 

<<Sono a sua disposizione mia Cara!>> si sciolse l’uomo, completamente conquistato dal suo fascino. La ragazza dai capelli rossi non esitò un attimo ad inforcare la porta: nella sua testa si stavano già formando numerosi piani di fuga dove, una volta seminati i servitori, spariva senza lasciare traccia. Stranamente, si trovò a passeggiare sola per quel giardino, circondata solo dal silenzio che venne interrotto da uno sgradevole gracidìo che stava cominciando ad irritarla. Si sporse dal ponticello rosso che stava attraversando, scorgendo qualcosa nel fiume. Tese il braccio più che potè per salvare il povero malcapitato; ma ciò che tirò fuori dall’acqua non le piacque per nulla: un viscido rospo era adesso tra le sue mani. Quella visione la fece inorridire ed era già pronta ad affidarlo nuovamente alle fredde acque, quando le rumorose proteste dell’animale, richiamarono la sua attenzione sull’improvvisato appiglio per cui lo teneva.

 

<<E’ tua questa fascia?>> domandò stupìta Nami di come tale oggetto fosse finito addosso a un enorme rospo. Alla risposta affermativa da parte dell’animale, lo osservò meglio, sfidando il suo sguardo che notò essere solo metà; l’occhio sinistro reso cieco da una cicatrice verticale che lo attraversava.
Sorrise, domandandosi cosa trovasse di familiare in quell’enorme rospo:

 

<<Ho come l’impressione di averti già visto da qualche parte!>> ragionò, mentre lo posava a terra canzonandolo poi per le scarse conoscenze acquatiche che possedeva, nonostante fosse un anfibio. Si congedò per andare a cercare una via di fuga da quel parco e dalla futura vita matrimoniale ma, nonostante la minaccia di una ricompensa nel caso si fosse dovuta adoperare in un secondo salvataggio, la rana iniziò a seguirla.

 

La ricerca si rivelò ben presto disperata non appena un muro altissimo le si presentò davanti: scoraggiata, Nami cominciò a costeggiare quella linea che delimitava la sua prigione, prendendo consapevolezza in quel modo, che le sue possibilità di scappare fossero pressochè nulle.

 

<<Sono troppo giovane e bella per sposarmi!>> pianse stringendosi in un abbraccio, rabbrividendo al pensiero di un anello che le cingeva il dito. Era un destino che aveva rischiato di sfiorare già una volta a Thriller Bark: si maledisse di essere così avvenente da far desiderare a tutti gli uomini di legarla a loro.

 

Un gracidìo la riportó alla realtá: per tutta quella strada il rospo l’aveva fiancheggiata, finchè distrattamente avevano fatto ritorno all’ingresso del castello.

 

Un urlò squarciò il silenzio di quel luogo facendo allertare i sensi di ladra di Nami che, nascondendosi dietro ad un albero, osservò la scena che si svolgeva di fronte al portone in legno della tenuta:

 

Il Comandante Yubiwa era visivamente arrabbiato con uno dei suoi servitori e, in ginocchio il ragazzo continuava a rivolgergli una lista di profonde e sentite scuse. Parlavano a proposito di un giardino di ghiaia, le cui pietre erano state rastrellate seguendo un disegno circolare invece che a quadrati, rovinando la spiritualità Zen propizia per il matrimonio. Su tutte le furie, il Marine fece sfoggio dell’arto in metallo che nascondeva sotto al guanto e dopo aver posato il suo tocco sul servo, questo si trasformò in un enorme rana.

<<Masahiko!>> Era stata Tsubaki, l’ancella che si era presa cura di lei poco prima, ad emettere quell’urlo: la vide buttarsi sul giovane, adesso con sembianze di ranocchio, stringendolo fortemente al petto per proteggerlo.
Dissuaso da quella scena, il Comandante s’infilò nuovamente il guanto e, raccomando al servitore di svolgere nuovamente il lavoro assegnatogli, riprese il cammino, diretto a controllare gli addobbi floreali. Una volta che il Comandante Marine fu lontano dai loro sguardi, la giovane ancella posò senza indugio un bacio sulle labbra di quel ranocchio, che riacquistò le precedenti sembianze umane.

 

<<Il potere di un frutto del diavolo??>> pensó ad alta voce Nami per poi tapparsi la bocca da sola. Le gambe le tremarono al pensiero che quello stesso destino sarebbe potuto toccarle due volte, quando quella mano si era posata sul suo seno. Scivolò a terra, decisa a nascondersi in quella vegetazione fino all’arrivo dei suoi compagni; era più che sicura fossero già sulle sue tracce.

 


<<Nel caso diventassi un essere brutto come te, dovrei solo trovare qualcuno che si presti a baciarmi per tornare umana!>> si rivolse al rospo di fronte a lei, riflettendo poi sulle sue parole: chi mai si sarebbe sacrificato per liberarla da quel destino? L’unico su cui poteva fare affidamento era Sanji con la promessa di un ulteriore bacio in forma umana.

 

Si preoccupò quando vide la rana sbiancare in viso dopo aver ascoltato le sue parole.

 

<<Hey!>> si avvicinò a lui toccandolo con un bastone per cercare di farlo rinvenire.

