Leah: storia di un mutaforma

di risakoizumi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.Prologo ***
Capitolo 2: *** 2.La mia triste e noiosa quotidianità ***
Capitolo 3: *** 3.Purtroppo ci stiamo imparentando ***
Capitolo 4: *** 4.Come festeggiare un matrimonio ***
Capitolo 5: *** 5.Che lieta sorpresa! ***
Capitolo 6: *** 6.AAA Cercasi nuova vita ***
Capitolo 7: *** 7.Ah, però! ***
Capitolo 8: *** 8.Chi l'avrebbe mai detto? ***
Capitolo 9: *** 9.Lo stai facendo nel modo sbagliato ***
Capitolo 10: *** 10.Qui non ci si annoia mai ***
Capitolo 11: *** 11.Amicizia ***
Capitolo 12: *** 12.Altri super simpatici! ***
Capitolo 13: *** 13.Fiducia ***
Capitolo 14: *** 14.Don't Stop Me Now ***
Capitolo 15: *** 15.If you never try, then you’ll never know ***
Capitolo 16: *** 16.Feste ***
Capitolo 17: *** 17.All through the night ***
Capitolo 18: *** 18.Rivelazioni ***
Capitolo 19: *** 19.Ok, parliamone ***
Capitolo 20: *** 20.Alexander ***
Capitolo 21: *** 21.Svolta ***
Capitolo 22: *** 22.Questo cambia tutto ***
Capitolo 23: *** 23.Incubo ***
Capitolo 24: *** 24.Scegli me ***
Capitolo 25: *** 25.Caccia ***
Capitolo 26: *** 26.Preparativi ***
Capitolo 27: *** 27.L'attesa è finita ***
Capitolo 28: *** 28.Ready, aim, fire ***
Capitolo 29: *** 29.Sei anni dopo ***
Capitolo 30: *** 30.I'm gonna get you back ***
Capitolo 31: *** 31.Epilogo ***



Capitolo 1
*** 1.Prologo ***


Piccola nota: revisionati i primi quattro capitoli e aggiunti i titoli!


Mi chiamo Leah Clearwater e sono un mutaforma. Alcuni presuntuosi succhiasangue direbbero che sono un licantropo, ma in fondo che importa? Sapere qual è di preciso la mia specie non risparmierà loro la vita, né mi indurrà a essere clemente quando li sbranerò un pezzo alla volta.
I miei “amici” mutaforma dicono che sono scorbutica, acida e insopportabile. So che molti di loro sono stati felici e sollevati quando ho deciso di seguire quel pazzo di Jake, entrando a far parte del suo branco. Dovevo scegliere tra restare nel branco di Sam o farmi distruggere i recettori olfattivi da quell’insopportabile e dolciastro odore dei succhiasangue Cullen e proteggerli, andando contro la mia stessa natura. Ho scelto questa seconda opzione: non potevo sopportare oltre di stare nello stesso branco di Sam, di permettergli di entrare nella mia testa o di entrare io stessa nella sua, piena di amore per la sua adorata Emily.
Il ricordo dei giorni felici che abbiamo trascorso insieme prima dell’imprinting mi perseguita ancora: le risate, i litigi, la complicità, la tenerezza del suo abbraccio e la delicatezza dei suoi baci, il modo in cui mi guardava, come se fossi la cosa più importante al mondo. Tutto questo è stato cancellato, distrutto, spazzato via.
Ho cercato di dimenticare, di andare avanti, ma come avrei potuto anche solo provarci stando nello stesso branco di Sam? Gli è bastato uno sguardo a Emily e non c’è stata più speranza per noi due. I succhiasangue nelle nostre vicinanze sono diventati così tanti che la natura ha deciso di aver bisogno di rinforzi; persino di me, una ragazza.
Nessuno se lo aspettava e non è stato per niente facile. Tuttavia la parte più difficile non è stata quella della trasformazione: il dolore, la confusione, le crisi, le ossa che sembravano spezzarsi in tanti pezzi e che sembravano conficcarsi in ogni parte del corpo, non sono stati niente in confronto al dolore di dover stare nel branco di Sam e di non poterlo più evitare come avevo sempre fatto da quando mi aveva spezzato il cuore in migliaia di pezzi.
Davvero una bella trovata quella dei pensieri collegati, davvero: non ci sono segreti nel branco, non è possibile mantenerli; ma la cosa più imbarazzante e che più mi amareggia non è il fatto che abbia dovuto mettere a nudo il mio corpo, ma la mia anima, il mio dolore e i miei pensieri malvagi di cui mi sono sempre vergognata. Ad esempio lo sfregio di Emily è orribile e la compatisco, però c’è una parte di me che non può fare a meno di pensare che se lo sia meritato.
Quando ero nel branco di Sam, il mio unico conforto era di sentirlo soffrire per il senso di colpa: so che non è colpa sua, però percepire la sua sofferenza in qualche modo mi faceva sentire meglio, per quanto meglio potessi stare. Per questo vengo giudicata una persona orribile; inoltre se qualcuno aveva da dire, o “pensava”, qualcosa contro di me, non esitavo a sbraitargli contro e Sam me lo lasciava fare, forse per farsi in qualche modo perdonare. Se qualcun altro del branco si fosse rivolto a un “fratello” come ho fatto io più volte, penso che Sam l’avrebbe punito.
Adesso sto meglio, Jacob non è proprio il massimo, ma andiamo d’accordo e almeno mi rispetta un po’. Odio i Cullen, odio Bella e la sua famigliola felice, non ne posso più di quest’odore dolciastro che mi fa quasi lacrimare gli occhi e mi fa desiderare di assecondare la mia natura, ma è pur sempre meglio dell’autolesionismo al quale ero costretta stando nel branco di Sam.
Non credo che riuscirò di nuovo ad amare qualcuno, così come non credo, essendo sterile, che avrò mai un imprinting. A volte mi chiedo se io abbia ancora un cuore: ma certo che ce l’ho, mi risponde Seth quando legge questi miei pensieri. Sì, ha ragione, non potrei amarlo così tanto e incondizionatamente se non avessi un cuore. Darei la vita per mio fratello. Un tempo l’avrei fatto anche per Sam, senza indugio, ma adesso?
Adesso sono anche immortale. Sarò costretta a vedere Sam e i suoi imprinting susseguirsi nei decenni? Sarò costretta ad amarlo per tutto il resto della mia vita immortale? Alcune volte in passato ho pensato di uccidermi: ma poi ci ho riflettuto a fondo e sono arrivata alla conclusione che la mia vita è troppo importante per sprecarla in questo modo, per un amore non ricambiato o per qualsiasi altra ragione che non sia mio fratello. O mia madre.
In questi giorni non faccio altro che pattugliare casa Cullen e casa di Charlie e mi annoio terribilmente. I tempi in cui la battaglia contro i Volturi sembrava inevitabile sono ormai un lontano ricordo, credo che l’unico evento degno di nota sia il matrimonio tra mia madre e Charlie; non sono molto entusiasta, ma non ho nulla contro Charlie.
Quello che mi disturba è diventare sorellastra di Bella, la perfetta e bellissima vampira, amata da tutti e che è riuscita persino ad avere una specie di figlia dal nome impronunciabile, con la quale Jacob ha avuto l’imprinting. Idiota. Quel piccolo … Essere, potrebbe uccidere degli umani un giorno, è un nemico. Com’è possibile che lei sia stata scelta per un imprinting, lei che rappresenta per metà ciò per cui siamo stati creati, e io che sono un mutaforma sia stata crudelmente messa da parte? Davvero non me lo spiego. Ogni volta che ci penso Jacob mi ringhia contro. Ridicolo.
La mia opinione non conta, lei è intoccabile secondo le nostre leggi. Vorrei tanto sapere cosa dovremmo fare con le leggi se quell’essere iniziasse a uccidere a destra e a manca e tra pochi giorni diventerà per me anche una specie di … nipote?! Non mi resta che rassegnarmi al mio destino.

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Capitolo 2
*** 2.La mia triste e noiosa quotidianità ***


In realtà non sono una che si arrende facilmente, sono combattiva e tenace. Il fatto è che sono anche realista e quando capisco che non c’è niente che io possa fare per perorare la mia causa mi arrendo: continuare una battaglia ormai persa non ha senso, è soltanto nocivo. E’ questo ciò che penso razionalmente. Allora perché il cuore non vuole sentire ragioni? Perché non si può sottomettere a ciò che razionalmente penso sia giusto? E’ davvero strano come la mente e i sentimenti a volte vadano in direzioni opposte. Vorrei semplicemente riuscire a ordinare al mio cuore di non amare Sam e di vivere la mia vita, ma non posso. Vorrei che Bella mi fosse simpatica e vorrei esserle amica, ma non ci riesco e la cosa mi ripugna ancor di più ora che è una succhiasangue. Vorrei essere una ragazza sensata, matura e riflessiva, ma riesco solo a essere brusca, antipatica e scostante. A volte guardando indietro mi chiedo se quella ragazza felice e spensierata che ero un tempo sia ancora nascosta in qualche parte dentro di me.
<< Leah! Mi stai ascoltando?! >>. Sono sdraiata accanto a Seth, sul comodo e consunto divano verde della casa in cui sono cresciuta. Stiamo vedendo un film, ma in realtà Seth russa e io sono immersa nei miei pensieri. Quando sento quella voce aspra chiamarmi mi giro. Mia madre, ferma e immobile, mi guarda torva, con le mani sui fianchi.
<< Sì mamma, ti sto ascoltando >> dico con tono annoiato, tornando a fissare lo schermo del televisore.
<< Sei in ritardo! Devi andare con Bella a ritirare i vostri vestiti per il matrimonio! >>.
<< Cosa?! >> esclamo inorridita, balzando in piedi.
<< Lee lee, non stavi ascoltando allora, eh? >> dice sbadigliando mio fratello dal divano su cui è spaparanzato. << Ehi hai finito tutte le patatine >> aggiunge, mostrandomi il pacchetto vuoto.
<< Seth! Non chiamarmi in quel modo! Non stavi dormendo? >>.
<< Sì, ma poi ti sei alzata di scatto dal divano e mi hai fatto svegliare e … >>.
<< Preparati e esci immediatamente! >> strepita mia madre, interrompendo mio fratello.
<< Non ho intenzione di andare da nessuna parte! >> urlo di rimando, stringendo le mani in pugno.
<< Lee Lee, se batterai anche i piedi per terra sarai una perfetta bambina di cinque anni >> dice Seth sogghignando.
<< Zitto tu! Solo perché tu adori i succhiasangue non vuol dire che debba farlo anche io e che debba essere felice di fare il loro cane da guardia >> dico a denti stretti.
<< Proprio questa volta non devi fare il cane da guardia! Devi solo andare a ritirare il vestito! >> protesta Seth. << Edward ed io ci siamo già andati >>.
<< Tuo fratello è più maturo di te >> mi provoca mia madre incrociando le braccia al petto.
<< E’ possibile che ogni volta sia sempre la stessa storia? >> mi lamento. << Meno voglio avere a che fare con i succhiasangue, più sono costretta a stare in loro compagnia? >>.
<< E’ possibile che ogni volta che tu debba fare qualcosa per questo matrimonio sia necessario fare anche una scenata? >> mi chiede di rimando mia madre.
La fisso arrabbiata. << Facile dirlo per te. Tu non senti la puzza che fanno >> borbotto.
<< Cosa? >>.
<< Niente. Sto andando >>.
Prendo una sacca nera e esco sbattendo la porta.
<< Bella sta passando a prenderti, ti aspetta proprio al confine del territorio! >> urla mia madre da dietro la porta.
<< Non ho bisogno di passaggi! Vado direttamente lì! >> le rispondo, strillando.
Non riuscirei a sopportare l’ennesimo viaggio in quella Volvo puzzolente.
Sento mia madre urlare il mio nome, anche se ormai sono lontana. Merito del mio udito perfetto. Inizio a correre verso gli alberi, cerco un posto appartato e mi spoglio. Poi metto i vestiti dentro la sacca e la lego alla gamba. A questo punto inizio a tremare e dopo pochi istanti ho cambiato forma. Sento la voce di Jacob nella mia testa, sta cacciando con Nessie.
<< Buona caccia >> gli auguro sarcasticaOdio cacciare: mangiare gli animali crudi mi disgusta.
<< Grazie. Cerca di comportarti bene >> risponde, usando il mio stesso tono.
Non ribatto e inizio a correre. Sono veloce, la più veloce. Adoro la sensazione del vento sulla mia pelliccia e delle zampe che affondano nel terreno.
<< Leah, la mamma è infuriata. Ha dovuto chiamare Bella e scusarsi, le ha detto che vi vedrete là >>.
<< Ti sei trasformato solo per dirmi questo? >>.
<< Sì. La mamma ha insistito >>.
<< Idiota >>.
<< Come te >>. La voce di Seth scompare. Deve essere tornato umano. Dopo molto meno tempo di quello che avrei impiegato in macchina, arrivo all’estremità della foresta vicina al negozio. Mi ritrasformo, mi vesto e esco dagli alberi camminando con disinvoltura.
Bella deve ancora arrivare. Aspetto venti minuti davanti al negozio e finalmente vedo la Volvo svoltare e fermarsi davanti a me. Si apre la portiera ed ecco la bellissima succhiasangue. Indossa un paio di pantaloni blu e una blusa bianca. Faccio una smorfia soffermandomi sui suoi occhi arancioni. Si avvicina.
<< Aspetti da molto? >> mi chiede educata con la sua voce melodiosa.
<< Da un po’ >>.
Entriamo nel negozio. La commessa si ricorda di noi e ci dice che i nostri vestiti sono pronti. E’ una donna civettuola, insopportabile, a stento rispondo alle sue ridicole domande. Ci dà i vestiti e li proviamo. Sono abiti color blu scuro da damigella, con un corpetto pieno di strass che formano motivi floreali e una gonna di taffetà lunga fino ai piedi. Io avrei preferito degli abiti più semplici in realtà. Indosso il mio senza alcun entusiasmo e poi esco dal camerino. La sarta ci fa girare, parla dello strascico, dell’orlo, del corpetto, eccetera, eccetera. Bella sembra una fotomodella con quella carnagione pallida e i capelli mossi lunghissimi. Io mi guardo allo specchio e in confronto sembro una profuga. Mi accorgo di avere una foglia in mezzo ai capelli e la tolgo sospirando. Ho i capelli un po’ più lunghi, superano di poco le spalle. Quando finalmente la sarta e la commessa sono soddisfatte, mi cambio. Paghiamo e usciamo dal negozio. Oh, cavolo. Ora come faccio a portare la scatola con il vestito? Questo sì che è un problema. Perché non ci ho pensato prima?!
<< Vuoi un passaggio? >> mi chiede Bella.
<< No >> rispondo brusca. Uffa, perché sono così? Leah, sforzati di essere un po’ più gentile, mi dico. Riprovo. << Voglio dire no, grazie, devo … fare delle cose per Jacob. Puoi portare tu il mio vestito? >>. Il mio tono non è proprio gentile, diciamo solo meno brusco del solito.
Fisso Bella in quei disgustosi occhi arancioni. << Oh certo, dallo a me >>.
Glielo porgo e per una frazione di secondo le nostre pelli vengono a contatto. Rabbrividisco e quasi ringhio.
<< Scusa >> mi dice. Perché deve sempre fare la gentile?
<< Non importa >> dico fredda. << Allora io vado. Ciao >>.
<< Ciao, Leah >>.
Mi giro e mi allontano in fretta. Il tremore, incominciato quando Bella mi ha sfiorato, aumenta sempre di più e riesco a stento ad arrivare in mezzo agli alberi che mi trasformo. Perfetto, i vestiti sono andati a brandelli. Inizio a correre verso casa. C’è qualcosa in Bella che non mi convince.
 << Leah >> mi rimprovera subito Jacob.
<< Sei ancora a caccia? Perché non lasci la mia testa e vai a farti una bella passeggiata umana? >>.
<< Non voglio ascoltare questi pensieri >>.
<< Ok, cercherò di non pensare male di tua suocera! >>.
Alla parola “suocera” Jake fa una smorfia. Rido mostrando i miei denti appuntiti e inizio a correre veloce. Davvero cerco di non pensarci, ma c’è qualcosa dentro di me che sta provando a mettermi in guardia. Non mi fido di Bella, che posso farci?
<< Leah! >>. Mi rimproverano in coro Quil ed Embry. Ecco i rinforzi!
<< Jake, che razza di beta hai scelto >>. Seth.
Bene siamo tutti al completo. Addio privacy.
<< Seth, taci! >> lo rimbrotto.
<< Se vuoi la privacy trasformati >> mi dice Embry.
<< Non posso sto cercando di tornare a casa! >>.
Sospiro, rassegnata. E’ inutile. Sono la pecora nera del branco.
 
I giorni scorrono veloci. Stiamo traslocando a casa di Charlie: l’ha fatta ingrandire in questi mesi e ora è più spaziosa della nostra. In realtà io preferirei stare a La Push, tra le pareti di legno della confortevole casa dove mio padre ci ha cresciuti. Mi manca mio padre. A volte penso ancora che sia morto a causa mia. Vedere una figlia trasformarsi sarebbe troppo per chiunque; tuttavia so che non è giusto addossarsi colpe di cui non mi posso fare carico: il gene è sempre stato in me e l’arrivo di tutti questi vampiri l’ha inaspettatamente attivato. Vorrei tanto tornare indietro, ai tempi felici in cui questo mondo fatto di mutaforma e vampiri non esisteva, quando potevo arrabbiarmi senza rischiare di spezzarmi le ossa e di trasformarmi improvvisamente in un animale. Forse se non fossero arrivati così tanti vampiri io sarei ancora umana. Forse papà sarebbe vivo. Forse.
<< Leah, lo prendi o no questo scatolone? >> dice una voce esasperata. E’ Seth: è arrampicato sul nostro pick up nero, mi sta passando gli scatoloni e io li sto posando a terra, nel giardino di Charlie. Anzi, nel nostro giardino. Ero così immersa nei miei pensieri che ho rallentato il ritmo, forse. Prendo l’enorme scatolone marrone che mi porge e lo poso sull’erba verde senza alcuna fatica. Ne prendo altri ancora e ricomincio a lavorare a ritmo sostenuto.
<< Stai diventando una rammollita >> mi prende in giro Seth, tra uno scatolone e l’altro.
<< Zitto piccolo lupacchiotto >>.
<< Ricorda che sono più alto di te! >> protesta mio fratello.
<< Sì, ma resti sempre il più piccolo del branco >>.
<< Solo di età. Sono più alto e più forte di te >>.
<< Non darti tante arie: io sono la più veloce >>.
<< Solo perché sei minuscola. Sembri un piccolo cane bianco >>.
<< Cosa?! >>. Con un balzo niente affatto umano mi arrampico sul pick up per saltare addosso a Seth. Lui ridacchia e con un altro balzo - anche questo tutt’altro che umano ­­- salta giù e si gira a guardarmi.
<< Rammollita. Questo lo chiami essere veloci? >>.
Prendo una lampada da uno scatolone e gliela tiro. Lui si sposta, ma non fa in tempo. Centro: l’ho preso sul braccio. Ops, la lampada si è rotta.
<< Ahi! >> dice Seth strofinandosi il braccio e sorridendo.
<< Seth! Leah! >>. La voce di nostra madre non promette niente di buono. E’ uscita dalla casa e sta venendo verso di noi con espressione furibonda. Si ferma accanto alla lampada e poi scuote la testa. << L’avete rotta! >>.
<< E’ stata Leah, me l’ha tirata! >> si difende prontamente mio fratello. Brutto spione!
<< L’avevo lanciata a Seth, ma lui non l’ha afferrata! Mamma, sono preoccupata. Dovremmo farlo controllare, sicuramente ha qualche problema congenito >> dico con tono innocente.
Mia madre sbuffa, esasperata. << Che cosa ho fatto di male per ritrovarmi due figli così? Non rompete nient’altro! >>. Prende lo scatolone più vicino a lei, ma è talmente pesante che barcolla. Salto giù dal pick up per aiutarla però Seth è più veloce di me.
<< Sue, tutto bene? >>. Charlie è appena uscito da casa e si avvicina per prendere un altro scatolone. E’ lui quello che li porta dentro.
<< Sì, tesoro. Solo qualche problema con i miei figli >>. Ci lancia un’occhiataccia.
Seth ed io ci scambiamo uno sguardo complice e Charlie ride. << Su ragazzi, cerchiamo di portare tutto dentro prima che diventi notte >>.
All’improvviso una Volvo grigia si ferma sgommando davanti al giardino di casa.
<< Oh, ecco i rinforzi! >> dice Charlie.
Oh no! Dall’auto scendono Bella, Edward e Alice. Indossano dei costosi vestiti alla moda. Inarco un sopracciglio, pensando ai miei jeans consunti e alla maglietta nera sbiadita di mio fratello che indosso. Sembrano tre attori.
<< Ed! >> strilla mio fratello entusiasta, andando da Edward per salutarlo. Incrocio le braccia al petto e mi allontano impercettibilmente. Bleah.
<< Sue! Che cosa fai ancora qui? >> esclama Alice con tono indignato.
La vampira avanza verso mia madre e faccio una smorfia quando mi passa vicino. Sembra un folletto, talmente è bassa. Prende mia madre per un braccio. La mia smorfia si accentua immaginando il freddo della pelle della succhiasangue. Non mi piace che tocchino mia madre. Tuttavia è meglio che non dica niente, ho già ricevuto abbastanza rimproveri in questi mesi.
<< Alice! Devo finire di sistemare, credo che oggi non ci sarà tempo per … >>.
<< Hai ragione non c’è tempo! >> dice con voce stridula Alice, interrompendola. << Devi riprovare il vestito, provare altri tipi di trucco, scegliere la disposizione delle sedie, dei fiori … >> Alice continua a parlare della lista infinita di cose importanti da fare.
Bella e Edward ridacchiano. << Ci dispiace, vi avevamo avvisati che permettere a Alice di organizzare il matrimonio non sarebbe stata una buona idea. Lo diciamo per esperienza >> dice Edward.
Alice si blocca e gli lancia un’occhiataccia. Poi si gira verso Charlie. << E’ inutile che sorridi, tanto anche tu dovrai riprovare il tuo vestito! >> lo minaccia.
 Charlie smette di sorridere. << Cosa? L’ho già provato migliaia di volte! >> protesta.
<< Non sono mai abbastanza >> ribatte tranquilla.
Sembra una fanatica maniaca del controllo. In realtà io l'avevo detto seriamente che celebrare il matrimonio a casa Cullen e permettere a quella piccoletta di organizzarlo sarebbe stata una pessima idea ma, come al solito, nessuno mi dà retta quando si tratta dei succhiasangue.
<< Leah, ho portato il tuo vestito, lo metto dentro casa? >> mi chiede Bella.
Mi giro a guardarla. << Sì, grazie >> rispondo asciutta. E’ inutile, non riuscirò mai a farmela piacere. Quegli occhi arancioni quando diventeranno dorati come quelli degli altri? Sono orribili.
<< Ragazzi, mettersi al lavoro! >> ordina Charlie. Così ci rimettiamo a trasportare pacchi e a sistemare la casa. Intanto Alice l’ha avuta vinta: mia madre “decide” - è impossibile dire di no ad Alice - di andare con lei, così prendono la Volvo e spariscono dietro l’angolo. Li seguo con lo sguardo e quasi mi viene l’impulso di rincorrerli.
<< Leah >> sospira mio fratello, dandomi un colpetto alla spalla. Mi giro a guardarlo e mi lancia uno sguardo ammonitore. Sbuffo. Continuiamo a lavorare fino a pomeriggio inoltrato; l’unica cosa positiva è che con i succhiasangue siamo più veloci. A un certo punto veniamo interrotti dall’arrivo di Jacob e Nessie. Li vedo uscire dalla foresta: Jake tiene il piccolo mostro, che saltella felice, per mano. Edward e Bella s’illuminano vedendo la figlia. Sono tutti felici: tremendamente, vomitevolmente e irrimediabilmente felici. La loro felicità mi urta. Forse è perché credo che non ne conoscerò mai una simile. Sono pessimista, ma che posso farci? Mi accorgo che Jacob mi sta fissando. Ricambio il suo sguardo.
<< Leah, ti va di andare in perlustrazione? >> mi chiede. Ha capito che ho bisogno di allontanarmi. Gli lancio uno sguardo riconoscente e non me lo faccio ripetere due volte. Corro verso il bosco e in pochi istanti sono già un lupo. C’è solo Embry nella mia testa.
<< Ehi, Leah! >>.
<< Embry >>. Avrei preferito stare da sola con i miei pensieri.
<< Ho fatto bene a entrare nel branco di Jake. Mentre non c’eri, nel branco di Sam, avevo dimenticato cosa volesse dire essere trattati con “gentilezza” >> scherza.
<< Queste sono le conseguenze di chi origlia i pensieri degli altri >>.
<< Ok, ma questo non è origliare, lo sai benissimo che posso leggerti nella mente >>.
Quanto vorrei starmene per conto mio e non far parte di nessun branco!
<< Quanto vorrei che il tuo desiderio si avverasse per non sentirti più! >>.
<< Embry, sei tu che hai cambiato branco! Torna da Sam se non vuoi sentirmi! >> dico stizzita.
<< Dai Leah, non prendertela così, sei troppo permalosa >> mi canzona Embry.
Non rispondo. Corro più veloce.
<< Quando sei andata via dal branco a Sam sei mancata davvero comunque, se questo può consolarti. Era preoccupato per te >>.
<< Non ho bisogno della preoccupazione di nessuno, né tantomeno della compassione. So badare a me stessa >>.
<< Ok, allora ti va una gara?>>.
Mi rendo conto che ha cambiato discorso per non mettermi in difficoltà. Corro più veloce, entusiasta e felice di non parlare di Sam o di cose simili. << Chi arriva prima al confine dello stato? >> chiedo.
<< Andata >>.
E sfreccio tra gli alberi, sentendomi libera e gustando quel poco di felicità che posso ricavare dalla mia vita.

