Emerald Coast 2: No more wings to fly.

di ThreeRavensBlondie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo UNO ***
Capitolo 2: *** Capitolo DUE ***
Capitolo 3: *** Capitolo TRE ***
Capitolo 4: *** Capitolo QUATTRO ***
Capitolo 5: *** Capitolo CINQUE ***
Capitolo 6: *** Capitolo SEI ***
Capitolo 7: *** Capitolo SETTE ***
Capitolo 8: *** Capitolo OTTO ***
Capitolo 9: *** Capitolo NOVE ***
Capitolo 10: *** Capitolo DIECI ***
Capitolo 11: *** Capitolo UNDICI ***
Capitolo 12: *** Capitolo DODICI ***
Capitolo 13: *** Capitolo TREDICI ***
Capitolo 14: *** Capitolo QUATTORDICI ***
Capitolo 15: *** Capitolo QUINDICI ***
Capitolo 16: *** Capitolo SEDICI ***
Capitolo 17: *** Capitolo DICIASSETTE ***
Capitolo 18: *** Capitolo DICIOTTO ***
Capitolo 19: *** EPILOGO. ***
Capitolo 20: *** Dedica ***



Capitolo 1
*** Capitolo UNO ***


SONIC
 
 
 
 
 
 
L’aria invernale comincia decisamente a farsi sentire. Non sono ancora le sei del pomeriggio che il sole è già quasi del tutto tramontato. Ahimè! D’ora in avanti mi toccherà fare la mia corsa quotidiana con la felpa.. il che è una cosa terribile: non ti lascia libertà di movimento, sembra di indossare la camicia di forza. Mi butto sul divano, prendo in mano il telefono cellulare e scrivo:

Dove sei? Perché ci metti così tanto?

Sarò paranoico, ma non me ne frega. Ho sempre questa strana sensazione, ultimamente, che qualcosa di terribile stia per accadere. CERTO, COME SE FOSSE LA PRIMA VOLTA! Ormai per me non doveva esserci nulla di nuovo in questo. Ti diverti a una festa? Attento, c’è un nemico nascosto nella torta pronto a ucciderti. Vai a fare una scampagnata? Attento, c’è un nemico nascosto in un cespuglio pronto a ucciderti. Ti concedi una vacanza estiva? Attento, un nuovo Metal rompipalle nascosto da qualche parte pronto a ucciderti ti rovinerà il gran finale dell’estate. Posso dirlo? CHE PALLE! Peccato che ci ho fatto l’abitudine.
Il messaggio di risposta arriva quasi subito:

Sto arrivando, Sonic, datti una calmata! E’ il quinto messaggio che mi mandi.

Scusa, ma preferisci morire o stare al sicuro? Dai, basta pensarci. Chiamerò Tails, è da un po’ che non si fa sentire. Compongo il numero e aspetto. Squilla.

T: Pronto?
S: Yo Tails! Quanto tempo!
T: Ma tu guarda, chi non muore si rivede. Anzi, si risente.
S: Beh, non è che tu ti sia fatto sentire più di me..
T: Sonic, l’ultima volta ti ho chiamato io. E anche quella prima. Non posso chiamarti sempre io, sembra quasi che ti dia fastidio! Potevi chiamarmi anche tu una volta tanto, sentire se ero vivo o morto, cosa facevo, se volevamo andarci a mangiare qualcosa. Non ti sei comportato bene, Sonic.


Cazzo, non credevo pensasse queste cose!

S: Tails, mi dispiace.. Non pensavo che tu ci fossi rimasto così male!
T: Ho passato mesi da solo, senza fare mai niente. Senza che nessuno si preoccupasse di me. Eppure mi pare che io per te ci sia sempre stato, no? Sbaglio o l’estate scorsa vi ho chiesto di venire tutti a fare una vacanza a casa mia? Vedi, cosa si ottiene a essere disponibili con chi non ti apprezza!


Ecco il solito Tails esagerato che ti fa sentire in colpa. Ora lo riconosco.

S: Okay, Tails. Sei arrabbiato e hai rancore verso di me, ma ti chiedo scusa, davvero. Mi dispiace, ho avuto anche molte cose a cui pensare! E poi ti giuro che ultimamente stavo pensando di fare di nuovo un ritrovo con tutti gli altri. Non sarebbe una cattiva idea, non credi?
T: Certo, come no.
S: Su Tails, che ti costa? Ci siamo divertiti un sacco, l’ultima volta!
T: Tralasciando i robot e Metal Demente?
S: Beh, sì, a parte quella parte là.
T: Diciamo che l’estate è stata più fruttuosa per te e Knuckles che per me..
S: Sì, ma non puoi non ammettere che ti sei divertito ugualmente!
T: No, mi sono divertito.
S: Quindi….?


Sento il respiro veloce di Tails dall’altro lato della cornetta.

T: Okay.
S: GRANDE!
T: Ma a una condizione!
S: Qualunque cosa, mio signore.
T: Stavolta gli altri li chiami tutti tu. Io me ne starò qui a poltrire. E’ ora che tu incominci a imparare a chiamare la gente, invece di far fare sempre tutto agli altri.
S: Affare fatto. Poi ci mettiamo d’accordo su quando veniamo a Casa della Quercia?
T: Per me potete venire anche questo venerdì.
S: Perfetto. Allora ci vediamo venerdì. Scusa ancora Tails!
T: A presto!


Riattacco. E’ fatta. Mi dispiace sfruttare Tails e la sua casa in questo modo, ma con questa brutta sensazione che mi ronza nelle orecchie continuamente, non so, credo sia meglio stare tutti uniti. Prendo un foglio di carta gialla e comincio a scrivermi i nomi di chi chiamare.

-Knuckles  
-Rouge
-Shadow
-Vector
-Espio
-Charmy
-Cream


Mi sembra totalmente inutile scrivere il nome di Amy, quindi non lo faccio.
Alzo lo sguardo verso la finestra: è il crepuscolo. Sento bussare alla porta. FINALMENTE.
Tiro un sospiro di sollievo quando apro la porta.
“Ce l’hai fatta, allora. Dovevi andare fino in Cina per prendere dei chilidog per cena?”
Amy mi sorride, pulisce le scarpe sullo zerbino ed entra in casa.
“Scusa, c’era la fila al fast food e un tizio è anche svenuto, quindi il tempo è volato. Ma ora sono qui, questo conta”
Mi bacia sulla guancia e io sento caldo nel punto in cui mi ha baciato. Ormai sono quattro mesi che stiamo insieme, e io sento di amarla ogni giorno di più. Sistemo la cena sul tavolo mentre lei si toglie la giacca. Io, da gentiluomo che sono (certo, come no) gliela porto di là, sul mio letto.
“Knuckles, Rouge, Shadow, Vector.. ma cos’è?” La sento dire dalla cucina. Stava leggendo il foglietto dei nomi.
“Sceglievo dei nomi per i nostri figli” dico, sorridendo.
Lei mi guarda come fossi un imbecille e mi tira un ceffone. Io le prendo la mano, la tiro verso di me e la bacio. Mesi fa non avrei mai pensato che lei, Amy Rose, sarebbe stata la persona con cui avrei voluto trascorrere il resto della vita. Per quanto mi riguardava, più mi stava lontana e meglio era. Ma quest’estate, lei e Knuckles ne avevano fatte passare delle belle a me e alla povera Rouge, facendoci credere che stessero insieme e facendoci ingelosire come non mai. Allora, quando Amy mi sembrava perduta, avevo capito che mi piaceva. E quando Knuckles mi aveva spiegato che la loro relazione era solo una farsa, avevo deciso che non l’avrei mai persa. Lei è mia. E io sono suo.
“Mi sembra presto per parlare di figli, non pensi?” dice lei, sistemando i piatti sul tavolo.
“E’ prestissimo ancora! Ma per curiosità, tu non ne vorresti?” le chiedo, incerto.
“Ma certo che li vorrei!” dice con gli occhi sognanti “Ho sempre desiderato avere un figlio mio, anche se non sono molto brava coi bambini”
Lo so. Se c’è una cosa che Amy non sopporta, è il trovarsi in mezzo a una marea di bambini urlanti. Sorrido mentre ci sediamo, apriamo la scatola dei chili dog e ci versiamo da bere.
“Ma quindi quei nomi per cos’erano?” insiste lei.
“Tails vuole che chiami i nostri amici per invitarli a Casa della Quercia, te compresa” le spiego “passeremo un po’ di tempo insieme. Sai, Tails si sente un po’ solo ultimamente”
“Ah, capisco! Che bello, allora! Non vedo l’ora di rivederli!”
“Già, anche io.”

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Mentre guardiamo la tv, il cellulare di Amy prende a squillare con un’allegra suoneria. Sullo schermo appare il nome del mittente della chiamata in caratteri cubitali: ROUGE.
“Pronto?” risponde Amy, alzandosi dal divano.
Sento il mormorio acuto della voce di Rouge parlottare fitto fitto nell’orecchio di Amy.
“Calma Rouge, che è successo?” dice Amy, aggrottando le sopracciglia.
La voce di Rouge si fa ancora più alta, ma non riesco a capire una sola parola di quello che dice. Amy e Rouge erano diventate piuttosto amiche dopo la vacanza. Prima di quella, non so cosa le tratteneva dal prendersi a schiaffi e tirarsi i capelli continuamente. Hanno un carattere molto diverso. Amy è timida, ma al contempo allegra, simpatica e semplice. Rouge, che è uscita dall’età dell’adolescenza, è affascinante, candida, vanitosa e carismatica. Due tipi di caratteri che, solitamente, non possono convivere senza cozzare l’uno con l’altro. Ma, dopotutto, era merito di Amy se Rouge e Knuckles ora avevano una relazione, quindi tra le due non poteva non nascere questa amicizia.
“Come, adesso?! Ma sono con Sonic!” esclama Amy esasperata sbattendo il piede a terra. Ahia. Serata rovinata.
“Ma cosa è successo?” chiedo.
Amy mi fa cenno con la mano di tacere.
“Ma dimmelo qui, no? Devi per forza raccontarmelo dal vivo?” Amy incrocia le dita. Ma poi alza gli occhi al cielo e prosegue “Va bene, ho capito. Dammi il tempo di mettere un po’ a posto e arrivo.”  Riattacca e va verso la cucina, buttando via la carta che ricopriva i chilidog e mettendo nel lavandino piatti, bicchieri e posate.
“Cosa ha detto?” esordisco.
“Ma non lo so! Era tutta un ‘Amy sbrigati, vieni qui, è successo un casino. Veloce!’ Ma non ha voluto dirmi nulla. Boh, vorrà creare della suspance!” dice sciacquando i bicchieri con acqua e sapone.
“Sì, Rouge è così teatrale..” continuo. Lo penso davvero, ma devo ammettere che le voglio bene. Mentre prima la pipistrella mi era indifferente, ora provo per lei un’amicizia. Un po’ come quella di Amy e Knuckles.  
Dopo aver sparecchiato e rigovernato, Amy prende la giacca e se la infila.
“Rouge mi starà aspettando, sembrava piuttosto sconvolta.”
“Va bene” rispondo, guardandola avviarsi verso la porta, aprendola. Nulla vince contro l’altruismo di Amy. Ormai stasera è andata così!
Ed è in quel momento che quella brutta sensazione si impossessa nuovamente di me. Qualcosa di orribile sta per accadere. Devo evitarlo a tutti i costi. Corro verso Amy, la spingo contro il muro e la bacio febbrilmente imprigionandola con le mie braccia ai lati della testa.
“No, no, no, Amy. Non andartene.” Sussurro.
“Sonic, ti senti bene?” mi guarda preoccupata.
“Rimani qui con me stasera”
“Ma Rouge..”
“Capirà.” Anche se so che quasi certamente Rouge non avrebbe capito.
La vedo perplessa. Non ho la minima intenzione di costringerla a fare qualcosa che non vuole fare. Non voglio forzarla ad andare oltre. Per una ragazza perbene come lei questa richiesta potrebbe sembrare eccessiva o strana o colta alla sprovvista, e io voglio rispettare le sue scelte e le sue decisioni. Ma ne ho bisogno in questo momento. Dobbiamo restare insieme, stasera.
“Va bene” conclude, richiudendo la porta “Resto”.
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo DUE ***


AMY
 
 
 
 
 
 
Il pallido sole ha fatto capolino tra le tende della camera di Sonic da almeno un’ora, ma io ancora non mi sono decisa ad aprire gli occhi. Non sono sicura del motivo. Forse per l’ansia e la paura di ciò che potrei trovare sotto la mia vista.
Sono rimasta a dormire con Sonic, ignorando la richiesta supplicante della mia migliore amica di andarle a fare visita in un momento di bisogno. Beh, diciamo che non è una cosa propriamente da me non pensare agli altri, e ogni volta che mi capita di farlo mi sento la persona più egoista del mondo intero.
Decido di smetterla con le mie paranoie e apro lentamente gli occhi, strofinandoli. L’azzurro delle pareti della camera si riflette nello specchio. Mi tiro su, vedendo l’immagine di una riccia dai capelli rosa alquanto spettinati dal sonno, con gli occhi arrossati e socchiusi. Mi giro verso destra e.. come immaginavo, il letto è vuoto. Mi stiracchio leggermente e, sbadigliando, mi alzo.
Le scarpe di Sonic non sono nella scarpiera e questo può significare solo una cosa: è andato a correre. Ah, beh, avrò motivo per riflettere bene su ciò che è accaduto ieri sera.

Quando Sonic mi ha implorato di restare sapevo che la sua richiesta nascondesse una necessità ben più profonda della mia sola presenza accanto a lui. E quando io ho accettato, sapevo bene che sarei andata incontro a ciò che pensavo.

Ricordo Sonic che mi ha guardata e mi ha sorriso quando ho chiuso la porta. Non un sorriso malizioso o che lasciava intendere altro, ma un sorriso di gratitudine e che esprimeva tutto ciò che provava per me. Mi ha messo una mano sul fianco e mi ha attirata a lui, poi ha cominciato a baciarmi ancora, come solo lui sapeva fare (Non che io avessi mai baciato un gran numero di ragazzi, anzi. Se dovessi guadagnare un dollaro per ogni ragazzo che ho baciato in vita mia, direi che la mia quota ora sarebbe pari a un dollaro).
Ho incrociato le braccia alle sue spalle e mi sono lasciata trasportare. ‘Rouge mi starà maledicendo in tutte le lingue del mondo.’ Ho pensato  ‘Forse dovrei… no. No, Amy, non fuggire sempre. Sono mesi che stai con Sonic, lo ami da una vita. Sai bene che questo momento sarebbe arrivato, prima o poi.’
Ancora non ci eravamo separati che Sonic ha cominciato lentamente a tirare giù la zip della mia giacca, facendola cadere a terra. Io nel frattempo ho respirato lentamente e profondamente. Poi lui mi ha presa in braccio, incrociando le mie gambe attorno alla sua vita e mi ha portata in soggiorno. Ho visto la porta di ingresso da sopra la sua spalla allontanarsi dalla mia vista, e con essa la mia possibilità di fuga da ciò che stava per accadere.
Con delicatezza e calma, non molto consona a Sonic, re della velocità, mi ha deposto sul divano spazioso dove prima stavamo guardando la tv quando Rouge mi ha chiamato. Povera Rouge..
Sonic mi ha guardato con un’intensità sovrannaturale ed è sceso a baciarmi il collo. Non posso negarlo, quello che stava facendo mi piaceva e provocava sensazioni assurde, ma il battito del mio cuore ha preso ad aumentare all’impazzata. I palmi delle mie mani hanno iniziato a sudarmi copiosamente e ho dovuto asciugarmeli strofinandoli sui jeans.
“Ti amo, Amy” ha sussurrato con voce roca.
‘Ecco, perfetto.’ Mi sono detta ‘ora sì che non puoi fuggire.’
E mentre il mio ragazzo si è avventato di nuovo sulla mia bocca, ho sentito la sua mano toccare il l’orlo inferiore del mio maglione giallo e insinuarsi al di sotto di esso.
Panico. Cieco panico.
Due emozioni hanno preso il sopravvento in me. La forza di voler continuare, di voler dare a Sonic tutto l’amore che provavo per lui, e una forza risultante, un’assurda fobia che eguagliava la mia volontà. ‘Amy lo ami. Deve succedere prima o poi’ ha detto ancora la voce nella mia testa.
‘Già. Deve succedere.’  Mi sono risposta ‘Ma non adesso. Non ancora. Non stasera.’ E mentre la sua mano andava sempre più su, lasciando che il calore si impadronisse di me, io l’ho fermata con la mia. Il 50% di me era incazzata come una iena, ma l’altra metà era sollevata.
“Aspetta, aspetta. Non farlo” ho detto.
Lui, con il respiro veloce e l’espressione confusa mi ha guardato “Ho fatto qualcosa che non va?”
Io mi sono sollevata e ho cercato di mettermi seduta e lui, senza un attimo di esitazione, si è allontanato da sopra di me e mi si è messo seduto accanto. Ho temuto una sua possibile incazzatura in modo incredibile, quindi ho parlato tenendo gli occhi bassi.
“Sonic, lo so che sono passati mesi ormai, ma.. ti prego non essere furioso con me se ti dico che ancora non sono pronta per questo”
Lui non ha battuto ciglio alla mia spiegazione e ha continuato “Ha qualcosa a che fare con me? Ti stai ricredendo, Amy?”
“COSA? NO! Sonic, ma sei impazzito?” ho esclamato subito. Io lo amo fin da quando ero una bambina, come potrei anche solo ricredermi? E’ lui che voglio, l’ho sempre voluto e lo vorrò per sempre.
“Allora, onestamente, non capisco..” ha detto, guardandomi.
Io, sconfitta e umiliata da me stessa, ho abbassato la testa. Non riuscivo a sopportare il suo sguardo che mi trafiggeva. La sua mano mi ha sollevato il mento, spingendomi a guardarlo negli occhi. Ora in questi leggevo preoccupazione.
“Posso sapere cosa c’è, Amy? A me puoi dire tutto, lo sai” mi ha detto con voce calma e rassicurante.
Aveva ragione. Ha ragione. In un rapporto deve esserci fiducia, e per esserci fiducia, non deve mancare la sincerità. Ho inspirato profondamente e mi sono fatta coraggio.
“Ho paura, Sonic. Questa è una delle mie paure più profonde”
Lui ha spalancato gli occhi “Hai paura.. di me??”
“Non di te. Di andare oltre.. di fare quel passo. E’ qualcosa che sento di poter fare con te, ma ho questo blocco che ancora me lo impedisce, per questo credo non sia ancora il momento” ho confessato, vergognandomi.
“E perché non me l’hai detto prima?” ha fatto Sonic. Io l’ho guardato: ora sorrideva, e il suo sguardo era comprensivo.
“Avevo paura che dicendotelo ti saresti stancato di me e mi avresti lasciata.. E poi è una cosa che nessuno sa, neanche Rouge, che mi ha chiesto ottocentoventi volte come mai non avevamo ancora fatto niente” ho spiegato mentre lui ridacchiava.
“Beh, allora sono onorato di essere il primo a saperlo!” ha detto alzandosi e stampandomi un bacio sulla bocca.
“E ora?” ho detto, incerta, vedendolo andare verso la camera da letto.
“E ora vieni di qua, e dormiamo un po’, domani sarà una bella giornata. Aspetterò tutto il tempo che vorrai”  ha replicato lui, prendendomi per la mano e portandomi a letto.
Mi aveva capita. Mi aveva davvero capita. Per tutto questo tempo avevo avuto paura che lui fosse il solito ragazzo che è impaziente e che se non lo accontenti ti molla a te stessa. E invece no. Come avevo potuto dubitare? ‘Stupida Amy’
“Sonic?”
“Sì?”
“Grazie” ho detto, esprimendo tutta la mia gratitudine e il mio amore.
“Non devi ringraziarmi. Ti amo Amy, niente potrà cambiare questa cosa. Mi ha cambiato stare con te, e non vorrei perderti per nulla al mondo, sei il mio angelo” mentre diceva queste cose non aveva smesso per un secondo di disfare il letto. Come sempre, il mio Sonic che aveva imbarazzo nell’esprimere i sentimenti. E’ veramente cambiato, però. Un tempo non avrebbe mai avuto il coraggio di dire queste cose senza sotterrarsi per la vergogna. Il riccio blu più supersonico del mondo che stravede per una ragazza! Sarebbe su tutti i giornali.
Sbattendo velocemente gli occhi per ricacciare indietro lacrime di gioia ho detto
“Ti amo anche io. E non smetterò mai di ringraziarti, non solo per stasera, ma per avermi scelta, come fai ogni giorno”



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Dopo aver fatto colazione decido di voler preparare del pollo per Sonic per quando sarebbe tornato dalla sua corsa, proprio quello piccante che gli piace tanto. Ovviamente, con la mia solita fortuna, appena apro il frigo che cosa manca? Il pollo. Santo Eggman! Dovrò fare un salto al supermercato. Mi dirigo in bagno, mi lavo i denti e mi pettino i capelli scombussolati.
Oggi decido di osare un po’ di più: quando apro l’armadio, decido di mettermi un vestitino di maglia a righe blu e bianche e un paio di Converse. Prendo la giacca che Sonic (che gentile) aveva accuratamente appeso all’attaccapanni e mi spruzzo un velo di profumo.
Il profumo che Rouge mi ha regalato per il mio compleanno. Rouge…
Dio, che stronza sono stata ignorandola in quel modo. E se io mi fossi trovata al suo posto? Cosa avrei pensato di lei? Non le ho neppure mandato un messaggio per spiegarle il perché della mia buca. Sì, sono proprio una stronza, e i sensi di colpa mi stanno divorando.
Poi, proprio mentre la lampadina della camera va fuori uso, un’altra se ne accende nella mia testa. Perfetto: ecco un’altra cosa che dovrò comprare al supermercato. Ma non me ne curo. Ho un’idea geniale!
Le comprerò un mazzo di gigli (i suoi fiori preferiti) e glieli porterò a casa per farle una sorpresa. Certo, lo so che lei è una cacciatrice di tesori, ma non sono così benestante da poterle comprare un mazzo di zaffiri. Dovrà accontentarsi dei gigli. E si accontenterà.
Lascio un biglietto a Sonic nel caso fosse tornato prima del previsto.

Sono uscita per fare due sorprese: una a Rouge e una a te,
ma visto che stai leggendo questo biglietto, la tua sorpresa
è rovinata. Complimenti.
Ti amo!
Amy


 
Dal fioraio prendo il mazzo di fiori extra large, e visto che cinquanta dollari sono partiti dal mio portafoglio, Rouge dovrà apprezzarli per forza.
Oggi a Station Square c’è così traffico che decido di prendere la scorciatoia per una viuzza tra due palazzi. Poi, mentre cammino, la sensazione che qualcuno mi stia osservando alle mie spalle si fa strada in me, quindi mi giro. Nessuno.
Continuo a camminare, quando improvvisamente sento dei passi piuttosto ravvicinati. Perché avere paura? Chi mai potrebbe seguirmi? Non guardo dietro di me, ma accelero il passo, stringendo a me i fiori.
Poi, non sentendo più alcun rumore, mi giro, e mi pare di vedere in lontananza una figura indistinta con un cappello in testa che volta l’angolo della viuzza e scompare. Ma chi era? Era qualcuno che mi seguiva? Mentre centinaia di pensieri affioravano nella mia mente mi volto e..
“AAAAAAAAAAAAAAAAH!” grido lasciando cadere i fiori.
Un bambino sui 6 anni si ferma davanti a me con una macchinina in mano e mi fissa spaventato con la bocca aperta, mostrando due denti mancanti.
“Cosa ci fai qui? Non sai che non si gioca in strada?” lo rimprovero.
“Scusa, scusa, scusa, signora!” strilla lui, scappando via.
“SIGNORA? Sono una ragazza, non una vecchia!” gli urlo dietro.
Quando il bambino sparisce, raccolgo i fiori (non danneggiati, per mia fortuna) e mi chiedo se fosse per causa sua la sensazione del ‘sentirmi seguita’. Non lo so. Non pensiamoci troppo su e proseguiamo.

Quando vedo casa di Rouge, con pareti lilla e tetto viola (decisamente la casa di chi ama stare al centro dell’attenzione), percorro il portico e busso al portone.
Nessuno apre la porta. Allora busso forte, col pugno, e tutto il portone trema.
Improvvisamente sento uno scalpiccio.
La porta si apre e appare una Rouge col fiatone, probabilmente aveva fatto una corsa stratosferica per venire ad aprire.
“Finalmente, finalmente sei qui, volevo dirti che mi…” dice, ma poi guardandomi, si blocca “oh.. sei tu”
Io sorrido “Già! Sorpresa!” e le porgo i fiori.
La sua faccia è piatta. Non ha reazioni. E’ arrabbiata. Lo sapevo.
“Rouge, ieri sera mi stavo preparando per venire da te, ma poi Sonic mi ha..” incomincio a giustificarmi.
“Oh no, no. Non voglio sentire scuse, carina. Hai idea di che nottata schifosa ho passato?!” sbraita lei.
Solo ora me ne rendo conto: ha occhiaie scurissime, è struccata e in vestaglia. Non sembra la solita Rouge sexy ad ogni ora del giorno.
“Sì, me lo immagino.. Infatti ora sono qui per farmi scusare” le dico, convinta, porgendole ancora i fiori. Ma lei, di nuovo, non li prende.
“Un’amica ci sarebbe stata per me” sottolinea.
“Lo so, ma non ho potuto! Ti giuro, Rouge, sono dispiaciuta e mi sento in colpa. Ci sono adesso, se vuoi raccontarmi che è successo” insisto, speranzosa.
“Fai bene a sentirti in colpa! KNUCKLES MI HA LASCIATA IERI!” Spalanco gli occhi a questa rivelazione e il mio cuore sprofonda “Volevo sfogarmi con la mia migliore amica ma lei non c’era perché doveva passare la nottata in felicità con il suo ragazzo!” grida, mentre le lacrime cominciano a spuntare nei suoi occhi.
“KNUCKLES HA FATTO COSA?.. Rouge .. io non..” dico, dispiaciuta.
“Lo so che tu non lo sapevi! Tu non sai proprio niente! Non mi conosci! Bell’amica che sei. Tieniteli pure, i fiori!” e detto questo, mi sbatte la porta in faccia.
E’ incazzata, meglio non insistere con lei adesso.
Le lascio i gigli sul portico e mi allontano. Knuckles ha lasciato Rouge. Ma com’è possibile?

Dopo che quest’estate io e lui abbiamo architettato il miglior piano del mondo per farla crollare ai suoi piedi? Dev’essere rimbecillito parecchio. L’ho sempre detto io, che il Master Emerald gli avrebbe dato alla testa, prima o poi. Decisa a vederci chiaro, quando Sonic tornerà a casa gli chiederò di chiamare lui stesso Rouge e Knuckles per farli venire a tutti i costi a Casa della Quercia, se possibile.

Mi volto un’ultima volta a guardare la casa di Rouge, e la vedo aprire la porta, prendere i fiori e rientrare.
Non mi conosci, aveva detto. Certo, come no.
Con un sorrisetto, torno verso casa.

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Capitolo 3
*** Capitolo TRE ***


SONIC
 




 
 
“Knuckles che cosa?!” dico incredulo fissando Amy mentre mi prepara il pollo piccante.
“Io ancora non ci posso credere. Lui non è mai stato un gran romantico, anzi!” esclama, mischiando la salsa con un mestolo di legno “Ma quello che mi stupisce è che dopo tutti i nostri sforzi di farvi innamorare di noi, dopo che era riuscito alla perfezione nel suo intento, proprio lui l’ha mollata. Ti giuro che i maschi spesso non li capisco”
Simpatica.
“Mica siamo tutti così, Amy. Se Knuckles è un cretino io non posso farci nulla” dico, in mia difesa.
“Già, beh, avresti dovuto vedere in che stato era Rouge! Poverina, avrei voluto darle un abbraccio fortissimo, ma penso che in quel momento sarebbe stata l’ultima cosa che avrei fatto” dice Amy, storcendo la bocca.
Mi spiace davvero tanto per quanto sta succedendo a Rouge. Non sono stato molto disponibile neanche con lei. Come con Tails, dopo la fine dell’estate non mi sono più fatto sentire né vedere. Eppure eravamo diventati buoni amici, condividendo tutte le nostre preoccupazioni in amore. Comincio ad avere qualche senso di colpa, ora che me ne rendo conto. Anche se mi sembra inutile farlo ora, visto che, essendo la causa della buca di Amy ieri sera, probabilmente ce l’avrà anche con me.   
“Non è da Knuckles comportarsi così.. Magari Rouge ha tentato di rubargli il Master Emerald!” ipotizzo, addentando il pollo piccante che Amy mi serve (ottimo, come al solito).
“E’ tecnicamente impossibile, Sonic” replica lei, sicura “Rouge mi ha giurato che non provava più alcun desiderio verso il rubare a Knuckles il Master Emerald o gli Smeraldi del Chaos”
“Allora non capisco. Erano così presi l’uno dall’altra! Ricordi quando li abbiamo visti insieme sulla spiaggia?” faccio io, ricordando i bei tempi.
“Oh sì! E ti ricordi quando Knuckles è esploso di rabbia a obbligo o verità?” ridacchia Amy.
“Aveva la torta di panna ancora spalmata sulla faccia mentre urlava, non era molto credibile” affermo io, ridendo di cuore.
“E Rouge, tutta esaltata che cercava di calmarlo, ma non ci riusciva!” Amy si asciuga una lacrima dal ridere.
Ci fissiamo con un sorriso malinconico. So quello che sta pensando in questo momento: tutte le storie possono finire, prima o poi. E’ una cosa molto triste, sinceramente, ma è una dura verità. Pensavamo tutti che proprio per la loro natura opposta da cacciatrice di tesori e da protettore guardiano del Master Emerald, la relazione tra Rouge e Knuckles sarebbe durata molto, molto tempo. Loro due si completavano. Lui, un burbero echidna macho che odia smancerie e preferisce dimostrarti affetto non prendendoti a pugni. Lei, una pipistrella ammaliante che sa attirarti col potere delle sue parole e dei suoi gesti. Insieme, erano una delle coppie più belle che avessi mai avuto il piacere di conoscere.
“Peccato” è l’unica cosa che riesco a dire.
Amy fissa il tavolo e poi beve un bicchiere d’acqua. Sembra pensierosa.
“Qualcosa non va?” le chiedo.
“No” risponde semplicemente.
“Amy, dai.. ormai ti conosco, quando c’è qualcosa che non va fissi sempre un punto vuoto” le rivelo.
“Ma che cosa..? Non è vero!” protesta lei, ma le sue guance diventano rosa. BAM, ti ho scoperta.
“E’ perché Rouge si è arrabbiata con te?” dico, con fare comprensivo “Dai, non prendertela. E’ permalosa, ma vedrai che presto scaricherà la rabbia e si scuserà per essere stata troppo scortese.. Tu le hai detto che ti dispiace! Il tuo l’hai fatto: ora sta a lei”
Amy scuote il capo “Non è per Rouge.. vedi, mentre mi dirigevo verso casa di Rouge, ho deviato per una stradina, e..”

DRIIIIIIIIIIIIIIIIIN!
 
Suona il mio telefono, facendoci sobbalzare entrambi per la sorpresa.
“Pronto?” rispondo. Dall’altro lato, sento la voce di Tails.
T: Hey, Sonic!
S: Tails!
T: Tutto bene?
S: Non c’è male, tu?
T: Oh, io sto bene. Vedi, a differenza di qualcuno io so come si usa un telefono.

 
Simpatico, anche lui.
 
S: Perché mi hai chiamato?
T: Per ricordarti che oggi è mercoledì, e, da come ti conosco, ancora non hai alzato la cornetta per chiamare tutti gli altri.


Merda. Alzo gli occhi e vedo il foglietto giallo con i nomi attaccato con una calamita al frigo. Mi sbatto una mano sulla fronte. Me l’ero dimenticato ancora, proprio come l’anno scorso. Il riccio perde il pelo, ma non il vizio!

S: E invece ti sbagli! Amy l’ho avvertita.
T: Sonic, vuoi che ti ci mandi ora o più tardi?

 
Mi metto a ridere, e per fortuna, sento anche Tails che lo fa dall’altro lato del telefono.
 
S: Scusa Tails, ma, credici o no, ho avuto un po’ di cose per la mente tra ieri e oggi.
T: Tranquillo. Ma devo organizzarmi e comprare le provviste. Quindi chiamali subito, chiaro?
S: Cristallino.
T: Bene. Chiamami quando hai convinto tutti. Salutami Amy!
S: A dopo!
 

Riattacco il telefono.
“Va tutto bene?” chiede Amy, ancora seduta al tavolo.
“Certo, devo sbrigarmi a chiamare tutti per Casa della Quercia. Mi era passato completamente di mente” spiego.
“Stavo giusto per ricordartelo io! Sbaglio, o hai qualche preoccupazione, Sonic?” dice lei, sospettosa.
Sento un lieve calore salirmi dalla base del collo fino alla fronte.
“Preoccupazione? Io? No, nessuna”  è evidente dalla sua faccia che non l’ho convinta. Non voglio svelarle la mia repentina sensazione che qualcosa di brutto stia per incombere su tutti noi (e che mi aveva spinto anche a comportarmi come avevo fatto ieri sera) proprio ora che Rouge è furiosa con lei. Non voglio darle anche questo fardello. Che razza di fidanzato rompicoglioni sarei, se lo facessi?
“Tu, piuttosto” mi rivolgo a lei, cercando di sviare la conversazione “che cosa stavi per dirmi prima che suonasse il telefono?”
Ora, mi pare che sia lei ad agitarsi sulla sedia.
“Oh, nulla di importante! Ho visto un gattino”
Aggrotto le sopracciglia. “Hai visto.. un gattino?”
“Era piccolissimo, probabilmente si era perso.. Ma ero in pensiero per Rouge, e non mi sono fermata per prenderlo. Quindi ora mi sento in colpa” conclude, parlando a raffica.
Socchiudo gli occhi. Ora sono io a non essere convinto.
“Sono le tre del pomeriggio” dice alzandosi “meglio che tu chiami i nostri amici, non vorrai che Tails ti chiami di nuovo! Io vado a farmi una doccia, bussami se hai bisogno ”
Quando si avvia nel bagno e chiude la porta, capisco che ha ascoltato alla lettera la conversazione con Tails, sul fatto che ho parecchie cose per la testa, di recente. Evidentemente non sono l’unico ad aver fatto il ragionamento sul fidanzato rompicoglioni.
Mi sta nascondendo qualcosa.
 
 
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Ci siamo. Ho chiamato Vector, Espio, Charmy e Cream. Tutti e quattro si sono mostrati a dir poco entusiasti di partecipare al ritrovo a Casa della Quercia. Il Team Chaotix – formato da Vector, Espio e Charmy-  è appena tornato da una missione in Columbia andata a buon fine che prevedeva il ritrovo di un antico scrigno per un’anziana committente. Quindi, quando mi hanno risposto al telefono, le loro voci erano una più esaltata dell’altra. Chissà, devono aver guadagnato un sacco di verdoni! La piccola Cream ha squittito di gioia al sapere di una nuova vacanza. D’estate, lei e Charmy si sono divertiti un sacco insieme, e sono certo che non vedono l’ora di rivedersi. Sono così carini, a vedersi!
Chi mi rimane da chiamare? Controllo la lista.

 
-Knuckles
-Rouge
-Shadow
-Vector
-Espio
-Charmy
 Cream


 
Bene. Ora capisco perché sono partito dal fondo della lista: mi sono lasciato il meglio per ultimo.
Come un deja-vù, compongo il numero di Shadow e attendo che risponda.
 
Sh: Pronto?
So: Shadow, sono Sonic! Come va?
Sh: Bene.

 
Gentile come sempre, il mio caro gemello. Gli interessa molto sapere come sto io.
 
So: Allora… senti, ci girerò poco intorno. Ti va di venire a Casa della Quercia?
Sh: Di nuovo?
So: Perché, non vuoi? Quando siamo andati via quest’estate sembravi piuttosto dispiaciuto che fosse finita..
Sh: Boh, non saprei. Ultimamente ho poche cose da fare, quindi non sarebbe male come idea.
So: Allora è un sì?
Sh: Ma chi viene?
So: Gli stessi dell’ultima volta.

 

Non sento una sua risposta, solo il suo respiro.
 
So: …Allora?
Sh: Non lo so.
So: Dai, Shadow! Saremmo tutti molto contenti se tu ti unissi a noi!
Sh: Non credo proprio sia così.
So: Ma che dici? Dai, non fare il depresso come al tuo solito! Non hai visto come siamo stati bene quest’estate? E tutti ti volevano coinvolgere nelle loro attività.
 

Nonostante sia un rumore piuttosto indistinto, sono certo di sentirlo deglutire. E’ così dura per lui dire ‘sì’ senza protestare, una volta tanto?
 
Sh: Mh.
So: Sarebbe un sì, stavolta?
Sh: A quanto pare.
So: Bene, allora ci vediamo venerdì!
Sh: Mh.
So: Ciao, fratello!

 
Ovviamente, lui non risaluta e io butto giù. Cancello Shadow dalla lista. Sento Amy accendere il phon per capelli. E adesso chi chiamo per primo? Knuckles o Rouge?
Comincio a pensarci seriamente. Non devo fare una scelta azzardata. E dopo che mi ritrovo a fare la conta, decido che sono abbastanza ridicolo per chiedere aiuto a Amy.
Busso alla porta del bagno e la sento spegnere il phon.
Apre la porta il bagno con i capelli umidi. E’ bella anche così. Lo sarebbe anche con addosso un sacco di utah.
“Dimmi!” dice, sorridendo.
“Mi rimangono i due litiganti. Chi chiamo per primo?” chiedo, in evidente difficoltà, mentre in una mano tengo il telefono, e con l’altra la lista.
“Direi Rouge.. ma se vuoi sopravvivere meglio tentare con Knuckles” risponde.
“Forse hai ragione. Basta che poi non lo chiami tu e non organizziate un nuovo piano malefico alle nostre spalle” dico sorridendole e andando verso il soggiorno.
“Acqua passata!” ribatte lei, richiudendo la porta del bagno.
 
Knuckles. Bene. Ce la posso fare. Schiaccio i numeri e aspetto una sua risposta. Niente. Continua a squillare a vuoto. Aspetto un minuto, un minuto e mezzo, e proprio mentre decido di chiudere la chiamata, l’echidna risponde.
 
K: Chi parla?
S: Hey, Knuckles.. sono Sonic.
K: E che cosa vuoi dalla mia vita?
S: Dalla tua vita niente, ma volevo chiedere a te se volevi…
K: Non sono in vena di battute, riccio.
S: Okay..
K: Allora? Si può sapere che vuoi?
S: Se tu mi facessi parlare senza interrompermi!
K: Stai testando la mia pazienza?
S: Fammi parlare!
K: E PARLA!!
S: Vuoi venire a Casa della Quercia?
K: Chissà perché me l’aspettavo, questa cazzo di domanda.
S: Vuoi venire o no?

 
Ormai sono pronto a un ‘vaffanculo’ da un momento all’altro.
 
K: Mi farà bene cambiare aria.
S: Co.. davvero?!
K: Sì.
S: Cioè, fammi capire, stavolta non poni resistenza e non mi attacchi?
K: Potrei farlo, se non smetti di farmi tutte queste domande da ritardato.
S: Va bene. Meglio così! E’ stato facile stavolta.. Comunque come stai?
K: … Perché?
S: Per sapere!
K: Io? Mai stato meglio, davvero.

 
Stronzo. Non solo ha lasciato Rouge, ora ne va pure fiero.
 
S: Eh sì, ti diverti da solo lassù a Angel Island?
K: Da morire.
S: Io non ce la farei a stare sempre lì immobile a fissare quella pietra.
K: Veramente ora mi stavo allenando.
S: Davvero? In cosa?
K: Sai cosa sono i cazzi tuoi? Sono quelli che tu non sai farti.
S: Ma dai! Dimmelo!
K: Lancio coltelli su un bersaglio, e mi riesce bene. Contento?
S: E ti alleni senza fissare il Master Emerald?
K: Veramente mi alleno E fisso il Master Emerald. Se mi domandi qualche altra cosa giuro che fingerò che questo bersaglio sia tu.


STONK!
Ahia. Credo abbia appena lanciato un coltello in diretta telefonica.
 
S: Tranquillo, ho finito. Allora non mi resta che dirti che ci vediamo tutti venerdì a Casa della Quercia, per iniziare la vacanza.
K: Okay.
S: Buona giornata e spero che…
K: Sì, sì, ciao.

 

Knuckles mi riattacca in faccia. Sempre il solito. Anzi, ora mi è sembrato ancora più scontroso di sempre. Ma orgoglioso com’è, è perfettamente comprensibile.
“Hai chiamato Knuckles?” dice Amy, uscendo dal bagno.
“Sì, e incredibilmente, verrà” rispondo.
“Wow! Come ti sembrava?” chiede lei, entrando in soggiorno.
“Piuttosto irritato, ma ha detto di non essere mai stato meglio”  
“Ma che bastardo!” esclama lei, indignata.
“Lo so.” faccio io, di rimando “Ora mi rimane Rouge”
Amy mi si mette seduta accanto e mi guarda come a dire ‘Buona fortuna’. Chiamo la pipistrella e attendo, guardando Amy con uno sguardo nervoso.
 
R: Pronto?
S: Rouge.. parla Sonic.
R: Oh eccone un altro. Non voglio sapere niente.
S: Rouge, aspetta! Ascoltami: voglio dirti che ho saputo di te e Knuckles, e mi dispiace tantissimo. E poi vorrei chiederti scusa per quanto è successo ieri sera, visto che se Amy non è potuta venire da te la colpa è mia..
R: Sai dove puoi ficcartele le tue scuse? Su per il…
S: ROUGE, TI ABBIAMO CHIESTO SCUSA IN TUTTE LE LINGUE DEL MONDO! COS’ALTRO VUOI ORA? CAPISCO CHE SEI STATA LASCIATA, MA ORA BASTA!

 
Amy mi guarda con gli occhi sbarrati. Fingo non averla vista e continuo.
 
S: Scusa se ho alzato un po’ la voce.
R: No.. no hai ragione. Mi ci voleva un po’. Stavo perdendo un po’ la testa.
S: Stai bene?
R: No, sto sempre malissimo, baby, ma non importa. Che volevi dirmi?
S: Pensavo che ti farebbe bene passare un po’ di tempo con me, Amy e gli altri a Casa della Quercia, come in estate!
R: Oh.. beh, sicuramente un po’ mi riprenderei…

 
Sono a un passo dal convincerli tutti.
 
R: … ma chi altro viene?
 
Come non detto.
 
S: Sempre la stessa combriccola.
R: ..Verrà anche Knuckles?

 

Mi accorgo solo ora che Amy è appiccicata con l’orecchio sulla mia mano che regge il telefono, per ascoltare la conversazione. Spalanca gli occhi, mi guarda e fa furiosamente di ‘sì’ con la testa. Io ci rifletto su per un secondo.
 
S: No, lui non ci sarà.
 
Amy rimane a bocca aperta e mima con le labbra: ‘Ma sei scemo?!’
 
R: Beh.. in questo caso allora, verrò! Grazie per avermi avvertita, tesoro.
S: Di niente Rouge, ci vediamo venerdì lì. Non mancare! E scusa ancora.
R: Non mancherò. Di a Amy che i fiori sono belli. A venerdì!
 

Amy aspetta che io riattacchi il collegamento per urlare
“Ti prego, Sonic, fai pace con il cervello!”
Io rido “Tranquilla, Amy!” e le poso una mano sulla spalla.
“Tranquilla un corno! Tu non sai cosa hai scatenato.. immaginati quando Rouge scoprirà che Knuckles è lì. Non vorrei essere in te” dice lei buttandosi di schiena sul divano, con una mano sul cuore.
“Perché mai dovrebbero prendersela con me? Sono loro ad aver litigato, io non c’entro nulla” esclamo guardandola.
“Sì, ma sei la causa che li farà scannare davanti ai loro amici quando si rivedranno. E dopo uccideranno anche te” continua lei, con la mano sugli occhi.
Io preparo il numero di Tails per comunicargli che è fatta.
“Dimentichi una cosa, cara Amy” le ricordo, prima di dirigermi verso la camera.
Lei alza la mano dagli occhi e mi guarda “Cosa?”
“Sono il riccio blu più supersonico del mondo” dico entrando in camera “Se lo sognano di acciuffarmi!”
Rido, sentendo che lei, dall’altra stanza, sbuffa.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo QUATTRO ***


TAILS
 


 
 
 
 
Okay, chiariamoci. L’anno scorso quando ho incontrato Sonic mentre faceva la sua quotidiana corsetta e gli ho proposto una vacanza alla mia casa in riva al mare, non avevo la minima idea di cosa sarebbe successo. Ma sì, mi aspettavo qualche scenata comica o romantica, perché purtroppo ci troviamo nel periodo della vita costituito praticamente solo da quelle, ma non pensavo che ci saremmo trovati a dover combattere DI NUOVO per l’ennesima volta Metal Sonic.
Dannazione, possibile che non si possa stare in pace neanche dopo aver scaraventato quel farabutto di Eggman in prigione?
Conclusasi l’estate ho pensato ‘Peccato, è tutto finito.’ ma anche ‘Che bello, finalmente un po’ di pace e tranquillità’. Così, tutto contento, ho cominciato a svegliarmi la mattina di buon ora e a costruire e riparare i miei soliti lavori, o, come li chiama Knuckles, i miei ‘marchingegni da secchione bastardo’.
Una, due, tre settimane sono passate. Poi ho iniziato a sentire la solitudine penetrarmi fin nelle ossa. Niente di nuovo, nessuna voce diversa dalla mia, nessuna presenza a farmi compagnia.
Le mie giornate erano diventate il più palloso dei cicli: mi sveglio, mangio, martello un rottame, lancio uno sguardo alla piantina di Cosmo, mangio, dormo. Così è stato per tre lunghi mesi.
Ogni tanto mi sono concesso qualche passeggiata, o una svolazzata nei cieli di Station Square, ma alla fine, anche quello era diventato noioso per me.
E sapere che Sonic, il mio migliore amico, aveva una vita così piena e soddisfacente al momento, mi innervosiva! Oh, se mi innervosiva!
Perché lui poteva girare il mondo, fare le sue corse di 460 km/h, apparire in telegiornali in diretta mondiale, e nonostante tutto questo avere anche il tempo per frequentare una ragazza?
In realtà, non sono invidioso, ci mancherebbe! Ma il fatto che non abbia trovato nemmeno un minuto di tempo per vedermi o per ringraziarmi per tutto quello che faccio per lui ogni volta mi fa saltare i nervi.
E quando martedì mi ha chiamato al telefono, è logico che io abbia tirato fuori tutta la mia rabbia repressa. So di essere stato un po’ eccessivo, ma almeno ora mi sento meglio.
Anche perché oggi è il grande giorno. La storia si ripeterà: tutti i miei amici verranno nuovamente alla mia Casa della Quercia e passeremo una vacanza assieme. E poi, diciamocelo dai, sono troppo curioso di sapere i nuovi sviluppi sulle storie di Sonic con Amy e Knuckles con Rouge! Sono proprio un pettegolo.
Chiudo con le chiavi la porta di ingresso e mi avvio al supermercato per comprare le scorte. Varcata la soglia, prendo un carrello e mi avvio verso i reparti. Ovviamente, non esito a buttare dentro ottanta scatole di chilidog. Dopo circa mezz’ora di spesa ho un carrello talmente pieno che somiglia molto alla Torre Eiffel, tanto che alla cassa il commesso (che sulla targhetta aveva il nome ‘Norman’) mi chiede con una risata “Accidenti, stai per partire per la guerra?”
“In un certo senso” rispondo io. Eh, Norman, caro mio, se tu sapessi da chi è composto il mio battaglione non mi faresti questa domanda.
Pago e mi avvio verso l’uscita. Purtroppo, le porte automatiche decidono di chiudersi proprio mentre io mi trovo nel mezzo. Rimango incastrato in una posizione assurda, con una coda fuori e una dentro, e ringrazio il cielo che Knuckles non sia qui, o non me l’avrebbe mai fatto dimenticare.
“Aiut..!” è il massimo che riesco a dire in un soffio, ma nessuno se ne rende conto perché le porte mi schiacciano la faccia. In un supermercato pieno di gente NESSUNO vede che c’è una volpe gialla con due code chiusa tra le porte automatiche. Possibile mettersi in ridicolo più di così?
Allora con la forza che mi è rimasta, riesco a prendere una banana dal carrello e a tirarla a qualcuno.
“Ahia! .. Oh mio Dio!” sento gridare da dentro.
Poi il rumore di un bottone e le porte si separano. Finalmente riesco a respirare, santo cielo. Mi massaggio la faccia indolenzita e guardo chi mi ha liberato. Un ragazzo allampanato con una zazzera così lunga che gli copriva gli occhi. Si stava massaggiando la testa: avevo colpito lui.
“Stai bene?” dice il commesso Norman venendo verso di me e aiutandomi a rialzarmi.
“Credo che quella porta mi abbia slogato la mandibola” dico, guardando di sbieco l’uscita. Noto anche che la torretta di prodotti che avevo acquistato era sparsa a terra per via della banana che avevo preso.
“Scusaci tanto” dice un omaccione gigantesco e calvo “Sono il direttore del supermercato: questa porta è un delirio, ci fa diventare matti. Ormai ha perso ogni controllo nonostante la facciamo riparare dai tecnici più bravi della città ogni settimana”
“Beh, perché non l’avete detto prima? Si da il caso che io sia il migliore dei tecnici della città” ma poi, per non sembrare troppo convinto, aggiungo “O almeno.. così dicono”
“Un momento” dice una vocina dietro di me “Tu sei TAILS!”
Mi giro. Una piccola bambina bionda mi saltella davanti agli occhi dalla felicità.
“Tu.. tu sai chi sono?” chiedo, incredulo.
“Ma certo! Sei uno degli eroi amici di Sonic The Hedgehog! Sei un mito! Ti ho visto l’ultima volta, quando avete riportato giù la nave volante dopo aver sconfitto il Metal Obscuria! Ero nella folla dietro ai giornalisti, sei passato coooosì vicino a me!” esclama lei, senza smettere di sorridere e saltellare.
Incredibile, allora le persone sanno chi sono. Non sono soltanto lo sconosciuto migliore amico meccanico di Sonic che rimane incastrato tra le porte di un supermarket. Io sono un eroe!
Una donna alta e bionda, prende per mano la bambina
“Basta, Lily, non importunare il signor Tails!”
“Ma mamma!” Protesta lei, spalancando gli occhioni blu “Io voglio sapere come diventare un eroe forte come lui!”
Che bambina dolcissima. Mi volto: tutti i compratori e i commessi mi stanno guardando silenziosi, come se anche loro aspettassero quella risposta. Sento il calore affluirmi alle gote.
“Beh” dico raccogliendo una delle mie confezioni di verdure cadute da terra “Vedi queste verdure?”
Lily fa di si con la testa freneticamente.
“Se le mangi tutte ogni volta che la mamma te le prepara, giorno dopo giorno, vedrai che alla fine diventerai l’eroina più mitica di tutte!” ribatto io, sorridendo.
Poi le porgo la confezione di verdure e lei, al settimo cielo, grida, la mostra alla mamma, e poi scappa via ridendo.
“Non so come ringraziarti, Tails” dice la madre, prima di correrle dietro.
“Ma noi sì!” fa il direttore all’improvviso, con lo sguardo speranzoso “Se ci riparerai le porte avrai uno sconto del 50% su tutti i prodotti”
Perché no? E’ ora che tutti vedano di che pasta sono fatto.
“Affare fatto!” dico, rimboccandomi le maniche “Passatemi un cacciavite a due punte”
 

 
 
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Dopo aver riparato con successo le porte (che ora funzionano a meraviglia) mi avvio verso Casa della Quercia.
E’ assurdo quello che mi è appena successo, fino a poco fa nessuno si era accorto di chi fossi, poi all’improvviso mi sono ritrovato ad accettare complimenti da ogni dove, a sentirmi dire ‘grazie per aver salvato la città’, a sorridere davanti a decine e decine di sconosciuti.
A un certo punto il direttore era così emozionato che ha addirittura deciso che tutti i presenti dovevano darmi una stretta di mano. Così ho scosso le mani di un vecchietto sdentato, di una ragazza indiana, di una donna col cappello, di un uomo coi baffoni e con un bastone da passeggio, di un ometto asiatico, di un wrestler muscoloso con i tatuaggi sulle braccia, di bambini ridacchianti, di un adolescente con i rasta e molti, molti altri. Inoltre, ho ricevuto anche la metà dei soldi spesi per aver aggiustato le porte in modo eccellente.
Soddisfatto e rimborsato, meglio di così!
Appena torno a Casa sistemo tutta la spesa negli appositi ripiani, nel frigo e nei contenitori.
Guardo l’orologio: sono le quattro e mezza del pomeriggio. Manca poco e arriveranno. Nell’attesa, decido di prepararmi un bicchiere di spremuta di arancia e di mettermi seduto in poltrona. Mi volto verso destra e tocco le foglioline verdi della piantina di Cosmo, e un piccolo sorriso malinconico mi appare sul volto.
“Mi manchi tanto” sussurro. Poi chiudo gli occhi, e immagino che lei, lassù, da qualche parte, mi stia rispondendo la stessa cosa.