 

<<Craa>> ribattè l’animale arrabbiato, scuotendo la testa come a scacciar via brutti pensieri.

 

<<Non sarai anche tu un prodotto del potere di quell’uomo?>> Come un fulmine a ciel sereno quell’idea le attraversò la mente e, rischiando di richiamare l’attenzione dei servitori impegnati nei preparativi per il matrimonio, ottenne un gracidìo rumoroso come risposta. Lo schiacciò a terra per zittirlo, sospirando sollevata che nessuno si fosse accorto della loro presenza.

 

<<Mi dispiace, ma di certo non mi metto a elargire baci gratis a sconosciuti!>> disse sorridendo sarcastica Nami mentre puntava un dito sul muso del rospo che distolse lo sguardo imbarazzato.

 

<<Cos’è, sei deluso? Non vorrai dirmi ti sei già innamorato di me perchè ti ho salvato la vita!?>> l’animale scattò su due zampe ricominciando a gracidare proteste.

 

La cartografa lo invitò a far silenzio: non aveva alcuna intenzione di farsi scoprire e dopotutto, stava solo scherzando: ma quando le proteste non terminarono, lo spinse una seconda volta contro il terreno. Fu in quel momento che potè scorgere una cicatrice attraversare diagonalmente la pancia bianca della rana. Lo afferrò velocemente tra le mani osservandone nuovamente lo sguardo.

 

<<Zoro!!> il rospo sostenne il suo sguardo in segno di assenso, per poi distoglierlo dalla compagna vergognandosi della situazione in cui si trovava <<Sei stato trasformato? Che fine hanno fatto i tuoi famosi riflessi? Sei proprio un ingenuo!>>.
Si liberò dalla presa della ragazza, arrabbiato al pensiero di essersi ritrovato in quella situazione per colpa di Nami, che adesso aveva il coraggio di deriderlo:

 


Il suo capitano gli aveva ordinato di proteggerla e non se l’era fatto ripetere due volte quando, vedendo uno dei Marine che la cingeva per le braccia cercando di portarla via, si era lanciato nella sua direzione. Sotto la minaccia della pistola dell’avversario puntata alla tempia della compagna, non aveva esitato a fermarsi ma, quando lei si era liberata del soldato sferrandogli un calcio nelle parti basse, lui ebbe l’occasione di finirlo con la sua katana. Vide chiaramente il Comandante Marine correre incontro a Nami, decidendo di porre fine allo scontro semplicemente prendendo ciò che gli apparteneva: ma Zoro fu più veloce di lui di qualche secondo e afferrando la navigatrice per la vita, cercò di toglierla dalla traiettoria dell’uomo. Non era a conoscenza del suo potere e, toccato sulla spalla, si era trasformato in quello che era adesso.

 

<<Non penserai mica che ti baci per farti tornare come prima?>> proferì la rossa a interrompere i suoi pensieri <<Dovrai fare affidamento su qualche altro membro della ciurma; sempre che l’incantesimo funzioni anche tra uomini!>>.

 

Già l’idea di essere baciato gli aveva fatto perdere dei battiti, figurarsi l’idea di doverlo fare con un uomo. Gracidò nuovamente di protesta per quella stupida soluzione: quella strega lo metteva sempre nei guai, era tutta colpa del suo insensato attaccamento al denaro se si ritrovava così. Avrebbe trovato un’ alternativa per tornare umano, come ad esempio sfidare il Marine.

<<Smettila di gracidare, ti preferivo quando eri umano, eri sicuramente più silenzioso!>> Lo zittì portandogli una mano sul muso e, afferrandolo sotto alle zampe, lo avvicinò al suo sguardo <<Possiamo sempre fare un accordo!>> sorrise malandrina <<non puoi certo dire di essere un bell’esemplare adesso, e quindi potrebbe costarti parecchio il nostro scambio…>>

 

In quel momento tre uomini apparirono alle loro spalle, mostrando la lucente lama delle katane che indossavano in vita. Gli era stato ordinato di andare a cercare la sposa che si attardava a rientrare e tutto quel gracidìo sospetto aveva richiamato la loro attenzione. Nami era talmente presa dallo stipulare quel nuovo ricatto, che non se ne era accorta. Uno dei tre uomini, la invitò gentilmente ad alzarsi per seguirli, ma la situazione volse velocemente al peggio quando Zoro si scagliò con un balzo contro lo stomaco di uno dei tre guerrieri facendolo accasciare sulle ginocchia. Gli altri due capirono immediatamente la situazione: quel rospo era sicuramente il compagno della ragazza con cui poco prima avevano ingaggiato un breve combattimento. Il soldato più vicino afferrò Nami per un braccio alzandola da terra, mentre l’altro uomo si preparava a fronteggiare la rana, già pronta a sferrare un altro potente balzo. Nel momento esatto in cui il rospo lo eseguì, il terzo uomo riprese i sensi colpendolo con la katana, facendolo riversare a terra dove si accanirono su di lui con forti calci: ma la tenacia di Zoro era famosa e si rialzò assumendo nuovamente la posizione di attacco. Approfittando di un attimo di distrazione del suo carceriere, Nami riuscì a liberarsi dalla sua presa ripetendo l’attacco di poche ore prima: Zoro non poteva fare molto, disarmato e in quelle condizioni; così sfilò la spada dal fianco della guardia per poi gettarsi verso il compagno:

 

<<Liberami di loro. Non voglio sposarmi, questo è l’accordo!>> approfittando della velocità acquisita con lo slancio, si gettò sulle labbra del ranocchio stringendolo a sè, pronta a passargli la katana una volta tornato umano.

 

Ma ciò non accadde.

 

Zoro manteneva ancora le sue sembianze animali e gli altri due uomini si gettarono su di lei, portandola verso l’entrata del castello mentre lanciava un ultimo sguardo impaurito, in direzione dello spadaccino.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Avete mai desiderato poter modificare il corso della storia? Purtroppo nella realtà non è possibile, ma noi del Midori Mikan abbiamo trovato un modo divertente per farlo, con le doujinfiction!
Attraverso le pagine
di un doujinshi esistente proposto, i partecipanti dovranno reiventare la storia mantenendo solo gli elementi base che si vedono raffigurati. Questa iniziativa è nata anni fa per poi venire pian piano dimenticata, ma ora le utenti e lo staff vogliono riportare in auge questo evento, sperando di regalarvi delle piacevoli e ingegnose storie!
 
Per saperne di più anche a proposito del prossimo girone di questo evento, tieniti aggiornato sul forum!

Le pagine proposte per la prima turnata:
 

imagebam.com

 
CAPITOLO SECONDO

Nami fu fatta accomodare nuovamente nella maestosa stanza che le era stata riservata, ma non era tipo da starsene con le mani in mano ad attendere l’evolversi del suo destino: si mise a frugare nei cassetti della camera, alla ricerca dell’arma che le era stata sottratta.

La notte si era ormai imposta sul lungo giorno, e lei non aveva ancora trovato niente. Si buttò esausta sul morbido letto a baldacchino per rilassarsi qualche minuto, avrebbe continuato poi la ricerca sgattaiolando nelle altre camere. Un ticchettìo continuo, richiamò l' attenzione della ragazza verso la finestra dove scorse una piccola ombra muoversi nella notte: riconobbe il compagno trasformato in rospo in quella penombra.  Attenta non farsi notare dalla servitù, Nami andò ad aprire la finestra permettendo al rospo di introdursi in camera da letto.
<<Il tuo senso dell’orientamento è migliorato se sei riuscito a trovarmi!>> commentò sarcastica la cartografa. Zoro non poteva dirle di esserci riuscito solo dopo aver scorto la sua sagoma isterica illuminata dalla luce della stanza.

<<Nonostante il mio grandissimo sacrificio, non sei riuscito a tornare umano!>> lo guardò arrabbiata Nami ripensando al bacio elargito allo spadaccino che non aveva sortito effetto. Si mise supina sul pavimento fissandolo nell'occhio dalla sua stessa altezza, ma il rospo non potè che distogliere lo sguardo imbarazzato a quella visione. La ragazza gli prese il muso tra le mani, obbligandolo con fermezza ad affrontarla mentre i suoi occhi si velavano di tristezza:

<<E se non riuscissi più a tornare umano?>> proferì Nami liberando la presa per poi voltarsi a fissare il soffitto <<forse la tua maledizione è diversa da quella lanciata al servitore di prima!>>


Scosso da quelle parole il rospo gracidò arrabbiato per scuotere la compagna, cercando di ricordarle che durante il viaggio insieme, avevano imparato che ogni frutto del diavolo aveva un punto debole, portandoli a sconfiggere nemici all’apparenza impossibili. Sarebbe quindi bastato sconfiggere il Capitano Yubiwa per permettergli di tornare alla normalità.

La porta scorrevole si aprì facendo allertare entrambi, ma prontamente Nami nascose il compagno sotto al kimono sicura fosse un posto dove non avrebbero mai osato cercare. Tsubaki fece il suo ingresso salutandola con un inchino e avvicinandosi a lei, le porse il vassoio con la cena che la navigatrice rifiutò,  decisa a compiere lo sciopero della fame finchè non fosse stata liberata.

Impassibile di fronte a quella minaccia, la servitrice lasciò le varie portate sul pavimento per poi congedarsi silenziosamente dalla stanza.

Sconsolata dal non essere riuscita ad ottenere nulla, Nami scattò velocemente in piedi facendo cadere a terra il rospo,  determinata a distruggere il letto a baldacchino per ricavare un arma dai bastoni delle tende. Ora che non era più disarmata si sentiva più tranquilla e, sedendosi nuovamente sul pavimento, offrì al ranocchio la boccetta di Sakè della cena che trangugiò felice. La ragazza non abbandonó i suoi propositi di digiuno e in preda ai morsi della fame si addormentò, rimandando al giorno seguente i propositi bellici.


Un raggio di sole si posó delicatamente sui capelli rossi della ragazza illuminandoli, per poi affacciarsi timidamente sul suo viso per darle il buongiorno. Ignorando quella naturale sveglia si giró sul lato opposto coprendosi gli occhi con la coperta: non voleva ancora ordinare al suo corpo di iniziare un altra giornata a far da bàlia a quella ciurma di scapestrati, sicura si sarebbero cacciati nei guai anche quella volta.

Già. I guai.

Ricordandosi della sua posizione si alzó speranzosa di trovare i compagni ma l'unica cosa nuova in quel posto, era il suo mal di schiena: dormire sul pavimento forse non era stata una buona idea

Si strinse nuovamente nella coperta quando un soffio di vento arrivó a carezzarle le spalle insinuando in lei un dubbio: chi era stato a coprirla, lei non ricordava di averlo fatto.

Gli occhi le caddero sul rospo che nascondeva in realtà Zoro, mentre dormiva beato dall’altra parte della stanza in posizione sguaiata. Sorrise al pensiero che fosse stato lui a compiere quel gesto di gentilezza; oppure l’artefice era la serva del giorno prima tornata a controllare?


<<Decisamente più probabile...>> sbuffò delusa mentre lo stomaco iniziò a brontolarle per la fame.

Fissò il piatto con il cibo allontanandolo testardamente da sè con un leggero calcio: dopotutto, aveva deciso di ricorrere alla tecnica del digiuno solo la sera prima, ed era sicura non avrebbe continuato per molto tempo aspettando i compagni. Il vassoio le scivolò indietro,  colpendola leggermente ad un fianco: svegliato dal brontolìo dello stomaco di Nami, Zoro aveva ritenuto inutile il comportamento che la compagna aveva deciso di adottare e, zampe incrociate al petto e sguardo severo, la stava invitando a mangiare.

Tsubaki fece il suo ingresso nella camera chiedendole un resoconto su come avesse passato la notte ma  la prima cosa che notó furono i capelli rossi scarmigliati e i vestiti del giorno prima ancora addosso. Non faticò a comprendere che la loro ospite avesse dormito sul pavimento e con gentilezza la invitò a fare un bagno.

La navigatrice non se lo fece ripetere due volte: sognava una doccia dal giorno prima e seguì ubbidientemente l'ancella verso i bagni. Una seconda ragazza arrivó portando asciugamani e lozioni per il corpo e le proteste di Nami furono vane, quando si rese conto che le due avevano intenzione di svestirla. Le lasciò fare, pregustando la tranquillità che avrebbe avuto nell’acqua calda: era tanto che non si concedeva il lusso di una bella vasca; con tutte le avventure che avevano affrontato ultimamente, il tempo di rilassarsi era stato veramente poco e sapeva che presto i suoi compagni avrebbero interrotto il matrimonio.

Le due ancelle la lasciarono sola nel bagno avvertendola che sarebbero rimaste fuori dalla porta per soddisfare qualsiasi suo bisogno. Abbandonó il corpo nell’acqua calda, osservando le leggere bollicine gassose che restavano attaccate alla sua pelle, per poi immergersi ed osservare quel mondo che le appariva adesso così distorto.  Immaginava Sanji, infiammato come con Absalom; e Rufy, che la salvava da una vita casalinga per averla al suo fianco; Robin che rideva per il pericolo in cui si era cacciata; Brook, disperato di non aver potuto godere della visione delle sue mutandine a causa del lungo kimono; Chopper, plagiato dai racconti di Usop su come le donne si trasformassero in mostri giganti dopo il matrimonio. E Zoro. Gli ordini di Rufy erano per lui sopra ogni cosa: quel capitano che aveva promesso di seguire e aiutare a diventare Re dei Pirati, anteponendo quel sogno al suo. Di lei non gli importava poi molto: l’aveva seguita e protetta solo perchè gli era stato ordinato. Riemerse velocemente ricordandosi di aver dimenticato Zoro in camera, ma era sicura se la sarebbe cavata anche da solo e rilassandosi nuovamente, lasciò cadere le braccia fuori dal bordo della vasca appisolandosi.

Le ancelle preoccupate la svegliarono dopo diverso tempo facendola uscire dalla vasca e Tsubaki cosparse dell’olio profumato sul corpo di Nami. La rossa approfittò quindi della loro disponibilità chiedendo un bel massaggio rilassante: se doveva essere prigioniera in quell’enorme maniero, avrebbe almeno colto i privilegi che offriva.
Quando venne riaccompagnata in camera vi trovò quattro ancelle all’interno, atte a preparare l’occorrente per il matrimonio: si congedarono al suo arrivo, lasciandola sola in previsione del promeriggio quando i preparativi sarebbero iniziati. A quel punto il ranocchio potè uscire da sotto il letto visibilmente arrabbiato: battè il piede a terra, rimproverandola di essersi allontanata senza curarsi di lui e alzando una zampa, indicò i nuovi oggetti che adornavano quel luogo lasciandole intendere il caos che ne era derivato.

Era stato molto combattuto il rospo se seguirla e rivelare così la sua presenza all’interno del castello, oppure restare tranquillo ad aspettare il suo ritorno: aveva scelto la seconda opzione, certo che non le avrebbero tolto un capello visto che la compagna serviva viva per farla sposare. Il matrimonio. Con lo scorrere del tempo quell’idea si delineava più chiaramente facendogli fremere le zampe.


<<Se lo rivendessi potrei ricavare un sacco di soldi da questo kimono bianco!>> proferì la navigatrice distogliendolo dai suoi pensieri: ora le zampe gli fremevano davvero. Pensava sempre e solo al denaro.

Il rospo afferrò un lembo della tunica di Nami, strattonandola con forza rederguendola per quei futili pensieri:

<<Sei sempre così serio Zoro, devo pur pensare al mio futuro una volta uscita da qui, e questo abito potrebbe essere un buon indennizzo!>> si abbassò sorridendogli furbamente, mentre il profumo dell’olio che le avevano dato penetrò nelle narici del ranocchio.

<<Avete perso qualcosa mia signora?>> Chiese Tsubaki entrando nella stanza.

<<Una lente a contatto!>> improvvisò Nami colta in flagrante mentre spingeva il rospo sotto il letto. Si voltò poi ad osservare la serva che teneva in mano il vassoio del pranzo, e ricordandosi del gesto che aveva compiuto Zoro quella mattina incoraggiandola a mangiare, decise di accettare quel cibo. Dopo averlo consumato, la ragazza decise di verificare un idea  che aveva avuto: porgendo il vassoio con i piatti vuoti alla serva la fece avvicinare a sè e sorprendendola, schiacciò il ranocchio sulle labbra della giovane. Ancora una volta non accadde nulla: non era lei ad avere un potere particolare che vanificava gli effetti del frutto del diavolo. Sotto shock, sia Zoro che l’ancella dai capelli neri, impiegarono qualche minuto per capire cosa fosse successo per poi cominciare a urlare; uno per la rabbia di essere trasformato in esperimento; l’altra per avvertire dell’intruso.

Il comandante Yubiwa accorse immediatamente per controllare la sua sposa, ma approfittando della confusione Nami lo tramortì con un colpo di bastone, partendo poi alla ricerca della sua arma dai poteri climatici. Era consapevole fosse solo un prender tempo, ma per quanto possibile, lo avrebbe fatto.

Con astuzia evitò le guardie che battevano i corridoi alla sua ricerca, mentre Zoro si teneva saldo al lembo del vestito della ragazza, cercando di non perderla di vista. Dopo diverso tempo i soldati cominciarono a stancarsi, e approfittando della calma, Nami potè introdursi nelle varie stanze e frugarle indisturbata. A giudicare dalla lussuosità di quell’arredamento, si era appena introdotta nella camera del Comandante Yubiwa, e infatti, vicino al letto, potè scorgere il suo bastone poggiato su un mobile.

<<La stavo aspettando!>> sussurrò a bassa voce una persona alle loro spalle facendoli sobbalzare. Tsubaki si rivelò uscendo dal suo nascondiglio e Nami, ricordandosi della forza sovraumana della ragazza, sguainò il bastone in posizione di difesa.

<<Credo di aver capito la situazione nella quale si trova, non voglio farle del male>> confidò l’ancella abbassandosi sul pavimento ad osservare la grossa rana <<questo ragazzo è il suo innamorato?>>

<<COSA?? Assolutamente no!!!>> indietreggiò imbarazzata scuotendo le mani.

<<Allora questo potrebbe essere un problema…>> osservò sconsolata la ragazza dai capelli neri, posando una carezza sul muso di Zoro che si scosse bruscamente.

<<Esiste un sistema per farlo tornare umano? Ieri ti ho visto rompere la maledizione con un bacio!>>

<<Posso farlo solo con Masahiko, io e lui siamo sposati, per questo ho potuto farlo tornare umano!>> sorrise felice al pensiero del suo amore <<Conosci la leggenda della Principessa Orihime e del mandriano Hikoboshi?>> domandò a Nami ottenendo un cenno positivo della testa come risposta.

<<In questo paese, il sette di Luglio è un giorno speciale, è la sera in cui questi due innamorati possono incontrarsi e rinnovare il loro amore. Per questo, le coppie vogliono unirsi in matrimonio stasera, così come il mio padrone con lei. Lui governa questo feudo con il suo potere, punendo i colpevoli con la trasformazione in rana. Solo gli amanti che si legano l’uno all’altro in questo giorno possono rompere la maledizione>>.

Nami sbiancò al pensiero che, visto il carattere distaccato di Zoro e il suo attuale aspetto, nessuna si sarebbe mai innamorata di lui entro la fine della giornata. Il rospo gracidò rumorosamente, fissando la compagna con sguardo severo, cercando di farla uscire dallo stato di trance nella quale era caduta. Una volta ottenuta la sua attenzione, cominciò a mimare delle mosse di combattimento contro il vuoto per farle capire il suo piano.

<<Giusto!! Possiamo sempre sconfiggerlo e far decadere gli effetti del potere!>> esultò felice la cartografa.

<<Non è così facile, vedete, il potere del mio padrone non deriva da…>>
<<ECCOLA!!>> urlarono in coro due guardie scorgendo la figura della rossa negli appartamenti del Comandante. Velocemente Nami afferrò il suo Sorcery Clima-Takt montando insieme le tre parti, e dopo averli tramortiti con un fulmine, prese con sè Zoro per uscire velocemente dalla finestra accomiatandosi dall’ancella con un occhiolino.


Nami era sicura non l’avrebbero trovata troppo presto nascosta sopra al tetto di quel palazzo. Sorrise felice nello scoprire che da quell’altezza, le mura non gli impedivano di scorgere il mare; in quel modo avrebbe potuto tenere sotto controllo l’arrivo della Sunny e della sua ciurma. Sollevata, la ragazza si sdraiò sul a braccia aperte, ignorando i gracidìi di protesta di Zoro, contrariato da quel rapimento nei suoi confronti: lui voleva combattere già dal giorno prima, non scappare. Mosso dalla speranza che qualcuno si fosse accorto della loro presenza in quel luogo andò a controllare, tornando però deluso a stendersi al fianco della compagna. Il sole estivo aveva di poco superato la sommità del cielo e lui non aveva mai apprezzato così tanto il calore solare, da che era diventato anfibio.

<<Quella ragazza è convinta non sia facile sconfiggere il suo padrone perchè non vi conosce>> Interruppe il silenzio Nami, continuando a parlare delusa dalla mancanza di risposte da parte del rospo <<anzi, dovrei dire che non conosce Rufy, visto che te sei stato battuto!>> Lo stuzzicò con l’intenzione di riempire il tempo dell’attesa ottenendo quello che voleva. Ma la lite venne interrotta quando il ranocchio si trovò improvvisamente davanti la schiena nuda della compagna e gesticolando, le intimò di coprirsi visivamente imbarazzato.

<<Ho caldo!>> disse lei tirandogli un nocchino facendolo cadere a pancia in sù <<resta in quella posizione e non guardarmi mentre mi spoglio!>>

Sanji non si sarebbe lasciato sfuggire quell’occasione, ma il senso dell’onore di Zoro non lo avrebbe fatto abbassare al livello da maniaco di quel cuocastro. Il ranocchio scattò sull’attenti quando uno scricchiolìo sospetto risuonò sul tetto facendolo allertare; ma un colpo sul muso lo mise subito fuori combattimento.

<<Ti avevo detto di non guardare!!!>> urlò Nami, un braccio a coprirsi il seno. Il rospo ribattè arrabbiato a quell’accusa: dal giorno prima aveva preso più pugni dalla navigatrice che durante tutto il loro viaggio.

<<Vedo che vi state divertendo!>> disse una voce familiare alle loro spalle scorgendo quella scenetta: Nico Robin era in piedi di fronte a loro con il suo solito sorriso. Nami, scordandosi delle sue nudità, si buttò felice tra le braccia della compagna abbracciandola, ma quando un forte profumo di fiori le penetrò le narici, la situazione le fù chiara. Quella era solo una copia dell’amica, nata grazie al potere che l’archeologa possedeva.

<<Robin, quell’uomo di ieri mi vuole sposare!>>

<<Lo so, abbiamo appena scoperto fosse questo il luogo in cui ti hanno portato, stiamo venendo a salvarvi!>> lanciò uno sguardo verso il rospo, consapevole che quelle sembianze nascondessero un altro suo compagno <<ma cercherò di  prendere altro tempo per lasciarti concludere le tue cose con Bushido-san!>> alluse sorniona indicando il corpo mezzo nudo della cartografa. La rossa agitata cercò di spiegarle l’errore, ma la durata della tecnica della compagna terminò, lasciando al suo posto tanti petali che vennero trasportati via dal vento.

<<Ora per colpa tua devo prolungare la mia permanenza!>> lo additò infuriata Nami incalzandolo. Ma tanto era inutile arrabbiarsi, non aveva modo di contattare Robin per spiegarle il malinteso; avrebbe atteso pazientemente il loro arrivo. Quella giornata era tremendamente afosa e salire sul tetto non si era rivelata una buona idea. Si legò la cintura del kimono sul seno abbassando l’abito sui fianchi, lasciandosi scoperta una gamba. Quei sandali di legno erano tremendamente scomodi per scappare ed era certa lo avrebbe fatto più liberamente a piedi nudi, quindi se ne liberò scagliandoli via.

<<E’ ora di prepararsi mia Cara!>> la esortò una voce inquietante emergendo dal tetto, uno zoccolo conficcato tra gli occhi: a causa degli schiamazzi che si stavano verificando da un pò, il Comandante Yubiwa era stato messo al corrente della presenza della futura sposa in quel luogo. Inizialmente impietrita da quella visione, Nami reagì sfoderando l’arma, che ripose subito al fianco quando si vide minacciata dalla mano priva di guanto dell’uomo.

Anche se gli effetti di quel potere avevano terrorizzato la compagna, Zoro già possedeva le sembianze di rospo, e senza indugio si scagliò contro il Marine affondando ancora più in profondità la scarpa che aveva in viso. L’uomo finì di scoprirsi il braccio meccanico sfoderando una gomitata contro il ranocchio che schivandolo, usò l’arto come trampolino di lancio per eseguire un nuovo attacco, mirato a far sbilanciare l’avversario all’indietro. Caddero insieme nel vuoto mentre l’urlo di Nami echeggiava disperato: delle ancelle apparirono alle sue spalle immobilizzandola, per poi accompagnarla a prepararsi per le nozze.


Fatta accomodare nuovamente nei suoi appartamenti, le quattro serve si divisero i compiti: avevano appena visto il loro padrone cadere giù dal tetto, eppure assolvevano tranquille ai loro doveri. Il viso familiare di Tsubaki apparse sull’uscio della porta, facendosi avanti per porgerle il kimono bianco che avrebbe dovuto indossare per la cerimonia. Nami la fissò negli occhi alla ricerca di risposte e la giovane capì immediatamente i pensieri che le attraversavano la mente.

<<Sta bene>> proferì a bassa voce vicino al suo orecchio <<è rimasto appeso a un angolo del tetto, impigliato nella fascia che indossava!>>

<<La sua solita fortuna!>> sospirò rincuorata Nami.

<<Ma presto il suo destino sarà comunque segnato: se non si lega alla sua anima gemella questa notte, sarà costretto ad aspettare un anno, mantendo quell’aspetto di rospo!>>.

<<Basterà sconfiggere Yubiwa e tutto tornerà come prima! I miei compagni sono fortissimi!>> tesse le loro lodi Nami.

<<Il problema è che il mio Padrone non possiede un Frutto del Diavolo. Il suo potere viene tramandato di padre in figlio nella famiglia nobile di quest’isola!>>

Nami sbiancò terrorizzata a quelle parole: significavano che non avrebbe più potuto rivedere Zoro.

Il sole era calato dietro le alte mura del castello, e quando la prima stella fece la sua comparsa nel cielo, le giovani serve uscirono solerti dalla stanza. Tsubaki, rimasta per ultima, invitò Nami a seguirla nel luogo della cerimonia, ma quando un potentissimo urlo squarciò la notte invocando il suo nome, la navigatrice potè scorgere la sagoma della Sunny nel mare davanti a lei. Le mura che circondavano il castello erano state abbattute da uno dei potenti colpi di cannone della nave e il rumore di una battaglia, andava propagandosi nella tenuta.
Nami non potè far altro che gioire dell'arrivo dei compagni attesi, che corse ad accogliere scendendo le scale. Brook le venne incontrò a metà strada e felice comunicò a gran voce la posizione della navigatrice al resto del gruppo: quando la polvere del combattimento si diradò, la ragazza poté scorgere i volti familiari degli amici accorsi a salvarla, compresa la figura dello spadaccino dai capelli verdi.

<<Zoro!>> urlò sorpresa osservandolo impugnare le tre spade, mentre un sorriso le nasceva spontaneo sul volto <<sei tornato umano!>>

Lo spadaccino le risposte rivolgendole un sorriso spavaldo per poi buttarsi nuovamente nella mischia. Nami ancora non riusciva a capire come fosse possibile, secondo Tsubaki l’unico sistema per invertire la trasformazione era un bacio, eppure Zoro possedeva nuovamente il suo aspetto. Quando vide la serva osservare lo scompiglio dalla cima delle scale, la navigatrice non poté far altro che percorrere velocemente i gradini che le separavano, per chiedere delucidazioni.

<<Durerà poco quell'aspetto, è l’effetto prodotto dalle stelle>> proferì l’ancella mettendola a conoscenza dei motivi di quella trasformazione <<appena questa notte passerà, lui ritornerà come prima!>>

<<E io non lo rivedrei…>>La cartografa si sentì afferrare con forza alle spalle, ritrovandosi stretta tra due potenti braccia che la esortavano a non preoccuparsi: vestito di tutto punto, il Comandante Yubiwa aveva fatto la sua apparizione in quel luogo, cercando di proteggere la sua futura sposa da quegli invasori. Peccato che il problema per lei fosse lui.
Usop, ben nascosto, prese la mira con la sua fionda per poi scagliare uno dei suoi micidiali semi contro il rapitore della compagna, colpendolo in pieno volto. Sanji si preparava a lanciarsi in direzione della cartografa per strapparla a quell’abbraccio ma fu preceduto da Rufy e Zoro che, a suon di colpi, si facevano strada tra i soldati. Il cuoco si ritrovò così circondato da una serie di graziose ancelle che lo distraevano con le loro grazie.

Sentendosi in pericolo, il Comandante tolse il vincolo al suo potere liberandosi del guanto, e impugnando un enorme lancia nell’altra si mise in posizione d’attacco. Zoro non aveva la benchè minima idea di come avesse fatto a tornare umano, ma quello che gli premeva in quel momento era sfogare tutta la rabbia che teneva dentro, anche se significava togliere parte del divertimento a Rufy, con cui lottava spalla a spalla.

Nami cercò di fuggire dal campo d’azione del Comandante sgattaiolando silenziosamente tra le sue gambe, ma quando cominciò a correre, due soldati le furono addosso per bloccarla.

<<Se non posso sposarti e riparare al mio onore, vorrà dire che farò in modo tu non possa più parlare per evitare di diffamarmi!>> tuonó il comandante muovendo dei passi verso la cartografa, che immobilizzata, non poté fare altro che subire passivamente l'evolversi della situazione.

<<Zoro, occupati di quel gruppo di soldati, penso io a Nami!>> lo esortó Rufy pronto ad affrontare il Comandante; ma contrariamente ai suoi ordini, lo spadaccino si gettò sul Marine, scagliando un fendente che gli tranció di netto il braccio meccanico prima che potesse posarsi sul volto di Nami. La ragazza teneva gli occhi chiusi, consapevole che una volta  riaperti, avrebbe trovato una figura diversa ad attenderla nello specchio. Quello che Nami sentì, fu solo un forte rumore metallico, la presa intorno al suo corpo allentarsi per essere cinta nuovamente da un abbraccio familiare che la sollevava.


<<Rufy occupati di lei!!>> L'aveva afferrata Zoro per poi lanciarla con ben poca grazia tra le braccia del capitano, mentre la navigatrice urlava colorite proteste in direzione dello spadaccino.

Il Comandante Yubiwa cominciò a tremare al cospetto dello sguardo furioso di Zoro, mentre si portava l’impugnatura della Wado Ichimonji alla bocca: quell'unico attacco che lo spadaccino usò, raccoglieva tutto il rancore provato nelle ventiquattro ore appena vissute, e il Marine non potè che soccombere inesorabilmente.

Messi di fronte a quella dimostrazione di forza, i soldati rimasti decisero di fingersi morti, consapevoli del divario che correva tra loro e la ciurma di Cappello di Paglia.


Per concludere al meglio quella vittoriosa invasione, Rufy ordinò ai compagni di saccheggiare la dispensa del castello, visto che lui aveva già provveduto a svuotare la stiva della nave e c’era da festeggiare il recupero di Nami.

Dovevano riprendere il mare il più velocemente possibile, prima che qualcuno allertasse qualche vertice della Marina, mettendoli  in una brutta situazione.


<<Anche se mi stavo abituando all’idea di avere un rospo in ciurma, Rufy potrebbe non perdonarmelo!>> disse la cartografa rivolta a Zoro quando lo trovò fuori dal castello, accovacciato sulla riva del fiume che tagliava in due lo stupendo parco della tenuta. Lo spadaccino stava in silenzio ad osservare la via lattea che stagliava sopra di lui, riflettendosi nell’acqua insieme alla sua figura. La visione di quel cielo stellato catturò magneticamente anche l’attenzione di Nami che si soffermò a studiarlo con il naso rivolto verso l’alto.

<<In qualche modo sono riuscito a tornare me stesso!>> disse compiaciuto alla ragazza facendola voltare verso di lui <<Ad un tratto ho sentito una strana energia fluire in me, e mi sono reso conto di quello che mi stava succedendo quando potevo osservare nuovamente le mie mani>>.

<<Stasera dovrai ringraziare tutta la via lattea, non solo la tua buona stella!>> disse Nami incrociando le braccia sotto al petto: dopotutto era davvero merito di quel fenomeno naturale se Zoro aveva avuto nuovamente la possibilità di impugnare le sue amate katane.

<<Conosci la leggenda di Orihime e Hikoboshi che si narra in questo paese?>>

<<No>> rispose Zoro portando le braccia dietro la testa continuando a guardare verso l’alto.

Invece lei, quella leggenda l’aveva ascoltata anche troppo volte in quella giornata e sapeva quale destino attendeva Zoro di lì a poche ore.  

<<Prima hai disubbidito a Rufy, non è un comportamento da bravo Vice!>> gli ricordò Nami facendolo sussultare.

<Mi aveva ordinato di proteggerti>>.

<<Ti aveva ordinato di tenere a bada dei soldati mentre lui sconfiggeva il mio futuro maritino!>> gli rinfrescò la memoria sfoderando un sorriso ironico.

<<Il primo ordine aveva la priorità!>> disse scocciato da quell’interrogatorio, inconsapevole di aver fatto battere forte il cuore di Nami con quelle parole. La cartografa lo afferrò con forza per il mento costringendolo a voltarsi, fissandolo con uno sguardo talmente arrabbiato, che il ragazzo dai capelli verdi non potè che indietreggiare lentamente, impaurito da quell’aria combattiva. Dopo avergli piazzato un leggero scappellotto sulla fronte, lo sguardo della ragazza si addolcì, e afferrando nuovamente il viso dello spadaccino con entrambe le mani lo avvicinò alle sue labbra posandovi sopra un caldo bacio.

Zoro sbiancò improvvisamente, scattando all’indietro per liberarsi di quel contatto che gli aveva fatto fermare il cuore; ma la ragazza, preparata ad assistere a quella reazione, gattonò verso di lui posando la mano destra su quella fredda di lui.

<<So quello che faccio...>> respirò Nami sulla bocca dello spadaccino mentre scrutava il suo animo riflesso nella profondità dell’occhio. Zoro abbassò lo sguardo cercando di riappropiarsi del suo spazio ma non ne ebbe modo, perchè Nami gli impedì ogni via di fuga abbracciandolo dietro al collo, legandolo nuovamente a sè con un nuovo e più intenso bacio, che gli fece calare ogni difesa.

Volontariamente, deliberatamente, volle attirare l’attenzione dei due amanti celesti distraendoli l’uno dall’altro quella notte, dimostrando loro la forza dei suoi sentimenti che li univa grazie alla passione infusa in quel bacio. Far capire a Orihime e Hikoboshi che lei aveva bisogno della presenza di Zoro, come lui bramava lei.

Spezzando così la maledizione che li avrebbe tenuti separati.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3108983