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Capitolo 3
*** 3.Purtroppo ci stiamo imparentando ***


Eccoci. E’ il grande giorno. Sue e Charlie stanno per sposarsi. Mia madre è stata costretta da Alice a passare la notte in casa Cullen (“Va contro le tradizioni stare con lo sposo la notte prima delle nozze!”). Mi sono opposta in tutti i modi possibili e alla fine mi sono dovuta rassegnare. E’ davvero divertente il fatto che un mutaforma permetta che la madre dorma in un covo di succhiasangue. Sono rimasta sveglia tutta la notte e, a un certo punto, mi sono anche trasformata per andare a controllare la situazione. Ovviamente non sono neanche arrivata nel giardino dei Cullen, perché Quil, che era di guardia, ha svegliato Jacob e questo per poco non ha usato il comando da alfa per rimandarmi a casa di Charlie. Già, ormai stiamo in casa di Charlie da tre giorni; tuttavia non posso dire che prima non ci stessimo, considerando che mangiavamo quasi tutti i giorni qui. Seth è già andato a casa Cullen: è lui che accompagnerà nostra madre all’altare. Ieri Alice ha cercato di far rimanere da loro anche me, o almeno di farmi andare a casa loro di mattina presto: devo ammettere che non ha insistito molto, forse perché le ho ringhiato contro. Tuttavia Alice non si arrende mai: tutto ciò che organizza deve rasentare la perfezione, e una damigella senza trucco e senza acconciatura non può esistere in un matrimonio pianificato da lei. Così ha mandato Esme per sistemarmi i capelli e per truccarmi: come se mandando la succhiasangue più materna tra loro potesse cambiare qualcosa. Insieme a Esme è tornato anche Seth, forse perché credono che lui abbia qualche chance di convincermi. Bè, si sono sbagliati, non ho permesso a Esme di toccarmi. Alla fine arrivano Bella e Kim, la ragazza di Jared. Ovviamente Bella indossa il mio stesso abito ed è semplicemente perfetta: dalla punta dei capelli a quella dei piedi. Peccato per la puzza e per gli occhi arancioni. A quanto pare è stata Kim la nuova vittima scelta da Alice per acconciarmi i capelli e truccarmi come Bella. Mi intestardisco  un altro po’, ma alla fine cedo. Mi affido alle mani di Kim. E’ una ragazza simpatica, non è molto bella, ma è dolce e riflessiva: insomma, il tipo di ragazza che vorrei essere io. Finalmente, dopo quella che mi sembra un’eternità, mi viene concesso di alzarmi dalla sedia. Lancio una veloce occhiata allo specchio: devo dire che Kim ha fatto un buon lavoro, il trucco azzurro e bianco mi dona.
<< Ragazze, avete terminato? Charlie è pronto >> dice Esme, dalla soglia della porta della mia stanza. Indossa un bellissimo vestito arancione a sirena.
<< Sì >> risponde Kim, con un sorriso soddisfatto.
<< Oh Leah, sei bellissima >>. Proprio non la capisco questa Esme. Poco fa mi sono rifiutata di farmi toccare anche un solo capello da lei perché mi disgusta, ma non è per niente offesa. Bella, dietro di lei, è radiosa.
<< Grazie >> rispondo perplessa.
Usciamo dalla mia camera – che fino a poco tempo prima era stata la stanza di Bella- e scendiamo le scale.
Quando Charlie mi vede, fa un fischio. << Sei uno schianto, Leah! >>.
Sorrido, per nulla imbarazzata. << Grazie, Charlie. Anche tu non sei niente male >>.
<< Sei davvero elegante, papà >> dice Bella abbracciandolo.
Charlie ricambia il mio sorriso e l’abbraccio della figlia succhiasangue. Mi vengono i brividi pensando a quella pelle dura a contatto con quella calda di Charlie.
<< Dov’è Seth? >>.
<< E’ tornato a casa Cullen >> mi risponde Charlie.
<< Ansia? >> chiede Esme a Charlie.
<< Un po’ >>. In effetti Charlie non ha un bel colorito. E’ piuttosto pallido.
Così Esme, Kim, Bella, Charlie e io ci infiliamo in macchina – la Ferrari di Bella- e ci dirigiamo verso la casa dei Cullen. Non sono entusiasta di stare in quella macchina: l’unica cosa che mi da una punta di soddisfazione è il fatto che anche io per loro puzzo, quindi un po’ del mio odore resterà in quella costosissima Ferrari.
La stradina in mezzo alla foresta che porta alla casa dei Cullen è costeggiata da lanterne bianche che svolazzano all’altezza degli alberi. Finalmente arriviamo. Le vetrate della casa sono aperte e ci sono tantissimi invitati, sia dentro sia fuori in giardino. Vampiri, umani e mutaforma nello stesso posto. E’ pomeriggio inoltrato fortunatamente, quindi il sole non può far luccicare i succhiasangue. Scendiamo dalla macchina. Ci sono fiori dal profumo delizioso, luci e decorazioni rigorosamente bianche ovunque. Non ho idea di come Alice abbia fatto. Charlie mi sembra ancora più agitato.
<< Rilassati, papà >> gli sussurra Bella all’orecchio. Se avessi avuto orecchie umane, non avrei potuto sentire la vocina di Bella.
Charlie annuisce e s’incammina verso la casa. Molti ospiti ci vengono incontro, salutandoci. Charlie inizia a parlare e a stringere mani. Vedo Jacob e gli faccio una linguaccia, lui sorride e ricambia. Accanto a lui c’è Nessie, che mi fissa aggrottando le sopracciglia. Non credo di essere tanto simpatica a quel piccolo mostriciattolo e la cosa è reciproca. Vedo gli altri lupi, il branco di Sam e … Sam: quasi mi si blocca il respiro. Alto, carnagione scura, completo grigio chiaro: è il lupo – a parte Jacob e Seth - che dà meno segni di disagio nel trovarsi in mezzo ai vampiri. Emily è accanto a lui e i due si tengono per mano. Distolgo lo sguardo prima che si accorgano di me. Vedo Edward e Seth che stanno ridendo. Proprio non lo capisco quell’idiota di mio fratello. Decido di andare a vedere dov’è mia madre. Entrare in quella casa non è il massimo, ma devo accertarmi che sia ancora viva. La trovo al piano di sopra, ancora nelle mani di Alice. Accanto a lei c’è anche la succhiasangue mozzafiato, quella bionda. Rosalie. Si girano a guardarmi e faccio loro un lieve cenno con la testa.
<< Ecco Sue, sei pronta >> dice Alice proprio in quel momento, battendo le mani entusiasta.
Mia madre però si gira e guarda me. << Leah, quanto sei bella! >>. Sorride.
<< Anche tu, mamma >> mormoro.
<< Sono così emozionata >> dice, sventolandosi con una mano. E’ molto carina, l’abito da sposa è di pizzo e va ad allargarsi verso il basso.
<< Andrà tutto bene >> la rassicura Rosalie sorridendo.
<< Sue, sei pronta? >> chiede una voce squillante dietro di me. E’ Bella.
<< Sì Bella, tu e Leah siete davvero le perfette damigelle d’onore >>. Mia madre si alza e si avvicina a noi, appoggiandoci le mani sulle spalle e guardandoci felice.
<< Sue, allora cosa ne pensi del trucco? >> chiede il folletto.
<< Alice, è tutto perfetto. Il trucco, l’acconciatura, la casa … tutto. Grazie di cuore a tutti voi >>.
Finalmente scendiamo le scale e ci dirigiamo verso il giardino. Gli invitati sono tutti ai loro posti, sulle loro sedie bianche decorate con fiori profumati e tulle bianco. Mia madre si copre il volto con il velo e poi accade tutto molto velocemente. Bella e io percorriamo lo stretto corridoio tra gli invitati e poi ci sediamo da parti opposte: lei va a destra e io a  sinistra. Seth accompagna mia madre all’altare, da Charlie. Mi lascio scappare una lacrima, ma cerco di nasconderla. Non mi piace piangere in pubblico. La cerimonia dura poco più di un’ora e finalmente mia madre e Charlie sono sposati. Mi avvicino per abbracciarli, in mezzo alla confusione di invitati che vogliono congratularsi con loro. Cerco di evitare i succhiasangue, ma ce ne sono troppi. Ci spostiamo dall’altro lato del giardino, dove Alice ha preparato un banchetto per festeggiare. Ci sono tanti tavoli rotondi ricoperti da tovaglie di seta, disseminati per il giardino e illuminati da candele sorrette da candelabri d’argento, intorno a una pista da ballo. Ogni tavolo è decorato con fiori bianchi. Non ho idea di come abbia fatto. Alle estremità del giardino ci sono due lunghi tavoli rettangolari pieni di bevande e cibo dall’aspetto prelibato. Peccato che la puzza di succhiasangue rovini tutto. Gli ospiti iniziano a servirsi e ad accomodarsi ai tavoli per mangiare: quelli puzzolenti invece si siedono senza toccare cibo, ovviamente. Seth si è già riempito il piatto e si sta rimpinzando, seduto accanto a Edward, Bella, Nessie e Jacob. Anche Jacob sta mangiando con gusto. Nessie invece non è molto entusiasta. Si accorge che la sto fissando e mi lancia uno sguardo ostile. Piccolo e insulso mostriciattolo. Molti degli altri mutaforma invece non stanno toccando cibo o ne stanno mangiando pochissimo: posso capirli. C’è una bella atmosfera, tutti ridono e chiacchierano. Mi siedo a un tavolo un po’ al buio, appartato, quasi sotto un albero. Non ho nessuna voglia di mangiare. Vedo mia mamma e Charlie ballare al centro della pista. Charlie è piuttosto goffo. Sorrido seguendo i loro movimenti con lo sguardo. A loro si uniscono il dottore, Carlisle, e sua moglie: la differenza tra loro e mia madre e Charlie è evidente. E’ una bella serata, in cielo si vedono le stelle e una fetta di luna.
<< Ehi Leah, cosa fai qui tutta sola? Non ti smentisci mai, anche oggi devi tenere il broncio >>.  E’ Quil. Tiene in braccio Claire, la mia piccola cuginetta con cui ha avuto l’imprinting.
<< Quil >> lo saluto annoiata.
<< Siediti con noi: sappiamo che non sopporti i succhiasangue >>. Quil indica il tavolo in cui fino a poco prima era seduto, con il branco di Sam. Non lo guardo nemmeno. So che lì ci sono seduti Sam e Emily.
<< No, grazie >>.
<< Dai, Lee Lee >>.
<< Quante volte devo dirvi che non voglio essere chiamata così ?! >>. Stringo i denti frustrata. Loro non sanno quali ricordi quel nomignolo mi riporta in mente. Ricordi che sembrano di un’altra vita.
<< Claire, dì a Leah di alzarsi e di venire con noi >>.
Claire mi guarda e urla: << Vieni con noi, Lee Lee! >>.
Perfetto, anche mia cugina ormai ha imparato quel ridicolo nomignolo.
<< Claire, perché non dici a Quil di farti ballare come una principessa? >>.
La bambina, entusiasta della mia proposta, si divincola; Quil la lascia scendere e poi lei gli prende la mano e lo tira verso la pista.
<< Balliamo, Quil! >> urla con la sua vocina stridula.
Quil mi lancia un’occhiataccia. << Va bene tesoro, andiamo >> dice rivolto alla bambina. Si allontanano. Tiro un sospiro di sollievo: torna utile il fatto che i lupi farebbero di tutto per fare felici le loro amate. Lancio un’occhiata al tavolo in cui voleva farmi sedere Quil. Vi sono seduti i miei fratelli lupi con le loro ragazze: Jared e Kim, Paul e Rachel, Embry e … Sam e Emily. Per un attimo incrocio lo sguardo di Sam, poi lui lo distoglie, si alza, si china, sussurra qualcosa nell’orecchio di Emily, si raddrizza e inizia ad allontanarsi dal tavolo. Guarda verso di me. Sta venendo da me? No, non voglio parlargli. Mi alzo in preda al panico e mi addentro nella foresta. Per fortuna mi sono seduta a un tavolo vicino agli alberi. Mi sento un po’ ridicola. Sicuramente non stava venendo da me, che stupida! Sto per tornare indietro quando sento dei passi avvicinarsi. Riconosco quel modo di camminare grazie al mio udito. Il cuore mi batte all’impazzata, ancora più veloce del solito. Sono pietrificata.
<< Leah >> mi chiama una voce. Una voce che riconoscerei ovunque, che mai potrei dimenticare e che mi perseguita nei ricordi. Sam. Una parte di me vorrebbe fare la vigliacca e scappare. L’altra parte di me invece si rifiuta: io, Leah Clearwater, scappare? Come stavo facendo poco prima?! Non scappo davanti a un vampiro e dovrei scappare davanti a un mutaforma? No. Mi volto, con espressione impassibile. Mi sta fissando, serio. Le sue labbra formano una linea sottile. I suoi begli occhi scuri mi stanno scrutando.
<< Sam. Che cosa vuoi? >> chiedo con tono neutro. In realtà però la voce mi trema un po’.
Mi porge la mano. << Ti va di ballare? >>.
Alzo un sopracciglio, dubbiosa. << Ballare? Tu hai sempre odiato ballare >>. In realtà avrei voluto dirgli tante altre cose, ma, non so perché, le mie labbra hanno pronunciato questa frase.
Si avvicina e mi mette una mano sulla schiena e mi fa appoggiare una mano sulla sua spalla. Poi le nostre mani libere si stringono. Sono allibita. E nervosa. Riesco a sentire il suo odore familiare, il suo corpo caldo come il mio, il suo respiro regolare. Fisso la sua spalla, incapace di guardarlo negli occhi come ho fatto prima. Giriamo su noi stessi in silenzio: mi guida lui. Le parole non dette e che vorremmo dire pesano nell’aria. “Round and around and around and around we go, now tell me now tell me now tell me now you know”. Ci mancava solo questa canzone. Tempismo perfetto. “I want you to stay”. Finalmente Sam rompe il silenzio.
<< Sei molto bella stasera. Il blu ti dona >>.
Non rispondo.
<< Mi stai evitando >>.
<< Forse >>.
<< Quando eri nel mio branco non potevi >>.
<< No, non potevo >>.
<< E ti trovi bene nel branco di Jacob? >>.
Decido di alzare lo sguardo. Mi sta fissando. I suoi occhi neri sembrano voler sondare la mia anima.
<< Perché queste domande? >>.
<< Perché no? >>.
<< Perché balli con me? Emily ti ha dato il permesso? >>.
<< Lee Lee … >> sussurra Sam.
Chiudo gli occhi. << Non. Chiamarmi. Così >>. Con mia grande mortificazione inizio a tremare. Sto perdendo il controllo. Sam si ferma e mi tiene ancora più stretta: dopo qualche secondo riesco a controllarmi.
Apro gli occhi, il viso di Sam è vicinissimo.
<< Sei molto brava a controllarti >> dice riprendendo a ballare.
<< Sam, cos’è questa farsa? Cosa vuoi da me? >>.
<< Voglio dirti che mi dispiace per come sono andate le cose, Leah >>.
<< Questo lo sapevo già. Sai, leggevo nella tua mente fino a poco tempo fa >>.
<< Lo so ma non abbiamo mai chiarito >>.
<< Cosa c’è da chiarire? >> lo interrompo brusca distogliendo lo sguardo, << Hai avuto l’imprinting con Emily, è la tua anima gemella e nessuno vi potrà mai dividere. Sono felice per voi >>. Riesco a stento a finire la frase. Dolore, rabbia, frustrazione si fondono dentro di me. Sento un dolore lancinante al petto.
<< Leah, io … io non ho mai smesso di amarti >> dice piano.
Sussulto e torno a fissare i suoi occhi. Mi guarda deciso. << No, Sam, ti prego >> sussurro.
<< Io ti amerò sempre e non dimenticherò mai quello che sei stata per me. Ti ho causato tanto dolore e non mi perdonerò mai per questo >>.
<< Lo so che non è colpa tua >> dico arrabbiata. Sento gli occhi bruciarmi per le lacrime che mi sto impedendo di versare.
<< Resterai per sempre una persona importante nella mia vita, non importa cosa accadrà >>.
<< Perché mi fai questo? >> urlo staccandomi bruscamente da lui. << Lo so che mi ami ancora, so che non è colpa tua né di Emily, anche se a volte la odio così tanto per averti portato via da me! >>. Stringo i pugni. << E’ più facile se riesco a dare la colpa a qualcuno >>.
Riprendo fiato. << Io sto cercando di dimenticarti, ci sto provando con tutte le mie forze. E vorrei così tanto avere un imprinting anche io, perché ogni volta che ti guardo è come se mi venisse strappato il cuore dal petto >>. La voce mi si spezza su molte parole. << Ti prego, non ricordarmi cosa mi è stato portato via, non ripetere mai più di amarmi, perché fa male, fa tanto male, Sam! >>. Una lacrima scende solitaria sulla mia guancia.
<< Leah, Leah, Leah >>. Ripete Sam, come cantando. I suoi occhi sono lucidi. Alza una mano e mi asciuga la lacrima. Poi mi stringe in un abbraccio. Stiamo in silenzio, avvinghiati. In quell’abbraccio c’è tutto: amore, disperazione, angoscia, rabbia, rimpianto. Stringo la sua giacca forte e verso qualche lacrima silenziosa sulla sua camicia bianca. Questo abbraccio è un addio. Per l’ultima volta assaporo il profumo di Sam, il suo calore e penso: il mio Sam. Sono solo pochi minuti, prima di tornare alla realtà. Finalmente mi calmo un po’. Ci stacchiamo e Sam mi prende entrambe le mani nelle sue.
<< Ti auguro solo il meglio dalla vita, Leah >>.
<< In realtà, Sam, una delle poche cose che mi consolano è che tu sia felice >>.
<< Ti prometto che un giorno anche tu lo sarai >>. Sorride debolmente. Poi si avvicina e mi da un lieve bacio sulle labbra, le sfiora lievemente con le sue. Un bacio casto, diverso da quelli che ci scambiavamo una volta. L’ultimo bacio. Allontana lentamente il suo viso dal mio, mi lascia le mani e poi mi accarezza la guancia. A questo punto si volta e s’incammina per tornare verso la festa e dalla sua Emily, lasciandomi sola e con un enorme vuoto dentro il petto, terribilmente vicino al cuore.

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Capitolo 4
*** 4.Come festeggiare un matrimonio ***


Non so da quanto tempo sono nella foresta a fissare il vuoto quando appare Seth. Probabilmente poco.
<< Leah, la mamma è preoccupata perché non ti trova, credo sia meglio tornare alla festa >>.
Finalmente torno in me.  Metto a fuoco la sagoma di mio fratello. Annuisco e inizio a camminare in direzione della musica e del piacevole chiacchiericcio. Probabilmente un umano non sarebbe in grado di sentire nulla da questa distanza. Mio fratello però mi ferma, prendendomi per mano.
<< Mi dispiace, Leah >>.
Silenzio.
<< Hai sentito, vero? >>.
<< Solo quando hai alzato la voce. Il resto no, perché stavate parlando troppo piano >>.
<< Oh, bene. Ora quasi tutti gli ospiti, tranne gli umani, forse, sanno che sono una stupida ragazza senza spina dorsale che non riesce ad accettare che sia stata mollata e che continua a piagnucolare appresso al suo ex. Perfetto >> dico amareggiata.
Seth mi abbraccia forte. << Che ti importa? L’unica cosa che conta è che tu starai bene. Hai me. Potrai sempre contare sul tuo piccolo fratellino rompi scatole. Non importa cosa accadrà >>.
Ricambio l’abbraccio e il mio cuore si riempie di amore. Seth, cosa non farei per te?
<< Ti voglio bene, anche se non te lo dico spesso >> sussurro.
<< Lo so >>.
All’improvviso il mio momento con mio fratello viene interrotto da un odore e da un rumore. L’odore è inconfondibile. Sangue, umano. Il rumore è un crack, come di ossa rotte. Seth ed io ci stacchiamo e ci giriamo verso la parte della foresta da cui abbiamo sentito provenire il rumore. Ci guardiamo per un millesimo di secondo e poi iniziamo a correre – siamo molto veloci anche quando non siamo trasformati. La scia di sangue ci fa addentrare di molto nella foresta, i suoni che provengono dalla festa diventano appena percettibili. L’odore è sempre più forte, più penetrante, fin quando una scena raccapricciante si presenta ai nostri occhi: un corpo, esangue, accasciato a terra. Una sagoma sopra il corpo. Non riesco quasi a credere ai miei occhi. Mio fratello fa un verso di stupore. Ok, è vero che non mi fidavo e che avevo dei sospetti; ma vedere la realizzazione di ciò che sospettavo mi scuote un po’. Quel mucchietto di ossa privo di vita appartiene a Emily. La sagoma che è china sopra quel cadavere è perfettamente riconoscibile: Bella. La vampira alza di scatto la testa quando si accorge della presenza mia e di Seth. C’è sangue ovunque: sul suo vestito blu uguale al mio, sulle sue mani, sul suo viso e, soprattutto, ci sono dei rivoli di liquido rossastro che scendono dalla sua bocca. Sembra sconvolta quando ci guarda. Dolore, umiliazione, vergogna, paura, rabbia e tanta, tantissima sete: questo è quello che scorgo nei suoi occhi cremisi. Penso che se potesse piangerebbe. Non è neanche scappata, avrebbe potuto, sentendoci arrivare. Quella scena mi sembra surreale. Poi accade tutto molto velocemente. Arriva Sam dall’altro lato rispetto a dove siamo Seth ed io: osservando quella scena raccapricciante i suoi occhi si allargano, la sua fronte si aggrotta e due lacrime gli cadono dagli occhi. Inizia a tremare, si trasforma e si avventa su Bella. Mio fratello ed io restiamo fermi a osservare la scena. Sono pietrificata, vorrei aiutare Sam ma penso a Charlie, penso a Jacob e questo, per un attimo, mi fa vacillare. Seth è sconvolto: lui è amico dei succhiasangue e di Edward. Bella, che inizialmente non era scappata, probabilmente spinta dall’istinto di sopravvivenza, inizia a correre, staccandosi dal corpo di Emily. Sam la insegue. Mi trasformo per inseguirla anch’io; Seth fa lo stesso. Inizia la caccia. Ho preso la mia decisione: devo aiutare Sam a uccidere Bella. Mi dispiace, ma devo farlo. Seth inizia a ululare e percepisco la sua lotta interiore: anche lui sa che sarebbe giusto ucciderla, ma non vuole. Le mie zampe quasi non affondano nel terreno: mi sembra di volare. Sento mio fratello correre alla mia destra, poco dietro di me. Bella è veloce, scappa tra gli alberi e i suoi spostamenti sono fulminei. Sam però non perde terreno e a un certo punto riesce a saltare e ad atterrarla. Le sta sopra, ringhia e quasi le spezza un braccio. Bella però riesce a liberarsi, scagliando Sam contro un albero e abbattendolo. Sono ancora troppo indietro rispetto a loro per intervenire, anche se la distanza sta diminuendo. Finalmente gli ululati di Seth danno i loro frutti.
<< Che succede ? >>. Jacob si è trasformato.
Non rispondiamo, lasciamo che siano i nostri pensieri a dargli spiegazioni. Percepisco il suo stupore, il suo disgusto e la tristezza. Bella ha ucciso Emily, Bella si è nutrita di un essere umano. Non sappiamo se sia il primo o se abbia già ucciso altre volte. Una cosa è certa: Sam non si fermerà fin quando non la ucciderà. Vedo con gli occhi di Jacob adesso: Edward gli ha letto nel pensiero e si è immediatamente catapultato alle nostre calcagna. Loro si trovano all’estremità della foresta, noi siamo molti kilometri più dentro. Il vampiro ci insegue come un forsennato. Lo stesso fanno i Cullen, dopo che Edward, impaurito, ha detto loro una semplice parola: << Bella >>. Persino Renesmee si unisce a loro, in groppa a Jake. Embry e Quil si trasformano; anche loro, come me, vorrebbero intervenire per uccidere Bella. Hanno lasciato tutti la festa.
<< Voi non attaccherete Bella >> sbotta Jake, correndo intanto per cercare di salvare la situazione.
<< Jake, ha ucciso Emily >> dice Quil, cauto, anche lui correndo.
Jake sta in silenzio, pensando. Pensa alla sua Bella, quella umana che un tempo amava. Pensa al peso rassicurante della bambina che tiene in groppa. Poi prende la sua decisione e parla con la voce dell’alfa.
<< Voi non attaccherete Bella >>.
Ringhiamo, ma non ci resta che sottometterci alla sua volontà. Quil e Embry sono quelli più lontani, si sono trasformati dopo che tutti hanno iniziato l’inseguimento. Mentre i Cullen sfrecciano a tutta velocità tra gli alberi, capisco che per Bella non c’è più speranza. I lupi di Sam ci hanno già raggiunto, probabilmente anche loro sentendo gli ululati; Jacob e i Cullen devono ancora arrivare. L’inseguimento è finito: adesso Bella, sopra un albero, è circondata dal branco di Sam. Appena salterà, uno di loro la prenderà. Jacob, vedendo quello che sta accadendo attraverso i nostri occhi, ci dà un altro ordine da alfa. Deve essere davvero sconvolto, perché lui odia usare questo potere che ha su di noi.
<< Proteggetela! >>.
Provo a protestare. << Jake, non puoi chiederci di combattere contro i nostri fratelli >>.
<< Fatelo >> ordina inclemente.
Ci proviamo. Seth ed io ci scagliamo contro alcuni lupi che stanno saltando per raggiungere Bella e iniziamo a lottare; anche se il branco di Sam non è al completo, loro sono comunque in vantaggio. Mordo un fianco, prendo una testata sotto il muso, rotolo e addento la pelliccia di uno dei miei fratelli. Sanguino, ma non posso fermarmi. Mentre mio fratello ed io teniamo occupati i membri del branco, lottando con le unghie e con i denti e avendo la peggio, Sam riesce a raggiungere Bella. Questa ha provato a fare un balzo per scappare, ma Sam è riuscito a prenderla e a sbatterla a terra. Stavolta le sue zanne appuntite le lacerano il braccio e Bella urla. Poi Sam continua, imperterrito, a strappare un pezzo alla volta, producendo dei rumori metallici, mentre le grida della succhiasangue sono sempre più flebili, fino a sparire, quando di lei non restano nient’altro che brandelli. Non siamo riusciti a fermarlo. Finita la sua vendetta, Sam torna in forma umana e noi, ansimando, smettiamo di lottare: è finita. Sam ha un piccolo sacchetto nero legato alla caviglia: da questo prende un fiammifero, lo accende e appicca il fuoco ai resti della succhiasangue. Passa appena un secondo e siamo circondati dai Cullen, seguiti da Jacob e Nessie.  Sono arrivati troppo tardi. Arrivano anche Embry e Quil.
<< Ve l’avevo detto che l’avevo vista sparire nella mia visione, ve l’avevo detto! >> urla Alice disperata, talmente velocemente che persino io fatico a sentirla.
Carlisle stringe a sé Esme e Alice. Edward è paralizzato. Jacob è scioccato e, tornando in forma umana, trattiene Renesmee, che era scesa dalla sua groppa e stava per andare verso il fuoco, dai resti di sua madre. La piccola succhiasangue scalpita e piange, chiamando la madre. Forse dovrei commuovermi, ma questa scena mi lascia indifferente. Le espressioni di Jasper, Emmett e Rosalie sono indecifrabili. Tutti gli occhi sono puntati sui resti di Bella che bruciano e su Sam che guarda imperterrito i Cullen, con aria di sfida. Tuttavia riesco a provare qualcosa, anche se non so perché, mi sento un po’ in colpa: forse è perché a volte in passato ho desiderato che Emily morisse o che non fosse mai esistita, o forse è perché non riesco a sentirmi dispiaciuta per la morte della succhiasangue. All’improvviso avviene un cambiamento in Edward. I suoi occhi si stringono, le sue labbra diventano una linea sottile e, come un segugio, sposta lo sguardo su Sam. Scopre i denti in un’espressione che è un misto di disgusto e di rabbia e ringhia. Poi fa un balzo verso la sua preda, verso la sua vendetta. Sam, lesto, ringhia di rimando e si trasforma facendo un salto verso il vampiro, pronto a ricevere l’attacco. Carlisle, con un movimento fulmineo, si avventa su Edward per trattenerlo. Jacob lascia Nessie a Alice e si trasforma, lanciandosi per immobilizzare Sam. Ringhi vampireschi si mescolano ai ringhi dei lupi. Alice è costretta a tenere ferma Nessie con la forza e gli altri si accingono ad aiutare Carlisle a bloccare Edward. Capisco perché li stanno trattenendo: se non lo facessero, scoppierebbe una guerra. Embry e Quil si mettono tra i Cullen e i membri del branco di Sam, che sembrano voler seguire l’esempio del loro alfa e scagliarsi sui Cullen.
<< Trattenete i lupi, se attaccano! >> sta urlando Jacob nelle nostre teste, sempre con la voce da alfa. I lupi di Sam si muovono minacciosi verso i Cullen e noi ci mettiamo in posizione di attacco, pronti a fermarli. Edward sembra impazzito: ringhia, si agita in preda alla furia, urla e guarda con odio Sam. Jacob se la sta cavando abbastanza bene a trattenere l’altro alfa. Edward viene trascinato lontano da quasi tutti i membri della sua famiglia. Alice e Nessie li seguono. Restiamo solo noi, i lupi. Il branco di Sam smette di avanzare e io abbandono la posizione di attacco, rilassando i muscoli. Il pericolo è scampato. Sam e Jacob tornano in forma umana.
<< Jake! Come osi proteggere i vampiri e metterti contro i tuoi stessi fratelli? >> urla Sam, inferocito.
Jake non si lascia intimidire. << Sam, non sei in grado di ragionare in questo momento. Vuoi forse scatenare una guerra? Vuoi forse condannare a morte i tuoi fratelli lupi? >>.
<< Hanno infranto il patto >> ringhia Sam, indicando verso il punto in cui i Cullen sono scomparsi, << devono morire!>>.
<< Hai avuto la tua vendetta >>.
<< Ha. Ucciso. Emily >>.  Gli occhi di Sam diventano rossi, sembra che stiano per uscire dalle orbite. Cade in ginocchio.
<< No, no, no >> ripete, prendendosi il volto tra le mani. << Emily! >>. Pronuncia il suo nome con un urlo straziante. << Devono morire Jake. Devono >>.
<< No. Sam, è terribile quello che è successo, nessuno di noi sospettava nulla >>. Jacob guarda verso il corpo di Bella ormai ridotto in cenere. Il suo viso diventa una maschera di sofferenza.
Forse avrebbe dovuto dire quasi nessuno.
<< I Cullen sono buoni, non risolveresti nulla uccidendoli. La morte di Bella è stata già una punizione atroce per loro>>.
Sam resta in silenzio e inizia a singhiozzare.
<< Hai tradito i tuoi fratelli per loro, Jake >> dice con tono accusatorio. << Sono dei vampiri, loro non sono la tua famiglia. Noi lo siamo. Tu esisti per non permettere che accadano cose del genere>>.
<< Sam, voi siete ancora la mia famiglia, ma ormai lo sono anche loro. Nessie è la mia vita e la sua famiglia è anche la mia ormai. Mi dispiace, ma non ti permetterò di perseguire la tua vendetta. Rifaremo il patto con i Cullen. Non fare nulla di avventato e pensaci quando sarai più lucido. Questa è la scelta migliore >>. Jacob si avvicina e mette una mano sulla spalla di Sam, che però la scrolla via con rabbia.
Jake si trasforma e scappa nella foresta.
<< Se solo fossi arrivato prima … avrei potuto salvare Bella. Ma com’è possibile? Perché? >>. I pensieri di Jacob sono intrisi di dolore, un dolore acuto, che sono costretta a condividere, nonostante non ne provi.
<< Jake, mi dispiace >>.
<< Leah, non è il momento dei “te l’avevo detto”. Avrei dovuto aiutarla … >>. I suoi pensieri si susseguono veloci e strazianti.
Seth inizia a guaire, addolorato anche lui.
Gli altri ascoltano lo sfogo di Jake in silenzio.
Il nostro alfa non è in grado di dare ordini. Sta correndo dai Cullen, da Nessie. << Embry, Quil: tenete sotto controllo Sam e il suo branco. Se qualcosa non va, avvertiteci>> ordino.
Embry e Quil annuiscono, anche se pensano che non sia io quella che dovrebbe dare ordini.
<< Seth, andiamo >>.
Mio fratello ed io corriamo nella foresta e ci avviciniamo verso la casa in cui fino a pochi momenti prima si stava festeggiando un lieto evento. Sentiamo le scie fresche di Jacob, Alice, Carlisle e Renesmee. Il luogo del ricevimento si sta svuotando. Gli ospiti hanno già lasciato la festa e i pochi rimasti se ne stanno andando, accompagnati da Carlisle. Individuo Kim con Claire in braccio. Vorrei trasformarmi per cercare mia madre, ma resterei nuda. Seth si dirige verso un albero e scava: ci sono dei vecchi vestiti nascosti là sotto.
<< Li ho messi in caso di necessità >> dice.
Ci trasformiamo e li indossiamo. Ci dirigiamo verso Carlisle. Ha un’aria grave, sofferente. Quasi provo compassione per lui. Quasi.
<< Carlisle, dove sono tutti? >> chiede Seth.
<< Emmett, Jasper, Esme e Rosalie sono andati con Edward >>. Carlisle abbassa la testa, frustrato. << Anche se non c’è molto che potranno fare per lui. A parte impedirgli di suicidarsi >>.
Allora Edward non era guidato solo dalla vendetta quando si è scagliato contro Sam. Forse il suo scopo era farsi uccidere.
<< Voglio andare a parlare con lui >> dice deciso Seth.
<< Seth non credo che … >>. Non finisco nemmeno la frase che già si è ritrasformato e si è addentrato nella foresta. Accanto a me restano i brandelli dei suoi vestiti.
<< Mi dispiace, Leah. Noi non ne sapevamo nulla. Credevamo che Bella fosse un vampiro eccezionale, tanto da riuscire a resistere fin da subito al richiamo del sangue. Non immaginavamo … non ha lasciato trapelare nulla >>. La sua voce è affranta, delusa, sconsolata.
<< Jacob rifarà il patto con voi. Sarete al sicuro >> è l’unica magra consolazione che sento di potergli dare.
<< Lo so. Grazie >>.
Mi allontano da lui, che se ne sta in silenzio a fissare la foresta, ora che gli invitati se ne sono andati. Entro dentro casa. Mia madre e Charlie sono seduti sul divano. Charlie singhiozza forte. Mia madre mi lancia uno sguardo afflitto e continua a dire parole di conforto a suo marito. Questo avrebbe dovuto essere il giorno più felice della loro vita. Nessie è li accanto con Alice e Jacob. Urla, scalpita, morde, graffia e continua a chiamare la madre. Jacob cerca di rabbonirla e di abbracciarla. Anche Alice, priva della vitalità che la contraddistingue, ci prova.  Credo che siano tutti sotto shock. Forse lo sono anch’io, non so. Mi sembra tutto assurdo. Surreale. Non ho la più pallida idea di cosa accadrà adesso. Sono sola, l’unica a non condividere nessun dolore. Voglio dire, ne provo per Emily, per la sua morte, e ne provo per Charlie perché ha perso una figlia. Eppure non mi sento partecipe di questa tragedia. Così esco da quella casa e mi siedo fuori, sotto un albero. Lì, sfinita più mentalmente che fisicamente, mi addormento.

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Capitolo 5
*** 5.Che lieta sorpresa! ***


Un suono melodioso giunge alle mie orecchie. E’ una risata: cristallina, ricca di gioia, spensieratezza e anche un po’ di malizia. E proviene da me. Sì, proprio da me che sto anche correndo sulla spiaggia di La Push. Qualcuno mi insegue, ma non sono spaventata; in realtà non vedo l’ora che quel qualcuno mi raggiunga. Cosa che, in effetti, succede dopo pochi istanti.
<< Presa! >>. Due braccia mi stringono la vita e mi attirano verso un corpo caldo.
<< Sam! >> riesco a dire senza fiato, ancora ridendo.
<< Come hai osato sfuggirmi così? >> scherza lui stringendomi più forte a sé. Mi giro tra le sue braccia, con un sorriso da ebete, per guardare il suo viso. Ridiamo ancora, come due sciocchi innamorati quali siamo. C’è un po’ di imbarazzo, stiamo insieme da pochissimo tempo. E’ strano: sono consapevole di aver già vissuto tutto questo, perché ricordo benissimo i pomeriggi che io e Sam passavamo sulla spiaggia. Deve essere un sogno. Poso le mie mani sul suo petto: non è molto muscoloso; è quello di un ragazzo, non di un uomo e, soprattutto, non di un mutaforma. Il suo corpo mi riscalda, ma è un calore normale, umano. Sam mi guarda intensamente: avevo dimenticato il modo in cui mi guardava, una volta. So che sta per baciarmi, conosco benissimo quell’espressione. Si avvicina al mio viso, sempre di più, sempre più vicino … chiudo gli occhi, aspettando il contatto con le sue labbra. All’improvviso il calore che mi avvolge scompare. Le sue braccia non mi stringono più. Ci sono solo il buio e il vuoto. Non riesco più ad aprire gli occhi, le palpebre sono così pensanti …
<< Leah! Accidenti ti vuoi svegliare? >>. Qualcuno mi sta scuotendo. Apro gli occhi di scatto. Il viso di Seth è vicino al mio e ha un’espressione preoccupata.
<< Come ti senti ? >>.
<< Bene >> rispondo meccanicamente.
<< Mi hai fatto spaventare. Non volevi svegliarti e hai del sangue secco sulla testa. Sicuramente ti sei ferita prima, nella foresta >>.
Mi tocco. Ha ragione, sento il sangue coagulato sotto i polpastrelli. Sbuffo. << Seth, cosa vuoi che mi succeda? Sono immortale >>.
Seth borbotta qualcosa d’incomprensibile sull’ingratitudine.
<< Stai bene, Leah? >>. E’ Carlisle che mi guarda da dove l’ho lasciato quando mi sono addormentata.
<< Sì >>. Adesso anche i succhiasangue si devono preoccupare per la mia salute?
Mi metto in piedi. Mi tocco di nuovo la testa e poi mi sgranchisco le ossa: non ero messa in una posizione molto comoda. Non mi fa male nulla: a quanto pare avevo solo preso una botta in testa, niente di grave per un mutaforma. Sarebbe stato davvero fastidioso se avessi avuto un osso rotto: quello sì che sarebbe stato doloroso.
<< Quanto tempo ho dormito? >>.
Seth scrolla le spalle. << Forse un’ora. Hai il sonno pesante, eh >>.
<< Senti chi parla. Comunque tu non eri andato dal tuo amico succhiasangue? >>.
<< Sì, sono tornato per prendere Renesmee >> dice incerto.
<< Renesmee? >>.
Annuisce con aria afflitta. Appena pronunciato il nome, dalla casa escono Jacob, Alice e Renesmee. La bambina è aggrappata a Jake, il viso nascosto nel suo collo. Le sue spalle tremano: sta singhiozzando. Jake e Alice sembrano distrutti.
<< Jake … >> inizia Seth.
<< Ho sentito. Vuoi che la porti da Edward, vero? >> chiede con tono stanco.
<< Sì. Penso che sia l’unico modo … l’unica che … >>.
<< Ho capito. Andiamo >>.
<< Mia madre e Charlie … >> inizio.
<< Si sono addormentati sul divano >> risponde secco Jake.
Così si addentrano tutti nella foresta, Seth si trasforma, Jacob dà la bambina ad Alice e fa lo stesso. Anche Carlisle li segue. Decido di andare anche io. Prima però aspetto che si allontanino. Poi mi svesto, poso i vestiti sotto un albero e mi trasformo. Sento la presenza di tutto il branco nella mia testa. Embry e Quil ormai sono andati a La Push con il branco di Sam. Nei loro pensieri scorrono le immagini di Sam che ha recuperato il corpo sanguinante e senza vita di Emily e l’ha portato a piedi fino alla riserva, tenendolo stretto a sé e baciandole il volto in continuazione. Il suo viso è imbrattato di lacrime. I pensieri di Jacob sono incomprensibili, divisi tra il dolore per Bella e per Nessie, la preoccupazione per Edward, per Charlie, per il patto, per quello che potrebbe fare Sam. Me ne allontano e mi concentro su Seth. Anche lui pensa a Edward e a Charlie, ma il suo dolore è più sopportabile di quello di Jake. Che nottata assurda. Seguendo le scie fresche arrivo, probabilmente dopo pochi secondi rispetto agli altri, in una casetta di pietra immersa nella natura. Sembra una casa delle fiabe. Edward è immobile, in ginocchio, davanti alla porta della casa. Non si muove, non reagisce: una statua di marmo. I Cullen, attorno, gli parlano ma senza successo.
<< Edward, figlio mio, ti prego … reagisci >> lo sta supplicando Esme.
<< Il mio potere non ha alcun effetto >> sussurra Jasper.
Emmett si fa avanti e scrolla forte Edward. Se fosse stato un umano gli avrebbe spezzato la colonna vertebrale. Edward, impassibile, con lo sguardo rivolto a terra, continua a non reagire. Carlisle sembra la personificazione della sofferenza. Alice, immobile e con le lunghe braccia strette attorno a Nessie, guarda la scena con le labbra strette e la fronte corrugata. Jake da un colpetto col muso alla gamba di Alice.
<< Nessie, vai da papà >> sussurra allora la vampira alla bambina. Il mostriciattolo si gira e guarda il padre. Poi, con un balzo aggraziato, scende dalle braccia della zia e si avvicina a Edward a velocità vampiresca, fino a trovarglisi di fronte. Alza una manina e la mette sulla sua guancia. Deve essere il primo movimento che fa, perché tutti sussultano quando lui alza lo sguardo e fissa gli occhi della figlia.
<< Hai gli occhi di tua madre >> sussurra con una voce che non sembra la sua. Non è il suono melodioso che sono abituata a sentire: sembra la voce di un morto. All’improvviso il succhiasangue si alza e inizia a distruggere la casa, un mattone alla volta. Sembra impazzito. I Cullen intervengono immediatamente, trattenendolo.  E’ riuscito a distruggere un pezzo di muro e la porta. Nessie ricomincia a piangere, ha gli occhi rossi e gonfi. Jake, ancora lupo, le si avvicina mettendosi tra lei e Edward.
<< E’ impazzito. Non voglio che faccia del male a Nessie >>. 
<< Papà, smettila >>. La bambina con un balzo scavalca Jake e si aggrappa al padre, che sta cercando di liberarsi perché trattenuto da dietro da Emmett e Jasper, e ai lati da Rosalie e Esme. Edward e Nessie si fissano e dagli occhi della bambina sgorgano ancora lacrime abbondanti. Lei gli mette le sue manine sulle guance. Edward sembra calmarsi. Con cautela i Cullen allentano la presa e lui abbraccia la figlia e si lascia cadere a terra. Nessie piange forte affondando il viso nel collo di suo padre e Edward inizia a ripetere il nome di Bella. E’ una scena straziante, che però non riesce a toccarmi. Dopotutto forse Seth si sbaglia: sono davvero senza un cuore.
 
Sono passati due mesi da quella famosa sera in cui Bella ha ucciso Emily e Sam ha ucciso Bella. Jake ha stretto di nuovo il patto con i Cullen. Edward non si è ripreso, sembra un cadavere vagante, senza scopo nella vita, prosciugato della sua stessa essenza. Però non si stacca mai dalla figlia: sembrano trovare conforto l’uno nell’altro. I Cullen hanno organizzato un funerale… e sono arrivati anche i succhiasangue biondi di Denali. E’ finito tutto molto in fretta. Lo stesso è accaduto a La Push: funerale per Emily, condoglianze, Sam stravolto. Sono andata in quello di Bella solo per rispetto verso Charlie e per mia madre. La verità è che avrei preferito non andare né a quello di Bella, né a quello di Emily. Continuo a non condividere questi lutti, anche se Emily è mia cugina e Bella è la mia sorellastra. Sam è andato via. L’ultima volta l’ho visto al funerale di Emily: vestito di nero, il volto una maschera di agonia. E’ venuto con uno zaino in spalla, pronto per andarsene.
<< Leah, vieni. Devo parlarti >> mi ha detto subito dopo il funerale. L’ho seguito incerta, all’ombra di un albero.
<< Parto >> ha dichiarato guardando verso il basso.
<< Lo so. Jake me l’ha detto >>.
<< Ho bisogno di allontanarmi per un po’, di schiarirmi le idee. Se resto uccido i Cullen >>.
Poi siamo rimasti in silenzio per un po’. Eravamo tanto vicini quanto lontani. Lui continuava a non guardarmi negli occhi. Non ho voluto dire niente, alcune volte è meglio tacere.
 “E’ inutile, per quanto mi ripeta che devo voltare pagina non ci riesco. Lo amo” ho pensato, guardandolo.
Finalmente il suo sguardo duro ha incontrato il mio. Aveva le occhiaie, il volto sciupato. E’ stato il primo a spezzare il silenzio. << Quello che ho detto al matrimonio vale ancora. Quello che provo per te … >> si è interrotto. Poi si è avvicinato velocemente e mi ha dato un lieve bacio sulle labbra. << Forse, più avanti … un giorno, quando tutto questo sarà passato …. Potrebbe esserci di nuovo un futuro per noi >> la sua voce era quasi impercettibile.  Senza darmi la possibilità di dire niente, si è voltato ed è sparito dentro la foresta. Forse la mia espressione di piacevole stupore è stata sufficiente come risposta.
Non sapevo davvero cosa pensare e non lo so tuttora. L’ho sognato ancora più di prima, da allora: tutte le notti le sue labbra hanno sfiorato le mie. E’ come una malattia da cui non riesco a guarire. Perché quel bacio? Credevo di avergli già detto addio, al matrimonio, prima che accadesse la tragedia. Perché il mio cuore sanguinante è acceso di speranza? Perché non vedo l’ora che torni? Perché ogni volta che sento un membro del branco di Sam parlare di lui, pendo dalle sue labbra? Jared è il momentaneo sostituto di Sam nel branco. Sono masochista, non c’è altra spiegazione. Fremo, impaziente, da oltre due mesi. Sono distesa sul letto della mia nuova camera, che tuttavia non riesco a percepire come mia e mi perdo nei miei pensieri. Ripenso a quello che è successo. Ho sempre creduto che fosse impossibile convivere pacificamente con i succhiasangue; nessuno però mi ha mai dato retta. Noi siamo mutaforma, siamo stati creati per ucciderli non per andare ai loro funerali. Noi dobbiamo difendere la vita umana, non chiudere un occhio quando sappiamo che decine di succhiasangue sono alla nostra portata e si nutrono tranquillamente di esseri umani. Come è successo quando sono arrivati vampiri da ogni dove per affrontare i Volturi. I loro occhi rossi sgargianti mi disgustavano, eppure non ho potuto ucciderli perché erano nostri alleati. Se iniziamo a socializzare con loro e ad avere imprinting con loro, chi protegge gli umani? Che senso ha la nostra esistenza? Per quale motivo devo trasformarmi in un animale? Per scodinzolare attorno ai vampiri senza poter torcere loro anche solo un capello? Le cose stanno degenerando. Mi sento oppressa, mi sento soffocare, mi sento imprigionata in questa minuscola parte del mondo a fare il cane da guardia ai succhiasangue. Cosa mi trattiene qui? Mia madre e Seth. Tuttavia devo essere sincera con me stessa. Mi trattiene anche Sam, ancora. Sam, Sam, Sam. Quanto vorrei non amarlo!
<< Leah, c’è Jake! >> urla all’improvviso mia madre dal piano di sotto. Mi alzo dal letto e scendo. Charlie è sul divano e sta facendo zapping. Se non ci fosse stata mia madre non so se avrebbe superato questi due mesi. La sua ex non è stata certo di aiuto quando è venuta al funerale. Charlie sembra molto più vecchio e stanco, le rughe sul suo viso sembrano essersi moltiplicate. Ciononostante mi regala un debole sorriso quando gli passo accanto. Ricambio e gli do una pacca sul ginocchio. Sono felice che si stia riprendendo. Arrivo all’ingresso, dove mia madre tiene la porta aperta a Jake, che è fermo sulla soglia.
 << Bè capo, perché non entri? >>.
<< Devo dirti una cosa >>. La sua espressione non mi piace. E’ teso, come se dovesse darmi una brutta notizia.
Mi allarmo. << Seth >>. Il mio cuore batte più velocemente. Seth era in perlustrazione, dei succhiasangue lo hanno forse attaccato?!
<< Sta bene >> mi interrompe brusco. Il mio battito torna normale.
<< E allora? >> chiedo impaziente.
<< E’ tornato Sam >>. Ecco, il cuore riprende a battermi molto velocemente. Mi catapulto fuori di casa. Vogli vederlo, voglio andare da lui, voglio …
<< Leah, fermati! >>.
Sam è tornato, Sam è tornato! Perché mi agito così? Come vorrei essergli indifferente! Mi accorgo solo adesso che in questi mesi sono stata in trepida attesa. Prima di partire mi ha dato qualcosa che prima mi era impossibile avere: la speranza. E tutti sanno quanto anche un singolo germoglio di speranza possa alimentare i desideri reconditi di una persona che ha avuto solo parecchie sofferenze e delusioni. Molte volte quel che desideriamo non è razionale, ma è dettato dalla legge del cuore, una legge che può dar vita alla più grande delle gioie o alla più misera delle sofferenze.
<< Ti vuoi fermare? >>. Jake mi raggiunge e mi ferma tenendomi per il braccio.
<< Lasciami >>. Strattono il braccio ma lui riesce a non mollare la presa.
<< Ascoltami, ti prego >>.
<< Voglio andare >>.
<< Leah >>. Qualcosa nel modo in cui pronuncia il mio nome mi fa rinsavire. Smetto di strattonare il braccio e lo guardo attentamente. La sua espressione è molto, molto seria.
<< Io so quello che ti è passato per la testa in questi mesi >>.
Stringo le labbra, contrita.
Jake continua a parlare. << So come vi siete salutati tu e lui, so che hai la speranza, e so anche che quello che sto per dirti ti ferirà >>. Fa una pausa. << Ma sono costretto a rivelartelo. Sam è tornato sì, ma non è da solo >>.
<< Che cosa stai tentando di dirmi? >> chiedo con tono aggressivo.
<< Ha avuto un altro imprinting >>. Dirette, secche, senza possibilità di errore: le sue parole sono chiare come il sole. Sam ha avuto un altro imprinting. Quasi non ci credo. Non voglio crederci. Mi lascio cadere sulle ginocchia sul soffice terreno del giardino di casa di Charlie – non riesco ancora a chiamarla casa mia. Mi sporco le gambe perché indosso i pantaloncini: nonostante sia settembre e inizi a fare un po’ di freddo, io non ne provo più. Avendo 42 gradi in corpo è difficile sentire freddo. Perché sto pensando al clima? Forse il mio subconscio sta cercando di proteggermi facendomi pensare ad altro. Bè, missione fallita caro subconscio. Inizio a ridere da sola. Jake mi guarda perplesso. Magari sto impazzendo, ma non riesco a smettere di ridere. La speranza! Ma quale speranza? Povera, illusa, stupida Leah. Stupida, stupida, stupida! Cosa ti aspettavi? Che Sam corresse tra le tue braccia e che sareste stati insieme per sempre felici e contenti? Ah-ah-ah. A quanto pare l’imprinting non è raro, semmai è il contrario: è raro non averlo! Per l’ennesima volta il mio cuore sta sanguinando e chiede pietà. Lo sento pulsare dolorosamente contro la gabbia toracica, ogni colpo, ogni respiro mi fanno desiderare il dolce oblio della morte. Mi alzo di scatto, smettendo di ridere e vado nella foresta: mi trasformo perché voglio vedere. I vestiti, come sempre, vanno a brandelli. Sono sempre a corto di vestiti. C’è solo Seth nella mia testa. Sa dove sto andando.
<< Leah, non andare >>mi supplica.
Lo ignoro. Devo essere masochista fino alla fine.
<< Leah, torna indietro ti prego >>. Jake si è trasformato per seguirmi.
<< No >> gli dico categorica, decisa. Né Seth né Jake hanno ancora visto Sam. Dai pensieri di Jake so che è stato lo stesso Sam quel pomeriggio a mettersi in contatto con lui per dirgli che stava tornando a La Push e che non era solo. Queste sono state le uniche informazione che gli ha dato: gli alpha possono comunicare e condividere i pensieri che preferiscono. Nessuno del branco di Sam ci aveva detto che il loro alpha stava per tornare e per di più in compagnia. Sicuramente Sam ha preferito che il nostro branco non sapesse per non farlo sapere a me… per rimandare la lieta sorpresa.
Sono velocissima, ci sto pochissimo tempo ad arrivare a La Push. Jake mi sta alle calcagna e Seth ci sta raggiungendo. Sto per uscire dalla foresta proprio dalla parte della casa di Sam quando li vedo: ci sono tutti, sono venuti a dare il benvenuto a Sam. Tutto il branco di Sam, i vecchi, Embry e Quil … c’è persino Rachel, la sorella di Jake con cui Paul ha avuto l’imprinting. Ma c’è anche qualcun altro, un nuovo viso: una ragazza piccola, minuta, dalla carnagione olivastra e dai grandi occhi verdi. Una bellissima ragazza, con un imbarazzato sorriso sulle labbra. La sua vita è cinta da un braccio di Sam che, molto più alto di lei, le sta accanto con fare protettivo. Sta ridendo di qualcosa che ha detto Paul. E’ tornato il Sam di sempre: non quello umano, non quello devastato dalla perdita di Emily, ma quello che ha ritrovato il suo “Sole” attorno al quale gravitare. Il suo viso è disteso, tranquillo, le occhiaie sono scomparse. L’unica differenza rispetto a prima sono i segni delle rughe vicino agli occhi che sono leggermente più marcati, e i capelli un po’ più lunghi. E’ appena arrivato a quanto pare, perché porta un grosso zaino alle spalle. Dietro di lui c’è una vecchia ford, con la quale sicuramente è arrivato fino a qui da chissà dove. Jake e Seth sono fermi alle mie spalle, silenziosi, in attesa di una mia mossa.
<< Cosa state aspettando? Che mi avventi su quella povera ragazza per sbranarla? >>.
<< In realtà sì >> risponde Seth, teso.
Sono passati appena tre secondi da quando ho visto l’allegra riunione di benvenuto, quando tutti si girano verso il punto della foresta in cui ci troviamo noi tre. Il super udito dei mutaforma funziona anche quando sono umani. Il sorriso di Sam si spegne. Si sono accorti che qualcuno li sta guardando.
<< Qualcosa non va? >> chiede quella debole creatura guardando anche lei verso di me.
<< No >>. Sam la stringe più vicino a sé.
Ok, credo di aver spiato abbastanza. Mi faccio coraggiosamente avanti, uscendo dagli alberi. Jake e Seth mi seguono.
<< Leah >>.
E’ stato Embry a dire il mio nome.
<< Guardate chi è tornato? Il nostro capo! E ha portato una nuova ragazza-lupo! >> esclama contento uno dei più giovani membri del branco di Sam, rivolto verso di noi. Quil gli lancia un’occhiataccia. I miei occhi sono concentrati su di Sam. Lui mi fissa di rimando, con uno sguardo a metà tra il dispiaciuto e il sofferente. Bè, non so che farmene della sua “sofferenza” o del suo senso di colpa, che se li tenga per sé e ci affoghi. E’ possibile che debba rivivere tutto un’altra volta? Perché? Perché è successo proprio a me? Sam si stacca dalla sua nuova ragazza e si avvicina, mettendosi di fronte a me. Abbiamo il viso alla stessa altezza, il mio lupesco e il suo umano.
<< Leah … >> allunga una mano come ad accarezzarmi.
Gli ringhio e mi scanso. Seth fa un verso infastidito e si avvicina a Sam per farlo allontanare. Lo stesso fa Jake. Loro sono dalla mia parte. Adesso al dolore è subentrato un altro sentimento, molto più forte al momento: la rabbia. Come ha potuto dirmi quelle cose prima di partire e ora tornare qui, così, come se niente fosse? Cosa voleva che fossi? La sua ruota di scorta nel caso non avesse avuto un altro imprinting? Mi dispiace, ma io non sono la ruota di scorta di nessuno. Non più. Ho desiderato tanto avere l’imprinting, ma ora non vorrei mai, mai , mai averlo. Che fine ha fatto Emily nel suo cuore? Non mi pare ci abbia messo molto a rimpiazzarla. Non so se la cosa mi diverte o mi dispiace. E’ questo l’amore eterno dell’imprinting? Non mi sembra così eterno se si viene rimpiazzati in così poco tempo. Davanti ai miei occhi ho ancora il corpo di Emily dissanguato e lui ha già avuto un altro imprinting. Credevo che almeno sarebbe passato un anno – e mi sembrava anche poco - prima di vederlo tornare, prima di vederlo superare la grave perdita che aveva avuto. Invece in due mesi è riuscito a far sbollire la rabbia e a consolarsi con un nuovo “Sole”, come lo chiamano. Mi giro irritata e entro nella foresta, senza correre. Nessuno osa parlare. Seth e Jake sono ancora fermi. Sam mi segue, correndo.
<< Aspetta! >> mi dice. Siamo già qualche metro dentro la foresta e dietro alcuni alberi. Mi fermo. Lo sento respirare alle mie spalle.
<< So quello che avevo detto prima di andarmene, ma … è successo di nuovo, Leah. Non dipende da me, è una cosa che non si può controllare. Se fosse dipeso da me … >>.
Basta, non ne posso più, preferisco morire che sentirgli ripetere la storia dei sensi di colpa, dell’amore che prova per me e del filo invisibile e che non si può spezzare che lo lega a quella nuova ragazza. Non gli permetto di continuare con il suo stupido discorso. In un battito di ciglia ritorno alla mia forma umana e mi giro a guardarlo infuriata.
Sam, sorpreso, cerca di guardare da un’altra parte.
<< Cosa c’è, fai il timido? Non c’è niente che tu non abbia già visto >> sbotto.
<< Leah … >>.
<< Sam! Basta! Smettila di ripetere il mio nome. Smettila di chiamarmi. Cazzo! Non ne posso più! >>.
<< Se non fosse stato per l’imprinting staremmo insieme Leah, perché io ti amo ancora e ti amerò sempre, e voglio solo il tuo bene >> dico scimmiottando la sua voce.
Sam mi guarda sconvolto.
<< Al diavolo, Sam! Ho passato due mesi chiedendomi dove fossi, come stessi, se la morte di Emily ti avesse segnato per sempre, se saresti più tornato come quello di prima. Ho passato due mesi sperando – sì, sono una sciocca, lo so – che per noi ci sarebbe potuto essere un futuro quando ti saresti ripreso. Tu >> gli punto un dito contro << mi hai fatto sperare e sono stanca. Vorrei non averti mai incontrato e vorrei non provare per te quello che provo >>.
<< Leah, non fare così. Questa non sei tu >> mi dice avvicinandosi.
<< Sì invece. Questa sono io. Sono cambiata, Sam e credo che sia arrivato il momento che cambi anche tu. Dimenticami e vivi la tua vita. Non tormentarmi, non dirmi che mi ami e che non è colpa tua. Non dirmi che ti senti in colpa, perché lo so già, ma non so che farmene del tuo senso di colpa e non so che farmene delle tue belle parole. Abbi imprinting, vattene, resta, innamorati, uccidi … fai quello che vuoi ma non tormentarmi >>.
<< Sei sconvolta e sei fuori di te. Lo capisco io ti ho fatto del male; ma lo supererai, io voglio aiutarti, non voglio vederti soffrire. Mi dispiace >> mi porge una mano con l’espressione di un cane bastonato.
Non posso crederci che abbia ripetuto per l’ennesima volta che gli dispiace dopo che gli ho detto di smetterla. La mia pazienza è finita.
<< Vaffanculo, Sam >>. Detto questo, l’unico vero addio che avrei dovuto dargli fin dall’inizio, mi ritrasformo e mi allontano, affondando le zampe nel soffice terreno della foresta.
<< Questa è mia sorella ! >> esulta Seth, seguendomi.
Jacob non c’è più, si è ritrasformato e sta trascinando Sam (che ha cercato di seguirmi ancora) in mezzo ai suoi amici, per riprendere l’allegra rimpatriata lupesca da dove è stata interrotta. Sicuramente tutti avranno sentito il mio sfogo. Me ne frego. Quando sono vicina a casa ritorno in forma umana e, infischiandomene del fatto che sono nuda – tanto non c’è nessuno in quel momento - vado in giardino ed entro nella mia camera dalla finestra. Mi siedo sul letto e inizio a piangere. Mi manca l’aria, singhiozzo, mi tremano le labbra. Che schifo, che pappamolla. Eppure devo sfogarmi, devo liberarmi della tensione accumulata e della rabbia. Mi metto sul letto in posizione fetale. Sento la porta aprirsi. Qualcuno mi mette una coperta e si sdraia accanto a me, mentre io continuo a versare lacrime amare sul cuscino. E’ Seth. Mi giro e lo abbraccio. La sua pelle ha la stessa temperatura della mia. Quanto vorrei strozzare Sam e la sua faccia da dispiaciuto. Quanto vorrei non rivederlo mai più! Fino a poco fa desideravo il suo arrivo e rivedere il suo volto tanto amato. Adesso invece vorrei che scomparisse dalla faccia della Terra. Sento la tanto familiare sofferenza. Quanto sono stata male quando mi ha lasciata per Emily! No, basta non posso farlo più. Ho bisogno di cambiare aria, di visitare nuovi posti, di sentirmi di nuovo viva, di liberarmi del passato. Mi sento come un uccellino in gabbia che, per liberarsi, sbatte sempre nella stessa parte della sua prigione per farsi male sempre nello stesso punto. Se l’uccellino non viene liberato ed è costretto a guardare sempre le pareti della sua gabbia, il punto dove ha sbattuto più volte gli ricorderà sempre il dolore che ha provato. Ho ormai preso la mia decisione quando smetto di piangere. Mi alzo di scatto dal letto e mi asciugo le lacrime. Seth si è addormentato sul mio letto. Apro l’armadio in fretta e furia, indosso un paio di jeans e una vecchia maglietta azzurra a maniche corte. Poi prendo uno zaino nero e inizio a buttarci dentro un po’ di cose.
<< Che cosa stai facendo? >> mi chiede Seth con voce impastata dopo un po’. Si alza e prende una maglietta nera da una sedia. E’ la sua, amo rubare i vestiti a mio fratello.
<< Al solito ti prendi i miei vestiti >> borbotta.
Grugnisco continuando a buttare cose dentro lo zaino.
<< Allora si può sapere cosa stai facendo? >> mi richiede, incrociando le braccia al petto e osservando ogni mio movimento dentro la stanza.
Mi fermo un attimo. Mi guardo intorno: sto in quella stanza da più di due mesi ma non la sento ancora come mia. Ci sono un letto, una scrivania, due sedie, un comodino e un armadio a due ante. Non ci sono foto, non ci sono ricordi. Solo qualche vestito sparso qua e là, niente che potrebbe far pensare che sia la mia stanza. Le pareti sono lisce, vuote, non ho ancora appeso nulla. Mi soffermo su mio fratello. E’ in piedi di fronte a me. Il mio fratellino: la persona più importante – insieme a mia madre- della mia misera esistenza. Mi mancherà. Eppure devo farlo, non posso continuare così. << Mi sto preparando. Ho deciso di partire, Seth >>.

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Capitolo 6
*** 6.AAA Cercasi nuova vita ***


<< Leah >>.
Per un millesimo di secondo passa davanti ai miei occhi l’immagine del volto di mia madre in lacrime. Riesco ad accantonarla in un angolino della mia mente molto più facilmente rispetto a prima. Ora che sono così lontana da casa è più facile concentrarsi solo su quello che vedo e sento io. Più facile ma non del tutto possibile, purtroppo.
<< Leah >>. Questa voce si insinua prepotentemente nella mia mente.
<< Cosa c’è Seth? >> chiedo esasperata.
<< Non ti stai allontanando troppo? >>.
<< No >>.
<< Mmm >>.
Seth sta cercando di capire a che punto della mia forsennata fuga sono arrivata. Non riesco a spingerlo via dalla mia testa, lui è quello che riesce a entrarci meglio, sicuramente perché è mio fratello ed è l’unico che si è davvero interessato a me da sempre. Il mio fratellino.
<< Smettila con questi pensieri melensi >>.
<< Smettila di frugare nella mia testa >>.
<< Non posso crederci. Sei già vicino a Portland?! >>.
<< Ti ricordo che sono la più veloce >> gli dico, non senza un pizzico di orgoglio.
<< La mamma è molto triste >>.
<< Lo so >>. 
Come potrei non saperlo? Ha pianto così tanto quando sono scesa al piano di sotto con uno zaino in spalla. Credevo che si sarebbe infuriata e che avrebbe urlato. E invece no. Mi ha stupito.
<< Sapevo che sarebbe arrivato questo momento >> mi ha rivelato abbracciandomi. Ho ricambiato la sua stretta rassicurante e ho aspirato il suo profumo unico.
<< Come facevi a saperlo? >>.
<< Una madre sa sempre certe cose >> mi ha sussurrato.
Poi si è staccata da me e mi ha accarezzato i capelli. Ha dovuto alzare la testa per guardarmi negli occhi marroni come i suoi.
<< Spero che tu possa trovare quello che cerchi figlia mia. Fai attenzione, ti chiedo solo questo >>.
"Non lo so neanche io cosa sto cercando" avrei voluto confessarle. << Grazie mamma. Non mi accadrà nulla >>.
Ho abbracciato anche Charlie. Ho varcato la soglia di quella casa seguita da Seth e per la prima volta dopo tanto tempo mi sono sentita con il cuore più leggero. Appena ho messo piede nella foresta è arrivato Jacob. Ho lanciato un’occhiataccia a mio fratello perché ho pensato che sicuramente l’avesse avvertito lui.
<< Leah dove credi di andare? >>.
<< Il più lontano possibile da qui, Jake >>.
Anche stavolta mi sono sbagliata: credevo che mi avrebbe fermato o che con il suo potere di alpha mi avrebbe imposto qualche ordine impossibile da ignorare. Per questo avrei voluto sgattaiolare via senza avvisarlo.
<< Buon viaggio allora >> ha detto invece, mettendomi una mano sulla spalla.
Ho sgranato gli occhi. << Grazie >>.
<< Non fare sciocchezze >> ha aggiunto serio.
<< Se permetterai che accada qualcosa alla mia famiglia ti ammazzerò >>.
Jake ha sorriso. << Anche io ti voglio bene, Leah >>.
<< Non vedevi l’ora di liberarti di me, ammettilo >>.
<< Forse >>. Gli ho dato un pugno sul braccio. Jake ha tolto la mano dalla mia spalla ridendo e si è allontanato di qualche passo.
Ho scosso la testa e mi sono voltata verso mio fratello.
<< Occupati della mamma e di Charlie mentre non ci sono >>.
<< Lo farò >>.
Silenzio.
<< Pensi che passerà molto tempo prima che ci rivedremo? >>.
Ho scrollato le spalle fissando il terreno fangoso della foresta.
<< Starò sempre nella tua testa e ti controllerò >>.
Ho sbuffato. << Questa sì che è una bella notizia >> L’ho guardato in quegli occhi così simili ai miei, puri come la sua anima. “Gli occhi sono davvero lo specchio dell’anima” ho pensato in quel momento. Mi ha stretta in un abbraccio. Una lacrima è scesa lungo la sua guancia. << Abbi cura di te, Leah >>. Ho annuito con un nodo alla gola, incapace di parlare. Poi ci siamo separati, ho iniziato a camminare e prima di addentrarmi nella foresta gli ho lanciato un ultimo sguardo.
 
Sono passate solo cinque ore da quando me ne sono andata e, considerando che ho preso la strada più lunga, passando dalle foreste, sono stata davvero rapida. Corro schivando gli alberi come se fosse la cosa più naturale del mondo. Solo un paio di volte mi sono dovuta trasformare in umana. Ho il grosso zaino appeso al dorso. Deve essere una scena comica quella di un grosso lupo che corre con uno zaino. In questo momento tuttavia non ho voglia di comicità. Ho paura che il filo invisibile che mi lega ai miei fratelli lupi non mi permetta di andare dove voglio.
<< Leah ti ho già detto che allontanandoti troppo potresti sentire il desiderio di tornare…. Soprattutto quando sei in forma animale >>.
<< Jake, lo so. Me l’hai ripetuto un sacco di volte >> dico con tono esasperato.
Ricordo benissimo la fuga di Jake. Lui l’ha sentito quello strano desiderio di tornare indietro.
Sarò legata per sempre alla mia famiglia di mutaforma?
<< Dovresti esserne felice. Il tuo alpha è bello e intelligente >>.
<< Sai Jake, mi piacevi molto di più quando i miei pensieri non t’interessavano perché mi trovavi insopportabile >>.
<< Purtroppo fai parte del mio branco e mi sento responsabile di  te. Sei anche il mio beta!  >>.
<< Embry ha avuto una promozione adesso. Ne sarà entusiasta >>. 
Questo mi fa pensare ai  tanti ragazzini che si sono trasformati ultimamente … sono entrati nel branco di Sam però. Sam è più bravo nell’addestrarli per controllarsi. Molti di loro ora stanno per passare nel branco di Jake.
<< Quel posto sarà sempre tuo qualunque cosa accada.  Ti prego non farmi pensare a quei cuccioli… >>. 
<< Mi dispiace Jake, dovrai farli entrare nel branco al più presto. Comunque stai diventando una femminuccia con tutti questi discorsi, è forse colpa del  mostro di loch  ness?>>.
Jake sbuffa. Sta andando proprio da lei. << Non allontanarti troppo >> ribadisce. Poi la sua voce scompare dalla mia testa. E' sicuramente tornato umano. Resta solo Seth.
<< Sto  morendo di fame  >>.
<< Vai a mangiare allora >>
 suggerisco cercando di nascondere l'entusiasmo. 
<< Vado ma non illuderti. Tornerò presto. La mamma chiede in continuazione di te, sono sicuro che non mi lascerà più dormire o mangiare in pace >>.
<< Non allontanarti ancora >>
 aggiunge prima di sparire dalla mia testa. Non mi da neanche il tempo di ribattere. Ma perché tutti vogliono fare le mammine premurose? Accelero il passo per superare Portland. Voglio mettere almeno due stati di distanza tra me e la mia casa … sento ogni cellula del mio corpo ribellarsi. Desidero così tanto allontanarmi da La Push e da Forks che voglio provare sulla mia pelle se il legame dei mutaforma è davvero così forte ... Così, veloce come il vento, oltrepasso Portland. La foresta è molto bella, siamo davvero fortunati ad avere ancora queste vaste aree incontaminate. Una miriade di animali si allontana al mio passaggio: potrei mangiarli, volendo, ma la carne cruda mi disgusta, non riesco a lasciarmi andare completamente agli istinti di lupo, preferisco sempre essere me stessa, anche quando sono un animale. Non posso quasi credere di averlo fatto: ho lasciato la mia casa, ho lasciato la mia famiglia, i miei fratelli mutaforma, il mio branco, Sam! Avevo già pensato altre volte di farlo, ma era stato solo un pensiero. Stavolta invece è stato diverso: il pensiero di lasciare La Push e Forks non si è limitato a stare nei meandri della mia mente, ma si è impossessato di tutto il mio corpo. Non è passato inosservato, ma è diventato un bisogno fisico: la necessità di cambiare vita, di scoprire il mondo al di fuori di Forks, di non dovermi ritrovare a guardare la faccia di Sam e della sua nuova conquista ogni singolo giorno della mia dannata esistenza. Il mio cuore batte veloce, il mio respiro è regolare, nonostante la lunghissima corsa, e sto proprio pensando che mi sento già meglio. Mi sento più viva. In questi ventuno anni della mia vita ho vivacchiato. E’ arrivato il momento di vivere.
<< Leah dove hai intenzione di andare? >>. E’ Embry.
Non rispondo. Al diavolo tutto e tutti. Che vengano a prendermi di persona se vogliono impedirmi di oltrepassare lo stato dell’Oregon. Posso andare dove voglio. Posso. Allungo le zampe al massimo mentre corro, sto raggiungendo la massima velocità consentitami. E’ il crepuscolo, ma i miei occhi sovrannaturali continuano a vederci perfettamente. Ho intenzione di viaggiare tutta la notte, voglio arrivare a Los Angels.
Jake si è ritrasformato. Pensa che abbia esagerato con la distanza della mia meta.
<< Jake! Se non mi sbaglio tu hai fatto il tuo viaggetto fino in Canada per schiarirti le idee dopo che sei stato piantato! >>.
Una fitta di dolore attraversa tutto il mio corpo. Proviene da lui, ho tirato in ballo un argomento delicato. Ahi.
<< Lo so >> ringhia. << Ti sto solo mettendo in guardia: non dimenticare mai che noi siamo fratelli, una squadra, una sola mente. Siamo legati! >>.
<< Jake, ordinale di non allontanarsi troppo! >> interviene Quil.
<< Quil, qualcuno ha ordinato a Jake di tornare indietro quando si è allontanato? Mi sembra di ricordare di no >>.
Quil sospira mentalmente. Sono felice di averlo zittito. Passano altre quattro ore, durante le quali la mia mente è occupata dai membri del mio branco. Li ignoro. Non mi sono fermata neanche una volta a riposare.  Finalmente, dopo aver controllato, mi rendo conto di aver superato San Francisco. Le voci dei miei fratelli mutaforma si sono calmate: sento le loro silenziose presenze nella testa, ma non mi disturbano più di tanto. Passano altre due ore e qualcosa inizia a cambiare. Le presenze nella mia testa si affievoliscono leggermente. Percepisco la tensione da parte dei membri del mio branco.
<< Leah … cosa succede? >> questa è la voce di mio fratello. La sento sì, ma non al cento per cento come prima. Diciamo al novantotto per cento. Sono spaventata e eccitata al tempo stesso. Poi mentre continuo a correre qualcosa inizia a cambiare dentro di me, alla libertà, alla voglia di lasciarsi tutto alle spalle, alla gioia per il futuro subentra un altro bisogno: quello di riunirmi alla mia famiglia di mutaforma. E’ ancora un bisogno debole, ma mi preoccupa. Cosa mi sta succedendo? C'è un filo inossidabile che mi lega a loro e capisco di non poterlo spezzare. Io voglio riunirmi a loro. E’ incredibile: il mio desiderio, quello di allontanarmi, si sta trasformando nel suo opposto, quello di ritornare al posto che mi spetta dalla nascita, accanto ai miei fratelli. Rallento fino a bloccarmi. Guardo da una parte e dall’altra, indecisa sul da farsi. Non sto tanto bene. Provo a procedere per qualche altro chilometro. La cosa va a peggiorare: più mi allontano più dentro di me cresce la sensazione di fare qualcosa di sbagliato e più voglio tornare a La Push dal mio branco. Mi fermo di nuovo e mi guardo intorno spaesata. E’ notte ormai. Credo di essere al lago di Millerton, mi sembra di aver visto qualche cartello poco fa. Il lago si trova proprio alla mia sinistra. Il paesaggio in questa parte della riserva è più roccioso, più selvaggio. Ascolto i rumori della foresta degli animali che la popolano e li invidio, li invidio così tanto che fa male. Il loro unico problema è quello di sopravvivere ogni giorno: non hanno a che fare con le relazioni umane. Non piango, non sono una frignona. Dentro di me si radica una consapevolezza: questa è la mia vita, non posso scegliere io come viverla. Restare con il branco è il mio destino. Mi sposto un po’ più indietro di qualche chilometro, lungo la riva del lago. La presenza del branco nella mia mente si rafforza leggermente: mi stanno osservando. Resto immobile: non avvilita, non arrabbiata, non sconvolta, ma semplicemente rassegnata. I miei fratelli stanno comunicando tra di loro, sollevati per il fallimento del mio piano “fuggi-il-più-lontano-possibile-da-Forks”. La mia sconfitta li allieta. Bene.
<< Leah non siamo allietati dalla tua sconfitta. Quello che sto cercando di dirti è che noi siamo così. Tutto questo è parte di noi e di ciò che siamo >> dice Jake.
<< Adesso è il tuo turno di risparmiarmi il “te l’avevo detto” >> ribatto con tono secco.
Questa sensazione che ho provato … di tornare dalla mia famiglia … la ricordo. L’ha provata anche Jake quando si è spinto troppo lontano. Ora che il pericolo di “allontanamento eccessivo” di un membro del branco è passato, restano solo Jake e Embry. Seth è andato ad avvisare mia madre che non sono riuscita a mettere zampa a Los Angeles. Il desiderio di tornare da loro non vuole passare così come quell’indescrivibile malessere. Decido di assumere la mia forma umana. Nonostante i segnali che mi manda tutto il corpo, con la mente so che in realtà non voglio tornare indietro. << Leah, aspet … >>. 
Troppo tardi, Jake. Sono tornata umana. Quel desiderio irrazionale si placa un po’ fortunatamente. Forse dovrei provare a spingermi più in là in forma umana? Lo farei se non avessi la certezza che nemmeno così potrei allontanarmi dai mutaforma. Ha ragione Jake: io sono un mutaforma, è nel mio sangue, nel mio DNA, neanche quando sono in forma umana in realtà sono un essere umano. Non lo sono più da un po’, ormai. Mi vesto e mi lascio cadere a terra, accanto al lago. Mi sdraio sulla schiena, usando lo zaino come cuscino. Non ho freddo, non ho fame, non sento niente: ho solo voglia di spegnere i miei pensieri per un po’. Chiudo gli occhi.
 
Vedo le prime luci dell’alba quando li riapro. Sembra che sia passato poco tempo, ma in realtà deve essere passata qualche ora. Ricordo solo di aver sognato di nuovo Sam, come sempre. Sento qualcosa vibrare prepotentemente nel mio zaino. Mi metto a sedere, già sveglia e pronta a reagire. Ops, è il cellulare. Lo prendo e rispondo.
<< LEAH! Hai idea di quello che ho passato !? >>. Ecco. E’ mia madre. Così mi tocca sorbirmi i suoi rimproveri, quelli di Jake, di Seth … insomma un po’ di tutta Forks. Poteva essermi accaduto qualcosa, potevo essere morta, eccetera eccetera. Dimenticano sempre che sono immortale e che poche cose riescono a uccidermi.
<< Ora cosa hai intenzione di fare? >> mi chiede Seth. Lui è stato l’ultimo a rimproverarmi.
<< Seth, mi sto per ritrasformare, possiamo mettere fine a questa interminabile conversazione al telefono? >>.
<< Ok >>. Chiudo la chiamata e poso il cellulare. Mi alzo, mi stiracchio, vado verso il lago e mi spruzzo un po’ d’acqua in viso e un po’ la bevo. Apro lo zaino e mangio qualcosa. Sono davvero affamata. Riesco a dare l’ultimo morso al mio panino quando sento di nuovo vibrare. Mi trasformo, alzando gli occhi al cielo e sospirando.
<< Eccomi >>. Insieme alla mia forma lupesca è tornato anche il bisogno irrazionale di ricongiungermi al mio branco. E’ un piccolo tarlo che si trova in un angolo della mia mente ma che è destinato a ingrandirsi nel caso in cui dovessi allontanarmi ancora, ne sono certa.
<< Allora cosa hai intenzione di fare adesso ? >>. E’ sempre Seth.
Ci penso un po’ su. Cosa faccio? Non voglio tornare a casa. Tuttavia non voglio proseguire verso Los Angeles provando sensazioni non mie e che derivano solo dall’istinto. Non mi resta che una scelta. Ripensandoci non è una cosa così tragica, dopotutto sono lontana da casa centinaia di chilometri e ho sempre desiderato visitare quella città.
<< Vado a San Francisco, fratellino >>.
 
Il viaggio per tornare indietro mi sembra più lungo del previsto. Ho avuto la conferma che non posso allontanarmi troppo dal branco senza provare quella strana sensazione di malessere e di vuoto, come se mancasse qualcosa. A metà mattina sono quasi arrivata a Tracy. Le foreste che ho attraversato per arrivare fin qui sono bellissime: immense distese di acqua illuminate dal sole e sulle quali si riflette la rigogliosa natura circostante. Quando mi mancano ormai poche centinaia metri per arrivare a Tracy torno umana, avvisando prima Seth – non vorrei passare tutta la giornata al telefono. Mi vengono fatte non so quante raccomandazioni sul fatto di usare il telefono, e poi finalmente mi lasciano tornare umana. Indosso un paio di jeans, una maglietta blu a maniche corte, e le mie amate scarpe da ginnastica consunte. Metto lo zaino sulla schiena e finalmente lascio alle mie spalle la natura sconfinata per tornare alla civiltà. Decido di fare l’autostop per arrivare a San Francisco: non posso più correre in forma lupesca, qualcuno potrebbe vedermi. Un pick up rosso si ferma immediatamente.
<< Dove devi andare? >> mi chiede un ragazzo carino abbassando il finestrino.
<< San Francisco >>.
<< Sei fortunata, ci sto proprio andando. Sali pure >>.
Apro la portiera e mi siedo sul sedile nero. Nell’abitacolo c’è odore di menta e di sigarette. Il ragazzo mi guarda curioso, poi riparte. Apro di più il finestrino e il vento mi scompiglia i capelli. Dovrei tagliarli, la mia pelliccia sta diventando troppo lunga per i miei gusti.
<< Non sei di queste parti, vero? >>.
<< No >>.
<< Si vede >>.
Sta qualche minuto in silenzio. Poi riprende a parlare. << Non sei una ricercata voglio sperare >>.
Mi giro a guardarlo. Lui sorride. Ha i capelli biondi, gli occhi azzurri ... è il classico tipo belloccio che piace a quasi tutte le ragazze.
<< No, non sono una ricercata >>.
<< Che fortuna ... Sei troppo carina per la prigione >>.
Tu invece mi sembri troppo cretino per provarci con me.
Gli lancio uno sguardo tagliente. Lo ignora e le sue labbra continuano a essere piegate all’insù, con quello che sicuramente è -secondo lui- il suo sorriso da conquistatore. Mi guarda in uno strano modo che forse dovrebbe essere seducente, con un sopracciglio alzato. Oh. Non so se ridere o se incazzarmi.
<< Grazie >>.
Nella radio c’è un’orribile canzone, anzi, mi sembra troppo persino definirla tale, più che altro è “baccano”.
<< Comunque io mi chiamo Peter >>.
<< Bene >>.
<< Tu invece …? >>.
<< Jessica >>. Non te lo dico il mio nome.
<< E’ un nome bellissimo! >> esclama.
Perché tra tutti quelli che avrebbero potuto darmi un passaggio ho dovuto beccare questo cascamorto qui?
Il tizio continua a parlare di argomenti futili e di cui non mi può importare di meno. Faccio finta di ascoltarlo. Basta annuire ogni tanto: ai ragazzi come lui non interessa fare una buona conversazione. Finalmente gli alberi ai lati della strada diventano sempre di meno, le villette a schiera sempre di più, fin quando entriamo nella città. Benvenuti a San Francisco. Un’ora in macchina con questo tizio mi è sembrata un’eternità.
<< Dove ti lascio? Io sto andando al City College >>. Finalmente ha chiesto qualcosa di utile e di sensato.
<< Scenderò lì anche io>>.
Intanto il paesaggio fuori dal finestrino continua a cambiare: ci sono migliaia di casette, tutte simili, circondate da grandi giardini. Alti alberi costeggiano anche le strade urbane. Si intravedono i primi grattaceli e il traffico frenetico di una metropoli. Per fortuna, nonostante il traffico, arriviamo. Il ragazzo ferma la macchina.
<< Quello è il college. Sono arrivato >>.
<< Hai una cartina? >>.
<< Si dovrei averla qui da qualche parte … >>. Peter fruga un po’ nell’abitacolo e poi tira fuori una mappa. Bravo Peter, non sei poi così insulso come pensavo.
<< Grazie >>.
Noto che si è appoggiato col gomito al mio sedile - è decisamente troppo vicino - così apro la portiera e scendo dalla macchina. Peter si affretta a fare lo stesso. Metto di nuovo lo zaino in spalla e apro la cartina tenendola con entrambe le mani.
<< Se vuoi puoi tenerla … >> mi dice girando attorno alla macchina e avvicinandosi a me.
<< Uhm … allora la tengo >>.
<< Wow Jessica, sei alta quanto me! >> esclama sorpreso.
Distolgo gli occhi dalla mappa e lo guardo. Il sole fa sembrare i suoi capelli del colore dell’oro. E’ abbastanza muscoloso, ma so che se volessi potrei stenderlo in un batter d’occhio.
<< Stavo pensando … se hai intenzione di stare per qualche tempo a San Francisco … potremmo vederci … >>.
Sospiro. << Peter – ti chiami così giusto? – ti ringrazio per il passaggio e per questa >> dico, indicando la mappa, << sei stato molto gentile, ma andrò via molto presto >>.
<< Peccato. Sembri così interessante … >>.
<< Sono sicura che qui ci siano molte altre ragazze interessanti >>. E soprattutto alla tua portata, mio caro.
<< Allora ciao. Chissà magari un giorno ci incontreremo di nuovo >> dice fiducioso.
<< Certo … addio Peter >>. Mi giro e inizio a camminare lentamente. Percepisco il suo sguardo sulla schiena per un po’, poi finalmente sento i suoi passi allontanarsi. Osservo la cartina. San Francisco è immensa: soleggiata, rumorosa e con i suoi ottocentomila abitanti … è perfetta per una vacanza. O per una fuga. Ci sono anche dei parchi naturali … bene, potrei dormire lì come lupo. O potrei cercare un motel. Ho i miei risparmi con me, ma sarebbe meglio trovare un lavoro in questi giorni: i soldi non mi basteranno per sempre. Non so quanto tempo starò qui o quando ritornerò a casa. Non ho progetti per il futuro. Posso solo pensare al presente. Prendo la metropolitana e gironzolo per tutto il pomeriggio tra i grattacieli di quella città, tra la gente indaffarata con la propria vita, ognuno con mille cose da fare. Non sono abituata alla vita frenetica di città. Girovago senza sapere bene cosa fare. Mi rendo conto che è quasi sera e non ho ancora trovato un posto dove dormire. Il tramonto è magnifico, i grattacieli iniziano a illuminarsi, il fiume assume le tonalità dell’arancio del cielo. Prendo per l’ennesima volta la metropolitana e mi ritrovo davanti al Golden Gate Bridge: è uno spettacolo. Il mare, le luci, i grattacieli. Non posso ancora crederci, resto incantata a osservare .... Torno in me. Mangiando un trancio di pizza, mi dirigo verso uno dei motel più economici e più in periferia che sono segnalati su un giornale che ho comprato. Mi accorgo che di notte ci sono molti senzatetto. E’ buio pesto quando finalmente credo di aver trovato il motel. Sono nel quartiere di Tenderloin. Tuttavia mi rendo conto che non esiste nessun motel lì, perché sono in un vicolo cieco. E’ evidente che il venditore di questa guida economica dei motel mi ha fregato. Chissà se esiste qualcuno di questi posti indicati su questo giornale. Sto per tornare indietro quando vedo tre sagome avvicinarsi. Sono tre uomini: uno è un energumeno, due sono più magri. E ora cosa vogliono questi? Sono ancora lontani, sicuramente non sanno che li ho già visti grazie alla mia super vista. Mi squilla il telefono.
<< Pronto? >>.
<< Non ti avevo detto di chiamare? >>.
<< Seth, ti giuro che non me n’ero dimenticata, ma volevo prima trovare un posto dove dormire >>.
<< Non sai ancora dove passare la notte? >>. Sento mia madre parlare, come se fosse messa accanto a Seth e gli suggerisse cosa chiedermi.
<< Dì a mamma che troverò un posto dove dormire. Ora però devo staccare, ho un piccolo problemino >>.
<< Che problemino? >> percepisco già l’ansia nella sua voce.
<< Niente di importante. Tre uomini si stanno dirigendo dalla mia parte e non sembrano venire in pace >> dico con tono annoiato. << Non dirlo alla mamma >> aggiungo in fretta.
<< Ma sono vampiri? >> chiede agitato mio fratello.
<< No >>.
Seth fa un sospiro di sollievo. << Leah cerca di non dare nell’occhio, i succhiasangue sono ovunque >>.
<< Non preoccuparti. Ti chiamo dopo, sono quasi qui ormai >> sussurro.
<< Non fare loro troppo male >>.
Stacco la chiamata e metto il cellulare nella tasca dei miei jeans.
Ormai i tre sono a una decina di metri di distanza. Hanno dei visi orrendi, da criminali.
Uno di loro fa un fischio di apprezzamento. Alla mia destra ci sono un lampione rotto che si accende e si spegne in continuazione e diversi cassonetti maleodoranti. Bene, magari li metterò lì dentro quando avrò finito con loro.
<< Ragazzi guardate che bel bocconcino che abbiamo trovato >> ghigna il più grosso di loro. Sorride con i denti gialli. I tre emanano un odore nauseabondo, di sporcizia. Sono dei delinquenti, è ovvio ormai.
<< Siamo fortunati Glock, è davvero una bella stangona >>.
<< Ha anche uno zaino. Magari ci sono dei soldi, vero dolcezza? >> dice l’altro.
Mi viene quasi la nausea. Che schifo. Per la prima volta in vita mia mi chiedo se sia giusto non permettere ai succhiasangue di nutrirsi di questi individui. Se ci fosse stata un’altra ragazza al posto mio, cosa sarebbe successo? Non voglio pensarci.
<< Sei senza voce? Non urli in cerca di aiuto? >>. Ridono tutti e tre.
<< Ho una voce. Ma non potete immaginare quanto mi secchi sprecare fiato con dei tipi come voi >> dico gelida.
<< Ehi ehi che lingua tagliente ! >>. Ridono ancora.
<< Non mi fate paura >>.
<< Dovresti averne invece >> minaccia il più grosso di loro. << Non hai idea di quello che abbiamo intenzione di farti … >>. La sua voce è un sussurro maligno.
<< Forse siete voi a non avere idea di quel che io ho intenzione di farvi. Voi non siete essere umani, non siete degni di essere definiti tali. Siete dei rifiuti umani >>.
<< Come osi … >> uno di quelli più bassi si lancia contro di me con un coltello. Per gli standard umani si muove abbastanza velocemente. Per quelli sovrannaturali è invece lentissimo. Aspetto pazientemente che mi raggiunga e che alzi il coltello per ferirmi. Fermo il suo braccio a mezz’aria. Sono anche più alta di lui. Prova a vincere contro la mia stretta, a liberarsi, ma il suo braccio non si muove di un millimetro. La sua forza per me è inesistente. Lo spingo delicatamente lontano, scagliandolo contro un muro. Se avessi usato solo la metà della mia forza sarebbe sicuramente morto. Gli altri due si lanciano contro di me urlando. Il più grosso mi sta per dare un pugno alla mandibola. Lo lascio fare. Il colpo non mi sposta di un millimetro. Lui inizia a urlare di dolore. Poi gli do un calcio e lo stendo a terra. Il terzo guarda sconvolto il suo amico che è piegato a terra dolorante. Gli do un pugno sul naso – sempre con delicatezza per non ucciderlo – e poi un lieve calcio in mezzo alle cosce. Fuori tre. Spero di averlo reso impotente. Li guardo un istante. Meriterebbero la morte. Apro uno dei tre cassonetti dell’immondizia e li metto tutti e tre dentro, senza sforzo. Mi strofino le mani – che schifo erano davvero sudici - e inizio a camminare per uscire dal vicolo. All’improvviso mi rendo conto che qualcuno mi sta osservando. Sento respirare in alto, sul tetto del palazzo alla mia sinistra. Guardo immediatamente in alto. Non c’è nessuno. Solo il buio della notte. Il rumore del respiro è scomparso. Non poteva essere un vampiro altrimenti avrei sentito l’odore. Ho percepito pochissime scie vampiresche durante il giorno: i succhiasangue escono di notte a nutrirsi, con il sole rischiano di brillare. Sono sicura che se rifacessi lo stesso percorso che ho fatto questo pomeriggio adesso che è notte sentirei le loro scie. Allora un umano mi ha forse visto? In ogni caso non importa, non può aver capito molto con questo buio. Esco dal vicolo e entro in un pub. Ci sono diversi ubriachi, qualcuno di loro mi fa delle avances. Li ignoro. Chiedo indicazioni al barista per il motel che stavo cercando. La strada indicata nella guida era proprio sbagliata. Sto per mettermi in cammino quando il mio olfatto lo capta: l’odore dolciastro di succhiasangue. Quest’odore mi fa rianimare. Ho proprio bisogno di sfogarmi strappando qualche braccio a un viscido succhiasangue: prima con i tre violentatori mi sono dovuta trattenere! Corro veloce in direzione opposta rispetto a quella in cui dovrei andare per raggiungere il motel. L’odore nauseabondo è sempre più forte. Ma sento anche qualcos’altro … dei ringhi? Un cuore che batte. Alla puzza dolciastra si aggiunge un odore nuovo, diverso. Non nauseabondo, non buono come quello dei miei fratelli, ma un odore … unico. Non so in che altro modo descriverlo. E’ forse un altro mutaforma? Dei rumori metallici arrivano alle mie orecchie. Sono sempre più vicina al punto in cui si trovano i succhiasangue … sono sei, ne sono certa. I ringhi gutturali adesso sono forti. Arrivo in un altro vicolo - stanotte sto davvero sviluppando una passione per i vicoli, eh - e, come previsto, ci sono sei succhiasangue. Due di loro sono quasi a pezzi. La creatura ringhiante – non so in che altro modo definirla- che sta combattendo contro i succhiasangue non ha potuto finire quei due perché è occupata ad allontanare gli altri. E’ decisamente in svantaggio e non sta avendo la meglio. Non ho il tempo di osservarla: mi tolgo lo zaino e mi trasformo in pochi millesimi di secondo. La mia natura mi ha chiamata. Ignoro le voci di Embry e Seth nella mia testa.
<< Leah, cosa stai facendo? >>.
<< Cos’è quella … cosa? >>.
<< Non puoi combattere in sei contro uno! >> urla Seth spaventato. Ma sa benissimo che non sono sola. Sto aiutando quel coso. Forse siamo dalla stessa parte. Mi lancio su uno dei vampiri. Sono neonati sicuramente, forti ma inesperti. Lo sbrano facendolo a pezzi, un po’ alla volta. Un altro però mi da un calcio e mi lancia contro il muro. Mi rimetto subito in piedi e mi avvento su di lui per strappargli il braccio con i denti. Lo faccio in tanti brandelli, i rumori metallici e l’odore dolciastro sono ovunque. Poi mi occupo di un altro che sta per saltare al collo della creatura impegnata a uccidere gli altri succhiasangue. Tutto finisce in pochi minuti. Non ho nemmeno il fiatone. Restiamo io e quella cosa a guardarci. E’ enorme, su due zampe, con una faccia lupesca. Deve essere un mutaforma come me! Intorno a noi ci sono disgustose parti del corpo dei vampiri.
<< Leah scappa da questa creatura!! E aggiustati le costole, incosciente! >> mi dice Seth.
<< Seth, va tutto bene >>. 
Torno immediatamente in forma umana. Se quella cosa avesse voluto uccidermi avrebbe già potuto farlo. Mi chino a terra e mi tasto la gabbia toracica: sento due costole sporgere troppo. Per fortuna non sono rotte, sono solo … troppo sporgenti. Ho perso tempo, stanno guarendo così, in maniera errata. Intanto tengo gli occhi fissi sulla creatura. Le sue iridi gialle diventano umane. Le sue zampe diventano piedi e mani, e gli artigli diventano dita. La pelliccia scompare. Resta un uomo, nudo. Ha un fisico asciutto, non eccessivamente muscoloso. I suoi capelli ricci sono neri e gli ricadono intorno alla testa, ribelli. Ha gli occhi scuri, la pelle chiara leggermente abbronzata, le labbra sottili. Mi fissa curioso e sbalordito. Del sangue secco gli imbratta il collo, probabilmente dove i vampiri lo hanno ferito. Con uno grande sforzo di volontà spingo forte con le mani le costole per metterle a posto, stringendo le palpebre e i denti. Gli occhi mi lacrimano per il dolore. Respiro affannata. Mi alzo in piedi lentamente e mi tasto per assicurarmi che non sporgano ancora. Bene, guarirò di nuovo in fretta adesso. Mi asciugo le lacrime che sono uscite involontariamente e torno a fissare l’uomo. Ha un’espressione divertita.
<< Nessuno ti ha mai detto che è maleducazione fissare la gente? >> chiedo con voce ancora affannata per il dolore, guardandolo.
Le sue labbra si piegano in un sorriso. Mi si avvicina. Adesso lo vedo  meglio. E’ poco più alto di me. Le sue iridi sono blu. Con gli occhi percorre tutto il mio corpo.
<< Ho sempre desiderato conoscere una ragazza senza pudore >>. Ha una voce estremamente profonda e grave.
<< Potrei dire lo stesso di te >> ribatto facendo scorrere lo sguardo lungo il suo corpo come ha fatto lui con me.
<< Che temperamento! >>.
Incrocio le braccia al petto. << Chi sei? E soprattutto … che cosa sei? Un mutaforma? >> chiedo diretta, senza tanti giri di parole.
<< Mmm … suppongo che tu sia un mutaforma… donna. Eccezionale >> afferma entusiasta, guardandomi con la testa piegata leggermente di lato. Ha ignorato la mia domanda.
<< Vuoi rispondermi ? >> chiedo infastidita.
Lui ride, portandosi una mano ai capelli per toglierli dalla fronte. Vorrei dargli un pugno su quel bel faccino.
<< Non avrei mai pensato di incontrarne uno … >> dice più rivolto a se stesso che a me. Gli lancio uno sguardo inceneritore.
Mi tende la mano. << E’ un piacere fare la tua conoscenza ragazza-mutaforma. Mi chiamo Alexander e sono un figlio della Luna >>.

 

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Capitolo 7
*** 7.Ah, però! ***


Di solito sono una persona dalla risposta veloce, non mi lascio mai prendere in contropiede; tuttavia devo ammettere che questa volta sono rimasta spiazzata. Un Figlio della Luna? Un licantropo?
<< Com’è possibile? I licantropi si sono estinti >> sbotto aggrottando la fronte.
<< Estinti? >>. Alexander ride e abbassa la mano tesa. << Io pensavo che i mutaforma fossero estinti. Non ne ho mai incontrati >>.
<< Solo perché non ne hai mai incontrati tu, non vuol dire che non esistano >>.
<< Potrei ribattere la stessa cosa sulla tua teoria sull’estinzione della mia specie >>.
<< Non è una teoria. La mia fonte è certa >>. Inizio a irritarmi.
<< Era certa, vorrai dire. Hai un esemplare di licantropo per di più magnifico e tremendamente bello - è il tuo giorno fortunato - proprio davanti a te >> dice allargando le braccia come per farsi ammirare. Ripercorro velocemente il suo corpo con lo sguardo. Purtroppo devo ammettere che non è niente male. Anzi.
<< Ok, l’imbarazzo non è una tua prerogativa >>. Abbassa le braccia sospirando.
<< Così come la modestia non è una delle tue qualità >>.
Ride. Sembra che si stia divertendo un mondo. Dopotutto chi non si divertirebbe nel ritrovarsi nudo in un vicolo buio circondato da puzzolenti resti vampireschi e con un essere sconosciuto di un’altra specie di fronte? Io sono molto divertita, davvero. Sto ridendo a crepapelle.
<< Non ti credo >> affermo, guardandolo severamente.
Ha quasi le lacrime agli occhi dalle risate. E’ idiota, non c’è altra spiegazione. << Non credi che io sia un licantropo? >> chiede con tono offeso. << Io invece credo al fatto che tu sia un mutaforma. La nostra relazione è iniziata da pochi minuti e già abbiamo problemi di fiducia >>. Scuote la testa facendo muovere i suoi ribelli riccioli neri, con espressione falsamente affranta.
<< Ti ho forse dato conferma del fatto che io sia un mutaforma? >>.
<< Sì. Me ne ha dato conferma la tua frase da donzella offesa: “Solo perché non ne hai mai incontrati tu, non vuol dire che non esistano” >>. Imita la mia voce in maniera terribile. Metto le braccia lungo i fianchi e stringo le mani in pugno; mi sto davvero innervosendo.
<< Forse è stata una pessima idea venire a salvarti >>.
<< Grazie >>. La sua espressione è cambiata radicalmente. Prima aveva una faccia da schiaffi e strafottente, adesso è serio: mi sta lanciando uno sguardo riconoscente e sembra molto sincero. << Credo che se non fossi arrivata tu sarei ridotto molto peggio … >> aggiunge, toccandosi il collo pieno di sangue raggrumato.
Il suo improvviso cambio di comportamento mi lascia stordita. Le mie dita si rilassano istintivamente e l’irritazione scompare. << Prego. E’ il mio compito sbarazzarmi dei succhiasangue >> dico con un pizzico di orgoglio.
<< Allora forse siamo dalla stessa parte >>. Sorride alzando solo un angolo della bocca.
<< Forse >>.
<< Credo che sia ora di bruciare questi resti se non vogliamo che si ricompongano. Hai un accendino? >> chiede guardando a terra e dando un calcio a una mano.
Annuisco e cerco il mio zaino con lo sguardo. E’ proprio dove l’ho lasciato quando mi sono trasformata. I miei vestiti sono ovviamente a brandelli, come sempre del resto. Mi avvio verso lo zaino, lo apro e gli lancio l’accendino con velocità volutamente eccessiva, ma lui lo prende al volo con una mano.
<< Bel lancio >>.
Mentre il licantropo si occupa dell’incenerimento dei resti di vampiro, io tiro fuori una maglietta e un paio di pantaloni e li indosso. Quando sono ormai vestita, lui ha finito di bruciare i succhiasangue e sta venendo dalla mia parte.
Mi guarda imbronciato, con il labbro inferiore più sporgente rispetto a quello superiore. << Ti sei vestita. Peccato ... >>. Senza pensarci gli do un pugno sulla pancia: lo centro, ma non si fa male. Ride per l’ennesima volta.
<< Non ti hanno insegnato che non è educato picchiare la gente?  A quanto pare qui non sono l’unico maleducato >>.
<< Adesso ne sono sicura: ho fatto un torto al mondo venendo in tuo aiuto >>. Inizio a incamminarmi per uscire dal vicolo, con lo zaino in spalla.
<< Ehi aspetta! >>.
Lo ignoro. Sento che m’insegue.
<< Ok, la cosa a te non fa alcun effetto, ma io sono senza vestiti. Non è che in quello zaino avresti qualcosa … >>.
<< Sparisci >> dico secca.
Sento qualcosa vibrare dietro di me. << Pronto? >>. Bene si è fermato a parlare al cellulare. Che si faccia portare i vestiti da qualche suo amico.
<< Chi parla? >> chiede la voce proveniente dal telefono.
<< Sono Alexander. Cerchi la mutaforma? E’ una mia intima amica, non ha potuto rispondere perché doveva rivestirsi … >>. No! E’ il mio cellulare! Mi giro, il licantropo è a tre passi da me: lo raggiungo e gli strappo subito il cellulare dalla mano. L’avevo dimenticato, mi sarà caduto a terra quando mi sono trasformata.
<< Seth? >> quasi urlo mettendolo all’orecchio.
<< Leah! >>. Mio fratello fa un sospiro di sollievo, gli sto causando un sacco di attacchi di ansia ultimamente. << Chi ha risposto al tuo cellulare? Dovevi … rivestirti? >> chiede stupito.
<< Lascia perdere, era solo un cretino >>. Lancio un’occhiataccia a quel ragazzo. Lui ghigna.
<< Eh? Avevi il cellulare spento. Forse ti è caduto quando ti sei trasformata. Cos’era quel coso ringhiante? Sei scappata? Sei ferita? >>.
<< Ti racconterò tutto più tardi, devo ancora trovare un posto in cui dormire. Io sto bene, non preoccuparti per me >>.
<< Ok ma stavolta mi devi promettere che mi chiamerai >> borbotta imbronciato.
<< Te lo prometto >>.
<< Mmm >>.
<< A dopo >>.
<< Va bene >>. E’ poco convinto.
<< Ciao Seth >>.
<< Ciao sorellona … vestiti più velocemente la prossima volta e salutami Alexander, chiunque egli sia >>. Pronuncia il nome del licantropo scandendolo bene e lentamente, con ironia. Alexander mi fa segno di ricambiare il saluto, ma io lo ignoro. Stacco la chiamata e poso il telefono nello zaino scuotendo la testa.
Quello sfacciato è appoggiato al muro con le braccia incrociate dietro la testa e mi guarda divertito. I suoi occhi blu sembrano brillare.
<< Come osi rispondere al mio cellulare? >> lo aggredisco.
<< Io ti stavo inseguendo per dartelo, tu però mi hai detto di sparire! Il cellulare suonava così ho risposto. Pensa se l’avessi bruciato per sbaglio, tuo fratello – è tuo fratello, no? - si sarebbe preoccupato per te, dovresti ringraziarmi per averlo recuperato. A proposito perché non me l’hai salutato? >>.
Lo guardo allibita. Lui continua imperterrito a parlare. << Quindi io sarei un cretino? Bene, bene ho come l’impressione che tu stia iniziando a odiarmi. Faccio questo effetto alle persone appena mi incontrano, ma ti assicuro che poi tutti finiscono per innamorarsi di me >>.
<< Tu sei pazzo. Non preoccuparti non correrò questo rischio. Grazie per l’avvertimento >>.
Intanto il tanfo di bruciato sta diventando sempre più penetrante e insopportabile, mi lacrimano gli occhi. Faccio una smorfia e prendo una maglietta larga e un paio di pantaloncini e li lancio bruscamente in faccia al licantropo. Si veste velocemente ma noto comunque che è molto più ferito di quel che sembrava: è sporco di sangue anche sulla schiena e ha degli schizzi sulle braccia. I vestiti gli stanno stretti, tuttavia è fortunato: se non avessi rubato qualche indumento a mio fratello, gli sarebbe andata peggio. Esco da quel maledetto vicolo e mi fermo in mezzo alla strada. Alexander è alle mie calcagna. Siamo entrambi scalzi e mi maledico: avrei dovuto portare un paio di scarpe in più.
Sto per dirgli di non seguirmi ma mi anticipa. << Per essere una ragazza non combatti per niente male … >>.
<< E’ un complimento o un insulto? >>.
<< Un complimento >>. I suoi occhi grondano di curiosità. Vorrei andarmene ma con lo sguardo mi tiene inchiodata.
<< Piangi? >> chiede notando che mi sto asciugando gli occhi.
<< Sì, sono commossa per il tuo complimento >> dico sarcastica.
Un sorriso furbesco mette in mostra i suoi denti perfetti. << Lo sapevo … stai già cadendo nella trappola dei miei magnetici occhi blu … o del mio sorriso splendente. Hai già superato la fase dell’odio >>.
<< Che cosa hai dentro quella scatola cranica? >>.
<< Tanta, tantissima, materia grigia >>.
<< Bene “Mister tanta, tantissima materia grigia” è stato davvero un onore incontrarti, ma adesso io dovrei andare >>.
<< Dove? >>.
<< Non credo che siano affari tuoi >> ribatto a quella domanda sfacciata.
Le sue labbra si piegano di nuovo verso l’alto. Un’unica fossetta compare sulla sua guancia destra. << Ho sentito che non hai un posto in cui dormire. Potrei procurartelo io, per sdebitarmi. Vieni con me >>.
<< E tu ti aspetti che io vada con uno sconosciuto che si trasforma in una specie di … >> mi interrompo per qualche istante alla ricerca delle parole per definirlo << … mostro su due zampe per farmi portare in un posto in cui dormire? >> chiedo scettica.
<< Bè … si >>.
<< Cos’è? Un tentativo di approccio? Perché in tal caso vorrei mettere le cose in chiaro già da adesso. Tu non mi piaci >> dico puntandogli il dito contro.
<< Ehi ehi chi ha parlato di approcci? Forse sei carina – sai non riesco a capirlo bene, sei troppo sudicia – mi piace scherzare ma non sono interessato. Volevo solo essere gentile! >> si difende.
Sbuffo.
<< Allora accetti la mia offerta? >>.
Lo guardo impassibile.
<< Un mio … amico, ha un hotel, non voglio portarti a casa mia o cose del genere, davvero! >>.
<< Ok >> acconsento a malincuore. Alla fine che potrebbe succedermi? Che cosa potrebbe essere peggiore di incontrare sei succhiasangue?
<< Bene! Andiamo! >> esclama entusiasta.
Io invece lo seguo senza un briciolo di entusiasmo. Decido di approfittare della situazione per saperne di più su questo strano tizio. << Allora sei davvero un licantropo? >>.
<< Certo che sì! Ancora non ne sei convinta? >>.
<< No >>.
<< Vuoi che mi ritrasformi per dimostrartelo? >>.
Mi fermo di scatto, lo trattengo per la maglietta e indico verso l’alto. << Non c’è la luna piena >> lo accuso diffidente, socchiudendo gli occhi.
<< Lo so >>.
<< Allora non dovresti darmi qualche spiegazione? Che razza di figlio della luna sei? >>.
<< Io posso trasformarmi quando voglio >>.
Lo guardo perplessa.
<< Potresti lasciare la maglietta per favore? Se vuoi che mi rispogli basta chiedere >>.
Mollo la presa e si rimette a camminare. Lo seguo pensierosa.
<< Mostro io … Non è che tu sia esattamente la personificazione della bellezza >> borbotta a stento udibile.
<< Ehi! Ti ho sentito >>.
<< Il super udito ti funziona anche da umana? Buono a sapersi per il futuro >>.
<< Ottimo, adesso che lo sai puoi tenere le stupidaggini per te >>.
<< Tutti questi insulti mi fanno intuire sempre di più che io già ti piaccio >>.
<< Hai un pessimo intuito allora. Piuttosto, vuoi spiegarmi come funziona? >>.
<< Cosa? >>.
<< La faccenda della luna. Perché tu riesci a trasformati quando vuoi? >>.
<< Perché è’ il mio dono >>.
<< Dono? >> chiedo perplessa.
<< Che cosa sai dei licantropi? >>.
Esito. << Vi trasformate con la luna piena. Siete immortali e il vostro morso è velenoso, può infettare gli umani. La storia dell’argento è una leggenda e credevo che foste estinti >>.
Lui annuisce. << Tutto giusto. A parte l’estinzione ovviamente >>.
<< Ce ne sono altri? Oltre a te, intendo >>.
<< Sì >>. Il suo viso assume un’espressione grave, per un istante. Poi torna rilassato.
<< Quindi cos’è questa storia dei doni? >>.
<< Alcuni di noi hanno dei doni, proprio come i succhiasangue. La natura non poteva fare differenze. Grazie al mio dono io riesco a trasformarmi quando voglio. Perché non rispondi tu a qualche domanda, invece? Io credevo che i mutaforma fossero estinti … le donne mutaforma poi pensavo che non fossero mai esistite >>.
<< Non mi hai fatto nessuna domanda >>.
<< Siete in molti? >>.
Annuisco. << Siamo due branchi e si aggiungono nuovi componenti molto spesso ultimamente >>.
Alexander fa un fischio d’ammirazione. << Anche donne? >>.
<< No, io sono l’unica >>.
<< L’unica in due branchi? >>. Ridacchia. << Sarai contesa allora >>. Certo, non immagini quanto. C’è la fila per uscire con me.
<< Dunque vi trasformate in lupi >> dice.
<< Sì. Ci scambiano per licantropi >>.
Fa una smorfia. << Che insulto. Degli innocui lupacchiotti scambiati per potenti creature della notte come noi … >>.
<< Dopo averti visto direi che siamo noi quelli che ricevono un insulto >> ribatto piccata.
<< Che permalosa >>. Perché me lo dicono tutti?
<< Sei sempre così odioso con gli sconosciuti? O è una caratteristica di voi licantropi? >>.
<< E’ una tattica che uso per conquistare le donne, funziona sempre. E’ più forte di me, non riesco a non usarla quando sono in compagnia di qualcuno appartenente al gentil sesso >>.
<< Mi dispiace rivelarti la verità sulla tua tattica: non sta funzionando. Anzi, è pessima. >>.
<< Sei solo l’eccezione che conferma la regola >> scherza con tono allegro.
<< Ok non voglio insistere . Sai, è come dire ai bambini che Babbo Natale non esiste: non puoi pretendere che lo accettino subito >>.
<< Io sono un conquistatore, fidati: le mie tecniche funzionano. Non mi sto impegnando con te perché non ho quel tipo di scopi >>.
<< Questo è un classico: dopo un fallimento voi uomini fate finta che non vi importi >>.
<< Ti mostrerò presto che basta uno schiocco delle mie dita per far cadere una donna ai miei piedi >>.
Alzo un sopracciglio, dubbiosa.
<< La prenderò come una sfida >> aggiunge Alex sorridendo furbescamente.
Proseguiamo in silenzio per un po’ e i miei pensieri ripercorrono gli avvenimenti degli ultimi giorni. Devo ancora realizzare il fatto che io sia andata via da casa, quasi non mi sembra vero: l’ho sognato per così tanto tempo che mi ero abituata a farlo rimanere quel che era, cioè un sogno; e invece ora sono a San Francisco, ho dato una bella lezione a tre aggressori, ho combattuto contro alcuni succhiasangue e ora sto camminando per le strade deserte di quella città con un licantropo che pretende persino di essere un donnaiolo. Chi l’avrebbe mai detto? La vita è davvero strana e imprevedibile: una serie di eventi che si succedono uno dietro l’altro e che ti cambiano. Passiamo il tempo a domandarci cosa sarebbe successo se avessimo fatto una cosa piuttosto che un’altra. Che cosa sarebbe successo se non avessi deciso di venire in questa città? Che cosa sarebbe successo se noi, i Quileute, non fossimo mai diventati dei mutaforma? Quest’ultima domanda mi perseguita.
Alexander interrompe i miei pensieri. << Non è prudente andare in giro da soli di notte >>.
<< Sono un essere sovrannaturale, penso che non ci sia nessuno più al sicuro di me nel girovagare in giro da solo >>.
<< Non parlo di pericoli umani. Parlo dei succhiasangue >>.
Scrollo le spalle. << Non mi spaventano i succhiasangue. Io li uccido >>. Poi mi viene in mente una cosa. << Eri tu prima? >>.
<< Eh? >>.
<< Quando c’erano quei tre uomini che volevano aggredirmi … eri tu che mi guardavi? >>.
<< Sì. Stavo passando da lì, e ho sentito tre uomini minacciare una ragazza: allora mi sono arrampicato sul palazzo per osservare la situazione. Stavo per intervenire quando quella ragazza li ha stesi nel giro di pochi minuti. Quasi non credevo ai miei occhi >> mi guarda di sottecchi.
<< Mi dispiace che tu non abbia potuto fare l’eroe con qualche ragazza >>.
<< Sarebbe sicuramente diventata una mia fan e si sarebbe gettata tra le mie braccia ringraziandomi per averle salvato la vita >>.
<< Invece hai visto me e non ti sei neanche degnato di palesarti. Non è carino spiare la gente >>.
<< Mi sarei presentato volentieri ma ho percepito la presenza di un gruppo di succhiasangue, il richiamo era troppo forte >>.
<< Farti uccidere da sei succhiasangue è il tuo hobby notturno? >>.
<< Già >>.
<< Hai uno strano modo di impiegare il tempo >>.
Scrolla le spalle. << Eccoci arrivati >>.
Il Golden Gate Bridge si staglia imponente davanti a noi. Migliaia di imbarcazioni sono attraccate alla riva da questa parte della sponda, mentre in lontananza le luci della baia brillano più luminose delle stelle che le sovrastano nel cielo.
<< Bella vista, vero? Da questa parte >>.
Ci dirigiamo verso un palazzo nero di almeno venti piani che si affaccia su due strade: occupa almeno lo spazio di otto ville per ogni lato della strada. Forse anche di più, non riesco a capirlo molto bene.  Le luci di quasi tutte le finestre sono spente. I vetri sono tutti riflettenti tranne quelli della porta girevole centrale che sono trasparenti -ce n’è una per ogni lato della strada. Accanto a ogni porta ci sono due uomini vestiti di nero, con un lungo cappotto e indossano persino gli occhiali. I due accanto alla porta verso la quale ci stiamo avvicinando fanno un cenno di riconoscimento al licantropo, che ricambia. Un’elegante insegna luminosa sopra ogni porta girevole indica che siamo arrivai al “ Tom’s hotel”, cinque stelle. Alexander entra con passo sicuro, io lo seguo dopo qualche secondo. L’ambiente che ci accoglie all’entrata è ricercato, raffinato e, con mia sorpresa, classico: il pavimento è di un lucido marmo pregiato; diverse piante attorniano le pareti della hall. Ci sono tappeti, mobili antichi, poltrone e tavoli Luigi XV, un enorme lampadario di cristallo, cornici da parete ovunque e persino degli affreschi sul soffitto. Quasi non credo ai miei occhi. Delle scale partono dai lati della hall, con la ringhiera dorata ricca di decorazioni floreali, e si incontrano al centro, in alto. Sotto il punto in cui si incontrano, in basso, al nostro stesso livello, c’è la reception. Gli ascensori sono accanto alle scale. In quel momento la hall è deserta, ci sono solo alcuni dipendenti. Due di loro, ai lati di ogni scala, fanno un cenno di saluto al licantropo.
<< Alexander! >> esclama invece l’uomo sulla trentina della reception che stava leggendo un giornale. Alexander gli sorride e gli si avvicina e quello sgrana gli occhi vedendo com’è vestito.
<< Jack, sei fortunato! Avrei potuto beccarti mentre sonnacchiavi … il capo ti avrebbe licenziato >>.
<< Spiritoso. Lo sai che svolgo sempre bene il mio lavoro. Come sei conciato? >>.
<< E’ una lunga storia >>.
Jack sposta lo sguardo su di me, soffermandosi sul mio abbigliamento, sul mio viso e fa una smorfia.
<< Signorina, desidera? >> chiede con voce professionale.
<< E’ con me >> dice prontamente Alexander.
<< Dovevo immaginarlo >> si lamenta l’uomo scuotendo la testa. << Avete lo stesso look di chi è stato lontano dalla civiltà per un bel po’. Sei sempre il solito Alex >>.
Alex ride e io alzo un sopracciglio. << Jack mi serve una stanza per questa signorina >>.
Jack sbuffa. << Vuol dire che non la porti nella tua come al solito? >>.
Intervengo io. << Cosa? Non mi porti nella tua come al solito? >> chiedo con tono falsamente dispiaciuto.
<< Se proprio insisti … >>.
<< Scordatelo >>.
<< Jack, dalle una stanza >>. L’uomo ridacchia, mi fa un occhiolino e poi mi porge una chiave con un badge magnetico.
<< Ultimo piano e sinistra >> dice con un sorriso.
<< Grazie >>. Vado verso l’ascensore, seguita da Alexander e premo il pulsante. Dopo qualche secondo arriva e si apre: è tutto rosso con un enorme specchio al centro. Ho davvero una pessima cera. Entriamo e premo il numero venti.
<< E’ un bel posto >> dico mentre le porte si chiudono e l’ascensore inizia a salire.
<< Ti aspettavi forse un tugurio? >>.
<< Una cosa del genere >>.
<< Sono felice di averti sorpreso >>.
<< Vieni con me fino all’ultimo piano? >>.
<< Certo >>.
L’ascensore si apre su un lussuoso corridoio, tappezzato con della carta da parati rossa con disegni floreali dorati. Delle eleganti applique si accendono appena mettiamo piede in corridoio: il pavimento di marmo è talmente lucido che quasi ci vedo il mio riflesso.
<< Da questa parte >> dice Alexander.
 Lo seguo fino a una porta che si trova all’estremità sinistra di quel piano; inserisco il badge, la apro e accendo la luce: quella non è una stanza, è una suite.
<< Accidenti! >> esclamo, lasciando cadere lo zaino su una sedia.
Sono in un enorme soggiorno quadrato, con le pareti rosse, i divani bianchi, tappeti, tavolini con vasi dall’aspetto fragile e costoso. Anche la suite è classica, mi sembra quasi di essere stata catapultata in un romanzo dell’ottocento. Nella parete di fronte alla porta d’ingresso ci sono due enormi vetrate coperte da voluminose tende rosse e panna che immettono sicuramente in un terrazzino. A destra, oltre un arco, c’è la camera da letto. Nella stessa parete in cui si trova il letto c’è una porta che da su un bagno con mattonelle color cipria.
Alexander è appoggiato vicino alla porta d’ingresso con le braccia incrociate. << E’ di tuo gradimento? >> chiede facendo evidentemente una domanda retorica.
<< Abbastanza. Dopotutto non è stata una cattiva idea venire in tuo soccorso >>. Faccio un mezzo sorriso.
<< Allora sai anche sorridere >>.
<< Non dovresti andare a dormire? >>.
<< Mi stai cacciando? Così spezzi il mio cuore >>. Si tocca teatralmente il petto in corrispondenza del cuore.
Piego la testa di lato, lanciandogli un’occhiataccia.
<< Va bene … me ne vado. Se hai bisogno di qualcosa sono proprio nella stanza accanto >>. Sogghigna.
<< Questo sì che mi fa sentire davvero al sicuro >>.
Esce dalla stanza. Lo seguo e tengo la porta con una mano, pronta per chiuderla.
<< Allora buonanotte. E grazie >> dico.
<< Grazie a te, mia salvatrice >>.
Sto per chiudere la porta, ma lui la blocca con una mano.
<< E ora cosa c’è? >> chiedo.
<< Non mi hai detto il tuo nome >>.
<< Uhm… vero. Mi chiamo Leah >>.
<< Mmm … un nome piuttosto insignificante >> dice con atteggiamento provocatorio.
Aggrotto le sopracciglia. << Ridammi i vestiti, ingrato >>.
<< Come vuoi >>. Si toglie la maglietta e i pantaloni senza farselo ripetere due volte. Io non sbatto ciglio e incrocio le braccia al petto. Me li porge.
<< Buonanotte Alexander. Sei troppo esibizionista >>.
<< Perché dovrei nascondere qualcosa da ammirare? Chiamami Alex, gli amici mi chiamano così >>.
Sbuffo alzando gli occhi al cielo. << Ma noi non siamo amici, ci conosciamo da soltanto due ore >> obietto.
<< Hai ragione, dopo che hai visto il mio corpo dobbiamo per forza essere di più, l’amicizia non ti basterebbe …  >> scherza avvicinandosi lentamente. Gli sbatto la porta in faccia senza pensarci due volte.
<< Buonanotte … Leah >> dice ridacchiando da dietro la porta.
<< Buonanotte … Alex >>.
Sento i suoi passi, se ne sta andando. << Smettila di guardare il mio lato b dallo spioncino! >> sussurra mentre si allontana, sicuro di essere sentito grazie al mio udito lupesco. Scuoto la testa sorridendo: questa è stata una delle giornate più incredibili della mia vita. Mi svesto e faccio una doccia: la vasca è enorme, sembra quasi una piccola piscina e c’è persino l’idromassaggio. Dopo parecchio tempo decido finalmente di uscire dalla vasca e di asciugare i capelli. Indosso il mio pigiama e mi siedo sul divano. Ricordo di dover chiamare mio fratello, così prendo il cellulare dallo zaino e compongo il numero. Al primo squillo risponde.
<< Sono basito. Meravigliato. Stupito. Mi hai chiamato. Quasi mi commuovo >>.
<< Non fai ridere >>.
<< Credevo che non sapessi usare il cellulare >>.
<< Seth, ho bisogno di dormire su un letto, quindi se non hai niente di importante da dirmi … >>.
<< Aspetta! Non puoi svignartela anche questa volta. Voglio che mi racconti tutto >>.
Faccio un sospiro profondo, mi sdraio sul divano e mi preparo per una lunga conversazione. Chissà, magari mi toccherà anche prendere appunti sulle migliaia di domande che dovrò fare ad Alex.

Nota!
Mi scuso per il ritardo ma questo non è un bel periodo per chi è alle prese con la sessione estiva :D
Grazie per aver letto!
 
Grazie Kristen ;)

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Capitolo 8
*** 8.Chi l'avrebbe mai detto? ***


Sento bussare forte alla porta e mi sveglio di soprassalto. Mi alzo dal divano e sono già pronta a reagire in un secondo: il cellulare cade a terra. Ops. Lo prendo e lo poso su un tavolino accanto al divano, mentre qualcuno continua a bussare insistentemente alla porta. Stavo sognando Sam, come sempre: non riesco a tenerlo fuori dalla mia testa nemmeno quando dormo. Mio fratello mi ha permesso di dormire quando era quasi l’alba, ha voluto sapere proprio tutto quello che è successo nei minimi dettagli e ha fatto un sacco di domande alle quali non ho saputo dare delle risposte. A giudicare dalla luce schermata dalle tende, ora deve essere pieno giorno. Apro la porta stropicciandomi gli occhi. Con il volto sorridente e lo sguardo luminoso c’è Alex sulla soglia. Appena mi vede gli sfugge un verso di spavento. << Che orrore! >> esclama.
Aggrotto le sopracciglia e gli sbatto la porta in faccia. Riprende a bussare.
<< Non voglio farti spaventare di nuovo aprendo la porta >> dico tranquilla sdraiandomi sul divano.
<< Leah! Scherzavo, su! Apri!  >>.
<< No >>.
<< Apri! >>.
<< No! >>.
Lo sento allontanarsi. Bene, se n’è andato. Che insolente, come osa dirmi “che orrore”? Nemmeno ci conosciamo! Ecco di nuovo dei passi che si avvicinano.
<< Oh no, sei ancora qui? >> mi lamento.
Una chiave gira nella serratura e la porta si apre. Riecco Alex, con quel sorriso a trentadue denti.
<< Non ti sarai offesa, spero… ehi, bel pigiama. Non l’avevo notato >>.
<< Ma no, figurati. Evviva la sincerità! >> dico a denti stretti.
<< La verità, anche se dolorosa, è sempre meglio di una bugia >>.
<< Io penso che ti manchi qualche rotella >>.
<< Grazie! Visto? Non ti senti meglio dicendo quello che pensi? >>.
Mi alzo in piedi, mettendomi di fronte a lui e faccio un verso di scherno. << E che sei piuttosto bassino >>.
<< Grazie, anche se vorrei precisare che sono alto un metro e ottantatré centimetri quindi, forse … >>.
<< E che questi capelli ricci ti diano un’aria un po’ femminile >>. In realtà gli stanno benissimo: invidio i suoi ricci neri.
<< … sei tu che sei troppo alta per essere una ragazza. Un’aria femminile? Grazie, tutti mi dicono che ho un viso angelico >>.
<< Sicuro di essere un maschio? Sai, ti ho visto parecchio dal momento che sfoggiavi la tua nudità con tanta noncuranza, non vorrei offenderti ma sento di dover dire la mia sulla tua virilità… >>. In realtà la sua virilità è appostissimo, ma avendo offeso il mio orgoglio mi sento in dovere di ricambiare.
M’interrompe bruscamente. << Adesso stai offendendo anche la mia virilità? >> esclama con tono piccato. << Bene. Credo che questa storia della verità ti abbia dato alla testa >>.
<< Mi sembra di ricordare che abbia iniziato tu >> affermo soddisfatta. I ragazzi sono tutti uguali: basta fare strane insinuazioni sui loro attributi ed è fatta.
<< Che ne pensi di una tregua? >>.
<< Devo pensarci su >>.
<< Dai, ti ho persino portato la colazione! >>. Esce in corridoio e rientra spingendo un carrello con un vassoio.
Incrocio le braccia al petto alzando un sopracciglio soltanto.
<< Cos’è quello sguardo scettico? Ti assicuro che non c’è veleno di vampiro dentro >>.
Il mio stomaco, forse stimolato dal profumo proveniente dal vassoio, inizia a brontolare.
<< Direi che la nostra tregua è iniziata allora. Sto morendo di fame >> ammetto.
Alex mi porge il vassoio prendendolo dal carrello e io lo afferro sedendomi all’elegante tavolino rotondo di fronte alla finestra. Ci sono una tazza di cioccolata fumante, una tazza di latte freddo, croissant di ogni tipo, marmellata, pane, burro, pasticcini, cereali, toast e burro d’arachidi. Inizio a mangiare dimenticando quasi la presenza di Alex, che apre le tende, facendo entrare la luce del sole in quella lussuosa suite e che poi si siede su un bracciolo del divano a osservarmi. Mi ingozzo di quel delizioso cibo, ignorandolo.
<< Continuando così finirai per strozzarti >> mi rimprovera divertito.
Scrollo le spalle. << Non so se sai cosa voglia dire morire letteralmente di fame >>. Non aggiungo altro perché il richiamo del cibo è troppo forte.
<< Lo so benissimo, fidati. Sono in giro da un bel po’>>.
Continuo a mangiare senza dire nulla.
<< E così ieri sera mi hai salvato. Non l’avrei mai detto che nel corso della mia esistenza un giorno una ragazza mi avrebbe soccorso … >>.
<< Sottovaluti il nostro sesso >>.
<< Può darsi. Sono un tipo all’antica >> scherza.
<< Questi croissant sono buonissimi! >> non riesco a trattenermi dall’esclamare.
Alex ridacchia. << Certo che lo sono. Dopotutto ti trovi in uno dei più lussuosi hotel dello stato >>.
Quando ingoio l’ultimo boccone e tracanno l’ultima goccia di latte, mi riposo. Mi sento sazia, molto sazia.
<< Caspita, scommetto che ti hanno cacciato da casa perché non ne potevano più di sfamarti >>.
<< Come fai a dire che mi hanno cacciato da casa? >>.
<< Andavi in giro tutta sola per San Francisco con uno zaino. Hai detto che ci sono altri due branchi, ma tu non sei con loro a quanto pare. In questa città non ci sono mai stati mutaforma. Allora ne ho dedotto che fossi stata cacciata o fossi scappata >>.
<< Che bravo, allora hai un po’ di cervello, non ci avrei mai scommesso su >>.
<< Sei fortunata ad avere incontrato un ragazzo che, oltre a essere bello, ha anche un gran cervello. Non ne esistono molti, sai >>.
<< Hai ragione, queste sono le fortune della vita. Sto per commuovermi per la gioia >>.
<< Se vuoi ti lascio un po’ da sola per darti il tempo di riprenderti >>.
<< Mi sono già ripresa >>.
<< Pur di non stare lontana da me fingi di esserti già ripresa. Ora sono io quello commosso >>.
<< Se vuoi puoi andartene tu allora … sai, giusto il tempo di riprenderti. Prenditi tutto il tuo tempo che vuoi, eh! >>.
Alex ridacchia. << Allora ti hanno cacciato? >>.
<< Abbiamo fatto tutta questa inutile conversazione per ritornare al punto di partenza? >>.
<< Già >>.
Sospiro pesantemente. << Sono fuggita da casa >> confesso a malincuore.
<< Perché ? >>.
<< Per cambiare aria >>.
<< Da dove vieni? >>.
<< Forks. Stato di Washington >>.
Alex annuisce pensieroso. << Ne ho sentito parlare. Ho sentito dire che i Volturi sono venuti a Forks lo scorso inverno a causa della trasformazione di una bambina in vampiro >>.
<< E’ vero, sono venuti >>.
<< Quindi c’è stato uno scontro con i Volturi? >>.
<< Noi e altri succhiasangue avremmo dovuto combattere contro i Volturi, ma non c’è stata nessuna battaglia alla fine >>.
<< Cosa? Voi e i succhiasangue? Vi siete alleati con i succhiasangue? >> chiede sbalordito.
<< Sì >>.
<< Perché?>>.
<< Stai facendo decisamente troppe domande >>.
<< Sto solo cercando di capire chi sto ospitando. Hai presente quella faccenda di non fare entrare a casa degli sconosciuti? >>.
<< Questa non è una casa, è un hotel. E’ pieno di gente sconosciuta >> obietto.
<< Per me lo è. Io ci vivo >>.
<< Vivi in un hotel? >>.
<< Diciamo di si >>.
<< Che bugiardo. Avevi detto che non volevi portarmi a casa tua o cose del genere e invece è proprio quello che hai fatto >>.
<< Mai fidarsi di un uomo >> confessa, strizzandomi l’occhio.
<< E il tuo amico – hai detto che l’hotel è di un tuo amico o mi sbaglio?- è d’accordo? >>.
<< Certamente. In realtà non è un mio amico, è mio padre >>.
<< Tuo padre? Questo posto è di tuo padre? >>.
<< Sì >>.
Mi alzo dalla sedia e esco fuori, nella veranda. Alex mi segue. Quasi non ci credo, c’è una lussuosa piccola piscina proprio fuori dalla suite. Quella non è una veranda, sembra un giardino; un giardino a decine di metri dal suolo, fuori da una suite. Oltrepassando le sdraio, la piscina e quel magnifico giardino, mi affaccio dalla balaustra. C’è una vista mozzafiato: da una parte la città e dall’altra l’oceano.
<< Mi stai forse dicendo che questo posto è tuo? >> chiedo alzando un po’ la voce.
Si mette al mio fianco, appoggiando le mani sul davanzale.
<< Scommetto che adesso ti sembro più affascinante >>.
Emetto un lamento. << Ecco l’ennesimo figlio di papà viziato >>.
Alex ridacchia. << E’ vero: siamo dannatamente ricchi. Abbiamo molti lussuosi hotel sparsi per gli U.S.A. e un po’ in giro per il mondo >>.
<< Non oso immaginare quanto costi una notte in queste suite >>.
<< Per chi mi salva la vita è gratis >>.
Resto in silenzio a osservare la città. Una leggera e piacevole brezza marina mi scompiglia i capelli.
<< Mi stai dicendo che posso stare qui gratis? >>.
Annuisce. << Per tutto il tempo che lo desideri. Anche per decenni se vuoi >>.
Sorrido, guardandolo di sottecchi. Ha il viso rivolto verso il panorama della città di San Francisco.
<< Attento, potrei seriamente prendere in considerazione l’offerta >>.
<< Sono serio. Però … >>.
<< C’è un però? >>.
<< Vorrei sapere cosa ti ha portato qui, a San Francisco >>. Gira il viso per guardarmi intensamente.
<< Chiamalo pure fato >>. Continua a fissarmi, senza sbattere ciglio.
Mi mordo il labbro inferiore e incrocio le braccia al petto. << Sono partita perché non potevo continuare a vivere lì. Il fatto che io sia venuta proprio in questa città è stato un caso >>.
<< D’accordo mi farò bastare questo per ora >>. Arriccia le labbra insoddisfatto.
Rientriamo dentro. Alex si butta sul divano, prende un telecomando, preme un pulsante e da un mobile esce un enorme televisore a schermo piatto.
<< Sono quasi le undici! E’ tardi! >> esclamo guardando un elegante orologio a pendolo vicino al televisore.
<< Non credevo che avessi da fare considerando che se non ti avessi svegliato io staresti ancora dormendo >>.
Lo ignoro. << Devo uscire >>.
<< Per fare cosa? >>.
<< Che ti importa?! >>.
<< Perché devi fare la difficile con ogni domanda che ti faccio? >>.
<< Fai troppe domande! >>.
<< Ti aspetto qui >>.
<< Non credi di essere un po’ invadente? >>.
<< Naaa >>.
Mi infilo in bagno e mi vesto, indossando una maglietta rossa e un paio di jeans. Ops, sono senza scarpe! Mi sciacquo il viso, mi lavo i denti e mi spazzolo i capelli. Quando esco dal bagno Alex è ancora sdraiato sul divano. Si alza e mi guarda indicando un giornale che tiene in mano. << Cerchi lavoro? >>.
Scatto in avanti e glielo strappo dalle mani. << Dove l’hai preso? >>.
<< Dal tuo zaino … >>.
<< Frughi tra le cose della gente? >> chiedo basita.
<< Lo zaino era aperto e il giornale era quasi caduto fuori, non lo definirei “frugare” >>.
<< Mi fai saltare i nervi >>. Stringo i denti.
<< Perdi la pazienza troppo facilmente! Hai presente quella cosa chiamata autocontrollo? >>.
<< Hai presente quella cosa chiamata privacy? >>.
<< Hai presente quelle cose chiamate scarpe? Sei scalza >>. Indica i miei piedi. E ora cosa c’entrano le scarpe?
<< Già, le ho rotte quando mi sono trasformata per salvarti il culo! >>.
<< Te ne comprerò un paio nuove >>.
<< Non ce n’è bisogno >> dico calmandomi.
<< Se stai cercando lavoro vuol dire che hai bisogno di soldi, no? >>.
<< Non ho bisogno di soldi, voglio trovare un lavoro perché è così che fanno le persone che non sono ricche per vivere in questo mondo. Ho dei soldi, ma si finiranno, prima o poi >>.
<< Questa mi sembra una frecciatina rivolta a me … allora è vero che stai cercando lavoro! >>.
<< Sei esasperante! >>.
<< Grazie >>.
<< Non è una cosa positiva >>.
<< Per me lo è >> ribatte. << Quel pigiamino con i coniglietti era davvero carino. Perché l’hai tolto? >>.
Prendo un cuscino e glielo tiro. Lo afferra al volo.
<< Pessima mira. Davvero sei un essere sovrannaturale? >>.
Prendo un vaso e glielo lancio più forte. Lo ferma appena in tempo, a un millimetro dal naso.
<< Come non detto >>. Scuote la testa. << Che caratteraccio! Vieni con me, ti presento il proprietario dell’hotel >>.
<< Intendi tuo padre? >>.
<< Sì. Gli ho già parlato di te e vuole conoscerti >>.
<< Uhm, ok >> dico perplessa.
Usciamo dalla suite.
Persino ora che è giorno quel piano dell’hotel mi sembra poco movimentato.
<< Non ci sono altre persone qui? >>.
<< Non mettiamo mai gli ospiti in questo piano. Qui ci viviamo >>.
Giriamo più e più volte per i corridoi; sembra un labirinto infinito. Infine arriviamo davanti a una porta con una targhetta: Thomas Harvey. Alex apre la porta senza bussare e entra, facendomi cenno di seguirlo. Quella stanza è un ufficio, ci sono scaffali e scaffali di libri, diverse poltrone nere davanti a una lunga scrivania color mogano, una grande finestra dietro la scrivania. La stanza è molto elegante ma c’è un po’ di disordine: fogli, penne, libri aperti. Un forte odore di inchiostro e di vecchi tomi impregna l’aria. Un giovane uomo, seduto su una sedia di pelle nera dietro alla scrivania, alza lo sguardo dal computer con un cipiglio.
<< Alex, quando imparerai a bussare? >> sbotta con una voce burbera.
<< Papà, ti ho portato la nostra ospite >>.
Papà? Sembra suo fratello non suo padre.
L’uomo si alza, la sua fronte si distende e un sorriso compare sulle sue labbra. E’ giovane, sulla trentina: ha i capelli biondi corti e gli occhi simili a quelli di Alex ma azzurri. Sembra una persona estremamente calorosa. Fa il giro della scrivania e si piazza davanti a me.
<< Leah! Che piacere! >>.
<< Ehm … >>.
<< Ti presento mio padre, Thomas Harvey! >> mi dice Alex.
Thomas prende la mia mano. << Ti sono grato per aver salvato quello scavezzacollo di mio figlio. Tende a essere piuttosto impulsivo. E’ da decenni che cerco di insegnarli un po’ di buon senso. Poi ultimamente è proprio peggiorato … >>. Thomas si ferma all’improvviso, fulminato dallo sguardo ammonitore che gli sta lanciando il figlio.
<< Allora cosa possiamo fare per te? >> chiede gentile, lasciandomi la mano.
<< Le ho già detto che può stare qui tutto il tempo che vuole >> mi anticipa Alex, facendo girare distrattamente un mappamondo sulla scrivania.
<< Ottimo! >>.
<< Non credo che rimarrò molto >> intervengo, sentendomi un po’ a disagio.
<< Come ha detto Alex, puoi restare quanto vuoi. Qualsiasi cosa ti serva basta chiedere. Ti serve qualcosa? >>.
Faccio per dire di no ma Alex mi precede. << Le serve un lavoro. Oltre a delle scarpe nuove >>.
<< Un lavoro? Perché ? >> chiede perplesso Tom.
Che razza di domanda è? Mi serve per guadagnare soldi!
<< Dice che lei non è nata ricca e quindi le serve un lavoro. Credi che si riferisse a me con questa frase, papà? >>.
<< Possibile >> dice Tom ridacchiando.
<< C’è un posto qui, no? >>.
<< Lo possiamo trovare >>.
<< Ehm, scusatemi se vi interrompo, ma mi sento leggermente estromessa dalla conversazione >> prorompo.
Alex e Tom si lanciano uno sguardo complice, ridendo. Credo che la risata sia una prerogativa di questa famiglia.
<< Cara Leah, se hai bisogno di soldi basta chiedere! L’incolumità di mio figlio vale parecchio >>.
<< Non si preoccupi signor Harvey … >>.
<< Chiamami Tom, odio le formalità >>.
<< Non preoccuparti Tom, preferisco lavorare che avere del denaro senza fare nulla >>.
<< Sei sicura? Perché noi … >>.
<< Insisto >> lo interrompo, in fretta.
<< E’ raro trovare ragazzi così volenterosi al giorno d’oggi! >> esclama ammirato Tom.
Gli sorrido debolmente.
<< Allora avrai il tuo lavoro! Puoi iniziare quando vuoi >>.
<< La ringrazio! Questo pomeriggio va bene? >>.
<< Certo! Piuttosto, Alex mi ha detto che sei una mutaforma, è vero? >>. I suoi occhi brillano di curiosità.
<< Sì >>.
<< Papà, non mi credi? >> esclama offeso Alex.
<< In più di trecento anni non ne ho mai incontrati, scusa se ho i miei dubbi! >>.
<< Trecento? >>.
Padre e figlio mi guardano. << Sì, siamo piuttosto giovani >> dice Tom. Giovani? Io direi vecchi decrepiti.
<< Anche se mio padre ama togliere anni dalla sua età! Ne ha quasi quattrocento in realtà! >> aggiunge Alex.
Tom sospira lanciando un’occhiataccia al figlio. << Anche tu ti stai avvicinando ai quattro secoli >>. Poi torna a guardare me. << Leah, sono davvero curioso. Stasera ceneremo insieme, vorrei saperne di più, se non ti dispiace >>.
Annuisco stranita. << Va bene >>.
<< Bene papà, adesso noi andiamo, ti lasciamo al tuo lavoro >>.
<< Grazie. A dopo Leah, è davvero un piacere averti con noi al Tom’s >> mi sorride bonario e si risiede alla sua scrivania.
<< Grazie a te, Tom >>.
Alex ed io usciamo dall’ufficio chiudendo la porta alle nostre spalle e ci dirigiamo verso l’ascensore.
<< Sembri pensierosa >>.
<< Tuo padre ha quattrocento anni? E’ un licantropo, vero?  Sembra simpatico >>. Anche Tom aveva quel particolare e indescrivibile odore che ho sentito la sera prima quando ho incontrato Alex.
<< Certo che lo è. Ha trecentosettantasette anni, per l’esattezza. Non farti ingannare dal suo affascinante e affabile aspetto, la verità è che è stato un padre crudele >> rivela in tono melodrammatico.
<< Non dimostra i suoi quasi quattrocento anni >> scherzo. << Piuttosto io direi che non è stato abbastanza crudele visto il risultato che ha ottenuto con te >>.
<< Che cosa vorresti insinuare? Ok la smetto, in realtà siamo molto legati ed è stato un ottimo padre >> sussurra Alex, << ma non dirglielo o si monterebbe la testa >>.
<< Manterrò il segreto >> bisbiglio solennemente.
<< Spero di potermi fidare di te >> mormora Alex.
<< Fai bene a dubitare. Perché stiamo continuando a sussurrare? >>.
<< Non lo so >>. La voce di Alex è a stento udibile.
<< Fine del momento dei sussurri. A proposito: ma tu quanti anni hai se tuo padre ne ha quasi quattrocento? >> chiedo con tono normale. Tutto quel sussurrare mi stava facendo saltare i nervi.
 Scrolla le spalle. << Io ne devo compiere trecentoquarantasei >>. Sta ancora usando un filo di voce.
<< Caspita! Puoi smetterla di sussurrare? >>.
Ride. << Vuoi forse dirmi che tu hai l’età che dimostri? >> chiede scettico smettendo finalmente di mormorare.
<< Veramente ho meno anni di quelli che dimostro >>.
<< Cosa? >> esclama incredulo.
Finalmente prendiamo l’ascensore e, mentre scendiamo, entrano molti ospiti, così non possiamo continuare la conversazione. Arriviamo a piano terra: la hall è strapiena, gente alla reception, gente che esce, uomini e donne dall’aspetto facoltoso che si aggirano in tutte le direzioni. Alex fa un cenno di saluto a due donne e a un uomo della reception – non c’è più Jack- e usciamo all’aria aperta.
Il licantropo riprende la conversazione. << Quanti anni hai? >>.
<< Ne devo fare ventuno ma fisicamente, da quando mi sono trasformata, ne ho venticinque >>.
<< Sei una bambina! >>.
<< E tu sei un vecchio >>.
La fossetta spunta sulla guancia di Alex. << Io avrò ventuno anni per sempre >>.
<< Sono più grande di te! >>.
Alex mi lancia uno sguardo perplesso.
<< Intendo fisicamente >>.
Scoppia a ridere.
<< Non c’è niente da ridere >>.
<< Sì, invece >>.
<< No >>.
<< Cammini scalza adesso? >> mi chiede cambiando discorso.
<< Non preoccuparti, ho la pelle dura. Non dimenticarlo >>.
Un taxi si ferma davanti a noi e una donna bionda, che indossa degli occhiali scuri e un vestito rosso corto con dei tacchi dello stesso colore, scende dall’auto. Un uomo prende le sue valigie dal taxi. La donna si toglie gli occhiali e lancia uno sguardo d’apprezzamento a Alex, che ricambia l’occhiata, poi entra nell’hotel. Alex la segue con gli occhi fin quando non scompare oltre la porta girevole.
<< A qualsiasi razza apparteniate voi componenti del sesso maschile siete tutti uguali >>. Scuoto la testa disgustata.
<< Siete voi componenti del sesso femminile che con le vostre tecniche di seduzione ci tentate >> ribatte Alex. Iniziamo a incamminarci lungo il marciapiede.
<< Io non ho mai usato alcuna tecnica di seduzione >> dico sprezzante.
Alex sghignazza, tanto per cambiare.
<< E ora cosa ci trovi di tanto divertente? >>.
<< Proprio non ti ci vedo con dei tacchi mentre sperimenti delle tecniche di seduzione, sei così piccola! Ah scusami, fisicamente sei più grande >> mi prende in giro.
<< Va al diavolo >>.
Camminando arriviamo in un negozio vicino: Alex mi compra delle scarpe da ginnastica, insistendo per pagarle lui. Le metto subito.
<< Grazie, ma non ce n’era bisogno >>.
<< Le hai rotte per colpa mia >>.
Siamo a metà settembre ma la temperatura è abbastanza alta; il sole illumina la città prepotentemente, riscaldandola. Camminiamo lungo il marciapiede affollato di gente di ogni tipo, ognuno alle prese con i propri problemi e le proprie preoccupazioni, tutti troppo indaffarati per guardarsi attorno a osservare il mondo. E intanto il loro tempo passa e non potranno averlo più indietro.  Forse dovrei essere io quella fortunata: ne avrò anche troppo di tempo da passare in questo mondo. Eppure per me non è così: la vita è una continua sofferenza senza fine intervallata da pochi istanti di felicità. In fondo cos’è la felicità se non la temporanea mancanza di dolore? Queste persone intorno a me sono fortunate, non io: grazie alla loro umanità, che una volta possedevo anche io, porranno fine alle loro pene molto tempo prima di me, se mai mi sarà concesso di morire. Invecchierò mai? Potrò mai amare qualcuno quanto amo Sam? Potrò mai avere dei figli e vederli crescere? Tutte le risposte a queste domande che rimbombano nella mia mente sono uguali e riassumibili in un unico e semplice monosillabo: no. Ma ho ancora la speranza: forse un giorno riprenderò possesso della mia vita e della mia umanità e non sarò più un animale e un vicolo cieco della sopravvivenza della specie. Sono proprio pessimista, quanta amarezza nella mia ancora breve vita!
<< Sono piuttosto affamato, ti va di fermarci a mangiare qualcosa? >> chiede Alex.
<< Ok >>.
Entriamo in un fast food e ci sediamo in uno dei pochi e stretti tavolini rossi liberi.
Una cameriera con una divisa rossa e un grembiule bianco si avvicina per prendere le ordinazioni. Alex ordina una quantità immane di cibo.
<< Sei una ragazza carina. