Il volto degli incubi

di Nuray
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sconcerto ***
Capitolo 2: *** Stella Musa Tecna ***
Capitolo 3: *** Bloom Flora Aisha ***
Capitolo 4: *** Alfea ***
Capitolo 5: *** Parentele svelate e storie in corridoio ***
Capitolo 6: *** Accordi e piani ***
Capitolo 7: *** Blu e rosso sul prato ***
Capitolo 8: *** Drömskog: la casa di tutti ***
Capitolo 9: *** La teoria delle armi ***
Capitolo 10: *** Quando il tuo mondo ti lega a se ***
Capitolo 11: *** Padre e Karen ***



Capitolo 1
*** Sconcerto ***


~~CAPITOLO 1
Quando le Winx arrivarono ad Alfea, sotto richiesta di Faragonda; la scuola era chiusa da due settimane, per le vacanze estive.
“Alfea è davvero irriconoscibile senza le sue studentesse” disse Bloom
“hai proprio ragione, sembra una scuola-fantasma.” commentò musa
“F-Fantasma hai detto?” chiese Stella
“Stella, i fantasmi non esistono” disse Tecna ridendo
Appena giunsero davanti alla porta della presidenza si bloccarono, nervose: erano passati tre anni dal sigillamento del Legendarium, tre anni di pura pace in cui ognuna di loro aveva potuto fare ciò che preferiva, senza doversi preoccupare di salvare la dimensione magica; e ora eccole nuovamente davanti a quella porta che simboleggiava, per loro, l’inizio, sì, di una nuova avventura, ma anche combattimenti, paura e dolore.
“Busso?” chiese aisha un po’ titubante.
Le altre ragazze fecero “sì” con il viso, incapaci di parlare; la fata dei fluidi bussò e poco dopo una voce rispose: “Avanti”
Le winx entrarono, ad attenderle c’erano la direttrice Faragonda e l’ispettrice Griselda, la prima seduta dietro la sua solita scrivania, la seconda affiancata all’altra.
“Sedetevi ragazze” disse l’ispettrice indicando con un cenno le sei sedie innanzi la scrivania.
“Allora direttrice di cosa voleva parlarci?” chiese Flora
“Bhe, credo di dovervi prima raccontare tutta la storia.” rispose enigmatica Faragonda
“Direttrice, quando dice così è davvero un brutto segno.” commentò Stella
“Per favore Stella, non interrompere” disse Griselda
“Dunque: ventisette anni fa, quando facevo ancora parte della compagnia della luce, gli Stregoni del Cerchio Nero si misero in contatto con noi e ci avvertirono che presto si sarebbe fatta viva una nuova minaccia, ci dissero come riconoscerla; ma non ci rivelarono come sconfiggerla e nemmeno di cosa si trattasse.
Passarono gli anni e di questi segni se ne manifestarono solo due, quindi ce ne dimenticammo. Almeno fino a quattro mesi fa, quando si è compiuto l’ultimo.” rivelò la preside.
“E quindi cosa dovremmo fare” domandò Musa
“Abbiamo cercato ovunque una soluzione o almeno un indizio, ma non abbiamo scoperto niente.
L’unica soluzione è liberare gli stregoni e farci rivelare il modo per sconfiggere questo pericolo” spiegò Griselda, al posto della Direttrice.
Subito nella stanza si scatenò il putiferio le voci si accavallavano le une sulle altre quando una voce superò le alte:
“NON PUO’ LIBERARLI, LA PREGO MI DICA CHE NON LO FARA' ’” supplicò la fata dei fluidi
 “Mi dispiace Aisha, non c’è altra soluzione.” affermò sconsolata Faragonda.
La principessa di Andros guardò un attimo la preside, per essere sicura che non si trattasse di uno scherzo, dopo di che abbassò la testa, rassegnata. Musa, che percepiva il tormento interiore dell’amica le mise una mano sulla spalla, per tentare di consolarla un po’.
“Ragazze, ascoltate, domani mattina, alle 7:00 sei templari ci accompagneranno nella Dimensione Omega. Gli stregoni verranno “ospitati” ad Alfea e voi rimarrete qui. Le stanze sono già pronte, scegliete voi se restare a dormire anche sta notte oppure se portare le valige domani mattina. Potete andare” disse l’ispettrice
Le fate si alzarono e uscirono, restando in silenzio. Quando giunsero in giardino Flora chiese: “Voi che fate?”
“Io resto così potrò fare qualche ricerca nel Salone degli Incanti” spiegò Tecna
“Anchio resto, non me la sento di stare su Andros” disse Aisha
“Mi aggrego” disse Musa
“Pure io” affermò Stella “Tu Flora?”
“Resto” rispose.
Le winx si salutarono e si teletrasportarono ognuna sul proprio mondo.
**************************************************************
"Hai fatto del tuo meglio Faragonda, non devi incolparti per quello che è successo" cercò di confortarla Griselda.
"E' vero,Griselda; però le abbiamo coinvolte ancora una volta. Dovrebbero vivere tranquillamente la loro vita, invece le facciamo combattere. Dovrebbero essere gli anziani a proteggere i giovani, non il contrario." disse triste, gurdando le giovani fate teletrasportarsi.

*finestra sull'autore*
Allora l'ho appena iniziato e l'ho gà modificato; cominciamo bene...
Comunque, l'ho cambiato perché, diciamoci la verità: Faceva schifo!
ad ogni modo, ringrazio  MartiAntares per aver avuto il coraggio e la pazienza di recensire l'obrobrio precedente e tutti  lettori \ lettrici che non sono scappati dopo aver letto le prime due righe.
Vale la stessa cosa che per l'altro: i primi 2-3 capitoli saranno di transizione, daemo una sbirciatina nella vita personale delle nostre fatine, quindi si procederà un po' lentamente. Vi prego di portare pazienza e di recensire il più possibile così da poter miglorare.
Alla prossima( presto spero)
Nuray
   

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Capitolo 2
*** Stella Musa Tecna ***


~~CAPITOLO 2
MELODY
 “Sono a tornata!” annunciò la fata della musica
“Bentornata Musa, ho appena finito di preparare il curry” le annunciò felice Ho-boe dalla cucina
“Davvero?!” esclamò la giovane, simulando un allegria che non aveva.
Tuttavia, appena si sedette a tavola iniziò a divorare il cibo, lasciando perplesso il padre; infatti appena ebbe finito:
“E’ andata COSI’ male da Faragonda?” le chiese lievemente preoccupato
“Cosa te lo fa credere?” ribatté Musa, sfoggiando un sorriso che sembrava di plastica
“Due semplici motivi: primo: sono tuo padre; secondo: sei così allegra e mangi di fretta solo quando vuoi nascondermi qualcosa, soprattutto se non vuoi farmi preoccupare” rispose il padre guardandola di sottecchi
“Ti racconterò tutto dopo che avrò fatto le valige” gli disse, mesta, la fata
“Le valige? Perché?” domandò stupito Ho-boe
“Dopo!” replicò Musa mentre saliva le scale, lasciando il genitore con mille domande in testa.
SOLARIA
Stella fece letteralmente irruzione nel castello e, sotto lo sguardo perplesso dei genitori, corse come una furia fino ad arrivare nei suoi appartamenti. Iniziò subito a scegliere i vestiti, accompagnando la selezione con scatti d’ira e urla di rabbia e frustrazione.
Dopo aver riposto i vestiti in tre enormi valigie si diresse verso il salone e, dopo essersi seduta, iniziò a mangiare voracemente tutto ciò che le capitava a tiro; il tutto senza perdere quello sguardo da assassino che faceva tremare tutti i camerieri di turno.
Re Radius, dopo aver guardato la moglie, in cerca di aiuto, chiese alla figlia:
“Tesoro, va tutto bene?” la fata smise di mangiare e dopo aver volto gli occhi al padre con una lentezza inquietante urlò:
“SE STO BENE?! SE STO BENE?! La direttrice ci ha detto che dovremmo liberare tre stregoni che avevamo sconfitto… e tu mi chiedi SE STO BENE?!”
Poco dopo aver detto ciò scoppiò a piangere; il Re guardò preoccupato Luna, come a chiederle di fare qualcosa, ma proprio quando la regina stava per dire qualcosa Stella disse.
“Per colpa loro Nabu è morto, ho rischiato di perdere un’amica, hanno dato la caccia a Roxy, attaccato Bloom e Flora e messo in pericolo moltissime persone.”
La fata continuò a piangere sotto gli occhi sconvolti dei due genitori.
ZENITH
Tecna si materializzò davanti alla porta di casa sua, le imposte sono chiuse; i suoi genitori al lavoro. La fata fece apparire una tastiera virtuale e digitò la password, subito la porta si aprì, stessa cosa fecero le persiane; Tecna entrò in casa e dopo che ebbe dato ad un robot istruzioni per un pranzo veloce e leggero fece ingresso nella sua stanza e scelse i vestiti da portare con se; dopo un attimo di esitazione gettò dentro la borsa anche una pistola a proiettili di energia e tre caricatori di pallotole classiche
“Non si sa mai” disse in un sospiro;
siccome il pranzo non era ancora pronto si connetté alla Rete in cerca di informazioni sugli eventi citati da Faragonda.



*Finestra sull'autore"
Salve a tutti e scusate per il ritardo ma a mia discolpa posso dire che è stata una settimana da inferno.
Allora ecco il nuovo capitol; spero vi piaccia; e bhe... che altro posso aggiungere?
Ah sì: la Rete è una specie di wi-fi che collega tutte i pianeti dell a dimensione magica sia abitati che non. In altre parole: INTERNET ;D
Alla prossima e  mi raccomando: recensite! ;)
Nuray
PS: Ringrazio anche ShessomaruJunior per aver recensito il precedente capitolo   

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Capitolo 3
*** Bloom Flora Aisha ***


CAPITOLO 3
DOMINO

Non appena Bloom arrivò nel palazzo, si diresse verso le scale che l’avrebbero portata in camera sua; quando un urletto la fece voltare. La fata venne letteralmente investita da Sarah, che stava scappando dalla madre. Bloom guardò allora il corridoio da cui uscì sua sorella con ancora in mano il biberon. Appena vide la fata Daphne si fermò e le domandò:
“Com’è andata?”
“Non bene” rispose Bloom
“Cos’è successo?” le chiese Thoren,
“Una nuova minaccia si sta avvicinando e gli unici che sanno come fermarla sono gli Stregoni del Cerchio Nero” disse la fata
“Quindi cosa ha deciso Faragonda?” domandò Oritel che aveva appena raggiunti
“Domattina andremo nella Dimensione Omega e li libereremo per farci dire come fermarla, poi si vedrà” rispose Bloom
“Quindi vorreste liberare dei criminali che per diventare più forti assorbono la magia delle fate?” chiese Oritel cercando di capire se avesse capito quello che la figlia aveva appena detto.
“Già” disse la fata
“E sono sicuri che non ci sia un altro modo?” domandò, preoccupata, la ninfa
“Hanno già fatto le ricerche, ma non hanno trovato informazioni, inoltre, su questa minaccia non si sa niente eccetto che esiste e che ci raggiungerà; quindi non sappiamo quanto ci metterà ad arrivare.
Ora vado a fare le valige, da stasera dovrò dormire ad Alfea” spiegò la secondogenita
“Ma non starai via molto, vero zia?” chiese Sarah
“Non lo so Sarah, ma appena tornerò giocheremo insieme, te lo prometto” disse Bloom, arruffando i capelli castani della bambina, prima di salire le scale.
LIMPHEA

“Papà, Miele, Rose, sono a casa!” avvisò Flora
“Bentornata” la salutò Rubin
“Sorellona!” esclamò, felice Miele
“Fila a lavarti le mani che è pronto” le ordinò Rose
Flora sorrise al calore della sua famiglia, nonostante fosse cambiata e lei avesse avuto bisogno di tempo per accettare Rose come madre, era capace di farle dimenticare tutti problemi.
Si affrettò ad eseguire gli ordini e arrivò a tavola giusto in tempo.
“Allora, cosa è successo?” le chiese il padre
“Rubin, tesoro, non si parla di queste cose a tavola, lo sai.” Disse scocciata la moglie.
“Questo stufato è stupendo mamma, però non dovresti sforzarti troppo, dopotutto sei al sesto mese di gravidanza, non voglio che il mio fratellino abbia problemi” commentò Miele
“Ha ragione Miele! Anche se sarà triste dover rinunciare a questi buonissimi cibi” disse Flora
“Sia lodato il cielo, finalmente un maschio!” esclamò Rubin
“Caro cerca di calmarti.” disse divertita Rose
“Calmarmi?! Hai idea di quanto sia difficile vivere con tre donne e i loro scatti d’umore?” le chiese, retoricamente, l’uomo.
Concluso il pranzo, Flora e Rubin sparecchiarono la tavola mentre Rose e Miele lavarono le stoviglie.
“Sono un po’ stanca, credo che andrò a dormire” annunciò Rose
“Ti aiuto” le disse Miele, seguendola lungo il corridoio.
Dopo che si furono allontanate, Rubin chiese alla figlia:
“Flora, contro chi ti dovrai scontrare?”
“Non si sa” disse semplicemente la fata
“Allora per cosa sei preoccupata?” insistette l’uomo
“Non so contro chi mi dovrò scontrare, perché sennò?” gli rispose la figlia
“Flora, ti conosco MOLTO bene, perciò dimmi la verità.” le disse il Rubin sospirando
“Dovremmo liberare e, temo, combattere a fianco di alcuni nostri vecchi nemici, contento ora?” gli rispose la fata
“Chi?” chiese semplicemente il padre
 Flora si rifiutò di rispondere, rimanendo in silenzio.
Rubin allora, spazientito, le ripeté la domanda: “Chi dovrete liberare?”
“Gli Stregoni del Cerchio Nero” disse sussurrando la figlia
Fu il turno del genitore rimanere in silenzio ma dopo poco le chiese:
“Hai il pugnale d’argento?”
“Certo, perché?” gli domandò Flora, stupita dal comportamento del padre
“Prendilo e concentrati sulla pietra di luna, è ora di fari tornare la memoria” spiegò Rubin
ANDROS

Aisha guardò il mare sottostante e pensò a ciò che aveva detto Faragonda:
“Liberarli eh? Abbiamo affrontato tanti pericoli e rivelazioni sconcertanti, ma questa…”
Proprio in quel momento passò un mago delle onde e la fata non riuscì più a trattenersi,
“Nabu, Nabu, mi manchi tanto. Ho avuto altre storie con Roy e Nex ma tu, tu…” disse la fata tra le lacrime.
Improvvisamente venne chiusa in un abbraccio caldo; la fata nascose il volto fra i capelli della madre che cominciò ad accarezzare quelli della figlia, cercando di confortarla.
“Aisha che succede? Perché piangi? E’ per Nabu?” le chiese la Niobe
“S-Sì, dobbiamo… liberare…gli stregoni di Ogron” disse con voce rotta la fata
“Sfogati pure, io starò qui con te” la confortò la regina
Proprio in quel momento passò Roy, che dopo la fine della storia con Aisha si era tuffato a capofitto nel lavoro; non appena vide la fata in lacrime, fregandosene dell’etichetta e della gerarchia, corse ad abbracciare sia lei che sua madre.

*Finestra sull'autore*
Eilà gente! Ecco il nuovo capitolo. Grazie a MartiAntares che riesce a recensire ogni capitolo che posto.
Sarh è figlia di Daphne e Thoren; ha i capelli castani del padre, gli occhi marron del nonno e la pelle della madre.
Per chi ha già sentito parlare di Sintilla di Fuoco, il drago di Miele, sappiate che non me ne sono scordata e cercherò di inserirlo nel nuovo capitolo.
Allora al prossimo capitolo e mi raccomando: recensite ;D
Nuray
 

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Capitolo 4
*** Alfea ***


~~CAPITOLO 4
Le Winx si materializzarono nell’atrio della scuola, Flora fu l’ultima ad arrivare, subito dopo Aisha. Le altre fate notarono subito il volto pallido e teso dell’amica: Bloom preoccupata le chiese: “Stai bene Flora?”
La fata della natura sobbalzò quando sentì la voce dell’amica ma alzò subito il viso, fingendo un sorriso, prima di rispondere: “Sì Bloom, tranquilla”
La fata del drago però capì che mentiva  e stava per farle un'altra domanda quando dalla scala che porta al primo piano scese Griselda che disse con voce pacata: “Venite vi porto nel vostro appartamento.”
Le Winx la seguirono fino ad un alloggio nell’ala Est del castello; appena entrarono si resero subito conto di quanto piccolo fosse: due camere con tre letti, un bagno e il tipico salottino.
“Bene, vi lascio sistemarvi. La cena verrà servita alle 8:00 e la colazione alle 6:00, siate puntuali” disse l’ispettrice prima di uscire.
Le fate decisero che: Aisha, Tecna e Stella avrebbero preso la stanza a destra, mente Flora, Bloom e Musa quella a sinistra. Portarono velocemente le valige all’interno delle stanze e si riunirono.
“E adesso? Che facciamo?” domando Stella
“Che ne dite di suonare?” propose Musa “Aiuta a sfogarsi”
Le altre fecero un cenno d’assenso, tranne Tecna che disse:
“Io vado nel Salone degli Incanti” e in previsione alla domanda della fata del sole aggiunse. “Il mio computer non è in grado di replicare la magia dei quei libri”.
Le Winx uscirono quindi dall’appartamento e mentre Tecna si diresse verso l’ufficio di Faragonda, le altre presero la strada che porta all’aula di musica.
Appena arrivarono Musa prese uno sgabello e si sedette vicino ad un arpa cominciando a “strimpellarla”, Stella e Bloom subito le si avvicinarono, Aisha si sedette su una sedia e Flora sulla seggiola del pianoforte, rivolta verso lo strumento.
Dopo un attimo di indecisione la fata della natura iniziò a suonare una melodia lenta e malinconica, le altre ragazze si voltarono verso di lei e ascoltarono rapite la canzone, anche Aisha. Quando ebbe finito Musa le chiese:
“Dove hai imparato a suonare così bene il piano?”
Flora si voltò a guardare le amiche e rispose: “Mi ha insegnato mia madre, quando ero molto piccola”
“Sei bravissima” la elogiò Stella
“Non è niente di che” rispose la castana mentre le sue guance assumevano una sfumatura rossastra
“Ti prego, suona ancora” le chiese Aisha
“Va bene” acconsentì Flora
La fata, sotto insistenza delle altre, suonò tutto il pomeriggio.
Non appena finì l’ultima canzone Bloom le disse:
“Questa mi è familiare”
“E’ normale che lo sia: è la Marcia Turca di Mozart.” spiegò Flora
“Chi?” domandò Musa
“Un compositore Terrestre vissuto nella seconda metà del Settecento” rispose Bloom
“Dobbiamo andare, mancano 5 minuti alle 8:00” le avvisò Aisha.
Mentre si camminavanono verso la mensa Musa disse: “Non sapevo che Rose suonasse”
“Infatti non lo fa” rispose Flora
Bloom, Stella, Musa e Aisha si guardarono negli occhi, perplesse, ma prima che potessero chiederle cosa intendesse dire, arrivarono nella sala da pranzo.
Tecna era già seduta, le altre la raggiunsero e appena si sedettero venne servita la cena. Dopo poco la fata del drago chiese:
“Cos’hai scoperto?”
“Non molto a dir la verità: Pax è un pianeta dove splende sempre il sole, lì piove raramente e gli unici venti presenti si trovano ad alta quota. Per questo la tempesta di tornado che ha devastato il pianeta ha fatto tanti danni: non erano preparati ad un problema di questo tipo. 
L’eruzione del Tartaros è semplicemente inspiegabile: il vulcano era spento fino a nove mesi prima: il suo serbatoio magmatico, completamente esaurito; è stata una vera fortuna che il pianeta fosse disabitato. L’esondazione dell’Aidan, uguale: il giorno prima il letto del fiume era quasi del tutto asciutto.
L’eclissi solare sappiamo tutti da chi è stata provocata, quindi passerei direttamente all’ultimo “segno”: la Luna Cremisi; è un fenomeno molto particolare: non si sa bene a cosa è dovuto, normalmente è causato da un eclissi di luna ma non se ne è verificata una in tutto il sistema Linpheano, quindi anche questa resta un mistero.
Ho trovato una leggenda su quest’ultimo fenomeno; secondo il libro la luna di Sangue influenza fortemente i licantropi rendendoli più aggressivi in quanto significa che è successo qualcosa allo Spirito della Luna che sarebbe la loro madre. Ma è solo una leggenda dopotutto i licantropi non esistono.” rispose Tecna
Le Winx passarono il resto della cena in silenzio e appena ebbero finito si diressero verso l’appartamento, dove ognuna andò nella camera scelta.
Nella stanza di destra la luce venne spenta quasi subito, con alcune proteste da parte di Stella, in quella di sinistra invece le fate chiacchierarono un po’:
“Come pensate sarà domani?” domandò Musa
“Sicuramente sarà molto dura, soprattutto per Aisha” disse Bloom
“Sì, sarà un brutto colpo.” aggiunse Flora
“Io sono un po’ preoccupata, sicuramente Ogron, Anagan e Gantlos non ci aiuteranno senza avere qualcosa in cambio e quasi sicuramente vorranno essere liberati” disse Musa
“Hai ragione, però adesso ci conviene dormire: ho come l’impressione che domani sarà una giornata molto lunga” disse Bloom, enfatizzando la parola “molto”
Le tre fate andarono sotto le coperte e spensero la luce; un sorriso silenzioso si fece strada sul volto di Flora: “I licantropi non esistono, come no” pensò, trattenendo a stento una risata.


*finestra sull’autore*
Eilà gente!
Allora: scusate il ritardo ma come potete vedere il capitolo è lunghetto e non succede niente, quindi è stato molto difficile da scrivere (e il prossimo sarà anche peggio…). Inoltre ho avuto un sacco di pranzi/cene familiari che, come penso che la maggior parte di voi sappia, sono infiniti.
Bene! Ora che ho finito di lamentarmi posso tornare alla storia; non ho molto da dire solo spero di non aver fatto pasticci con i caratteri dei personaggi.
Mi dispiace ma non sono riuscita ad inserire Scintilla ma vedrete che ci riuscirò (seee…)
Bhe spero vi sia piaciuto ,
alla prossima e Buone Feste
Nuray
PS: le canzoni che suona Flora sono (per me): In the end dei linkin park, Heart of Courage dei Two Steps From Hell e Radioactive degli Imagine Dragon; le trovate tutte su you tube, basta scrivere affianco al nome della canzone "piano".

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Capitolo 5
*** Parentele svelate e storie in corridoio ***


~~CAPITOLO 5

La sveglia suonò alle cinque in punto e le Winx si svegliarono, stranamente neanche Stella aveva niente da dire. Le ragazze si vestirono, fecero colazione e alle 6:45 entrarono nella presidenza.
Nell’ufficio erano presenti, oltre a Faragonda e Griselda, sei templari; la preside decise di non perdere tempo e iniziò a spiegare come avrebbero recuperato i tre stregoni: “Allora ragazze: useremo il teletrasporto per raggiungere la superfice della Dimensione Omega; da lì scenderemo in profondità e tramite un incantesimo di localizzazione troveremo Ogron, Anagan e Gantlos.
Quando li avremmo rintracciati Bloom e Stella scioglieranno il ghiaccio: dovrete prima liberare loro un braccio o una gamba in modo da permettere ai templari di mettere agli stregoni il sigillo che gli bloccherà i poteri.
Avete domande?”
“Perché non possiamo teletrasportarci direttamente dove sono gli stregoni?” chiese Stella
“Come sapete la “sala” dove li avete congelati è crollata, inoltre il pianeta è un labirinto in continuo cambiamento quindi è impossibile sapere con esattezza dove si trovino.” rispose uno dei templari
“Come faremo con il serpente di ghiaccio?” domandò Tecna
“Se lo incontreremo gli spiegheremo la situazione, malgrado ciò che pensate, è un entità senziente. Noi templari siamo abituati a lavorare con lui.” spiegò un altro “L’altra volta voi fate siete state attaccate perché avete invaso la sua tana.”
“Bene! Se non ci sono altre domande direi di andare. Griselda, ti affido la scuola.” disse Faragonda, dopo di che elevò le braccia al cielo e una luce abbagliante avvolse le Winx, la preside e i sei guerrieri.
Pochi istanti dopo il gruppo apparve sulla superfice di Omega e appena le fate crearono un incantesimo di localizzazione iniziò a scendere.
Dopo tre ore e mezza di cammino le sfere di localizzazione si fermarono sopra un cumulo di detriti.
Le fate, escluse Bloom e Stella, iniziarono a spostare il ghiaccio con la telecinesi fino a quando si intravidero le tre sagome degli stregoni; a quel punto la fata del drago e quella del sole iniziarono a sciogliere la loro prigione e, dopo che gli furono messi i bracciali alle caviglie, aumentarono l’intensità del calore e in poco tempo furono liberi.
I maghi oscuri caddero a terra, privi di sensi; allora Faragonda chiese:
“Aisha, puoi creare tre barelle morfix per permetterci di trasportarli più velocemente?”
La fata acconsentì a malincuore. Il gruppo rincominciò a camminare per tornare in superficie quando Stella domandò: “Ma non possiamo usare il teletrasporto per tornare ad scuola?”
“No: viste le precedenti fughe di esiliati dalla Dimensione Omega gli arcimaghi e il Consiglio dei Saggi hanno creato un incantesimo che non permette il teletrasporto dei prigionieri, ameno che non si raggiunga la superfice del pianeta.” spiegò la direttrice.
A mezzogiorno si fermarono per mangiare e un’ora e mezza dopo erano ad Alfea; il gruppo si diresse in infermeria, dove i tre stregoni vennero messi sui lettini ed esaminati da Ofelia che disse:
“A livello fisico sono messi piuttosto bene però le loro funzioni vitali sono rallentate e i loro poteri molto indeboliti; normalmente ci metterebbero due mesi a riprendersi del tutto, però conosco un incantesimo in grado di accelerare i tempi; se Flora e Bloom mi aiutano entro domani mattina saranno guariti del tutto.”
“Ve la sentite?” domandò Faragonda, le due fate fecero un cenno d’assenso
“Bene. Il resto di voi può andare a riposarsi, vi avvertirò appena ci saranno sviluppi. Cavalieri di Roccaluce, grazie per il vostro aiuto, vi prego di porgere i miei saluti al Signore dei Templari quando gli farete rapporto” disse la preside
“E’ stato un piacere Signora, arrivederci” rispose un templare, congedandosi, prima di uscire e incamminarsi verso l’uscita della scuola con i proprio gruppo accompagnati da Griselda, che era appena arrivata, sotto richiesta di Faragonda.
Subito dopo uscì anche il resto del gruppo e le tre fate poterono mettersi all’opera:
“Bene ragazze, prendete una sedia e mettetevi vicino a uno di loro. Pronte?” chiese Ofelia
“Si” risposero le altre due
“Ottimo; concentratevi osservate lo stregone; non limitatevi al suo aspetto esteriore, guardate il flusso delle energie che scorrono in lui, ascoltate il battito del suo cuore e comparateli ai vostri cercate di renderli simili, non uguali, simili; raggiungete l’essenza del suo potere e rigeneratela, piano, lentamente, con delicatezza” spiegò la dottoressa.
Il tempo passò senza che nessuna di loro si muovesse di un centimetro, l’unica cosa che si sentiva erano i respiri, alternati, delle fate e dei maghi. Quando giunse la sera e il sole tramontò Ofelia disse:
“Basta così ragazze, avete fatto un ottimo lavoro. Mangiate una buona cena e andate a dormire, siete state brave.”
Bloom e Flora lasciarono scemare lentamente l’incantesimo, si alzarono con un sospiro e si stiracchiarono prima di uscire dall’infermeria salutando flebilmente la dottoressa.
Le ragazze mangiarono un pasto veloce nella mensa e, subito dopo, andarono nel loro appartamento. Appena entrarono si accorsero che le amiche erano sedute sui divanetti; le raggiusero. Quando si sedettero le altre fate iniziarono subito a fare domande:
“Come state?” chiese Stella
“Gli stregoni sono svegli?” domandò Tecna
“È stato difficile?” chiese Musa
“È troppo sperare che abbiate sbagliato a curarli e ne abbiate ucciso uno?” domandò, mesta, Aisha
“Abbastanza bene, siamo solo un po’ stanche; no, non ancora; sì, parecchio, c’è voluta molta concentrazione; mi dispiace Aisha, sono sani come pesci” rispose Flora al posto di Bloom, che si stava addormentando sul divano: era la prima volta che usava i suoi poteri curativi così a lungo; la fata della natura se ne accorse e chiese: “Vi dispiace se andiamo a letto?”
“Conviene che andiamo a dormire tutte, domani sarà una giornata difficile” disse Tecna
Le Winx andarono nelle proprie stanze e subito dopo essersi cambiate spensero la luce

                                                                                         *******************************

Poco dopo mezzanotte Flora si alzò dal letto, esasperata: era da mezz’ora che cercava, inutilmente di riaddormentarsi. Decise quindi di alzarsi ma poco prima di uscire dalla camera venne fermata da Bloom che, ancora mezza addormentata, le domandò: “Dove stai andando?”
“A fare una passeggiata, non riesco a dormire” rispose la mora
“Fa attenzione” disse la fata del drago
l’altra si limitò ad annuire prima di oltrepassare la porta.
Appena giunse sulle gradinate esterne la fata alzò il volto al cielo e notò che era plenilunio:
“Ecco perché non riuscivo ad addormentarmi! Bhe, almeno posso pensare a come comportarmi domani, di certo non come se non avessi recuperato la memoria…mi conviene tornare in camera, a causa della luna piena avrà già recuperato le energie” pensò; tuttavia, quando si voltò si trovò cinta in un abbraccio: “Quest’odore… Ogron! Lasciami!” disse dibattendosi
“È un piacere rivederti, soprattutto ora che sei guarita” affermò lo stregone, la fata si irrigidì improvvisamente, “Credevi che non me ne sarei accorto? Sono trascorsi parecchi anni dall’ultima volta che ci siamo parlati veramente, ma penso di saper riconoscere la mia sorellina. “
Lo stregone venne violentemente scagliato contro la parete dietro di lui ma si rialzò come niente fosse, sotto gli occhi furiosi di Flora.
“Vedo che finalmente hai imparato a controllarti” disse il mago
“Stai lontano da me, dalle mie amiche e dalle nostre famiglie” ribatté la fata camminando nella sua direzione
“Altrimenti?” domandò Ogron quando furono faccia a faccia
“Ti distruggerò” rispose sicura la guardiana di Limphea guardandolo negli occhi prima di superarlo dirigendosi verso la porta, tuttavia, prima che potesse varcarla, la voce dello stregone la raggiunse, canzonatoria:
“Flora, Flora, lo sai che non si dicono le bugie: il tuo sigillo è attivo e, inoltre, tu non sei capace di ferire le persone”. Il mago si voltò con un sorriso maligno in volto ma la giovane era silenziosamente svanita.

                                                                                          *****************************
Appena fu abbastanza distante da Ogron Flora si appoggiò al muro e si lasciò cadere in terra. Rimase ferma e con gli occhi chiusi finché non sentì dei passi ma si tranquillizzò quando si accorse che era Musa.
“Tutto bene?” le domandò l’amica
“Si, non ti preoccupare” rispose la fata della natura
“Lo sai che dire a qualcuno “non ti preoccupare” è l’unico modo sicuro per far sì che questa sì preoccupi? Vuoi dirmi che ti succede?” chiese Musa
“Che vuoi dire?” domandò Flora
“E’ da quando sei tornata da Limphea che ti comporti in modo strano” rispose pazientemente l’altra
“Suppongo che forse parlarne mi farà bene. Tu… Tu sai che mia madre, la mia vera madre è morta?” chiese la fata della natura
“L’avevo intuito, perché?” domandò Musa
“Vedi, lei non è morta di malattia ma è stata assassinata, 16 anni fa” rivelò la castana
“Flora, io non sapevo, mi dispiace, se è qualcosa di troppo personale non continuare” disse la fata della musica, preoccupata di aver chiesto all’amica qualcosa di troppo doloroso, dopotutto lei sentiva ancora il dolore della perdita della madre
“Tranquilla Musa: è una novità anche per me” rispose, stupendola
“In che senso?” chiese infatti la custode di Melody
“Sapevo che mia madre era morta ma credevo fosse per malattia. In verità mio padre ha nascosto i miei ricordi e li ha sostituiti con altri” spiegò Flora
“Perché?” domandò Musa
“Probabilmente per impedirmi di impazzire: tu come reagiresti se avessi visto tuo fratello maggiore, una persona che hai sempre ammirato, torturare e uccidere tua madre mentre l’uomo che ha giurato di servire ti costringe a guardare?” chiese la fata della natura.
Dopo un attimo di esitazione Musa abbracciò l’amica che ricambiò con slancio.
Rimasero aggrappate in silenzio per qualche minuto, dopodiché Flora sciolse l’abbraccio, si alzò e, prese le mani, aiutò l’altra a fare lo stesso prima di avviarsi verso l’appartamento.
Quando giunsero davanti alla porta della stanza Musa domandò:
“Tuo fratello, come si chiama?”
“Una volta portava il nome di Crisantemo, ora veste i panni di Ogron.
Io avrei un favore da chiederti: potresti tenere segreto quello che ti ho raccontato, specialmente ad Aisha?” chiese Flora
“Certo!” rispose la fata della musica.
Dopodiché entrarono in camera e, auguratesi la buonanotte, tornarono a dormire.


*finestra sull’autore*
Allora; mi devo scusare per tre cose:
1. L’assenza e il ritardo, che sono stati vergognosamente lunghi a causa di problemi scolastici
2. Il capitolo appena pubblicato: è stato un incubo farlo e ancora non sono ancora convinta.
3. La mia non risposta alle recensioni e ai messaggi personali
Se avete qualche consiglio o qualche errore da farmi notare vi prego di farlo.
Poi, ho cambiato il numero degli anni di distanza dagli avvenimenti della sesta serie da 2 a 3, quindi Sarah ha 3 anni, Stella 25 e le altre Winx 24. Ho inoltre deciso di cambiare il titolo della storia in “Il volto degli incubi” perché mi sembra più appropriato.
Concludo ringraziando Antares e blackjack per le recensioni del precedente capitolo; ringrazio anche giuggi per aver recensito l’altra mia storia (ti risponderò al più presto).
Ecco, ho scritto un poema! Vabbè;
Buon primo Maggio e…
Alla prossima
Nuray

P.S.: avrei bisogno di un consiglio/aiuto: devo inventarmi, o, meglio, assengare delle armi a ciascuna Winx e ciascuno stregone; li ho fatti quasi tutti. mi mancano "solo" Bloom, Gantlos e Anagan.
Voi cosa consigliate? (le armi possono essere inventate ma devo avere le caratteristiche, almeno quelle tecniche e il nome del tipo o dell'arma stessa se appartiene alla persona) Potete inviarmeli sia per messaggio personale sia via recensione.

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Capitolo 6
*** Accordi e piani ***


~~CAPITOLO 6
Nel suo ufficio la Direttrice Faragonda stava riflettendo sull’imminente colloquio con gli stregoni: non poteva concedere loro la libertà ma nemmeno lasciare che la dimensione magica venisse distrutta.
A distoglierla dal vortice dei suoi pensieri fu la lucina rossa del telefono a proiezione olografica; vedendo chi era si affrettò a rispondere e, mentre l’immagine della persona si materializzava, chiese:
“Regina Nebula, cosa posso fare per voi?”
“Vorrei parlare di Ogron e dei suoi compagni, Direttrice. Sono già ad Alfea?” chiese la signora delle fate terrestri
“Sì, attualmente sono nella nostra infermeria a recuperare le forze” confermò Fargonda
“Non posso credere di aver acconsentito a una simile pazzia” sospirò Nebula passandosi una mano sugli occhi
“So come vi sentite, Vostra Altezza. Vi prometto che farò del mio meglio per fargli avere la massima condanna possibile” tentò di rassicurarla l’anziana fata
“Non nutro dubbi al riguardo, tuttavia ho una condizione: che gli vengano tolti o quantomeno sigillati per sempre i poteri. Valuterete poi voi delle circostanze quando farlo. Inoltre desidero ascoltare la conversazione.” impose la regina
“Come desiderate Maestà” acconsentì l’altra
 “Nebula” disse la fata maggiore
“Prego?” domandò Faragonda, sicura di aver capito male
“Chiamatemi Nebula e datemi del tu, voi potreste essere mia nonna e abbiamo in comune un esperienza che renderebbe pari un re e uno schiavo” spiegò la regina
“Come desideri, allora per te sarò Rosalba. Comunque ci vorrà un po’, ho appena mandato Griselda a svegliare le ragazze e le ho chiesto di chiamare gli stregoni solo quando loro saranno davanti alla porta della presidenza” disse accennando alla lentezza delle sue allieve
“Beh potremmo fare conversazione, o magari potresti spiegarmi il trattato sulla conversione della polarità elementare di Johann von Biederhof” propose la fata della pace e della guerra

************

“Ben svegliato Gantlos” lo salutò Ogron
“Dove siamo?” domandò lo stregone
“Ma come, non riconosci l’adorabile rosa confetto, lo squisito bianco panna e i graziosi intarsi dorati?” scherzò Anagan
“Quell’uomo a volte mi terrorizza” confessò lo stregone biondo
Lo stregone dell’ipervelocità stava per commentare quando qualcuno bussò e entrò dalla porta; era Ofelia seguita da tre vassoi con la colazione che a un suo gesto andarono a posarsi sui comodini affianco al letto. Poi si rivolse agli stregoni dicendo:
“Ben svegliati, mangiate pure con calma. L’ispettrice Griselda verrà a chiamarvi quando sarà il momento.”
Il medico stava per uscire quando Anagan le chiese:
“Ma come dottoressa, non ci visita?”
“Non occorre: ai piedi di ogni letto è posizionato un pannello dove vengono riportate automaticamente tutte le condizioni del paziente che lo occupa” detto questo se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.

************

Quando Griselda bussò erano tutte sveglie e avevano iniziato a farsi la doccia, organizzando i turni per l’unica disponibile, visto che l’altra era stata subito occupata da Stella.
Fu Aisha, già vestita con una maglia turchese e degli shorts bianchi, ad aprirle e chiederle:
“Ispettrice, cosa possiamo fare per lei?”
“La Direttrice Faragonda mi aveva mandata a svegliarvi; veloci a prepararvi, poi raggiungete la presidenza e bussate prima di entrare”
Dopo che la principessa di Andros ebbe chiuso la porta la donna si allontanò sentendo la voce di Tecna urlare a Stella di muoversi e una porta che veniva aperta e sbattuta.
Circa tre quarti d’ora dopo si ritrovarono davanti alla direzione e, dopo aver chiesto il permesso, entrarono.
Notarono subito la presenza della Regina delle Fate Terrestri e, mentre l’ispettrice si allontanava per andare a chiamare i maghi del cerchio nero, si misero a parlare:
“Winx che piacere rivedervi, anche se in queste circostanze” disse Nebula
“E’ un piacere anche per noi, come sta andando con la scuola?” chiese Bloom interessata
“Bene, quest’anno il pianeta ha guadagnato sette nuove fate Enchantix e tre di loro hanno deciso di diventare guerriere, la magia è utile ma dall’esperienza con gli stregoni abbiamo imparato che da sola non basta” rispose la fata della pace e della guerra
“Hai qualche consiglio su come comportarci con Loro?” domandò Aisha
“Ne ho meno di quanto vorrei; probabilmente però ci avete già pensato: non fidatevi di loro e se si comportano come fossero vostri amici fate ancora più attenzione, pensate in modo oggettivo e soprattutto accettate il fatto che non provino sentimenti umani.  Ultima cosa non fatevi trasportare dalle emozioni e non esternatele eccessivamente, le userebbero contro di voi” espose Nebula guardando in particolare la fata dei fluidi mentre Musa osservava di sottecchi Flora il cui volto solitamente dolce e illuminato da un sorriso caldo e gentile era diventato una maschera impassibile.
Mentre Nebula spiegava gli occhi di Faragonda divennero vuoti per un istante e l’anziana fata disse:
“Griselda mi ha avvertito che stanno per girare l’angolo”
dopo di che fece comparire tre sedie davanti alla scrivania e disse alle ragazze di posizionarsi ai lati.
Le fate fecero appena in tempo a spostarsi che la porta venne aperta e l’ispettrice lasciò entrare gli stregoni
“Prego, sedetevi pure; grazie Griselda, puoi andare.” disse Faragonda e poi aggiunse telepaticamente “E fare quella cosa di cui abbiamo parlato ieri
“Direttrice, a cosa dobbiamo questo onore?” chiese Anagan
“Tutti i segni di cui ci avvertiste anni fa si sono compiuti, ora, vorremmo ci diceste chi è questo nemico e come sconfiggerlo” spiegò Rosalba
“Signora, Nebula, Fate, tutta la speranza che riponete in noi è commovente ma non vi aiuteremo gratis” disse Ogron
“Ditemi quali sono le vostre condizioni ma tenete conto che ho delle limitazioni” spiegò la fata
“Lo comprendo ma questa non è negoziabile: non vogliamo tornare su Omega” rispose il mago nero dai capelli rossi
“E desideriamo mantenere i nostri poteri” aggiunse Gantlos
“Sta bene; ma vi verranno bloccati e verrete ospitati dai Templari di Roccaluce” disse Faragonda
“Ma non vogliamo quella stupida musichetta e sentire quella voce irritante” ringhiò Gantlos
“Cercheremo di convincerli a darvi una stanza isolata” assicurò la direttrice di Alfea
“Abbiamo raggiunto un accordo illustre Fata, Vostra Maestà?” domandò strafottente Ogron
Le Nebula e Rosalba si guardarono e quest’ultima disse:
“Sì”
“Direi allora di non attendere oltre e procedere. Immagino avrete fatto delle ricerche, avete scoperto un legame?” domandò il mago rosso
“No, le catastrofi sono troppo diverse per avere un qualche collegamento, e le cause sono differenti” rispose Tecna
“Invece hanno tutte la stessa origine e lo stesso scopo e sono collegate proprio dalla loro diversità” affermò Ogron
“Che intendi?” chiese Musa
“Queste calamità naturali sono state generate dalla stessa entità e hanno due “scopi”: avvertirci e seminare caos” rispose lo stregone
“Ma non tutte hanno portato disordine, la luna rossa ad esempio è stata innocua e in che modo la diversità le collega?” domandò Bloom
“Invece è una delle più dannose: tu non hai idea della pericolosità di un licantropo privo di controllo inoltre la luna è, assieme al sole il corpo celeste che influenza di più gli incantesimi e alcune persone vi sono profondamente legate” replicò lui
“Ma i licantropi non esistono!” esclamò Stella
“Si può sapere cosa diavolo insegnate ai giovani?  I licantropi sono veri, anche se non si rivelano facilmente e sul tuo pianeta, oltre che in altri, sono estinti, ho ragione Flora?” le chiese provocatorio
“Sì, però ti sei dimenticato di dire che la luna influenza anche le ninfe dell’acqua” ribatté la guardiana di Limphea in modo neutro
“Come ho potuto commettere un simile errore?” le domandò
“Forse perché non le consideri al pari degli altri esseri viventi?” rispose lei
“Per favore, potremmo continuare?” chiese Faragonda
“Ma certo Direttrice. Allora, dove ero rimasto? Ah sì al loro collegamento; dunque ogni disastro è legato ad un elemento ed è l’equilibro tra gli elementi a mantenere la vita nell’universo o almeno in questa dimensione. Se notate: l’eruzione di Tartaros, e quindi fuoco, è stata subito seguita dall’esondazione dell’Aidan che rappresenta l’acqua. Allo stesso modo l’eclissi solare si è verificata poco prima della luna cremisi, la luce con l’ombra. Tuttavia ne manca uno: l’aria rappresentata dalle tempeste di Pax a cosa è contrapposta?” chiese loro come se stesse parlando a dei bambini
“Alla terra” disse Tecna ignorandone il tono
“Ma si è forse verificata qualche calamità con le stesse caratteristiche delle altre che riguarda il quarto elemento fondamentale? No, questo perché la Terra è il simbolo stesso dell’equilibrio e mentre gli altri sono legati essa lavora in modo indipendente rispetto a loro. Senza contare che il suo contenitore è ancora integro e quindi non può essere influenzata” spiegò lui
“E cosa possiamo fare?” domandò Aisha
“Ricreare l’equilibrio” rispose, come se fosse una risposta scontata, Ogron
“Sì ma come?” insistette la fata dei fluidi
“Non vorrai forse...” sussurrò Flora impallidendo
“Esatto fatina: l’unico modo è portare a compimento la Profezia del Riscatto” disse lo stregone con soddisfazione
“TI SEI BEVUTO IL CERVELLO? È IMPOSSIBILE SOPRAVVIVERE A LUNGO SU OLEANDRO FIGURIAMOCI ARRIVARE ALLA PIRAMIDE DELLA VERITÀ! È UNA MISSIONE SUICIDA!” urlò la fata della natura
“Suvvia piccola, non essere così pessimista: verremo con voi” la prese in giro lui
Flora stava nuovamente per strillargli contro ma venne fermata da Faragonda che esclamò:
“SILENZIO!” e poi, notando di aver raggiunto il suo scopo, aggiunse: “Non so cosa vi prenda ma vedete di finirla. Allora, due cose; uno: di che profezia state parlando? Due: Voi tre non andrete da nessuna parte”
“Ma Direttrice è lo stesso oracolo a richiedere la nostra presenza. Potresti esporla fiorellino?” le chiese il mago ricorrendo a un altro dei nomignoli che usava quando era piccola
 La fata strinse i pugni e lo fissò con uno sguardo assassino ma iniziò comunque a recitare:
Quando l’equilibrio sarà rotto e Caos muoverà verso il regno del drago creatore sei luci amiche e tre ombre legate avanzeranno assieme osservati dalla cometa Blu alla volta del tredicesimo.
Il ritorno del Primo Nato risveglierà la gemma sopita e con l’arma di Terra porterà la rinascita nel mondo ucciso dalla seduzione

“Questa profezia significa tutto e niente… Il periodo coincide, tuttavia chi ci dice che siate proprio voi le tre ombre di cui parla la profezia?” cominciò Nebula
“Noi siamo legati da un legame quasi fraterno inoltre abbiamo stretto con voi un accordo vantaggioso e sappiamo combattere come una squadra. Oltretutto la nostra “ombra” è molto più forte di un detenuto qualsiasi e non credo vogliate liberare qualcun’altro dalla Dimensione Omega.” rispose Ogron
“Ne dobbiamo discutere. Ad ogni modo, ora dobbiamo riuscire a interpretare quest’oracolo e non sarà un’impresa semplice” disse Faragonda
  “In verità è banale per qualunque Limpheano, questo perché è stata scritta in modo che solo uno del pianeta o qualcuno che ha studiato la nostra cultura potessero capirla; dunque: il tredicesimo e il mondo ucciso dalla seduzione fanno riferimento a Oleandro, tredicesimo satellite del mio mondo che, nella nostra mitologia, è stato ucciso da un Custode sedotto da Caos e custodisce la gemma della Terra, detta anche gemma sopita poiché inattiva.
L’arma di Terra invece non si sa se sia un incantesimo, un’arma vera e propria o entrambi.
Il Primo nato è un primogenito” spiegò la fata
“Tecna, puoi darci qualche informazione su Oleandro?” chiese Nebula
“Mi dispiace ma non posso, non ho mai approfondito la geografia di Limphea e l’unica cosa che ho trovato in rete è che è un pianeta inospitale ma Flora saprà sicuramente qualcosa in più” disse Tecna e l’altra fece un segno d’assenso cominciando a spiegare:
“L’oleandro nel linguaggio dei fiori vuole dire diffidenza e morte; il pianeta è identico: è morto ma ti da un illusione di vita e quasi tutti quelli che vi sono andati nei tempi antichi sono morti, per questo i due Consigli di Limphea lo hanno avvolto in una barriera: Quello che è fuori non entra, quello che è dentro non esce. Solo i Consigli possono dare l’autorizzazione ad entrarvi e i favorevoli devono essere il 70%.
Come detto sul pianeta non c’è vita tuttavia vi sono foreste rigogliose e grandi laghi cristallini.
Nell’acqua, sulla terra e in cielo ci sono strani esseri non hanno uno spirito e non si sa come nascono, hanno un nucleo, il loro unico punto debole e si nutrono di energia.
C’è inoltre una gravità superiore di un terzo alla nostra e anche se pare poco vi assicuro che si sente specie quando si è stanchi.
Sono presenti solo tre costruzioni: il portale per arrivare, una casupola vicino e la Piramide della Verità, dove si trova la gemma della terra, che anche se viene chiamata piramide è una ziggurat.”
“Come fanno a esserci le foreste se non c’è vita?” chiese Bloom
“Per vita s’intende la presenza degli spiriti ogni cosa ne ha uno, solo che gli esseri che abitano il pianeta si nutrono dei energia e gli spiriti sono la sua forma più pura.” rispose Flora
“Quindi non si può usare nemmeno la magia” suppose Tecna
“Esatto” confermò l’altra
“Ma come possiamo fare senza?” domandò Stella
“Mai sentito parlare di armi?” ringhiò Gantlos
“Chi di voi sa combattere?” indagò Faragonda
Subito Anagan, Gantlos e Ogron “alzarono” la mano seguiti a ruota da Tecna, Aisha, Bloom e a sorpresa Flora che notando come tutti, ad esclusione degli stregoni e Nebula la guardavano disse:
“Che c’è? Limphea e i suoi abitanti sono pacifici ma questo non significa che siamo deboli: anzi, a tutti viene insegnato a combattere a livello base, poi chi vuole continua l’addestramento”
“Quindi rimangono Stella e Musa da allenare da zero.” riassunse la fata maggiore
“Quanto tempo abbiamo?” domandò Faragonda
“Secondo la profezia fino all’arrivo della cometa Blu” disse la fata della natura
“Quindi fra un mese, due settimane, 11 ore e 7 minuti; e prima che me lo chiediate: mi sono collegata alla rete” concluse Tecna
“Allora direi di trascorrere un mese a Fonterossa ad allenarsi con i loro istruttori e due settimane su Limphea per preparare l’occorrente al viaggio e affinare le tecniche” disse Rosalba
“Io invece farò subito ritorno a casa per migliorare e mi occuperò dei permessi necessari; tuttavia direttrice le devo chiedere un favore: potrebbe occuparsi delle pratiche per Ogron?” chiese Flora
 “Di che si tratta?” domandò la Direttrice
“È un latitante condannato a morte quindi farlo entrare come niente fosse è impossibile, dopo le porterò tutti i fogli con le informazioni necessarie, sono riservate e non posso dargliele ora” disse la Guardiana di Limphea
“Me ne occuperò io ma non sarebbe meglio se ti allenassi con le tue compagne?” chiese l’anziana fata
“Beh per recuperare i permessi per andare su Oleandro devo comparire davanti ai Consigli dei Clan e delle Razze ma siccome sono due organi separati ci vorrà del tempo per mobilitarli, inoltre la decisione ne richiederà parecchio, poi devo ordinare alcuni oggetti che saranno necessari, spiegare a mio padre, agli abitanti del Drömskog e ad alcuni amici la situazione così che non uccidano Ogron appena mette piede sul pianeta, chiedere ospitalità al branco dei licantropi, continuare l’addestramento, prendere parte al test per l’avanzamento di livello, presenziare a due, forse tre cerimonie e sistemare un altro paio di cose” spiegò l’altra iniziando a deprimersi
“Lasciala andare Faragonda le tecniche che si insegnano a Fonterossa non sono comparabili a quelle di Limphea, nel senso che sono molto inferiori” disse Nebula
“Va bene allora ma teniamoci in contatto.
Ragazze preparatevi, entro stasera sarete a Fonterossa, chiederò a Saladin di ospitarvi. Quanto a voi, Ogron, andrete con le Winx ma ci saranno dei sorveglianti; Griselda vi aspetta fuori per riportarvi in infermeria e il professor Wisgiz vi scorterà per il resto della giornata” annunciò Faragonda
“La befana sappiamo chi è ma l’altro come faremo a riconoscerlo?” domandò Anagan
“È quello che nella vostra precedente visita avete chiamato “piccoletto”” rispose la Preside.



*finestra sull’autore*
Scusate il ritardo ma questo è il capitolo più lungo che abbia mai scritto finora e tutti questi dialoghi l’hanno reso un incubo. L’ho riletto parecchie volte ma come quello precedente non mi convince, anzi forse l’altro era meglio. Vi chiedo scusa qualora doveste trovare errori e/o incongruenze e di farmeli notare così che li possa correggere, se poi aveste dei consigli, soprattutto su come lavorare con i dialoghi, sarebbe il massimo. Anche per messaggio personale va benissimo ;).
Passando poi al contenuto l’oleandro significa davvero morte e diffidenza, non me lo sono inventata, il nome di Faragonda me lo sono inventato dopotutto in teoria “Faragonda è il cognome”
Anche gli effetti della luna rossa me li sono inventati, invece il fatto che la terra lavora indipendentemente dagli altri tre elementi l’ho trovato in un libro.
Vabbè dai non mi viene in mente nient’altro da scrivere quindi passiamo ai ringraziamenti: ringrazio Aura22_Ire31, MartiAntares e blackjack0999 per le recensioni che hanno lasciato nel precedente capitolo e ringrazio nuovamente Aura22_Ire31 e MartiAntares per l’aiuto che mi hanno dato nel trovare le armi e blackjack0999 per la disponibilità.
In fine un enorme Grazie a Lucrezia, la mia migliore amica, che mi ha supporta e incoraggiata sempre.
Alla prossima
Nuray

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Capitolo 7
*** Blu e rosso sul prato ***


~~CAPITOLO 7
Quando tornarono in camera Flora fu sommersa dalle domande delle amiche:
“Come mai è stato condannato a morte?”
“Lo conoscevi?”
 “Chi ha ucciso?”
“Conosci dei licantropi?”
“Avete ancora la pena di morte?”
“Perché tuo padre dovrebbe uccidere Ogron?”
“SMETTETELA” urlò Musa “Non vedete che la state mettendo in difficoltà; a Faragonda ha detto che sono dati riservati, magari non può rivelarceli o magari semplicemente non vuole, siamo amiche ma non abbiamo una sola mente e un unico carattere, ognuna di noi ha il diritto di tenersi i propri segreti; andiamo Flora, ti aiuto a sistemare la tua roba” concluse poi prendendola e trascinandola nella loro stanza lasciando perplesse le loro amiche.
“Grazie Musa, non avrei saputo uscirne” disse Flora mentre piegava il pigiama
“Figurati, e poi era da tanto che volevo dirlo.” rispose l’altra porgendole i pantaloni che aveva il giorno prima.
Quando la fata della natura ebbe chiuso la valigia si avvicinò alla scrivania della stanza e con un incantesimo vi fece apparire uno specchio, sfiorò la cornice e le rune incise sopra si illuminarono mentre l’immagine riflessa sfumò e al suo posto apparve il volto di un folletto con i capelli color asparago e gli occhi color ambra con in testa un cappello fatto di margherite
“Flora, che piacere vederti! Di cosa hai bisogno?” chiese salutandola allegramente
“Ciao Loth, c’è Laura?” domandò la fata
“No, è andata un attimo fuori, ma puoi dire a me!” rispose il folletto
“Sicuro?” chiese scettica
“Certo!” assicurò Loth sempre sorridendo
“Allora mi servirebbero i fascicoli relativi all’omicidio di Iris Verbasco e alla condanna di Crisantemo Verbasco. La durata è sempre un mese?” s’informò Flora
“Sì, ma come mai proprio quei documenti?”domandò perdendo l’espressione allegra
“Lo scoprirai fra un paio di giorni, verrò nel vostro villaggio e vi spiegherò tutto” rispose la fata mentre il folletto di boschi trafficava con il sistema di trasferimento
“Eccoli, però mi serve una firma” disse Loth
“Certo” rispose e subito affianco a lei apparve un registro dove, con una scrittura ondulata vergò il suo nome. Il registro scomparve subito dopo che vi ebbe appoggiato la penna e al suo posto apparvero due fascicoli
“Come al solito appena finirà il prestito i documenti verranno teletrasportati qui.
Ah, è tornata Laura, devo andare. Ciao!” salutò lui prima di voltarle le spalle e volare via con le sue ali verdi da libellula
“Ciao” disse di rimando all’immagine del folletto che la sentì nonostante la distanza e la salutò con la manina olivastra
Per pochi secondi lo specchio divenne nero poi tornò a essere una semplice superficie riflettente e le rune smisero di emettere luce.
“Cos’era quello?” domandò Musa
“Un folletto dei boschi?” rispose perplessa
“Si… no, a quello ci ero arrivata, intendo lo specchio” specificò l’altra
“Giusto, voi non ce li avete qui. Beh mia cara amica, ti presento il più diffuso mezzo di comunicazione di Limphea e dei suoi satelliti. Come saprai sul mio pianeta la tecnologia è limitata, allora ricorriamo agli specchi; le comunicazioni viaggiano sulle correnti energetiche e si possono collegare anche ai cellulari e alla rete tramite alcuni incantesimi. Ne esistono di diverse misure e tipologie e di utile hanno che non possono essere violati, non hai bisogno di premere tasti o altro perché li comandi con la mente, puoi usarli come veri specchi e puoi collegarci altri dispositivi, anche il cellulare, semplicemente posandoli a fianco. Di contro invece è che non puoi mentire e che in posti come il territorio recinto o Oleandro non funzionano mentre i cellulari classici sì.” Illustrò l’altra
“Ne voglio uno anch’io.” disse la fata della musica con voce lamentosa
“Vedrò cosa posso fare; comunque Musa vuoi leggerlo?” domandò Flora passando dal ridere di gusto alla serietà più assoluta accennando al fascicolo del fratello
“Sei sicura?” chiese l’altra capendo lo stato d’animo dell’amica
“Tu sai già in parte la storia ma le informazioni nel fascicolo di Ogron potrebbero tornarti utili” spiegò lei
“Va bene allora” acconsentì Musa sedendosi sulla scrivania e prendendo i fogli che Flora le stava porgendo
“Questo è tuo fratello?” domandò mostrandole la foto di un ragazzo dai lineamenti dolci con l’incarnato abbronzato, i capelli castani, lucenti e lunghi fino alle spalle, che davano un impressione di morbidezza, le labbra distese in un dolce sorriso, degli smeraldi incastonati al posto degli occhi che brillavano della stessa luce di quelli della sorella e un accenno di peluria sul mento.
“Sì” rispose la fata della natura che la prese e, credendo di non essere vista, l’accarezzò, come se si trattasse di una persona vera.
Un paio di minuti dopo Musa disse:
“Era davvero una persona insospettabile”
“Hai già finito?!” esclamò stupita Flora restituendole la foto, che venne reinserita tra i fogli
“Riesco a nasconderlo bene ma hai davanti a te un accanita lettrice di libri.” Scherzò l’altra
“E ti assicuro che è davvero insospettabile. Comunque ora sarà meglio che vada a portare i documenti a Faragonda” disse la fata della natura afferrando la valigia e stringendosi i fascicoli al petto
“Ti accompagno al cancello”
Quando uscirono dalla stanza trovarono le altre che appena le videro si avvicinarono e Bloom prendendo la parola disse:
“Scusaci per prima Flora”
“Siamo amiche e come tali dobbiamo fidarci le une delle altre” aggiunse Tecna
“Tieniti pure i tuoi segreti, ma sappi che se hai bisogno ci siamo” disse Aisha
“Avete tutte ragione e anch’io ho sbagliato, però… non vuoi dirci proprio niente?” chiese la fata del sole speranzosa facendo gli occhi da cucciolo
“STELLA!” urlarono le altre tre
“Scusate!”
“Non vi preoccupate è solo che sono parecchio stressata in questo periodo” ammise Flora
“Tutto bene?” chiese Aisha
“Sì, solo alcuni problemi familiari” rispose vaga
“Andiamo da Faragonda?” domandò Musa
“Vi accompagniamo anche noi” disse Bloom
Si diressero assieme verso la presidenza e appena vi arrivarono Flora bussò alla porta e dopo aver ottenuto il permesso di entrare chiese:
“Potete aspettarmi qui?”
“Certo” assicurò la fata del drago
Dopo essere entrata si sedette davanti alla scrivania della preside e dopo averle porso i documenti si preparò ad ricevere le domande che sicuramente le avrebbe fatto e a subire il sospetto della donna che invece la guardò con dolcezza e le chiese solo:
“Com’è successo?”
“È tutto scritto nel rapporto” le rispose tentando di evitare la domanda
“Voglio sentirlo da te, Flora”
“P-posso mostrarglielo? Non credo di riuscire a raccontarlo a parole” disse tendendo le mani
Faragonda le afferrò, chiuse gli occhi e subito una visione prese forma nella sua mente:
vide con gli occhi di una giovane Flora grandi tronchi d’albero che non parevano aver mai fine e sentì come proprio il desiderio della bambina di rimanere a contemplarli in eterno, quando una voce la chiama:
“Flora, vieni?”
Due mani sotto le ascelle, il vuoto sotto i piedi, le spalle di qualcuno sotto le proprie cosce, lo stesso qualcuno che afferma allegramente:
“È inutile mamma, se non faccio così arriveremo domani”
sentì le mani chiudersi a pugno e dare deboli colpi al padrone di quella voce calda che seppe istintivamente riconoscere come quella del fratello e la sua voce esclamare:
“San, fammi scendere! Per favore!”
“Solo se mi prometti che non ti fermerai più”
“Lo giuro!”
Due mani sulla vita, il suolo sotto i piedi, le spalle gravate dalle mani del fratello che la tengono mentre riprende equilibrio, la sua voce che ride della sua espressione sollevata, nell’avere solida terra sotto i piedi
“Sei una fata e hai paura delle altezze, quando volerai per la prima volta voglio esserci, sarà uno spettacolo esilarante”
percepì il suo stesso volto, assumere un’espressione disperata, voltarsi in direzione della madre, in cerca di un alleato contro Crisantemo, la madre sorriderle dolcemente prima di dire:
“Avere le vertigini non ha niente in comune con il volo, le tue ali ti faranno sentire sicura e non avrai paura di cadere. Però la prima volta è sempre divertente; per chi guarda. Ora, che ne dite di andare avanti?”
Si succedono altri alberi, il desiderio di fermarsi a contemplarli è forte, maggiore quello di non darla vinta al fratello
La madre che sparisce dietro dei rami di pino, il fratello che la supera e la segue, gli aghi che pungono il viso e le braccia poi il sole e il vento sul viso, la luce che impedisce di vedere, una radura di fiori blu, il sorriso che si fa strada in viso, la meraviglia negli occhi, lo sguardo che si sposta verso la madre e il fratello che sorridono

Il fratello che si gira verso la madre, che tende il braccio, l’energia che si accumula, il volto della madre che guarda il figlio, il sorriso che diventa incerto, confuso, il colpo che parte, un corpo che viene sbalzato lontano che tenta di rialzarsi e viene colpito di nuovo, una persona che discende dal cielo che si affianca a Crisantemo, che sorridendo posa la mano sulla sua spalla, come fa spesso il padre, ma non emana sicurezza e tranquillità, emana pericolo; ed è quello che tutto intorno urla: pericolo, scappate.
Un piede che si muove per istinto verso la persona più rassicurante, una folata di vento, un braccio intorno alla vita, una mano sulla bocca, una voce gelidamente calda sussurrare:

“Rimani con me, guardiamo assieme lo spettacolo”
“Lasciala andare Malachia!”
“Dovresti preoccuparti di te stessa Iris, non è la tua erede quella che perderà la vita.”
un baluginio, qualcosa di lungo e splendente in mano a Crisantemo, una spada che punta verso la madre, un movimento veloce, il rosso sul blu, un braccio sul prato, un urlo nel silenzio, lacrime giovani sulla mano di un uomo.
La madre che cade, le botte, la spada che cala, il dolore, lancinante nel petto ad ogni colpo, ad ogni urlo.
La madre che si rialza che si volta verso di te, che ti sorride tristemente, nelle lacrime, la spada che compie un arco, la testa che si stacca dal collo, un urlo soffocato, un tonfo, il sostegno che viene a mancare, l’erba sotto le gambe.
Malachia che si allontana che va verso Crisantemo

“Fratello?”
Il sorriso macabro e oscuro che si espande sul viso
No, quello non un fratello
Quello non è San
Non lo è
No
Qualcosa che scorre nelle vene, qualcosa di potente, l’Uomo Nero che guarda Ogron fiero come un padre lo sarebbe del figlio;
poi il buio che annulla.

Faragonda lasciò le mani di Flora e aprì gli occhi; subito notò che la ragazza davanti a lei si stava asciugando le guance con i palmi e fece apparire un fazzoletto che fu accettato con gratitudine, dopo che si fu calmata la Direttrice disse:
“Mi dispiace davvero tanto, io non oso immaginare quanto tu debba aver sofferto, credimi, se ci fosse stato un altro modo per trovare la soluzione l’avrei preso subito”
“Non si preoccupi, non sono l’unica a soffrire, anche Aisha ha perso qualcuno di importante a causa sua e nonostante questo ha comunque deciso di combattere al nostro fianco, inoltre, quello che è successo a Nabu è anche colpa mia, se fossi stata più forte e più abituata alla magia forse sarebbe riuscito a lanciare la maledizione anche su Ogron” disse la fata della natura
“Di che maledizione stai parlano?” chiese Faragonda
“Di quella che l’entità che mi ha posseduta ha lanciato; dopo… l’assassinio di mia madre smisi di parlare, mangiare e bere; due giorni scarsi e mi attaccarono a una flebo, per impedirmi di morire. La settimana seguente mio fratello tornò, era diverso, più simile a Ogron che a Crisantemo, mi “presentò” il suo signore, che a sua volta mi spiegò perché avesse ucciso mia madre. A quel punto ricordo solo una grande rabbia, qualcuno oltre me nella mia testa, le urla di Malachia, un incantesimo che mi veniva lanciato contro, il dolore di mio nonno. Quando mi svegliai ero in una stanza del Tempio Maggiore del clan dell’Aria, mio padre e quello che allora era il loro Gran Sacerdote che salmodiavano un incantesimo per dare potere al sigillo sul mio braccio destro. Più tardi mio padre mi spiegò che un’entità profondamente legata a mia madre e alla mia famiglia aveva sfruttato la mia debolezza per assumere il controllo e utilizzarmi per lanciare la maledizione della gemma di sangue contro l’essere che causò la morte di mia madre.” spiegò Flora
“Doveva essere qualcuno di davvero molto antico per conoscere quella magia: sono secoli che nessuno la usa e pochissimi sanno anche solo di cosa si tratta” rifletté la Preside
“Nella mia famiglia si dice che fosse nato con l’universo.
 Ora mi scusi, ma devo proprio andare: in questo periodo dell’anno la mia famiglia è davvero impegnata, se voglio trovare un momento per parlare a mio padre devo muovermi.” disse l’altra
“Alla prossima allora, e buona fortuna per la prova che dovrai affrontare.” la salutò Faragonda
“Grazie e arrivederci” disse Flora
Quando uscì dalla presidenza le amiche si staccarono dal muro e, anche se notarono gli occhi rossi di pianto, non fecero domande. Mentre camminavano Bloom chiese:
“Come sta Miele?”
“Bene, l’anno prossimo frequenterà Alfea, o almeno lo spera bisogna vedere com’ è andato il test di ammissione che ha tenuto qualche giorno fa.” rispose la castana e poi aggiunse:
“Dovreste vederla: ogni volta che sente il postino corre alla cassetta della posta per poi scappare dal drago che vuole giocare con lei. Comunque ha sviluppato un atteggiamento iperapprensivo nei confronti di Rose che subisce le sue coccole dicendole “Miele: so di avere un equilibrio precario a causa della pancia, ma sono incinta, non invalida e nemmeno malata, quindi calmati per favore” è una scena davv…”
“TUA MADRE È INCINTA?” gridarono le fate costringendola a tapparsi le orecchie
“Si, non ve l’avevo detto?” domandò Flora
“NO” urlarono nuovamente le amiche
“Allora ve lo dico ora: è incinta da sei mesi di un bel maschietto che abbiamo deciso si chiamerà come una pietra in onore della famiglia di mio padre.” le mise al corrente la fata della natura
“Dobbiamo organizzare una bella festa per lei quando torniamo!” disse allegramente l’erede di Solaria
“Non serve Stella” tentò di frenarla Flora
“Avrai un fratello, non sei felice?” chiese la fata del sole e della luna
“Certo che sono felice, solo che mi immagino già le notti insonni che ci aspettano e i mattini da incubo con cui dovremmo fare i conti con un drago che soffre per carenza di sonno” rispose
“M non hai già provato questa fase con Miele?” chiese Tecna
“No, lei era una tranquillissima bambina adoratrice del sonno, si svegliava e ci svegliava pochissime volte.
Bloom anche tu hai un cuginetta piccola com’ è stato?” domandò Flora tentando di sviare l’attenzione da se
“Non ha disturbato troppo, credo: mia sorella e suo marito stavano dalla parte opposta del castello rispetto a me quindi se anche avesse pianto non avrei sentito niente. Il vero problema è stato quando ha imparato a camminare-gattonare: mi chiedevano sempre di giocare con lei e i bambini sono instancabili, penso di aver desiderato più volte il ritorno delle Antenate per avere una scusa per scappare. Non credo di aver amato tanto i miei cugini terrestri come quando sono venuti a trovarci e si sono messi a giocare con Sarah.” rispose la fata del fuoco
La conversazione proseguì in questi toni fino a quando arrivarono al portone della scuola dove si incontrarono con gli stregoni, subito l’aria si fece più tesa, il sorriso che la fata della natura aveva ricquistato sparì.
“Che succede fatine? Volevamo solo salutare Flora, dopotutto la rivedremo fra un mese e ormai siamo alleati” disse Anagan
“Non c’era alcun bisogno che vi scomodaste” rispose Musa
“Mi pareva giusto invece e comunque dovrei parlare con lei, in privato” ribatté Ogron
“Scordatelo!” esclamò Aisha
“Va bene ma facciamo in fetta” disse invece la fata della natura allontanandosi con lo stregone sotto lo sguardo sconcertato delle amiche
Si fermarono solo quando furono abbastanza lontani da non poter essere sentiti e poi Flora chiese:
“Allora che vuoi?”
“Tua madre non ti ha insegnato l‘educazione? Comunque volevo farti i complimenti per come hai gestito la profezia e la spiegazione a Fargonda: “un entità profondamente legata alla mia famiglia”?, “il Primo Figlio un primogenito”? Per star parlando di colui che ha creato l’universo e del suo custode sei piuttosto riduttiva.” disse il mago
“Arriva al punto” chiese la fata
“Non c’è un punto volevo solo porgerti i miei omaggi, una tale prontezza di riflessi non è da tutti. Volevo anche augurarti buona fortuna: il test per il quarto livello della danza dell’aria non è facile ma se ce la farai riceverai la tua arma, è un buon traguardo.” rispose il mago con un ghigno in volto
“Ma non è sufficiente” sussurrò Flora stringendosi nelle spalle
“Quindi vorresti seguire le mie orme? Sorellina sono fiero di te, mi fai commuovere.” disse Ogron sorridendo
Ma non credere che raggiungere il sesto e ultimo livello sia facile, specialmente se non si ha il tempo per farlo” aggiunse poi
“A proposito di tempo ora devo andare, scusami” disse la fata, tentando di superarlo
“Te ne vai senza nemmeno dare un abbraccio al tuo fratellone?” domandò il mago
Ogron aprì le braccia e mosse un passo verso di lei mentre la fata iniziò ad arretrare, le amiche vedendola in difficoltà fecero per correrle affianco ma prima che chiunque altro potesse muoversi, due grossi lupi neri si frapposero tra Flora e lo stregone ringhiandogli contro. Lo stregone incrociò le braccia e chiese:
“Cosa credete di fare ragazzini?”
Quando quello meno grosso dei due tentò di azzannargli il polpaccio la risposta fu più o meno chiara a tutti; il mago nero, invece di preoccuparsi, si limitò a ridere e dire:
“Tieni a bada tua sorella Aleksej”
L’altro lupo smise di ringhiare e si trasformò senza l’ausilio della magia in un ragazzo di circa vent’anni dai capelli neri e gli occhi blu, vestito con una semplice maglia azzurra e dei jeans neri che disse:
“Mi dispiace Crisantemo ma quando la mia gemella è in questo stato è meglio non contraddirla”
A quel punto la fata della natura abbandonò la valigia per terra, si avvicinò all’unico animale rimasto e dopo avergli posato una mano sul collo gli sussurrò:
“Basta così Nadia, io sto bene, inoltre è inutile sprecare tempo e energie con lui, non dargli soddisfazione”
La lupa la fissò per qualche istante e dopo che Flora si allontanò fece come il fratello; pochi secondi e al posto del lupo vi era la versione femminile del ragazzo, con i capelli lunghi fino a metà schiena e indosso in vestitino viola abbellito con del pizzo color panna che, ignorando lo stregone, afferrò la valigia della castana per poi ripulirla un po’ dalla polvere.
“Non si saluta?” domandò Ogron
“Alek potresti dire a quell’abominio che mi sta rivolgendo la parola che non ho intenzione di intrattenere una conversazione con lui?” rispose Nadia prima di afferrare il polso di Flora e trascinarla verso il portale che aveva aperto con lo zaffiro incastonato nel bracciale
“L’hai sentita no?” commentò l’uomo-lupo alzando le spalle e seguendo la sorella
“Nadia, mi lasci salutare le mie amiche?” chiese la fata
“Puoi farlo da qui” rispose gelida l’altra
Flora emise un sospiro prima di collegarsi telepaticamente con il resto delle Winx e dire “Mi dispiace ragazze ma quando è si comporta così è davvero impossibile farla ragionare.
Non ti preoccupare, capiamo” disse Bloom
Ci vediamo fra un mese allora” aggiunse Aisha
“Mi raccomando, chiama” impose Tecna
Flora, quelli sono licantropi?” chiese Stella
Si ma vi spiegherò meglio dopo.” disse Flora
Ciao!” la salutò Musa
“A tra un mese, Figlia di Prijipati” disse Ogron prima che entrasse nel portale.

 

*Finestra sull’autore*
Salve a tutti ^^
Ed ecco rivelato il passato di Flora (o almeno una parte)! Scusate l’assenza ma ero occupata a non essere rapinata dal vento e a lottare con e contro il mio cellulare per avere un po’ di internet per trovare i significati dei nomi che scelgo, che non sono a caso ma hanno un loro perché e rappresentano il carattere o il ruolo di colui/colei che lo porta.
Spero di non aver fatto casino con il flashback (in particolare con grammatica e sintassi) e di non aver esagerato ma, dopotutto, con quella scena si spiega, almeno in parte, il ragting arancione.
Penso che ora sia tutto un po’ più chiaro, per voi lettori e me scrittrice. Le nostre fatine invece lo scopriranno fra qualche capitolo, povera Flora, in parte mi dispiace per lei ma con un fratello così e un elfa infuriata che vuole vendicarsi del suo ex…
Comunque, tornando a noi, spero di non essere andata troppo OOC e di non essermi dimenticata valige o specchi per strada.
Avviso poi che:
1. ho stravolto il sistema governativo di Limphea, a fini di trama, ma ho comunque mantenuto la figura della regina e ci ho aggiunto il Concilio dei 100, comparso una volta nel libro “Misteri sotto zero” e poi dimenticato, inoltre ho aggiunto altri Organi governativi.
2. potrebbero esserci dei cambiamenti alla storia: capitoli che spariscono, altri che appaiono, alcuni che si uniscono, pezzi che scompaiono, insomma, avete capito. Questo perché ho deciso di correggerla e di tentare di dare una lunghezza più o meno simile ai capitoli o almeno di dare loro un nome decente. Comunque in caso di aggiunte o tagli importanti, vi avvertirò come l’altra volta.
Come al solito ringrazio MartiAntares che ha recensito il precedente capitolo, ragazza, ti faranno santa!
Ringrazio anche i lettori silenziosi e chi ha messo la storia tra le seguite o le preferite.
E chiedo a chiunque abbia la voglia e la pazienza di recensire se può farmi notare gli errori che ha visto e che a me sono sfuggiti, se non volete non importa ma mi aiuterebbe a rendere la storia migliore.
Grazie mille per la pazienza e la disponibilità
Alla prossima
Nuray
PS: ma secondo voi è possibile beccarsi il raffreddore con questo caldo?

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Capitolo 8
*** Drömskog: la casa di tutti ***


~~CAPITOLO 8
Nadia, Flora e Aleksej uscirono dal portale, che si chiuse alle loro spalle, e si trovarono davanti alla porta d’ingresso di Villa Calla ma prima che la fata potesse chiedere come mai fossero lì Nadia l’abbracciò rischiando di soffocarla e chiamò più volte il nome dell’amica, la sorella, con la voce rotta dal pianto.
L’altra dopo un attimo di sorpresa le restituì l’abbraccio dicendo
“Va tutto bene, sono qui, non ti lascerò”
“Quando ho sentito che tu e Crisantemo eravate ad Alfea mi sono precipitata avevo paura che rincominciasse tutto. Perché non ci hai detto niente? Saremmo venuti con te!” esclamò la licantropo
“Nadia, non sono più una bambina, ora so difendermi e non cadrò di nuovo in depressione, te lo assicuro.” disse Flora con voce rassicurante
“Tentare il suicidio quattro volte non è cadere semplicemente in depressione! Promettimi che gli impedirai di farti nuovamente del male, PROMETTIMELO!” urlò la ragazza fissandola, mentre le lacrime scendevano copiose dagli occhi
“Ti giuro nel nome dello Spirito della Luna e del nostro branco che farò del mio meglio” proferì la fata fissandola decisa
“Hai sentito; non hai più niente di cui preoccuparti” disse Aleksej accarezzando il capo della sorella con una mano.
“Mi potete spiegare che ci facciamo qui?” domandò allora Flora
“Quando tuo padre è venuto a sapere che volevamo raggiungerti ad Alfea ci ha chiesto, se fossi dovuta tornare, di portarti qui e di dirti che sotto il vaso della gardenia c’è un biglietto per te” rispose il ragazzo mentre Nadia si soffiava il naso con un fazzoletto di stoffa fatto comparire da una delle tasche nascoste del vestito “Ci ha anche chiesto di aspettarti” aggiunse poi
“Ci metterò un secondo” disse la castana facendosi consegnare le chiavi di casa da una delle calle del giardino per poi entrare nell’abitazione.
Trovò subito il biglietto, che lesse tutto d’un fiato:
Flora,
se stai leggendo questo foglio vuol dire che noi siamo ancora al castello perciò fa presto e raggiungici, attraversa il territorio dei centauri o degli elfi, pare che i vampiri sino nel periodo di migrazione, meglio se non passi dalle loro parti.
Rubin
P.S.: Prendi sia l’arco che le tue spade: ci alleniamo con i lupi

Mentre la fata correva nella sua camera a prendere quanto le era stato chiesto, fuori i due gemelli conversavano:
“Alla fine non è successo niente, come ti avevo detto. Non è più un cucciolo, Nadia” disse Aleksej
“Lo so, però, io non me lo perdonerei de le accadesse qualcosa. E poi tu sei l’unico che non può fare commenti: quando anche solo credi sia in pericolo corri da lei.” ribatté la ragazza
“È normale, la considero come una sorella minore. Però a differenza tua ho fiducia in Flora” proferì il fratello ignorando la provocazione
“Se ti sentisse ribatterebbe dicendo che ha cinque anni più di te. Anch’io credo in lei e se si trattasse di un nemico qualunque non mi preoccuperei, ma lui è suo fratello, è quello che le ha insegnato ad arrampicarsi sugli alberi; ti ricordi quando, da piccola è stata inseguita da un orso e Crisantemo le ha detto di buttarsi dal dirupo, che lui l’avrebbe presa? Si è lanciata senza esitazione” disse Nadia
“Abbiamo una crescita più veloce. È vero però…” Alek si interruppe poiché proprio in quel momento Flora uscì di casa con un borsone in spalla, la faretra e la custodia rigida dell’arco lungo a tracolla e una borsa sulla spalla contenete le due lame gemelle.
“Che fai?” domandò allora
“Vengo con voi: la mia famiglia è a Minas Ithil e devo raggiungerli” spiegò la fata
“Passi al villaggio?” chiese Nadia
“Certo! Centauri o Elfi?” domandò la castana
“Cosa centra?” chiese Alek
“Mio padre mi ha avvertito che i vampiri stanno cambiando zona di caccia quindi è meglio non passare dalle loro parti” spiegò Flora
“Io direi Elfi, così possiamo sfruttare il ponte sospeso e fare prima. Dammi la borsa” rispose il licantropo
“Ce la faccio. Vada per gli elfi allora, però dovremmo fermarci un attimo, devo parlargli.” disse Flora iniziando a camminare 
“Cosa devi dirgli?” chiese con nonchalance la sorella 
“Allora… Ogron, alias Crisantemo, i suoi due amici e il resto del mio gruppo probabilmente verranno su Limphea.
Insieme dovremmo partire alla volta di Oleandro per compiere la Profezia del Riscatto.” rivelò velocemente la fata cercando di scomparire e diminuendo progressivamente il tono di voce.
I due licantropi la guardarono sconvolti per un paio di secondi prima di riscuotersi, Nadia fu la prima a riprendersi e posando due dita sulla fronte chiese:
“Flora, dammi una buona ragione per non rinchiuderti in una grotta e tenerti lì fino a che la l’Occhio di Neveah non sarà passato” 
“Ci sarei dovuta andare comunque alla Piramide della Verità e essere accompagnata dalle persone incluse nella profezia renderà tutto più semplice.” disse velocemente la fata
“Perché non può andare solo la Custode di Karen? Basterà lei!” ribatté la licantropo
“Bloom deve ancora risvegliare il suo vero potenziale, lei sfrutta solo il potere della Fiamma e la coscienza del Drago è ancora sopita, inoltre non è lei il “Primo Figlio” a cui si fa riferimento” disse Flora
“Perché, non era successo niente fino ad oggi, perché ora?” domandò la ragazza
“È inutile chiederselo Nadia, dopotutto sapevamo che quella soluzione sarebbe stata temporanea” le rispose il fratello
“Sì però speravo sarebbe durata un po’ di più” la licantropo si fermò quando giunse al limitare del Drömskog, lì, prima di entrare presero tutti e tre un grande respiro riempiendosi le narici dell’odore della foresta
“Profumo di casa” disse Aleksej esprimendo ad alta voce il pensiero che era passato per tutte e tre le loro menti.
Il piccolo gruppo si addentrò per un paio di metri e, dopo che Flora ebbe rimpicciolito e messo in tasca in suoi bagagli, scattò in avanti; i due gemelli presero subito la forma di lupi, distanziando l’amica ma quest’ultima, dopo aver sussurrato:
Velocità” li raggiunse e aumentò ulteriormente l’andatura, seguita a ruota dagli altri due, gli occhi che avevano assunto una leggera sfumatura argentea, il bosco un insieme di figure sfocate.
Continuarono con quel ritmo finché un elfa dai capelli rossi e vestita come un albero gli comparve davanti, i licantropi scartarono di lato mentre Flora la saltò, per poi atterrare dietro di lei.
“Se continuerete a correre a questa velocità un giorno vi farete del male o farete del male a qualcuno” disse sorridendo lievemente
“Le persone normali non sbucano dal nulla, Asterion” ribatté Nadia tornata in forma umana
“C’è qualcuno di normale in questo posto?” chiese l’elfa ridendo
“Come mai sei qui da sola?” domandò Flora
“Abbiamo istituito dei turni di guardia per impedire che i vampiri entrino nel nostro territorio. E poi non sono sola, il mio compagno di guardia è poco distante, l’avreste visto se non vi foste messi a correre. A proposito: che ci fate voi qui?” chiese Asterion
“Volevamo evitare le zanzare umanoidi, chiedervi di utilizzare il ponte sospeso e poi Flora doveva parlarvi” disse acida Nadia
“Di cosa?” domandò l’elfa
“Lo spiegherò meglio al villaggio ma per dirla velocemente: mio fratello fra un mese potrebbe tornare” rispose Flora
“Non penso che il mio popolo lo attaccherebbe però faresti meglio ad avvertirli, almeno sapranno di dover trattenere Sterope. Passate pure, avvertirò io gli altri” disse l’elfa
“Grazie Asterion, arrivederci Siryo, che gli alberi vi guidino.” salutò la fata della natura
“E che la luna vi illumini la via” rispose l’elfa prima di tornare a confondersi con gli alberi
Il gruppo proseguì, camminando, fino a Matris Cupĭo; lì vennero accolti dal Governatore della città, un elfo dai corti capelli neri, che disse loro:
“Asterion mi ha avvertito che hai qualcosa da riferire al popolo degli Elfi, Figlia di Barahir, abbiamo riunito tutti perché ti ascoltino”
“La ringrazio Curunìr” rispose la fata seguendolo fino al frassino al centro del villaggio e assieme all’elfo salì su una delle grosse radici che spuntavano dal terreno.
“Fratelli, perdonate se ho distolto la vostra attenzione dalle attività ma è pervenuto un messaggio da parte di nostra sorella Asterion, Flora, figlia di Rubin, primogenita del Clan dell’Acqua porta una notizia” proclamò prima di lasciare la parola alla fata della natura
“Figli degli Alberi, temo di essere portatrice di sventura, Crisantemo, figlio rinnegato dell’Acqua, tornerà a calpestare la terra di questo luogo e a causa della migrazione dei Figli della Notte saremmo costretti a transitare per il vostro territorio. Pertanto vi prego di lascarci passare illesi e di concederci l’utilizzo del Ponte Sospeso”
“Perché il Traditore dovrebbe tornare su Linphea? E chi verrà con voi in questo viaggio?” la interpellò Curunìr
“Se i consigli della nostra casa ci daranno il loro benestare partiremmo verso Oleandro per portare a compimento la Profezia del saggio Conchobhar; nostri compagni saranno due stregoni, quattro fate e la Figlia di Karen” rispose Flora
“Quindi il Drago Rosso giungerà nella patria del Padre.
Fratelli, spetta a noi decidere se passerà in un luogo amico, perciò esprimete la vostra volontà e i nostri rappresentanti mostreranno l’opinione del popolo degli Elfi sulla Profezia del pianeta morto.” disse il Governatore
Subito dalla folla si levarono un nugolo di sfere di luce bianche d’assenso interrotte in alcuni punti da zone di luce nera di dissenso.
“Il verdetto è noto a tutti, la nostra volontà si è manifestata” disse Curunìr
“Vi ringrazio qualora servisse Minas Ithil sarà sempre aperta per voi” aggiunse Flora prima di scendere al seguito dell’elfo che, non appena si riunirono a Nadia e Aleksej, disse:
“Vieni, accompagno te e i tuoi amici al ponte sospeso e non ti preoccupare, tratterremo noi Sterope” e allo sguardo sorpreso della fata aggiunse: “So bene che lei è la tua maggiore preoccupazione; è l’unica fra noi a non riuscire a controllare le sue emozioni e questo è sia un pregio che un difetto”
“Ti ringrazio Curunìr” disse la fata
“Allora qui ci salutiamo, buona fortuna con i due Consigli, non sarà facile convincerli a lascarvi partire. E mi raccomando, non farti ingannare da tuo fratello, è in grado di mentire con gli occhi” li salutò prima di tornare verso l’albero che ospitava la sua casa, accompagnato dal lieve fruscio che emetteva la sua tunica rosso scuro con fregi dorati.
I due licantropi e la fata salirono l’alta scala e quando misero il piede sul primo ramo, piatto dalla loro parte, vennero colti da una sensazione di vertigine: il ponte distava circa cinquanta metri dal suolo e era interamente sostenuto e fatto di rami e rampicanti, a loro volta collegati agli alberi.
Mentre stavano camminando Nadia chiese:
“Flora che ti metti ‘sta sera per la festa della Luna di Miele?”
“Non so, penso che vedrò cos’ho nella stanza-armadio. Comunque pensavo a qualcosa con del pizzo. Voi?” domandò la fata
“Io il solito: la camicia bianca e i pantaloni argento con i mocassini bianchi.” rispose Aleksej
“Io invece sono indecisa: non so che scegliere tra la gonna lunga e il vestito ma penso vincerà il vestito” disse Nadia
“Come stanno andando i preparativi?” chiese Flora
“Bene, quando siamo partiti, stavano facendo le braci, allenandosi e mettendo a punto gli ultimi dettagli” illustrò la licantropo
“Ottimo, alla fine in quanti danzano?” domandò la fata
“Sette, mi pare” rispose Nadia
“Otto; hanno scelto una danza di coppia. Siamo arrivati” disse Aleksej fermandosi davanti al tronco degli alberi che facevano da pilastri per poi aprire la porta di corteccia nascosta dal muschio e iniziare a scendere la scala a chiocciola seguito dalle altre due.
Quando uscirono vennero investiti dall’odore acre del fumo ma senza preoccuparsene ripresero a camminare seguendo il suono delle voci ridevano, parlavano e scherzavano allegramente.
Appena giunsero al villaggio Aleksej e Nadia vennero travolti da una bambina che saltò loro addosso esclamando:
“Fratello, Sorella, siete tornati”
“Galya, lasciali respirare, saranno stanchi. Inoltre devi ancora finire la tua porzione” disse dolcemente un’anziana signora con alcune ciocche di capelli bianchi, raccolti in una cricchia, che coprivano leggermente due occhi color liquirizia brillanti di vitalità.
La bambina scese allora dalle braccia dei fratelli e dopo essersi voltata verso l’anziana esclamò
“Non mi piace la minestra!”
“Se la mangi tutta chiedo a Duilio di portarvi a caccia con lui” disse con aria complice l’altra
“Davvero? Grazie Nonna!” rispose Galya abbracciandola prima di correre via
L’anziana rise dolcemente prima di dire:
“È davvero una bambina piena di energia”
“Anche troppa. Grazie Munin per esserti presa cura di lei” disse Nadia
“Fate parte della nostra famiglia; e in una famiglia è normale affidare i bambini alle nonne.” rispose lei sorridendo
“Munin, io, avrei bisogno di parlarle” la chiamò Flora
“Se usi il “lei” deve essere qualcosa di importante. Ne parleremo nella mia tenda. Ma prima, passa da Clara a prenderti qualcosa da mangiare” rispose prima di allontanarsi
 “Bene! Andiamo a prenderci un po’ di minestra?” chiese Nadia dirigendosi verso il centro del villaggio
Il gruppetto si avvicinò al tavolo di legno, posizionato davanti a un calderone fumante, con sopra delle scodelle in terracotta; dietro li attendeva una donna dai capelli d’oro e gli occhi di cioccolato al latte che, dopo avergli porso tre ciotole di minestra con un tozzo di pane ciascuna, si rivolse alla fata della natura:
“Flora, Zoe mi ha chiesto di domandarti se puoi passare da lei: Ingrid sta poco bene”
“Ti ringrazio Clara. Dopo andrò. A stasera.” rispose la castana salutandoli
Mentre Nadia e Aleksej raggiungevano Ileana e Gregorio per mangiare insieme Flora raggiunse la tenda della licantropo; scostò il tessuto all’ingresso e si sedette davanti a Munin che, intanto, si era preparata del tè.
“Allora tesoro, di cosa volevi parlarmi?” chiese alla fata
“Mio… Crisantemo tra un mese potrebbe tornare; io e le mie amiche, dovremmo partire con lui e altri due stregoni per raggiungere la Piramide della Verità e forse avremmo bisogno della vostra ospitalità” rispose
“Capisco e avvertirò il branco. Ora, di cosa volevi parlarmi veramente?” domandò Munin
“Tu… tu credi che possa farcela? Pensi che possa riuscire a controllarlo?” chiese piano Flora
“Sai una cosa Flora? Anche tua madre mi pose le tue stesse domande e ricordo che tua nonna fece lo stesso con l’Anziano che a quel tempo guidava il branco. È normale avere dei dubbi, ma sono sicura che riuscirai a superarli e a cavartela” rispose l’anziana
“Ho paura Nonna. E se dovesse tornare? La maledizione è incompleta, esiste un modo per romperla. Io… io non voglio morire o diventare uno strumento nelle Sue mani!” esclamò la fata con la voce rotta dal pianto e le lacrime salate in bocca
“Piccola mia” disse Munin abbracciandola e carezzandole dolcemente i capelli con le mani rugose finché non si fu calmata
“Va meglio ora?” le domandò asciugandole il viso con le mani e poi aggiunse, porgendole la scodella “Su mangia qualcosa”
Restarono in silenzio il tempo che serviva alla licantropo per bere il tè e alla fata per mangiare la minestra e il pane. Una volta finito si alzarono e si diressero entrambe verso l’uscita ma prima che potessero varcarla Munin la fermò e disse:
“Flora, so che sei spaventata e preoccupata ma ricorda sempre: il branco è una famiglia e anche tu ne fai parte; non importa quanto tu sia in pericolo o chi sia la minaccia noi ci saremmo sempre, per te come tu ci sei sempre stata per noi. Non dimenticare mai che ci sono persone che ti amano e che sono disposte a tutti pur di aiutarti e non mi riferisco solo a noi e alla tua famiglia ma anche ai tuoi amici e alla natura stessa. Ora va a casa ma prima voglio darti un altro consiglio: rivela la verità su di te alle persone di cui ti fidi e fallo guardandoli negli occhi, a testa alta.”
le sorrise dolcemente e uscì dalla tenda subito seguita dalla fata.
Una volta fuori Munin si allontanò verso il lago borbottando qualcosa riguardo all’avanzare dell’età mentre Flora venne circondata dagli amici che le chiesero come mai fosse rimasta ad Alfea e come fosse andata. La fata rispose raccontandogli brevemente tutta la storia. Quando ebbe finito gli altri la fissarono con gli occhi sgranati e rimasero in silenzio; poi un licantropo riuscì a prendere parola e con voce calma, disse:
“Quindi… quello stronzo tornerà al villaggio”
“Si ma sarà solo una cosa temporanea e probabilmente starà, per la maggior parte del tempo, nella tenuta che adibiamo al combattimento e sarà controllato a vista, perciò non ti preoccupare Mario” rispose la fata
“Io mi chiedo come la prenderà Zoe” si domandò un’altra licantropo
“Le andrò a parlare oggi pomeriggio e le spiegherò ogni cosa. Ora, scusatemi, ma devo proprio andare, ci vediamo stasera” disse la castana iniziando a correre verso casa ma prima che potesse allontanarsi troppo un licantropo dai capelli biondi e gli occhi castani la chiamò:
“Flora, aspetta, posso venire con te? Dovrei parlare con Miele”
“Certo Ferdinando ma dovremmo andare veloci ho tante cose da fare e molto poco tempo” rispose lei
Detto questo riprese a correre con gli occhi che avevano ripreso quella sfumatura argentata e al fianco un lupo biondo. In pochi minuti furono davanti alla cinta muraria del castello che occupava l’intera radura.
Si fermarono innanzi al portone in legno scuro con dipinto sopra il simbolo del clan a cui apparteneva: un cedro protetto dalle ali del drago europeo posato tri i rami che avvolgeva la coda al tronco dell’albero con inciso sulla corteccia un triangolo equilatero con la punta rivolta verso il basso. I due si avvicinarono e il portale si aprì da solo per poi chiudersi alle loro spalle. Dopo aver superato la seconda cinta muraria giunsero al vero portone del castello che si aprì al tocco delle mani della fata permettendo loro di entrare. Iniziarono a camminare sul tappeto rosso dell’ingresso ma vennero interrotti dall’arrivo di Miele che corese verso di loro.
Flora si preparò ad abbracciare la sorella ma quest’ultima la evitò per lanciarsi tra le braccia di Ferdinando esclamando:
“Fe sei arrivato!”
“Certo, mantengo sempre le promesse, io” rispose il licantropo
“Credo di essermi persa qualcosa” disse la fata
“Ieri Fe si è dichiarato e io ho accettato” spiegò la sorella.
Diversamente da quanto di aspettavano la fata non si complimentò con loro ma si limitò a urlare:
“HO VINTO! Lucas, mi devi un gelato tre gusti!”
“Hai scommesso se si mettevamo insieme?!” chiese sconcertata Miele
“Non se ma quando, era evidente che foste cotti l’uno dell’altra ma non vi decidevate a fare il primo passo” rispose la fata della natura
“Quindi tu lo sapevi?” domandò Ferdinando
“Tutti ne erano a conoscenza. Miele, sai dov’è papà?” chiese Flora
“Dovrebbe essere nello studio” rispose la ragazza
“Bene; io vado a parlarci, voi andate pure a fare i piccioncini nel cortile” disse ridendo mentre correva per raggiungere le scale, inseguita dalla voce della sorella.
Una volta davanti allo studio Flora bussò e, dopo aver ricevuto il permesso, entrò e si sedette su una delle due sedie davanti alla massiccia scrivania di mogano su cui stava lavorando suo padre che le chiese:
“Allora?  Cosa vi hanno detto?”
“Ogron sostiene che l’unico modo sia portare a compimento la Profezia del Riscatto e che lui e i suoi compagni siano le tre ombre di cui parla la profezia quindi dovranno venire su Limphea per poi passare su Oleandro e combattere con noi” disse la fata della natura
“Capisco. Quindi dovrò aspettarmi la richiesta di nove permessi per Oleandro e una richiesta d’incontro da parte della Direttrice Faragonda. Ora, posso farti una domanda? Credi che acconsentiranno a farvi partire? Magari Ogron e i suoi compagni sì, tanto sarebbe solo un modo diverso per ucciderli ma pensi davvero che lo permetteranno a cinque Fate Guardiane, di cui tre principesse, e a te che sei la persona più preziosa del pianeta, dopo la custode del Cuore?” le domandò Rubin
“No, per questo speravo che tu potessi provare a convincerli” rispose la figlia
“Flora, è vero che io rappresento uno dei clan più importanti ma non posso comandare i nostri clan minori; mettiamo poi che tu riesca a convincere il clan del Fuoco è vero che avresti l’appoggio di due Maggiori ma avresti contro i clan dell’Aria, della Terra e del Giglio senza contare poi il Consiglio delle Razze. Se siamo positivi riusciremmo a riunire 51 voti che non sono nemmeno la metà di quelli necessari e sto parlando solo per te” disse l’uomo
“Lo so però devo tentare, mi rendo conto che è quasi impossibile ma farò del mio meglio” assicurò Flora
“Bene, allora, per riuscire ad avere un po’ di più speranza, la prima cosa che dovrai fare sarà superare il test di quarto livello con il punteggio più alto, così dimostrerai che sei in grado di difenderti, poi dovrai cercare di non litigare con il Sommo Sacerdote dell’Aria così eviteremo di avercelo contro o almeno sarà un po’ più bendisposto, inoltre dovrai chiamare Ogron Crisantemo, così vedranno che sei riuscita a superare il fatto che tuo fratello abbia scelto le tenebre e che sei pronta a combatterlo. Pensi di farcela?” domandò Rubin
“Si” rispose
“Dovremmo poi modificare il sigillo: renderlo più elastico e spostare la chiave in un posto esterno lasciandoti tuttavia un po’ di controllo. Quanto tempo abbiamo?” chiese il padre
“Un mese in solitario più una settimana in cui dovrei allenarmi qui con le altre” rispose la fata della natura
“Si, ce la possiamo fare, anche se dovremmo ridurre le nostre ore di sono.
Il tempo prima dell’inizio dell’esame per l’avanzamento lo trascorrerai a Minas Anor, mi metterò subito in contatto Harun e gli chiederò se ti ospita; se rifiuterà te la farai tutta a piedi. Una volta finita la cerimonia del passaggio andremo alla Cattedrale dell’Aria a incontrare il Sommo Sacerdote per modificare il sigillo. Quando tornerai dovrai comparire davanti al concilio per convincerli a lasciarti andare e non so quanto potrà durare. Comunque mentre aspetteremo il risultato dovrai iniziare a comprare quello che vi potrebbe servire durante la missione. Nel frattempo io, oltre a lavorare, cercherò notizie nelle varie biblioteche e cercherò di ammorbidire un po’ i consiglieri.
Per quanto riguarda l’allenamento insieme posso prestarti una delle tenute” disse il padre
“Va bene.” rispose la figlia
“Va pure a farti i tuoi giri, oggi sarà probabilmente l’ultimo giorno di pace. Ah, Flora, se devi andare da Zoe ti consiglio di prendere il cavallo” le consigliò Rubin
“A dopo allora” lo salutò la fata prima di uscire dallo studio per dirigersi verso le scuderie dove scelse uno stallone dal lucido mando nero; gli mise le briglie, una coperta e la sella, si cambiò i vestiti in qualcosa di più pratico, lo condusse fuori, gli montò in groppa e al galoppo prese il sentiero che portava a casa dell’amica.
Cavalcò fino ad arrivare ad un piccolo cottage nascosto tra gli alberi e circondato da degli alberi dalle foglie dei colori autunnali che in quella parte di bosco avevano trovato il habitat naturale creando una macchia giallo-rossa nel mezzo del verde.
Fece superare con un salto il recinto al cavallo e, dopo essere scesa lo portò fino all’abbeveratoio e lo legò prima di bussare. Venne accolta da una donna dai capelli rosa e dagli occhi liquirizia che la salutò abbracciandola prima di farla entrare nella cucina che faceva da ingresso.
“Come stai Flora?” le domandò Zoe invitandola con un gesto a sedersi sul divano della sala-cucina
“Tutto bene grazie. Te e tua figlia invece? Clara mi ha detto che stava male” disse la fata
“Io bene, Ingrid invece ha la febbre e non riesco ad abbassargliela” rispose la rosa
“Solo febbre o influenza?” chiese Flora
“Influenza. Ho usato il decotto di calendula ma non ha avuto molto effetto” la informò l’altra
“Prova a usare la tisana: miscela 10 grammi di: tiglio, farfaro, fiori di sambuco, borraggine e liquirizia. Preleva un cucchiaio della miscela e lascialo in infusione per 10 minuti in un filtro di dumortierite. Da bere due volte al giorno lontano dai pasti.
Ti consiglio inoltre di fare un elisir con la calcite per rinfrescarla con un panno inumidito passandolo sul corpo. Se non passa portala di guaritori, ne sanno sicuramente più di me” disse la fata
“Ti ringrazio. È successo qualcosa?” domandò Zoe notando lo sguardo tormentato dell’amica
“Ecco… Crisantemo potrebbe tornare fra un mese” rivelò Flora
“Davvero?” chiese la rosa
“Zoe…” cominciò a parlarle la fata
“Flora, te la ricordi la storia di mia figlia? Non riuscivo a rimanere incinta nel metodo tradizionale, allora io e tuo fratello abbiamo deciso di ricorrere a quello artificiale lui “donò” lo sperma e io gli ovuli.
Una settimana dopo Crisantemo uccise tua madre e io crollai pensai che fosse colpa mia, perché non avevo notato niente. Mi ci vollero dieci anni per capire che non avevo colpa e per decidere di farmi impiantare l’embrione, l’unico, che erano riusciti a creare. Nove mesi dopo ero madre di una bambina, figlia mia e della persona che amavo.
Quello che sto cercando di dire è che non ci sarò quando tornerà e che non gli farò conoscere Ingrid perché l’uomo che arriverà e l’uomo che mi ha fatta diventare madre sono due persone diverse.” disse Zoe tenendo le mani di Flora che la guardava con le lacrime agli occhi. Vennero interrotte da una porta che si apriva e da una vocina stanca:
“Mamma” la chiamò
“Che succede tesoro?” domandò la donna
“Non riesco a dormire” disse Ingrid stropicciandosi gli occhioni verde scuro
“Vuoi venire in braccio?” chiese spostandole dal viso i capelli rosa
“Si” rispose la bambina prima di accoccolarsi sulla madre
“Sei cresciuta tanto, sai?” disse Flora guardando intenerita quella scena
“Anche tu zia” mormorò la piccola con la voce impastata dal sonno, tornato improvvisamente
“Vi lascio” sussurrò la fata all’orecchio dell’amica che fece un cenno d’assenso salutandola a sua volta con un veloce “Alla prossima e scusa se non ti accompagno alla porta”
“Buonanotte piccola” mormorò Flora alla bambina prima di depositarle un lieve bacio sulla fronte e uscire dalla casa chiudendo piano la porta.
Prese il cavallo e si allontanò dalla abitazione e solo quando fu sicura di essere abbastanza distante vi salì in groppa per tornare al castello.
Un quarto d’ora dopo era seduta davanti allo specchio sopra la scrivania di camera sua ad aspettare che le amiche rispondessero alla chiamata. Non dovette attendere molto prima che l’immagine delle cinque Winx si sostituisse alla sua
“Siete già a Fonterossa?” chiese la fata della natura
“Sì, gli appartamenti qui sono più piccoli di Alfea e l’orario che ci hanno consegnato è infernale” si lamentò Stella
“Coraggio, neanch’io me la passerò bene” cercò di confortarla la limpheana
“Comunque Flora, chi erano i due ragazzi che ti sono venuti a prendere?” chiese Tecna
“Nadia e Alecksej della tribù Aygul: la tribù di licantropi di Limphea; siamo stati insieme da quando eravamo piccoli e quindi sono molto protettivi.” rispose la fata della natura
“Quindi odiano Ogron perché è stato un tuo nemico?” domandò Bloom
“Anche” disse la fata
“In che senso “Anche”?” chiese Aisha
“Sentite ragazze, vi spiegherò tutto, è una promessa, però lo farò quando saremo da sole e faccia a faccia. Quindi, potreste aspettare un mese?” pregò Flora
“Certo. Ci sentiamo anche domani?” chiese la fata dei fluidi
“Non so, domani probabilmente sarò sfinita per gli allenamenti a Minas Anor ma se ce la faccio vi telefono” disse la fata della natura
“ È un campo di allenamento?” domandò Musa
“No, è il castello del Clan del Fuoco” e di fonte alle espressioni confuse delle amiche aggiunse: “Limphea è divisa in clan ognuno con un preciso compito.  Tra loro spiccano cinque Clan Maggiori: il Clan dell’Acqua, di cui faccio parte, che si occupa della magia, il Clan dell’Aria che pensa alla religione, il Clan della Terra che comprende l’artigianato e la storia, il Clan del Giglio, di cui fa parte la famiglia reale, che si occupa dell’amministrazione e delle pubbliche relazioni e infine il Clan del Fuoco che pensa alla guerra e quindi dell’addestramento”
“E ognuno di questi Clan Maggiori ha un castello?” chiese Stella
“Si, o meglio, quattro usano dei veri e propri castelli, l’Aria invece occupa un tempio ma è posizionato e costruito in modo tale da poter essere facilmente difeso” rispose Flora
“Ma allora da chi è composto il Consiglio dei cento?” domandò Tecna
“Dalla Regina, dai quattro rappresentanti dei clan Maggiori e dai novantacinque di quelli minori” spiegò la fata della natura
“Quindi sono tipo dei nobili?” chiese Bloom
“Sì, no, in un certo senso; è difficile da spiegare: i clan si estendono fino a inglobare tutta la popolazione di Limphea; l’unico membro di spicco e il consigliere ma anche lui lavora come tutti, è vero la sua famiglia ha dei vantaggi, ma niente di più. Nei tempi antichi era così ma poi i Clan hanno deciso di cambiare politica.
Ora scusatemi ma devo iniziare a prepararmi per la festa che si terrà tra poco” disse Flora
“Che festa?” chiese Musa
“Quella per la Luna di Miele: ogni mese la mia famiglia e il branco celebrano l’arrivo della luna piena” spiegò la fata della natura
“Deve essere davvero bello.
Alla prossima allora” la salutò la fata della musica
“Lo è. Vi racconterò tutto quando vi chiamo. Sì, ci sentiamo” disse prima di chiudere la comunicazione e andare verso il bagno in camera per riempire la vasca e rilassarsi un po’.
 
 *Finestra sull’Autore*
Salve Gente!
Come state? Io bene. Ora, tornando al capitolo: non è successo niente di particolarmente rilevante; sono solo stati rivelati alcuni particolari su Flora e Ogron, che è padre (sì, mi piace complicarmi la vita u.u), e sul sistema governativo di Limphea, il Consiglio delle Razze lo spiegherò più avanti. Povera Sterope, ce l’hanno tutti con lei XD; penso sia chiaro chi siano gli abitanti del Bosco dei sogni (il Drömskog). Spero di aver reso bene i personaggi e di non essere andata troppo OOC, che è la cosa che temo di più.
La tisana non me la sono inventata, l’ho trovata in un libro e anche l’elisir e l’idea del filtro in dumortierite le ho prese da un libro sulla cristalloterapia.
Spero vi sia piaciuto e che non vi siate annoiati; se ci sono errori non esitate a farmeli notare.
Come al solito passiamo ai ringraziamenti (Oddio mi pare di essere in un programma televisivo XD): ringrazio MartiAntares e Florafairy7, che hanno recensito il precedente capitolo, e le saluto con la promessa che presto recensirò il loro; poi ringrazio chi ha messo la storia fra le seguite e/o preferite e i lettori silenziosi, mi basta sapere che ci siete.
Ringrazio inoltre gli autori dei nomi in elfico che ho trovato su internet, non li ho usati per tutti ma un paio sì.
Vi saluto, ci vediamo al prossimo capitolo
Alla prossima
Nuray
P.S.: In questo scritto ci sono un paio di riferimenti all’opera di un grande scrittore; chi riuscirà a individuarli? ;)
 

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Capitolo 9
*** La teoria delle armi ***


~~CAPITOLO 9

Quando la sveglia risuonò tra i corridoi vuoti della scuola di Fonterossa le cinque fate e i tre stregoni si si svegliarono e si diressero lentamente verso la mensa per poi andare nell’arena della scuola, seguendo una routine che andava avanti da ormai una settimana.
“Venti giri di corsa” ordinò Codatorta non appena vi misero piede.
Il gruppo obbedì iniziando immediatamente a disgregarsi: Anagan, Ogron, Aisha e Gantlos in testa, seguiti da Musa e Tecna e, a poca distanza Bloom e Stella.
Non appena ebbero finito l’istruttore comandò:
“Fate cinquanta flessioni e addominali, io torno fra un paio di secondi”
Gli otto iniziarono l’esercizio e quando ebbero finito attesero in silenzio: le fate perché non potevano parlare liberamente e gli stregoni perché non ne avevano voglia.
Codatorta tornò accompagnato da altre sette persone
“Questi, ragazzi, sono i vostri maestri. Il preside Saladin li ha chiamati dal loro pianeta d’origine per insegnarvi l’uso di un’arma.” spiegò prima di lasciare la parola ai nuovi venuti
“Io sono Alfgeir, maestro della lancia e mi occuperò della Principessa di Andros, tuttavia ti avviso che non sarò io a dover mostrare rispetto ma tu; se hai qualcosa da ridire allora cercati un altro insegnate” proclamò un uomo sulla quarantina dai lunghi capelli color ebano raccolti in una coda bassa che arrivava fino al sedere guardando la fata dei fluidi con gli occhi color del sangue
“Non chiedo di meglio, sono lieta di apprendere da un vero Maestro e non vedo l’ora di iniziare” rispose Aisha guardandolo
“Mi chiamo Tsin e sono la maestra della frusta. Ti insegnerò il significato della parola fatica, fata del sole.” disse con un sorriso sadico una delle due donne presenti fissando la sua futura “vittima” con le ametiste incastonate nel viso abbronzato dai tratti decisi.
“Farò del mio meglio” assicurò Stella
“Il mio nome è Iwao, signore delle asce. Stregone, non vedo l’ora di incrociare le lame con un discendente del sangue vichingo” disse un uomo dalla pelle chiara e gli occhi cioccolato fissando Gantlos che si limitò a guardarlo con odio
“Io mi chiamo Al Nasl e sono l’esperto delle frecce, Bloom, le prossime settimane le trascorreremmo insieme” si presentò una uomo dai capelli neri e gli occhi grigi
“Ti ringrazio” rispose semplicemente la fata del drago
“Piacere di conoscerti Tecna, io mi chiamo Laukaus, maestro delle armi da fuoco. Come te vengo da Zenith.” disse un uomo longilineo dai capelli e occhi verde acido
“La conosco, la sua abilità è nota in tutto il pianeta. La ringrazio per i suoi insegnamenti, maestro” proclamò la fata con un lieve inchino
“Io sono Muriel, maestra della falce e delle armi da lancio, non appartengo alla tua razza ma spero che questo non ti provochi pregiudizi, mago della velocità” disse dolcemente una ragazza apparentemente delicata dagli occhi verde acqua e i capelli azzurro chiaro lasciati liberi di cadere lungo la schiena come un cascata
“Affatto.” rispose semplicemente Anagan mentre Ogron le lanciava un occhiata carica di disgusto facendole abbassare il volto con un sorriso triste per evitare lo sguardo dello stregone
“Mi chiamo Trygg e sono il maestro dell’alabarda, ti insegnerò ciò che ti serve per rimanere in vita. Dammi pure del tu piccola melody” si presentò l’ultimo rivolgendosi alla fata della musica
“Grazie, mi affido a te” disse Musa
“Manca solo il tuo insegnante, Ogron, ma dovrebbe arrivare tra poco, quindi…” Codatorta venne interrotto dall’arrivo di un uomo di mezza età dai corti capelli bianchi che incurante degli sguardi sorpresi che le fate e i due stregoni gli lanciarono si avvicinò a Ogron e, dopo averlo fronteggiato per qualche istante guardandolo negli occhi, lo colpì in testa con il pesante bastone in legno di acacia che teneva in mano
“Brutto deficiente, hai idea dei casini che ha causato il tuo ritorno? Ma no, ovviamente; tu non pensi mai da quando l’unica parte sana del tuo cervello è scappata! Idiota di un Crisantemo!” esclamò colpendolo nuovamente
“Mi siete mancato anche voi Maestro” lo salutò il mago del Cerchio Nero con deferenza, chinando, per quanto possibile, il capo
“ “Mi siete mancato” un corno! Harun sta facendo lavorare Flora molto duramente e io non sarò da meno: ti allenerò fino a farti sputare sangue; te lo assicuro” disse il corvino con gli occhi lampeggianti d’ira
“Avanti Dyrnwyn, invece di minacciarlo non potresti semplicemente ridurlo ad un livido vivente?” gli chiese la maestra della frusta con un sorriso arrogante
“Sei crudele ma le tue idee rimangono ottime come sempre Tsin. Per chi non mi conoscesse io sono uno dei danzatori del vento di Limphea specializzati nella spada; sono colui che ha insegnato a combattere a questo imbecille.” si presentò l’uomo guardando tranquillamente il resto del gruppo che, esclusi i maestri, lo fissava come se fosse un fantasma apparso all’improvviso
“Ottimo. Ragazzi, questa sera vi verranno consegnati in nuovi orari, tuttavia, se il vostro maestro decide di svegliarvi all’una per allenarvi voi dovrete ubbidire senza fare storie. Ogni Maestro ha una palestra per se quindi non vi allenerete più assieme, tranne quando si deciderà di fare una battaglia per vedere come ve la cavate o durante le lezioni di “Pugnale e Coltello” che terrò io due volte alla settimana. Vi lascio ai vostri insegnanti.” disse l’allenatore di Fonterossa uscendo dall’arena.
“Seguiteci” disse semplicemente Al Nasl dirigendosi verso il corridoio seguito dagli altri.
Subito dopo che ogni coppia entrò nella palestra assegnatale si sentirono i colpi di un combattimento risuonare.


FRECCE
“Allora Bloom; la prima cosa da fare è trovare un arma che si adatti a te. Mostrami le braccia.” ordinò Al Nasl alla fata del drago che obbedì porgendogliele. Subito il maestro le esaminò tastandogliele
“A cosa serve?” domandò la principessa di Domino
“Devo capire se sei in grado di tendere un arco e se posso osare con uno lungo. No, direi di no” concluse dopo poco “Tieni: è un arco in legno di tasso, molto elastico e flessibile; prova a tirare questa freccia”
Bloom prese l’arma e  la scoccò mettendoci talmente posa forza da farla cadere poco distante.
“Sembra che dovremmo puntare su un altro tipo di “freccia”” sospirò Al Nasl prima di riprendere l’arco e dirigersi verso la rastrelliera dove erano appese le varie armi e osservò con occhio critico le balestre
“Prova questa è in legno, probabilmente sarà più pesante di quella che userai ma è meglio così, almeno farai muscoli” le spiegò porgendole l’arma già carica.
La fata la prese con esitazione e dopo averla guardata per un po’ disse determinatas:
“Posso imparare”
“Non ne dubito, solo che non ho il tempo per farti acquisire la forza necessaria a farti tendere l’arco senza sforzo e a scoccare velocemente le frecce con precisione. Ora, punta il bersaglio e scocca” ordinò il maestro
Bloom ubbidì e il dardo mancò di poco il bersaglio posto a dieci metri di distanza
“Come vedi, c’è molto lavoro da fare” disse Al Nasl sorridendo tranquillo


FALCE
“Con cosa preferisci iniziare?” domandò Muriel legandosi i capelli in una coda alta
“Con la falce; a proposito io non sono un principiante” disse Angan testando una delle armi della rastrelliera
“Questo lo so: per te e i tuoi fratelli sono state consultate le fate terrestri e loro ci hanno detto che armi usavate contro di loro, io devo solo rispolverare e affinare le tue tecniche.” gli spiegò la ragazza estraendo la sua falce dalla custodia in cui l’aveva riposta perché non si rovinasse durante il viaggio
“È una bella arma” commentò lo stregone
“Non è solo bella ma anche funzionale: è fatta in mithril, la lama è robusta ma grazie alle proprietà del metallo non risulta particolarmente pesante, inoltre la curva che fa l’asta permette di maneggiarla più facilmente anche se rende un po’ più difficile la rotazione. I fregi invece sono simboli ma non hanno alcun potere. Iniziamo!” disse tenta do di colpire Anagan che parò l’attacco prima di tentare un offensiva. Si scambiarono qualche colpo, saggiando l’abilita dell’avversario fin quando lo stregone percepì la leggera pressione della falce nemica sulla parte posteriore del collo: il mago aveva tentato di intrufolarsi nella difesa dei Muriel che gliel’aveva permesso limitandosi a richiamare la lama verso di se, prima ancora che Anagan potesse iniziare il movimento che, se portato a termine, le avrebbe reciso le vene del collo.
Entrambi ritirarono le armi allontanandosi un poco e guardandosi, una sorridendo lievemente l’altro sfregando il punto dove aveva sentito la lama per cancellare il ricordo di quella sensazione.
“Sono davvero arrugginito” commentò lo stregone
“È normale: è da parecchio che non usi la falce, inoltre sei rimasto ibernato per circa sei anni; i tuoi muscoli sono ancora indolenziti nonostante il lavoro di Codatorta e io mi alleno da molto e tutti i giorni.” spiegò Muriel
“Posso farti una domanda? Perché non mi chiami mai per nome?” chiese Anagan spiazzando la sua insegnante che lo guardò sorpresa prima di rispondere:
“Secondo il mio popolo i nomi danno un discreto potere sull’oggetto, la persona o l’animale a cui sono assegnati. Prima di chiamare una persona con il suo nome dobbiamo avere il suo permesso” disse la ragazza
“Capisco, beh, tu puoi chiamarmi Anagan, sei la mia maestra quindi hai comunque una discreta influenza e inoltre è strano; sembra quasi che tu non ti stia rivolgendo a me.” disse lo stregone prima di aggiungere: “Posso chiamarti Muriel?”
“Certo Anagan” rispose lei con gli occhi lucidi per quella inaspettata cortesia


ARMI D FUOCO
“Allora Tecna che armi usi di solito?” chiese Laukaus guardandola con la schiena appoggiata al muro
“Di pistola: la Beretta 92FS, di fucile invece: l’M4 sia con i proiettili classici che con la variante di energia” rispose la fata
“Bene, in queste tre settimane divideremo il tempo in quattro parti uguali: un quarto lo useremo per la pistola, un quarto per il fucile e gli ultimi due quarti per un nuovo tipo di fucile. L’M4 è ottimo ma la sua capacità di penetrazione in rapporto alla lunghezza non è molto vantaggiosa quindi ho intenzione di insegnarti a usare un nuovo tipo di arma. Pensavo al PTRS-42 bis: è in grado di sparare proiettili da 14,5 × 114 mm e colpire da una distanza di 500 metri perforando una corazzatura di 25 mm. Io non so di che materiale sia fatto ciò contro cui dovrai sparare ma questo fucile, come avrai notato, è in grado di mantenere una buona capacita penetrativa anche da grandi distanze. Purtroppo è molto lungo quindi poco maneggevole però grazie ai nuovi materiali siamo riusciti a renderlo estremamente leggero, quindi non sarà un gran peso. Inoltre, a differenza delle sue precedenti versioni non necessita di una manutenzione giornaliera e i residui di polvere non vanno a posarsi sull’apertura per il recupero dei gas rischiando di inceppare il meccanismo. Tuttavia il caricamento è ancora manuale. Che ti sembra?” domandò l’insegnante passandosi una mano tra i folti capelli dello stesso verde acido degli occhi mentre prendeva una grossa boccata d’aria, avendo parlato così in fretta da non riuscire quasi a respirare.
“Mi pare perfetto ma il rinculo?” chiese la fata con il mento sostenuto dalle due dita della mano destra
“Quasi totalmente assente per un arma di quel tipo” rispose il maestro sorridendo
“Allora è davvero perfetta” confermò Tecna
“Bene perché altrimenti avrei dovuto smontare la postazione” disse il maestro ridendo mentre sollevava il telo che copriva il fucile
“Le due aste sono telescopiche quindi puoi modificarne l’altezza” le disse Laukaus mentre a fata si stendeva per vedere se le andava bene l’altezza prima di alzarsi, modificarla e stendersi nuovamente.
“Sono pronta” annunciò dopo aver indossato le cuffie che il maestro le porse
“Tenta di colpire quel bersaglio” ordinò lui
Uno sparo riecheggiò nella palestra chiusa più lunga di Fonterossa; il tempo necessario affinché l’eco si disperdesse e l’immagine olografica di un obiettivo con un buco al centro comparve davanti ai due
Bene ma ora proviamo con qualcosa di più complesso: siccome i bersagli fermi e con il centro al centro sono noiosi che ne dici di questi?” chiese via telepatica il maestro prima di far comparire con un gesto una decina di bersagli dai cerchi e dimensioni irregolari che dopo poco si misero a svolazzare senza una precisa traiettoria lungo tutta la lunghezza della palestra senza tuttavia superare una precisa distanza dalla canna del fucile
Avanti” la spronò
Numerosi spari si succedettero a poca distanza l’uno dall’altro


FRUSTA
Come Tsin chiuse la porta alle sue spalle la fata sobbalzò
“Allora principessa, che sai dirmi delle fruste?” domandò la donna dai capelli castano chiari
“Sono un arma e non vengono usate in battaglia perché non sono molto utili” rispose Stella
“Giusto. Giusto. SBAGLIATO; ENORMEMENTE SBAGLIATO. Le fuste hanno un enorme potenziale offensivo e necessitano di pochissima forza, che è il motivo per cui è stata scelta per te, e il fatto che quei pochi che l’anno usata in battaglia siano morti non ha niente a che vedere con l’arma, non è colpa sua se erano degli incompetenti! Le fruste sono una delle armi che meglio si prestano alle modifiche senza però subire una grande penalizzazione delle abilità. Guarda questa ad esempio, osserva le placche metalliche che sono state inserite nell’intreccio aumentando la potenza del colpo senza influire sulla velocità!” esclamò aprendo uno squarcio profondo lungo il torace del manichino prima di metterla giù e afferrarne un'altra
“Oppure questa, nota come l’esoscheletro in acciaio con punte non influisce sulle prestazioni di agilità ma solo su quelle legate al peso.” disse decapitando un altro manichino con un unico fluido movimento del braccio.
“Ma ora non siamo qui per discutere dei vari tipi di frusta ma per trovare quella che meglio si adatta a te e per insegnarti a usarla decentemente. Ora dimmi, quale fra queste ti piace di più? Quale pensi possa arrecare danno maggiore al tuo avversario? Quale pensi possa ucciderlo più rapidamente? Non essere timida principessa e rispondi in fretta la pazienza non è una delle mie virtù” l’avvertì passandole un braccio intorno alle spalle e voltandola verso le diverse armi.
L’erede di Solaria le guardò con gli occhi sgranati che passavano dall’una all’altra non sapendo se essere più spaventata da quegli arnesi davanti a lei o dalla donna che la stava amorevolmente abbracciando.


ASCIA
“Mettici più forza!” urlò Iwao guardando scagliandosi contro lo stregone con gli occhi che brillavano di una luce folle
Gantlos rispose con un grugnito mentre inclinava l’ascia bipenne per non far pesare troppo il colpo dell’avversario sull’acciaio dell’arma
“Tutto qui quello che sai fare?” urlò nuovamente il maestro mentre schivava l’attacco.
Erano ormai venti minuti che combattevano in una situazione di apparente parità: non si erano fermati a discutere né Iwao aveva detto qualcosa, oltre agli urli che più che correggerlo parevano solo irritarlo di più. Non un istante di pausa; si erano limitati a prendere un ascia ciascuno e attaccarsi a vicenda. Solo ora iniziavano a vedersi le differenze fra i due, mentre il maestro respirava tranquillamente e faceva dondolare la pesante arma dal manico lungo senza nessun’apparente sforzo, lo stregone respirava pesantemente e teneva l’ascia ferma, muovendola solo per parare con movimenti sempre più lenti e tardivi. Fino a quando l’altro riuscì a fargliela sfuggire di mano lasciandolo disarmato.
“Sei davvero messo male, secondo le fate quando le combattevi eri in grado di abbatterne due contemporaneamente. Invece ora non riesci nemmeno a sconfiggere un uomo più anziano di te.” lo provocò Iwao
Gantlos lo ignorò limitandosi a spostare i capelli dal collo bagnato di sudore.
“Fanno caldo, forse dovresti tagliarli” consigliò il maestro
“Rode vero?” chiese con un ghigno lo stregone accennando alla testa completamente liscia dell’uomo davanti a lui
“Bada sai… Rincominciamo.” disse Iwao
“Sempre se ce la fai” aggiunse poi facendolo arrabbiare ancor di più.
Per risposta il mago si scagliò verso di lui brandendo l’ascia.


LANCIA
“Sai già usare la lancia?” le domandò Alfgeir guardandola con le braccia raccolte dietro la schiena
“La lancia no ma sono una principiante nell’utilizzo del Bo” rispose Aisha
“Mostrami quello che sai fare” ordinò tendendole un bastone di bambù
La fata ubbidì e improvvisò qualche attacco ma il maestro la fermò subito:
“La tua posizione d’inizio è sbagliata: le gambe devono essere piegate e il busto dritto mentre il bastone deve essere più vicino al corpo. Ora ripeti lo stesso movimento finché non ti dirò di smettere”
La principessa di Andros fece quanto le fu detto e continuò per circa cinque minuti ovvero quando Alfgeir le disse:
“Bene, ora cominciamo. La lancia è simile al Bo: la presa è uguale e anche alcune mosse lo sono; si differenziano per un solo piccolo particolare: la punta. Sembra una cosa da niente ma invece influisce molto, la presenza della punta fa si che ci sia più peso a una delle estremità e facendo spostare il baricentro e quindi anche la posizione delle mani.
Prova a prendere in mano tutte le lance presenti e provale, poi scegline una.”
Aisha ubbidì nuovamente e dopo averne provate una ventina ne scelse una semplice e priva di fregi, spartana, dalla lama a foglia e con un peso sferico sulla parte finale dell’asta.
“Questa” proclamò dopo averla testata nuovamente
“Perché?” domandò gelidamente Alfgeir
“È più bilanciata delle altre, nonostante il baricentro sia comunque troppo avanti rispetto a quello a cui sono abituata, e la lama priva di seghettature e di vuoti non rischia di incastrarsi o essere bloccata” rispose incerta prima di aggiungere “E me la sento più sicura tra le mani”
“Ottimo, hai notato i vantaggi maggiori. Potrebbe essere migliorata in qualche modo secondo te?” chiese ancora
“Non ne sono sicura però io invece di fare la punta a foglia la farei a rombo irregolare per aumentare la capacità di taglio e la allungherei un po’ per renderla più aerodinamica e il peso finale invece di sferico lo farei conico sempre per lo stesso motivo.” ipotizzò la fata dei fluidi
“Ti do ragione per la prima e l’ultima mentre alla seconda no: è vero che sarebbe migliore sotto quell’aspetto però allo stesso tempo la renderesti molto più pesante, di conseguenza più sbilanciata e la allungheresti un po’, vero che per sistemare il primo problema basterebbe intervenire sul peso però accorciare l’asta è incredibilmente stupido perché la maneggevolezza e le manovre che puoi compiere ne rimarrebbero fortemente penalizzate.
Adesso preparati: voglio vedere come ti muovi in combattimento” disse il maestro afferrando una lancia a caso tra quelle che Aisha aveva scartato.


SPADA
Subito dopo che la porta si chiuse Ogron udì un sibilo nell’aria e riuscì a schivare a malapena il bastone del maestro che colpì il pavimento della palestra con un suono secco. Si allontanò velocemente verso la rastrelliera dove recuperò al volo una spada bastarda con cui parare il colpo successivo che non tardò ad arrivare. Ne parò altri tre prima di avere le braccia indolenzite e iniziare a schivare il più possibile tentando un affondo di tanto in tanto. Fu proprio mentre stava calando l’arma in un fendente che Dyrnwin riuscì a superare la sua guardia e a colpirlo al fianco con una forza tale da spezzargli il respiro. La spada dello stregone scivolò dalle sue mani mentre cadeva sulle ginocchia piegato in due
“Tutto qui quello che sai fare?” gli chiese troneggiando impassibile su di lui
“È questa l’abilità che ha ucciso Iris? È questa la tecnica che ha ucciso centinaia di fate? È QUESTO CIÒ CHE TI HO INSEGNATO?” urlò calando il bastone sul suo vecchio allievo che nel frattempo aveva recuperato la spada.
Ogron rotolò per evitare l’ira del maestro e per miracolo riuscì ad alzarsi schivando e parando i colpi fino a quando Dyrnwin non lo disarmò colpendolo con un debole fendente sulle mani prima di colpirlo al volto facendolo cadere di schiena.
“Anni fa saresti riuscito a schivare tranquillamente questi attacchi privi di originalità, anzi, avresti risposto a tono mentre ora guardati: debole, indifeso, vulnerabile, inutile, solo. Tutto questo perché hai abbandonato la tua famiglia perché l’hai tradita!  Te lo dissi anni fa, quando ancora eri nel corso del tuo apprendistato: “Gli uomini soli non combinano niente” non importa quanto tu sia potente e forte esiste sempre qualcuno più potente di te e se non esiste ce ne sono tanti, magari più deboli che si coalizzano per sconfiggerti e cosa puoi fare solo contro quattro persone ben addestrate e abituare a combattere insieme? Niente! Per questo gli uomini vivono in gruppi per questo a Limphea siamo organizzati in Famiglie che sono poi affiliate ai Clan che sono tutti legati fra loro, per cosa altrimenti?!
E ora alzati! Altrimenti giuro su questa spada che non mi tratterrò più!” esclamò il Maestro, a colui che un tempo aveva considerato come un figlio, estraendo la lama da ciò che fin ora era stato il suo bastone e puntandola verso di lui, battendo con forza il fodero in legno sul pavimento metallico della palestra facendo risuonare un boato la cui eco tardò a dissolversi.
Ogron, Crisantemo, recuperò nuovamente la spada e si sollevò, la rivolse a sua volta verso Dyrnwin e si scagliò contro di lui, prendendo, per la prima volta da quando avevano iniziato, l’iniziativa. E continuando ad attaccare ignorando i tagli che l’arma nemica gli procurava .


ALABARDA
“Dunque Musa, il primo passo è trovare l’alabarda che fa per te, ma prima di tutto: cos’è un alabarda?
Un alabarda è un arma ad asta che unisce assieme la punta della lancia e la lama della scure e quindi ha una maggiore capacità di taglio, tuttavia è molto più sbilanciata. Ma a questo si può porre rimedio. Prova questa” disse porgendogliene una dall’aspetto minaccioso la fata la prese ma subito le sue braccia furono tirate verso il basso e solo mettendoci parecchia forza riuscì a riportarle all’altezza giusta
“Troppo pesante vero? Già, lo sospettavo” esclamò allegramente riprendendo l’arma e rimettendola a posto come se non pesasse niente prima di fargliene provare un'altra che risultò essere troppo grossa per poter tenere una presa salda gliene fece provare altre due, una troppo sottile, l’altra troppo leggera, prima di riuscire a trovarne una che le andasse bene.
“Ora che questo è fatto passiamo alle cose serie. Quella che hai in mano è un arma che ha tre principali funzioni: puntare: come le lance puoi usarla semplicemente per fare un buco all’avversario, tagliare: grazie alla lama della scure la capacità di taglio aumenta e la puoi usare anche come ascia, senza ricorrere a particolari tecniche, agganciare: puoi, appunto, agganciare armi, armature e persone grazie al modo in cui è messa la lama.
La presa è come quella delle lance, solo che la distanza delle mani è maggiore, con quella anteriore più vicina alla parte davanti. La posizione iniziale non è mai con la scure puntata verso il basso come potresti pensare ma con una delle facce piatte rivolta verso il terreno.
Come mai?” chiese Trygg
“Perché così l’avversario ha più difficoltà a notarla” azzardò Musa
“Anche ma non solo, pensa ancora” la spronò nuovamente
“Così si può sfruttare meglio la punta?” chiese la fata guardandolo in cerca di un segnale
“Si ma anche perché da quella posizione basta un niente per portare la lama in una posizione tale da riuscire a decapitare l’avversario o tagliargli il collo.
È inutile che impallidisci, anche se stai imparando l’uso di un arma per proteggere la Dimensione Magica devi ricordare sempre che un arma rimane tale e quindi per quanto possa aiutarti o rimanere a prendere polvere in un angolo resta sempre uno strumento di morte” spiegò Trygg posandole una mano sulla spalla e alzandole il mento con l’altra per guardarla negli occhi prima di chiedere dolcemente “Capito?”
“Si” rispose piano la Musa
“Bene! Allora, che ne dici di provare qualche mossa?” chiese il maestro tornato vitale come pochi istanti prima e prendendo un’alabarda dal profilo sinuoso finemente decorata con fregi che ricordavano i mulinelli d’aria e le correnti ventose che pareva fuori luoghi in mezzo a tutte le altre semplici e spartane.

***********

Quando le lezioni finirono le cinque fate e i tre stregoni si rinchiusero nelle loro stanze per fare una doccia e lavare via anche la stanchezza, tutti tranne Ogron che, dopo essersi dato anche lui una veloce risciacquata stava girando per i corridoi di Fonterossa alla ricerca dell’infermeria per rimediare delle garze e alcuni cerotti per fasciarsi i tagli e del ghiaccio da mettere sulle botte. Mentre camminava incrociò Muriel che stava tornando nella sua stanza dopo aver preso del sale da aggiungere all’acqua della vasca.
“Che ti è successo? Come mai sei ferito? Ti serve una mano? Vuoi che ti curi?” chiese avvicinandosi velocemente a lui e toccandogli la guancia poco sotto un taglio lasciando che il suo istinto naturale di curare e proteggere prendesse il sopravvento
“Non mi toccare lurida mezzo-sangue” sibilò lo stregone guardandola con odio dall’alto verso il basso.
La maestra della falce tolse subito la mano, come se l’uomo scottasse; lo guardò un attimo negli occhi e dopo essersi stretta al petto il sacchetto pieno di sale al petto disse:
“Capisco. L’infermeria e poco più avanti, la riconoscerai di sicuro”
Poi se ne andò e dopo essersi allontanata abbastanza da essere sicura di non poter essere udita corse verso la sua stanza e , ignoranto il letto dove erano posate le sue borse, si diresse in bagno gettando due manciate di sale nell’acqua tiepida della vasca buttarvisi con i vestiti e tutto. Appena la sua pelle entrò a contatto con il fluido si mise a brillare degli stessi riflessi che animavano le onde del mare colpite dal sole, illuminando la stanza di una luce morbida. I capelli le volteggiarono attorno per qualche secondo prima di posarsi sul cuscino di spugna che si era portata da casa, lasciando vedere le orecchie a punta, troppo piccole per appartenere ad un elfo. Si tirò su il lenzuolo fatto di alghe intrecciate e chiuse gli occhi, stanca di tutto.


*finestra sull’autore*
Salve a tutti,
è da un po’ che non ci si sente e sì, è colpa mia. Mi dispiace essere stata assente così a lungo è che con il ritorno di quell’incubo chiamato scuola ho avuto difficoltà a trovare il tempo per scrivere e ieri l’ho trovato solo perché un insegnante era assente e quindi ho saltato le ultime due ore, siii!
Tornando alla storia e distaccandoci dai miei problemi personali: allora, un capitolo un po’ di transizione a mio dire, a parte alcune parti, non è successo niente di particolare ma alla fine dovete essere voi a deciderlo, dopotutto io so già tutto (e sarebbe ben strano il contrario -_-).
Il PTRS-42 bis non esiste, è una mia creazione, o meglio, è la miglioria di un arma già inventata: il PTRS-41 un arma anticarro usata nella seconda guerra mondiale fu inventata dai russi con il nome di PTRD-41. Io vi ho apportato dele modifiche per migliorarla, dopotutto Zenith è un mondo dieci volte avanti rispetto al resto della Dimensione Magica che è dieci anni più avanti della Terra (ok, qui ho usato l’iperbole).
Come sempre non vedo l’ora di sentire la vostra opinione su questa piccola creatura che è questo capitolo e se ci sono errori avvertite.
Per quanto riguarda le citazioni a cui avevo accennato la volta precedente si tratta di *rullo di tamburi*: Minas Ithil e Minas Anor due delle torri del Signore Degli Anelli, rispettivamente la Torre della Luna e Torre del Sole (chissà perché proprio questi nomi…), verranno poi ribattezzate con il nome di Minas Morgul (Torre della Stregoneria) e Minas Thrith (Torre di guardia).
Bene (ma quanto adoro questa parola?) ora passiamo ai ringraziamenti: Grazie a chi ha messo questa storia fra le preferite e/o le seguite, sapere che ci siete aiuta davvero molto; Grazie ai lettori silenziosi che, pur essendo invisibili, ci sono e infine Grazie a MartiAntares e Florafairy7 (presto passerò a recensire anche la tua storia; non ho avuto il tempo per commentare ma leggo i capitoli non appena vedo che li posti)
Va bene (^^’) allora
Alla prossima
Nuray

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Capitolo 10
*** Quando il tuo mondo ti lega a se ***


~~CAPITOLO 10
Flora si svegliò lentamente e pian piano mise a fuoco il blu scuro del soffitto. Si alzò scostando il lenzuolo candido e si diresse a passo deciso verso il bagno; lì fece velocemente la doccia e dopo essersi pettinata rientrò in camera dove si vestì con dei pantaloni di lino bianco e una canottiera verde scuro, ai piedi dei semplici sandali intrecciati. Davanti allo stesso specchio integrale che usava per comunicare con le amiche raccolse i lunghi capelli in una coda alta e guardò il suo riflesso. Subito i suoi occhi furono catturati dal sigillo che, nero, risaltava sulla pelle color caramello della fata arrampicandosi su tutto il braccio, dalla spalla al polso, come fosse edera.
Proprio in quel momento iniziò a rosseggiare, Flora lo strinse con l’altra mano e cadde in ginocchio preda del dolore
Perché mi rifiuti?” chiese una voce profonda nella sua testa
“È colpa tua! Se la mamma è morta è colpa tua! Non hai fatto niente per aiutarla! Niente!” urlò la fata guardando davanti a se: non si trovava più nella sua stanza a Minas Ithil ma in un luogo buio dove l’unica luce erano il suo corpo, avvolto da una luminescenza bianca, e i due occhi eterocromi, dorato e argento, che la fissavano dall’alto
Non ho potuto difenderla perché mi respingeva, proprio come fai tu ora. Volevo bene a Iris, era la mia compagna; una donna estremamente coraggiosa. Ha dato la vita per te, come sua madre fece con lei.” disse tristemente
“Non pronunciare il suo nome!” esclamò Flora
Credi che io non stia male? Credi che sia insensibile? Ho visto morire tante di quelle persone, e solo per una mia scelta. So che adesso è difficile, che desideri solo che io non sia mai esistito, lo capisco, ma il mio potere, quello che disprezzi tanto è lo stesso che permetterà a te e ai tuoi amici di arrivare salvi alla piramide di Aletheia. Sarò sempre disponibile ad aiutarvi, tuttavia…” proprio mentre stava per concludere la frase la fata venne riportata alla realtà da una mano calda che le si posò sulla spalla, si girò e vide gli occhi del padre
“Stai bene?” chiese preoccupato Rubin alla figlia che rispose con un cenno d’assenso.
Dopo che si fu alzata i due si diressero in cucina, per fare una colazione veloce con ciò che i domestici avevano lasciato loro, prima di andare in una delle stanze sotterranee del castello. Quando Flora vi mise piede ne rimase incantata come le altre volte: l’acqua scendeva in cascatelle regolari dalle pareti, per poi percorrere i canali scavati nel marmo del pavimento che veniva gradualmente sostituita dal cristallo trasparente fino ad arrivare al centro della sala dove il minerale permetteva di stare in piedi sopra la polla al contrario in cui venivano convogliate tutte le acque prima di essere rigettate fuori dalle cascatelle in un ciclo infinito.
La fata si fermò proprio al centro della sala e a un gesto del padre chiuse gli occhi, si concentrò, e i capelli vennero mossi da un vento invisibile mentre il fluido sotto di lei si illuminava di un azzurro brillante risalendo i canali e le cascate fino a far risplendere ogni singola goccia d’acqua presente nella stanza circolare. Come le altre volte tese le mani davanti a se e concentrandosi fece comparire sopra i palmi una fiamma rossa; sentendo sulla pelle il calore che emanava sollevò lentamente le palpebre e la guardò prima di farla mutare: al cremisi all’arancio, al giallo, al bianco. Dal bianco al celeste, al blu chiaro, al nero. Un colore diverso, un calore diverso, uno scopo diverso, un prezzo diverso.
Flora fissò le fiamme davanti a lei, avvertendo il freddo e l’odore metallico che emanavano sul viso prima di scagliarle contro le figure d’acqua che il padre aveva creato e faceva muovere con precisione grazie alla magia dei sigilli. Tutte le sagome furono distrutte in poco tempo, senza lasciare traccia alcuna della loro presenza. Prima ancora che la fata potesse riprendere fiato altre dieci si avventarono su di lei, costringendola a difendersi con un muro di fuoco verde prima di richiamare le fiamme nere e investire le marionette con un torrente di oscurità.
Si fermarono solo quando Rubin notò che il livello dell’acqua era sceso drasticamente; guardò la figlia che capì al volo. Flora giunse le mani davanti al petto, come in preghiera e chiudendo nuovamente gli occhi iniziò a emanare una lieve luce nivea che si espanse improvvisamente, inglobando l’intera stanza. Non appena si dissipò il consigliere vide che il fluido era stato completamente rigenerato. Solo allora il volto si distese in un sorriso, dolce, rivolto alla figlia.
“Hai imparato in fretta” commentò
“Grazie ma… Non è come se stessi apprendendo qualcosa di nuovo… È più come se lo sapessi già fare e stessi solo ricordando… Non riesco a descriverlo bene” rispose Flora
“È normale, dopotutto questa magia è radicata nel tuo essere. Bene! E ora che ne dici di andare in sala a mangiare qualche pasticcino prima di rinchiuderti in laboratorio?” chiese con una luce complice negli occhi.

*******

“Mamma, fra quanto arrivano Flora e il papà?” domandò Miele seduta alla tavola mentre mangiava una brioche ripiena di crema di rose
“Vedrai che arriveranno subito tesoro” rispose Rose tenendo una tazza di latte caldo tra le mani assorbendone il calore.
Infatti i due varcarono l’ingresso proprio in quel momento ma fecero appena in tempo a sedersi prima che un folletto entrasse dalla finestra aperta e consegnasse a Rubin una lettera facendo un inchino.
“Il Consiglio delibererà oggi pomeriggio alle tre; è richiesta sia la tua presenza che quella di Faragonda; è già stata avvisata” disse
“Anche la Direttrice?” chiese Flora
“Sì, pensiamo che siccome i due casi sono collegati debbano essere analizzati insieme.” spiegò il padre
“Quindi dopo partirai?” domandò Miele con la voce incrinata guardando il bombolone al cioccolato che ora non pareva più tanto invitante
“Non subito: ci vorranno almeno altre due settimane, sempre che ci diano il permesso” rispose la maggiore, cercando di rassicurare la sorella
“Non devi dubitarne, quando si tratta di mettere a rischio la tua vita per gli altri nessuno ti può fermare. Scusatemi, non ho più fame” disse duramente l’arancione alzandosi e uscendo dalla stanza ignorando i rumori che la inseguivano.
Camminò a lungo nei corridoi del castello fino ad arrivare davanti al portone che dava l’accesso alla torre che ospitava la biblioteca, lo guardò a lungo come se volesse imprimersi nella mente ogni singolo intaglio.
“Perché devi andare via?” chiese a Flora che in piedi dietro di lei attendeva che facesse la prima mossa
“Miele… Lo sai che non posso non andare” disse la fata quasi implorandola
“Lo so; tu devi sempre salvare il modo, aiutare le persone, ma noi, a noi ci pensi mai? Ti preoccupi mai della nostra famiglia? DI ME?” urlò liberandosi di un peso che non poteva, non riusciva più a sopportare.
“Sono stati bellissimi questi tre anni, un sogno, finalmente dopo sei anni di lotte abbiamo potuto passare del tempo insieme. Non voglio finisca. Tu non hai idea di quanto io sia stata male sapendo di non poterti aiutare, sapendo che eri in pericolo. Quando ho saputo dal Papà che Nabu era morto per le fate terrestri ho pianto: era anche mio amico, uno dei pochi di voi che non mi trattava come una bambina. Eppure ero sollevata, incredibilmente sollevata che si fosse sacrificato lui e non te per salvare delle persone che nemmeno conoscevi!” aggiunse cercando di asciugare le lacrime che scendevano dagli occhi, troppe e troppo veloci per potervi riuscire.
Flora l’abbracciò, forte, accarezzandole i capelli, lunghi fino alla vita come era solita fare quando era bambina, un gesto che Iris faceva con lei quando era triste o preoccupata e che nel suo inconscio aveva passato alla sorella.
“Mi dispiace” sussurrò “Mi dispiace. Non immaginavo di averti ferita così tanto, io volevo solo difenderti: era per te che combattevo, non per le mie amiche e nemmeno per me stessa ma per te.”
“TU NON SAI MAI NIENTE! CREDI DI AIUTARE GLI ALTRI MA INVECE LI FAI PREOCCUPARE SOLO DI PIÚ!
Ogni volta, ogni volta che partivi io andavo al tempio del Grande Drago e lo pregavo di proteggerti, ma lui non mi ascoltava, neanche suo figlio lo faceva! Ero proprio una stupida a pensare che mi potessero aiutare!” disse Miele
“Non è vero, lo sono io che non ho compreso i tuoi sentimenti, se l’avessi fatto, probabilmente avrei potuto spiegarti e magari sarebbe cambiato qualcosa.” ribatté invece la sorella
“Ci sono troppi condizionali” disse l’arancione singhiozzando
“Hai ragione” rise piano l’altra
“Avete finito?” domandò un piccolo troll del deserto guardandole con gli occhi neri
“Kvasil, perché sei qui?” chiese sorpresa Flora
“IO?! Che diavolo fate voi qui! Siete davanti alla mia biblioteca! E comunque stavo per chiamarti, ho scoperto qualcosa” rispose lui sparendo oltre la porta mentre si grattava gli accesi capelli arancioni con sfumature rosse
“Ho capito, ci vediamo tra poco” disse la minore prima di venire fermata dalla sorella che prendendola per mano la costrinse a seguirla.
Le due entrarono e come sempre la prima cosa che videro fu la scala a chiocciola al centro che permetteva di raggiungere ai piani superiori; iniziarono a percorrerla e quando giunsero fino quasi a toccare il soffitto, interamente affrescato, poterono vedere la disposizione delle librerie che partivano dalla parete e si espandevano a raggiera intorno alla scala*. Salirono fino al primo piano dove Kvasil le condusse fino ad una scrivania ricolma di libri, fogli e carte spiegate
“Come mi ha comandato il Signore ho studiato tutti i testi che abbiamo su Oleandro, le forze presenti e la profezia ma non sono riuscito a ricavarne molto. Tranne un paio di cosette: ho scoperto che l’arma di Terra è un’arma incantata e che attorno alla piramide vi è una barriera che impedisce alle Ombre di avvicinarsi e permette di usare liberamente la magia ma ne sono attratte quindi lì ce ne è una concentrazione maggiore.
Ci sono poi delle prove da superare per poter raggiungere la gemma sopita, non ho idea di cosa si tratti, però forse riuscirò a scoprirlo: mio fratello, quello che lavora nella biblioteca del Clan della Terra, beato lui, ha detto che mi aiuterà a cercare e insieme dovremmo riuscire anche a creare una mappa abbastanza attendibile e a segnare un itinerario abbastanza sicuro grazie ai resoconti e ai diari di viaggio che possiedono ma non garantisco nulla. E ti ho preparato un piccolo elenco di cose che potranno tornarti utili.” disse porgendole un foglio con un elenco scritto sopra prima di esclamare, agitando un pugno per aria:
“E ora fuori di qui! Non sopporto i capelli sul pavimento e sui tavoli!”
Le due sorelle scapparono via ridendo e si fermarono solo dopo aver oltrepassato il portone.
“Quindi? Vai nel quartiere commerciale?” chiese Miele iniziando a camminare seguita dalla sorella che leggeva
“Non oggi: devo finire di preparare alcune pozioni e mi servirà tutto il tempo che ho prima della convocazione” rispose l’altra alzando gli occhi
“Ma non potevi fartele preparare?” domandò la sorella non capendo il comportamento della fata Guardiana
“No, alcune sono particolari e ci devo lavorare io” spiegò la più anziana stropicciandosi gli occhi con due dita
“Capisco. A proposito, ti avanza della menta?” chiese Miele guardandola
“Certo. Ma a te cosa serve?” s’informò Flora restituendole lo sguardo
“Pensavo di evocare uno spirito e ho bisogno del profumo. La prenderò più tardi” avvisò la minore
“Chi volevi chiamare?” Chiese curiosa la primogenita
“Avevo i mente un silvano ma non so ancora chi.” rispose iniziando a salire le scale
“Divertiti sorellina e salutami Rekht” la salutò Flora con un sorriso divertito
“Non nominarlo!” urlò la sorella disperata
Arrivata nel laboratorio fece una piccola magia per aprire le pesanti tende e permettere alla luce di entrare senza alcun impedimento rivelando le forme delle ampolle e degli altri strumenti ordinatamente disposti sui banconi.
La prima cosa, dopo aver indossato il camice, fu controllare lo stato dei composti preparati il giorno prima notando con piacere che dopo una notte di riposo avevano assunto l’aspetto desiderato permettendole così di procedere, con un imbuto, all’imbottigliamento in ventisette boccette di vetro aperte a collo largo permettendo alla soluzione di respirare. Le mise poi in parte prima di passare ad una pozione tonificante usando estratto concentrato d’assenzio e unendo della radice triturata precedentemente di Maca che mise in un contenitore trasparente sopra la fiamma del fornello e attese, mescolando che passassero i venti minuti necessari alla soluzione per acquistare il tipico colore bianco latte prima di filtrarla attraverso un foglio composto da un impasto particolare di erbe per eliminare le impurità ripetendo il processo altre tre volte.
Era così presa dal suo lavoro che non si accorse dello scorrere del tempo fin quando un domestico non venne a chiamarla
“Signorina, è pronto il pranzo” chiamò un uomo sulla quarantina con la carnagione scura tipica del sud di Limphea
“È così tardi?! Scusami Dubaku, ti ho fatto fare strada per niente” si scusò la fata chiudendo la porta dopo essersi tolta il camice
“Si figuri” rispose l’altro rivelando dei denti perlacei
“Come sta la tua famiglia?” chiese Flora camminando in fianco a lui
“Bene, grazie. Mio fratello mi chiama spesso sa? Sua figlia è da poco entrata nell’adolescenza e quindi gli sta facendo venire un diavolo per capello, quindi ha bisogno di sfogarsi e mi chiede qualche consiglio.” raccontò ridendo
“Auguragli buona fortuna da parte mia, ne avrà bisogno. E Asami?” domandò la fata
“La vedo poco ultimamente: è sempre impegnata a studiare. Ha detto che vuole essere preparata per il livello di conoscenze he Alfea richiede; io le ripeto che se continuerà così è inutile che vada a scuola ma non mi ascolta. A volte è dura avere una figlia intelligente” rispose l’altro con un sospiro
“Quindi è confermata l’ammissione?” s’informò la castana
“Sì, ci sono stati alcuni problemi nella consegna ma alla fine è arrivata. Dopo di lei e buon pasto” augurò Dubaku lasciandola passare
“Grazie, altrettanto” rispose la fata entrando nel salone e sedendosi al suo posto.
Lasciò vagare lo sguardo incontrando volti noti; era tradizione del Clan dell’Acqua mangiare tutti insieme e allo stesso livello: grandi tavolate identiche percorrevano in lunghezza la sala fino ad occuparla tutta, l’unica diversa era quella del capoclan, perpendicolare rispetto alle altre e messa strategicamente in un punto dove bastava alzare la voce per essere sentiti da tutti i commensali.
C’era stato un tempo in cui solo le persone di alto rango potevano sedersi, mentre ora risuonava il chiacchiericcio allegro della servitù mischiato a quello degli ospiti e dei funzionari che mangiavano assieme a loro stringendo nuove amicizie e lasciandosi alle spalle i problemi legati alla loro posizione parlando delle cose più futili con la tranquillità e la naturalezza che solo un abitante di Limphea possedeva.
Quando anche gli ultimi piatti furono posati sulla tovaglia iniziarono a mangiare le cibarie che erano state abilmente cucinate.
“Vieni nello studio quando ti sei cambiata, useremo il teletrasporto” ordinò il padre alla figlia
“Si” rispose Flora giocando con gli strozzapreti nel piatto
“Vedrai che andrà tutto bene” tentò di rassicurarla Rubin
“Lo spero davvero” commentò la fata della natura mettendo in bocca un boccone enorme

*************

Alfea, stesso momento
La direttrice della famosa scuola per giovani aspiranti fate stava controllando i frutti della catalogazione, che aveva imposto, degli artefatti magici nascosti nelle camere segrete.
La signorina Barbatea e il professor Avalon si erano offerti di aiutarla assieme ad alcuni docenti recentemente assunti; tuttavia la scuola custodiva oggetti che non potevano essere mostrati a tutti e stanze che dovevano rimanere celate a occhi indiscreti, per questo aveva diviso in gruppi i volontari e in base a chi ne faceva parte li mandava in questo o quell’altro posto. Il Salone degli Incanti, ad esempio, era accessibile solo a lei, all’Ispettrice Griselda e ai professori Wisgiz e Palladium, che erano entrambi impegnati. Anche l’Archivio era proibito ai più giovani e ad occuparsene era la signorina Barbatea con l’aiuto di Concorda.
“Quanta conoscenza e storia lasciata a prendere polvere” pensò Faragonda guardando la differenza di altezza tra i due plichi di fogli con scritti gli elenchi, quello degli oggetti conosciuti con quello degli oggetti sconosciuti.
In lato, un'altra pila, molto più piccola delle altre, stava a riposo, guardarla le fece venire il mal di testa: la situazione in cui si trovavano le Winx era strana, quasi anomala. Di solito era l’avversario a farsi avanti e loro imparavano a conoscerne la magia e parte della storia, attraverso le conoscenze contenute nei libri; era la prima volta che non sapevano cosa avrebbero dovuto combattere, la prima volta che mettevano mano alle armi fisiche e, sicuramente, la prima volta che sia alleavano con un avversario di quella portata.
Gli Stregoni del Cerchio Nero, i maghi neri che avevano catturato e sterminato le fate della Terra e attaccato la sua scuola dimostrando un potere enorme, gli stessi che stavano per esiliare da quella dimensione Morgana e le sue guerriere che si erano salvate solo grazie al sacrificio di Nabu. Aveva ripensato spesso a quegli avvenimenti, con la sensazione che ci fosse qualcosa che non tornava; le abilità degli stregoni ad esempio: si erano rivelati estremamente forti e con la volontà e l’intelligenza per portare a termine il loro piano eppure non l’avevano fatto, anzi, uno di loro aveva anche perso la vita; e il mago di Andros, che si trovava in bilico tra la vita e la morte, non era stato ucciso da Ogron, nonostante questo avesse sentito la vita brillare nel suo corpo, debole, ma presente.
Ogron; anche lui era un bel mistero: il leader dei maghi, il fratello di Flora; tra tutti il suo comportamento era il più ambiguo, sembrava gli importasse impossessarsi della magia della Terra eppure si era fatto imprigionare su Omega e ora si era alleato con loro, accettando un contratto che andava a loro svantaggio. Come se non bastasse sembrava che si fosse ricordato dell’esistenza della sorella solo dopo che questa aveva recuperato la memoria.
I ricordi di Flora, dopo averli visti e aver letto i documenti che le aveva portato aveva compreso parte degli atteggiamenti dello stregone eppure si erano sollevate molte domande. Tra queste una l’assillava da giorni: Com’era possibile che una bambina di quell’età potesse percepire l’energia? Era un’abilita che veniva insegnata a partire dalle scuole medie, c’erano stati casi in cui qualcuno aveva manifestato prematuramente quella capacità, eppure si parlava di persone estremamente dotate e la fata della natura non rientrava in quel gruppo.
Sentiva come se mancassero dei pezzi importanti, necessari, per comprendere appieno la situazione.
Un bussare alla porta la fece riemergere dal flusso dei pensieri; l’ispettrice fece capolino
“Direttrice, un messaggio per voi da Limphea” disse posando sulla scrivania un giglio arancione che si aprì permettendo al polline di vorticare e creare una scritta dorata a mezz’aria:

Egregia Direttrice Rosalba Faragonda
Il Consiglio Delle Razze di Limphea si premura di avvertirla che delibererà questo pomeriggio alle ore 15; si prega di essere puntuali.
Cordiali saluti


Il polline si disperse nell’aria cancellando ogni traccia del messaggio
“Griselda, per favore puoi avvertire i professori della mi assenza e occuparti temporaneamente della scuola?”
“Certo. Vado subito” rispose quella uscendo e portando via il fiore
“Ti ringrazio” disse Faragonda mentre la porta si chiudeva lasciandola di nuovo sola

*************

Limphea, ore 15:00
“Sei pronta?” domandò Rubin alla figlia sentendo il cigolio che annunciava la sua entrata.
La squadrò per controllare che fosse tutto a posto ma notò che Mia l’aveva istruita a dovere: l’abito in velluto blu lungo fino ai piedi in stile medievale esaltava la sua figura, la scollatura a barca era nascosta da uno scialle bianco ricamato all’uncinetto, avvolto più volte intorno alle spalle. Le maniche erano strette fino a poco sopra il gomito e da lì cominciavano ad allargarsi, arrivando fino al ginocchio. I capelli invece erano tirati indietro in una coda sulla nuca, intrecciati e decorati con alcune perline dalle varie sfumature di blu.
“Vieni” la chiamò alzandosi e dirigendosi dentro il cerchio di rune incise nel pavimento stesso; quando furono entrati entrambi i simboli si illuminarono e le loro figure scomparvero dal Castello dell’Acqua per ricomparire nel Castello Magno. I due percorsero in silenzio i corridoi fino ad arrivare ad un meraviglioso portone di legno bianco con incise sopra le tappe più importanti della storia di Limphea.
Flora attese fuori mentre il padre varcò la porta.
La fata si sedette sui soffici cuscini delle panche e attese leggendo le vicende del suo pianeta; riconobbe la creazione dei Clan e il patto di fratellanza che seguì alle guerre tra famiglie, l’alleanza tra i satelliti, la morte di Oleandro e il conseguente squilibro delle forze che agivano su Limphea, la dichiarazione di neutralità agli altri pianeti per il desiderio di stare lontani dai conflitti.
Non si accorse della presenza affianco a lei fin quando questa non posò la amano sulla sua spalla.
“Direttrice Fargonda!” esclamò riscuotendosi
“Ciao Flora, come stai?” domandò l’anziana sedendosi al suo fianco
“Bene, la ringrazio. Sono solo un po’ stanca. Mi sto allenando parecchio.” rispose la fata tenendo le mani in grembo
“Sei riuscita a diventare una danzatrice di quarto livello?” chiese la direttrice, informandosi sulla sua istruzione
“Si, con il punteggio più alto. Anche se ho ancora molta strada da fare” rispose la fata della natura con un lieve sorriso dipinto sulle labbra. Proprio in quel momenti i due battenti si aprirono e una voce intimò loro di entrare.
Obbedirono varcando la porta che si chiuse alle spalle e si trovarono in una stanza aperta semicircolare al centro dell’attenzione di centosettanta paia d’occhi. I consiglieri le fissavano dall’alto del loro ruolo. A parlare per prima fu la regina Alcyone Roshanak, sovrana di Limphea.
“Benvenute innanzi al Consiglio delle Razze, Direttrice Faragonda di Alfea e Flora di Limphea.
In questa giornata luminosa, sotto lo sguardo degli astri e gli spiriti il Consiglio rivela il proprio volere”
“Per prima cosa, parleremo della richiesta di far entrare a Limphea i membri restanti dell’Ordine del Cerchio Nero.” tuonò una voce nelle menti di tutti i presenti; a parlare era stato l’ambasciatore della stirpe dei draghi della Terra, circondato dagli altri dieci araldi delle razze draconiche, giunti dal quarto satellite.
“In seguito a un’attenta analisi delle circostanze, è stato deciso che ai tre stregoni è concesso di posare i piedi sulla terra del pianeta” proferì la voce fresca di una Aurea, ninfa della brezza, portando via un peso dalla direttrice della scuola per fate
“La seconda questione concerne il permesso di andare su Oleandro.
A tale richiesta è seguito un lungo dibattito, a pochi è concesso varcare la barriera del pianeta morto” rimbombò la voce di un gigante a torso nudo
“A Vostra Altezza la Principessa Ereditaria Aisha di Andros è concesso il permesso” disse un anziano folletto dei prati a mezzaria
“A Sua Altezza Reale la Principessa Ereditaria Stella di Solaria è concesso il permesso” proferì un nano dalla barba finemente intrecciata
“A Sua Altezza Reale Bloom di Domino è concesso il permesso” disse un maestoso grifone dalle possenti ali cremisi
“Alla Fata Guardiana Musa di Melody è concesso il permesso” proferì la profonda voce di un Gargoyle
“Alla Fata Guardiana Tecna di Zenith è concesso il permesso” disse quasi annoiato un vampiro dagli occhi d’oro
“Allo stregone Anagan è concesso il permesso” urlò per farsi sentire un Abitante-di-sotto di Limphea
“Allo stregone Gantlos è concesso il permesso” disse tranquillamente un Fauno
“Allo stregone Ogron, alias Crisantemo, esiliato di Limphea è concesso il permesso” annunciò un Silvano dalla tipica pelle verdognola
“Alla Fata Guardiana Flora di Limphea è negato il permesso” la voce cristallina di un elfo delle vette calò come un macigno nella sala
“Rosalba di Magix, Flora di Limphea, ora potete parlare” informo la voce imperiosa della Regina.
La Direttrice Faragonda decise di agire per prima, notando che la sua ex-studentessa aveva serrato i pugni come preda di un attacco di rabbia
“Signori del Consiglio mi sento in dovere di contestare l’ultima vostra decisione: Flora è una persona davvero capace, ed è essenziale per questa missione”
“Tutti noi sappiamo che è un ottima fata, tuttavia non possiamo permetterle di andare su Oleandro per il semplice motivo che è la sua magia a mantenere Limphea in equilibrio” esordì Alcyone
“Perdoni la mia ignoranza Vostra Altezza” disse la direttrice facendo intendere che non aveva capito. La regina allora generò dalla mano quattordici globi luminosi; uno al centro e gli altri tredici che gli ruotavano attorno
“Il pianeta è sospeso dentro il reticolo energetico generato dai suoi satelliti. L’energia che producono è molto intensa e una parte di essa è usata da Limphea stessa per sostenersi. Normalmente questo non darebbe alcun problema e non ne ha dato per i secoli che vennero prima della caduta di Oleandro. Con la sua morte l’equilibro si spezzò e Limphea si ritrovò senza parte della sua energia e incapace di sostenere la pressione del reticolo. Il potere di Flora, con la sua sola presenza mantiene e ricrea l’equilibrio che secoli fa si ruppe.
Normalmente la lascerei andare senza problemi ma Oleandro è avvolto in una barriera che lo isola completamente e quindi la sua magia verrebbe anch’essa bloccata e il nostro pianeta rischierebbe la distruzione.
Siamo consapevoli che lasciandola andare potremmo ripristinare il potere del luogo morto ma nel frattempo Limphea soffrirebbe moltissimo e quante morti ci sarebbero tra la nostra gente?” esclamò la regina comprendendo con un gesto anche gli ambasciatori nella sale e i popoli che rappresentavano
“Quindi si tratta di proteggere il pianeta dagli squilibri energetici che causerebbe il reticolo e dargli una certa quantità di energia? Giusto?”
“Molto semplificato ma sì, in teoria è corretto” rispose il rappresentante di un clan minore dell’Acqua
“Allora ho la soluzione. O almeno la scuola di Alfea possiede un manufatto che forse è in grado di risolvere il problema”
“Però sarebbe giusto controllare. Roshanak, Rubin, Eliana potreste mandare uno dei vostri per controllare e magari un elfo o un centauro potrebbero venire con voi. Chiederemmo volentieri anche ai nostri Imperatori di inviare alcuni draghi ma penso che a causa del nostro aspetto potremmo causare parecchi danni.” disse armoniosamente la voce di un drago Purpureo creando una rete telepatica per collegare le menti dei consiglieri permettendogli così di discutere liberamente.
Il tempo a una nuvola di passare davanti al sole e prendendo la parola un centauro annunciò:
“È stato infine deciso che il giudizio nei confronti di Flora di Limphea verrà rimandato a dopo l’analisi accurata dell’oggetto. Il Concilio si ritira”
Le due fate fecero un inchino e uscirono senza mai rivolgere le spalle ai consiglieri.

*************

Luogo sconosciuto, sera
Una luce rosso malsano illuminava i muri in pietra della piccola sala le sagome di due figure si stagliavano contro di lei; un gocciolio continuo risuonava nell’ambiente.
La prima, femminile, sembrava sostenere la seconda, chinata su qualcosa. Pochi secondi dopo cadde immobile sul pavimento gelido senza emettere un lamento. La luce divenne più intensa e la prima figura sorrise, vedendolo
“Come stai?” domandò una voce di donna
“Meglio rispetto a ieri e peggio rispetto a prima. Il sangue mi rinvigorisce. Ti sono grato per quello che stai facendo per me, mia cara Hel**” rispose una voce maschile
“Plutone*** sta cercando di trovare un modo per passarti altra energia. Comunque, mi devi delle cavie, Hades” disse l’altra
“Ti risarcirò, non temere. Dopotutto dobbiamo attendere solo un altro mese.
Ho sentito parecchi movimenti sulla superfice, cosa succede?” chiese interessata la luce.
“Niente di particolare: ho aiutato Plutone a ingrandire la sua biblioteca. Abbiamo distrutto un intero ordine monastico, ci ho ricavato almeno cento volontari per gli esperimenti, novantanove se contiamo questo” rispose Hel indicando la figura che giaceva a terra
“Immagino che tu l’abbia sgozzato” disse la voce rossa
“Esattamente, mi conosci bene.” confermò la regina dell’oltretomba guardando il sorriso che si apriva sul collo dell’uomo a terra
“Ora devo proprio andare. Ganclati** dice che Teta1097 si è svegliata. Rimani invisibile come al solito**** e questi sedici anni di attesa avranno il loro lieto fine” salutò Hel allontanandosi e rivelando una sorta di piedistallo su cui era posata una pietra dalle mille sfaccettature.


*Finestra sull’autore*
Salve a tutti!
Come sempre, scusate l’immenso ritardo ma ho avuto parecchi problemi con la scuola e quindi non ho potuto ne pubblicare ne recensire, esclusa qualche improvviso momento di libertà.
Allora: Intanto buona Vigilia di Natale a tutti. Posto oggi come regalo anticipato, sperando che qualcuno legga.
Spero che il capitolo sia piaciuto e io personalmente mi ritengo abbastanza soddisfatta; altre due settimane/capitoli e si andrà su Oleandro.
Non ho molto da dire questa volta: il collegamento tra i nomi dell’ultimo paragrafo dovrebbe essere abbastanza evidente ma scanso equivoci faccio una piccola didascalia qui sotto e per rendere più chiaro a tutti com’è fatta la biblioteca provo a inserire un immagine stilizzata che a quanto pare non riesco a allegare se avete qualche dubbio su com'è fatta potete pure chiedermelo nella recensione o via MP, scusata ma dono negata al computer ^^'.
Gli strozzapreti invece sono tipo degli gnocchi di spinaci, molto buono se cucinati con lo speck ma su Limphea sono vegetariani… quindi…
Ringrazio come sempre i lettori silenziosi, coloro che hanno messo la storia tra le seguite e le preferite e quelle tre anime buone che hanno recensito il capitolo precedente: MartiAntares, che è sommersa dallo studio, Florafairy7, che pubblica sempre, e Gaira che si è fatta avanti.
**Hel, “nascosto, morte”, è la dea della morte e regina dell’oltretomba della mitologia norrena; figli di Loki e della gigantessa Angrboða. Vive nel regno conosciuto come Helheimr, “mondo/regno/patria di Hel”, o Hel, ma nella fanfiction sarà Helheimr per evitare di fare troppa confusione, e dimora in un palazzo chiamato Eliudhnir, "freddo di nevischio", un palazzo privo di qualsiasi conforto, oblungo e scarno. I suoi servi sono: Ganclati, "ozioso", e Ganglöt, "sciatta".
Come fece Dante per Caronte nella sua Commedia rivisiterò il personaggio usando però i nomi nordici a esso associati (Non mi fa bene studiare la Divina Commedia XD).
***Plutone, da Ploutos (greco) che significa “ricco”, signore dell'Averno (gli inferi) è l’Ade della mitologia romana anche qui rivisiterò il personaggio mantenendo il più possibile i collegamenti.
****Mi riferisco al significato del nome: Hades/Ade/Ades significa: “invisibile, nascosto”

Alla prossima, Buone Feste e Buon Natale a tutti ^^
Nuray

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Capitolo 11
*** Padre e Karen ***


~~CAPITOLO 11
Schivare, parare, indietreggiare, schivare, parare, indietreggiare, deviare per non finire contro il muro della palestra. Non si immaginava che sarebbe andata a finire cosi; dopo tre settimane di puro allenamento credeva davvero di essere in grado di resistergli e invece, ora che davvero contava, l’aveva subito costretta a difendersi.
Ora basta” pensò Aisha
Quando Anagan compì l’ennesimo ampio movimento semicircolare la fata si chinò per schivarlo e poi scattò in avanti con la punta della lancia rivolta verso il mago in un affondo che venne a sua volta evitato da uno scarto laterale dello stregone che portò la punta della falce contro gola di Aisha che spostò il peso all’indietro e mise l’asta parallela al pavimento per fare una capriola inversa e tornare in piedi, pronta a continuare lo scontro, ansimando pesantemente.
Anagan la guardava con un sorriso in volto, attendendo la sua prossima mossa che non tardò ad arrivare: Aisha caricò a testa bassa, decisa a mettere fine al combattimento ma lo stregone intrappolò semplicemente la lancia avversaria nella rotazione a due mani della falce disarmando così la fata che cadde a terra con la lama del mago pronta a sgozzarla.
“Basta così” disse Alfgeir segnando definitivamente la fine dello scontro prima di rivolgersi alla sua allieva che si era alzata ignorando la mano tesa di Anagan:
“Aisha, pensi troppo e troppo poco: quando è necessario sangue freddo per elaborare una strategia non riesci a fermarti, il tuo corpo si muove con la memoria e quando decidi di prendere l’iniziativa ti butti a capofitto senza ragionare. I tuoi movimenti andavano bene ma dovremmo lavorare sulla tempistica. Avanti i prossimi.”
I due si diressero verso le panchine posizionate ai lati della palestra e si sedettero ai propri posti, ognuno con i propri pensieri: la fata era arrabbiata e delusa da se stessa per quell’ennesima ferita nell’orgoglio, lo stregone invece era semplicemente annoiato, anche se si chiedeva dove diavolo fosse finita Muriel, unica assente. Tuttavia entrambi si riscossero quando venne dato il via allo scontro successivo: Gantlos e Bloom si fronteggiavano nella sabbia; la fata era chiaramente svantaggiata: ingaggiare uno scontro ravvicinato con lo stregone era fuori discussione ma non poteva nemmeno usare la balestra poiché il mago cambiava continuamente direzione e lei era costretta a indietreggiare. Si chiese nuovamente il perché di quell’accoppiamento, era lampante che avrebbe perso eppure, se era costretta a combatterlo, almeno avrebbe offerto un buon spettacolo.
Scagliò un quadrello contro lo stregone che virò nella direzione sperata, caricò velocemente e ne scoccò un altro, una macchia di vernice sporcò la stoffa della gamba mentre la seconda fu deviata dalla lama dello stregone che con uno scatto corse verso di lei in linea retta.
Qualcosa si mise in moto nella mente impanicata della fata che vide i movimenti di Gantlos rallentare drasticamente, pochi secondi dopo guardò i suoi occhi attraverso la lama avversaria, per un attimo, le sue pupille sembrarono quelle di un gatto.
Poi lo stregone abbassò l’ascia al richiamo di Iwao che lo riprese solo per aver sfruttato poco il piatto della lama, mentre Bloom ascoltò passiva il richiamo di Al Nasl:
“Potevi spostarti! Lo avevi visto arrivare eppure sei rimasta ferma! Te l’avevo già spiegato: la mobilità con quest’arma è obbligatoria! Per il resto bene comunque.” concluse premettendole così di sedersi e riprendersi intanto che Ogron e Tecna si scaldavano. Fu una mano sulla spalla a riscuoterla dallo stato di semi incoscienza in cui era improvvisamente precipitata e con sua sorpresa non apparteneva a una delle sue amiche ma a Dyrwyn che la guardava con il volto indifferente e gli occhi velati di preoccupazione
“Tutto bene?” chiese semplicemente ricevendo un cenno d’assenso da parte della fata prima di riportare la sua attenzione sull’arena dove i duellanti avevano preso le distanze di sicurezza.
Ogron alzò la spada in posizione difensiva mentre con le gambe si preparava a correre per non finire nella linea di tiro dell’avversaria che stava finendo di controllare le pistole cariche a pallettoni di vernice. Al via, Tecna corse verso lo stregone iniziando subito a sparare qualche colpo e costringendolo fare numerosi scarti laterali, tenendo così sotto controllo i suoi movimenti che, secondo lei, erano più pericolosi e imprevedibili dell’arma stessa. Lo stregone, intuendo le intenzioni della fata e percependo uno schema negli spari riuscì a farsi scudo con il piatto della lama e ad uscire da quella sorta di gabbia. La prima cosa che fece fu eliminare una delle pistole che Tecna aveva in mano; la zenithiana fece allora un balzo indietro per allontanarsi dalla spada. Ogron sussurrò qualcosa prima di raggiungere l’avversaria con uno scatto a velocità inumana. La fata riuscì a evitarlo per un soffio ma non si scansò in tempo per il calcio che la colpì al fianco spedendola a diversi metri di distanza. Tecna si rialzò dopo pochi secondi e imbracciando il fucile tentò di colpire Ogron che riuscì inaspettatamente a evitare ogni proiettile e a puntare la spada alla gola della fata che notò una live sfumatura argentea negli occhi sardonici del mago.
Dyrwyn raggiunse il suo allievo a passo di carica e quando gli fu davanti cominciò a urlare quelli che parevano insulti in una strana lingua:
“Ianao no adala! Impiry izahay no miverimberina fa fanomezana ny volana tsy tokony ho ampiasaina ho an'ny besinimaro! Ny iray amin'ireo zava-miafina ny Limphea lehibe indrindra dia tsy afaka ary tsy maintsy tsy haseho! Andramo indray ary na inona na inona no hanakana ahy mba handray ny soso-kevitra Tsin!”
“Next Mpampianatra ô, tsy afaka an-tsaina ny fisian'ny zavatra. Izy ireo aza tsy mahalala fomba ny rehetra izao dia teraka, ary ny fanahy dia mihoatra noho ny ho torontoronina. Czech zavaboary ireo raha oharina amin 'ny fahalalana; mino aho fa ny Ray sy ny anabaviko mieritreritra” rispose lo stregone sotto gli occhi attoniti degli altri presenti.
Dyrwyn sembrò seriamente tentato dalla prospettiva di mandarlo in infermeria con numerose ossa rotte ma riuscì a trattenersi e prima di tornare a sedersi seguito dall’allievo esclamò semplicemente:
“Adala!”
Tecna, dopo aver preso la pistola che aveva perso dalle mani di Laukaos si appoggiò alla parete e chiuse gli occhi per cercare più facilmente nell’archivio la traduzione a ciò che aveva sentito, ignorando completamente lo scontro che avrebbe visto Aisha e Musa come avversarie; dopotutto conosceva bene tutti i punti di forza delle sue amiche: probabilmente Aisha sarebbe partita subito in attacco per rifarsi dello scontro di prima ma ci sarebbe andata comunque piano proprio perché si trattava della fata della musica. La corvina avrebbe schivato l’attacco, danzando sulle note di una canzone che solo lei poteva percepire. L’erede di Andros si sarebbe allora adattata al suo ritmo, inventando nuovi passi per sorprenderla e spezzare la sua posizione.
Una breve sbirciatina le confermò la supposizione: sembrava che stessero davvero danzando; Musa continuava a far ruotare l’alabarda per sfruttare al meglio il peso e il taglio della seconda lama mentre Aisha tentava di intrufolarsi nella sua guardia quando la fata della musica interrompeva le rotazioni per tentare un veloce affondo di punta.
Andarono avanti così finché non si bloccarono a vicenda e “l’arbitro” proclamò la parità.
Fu dunque il turno dello’ultima coppia: Stella stava combattendo contro Codatorta e la sua frusta al plasma. Era chiaramente in difficoltà ma non sembrava voler indietreggiare: la sua arma si attorcigliò a quella dell’istruttore e quando la fata la richiamò a sé le lame distrussero la frusta nemica grazie alle lame inserite nella parte mobile della frusta e se fossero state più larghe e meno distanti le une dalle altre Tecna l’avrebbe sicuramente scambiata per una spada-serpente.
Stella si lascò andare in un breve sorriso di vittoria, ma durò poco: il tempo necessario a Codatrorta per estrarre due pugnali e avanzare verso di lei. Ne sacrificò uno per deviare la frusta e le puntò l’altro alla gola della fata che era inciampata nel tentativo di allontanarsi.
L’insegnante aiutò Stella ad alzarsi e insieme si riunirono al gruppo.
“Avete fatto un buon lavoro ragazzi; come promesso oggi avete il resto della mattinata libera ma tornate qui per le quattro in punto” disse Codatorta al gruppo prima di andarsene assieme ai maestri.
Le Winx e gli stregoni rimasero soli e dopo qualche istante di silenzio assoluto si diressero in due direzioni diverse.
Le fate imboccarono uno dei corridoi che avrebbero portato al giardino, con la chiara intenzione di riposarsi un po’.
“Qualcuna ha notizie di Flora?” chiese Stella distesa sul prato
“No” rispose Musa giocherellando con un filo d’erba
“Potrebbe anche chiamare però” sbottò Aisha colpendo il terreno con un pugno
“Settimana scorsa ci ha detto che aveva un sacco di cose da preparare. Inoltre mi è sembrata molto stanca, in un certo senso mi è sembrato che si stesse sforzando per parlarci. Quando ho incrociato i suoi occhi ho sentito qualcosa di strano” rivelò Bloom girandosi su un fianco
“Se ci pensate tutta questa storia è strana” disse Tecna “E non mi riferisco solo all’alleanza con gli stregoni: la profezia sembra incompleta e non sono riuscita a trovarla da nessuna parte, Flora pare una persona diversa e il suo comportamento con Ogron è strano: è come se si conoscessero ma quando li abbiamo affrontati la prima volta non era successo niente. L’accordo stesso è strano: non capisco perché gli stregoni l’abbiamo accettato: hanno il coltello dalla parte del manico eppure si sono accontentati. C’è qualcosa che non quadra, ma è come se mancassero dei pezzi, anzi è come se qualcuno cercasse di nasconderli. Anche prima Dyrwyn ha urlato qualcosa ad Ogron in un'altra lingua: chiaramente in quel discorso c’era qualcosa che volevano tenere segreto: ma solo loro due, gli altri maestri sembravano quasi più confusi di noi. Non lo so, forse sbaglio ma ho come l’impressione che Linphea stessa cerchi di nascondere ciò che sta succedendo”
“Avanti Tecna, è un pianeta, mica è una persona” sbuffò Stella coprendosi gli occhi con un braccio

“Ti sbagli, Linphea è vivo” ribatté Bloom “Ogni volta che ci andiamo la mia Fiamma ha un fremito, come se riconoscesse un vecchio amico. In un certo senso mi sento più a casa lì che su Domino”

************

“Hai qualche novità Ogron?” chiese Anagan guardando, disteso, il soffitto della loro stanza; uno sgabuzzino che conteneva a malapena tre letti
“Hanno allentato il sigillo” rispose l’altro
“Se lo dici ancora ti strangolo” disse il castano sospirando e chiudendo gli occhi
“Piuttosto, con quell’alta cosa?” domandò Gantlos seduto scomposto contro la parete. Alla domanda Ogron fece una smorfia prima di parlare:
“Non bene, l’hanno fatto più stretto del solito e la concentrazione in questo posto non esiste”
“Forse dovresti fari un giretto nella natura, fatina dei boschi” scherzò Anagan
“E tu una volo giù dalla scuola, chissà, magari ti verrà l’ispirazione giusta” rispose il rosso l’altro sorridendo mentre lo guardava con l’occhio sinistro
“L’avete visto?” chiese Gantlos stufo dei battibecchi tra i suoi fratelli più giovani
“Come non notarlo, finalmente le cose si stanno mettendo in moto”
“L’equilibrio imposto dallo stesso Grande Drago sarà causa della sua disfatta. Sarà divertente vederlo ucciso dai suoi stessi figli”

************

“E aveva una fucina enorme, vedessi quante armi venivano forgiate, anche se personalmente preferisco quelle degli elfi, più leggere. E la tecnica che gli insegnavano era piena di pecche: il combattimento non è una cosa statica e figurati se il tuo avversario aspetta che ti metti in posizione!” disse Muriel allegra raccontando quanto accaduto la mattina ai suoi colleghi
“AAAAH! Piantala di parlare e arriva al punto!” gridò Tsin alzandosi e sbattendo i palmi sul tavolo
“Non è necessario essere così bruschi, tuttavia Muriel, potresti non divagare?” chiese Al Nasl
“Scusate. Comunque Hagen mi ha confermato che le armi arriveranno entro l’ora definita.”
“Perfetto. Dyrnwyn potresti spiegarci cos’è successo oggi?” chiese Saldin
“In che senso?” domandò evasivo il danzatore
“Ogron si è mosso troppo velocemente, la sua forza e velocità erano innaturali” disse il preside
“Sono affari di Linphea” rispose Dyrnwyn
“Come “Affari di Linphea”?” domandò Trygg “Abbiamo il diritto di conoscere qualcosa che potrebbe cambiare le carte in tavola. Abbiamo il compito di insegnare a quelle fate a difendersi senza la magia anche dagli stregoni, come possiamo se…”
“Che lo usi o meno è ininfluente, anche senza il Dono di Luna è perfettamente in grado di tenere testa alle fate.” ribattè l’uomo alzandosi e uscendo dalla stanza.
Mentre percorreva il corridoio per tornare nella sua stanza Dyrnwyn passò vicino al giardino e rimase qualche secondo a osservare le fate che chiacchieravano tra loro prima di riprendere la sua strada e sperare che l’ultima parte della profezia, quella che Flora aveva taciuto, non si avverasse.
Appena entrò nella stanza schioccò le dita, lanciando una magia che avrebbe impedito a chiunque eccetto lui di ricordare quanto detto nella stanza; scoprì poi un grande specchio dalla forma rettangolare e diviso in cinque parti uguali. Subito comparvero cinque volti: il primo, in alto a sinistra era un uomo sulla sessantina dagli occhi arancioni e i capelli grigi, la seconda, in alto a destra una donna dai capelli color miele e le iridi nocciola, in basso a sinistra compariva il viso di Rubin, di fronte a lui un uomo dalla pelle abbronzata, i capelli rossi e gli occhi di un marrone quasi nero, al centro comparve invece la Regina.
“Come mai questa chiamata così urgente?” domandò l’uomo dai capelli rossi al maestro della spada
“Mio signore Harun, vostre signorie, Karen si sta risvegliando” rivelò Dyrnwyn corrucciato
“Ne sei certo?” domandò la donna a destra
“Si, la principessa di Domino sta subendo i primi mutamenti, l’ho visto con i miei occhi” assicurò l’interpellato chinando lo sguardo
“Sono sicuro che Dyrnwyn ha visto giusto, Eliana. Dovremmo invece iniziare a preoccuparci delle conseguenze e anche a quell’altro problema. Roshanak, vi occuperete voi di avvisare Domino e le scuole di Magix?” intervenne Rubin
“Certo, dopotutto è il nostro compito. Mi aspetto un rapporto dettagliato con tutte le conseguenze e i modi d’agire al Risveglio” disse la Regina
“Ovviamente. Noi inizieremo a cercare nelle nostre biblioteche materiale relativo a Karen” assicurò la Sofista della Terra
“Noi dell’Aria interpelleremo gli spiriti e prepareremo delle contromisure, anche se ovviamente dovranno attendere il ritorno da Oleandro per essere eseguite. Dyrnwyn, continua a tenerci informati su eventuali cambiamenti, per favore, dobbiamo capire con esattezza a che stadio si trovi, se necessario leggile la mente” disse l’anziano, Aitu, prima di mandare via qualcuno agitano il braccio
“Con tutto il rispetto, Gran Sacerdote, solo il mio Signore può ordinarmi di fare qualcosa” ribatté il maestro di spada con gli occhi che brillavano di una strana luce
“Fai come ti dice, ma viola la sua mente solo se necessario” ordinò Harun con un sorriso placido e la testa sostenuta dalla mano.
“Bene, allora chiamaci quando avrai altre notizie, signori, è stato un piacere” salutò Rubin desideroso di allontanarsi il prima possibile per poter tornare dalla figlia.
Seguendo il suo esempio anche gli altri Capoclan se ne andarono e Dyrnwyn coprì lo specchio con il velluto prima di lasciare la stanza e dirigendosi velocemente verso l’hangar, cosciente di che ore fossero.

************

La prima cosa che fece Bloom dopo aver notato Hagen nell’arena fu correre ad abbracciare quella specie di nonno burbero che la scostò da se visibilmente imbarazzato, non prima di aver contraccambiato l’abbraccio.
Il, finto, improvviso attacco di tosse di Codatorta suggerì alla fata che fosse meglio allontanarsi e tornare al fianco delle amiche, tra Stella e Tecna, e attendere in silenzio.
Poco dopo arrivarono anche gli stregoni e per ultimi i maestri con Saladin che prese la parola per primo:
“Comincio con il dire che siamo tutti molto orgogliosi dei risultati ottenuti in così poco tempo e che siamo sicuri che riuscirete a cavarvela. Abbiamo dunque deciso, di comune accordo, di darvi delle armi adatte a combattere; nella speranza che possano aiutarvi nella vostra missione”
Prima ancora che Saladin potesse fare due passi indietro o aggiungere qualcosa Tsin fece un cenno al forgiatore e ordinò secca. “Stella, avvicinati”
La fata del sole si avvicinò titubante alla sua maestra che afferrò e aprì un cofanetto di legno
“Che dire, sei stata un allieva pigra e a volte incompetente, mi hai fatto desiderare il suicidio per parecchi giorni di seguito e spesso mi veniva voglia di fare reclamo alla scuola per avermi fatto perdere tempo ma alla fine sono riuscita a farti raggiungere un risultato decente, probabilmente riuscirai ad arrivare alla fine della missione; integra, spero.
Passando ad altro, quella che Hagen e i suoi colleghi hanno creato per te è una frusta simile a quella che hai usato negli allenamenti, stessa dimensione e stessa mobilità, l’acciaio delle lame tuttavia è speciale, più leggero e resistente quindi di conseguenza la tua arma sarà più leggera e resistente. Anche le fibre di cui è composta sono più resistenti del semplice cuoio. Bon, non ho altro da dire, smamma” ordinò consegnandole il cofanetto e allontanandosi non prima di aver sentito il debole grazie della fata.
Dopo Stella venne chiamata Aisha che si avvicinò ad Alfgeir con passo deciso. Il maestro le porse una lancia semplice, spartana, estremamente simile a quella che la fata aveva usato durante gli allenamenti e, le spiegò prima di lasciarla tornare tra le compagne, che la sola differenza era il contrappeso che non era un pezzo a se stante ma era semplicemente di un altro materiale unito all’asta durante la forgiatura.
“Anagan” chiamò Muriel afferrando un involto di pezza e tendendolo allo stregone che lo afferrò e scoprì una semplice falce priva di fregi particolari ma dall’inquietante color pece
“È stata forgiata usando lo chalbisniger il metallo nero delle montagne di frontiera, è più resistente del metallo comune e poco più pesante” spiegò la mezza ninfa sorridendo prima di porgergli un altro involto con delle asce da lacio
“Grazie” rispose lo stregone testando un paio di rotazioni prima di riavvolgerla nella tela.
Bloom si ritrovò tra le mani una scatola di legno contenente due balestre in metallo nuove di zecca
“Due balestre da 180 libbre; sono molto più veloci da ricaricare, tuttavia il meccanismo è leggermente più delicato quindi te ne ho fatte fare due, inoltre in questi ultimi giorni ti insegnerò a fare la manutenzione e ci prenderai la mano. Sono fatte di un legno trattato in modo tale che tu possa usare anche frecce incendiarie” spiegò Al Nasl facendole l’occhiolino.
“Muoviti capellone, che ti do la tua ascia” esclamò Iwao lanciando l’arma allo stregone non appena questo fu vicino; Gantlos l’afferrò e la guardandola chiese con una smorfia disgustata:
“Erano proprio necessarie queste decorazioni?”
“Sempre a lamentarti! Comunque si, servono a far scorrere il sangue per evitare che ne arrivi troppo alle mani” spiegò il maestro prima di aggiungere “Anche se in questo caso non ne avrai bisogno. Ora, come si dice?”
“Grazie calvizie” rispose lo stregone facendo dietro front e allontanandosi mentre sul volto di Iwao si faceva largo un sorriso che sembrava promettere dolore
Musa si avvicinò a un cenno di Trygg che le porse l’alabarda dicendo:
“Niente di particolare, molto simile a quella che hai usato durante gli allenamenti, solo più adatta alla tua corporatura” sorrise consegnandogliela prima di scambiarsi un altro cenno con Laukaos come a dirgli di procedere pure, e il maestro delle armi da fuoco consegnò due Beretta 92FS e un M4 prima di sollevare una grande custodia riglida, aprirla e rivelare un PTRS-42 bis
“Questa, Tecna, è il modello della Regal, grazie a un intercessione da parte di Hagen e Faragonda sono riuscito a procurartelo, è molto-molto simile a quello che ti ho insegnato ma questo supporta tutti i tipo i proiettili: sia a energia che esplosivi, anche se i migliori restano quelli classici” spiegò eccitato prima di venire interrotto da Dyrnwyn che entrò a passo di carica nell’arena tenendo in mano una spada bastarda che non esitò a lanciare contro il suo allievo.
Ogron la prese al volo e guardò con gratitudine il maestro
“Vi ringrazio” disse “Per avermi riportato la mia Vittoria, questi secoli senza di lei sono stati un supplizio” rivelò sguainandola e guardandola ammaliato
“Rinfoderala subito!” ordinò Dyrwyn; troppo tardi.
Bloom si portò una mano al cuore stringendo la maglietta prima di accasciarsi a terra ma prima che le amiche potessero aiutarla un onda di energia le sbalzò lontano e il fuoco esplose con un rombo, avvolgendo la figura minuta della fata; le fiamme si scagliarono contro Ogron che venne avvolto da una barriera di energia color pece
PERCHÉ MI BLOCCHI?” chiese infuriata una voce prima che il fuoco si ritirasse e sci scagliasse vorace sulla barriera, tentando di scioglierla e costringendo gli altri due stregoni ad allontanarsi
“La sua vita non è un tuo diritto” rispose con la voce roca di un anziano Muriel camminando verso le fiamme che assunsero la forma di un drago cinese con le spire avvolte intorno alla barriera
“ALLORA PRENDETELA VOI, PADRE!” esclamò il drago
“Non sono l’unico a volere il suo sangue. Karen, dovresti calmarti stai facendo del male alla tua Custode” rispose Muriel con la voce di una bambina
È più forte di quel che pensi” rispose il drago con una vena d'affetto nella voce
“Non mi ripeterò un'altra volta. Torna al tuo posto, figlio!” ordinò Muriel con la voce di un uomo, mentre Fonterossa tremava. Il drago di fuoco chinò il muso e scomparve.
Muriel collassò a terra mentre la barriera che avvolgeva lo stregone svaniva e in un cerchio di rune compariva un uomo dalla pelle color caramello.
“Rubin, il Risveglio si è compiuto” avvertì Dyrwyn mentre la barriera che aveva avvolto gli insegnanti si dissolveva e l’altro mago si avvicinava a Bloom che giaceva svenuta circondata dalle amiche, i vestiti semidistrutti e le mani ustionate
“Si, lo so, mi ha avvertito. Porta Muriel in camera sua, per favore, è solo sfinita le basterà un po’ di riposo” disse il Signore del Clan dell’Acqua chinandosi sulla fata di Domino e avvolgendola in una barriera argento prima di coprirla con la sua giacca e sollevarla
“Preside Saladin, potrebbe condurmi in infermeria, per favore?” chiese il mago dei sigilli

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“Maestà, Maestà” gridò una giovane vestita di giallo e blu entrando nella sala del trono prima di cadere sulle ginocchia più per sfinimento che per rispetto
“Parla. Cosa succede?” domandò il sovrano seduto accanto all’adorata moglie
“Il monastero, Re Radius, è stato completamente distrutto” rispose la ragazza ansimando
“Portatele dell’acqua” ordinò la Regina Luna ad un servitore che tornò dopo pochi secondi con un bicchiere che porse alla giovane che lo bevve tutto d’un fiato e ringraziò. Si alzò e cominciò a spiegare:
“I monaci sono scomparsi e l’edificio raso al suolo. Per fortuna le fenici si sono salvate anche se gli abitanti del villaggio dicono che sono almeno la metà del solito”
“Ti ringrazio, ora vai a riposarti” ordinò il Re alla messaggera che fece un inchino e uscì dalla sala
“Cosa ne pensi Luna?” chiese Radius
“Non saprei: penso che dovremmo mandare una squadra a indagare: i monaci non avevano motivo per allontanarsi, quindi sono stati rapiti, ma non credo sia solo quello il motivo” rispose la Regina pensierosa
“Le fenici dono davvero scomparse” disse il Re dopo qualche secondo “I soli me lo hanno rivelato”
“Ho una pessima sensazione Radius, negli ultimi giorni i miei poteri lunari sono diventati più forti” rivelò Luna stringendola mano del marito che le face una carezza sulla guancia
“Sono teso anch’io: i soli di solaria sono particolarmente attivi in questo periodo dell’anno, invece non si è sentito nessun mutamento energetico” disse il Re corrucciando lo sguardo


*note d’autore*
E dopo quasi due anni torno con un aggiornamento. Non ho scusanti per questo ritardo, la verità è che non so se continuare la storia: non ho molto tempo da dedicarle e ho in mente altre idee che voglio sviluppare. Inoltre la trama non mi prende più come una volta, forse mi ritaglierò un po’ di tempo per tentare di sistemarla e renderla decente e tenterò di migliorare lo stile, che diciamocelo, fa schifo. Non ho altro da dire, solo mi sembrava corretto nei vostri confronti farvelo sapere. Spero che qualcuno si ricordi ancora di questa storia e spero di poterla far vivere nuovamente. Per il momento è sospesa, poi si vedrà.
Ringrazio i recensori più assidui e quelli che mi seguono dall’inizio, i lettori silenziosi e quelli che hanno fatto una toccata e fuga, curiosi e poi delusi, e anche quelli che sono entrati per sbaglio e hanno comunque deciso di leggere il capitolo: a tutti voi: grazie
Buon Natale e buone festività, in ritardo
Alla prossima, spero presto,
Nuray
P.S.: No, farò la bstarda, non rivelerò cos'hanno detto Dyrwyn e Ogron

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