 
 
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Quando sento bussare alla porta, vado ad aprire emozionato, e il Team Chaotix si riversa in casa, seguito da Cream, Sonic ed Amy.
In un attimo la casa silenziosa si trasforma in un centro di baccano ambulante: tutti che strillano, ridono, si salutano, corrono.
“Tails! Quanto tempo, amico!” grida Vector, con le perenni cuffiette per la musica nelle orecchie, dandomi una pacca sulla spalla (che per poco non mi manda con la faccia a terra).
“Per il potere dei ninja, si ricomincia col divertimento!” fa Espio.
“Cream!” urla Charmy svolazzando verso la coniglietta. Lei, di rimando, gli vola incontro sbattendo le orecchie e i due si abbracciano con il Chao Cheese che fluttua loro intorno allegro.
“Ragazzi!” dico a Amy e Sonic, che mi sorridono.
“Ciao, Tails! Mi sei mancato un sacco!” fa Amy buttandosi addosso a me in un abbraccio spacca costole. Mi sento alquanto in imbarazzo a stare così attaccato alla ragazza del mio migliore amico, quindi mi limito a darle dei colpetti sulla schiena.
“Anche tu, Amy! E’ bello rivederti!” poi Sonic mi saluta e dice “Sono felicissimo di rivederti, Tails, spero tu non sia ancora arrabbiato”
“No, figurati, è tutto passato” lo rassicuro. Dopo i saluti dico ai miei ospiti di servirsi, e tutti si fiondano verso il tavolo dove ho posizionato un bellissimo buffet, ricco di tutte le pietanze possibili e immaginabili che oggi al supermarket mi sono guadagnato con fatica e sudore (e figuracce).
Poi, la porta d’ingresso si spalanca tutto a un tratto, e Knuckles fa il suo ingresso con il bagaglio. E’ diventato più muscoloso di quando l’avevo lasciato in estate, e decisamente più affascinante nella sua rudezza. Cosa che sicuramente stavano pensando anche tutti gli altri i presenti, visto che partirono numerosi fischi di approvazione.
“E’ qui la festa?” chiede alzando il pugno.
Tutti si fiondano su di lui per salutarlo.
“Come stai, Knuckles?” chiede Espio.
“Alla grande, camaleonte ninja” risponde lui andando verso il buffet. Prende quattro chilidog e se li ficca in bocca contemporaneamente.
“Sei più muscoloso, signor Knuckles!” esclama Cream, osservandolo.
Lui le fa ‘pat pat’ con la mano sulla testa e se ne va dall’altro lato della stanza.
“Ma perché non sei venuto con..AHIA!” sto per chiedergli, quando qualcuno mi pizzica forte il braccio. Mi giro verso sinistra e Sonic mi guarda con occhi sbarrati.
“Lui l’ha lasciata. Stai zitto” mi bisbiglia nell’orecchio.
“Come? Perché?!” chiedo sottovoce, con un’espressione sconvolta.
“Ne so quanto te” risponde Sonic, bevendo un bicchiere di soda.
“Ma allora perché al telefono mi hai detto che Rouge verrà? Se sa che lui è qui, di certo non…” comincio. Ma poi vedo il sorrisetto storto sulla faccia del riccio blu e capisco “Tu non le hai detto che lui è qui?!”
“Volevo che stessimo tutti insieme!” si giustifica lui “E poi tu mi hai detto che avrei dovuto convincerli tutti, no? A mali estremi..”
“Sì, ma Sonic, non così estremi! Sei privo di ogni buonsenso!” ribatto, fissandolo.
Lui ride e se ne va verso Knuckles. Decido di seguirlo, non si sa mai.
“Hey macho! Allora, che mi racconti?” dice Sonic a Knuckles.
“Niente” fa l’echidna, incrociando le braccia.
“Mi mancava non vederti tutti i giorni in giardino ad allenarti nelle arti marziali, Knuckles” ammetto io, sperando che ciò che ho appena detto non mi costi uno schiaffo.
“Già. Ma ora ricomincerò” afferma lui.
“Posso dirlo?” dice Charmy, volando all’altezza dei suoi occhi “Ti vogliamo bene, Knuckles!”
Io e Sonic sghignazziamo, vedendo Knuckles in imbarazzo, le guance lievemente rosse. Smettiamo quando ci accorgiamo di come Amy ci stia guardando torva.
Il Chao Cheese si attacca al braccio di Knuckles e lo abbraccia dicendo “Chao chao chao!”
Tutti intorno, ci sciogliamo in un’esclamazione provocata dalla tenerezza di quella scena. Ma Knuckles non è d’accordo.
“Basta con queste smancerie! Me ne vado al cesso” stacca Cheese dal suo braccio per le aluccie e lo molla rozzamente in braccio a Cream. Poi si volta, sale due scalini e si chiude nel bagno a sinistra.
“Direi che era troppo affetto tutto insieme per uno come lui” dice Amy. Ridiamo mentre ci mangiamo ciascuno un altro chilidog.
“Beh, credo sia anche un periodo un po’ così per lui”  faccio io. Ma ancora non ci credo che fra lui e Rouge sia finita. Mi ricordo come se fosse ora quando quest’estate lui e Rouge avevano ballato alla festa in giardino. Sapevo che si sarebbero messi insieme, ne ero convinto. E ora lui l’ha lasciata. È una cosa davvero illogica.


 
 
Dopo una decina di minuti, decidiamo di sistemare tutti i bagagli nell’ingresso. Li porteremo su nelle rispettive camere dopo, ma per adesso ci godiamo un po’ di buona musica dal gigantesco stereo portato da Vector.
Vedo Charmy, Cream e Cheese ballare in sala, Vector e Espio che ballano in stile hip hop, e poi vedo Sonic e Amy che azzardano qualche passo di danza e ridono come dei pazzi.
Sono una coppia assolutamente stupenda, e vedo Sonic felice come non l’ho mai visto. Sono davvero contento per lui: sapevo bene che, nonostante lui in passato dicesse di no, nel suo inconscio provava da sempre qualcosa per Amy. Lo vedevo nel suo sguardo ogni volta che lei era in pericolo, ogni volta che lei lo abbracciava per ringraziarlo o lo rincorreva. Non l’aveva mai ammesso a se stesso e si era auto convinto di provare il contrario. Ma che idiota! Sono soddisfatto anche per Amy, ovviamente. Povera, è riuscita a mettersi con il ragazzo che ha sempre amato dopo anni e anni di attesa. Io non so se ce l’avrei fatta ad aspettare una ragazza per così tanto tempo. Ma ora ce l’ha fatta ed è bello vedere che le cose tra loro funzionano bene.
I miei pensieri sono interrotti da Espio che guida il trenino di persone mettendomi a capo e poggiando le sue mani sulle mie spalle. Rido, rido così tanto come non facevo da tempo. Poi, quando il trenino si scioglie ci mettiamo tutti in cerchio e continuiamo a danzare.
“Ma dov’è Knuckles? Ancora al bagno?” chiede Amy ad alta voce.
“Forse ha avuto un’indigestione di chilidog!” grida Vector, e tutti ridono.
“O forse ha avuto un’indigestione di abbracci!” urla Sonic, piegato in due dalle risate.
Poi all’improvviso la musica finisce.
“O forse” dice una voce, alle nostre spalle: ci voltiamo tutti e vediamo Knuckles in piedi sugli scalini con la mano sinistra sul pulsante che spegne lo stereo e la mano destra che indica un punto dietro di noi. Notiamo che sta indicando la porta aperta dell’ingresso, o meglio, chi l’aveva appena varcata: Shadow, e dietro di lui, Rouge, entrambi con gli occhi spalancati.
“O forse” ripete Knuckles con voce stentorea “si starà chiedendo chi cazzo ha invitato quel figlio di puttana con cui Rouge mi tradito!”

Nella sala, cala un silenzio di tomba.

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Capitolo 5
*** Capitolo CINQUE ***


AMY
 
 
 
 






Contare le pecorelle non aiuta, avrei dovuto capirlo fin da subito. Non riesco a chiudere occhio. Mi giro e mi rigiro nel letto della mia stanza. Ma niente, quel maledetto Morfeo stanotte non ha la minima voglia di farmi visita. Guardo l’ora segnata dalla sveglia sul comodino. Sono le 3:00 del mattino.
Provo a chiudere un po’ gli occhi e a immaginare qualche possibile sogno. Rivedo la scena di poche ore fa: Knuckles che rivela a tutti che Rouge l’ha tradito con Shadow. Vedo l’espressione sgomenta di Rouge farsi strada sul suo volto, e poi Shadow che da stupito abbassa gli occhi e senza né salutare e né dare una sola spiegazione se ne va dritto in una camera non si fa vedere per il resto della serata.
Poi Knuckles esce dalla porta d’ingresso con passo lento e pesante e i pugni chiusi, stando bene attento a non sfiorare neanche di un millimetro Rouge mentre passa. Il volto di lei non cambia. Guarda negli occhi tutti noi presenti che la stiamo fissando e infine decide di imitare Shadow, prendendo il suo bagaglio e chiudendosi di corsa in una delle camere ancora vuote.
Risento ancora il silenzio nella sala che spacca i timpani, e non posso più sopportarlo. Riapro gli occhi e guardo l’ora. Sono le 3:02. CHE PALLE. Ho paura che sarà una notte fin troppo lunga.
Tiro giù le coperte e mi alzo a sedere. Poi mi metto la vestaglia color ghiaccio e mi affaccio alla finestra mentre una pozza di luce lunare mi illumina. Potrei starmene qui ad ammirare questo panorama per sempre. Il mare è calmo, la sabbia è argentata e il cielo è trapunto di stelle. Tutto è tranquillo. Se non fosse quasi inverno, non esiterei a buttarmi nella tiepida acqua notturna! E’ un vero peccato. Non importa, ci saranno altre occasioni.
Sbuffo divertita mentre ascolto i miei pensieri. Sono incredibile! Stasera è successo il finimondo tra tre dei miei amici e io già mi ritrovo a pensare alla nostra prossima vacanza qui. Mi rendo conto di quanto sono egoista. Dovrei pensare agli altri. Dovrei aiutare a sistemare le cose.
Mi stacco dalla vista di quel paradiso ed esco dalla mia camera, e poi, attenta a non fare troppo rumore, mi dirigo nel corridoio a destra. Busso pianissimo ad una delle porte e una vocina mi arriva subito dall’interno della stanza “Chiunque tu sia, vattene, per favore”
“Sono io” sussurro poggiando i palmi delle mani sulla porta. Quest’ultima si apre quasi subito con uno scatto, lasciando intravedere una Rouge con il trucco tutto scolato sulle guance e un fazzoletto in mano.
“Entra” dice singhiozzando, e io lo faccio. Lei chiude la porta quando io mi siedo sul suo letto perfettamente rifatto: non ci aveva neanche provato a dormire.
“Non ti chiederò come stai, perché il tuo aspetto ha già parlato per te” comincio, vedendola sedersi su un puf rosso al lato del letto “ma almeno vuoi raccontarmi com’è andata veramente la faccenda?”
“È questo il punto, Amy! Neanche io so com’è andata” confessa lei, tirando su col naso.
“Come sarebbe a dire? Hai tradito o non hai tradito Knuckles con Shadow?” le chiedo, incrociando le braccia e guardandola con un’espressione dura.
“Io.. Sì, Amy. L’ho fatto” ammette Rouge, asciugandosi gli occhi con il fazzoletto.
Non so cosa dire. Anzi, lo so.
“Non ci posso credere, Rouge. Quando mi hai rivelato che Knuckles ti ha lasciata non ho fatto altro che insultarlo e dire quanto fosse stato spregevole il suo comportamento. Adesso invece lo comprendo benissimo. Ma cosa ha fatto per meritarselo, Rouge? Dopo che gli corri dietro per non so quanto tempo finalmente riesci a metterti insieme a lui e tu lo tradisci?” sento il battito del mio cuore che aumenta. Se c’è una cosa che non sopporto, è il tradimento “Perché illuderlo fin dall’inizio, allora? Perché non hai direttamente scelto Shadow, visto che, come hai ben capito, anche lui è interessato a te da tempo. Perché agire in un modo così vigliacco? Dimmelo perché io non lo capisco!”
Mi rendo conto che dal nervoso mi sono alzata in piedi, anche se non so bene da quanto tempo.
Lei aggrotta le sopracciglia e vedo altre lacrime spuntarle agli angoli degli occhi “Amy, smettila di criticarmi! Sei la mia migliore amica, dovresti consolarmi, non puntarmi il dito contro!”
Eh no, cara, non cominciamo con il vittimismo.
“Ah, quindi credi che se martedì sera invece di restare con Sonic fossi venuta a casa tua e tu mi avessi raccontato i fatti io non ti avrei criticato? Queste cose te le sto dicendo non per cattiveria, ma perché sono la tua migliore amica! Cosa dovrei dirti, scusa? ‘Brava, hai fatto bene a fargli le corna’ ?!” esclamo io, adirata.
Lei si alza in piedi e scuote le ali da pipistrella per la frustrazione. E’ girata di spalle e non vedo la sua faccia, ma sono certa che stia piangendo di nuovo.
“Sono stata una cretina” mormora con voce tremante “una totale idiota.”
Ah beh, almeno lo ammette. Mi calmo e mi risiedo sul letto.
“Spiegami com’è andata, così potrò valutare in una scala da 1 a 10 quanto sei stata idiota” faccio io, con l’ombra di un sorriso. Lei, fra le lacrime, si volta, ride e viene a sedersi accanto a me.
“E’ successo circa sei giorni fa” inizia a raccontare, torcendosi le mani “Io e Knuckles avevamo discusso per una cosa stupida. Lui si stava allenando all’aria aperta nelle arti marziali, e una folla di ragazze urlanti gli sono corse incontro e gli hanno chiesto autografi, foto e palpate di muscoli.  Ovviamente lui non è il tipo che fa queste cose, quindi le ha ignorate tutte e se n’è andato. Ma la gelosia era montata in me ormai, e quando abbiamo parlato l’ho rimproverato perché ogni volta che si allenava fuori era sempre sommerso da tutte queste tizie sconosciute. Perciò gli ho detto che d’ora in avanti, se voleva allenarsi, doveva farlo al chiuso. A quel punto lui si è incazzato dicendomi che non mi ha mai proibito di andare a fare le missioni con i miei abiti scollati e succinti, e che quindi dovevo lasciargli la sua libertà. Beh, so bene che in effetti aveva ragione, ma quando io gli ho detto che ero molto gelosa di lui, lui mi ha risposto che la stessa cosa valeva per lui, ma non troppo. Sono stata male da questa rivelazione sul momento, e ho pensato che lui non tenesse a me quanto io tenessi a lui, anche se non era così, visto che in realtà l’ha detto perché si fidava di me. Così martedì sono rimasta tutto il giorno a casa, e mentre uscivo per prendere il giornale ho incontrato Shadow che correva e, visto che non ci vedevamo da molto, l’ho invitato a prendere qualcosa da bere a casa mia…”
Ahia. Chissà perché ho l’impressione che stia per arrivare la parte peggiore della storia. Rouge, infatti, continua a narrare.
“Mentre parlavamo di come procedevano le nostre vite, ho cominciato a raccontare a Shadow della mia litigata con Knuckles. E lui, di punto in bianco, mi ha baciata. Si è staccato subito, quando si è reso conto di ciò che aveva fatto, ma io ripensando a ciò che mi aveva detto Knuckles, ci sono stata e ho ricambiato il bacio. La cosa più brutta è che Knuckles ci ha visti dalla finestra. Aveva in mano un regalo - degli orecchini molto belli fatti con delle pietre di Angel Island - che voleva darmi per fare pace. Ma quando gli si è presentata davanti quella scena, ha scaraventato il regalo a terra e ha fatto retromarcia. Io e Shadow l’abbiamo rincorso fuori più velocemente possibile. Poi si è voltato, e stava per prendere a pugni Shadow, ma io mi sono messa in mezzo tra loro due. Questo l’ha solo fatto infuriare di più: ‘Brava, difendi il tuo amore! Difendilo! Cosa sono stato per te fino a ora, Rouge? Uno schifoso pupazzo che puoi modellare come ti pare?!’ ha sbraitato. Era fuori di sé. Ho cercato di dirgli che non aveva importanza, che quel bacio non significava nulla, ma non mi ha voluto ascoltare. ‘Se lui non avesse significato nulla per te, di certo non l’avresti baciato. Basta così, Rouge. Io ho finito qui.’ È stata l’ultima cosa che ha detto prima di andarsene.”
Finito il suo racconto, Rouge ricomincia a piangere copiosamente. Tutto quello che riesco a fare è abbracciarla e trasmetterle il calore della mia presenza. Lei si sfoga piangendo a dirotto sulla mia spalla. Non ci sono giustificazioni per quello che ha fatto, ma si vede che è molto, molto dispiaciuta.
Rimaniamo abbracciate mentre le chiedo “E Shadow? Cosa è successo dopo con lui?”
Lei parla col mento poggiato sulla mia spalla “Si è pentito tanto di ciò che ha fatto. Ha detto che avrebbe dovuto capire da quest’estate che non c’erano possibilità tra me e lui dopo che avevo scelto Knuckles.. Lui è sempre stato da solo, e ora teme che dopo questo fatto tutti lo odieranno. Mi ha detto queste cose mentre venivamo qua insieme. Avevo bisogno di parlarne con qualcuno.”
“Beh.. magari all’inizio sarà un po’ malvisto da tutti” dico, staccandomi dall’abbraccio “Ma lasciate passare un po’ di tempo, e le acque si calmeranno, vedrete. Avete commesso uno errore, ma chi è che non sbaglia? Sarete sorpresi da cosa gli amici sono disposti a perdonare!”
Mi alzo in piedi e mi avvio verso la porta. Sento che il mio dovere da migliore amica è finito, per stanotte. Poso la mano sulla maniglia e apro la porta.
 “Ah, e comunque,  8 e un quarto” faccio.
Lei alza gli occhi e mi guarda, confusa “8 e un quarto?”
“E’ il mio voto su quanto sei stata idiota!” concludo con un sorriso.
“Grazie, baby” ringrazia lei, facendomi l’occhiolino.
Finalmente sono riuscita a rivedere quello sprazzo della Rouge sexy che tanto mi era mancata. Soddisfatta, chiudo la porta e mi avvio verso camera mia.
 
 

----------------------------------

 
Poco prima di rientrare, sento un rumore provenire dal piano di sotto, e per un attimo temo che dei ladri siano entrati in Casa della Quercia.
Quanto sei deficiente, Amy, con tutte le persone insonni che ci sono in questa casa, devi proprio pensare al peggio?
Scendo le scale cercando di fare meno confusione possibile. Poi svolto a destra, verso la cucina. Mi sembra che il suono sia arrivato da lì: sicuramente sarà quel ghiotto di Charmy che si ingozza di dolciumi dal frigorifero.
Ma quando entro in cucina, mi fermo subito e mi accorgo che qualcuno è poggiato allo stipite della finestra, e sta guardando fuori come facevo io, prima, nella mia stanza. È Knuckles, e sta bevendo una bottiglia di birra. Quando si accorge della mia presenza mi rivolge uno sguardo e poi, come se nulla fosse, torna a osservare fuori.
Per non fare la figura della ficcanaso, mi avvio verso il frigo e prendo un succo di frutta alla pesca. La birra proprio non la sopporto, è così amara! Ma probabilmente è così che si sente lui in questo momento, amareggiato. Allora, quale miglior bevanda di quella?
“Non riesci a dormire, eh?” azzardo, assaggiando il mio succo e mettendomi davanti alla finestra con lui.
“Non riesci a farti gli affari tuoi, eh?” ribatte lui, alzando un sopracciglio.
“Veramente” dico io “sono qui perché ho sete”
“Allora, alla salute!” esclama lui, alzando la birra, ma senza smettere di guardare fuori.
“Non ti dirò che so come ti senti, perché non ne ho la più pallida idea” ammetto, mentre il panorama notturno rapisce la mia attenzione di nuovo “ma una cosa la so. Vorresti ammirare questo scenario per sempre”
Lo vedo ghignare “E come lo sai, sapientona?”
“Perché lo vorrei anche io. Dico, guarda!” indico la spiaggia fuori dalla finestra “E’ incredibile! L’Emerald Coast è un posto magico. Potessi restare qui per sempre e diventarne parte integrante, lo farei”
Lui non risponde. Forse non mi sta neanche ascoltando. Ma non me ne importa. Continua a sorseggiare la sua birra, e io il mio succo.
“Sai qual è la differenza tra noi e i robot di Eggman?” continuo.
“E’ un indovinello del cazzo?” chiede lui, scocciato.
“Loro sono rigidi. Programmati. Hanno una mente razionale che non può permettersi di fare il minimo errore. Non hanno sangue nelle loro vene. Non respirano. Non provano sentimenti e non hanno la capacità di perdonare. Perfino Omega si era distaccato dall’essere il classico, stereotipato robot di Eggman”
“Dove vuoi arrivare, ragazzina?” dice lui, bevendo un altro sorso.
“Voglio solo dirti che Rouge è dispiaciuta per..” inizio a dire, ma lui mi blocca subito.
“Non mi interessa minimamente. E se sei qui per fare da giudice di pace, puoi anche andartene a letto e smetterla di rompermi” risponde a denti stretti, ma con una calma inquietante.
“Voglio solo sapere come stai, in realtà” ammetto, sinceramente. Voglio solo comportarmi da amica, visto che, chi ci ha rimesso in tutta la faccenda, è proprio lui, e nessuno si è preoccupato di andare a chiedergli come sta. Spero per l’ultima volta che lui si apra con me, ma quando risponde “Fatti gli affari tuoi”, finisco il succo di frutta, lo butto nel cestino e mi avvio in camera.
Poi, prima che io esca dalla cucina, lo sento dire
“Sono… stanco di perdere la gente”
Un velo di tristezza mi riempie il cuore. Mi volto e mi riavvicino a lui. Lo sapevo, è proprio ciò di cui ha bisogno adesso: una persona che lo consoli e gli sia amica. Poi, faccio una cosa che non mi sarei mai aspettata di fare: lo abbraccio. Lui se ne sta lì impedito come un palo senza muoversi. Mi aspetto da un momento all’altro che mi butti fuori dalla finestra per il mio gesto avventato, ma, stranamente, non lo fa. Invece, appoggia la sua mano libera sul mio gomito.
Immagino sia il massimo di “abbraccio” che si può ottenere da uno con il suo carattere, ma non mi lamento. Poi, tornando con lo sguardo fuori dalla finestra, vedo qualcosa che avrei preferito non vedere in quel paradiso idilliaco: una figura con un lungo mantello e un cappello che copre il suo volto. La stessa che ho visto pochi giorni prima nella scorciatoia per casa di Rouge.
Velocemente mi stacco dall’abbraccio, facendo sussultare Knuckles.
“HEY!” esclamo.
“Che succede?!” chiede Knuckles, confuso, guardando fuori.
“Guarda lì! Laggiù!” e indico il punto dove pochi secondi prima c’era l’individuo misterioso, ora scomparso.  “Non capisco” dico, strofinandomi una mano sulla fronte.
“Ma cos’hai visto?” domandò l’echidna, sempre più incerto, aggrottando le sopracciglia.
“L’altro giorno, mentre camminavo, ho avuto l’impressione che qualcuno mi seguisse, e ho visto una persona incappucciata con un cappello, e adesso la rivedo qui!” spiego “Sto impazzendo, credo”
“Non lo so. Probabilmente c’è davvero qualcuno” fa Knuckles, con tono cupo e sospettoso.
Mi mordo le unghie, nervosamente “E ora che facciamo?” 
“Niente. Dobbiamo aspettare che si ripresenti. E se lo fa…” Knuckles fa il segno di un pugno dentro un palmo della mano aperto.
Ricevuto. D’ora in avanti, terrò gli occhi bene aperti.
 
 
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Mentre percorro il mio corridoio per la terza volta, stanotte, un forte desiderio di dire tutto a Sonic pervade il mio corpo. Ma proprio mentre sto per bussare, abbasso la mano chiusa.
Scusa Tails, ma, credici o no, ho avuto un po’ di cose per la mente tra ieri e oggi.’ aveva detto Sonic nella telefonata con Tails. Perché rifilargli anche questa preoccupazione? Mi sarei comportata nuovamente da stupida egocentrica.
Con le nocche ancora serrate e i pensieri a mille, torno a letto e, prima di addormentarmi, guardo l’ora per l’ultima volta.
5:02.

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Capitolo 6
*** Capitolo SEI ***


SHADOW
 
 





 
 
 
Prima era una cosa che avevo solo ipotizzato. Ora ne sono più che certo.
Io non so essere felice. Tempo fa, quando Sonic mi chiamato per chiedermi di trascorrere un’intera estate con gli amici alla casa estiva di Tails, in quel preciso istante non ho mai pensato che fosse una buona idea. Mi sono detto ‘Mi sembra ovvio. Appena arriverai là, tutti cominceranno ad evitarti, ad occuparsi delle loro amicizie e a tagliarti fuori da tutte le attività. Sarai sempre visto come il depresso del gruppo’.
Poi però, contro le mie aspettative, è successo l’inimmaginabile.
Quando qualcuno proponeva di andare al mare, di fare giochi o di ballare alle feste, era consono per loro coinvolgere anche me.
Per la prima volta in vita mia ho avuto la sensazione di non essere solo al mondo. Mi sono reso conto di avere degli amici. Persone che nonostante il mio carattere solitario, cupo e difficile, sono riuscite ad accettarmi.
Alla fine dell’estate, ho sentito la mia nuova vitalità che veniva strappata bruscamente dal mio corpo. Il periodo più straordinario della mia vita mi era scivolato dalle mani come sabbia. E la solitudine è ritornata a farmi visita.
Quei giorni sono stati così intensi che non ho fatto caso neanche alle cose “brutte”: alla fine non mi importava nemmeno che Rouge avesse scelto Knuckles, d’altronde c’era da aspettarselo. Me ne sono accorto quando combattevamo insieme nel Team Dark di come lei flirtasse apertamente con lui. Io, ero un semplice amico, soltanto un alleato. Più volte Omega mi aveva beccato a fissarla intensamente e, puntualmente, era accorso sbraitandomi nell’orecchio con la sua voce robotica:
NON DIMENTICARE L’OBBIETTIVO PRINCIPALE, SHADOW: DISTRUGGERE- TUTTI- I- ROBOT- DI- EGGMAN!”
Avrei dovuto dargli ascolto. Se l’avessi fatto, sicuramente ora non mi ritroverei in questo tremendo pasticcio.
Ho fatto un casino.
Quel giorno mi sentivo particolarmente solo. Non che io stia male da solo, in verità. E’ bello stare alla larga da tutti, ti dà l’opportunità di riflettere, riordinare le tue idee e di essere indipendente. Ma quando la tua vita è composta da nient’altro che quello, cominci ad averne abbastanza, ogni tanto.
Così ho deciso di andarmene a correre per la città, imitando il mio gemello blu. Sentire l’aria che sfiorava ogni parte del mio corpo mi ha tirato su di morale. Dopo circa dieci minuti di corsa mi sono accorto della mia direzione. Stavo andando verso l’Emerald Coast, il posto che mi aveva donato così tanto.
Però poi, ho incontrato lei. Ho rivisto Rouge. Mi è sembrato così impossibile imbattermi in lei con il gran numero di persone che c’era in città in quel momento, quasi da sembrare una visione.
Ho puntato i piedi in una frenata incredibile e l’ho vista salutarmi. Lentamente, ho ricambiato il saluto.
Shadow! Non ci posso credere, quanto tempo!” ha detto venendomi incontro. Bella come lo è sempre stata. L’ultima persona con cui avrei pensato di parlare quel giorno.
E alla sua frase “Senti, che ne dici di fare un salto a casa mia? Beviamo qualcosa.. parliamo un po’!”  ho sentito rimbombarmi nuovamente nel cervello la voce del mio amico Omega.
‘È una cattiva idea, Shadow, non lo fare’  hanno detto una moltitudine di voci dentro di me. Ma poi, senza rifletterci troppo, ho mandato a fanculo tutto e tutti, e l’ho seguita.
 ‘Forse non era lui il ragazzo giusto. Forse sei sempre stato tu, Shadow. Deve solo rendersene conto. Tu sai quello che devi fare’ hanno continuato quelle fottute voci.
Ero ancora seduto sul suo morbido divano di pelle quando l’ho baciata. Sì, l’ho baciata. Mi ha raccontato in maniera così dettagliata della sua delusione per la litigata con l’echidna, che non ci ho visto più, e l’ho fatto. Poi ho compreso del danno che avevo causato, accecato dalle mie motivazioni. Ma la cosa più sorprendente è stata lei, che con sguardo più convinto del mio mi ha ricambiato in modo più sicuro e passionale, e io.. come avrei potuto anche solo pensare di respingerla?
Se c’è una cosa che mi fa stare davvero male di tutta la faccenda è lo sguardo di Knuckles, fuori dalla finestra. Sono certo che se quest’ultima fosse stata spalancata, avrei sentito il suo cuore frantumarsi in mille pezzi. E ora il rimorso mi sta divorando. Vorrei che Rouge non si fosse messa tra noi due. Vorrei essermi preso le botte che mi meritavo. Perché io non sono capace di essere felice, né di avere amici, né di stare con qualcuno. Io sono bravo a farmi del male e a farlo agli altri.
Il ricordo mi riporta alla realtà e capisco di essere rimasto chiuso in questa stanza da ieri sera. Faccio un respiro profondo e decido che non sono venuto qui per starmene serrato in una camera, mentre tutti gli altri sono insieme a divertirsi. Comunque non mi va di rispettare i soliti canoni: alzarsi, scendere le scale e salutarli; quindi opto per un’altra strada (credo si sia capito che io non sono il tipo che sceglie la via più facile) . Apro la finestra dalla quale filtra la luce di un cielo bianco e nuvoloso e salto giù.
Atterrato sugli aghi di pino, mi trovo a faccia a faccia con la piccola Cream, che stava canticchiando una canzoncina al suo Chao.
“Buongiorno, signor Shadow!” mi saluta, sorridendomi.
“Oh.. ehm.. hey” dico io, a disagio.
“Stai bene?” chiede lei, continuando a giocare con Cheese, allegra.
“Mh” è la prima cosa che mi viene da dire.
Mi guardo attorno e vedo che la porta della cucina è accostata: entrerò di lì senza farmi notare, farò colazione e poi faròuna corsa veloce. Ripiego la mia lista mentale e mi avvio, ma non prima che Cream dica “Eravamo tutti così in pensiero per te! Per fortuna hai deciso di scendere!”
Mi blocco sul posto “Che hai detto? In pensiero?”
Lei annuisce “Sì! Sai, ieri sei corso su alla svelta, non ti sei mai fatto vedere.. non ci siamo nemmeno salutati, in realtà. Perciò.. Ciao, signor Shadow! Si sentiva la tua mancanza”
Fisso la coniglietta mentre dice queste cose. Si sentiva la mia mancanza? La MIA? Io, che non parlo, che odio stare al centro dell’attenzione e che, se posso, sto lontano da tutti?
“Ciao” concludo, e lei ricomincia la sua canzone.
Veramente non capisco. Che cosa possono amare di me? Io non posso offrire un bel niente. Non sono come loro. Non sono amichevole. Non sono solare, tantomeno simpatico.


È  proprio per il tuo essere diverso che ti amiamo, Shadow.
Ci risiamo. Quelle voci cretine ricominciano ad affollarsi nella mia mente. Serro la mandibola e stringo gli occhi, concentrandomi per mandarle via ancora una volta.
È inutile che ti sforzi, Shadow. Non mi farai scomparire.
Accidenti, ma che succede? Queste non sono i miei soliti pensieri! Questo sembra…
Mi volto a destra e mi accorgo che, seduto su una sedia di metallo, c’è Sonic con una faccia sorridente.
“Finalmente sei uscito dalla tua tana, fratello” dice.
Cammino e mi fermo di fronte a lui, in piedi.
“Sbirciavi nei miei pensieri, Sonic?” gli chiedo, alzando un sopracciglio.
“Sì, proprio così! Ah, il vantaggio della telepatia tra gemelli..” replica Sonic. Noto che, nonostante la giornata nuvolosa, sulla testa ha il paio di occhiali da sole sportivi che gli ho regalato per il compleanno. Questo, in qualche modo, mi fa sorridere.
“Se non sbaglio quest’estate ci è servita eccome per salvarci le penne da Metal Sonic.. la telepatia, intendo” ribatto, mettendomi seduto.
Sonic annuisce. Io lo guardo “Ovviamente” aggiungo, subito “il merito è stato anche di Amy e del suo coraggio”
“A proposito di Amy, stamattina mi ha detto che non ce l’ha con te. Nessuno di loro è arrabbiato con te” mi rassicura, dandomi una pacca sulla spalla.
“Già.” rispondo “Nessuno tranne Knuckles”
“Oh, andiamo! Knuckles.. è Knuckles! È il suo passatempo preferito avercela con qualcuno!”
A quelle parole rido, finalmente, dopo giorni che non lo faccio. Sonic ride insieme a me.
Da quest’estate siamo diventati molto più uniti. Posso dire che, dopo le vicende accadute, il rapporto tra noi è più da fratelli che da rivali, al contrario di prima.
Smettiamo di ridere non appena la porta accostata della cucina si spalanca ed esce Knuckles con in mano una manciata di coltelli molto affilati. Non appena mi vede, mi lancia uno sguardo di fuoco.
‘Cazzo, ora sì che mi uccide’  penso.
Ma la fai finita?’ pensa Sonic a sua volta, che nel frattempo sorride a Knuckles e lo saluta con la mano.
Knuckles, di rimando, alza la mano destra e scuote il coltello in saluto a Sonic. Poi, ignorandomi del tutto, se ne va sul retro del giardino.
Dovrei scusarmi. E’ quello che devo fare. Lui non meritava una cosa del genere, si fidava di Rouge con tutto se stesso e per colpa mia è rimasto ferito. Andrò a parlargli.
Non appena mi alzo in piedi, Sonic fa “Vai, Shadow. E’ la cosa giusta da fare. Non esitare a contattarmi, se si dovesse mettere male.”
Incoraggiato, mi avvio a passi piccoli verso il luogo della mia possibile morte.
Appoggio la mano sullo spigolo della Casa e, lentamente, mi affaccio.
Knuckles sta tirando i coltelli su un bersaglio posto a circa cinque metri da lui, e ci riesce con una precisione allucinante. Magnifico.
Mi avvicino cautamente, mentre lui ne getta un altro.
Tossisco leggermente, schiarendomi la gola. Knuckles deve avermi notato, perché i suoi occhi guizzano per un secondo nella mia direzione, mentre si asciuga il sudore dalla fronte rimanendo girato di fianco. Poi, con calma, afferra un altro coltello, e stavolta senza neanche prendere la mira, lo scaglia con una forza sovraumana, facendo cadere il bersaglio all’indietro. Senza osare muovermi, osservo con gli occhi sbarrati che il risultato del suo tiro è un centro perfetto.
 “La tua presenza qui mi infastidisce” comunica lui, aggrottando la fronte.
“Sei bravo a tirare” butto lì, tenendo il tono di voce basso.
“E tu sei bravo a rubare!” ruggisce lui, aggiungendo poi  “Stronzo.”
‘Tira fuori le palle, fratello, forza!’ dice il pensiero di Sonic, dall’altro lato della Casa.
“Io non ti ho rubato Rouge. E sono qui per dirti che mi dispiace per quanto è successo” ammetto, incrociando le braccia.
L’echidna ride, cinico “Sì, certo. Vattene prima che sia troppo tardi.”
Me ne fotto del suo avvertimento.
“Knuckles. Lo sai benissimo che Rouge non ha mai voluto me. Avevate appena litigato per una cazzata che è degenerata e lei ha avuto quell’istante di fragilità di cui io mi sono approfittato. Ci siamo resi conto di cosa stavamo facendo soltanto dopo averlo fatto, e ce ne siamo pentiti entrambi. Perché è stata una cosa sbagliata, scorretta e da codardi.” vedo Knuckles stringere i denti, ma non mi fermo “Potessi tornare indietro, fidati, lo farei subito. Questa cosa mi sta mandando fuori di testa. Quindi ti chiedo di perdonarmi perché mi sono pentito a morte di quello che ho fatto e anche Rouge. Sono caduto in basso e ho trascinato lei con me. Se vuoi picchiarmi lo capisco e lo accetto. Mi starebbe bene ed è quello che mi spetta per essermi comportato come ho fatto. Non reagirò.” E, detto questo, metto le mani dietro la schiena, lasciando campo libero a Knuckles che ha il volto contorto dall’ira e mi viene incontro. Chiudo gli occhi. Spero di riaprirli quando avrà finito.
I secondi passano, ma nessun colpo arriva. Niente di niente.
Allora riapro gli occhi e vedo che l’echidna si è rimesso in posizione per tirare i coltelli. Distendo i muscoli e respiro nuovamente.
“Non ti picchierò” fa lui, semplicemente.
“Ah no?” dico io, incerto.
“Quanto vi ho colti con le mani nel sacco, qualche pugno non me lo sarei risparmiato. Ma adesso che ti sei anche scusato, non c’è più gusto.” Spiega, conficcando l’ennesimo coltello su un grosso palo di legno.
“Quindi mi hai perdonato? Davvero?” chiedo, senza riuscire a trattenere una punta di sorpresa.
Lui gioca con una lama.
“Diciamo solo, che ho capito di non essere un robot.” afferma, guardando verso la finestra della cucina. Poi, notando che mi trovavo ancora lì a fissarlo, sbotta “se resti qui un minuto di più a rompermi i coglioni potrei cambiare idea.”
Senza esitare, faccio dietrofront e ritorno da dove sono venuto. Poi, una domanda mi esce dalla bocca prima che io la possa fermare: “Tornerai o no insieme a Rouge?”
Knuckles spalanca gli occhi e grida “Oh, ma insomma! Vuoi proprio una coltellata, tu!”
Sfreccio via mentre lui continua ad allenarsi.
Per una volta, (forse la prima) sono fiero di me.

 
 
 
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Questa sera il cielo si è rasserenato, le temperature si sono lievemente innalzate e niente ci vieta di fare un gigantesco falò sulla spiaggia dopo cena. Ciascuno ha portato una busta piena di marshmallow bianchi da arrostire sopra al fuoco, in stile campeggio.
Soffia una brezza piacevolmente leggera a contatto con le nostre felpe pesanti.
Guardo i volti di tutti i presenti, illuminati dalla luce della fiamma che arde. Tutti sorridono, urlano, parlano, e gesticolano allegramente. Perfino Knuckles è impegnato in una conversazione con Tails, e Rouge ridacchia mentre racconta a Amy qualcosa. Sono contento di vedere un’altra volta il suo sorriso. Ogni tanto, noto che i suoi occhi fissano Knuckles nella speranza di uno sguardo eloquente, ma l’echidna non sembra minimamente interessato a farlo.
“Te lo dicevo che non saresti morto!” esclama, qualcuno, alla mia sinistra. Sonic mi si è seduto accanto e mangia con voracità un marshmallow.
“Già, alla fine non è andata male. Non siamo amici, ma già il fatto che lui non provi più una rabbia cieca mi consola” confermo, guardando Knuckles ridere forte insieme a Tails.
“Fidati di me, Shadow” sibila il mio gemello “se non ti ha picchiato vuol dire che qualcosa gli ha fatto cambiare idea. Lo conosco, quando lui è convinto arriva fino alla fine, punto e basta. Beh, meglio così!”
Rifletto. E credo che abbia ragione. Comunque sia ho capito che (violenza esclusa, se possibile) esternare i propri sentimenti e dire ciò che si prova non è che un bene. Bisogna solo imparare a trovare il coraggio per farlo.
Osservo Cream che, esaltata, chiede a Amy di accompagnarla a riva del mare per bagnarsi i piedi. Poi mi torna in mente una cosa.
“Prima che mi dimentichi di chiedertelo, Sonic” comincio, con voce sospettosa “cosa ti preoccupa? Perché provi sempre quella strana sensazione di pericolo imminente?”
Sonic rimane a bocca aperta e la sua faccia diventa subito rossa “Co.. ma che? Chi te l’ha detto?”
Io sorrido furbamente e gli faccio il verso “Ah, il vantaggio della telepatia tra gemelli!”
Lui mi guarda incredulo e scuote la testa, sbuffando “Avrei dovuto prevederlo…”
“Seriamente, Sonic. Cosa c’è che non va?” insisto.
“Non lo so. Ho sempre questo brutto presentimento, e non mi piace affatto. Mi spinge quasi a comportarmi come se avessi le ore contate.. è anche per questo che ho chiesto a Tails di riunirci di nuovo, per stare tutti uniti nel caso dovesse accadere qualcosa di spiacevole.” spiega a bassa voce, in difficoltà.
“Ne hai parlato con qualcuno?”
“Sei il primo che lo sa. Non voglio allarmare nessuno.”
“Mh” chissà. Ormai il nostro gruppo è famoso per i colpi di scena. Dovrebbe essere quasi normale per noi dormire con la pistola sul comodino e un occhio aperto.
 
La nostra conversazione viene interrotta da un urlo che squarcia la notte a metà. Ci giriamo tutti verso la sorgente del rumore: Cream.
Mentre corro con gli altri sul luogo, sia lei che Amy ci vengono incontro con il volto sconvolto. La coniglietta scoppia a piangere spaventata, mentre Amy con il fiatone butta a terra il suo martello Piko Piko.
“Che diavolo è successo?”  le chiede Sonic, preoccupato, poggiando le mani sulle spalle della ragazza.
Lei lo fissa, e senza una parola indica la riva, dove poco prima aveva portato Cream per giocare con l’acqua marina. Ci fiondiamo lì a perdifiato per vedere che cosa avesse provocato quelle urla disperate. Rimango a bocca aperta. Non so cosa dire.

 

Morto sulla sabbia, lungo all’incirca tre metri, giace uno scheletro robot circondato da una fioca luce rossa.

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Capitolo 7
*** Capitolo SETTE ***


KNUCKLES
 
 
 
 
 




 
 
Avete presente quei periodi della vita in cui vi sembra che tutto vada alla grande e che ogni giorno sia migliore del precedente?
Bene. Io no.
Perché tutte le stramaledettissime volte deve accadere qualcosa di strano, pericoloso o inspiegabile? Poi si chiedono il motivo del mio essere così irascibile e scontroso. E’ semplice: NE HO PIENI I COGLIONI.
Metal Sonic, la morte di Omega, Rouge.. e ora ci si mette pure un fottuto scheletro robot! Caro mio essere non identificato, non eri per niente richiesto in questo momento!
Sto accumulando così tanta rabbia in queste settimane che lentamente, sempre di più, sento che prima o poi esploderò. L’unica cosa che me lo impedisce fino ad ora è il lanciare coltelli: con la lama che va a conficcarsi riesco ad espellere quella goccia che fa traboccare il vaso e, fidatevi, fino ad ora il pavimento ha rischiato di bagnarsi tante di quelle volte!
E’ passata una settimana da quando abbiamo trovato il reperto tecnologico bastardo: una settimana infernale. D’un tratto la casa si è animata e tutti si facevano i cazzi di tutti. Incredibile.
Che cos’è questo?’ ‘Che cos’è quello?’ ‘Uh, guardate, una tartaruga marina in inverno! Dovremmo preoccuparci?’
 Nessuno che capisce che la vera sorveglianza è quella costante, che va fatta giorno e notte, senza un minuto di pausa. Probabilmente io lo so, visto che non faccio altro quando mi trovo a Angel Island per proteggere il Master Emerald. Lo Smeraldo Maestro.. così solo, abbandonato, lasciato incustodito da me medesimo nelle mani di uno stupido echidna anziano e rimbambito.
Fottitene, Knuckles. Non ci pensare.
 Tails ha passato la gran parte delle sue giornate a smontare e analizzare il robot nel suo garage da meccanico, mentre il Tornado X brillava lustro a 4 metri da lui. Sonic e Shadow, nel frattempo, hanno fatto il giro della spiaggia per cercare tracce o possibili altre oscure presenze.
E, mentre Amy controllava i dintorni della Casa, io mi tenevo fisso all’entrata, come un gargoyle, per stare vigile e attento a tutte le losche figure che vi si aggiravano intorno. Avevo tenuto la visione dell’individuo misterioso di Amy ben presente nella mia mente. Se solo si fosse ripresentato, avrebbe assaggiato il mio destro, il mio sinistro, e anche le mie scarpe nuove.
Quella di oggi è una giornata particolarmente tranquilla. Nessuna persona (fatta di carne ed ossa o meno) è stata avvistata fino ad adesso e, a parer di Sonic e Shadow, neanche al limitare della spiaggia. Inoltre, Espio e Vector sono andati a passeggio per la città, per ispezionare possibili avvistamenti.
Delle voci rompono il silenzio del giardino dietro di me.
“Hey!” è la voce di Sonic.
Sento l’inconfondibile suono di un bacio, ma non mi volto nemmeno per sogno. Cazzo, di tutti i posti che ci sono, devono venire proprio qui?
“Stai bene?” dice Amy.
“Benissimo. Per niente affaticato dalla corsa!” risponde Sonic. Sbuffo. Il solito sbruffone.
“Non ne avevo dubbi, ma non parlavo di questo.. Sei preoccupato per la storia del robot?”
“Perché me lo chiedi?” scatta Sonic, con la voce sorprendentemente acuta.
“Ho visto la tua faccia quando l’abbiamo scoperto.. Eri sconvolto” ammette Amy, calma.
“La mia?” ride Sonic “Avresti dovuto vedere la tua! Sembrava tu avessi visto un fantasma. Io credo che sia tu ad avere qualche preoccupazione”
Sento qualche passo sull’erba e deduco che Amy abbia fatto dei passi indietro.
“Io non sono preoccupata, Sonic. In quel momento c’è stata solo l’adrenalina che mi ha aiutato ad abbatterlo. Tu non l’hai visto.. ha quasi fulminato Cream con lo sguardo. E dico davvero. Dai suoi occhi sono usciti delle saette!” spiega lei.
“Ne sapremo di più non appena Tails finirà di analizzarlo. Ci mancava solo questa.” Quando dice questa frase, Sonic ha un tono esausto. Ma perché? Sta nascondendo qualcosa ad Amy?
“Sta tranquillo. Non c’è niente di cui preoccuparsi” lei non sembra convinta dal tono.
“Sì, beh. Almeno c’è solo quello di inspiegabile, in giro. Ci mancherebbe anche che si mettesse qualcun altro a rovinare la nostra vacanza!” ribatte Sonic, scocciato.
Sento Amy tossicchiare. Per la prima volta, mi giro e li guardo. Sonic sta guardando a terra con le mani sui fianchi. Lei invece mi sta guardando con occhi eloquenti, e nel frattempo scuote la testa.
Fermi tutti. Non gliel’ha detto? E perché mai gli avrebbe nascosto la figura che ci è apparsa in notte piena mentre eravamo a bere in cucina?!
Poi, capisco. Sonic è fin troppo ansioso di recente. Non possiamo aggiungere anche questa rivelazione di merda al suo carico. Lancio uno sguardo a Amy da sopra la spalla e annuisco impercettibilmente. Poi torno a guardare l’entrata.
Li sento sbaciucchiarsi di nuovo per circa cinque minuti, e nel frattempo rabbrividisco. Sembra uno schifoso romanzo rosa. Bell’affare.
Quando finalmente decidono di andarsene, per la salute dei miei occhi e delle mie orecchie, vedo tornare Vector e Espio.
“Trovato qualcosa?” chiedo, salutandoli con un’alzata di mento.
“Nada” mugugna Vector.
“Abbiamo perlustrato tutta la città, chiesto alle persone se avessero visto qualcosa di insolito, comprato i quotidiani per aggiornarci sulle novità di cronaca...” elenca Espio.
“Ma non per i gossip eh!” aggiunge Vector, ridacchiando. Inutile dire che lo guardo male per la sua uscita. Ma chi ha voglia di ridere, ora come ora? Espio sorride alla battuta del coccodrillo, ma senza sbilanciarsi più di tanto.
“Comunque” riprende Espio “non abbiamo trovato niente di niente. Sicuramente chi ha creato quell’affare ha agito in un posto isolato. Ma tranquillo, lo troveremo, e quando scoprirà quanto è potente il mio potere ninja, se ne pentirà.”
E detto questo, se ne vanno dentro casa.
Già.. chissà chi è stato. Il robot non può essersi creato da solo. Non mi sembra possibile che ci sia Eggman dietro tutto questo, dato che quel rompicoglioni è dietro le sbarre da un bel po’ di tempo ormai, e se fosse evaso, nel giro di un’ora tutto il mondo sarebbe venuto a saperlo.
Percepisco degli uccellini cinguettare tra gli alti pini, una leggera brezza e il rumore delle onde che si infrangono, e sento una lieve nostalgia di Angel Island. Posso sempre chiudere gli occhi e concentrarmi su quei suoni, e quegli odori..
“Hey Knuckles..”
Perfetto. Mai un momento di relax, e a giudicare dalla voce che ha appena parlato, qualcosa mi dice che la goccia rischierà ancora di far traboccare il vaso. Non rispondo, ma apro gli occhi.
Rouge mi sta in piedi di fronte, con un sorriso incerto.
“Che vuoi?” chiedo.
“È da molto che stai facendo la guardia.. magari non so, vuoi che ci stia io? Vai a mangiare qualcosa dentro. Almeno ti sgranchisci un po’ le..” comincia lei, ma io la fermo.
“Sto bene qui, grazie. E poi, non passo più dalle porte.” Colpita e affondata.
“Tornerai mai a parlarmi amichevolmente come prima?” la sua sembra quasi una preghiera. Guardando i suoi grandi occhi mi verrebbe da dire ‘Dovrai aspettare un bel po’, ma sì’. Eppure, tutto ciò che esce dalla mia bocca è “A quanto pare non ti piaceva come ti parlavo prima, altrimenti non avresti trovato qualcuno con cui farmi le corna”
Lei incrocia le braccia al petto “Oh, andiamo, Knuckles! Adesso falla finita, è durata fin troppo!”
Le lancio uno sguardo velenoso “TU PROPRIO NON CAPISCI COME MI SONO SENTITO, VERO?” grido, fuori di me, alzandomi in piedi.
Lei indietreggia, spaventata. Ben le sta, è ora che comprenda che periodo del cazzo mi ha fatto passare.
“Io.. io..” prova a dire.
“Io, io, io un cazzo!” esclamo, rimettendomi seduto “Ho fatto di tutto per te, Rouge. Ogni giorno non facevo che pensare a te. Fissavo il Master Emerald, eppure il mio unico pensiero era ‘cosa starà facendo ora Rouge? Mi starà pensando quanto io penso a lei?’. Eri la prima persona per cui provavo quelle cose: io! Uno che non apre mai il suo cuore a nessuno! Io, che ho passato gli ultimi giorni a chiedermi cosa ci fosse di sbagliato in me. Io, che quest’estate ho fatto di tutto pur di farmi notare da te. Io, il cretino che in quei giorni si era impegnato tanto per costruirti quei fottuti orecchini. E io, che mentre tutto contento te li portavo per dimostrarti che nessuna lite poteva ostacolare ciò che sentivo per te, ti ho beccato mentre te la spassavi alla grande con Shadow. Congratulazioni Rouge, brava.”
Lei è sconvolta dalle mie affermazioni, ma subito dopo si ricompone, aggiustandosi la maglietta aderente e dice: “Quindi non tornerai mai più con me? Per uno stupido bacio che non contava niente?”
Non rispondo alla sua domanda. Ormai neanche io so più che voglio. Una parte di me direbbe ‘Dai, cazzo, tornaci insieme e mettici un lastrone sopra’ ma l’altra dice ‘Hai avuto la tua possibilità. L’hai sprecata e mi hai ferito. Adesso ti attacchi
Fisso il terreno e non parlo.
“Sarebbe maturo da parte tua rispondermi” dice Rouge, stizzita.
Io continuo a tacere. Mi sta salendo la rabbia. Stringo i pugni.
“Possiamo almeno partire con l’essere amici? Almeno quello?” insiste lei.
“Se smetti di rompermi il cazzo, forse sì” sibilo, guardandola torvo.
“Bene.” Conclude la pipistrella “Però smettila di rinfacciarmi il fatto del bacio con Shadow. D’ora in avanti trattami come si tratta un’amica. Poi, più avanti… vedremo se…”
Io la squadro con impazienza “Rouge, mi cammini sul filo del vaffanculo!”
“D’accordo, ho capito! Me ne vado” e si allontana.
Allento i pugni e mi rilasso. Come se niente fosse appena successo, torno a chiudere gli occhi e mi distendo. Dopo tutte queste fatiche, mi assicuro il riposo che mi merito.
 
 
 
 

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La mia quiete non è durata a lungo. Circa cinque minuti dopo, Sonic è venuto a chiamarmi dicendo che Tails aveva notizie importanti da darci riguardo al robot.
Mi sono alzato e ci siamo avviati entrambi verso il garage, dove abbiamo trovato un Tails dall’aria molto seria. Essendo i primi ad essere arrivati, decidiamo di parlare innanzitutto noi tre, come il vero Team Sonic.
“Brutte notizie?” attacco.
“Sì e no” risponde Tails, mulinando le due code.
“Dov’è quell’affare?” chiede Sonic, aggrottando la fronte.
“Lì sotto” replica la volpe, indicando un tavolo come quelli di un obitorio, dove c’era il robot steso e coperto da un telo verde.
Io mi avvicino al tavolo e cerco di scoprire quella ferraglia, ma sussulto quando Tails mi dice “Aspetta! Vorrei parlarne quando ci sono tutti!”
“Va bene, ma stai calmo.” Sbotto io.
“Io sono calmo” dice Tails, sempre con quel tono così insopportabilmente piatto.
“Certo. Si vede” borbotto.
“Ragazzi, piano. Non litigate. Non c’è motivo di preoccuparsi” fa Sonic, alzando le mani.
“Parli tu?!” dico prima di riuscire a trattenermi “Preoccupazione è diventato il tuo secondo nome!”
Sonic diventa rosso e mi punta il dito contro “Hai origliato la conversazione con Amy!”
“ORIGLIATO, HA!” ruggisco “Siete voi che siete venuti a fare i piccioncini del cazzo proprio lì! Non è colpa mia se sono nato con le orecchie”
“Questo non ti dà il diritto di ascoltare!” continua, il riccio blu.
“Va bene, la prossima volta che sono in vostra presenza mi asporterò i timpani” sbuffo, battendo le mani.
“Sonic, Knuckles, fatela finita!” grida Tails.
Io e il riccio blu continuiamo a guardarci fissi. Non è proprio la rimpatriata del Team Sonic che mi aspettavo.
“E’ chiaro che il fatto del robot ci sta mettendo in tensione l’uno con l’altro, ma peggiora solo le cose. Quindi smettetela di fare i bambini e aspettiamo gli altri” conclude Tails, secco “Nel frattempo.. Knuckles, come va con Rouge?”
“Non va. Se siamo qui per parlare di questo posso anche andarmene” inveisco con tono acido, incrociando le braccia e chiudendo gli occhi.
“D’accordo, non ne parleremo” acconsente la volpe “Tu, Sonic? Tu e Amy fate faville, non è vero?” dice con una voce tutta eccitata.
“Che dire..” si vanta Sonic “Direi di sì”
Deglutisco per mandare giù la bile. Oh, sì, Sonic. Siete una coppia molto bella, e soprattutto sincera l’uno con l’altra.
“E’ qui la riunione?” dice una vocina alle mie spalle. Amy e Shadow varcano la soglia, seguiti a ruota da Vector, Espio e Rouge, che mi fa l’occhiolino. Io alzo gli occhi al cielo.
 Cream e Charmy non ci sono, evidentemente hanno deciso di non farli immischiare nelle cose dei grandi. Meglio così.
Quando tutti ci siamo posizionati in semicerchio attorno a Tails, lui comincia a parlare.
“Allora, buon pomeriggio a tutti”
“Vai al sodo, mica è una fottuta conferenza” mi intrometto io. E’ più forte di me, non ce l’ho fatta.
“Knuckles, non cominciare” mi ammonisce Sonic.
“Coff coff” tossicchia Tails “Grazie a tutti per essere venuti. Quello che sto per mostrarvi è lo scheletro robot che Amy ha abbattuto giorni fa e che ho accuratamente analizzato”
Toglie il telo dal tavolo di acciaio, rivelando quel mostro ricomposto in maniera perfetta. Soltanto che non ha più la luce demoniaca rossa che lo circonda.
“Dunque, come ben potete vedere, è un modello di tecnologia molto avanzata. Raramente ho visto robot sparare dei fulmini dagli occhi. Amy, puoi dirci che altre modalità di attacco aveva?”
“Era molto bravo a combattere, e nonostante fosse molto grosso non era affatto lento. Era davvero veloce” spiega Amy.
“Infatti. Il robot possiede dei chip.” e, dicendo questo, afferra tre grossi dischetti, uno rosso, uno blu e uno giallo. “Li ho estratti dal suo centro di controllo in titanio. Questo qui” commenta mostrando a tutti il dischetto rosso “è il chip che gli dà la modalità potenza da combattimento”
Poi prende quello blu “Questo gli dà la possibilità di muoversi con velocità e rapidità”.
Infine, mostra a tutti il dischetto giallo “E infine, quello giallo lo…”
“..fa volare” concludo io, per lui. Tutti si voltano verso di me. Per un attimo sento il sangue affluirmi alla faccia, ma io lo blocco.
“Ma è ovvio, no?” faccio io, con un’alzata di spalle. “Non l’avete ancora capito? Il robot ha le nostre abilità! La potenza mia e di Vector, la velocità di Sonic, Shadow, Amy ed Espio, il volo di Tails, Rouge, Charmy, Cream”
“Esattamente.” conferma Tails “Bravo, Knuckles”
Io gonfio il petto, fiero. E’ bello aver capito qualcosa prima degli altri.
“Quindi..” inizia Amy “Il robot è stato costruito da qualcuno per eguagliarci! E’ per questo che non abbiamo trovato neanche una traccia intorno alla casa, è venuto fino a qui volando!”
“Sì, proprio così. Inoltre, sono più che certo che la luce rossa fosse provocata dal fatto che quando ha assalito Amy e Cream era in modalità combattimento. Molto probabilmente nel corso del volo la luminescenza che lo circondava era gialla, e durante la corsa era blu. Una buona notizia è che sappiamo come combatterlo: la testa è il suo punto debole.” continua Tails, indicando le ammaccature provocate dalle martellate di Amy.
“Okay. E fino a qui ci siamo” dice Sonic “Il punto è, perché era qui? Un puro caso o qualcuno ce l’ha mandato? E soprattutto, chi lo ha costruito?”
“Questa è un’altra notizia cattiva. Ho riconosciuto il rivestimento del centro di controllo. I robot che lo possedevano in passato erano di proprietà di…” poi la volpe si blocca, quasi temesse di dire il nome.
Tutti stavamo lì, ansiosi di ascoltare la risposta.
“Di..?!” chiede Shadow, impaziente.
Tails abbassa il capo, dispiaciuto “…Eggman.”
In un istante, il garage esplode in urla di indignazione ed esasperazione.
“Eggman?! Ma come è possibile? Quel figlio di puttana è in gattabuia!” grido io.
“Come può averlo costruito lui? Se ne sarebbero accorti se fosse uscito un robot di quell’aspetto e dimensione dalla prigione!” esclama Amy, con la faccia più seccata che avessi mai visto.
“Stavolta lo ammazzo davvero, quel verme!” commenta Vector, sbattendo un pugno sul tavolo.
“Io non credo sia colpa di Eggman” esordisce Sonic, facendo ammutolire tutti.
“Come lo sai?” domanda Espio, confuso.
 “Non so..  è che ho una… lo so e basta” replica, senza dire altro.
“E’ vero.” dice Amy “neanche secondo me la causa è di Eggman”
Io la guardo. Lo stesso fa Sonic. Noto come lei eviti di incrociare il suo sguardo. Sicuramente si riferisce all’oscura figura che abbiamo visto diverse notti fa.
“Cosa vuoi dire, Amy?” le chiede Shadow, con le sopracciglia aggrottate.
“Sì, Amy, che cosa vorresti dire?” ribatte Sonic, guardandola con tanto d’occhi.
Vedo che i suoi occhi incontrano i miei per mezzo secondo, fa un respiro e poi si rivolge a Sonic.
“Quel giorno che sono andata a casa di Rouge, c’era una persona incappucciata che mi seguiva. All’inizio ho creduto fosse solo un’impressione, ma poi l’ho rivista davanti a questa Casa, la prima notte”
Sonic non parla. Lo fa Shadow per lui.
“L’hai vista in faccia?”
“No”
“E come fai a sapere che non fosse solo un’illusione o roba simile? Non so, magari avevi la febbre o cose simili. Capita di avere delle visioni quando si sta male” aggiunge Rouge.
“No, lei non stava male” intervengo io.
“E tu come lo sai?” ripete Espio, ancora più incerto.
“Perché ero con lei, quella notte” mentre rivelo questa cosa, mi rendo conto di come lo sguardo di Sonic cambia dall’incomprensione alla sorpresa “Ero in cucina e bevevo una birra. Poi è arrivata lei e si è unita a me. Mentre parlavamo, è apparso questo individuo misterioso proprio davanti alla Casa”
“L’avete beccato di nuovo, dopo quella notte?” chiede Tails, grattandosi il mento.
“No. Non l’abbiamo più rivisto” risponde Amy.
“Ho controllato in modo costante a ogni ora. Nessuno si è più fatto rivedere da allora” affermo, sicuro.
“Bene. Beh, allora direi che per adesso non ci resta che aspettare che succeda qualcos’altro” dice Tails.
“Sì, ora  gli strani avvenimenti sembrano finiti, ma non abbassiamo la guardia. Se dovesse succedere ancora qualcosa, nessuno esiti a riferirlo al gruppo” pronuncia Vector.
Finita la riunione, tutti decidono di andare insieme in cucina a prepararsi una merenda. Sto per unirmi a loro, quando mi rendo conto che nel garage siamo rimasti soltanto io, Sonic, Amy e, in un angolo, Rouge.
“La prossima volta che ne dite di invitarmi alle vostre scappatelle notturne? Immagino come vi sarete divertiti” ghigna Sonic, beffardo.
Amy lo guarda con gli occhi spalancati “Come dici, scusa?”
“Perché non mi hai detto del tizio incappucciato?” Sonic incrocia le braccia. Sembra proprio incazzato.
“Non volevo darti altre preoccupazioni, Sonic, non mi sembrava giusto nei tuoi confronti!” esclama Amy, sulla difensiva.
“Oh, a me no, ma a lui sì, vero?” ribatte indicandomi, facendomi sobbalzare.
“Sonic, non dire stronzate. Non è successo un cazzo” lo attacco.
“Grazie davvero, Amy. Pensavo ci fosse fiducia e sincerità fra di noi. Evidentemente mi sbagliavo” insiste il riccio, visibilmente offeso.
“Sonic, non essere così testardo, smettila! Perdonami, te l’avrei detto, ma non sono più successe cose strane, mi sembrava inutile alzare un polverone per niente” Amy lo guarda afflitta. Il volto di lui non ha reazioni.
“Okay” dice “Grazie per la tua considerazione. E grazie anche a te, Knuckles, sei davvero un amico.” e poi sfreccia via, fuori dal garage, correndo più veloce che può.
Amy rimane lì senza parole e Rouge corre ad abbracciarla dicendo “Tranquilla, capirà, è solo un po’ irritato, tutto qui.”
Non ne posso davvero più di queste cazzate. Questo è troppo e la mia pazienza è veramente al limite. Ammutolito, salgo le scale e vado in camera mia. Aprendo il mio armadio, mi infilo una felpa, prendo i miei coltelli e un paio di scarpe di ricambio. Dopodiché, senza che nessuno se ne accorga ed evitando di voltarmi, esco dal cancello di Casa della Quercia e me ne vado.
Per il mio bene e per quello di tutti gli altri.

Torno ad Angel Island.

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Capitolo 8
*** Capitolo OTTO ***


SONIC
 
 
 
 
 







 
Non ce la faccio, ho così tante cose in testa che rischio di esplodere. Posso soltanto correre, senza fermarmi. È la cosa che mi riesce meglio.
Mi sono fermato da circa tre ore ad osservare il tramonto sulla spiaggia, ma neanche quello riesce a distrarmi.
Me ne sono andato dopo aver litigato con due persone molto importanti della mia vita: Amy e Knuckles. Ancora non riesco a credere che Amy mi abbia tenuto nascosta una cosa così importante come il sentirsi seguita da qualcuno, specialmente in un momento come questo. E Knuckles? Come ha potuto non dirlo a me, ma essersi confidata con lui? Non capisco.
Lui avrebbe potuto dirmi che c’era qualcosa che non andava, e sarei andato subito dalla mia ragazza a chiederle spiegazioni senza troppe discussioni. Ma no. I due hanno preferito incontrarsi di notte e tenermi all’oscuro di tutto.
“Non è che sei un po’ geloso?” chiede una voce, alle mie spalle. Shadow mi sta osservando con un sorriso obliquo.
Sbuffo “Geloso io? Ma di che cosa?”. È ridicolo.
“Semplice.” continua il mio gemello “Del fatto che Amy abbia preferito raccontare a lui il fatto invece che a te. Di come si sono visti nel cuore della notte. Di come entrambi te l’hanno tenuto nascosto. Tranquillo, è abbastanza normale, visto il passato”
“Che vuoi dire?” gli domando, non capendo.
“Beh, vedi.. Era con Knuckles che Amy quest’estate ha messo su quella messinscena. Hai creduto così tanto che stessero insieme che adesso ogni volta che stanno accanto non puoi non provare quella punta inevitabile di gelosia” spiega Shadow, convinto.
“Stronzate” sbotto io “Sarei geloso di vederla accanto a chiunque”
“Eppure quando parla con me, Espio, Tails o Vector non ci fai neanche caso” ribatte Shadow, puntandomi il dito contro.
Non gli rispondo, ma lo fisso e basta.
È così. Sono geloso solo quando l’individuo in questione è Knuckles, anche se non ne ho motivo.
“Sì ma con te o gli altri non si trova al buio nel bel mezzo della notte a bere!” affermo io.
“Ma che cosa c’entra, Sonic!” grida Shadow, in preda all’esasperazione “Amy ci ha raccontato tutto tra le lacrime, prima. L’ha trovato lì per puro caso! Era andata a consolare Rouge in camera sua e quando è uscita ha sentito un rumore in cucina. Controllando, ha scoperto che era l’echidna che si faceva un drink davanti alla finestra. Allora lei, sapendo che lui non era proprio felice come una pasqua, ha avuto il buonsenso di cercare di aiutarlo. Poi, mentre parlavano, hanno visto la figura misteriosa”
Eppure, ho sempre quel senso di gelosia che mi punge lo stomaco.
“Avrebbe dovuto dirmelo comunque” insisto.
Shadow si struscia una mano sulla faccia “Sta a sentire. Lei ti ama e si era resa conto della tua costante preoccupazione. Ti sarebbe venuto un esaurimento nervoso se ti avesse rivelato anche questa cosa. Fidati, siamo gemelli e lo so. E poi, Sonic, francamente, non ti sei comportato affatto bene”
Io lo guardo indispettito. Doveva proprio venire qui a farmi la predica? Tuttavia, lo lascio parlare.
“Hai trattato Amy come se fosse l’unica a tenerti nascosto un segreto, quando sappiamo bene che anche tu non le hai mai detto della tua sensazione orribile e di come ti porta a comportarti. Lei ha avuto il coraggio di dirtelo. Tu no. Seconda cosa: hai insinuato che il tuo migliore amico - che ha il cuore spezzato dopo essere stato tradito - stesse cercando di fregarti la donna. Non mi stupisco che se ne sia andato..”
Lo blocco e faccio un passo veloce in avanti.
“Che cosa? Knuckles se n’è andato?”
Shadow annuisce “Ha preso qualcosa dal suo armadio ed è andato via. Nessuno l’ha più visto. Credo che tu l’abbia offeso davvero accusandolo di qualcosa che non aveva fatto”
Sento un formicolio alla base della nuca che riesco a riconoscere come senso di colpa. Come ho fatto a essere così stupido? Come ho potuto dubitare di Knuckles, e soprattutto di Amy? Sono stato così accecato dalle mie motivazioni, da non vedere i danni che ho causato. Guardo Shadow con uno sguardo dispiaciuto “Sono stato un cretino avventato, vero?”
Shadow si stringe nelle spalle “Mh. Mi sono sentito in dovere di avvertirti del tuo errore. E visto che l’ultima volta tu mi hai incoraggiato a scusarmi, adesso lo farò io”
 “Ma come posso?” domando, alzando le braccia “Knuckles non c’è più!”
“Io direi di iniziare con Amy” dice Shadow, voltandomi le spalle e sfrecciando indietro, verso Casa della Quercia.
Ha ragione. Ed è quello che farò.
 
 

 
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Sto prendendo una tazza di tè insieme a Vector, Espio, e a mio fratello, mentre Tails ci serve dei biscotti appena sfornati.
“Ora che Knuckles se n’è andato” fa Vector, masticando con gusto otto biscotti in una volta sola “dovremmo procurarci delle armi. Insomma, per stare più al sicuro”
“Sicuro?” chiedo io “Non abbiamo mai combattuto con armi, soltanto a mani nude”
Tails mi guarda incerto, sedendosi “Non lo so, Sonic, un robot come quello dell’altra settimana mi sembra piuttosto difficile da uccidere a mani nude..”
E’ vero. Per poco Cream non ci aveva rimesso la pelle, se Amy non avesse usato il suo incredibile Martello Piko Piko. Sospiro e poggio i gomiti sul tavolo. Amy non si è fatta viva da stamattina, e comincio a sentire la sua mancanza. Ma ancora non me la sento di andare spontaneamente a chiederle scusa e a spiegarle la situazione. La voce di Espio mi riporta alla realtà.
“Ma allora che tipo di armi useremo nel caso qualcuno ci attaccasse?” chiede.
Tutti restiamo in silenzio, riflettendo.
“CI SONO!” grida Tails, all’improvviso, facendoci sobbalzare sulle nostre sedie “Potrei creare delle armi geneticamente modificate!”
“Parla come mangi, piccoletto” dice Vector, incrociando le mani dietro la testa.
Ridacchio nel vedere Tails fare una smorfia come per dire ‘possibile che devo sempre spiegarvi tutto?’
“Ve lo spiegherò nel modo più elementare possibile. Prendo delle armi vere, come pistole, fucili e altre cose, e le modifico in modo che possano ferire sia gli esseri viventi, sia i robot.”
E’ geniale. Saremmo tutti molto più al sicuro possedendo protezioni del genere!
“Mh. E dove prendiamo le armi, i proiettili, la polvere da sparo o roba simile?” domanda Shadow.
Tails pare afflosciarsi. Quello è un bel problema. Poi, il volto di Espio si illumina, voltandosi verso Vector.
“Hey, ma noi non tenevamo un borsone pieno di armi nell’ufficio del Team Chaotix?”
Vector sbatte le mani sul tavolo, facendo sussultare le tazzine e la zuccheriera.
“Ma certo! Ci saranno una ventina di armi del genere in quella sacca! Possiamo farci un salto e andare a prenderle”
Tails scuote le code, eccitato “Perfetto, io nel frattempo elaborerò un progetto. Ci sarà un pulsante che permetterà lo scambio tra le due modalità di uso. Comunque, nell’assegnare le armi devo tenere presente il mettere in relazione rispetto al peso, all’altezza al volume e densità del materiale…”
E ricomincia a parlare una lingua sconosciuta a noi comuni mortali. Perciò non sono sorpreso nel vedere che tutti cominciano ad alzarsi dalle sedie e ad andare in soggiorno, lasciando Tails in cucina a parlare da solo.
 


 
 
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Stasera, abbiamo deciso di cucinarci una bistecca al sangue. La mia è buona da morire. Mentre mastico, però, guardo Amy dall’altra parte del tavolo mangiare in silenzio, con gli occhi fissi sul piatto.
Mi si forma un insopportabile groppo in gola, e non riesco più a mandare giù il mio boccone. Devo chiederle scusa, ma lo farò dopo cena. Preferisco parlarle quando siamo soli.
“Però..” rompe il ghiaccio Charmy “Siamo davvero pochi, stasera.”
È vero. Vector ed Espio torneranno tra poco con le armi, quindi abbiamo deciso di lasciare la loro cena per dopo. Il posto di Knuckles è terribilmente vuoto. Rouge pare accorgersene, visto che lo guarda con un’aria sconfortata.
“E’ vero, Charmy” conferma Cream “è un peccato che il signor Knuckles non ci sia. Ci avrebbe fatto divertire con i suoi modi da cavernicolo.”
“Attenta a come parli, tesoruccio.” Esclama Rouge, facendo spalancare gli occhi a una violacea Cream.
Il silenzio cala di nuovo nella stanza. È davvero stressante.
“Dopodomani  sera vorrei dare una festa per tutti noi” dice Tails, velocemente, come se ci avesse pensato sul momento, giusto per dire qualcosa.
Shadow lo guarda, scettico “Una festa? Ora?”
“Perché no?” faccio io, osservando Amy lanciarmi uno sguardo “Non si avvistano pericoli da giorni, un po’ di divertimento ci farebbe bene.”
Ora Amy mi sta fissando con uno sguardo speranzoso. Le faccio un occhiolino e le indico la finestra con un cenno, sperando che capisca che dopo voglio vederla qui fuori. Lei sembra intendere ciò che voglio dire, perché annuisce piano e, con un sorrisetto, torna sulla sua bistecca.
“Allora dovremmo andare a prendere le casse per la musica in garage, poi!” suggerisce Rouge.
“Sì, faremo banchetti e tutto il resto. Una festa come si deve. Sperando ovviamente che un altro Metal Sonic non passi sopra le nostre teste facendo fischiare gli impianti come ragazzine a un concerto” scherza Amy. Tutti ridiamo, io compreso. È bello vedere che conserva il suo senso dell’umorismo nonostante abbia avuto una giornata no.
Il rumore dell’apertura e chiusura della porta di ingresso ci fa fiondare tutti lì il più velocemente possibile. Vector ed Espio sono tornati trionfanti con una gran moltitudine di armi di diversa lunghezza e dimensione.
“Ecco qua. Servitevi.” esclama Vector, dando una manata a Espio sulla spalla, che va a finire dritto sul tappeto a quadri, sparendo letteralmente.
Tutti ci guardiamo preoccupati e Vector si porta una mano alla bocca, inorridito, dicendo “Oh santo Eggman.. che cosa ho fatto? L’ho disintegrato!”
Dopo due secondi, un Espio con la pelle decorata con lo stesso motivo del tappeto si alza da terra.
“Stupida mimetizzazione” borbotta, incrociando le braccia.
Le risate di tutti i presenti scoppiano a più non posso.
 
 
 
 
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Tails ha appena portato le armi nel garage e comincerà a modificarle domattina. Espio e Vector stanno gustandosi la loro bistecca mentre entrambi ridono ancora a crepapelle per la scena di prima. Charmy e Cream giocano felicemente con il Chao Cheese, mentre Rouge e Shadow stanno parlando seduti sul divano.
“Spero che lui ritorni” sento dire Rouge, mentre passo per uscire dalla Casa. Knuckles le manca molto e in parte è colpa mia. Purtroppo, non ho idea di dove sia andato o correrei subito a riprenderlo per i piedi per trascinarlo qui alla velocità della luce. Ora, comunque, ho un’altra cosa a cui pensare.
Esco fuori dalla porta di ingresso, sentendo l’aria gelida stringermi le tempie. L’inverno comincia ad arrivare. Ma con una bella giacca pesante e una sciarpa è possibile lo stesso stare all’aperto.
Cammino sull’erba fresca e umida, infilandomi le mani nelle tasche. Uno sbuffo di fumo esce dalla mia bocca col mio respiro e, quando si dissolve, vedo una persona seduta sulla panchina in fondo al giardino. Amy.
Sta guardando la spiaggia notturna con uno sguardo che oserei dire pieno di ammirazione. Non posso darle torto, è uno dei posti più belli che abbia mai visto.
“Non ti annoi a stare qui da sola?” dico, facendola voltare verso di me.
Ha le gote rosse per il freddo.
“Ciao..” dice con voce sottile.
Mi siedo vicino a lei.
“Stai bene?” le domando.
“Lo chiedo io a te. Sei.. ancora arrabbiato con me?” fa lei, guardandomi negli occhi.
Io le passo un braccio sulle spalle e la stringo forte a me, dandole un bacio sui capelli.
“No, Amy, stai tranquilla. Non sono arrabbiato con te” rispondo, con tono rassicurante.
“Oh, Sonic..” sussurra lei, circondandomi con le braccia e stringendomi forte “Mi dispiace davvero di non averti detto nulla. Sono partita con l’intenzione di farlo per non mollarti un fardello sulle spalle, ma mi rendo conto che non avrei dovuto nasconderti la cosa. Knuckles non c’entra niente, ha solo cercato di darmi una mano.”
“Lo so. Infatti qui quello che deve chiedere scusa sono soltanto io. Sono stato un idiota geloso e impulsivo. Ho tratto conclusioni affrettate prima ancora di sapere come erano andate le cose. Ho dubitato sia di te che di Knuckles e non avrei dovuto, e guarda che ho fatto: per causa mia lui se n’è andato” confesso, guardando a terra. Lei mi sorride.
“Va tutto bene, Sonic. Non rimuginarci troppo su. Io credo che non sia solo per te che Knuckles se n’è andato. Stava passando davvero un periodo deprimente, tra Rouge, Shadow, il robot che abbiamo trovato e tutto il resto. Quindi non addossarti tutte le colpe”
Le bacio la fronte e sento il profumo dei suoi capelli. La amo da morire, e tutt’ora non capisco perché ho aspettato così tanto a mettermi con lei. Ancora una volta, mi rimprovero per la mia testardaggine e il mio caratteraccio.
“Se c’è una cosa che ho capito da tutta questa faccenda” dice lei, ridacchiando “è che è meglio essere sinceri su tutto. Non ti nasconderò mai più niente, Sonic. Cosa brutta o bella, io te la dirò. Te lo prometto.”
Sento di nuovo il groppo in gola di prima, e comincio a sentire caldo “A proposito, Amy..”
“Sì?” dice lei, girando il volto angelico verso di me.
“C’è una cosa che non ti ho detto…”
Lei si mette accucciata accanto a me, pronta per ascoltarmi.
“È da circa un mese che tengo per me il fatto che ho una sensazione strana che mi pervade continuamente. È la percezione che qualcosa di terribilmente brutto stia per accadere, che il pericolo possa nascondersi dietro ogni angolo e farci una tremenda sorpresa da un momento all’altro” le rivelo.
“Allora avevo ragione, vedi? C’era qualcosa che ti preoccupava!” fa lei.
“Sì. E infatti quando è apparso quel robot ho avuto paura che la mia sensazione non fosse infondata. Poi non è successo più niente e mi sono dato una calmata. Ma è anche per questo che ero sempre così nervoso, e mi ha istigato a comportarmi male con te e Knuckles. ” spiego.
“Ho capito.. beh, non preoccuparti, allora…” comincia a dire, ma io la fermo prima che continui.
“Aspetta, non ho finito. Questo brutto presentimento mi spinge a considerare il fatto che questo possa essere il mio ultimo giorno di vita.” continuo “E si presenta all’improvviso. Magari un attimo prima sono tranquillo, e un secondo dopo non sono in me e mi costringo a fare cose che non vorrei fare proprio perché ho paura che io non abbia più tempo a disposizione.”
“Un momento…” mi blocca Amy, fissando un punto indistinto.
“Che cos’hai?” le chiedo.
“Non ci posso credere” dice lei, alzandosi dalla panchina velocemente.
Si mette una mano nei capelli e una sulla bocca.
“Amy, che ti succede?” le chiedo preoccupato. Lei mi guarda con gli occhi sbarrati.
“È per questo allora che quella sera… quando Rouge mi ha chiamata al telefono e stavo andando da lei… è per questo che tu… mi hai chiesto di rimanere lì con te a…” mormora con il petto che le si alza e abbassa furiosamente.
Non riesco a trovare parole per risponderle, allora allungo una mano e cerco di toccarla. Lei si scosta subito. Sbatte gli occhi, che diventano lucidi, e si allontana a passo svelto da me.
No, no. Non era questo che volevo.
“Amy aspetta!” l’afferro per la mano, raggiungendola. Lei la strappa dalla mia, con il respiro spezzato.
“Lasciami andare, Sonic! Tu non volevi fare quel passo con me perché mi ami, tu volevi farlo solo perché eri spinto dalla tua percezione del cogliere l’attimo!” grida.
“Amy, io… mi dispiace, ti ho detto che quella sensazione mi fa fare cose assurde” mi scuso, perfettamente cosciente del fatto che la mia rivelazione l’ha ferita.
“E’ una mia fobia… e tu ti saresti approfittato di me perché credevi di non avere più tempo per farlo…”
Cerco di avvicinarmi, di prenderla per le spalle e dirle che sì, l’orribile impressione ha comportato quello che ho tentato di fare, ma che questo non cambiava il fatto che avrei cercato di farlo a prescindere, perché la amo.
Ma lei si sposta nuovamente. Poi, con gli occhi pieni di lacrime mi guarda “Non so più se riuscirò a guardarti allo stesso modo, Sonic” .
Detto questo, scappa dentro casa, lasciandomi da solo col cuore che batteva a mille.
Passano i minuti e il silenzio in me si fa sempre più pesante. Dalla mia posizione immobile, mi volto verso sinistra e vedo che Vector, Espio, Shadow e Rouge, mi stanno spiando dalle finestre, chiedendosi che cosa fosse accaduto.
Un tuono. Comincia a piovere, e io lascio che la pioggia fredda e abbondante mi bagni il viso e i vestiti. Rimarrò qui.
Solo.

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Capitolo 9
*** Capitolo NOVE ***


ROUGE
 
 
 
 


 
 
 
 
Oggi è il giorno della festa. Sono passati due giorni dalla sera in cui abbiamo visto Sonic ed Amy litigare fuori in giardino, e da allora ho passato più tempo possibile accanto a lei, cercando di tirarle su il morale, proprio come lei ha fatto con me quando ne avevo bisogno.
Sono in cucina, sto bevendo una tazza di cappuccino e mangiando un cornetto ripieno di cioccolata per colazione. Lo so, lo so che dovrei stare attenta alla mia linea, ma ultimamente devo dire la verità: non me ne può fregare di meno. Mangio dolci per dimenticare i dispiaceri della vita.
Knuckles se n’è andato e di lui non si è saputo più niente. Non posso biasimarlo, sinceramente. Quel povero tesoro ne ha passate di tutti i colori soprattutto per colpa mia. È perfettamente comprensibile che prima o poi avrebbe raggiunto il limite della sopportazione!
Amy non parla con Sonic dall’altra sera. Lui cerca di non far vedere quanto sia dispiaciuto da questa cosa, mostrandosi arrogante e orgoglioso, ma non la da a bere a nessuno. O almeno, non a me. Io, Rouge The Bat, sono fin troppo calcolatrice e manipolatrice per farmi fregare da un qualunque porcospino blu.
Quando mi alzo dalla mia sedia, metto la tazza nel lavandino. Poi salgo le scale, decisa ad andare in camera mia per decidere l’abito da mettere questa sera. Però poi, passando di fronte alla stanza di Amy, noto la porta ancora chiusa. Strano. Sono le undici del mattino, e tutti sono in piedi da un bel pezzo.
Allora mi avvicino alla porta e, cercando di fare meno rumore possibile, la apro. Sbirciando dentro, vedo Amy infilata nel letto sotto le coperte. Ha un’espressione piatta e dura mentre sta con la testa poggiata sul cuscino, fissando l’abat-jour sul comò. Povera cucciola.
“Amy..” sussurro.
“Ciao” mi saluta lei, senza guardarmi.
“Tesoro, posso fare qualcosa? Ti va di scendere giù a fare colazione? Ieri sera non hai mangiato niente..” le chiedo, sperando in una sua risposta positiva.
“No, Rouge, non ne ho molta voglia, ma grazie lo stesso” risponde lei, cercando di assumere un tono gentile, ma senza muoversi.
“Stasera verrai alla festa, vero?” domando io. Credo che un po’ di distrazione le farebbe bene.
“Io…” comincia a dire “…Sì, verrò. Ma ora ho bisogno di stare da sola per riflettere. Non per molto, solo qualche ora”
“D’accordo, Amy. Ma oggi pomeriggio non sento storie, ti voglio in camera mia e ci prepareremo insieme. Okay?” le faccio un sorriso di incoraggiamento.
“Va bene” conferma, e prima che mi richiuda la porta alle spalle, la vedo alzarsi a sedere sul letto e stiracchiarsi. Ho un piano per stasera. E, dovessi anche lasciarci la pelle, funzionerà.
Subito dopo essere uscita dalla stanza della mia migliore amica, incontro il suo ragazzo che torna di fretta e furia dalla sua corsa. Ormai non fa che correre: le sue giornate senza Amy consistono solo in quello. Si vede che muore dalla voglia di rivederla, chiederle scusa e riaverla con lui. Ma purtroppo i maschi sono tutti uguali. È praticamente impossibile trovare quello che farà il primo passo se non lo sprona un’altra ragazza a farlo.
CHE FASTIDIO, QUESTI DANNATI UOMINI.
“Sonic, due paroline, prego” dico, spingendolo verso la sua camera.
“Ma volevo andare a farmi una doccia!” protesta lui, incrociando le braccia.
“La farai dopo, non rompere” gli do uno spintone che lo fa finire a gambe all’aria sul letto.
Mi guardo attorno. Qui dentro sembra sia passato un uragano. Ma da quanto è che non mette un po’ in ordine? Santo cielo.
“Hai arredato bene, baby” scherzo ironica.
“Sei qui per prendermi per il culo o cosa?” esclama lui, con lo sguardo confuso.
Io prendo una sedia, la posiziono davanti a lui e mi siedo guardandolo fisso negli occhi.
“Ora tu mi ascolterai bene, perché sarò l’unica tua ancora di salvezza dalla depressione causata da te stesso. Non lo ripeterò un’altra volta. Perciò apri bene le orecchie e sta a sentire.”
Lui, sorprendentemente, assume immediatamente un atteggiamento da studente attento a ogni minima parola dell’ultima lezione prima degli esami finali.
Sicura di me come non lo sono mai stata, comincio a parlare.
 


 
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In giardino i preparativi sono iniziati da circa un’ora sotto l’arancione cielo pomeridiano, e tutti sembrano molto indaffarati. Tails sta organizzando i banchetti, Charmy e Cream stanno appendendo le luci e le decorazioni agli alberi, Espio e Vector montano gli stereo e le casse per la musica. Non appena ho finito di parlare con Sonic, lui mi ringrazia più che può e se ne va in città di corsa.
Io, soddisfatta del mio operato, mi giro e vado ad aprire l’armadio.
“Cosa posso mettermi? Mmmh..”
Poi all’improvviso sento bussare alla porta di camera. Sorrido. È puntuale.
“Avanti!” grido.
Amy entra grattandosi la testa e guardandomi con aria incerta.
“Eccomi, sono qui. Allora… vuoi che ti dia un consiglio su cosa metterti?” chiede, mettendosi a sedere sulla sedia della scrivania.
Io mi volto verso di lei, maliziosa “Oh no, cara. Sono io che lo darò a te” vado verso la porta e la chiudo a chiave. Amy mi guarda spaventata.
“Cosa succede, Rouge?” domanda, aggrappandosi con le mani ai braccioli della sedia.
“Questa sera avrai di un privilegio di cui non tutte possono godere: sarò la tua stilista, parrucchiera e truccatrice personale!” esclamo, spalancando le braccia.
Lei sbarra gli occhi. Non sembra esattamente convinta.
“Tranquilla, Amy” la rassicuro “Non ti truccherò come se tu fossi una drag queen, tantomeno ti farò indossare minigonne che sembrano mutandine brasiliane. Conosco bene il tuo stile e la tua personalità. Ho il look perfetto per te. Affidati a me, e me ne sarai grata. Lo giuro.”
Lei sembra pensarci su, con la mano sul mento.
“Okay” acconsente, infine.
 

 
 
 
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Sono passate circa 4 ore da quando ho acconciato e truccato Amy. Adesso è andata a cambiarsi nel bagno. Nel frattempo, mi sono preparata anche io. Ho sempre saputo di avere un gran gusto per la moda, ma stasera ho veramente superato me stessa.
Quando mi posiziono davanti allo specchio, vedo una pipistrella bianca vestita con un magnifico tubino viola senza spalline, attillato e lungo fino alle ginocchia, con un grande scollo sulla schiena, i tacchi alti, e il rossetto di un tono appena più chiaro del vestito.
Faccio un giro su me stessa per ammirare la mia bravura. Però bisogna ammetterlo: Madre Natura ha fatto la sua parte.
Sento un suono provenire dal mio portatile. Vado a controllare e capisco che le musiche che Vector mi aveva chiesto sono pronte. Le trasferisco senza indugio sulla chiavetta USB (che prontamente infilo nel decolleté).
“Hem hem..” tossicchia qualcuno alle mie spalle.
Sta per venirmi un infarto quando vedo Amy di fronte a me.
‘Bella’ è dire poco. È radiosa, incredibile, divina. È splendente come una cometa.
Indossa un abito di un verde acquamarina chiarissimo che le cade morbido sui fianchi e arriva alle caviglie. Ai piedi porta dei tacchi dello stesso colore. Il trucco è leggero, tenue, ma il mascara le rende il colore degli occhi più vivido e lo risalta. Sono stata più brava con lei che con me stessa. Assurdo.
“Amy io.. sono senza parole” dico, portandomi una mano sulla bocca. Lei ride, in imbarazzo.
“Solo merito tuo. Lo stesso potrei dire io per te, Rouge, sei fantasmagorica!” ammette lei.
“Già.. peccato che non ho nessuno a cui mostrarlo” mormoro, tristemente.
Posso cercare di non pensarci quanto voglio, ma non prendo in giro nessuno. Knuckles mi manca. Mi manca averlo intorno, mi mancano le sue battute, i suoi rozzi e burberi modi di fare, i suoi baci, il suo amore. Mi ero talmente tanto abituata alla sua presenza che ora sento di aver perso un pezzo di me. Se non avessi fatto quello stupido errore, stasera mi sarei aspettata dei complimenti da lui, e non dalla mia amica. Purtroppo, le cose sono andate così.
“Non perdere mai la speranza.” dice Amy, con tono dolce “Dopotutto se non hai quella, che senso ha vivere?”
“E tu l’hai perduta?” faccio io, riferendomi alla sua storia con Sonic.
Lei mi fissa e, lentamente, scuote la testa.
Cammino verso di lei e la stringo forte a me. Lei ricambia l’abbraccio. 
“Allora andiamo giù e facciamogli vedere chi siamo” concludo io, passandole un braccio sulle spalle. Insieme, ci avviamo fuori dalla porta, verso il giardino.
 




 
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“Ecco qua, Vector.” dico, dando al coccodrillo le canzoni scaricate.
“Grazie mille, Rouge!” mi ringrazia lui. Le inserisce nel suo portatile e, subito dopo, tutt’intorno a noi la musica comincia a diffondersi  forte, vivace e scoppiettante. Mi viene subito voglia di ballare, ma da sola non farei una gran bella figura, quindi preferisco aspettare un po’.
Vedo Sonic accanto al buffet che si prende un chilidog, nervoso, e si guarda costantemente attorno. Porta una camicia azzurra chiara e dei pantaloni beige. Devo ammettere è sexy.
Mi rivolgo a Vector “Mi raccomando: quando ti do il segnale, fai partire quella canzone”.
“Certo, conta pure su di me” risponde lui, con il pollice alzato.
Dopodiché mi avvio verso il porcospino blu, afferro un piattino e ci metto sopra delle lasagne e due involtini primavera.
“Le hai trovate?!” gli sussurro nell’orecchio.
“Sì.” sibila lui, di rimando “Ho avuto fortuna, erano le ultime rimaste”.
“Grazie al cielo” sospiro, sollevata. Ogni piccolo particolare del mio piano era importante e curato, e se solo un minimo dettaglio fosse stato trascurato, tutto quanto il programma sarebbe saltato.
“Eccola che arriva. Quando senti la canzone sai cosa fare. In bocca al lupo!”
“Crepi il lupo..” borbotta Sonic, bevendo un bicchiere di soda.
Vedo Amy uscire dalla porta di ingresso. Tutti si voltano a guardarla e rimangono stupiti dalla sua bellezza. Gli occhi di Sonic si dilatano dallo stupore.
“Wow..” bisbiglia Tails “Amy è bellissima stasera!”
“Lo è davvero. Dico bene, Shadow?” conferma Espio.
Shadow non dice nulla, ma dalla faccia incredula che ha fatto, deduco che abbia pensato la stessa identica cosa. Anche lui non sta male, vestito con giacca di pelle e jeans neri.
Amy, capendo che tutti la stanno guardando, pensa bene di andarsi velocemente a sedere sul dondolo all’angolo sinistro del giardino. Vedo Sonic fissarla mentre passa.
Spero proprio che la cosa vada come previsto.
 
 


 

 
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Sono le undici e mezza di sera, e la festa si è finalmente scaldata. Adesso sono partite delle canzoni da discoteca spacca timpani che sono un invito obbligatorio a ballare, perciò mi posiziono al centro della pista e comincio a muovermi. Fortunatamente, sia Vector che Espio, mi seguono e ballano.
“Shadow, Tails, venite anche voi!” urlo, invitandoli con la mano.
Shadow fa di no col capo velocemente e, per cambiare discorso, chiede ad alta voce a Tails: “Come procedono le armi?”
“Perfettamente! Le ho finite, e le ho rimesse nel borsone. Domani vi mostrerò come usarle! Adesso scusa, ma vado a divertirmi un po’!” strilla Tails, per sovrastare il forte rumore della musica.
Shadow rimane su un lato da solo. Mi pare di vederlo indeciso, non sa se unirsi a noi o meno. Allora mi dirigo verso di lui e lo prendo per un braccio, trascinandolo con me.
“Ma che stai facendo?!” protesta, indignato.
“Lasciati andare, per una volta!” sbraito.
Lui serra i pugni, combattendo con se stesso. Sono preparata a vederlo sfrecciare via, ma poi comincia a ballare, con sorpresa mia e di tutti i nostri amici. Gli sorrido, e lui ricambia il sorriso. Un po’ di spensieratezza è proprio quello che ci vuole di questi tempi, e sono felice di vedere sciogliersi anche il più rigido dei rigidi.
Quando mi accorgo che Vector si sta avviando verso le casse, gli faccio il segno dell’okay con la mano. Il coccodrillo, con precisione ineguagliabile, fa partire la canzone prescelta, ‘Love me like you do’.
Capisco che Sonic ha inteso che è il momento che agisca in quanto si drizza in piedi velocemente e va subito dietro la casa, a prendere ciò di cui avevamo parlato.
Io, che ormai ballo da circa venti minuti senza mai fermarmi, comincio a sudare. Non posso permettere che il mio vestito o il mio trucco si rovinino, quindi mi avvio dentro casa per darmi una sistemata.
Vado verso la mia stanza e afferro un asciugamano pulito, tamponandomi il petto e la schiena. Almeno spero di aver bruciato un po’ delle calorie che ho preso in questo periodo!
Quando scendo le scale, però, sento un rumore provenire dal salone buio pesto.
Sonic mi aveva detto di aver nascosto tutto sul retro della casa. Ma allora come può trovarsi nella sala, adesso? Ho capito. Probabilmente è Shadow che, già stanco di ballare, ha deciso di riposarsi un po’ in pace. Cercando di non fare rumore, col passo più felpato che una cacciatrice di tesori possa avere, accendo la luce.
Per poco non cado a terra dalla sorpresa.
Non è Sonic. E non è neanche Shadow.
“Knuckles?!”
Knuckles si volta verso di me e mi guarda con le sopracciglia inarcate.
“Siamo eleganti stasera, vedo” dice.
“Ma… che cosa.. ci fai qui?” domando, senza fiato e con una mano poggiata sul petto, sentendo il mio cuore che va a mille.
“C’è bisogno di chiederlo?” sbuffa lui, ironico “Sono tornato.”

 
 
 
 

 

 
 
AMY
 

 
 
 
 
 



Sono davvero grata a Rouge per avermi concesso di essere la sua cavia di moda e bellezza. Stasera quando mi sono guardata allo specchio non ho visto la ragazzina con l’espressione dura, il viso da bambina e il corpo magro che avevo. Ho osservato una donna, con lo sguardo fiero e luminoso, con le curve che tempo fa odiavo e che non avrei mai voluto avere.
Sono diventata grande. Ci sono arrivata. E sono orgogliosa di me, per questo.
Ora mi trovo sul dondolo ed ho appena finito di mangiare un chilidog accompagnato da una fetta di torta alla panna. Penso a Knuckles e ridacchio, mangiando l’ultimo boccone di quest’ultima, ricordando quando quest’estate si era trasformato in ‘Knuckles-faccia-di-panna’.
È passato molto tempo da allora. Tante cose sono cambiate. Primo tra tutti, il mio rapporto con Sonic, con cui non parlo da due giorni interi.
Sospiro nostalgica, mentre guardo tutti gli altri ballare. Sonic mi fissa da quasi un’ora, ma non si decide a parlarmi né a farmi intendere che vuole avere a che fare con me. Sembra teso come una corda di violino.
Poi, sento Vector mettere una musica più lenta di quelle che erano state inserite fino ad ora, esattamente la mia preferita: ‘Love me like you do’.


Chiudo gli occhi e sorrido. Ogni volta che la sento alla radio o in tv mi fa pensare alla mia storia d’amore con Sonic, e comincio a sognare come una stupida ragazzina.
Quando riapro le palpebre, vedo il riccio blu dirigersi lesto verso il retro della casa. Per un attimo ho pensato di alzarmi e andare da lui, dirgli che voglio che tutto torni come prima. Come non detto. Forse si è stancato di aspettare. Forse avrei dovuto muovermi prima.
Improvvisamente, ritorna a passo svelto camminando verso di me con le braccia dietro la schiena.
Sento le pareti del mio stomaco che si stringono. Si ferma di fronte a me.
“’Sera, Amy”
“Buonasera..” saluto, maledicendo la mia voce debole.
“Queste sono per te” dice, porgendomi un grosso mazzo di rose di un lilla chiarissimo. Le mie preferite. Proprio come quella che mi diede anni e anni fa, quando credevo che non l’avrei mai più rivisto. Non le trovai più dopo quella volta, erano rarissime.
Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi, ma le rimando indietro.
Prendo le rose “Sono… bellissime, Sonic”.
Lui mi sorride e mi prende una mano “Vuoi ballare?”
Annuisco, mentre Tails mi prende le rose di mano e le mette in un vaso sul tavolo del buffet, guardandoci con sguardo eloquente, facendo arrossire sia me che Sonic.
Lentamente, Sonic mi posa le mani sui fianchi, mentre io gliele appoggio sulle spalle.
“Sei spettacolare, Amy.” ammette.
“Mh, devo ammettere che anche tu non sei male” scherzo.
Lui ride, facendomi sentire le farfalle nell’addome.
“Mi sei mancata, lo sai? Mi dispiace tantissimo per tutto quello che è successo. Hai fatto bene ad avercela con me, sono stato un totale coglione, dall’inizio alla fine. Io ti amo, Amy, e non farei mai niente che possa fare del male al mio angelo.”
Scelgo con cura le parole da dire “Tempo fa pensavo che tutto questo non sarebbe mai stato possibile.. mettermi insieme a te, baciarti, prendere in considerazione l’idea di essere una coppia. Quando mi hai scelta, quando hai deciso che mi volevi, mi sono sentita la persona più soddisfatta del mondo intero. Lo sono da allora, lo sono sempre stata. Con te, Sonic, lo sarò per sempre. Tu sei tutta la mia vita, e io ti amo da sempre. Non lascerò mai che una lite ci divida, sappilo.”
“Quindi.. è tutto a posto?” chiede lui “Tra noi due, intendo”
“È tutto perfetto. Come sempre” concludo.
Lui, con espressione felice e rasserenata, avvicina il suo volto al mio e mi bacia. So bene che intorno a noi ci sono i nostri amici che ci stanno fissando contenti, ma non me ne importa niente. Io mi lascio trasportare, mostrandogli quanto la sua mancanza si è manifestata in me.
Poi, quando ci stacchiamo, ci fissiamo con un sorrisetto, e tutti esplodono in un applauso e fischi. Ora lo so, so che cosa voglio. So che nessuna ‘sensazione’ potrà mai impedire che io dimostri a Sonic ciò che provo per lui. Lo prendo per mano e lo porto dentro casa.
Saliamo le scale in silenzio, fino ad arrivare in camera mia, chiudendoci la porta alle spalle.
Poi, ricominciamo a baciarci, mentre il suono della mia canzone preferita arriva soffocato anche fino a lassù.
Lo guardo, e vedo che è consapevole del mio desiderio.
“Amy.. sei sicura? Io non ho nessun brutto presentimento ora, ma se hai paura possiamo aspettare quanto vuoi..” lo blocco mettendogli una mano sulle labbra.
“Sono pronta” confermo io.
Senza smettere di guardarmi, comincia a sbottonarsi la camicia e la getta a terra. Poi fa la stessa cosa con i pantaloni. Inutile dire che sento il mio cuore scoppiare nel petto. Cerco di non farci troppo caso, raccolgo il coraggio e mi apro la zip del vestito, lasciando che mi scivoli giù, come un liscio mantello d’acqua sulla pelle.
“Sei fantastica” bisbiglia lui, osservandomi.
Faccio un respiro profondo, e ricominciamo a baciarci, procedendo verso il letto.
Quando ci sdraiamo mi rendo conto che non posso più tornare indietro, ma le sue carezze, i suoi baci, mi fanno sparire quella voglia di scappare che caratterizzava questi momenti. È quello che voglio. È arrivato il momento.
Prima di toglierci gli ultimi indumenti, mi chiede “Posso?”, cosa che mi fa sorridere, nervosa. E io annuisco.
Siamo una cosa sola, complementare. Lo amo da morire e niente cambierà mai questa cosa. Né in questo momento, né stasera, né mai.
 
 
 
 

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Mentre Sonic, coperto dal mio piumone, dorme beato con la testa sul cuscino, io osservo i vestiti sparsi sul pavimento. Piego in su gli angoli della bocca ripensando a ciò che è appena successo. La notte più bella di tutta la mia vita. Ho sempre avuto paura di non esserne all’altezza, che lui non mi avrebbe mai accettata. Ma ho sempre saputo che avremmo avuto un futuro, io e lui, prima o poi, fin da quando lui non voleva saperne niente di me. Non perdendo mai la speranza ce l’ho fatta. Chi l’avrebbe mai detto, eh?
Mi addormento abbracciata a Sonic, sentendomi finalmente voluta, amata, ma soprattutto, felice.

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Capitolo 10
*** Capitolo DIECI ***


TAILS
 

 
 
 
 
Non ci riesco. Non riesco a raggiungere gli altri. Proprio non ce la faccio. Sento che un grande peso sta per crollarmi addosso. Guardo verso l’alto e vedo che un muro sta per schiacciare tutti i miei amici, e io non posso fare niente per salvarli, perché non riesco a muovermi. Non posso. Il muro cede, i miei amici gridano, e urlo anche io.
Mi sveglio di soprassalto nel mio letto, tremando e con il fiatone. Era solo un terribile incubo. Accidenti alla mia golosità! Tutta quella torta e quei chilidog mi hanno dato alla testa.
Sbadiglio e mi gratto la schiena, nel buio della mia stanza. Mi alzo e vado ad aprire le persiane. È una bella giornata, e nonostante il freddo pungente, il sole splende alto sul mare.
Come sono arrivato qui? Ricordo solo di essermi addormentato sulla panchina, stanco morto dopo una nottata di ballo sfrenato, grida e divertimento.
Ma chi mi ha portato qui a letto? Chiunque sia stato, provo una tremenda vergogna. Osservo il giardino dalla mia finestra e noto che è perfettamente pulito: niente più luci, niente più cibo o banchetti. Il prato è stato sgomberato dal lungo tavolo, dalle casse per la musica e dal gigantesco stereo di Vector.
Assonnato, vado giù con passo pesante, e noto di non essere il primo a farlo. Shadow, che sembra stanco tanto quanto me, Rouge, Espio, Vector, Cream e Charmy, escono lentamente dalle loro stanze dopo di me.
“Buongiorno a tutti!” esclama Cream, dolcemente, lisciando con le mani il suo pigiama giallo.
“Che cosa ha detto la piccoletta?” chiede Vector a Espio.
“Non lo so, con tutta quella musica credo di essere rimasto sordo” risponde il camaleonte, massaggiandosi le orecchie.
“Vedo che qualcuno si è scatenato molto” commento guardando Shadow.
“Mh” sbuffa lui, incrociando le braccia.
“Oh, andiamo, Shadow, non dirmi che non ti sei divertito!” dice Rouge, con un sorriso enorme.
“Può essere” conclude il riccio nero, scendendo le scale.
Mentre ci avviamo tutti in cucina, faccio caso al fatto che Rouge pare eccessivamente contenta.
“Mi spieghi cos’hai da sorridere tanto?” le domando.
“Lo vedrai.” mormora lei, mordendosi un labbro per smetterla di sorridere.
Giro l’angolo per entrare. Ciascuno si ferma, fissando la tavola già imbandita per la colazione.
Niente di particolare, ma c’erano dolci appena sfornati presi da una pasticceria che si trova dall’altra parte della città, tazze di latte e caffè, e bicchieri di succo di frutta.
“Ma chi..?” fa Espio, stupito come tutti gli altri.
“Sedetevi e mangiate, non ho fatto mica tutta questa fatica per nulla!” ordina una voce familiare dal lato della stanza. Ora capisco perché Rouge era così eccitata.
Knuckles ci viene incontro ridacchiando “Bella festa avete dato. Peccato che sia toccato a me pulire.”
“Knuckles!” grido, e senza resistere gli corro incontro per abbracciarlo. Lui, ovviamente, mi blocca prima che io lo faccia. Allora continuo a parlare “Ma quando sei tornato?”
Lui si appoggia al bancone con le braccia “Ieri sera, mentre tutti voi ballavate come psicopatici appena evasi da un centro di igiene mentale. E ti ho dovuto portare anche a letto.”
“Signor Knuckles, ci sei mancato così tanto!” esulta Cream, con le lacrime agli occhi dalla felicità.
L’echidna alza gli occhi al cielo, burbero, ma sulla sua bocca vedo l’ombra di un sorriso.
“Grazie per aver pulito tutto al posto nostro, baby” lo ringrazia Rouge, mettendosi seduta al tavolo.
Knuckles non risponde, si stringe nelle spalle e si gira dall’altra parte. Fin troppi ringraziamenti lo mettono a disagio, ormai lo conosco bene.
“Che bello, ci hai comprato i dolci?! Knuckles, sei stato davvero gentile” grida Charmy, svolazzando per la stanza.
“Oh adesso fatela finita. Mi farete venire il diabete con i vostri dementi commenti zuccherosi. Mangiate tutto ora o giuro che butterò tutto il cibo nel cesso e tirerò l’acqua!” ruggisce lui, puntando il dito contro di noi, che scoppiamo a ridere.
Poi lo fa anche lui, e si mette a sedere con noi. I pasticcini sono incredibilmente buoni, e finalmente si sente di nuovo quell’atmosfera felice che era venuta a mancare da diversi giorni.
Knuckles si infila in bocca un pasticcino alla crema, e, mentre mastica, domanda “Ma che fine hanno fatto Sonic ed Amy?”
Tutti rimaniamo in silenzio. Nessuno ne ha la più pallida idea.
“Ricordo che ieri sera” comincio io “Amy era seduta sul dondolo”.
“Poi Sonic è corso dietro la casa a prendere il mazzo di rose quando tu, Rouge, mi hai chiesto di mettere quella canzone” continua Vector.
“Io ho visto Amy e Sonic entrare in casa da soli a un certo pu…” sta per dire Shadow, ma si blocca quando Rouge lo guarda con occhi spalancati, indica Cream e Charmy che stanno mangiando, e posandosi l’indice sulle labbra gli fa cenno di stare zitto.
“Marmocchi” dice lei prendendo un vaso vuoto e porgendolo ai due bambini “perché non raccogliete delle margherite e lo riempite?”
“Oooooh sì!” fa Cream, prendendolo e precipitandosi fuori.
“Ma io non ho voglia!” protesta Charmy.
“Sei un ape, non è vero, Charmy? ALLORA VAI SUI FIORI!” tuona Rouge, in tono autoritario.
“Signorsì signora!” obbedisce Charmy, volando fuori con la coniglietta.
“Accidenti, perché hai dovuto mandarli via così?” chiede Vector, incerto.
La risposta arriva subito dopo. Sonic ed Amy varcano la porta della cucina insieme, con sguardo imbarazzato. La faccia di entrambi si colora di rosso. Non sarà che…? Oh santo Eggman! Non ci posso credere! Un sorriso a trentadue denti si apre sulla mia faccia e sono pronto ad esplodere di gioia, ma Sonic me lo impedisce.
“Knuckles! Sei qui!” afferma, spalancando la bocca.
“..E si ricomincia.” sbotta Knuckles, sbattendosi una mano sulla fronte.

 
 
 
 
 
 
 
 
SHADOW
 
 
 
 
 
 
 
Questo pomeriggio, Tails ci ha convocati tutti nel garage di nuovo per mostrarci come utilizzare le armi, in caso di necessità.
Mentre mi incammino verso il luogo del ritrovo, incontro Knuckles che affila i suoi coltelli. Accanto a lui c’è Rouge.
Lentamente, cerco di filarmela senza farmi sentire. Purtroppo, non ci riesco.
“Shadow!” mi chiama Rouge “Vieni qui”
Vieni qui’ ? Con Knuckles lì? Ma è fuori di testa?
Senza fare nessun movimento brusco, mi avvicino.
“Stavo dicendo a Knuckles che durante la sua assenza non ci sono stati altri avvistamenti” spiega lei, mentre lui continua a fare il suo lavoro.
“Sì, nessuna strana apparizione.” confermo io.
“Bene, meno rompipalle intorno, meglio è.” borbotta l’echidna, scoccandoci un’occhiata a entrambi. Ho colto la battuta, ma non mi azzardo a ridere. Rimango basito, però, quando vedo che Rouge lo fa tranquillamente davanti a lui. Ride di cuore, senza fermarsi per diversi secondi.
“Ma come? Non la uccidi perché ride?” la domanda mi esce spontaneamente dalla bocca.
Knuckles mi guarda alzando un sopracciglio “No. Non la uccido.”
Rouge mi posa una mano sulla spalla, cosa che mi fa venir voglia di filarmela, specialmente con lui che ha un mazzo di coltelli a disposizione “Abbiamo raggiunto una tregua, io e Knuckles. Siamo semplicemente amici. Tranquillo.”
“Mh” rispondo. Questo mi fa sentire meglio, ma non credo neanche un po’ alle parole della pipistrella. Magari da parte dell’echidna sono solo amici, ma vedo fin troppo bene gli sguardi che lei gli lancia quando lui non se ne accorge. A ogni suo muscolo che guizza, gli occhi di lei diventano a forma di cuore.
“Fatto.” dichiara Knuckles, prendendo i lustri coltelli “Andiamo da Tails.”
Insieme, ci avviamo nel garage. La vista di noi tre assieme deve essere piuttosto strana, perché quando arriviamo, tutti i presenti si voltano a guardarci con tanto d’occhi.
“Tranquilli” li rassicura Knuckles “Non ho fatto fuori la puttanella. E neanche Rouge.”
Mi metto a ridere prima di tutti, non riesco proprio a trattenermi. Tutti mi seguono a ruota. Sono contento di vedere che i rancori stanno sparendo piano piano, e che la mia paura di essere odiato era veramente inutile. Dopo aver ballato con loro alla festa, mi sento ancora più unito, più parte del gruppo.
“Ecco qua.” esordisce Tails, prendendo il borsone, aprendolo, e mettendo le armi in fila “Queste sono le armi geneticamente modificate. Come potete ben vedere, ce ne sono di più grandi e di più piccole, ma ho già preso in considerazione qual è la più adatta a voi”
“Io voglio quella.” fa Knuckles, puntando il dito contro una pistola piuttosto grossa.
Tails sorride “Perfetto, è proprio quella che avevo pensato per te”. Gliela porge, e l’echidna se la passa tra le mani, guardandola con ammirazione.
“È tanta roba!” commenta annuendo e sorridendo “Come funziona?”
“Adesso è nella modalità regolare. La puoi usare sugli esseri viventi come una normale pistola che sparerà comuni proiettili. Invece, accanto al cane ho posizionato un piccolo pulsante rosso, che permetterà di trasformarla in un’arma geneticamente modificata.” spiega Tails.
Knuckles preme il pulsante. L’arma comincia a fremere e ad emettere un rumore stridulo e tecnologico. Il metallo esterno assume un colore verde acido. La forma, tuttavia, rimane invariata.
“Adesso, puoi ferire soltanto i robot. Dimostrazione, prego!” esclama Tails, mettendosi davanti al mirino della pistola.
“Voglio provare con Sonic” afferma Knuckles, con un ghigno.
Sonic spalanca gli occhi e deglutisce “Oh, andiamo.. amico..”
“Non c’è pericolo, vero, Tails?” chiede Knuckles, senza smettere di guardare Sonic.
“Assolutamente nessuno” risponde la volpe.
Sonic, accanto allo sguardo di un’allarmata Amy, fa qualche passo avanti e si posiziona davanti a Knuckles. Posso sentire il mio cuore che accelera i battiti, dopotutto è il mio gemello.
Knuckles gli punta l’arma contro. Sonic stringe gli occhi, e poi l’echidna preme il grilletto.
“MI DISPIACE DI AVERTI ACCUSATO, SONO STATO UN CRETINO!” urla il riccio blu, con gli occhi serrati.
Rimango senza parole, e così tutti gli altri. Sonic è trafitto da un lungo fulmine arancione, ma a quanto pare, non gli procura alcun dolore. Non funziona sugli esseri viventi. Tails aveva ragione.
Mi rendo conto che sto trattenendo il respiro, perciò ricomincio a respirare normalmente. Knuckles scoppia a ridere e abbassa la pistola. Sonic, sentendo la risata, apre gli occhi.
“Ma che diavolo hai da ridere? Avresti potuto uccidermi!” strilla.
“Ma figurati!” dice l’altro “Io mi fido di Tails, e volevo solo divertirmi un po’. So che sei dispiaciuto. La tua cazzo di faccia spaventata rimarrà impressa nella mia mente per sempre” e ricomincia a piegarsi in due dalle risate, contagiando anche Sonic.
Subito dopo, ciascuno va a prendere l’arma assegnata. Io ho una mitraglietta molto maneggevole. Vector ha un fucile dall’aria molto pesante, Espio ne ha uno simile ma in miniatura, Rouge ed Amy hanno una pistola piccola, ma dall’aria letale e Sonic ha una carabina.
Senza esitare un attimo, ricordandomi di premere il pulsante per trasformare l’arma in geneticamente modificata, comincio a fare pratica.
 
 
 

 
 
 
SONIC
 
 
 
 
 
 
Finito l’allenamento, aiutiamo Tails a rimettere tutte le armi nel borsone.
“Ma le lasciamo qui? Non vi sembrano un po’ incustodite?” chiede Tails, insicuro.
“Possiamo portarle in una delle camere, magari.” suggerisce Rouge.
“Che ne dite della mia?” propone Vector “Non c’è niente di meglio per un bravo detective di trasformare la propria stanza in un laboratorio di investigazioni e armamenti”
Tutti annuiamo. Perciò il coccodrillo afferra la borsa, e con estrema facilità lo solleva, portandolo di sopra.
Sono felice di essermi scusato con Knuckles, sebbene mi sia costato una bella figuraccia davanti a tutti, ma almeno mi sono tolto un peso, e sono veramente sollevato dal fatto che lui sia tornato. Amy mi sta aspettando in giardino con gli altri, quindi mi avvio verso di loro.
“Che ore sono?” chiede lei.
Tails controlla l’ora “Mancano cinque minuti alle cinque”.
“Ancora?” si stupisce Rouge “Pensavo ormai mancasse poco alla cena”
“Hey Cream, facciamo a chi arriva prima a toccare l’acqua del mare e ritorno?” dice Charmy, gonfiando il petto.
“Tanto vincerò io!” ribatte la coniglietta, cominciando a sbattere le orecchie per volare velocemente.
Non voglio che succeda qualcosa di brutto come l’altra volta al falò, visto che lo strano presentimento torna a riempirmi l’anima. Perciò io, Tails ed Amy andiamo con loro.
Ci sediamo sulla spiaggia, mentre i due ragazzini si rincorrono, ridendo come matti.
“Però.. devo dire che il tramonto mi ha sempre affascinato” fa Tails, ammirando il cielo pomeridiano che si tinge di sfumature di rosso, giallo e arancione.
“Come siamo sentimentali” scherzo, ridacchiando e prendendo la mano di Amy, intrecciando le mie dita alle sue. È così naturale per me adesso toccarla o sfiorarla, che la amo sempre di più ogni volta che lo faccio.
“Dico davvero. Io credo che non ne avrò mai abbastanza” continua il mio migliore amico.
“A che ti riferisci?” chiede Amy, guardandolo.
“A tutto questo. Alla mia vita e a voi che la rendete la migliore che si possa desiderare” confessa.
Sono profondamente colpito. Ho sempre saputo che Tails è sensibile, ma non pensavo fino a questo punto. Anche Amy sembra commossa.
“Wow, Tails..” è tutto ciò che riesco a dire.
“Lo stesso vale per noi, sai?” dichiara Amy, fissando il sole “Se non fosse stato per te, non avremmo mai trascorso quell’estate straordinaria. Non avrei mai potuto avere l’opportunità di fare colpo su Sonic, e non saremmo qui a fare questo discorso, adesso. Tu sei sempre stato disponibile per noi, Tails, il migliore amico genio che tutti vorrebbero avere.”
Tails non resiste e ci abbraccia entrambi. Non ho detto nulla, ma credo che lui sappia già tutto ciò che penso, senza il bisogno di esprimere a parole.
“Scusate, ma certe volte esce fuori questo lato di me un po’ femminuccia..” ammette, ridacchiando.
“Tutti abbiamo un lato femminuccia” sbuffo io.
“Attenti a quello che dite, voi due!” ci ammonisce Amy, sorridendo.
È una splendida giornata. Una di quelle che cominciano bene, e speri che finiscano alla grande. Poi, però, sento la mano di Amy che stringe la mia sempre più forte. La osservo, e vedo che ha gli occhi verde chiaro puntati verso il cielo e le sopracciglia aggrottate.
“Ma che cosa..?!” sibila Tails, al mio fianco.
Non appena guardo verso l’alto, capisco che cosa c’è che non va.
“CREAM, CHARMY! CORRETE VIA!” grido a pieni polmoni. I due piccoli urlano e scappano dentro il cancello il più velocemente possibile. Io, Amy e Tails ci alziamo e ci fiondiamo dentro.
Cinquanta, cento, duecento robot come quello che Amy ha messo K.O., stanno volando circondati da una luce gialla, diretti inequivocabilmente verso Casa della Quercia.
 
 
 
 


 
 
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Rouge esce dalla porta di ingresso seguita da Vector. Shadow, Espio e Knuckles, che erano già in giardino, ci corrono incontro.
“Che cazzo sta succedendo?!” domanda Knuckles.
“GLI SCHELETRI- ROBOT. STANNO ARRIVANDO.” strillo io. Non riesco neanche a credere a ciò che sto dicendo.
“CHE COSA?!” ruggisce Shadow.
“Oh santo cielo, che cosa facciamo?” chiede Rouge, disperata, mettendosi una mano sulla bocca.
Non faccio in tempo a rispondere che sento un’esplosione e la quercia di fronte alla casa crolla proprio accanto a noi. Gli scheletri- robot cominciano ad atterrare e a tramutare la loro luce gialla in rossa: chip del combattimento.
“DANNAZIONE!” urla Vector “Le armi! Devo andare a prenderle in camera mia!”
Tutti cominciamo a correre da ogni parte per sfuggire ai robot, che sparano fulmini dagli occhi e distruggono tutto ciò che trovano davanti. Vedo Knuckles cominciare a lanciare coltelli e a combattere a mani nude. Shadow corre dall’altra parte del giardino insieme a Tails, che cerca di sfuggire ai robot volando.
Io tengo sempre Amy per mano, e lei ha già afferrato il suo Martello.
I robot piombano ovunque, e un altro scoppio fa crollare tutta la parte destra della casa.
“Oh merda, Vector è ancora dentro! E Charmy? Dov’è Charmy?!” ulula Espio.
L’ape esce fuori velocemente da un lato della Casa, con un taglio sanguinante sulla guancia e viene verso di noi, con il fiatone, indicando il lato est della casa.
“Cream… è in pericolo.. è in trappola”.
Un robot viene verso di noi, e mi colpisce dritto sulla schiena, facendomi rotolare a terra, malconcio. Poi si dirige verso Amy.
Io mi alzo velocemente e lo spingo con tutta la forza che ho verso il recinto, dove va a sbattere. Quindi afferro Amy e insieme scappiamo verso la parte diroccata della casa. C’è un intercapedine libero dove ci si può nascondere senza farsi vedere. Ce la spingo dentro.
“Riparati qui, nasconditi.”
“Sonic, sei pazzo?!” grida lei, sconvolta “Non se ne parla, io voglio aiutare gli altri!”
“NO. Amy, resta qui. Gli altri li aiuterò io. Quando mi sarò assicurato che tutti sono al sicuro tornerò” le giuro, cercando di ignorare la spalla dolorante.
Lei ha lo sguardo incerto, le costa molto obbedire alla mia richiesta.
“Ti prego, ti amo. Rimani qui.” la scongiuro.
Lei mi guarda sotto shock e annuisce. La fisso intensamente e la bacio, infinitamente grato per la sua collaborazione. Dopodiché scatto verso il punto indicatomi da Charmy.
Chiamo Cream con tutta la voce che ho, ma non sento nessuna risposta. Ma all’improvviso, sotto il frastuono del crollo dei muri, riesco a sentire una piccola vocina.
“Signor Sonic!”
Mi chino e con orrore mi accorgo che, in fondo a un tunnel di macerie di quello che poco fa era il soggiorno, c’è la piccola coniglietta spaventata.
“Cream vieni verso di me! Sbrigati! Sta per crollare tutto!” la incito.
Lei fa un passetto avanti, ma le rovine cominciano a sussultare e lei, ancora più impaurita, strilla e piange.
“VELOCE, CREAM!” insisto. Se dovesse morire lì sotto non me lo perdonerei mai.
Lei si decide a correre verso di me e a volare e, mentre tutto inizia a crollare, io la prendo tra le mie braccia e mi butto all’indietro. Siamo salvi.
Quando apro gli occhi, lontano da me metto a fuoco Tails con la gamba intrappolata sotto a un albero, mentre Shadow sta per essere schiacciato da una parete che cade. Provo ad alzarmi per andarli a salvare, ma vedo (sospirando di sollievo) Vector con il borsone delle armi e Charmy trascinare Shadow via da lì in tempo e, insieme, sollevare l’albero e prendere Tails a braccetto. Poi tutti loro scappano via verso la spiaggia, lontani dalle mire dei robot. Sono intontito e mi gira la testa, quando una mano mi si posa sulla spalla ridotta male. Grido di dolore, mentre ho ancora in braccio Cream, pronto a vedere un robot farci fuori entrambi con una saetta.
Ma davanti a me si presenta Espio con un occhio tumefatto, e, al suo fianco, Rouge con un taglio sul labbro e le nocche scorticate. Metto giù Cream, e Rouge la prende per mano.
“Dobbiamo.. dobbiamo tornare indietro.. Amy..” mormoro.
Tutti e quattro torniamo vicino al posto in cui avevo detto ad Amy di nascondersi. Sento il cuore cadermi verso il basso quando mi accorgo che il riparo è completamente distrutto, e di Amy non c’è traccia. Invoco il suo nome, cerco di spostare le macerie, ma niente. Non riesco a trovarla. Quando il fulmine lanciato da un robot passa vicinissimo al mio braccio, Rouge strilla:
“Sonic, andiamo! Amy non è qui!” e, contro la mia volontà, trascinandomi a tutta forza verso il recinto aperto, io, Espio, Rouge e Cream, scappiamo verso la città.

 
 
 
 
 
 
 
 
KNUCKLES
 
 
 



 
 
 
Ne ho visti di disastri, ma questo li batte tutti. Per la prima volta non so ragionare, riesco solo a sentire l’adrenalina che mi scorre nelle vene impadronirsi di me. Comincio a combattere contro i robot con i coltelli, calci e pugni, anche se so che non basterà.
Infatti quei figli di puttana sono bravi il triplo di me ad attaccare e, e se non sapessi correre, sarei già morto e sepolto, ormai.
Tutti gli alberi sono spezzati, il recinto è stato buttato giù, la casa è distrutta.
Di Casa della Quercia non rimane che un ammasso scomposto di rovine, fiamme e frantumi.
Intorno a me non c’è più nessuno. Del mio gruppo sono tutti spariti. Morti, per quanto ne so. Sono solo. Solo come un cane bastonato in mezzo a questa merda.
I robot cominciano a diradarsi, a camminare verso la foresta dietro la casa, verso la città e la spiaggia. Hanno compiuto il loro compito, rovinare tutto. Tutti. E io sono rimasto qui, a guardare questo disastro. Non ci sono più grida, né esplosioni. 
C’è solo il rumore delle mura rimaste in piedi che cedono e si uniscono alla distruzione.
Mentre comincio a rendermi conto di quello che è successo, sento dei passi alle mie spalle. Quando mi giro, Amy mi sta correndo incontro, disperata.
“Stavo cercando Sonic, mi aveva detto di restare al riparo, ma poi un robot ha abbattuto tutto!” strepita.
Non c’è più la minima possibilità di trovare qualcuno. Possiamo fare solo una cosa.
“Dobbiamo andarcene, Amy. Dobbiamo scappare via.” annuncio. Lei mi guarda spaventata e devastata.
Insieme, cominciamo a correre verso la foresta, senza guardarci alle spalle un’altra volta. 

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Capitolo 11
*** Capitolo UNDICI ***


AMY
 
 
 





 
 
 
Stiamo correndo da quanto? Ormai non lo so più neanche io.
Tutto ciò di cui riesco a rendermi conto è che quando siamo scappati il tramonto era appena cominciato. E adesso è notte. Notte fonda. E ancora non abbiamo smesso.
Le mie gambe si stanno muovendo automaticamente in avanti, in mezzo ad erbacce e sterpaglie, e i miei piedi quasi non poggiano sul terreno.
Non ho più fiato da ore, ma non ci penso neanche a fermarmi.
Knuckles mi sta davanti, ma dal suo fiatone capisco che è molto stanco. Non quanto me, però, visto che io non sono minimamente allenata.
I miei occhi passano in rassegna il territorio attorno a noi. Alberi. Siamo circondati soltanto da alberi che sembrano non finire più.
Poi, mentre corro, inciampo sull’enorme radice di un platano e cado a terra. Fortunatamente riesco a parare la caduta mettendo le mani davanti, ma quando vado a controllarle, i palmi sono entrambi pieni di graffi e tagli. Con le ultime forze che ho mi giro sulla schiena e guardo in alto. Knuckles sicuramente non mi ha sentito ed ha proseguito senza di me.
“Knu… Knuckles..” bisbiglio. Non ci riesco, le parole si soffocano nella mia gola. Ogni mio muscolo trema e respiro a scatti. Macchie nere cominciano ad apparire ai bordi del mio campo visivo, quando qualcuno mi tira su a sedere e appoggia la mia schiena all’albero.
La testa mi gira furiosamente, ma poi comincio a vederci di nuovo chiaro.
Knuckles è in ginocchio davanti a me e mi fissa, il volto sudato e affaticato.
“Sete” mormoro. Ogni cellula del mio corpo brama acqua. Non mi stupirei se cominciassi a vedere oasi, nei dintorni.
Lui non mi risponde. Sta osservando attentamente l’albero su cui sono poggiata. Poi si alza in piedi, si guarda intorno, e se ne va in una direzione alle mie spalle. Comincio a pensare che abbia deciso di abbandonarmi qui, in queste condizioni assurde. Ma capisco che non è così quando le sue mani mi prendono per un braccio e mi fanno alzare in piedi malconcia. Con l’altro braccio mi reggo al tronco del gigantesco albero.
Ho le gambe molli, e sento la bile salirmi in gola. Il suo sballottarmi qua e là non aiuta.
Poi mi fa sedere ancora e mi spinge in qualcosa di buio.
“Qui dentro” dice, infilandosi e accucciandosi accanto a me. Siamo nella cavità della corteccia del platano. Ma perché mai ci siamo ficcati qua dentro? Se vuole trovare una nuova casa, può aspirare a qualcosa di meglio.
Quando sto per chiedergli spiegazione, lui tira fuori uno dei suoi coltelli e mi fa cenno di tacere. Osservo la foresta dalla fessura e per poco con grido di spavento quando vedo passare velocemente una trentina di scheletri-robot circondati da un’aura azzurra. Corrono a una velocità incredibile. Ci stanno cercando.
Non oso muovermi, per la paura di essere sentita. Guardo Knuckles, che ha lo sguardo fisso sui robot e la posizione di un felino in agguato. Chiudo gli occhi e attendo che tutto finisca.
 
 
 



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Quando Knuckles mi scrolla la spalla con una mano, capisco che è il momento di uscire. Ho ripreso fiato, ma quando mi rimetto in piedi, il furioso capogiro non è finito.
“Ho bisogno di bere..  secondo te c’è un fiume da queste parti?” gli chiedo, mentre è girato di spalle.
“Sì.” risponde secco. E si avvia, a passo molto più lento rispetto a prima. Io lo seguo di nuovo. È tutto quello che posso fare. Lui vive in mezzo alla natura, perciò se ne intende molto più di me.
Dopo aver attraversato qualche ettaro di foresta, sento lo scorrere dell’acqua. Con le mie poche forze, mi fiondo lì, sulla riva di un piccolo canale che trasporta dell’acqua fresca. Bevo abbondantemente, mi bagno il volto, le braccia e le mani. Riprendo decisamente un po’ di vigore.
Quando mi volto vedo che anche lui sta bevendo, ma molto più composto, con le mani a coppa, quasi non volesse dare a vedere quanto è stremato.
Mi rimetto in piedi e lo raggiungo. È buio pesto e non voglio stare da sola. Non ora.
“Andiamo a cercare qualcosa da mangiare?” domando. In tutta risposta, mi getta un viscido e squamoso pesce morto in grembo. Deve averlo preso dal fiume mentre bevevo.
“Scusa, Knuckles” comincio di nuovo afferrando il pesce per la coda e rompendo l’assillante silenzio, mentre lui si sistema in mezzo agli alberi, poco lontano dal fiume “ma non potremmo andare in città? Lì è pieno di cibo decente. Potremmo anche chiedere aiuto in giro, non credi? Dobbiamo rifugiarci proprio nel bel mezzo del nulla? Perché non andare a Angel Island, per esempio?”
“Quei robot ci stanno cercando. Dove pensi che andrebbero prima? In luoghi che noi frequentiamo spesso: la città, la spiaggia, la periferia o anche Angel Island. Dobbiamo stare in posti in cui per loro è più complicato trovarci” spiega lui, guardando il cielo mentre parla.
“Quindi passeremo tutta la notte qui? E gli altri? Quando andremo a cercarli?” faccio troppe domande, lo so, ma non riesco a fermarle.
Knuckles fa schioccare le nocche e si sdraia a terra “Mangia il pesce. Buonanotte.”
Io rimango impassibile. Perché mi tratta così? Capisco che siamo nel bosco da svariate ore, ma non per questo dobbiamo comportarci come selvaggi.
“Non lo cuociamo nemmeno?” dico, maneggiando il pesce.
“Se vuoi essere avvistata e ammazzata da quei bastardi, fa pure” bofonchia lui in tono strascicato, poggiando le mani dietro la testa.
Cerco di trovare una pietra abbastanza appuntita (non mi va di chiedergli in prestito uno dei suoi coltelli) e apro la pancia del pesce, togliendo le interiora. Poi cerco di mangiare più carne possibile, lottando per non vomitare. Mi tappo le narici prima di mandare giù. È a dir poco disgustoso.
Getto via i resti e rabbrividisco, facendo una smorfia. Oggi pomeriggio non avrei mai pensato che mi sarei trovata a mangiare pesce crudo in mezzo alla foresta con Knuckles. E soprattutto che Casa della Quercia sarebbe andata distrutta in quella maniera, quando pochi minuti prima era tutto così sereno, tranquillo.
Un pensiero tra tanti mi sfiora la mente mentre mi sdraio. Sonic. Dove sarà finito? Mi torna in testa ancora il suo volto disperato che mi chiede di restare al riparo, e che sarebbe tornato a prendermi una volta messi in salvo gli altri. Sono certa che è davvero tornato a cercarmi. Ne sono convinta. Ma io non c’ero. Ci siamo persi di vista. Non solo io e lui. Abbiamo perso di vista tutti quanti i nostri amici. Rouge, Tails, Shadow, Vector, Espio, Cream, Charmy. Chissà dove saranno scappati?
Perché tutto questo è successo? Perché a noi?
Sento le lacrime pungermi gli occhi, e le asciugo velocemente.
Il gelo invernale comincia a calare su di noi. Addosso ho un misero cardigan grigio e dei jeans. Adesso rabbrividisco per il freddo pungente che mi stringe le tempie, e nuvolette di vapore escono a fiotti dalla mia bocca. I denti iniziano a battermi forte e il respiro diventa corto. Provo a chiudere gli occhi per dormire, sperando con tutto il cuore di non soccombere assiderata.
Improvvisamente, sento qualcosa di pesante calare su di me. Apro gli occhi. Un giubbotto è stato adagiato sopra al mio corpo. Quando mi giro a destra, vedo Knuckles seduto su un ciocco caduto, vestito sopra solo da una misera canotta bianca, con le braccia muscolose scoperte.
“Spiegami come faccio a dormire con te che fai un casino dell’altro mondo? Faccio la guardia. Con i tuoi istinti di sopravvivenza moriremmo prima di riuscire a dire ‘cazzo’.” Dichiara con tono sgarbato.
Le sono grata per il gesto, infatti comincio a sentire un lieve tepore, ma ancora non capisco il suo comportamento così rude. Per il momento ho troppi pensieri in testa e decido di non pensarci. Pregando che il mio Sonic e tutti gli altri stiano bene, crollo in un sonno profondo in meno di due minuti.
 
 
 


 
 
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“Alzati, sbrigati.”
 
Mi sveglio di botto dal sonno, e mi strofino gli occhi. Quando mi tiro su, vedo che tra le foglie filtra una luce bianca. Deve essere una giornata nuvolosa. Knuckles sta sistemando i coltelli nei pantaloni.
“Buongiorno anche a te” sussurro, ironica. Poi, porgendogli la giacca, aggiungo “Grazie mille per questa”.
“Stanotte non ci sono stati avvistamenti. Comunque è meglio non restare in un posto per troppo tempo, o potrebbero scovarci.” replica lui, ignorando il mio ringraziamento e infilandosi il giubbotto.
“Giusto, come facciamo a difenderci? Al massimo possiamo prenderli a martellate come l’altra volta, ma se dovessero essere in branchi ci farebbero fuori in un baleno.” rifletto. Knuckles, come al solito, non risponde e comincia ad addentrarsi nel fitto della foresta.
“Se solo avessimo con noi la nostra arma.. Penso che il borsone con le armi l’abbia preso Vector” continuo.
“Ah sì? Io ho visto che la casa è crollata proprio mentre il coccodrillo era dentro, quindi.” ribatte lui, tranquillamente, come se la cosa non lo toccasse.
No. Vector sta bene. E non è autoconvinzione. Lo so e basta.
“Pensi che gli altri siano scappati nella foresta come noi, o che siano andati altrove?” insisto.
Lui sbuffa. Un moto di rabbia mi sale dentro.
“Perché fai così?” gli chiedo, mettendomi davanti a lui.
“Così come?” fa lui in tono piatto, ostinandosi a non guardarmi.
“Non vuoi andare a cercarli? Non ti interessa sapere dove sono? Loro sono tutti vivi. Dobbiamo soltanto trovarli.” confermo.
“Io so già che fine hanno fatto. Se tu non vuoi sentirtelo dire non è un mio problema. Continua pure a sperare” ringhia Knuckles, cambiando direzione.
Io rimango ferma a guardarlo con occhi sbarrati. Poi riparto all’attacco.
“Come puoi essere così pessimista? Che senso ha continuare a vivere se non hai la speranza dalla tua parte?”
Lui sputa le parole velocemente come se fossero veleno “Ma sì, aspetta e spera. Solo i deficienti creduloni si attaccano a stronzate come la speranza. Magari solo perché non vogliono accettare il fatto che il loro fidanzato sia crepato come una bestia al macello”.
Lo fisso, ferita. Adesso finalmente mi guarda. Nei suoi occhi vedo una strana espressione, come se fosse quasi dispiaciuto per quello che ha appena detto.
Sento di stare per piangere, ma non ho la minima intenzione di farmi vedere, quindi mi volto dall’altra parte. Faccio un respiro profondo. Molto profondo.
Calma, Amy. Calmati. Non farti influenzare dalle sue parole, è solo un idiota.
Conto fino a dieci. Quando riprendo il controllo di me stessa, gli rivolgo la parola senza degnarlo di uno sguardo “Non ho intenzione di restare qui per sempre con te a congelarmi, a mangiare roba schifosa e a nascondermi dentro i tronchi degli alberi. Quindi andremo a cercare gli altri evitando di incappare nei robot. Se non vuoi farlo, bene. Ci andrò da sola.”
Faccio dietrofront per andarmene, ma lui mi afferra con forza per il braccio. Io lo scrollo via con uno strattone.
“Ma che problema hai?! Ti ho detto che faremo a modo mio. Se non sei d’accordo, vattene a fanculo da un’altra parte!” grido. Non me ne frega se i robot ci sentono. Voglio che lo capisca chiaro e tondo.
Lui assume di nuovo la sua espressione piatta e impassibile.
“Bene. Ti seguirò. Voglio proprio vedere come ci riuscirai. Chi lo sa, forse la speranza ti sarà di aiuto” mi schernisce.
“Oh, lo sarà eccome.” concludo, incamminandomi, mentre lui mi viene dietro. Per la prima volta, però, percepisco un sentimento di autoconvinzione farsi strada in me.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
SONIC
 
 





 
 
 
 
“Ecco fatto, signor Sonic” dice Cream. Muovo la fasciatura che ha stretto attorno alla mia spalla, e sento con piacere che non mi fa più male. Poi la coniglietta si dirige con una pezza inumidita da un disinfettante a medicare l’occhio gonfio e marchiato di Espio.
Dove abbiamo trovato tutta questa attrezzatura? Semplice. All’ospedale.
Siamo allo Station Square Memorial Hospital da questa mattina. E, credeteci o meno, non c’è anima viva, in senso letterale. Non c’è più nessuno qui. Né all’interno dell’ospedale, tantomeno fuori, per le strade, nelle case, nei negozi, nelle scuole o nei ristoranti. Tutta l’umanità è svanita nel nulla. Non so spiegare il perché e la cosa non mi stupisce, visto che ormai quasi nulla ci riesce.
Mi affaccio a una delle finestre, e vedo la città fantasma. Le auto, ancora sulla strada, ferme e vuote.
“Ma cosa succede? Perché non ci sono più le persone in giro?” domanda Rouge, dondolandosi su una sedia nervosamente.
“Ha sicuramente a che vedere con quello che è successo a Casa della Quercia. Ahi, brucia!” esclama Espio, quando Cream gli tampona l’occhio con la medicazione.
“Scusami, signor Espio, ma è necessario per guarire bene” si giustifica lei.
“È una fortuna che tu ti intenda di cure mediche, Cream, quei robot ci hanno martoriato” fa Rouge, mentre il piccolo Chao Cheese si mette seduto sulla sua spalla.
“Non credo che ‘fortuna’ sia il termine adeguato a noi, Rouge.” azzardo io, grave. Lei sbuffa, triste e dispiaciuta.
Non ci siamo ancora ripresi dallo shock, e chissà se lo faremo mai.
“Amy..” mormoro, depresso.
Rouge si alza e mi poggia una mano sulla spalla “La troveremo, Sonic. Forse è solo... scappata prima di noi”.
“Speriamo che sia così.” bisbiglia Espio “E gli altri li avete più visti? Vector, Shadow, Tails, Charmy…”
“…Knuckles.” continua Rouge, guardando fuori dalla finestra e stringendo i pugni.
“Ho visto Vector e Charmy salvare Tails e Shadow.” affermo io, guardandoli “Si sono diretti verso la parte opposta della spiaggia. Ma Knuckles non l’ho più visto, ricordo solo che stava combattendo contro diversi robot, ma poi l’ho perso”.
Rouge china il capo “E dire che era appena tornato a stare con tutti noi. Un bentornato coi fiocchi..”
Capisco come si sente. Lei e Knuckles erano tornati quasi amici, ormai. E proprio quando le cose avevano cominciato a sistemarsi, tutto si è spezzato. Sembrano passate settimane da quando io ed Amy abbiamo passato la notte insieme, e non un giorno e mezzo. Mi manca, mi manca da morire e devo sapere che sta bene, anche se non ho prove per esserne certo, visto che è sparita nel nulla similmente a tutti gli abitanti della città e dintorni. E anche Knuckles, con cui avevo fatto pace. Sentivo la mancanza di tutti loro.
“Ho sistemato tutti!” conferma Cream, soddisfatta “Allora, andiamo prima a trovare i nostri amici o forse a scoprire il perché delle sparizioni di massa?”
Improvvisamente, sentiamo un forte rumore metallico e d’istinto ci alziamo tutti in piedi. La porta del reparto si spalanca, e uno scheletro- robot la varca dirigendosi verso di noi.
Espio assume una posizione da combattimento “Uno contro quattro. Possiamo farcela.”
Sfortunatamente, il robot non è uno, ma una mandria in fila.
“Merda. FILIAMOCELA!” tuono io, quando i robot cominciano a correre per inseguirci.
 



 
 
 
 
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Questi corridoi sono tutti uguali. Come facciamo a trovare le scale per scendere?
I rottami ci stanno inseguendo da minuti ormai, ma lo sento, presto o tardi arriveremo ad un vicolo cieco. Poi, mentre corro, in lontananza riesco a scorgere una via di fuga, e accelero il passo. Dimentico che la mia velocità non è pari a quella degli altri, e puntualmente Cream grida, sbattendo furiosamente le orecchie per seguirmi “Signor Sonic, un po’ più piano, ti prego!”
“Ma dove stai andando?!” sbraita Rouge.
“C’è un ascensore laggiù!” rispondo, indicando le porte di acciaio sigillate. Riesco a scorgere il pulsante che permette di aprirle al lato destro.
Dietro di noi, i robot iniziano a sparare saette dagli occhi, mandando in frantumi vetri, porte e pareti.
“Più veloci, ormai ci siamo!” li incito. Il corridoio si fa sempre più stretto, e i robot dietro a noi si avvicinano.
Arriviamo all’ascensore e lo apro premendo il bottone. Le porte si allargano, e io spingo tutti gli altri dentro. Poi comprimo ripetutamente il pulsante del piano terra. Ma non si chiude. Le porte rimangono aperte e l’ascensore non parte.
No. Non può succedere questo proprio ora. NON CI CREDO.
“E dai, forza!” ringhio, pigiando con tutto il pugno. Gli scheletri stanno per raggiungerci, non abbiamo scampo.
Cream comincia a piangere con la testa tra le mani, piegata su se stessa, mentre Rouge ed Espio sono schiacciati con la schiena contro le pareti di fondo. Se questo è il modo in cui le nostre vite avranno fine, allora morirò con un unico pensiero. Amy.
Amy
Amy
Amy
Amy
AMY, TI AMO.
Proprio mentre i robot stanno per invadere l’ascensore, le porte si chiudono intrappolando fra esse la testa di uno di essi. Sta per gettare fulmini ancora una volta dagli occhi malvagi, ma non glielo permetto, e gli assesto un calcio dritto in faccia, che lo manda all’indietro, facendo serrare definitivamente l’entrata dell’ascensore, che comincia a scendere verso il basso.
Siamo salvi.
 
 




 
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Quando usciamo da lì, ci dirigiamo affaticati verso l’uscita dell’ospedale.
Il cielo si sta tingendo di colori caldi. Incredibile pensare che sia già passato un giorno dal disastro.
“Credete che sia reato se vado a prendere del cibo dal fast food qui di fronte mentre non c’è nessuno?” chiede Espio, incerto.
“Se per voi è reato prenderci quattro hamburger senza pagarli, mi immagino che il responsabile di tutto questo sarà direttamente impiccato senza discussioni” borbotta Rouge, dirigendosi verso il luogo indicato.
Poi, con grande maestria, infila un grimaldello grezzo all’interno della serratura e in meno di dieci secondi  fa scattare la serratura ed entra dentro. Noi rimaniamo fuori in attesa, guardandoci intorno e ascoltando il silenzio della città che trapana i timpani.
“Sono dell’idea che dovremmo andare a est, verso la fine della spiaggia” suggerisco.
“Dove ci sono Shadow, Tails e il resto del Team Chaotix?” fa Espio, guardandomi.
“Sì. Una volta esserci ricongiunti con loro saremo di più, e sarà più facile ritrovare Amy e Knuckles” continuo.
“Già” dice Espio. Ora entrambi fissiamo l’asfalto, e sono grato che Rouge torni poco dopo con il cibo, perché quella cupa quiete poteva significare solo una cosa: nonostante le apparenze ci dimostrino il contrario, entrambi stiamo sperando che tutti gli altri siano vivi e vegeti.
Addentiamo i nostri sandwich e ci incamminiamo. Non possiamo più stare così allo scoperto e rischiare di farci vedere dai robot. D’ora in avanti staremo molto più in guardia.
Osservando la pallida luna alta nel cielo e immaginando che, da qualche parte, anche una solitaria Amy la stia guardando, mi incammino verso est, seguito dai pochi amici che mi sono rimasti.

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Capitolo 12
*** Capitolo DODICI ***


TAILS
 
 
 





 
Ho sempre amato le passerelle estive, quelle costruite in legno, dove la gente passeggia in mezzo a centinaia di bancarelle e montagne russe. Mi ricordano l’estate.
Quella su cui sto camminando adesso, però, mi da i brividi. Sarà perché non siamo nella stagione calda? O forse perché è quasi notte? O magari perché non c’è traccia di vita?
Posti come questo sono affollati ogni giorno dell’anno tutto l’anno. Non capisco proprio il perché di questa desolazione, e, a giudicare dall’espressione dei miei amici, non sono l’unico.
“Possibile che il lato est dell’Emerald Coast sia così... vuoto?” dice Vector, visibilmente inquietato, stringendo tra le braccia il borsone delle armi.
“No che non lo è!” esclama Charmy “Vengo sempre a questi luna park, e fidatevi, la fila di persone che c’è prima di salire su una ruota panoramica è solitamente lunga quasi un chilometro”.
“C’è qualcosa che non torna.” dichiara Shadow, irrequieto.
“Secondo voi” chiedo io, temendo la risposta “sono spariti anche Sonic e tutti gli altri? Scomparsi nel nulla, intendo.”
Nessuno parla.
“Credete che siano..?” comincia Charmy.
“Non sono morti.” taglia corto Vector “Quando sono uscito in tempo dalla casa prima che crollasse ho visto Rouge correre dall’altra parte del giardino con Espio. Ho provato a chiamarli, ma un robot ha fatto esplodere un'altra parete, coprendo la mia voce.”
“Io so per certo che Sonic è vivo” afferma Shadow, mettendosi seduto su una panchina ed esaminandosi i graffi sulle braccia.
“E come lo sai?” domanda Charmy, curioso.
“Siamo gemelli” risponde semplicemente “se gli fosse successo qualcosa di brutto l’avrei…”
Prima di finire la frase, i suoi occhi si dilatano e il suo viso assume un’espressione di sorpresa.
“Shadow..?” facciamo io e Vector, all’unisono.
Il riccio nero si sbatte una mano sulla fronte “Perché diamine non ci ho pensato prima?”
“Pensato a cosa?” sono sempre più confuso.
Shadow si porta le dita sulle tempie e stringe gli occhi, come se improvvisamente avesse un forte mal di testa. Nessuno si azzarda ad emettere un fiato. Forse siamo tutti troppo terrorizzati per farlo.
Poi, Shadow abbassa le mani di nuovo, con espressione scocciata e ci guarda insoddisfatto.
“Ho cercato di contattare Sonic.. ma non c’è stata risposta”
Sbarro gli occhi. “Con ‘contattato’ cosa vuoi dire?”
“Quest’estate, quando siamo andati a combattere Metal Sonic, lui aveva intrappolato Sonic in una stanza, e per arrivarci c’erano numerose porte. Ricordate?” quando annuiamo, lui continua con la spiegazione “Beh, ho provato a usare la telepatia, e ha funzionato. Sonic mi ha detto quale porta attraversare e sono riuscito a trovarlo. Purtroppo funziona solo se non siamo a un’eccessiva distanza l’uno dall’altro o.. se l’altro non è debole o ferito gravemente”
Tutti ci guardiamo con una nota di preoccupazione.
“Hai detto che non c’è stata risposta” ripeto, deglutendo “Vuoi dire che Sonic è ferito o peggio?”
Shadow scuote la testa “Credo solo che sia lontano rispetto a noi. Come ho già detto, se gli fosse successo qualcosa di particolarmente brutto l’avrei percepito, telepatia o meno.”
Vedo Vector rilassarsi visibilmente, e così faccio io. Ci mancherebbe solo quello. Non mi importa assolutamente niente del fatto che Casa della Quercia sia andata distrutta. Sì, ci abbiamo passato dei bei momenti, ma alla fine era soltanto una casa. E non mi preme neanche che il Tornado X sia rimasto polverizzato. Ciò che mi preoccupa molto è il non sapere come stanno gli altri. Saranno vivi? Feriti? Morti? È un tormento.
 
ZIIIING!
 
Un rumore acuto lacera il silenzio, e Charmy cade a terra, urlando. Vector non esita. Getta a terra il borsone e subito io, lui e Shadow ci sbrighiamo ad afferrare le nostre armi. Undici robot circondati da luce rossa stanno venendo verso di noi, e i loro occhi sono accesi, pronti a lanciare ancora fulmini letali. Premiamo il pulsante accanto al grilletto e le nostre armi si trasformano in geneticamente modificate.
Spariamo fulmini arancioni a destra e a manca, centrando i robot in testa ogni volta. Cadono come ammassi di ferraglia privi di vita, uno dopo l’altro. Poi, quando tutti sono fuori uso e la loro luce rossa si spegne, ci fiondiamo velocemente verso l’apetta sdraiata sulla passerella di legno.
“CHARMY!” strilla Vector, disperato “Guardami, guardami immediatamente, hai capito?”
Charmy apre gli occhi, ma li richiude subito. Posiziono in fretta una mano sul suo cuore e sento che batte. Tiro un sospiro di sollievo.
“È vivo, tranquilli” li rassicuro.
“L’ha colpito con il fulmine, io l’ho visto! Ha urlato! Che cosa gli ha fatto?!” ruggisce Vector, seriamente spaventato.
Shadow si china su Charmy e senza una parola lo afferra per le spalle. Poi lo gira a pancia in giù, e tutti rimaniamo sconvolti, emettendo dei versi di puro orrore.
Delle ali dell’ape, non rimanevano che due mozziconi bruciati.
Charmy non sarebbe più stato capace volare.

 
 
 
 


 
 
 
KNUCKLES
 
 
 




 
 
 
 
Abbiamo vagato nella foresta per un giorno intero e sono arrivato a una conclusione: Amy non è capace di cavarsela da sola in un ambiente come questo. Abbiamo incontrato altri due robot, mentre camminavamo nella radura. Mi sono occupato del mio, ma poi voltandomi, l’ho vista chiaramente in difficoltà, con il robot che le bloccava le braccia. Perciò ho fatto fuori anche l’altro coglione.
E lei cos’ha fatto? Mi è esplosa contro dicendomi che aveva tutto sotto controllo e che sapeva badare a se stessa.
Certo, come no.
E adesso, mentre camminiamo in cerca di un posto dove rifugiarci (visto che cominciano ad apparire i primi segni di civiltà, qui intorno) la vedo ancora convinta del fatto che troveremo gli altri.
Quando lo capirà che è tutto inutile? Li avremmo già trovati se fossero stati vivi, o avremmo come minimo ricevuto un segno. Ma NIENTE. E lei, da perfetta testarda, continua.
“Cosa ne dici di insegnarmi?” propone, rompendo il silenzio.
“A fare che?” chiedo, alzando un sopracciglio.
“A combattere. A lanciare i coltelli. Continui a pensare che io non sia capace di prendermi cura di me stessa. Voglio dimostrarti che ti sbagli!”
“Scordatelo. Non faccio toccare a nessuno i miei coltelli.” sbotto.
Continuo a camminare ma vedo che lei si è fermata ad osservare la corteccia di un albero. Vado a controllare. C’è un incisione bizzarra, somigliante a una ‘S’ molto spigolosa.
“Sonic..” mormora lei, con gli occhi che le si accendono “potrebbe essere stato lui a lasciare questo segno! Forse è qui nei dintorni!”
Ecco, ti pareva? Un’altra volta la speranza che la fa abboccare nel tranello.
“Ma cosa ne sai?” esclamo, irritato “Sarà stato un robot che ha lanciato una saetta e ha colpito il tronco!”
“Abbi un po’ di fede. Svelto, andiamo!” dice lei, cominciando a correre.
La seguo per un pezzo e, quando si ferma, si guarda attorno. Sento improvvisamente il rumore di foglie secche che si spostano.
“Sonic? Sei tu?” sussurra lei, girando la testa verso la fonte del rumore.
Un tonfo. Uno scheletro-robot piomba dall’alto e la spinge a terra. Come avevo previsto. Il mio istinto mi dice di muovermi verso di lei per andare a salvarla, ma poi mi fermo sul posto, piantando i piedi nel terreno.
Lei si tira su e mi guarda sconvolta, poi afferra il suo Martello e, mentre il robot sta per spararle un fulmine dritto in faccia, gli da una martellata in testa, stendendolo al suolo. Poi, con un’altra forte botta, il robot cessa di muoversi.
Amy ha il fiatone. “Perché.. perché non mi hai aiutato? È saltato fuori dal nulla!”
“Hai detto che sei capace di badare a te stessa. Guarda” le rispondo, indicandogli il bastardo morto a terra “l’hai fatto. È ora che impari a cavartela da sola, senza qualcuno che ti pari il culo in continuazione.”
Lei non replica. Ho centrato nel segno, eh?
“Pensavi fosse Sonic. Illusa. Ti sbagliavi, come al solito” dico, con cattiveria. Le sue mani tremano ed evita di guardarmi. Scavalca il robot e continua a camminare senza fermarsi.
La sua speranza sta per cedere. È chiaro. E visto che la mia non c’è più da quando quei figli di puttana hanno distrutto la casa, direi che la sua è durata anche troppo.
 
 
 


 
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“Cos’è?” chiede Amy.
“Il nostro rifugio” ribatto. Ci troviamo davanti a una piccola taverna. Una di quelle locande situate in mezzo al bosco, in cui cacciatori e simili si riuniscono per ubriacarsi come deficienti.
Lei bussa, e io la guardo male. Come puoi bussare in un posto così? Tiro un calcio alla porta che si apre violentemente.
Mi metto davanti a lei e osservo chi c’è dentro. Nessuno. Perfetto.
“Via libera.” sibilo, entrando. È un posto piccolo e piuttosto squallido, uno di quelli che non frequenterei nemmeno sotto tortura. Miseri tavoli ridotti all’osso con panche divorate dalle termiti e un bancone sudicio dove i clienti vengono serviti.
Mi avvio dietro al bancone, mentre lei si mette seduta su uno dei tavolini.
“Che fai?” domanda.
“Cerco da mangiare. Così eviti di rompermi le palle per le prede che trovo, sai.” faccio io, controllando le scorte. C’è poco e nulla. L’unica cosa più decente che vedo sono dei fagioli in scatola scaduti da tre mesi. Poi noto con piacere delle birre. Qualcosa di buono ce l’ha questa locanda del cazzo.
Porto le scatole e le birre sul tavolo. Cominciamo a mangiare. I fagioli fanno schifo. Sono abbastanza stopposi e non sanno di nulla, ma meglio di niente.
“Non c’è dell’acqua?” dice Amy, quando le porgo una birra.
“No. O quella o stai a secco. Fai poco la schizzinosa” scatto.
“È solo che non voglio rischiare di ubriacarmi o che.. e poi non mi piace molto il sapore. Tutto qua. Ma se non c’è altro..” osserva lei, prendendo la birra e bevendo un sorso.
La guardo in faccia per vedere la reazione. Fa una smorfia disgustata.
Se non fossi incazzato riderei, quasi. Ma lo sono. Quindi mi limito ad alzare gli occhi al cielo.
“Fa schifo.” dichiara lei.
 “Un po’ come la vita” commento.
“Perché dici così?”
“Quello che mi chiedo è perché TU non lo dici.” insisto.
Lei posa la birra sul tavolo e mi guarda.
“Se ti riferisci a ciò che è successo, io sono certa che sono vivi e che li troveremo.”
La rabbia mi riempie il cervello. Adesso esplodo.
“Ma cosa cazzo stai dicendo, ragazzina?! Come puoi continuare ancora a credere a queste cazzate?! C’eri quando è successo quello che è successo?! La casa è saltata in aria, è franata ogni cosa! TUTTI SONO SCOMPARSI. Come puoi ancora pensare che Sonic sia qui in giro a cercarti? È RIDICOLO!” grido. Poi mi alzo e vado fuori, portando con me la birra.
Un rumore metallico mi fa girare a destra. C’è un robot solitario. Senza aspettare altro, afferro la mia birra, bevo un lungo sorso, spingo il robot contro un albero e gliela spacco in quella fottuta testa. Poi afferro uno dei miei coltelli e glielo pianto nella cavità dell’occhio. A ripetizione. La rabbia cresce in concomitanza all’adrenalina dentro di me.

Amy è dietro di me e ha osservato la scena, piuttosto sconvolta.
“Ma che stai facendo?!” sbraita, fissandomi.
“MI SFOGO! MI DIVERTO!”rispondo.
“Ti diverti?! Da quando tutto questo è divertente, scusa?! ” fa lei, sempre più incredula, venendomi incontro.
“Mi spieghi che cazzo vuoi da me? Io faccio quel cazzo che mi pare!” urlo, in preda alla rabbia.
“Voglio che tu la smetta di fingere che non te ne importi un cazzo di nessuno!” mi grida lei in faccia “Smettila di far finta che tutto quello che è successo non ti abbia toccato perché non ci credo. NON CI CREDO. Abbiamo perso i nostri amici e tu vuoi giocare a fare i selvaggi invece di andarli a rintracciare. Non vuoi nemmeno tentare! Loro lo farebbero per te! Scommetto che sono già tutti in giro a cercarci. Sia me che te. E tu che fai? Te ne fotti e ti nascondi in mezzo a questa merda di foresta! Io mi sono rotta di te e del tuo tenerti tutto dentro. Del tuo indossare una maschera perenne. Del fatto che mi tratti come una pezza da piedi perché pensi che da un momento all’altro moriremo tutti e due, come se al mondo non ci fosse rimasta neanche una fottuta speranza!”
“Tu non sai un cazzo.” ribatto “Tutti quelli che conoscevamo sono MORTI! Lo vuoi capire o no?!”
“CHE COSA NE SAI?! Li hai visti morire? NO! Sono fuggiti proprio come abbiamo fatto noi!” strilla, gesticolando in maniera pazzesca con le mani.
“E tu li hai visti scappare? NO! Per quanto cazzo ne sappiamo sono morti e non li rivedremo più!” adesso tace e fissa un punto indistinto, come se solo ora se ne stesse rendendo conto “Non rivedremo più Tails, Vector, Shadow, Cream, Espio, Charmy, Rouge..”
Vedo le lacrime che cominciano a spuntarle agli angoli degli occhi.
“E stai pur certa che non rivedrai mai più il tuo Sonic!” continuo, sovrastandola con la mia altezza. Ora piange silenziosamente.
Mi afferra per un braccio, ma lo libero con un lieve strattone, voltandomi di spalle.
“Ed è… tutta colpa mia.” ammetto, respirando profondamente.
“Cosa?” dice lei, con voce acuta.
Non posso più nascondermi tutto dentro. Questa merda mi sta divorando da quando tutto è successo.
“Se.. se io non me ne fossi andato. Se fossi rimasto a fare costantemente la guardia ogni giorno. È tutta colpa mia. Avrei potuto fare qualcosa per.. evitarlo” la mia voce si spezza.
Amy mi corre incontro e mi circonda con le braccia, capendo finalmente il motivo per il quale in questi giorni ero così ingiusto e cattivo con lei. Il senso di colpa fa parte di me ormai, e quando le  rivelo il mio stato d’animo, sento tutta la rabbia per ciò che è successo scivolarmi fuori, non sottoforma di violenza, ma con le lacrime.
Scorrono rigando il mio viso, e io non le fermo, né le nascondo.
“No, non è colpa tua, Knuckles! Non è colpa di nessuno.” dice con voce convinta, rimanendo abbracciata a me.
E io mi sforzo di crederle.
 
 
 




 
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È notte, ormai. E mi sono bevuto un’altra birra, vista la brutta fine che ho riservato alla prima.
Amy ha finito la sua, e ora è seduta con la schiena poggiata ad un albero. Io mi circondo le ginocchia con le braccia, di fronte a lei. Dopo circa un’ora di silenzio, comincia a parlare.
“È normale che mi venga da ridere senza un motivo?”
Sbuffo “Non sei ubriaca. Hai bevuto solo una birra.”
“Parli con una che non ha mai bevuto niente in vita sua” puntualizza.
“Uuuh, attenzione. Abbiamo qui l’ubriacona dell’anno!” ironizzo, guardando la luna alta nel cielo.
Lei mi imita.
“Ti ricordi” comincia “quando ti ho chiamato al telefono quest’estate e abbiamo organizzato il piano per far innamorare Sonic e Rouge di noi?”
“Certo che me lo ricordo” affermo.
Lei ride “Era la prima volta che vedevo Sonic geloso. E Rouge, poi!”
“…Quel giorno al bar li abbiamo fatti impazzire” ricordo, ghignando.
“Già! Chi l’avrebbe mai detto che il piano avrebbe avuto successo eh?” fa lei, sorridendo.
“Per uno di noi due sì.” dico. Ed è la verità. Lei e Sonic sono inseparabili quanto due fottuti gemelli siamesi!
“Sai, Knuckles” narra con voce pacata “forse hai ragione quando dici che la speranza è solo per i creduloni. Guarda me, io sto sperando con tutto il cuore di ritrovare gli altri, di ritrovare Sonic. Forse sto credendo a qualcosa di inverosimile, okay, ma voglio esserne certa ugualmente. Con questa mia convinzione non faccio del male a nessuno, dopotutto, anche se non sono vere certezze. Ma se c’è una cosa di cui sono certa è questa: tu tornerai con Rouge, prima o poi.”
Aggrotto le sopracciglia e la guardo, senza dare una risposta.
“E poi io ho sempre avuto ragione” continua, sorridendo.
“Cioè?” chiedo.
“Sapevo che c’era un motivo dietro alla vostra rottura. Non avrei mai immaginato che fosse quello, ma avevo comunque capito che qualcosa era successo.” commenta. Poi si guarda intorno “Però non ho idea di come comportarmi in situazioni come questa. Continuo a girovagare in un bosco in cerca di chissà cosa, mettendo in pericolo entrambi”
Ecco. Ora comincia a fare discorsi da depressa.
“Semplicemente non sei abituata alla vita in mezzo alla natura” dichiaro.
“Tu sì, invece. Guarda, te ne sei andato per tornarci!” esclama lei, spalancando gli occhi.
“Come fai a sapere che ero tornato ad Angel Island?” le domando, sospettoso.
“Beh, è ovvio, non trovi? Dove altro saresti potuto andare, se non in un posto tranquillo come quello? E poi avevi lasciato da noi quasi tutte le tue cose: saresti tornato a breve. Era chiaro come il sole” spiega Amy, aprendosi un’altra birra.
Ora sono stupito. Mi conosce davvero bene, nonostante io non abbia mai passato poi così tanto tempo con lei.
Sorseggia e si rivolge ancora a me “A proposito, perché sei tornato? Non hai mai voluto dirlo a nessuno.”
Esito un attimo, voglio davvero confidarmi? Decido che non me ne fotte, e rispondo “Non appena sono arrivato ad Angel Island ho controllato che tutto fosse al suo posto. Il Master Emerald era in perfette condizioni, come sempre. Poi, subito dopo essermi seduto per ricominciare il mio compito di guardiano, ho capito che l’unico posto dove dovevo andare era quello che avevo appena lasciato. Mi rompeva il cazzo tornare subito, però, così ho aspettato che la rabbia si placasse per qualche giorno, e alla fine sono ripartito per Casa della Quercia.”
“Proprio non ce la facevi a starci lontano, eh?” ridacchia lei.
Io sbuffo. Sento il calore salirmi alle guance, e spero che non ci faccia caso. Odio arrossire. Pelle bastarda.
“Cosa mi aspettavo?” fa Amy, guardando le stelle “Credevo davvero che io e Sonic saremmo rimasti insieme per sempre, che mai nulla ci avrebbe separato. Non avevo tenuto conto di questa cosa. Ora Sonic è in giro chissà dove, o forse è…” rabbrividisce e strizza gli occhi “… non riesco neanche a pensarlo.”
“Allora non ci pensare. Semplice.” suggerisco io, di conseguenza. 
Si stringe nelle spalle “Come ho potuto essere così stupida da crederci? Sono solo un'illusa, avevi ragione."
"Smettila. Non lo sei." ribatto.
"La brutta sensazione che aveva non era infondata. È tutta colpa del destino.” insiste, fissandosi le mani con attenzione.
“Il destino può tranquillamente andarsene a fanculo. La mia strada la decido io.” Sbotto.
Lei mi guarda “Perle di saggezza di Knux: sono rare, ma efficaci.”
Rido. Incredibilmente mi viene da ridere, un po’ sconvolto dal nomignolo con cui mi ha chiamato. È la prima persona che lo fa. Forse è un po’ brilla.
Quando smetto, la guardo, e noto che sta piangendo a dirotto, con la testa sulle ginocchia. Non so come cazzo comportarmi, che dovrei fare? Non sono il tipo che sa andare a consolare una  persona. Allora rimango lì, fermo al mio posto, a disagio.
“…Amy?”
“Io non ce la faccio!” singhiozza “Non riesco più a vivere senza avere notizie di Sonic e degli altri. Sapere che magari sono ancora qui intorno e che hanno bisogno di aiuto, e che io me ne sto qui con le mani in mano.. mi distrugge. Non sono una persona che se ne frega degli altri. Non sono mai stata egoista. Ho provato tante volte a cambiare, ma è tutto inutile. È più forte di me.”
Mentre piange, continua a bere altra birra.
È vero. Lei non è così, e solo una schifosa testa di cazzo se ne sbatterebbe della sorte degli amici. Capisco finalmente che anche io non voglio esserlo. Non siamo come i robot di Eggman. Ora so cosa devo fare.
Mi alzo in piedi, prendo la mia bottiglia vuota e mi dirigo verso di lei, che alza lo sguardo.
“Dammi qua” ordino.
“Che cosa?” dice lei. Io le indico la birra che ha in mano.
Me la porge, con sguardo chiaramente confuso, e io riverso il contenuto a terra. Poi prendo le bottiglie e le scaravento sul muro della locanda, mandandole in mille pezzi. Vedo Amy sussultare accanto a me, sorpresa.
“Perché l’hai fatto?” domanda Amy, alzandosi in piedi con l’aiuto del tronco.
“Perché non ne abbiamo bisogno. Stavolta faremo ciò che dico io” affermo.
Lei mi fissa, come a dire ‘Oh porca puttana, si ricomincia a fare i superstiti’. Ma la sua espressione cambia radicalmente quando comincio a spiegare.
“Adesso andremo a cercarci un posto un po’ più ospitale di questo. Berremo un fottuto succo di frutta alla pesca, mangeremo qualcosa che non ci faccia vomitare anche l’anima, e ci metteremo subito ad esplorare il territorio in cerca di tutti gli altri.”
Mi sorride, visibilmente commossa e grata.
“Andiamo, forza. La speranza non aspetta un cazzo di nessuno!” esclamo, e lei, ridendo comincia a incamminarsi.
Mi giro, guardando un’ultima volta la taverna. Consapevole del fatto che questa sia una delle prime volte che me ne vado lieto da un luogo, mi avvio dietro ad Amy, mentre la mia bocca si curva in un sorriso.

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Capitolo 13
*** Capitolo TREDICI ***


AMY
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Stai un po’ più dritta. Deve essere un movimento fluido, non secco”
Sbuffo, un po’ spazientita, e obbedisco. Mentre camminiamo, Knuckles mi insegna (finalmente) a lanciare i coltelli.
Ho tentato più volte, ma l’unico risultato è stato riuscire a sfiorare a malapena la corteccia di un albero.
“Devi metterci un po’ più di forza quando tiri. Cosa speri, che il coltello si conficchi magicamente da solo perché si sente dell’umore adatto?” ironizza lui, cominciandosi a stancare. Non lo biasimo, è stato paziente anche troppo a lungo.
“Non è colpa mia! Abbiamo fisionomie diverse. Insomma, guardami” mi giustifico, indicando il mio corpo “sono la metà di te. Tu hai le braccia muscolose. Le mie sembrano due ramoscelli. Come potrei riuscire a lanciare con l’ennesima potenza?”
Lui scoppia in una risata “Ringrazia che tu non abbia le mie braccia, o sembreresti una fottuta nanetta sproporzionata” .
“Fanculo” dico, mettendomi a ridere a mia volta.
Proseguiamo, in cerca di possibili tracce o indizi che ci conducano dai nostri amici scomparsi. Sono passati giorni dall’ultima volta che ho visto Sonic, e la sua assenza mi fa male come se il mio cuore venisse ripetutamente schiacciato da un carro armato. Ciò che ancora di più mi fa soffrire è il non sapere se sta bene o meno. Posso soltanto rifugiarmi nella mia speranza mentre cerco di trovarlo.
Knuckles è stato gentile ad accettare di insegnarmi, ma incomincio a sentirmi incredibilmente stupida adesso che non ci riesco. Io ho voluto imparare e io devo rimboccarmi le maniche.
“Ormai è tanto che faccio pratica. Forse dipende dalla situazione. Con una buona scarica di adrenalina…” ipotizzo, mentre mi impegno e riprovo, piena di aspettativa e determinazione.
“Può essere” conferma lui.
Quando mi accorgo che l’unico rumore è provocato dal mio allenarmi, mi giro verso di lui e mi rendo conto che mi sta fissando.
“Cosa c’è?” domando. Lui si riprende, spostando gli occhi verso il basso.
“Niente.” scatta “Vedo che ci tieni parecchio ad imparare”.
Io soffio verso l’alto, spostandomi un ciuffo ribelle dalla fronte.
“Beh, sì! Voglio riuscire a cavarmela. Voglio poter essere utile agli altri”.
“Cazzo, capisco. Non hai tutti i tor..” comincia Knuckles. Ma poi viene interrotto improvvisamente. Un rumore sibilante, e un robot circondato da luce blu corre alla velocità della luce verso di lui, colpendolo alla testa con un braccio e facendolo cadere a terra.
Mi tremano le mani nel vederlo sdraiato, e mentre cerca di aprire gli occhi, il robot ha già illuminato le sue cavità oculari per farlo fuori con un fulmine.
Senza aspettare un altro secondo, faccio un salto verso quell’affare e, girando su me stessa, gli scaglio contro una lama con forza inaudita, che va ad infilarsi precisamente in mezzo ai suoi occhi, vibrando minacciosamente. Il robot viene immediatamente circondato da scariche elettriche e comincia a ondeggiare in avanti. Mi riparo, spingendo anche Knuckles da una parte. Il robot crolla a terra, e vi rimane, immobile.
Con il fiatone, osservo il mio compagno “Tutto bene?”.
Le sue palpebre si aprono lentamente, e i suoi occhi dalle iridi viola mi guardano. Si massaggia la testa con la mano ed emette un grugnito. Lo prendo per un ‘sì’.
Quando si tira su in piedi, nota il coltello conficcato nella faccia del robot.
“Sei stata tu?” mi chiede, sbigottito.
Io annuisco, senza riuscire a trattenere un sorriso. Lui sembra senza parole.
“Prego” rispondo, soddisfatta, incamminandomi in avanti.
 
 
 
 
 
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Ancora nessun segno dei nostri amici. Ma non mollo, e non ho intenzione di farlo. Mai e poi mai.
Farò tutto il possibile perché tutti gli altri siano salvi e al sicuro, su questo non ho dubbi.
Un’immagine mi passa per la mente, gli occhi di Sonic, quella notte. Il modo in cui mi hanno guardato. I suoi baci. Il suo sorriso. Il suo profumo. Sono cose che non dimenticherò mai. Questi vividi ricordi mi provocano due reazioni contemporaneamente: la nostalgia, e la voglia ancora più intensa di ritrovarlo.
Mi accorgo di star pregando con la mente e con il cuore ‘Ti prego, fa’ che sia salvo. Fa’ che stiano bene. Non chiedo altro. Ti scongiuro’.
“HEY!” esclama Knuckles al mio fianco, riportandomi al mondo reale. Guardo in lontananza davanti a me. Una casa.
C’è davvero una casa. Non ci posso credere. È grande, sembra quasi una villa immersa nel verde. Ma l’erba e le siepi potate all’interno del giardino mi fanno intendere che non sia abbandonata.   
Procediamo increduli tra le sterpaglie.
“Pensi che ci abiti qualcuno?” faccio.
“Sì. Ma possiamo sempre chiedere il loro aiuto” propone Knuckles.
“E non hai paura che possano essere degli psicopatici?” dico io, spostando con le mani l’erbaccia alta come me.
“Forse. O potrebbero essere persone innocenti. Almeno, lo spero” continua lui. Sono sorpresa dal suo modo di ragionare. È così cambiato in pochi giorni! Mi chiedo il perché, e poi mi faccio un’idea.
Rouge gli manca tanto quanto a me manca Sonic, e visto che non vede l’ora di rivederla, è disposto anche lui a sperare e a diventare più ottimista.
I miei pensieri vengono interrotti da un dolore lancinante al piede che mi fa cadere sul fianco. Mi mordo le labbra per non urlare. Knuckles si china, visibilmente preoccupato.
“Che cazzo è successo?! Che hai fatto?!”
“Il piede..” mugolo, tentando di trattenere le lacrime.
Knuckles mi toglie la scarpa destra. Il calzino è inzuppato di sangue.  Ho calpestato un chiodo infilato nel terreno. Più in là noto il cartello caduto che il chiodo avrebbe dovuto tenere fisso a terra, con sopra scritto ‘Divieto di caccia’.
Ingoio un’imprecazione e mi metto in ginocchio. Knuckles prende la mia scarpa e mi aiuta ad alzarmi.
“Non camminarci sopra” consiglia.
“Ma no! Davvero? Avevo proprio intenzione di iniziare a ballare l’hip hop sulla ferita, sai” scherzo, senza entusiasmo, barcollando.
Lui mi avvolge cautamente la vita, facendo passare il mio braccio sinistro attorno al suo collo. Ci mette un’eternità per sistemarci in questa posizione, cercando di toccarmi il meno possibile, come se ogni parte del mio corpo fosse ferita. Poi appoggio il piede sinistro sul suo destro, e tenendo sospesa la mia ferita, si avvia verso la villa.
Mi sento a dir poco ridicola, ma non ci faccio troppo caso.
Quando arriviamo al cancello della casa, Knuckles suona al citofono, proprio lì accanto. Nessuna risposta.
Sulla strada non c’è anima viva, tantomeno auto parcheggiate all’interno del giardino.
“Fermati lì” mi intima Knuckles, indicandomi un muricciolo di mattoni. Faccio quello che mi dice, chiedendomi che cosa abbia in mente. Senza un’altra parola, inizia a prendere a pugni le sbarre di ferro, sempre più forte.
Dopo poco, queste cominciano a piegarsi innaturalmente, e Knuckles le separa in maniera tale da riuscire a passarci attraverso.
Magnifico! È una fortuna che il suo talento sia la super potenza!
“Pagheremo loro i danni una volta risolto tutto questo casino” mi rassicura, prendendomi di nuovo a braccetto come prima e aiutandomi ad entrare.
 
 
 
 
 
 
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“Fammi indovinare, ridarai loro anche i soldi per il portone, vero?” azzardo.
Come potevo benissimo immaginare, Knuckles ha sfondato la maniglia della porta per entrare. Adesso sbircio dentro, notando che la casa è molto luminosa e ben arredata. Le persone che vivono qui devono essere ricche.
“C’è qualcuno?” grido, facendo rimbombare la mia voce, ma Knuckles mi posa una mano sulla bocca.
“Shh! Ma sei fuori di cervello?!” poi, togliendo la mano e tirando fuori un coltello “Stai dietro di me e rimani all’ingresso.”
Varchiamo la soglia e io mi appoggio vicino al portaombrelli. Lui prende una sedia e la pianta dietro la porta, in modo che nessuno possa aprirla dall’esterno.
Osservo Knuckles ispezionare tutte le stanze. Da quello che posso vedere da qui, è una casa vasta, e accogliente. Il parquet è scuro e le pareti azzurrine riflettono la luce. I quadri di dipinti famosi appesi ai muri mi danno un senso di ambiente sicuro.
Inoltre, noto una foto di famiglia su una mensola impolverata: la madre bionda sorride accanto al padre, mentre i due bambini, un maschietto moro e una femmina dai capelli chiari come sua madre, giocano felici. Chissà dove sono andate, queste persone. Dalla polvere presente sui mobili, direi che mancano da diversi giorni.
Sento dei passi dal piano superiore e Knuckles scende le scale, venendomi incontro.
“Non c’è nessuno” afferma, riponendo il coltello nella giacca.
“Già, l’avevo notato” borbotto, guardandomi attorno e respirando un forte odore di chiuso.
“Ho tre buone notizie e una cattiva” mi avvisa.
“Vai, strappa il cerotto” dico.
“Ho provato a usare il telefono fisso che si trova di sopra per chiamare la polizia, ma non risponde nessuno. I nostri cellulari sono andati tutti distrutti nell’attacco a Casa della Quercia, quindi non possiamo contattare gli altri. Ho provato anche a chiamare dei numeri a caso, segnati nell’elenco telefonico. Niente. È come se tutte le abitazioni e gli uffici fossero vuoti” spiega, aiutandomi a raggiungere le scale.
“Okay. E quelle buone?” chiedo, appoggiandomi al corrimano per salire. Lui si mette dietro di me, per prendermi nel caso io cada all’indietro.
“Ho trovato tanto cibo e un kit di pronto soccorso;” replica, mostrandomi una valigetta bianca con una croce rossa sopra “Ci sono dei fottuti letti comodi, e… c’è la doccia!” rivela, con enfasi.
“OH FINALMENTE! La doccia la prenoto per prima” aggiungo, dirigendomi lentamente verso il bagno.
“Come ti pare. Nel frattempo preparerò qualcosa da mangiare in cucina. Prima però devo medicarti il piede. Mettiti seduta qui.” ordina, spingendomi a sedere su una sedia.
Mentre tira fuori bende e disinfettanti dal kit, mi ritrovo a pensare che è bello avere un amico dalla tua parte nei momenti di difficoltà: io e Knuckles abbiamo imparato a convivere. E finalmente sento che forse potrà andare tutto per il meglio, anche se sembra che siamo soli al mondo, al momento. Troveremo i nostri amici, e tutto tornerà come prima. Staremo bene.
Possiamo farcela.
 
 
 
 
 
 
 
 
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“Andiamo a mangiare, dai” dice la voce di Knuckles, dall’altra stanza.
Sussulto e sento il mio stomaco brontolare come non mai. Cibo? Cibo vero? Niente pesci crudi disgustosi o fagioli in scatola andati a male? Non può essere reale.
La doccia che ho fatto prima mi ha rinvigorito alla grande, e mentre aspettavo che Knuckles finisse la sua, mi sono fatta un pisolino sul sofà in sala. Ho sognato che Sonic entrava all’improvviso dalla porta, mi prendeva fra le braccia e mi baciava, dicendomi che l’incubo era finito e che saremmo tornati tutti a casa. Se solo fosse vero! Sospiro, laconica.
Mi alzo dal divano aiutandomi con i braccioli, e cammino lentamente, reggendomi alle pareti per non fare pressione sul piede ferito.
Quando poso la mano su un piccolo mobile in ciliegio, faccio pericolosamente barcollare e scivolare il vaso decorato a fiori posatovi sopra.
“OOOH!” esclamo, lasciandomi andare con la mano per prendere il vaso. Appena in tempo. Peccato che però, per salvarlo, perdo l’equilibrio.
Sento già la mia faccia sbattere contro il pavimento, ma una mano afferra con forza il mio braccio prima che succeda. Mi rimetto in posizione eretta.
“Ti ho appena evitato un fottuto naso rotto” afferma Knuckles, sogghignando.
“Wow, grazie.. Che c’è da mangiare?” chiedo, eccitata.
Lui sbuffa spazientito, fissandomi il piede “Sai, vorrei che tu lo scoprissi prima di domani. Ma di questo passo..”
“Faccio più veloce che posso!” mi lamento, ridacchiando.
“Lascia perdere” conclude lui, e con un movimento fluido, senza in minimo sforzo, mi prende in braccio, lasciandomi sfuggire un urlo di sorpresa. Poi scoppio a ridere, sentendomi impedita come un sacco di patate. Mi aggrappo alle sue spalle con le braccia per impedire un’altra caduta e ulteriore figuraccia.  Se Sonic ci avesse visti adesso sarebbe diventato tutto rosso, e la sua sciocca e inutile gelosia sarebbe salita alle stelle. Al solo pensiero sorrido, ma mi sale una malinconia ancora più elevata, che mi punge il cuore come uno spillo.
Entriamo in cucina, e Knuckles mi depone sulla sedia di un tavolino quadrato, sedendosi accanto a me. Non credo ai miei occhi.
Sul tavolo ci sono pizza, affettati, stuzzichini e crema di nocciole. Un’accozzaglia decisamente poco salutare, ma ora come ora francamente, non me ne può importare di meno. E poi noto l’immancabile succo di frutta alla pesca, il vero emblema di questa ‘vacanza’.
“Santo cielo! E questa?” sussurro afferrando il barattolo della crema di nocciole “Possibile che non mi ricordi più che sapore squisito abbia?”.
Knuckles ammicca verso di me “Scopriamolo.”
E come due leoni affamati, ci fiondiamo sul cibo. Per circa venti minuti non sentiamo che il rumore del masticare. Quando non rimane altro che il barattolo di quella che io chiamo ‘ambrosia degli dei’, mi armo di un cucchiaio e lo apro.
“Hey.” protesta Knuckles, deglutendo il cibo “Non avrai mica intenzione di mangiartela tutta tu?”
Io rido e gli porgo un altro cucchiaio “Oh, andiamo, come potrei tenerla tutta per me senza condividerla? Sai che sono altruista!”
Lui lo prende e, sghignazzando, mi risponde “Ovviamente.”
Nel frattempo, noto su uno scaffale lontano da me un block notes, e un contenitore pieno di penne. Faccio una smorfia corrucciata.
“Che hai?” mi domanda, partecipe del mio silenzio.
“Pensavo che magari dovremmo scrivere un biglietto per la famiglia che abita qui. Ci stiamo mangiando tutto il loro cibo!” sostengo.
Knuckles alza le sopracciglia, si alza e va a prendermi il blocco e una penna.
“Toh!” esclama “Ma come cazzo fai a pensare sempre così agli altri?”
Io sorrido “Beh, diciamo che mi piace il bene individuale, ma per me è indispensabile guardare oltre, e puntare a quello collettivo.”
Lui assume un’espressione incuriosita.
“Pensi che sia una cosa tanto negativa?” chiedo, allora.
“No, è solo che.. boh. Io non ce la farei a essere altruista.” Afferma, sinceramente, immergendo nuovamente il cucchiaio nella crema di nocciole.
Io lo osservo comprensiva “Ma tu già lo sei, Knuckles!”
“E quando mai lo sarei, scusa?” dice, scettico.
“Tutte le volte in cui mi hai salvata nella foresta, compreso il momento di depressione in cui volevo crogiolarmi nell’autocommiserazione ubriacandomi. Quando andiamo a cercare gli altri! Quando hai deciso di andartene da Casa della Quercia, per evitare che la tua rabbia ci investisse tutti. Nel momento in cui hai perdonato Shadow.” Elenco io, sicura di quello che dico.
“Minchia! Vedi più cose tu in me di quante ne veda io” replica Knuckles, stupito.
“No. È solo che sei così abituato a vedere solamente i tuoi difetti, che ti dimentichi dei pregi” ammetto, semplicemente. Ed è la verità. Lo so, perché quando tempo fa davo costantemente la caccia a Sonic supplicandolo di mettersi con me, commettevo lo stesso errore.
“Quanto mi manca..” mormoro, sovrappensiero. Quando me ne rendo conto, le mie guance si tingono di rosa.
I suoi occhi hanno un guizzo verso di me “Immagino che tu ti riferisca a Sonic.”
“Sì..” confermo “Ma anche a tutti gli altri. Mi manca Rouge in maniera pazzesca, il fatto di non poter raccontare loro tutte le cose che sono successe.”
Nel frattempo, però, mi viene in mente che ho un block notes tra le mie mani, e oltre a scriverci i ringraziamenti per i padroni di casa, potrei usarlo come una sorta di diario. Senza aggiungere altro, mi metto subito all’opera.
Le parole escono a velocità supersonica dalla penna. Ho così tante cose da dire che in meno di tre minuti ho già riempito due pagine intere del blocchetto. Dopo poco, quando finalmente sento di aver scritto tutto ciò che avevo in serbo da giorni (precisamente dalla notte passata assieme a Sonic), poso la penna e smangiucchio i resti di pizza avanzati.
“Ti sei ammutolita per dieci fottuti minuti! Dev’essere stato un ringraziamento bello lungo, immagino.” Sbuffa Knuckles, confuso.
“No, non ho ancora scritto il messaggio alla famiglia. Avevo bisogno di scrivere ciò che tenevo dentro di me da tempo.” Spiego “Ma non importa, dicevamo?”
Lui ci pensa su “Stavi dicendo che senti la mancanza di Sonic e degli altri”.
Ah già! Adesso ricordo. “Sì, beh, è così! Non dirmi che a te non mancano, specialmente Rouge!”
Lui non mi guarda negli occhi. Perché quando gli si pongono domande su di lei non vuole mai affrontare il discorso?
“Mmmm” mugola. Suppongo che sia un sì.
“Mi sembra anche giusto. Ho così tanta voglia di rivederlo.. e immagino sia così anche per te. Tanto te l’ho detto. Non appena li ritroveremo tu e Rouge farete faville” sostengo, convinta.
Knuckles alza gli occhi verso il cielo “O forse no.”
“Perché dici così?” gli chiedo, non capendo il motivo di quella risposta.
Il suo petto si alza e si abbassa. Continua a mangiare senza rispondermi, facendo tintinnare il cucchiaio nel barattolo.
“E dai, Knuckles. Possiamo dire di essere diventati grandi amici dopo tutto quello che è successo, anche da quest’estate. Puoi fidarti di me!” lo incito. E lui, mentre ancora mangia, comincia a parlare.
“All’inizio, quando ho scoperto Rouge mentre mi faceva le corna con Shadow, l’ho mollata perché mi ha ferito.” annuisco, e lui continua “Magari in quel momento mi sono attaccato al fatto che non saremmo tornati insieme per quella ragione, perché mi aveva fatto del male. Ora è passato un po’ di tempo da quando è accaduto. E mi sono reso conto che, per un motivo o l’altro, probabilmente è meglio così. Chi cazzo lo sa, forse ci saremmo lasciati comunque! Scoprendo il suo tradimento avrei potuto decidere di metterci una pietra sopra e tornare con lei subito, ma con il trascorrere delle settimane ho semplicemente cambiato idea.”
Ora sono io quella confusa. “Cambiato idea? Scusa, avresti potuto rimettere insieme i pezzi fin dall’inizio, allora! Lei era pronta per tornare con te! E poi, diciamocelo, chi si farebbe mai scappare una come Rouge?” ribatto, ghignando.
“Credo che cambiare idea sia concesso, da queste parti” dice in tono serio.
“Certo che lo è! Solo non capisco cosa ti abbia spinto a rinunciare a lei” ammetto, grattandomi la testa.
“Sorvoliamo.” Taglia corto lui, guardando l’orologio affisso alla parete.
“Oh avanti, Knuckles! Te l’ho detto poco fa, a me puoi dirlo! Non lo direi assolutamente a nessuno, anche perché non c’è nessuno a cui dirlo” sdrammatizzo, cercando di farlo aprire nuovamente con me, come ha fatto tante volte in questi giorni. Ormai siamo entrati nell’argomento, e voglio sapere cosa ci sia stato di così significativo per lui da fargli decidere di non volersi rimettere insieme alla mia migliore amica.
“Cazzo, lascia stare, Amy, davvero..” insiste lui, cominciando ad arrossire. Un pensiero fugace mi passa per la testa.
“Che succede, ti sei reso conto di essere innamorato di Shadow?” gli chiedo, stupita “Ovviamente non ci vedrei nulla di male”
“COSA?! No!” scatta lui, scuotendo il capo furiosamente.
“E allora dimmelo, dai!” proseguo, sorridendogli, in quanto so che a momenti mi svelerà il famigerato segreto “Cosa ti ha fatto cambiare idea?”
Lui non risponde.
Smette di mangiare, e mi fissa negli occhi per tre, cinque, dieci secondi.
E quando comincio a pensare che faccia così perché ho qualcosa di strano sul viso, capisco che la sua risposta è già contenuta all’interno di quello sguardo.
Lentamente, il sorriso svanisce dalle mie labbra.
Ora comprendo.
Ora è tutto chiaro.
Il silenzio riempie la stanza, assordante, e sento brividi di sorpresa su tutta la pelle.

“Ma... Oh..” È tutto ciò che riesco a dire. Continuiamo a guardarci ancora per qualche attimo.

Poi, prima che io possa dire qualcosa, tutto accade velocemente.
Un’ esplosione, e il muro della casa viene distrutto. C’è polvere ovunque nell’aria, che ci impedisce di vedere, di respirare. Knuckles si alza in piedi velocemente, e anche io, cercando di non badare troppo al dolore che proviene dalla pianta del mio piede.
Intravedo delle luci rosse nel pulviscolo atmosferico: i robot.
“Ci hanno trovato.” Bisbiglio, demoralizzata. Poi mi volto verso il lavandino accanto a me e afferro in fretta uno dei coltelli dal cassetto.
Knuckles, intanto, è rimasto fermo al tavolo ad armeggiare con le sue lame, infilate all’interno dei pantaloni e della giacca. Viene verso di me, mi carica sulle sue spalle e senza una parola, corre fuori dalla finestra, mandandola in frantumi con un pugno.
Serro gli occhi, per evitare che le schegge mi colpiscano. Fuori è freddo, ancora più gelido delle notti precedenti.
Sento una botta forte sul fianco di Knuckles, che ci sbalza in avanti e ci fa cadere a terra, vicino al cancello buttato giù.
Quando mi rialzo a sedere sull’erba, lui si è già rimesso in piedi, ansante per il brutto colpo ricevuto.
“Knuckles!” urlo.
Lui si volta a guardarmi “Sto bene, allontanati!”
“No, non ti lascio qui a combatterli da solo!” strillo, cercando di non far peso sul piede.
“Se li distraggo, tu puoi andartene. Sei ferita, ci prenderebbero subito con il chip della velocità!” spiega, ad alta voce, mentre una decina di robot- scheletro si avvicinano a noi.
So che è vero, che ha ragione. Ma non posso lasciarlo qui. Non come è successo con Sonic.
“Ti raggiungo non appena li hai seminati un po’. VAI!” mi incita, con tutte le sue forze.
Indietreggio, sapendo che mi pentirò di ciò. Lui si volta verso i robot.
“Scendetemi dai coglioni, brutti bastardi! Venite qui! SONO QUI!” sbotta, tirando fuori i coltelli e combattendo coraggiosamente. Mentre io cammino all’indietro senza farmi notare dai robot, delle mani mi afferrano per i polsi e li piegano all’indietro. Infilzo con un movimento brusco e istintivo la lama in qualcosa.
Una mano umana. Un grido di dolore maschile.
Sento un pizzicore al braccio, e capisco che mi è stato iniettato qualcosa.
Sono colta così alla sprovvista che emetto un urlo lacerante. Knuckles si volta subito verso di me.
Qualcun altro mi afferra per le gambe e le solleva.
“AMY!” ruggisce Knuckles, che comincia a correre verso di me “CHI CAZZO SIETE VOI?!” 
Tento di guardare i volti dei miei aggressori, ma sono coperti da un passamontagna. Provo a liberarmi, ma sono troppo forti, e io sono sempre più debole.
“Serie F-300” dichiara uno dei due tizi, parlando ad una specie di congegno legato al polso come un orologio “inseguite l’echidna.”
 
Sento il rumore di uno sportello che si apre, e con un balzo mi gettano all’interno di quello che sembra un furgone. Continuo a sentire la voce di Knuckles che cerca di raggiungermi, e lo vedo in modo sfocato attraverso il vetro posteriore dirigersi nella mia direzione, scappando anche dai robot che gli vanno dietro. Ma poi il veicolo acquista velocità, tutto si fa buio, e io perdo i sensi.

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Capitolo 14
*** Capitolo QUATTORDICI ***


SONIC
 
 
 
 
 


 
Niente. Ecco che cosa abbiamo trovato procedendo verso est. Un bel nulla.
È passato un altro intero giorno di cammino, e siamo stati bene attenti a non farci notare dai robot. L’unica fortuna è che cibo e acqua non mancano affatto, visto che siamo passati da posti ben forniti, pieni di negozi, case e centri abitati.
“Io giuro che non capisco” mormora Rouge, sbuffando “Come mai non abbiamo ancora incontrato nessuno? Stiamo procedendo verso la baia a est da un bel pezzo ormai, ma niente! Si può sapere cos’è successo a tutte le persone?”
“Ne so quanto te.” Rispondo io, con una punta di acidità. Il mio umore non è dei migliori in questi giorni. Al fatto di non riuscire a trovare gli altri si è aggiunto anche il caso misterioso delle sparizioni di massa della popolazione. È come se stessimo camminando in una terra disabitata, un pianeta sconosciuto.
“Hey. Quello non è il carcere di Station Square?” chiede Espio, indicando una torretta molto lontana dalla nostra posizione, infrascata tra le montagne.
“Sì. È proprio quello” conferma Rouge.
D’un tratto, un’idea fugace mi passa per la testa.
“Merda!” esclamo, dando una manata sul braccio di Rouge.
Lei assume un’espressione indignata e offesa “Grazie, troppo gentile!”
Io scuoto la testa “Ma no, non tu! Mi è venuta in mente una cosa a cui avrei potuto pensare molto ma molto tempo fa, ormai”
Sì. Come avevo fatto a non arrivarci prima? E dire che era un’ipotesi per la quale avevo optato anche per gli strani avvenimenti di quell’estate!
“Andiamo alla prigione” dichiaro, incominciando ad avanzare.
“E perché mai?” domanda Espio, confuso.
“Oh no.. io ho paura delle prigioni” rabbrividisce Cream.
“Non hai intenzione di dirci la tua idea fino a che non saremo arrivati, dico bene?” fa Rouge, fissandomi un po’ scocciata e un po’ rassegnata.
“Vedo che stai imparando a conoscermi bene!” ribatto, facendo loro cenno di seguirmi.
 

 
 
 
 
 
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“Sonic.. per l’amor del cielo.. FERMATI!” supplica Rouge, rantolando. Io mi blocco puntando i talloni a terra.
La pipistrella è inginocchiata sull’asfalto, con il fiatone e il sudore che le imperla la fronte. Guardo gli altri miei compagni e noto che sono l’unico a non essere stanco.
“Se avevi intenzione di farci prendere un attacco di cuore” borbotta Espio, stirandosi un crampo alla gamba “potevi avvertirci un giorno fa, quando eravamo ancora nei dintorni del pronto soccorso.”
 “Mi dispiace ragazzi..” mi scuso, avvicinandomi a loro “è solo che sapete quanto mi piace correre, no? Sono giorni che non lo faccio e mi aiuta a scaricare ansie e preoccupazioni”
“Signor Sonic” interviene Cream, con una mano premuta sul petto “gentilmente, potresti scaricare le tue ansie e preoccupazioni in altri modi, evitando di ucciderci? Per favore.”
Una risata mi sfugge dalla bocca a quelle parole, e nel giro di qualche secondo, anche gli altri si uniscono a me.
È la prima volta che rido spontaneamente da quando è successo tutto. Pensavo che non sarei stato più capace di farlo, o almeno, non fino a che non avessimo messo fine a tutta questa strana e orribile storia.
“D’accordo, non correrò più e vi aspetterò” prometto, mentre li aiuto a mettersi in piedi “però cercate di accelerare il passo, okay? Manca ancora un po’ ad arrivare”
Rivolgo lo sguardo verso il carcere, che adesso è più vicino rispetto a prima, ma pur sempre spaventosamente lontano per la velocità con cui stiamo procedendo.
“A occhio e croce ci vorranno tre o quattro ore al massimo per raggiungere il luogo” commenta Espio, squadrando il percorso.
“Beh, non mi sembra poi così tanto, no?” replica Rouge, sorvolando con un battito d’ali una pozzanghera  a terra.
“Non sarebbe tanto in situazioni normali. Nella nostra non possiamo permetterci di perdere neanche un’ora.” dico, ripensando a una frase che sento spesso nelle serie tv poliziesche, secondo la quale dopo le prime 24 ore dalla scomparsa è quasi certo che le vittime siano ormai morte.
L’immagine di Amy come vittima scomparsa mi ingombra fastidiosamente il cervello. Cerco di scacciarla via meglio che posso, chiudendo gli occhi e portandomi le dita alle tempie.
Lei sta bene. Lei sta bene.
Continuo a ripetermelo.
Lei è salva.
Poi, sento una voce nei miei pensieri che non è la mia, e d’istinto faccio un balzo all’indietro.
“MA CHE COSA..?!” grido di sorpresa, mettendo per sbaglio un piede nella pozzanghera. Sto per scivolare, ma Espio mi prende per il braccio in tempo, e mi tira su con uno strattone (facendo fare i salti di gioia alla mia spalla ferita).
“Sonic che è successo?” chiede Rouge, fiondandosi accanto a me con sguardo preoccupato.
“Non poteva essere..” mormoro fra me e me, massaggiandomi la spalla. Vedo Espio e Rouge scambiarsi un’occhiata perplessa, mentre la piccola Cream mi fissa terrorizzata.
Cerco di concentrarmi di più con la voce che ho sentito. Riporto le mie mani alle tempie, chiudo gli occhi.
Inizio a sentire dei bassi borbottii indistinti. Non riesco a capire niente.
Sbatto il pugno sull’asfalto per il nervoso, facendo sussultare i miei amici, ma non me ne curo e ci riprovo.
... La roba dovrebbe essere qui” dice la voce nella mia testa. Una voce incredibilmente familiare.
“Shadow?” esordisco, senza proferire parola nella realtà.
Silenzio. Poi, il tono assume una sfumatura stupita.
“SONIC?Sei tu?!”
“Shadow! Sì, sono io!” non sono mai stato così felice di ‘sentire’ la sua voce prima di adesso, e a quanto pare è così anche per lui.
“Oh dannazione, stai bene? Con chi sei? Sei rimasto solo tu?”
“Sto bene, sono scappato con Rouge, Espio e Cream. Stanno tutti bene”
Shadow fa un sospiro di sollievo, e sorrido senza rendermene conto. Poi spalanco gli occhi, rendendomi conto di una cosa importante.
“Hai trovato Amy? È lì con te?!”  
La scintilla di speranza si spegne subito quando Shadow risponde, cupo “No, Sonic. Siamo solo io, Vector, Charmy e Tails.”
Esattamente come quando li ho visti scappare. Non hanno trovato Amy, allora. Tantomeno Knuckles.
“Avete qualche ferito?” domando, e il cuore mi sprofonda nel sentire la risposta.
“Charmy.. dei robot ci hanno attaccato e...” la voce del mio gemello si spezza, e per un attimo temo che sia caduto il collegamento telepatico.
“Cosa? Che gli è successo?”  insisto, in ansia.
“Ha perso le ali. Non ha ancora ripreso i sensi dall’accaduto, ma secondo Tails molto presto starà meglio.”
“Oh mio Dio.. povero Charmy..” mormoro.
“Noi ci siamo salvati grazie alle armi” continua Shadow.
“Lo immaginavo! Ho visto Vector che usciva da Casa della Quercia con il borsone” affermo “Ma dove eravate diretti?”
“A est dell’Emerald Coast, Sonic, ma adesso non..”
La voce di Shadow tace. E il silenzio mi riempie le membra.
“Shadow? Ci sei? Hey? Rispondimi se ci sei ancora!”
Zero.
“Fantastico” dico, irato, a voce alta.
“Ma che diamine stavi facendo?! Ci hai fatto preoccupare!” sbotta Rouge, con le mani sui fianchi.
“Ogni tanto sorridevi, o facevi facce tristi. Sembravi posseduto, Sonic!” spiega Espio, aggrottando le sopracciglia.
“Non siamo gli unici sopravvissuti” rivelo agli altri, che mi guardano a bocca aperta e con gli occhi sbarrati.
“Cosa? E tu come lo sai?” chiede Cream, sconvolta.
“Perché me l’ha appena detto Shadow”
Continuando a camminare, mi appresto a raccontare loro tutto.
 
 





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È il crepuscolo e abbiamo proseguito a est, verso la prigione, proprio dove aveva detto Shadow. Con un po’ di fortuna lo troveremo.  
“Spero tanto che Charmy si riprenda..” mugola Cream, tristemente.
Rouge le posa una mano sulla testa “Tranquilla, piccola. Ce la farà. Lui è molto forte, lo sai bene”
La coniglietta le fa un sorriso, ma poi sospira e guarda in basso, mesta. Mi dispiace vederla così, ma non possiamo farci niente. Non finché non ci saremmo ricongiunti con Shadow e gli altri.
Ci ritroviamo a un bivio: una strada scende verso una vallata. L’altra sale su per la montagna.
“Dici che dobbiamo andare per di qua?” azzarda Espio, indicando la seconda.
Io annuisco, e mi avvio.
“Aspetta” ci interrompe Rouge “Come sapete che dobbiamo andare di qua?”
“La prigione è lassù. Come potremmo arrivarci andando verso il basso?” dico io, guardandola un po’ di sbieco.
“Non lo so” ribatte lei “Magari c’è un’entrata dal nascosta. Il mio senso di cacciatrice mi dice che non dovremmo trascurare nessuna delle due strade”
Forse ha ragione. Ma dato che siamo già pochi, non mi sembra il caso di dividerci.
“Facciamo così” propone Espio “prima entriamo nel carcere, dopodiché, se Sonic non trova le risposte che cerca, usciamo e andiamo giù!”
“Mi sembra giusto” acconsento io. E, vedendo che anche Rouge e Cream annuiscono, ci dirigiamo verso la fortezza.
 
 
 
 
 
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“Che bel posto…” sussurra Cream, sarcastica, nascondendosi dietro a Rouge.
Non le do torto. Il carcere è alquanto inquietante. È evidente come non sia stato costruito di recente: torri e torrette si elevano attorno a un muro di mattoni grigio, circondato da un recinto di rete metallica e filo spinato. L’unica cosa che manca è il cliché del fossato con i coccodrilli. Magari a Vector sarebbe piaciuto.
Mi ritrovo a sghignazzare da solo.  
“Cos’hai da ridere, Sonic?” sbotta Rouge.
“Niente, una cavolata”
“Piuttosto, dicci che cosa stai tramando! Ormai siamo arrivati. Quindi diccelo” ordina la pipistrella, passandosi una mano sul collo.
“Lo vedrete presto. Dobbiamo solo entrare dentro” continuo, posizionandomi di fronte alla rete.
“Come facciamo a scavalcarlo?” chiede Espio, facendo una smorfia.
“Volando” scatta Cream velocemente, come se non aspettasse altro da tempo.
Le faccio un occhiolino “Perfetto. Allora facciamo così: Rouge, tu porti me, e Cream porterà Espio”.
Senza nessuna obiezione, le due fanno un balzo e si librano in aria, abbastanza in alto da permettere a me ed Espio di aggrapparci ai loro piedi. Ci alziamo in volo, sempre più in alto, passando sopra al filo spinato e atterrando dall’altro lato.
Corriamo verso il portone d’ingresso. Sbircio dentro attraverso il vetro, notando subito le celle disposte in fila all’interno di un lungo corridoio vuoto.
Affisso sulla porta di fronte a noi, c’è un grosso cartello giallo plastificato, che indica in caratteri cubitali: ‘ACCESSO CONSENTITO ALLA VIGILANZA ARMATA. VISITATORI, FARE IL GIRO DAL RETRO PER LA SALA RITROVO’
“Oh.. dovremmo fare il giro dal retro, allora?” domanda Cream, incerta.
“Perché?” faccio io “Non ho mica parenti o amici in prigione a cui fare visita”
“Ma allora perché siamo qui?” dice Rouge, con una vena di isteria.
“Se mi apri la porta te lo spiego” confermo.
Lei sbuffa e tira nuovamente fuori il grimaldello per scassinare la serratura. Entriamo in fretta.
Dentro c’è un freddo cane, e il rumore delle nostre scarpe rimbomba all’interno dell’edificio vuoto.
“Ti pareva..” bisbiglia Espio “Nessun prigioniero all’interno delle celle”
Arrivo a una porta con su scritto ‘UFFICIO’. La apro e vado dritto spedito ad esplorare gli archivi, alla ricerca di una cartella che documenti la registrazione dei carcerati nelle loro celle. Finalmente, dopo qualche minuto, trovo il fascicolo che sto cercando.
“...mmmh interessante” giudico, rimettendo l’elenco al suo posto “Cella numero 107”
Quando Rouge raggiunge l’uscio, spalanca le braccia esasperata “Mi spieghi che stiamo facendo?”
“Andiamo alla cella 107!” rispondo, partendo, mentre Espio e Cream ci raggiungono a passo svelto.
“Ma perché?!” insiste lei, scuotendomi la spalla sana “Hai detto di non avere parenti o amici a cui fare visita!”
Salgo le scale per andare alle galere del piano superiore “Infatti non sto andando a trovare un amico o un parente”
“Ma allora chi..?” inizia Espio, che si blocca vedendomi finalmente immobile davanti alla mia destinazione.
Come avevo previsto.
Il prigioniero seduto sul letto all’interno, vestito con una tenuta arancione da capo a piedi, alza lo sguardo e sfoggia un’espressione di incredulità.
“Sonic?!” dice, totalmente confuso.

“ ’Sera, Dottor Eggman, quanto tempo!” rispondo, mentre i miei compagni mi fissano ammutoliti.
 
 
 
 


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“Sonic.. che cosa?! Lui è… perché è…?” balbetta Rouge.
Io mi appoggio alle sbarre della cella “Tranquilla, Rouge. Adesso ti dirò tutto”
Eggman si alza in piedi “A cosa devo la tua visita, mio acerrimo nemico?”
Scuoto la testa “Non è una visita di cortesia, Egghead”
Lo scienziato ride, e un brivido scuote Cream da capo a piedi.
“E allora che cosa vuoi da me?” continua Eggman, aggiustandosi gli occhiali blu “Ormai è passato un anno e mezzo dall’ultima volta che ci siamo visti. Vi ho aiutati a sconfiggere Metal Sonic, che si era trasformato in Metal Overlord..”
“..Sì. E per la cronaca, ancora non hai pagato il Team Chaotix per averti liberato dalla prigionia a cui ti aveva sottoposto la tua stessa creazione” sottolinea Espio, in tono acido.
Eggman ghigna “Ciò non toglie che io vi abbia dato il mio preziosissimo aiuto. E comunque sono venuto a sapere che l’avete distrutto definitivamente. Congratulazioni”
Si inchina a noi, in una chiara e netta presa per il culo.
“Sì. E ci abbiamo rimesso Omega, per questo” stringe i pugni Rouge, su tutte le furie.
 “E-123 Omega?” domanda Eggman, pensieroso “Ah sì! Una delle mie ultime creazioni prima che mi rinchiudessero in questo buco”
“Non lo sapevi questo?” faccio io “Metal Sonic gli aveva rigirato la memoria facendogli credere che noi fossimo tuoi servitori. Ma alla fine ha riacquistato la sua autonomia e ha deciso di mettere fine a Metal Sonic con le sue stesse mani. L’ha fatto per noi”
“Non capisco ancora perché tutti i miei robot accumulino col tempo una volontà propria” borbotta lui “Metal Obscuria… roba da pazzi”
Io gli punto un dito contro “Non venire a parlare di pazzia proprio a noi! Non dopo tutto quello che stai architettando!”
Il volto di Eggman rimane impassibile “E sentiamo. Quale sarebbe il mio piano malvagio?”
Gli indico tutte le celle nei nostri dintorni “Non vedi che non c’è più nessuno? Sei l’unico prigioniero qui. L'unica persona a non essere scomparsa. Quindi è chiaro! Prima hai mandato centinaia dei tuoi scheletri-robot a ucciderci e a distruggere Casa della Quercia. Poi fai sparire l’intera umanità dalla faccia della terra! Si può sapere che cosa vuoi da noi?! Sei così assetato dalla volontà di conquistare il mondo, che non capirai mai che-”
Eggman incrocia le braccia “Non so di cosa tu stia parlando”
 “-che tutti i tuoi piani sono un flop dopo l’altro! Non.. Che cosa?” mi fermo, sentendo le sue parole.
“Sei diventato sordo, Sonic The Hedgehog? Io non c’entro nulla” ripete.
Io lo fisso, serrando i denti “Non ti credo”
Lui alza le sopracciglia, e la fronte gli si riempie rughe “Sei libero di crederci o meno, fai come vuoi. Ma io non ho fatto niente. Come potrei, da qua dentro? Ecco, fossi alla mia stazione tecnica potrei anche dedicarmi a un nuovo piano malefico. Ma qui non ho attrezzatura, non ho niente, e soprattutto non ho idee”
“Sonic” mi chiama Espio “Mi sa che non sta mentendo”
Okay. Adesso sono confuso “Ma allora chi c’è dietro tutto questo?”
Lui scrolla le spalle “Cosa vuoi che ne sappia io? Ma perché ti sta tanto a cuore questa faccenda? Qui in prigione da quando sono scomparsi tutti si sta molto più tranquilli, e finalmente posso cantare a squarciagola quanto voglio, senza che le guardie mi minaccino con una manganellata sul didietro”
Mi pesto i piedi, frustrato “Amy. Non riesco a trovarla da quando è successo il disastro”
Lui batte le mani “Aaaah, avrei dovuto immaginare che fosse una questione amorosa. Sapevo che vi sareste messi insieme prima o poi”
“Sì. Ma non si tratta solo di Amy.. anche di Knuckles. Non abbiamo più loro notizie. Ma oggi mi sono messo in contatto con Shadow. Lui e il resto del gruppo stanno bene, più o meno. Credevo che li avrei trovati qui nei dintorni, ma…”
Non so perché gli sto rivelando tutte queste cose. Forse il motivo è che il mio brutto presentimento mi dice che lui non è veramente coinvolto con la storia.
“Capisco” dice lui in tono mellifluo, che mi fa ingarbugliare le budella “Beh, vi auguro di ritrovarli presto. Addio!”
E detto questo, si sdraia nuovamente sul suo letto.
Rimaniamo immobili.
“Come? Tutto qui?” fa Rouge, basita.
“Beh, so già per certo che voi non mi tirerete fuori da qui, quindi non potrò aiutarvi a cercare i vostri compari. Questo significa che rimarrò qui e attenderò di uscire di galera per buona condotta, così tornerò a creare piani malvagi come ai vecchi tempi” spiega Eggman, con le mani incrociate dietro la testa.
“E chi ti farà mai uscire se non c’è più nessun abitante nel mondo?” gli faccio notare.
Lui si rimette in piedi, come se solo ora se ne fosse accorto “Fatemi evadere e vi darò una mano. Lo giuro”
Io, Rouge, Cream e Espio ci guardiamo negli occhi allarmati.
“Okay. Ma devi mantenere la parola. Lo facciamo soltanto perché siamo disperati e preoccupati” dico.
Lui piega la bocca per qualche secondo, e poi annuisce, aggrappandosi alle sbarre “Va bene. Vi do la mia parola. Dopotutto voglio solo tornare nel mio covo segreto sull’isoletta. Dio, quanto mi manca!”
“Bene” acconsente Rouge scendendo le scale “Vado a prendere le chiavi nell’ufficio, le ho viste prima”
Poi, improvvisamente, sentiamo un botto fortissimo e il muro del nostro piano va in frantumi. In preda all’adrenalina, faccio riparare Cream dietro di me, preparandomi a combattere di nuovo gli scheletri-robot.
Ma, incredibilmente, non sono i famigerati robot ad attaccarci. Tra la polvere nell’aria, si fanno spazio cinque uomini completamente vestiti di nero, con un passamontagna che copre loro il volto.
“Prendetelo” dice uno di loro.
Li vedo dirigersi verso di me, ma poi mi spingono malamente in una delle celle aperte, chiudendo con me anche Cream e Espio. Con un laser aprono le sbarre in titanio del Dottor Eggman.
“Ma che cosa..?! Chi siete? Cosa volete? Lasciatemi! Lasciatemi ho detto!” lo sento urlare.
Tre malfattori stanno tenendo lo scienziato fermamente e lo trascinano verso il buco aperto nel muro.
“FERMI! RIPORTATELO QUI!” strillo a pieni polmoni.
“Hey!” esclama Rouge, risalendo velocemente gli scalini “Non potete, lui deve venire con noi!”
Vedo la pipistrella scontrarsi duramente con i due uomini rimasti, mentre di Eggman e degli altri non c’è più traccia ormai.
Rouge da un pugno a uno dei due, che finisce stordito con la faccia al muro.
“Basta così, non possiamo perdere altro tempo. Prendiamo anche lei” tuona lo sconosciuto che ancora sta combattendo.
“D’accordo! Chi se ne importa” esclama l’altro, massaggiandosi il volto coperto “Uno più uno meno! L’importante è che non vadano giù”
Danno a Rouge una forte botta sulle gambe, facendola cadere a terra. Noi tre ci ritroviamo a gridare il suo nome. Infine le iniettano un liquido verde chiaro con una siringa nel braccio, che la fa svenire. La afferrano per i piedi e per le braccia, e la trascinano fuori.
“Rouge! NON POTETE FARLO! ROUGE!” gridiamo all’unisono. Ma ormai è fatta. Come sono venuti, se ne sono andati. E io crollo a terra, con la testa sulle ginocchia.
Le poche certezze che stavano riapparendo, con un battito di ciglia sono scomparse.
Di nuovo.
 
 
 




SHADOW
 
 
 
 


Fanculo la connessione telepatica.
Oggi sono finalmente riuscito a contattare Sonic. Ha fatto sapere a me (e di conseguenza al mio gruppo), che lui, Rouge, Espio e Cream sono vivi e vegeti.
Da un lato ne sono lieto, ma dall’altro vorrei spaccare qualcosa, perché la comunicazione cerebrale che ho avuto con lui si è interrotta proprio mentre stavo per dirgli la mia attuale posizione, e cioè fuori dall’ospedale di Station Square.
Siamo arrivati qui a ovest, correndo per un giorno, per prendere la roba adatta a medicare Charmy, che finalmente ha riaperto gli occhi e ha chiesto che cosa fosse successo. Vector si è preso la briga di avvertirlo della brutta notizia che lo riguardava.
“Ah” è stato tutto ciò che è riuscito a dire, senza osare guardarsi alle spalle per verificare la mancanza delle ali.
In principio, non appena si è rimesso in piedi, ha un po’ barcollato perdendo l’equilibrio. Ma adesso sta camminando tranquillamente al fianco di Tails, silenzioso come non lo è mai stato.
 “Qual è la nostra meta adesso?” chiede la volpe gialla.
“Deviamo verso l’imboccatura della foresta. È l’unico posto in cui non siamo stati” rispondo laconico “Gli altri potrebbero essere lì”
“Tenete” interviene Vector, passandoci le nostre armi “Non si sa mai”
Con la luna che lentamente si fa alta in cielo, andiamo verso l’oscura foresta.
 
 
 
 

 
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“Quanti caspita di alberi ci sono?” si lamenta Vector, tirando una manata a un cespuglio.
“Troppi” conferma Tails, saltando una grossa radice. Il fatto che non voli non mi sorprende: probabilmente vuole evitare di far sentire Charmy… diverso.
Tutto a un tratto, sentiamo un fruscio. Spingo Tails dietro a un albero, mentre Vector afferra Charmy.
È troppo buio. Quasi impossibile distinguere le figure l’una dall’altra, se non fosse per la luce lunare candida che filtra tra le foglie.
Due figure lunghe e slanciate (umane, direi) si stanno avvicinando silenziosamente a una terza più bassa, che è seduta di spalle su un tronco.
Strizzo gli occhi per mettere a fuoco un po’ di più l’ultima sagoma. E poi, con un tuffo al cuore, capisco.
Con uno scatto felino corro a tutta velocità verso le due figure, ignorando i bisbigli forsennati di Vector che mi ordinano di restare lì al sicuro.
Mi riparo dietro a uno degli alberi più vicini, e osservo, brandendo febbrilmente la mia arma.
“Buonasera” dice uno dei due uomini coi volti nascosti da un passamontagna nero.
La terza figura si volta, lanciando ripetutamente occhiate verso i due aggressori.
“COSA? Di nuovo voi?!” ruggisce.
“Abbiamo deciso che sei troppo pericoloso per continuare a girovagare da solo” dice l’altro uomo “Dobbiamo intrappolarti qui da qualche parte, gli ordini del capo sono ordini”
Dalla tasca spuntano una siringa e una pistola, e io mi capisco che è tempo di buttarmi su di loro. Con l’impugnatura della mia arma colpisco violentemente la testa dell’uomo, mandandolo a terra privo di sensi. L’altro mi viene incontro tirando pugni all’impazzata. Mi colpisce allo stomaco, facendomi piegare in due, ma mi riprendo subito.
Gli do un calcio sullo stinco, facendolo urlare di dolore, e poi lo spingo contro un albero. L’aggressore sbatte la nuca sulla corteccia e cade.
“Vector!” chiamo, e il coccodrillo scatta verso di me “Legali. Svelto”.
Vector annuisce e si mette a lavoro.
“Oh porca puttana, non ci posso credere” mormora l’individuo che ho salvato.

“Felice di rivederti, Knuckles” sussurro, mentre sul volto dell’echidna compare un’espressione di stupore.
 

 
 
 
 
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Tails è stato così felice di rivederlo che gli si è gettato addosso.
Dopo avergli spiegato dove eravamo scappati e che cosa era successo a Charmy, lasciamo quest’ultimo, Vector e Tails a fare la guardia ai due aggressori ancora K.O.
Mi metto seduto più lontano, vicino a un muricciolo diroccato in mezzo alle erbacce. Knuckles si avvicina e si accuccia, ma a distanza maggiore di un metro da me.
“Grazie, eh” dice.
“Per cosa?” domando, non capendo.
Sento un suono che sembra quasi un basso ringhio “Per avermi salvato da quei due minchioni. Per cosa, secondo te?”
“Mh” concludo io, senza aggiungere altro.
Dopo qualche minuto di silenzio, lui interviene “Per tutto questo tempo ho creduto che foste tutti morti.. e invece no. Voi siete vivi”
“Anche Sonic lo è” aggiungo “ho avuto notizie da lui oggi tramite telepatia, anche se non ha fatto in tempo a dirmi dov’è. Ma mi ha riferito che è con Espio, Cream e Rouge. Tutti salvi”
Knuckles pare sollevato “Cazzo, meno male! La speranza non era inutile, allora. È vivo.. se solo lei…”
La sua voce si smorza, e abbassa lo sguardo a terra.
“Ma tu sei stato da solo per tutto questo tempo? Da quando è successo il casino?” chiedo, non appena la domanda mi ronza per la mente.
Lui mi guarda “Sono scappato con Amy, vi abbiamo cercato per giorni nella foresta. Abbiamo vagato qui insieme per un po’”
Il mio stomaco fa una capriola. Se solo l’avessi saputo prima! Avrei potuto avvertire Sonic. Ma l’assenza di Amy in questo istante mi fa capire che forse non tutto è andato per il meglio.
“È morta?” faccio io, socchiudendo gli occhi per attutire il colpo della risposta.
“No” risponde lui, fissandosi le mani “Sono arrivati dei coglioni uguali a quei due di prima, e l’hanno portata via. Ho seminato un’orda di robot che mi rincorreva, ma poi ho perso di vista il furgone dei rapitori. Se n’è solo… andata”
Alzo gli occhi su di lui, e nel suo sguardo leggo qualcosa di più del banale dispiacere, nei confronti di Amy.
Preferisco non domandare.
“Ragazzi?” ci avvisa Tails, appropinquandosi.
“Che succede?” dico io, voltandomi.

Lui annuisce seriamente.
“È il momento. Quei due si stanno svegliando”.

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Capitolo 15
*** Capitolo QUINDICI ***


AMY
 
 
 
 
 
 



 
Dodici minuti.
Dodici per aprire gli occhi e trovarmi stesa a terra, su un freddo lettino di metallo.
Dodici alzarmi in fretta e furia, iniziare a guardarmi attorno per capire in che razza di posto mi trovo.
Dodici per saltare giù dalla squallida barella e fiondarmi verso quella che sembra l’unica porta. Chiusa, a quanto pare. Dopo avervi battuto i pugni sopra almeno una ventina di volte, osservo le mie nocche scorticate. Faccio qualche passo indietro e rimango a fissarla, perché non so che altro fare.
Questa stanza è circolare, costruita da ferro e altri metalli che non conosco. Ma soprattutto è vuota. A parte il giaciglio in cui mi trovavo a dormire poco fa.
Ma dove sono finita?
Comincio a percepire dei borbottii ovattati al di là della porta. D’istinto, corro dietro il lettino e mi accuccio per ripararmi. Faccio per afferrare il Martello, ma non lo trovo. Non ho armi con me, neanche una.
Totalmente vulnerabile, rimango a guardare chi varca la soglia. Il portale metallico si apre con un cigolio, scorrendo all’interno delle pareti ai lati.
Una donna fa il suo ingresso, seguita da due uomini in camice bianco.
“Amy Rose” dice lei “Esci da lì dietro e vieni qui”
Oh merda.
Lentamente, facendomi coraggio mi alzo in piedi, e sento gli sguardi delle tre persone trafiggermi come lame. La donna stira le labbra in un sorriso, vedendomi.
Cammino verso di loro, fermandomi in modo tale da lasciare non meno di tre metri di distanza fra noi. Il mio respiro si fa accelerato. Ma no. Non devo avere paura.
“Dove mi trovo?” chiedo “Chi siete?”
La donna fa un passo avanti. È alta più o meno quanto me. Ha i capelli castano ramato a caschetto e gli occhi di un blu molto scuro. Il suo volto ha lineamenti duri e spigolosi. Indossa una camicia blu notte e dei pantaloni neri. Ai miei occhi non sfugge il dettaglio più importante, però. Infilata nella cintura tiene una pistola dall’aria minacciosa.
“Salve” dice lei con voce chiara “Mi chiamo Abigail, e ieri notte sei stata portata qui dai miei scienziati, Corey ed Eric”
Con la mano, mi indica i due uomini al suo fianco, uno biondo e l’altro moro. Il moro, Corey, mi lancia un’occhiataccia, alzando la mano fasciata “Bel colpo, a proposito”.
Capisco che devo averla infilzata, quando sono stata rapita. I miei occhi si spalancano quando un pensiero mi attraversa la mente.
“L’echidna che era lì insieme a me, avete portato qui anche lui?” domando.
“Chi? Knuckles?” fa lei, semplicemente “No. Ho ordinato a loro di farlo rincorrere dai robot, così che potesse allontanarsi abbastanza da perdere le tue tracce”
Stringo i pugni, e lo stomaco mi ribollisce di rabbia.
“Quindi i li hai costruiti tu. Si può sapere chi cazzo sei?” sbotto, in preda all’ira.
“Calma, signorina” mi ammonisce Abigail “Prima di tutto, guarda i tuoi piedi”
Questa è pazza. Sono confusa, ma lo faccio.
“Perché, cosa c’è che non va con i miei piedi, scusa?” ribatto.
Lei batte le mani “Un bel niente. Ho detto loro di guarirti la ferita. Infatti, come puoi notare da sola, non zoppichi più”
È vero. Non ci avevo fatto caso poco fa, ma quando mi trovavo nella villa insieme a Knuckles, non riuscivo neanche a mettere due passi in fila.
La osservo di sbieco “E pensi che questo mi farà guadagnare la tua fiducia o stronzate simili?”
“No” fa lei, di rimando “Ma mi servi intera per il mio progetto. E se adesso tu volessi seguirmi nella stanza qui a fianco, ne sarei felice”
Non voglio seguirla. Tutto ciò che vorrei fare in questo momento è tirar loro una martellata e scappare da questo posto. Ma sono senza armi, come potrei tentare? Posso solo fare come mi dice, per adesso.
Mentre lei esce dalla stanza a passo svelto, io le vado dietro, passando sotto gli occhi di Eric e Corey, che spingono un pulsante per chiudere la stanza.
Entriamo in una camera di forma simile all’altra, ma molto più arredata, tanto da sembrare una specie di ufficio, fornita di scrivania, una serie di computer, sedie, poltrone e scaffali di libri.
“Mettiti pure seduta” mi accenna Abigail “Arrivo tra un secondo”
Detto questo, rimango da sola di nuovo. Non mi siedo, ma osservo ogni minimo particolare della stanza, così ben ordinata. I miei occhi si soffermano su quello che mi sembra un armadio, di un viola acceso e con le lettere giallo fluo ‘AR’ stampate sopra. L’effetto cromatico fa male agli occhi.
A passo lento mi accosto e lo fisso. Poi, cautamente, come se potesse mordermi, faccio scorrere la punta dell’indice sulle due lettere e…
“Oh mio Dio!!” grido.
Le ante dell’armadio si spalancano all’improvviso, facendomi sussultare dallo spavento. Quello che c’è dentro, però, è se possibile, ancor più raccapricciante.
Foto. Foto fatte chiaramente di nascosto a tutti i miei amici.
Vedo Sonic in una di esse, impegnato nella corsa. Pensavo che non avrei mai più rivisto il suo viso. La sua espressione soddisfatta mi fa stringere il cuore, e sento le lacrime pizzicarmi gli occhi.
Rouge, la mia cara amica, seduta al tavolo mentre si passa lo smalto sulle unghie.
Poi c’è Shadow, che si riposa sdraiato con gli occhi chiusi su un tetto.
Knuckles, che osserva fuori dalla finestra mentre beve una birra. Guardandolo mi torna a mente la conversazione che stavamo avendo prima che venissi rapita. Avrei voluto poter dire qualcosa in risposta alla sua ‘dichiarazione’ nei miei confronti. Non ne ho avuto il tempo.
E ci sono anche io, che cammino sul marciapiede di Station Square.
Quando mai mi è stata fatta quella foto? Mentre mi sforzo di ricordare, noto che accanto a ciascuna foto c’è un pulsante verde.
“Ti starai chiedendo a cosa serve, non è così?”
Mi giro velocemente, guardando Abigail posizionata dietro di me, con un tablet tra le mani.
“Perché queste foto? Ci conosci tutti?” dico io, aggrottando le sopracciglia.
“Siediti, Amy” mi invita lei, senza sorridere “Ho un bel po’ di cose da raccontarti”
 
 
 
 
 



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Appoggio le mani sui braccioli della sedia, mentre Abigail è seduta al di là della scrivania.
“Conosci già il mio nome, quindi non starò a ripetertelo” comincia “Ho trentanove anni. Fin da quando sono nata, ho sempre vissuto a Mobius con mia madre. Mio padre non l’ho mai conosciuto di persona, sebbene la mamma me ne parlasse. Fuggì non appena seppe che lei aspettava me. Perciò, come puoi ben capire, ho sempre avuto un certo astio nei confronti di quell’uomo, e la mancanza di una figura paterna che mi facesse avere l’infanzia che meritavo. All’età di sette anni, mia mamma si ammalò gravemente, e morì. Io fui affidata a un orfanotrofio.”
Solitamente sarei dispiaciuta nel sentire una cosa simile, ma stavolta, chissà perché, non è così.
“Raggiunta la maggiore età, scoprii di avere una discreta eredità che mi era stata lasciata di diritto da mia madre, che di professione faceva il medico. La utilizzai in parte per iscrivermi alla più prestigiosa università di ingegneria robotica della città, che conseguii laureandomi con il massimo dei voti. Mi sono appassionata di robotica fin da quando ero bambina. Sono anni orsono che sento alla radio e in televisione di attacchi da parte di giganteschi robot creati da uno scienziato che si fa chiamare Dottor Eggman, e che le sue invenzioni e piani di conquista vengono sempre sventati da un gruppo di eroi con a capo un bizzarro porcospino blu, Sonic The Hedgehog”
“Sonic non è bizzarro” scatto, guardandola male “E non mi interessa la storia della tua vita”
“Ebbene, nella mia mente cominciò a formarsi un piano” continua lei, come se io non avessi parlato “Perché un uomo privo di intelligenza come Eggman avrebbe dovuto trovarsi a capo di tutto? Quell’onore sarebbe dovuto toccare a una persona colta, erudita ed abile. Non credi? Una come me”
“Complimenti per la modestia” commento.
“Perciò sono anni che utilizzo la parte restante dell’eredità per mettere in atto il mio ambizioso progetto. E tu, Amy, sarai quella che mi aiuterà a portarlo a termine”
“Io? Stai scherzando, spero” rido, incredula “Prima di tutto, mi intendo di ingegneria come un cavallo si intende di politica, e seconda cosa non ti aiuterei neanche se fossi il più bravo ingegnere del mondo”
Abigail sorride, e delle rughe le increspano i lati della bocca.
“Io non sarei così stolta da farmi battere da uno stormo di fessacchiotti come i Sonic Heroes” conferma “E tra l’altro non siete neanche così svegli da capire che dietro l’attacco dei robot alla vostra Casa ci potessi essere io. C’ero sempre io, ma voi non ve ne siete mai accorti. Non avete mai collegato gli avvenimenti”
“E questo che vorrebbe dire?” faccio io, confusa.
Abigail mi indica l’attaccapanni al lato della stanza. Reggeva un mantello scuro e un cappello.
Un’espressione sgomenta si fa strada nel mio volto “Eri tu la figura misteriosa che mi seguiva mentre andavo a casa di Rouge! Ecco dove mi hai fatto quella foto. E Knuckles, la sua devi averla fatta…”
“La prima notte che avete passato tutti insieme a Casa della Quercia, esatto. Quando vi siete abbracciati davanti alla finestra. Che dolci…” dice lei, in tono sarcasticamente svenevole.
“ ‘Sta zitta” sibilo io, stringendo i pugni. Non le permetterò di prendermi in giro in questo modo.
“A proposito, sicuramente ignori la funzione dei pulsanti al lato delle foto” li indica con un cenno della testa “Quando ho ordinato ai miei robot di polverizzare la vostra Casa, essi hanno sganciato e sparso delle microtelecamere ovunque, e con un semplice gioco di coordinate e indicazioni sul vostro aspetto fisico, la posizione di ciascuno di voi mi viene rappresentata quando voglio sui miei desktop. Basta solo premere il pulsante in riferimento a colui o colei che vuoi controllare”
Mi alzo in piedi velocemente “Quindi ci hai osservati per tutto questo tempo. E hai deciso quando e da chi mandare i robot ”
“Esattamente” risponde lei, soddisfatta “Siete stati proprio un bello spettacolo da vedere, e sono contenta di aver constatato la vostra difficoltà, cosa che non vi ha mai toccato, quando era il Dottor Eggman ad attaccarvi”
“Sono vivi?” chiedo, e la voce mi trema “Sonic, Knuckles, Rouge e tutti gli altri. Stanno bene?”
Lei mi squadra impassibile “Perché pensi che io debba dirtelo? Non mi importa se sono tuoi amici. Non me ne può fregare di meno, sai? Rimarrai nel dubbio”
Esplodo, e do un calcio alla sedia sulla quale stavo seduta, rovesciandola all’indietro “Adesso devi dirmi che cosa vuoi da me, o giuro, dovessi morire fulminata, che farò fuori te e tutti i tuoi scienziati scagnozzi, pur di andarmene!”
Abigail sembra visibilmente colpita dalla mia foga, ma cerca di non farlo notare “Suvvia, Amy. Dovremo passare diverso tempo insieme, non mi sembra il caso di cominciare minacciandoci a vicenda di morte”
 Si passa tranquillamente una mano tra i capelli corti e prende in mano il tablet.
“Vedi, cara mia. Ho sempre pensato che il mondo, come noi lo conosciamo oggi, sia il male più totale che esista” si alza in piedi e fa avanti e indietro camminando “Ma di chi è la colpa? Ovviamente delle persone che lo abitano, che con il tempo sono diventate egocentriche, bugiarde e corrotte. Per questo sono venuta alla conclusione che il pianeta Terra abbia bisogno di un capo. Un capo supremo che è così competente da tenere tutto in ordine”
“Vuoi dire te?” sbuffo, incrociando le braccia.
“Proprio così. Il mondo è ricco di parassiti. Parassiti inutili come chi uccide senza un motivo, chi usa la violenza, chi ruba o abusa del proprio potere. Perché altrimenti ci sarebbero tutte queste guerre? Perché, essendo tutti esseri umani, non possiamo vivere in pace cercando di dedicarci alla nostra sopravvivenza e a quella di tutta la nostra razza?”
“Parli proprio tu di pace? Tu che ci hai bombardato con centinaia di robot e ci hai fatto crollare il tetto sulla testa?” ribatto.
“La realtà è quella che è, Amy. Ed è anche colpa tua e dei tuoi amici se ci siamo ridotti così” mi accusa Abigail, stirandosi la camicia con la mano.
“Come sarebbe a dire?!” alzo la voce, spalancando gli occhi.
“Siete mai stati veramente capaci di mettere a tacere i vostri nemici? Primo tra tutti il Dottor Eggman. Per quanto fosse insulso, lui aveva come obbiettivo il mettersi a capo del mondo per dominarlo. Quello che voglio io è lo stesso, con la differenza che non voglio dominare il pianeta, ma crearne uno nuovo, tutto daccapo. Riuscirà per il meglio e non ci saranno più guerre, nessun incidente o minaccia ci piomberà tra capo e collo. Staremmo tutti più al sicuro, e voi, Sonic Heroes, non sareste più necessari per il bene dell’umanità. Anche perché per adesso non avete avuto alcun successo nel tentare di proteggerla”
“Sì che ci siamo riusciti, invece!” replico, seccata “Eggman è in galera grazie a noi! Non sei stata tu a far si che i suoi piani andassero falliti. E poi credi che l’umanità sottostarà alle tue prepotenti decisioni? Pensi che il mondo vorrà una dittatura? Ti sbagli di grosso”
“Eggman è un fallito tanto quanto i suoi piani” fa lei, con una sventolata di mano “e per Sonic è stato un gioco da ragazzi sconfiggerlo. Per lui e per gli elementi più forti della vostra banda. Certo non è grazie a gente come te che quell’improbabile scienziato è finito in rovina”
“Non è per merito mio, ma io ho sempre dato il mio contributo!” intervengo io.
Lei fa una stupida risatina “Certo, e come? Venendo rapita dai robot di Eggman? Aspettando che il tuo Sonic venisse a salvarti come una principessina viene salvata dal castello stregato dal principe a cavallo di un drago? Ma fammi il favore!”
Sento la rabbia salirmi sottoforma di calore sulle gote, che si infiammano subito. Questa stronza sta insinuando che io sia una debole e che non sia mai stata di minimo aiuto ai miei amici.
“Come ti permetti? Tu non mi conosci!” sbraito “Io sono forte, e se prima non lo ero, col tempo lo sono diventata!”
“Ti conosco eccome, invece. Infatti adesso stai aspettando che qualcuno venga a recuperarti, non è così? Tu non sei niente, Amy. E senza l’intervento dei più forti del tuo gruppo saresti già sotto terra da un bel pezzo” continua Abigail alzando la voce, con un sorriso falso.
Incrocio le braccia bruscamente “Dì pure quello che ti pare. Non risponderò alle tue stupide provocazioni e menzogne”. Mi siedo sulla sedia ancora rimasta in piedi, e la fisso.
La fronte di Abigail ha uno spasmo, contraendosi e riempiendosi di rughe, e la soddisfazione cresce in me. Probabilmente si aspettava una reazione violenta. Beh, significa non mi conosce affatto.
“E quindi com’è che vorresti portare la pace sulla Terra? Come vorresti creare un nuovo mondo dove vivere?” chiedo io, stanca.
“Con qualcosa che raderà al suolo tutto il marcio del mondo, che permetterà un nuovo inizio. Un inizio capeggiato da me, dove voi, Sonic Heroes, non sarete più disturbati a intervenire a favore della giustizia e della pace” annuisce lei con la testa. Poi poggia il tablet sulla scrivania e me lo passa dall’altro lato.
Io lo prendo cautamente e sento il cuore cadermi verso i piedi come un pezzo di piombo.
Sullo schermo illuminato, raffigurata in tutta la sua intricata complessità, c’è una bomba.
“Una bomba?” esclamo, sgomenta “Tu vorresti davvero far esplodere una bomba in tutta la Terra?”
“Sarà più potente di qualunque altra bomba sia stata mai creata. La sua esplosione arriverà a coprire una superficie equa a quella del nostro mondo. Niente più case, strade, edifici. Tornerà tutto come era in principio” spiega Abigail, visibilmente fiera del suo progetto.
“Ma questa è… una totale follia” soffio, con le mani tremanti “E che cosa mi dici delle persone? Come faranno senza una casa, senza un posto di lavoro.. senza la loro città? Ma come faranno, soprattutto, a sopravvivere a una cosa simile?”
“Oh, loro non saranno qui al momento dell’esplosione! Nessuno ci sarà. Neanche tu, tantomeno io” dichiara, riprendendosi di mano il tablet “Anzi, a dir la verità in questo momento, eccetto i miei scienziati e qualche eccezione siamo gli unici abitanti rimasti su questa Terra. Mi sono presa la premura di mandare tutti via prima dell’attacco a Casa della Quercia”
Sgrano gli occhi. Ripenso alla taverna per cacciatori e alla casa nella foresta dove mi sono soffermata con Knuckles. Le auto ferme fuori dalla casa, la polvere sui mobili. E dire che mi ero anche chiesta dove fosse finita quella famiglia raffigurata nella foto sulla mensola.
“In che senso ‘mandare via tutti’ ?” domando “Dove hai spedito tutta l’umanità?”
Abigail preme con il dito qualcosa sullo schermo del tablet, e poi lo volta verso di me.
“Ti presento la Dimensione Beta!” annuncia.
Devo aggrapparmi ai braccioli della sedia per non cadere a terra. Sto guardando migliaia, milioni, miliardi di capsule criogeniche che galleggiano in un vuoto di colore blu. E all’interno di esse posso scorgere i volti di tutti i terrestri addormentati: una donna asiatica, una bambina dalla pelle di un bel colore ambrato, un uomo dai capelli così biondi da sembrare bianchi, un ragazzo molto muscoloso dalla pelle scura. E molti, moltissimi altri.
“Fammi metabolizzare” comincio “Tu hai intrappolato tutti gli esseri umani che esistono su questa terra in capsule criogeniche in un’altra dimensione?”
“Proprio così. E non preoccuparti, appena li risveglierò ricorderanno perfettamente chi sono, qual è la loro famiglia e quali persone conoscono. Non avranno memoria, tuttavia, di quello che riguarda il mondo che conoscevano” spiega lei, sicura.
Io scuoto la testa “Non è possibile. Come si fa a pensare a qualcosa di così catastrofico? Hai idea delle rivolte che ci saranno? Le guerre ricominceranno, e saranno peggiori di prima! E tu non sarai capace di mantenere l’ordine”
“Basta così” mi zittisce “Il mio è un piano perfetto e studiato da anni nel minimo dettaglio. Non fallirà. Pensi che sarò sola nel farlo? Errore. Credi che io abbia creato - e che creerò- i miei robot soltanto per dare la caccia a voi Sonic Heroes?”
Adesso capisco “Il tuo futuro sarà una dittatura a tutti gli effetti, quindi. Non appena qualcuno alzerà un dito per aprire bocca, tu ordinerai ai tuoi robot di fulminarlo sul posto, così da gettare terrore anche sulla lunga fila di coloro che, oltre a quella persona, vogliono provarci”
“Visto? Se ti ci metti con impegno, carina, sai ragionare” afferma Abigail, soddisfatta.
“Non credo di aver mai conosciuto qualcuno più fuori di testa di te” le sibilo contro, stringendo gli occhi.
“Ora sei a conoscenza di tutto” conferma, alzandosi e camminando verso di me “Come ti ho già detto, Amy, sarà un nuovo inizio. E tu mi aiuterai a concludere l’opera”
“Te lo puoi scordare”  dico, decisa, alzandomi in piedi a mia volta.
“Oh, non credo tu abbia tanta libertà di scelta, Amy” replica Abigail, mettendomi una mano dietro le spalle e spingendomi verso l’uscita “Dopotutto, io ho i tuoi amici in pugno. Magari ne ho già fatto uccidere qualcuno, che ne sai. Forse potrei farlo ancora, se il tuo comportamento non sarà dei migliori”
Mi getta tra le braccia di Eric e Corey, che sono ricomparsi fuori dalla porta dell’ufficio.
“Portatela nella sua stanza. Datele un catino di acqua insaponata e uno straccio” ordina voltandosi e incamminandosi di nuovo verso la scrivania “Non ti dispiacerà pulire un po’, vero, cara?”
Sto per mandarla allegramente a fanculo, ma i due scienziati mi trascinano via.
 
 
 






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Non ho idea di che ore siano. L’unica cosa che so è che sono ore che pulisco questo schifoso pavimento di metallo. Adesso è lustro e l’acqua all’interno del secchio si è tinta di un grigio lattiginoso. Perché me lo fa fare? Le serve qualcuno che la aiuti a completare la bomba o una donna delle pulizie?
Inoltre, sono ore che dal mio stomaco provengono lamenti da fare invidia al più potente dei fantasmi. L’ultima volta che ho mangiato è stato nella villa con Knuckles un giorno fa. Fatto sta che la fame mi sta annebbiando la vista.
Mi fermo e mi metto seduta sul pavimento. Poi, guardando verso l’alto, lancio un grido.
“Non ti potrò essere così utile, Abigail, se morirò di fame!”
Non ci vuole molto perché le porte della stanza si aprano e facciano il loro ingresso Corey ed Eric, muniti di vassoio.
Me lo posizionano davanti. Carne con contorno di insalata e un bicchiere d’acqua.
“Ecco qui. Buon appetito” mi augura Eric, con un sorriso.
“Dove sono le posate?” chiedo, notando l’assenza di forchetta e coltello.
“Oh, ehm, Abigail dice che non dobbiamo fornirti di posate in quanto potresti usarle come armi.. temo che dovrai accontentarti delle mani” spiega Eric, chinandosi.
“Già” borbotta acidamente Corey “ho ancora una coltellata in prestito che devo ridarti, ragazza”
Do un morso alla carne, che è dura e piuttosto fredda “Potevi evitare di rapirmi e farti semplicemente i cazzi tuoi”
Corey mi squadra terribilmente “Che cosa mi hai detto?”
Eric lo guarda allarmato e gli posa una mano sulla spalla “Corey… calmati, okay?”
Ma Corey non lo sta a sentire. In un secondo, sento una mano prendermi per la gola e sbattermi di schiena contro il muro. Mi sento soffocare, ma Corey non mi lascia andare. Il suo volto è contorto dall’ira “NON SEI L’UNICA, HAI CAPITO?! NON SEI L’UNICA!”
“COREY!” grida Eric, cercando di fargli mollare la presa “BASTA! LASCIALA!”
Vedo Eric tirare un pugno a Corey, che cade di lato e mi lascia andare. Io respiro di nuovo, e Eric mi aiuta a rimettermi in piedi. Tossisco, portandomi le mani alla gola indolenzita.
“Stai bene?” domanda Eric.
“Sì” bisbiglio con un filo di voce.
“Maledizione, amico” impreca Corey, tenendosi il volto col la mano “potevi spaccarmi il naso”
“Avresti preferito il naso rotto o William morto, eh?” ribatte Eric a bassa voce, guardandolo storto.
Corey rimane per due secondi a fissarci. Poi, a passo svelto, esce furioso dalla stanza.
“Non capisco.. Perché sussurravi? E chi è William?” faccio io piano, confusa.
Eric fa un lungo sospiro “William è il fidanzato di Corey. È malato di leucemia da anni ormai. Anche se non giustifico molto la violenza, un po’ comprendo il suo stato d’animo. Sussurravo perché non voglio che Abigail ci senta”
“Ma perché mi ha aggredito?” insisto, continuando a non capire.
“Immagino che Abigail ti abbia detto tutto riguardo alla Dimensione Beta. Giusto?” quando annuisco, Eric procede “Vedi, lei ha rapito i migliori scienziati di tutto il mondo, compresi me e Corey, e ci ha costretti a creare le capsule per il sonno criogenico. Dopodiché abbiamo dovuto sequestrare tutti, i nostri cari compresi (come William), e infilarceli dentro, per poi spedirli con un pulsante collegato a un portale nella Dimensione Beta. Molti hanno solo ipotizzato l’esistenza di quella dimensione, ma Abigail si è servita solo di coloro che ne erano certi. Poi ha nascosto il pulsante, e ha rivelato la posizione di esso solo a Max e Sven, altri due scienziati che hanno già perso le loro famiglie e i loro amici”
“Tu chi hai mandato là? Qualche tuo parente?” domando io, incredula a quelle parole.
“Mia moglie e mio figlio. È nato solo da undici mesi, e io non posso rischiare. Abigail ha minacciato di uccidere i nostri cari direttamente nelle loro capsule, se non faremo quello che ci dice di fare, e ha proibito a Max e Sven di indicarci il nascondiglio del pulsante, o li avrebbe fatti fuori” 
 “Ne so qualcosa” mormoro “L’ha fatto anche con me, oggi. Ma almeno, eccetto Max e Sven, voi sapete per certo che in questo momento la vostra famiglia e le persone a cui tenete stanno bene. Io non so neanche quello”
Eric si morde l’interno della guancia, annuendo. Poi, guardandosi attorno, si volta.
“Spero ti piaccia il cibo” dice, a voce un po’ troppo alta “Se la carne è dura mi dispiace.. sai, spesso qui gli scienziati passano troppo vicino alle porte facendole aprire, e il fuoco dei fornelli si indebolisce con gli sbuffi d’aria”
Lo fisso “Capisco…”
Lui mi fa il segno dell’ ‘okay’ e si chiude la porta alle spalle.
Se c’è una cosa di cui sono sicura, è che le persone che stanno qui devono aver perso qualche rotella. Lentamente mi riavvicino al mio piatto e continuo a mangiare, specchiandomi ogni tanto nel vassoio di metallo per controllare i segni violacei che mi si formano attorno al collo.
 
 
 
 






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I miei sogni non sono più belli da tanto, troppo tempo. Neanche quello che sto facendo ora. Cavi di tutti i colori, viti, bulloni, un timer digitale che segna il conto alla rovescia.
“Che cosa devo fare?!” strillo, nel sogno.
“Finisci l’opera” dice una voce, che riconosco come quella di Abigail.
9… 8…7…
“Non posso, non so cosa devo fare” urlo “non sono un’ingegnere! Non so dove mettere le mani!”
6…5…4…
Se me ne starò qui con le mani in mano potrò stare pur certa che nessuno dei miei amici sopravvivrà.
3…2…1…
‘A volte è necessario un atto di sacrificio. Per un bene superiore.’ penso tra me e me.
Connetto un filo blu in uno spazio libero dello stesso colore. Il ticchettio della bomba si arresta. Ce l’ho fatta. Non appena prendo la bomba in mano, per mostrare ad Abigail che ci sono riuscita, questa esplode improvvisamente, in un boato pazzesco.
Apro gli occhi e mi desto bruscamente dal sonno. Mi ritrovo rannicchiata (visto che il lettino non c’è più) in un angolo della stanza buia. O almeno, sarebbe totalmente buia, se non fosse per la lucina verde lampeggiante al lato della porta che a scatti illumina le pareti di metallo.
Da quando c’è quella luce, laggiù? Non ricordo di averla vista prima.
Mi alzo, e a passo lento, attenta a non inciampare mi dirigo verso la porta. Osservo quella luce, che mi abbaglia gli occhi, e immagino che li tinga di un verde ancora più acceso di quanto non sono già.
Poi, sento un rumore. E la porta si apre.
Faccio un balzo indietro per la sorpresa “Ma che cosa..?!”
Com’è possibile? La porta è aperta?
Poi, dopo qualche secondo, ci arrivo.
Sai, spesso qui gli scienziati passano troppo vicino alle porte facendole aprire…” aveva detto Eric. È stato lui a lasciare la porta aperta. È la mia occasione di scoprire se Sonic e gli altri sono vivi o meno.
Velocemente, sgattaiolo fuori e percorro la strada che mi conduce all’ufficio di Abigail. Qui dentro è buio pesto. Quindi, mettendo alla prova la mia memoria, cerco a tastoni la scrivania, e quando la trovo mi sposto dall’altra parte.
Poggio la mano sul mouse e clicco più volte, sperando che il computer non sia spento ma solo inattivo. Ho ragione.
Col cuore a mille, il computer mi manda l’immagine degli ultimi soggetti controllati. Vedo Knuckles, Shadow, Tails, Charmy e Vector. Sembra che si trovino nella foresta che ho attraversato con Knuckles, con tanti alberi attorno. Sono al settimo cielo, felicissima di vedere come tutti loro stiano bene, soprattutto Knuckles. L’ultima volta che l’ho visto, un massiccio gruppo di scheletri-robot lo rincorreva, mentre io venivo portata via.
Stringo i denti. Non vedo Sonic, tra loro, e nemmeno Rouge, Cream ed Espio. Voglio sapere come stanno, e se Sonic è sano e salvo. Con tutto il mio cuore. Per vederlo devo spingere il pulsante accanto alla sua foto, nell’armadio, come ha detto Abigail.
Illuminata dalla luce degli schermi, attraverso la stanza di nuovo, ma la mia attenzione viene catturata dalle tende scure appese al muro. Lentamente, la mia mano le sposta. Una finestra. Tutto ciò che riesco a scorgere fuori è un pezzo di terra, seguito da acqua scura, su cui è riflessa la luna. Alzando lo sguardo, molto lontano da qui al di là dell’acqua,vedo lei puntini luminosi, la cui luce, illumina la terra.
‘Lampioni’ rifletto.
Aggrotto le sopracciglia, cercando di capire di che posto possa trattarsi. Lo stupore si fa strada sul mio volto.
“L’Emerald Coast…” sussurro “Ma dove mi trovo?”
“MA CHI TI CREDI DI ESSERE?!” strilla una voce dietro di me.
La luce nella stanza si accende, e io mi giro. Vengo colpita forte da un pugno, che mi fa cadere a terra in ginocchio. Mi tasto la faccia: per fortuna ho solo un taglio sanguinante sul labbro inferiore.
Abigail è di fronte a me, irata in maniera assurda. Dietro di lei, Eric. Il volto coperto di tagli e lividi.
“Cosa credevi di fare, eh?” sbraita lei “Ho sentito un rumore, e ho incontrato Eric che disattivava le chiusure delle porte. Come puoi ben vedere, gli ho dato una lezione”
“Ti prego, non fare del male alla mia..” inizia Eric, la bocca impastata di sangue.
“Non me ne importa niente della tua famiglia!” tuona Abigail “E ora, vattene! Farò altri conti con te più tardi”
Eric mi guarda dispiaciuto, e poi esce, lasciandoci sole.
“Allora” dice lei “Sei riuscita a vedere quello che volevi?”
“Non tutto” rispondo io.
“Potrei farti fuori in questo momento, per quello che hai fatto. Lo sai vero?” sibila a denti stretti, prendendo in mano la pistola che tiene infilata nel cinturone.
“Non lo farai. Sono indispensabile per il tuo fottuto piano” intervengo, fissando la pistola.
Abigail pare ricomporsi. Rimette l’arma al sicuro “Proprio così. Non ti ucciderò. Ma non nego che te lo meriteresti, visto che sono proprio i comportamento come il tuo a gettare guerra e ribellioni nel mondo. Con le tue azioni stasera mi hai dimostrato come metteresti in discussione nel futuro ogni stabilità, ogni pace…”
Sento un attacco di rabbia prendere il controllo di me “Non ci sarà NESSUNA pace, Abigail! Con il tuo regime di terrore nessuno ci salverà!” le urlo in faccia, facendola indietreggiare “E quando te ne renderai conto sarà troppo tardi perché sarai troppo impegnata a nascondere la testa sotto la sabbia per fingere che va tutto bene! MA NON È COSÌ. Sei TU che ci porterai alla rovina! TU e soltanto TU! Non potrà mai esistere un mondo in cui il male non c’è, possiamo soltanto controbilanciarlo compiendo opere di bene! Ma tu, con il tuo progetto, non farai altro che creare un regno in cui paura, cattiveria, corruzione ed egoismo saranno all’ordine del giorno! COME FAI A NON CAPIRLO?!”
 Abigail mi fissa, il volto impassibile. Rimaniamo per alcuni secondi così. Poi…
Un altro schiaffo, forte, sulla gota sinistra. Mi rimarrà il livido anche qui, me lo sento.
“Spero tu ti senta meglio dopo questo illuminante sermone” mi schernisce “Ho degli ospiti per te”
Le porte dell’ufficio si aprono, ed entrano di gran carriera diversi scienziati vestiti come lo erano Eric e Corey durante il sequestro. Stanno trasportando due casse di legno, una più grande dell’altra.
Uno degli scienziati si toglie il passamontagna, rivelandosi un bell’uomo sulla trentina ma con precoci capelli grigi.
“È qui, capo. La missione si è complicata e abbiamo dovuto portarci dietro un peso in più” dice indicando la cassa più piccola. Sembra che voglia guadagnarsi la fiducia di Abigail, ma dal tono di voce si intende quanto anche lui sia stanco di tutto ciò.
“Grazie, Max” lo ringrazia Abigail “Aprite le casse”
Mettono le casse in posizione eretta e fanno cadere i coperchi. Sento mancarmi la terra da sotto i piedi.
Legata dentro la più piccola delle due, c’è la mia migliore amica Rouge, apparentemente svenuta. Nell’altra, il Dottor Eggman, anche lui privo di senso. Entrambi hanno la bocca tappata dal nastro adesivo.
“Rouge!” urlo.
“Portate la pipistrella nella stanza di Amy. Ha bisogno di cure” ordina Abigail.
Gli scienziati obbediscono immediatamente. Poi, Abigail si avvicina ad Eggman e gli strappa il nastro adesivo dalla bocca con furia.
Lui riprende conoscenza, biascicando qualche parola “Dove… dove diamine sono? Che è successo?”
Poi, rendendosi conto della mia presenza si rivolge a me “Amy? Ma che caspita ci fai tu qui?”.  Non ho idea di cosa rispondergli.
Si guarda velocemente attorno, come se riconoscesse solo ora il luogo in cui si trova “Ma questo è il mio ufficio! È il mio laboratorio tecnico sull’isoletta!”
Abigail incrocia le braccia e si mette davanti a lui. Eggman la guarda “E tu chi diavolo saresti?!”
Lei sorride senza felicità “Il mio nome è Abigail. Abigail Robotnik”
Mentre io ed Eggman sbarriamo gli occhi, lei fa un ultimo passo in avanti verso di lui.
“Piacere di conoscerti, padre”.
 
 
 

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Capitolo 16
*** Capitolo SEDICI ***


AMY
 
 
 
 
 
Mi hanno rispedito nella stanza in cui mi ero risvegliata immediatamente dopo la sorprendente rivelazione di Abigail. Ho trovato lì Rouge ad aspettarmi priva di sensi. Eric, Corey, Max e uno scienziato dai capelli lunghi e dorati, Sven, si stanno occupando delle sue ferite ed ematomi.
“Buffo” commenta Sven, fasciandole una gamba “Siamo obbligati a farvi del male per portarvi via e dopo siamo pure costretti a curarvi”
“Amy, mi passi le forbici?” mi chiede Corey, indicandomene un paio sul carrellino degli strumenti. Quando gliele porto, provo a stirare le labbra in un tentativo di sorriso, che lui con un guizzo sembra ricambiare.
“Amico” interviene Max, mentre passa un panno umido sulla fronte di Rouge “Quando hai una pistola puntata alla tempia l’unica cosa che puoi fare è obbedire”
 “Non deve essere per forza così” obietto io, spostando lo sguardo da uno scienziato all’altro “Voi non desiderate quello che vuole lei. Non l’avete mai voluto. Siete stati costretti a farlo ma non dovete farvi sottomettere così. La vostra situazione in questo momento è un piccolo assaggio di quello che sarà il mondo nel futuro, se qualcuno non la fermerà”
“Ah sì? E come vorresti fermarla?” fa Corey, sbuffando “Lei ha le nostre famiglie. Ha tutte le persone che amiamo. Finiremmo tutti ammazzati se qualcuno tenterà di metterle i bastoni fra le ruote”
“Stai dicendo che l’unico modo per fermare quel massacro è… ucciderla?” domando, a bocca aperta. Non avevo mai pensato a una soluzione del genere.
“Certo, Corey, bell’idea!” ironizza Eric, il volto ancora martoriato e tumefatto “E con cosa vorresti ammazzarla? Tirandole delle bende? Siamo tutti disarmati qui, a parte lei”
Mi mordo il labbro, e sento il sapore ferroso e salato del sangue “Perché dovete pensare subito a un rimedio così estremo? Non possiamo andare in giro e uccidere qualcuno solo perché ha in mente un progetto”
Max mi osserva piegando la testa di lato “Dolcezza, non so se hai capito bene, ma il suo piano non è quello di andare in giro per la città e imbrattarla di graffiti. Qui si tratta di radere al suolo la Terra! C’è ben poco da essere altruisti verso persone come lei”
Incrocio le braccia “Lo so. Ma Abigail non è una persona stupida. Ha un cervello ed un’intelligenza oltre la media. Secondo me, se qualcuno cercasse di farle cambiare idea, potremmo cavarne fuori qualcosa”
Nella stanza piomba un silenzio di riflessione.
“Non saprei” conclude Eric, finendo di mettere i punti a un taglio sull’avambraccio di Rouge “Io so soltanto che se ci azzardassimo a tentare di ragionarci, ci ritroveremmo in condizioni peggiori di qualche graffio e livido sulla faccia”
Gli altri danno un mormorio di assenso alle sue parole.
“Non è che non vogliamo fare qualcosa, Amy” insiste Sven “Il fatto è che non possiamo. Non possiamo mettere in pericolo noi stessi, o nel caso di Corey, Eric, e gli altri scienziati, le loro famiglie e amici”
“Direi che abbiamo finito” replica Max, accennando con la testa a Rouge “Dovrebbe risvegliarsi tra qualche ora. Tu rimani qui con lei”
Giro la testa per vedere gli scienziati che escono dalla stanza, facendo richiudere la porta.
Il respiro di Rouge si fa calmo e regolare. Tiene beatamente gli occhi chiusi, ignara del posto il cui è stata portata. Mettendomi seduta sul lettino accanto a lei, le prendo una mano.
“Ti voglio bene, Rouge” le sussurro. Sono felice di averla qui, di sapere che per adesso non sono più sola. Poi prendo il panno umido e continuo a passarglielo sulla fronte tiepida.
Starò qui, accanto a lei, finché non si sveglierà.
 
 
 



 
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Devo essermi addormentata con la testa sulle sue gambe, perché sento un movimento improvviso. Alzo lo sguardo e lei è sveglia, con gli occhi azzurri che mi fissano confusi.
“Amy?!”
Io le sorrido, e una fitta mi attraversa il taglio sul labbro. Non mi interessa minimamente.
Lei si alza a sedere e mi avvolge con le braccia, stringendomi forte. Sono così felice di sentirla di nuovo vicina, proprio come ai vecchi tempi. Delle calde lacrime mi solcano le guance prima che io possa fermarle o rallentarle.
“Oh santo cielo, Amy. Temevo che non ti avrei più rivista!” esclama lei, commossa, staccandosi dall’abbraccio.
“Beh, siamo in due” rispondo, asciugandomi le lacrime.
“Ma cosa è successo? Dove siamo?” chiede, guardandosi attorno.
“Ci troviamo nel laboratorio di Eggman sull’isola in mezzo al mare” spiego “Non ricordi come sei finita qui?”
Lei si porta una mano sul mento, pensierosa.
“Ero in prigione” afferma.
Aggrotto le sopracciglia “In che senso? Ti avevano arrestata?”   
Lei scuote il capo “No. Ci siamo andati volontariamente per parlare con Eggman”
Cosa intende dire con ‘ci siamo andati’ ?
Poi, Rouge sbarra gli occhi, stupefatta.
“AMY!” urla, scuotendomi per le spalle.
“Che cosa ti prende?” ribatto io, turbata. Forse ha sbattuto la testa.
“Sonic. Non hai idea di quanto ti abbia cercata!” mi svela, portandosi le mani alla bocca con un sorriso.
Ogni espressione si cancella dal mio volto.
“Sonic… è vivo?!”
“Certo che lo è!” esulta. Ma poi, subito dopo, la sua voce si spegne “O almeno, lo era prima che mi rapissero. Non posso esserne sicura al cento per cento”
Essere felici è dire poco. Mi emoziono nel sapere che almeno è davvero sopravvissuto all’attacco a Casa della Quercia. Rouge mi racconta di essere scappata insieme a lui, Cream ed Espio verso la città. Mi avverte che Sonic ha captato il segnale telepatico da parte di Shadow e il suo gruppo, e che si sono diretti ad est, verso il carcere di Station Square, per capire se dietro alla scomparsa degli abitanti e alla distruzione della Casa ci fosse Eggman. Poi mi ha aggiornato di come Eggman abbia negato ogni sua colpevolezza in questa faccenda e degli uomini con un passamontagna nero che lo hanno rapito assieme a lei, quando ha tentato di combatterli.
Adesso che ho le risposte, posso finalmente spiegarle tutto. Il progetto, le sparizioni, i misteriosi legami di parentela.
“LA FIGLIA DI EGGMAN?!” sbraita Rouge.
“L’ho scoperto prima che tu ti svegliassi” ribatto, ancora sotto shock.
“Riprogettare il mondo dall’inizio… Ma questa Abigail è totalmente partita con il cervello!” sbotta Rouge, roteando l’indice vicino alla sua tempia.
“Io ho intenzione di parlarle, invece. Voglio almeno provare a farle cambiare idea” dichiaro, scendendo dal letto.
“Amy, non credere che in tutte le persone ci sia del buono” mi ammonisce lei “Alcune vogliono solo raggiungere i loro scopi… e basta!”
“Mai perdere la speranza!” esclamo io, alzando un dito.
Rouge sorride lievemente. Poi cambia espressione, come se una domanda le fosse venuta in mente sul momento.
“Ma tu come sei arrivata qui? Dopo l’attacco sei scappata da sola? Sonic è tornato a cercarti, in quell’intercapedine nel quale aveva detto di nasconderti, ma eri sparita!”
Il mio cuore batte forte nel sentire che Sonic era davvero tornato indietro per assicurarsi che stessi bene, proprio come avevo pensato. Mi schiarisco la voce, prima di dare una risposta.
“Sono andata via con Knuckles, nella foresta dietro Casa della Quercia”
Rouge è palesemente sollevata “Oh grazie al cielo.. ma lui perché non è qui?”
È evidente la sua voglia di rivederlo, tanto quanto io vorrei rivedere il mio Sonic.
“Eravamo in una villa insieme, stavamo mangiando” le racconto, evitando volontariamente di menzionarle la conversazione avuta quella notte “Sono arrivati gli scheletri-robot all’improvviso e gli scienziati mi hanno portata via. Lui è stato rincorso dai robot fino a che non ha perso le mie tracce. Ma sta tranquilla. So per certo che è vivo e che sta bene: l’ho visto negli schermi di Abigail, insieme al gruppo di Shadow”
Rouge fa un sospiro di sollievo “Beh, almeno sono contenta che non abbia passato tutto questo tempo da solo”
Annuisco, ma non rispondo. Non mi salgono in mente altre parole da poter dire.
Sento il rumore della porta che si apre, e Eric fa il suo ingresso.
“Salve, spero tu ti senta meglio” dice a Rouge. Poi rivolgendosi a me “Amy, Abigail vorrebbe che tu andassi nel suo ufficio”
Trattenendo il respiro, mi avvio alle calcagna di Eric. Voglio proprio sentire che cos’ha da dire.
 
 



 
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“Ben arrivata!” mi saluta Abigail, in piedi al centro della stanza.
Io mi avvicino, e non posso fare a meno di notare Eggman, legato ad un bizzarro marchingegno su quattro ruote che lo tiene in piedi. La sua bocca è stirata in una linea perfettamente diritta, che mi comunica il suo umore scontento e pieno di disapprovazione.
“Volevi vedermi?” domando ad Abigail, senza staccare però gli occhi dallo scienziato.
“Esattamente” annuisce lei. Unisce le mani e schiocca le labbra “Volevo avvisarti che ho spiegato per filo e per segno il mio piano a questo qui ” e indica il padre con un cenno del capo.
Eggman sbuffa e gira la testa bruscamente, come per scacciar via una mosca molesta.
“Un piano idiota” interviene lui “Distruttivo, demenziale ed inutile”
Abigail lo fulmina con lo sguardo “Vogliamo parlare dei TUOI tentativi di conquistare il mondo, allora? Di come ogni tua magnifica invenzione si sia rivelata un gran fiasco? Ah sì! E di come tu ti sia fatto sottomettere da Metal Sonic, l’unica che ti sia mai riuscita?”
“Ma ti senti quando parli?” ribatte Eggman, scuro in volto “Davvero pensi che il tuo progetto funzionerà? Non accadrà neanche fra un milione di anni. Mai! Sono solo le fantasie di una sciocca novellina nel campo. Queste non sono cose che fanno per te, mia cara”
La mia testa guarda prima il padre e poi la figlia a turno, come se stessi seguendo una partita di tennis di insulti reciproci.
“Che cosa ne sai tu di che cosa fa o non fa per me?” strilla Abigail, e nel suo viso vedo il fantasma di una bambina ferita dall’assenza di una figura paterna nella sua vita “Dov’eri tu, papà, quando avevo bisogno di te? Quando io e la mamma necessitavamo del tuo aiuto per tenere la famiglia unita? Tu non ti sei mai fatto vedere. Non hai mai voluto sapere se fossi un maschio o una femmina, se fossi viva o morta. Avresti potuto far parte della mia esistenza, essere un padre fiero ed orgoglioso di me! E invece no, hai voluto pensare solo a te stesso e alle tue stupide conquiste”
Inarco le sopracciglia alle sue parole. ‘Tale padre, tale figlia’ vorrei dire. Ma meglio non esagerare.
Eggman sorride. Ma il suo non è un sorriso sincero o falso. È maligno, come se stesse per sputare veleno “E tu credi che se fossi stato presente sarei stato fiero della persona che sei? Sei solo frutto di uno sbaglio. Sei marcia fino al midollo. Capace di orrori, sventure e violenze” indica i lividi e tagli sul mio viso “Ti ho sempre odiata e non ho mai voluto avere a che fare con te perché sapevo che donna saresti diventata sin da quando non eri ancora nata! ”
Abigail sbianca visibilmente e spalanca la bocca, e mi sorprendo nel notare che l’ho fatto anche io. Eggman è veramente bravo a provocare le persone, su questo non ci piove. Sono pronta a vedere Abigail attaccarlo, picchiarlo, tagliargli la gola o sparargli. Ma stranamente, non accade.
Distende i suoi palmi che teneva chiusi a pugno e assume un’espressione serena, quasi sognante.
“Mi fa davvero piacere sentirlo” dice, calma “E mi rendo conto solo adesso di aver evitato una gigantesca sventura, non avendoti come genitore. Pensa quanto sarei stata incapace in campo di robotica, se tu mi avessi insegnato”
Il sorriso scompare dal volto di Eggman.
“Ogni volta che sentivo il tuo nome alla radio, o che ti vedevo in tv, tiravo un sospiro di sollievo per questo motivo. Invece, sviluppando la mia innata genialità, ti mostrerò come si fa ad attuare un piano perfetto. E finalmente vedrai che cosa significa essere dei vincenti” insiste lei.
Con un battito di mani, la struttura portante che intrappola Eggman sfreccia via fuori dalla stanza, e noi due rimaniamo sole.
Abigail sospira e va a sedersi su una delle due sedie libere, sfregandosi le tempie con le dita.
“Però, che bel quadretto familiare” esordisco, sedendomi a terra, con la schiena poggiata sull’armadio viola contenente le localizzazioni dei miei compagni.
“Attenta a quello che dici” mi minaccia “O ti beccherai altre sberle”
“Cosa devo fare per la bomba?” chiedo, ignorando le ultime parole.
Lei alza lo sguardo “Che vorresti dire?”
Alzo le spalle “Mi tieni qui da un po’ ormai, affermando che ti sono necessaria per portare a termine l’opera. Beh, perché non farla terminare agli altri scienziati? Loro sarebbero sicuramente più competenti di me. Perché proprio io? Perché non Rouge, visto che hai catturato anche lei? Come posso finirla se non so neanche com’è fatta una bomba?”
“Rouge è stata presa perché era inevitabile, visto che stava dando filo da torcere ai miei scienziati mentre sequestravano mio padre. Lei non è indispensabile per il mio progetto. Ma tu sei essenziale per questa cosa, Amy. So che non lo capisci, ma è proprio così. Come già sai, mentre mi mascheravo con mantello e cappello ti ho osservato a lungo, ogni tua mossa, relazione, conversazione. E sì, sono arrivata a conclusione che il funzionamento del mio piano dipende solo da te” spiega, con voce stanca.
Devo essere davvero stupida, perché ancora non capisco che cosa io debba fare.
Tuttavia, non appena sto per aprire bocca con l’intenzione di farle cambiare idea, un rumore arriva dallo walkie-talkie posato sulla scrivania.
“Capo? Capo, mi ricevi?” fa una voce maschile “E spostati!”
“Toccami un’altra volta e ti stacco quella cazzo di testa” sibila un’altra voce. Una voce incredibilmente familiare.
I miei occhi si spalancano assieme a quelli di Abigail. Non so dire chi delle due sia più sconvolta.
“KNUCKLES!” grido stupita, e mi fiondo di corsa verso lo walkie-talkie per premere il pulsante ed aprire la conversazione.
Ma Abigail è più rapida. Mi spinge violentemente a terra e chiama a gran voce Corey e Sven, che entrano frettolosamente nella stanza.
“Portatela via di qui. Subito!” ordina, puntando loro la pistola addosso. 
Loro non possono fare altro che obbedire. Mi fanno rialzare da terra, malconcia, ed insieme usciamo dalla stanza.
Una fitta mi percorre l’avambraccio. Probabilmente, cadendo a terra, qualche osso deve essersi lussato.
Ma non mi importa. Ho sentito la voce di Knuckles, qualcosa sta per succedere. Non esiterò un attimo a riferirlo a Rouge.

 
 



 
 
 
 
 
 
 
SHADOW
 
 
 







I due individui mascherati si svegliano con mugolii e versi di dolore.
“Ah.. la testa” si lamenta uno dei due.
Mi avvicino e tolgo loro i passamontagna, gettandoli di conseguenza a terra. Si rivelano un uomo dai capelli rossicci sulla quarantina, e un altro calvo, forse leggermente più vecchio.
Quello senza capelli sbadiglia, come se si fosse appena destato da un pacifico sonno nel suo letto.
Charmy si china e controlla che le corde li tengano ancora saldamente legati.
Ambedue aprono poi gli occhi nello stesso momento.
“Ben fatto, Leonard” mugola il rosso, lanciando un’occhiataccia al compagno.
“Ora è colpa mia?” si difende Leonard “Il capo ci aveva dato un ordine solo. UNO. E tu che fai? Ti fai mettere a terra per primo”
“Beh, che ne sapevo io che i suoi amici erano in agguato, scusa?” replica l’altro.
Tossisco forte, facendoli ammutolire entrambi.
Li studio, passando lo sguardo dall’uno all’altro. Leonard non ha l’aria di essere un uomo malvagio, al contrario. A chi lo guarda dà l’impressione di un premuroso padre di famiglia. L’altro, invece, nonostante sembri innocuo, ha una scintilla negli occhi scuri che mi suggerisce una punta di arroganza.
“Chi siete?” domando loro.
“Noi…” comincia Leonard, venendo interrotto subito dal partner.
“Stai zitto, Leonard. Non dobbiamo dir loro nulla”
Fisso il rosso per qualche secondo “Ditemi subito chi siete”
“Pensi di farmi paura con quello sguardo? Credi che guardandomi in quel modo ti dirò tutto? Sei fuori strada” fa lui di rimando, guardando poi altrove.
Vector si fa spazio tra me e Knuckles con la sua arma tra le mani, non geneticamente modificata.
“Io credo invece” afferma puntandola tra gli occhi dell’uomo “che lo farai”
Quello deglutisce impercettibilmente, ma poi sbuffa subito “Avanti, sparami pure. E già che ci sei spara anche a Leonard. Così puoi star certo che non verrete mai a conoscenza di quello che volete sapere”
Vector, dopo pochi secondi, abbassa l’arma imprecando.
Una mano pesante si posa sulla mia spalla, e Knuckles mi prende da parte, parlandomi vicino all’orecchio.
“Questi figli di puttana sono gli stessi che hanno rapito Amy” mi informa, indicandoli.
“Per la cronaca, il mio nome è Adam” rettifica l’uomo con i capelli rossi.
“Non ce ne frega un cazzo” dichiara Knuckles, voltandogli le spalle.
“Stammi a sentire, bello” lo avvisa Adam “Non sono certo venuto qui per farmi sbeffeggiare da uno stupido echidna come te. Io ho cose più importanti a cui pensare”
Knuckles si gira a guardarlo, come un toro pronto alla carica.
“Che ti prende?” continua Adam, alzando il mento “Li conosco quelli come te. Scommetto che ti atteggi da bastardo in questa maniera perché hai perso qualcuno. Una ragazza, oserei dire”
Vedo Knuckles stringere i pugni. Lo sento emettere un suono gutturale, come un ringhio.
“Fammi indovinare, te l’hanno portata via proprio nel momento in cui ti eri deciso a parlare, eh? Avevi in mente di tenerla lì con te, proteggerla, ma non ci sei riuscito” scuote il capo “Ahia… Beh, quella puttanella l’ha scampata grossa”
Knuckles parte dritto verso Adam a testa bassa, con i pugni alzati e i denti serrati. Io e Vector lo afferriamo per le braccia e cerchiamo di tenerlo fermo. Lui combatte, tenta di liberarsi con una forza inaudita, tanto che ci trascina in avanti. Punto i piedi nel terreno, e la stessa cosa fa Vector.
Tails si frappone tra Knuckles e Adam, che tenta di celare un’espressione impaurita.
“Fermo Knuckles! Non farlo. Non dargli questa soddisfazione”
Knuckles respira velocemente e continua a muoversi, ma guarda la volpe negli occhi, e alla fine cede. Io e Vector lo molliamo, ma rimaniamo vicino a lui, cauti. Lui non smette di fissare Adam con sguardo omicida.
“Siamo degli scienziati, mandati qui dal nostro capo” dice Leonard, ignorando Adam che continua a dirgli di non rivelare nulla.
“Chi è questo vostro capo?” faccio io, contento che uno dei due voglia collaborare.
“Si chiama Abigail. La creazione dei robot e la distruzione della vostra Casa sono opera sua. Ha in mente di far scoppiare una bomba sull’intera superficie terrestre e resettare il mondo dall’inizio, con a capo lei e le sue regole”
Fatico a crederci. Che razza di piano scellerato è mai questo?
“E voi perché diavolo obbedite a una svitata del genere?” chiede Knuckles, agitando le braccia.
Leonard china il capo, e così anche Adam, per la prima volta dispiaciuto “Tiene in ostaggio le nostre famiglie. Avete notato come la popolazione sia sparita?”
Tutti annuiamo contemporaneamente.
“Abigail ci ha costretti a trasferire e ibernare tutti quanti, i nostri cari compresi, nella Dimensione Beta. Secondo il suo progetto, verranno rispediti qui una volta che la bomba sarà esplosa”
“Quindi fatemi capire” ripete Knuckles, chiudendo gli occhi “Questa cretina vuole mettersi a capo di una civiltà da lei creata? Siete sicuri di non star obbedendo a una pazza fuggita dal manicomio?”
“Purtroppo ne siamo sicuri. Abigail è un genio, non una pazza” conferma Leonard.
“Anche se” interviene Adam “spesso genialità e pazzia coincidono”
Rosso Malpelo qui ha ragione” acconsente Knuckles, con Adam che lo guarda male “Ma c’è un’altra cosa che vogliamo sapere”
“Due scienziati come voi hanno rapito una nostra amica mentre era insieme a Knuckles. Non sappiamo cosa le sia accaduto” dico io “Voi c’entrate o sapete qualcosa?”
“No” risponde Adam “Se l’hanno rapita è perché Abigail l’ha richiesta. Neanche noi conosciamo a fondo i suoi piani. Non sappiamo neanche dove ha nascosto il pulsante per riportare qui gli abitanti della Terra!”
“Dove si trova Abigail adesso?” chiede Vector, sospettoso.
“Avete presente il laboratorio del Dottor Eggman sull’isoletta in mezzo al mare? È lì. Proprio di fronte all’Emerald Coast” spiega Leonard.
Rifletto tra me e me. Non possiamo presentarci lì improvvisamente. Potrebbe essere un bagno di sangue.
“Possiamo comunicare con Abigail in qualche maniera?” domando.
“Adam ha uno walkie-talkie” propone Leonard. Nel suo spirito collaborativo è palese la sua voglia di uscire da questa storia.
Adam fa una smorfia “E va bene! Dio solo sa se ne usciremo vivi”
“Tira fuori il marchingegno, avanti” esclama Tails.
“Se magari mi slegaste!” protesta Adam.
Io, Knuckles, Tails, Vector e Charmy ci fissiamo.
Infine, Charmy corre a slegarlo, mentre Knuckles gli tiene l’arma puntata davanti “Prova a scappare, e assaggerai il sapore della mia pistola”
“Tranquillo, non ho fame” ironizza acidamente Adam, rimanendo fermo al suo posto. Poi porta le mani alla cintura e afferra lo walkie-talkie. Preme il pulsante rosso a fianco per cominciare la chiamata.
“Pronto? Qualcuno mi sente?” chiama. Ma non segue nessuna risposta.
Per circa venti minuti va avanti in questo modo.
“Non è che le batterie sono scariche?” suggerisce Charmy.
“Ma che stai dicendo? È piena!” ribatte Adam.
“Forse fatica ad agganciarsi perché siamo lontani dal laboratorio” opta Leonard “Continua a riprovare”
E Adam lo fa.
Improvvisamente, sento di nuovo una voce nella mia testa, incredibilmente debole.
Ci sarà pur qualche modo per uscire…’
Sbarro gli occhi.
“SONIC!” urlo, con la mente e con la voce, tanto che tutti si voltano a guardarmi.
‘Shadow! … siete?’
Il contatto è così flebile che le parole arrivano a scatti, ma credo di aver capito la domanda.
‘Siamo nella foresta accanto a Casa della Quercia. Tu dove sei?’
‘Foresta? Chiusi… Eggman... Rouge…’ dice Sonic. Poi, la comunicazione si interrompe.
“Merda!” impreco.
“Hai sentito Sonic?” mi si appropinqua Tails, in pensiero.
“Già. Ma solo qualche parola. Probabilmente siamo troppo distanti da dove si trova lui” dico amareggiato.
Nel frattempo, Adam tenta ancora di agganciare una chiamata.
“Magari sei tu che non ne sei capace” ipotizza Knuckles “Dallo a me”
E così facendo, si sporge addosso ad Adam, che allunga il braccio nel tentativo di non fargli prendere la radiolina; con l’altra mano, invece, spinge via Knuckles da sopra di lui.
“Capo? Capo, mi ricevi?” grida, e poi rivolgendosi all’echidna “E spostati!”
“Toccami un’altra volta e ti stacco quella cazzo di testa” lo avverte Knuckles, con i pugni stretti.
“Suvvia, ragazzi!” esclama Tails, arcistufo di quella situazione.
“CI RINUNCIO!” tuona Adam, gettando lo walkie-talkie a terra, sugli aghi di pino caduti.
Poi, proprio mentre mi porto una mano sotto il mento per riflettere sul da farsi, una voce fuoriesce da quel marchingegno.
“Abigail. Vi ricevo. Passo” risponde una voce. È decisamente quella di una donna.
Adam striscia a terra con tutta la sua forza per raggiungere lo walkie-talkie, ma Knuckles gli assesta un calcio in pieno stomaco e gli punta la sua arma contro. Con una mia sola occhiata, anche Vector posiziona Leonard sotto il suo mirino.
Afferro la ricetrasmittente, schiaccio il pulsante al lato e rispondo.
“Qui Shadow”
Tra una risposta e l’altra ci sono circa cinque secondi di pausa.
“Salve Shadow, è un piacere sentire la tua voce. Peccato non poter fare una presentazione più formale” dice lei.
“Mh” taglio corto “Apri bene le orecchie e vedi di rispondere sinceramente. Lì con te c’è Amy?”
Dall’altro lato, mi arriva una  leggera risata.
“E tu pensi davvero che te lo dirò per bontà di cuore?”
Knuckles viene furiosamente verso di me. Mi fa segno di posizionargli lo walkie-talkie vicino alla faccia. Intanto, continua a fare il cecchino con Adam.
“Ascoltami bene, brutta idiota, tu non ce lo dirai per bontà di cuore, in quanto so che non ne saresti mai capace…”
“Knuckles!” esclama Abigail “Vedo che il tuo rispetto verso le donne è esemplare”
“Verso le donne lo è” ribatte lui “Tu non meriti di essere definita come tale. E se non ci dirai subito se Amy è lì o se sta bene, faremo fuori i tuoi cari scienziatucci da due soldi”
Adam e Leonard si guardano timorosi.
Pausa. Improvvisamente, ho un’idea.
“Chi c’è lì con voi? Voglio che tu mi dica ogni persona lì presente oltre a te e a Shadow” fa lei, allarmata.
Io riprendo in mano la radiolina “Vector, Charmy, Tails, Adam e Leonard ”
“Bene” conferma lei “Molto bene”
“Allora? Ce lo vuoi dire o no?” insisto io.
Abigail fa un sospiro “Amy è qui con me ed è viva. A parte qualche piccolo graffietto, è in perfetta salute”
Vedo le braccia di Knuckles tremare. Ma si ricompone subito, più immobile di una statua di marmo.
“E c’è un’altra vostra conoscenza, qui con me” aggiunge lei, come per assicurare un effetto sorpresa.
Noi ci guardiamo confusi. Chi mai potrebbe trovarsi lì, a parte Amy?
“La vostra amichetta pipistrella” dice Abigail, quasi in risposta alla nostra domanda immaginaria.
“Rouge?! Che cosa ci fa lì? Quando l’hai presa?” comincio a chiedere a raffica.
Knuckles fa di ‘no’ con la testa, come se non ci potesse credere.
“Tranquillo, l’abbiamo rapita durante la missione di sequestro per il Dottor Eggman. Lei non c’entrava nella faccenda. Sta bene” fa nuovamente un respiro “Amy invece mi serve per il mio piano. Deve rimanere qui con me”
“Te lo scordi! E poi che c’entra Eggman in tutto questo?” ruggisce Knuckles.
“Come farai” azzardo “quando dovrai far tornare tutti gli abitanti ibernati senza scienziati a tua disposizione? Quale sarà la tua mossa se, oltre ad Adam e Leonard, li uccidessimo tutti? Il tuo regime di terrore non sarà mai attuato. Sarà solo un piano da falliti”
“Dove vuoi arrivare, riccio?” domanda lei.
“Immagino che tu lo sappia. Uno scambio. Noi ti portiamo Adam e Leonard sani e salvi. Tu, invece, ci ridarai Amy e Rouge vive e vegete” propongo, sicuro di me.
Knuckles e gli altri mi guardano annuendo. Sarebbe davvero un buon piano, sperando che funzioni.
“Me li restituirete voi? O verrà qualcun altro?” chiede Abigail, incerta.
“Perché, chi altro dovrebbe venire, scusa?” faccio io.
“Il tuo gemello, Sonic the Hedgehog. Lui non voglio che metta piede nel mio laboratorio. È troppo pericoloso. Se dovesse vedere la sua ragazza imprigionata qui, scatenerebbe l’inferno, e io non sono disposta a mettere a rischio la mia vita o quella di qualunque altro mio scienziato!”
Arriccio le labbra “E se fossimo solo noi, invece? Ci staresti?”
“Ci devo pensare su” conclude Abigail “Al tramonto ti darò la risposta”
E detto questo, riaggancia. Rimaniamo con lo sguardo puntato sulla radiolina ormai spenta.
“Bene” commenta Leonard “Forse è la volta buona che questa storia finisca”
“Ma sei rimbambito?” lo attacca Adam “Lo sai com’è Abigail. Quella non demorderà mai”
“Forse ci può sempre essere una speranza” interviene Knuckles, abbassando l’arma assieme a Vector.
“Fidati, echidna” ripete Adam con sguardo cosciente “I termini ‘Abigail’ e ‘speranza’ sono come due calamite dello stesso segno”
 






 
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Le ombre della sera non sono ancora calate, e abbiamo trasferito i due prigionieri sulla spiaggia, a qualche centinaia di metri dall’ammasso di pietre fumanti e alberi sradicati che è Casa della Quercia.
“È bello essere usciti da quella selva del cazzo. Ho perso la cognizione del tempo bastardo” dichiara Knuckles.
“È incredibile, non è vero?” fa Tails, fissando il sole che lentamente va a morire dietro il mare “Pensavamo che nessuno si fosse salvato dal disastro. E invece siamo tutti vivi. Questo è a dir poco un miracolo!”
 “Aspetta a parlare così presto, Tails” esclama Vector “Ti ricordo che ogni volta che pensiamo che tutto andrà bene, prontamente subito dopo succede una strage”
Tails e Charmy ridacchiano.
Sono lontano da loro, e anche dai due scienziati sdraiati sulla spiaggia, che sembrano imbalsamati legati in quel modo. Guardo un punto deforme piuttosto lontano da qui, ma che comunque riesco a distinguere. L’isola.
“Funzionerà. Deve funzionare”
Knuckles si è posizionato al mio fianco, con lo sguardo diretto al mio stesso obbiettivo.
“Rouge ed Amy sono lì. Non sappiamo che cosa sono state costrette a subire” dico.
“Spero per Abigail che stiano bene” sibila lui tra i denti “Ma che cosa potrà mai volere da Amy? Perché le serve per portare a termine il piano? Non riesco a capire”
Tutto a un tratto, un fischio possente mi riempie il cervello.
“Ma che diavolo?!” sbraito, portandomi le mani alle orecchie “Sonic, sei tu?”
‘Shadow! Finalmente ti sento bene!’ la voce di Sonic è stanca, ma euforica.
‘Dove sei, Sonic? Non ho capito niente, prima’
Lui fa un respiro ‘Siamo andati al carcere di Station Square per parlare con Eggman. Pensavamo che le sparizioni e l’attacco fossero per causa sua, invece non è così. Un gruppo di uomini con un passamontagna hanno chiuso me, Cream ed Espio in una delle celle, e hanno rapito Egghead. Quando Rouge ha tentato di aiutarci, hanno portato via anche lei. Siamo chiusi qui da troppo tempo, Shadow. Non ne possiamo più!’
‘Sonic, ho trovato Knuckles’  lo interrompo.
Sonic trattiene il respiro ‘Oh mio Dio, davvero?!’
‘Davvero. E io so chi c’è dietro tutto questo’ rispondo.
In fretta, cerco di raccontargli la storia di Adam e Leonard e gli altri scienziati che hanno rapito Rouge, di Abigail, della bomba, delle ibernazioni nella Dimensione Beta e della nuova dittatura che ha in mente di creare.
‘Io… non so davvero cosa dire’ afferma lui, sinceramente sconvolto.
Io sorrido ‘Aspetta di sentire questo: Amy è viva. Sta bene’
Sento Sonic fare un verso strozzato. La sua voce si fa acuta e tremante. Qualcosa mi dice che sta piangendo.
‘Che cosa? Come lo sai? Dov’è?!’
‘L’ha rapita Abigail, proprio come ha fatto con Rouge, solo un po’ di tempo prima’ gli spiego, mentre lo sento tirare su col naso ‘Era fuggita da Casa della Quercia con Knuckles. Abigail dice che da Amy dipende la riuscita del suo piano’
Il respiro di Sonic diventa pesante e frequente ‘Ma come… Dobbiamo riprenderle con noi, lei e Rouge. Ma come possiamo fare?’
‘A questo proposito, Sonic’  lo avverto ‘Ho fatto una proposta ad Abigail. Le ho detto che le avremmo restituito Adam e Leonard vivi se lei ci avesse ridato in cambio Amy e Rouge’
‘Fantastico!’ esulta lui ‘Ha detto di sì?’
 ‘Non ancora… lei non vuole che venga anche tu a salvarle. Saresti troppo pericoloso’
‘Che cosa?! Non ci penso nemmeno! Io voglio vedere Amy subito!’ protesta Sonic, indignato.
‘Sonic, pensaci bene. Potrebbe essere la nostra unica possibilità per recuperarle’ tento di convincerlo.
Lui non risponde. Sono sicuro che il suo cervello stia lavorando come una macchinetta in questo istante.
‘Va bene’ risponde ‘Io ci sto. Ma a una condizione. Voglio che uno di voi venga a liberarci, così verremo ad aspettarvi tutti fuori dal laboratorio. Nel frattempo, io e te continueremo a comunicare tramite telepatia’
‘D’accordo. Adesso dobbiamo soltanto rimanere in attesa di una risposta da Abigail. Ci sentiremo presto, Sonic’  lo saluto.
Chiusa la connessione, guardo gli altri in faccia. Li aggiornerò, e poi attenderemo.

 
 



 
 
 
 
 
AMY
 
 
 




 
 
 
“Dannazione Amy, ti rendi conto?” grida Rouge, scrollandomi “Knuckles è vivo per certo!”
“Rouge, sta’ attenta!” la rimprovero.
“Uh, scusa, mi ero dimenticata del tuo braccio” si giustifica, mortificata.
Esatto, proprio così. Il mio braccio è fuori uso. Poche ore fa, Eric e Max me lo hanno ingessato, ed è così pesante adesso! Tuttavia, capisco l’atteggiamento eccitato e fremente di Rouge. Aver sentito la voce di Knuckles ha provocato la stessa reazione anche a me. Forse non è detta l’ultima parola. Magari c’è ancora qualcosa che si può fare.
“Forse tra poco sarà tutto finito” suggerisco, emozionata, sdraiandomi sul letto accanto a Rouge.
“Ne usciremo insieme, Amy. Come abbiamo sempre fatto” mi rassicura lei.
È davvero la sorella maggiore che non ho mai avuto, e io sono grata di aver superato la nostra precedente antipatia. Non ci permetteva di visualizzare il magnifico rapporto che si sarebbe venuto a creare tra di noi.
Di colpo, il rumore metallico della porta che si apre ci fa alzare il capo. Abigail entra nella stanza.
“Possiamo parlare, Amy? Ci vorrà solo un secondo”
“Okay” rispondo, alzandomi dal letto. Rouge mi stringe la mano un’ultima volta, e poi usciamo dalla camera.
Mi porta nuovamente nel suo ufficio, ma stavolta, Eggman non è all’interno.
Quando si siede al di là della scrivania, mi appiattisco sulla sedia per timore di ciò che sta per dire.
“Ho parlato con i tuoi amici” afferma “Tengono in ostaggio Leonard ed Adam, due dei miei scienziati più competenti”
Un impeto di orgoglio verso i miei compagni mi smuove lo stomaco come farfalle svolazzanti.
“Ho sentito la voce di Knuckles, prima”
“Sì” conferma lei “Erano lui, Shadow, Tails, Vector e Charmy. E so che non mi hanno mentito, in quanto li ho controllati attraverso il mio monitor”
“Okay. E quindi, mi hai chiamato qui per cosa? Farmi agognare la libertà ancora di più?” dico sarcasticamente, incrociando le braccia al petto.
“Mi hanno offerto uno scambio. Adam e Leonard per te e Rouge” continua, come se non avessi proferito parola.
Improvvisamente, i miei occhi si fanno molto più vigili.
“E tu che cos’hai risposto?”
Lei sospira “Devo dare una risposta, in effetti”
“Che sarebbe?” insisto, veemente.
“Non sono sicura di voler rischiare. I tuoi amici sono pericolosi. Specialmente quel Knuckles. Non mi dispiacerebbe farli fuori e porre fine al pericolo” annuncia quella, semplicemente.
Scatto immediatamente in piedi “Non deve succedere NULLA a Knuckles, né a nessuno di loro!”
“Che gesto altruistico e premuroso da parte tua, ma io non la penso allo stesso modo” mi liquida muovendo una mano “Devo pensare a me, capisci? Il mio piano deve riuscire a tutti i costi”
“Vuoi far vedere a tuo padre il vero significato di rimpianto. Vuoi umiliarlo fino alla fine. Dico bene?” faccio io, rimettendomi seduta.
“Non ci sarebbe niente di più bello di quella dolce vendetta” canticchia Abigail, sorridendo.
Io scuoto la testa “Quindi quello che hai detto prima sull’essere felice di non aver avuto un padre come lui non era vero”
“Certo che lo era! Perché dici così?” domanda lei, con una punta di confusione.
“Se fosse vero come dici, allora perché insistere tanto nel voler diventare come lui?” le chiedo “Quando il tuo progetto sarà realizzato, pensi che tutti gli umani sottomessi ti ameranno o ti vedranno come un capo? No. Ci saranno odio puro ed astio nei tuoi confronti. Soltanto quelli”
Abigail sbuffa “Ti trovi nel posto sbagliato se pensi di farmi la lezione di morale”
“E invece mi trovo proprio nel posto giusto, Abigail. Ho visto il tuo sguardo quando Eggman ti ha provocato dicendoti quelle cose orribili, prima. La tua espressione era sgomenta perché anche tu sai di non essere come lui ti ha rappresentata in quelle parole tremende” obietto, determinata.
Abigail china il capo e fissa il pavimento.
“Sei capace di grandi cose, Abigail. Ma non devono essere per forza malvagità .Tu sei un genio, quindi prova ad utilizzare le tue capacità per fare del bene, e non solo per i tuoi scopi personali. È troppo facile credere che le proprie azioni siano benevole solo se sono vantaggiose per noi stessi” continuo.
Lei si porta le mani in faccia, soffiando.
“Io non voglio che qualcuno mi ricordi come un’egoista che non ha fatto il meglio che poteva con il suo talento… e tu?” concludo, infine.
Abigail rimane silenziosa per cinque minuti interi, e io non emetto un fiato un’altra volta. Ci ho provato. Evidentemente, non tutti cambiano idea. Aveva ragione Rouge: devo smetterla di vedere la bontà in tutti.
Mentre mi alzo per raggiungere la porta e tornarmene nella mia stanza, Abigail parla.
“Faremo lo scambio”
Mi volto con stupore “Dici sul serio?”
Abigail cammina verso di me “Sì. Mi duole ammetterlo, ma hai ragione. Non voglio diventare una persona come lui. Io sono superiore e so che posso fare meglio di così. Non c’è alcun bisogno di combattere. Perciò acconsentirò a cedere te e Rouge”
Un sorriso mi si apre sulle labbra “Grazie, Abigail”
“D’accordo, ma sappi che se vedo tirare fuori ai tuoi amici anche una sola arma, faccio saltare loro le cervella” mi avvisa, aprendo la porta.
“Tranquilla, sicuramente loro staranno pensando la stessa cosa” le assicuro, andando fuori.
È fatta. È finita. Ce ne andremo di qui e rivedrò Sonic. Tornerà tutto come prima.
 

 




 
 
TAILS
 
 





 
 
 
Il sole è calato.
Shadow ha appena finito di riportarci la conversazione mentale avuta con Sonic.
Pensare a lui mi fa stringere lo stomaco. Nessuno può capire quanto mi manchi il mio migliore amico.
“Quindi, chi andrà a liberare Sonic?” chiede Knuckles.
Sto per offrirmi volontario, ma qualcuno mi precede.
“Ci vado io, così rivedrò anche Cream” dichiara Charmy.
Vector lo guarda preoccupato “Piccoletto, sei sicuro? Non è un viaggio breve da qui al carcere…”
“E potresti trovare dei robot, magari” aggiungo io.
“State tranquilli” dice duramente Charmy “So correre veloce e avrò la mia arma. Solo perché non ho le ali non significa che io non ce la possa fare”
“Nessuno lo stava insinuando..” commenta Shadow.
“Perfetto. Allora è deciso. Li libererò io e verremo ad aspettarvi fuori dal laboratorio” conferma l’apetta.
Tutti, sebbene un po’ titubanti, acconsentono.
“C’è qualcuno? Shadow, Knuckles?” dice improvvisamente Abigail dallo walkie-talkie.
“Svelto, Shadow!” esclama Leonard.
Shadow risponde immediatamente “Parla Shadow, i due prigionieri stanno sempre bene. Verremo soltanto noi a ridarteli”
“Bene” conferma lei “Accetto la vostra proposta. Ci vediamo domattina qui al laboratorio non appena il sole sarà sorto. Non tirate fuori armi o farò una strage. Intesi?”
Vedo Knuckles che annuisce freneticamente e stringe la sua arma.
“Intesi” ripete Shadow, riattaccando.
Osservo la stella di Cosmo che si comincia a intravedere accanto a quella di Omega, alte in cielo.
Ormai manca poco.
Siamo pronti.

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Capitolo 17
*** Capitolo DICIASSETTE ***


KNUCKLES
 
 
 
 
 
 
Inutile dire che stanotte non ho chiuso occhio.
Se c’è una cosa che sono certo al cento per cento di poter dire, è che nella vita non c’è cosa più bastarda dell’insonnia.
Ogni volta che provavo ad abbandonarmi, poggiando la testa sulla sabbia, un miliardo di pensieri si affollavano nella mia testa.
Dopo il tramonto e la conversazione con Abigail, Tails ci ha velocemente costruito un prototipo di capanna fatto con delle canne di bambù che affiancano anteriormente la spiaggia.
Roba che io non sarei riuscito a fare nemmeno in una settimana  impegnandomi.
Mi alzo in piedi, tentando di non svegliare i miei compagni e neanche Adam e Leonard, dopodiché mi avvio a passo pesante fuori dalla capanna.
È una notte molto fredda, ma il cielo è sereno e le stelle sono ben visibili come schizzi di pittura argentata su una tela nera.
Con la mia insormontabile bravura nell’orientamento, riesco da subito a distinguere la costellazione del Grande Carro, e poco più in là, la Stella Polare.
Ben presto mi rendo conto che non me ne fotte assolutamente niente delle stelle.
Deve andare bene domani. Non potrei mai perdonarmi un fallimento. Non mi tocca neanche il pensiero che sia capitato qualcosa al Master Emerald durante la mia assenza. Questo indica che la situazione qui è grave.
Inizio a sentire il gelo penetrarmi nella pelle, ma non mi interessa. Va bene così.
“Sei preoccupato, non è così?”
Il sussurro è quello di Tails, che viene al mio fianco e mi imita nel fingere di osservare la volta celeste.
“Non lo sono” ribatto, incrociando le braccia.
“Non c’è nulla di male nell’ammetterlo” scuote il capo, lui “Io, per esempio, ho paura”
“Non è che non lo voglio ammettere” obietto, guardandolo storto “Semplicemente sono convinto che io non debba esserlo. Anche solo qualche dubbio potrebbe mandare tutti i nostri sforzi a farsi fottere”
“Hai ragione” afferma Tails, sorridendo “Ce la faremo. Siamo o non siamo i Sonic Heroes?”
Sbuffo “Sì, i Sonic Heroes senza Sonic. Che grandissima stronzata!”
“Ci ricongiungeremo anche con lui, vedrai” ridacchia lui.
Dopo qualche secondo di silenzio, Tails apre di nuovo bocca.
“Sembrano passati mesi e mesi da quando ci siamo ritrovati di nuovo a Casa della Quercia” riflette, fissando il mare calmo e nero.
“Già. Un mesetto a malapena ed è capitato il finimondo” acconsento.
Cazzo, è proprio vero. Sembra ieri che ho scoperto il tradimento di Rouge e che sono tornato a Casa della Quercia con il pesante bagaglio in mano.
“Riesci a credere che sia passato quasi mezzo anno da quando Omega è morto?” mi chiede, stupito.
Io alzo lo sguardo e per la prima volta fisso cielo veramente. Una stella luminosa in particolare. Omega.
Faccio di ‘no’ con la testa, senza trovare altre parole da dire.
“Posso farti una domanda, Knuckles?” dice Tails, guardandomi in faccia.
“Avanti” annuisco.
“Oggi pomeriggio Adam ti ha detto delle cose per provocarti” incomincia, lento “Delle cose riguardanti te e una certa ragazza…”
Stringo i pugno e serro le labbra.
Quello stronzo di uno scienziato e la sua lingua bastarda!
“E quindi?” sbotto io, guardando Tails, che d’istinto fa un passetto indietro.
“Non si stava riferendo a Rouge… dico bene?” continua la volpe.
Non è una domanda. Lui già sa la risposta. Tutto ciò che vuole è sentirlo dire da me.
Ma conoscendomi da molti anni, sa già che non avrà questa soddisfazione.
Rilasso i tratti del mio viso e faccio dietrofront “Andiamo a letto. Mi è venuto sonno”
Tails sospira rassegnato, e alla fine, senza più guardare il cielo, mi accompagna dentro.
 
 
 
 
 
 
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Al contrario delle mie parole, non ho mai avuto sonno.
Quando tutti si sono svegliati, ci siamo preparati in fretta.
“Non possiamo fare colazione? Sono affamato” chiede Adam, storcendo la bocca.
“No. Se proprio muori di fame, mangiati la sabbia. Toh!” gli esclamo contro, lanciandogliela addosso con un piede.
Quello tossisce e mi manda a fanculo con la mano.
“Va tutto bene?” mi fa Tails.
“Benissimo” rispondo secco.
Sono contento che Tails non sappia leggere il pensiero. Sono così nervoso che distruggerei tutta Mobius a suon di pugni.
“Ricaricate tutte le vostre armi e accertatevi che il tasto che le trasforma in geneticamente modificate funzioni alla perfezione” ci ordina Shadow.
Tutto ciò che segue è un continuo rumore di pulsanti schiacciati, suoni metallici e meccanici. Per non parlare del forsennato tintinnio dei proiettili.
Premo il pulsante della mia pistola, e in men che non si dica il suo colore muta in verde. Funziona perfettamente. La inserisco nella mia tasca.
“Mi raccomando” ci avvisa Vector “Ricordatevi di non tirar fuori le armi mentre siamo lì. Non avvicinate le mani alle tasche, non fate movimenti bruschi o sospetti”
Tutti annuiamo.
“Bene” conferma Charmy “Il momento è arrivato. Vado a recuperare Sonic”
Ammicco verso di lui.
Tails fa un respiro profondo.
Vector si avvicina all’apetta e gli posa una manona sulla gracile spalla “Sta attento, Charmy, per favore. Non voglio che ti capiti nulla di male”
Charmy gli sorride “Mi stai crescendo come un valido membro del Team Chaotix. È venuto il momento di renderti orgoglioso di me”
Giurerei di aver visto gli occhi di Vector riempirsi di lacrime, ma fingo di non averlo notato.
Charmy scatta di corsa in direzione della prigione di Station Square, tenendo la sua piccola arma stretta in una mano. Noi restiamo immobili a guardarlo finché non scompare alla vista.
“Bene. E anche questa è fatta” affermo, battendo le mani.
“E adesso?” chiede Tails.
“E adesso” ripete Shadow, voltandosi verso il mare aperto e fissando la lontana isoletta “Dobbiamo arrivare fin laggiù”
“Qui finiremo affogati, te lo dico io!” grida Adam nell’orecchio di Leonard.
“Adam, per favore, secondo te ci lasceranno morire?” fa Leonard, esasperato.
“Certo!” tuona Adam “Sono dei tali incapaci. Vedrai se non ho ragione io! Al primo problema ci lasceranno crepare come carne da macello”
BANG!
Un gigantesco buco nella sabbia si apre vicinissimo alla testa di Adam.
Alziamo tutti la testa di scatto alle sue spalle. Tre scheletri-robot si stanno dirigendo verso di noi circondati da luce rossa.
Senza un attimo di esitazione, tiriamo fuori le pistole e facciamo fuoco. Uno dei fulmini lanciati da quei bastardi maledetti colpisce precisamente la mia pistola e gli rimbalza contro, uccidendolo all’istante.
Dopo che Shadow e Vector hanno abbattuto gli altri due robot e ammassato i rottami da un lato, Tails si rivolge ad Adam.
“Cosa stavi dicendo a proposito del fatto che non vi avremmo protetti?”
Adam sbuffa.
“Non siamo così idioti da farvi ammazzare. Ci servite vivi per portare a termine l’accordo” aggiunge Vector.
Abbasso lo sguardo sulla mia pistola.
“Ehm.. ragazzi…”
Tutti si girano a guardarmi.
Alzo la mano per mostrargliela.
“Temo che quel figlio di puttana mi abbia messo fuori uso la modalità geneticamente modificata”
E in effetti è così. L’arma, da verde acceso che era, è tornata grigia, color metallo.
Tails la osserva e preme un paio di volte il pulsante per la seconda modalità, e la mia tesi viene confermata.
“Ahimè” sospira la volpe “Spero per te che se dovessimo incontrare altri robot ci saremmo noialtri nelle vicinanze”
Alzo gli occhi al cielo. Ci mancava solo questa.
“Quindi, come facciamo ad arrivare fin là?” domanda Leonard.
“Dunque” comincia Tails, con voce da professore “Io posso volare e trasportare con me due persone”
“E io posso nuotare” interviene Vector.
“Beh, direi che è chiaro” dice Shadow “Tails, tu porterai me e Knuckles”
Tails annuisce freneticamente “Quanto a te, Vector, posso creare una sorta di zattera con il muro della capanna costruita ieri notte, su cui potrai trasportare i due scienziati nuotando”
Un formicolio mi riempie lo stomaco. È segno che ci siamo.
Per la prima volta, inizio a sentire una seria preoccupazione farsi strada in me.
 
 
 
 

 
 
 
 
SONIC
 
 
 
 
La piccola Cream si è addormentata con la testa sulle mie ginocchia, e vi ha dormito tutta la notte.
Non so quanto tempo è che non corro, ma sento che le mie gambe sono così indolenzite per questo che potrebbero andare in frantumi.
Espio, come me, è rimasto sveglio tutta la notte.
“Non puoi capire quanto io sia felice” gli dico, mentre lui annuisce.
Amy è viva. La mia Amy, io mio angelo. È viva e sta bene. Sta solo aspettando di rivedermi.
“Arriveremo in fondo a questa storia, Sonic. E quando tutto sarà finito saremo di nuovo una famiglia unita” afferma Espio, con espressione seria.
Sorrido, incapace di nascondere l’emozione.
 
 
 
 
 
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Cream si è svegliata da circa un’ora, credo. Al sapere di Amy e Rouge, non ha fatto che esultare, svolazzando e saltellando per tutta la stanza.
Io la guardo contento, fino a che non sento un sibilo nella mia testa.
‘Siamo partiti’
La voce di Shadow non può non essere riconosciuta.
Questo significa che qualcuno sta venendo a salvarci.
Attendiamo un altro po’.
 
 
 
 
 
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Essere rinchiuso all’interno di queste quattro mura mi fa diventare pazzo. Riesco a sentire ad alta voce ogni mio pensiero e comincio veramente a non poterne più.
Sembra che lo stesso valga per Espio, che tiene la fronte poggiata sulla mano da tempo, e si mimetizza con il muro retrostante per passare il tempo.
“Signor Sonic?” esordisce Cream, aggrappandosi alle sbarre “Che cosa è stato?”
Le parlo con la fronte corrugata “Di che parli?”
Mi alzo e mi avvicino a lei, ponendo un orecchio tra le sbarre.
Poi, anche io sento rimbombare un rumore dal piano inferiore.
Io ed Espio ci guardiamo allarmati.
Sentiamo dei passi salire le scale. Tutti e tre contemporaneamente facciamo qualche passo indietro, acquattandoci contro il muro, quando all’improvviso…
“CHARMY!” grida Cream, volando a tutta velocità verso le sbarre.
È proprio Charmy. Ed è felice di vedere sia lei che tutti noi.
Tuttavia, c’è qualcosa di strano in lui.
“Stai bene, Charmy?” gli domanda Espio, incerto.
Lui fa un sorriso stiracchiato “Perché me lo chiedi?”
Espio scrolla le spalle “Mi sembri… diverso”
Charmy si sbatte una mano sulla fronte “Oh! Dev’essere per il mio nuovo taglio!”
Poi si volta di spalle e rimaniamo tutti senza parole.
Cream si porta le mani alla bocca e lancia un urletto.
Charmy non ha più le ali.
“Ma come diavolo è successo?” fa Espio, sconvolto.
“Un robot” taglia corto lui.
“E come hai fatto ad arrivare fin qui?” aggiungo io.
“Camminando… visto che ho anche le gambe!” esclama “E poi per superare la grata qua fuori mi sono riscoperto un grande scavatore di buche”
E detto questo, ci mostra le mani sporche di terra.
“Allora, come faccio a farvi uscire?” chiede poi.
“Uh.. ci sono delle chiavi appese giù nell’ufficio” gli spiego.
Charmy osserva il numero della nostra cella e poi va a prendere le chiavi apposite.
 
 
 
 
 
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La libertà non è mai stata tanto dolce.
Usciti dalla prigione e oltrepassato il cancello (che stavolta abbiamo aperto dall’interno), abbiamo percorso a ritroso la strada in discesa fino ad arrivare di nuovo alla biforcazione.
Mentre gli altri si avviano già verso la spiaggia est, mi torna in mente una cosa.
“Aspettate un secondo!” li fermo.
“Che cosa succede?” chiede Espio.
“Ti ricordi la via che scende verso la vallata? Rouge aveva detto che il suo senso di cacciatrice le diceva che non avremmo dovuto trascurare nessuna delle due strade” rispondo.
“È vero!” conferma Cream.
 ‘Sonic, vi abbiamo lasciato le armi fuori dal cancello. Se qualcosa non va, le troverete lì fuori’ interviene improvvisamente la voce di Shadow.
Nella mia mente riesco a visualizzare cosa fare.
‘Perfetto. Ce la farete! A dopo’  gli rispondo, fiducioso.
“Sonic! Uno di quegli scienziati che hanno rapito Rouge disse qualcosa sul fatto di non andare giù, se non sbaglio” mi avverte Espio.
Ha ragione, lo ricordo come se fosse ora.
Credo che sia chiaro ciò che dobbiamo fare adesso.
 
 
 
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Alla fine della vallata, troviamo un muro ricoperto di sterpaglie.
“Ma qui non c’è niente!” faccio io. Forse quegli scienziati avevano solo ideato un piano per rallentarci.
“Un momento” obietta Charmy, avvicinandosi.
Comincia a osservare l’erbaccia e l’edera rampicante. Poi ne tira qualche filo.
Con nostra grande sorpresa, una porta scorrevole si apre sul muro, sollevando polvere e rivelando una tana buia.
“Charmy, ma come hai fatto?” dice Cream, sbalordita.
Lui incrocia le braccia e alza il mento “Osservare il minimo dettaglio: questo contraddistingue un detective mediocre da uno eccellente”
Una volta entrati, delle luci tremolanti appese al muro ci illuminano i volti e un forte odore di umido e chiuso ci riempie i polmoni.
Davanti a noi, una scalinata che sale in circolo. Mostruosamente lunga, così lunga che, perfino alzando la testa verso l’alto, non riusciamo a distinguerne la fine.
Un’imprecazione mi sfugge dalla bocca.
“Ecco. E adesso?” mormora Espio.
“Dobbiamo arrivare lassù e vedere cosa c’è” spiega Charmy.
“Ci vado io” dichiara Cream.
“Cream” dico subito io “Non puoi andare da sola, è pericoloso!”
“Infatti l’accompagnerò io” aggiunge Charmy, deciso, rivolgendosi a lei “Credi di potermi trasportare in volo fino a lassù?”
“Sarà un onore” risponde lei, librandosi in aria, permettendo a Charmy di aggrapparsi ai suoi piedi.
Poi, senza aspettare un’altra parola, spiccano il volo in su. Sempre più su.
Quasi come un palloncino sfuggito dalle mani di un bambino.
 
 
 
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Sono passati almeno cinque minuti da quando Cream e Charmy sono scomparsi al di sopra della scalinata.
“Dici che dovremmo andare a riprenderli?” borbotta Espio.
“Decisamente” confermo io.
Ma mentre poggiamo i piedi sui primi scalini, sentiamo un suono rimbombare sempre più forte.
“Yuuuuuuu- huuuuuu!”
Torniamo entrambi al centro della tromba delle scale per vedere giusto in tempo Charmy e Cream scendere planando nel vuoto.
Cream sta tenendo in mano qualcosa.
Non appena toccano terra, ci fissano eccitati.
“Non potete capire cosa abbiamo trovato” canticchia Charmy, indicando Cream.
Lei, inizia a raccontare, trattenendo il fiato.
“Non appena siamo arrivati lassù, abbiamo fatto gli ultimi scalini a piedi. Dopodiché ci siamo accorti che il tutto terminava col soffitto congiunto con la scala. Mentre riflettevo su come proseguire, ho sbattuto la testa sul soffitto librandomi per sbaglio e… quello si è alzato!”
“Era una botola!” continua Charmy “Siamo saliti sopra e abbiamo trovato una sorta di marchingegno che racchiudeva al suo interno questo!”
E punta il dito verso l’arnese che Cream tiene in mano, che si rivela essere un pulsante.
“E senti la parte più bella” conclude Cream “Sopra di noi c’era un’altra botola. E indovina dove portava?”
La verità si fa strada nella mia testa e inizio a capire “Nella cella di Eggman”
Cream e Charmy annuiscono in modo repentino.
“Ma certo” capisce Espio “Shadow ci ha riferito del piano di Abigail e della Dimensione Beta dove ha ibernato tutti gli abitanti della Terra. Scommetto che ha nascosto il pulsante per farli tornare sotto quella cella, affinché venisse accusato Eggman, nel caso il suo piano non avesse funzionato”
“Esatto” esclamo io “Che strano, però.. non sapevo che Abigail conoscesse Eggman”
“Cosa stiamo aspettando?” dice Cream, eccitata “Usciamo di qui e premiamo quel tasto!”
 
 
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Abbiamo premuto il pulsante non appena arrivati sulla spiaggia di Station Square.
Come per magia, le auto ferme, i marciapiedi, le case vuote e i negozi desolati sono di nuovo animati da persone, risate, urla e stridii.
‘Non hanno il minimo ricordo di ciò che è successo’ penso fra me e me, osservando una madre che spinge una carrozzina con dentro un neonato.
“Tutto è tornato alla normalità, finalmente” constata Espio “Adesso non ci resta che attraversare il mare e raggiungere l’isola”
Un brusio si accumula sulle mie tempie. Shadow sta per dirmi qualcosa.
Qualche secondo e avrò i risultati dello scambio.
Con lo stomaco chiuso per l’ansia, ascolto.
 
 
 
 

 
 
 
 
SHADOW
 
 
 
 
Appena sfiorato il suolo dell’isoletta con i piedi, sento l’adrenalina farsi strada in me.
Knuckles è più rigido della colonna di un tempio greco. È terribilmente preoccupato, ma non vuole darlo a vedere.
Tails, si sgranchisce la schiena per il lungo viaggio, mentre Vector aiuta Adam e Leonard a scendere dalla zattera.
Ci dirigiamo verso il laboratorio, un edificio bianco con il tetto in ferro a forma di cupola. Percorrendo la stradina che conduce all’entrata, decido di fermare Vector con una mano.
“Lascia il borsone con le armi fuori dal cancello” gli ordino.
“Perché?” mi domanda lui, confuso.
“Sonic non arriverà tra molto, non possiamo lasciarlo disarmato! Stessa cosa vale per Espio e Cream, che sono senza armi. Meglio prevenire, okay?”
“Ricevuto” risponde Vector, facendo dietrofront e andando a posizionare la borsa nell’intercapedine formato dal muro e la grata del cancello.
Sonic, vi abbiamo lasciato le armi fuori dal cancello. Se qualcosa non va, le troverete lì fuori’ avverto il mio gemello.
La risposta non ci mette molto ad arrivare ‘Perfetto. Ce la farete! A dopo’
Avanziamo verso il portone in ferro, che non lascia vedere nulla al suo interno. Lancio uno sguardo a Knuckles, che annuisce impassibile. Poi, busso tre volte.
Cerco di far rimanere il mio respiro calmo e regolare, e ci riesco a fatica.
Tails, dietro di me, è scosso dai brividi.
Anche Adam e Leonard hanno un’espressione ansiosa.
“Stiamo tranquilli, ragazzi” provo a dire “non ci vorrà molto”
Una voce che riconosco come quella di Abigail fuoriesce dal citofono al lato della porta.
“IDENTIFICATEVI”
“Sono Shadow. Ho con me Knuckles, Tails e Vector. Sono venuto a riportare Adam e Leonard” dichiaro con voce distinta.
“METTETE VIA LE ARMI ED ENTRATE” continua Abigail.
Mi volto verso gli altri e faccio di ‘sì’ con la testa. Tutti infiliamo le nostre armi nelle cinghie o nelle tasche dei pantaloni. Dopodiché la porta si apre, e noi facciamo il nostro ingresso.
 
 
 
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Camminiamo attraverso un lungo corridoio buio a passo lento e cauto. Non ho mai temuto un attacco a sorpresa come adesso.
Non mi stupisco nel vedere come Tails si tenga stretto al braccio di Vector. È a dir poco terrorizzato.
Quando svoltiamo l’angolo a destra, però, ci troviamo di fronte ad una porta aperta. Al suo interno, la stanza è grande e illuminata, e in fondo ci sono delle persone in piedi.
Entro per primo, seguito da Knuckles e dagli altri.
La donna che si trova di fronte a me, ma a diversi metri di distanza, mi fissa con un sorriso. Noto da subito il rigonfiamento della sua tasca laterale: una pistola.
Meno male, almeno le regole non valevano solo per noi.
Abigail. Deve essere per forza lei. Chissà perché me la immaginavo più alta e possente.
Su ogni lato, una schiera di scienziati in camice bianco dall’aria non troppo convinta.
“Benvenuti” saluta Abigail “Sono contenta di vedervi qui per attuare questo pacifico scambio”
Knuckles, al mio fianco, ha gli occhi che si spostano freneticamente da una parte all’altra.
“Stai cercando Amy e Rouge, Knuckles?” gli chiede Abigail “Eccole. Sono qui, sane e salve”
Due buchi si spalancano tra alcuni scienziati, ed Amy e Rouge si fanno avanti accanto ad Abigail.
Sento il respiro di Knuckles farsi pesante come piombo.
Guardo Rouge, il cui volto si apre in un sorriso vedendo tutti noi, soprattutto Knuckles. E poi osservo Amy, che sembra quasi trattenersi da lacrime di gioia.
Non sono ridotte affatto bene. Rouge ha bendaggi su braccia e gambe, e in più zoppica mentre cammina. Amy invece ha un taglio sul labbro inferiore, dei lividi sulle guance e un braccio ingessato.
In fretta, facciamo passare avanti Adam e Leonard.
Mi sarei aspettato una reazione più accogliente da parte di Abigail nel vederli, quasi come il padre che vede tornare il figliol prodigo. Invece, li fissa comunque con la sua espressione fredda.
“Come puoi vedere, stanno bene” le dico, indicandole i due scienziati.
“Lo vedo, e ne sono lieta” risponde lei “Amy e Rouge hanno qualche acciacco. Sapete, non sono state molto buone e disciplinate mentre erano qui, specialmente Amy. Ma nulla di grave”
Sento un basso ringhio provenire da Knuckles.
“Stai calmo” gli bisbiglio.
“Siamo pronti per lo scambio, direi” annuncia Abigail. Si rivolge a Amy e Rouge “Care mie, è stato un piacere avervi qui”
Loro due annuiscono e non dicono altro.
Abigail gira lo sguardo verso di noi “Datemi Leonard e vi lascio una di loro”
Guardo Leonard “Vai”
Leonard inizia a fare passi in avanti e si ricongiunge alla schiera degli scienziati.
Rouge ed Amy si guardano per un istante.
“Vai tu, Rouge” la invita Amy “A fatica stai in piedi, dai”
“No, Amy, tu sei qui da più tempo. Sei tu che meriti di andare per prima” protesta Rouge.
“Dai, sta tranquilla e vai!” la rassicura Amy.
Rouge, un po’ a malincuore, si fa avanti zoppicando verso di noi. Io vado verso di lei e in un secondo è tra le mie braccia. La stringo forte a me e lei fa lo stesso. Respiro il suo profumo, e il cuore mi batte a mille.
Quando la lascio andare, lei si avvia da Knuckles e gli si butta fra le braccia, esplodendo in lacrime. Lui ricambia il suo abbraccio, ma in modo molto meno enfatico, semplicemente cingendola con le braccia attorno ai fianchi.
“Oh Knuckles! Sono così felice di rivederti” gli dice.
L’istinto di arrossire mi sale naturalmente, ma lo reprimo. Non amo trovarmi davanti a scene passionali.
Tuttavia, Knuckles si scioglie dall’abbraccio e dice soltanto “Sono contento che tu stia bene”
Lei si asciuga le lacrime e saluta affettuosamente Vector e Tails.
“Che scena… commovente” commenta Abigail, ridacchiando “Avanti, datemi Adam e facciamola finita”
Adam si incammina verso il suo lato, mentre Amy viene a passo svelto verso di noi.
La abbraccio, forte, quasi come se in me ci fosse il mio gemello.
Sono sollevato dal vedere che nonostante tutto stia bene. Mi sono reso conto che è una ragazza forte come poche.
Non appena la lascio andare, succede qualcosa che non mi sarei mai aspettato.
Knuckles si fionda su di lei.
La abbraccia con una forza tale che la solleva da terra. Amy, che pare sorpresa da tanto affetto da parte sua, lo stringe a sé sorridendo.
Non posso fare a meno di voltarmi, e leggere l’espressione sul viso di Rouge. Serena, ma con una venatura di tristezza e delusione.
Non appena Knuckles ed Amy si staccano, lui la spinge dietro di sé, proteggendola col suo corpo.
“Stai bene? Sei armata?” le domanda.
Lei scuote il capo “Non ci fa tenere nessun’arma, qui dentro”
“Non appena usciremo prenderai la tua dal borsone” le dico, mentre lei mi fa un cenno di intesa.
“Dov’è Sonic?” chiede Amy con una vocina.
“Sta bene” la rassicuro “Sta per arrivare qui fuori”
Lei fa un sospiro di sollievo. Il che mi fa tornare in mente un’altra cosa.
Mi posiziono in fretta le dita sulle tempie ‘Sonic, ci sei? È fatta! Le abbiamo prese, stanno bene!’
Il tono di risposta di Sonic è emozionato quanto le campane delle nozze ‘Grazie Shadow! Sapevo che ce l’avreste fatta. Stiamo per attraversare l’oceano. Quindici minuti massimo e saremo lì! Non vedo l’ora!’
‘Ci vediamo fuori’ lo congedo, sorridendo.
“Avanti” dico ai miei amici “Torniamo a casa”
 
 
 
 
 
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Mentre i miei compagni si voltano per uscire dalla stanza, una voce rompe il silenzio.
“Dove pensate di andare?” fa Abigail in modo autoritario.
Ci giriamo tutti di colpo verso di lei.
“Ehm, via” risponde Vector “Lo scambio è fatto. Adesso, ognuno va per la sua strada”
“Oh sì, lo scambio è fatto. Ma la questione è risolta al novanta percento” insiste lei.
Aggrotto la fronte.
“Come sarebbe a dire?” chiedo.
“Non mi pare di aver ancora completato la mia bomba, no?” continua Abigail, imperterrita.
Amy, accanto a Knuckles, spalanca gli occhi.
“Hai detto che ti serviva Amy per farlo, no?” ribatto “Tu l’hai lasciata andare. Quindi si presuppone che tu non voglia portare a termine il tuo piano”
Abigail chiude gli occhi “Mi dispiace.. mi dispiace, Shadow. Ma temo che tu ti stia sbagliando”
Faccio un passo in dietro. Che cosa sta succedendo?
“Vedi..” spiega Abigail, unendo le mani “Amy si è impegnata davvero molto nel cercare di farmi cambiare idea. Ma è proprio questo il punto debole di voi Sonic Heroes, e io sono riuscita a scovarlo. Non appena vedete una persona buona, abbassate subito la guardia”
“Oh mio Dio” mormora Amy, rabbiosamente.
“Davvero avete creduto che avrei lasciato perdere il piano su cui ho lavorato per anni, solo per farvi riunire felicemente come una stucchevole famigliola? Siete davvero ingenui, miei cari, lasciatevelo dire. Non mi sorprende che quel fallito di mio padre vi abbia dato del filo da torcere!” scatta lei.
“Tuo padre?” fa Knuckles “E chi cazzo sarebbe tuo padre?”
Abigail schiocca le dita, e una struttura portante su delle ruote ci mostra niente di meno che un intrappolato Eggman in persona. La sua bocca è tappata dal nastro isolante, ma i suoi occhi di fuoco parlano chiaro.
“Tu sei la figlia di Eggman! Oh porca troia, tutto questo è pazzesco” impreca Knuckles, ridendo per l’isteria.
“Con il suo piano intende vendicarsi di lui e della sua assenza. Vuole mostrargli cosa significhi essere un conquistatore del mondo di successo” afferma Rouge, disgustata.
“Tutto questo è ridicolo, Abigail!” interviene un biondo nella schiera degli scienziati “Avevi promesso che avremmo fatto questo scambio e che poi sarebbe finito tutto! Avevi detto che avresti liberato le nostre famiglie!”
“Silenzio Eric!” lo ammutolisce Abigail “Voi scienziati siete ancora più sciocchi e creduloni. Dovreste unirvi ai Sonic Heroes, qui, data la vostra collettiva stupidità”
“Che cos’altro vuoi, Abigail? Una battaglia? È questo che desideri?” sbotto io, infuriato.
“Tutto quello che voglio è concludere il mio progetto” dice Abigail “C’è la parte finale della montatura della mia bomba che non riesco mai a finire. Ci ho provato e riprovato per anni, dopodiché sono arrivata alla conclusione che anche il migliore degli ingegneri ha un tassello del puzzle che non riesce ad assemblare. Per questo, l’unica persona in grado di aiutarmi è…”
“Io non so come aiutarti Abigail, te lo ripeto per la centesima volta!” strilla Amy “E anche se sapessi farlo io non ti…”
“Non parlavo affatto di te, dolcezza” rivela sorridendo ad Amy “Parlavo del nostro tecnico per eccellenza, Tails!”
“Che cosa?!” esclama Tails, sentendosi chiamato in causa, il volto come una maschera di puro stupore.
“Sono troppo avanti mentalmente per voi” si vanta lei, passandosi una mano tra i capelli corti “Io avevo in mente questo scambio da molto tempo prima che venisse in testa a voi. Rouge è stata solo un contrattempo, non avevo mai avuto l’intenzione di prenderla. Ma Amy… quanto l’ho osservata! Lei è l’amica di tutti, quella che trova il momento adatto per consolare chi è triste o si sente in colpa. È quella che ha sempre il consiglio giusto da dare, che ti ascolta e cerca di darti una mano. È più che logico che tutti tengano a lei. Chiunque avrebbe acconsentito a uno scambio tra lei e Tails”
Indica l’attaccapanni vicino all’armadio, su cui sono attaccati un cappello e un mantello.
“La figura misteriosa che ci spiava..” realizza Knuckles “Eri tu! Brutta testa di cazzo!”
“Ecco perché continuavi a dire che ero necessaria per completare la tua opera” dice Amy, sbattendo il piede a terra “Non ti sono mai servita per finire la bomba. Io ero solo un ostaggio per un baratto! Volevi cedere me e prenderti Tails, perché sapendo che tutti loro mi vogliono bene avrebbero accettato!”
“Come potrei non volere Tails? Lui è l’unico che probabilmente mi supera in genialità” spiega Abigail, indicando la volpe, che indietreggia “Ho sentito molto parlare di te, Tails, mi sono informata. Sapevo delle tue creazioni e della tua bravura. Non ho resistito all’idea di vederla dal vivo. Per questo, non appena ho sentito i vostri piani sul rincontrarvi a Casa della Quercia, ho messo fuori uso le porte automatiche del supermercato di Station Square, conscia che sicuramente Tails ci sarebbe andato per farvi rifornimento di cibo”
Tails lancia un ululato improvviso “Io… io mi ricordo di te! La donna col cappello! Ti ho stretto la mano dopo aver riparato le porte automatiche!”
“Proprio così” conferma lei, soddisfatta “Quel giorno hai fatto un lavoro formidabile. Non ho mai visto nessuno capace di riparare un disastro del genere in così poco tempo. Per questo, Tails, devi restare qui con me, e finire la bomba che poi farò esplodere su tutto il pianeta”
“Abigail, è una follia!” grida un altro scienziato dai capelli neri “Lasciali andare e finiamola qui”
“Zitto Corey!” sbraita lei, girandosi verso gli scienziati “Proferite un’altra parola e vi giuro che ucciderò voi e tutti i vostri parenti nella Dimensione Beta!”
Corey torna al suo posto senza fiatare, ma visibilmente irritato.
“Forza, Tails, vieni qui da me” riprende Abigail.
“Così lo ucciderai una volta che avrà finito la bomba? No grazie!” le urla Vector.
“Non siete i suoi tutori. Può fare quello che vuole!” insiste lei.
“Questa cosa non era negli accordi!” sibilo a denti serrati.
“Non resterà qui. Puoi levartelo pure da quella tua testa di minchia” sbotta Knuckles, spingendo indietro Tails.
Eggman fa uno sguardo soddisfatto.
I tratti di Abigail si distendono “Bene. Non mi lasciate altra scelta. Dovrò annientare tutti i parenti dei miei scienziati, dal primo all’ultimo, e infine ucciderò Sonic The Hedgehog e i suoi patetici amici che sono diretti qui”
“Che cosa? NO!” grida Amy, rabbiosa, tra le lamentele degli scienziati.
“Per fortuna le microtelecamere funzionano ancora, e ho controllato le sue mosse dal mio monitor fino ad ora. Non mi ci vorrà niente a ordinare a un centinaio di scheletri-robot di ammazzarlo” esplica Abigail.
Non sappiamo cosa dire. Ci guardiamo l’un l’altro senza sapere minimamente cosa fare.
“Basta così” decide Tails “Io vado da lei”
Gli afferro il braccio con forza “No, Tails, no! Morirai una volta che avrai fatto quello che dice!”
“Tails non puoi farlo!” protesta Knuckles.
“Devo farlo” insiste Tails, tirando fuori il coraggio “Se rifiuto un sacco di persone moriranno a causa mia. Compreso il mio migliore amico. E probabilmente anche voi. Se non lo faccio, Amy dovrà rimanere qui, e sarà lei a morire! Non voglio farlo, ma devo”
E detto questo, si avvia verso Abigail, che lo guarda con aria compiaciuta.
Non ce la faccio a guardarlo mentre si avvia verso il suo destino. Non ci riesco. Sto per dire qualcosa, ma Amy mi precede.
“TAILS, ASPETTA UN ATTIMO!” grida, alzando il braccio ingessato per indicargli di fermarsi. Knuckles, accanto a me, sussulta vistosamente.
Tails le obbedisce, confuso, e rimane a guardarla che si avvicina ad Abigail.
Amy si posiziona di fronte alla figlia di Eggman, e per un attimo capto il suo sguardo. Una scintilla di determinazione, tristezza, e accettazione fuse assieme.
“Mi sbagliavo su di te” confessa ad Abigail “Ero convinta che tu non fossi come Eggman ti aveva descritta. Sbagliavo alla grande. Tu sei molto, molto peggio”
Abigail sbuffa e la fissa negli occhi, annoiata.
“Mi dispiace per la tua vita insulsa, Abigail” continua Amy “e per il fatto che nessuno ti ami. E mi dispiace che con conoscerai mai il vero significato di speranza. Mi dispiace davvero tanto”
Abigail ora ha uno sguardo duro, come se quello che ha detto Amy, in qualche modo l’avesse toccata nelle viscere.
Poi, accade tutto in un secondo, ma io lo visualizzo come a rallentatore.
Vedo Amy portare una mano verso l’interno del cardigan e cercare di afferrare qualcosa. Ma cosa? Un’arma? Non è possibile, è disarmata.
In un battito di ciglia mi rendo conto di essermi dato da solo la risposta: è un tranello.
Scatto in avanti, urlando il suo nome. E la stessa cosa fa Knuckles.
Lei tira fuori la mano vuota e la alza accanto a sé. Nessun’arma, come pensavo. Ma l’istinto si è già ormai impadronito di Abigail. Tira fuori la pistola dalla cintura e spara.
Chiudo gli occhi e giro la testa indietro. Le orecchie mi fischiano per il forte rumore.
Quando li riapro, Amy è accasciata a terra, con un foro del proiettile che le attraversa la testa.
No. È un incubo. Non può essere vero. Eppure, è tutto reale. Spaventosamente reale.
Il grido lacerante di Rouge arriva ovattato ai miei timpani. Vedo Tails fissare la scena inorridito e indietreggiare a bocca aperta fino a schiacciarsi contro il muro.
Gli scienziati si portano una mano alla bocca, ed Eggman spalanca gli occhi.
Anche Abigail è sconvolta. Si gira verso di noi allarmata, tentando di spiegare
“NO, ASPETTATE! NON L’HO FATTO DI PROPOSITO, CREDEVO FOSSE ARMATA! CREDEVO…”
Un fruscio al mio lato. Knuckles ha afferrato la sua pistola non geneticamente modificata. Non ci provo nemmeno a fermarlo, e lo lascio sparare dritto nel cuore di Abigail, che si riversa sul pavimento, morta.
Io e Vector alziamo le nostre armi contro gli scienziati, con il cuore che ci sprofonda nel petto.
“Non fateci male!” supplicano loro “Noi non abbiamo niente a che fare con questo!”
Dopo qualche attimo di silenzio, nonostante la mia mente mi dica ‘Uccidili dal primo all’ultimo’, io abbasso la mia arma. L’unico a rimanere con la sua puntata è Knuckles, le cui lacrime cominciano a sgorgargli dagli occhi.
Rouge, distrutta, cammina verso di lui e gli toglie la pistola fumante dalla mano. Poi Knuckles cade a terra in ginocchio, piangendo a dirotto, e si trascina verso Amy. Le prende una mano e le accarezza i capelli, sporcandosi di sangue rosso scuro.
Rouge si porta le mani al volto. E io sento una lacrima solitaria bagnarmi la guancia.
Mentre Tails è ancora immobile e Vector sbatte gli occhi umidi, Eric fa qualche passo avanti.
“Se possiamo fare qualcosa per voi… testimoniare alla polizia… qualsiasi cosa” ci informa, incredibilmente dispiaciuto “Siamo a vostra disposizione”
Io annuisco, mentre un’altra goccia salata solca il mio viso.
“Disattivate…” le parole mi escono a scatti “Disattivate tutti i robot rimasti”
“Certo” risponde uno scienziato dai capelli biondi armeggiando lentamente con la tastiera del computer di Abigail “Lo faccio immediatamente”
“Volete rimanere qui per stanotte?” domanda Eric, di nuovo “Possiamo trovarvi una sistemazione… del cibo, se volete”
Un suono rompe l’assordante silenzio del mio cervello.
Shadow, abbiamo trovato il pulsante per la Dimensione Beta e ora l’umanità è tornata! Siamo a arrivati a terra! Siete ancora dentro?’ chiede la voce di Sonic nel mio cervello.
Mi passo una mano sugli occhi. Non voglio rispondergli.
Chiudi la mente. Serrala ermeticamente.
“Per adesso” dico, e la voce mi esce così tremante da sembrare deformata “ce ne andremo solo a casa”
Il cadavere di Abigail giace sotto lo sguardo del padre con le braccia aperte e gli occhi fissi in un punto vuoto, mentre il sangue inzuppa la sua camicia blu di una macchia ancor più scura.  Eggman non guarda lei, però. Il suo sguardo vuoto e perso passa da Amy, a Knuckles, a Tails e infine a me. Non so ben dire quale sia il suo stato d’animo, al momento. Ma sicuramente non sta provando felicità o trionfo nel vedere la sconfitta di uno dei Sonic Heroes, al contrario di ciò che andava sempre dicendo.
Con il dorso della mano mi asciugo rudemente le lacrime e mi volto, accostandomi alla porta aperta dell’ufficio. Vector sembra capirmi, perché mi segue immediatamente. E così, mano a mano, fanno tutti gli altri.
Non rimarremo qui un altro minuto.
Non più.
 
 
 

 
 
SONIC
 
 
 
 
 
Oh santo cielo. Ci siamo.
Sono a un passo dal rivederli tutti: i miei migliore amici Tails e Knuckles, mio fratello Shadow, Rouge, Vector... ma soprattutto lei. Il mio angelo, Amy.
Stupido cuore. Mi batte all’impazzata solo a pensarci.
Strofino le scarpe a terra per asciugarle dall’acqua del mare (visto che vi ho corso sopra alla velocità della luce per arrivare fin qui). Poi, mi assicuro che Charmy e Cream stiano bene.
“Ti ha risposto Shadow?” mi domanda Espio, affiancandomi.
“Non ancora. Ma hanno finito, dovrebbero uscire fuori da un momento all’altro” dico.
Raggiungiamo il cancello, e subito noto il borsone con le armi incastrato nell’angolo. Afferro la mia carabina e la tengo stretta con piacere. Passo le rispettive armi a Espio, Cream e Charmy.
Alla fine, entriamo.
Il cortile è deserto. Strano.
“Ma dove sono tutti?” fa Charmy, confuso.
“Non saprei…” commenta Espio, guardandosi attorno.
Shadow, siamo qui fuori!’ lo avverto mentalmente ‘Ma dove siete finiti?’
Nessuna risposta. Ma che succede?
“Shadow non mi risponde” affermo, lievemente preoccupato “Non capisco”
Volto la testa a destra e poi a sinistra. Magari sono già usciti prima che noi arrivassimo.
Poi, Espio mi scuote il braccio “Sonic, guarda!”
La sua mano mi indica in portone d’ingresso, da cui stanno uscendo tutti i miei amici, uno dopo l’altro.
Tiro repentini sospiri di sollievo e sorrido involontariamente. Sono proprio loro.
“Eccoli!” sussurro, eccitato e confortato dalla loro visione.
Abbassiamo tutti e quattro le armi contemporaneamente e ci dirigiamo verso di loro.
Il primo che esce dalla porta è Shadow, che mi lancia uno sguardo lungo mezzo secondo e poi scuote il capo, abbassandolo.
“È finita, ce l’abbiamo fatta!” esulta Espio, ridendo di gioia.
Continuo a sorridere, anche quando vedo uscire Vector che sorregge una Rouge il lacrime, ben cauto a non fargli poggiare il piede a terra. Sono felicissimo di vedere che, nonostante qualche ferita, sia sana e salva.
Manca davvero poco, rivedrò la mia Amy! Non sto più nella pelle.
Poi esce Tails, che sembra nascondere a noi il suo volto. Apre la porta e la tiene spalancata per far uscire Knuckles.
Strizzo gli occhi per visualizzare meglio. Knuckles sta portando tra le braccia qualcosa.
No, non qualcosa. Qualcuno. Lo capisco dalle gambe, e dalle braccia abbandonate.
Accanto a me, Espio sbarra gli occhi e si immobilizza.
“No…” mormora.
Osservo ancora una volta Knuckles che si avvicina…
Poi, sento la carabina scivolarmi dalle mani e cadere a terra, e il mio cuore con essa.
Mi scaravento a terra, e il mio urlo straziante mi arriva muto alle orecchie.
Knuckles piange senza sosta, tenendo stretta lei tra le braccia.
Non è possibile. Dev’esserci un errore.
Prego che sia solo un brutto scherzo.
Amy ha gli occhi chiusi. Alla vista di tutti potrebbe sembrare addormentata, se non fosse per il colpo di pistola che le marca la testa.
‘Ha sempre amato farmi degli scherzi. Anche stavolta me ne sta facendo uno, e io ci sto cadendo come un cretino’ penso e spero tra me e me.
Ma quando le prendo la mano è fredda come il ghiaccio, e comprendo perfettamente che non si risveglierà.
Dietro di me, sento Cream e Charmy gridare spaventati, vedo Rouge piangere lacrime amare dagli occhi già rossi e gonfi e Shadow alzare la testa verso il cielo, incapace di guardare questo tremendo spettacolo per un altro secondo.
Afferro delicatamente Amy dalle braccia di Knuckles, che si butta a terra e piange forte con la testa sulle ginocchia.
Poggio la mia fronte su quella del mio angelo, ignorando le mie lacrime che le cadono sul volto e il dolore che mi dilania il corpo; chiudo gli occhi.
Rimarrò così fermo.
Sperando che in qualche modo, per qualche assurdo gioco del destino, possa risvegliarsi.
Anche se l’ultimo briciolo di razionalità che mi è rimasta urla a gran voce che non sarà così.
 
 
Ho perso.


Ho amato…
 
 
Ed ho perso.

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Capitolo 18
*** Capitolo DICIOTTO ***


SONIC
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Sonic, mi hai salvato la vita! Grazie!”
“Oh, ehm, figurati”
“Io mi chiamo Amy. Amy Rose”
“Piacere, Amy. Alla prossima!”
 
 
Quella fu la nostra prima conversazione. Era molto più piccola la prima volta in cui la incontrai: bassa, il volto più tondo da bambina, gli occhi verdi e grandi. Eppure aveva già lo sguardo di chi è determinato a non arrendersi mai.
S’innamorò di me fin da subito. Ma io, immaturo e ribelle, la consideravo una scocciatrice, una perditempo. Ero deciso a sfuggirle ogni volta senza neanche darle il tempo di salutarmi.
Ma stavolta è lei che ha vinto. È lei che finalmente è riuscita a ripagarmi di quei tempi infernali con un doloroso, terribile addio.
E ora un turbine di disperazione e rabbia devasta la mia anima fin nel profondo.
Ero a un passo da lei. Ero a tanto così dal rivederla sana e salva.
Poggio la testa sulle ginocchia e piango. O almeno, credo.
Ho prosciugato le lacrime, ormai.
 
 
 
Non so da quanto tempo è che mi trovo in questa stanza di ospedale.
Ho sentito dire che gli scienziati hanno chiamato la polizia e le ambulanze.
Ricordo poco o nulla. Solo la voce del paramedico che diceva “Trovati due corpi senza vita: uno appartiene ad Amy Rose. L’altro ad Abigail Robotnik”.
Abigail Robotnik. La figlia di Eggman. Questo mi ha fatto venire ancora di più il voltastomaco.
 
Forse sono svenuto. Forse ho solo avuto un blackout.
Ma quando ho riaperto gli occhi, mi trovavo in un letto bianco. E lei non era più tra le mie braccia.
Vedo tutto sfocato. Ho un ronzio nelle orecchie. Vorrei dire qualcosa, urlare, ma non ci riesco. Posso solo gridare dentro di me.
Mi volto a destra, e noto dei fiori freschi su un vaso poggiato sul ripiano. Un lieve tossicchiare mi fa volgere il capo dall’altro lato, dove metto a fuoco il volto di Tails con un vassoio di cibo in mano. Poco più in là, Rouge fissa un punto vuoto, con gli occhi gonfi e arrossati, e la testa poggiata sulla spalla di Shadow, che sta seduto rigido senza dire una parola. Tutti loro indossano la camicia da notte dell’ospedale. Distinguo delle bende e dei cerotti qua e là sulle loro braccia, gambe e sui visi.
“Ciao, Sonic…” mi saluta Tails, e la sua voce esce così fragile da poter essere spezzata al minimo tocco.
Non ce la faccio, non ci riesco a rispondergli. Comincio a sbattere gli occhi, e sento le lacrime annebbiarmi di nuovo la vista.
“Non serve che tu dica qualcosa, Sonic. Riposati, ti prego” mi tranquillizza lui, muovendo una mano.
Si alza in piedi, e si avvicina al mio letto.
Le sue labbra tremano “Volevo solo dirti che mi dispiace per quello che è successo. Mi dispiace davvero tanto. E… mi sento responsabile. Se solo non avessi avuto questa stupida mania per la tecnologia, ora non avremmo… Ora Amy sarebbe ancora…”
Non riesce neanche a dirlo. E io scuoto il capo furiosamente, facendomi venire il mal di testa.
“Non è colpa tua, Tails” prorompe Shadow, lentamente “Non è colpa di nessuno di noi”
Gli sono grato: ha espresso esattamente ciò che volevo dire, anche se non del tutto. Se la colpa è di qualcuno, è la mia.
Rouge, portandosi una mano alla bocca, ricomincia a piangere. Shadow, sorreggendola per le spalle, la accompagna fuori dalla stanza con fare premuroso.
Dopo averli guardati, Tails si asciuga una lacrima e torna con l’attenzione su di me. Prende un piatto di pasta dal vassoio, e me lo porge.
Io giro la testa dalla parte opposta, per comunicargli che non ho fame. Anzi, a dir la verità ho una perenne, orribile nausea.
“Devi mangiare, Sonic. Sono giorni che sei a digiuno. Sei ridotto uno straccio” mi supplica.
Serro gli occhi. No. Non voglio. Devo morire di fame. È ciò che mi merito per non essere riuscito a salvarla in tempo.
Lui posa il piatto, rassegnato “Amy ti amava. Non avrebbe voluto che tu…”
“NON DIRLO!” grido all’improvviso, senza neanche accorgermene. 
Tails spalanca gli occhi, senza parole.
Il mio petto fa su e giù, e il mio cuore batte a mille “Se mi amava davvero così tanto, allora non sarebbe morta così, e sarebbe rimasta con me!”
Il mio migliore amico abbassa lo sguardo, senza aggiungere altro.
Faccio un respiro profondo.
“Scusami, Tails. Non volevo risponderti male” mi scuso “Solo, per favore… lasciami solo”
Tails stira le labbra in un tentativo di sorriso, e annuendo, esce fuori.
Controvoglia, prendo il piatto e comincio a mangiare.
Ma tutto quello che sento non è sollievo per lo stomaco vuoto da giorni.
Ho i crampi.
Ho i crampi al petto, dove un tempo c’era il cuore.
Agonia.
 
 
 
 
 
   
 
 
 
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È notte nell’ospedale, ma i miei amici sono rimasti qui fuori dalla stanza.
I loro bisbigli mi fanno svegliare e, attento a non fare rumore, ascolto ciò che stanno dicendo.
“…è tutto così ingiusto” mormora Espio, tenendosi la testa tra le mani.
Vector gli poggia una mano sulla schiena per consolarlo.
“Dove sono Cream e Charmy?” chiede a Tails.
“I dottori hanno dato loro una stanza in cui dormire. Erano a dir poco esausti” risponde la volpe.
Silenzio.
“L’hanno… l’hanno portata all’obitorio?” domanda Rouge, con voce strascicata.
“Sì” dice Shadow, in modo secco.
Immaginarla lì, inerme, sul tavolo d’acciaio…
Mi gira la testa al solo sentire questa parte della conversazione.
Poggio l’orecchio sullo spiraglio della porta.
“Qualche notizia di Knuckles?” fa Tails, preoccupato.
Come? Knuckles è sparito? E da quanto? L’ultima cosa che ricordo, è di averlo visto sull’isola… quando ci siamo rincontrati.
“Nessuna” ribatte Vector “Quando siamo tornati sull’Emerald Coast, lui si è diretto verso la foresta senza dire una parola. Nessuno sa più niente, da quel momento”
“Ci mancava soltanto questa…” sospira Rouge, allo stremo delle forze.
Dopo qualche secondo, la voce di Shadow rompe bruscamente il silenzio.
“D’accordo ragazzi” dice “Direi che è il caso di andarcene tutti a dormire per qualche ora”
“Ma” interviene Tails “Knuckles è…”
“Knuckles sa badare a se stesso, state tranquilli” conclude Shadow, addolcendo un po’ il suo tono di voce per far tranquillizzare gli altri.
Cominciano ad incamminarsi verso la fine del corridoio. Vector ed Espio entrano in una stanza. Rouge, Tails e Shadow nell’altra.
Quando sento le porte chiudersi alle loro spalle, esco finalmente dalla mia camera.
La camicia da notte dell’ospedale mi fa entrare spifferi freddi ovunque. Il pavimento del reparto è gelato contro i miei piedi nudi.
Cammino piano, per non farmi udire, tenendo fisso nella mente il mio obbiettivo.
Arrivo alla porta che conduce alle scale, e quando la apro, davanti a me si presentano innumerevoli cartelli di indicazioni. Li leggo uno ad uno scorrendo con la testa dall’alto verso il basso.
 
Dermatologia  Sesto Piano
Medicina Interna e Geriatria Quinto Piano
Radiologia Quinto Piano
Medicina dello Sport Quarto Piano
Terapia Antalgica Quarto Piano
Chirurgia Generale Terzo Piano
Chirurgia Vascolare Terzo Piano
Ortopedia e Traumatologia Secondo Piano : tu sei qui.
Oculistica Secondo Piano
Reparto Maternità Primo Piano
Ostetricia Primo Piano
E, finalmente, il reparto da me ricercato:
Obitorio Piano Terra
 
Nessuno mi avrebbe impedito di stare vicino a lei. Niente di niente. Non stavolta.
Scendo le scale velocemente, aggrappandomi al corrimano. Il cuore mi batte forte. Nessuno mi avrebbe fermato.
“Sonic” mi chiama una voce familiare, alle mie spalle.
Sbarrando gli occhi e immobilizzandomi sullo scalino, mi volto.
 
 
 
 
 
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“Che cosa ci fai tu qui?” sbotto “Vattene a dormire!”
“Dove stai andando?” mi domanda Eggman, fissandomi sospettoso.
Anche lui indossa il camice bianco dei pazienti, anche se non sembra aver riportato ferite.
“Fatti gli affari tuoi!” gli rispondo con forza, ma cercando di non alzare la voce.
Lui non parla, mi osserva e basta.
Perciò, mi giro e continuo a scendere le scale.
“Non farlo, Sonic” mormora lui, laconico, facendomi bloccare di nuovo.
Furioso, faccio dietrofront, risalgo le scale e mi posiziono di fronte a lui.
“Spiegami che cavolo vuoi”
“Sapere che avevi intenzione di fare” insiste lui.
“Sono stato dimesso. Tornavo a casa” mento, incrociando le braccia.
“Bugiardo!” ribatte lui “Ho chiesto all’infermiera, e ha detto che verremo dimessi tutti quanti fra tre giorni”
“Come ti pare” lo liquido con un gesto della mano “Ora tornatene nella tua stanza”
“Così puoi andare da Amy?” replica Eggman, schietto.
Il suo nome pronunciato da lui mi fa infervorare. Digrigno i denti.
“E se anche fosse, che cazzo te ne importa?!” lo attacco “Sei felice, non è vero? Hai quello che hai sempre voluto! I Sonic Heroes sono stati sconfitti dalla tua prole, la tua beniamina! Devi esserne così fiero! AMY È MORTA. Sei contento adesso?”
Lui indietreggia di qualche passo e mi fa cenno di abbassare la voce. Non mi sono neanche reso conto di stare urlando.
“Per giorni e giorni non ho mai smesso di cercarla. MAI. E proprio quando ero a un battito di ciglia da lei l’ho persa! Tutto grazie a TUA figlia! Ti sembra una cosa giusta?! Non doveva finire così! Ed è tutta colpa mia. Se non l’avessi lasciata sola sotto quell’intercapedine quando siamo stati attaccati a Casa della Quercia, lei sarebbe rimasta con me. Lei sarebbe ancora…”
Eggman mi prende per le spalle e mi scuote violentemente.
“Sonic adesso basta! Smettila!” esclama, con la fronte corrugata.
Il mio respiro è pesante, e le lacrime riempiono la metà del mio campo visivo.
“Io non ho mai voluto che succedesse questo. Siamo nemici, è vero. Ma su questo devi fidarti. Non avevo la minima idea dell’esistenza di Abigail. Me ne stavo tranquillo nella cella a scontare la mia pena finché lei non mi ha rapito. E fidati quando ti dico che non mi dispiace neanche un po’ per la morte di mia figlia. Era una cosa che si sarebbe potuta evitare, sì, ma questo avrebbe significato la morte di Tails e la distruzione del nostro pianeta. Amy lo sapeva. Lei ha sempre sperato fino alla fine che in Abigail ci fosse del buono, ma quando si è resa conto che non era così, ha capito che l’unica cosa che potesse mettere fine a quel piano scellerato era ucciderla. E come poteva farlo? Là dentro nessuno poteva tenere delle armi, se non Abigail stessa” spiega Eggman.
Chino la testa e chiudo gli occhi “Si è sacrificata. Si è lasciata uccidere, sapendo che qualcuno dei Sonic Heroes l’avrebbe vendicata immediatamente”
“Knuckles non ha esitato un secondo” conferma lui.
Alzo la testa, sorpreso “Knuckles ha ucciso Abigail?”
Eggman annuisce.
Chissà perché non mi sono mai posto la domanda su chi avesse sparato il colpo mortale ad Abigail, fino a questo momento.
“Non è colpa tua, Sonic. E voglio dirti che mi dispiace davvero tanto per com’è andata. Ma Amy l’ha fatto anche per te. Abigail ha minacciato di uccidere te, Espio, Cream e Charmy con uno stormo di robot, se non si fossero decisi a consegnarle Tails. Amy era una ragazza forte e coraggiosa: ha salvato tutti voi, ed ha salvato anche me. E io non posso che esserle grato”
Una lacrima amara mi riga la guancia.
“Per questo” continua Eggman “voglio dissuaderti dal continuare il tuo viaggio verso l’obitorio. Non farai che farti del male, in quel modo. In questo momento, il pericolo più grande per te non sono io, ma te stesso. E lei non avrebbe mai voluto che tu la ricordassi così com’è adesso, a due piani da qui. Questo è poco ma sicuro”
Mi asciugo le lacrime con il palmo della mano. Guardo Eggman ed annuisco.
“Okay” gli dico.
“E per quel che mi riguarda, ho chiuso con i piani malvagi. D’ora in avanti, se mai ci rivedremo una volta uscito di prigione, chiamami Ivo Robotnik” conclude.
“Lo farò” borbotto.
Lui sospira. Poi se ne torna nella sua stanza.
E dopo aver fissato il pavimento per cinque minuti pieni, rimuginando su ciò che mi ha detto, anche io mi avvio verso il mio letto.
 
 
 
 
 
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Alle 16:14 di tre giorni dopo, siamo stati tutti dimessi dall’ospedale di Station Square.
Chi più, chi meno, tutti avevano la stessa faccia triste e sconvolta di quella maledetta sera.
Appena varcata la soglia della libertà, Eggman è stato riportato in prigione dalle autorità, accettando senza discutere.
Dopo lunga riflessione, abbiamo convenuto che sarebbe stato un bene dirigerci verso le rovine di Casa della Quercia.
Una volta lì, abbiamo iniziato a camminare in mezzo alle macerie.
“È tutto così irriconoscibile” dice Rouge, smarrita.
“Rovine, nient’altro che rovine” commenta Vector, scansando i mattoni con un calcio.
“Beh.. significa che dovrò darmi un bel po’ da fare!” afferma Tails.
Mi volto verso di lui “Hai intenzione di ricostruire tutto?”
Il mio migliore amico annuisce “E non solo la Casa. Anche il Tornado X. È il minimo che io possa fare… per lei
Abbasso lo sguardo, mordendomi le labbra così forte da sentire il sapore del sangue.
“E noi ti aiuteremo” fa Shadow, poggiandogli una mano sulla spalla.
“Davvero?” chiede lui, incredulo.
“Certo. Dicci solo cosa fare e quando cominciare” esclama Espio.
“Io ci sto” acconsento io.
Tails sorride, imbarazzato ma rincuorato “Grazie, ragazzi”
 
 
 
 
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Mentre valutiamo lo stato di distruzione della Casa, sento improvvisamente un fruscio provenire dalle sterpaglie alle mie spalle.
Cercando di non farmi notare dai miei compagni, mi addentro nella foresta. Seguo il suono fino ad una radura, e poi, per istinto, mi nascondo dietro ad un albero.
Senza fare rumore, tenendo la schiena sempre ben premuta contro il tronco, mi volto con la testa.
C’è qualcuno posizionato in piedi al centro della radura.
Knuckles.
Ha lo sguardo impassibile. Non l’ho mai visto così consumato da quello che sembra senso di colpa e rimpianto verso qualcosa.
Tra le mani tiene una decina di affilatissimi coltelli, e li esamina attentamente, quasi come se stesse decidendo cosa farne.
Con un aggraziato, ma violento movimento del braccio, comincia a tirarli verso i tronchi degli alberi attorno a lui, uno alla volta, facendo sempre centro perfetto e trapassandoli da parte a parte.
Due… tre coltelli.
Knuckles non si ferma mai. Non emette un rumore quando li lancia.
Sette… otto coltelli.
Sento i pezzi di corteccia degli alberi staccarsi e cadere a terra.
Percepisco il tonfo del nono coltello. E adesso ne manca solo uno. Quello destinato all’albero dietro il quale sono nascosto io.
Knuckles, però, non lo sa. Forse è meglio così. Dovrei lasciare che accada?
Sarà veloce. Rapido. In poco tempo, con un po’ di fortuna, rivedrò Amy.
Ma al posto della desolazione nella mia testa, prende piede il ricordo di una voce: quella del mio ex-acerrimo nemico “Si è sacrificata. Si è lasciata uccidere… L’ha fatto anche per te”
No. Non posso lasciare che il sacrificio di Amy sia accaduto invano. Che cosa penserebbe lei di me?
Mi scosto subito dall’albero, ponendomi a distanza di sicurezza.
Passano i secondi. Ma il colpo non arriva comunque.
Silenzio. Solo il canto degli uccellini.
Quando mi sporgo, Knuckles ha la testa bassa, e tiene tra le mani l’ultimo coltello, osservandolo.
Poi lo afferra per il manico con la destra, e poggia la punta sulla sua stessa mano sinistra.
Chiude la mano a pugno attorno alla lama, e la lascia scorrere.
Vedo il sangue sgocciolare fuori dal lato della mano, di un rosso intenso, ma il suo volto non fa una piega. Sempre privo di espressione.
Sono tentato di andare lì, per dirgli di smetterla. Ma proprio quando sto per saltare fuori, lui butta a terra il coltello e si fissa la mano.
C’è una lunga ferita trasversale su tutto il palmo, ma superficiale.
“Cosa mi ha fatto cambiare idea, eh?” dice, come se stesse facendo riferimento a una domanda che gli è stata fatta in passato.
Si asciuga furiosamente la mano sui pantaloni, macchiandoli di sangue.
Poi comincia a scuotere il capo, e a guardare verso il cielo visibile tra le chiome degli alberi.
Il suo respiro si fa sempre più affannoso, e io capisco che sta piangendo ancora.
Non so cosa posso fare per consolarlo. Probabilmente niente.
Lui ed Amy dovevano averne passate delle belle quando sono scappati insieme. Forse avevano  stretto una sorta di legame di amicizia… non saprei dirlo.
Quello che so, è che da quando è successo, Knuckles non mostra il minimo rimorso per aver ucciso Abigail. Le sue lacrime sono riservate solo ed esclusivamente ad Amy.
È raro che Knuckles si lasci andare. Perciò preferisco lasciarlo da solo e dargli un altro po’ di tempo per sfogarsi, cosa che dovrei fare anche io.
Stando attento a non calpestare foglie secche per non destare sospetti, torno dagli altri, lasciando Knuckles a disperarsi nel mezzo della foresta.
 
 
 
 
 
 
 
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Ho avvertito subito gli altri della presenza di Knuckles e del fatto che è vivo e sta bene (senza accennare al taglio alla mano provocatosi).
Tutti si sono visibilmente un po’ rasserenati al sapere di questa notizia.
“Sarà difficile” mormora Tails, fissando la vasca da bagno in frantumi “ma sento che ce la faremo”
“Ce la faremo di sicuro” dice Cream, convinta. È una delle poche frasi che è riuscita a dire dopo ciò che è accaduto: considerava Amy al pari di una sorella maggiore.
Orientandomi secondo i miei ricordi, la mia stanza doveva essere al lato opposto del giardino rispetto a dove mi trovo adesso. Cammino verso quel punto.
Poi, vedo Rouge seduta con uno sguardo triste nel punto in cui doveva esserci la camera di Amy.
Mi avvicino a lei.
“Mi sembra ancora tutto un brutto sogno. E spero che lo sia” bisbiglia.
So come si sente. E anzi, sono contento per lei che non stia come me. Non lo augurerei mai a nessuno.
Vedo qualcosa di colorato sotto al masso su cui Rouge è accucciata. Qualcosa di verde acquamarina chiarissimo.
Chiedo alla mia amica di alzarsi, e lo raccolgo. È un vestito lungo e molto elegante. La parte inferiore, però, è tutta bruciacchiata e strappata.
Se lo accosto al mio volto, riesco ancora a sentire il suo profumo. Il profumo che aveva quella sera. La notte più bella della nostra vita.
Lo sento. Sento la voce di Metal Sonic, quest’estate, dire: “È troppo tardi
È davvero troppo tardi.
Il respiro e il battito accelerato mi preannunciano un attacco di panico.
Rouge se ne accorge. Mi prende il viso fra le mani “Sonic, caro. Stai bene? Respira!”
Ma io non la sto a sentire. Io so cosa può farmi stare meglio.
Mollando a terra il vestito e liberandomi dalla presa di Rouge, comincio a correre verso la spiaggia, Svuotando la mente, liberando i pensieri.
 
 
 
 
 
 
 
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Il mare è lievemente agitato. Il cielo invernale grigio e nuvoloso, lo fa diventare del suo stesso colore.
Fermando la mia corsa e calmandomi un po’, noto che questa parte della spiaggia non mi è nuova. Ci siamo venuti quest’estate a prendere il sole.
È stata la mattina seguente al mio compleanno. Quella sera, Amy ed io ci demmo il nostro primo bacio.
Poi, il giorno dopo, Amy mi insegnò a nuotare. Proprio qui, davanti a me.
I ricordi si infrangono nella mia mente proprio come l’acqua del mare sta facendo contro i miei piedi.
“Ho imparato a nuotare! Ce l’ho fatta, grazie!” dissi, dopodiché presi coraggio e mi tuffai addosso a lei, travolgendola in un bacio di cui ho memoria fin nel minimo dettaglio.
‘Non sarà più così. Niente del genere potrà più accadere’ mi faccio presente.
E, con i pensieri che si affollano nuovamente nella mia testa, entro nell’acqua.
È fredda, e le onde mi bagnano ovunque.
Ma non ho paura. Come non ne ha avuta lei.
“Sonic! NO!” sento strillare alle mie spalle. Mi giro e vedo Rouge e Shadow che corrono verso di me.
Li ignoro.
E quando arrivo a non toccare più con i piedi, mi butto all’indietro sulla schiena, galleggiando sulla superficie dell’acqua, con la faccia rivolta verso il cielo.
Shadow e Rouge, capendo che non ho brutte intenzioni, rimangono fermi e a distanza da me, rendendosi conto di dovermi dare spazio per lasciarmi andare. Proprio come ho fatto io prima, con Knuckles.
Comincia a piovere. Gocce gelate e fini come spilli mi colpiscono il volto e il corpo.
Le onde mi cullano, quasi come una madre amorevole. Ma non me lo merito. Dovrei essere scaraventato contro i più appuntiti degli scogli per aver permesso che succedesse questo.
Sarei dovuto essere morto io. Non lei.
Lei aveva ancora tanto da dare. Avevamo così tanti progetti da fare e realizzare.
Prima di venire di nuovo a Casa della Quercia, le chiesi se avesse voluto dei figli, in futuro.
E lei mi rispose “Ma certo che li vorrei! Ho sempre desiderato avere un figlio mio”
Ma adesso non è più possibile. Il mio ‘presentimento’ che qualcosa di tremendo stesse per accadere non era infondato. Non c’era davvero più tempo.
Ora piango, urlo, singhiozzo più che posso.
Amy non c’è più. Nessuno potrà mai ridarmela indietro.
Ho aspettato troppo tempo per mettermi insieme a lei, e adesso lei se n’è andata per sempre.
E io? Che ne sarà di me? Mi è stata strappata dalle braccia prima ancora che fossi pronto a lasciarla andare.
La vita non è giusta. Il mondo ti distrugge.
Sarei dovuto essere morto io.
Qui.
Morto nell’acqua.
Le mie lacrime salate si confondono con l’acqua piovana e con il mare.
E io chiudo gli occhi, cercando disperatamente un modo per non piombare nell’oblio e continuare.
Senza il mio angelo. Senza più ali per volare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 19
*** EPILOGO. ***


SETTE MESI DOPO
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
SONIC
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Calpesto la spiaggia argentata dell’Emerald Coast. Vorrei che fosse così tutto il giorno: silenziosa, vuota, immobile.
Ma adesso è estate, e non fa altro che riempirsi di gente. Il che è bello da vedere: persone che parlano, bambini che scorrazzano, asciugamani e ombrelloni colorati. Ma non per ciò che dobbiamo fare adesso.
“Come stai, Sonic?” mi domanda Tails, raggiungendomi.
“Assonnato. Dopotutto, sono le quattro del mattino! E stanotte non ho dormito” rispondo.
“No” insiste Tails “Io intendevo, come stai?”
Capisco a cosa si riferisce.
“Oh… Beh. Tiro avanti” confesso, guardando il mare limpido e il cielo blu con un accenno di alba.
Lui mi appoggia affettuosamente una mano sulla spalla, ed entrambi ci giriamo verso destra.
Il Tornado X è presente, sfolgorante e perfetto come al solito. E, poco più indietro, eccola là.
“Abbiamo fatto proprio un bel lavoro” commento.
“Già. Direi che questa è la migliore impresa che i Sonic Heroes siano riusciti a fare fino ad ora” esclama Tails.
Casa della Quercia è nuova, identica a quella di prima. Stesso tetto, stesso frutteto sul retro, stesso campetto da calcio. La cucina all’interno è uguale e le camere sono la fotocopia delle precedenti.
Come se nulla fosse cambiato.
Con un sospiro, però, mi ricordo che in realtà tutto è cambiato.
 
 
Ci siamo dati un gran da fare per ricostruirla. Abbiamo impiegato diversi mesi, fino all’inizio della primavera. Anche Knuckles, dopo qualche periodo passato da solo, è arrivato a darci una mano. Anzi, forse posso dire con certezza che è stato il membro del gruppo più laborioso.
 
Ed ora, i risultati sono ben visibili.
Dopo questo enorme lavoro di gruppo, ciascuno di noi se n’è andato per la sua strada. Io sono tornato a casa mia, cominciando lentamente a riabituarmi al sentirla vuota.
Inizialmente nessuno dei miei amici voleva lasciarmi lì a casa da solo, perciò venivano sempre con una pizza, o un film, o qualcosa adibita a farmi trascorrere il tempo per evitare l’autocommiserazione.
Poi, piano piano, ho cominciato a sentire il desiderio di riprendere in mano la mia vita e starmene solo. E loro, comprendendomi a pieno, hanno continuato con le loro routine quotidiane.
Tails ha proseguito con i suoi lavoretti a Casa della Quercia.
Rouge ha ricominciato le sue missioni da cacciatrice di tesori.
Knuckles è tornato ad Angel Island, per fare la guardia solitaria allo Smeraldo Maestro, e raramente si è fatto sentire.
Mi è giunta voce che Shadow e Rouge abbiano cominciato a vedersi. Sono felice per loro, ma sono stupito dal fatto che la cosa non abbia minimamente toccato Knuckles.
Lui e Rouge sono rimasti amici, alla fine, nonostante Rouge abbia sempre un po’ sperato che l’echidna cambiasse idea e decidesse di tornare con lei. Tuttavia, non è stato così.
Credo che qualcosa abbia fatto cambiare definitivamente idea a Knuckles in questa storia. Non so cosa, ma non sono affari miei.
“Ehilà!” saluta una voce amichevole dietro di noi. Vector ed Espio stanno arrivando seguiti da Charmy.
“Come state, ragazzi?” chiedo io.
“Siamo appena tornati da una missione in Italia. Roba da non credere, ma ce l’abbiamo fatta” racconta Espio.
“E tu, Charmy? Come stai?” gli domanda Tails, con uno sguardo complice.
Charmy ride, e mi chiedo il perché.
“Ho una sorpresa” svela l’apetta.
“Sta’ a vedere” mi avvisa Tails.
Charmy fa due passetti e poi fa un salto, spiccando il volo. Si libra nell’aria con aria felice e io lo guardo con occhi pieni di stupore e la bocca aperta.
“Ma com’è possibile?!” faccio io, senza parole.
Charmy si posa a terra e si volta di spalle. Due sfolgoranti aluccie robotiche gli sporgono dal giubbotto.
“Mi ci è voluto un po’ per progettarle, ma alla fine ci sono riuscito” spiega Tails, soddisfatto.
Sono fiero del mio amico, e sono felicissimo per Charmy, che finalmente sorride di nuovo.
“Accidenti, che volo, piccoletto!” esclama Rouge, volando verso di noi.
Sotto di lei, Shadow sfreccia nella nostra direzione e ci saluta.
Lei plana a terra, e si affianca al mio gemello.
Non stanno affatto male assieme, ora che ci faccio caso. Tutti li guardano un po’ maliziosi, e Shadow distoglie lo sguardo, probabilmente per non dare a vedere quanto è imbarazzato.
La piccola Cream è arrivata cinque minuti più tardi, e ha abbracciato Charmy, estasiata dal fatto che avrebbero potuto nuovamente volare assieme.
“Manca Knuckles” dice Vector.
“Era lui che doveva andare a prendere…?” comincia Rouge, abbassando un po’ la voce.
Io annuisco e deglutisco.
“Stai bene, Sonic?” mi domanda Shadow, appropinquandosi.
“Cerco di reggere, fratello” faccio io, con la paura che, se dovessero continuare a chiedermelo, potrei spezzarmi da un momento all’altro.
Tutti mi guardano con aria un po’ sconsolata, e io do un calcio alla sabbia.
Poi, sentiamo dei passi.
Alziamo lo sguardo. Knuckles sta arrivando.
Il suo volto è serio, come lo è stato in tutti questi mesi. Non ricordo neanche più l’ultima volta che l’ho visto ridere.
Ci saluta con un cenno del capo, dopodiché abbassa lo sguardo su quello che tiene tra le mani, sospirando.
Un’urna bianca con sopra delle decorazioni argentate.
Adesso siamo tutti presenti.
 
 
 
 
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Non sono più andato a trovare Amy all’obitorio dopo quella volta all’ospedale.
“Un funerale in grande, dove tutta la città sarà presente” aveva suggerito Tails.
“Una bara bianca, con delle rose sopra, e una tomba che spicchi tra le altre” era stato il consiglio di Rouge.
Io, onestamente, non avevo pensato a niente di tutto questo, e avevo lasciato agli altri la decisione. Non perché non me ne importasse, ma semplicemente perché non ce la facevo.
Poi, un giorno, Knuckles parlò stupendoci tutti.
“Dovremmo farla cremare.” disse, duramente “Un giorno lei mi disse queste parole ‘L’Emerald Coast è un posto magico. Potessi restare qui per sempre e diventarne parte integrante, lo farei’. E io penso che sia questo che dovremmo fare. Farla cremare, e poi spargere le sue ceneri su tutta l’Emerald Coast”
Tutti acconsentimmo a fare ciò che aveva proposto Knuckles. Dopotutto, era il suggerimento che più si avvicinava alla volontà di Amy.
Knuckles mi passa l’urna, e per prenderla devo tirargliela leggermente via dalle mani, quasi come se non volesse lasciarla andare.
Tenendola in mano, mi ricordo l’ultima volta in cui l’ho presa tra le braccia quando era viva: la notte in cui siamo stati insieme.
Ma poi, mi passa un flash sull’ultima vera volta in cui l’ho tenuta stretta a me, fuori dal laboratorio di Eggman sull’isola. Anche là mi fu messa tra le braccia da Knuckles. Proprio come adesso.
Rabbrividisco, e stringo l’urna fredda contro il mio stomaco.
Poi mi volto verso Tails, e annuisco.
Lui corre ad accendere il Tornado X parcheggiato sulla spiaggia.
È arrivato il momento.
 
 
 
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L’aria fresca mattutina si infrange contro la mia faccia. Ancora non riesco a credere a quello che sto per fare.
“Sei pronto, Sonic?” mi chiede Tails, pilotando l’aereo.
Mi sento come se la stessi perdendo un’altra volta, compiendo questo atto simbolico. Ma devo farlo.
Poso le mie labbra sull’urna.
Poi, la apro. E riverso il contenuto al di fuori, nel mare, nell’aria, sulla spiaggia sottostante.
La cenere grigio-bianca vola come una tempesta di sabbia, lasciando una scia dietro di noi.
Vedo Knuckles scoppiare a piangere. Rouge lo imita, mentre Shadow le passa un braccio sulle spalle.
La piccola Cream piange, mentre Charmy prova a consolarla.
Vedo le ceneri di Amy uscire dall’urna alla stessa velocità con la quale lei mi ha detto addio.
Spesso in passato ho avuto la brutta abitudine di sottovalutarla: ho sempre pensato che sarei stato un esempio per lei, un modello da imitare. Invece è sempre stato il contrario. Non avevo mai capito un bel niente.  
I numeri esistenti nell’universo non sono abbastanza per indicare tutto ciò che io ho imparato da lei.
E mi rendo conto che ciò che i miei occhi stanno vedendo è frutto del suo altruismo e del suo coraggio.
Non ci penso neanche a fermare le lacrime. La lascio andare via.
Per sempre.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Quando siamo scesi dal Tornado X con l’urna vuota, tutti avevano ancora gli occhi luccicanti di lacrime.
Dopo esserci abbracciati e consolati a vicenda, Tails ha invitato ognuno di noi a passare la giornata a Casa della Quercia.
Ma, mentre ci dirigiamo a destinazione, qualcuno mi blocca.
“Sonic”
“Dimmi, Knuckles” dico, facendo allontanare gli altri e rimanendo con lui da solo sulla spiaggia.
Sembra molto a pezzi.
Mi porge quello che sembra un block-notes.
“Volevo… darti questo. L’ha scritto quando siamo fuggiti insieme. Non so perché non l’ho fatto prima. Forse non ero pronto, o forse volevo tenermi qualcosa che mi ricordasse lei ma… tu eri il suo ragazzo. Perciò è giusto che ce l’abbia tu”
“Grazie” gli rispondo, in quanto sembra essersi sforzato molto per dire queste parole.
Knuckles annuisce, si morde le labbra, e strofinandosi gli occhi si avvia verso Casa della Quercia.
Mi giro e rigiro tra le mani il blocchetto. Dopo mi sdraio sulla sabbia, sotto il cielo ancora seminotturno, e lo apro.
Passo il dito indice sulle scritte. Sulla sua calligrafia tondeggiante e adorabile. Mi immagino la sua faccia impegnata mentre scriveva.
Una risata rotta e fusa ad un singhiozzo esce dalla mia bocca. Tiro su col naso repentinamente.
E con il cuore che mi batte, comincio a leggere.
 
 
 
 
 
 
“Wow…
Non pensavo che sarei tornata a scrivere ancora una pagina di diario dopo tutto questo tempo! Dannazione, ormai ho quasi dimenticato come si fa a scrivere.
Ma lo faccio lo stesso, anche se questo dovesse significare farsi venire un crampo alla mano. Ho bisogno di sfogarmi, visto che Rouge, l’amica più cara che io abbia mai avuto, al momento è fuori dalla mia portata.
Un mese fa, quando siamo tornati a Casa della Quercia, io ero a dir poco entusiasta.
Tutto stava finalmente girando per il verso giusto. Io e Sonic stavamo ancora insieme, ed eravamo felici.
I primi giorni della vacanza sono stati un po’… burrascosi, ma alla fine si è risolto tutto splendidamente.
Se c’è qualcosa di cui mi sono resa conto, è quanto io ami Sonic.
Sonic, che finalmente mi ama e mi vuole bene come se fossi una parte di lui.
Sonic, che si è sempre prestato alle mie esigenze.
Sonic, che ha saputo aspettare.
Sonic, con il quale ho passato la notte più bella della mia intera esistenza.
È stato tutto perfetto…
Fino a quel giorno.
Credo di aver perso la cognizione del tempo, ma se non vado errato è passata all’incirca una settimana da quando siamo stati attaccati.
Vedere Casa della Quercia distrutta e abbattuta da quegli orrendi robot senza poter fare nulla per impedirlo è stata una cosa terribile. Ma non quanto aver perso Sonic.
Come sempre, ha cercato di proteggermi, nascondendomi in un rifugio per non farmi esporre a dei rischi. Ma, andiamo, chi è che non conosce il modo di dire “Come non detto?”
Quelle ferraglie mi hanno trovata, e se non fossi fuggita in tempo, sarei finita come un pollo arrosto.
Ho fatto il giro della Casa in rovine ed ho cercato Sonic ovunque. A destra e a manca, ma non sono riuscita a trovarlo da nessuna parte.
È stata una grande fortuna per me trovare Knuckles. Sembrava smarrito in mezzo a quel disastro, e non abbiamo esitato a scappare.
La convivenza con Knuckles inizialmente è stata dura, lo devo ammettere, convinto com’era che non ci fosse nessuna possibilità di ritrovare i nostri amici vivi.  
Ma mentre continuavo a chiedermi il perché del suo carattere scontroso e irascibile, lui si è sorprendentemente aperto totalmente a me, proprio come un libro. E io ne sono molto felice. Mi chiedo come sia possibile, però, visto che anche i muri sanno che Knuckles non rivela mai i suoi sentimenti a nessuno. Dovrebbe solo avere un po’ più di sicurezza: non riesce a capire quanto sia speciale vedendo tutto così negativo.
Ma io l’ho capito. Lo capisco anche adesso che si sta abbuffando di cibo come una tigre che ha mangiato vegetariano per un mese e si ritrova una succulenta bistecca davanti agli occhi.
E sono grata di avere lui vicino a me, in questo momento. È una presenza davvero preziosa.
Con questa esperienza ho imparato che, nonostante tutte le difficoltà, i dubbi, i problemi, le tragedie, se hai gli amici accanto che ti sostengono, potrai sempre trovare un modo per guarire dalle tue ferite (sia fisiche che emotive).
Una delle cose fondamentali (un mio pilastro di vita) è non perdere mai la speranza. Senza quella, che senso ha andare avanti? Che senso ha continuare a vivere?
E io non la perderò. Loro sono vivi. Ne sono più che certa, come sono certa che il sole sorgerà domattina: lo sento dentro il mio animo.
Faticherò, mi sfiancherò, mi abbatterò al suolo a costo di ritrovarli.
Per quanto riguarda Sonic… sono così fortunata ad avere l’onore di amarlo. Lui è il mio fidanzato, e questo mi rende la ragazza più felice della Terra. Darei la mia vita per lui.
Qualsiasi cosa.
E sono felice anche di aver sofferto in questi anni, quando lui non voleva affatto saperne di me. Ne è valsa la pena di aspettare. Lo farei altre mille volte. Sceglierei sempre, solo ed unicamente lui.
Ora, la speranza non può dirmi se riuscirò a trovarlo. Che la risposta sia positiva o meno, il mio amore per lui non finirà a prescindere, tantomeno vacillerà.
Vorrei soltanto che questa storia andasse a finire bene. Almeno per lui. Almeno per Knuckles, per Rouge, per tutti loro.
Non posso dire di non essere soddisfatta della mia vita. Ogni giorno viene animata dalle persone più straordinarie che qualcuno possa mai avere il piacere di conoscere. Con loro posso essere me stessa. Mi fanno vivere.
E io ho vissuto. Oh, se ho vissuto!
Tuttavia, vorrei avere la possibilità di abbracciare Sonic almeno un’ultima volta. E mentre lui mi stringe tra le sue braccia, dirgli che non importa quanto siamo distanti… io sarò sempre con lui. Anche se non dovessimo vederci mai più.
E se dovesse succedere qualcosa, sono sicura che Sonic non butterà via la sua vita. So che il suo cuore sarà talmente forte da tornare a battere, che i suoi occhi sorrideranno alla vita, proprio come succede quando corre: uno spirito libero a cavallo del mondo intero.
Non vedo l’ora di rivederti, amore mio.
Fino ad allora, continua a splendere e illuminare la vita delle persone che ti circondano, proprio come hai fatto con me. Non cambiare mai.
Lo farai.
Ne sono convinta, o almeno, lo spero.

Me lo prometti, Sonic?”
 

 
 
 
Mentre le lacrime mi bagnano le tempie e il respiro mi esce a scatti, volgo il mio sguardo verso il cielo dove, nonostante l’alba, sono ancora ben visibili le stelle.
Osservo la stella di Cosmo. Poco più sotto, l’astro apparso la scorsa estate. Omega.
E più a destra, una nuova stella, più luminosa e brillante delle altre. Dev’essere arrivata lì volando, librandosi nell’aria come faceva quando era in vita. Dopotutto, quale angelo non ha le ali per volare?
Fissandola intensamente, mi stringo al petto la lettera e sorrido.
“Lo prometto”
 
 
 


 
 
FINE
 
 
 
 







 
 
 
Angolo Autrice
 
Che dire… questo è il primo Angolo Autrice che faccio in vita mia!
La storia non è stata molto seguita e recensita, ma non mi interessa. L’ho scritta con piacere e sono più che soddisfatta del risultato finale, nonostante sia stata tutta il frutto di un’ispirazione improvvisa.
Ringrazio di cuore chi mi ha seguita e ha lasciato recensioni fino alla fine, ma soprattutto quelle anime brave che sono rimaste al mio fianco leggendo addirittura il prequel “Emerald Coast: un’estate straordinaria ” (scritta, ahimè, quando ero piuttosto giovane).
Non so davvero come ringraziarvi. Spero che questo sequel e finale vi abbia commosso, appassionato, colpito e fatto divertire.
ThreeRavensBlondie

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Capitolo 20
*** Dedica ***


Dedicata al mio J.
Ti amo.

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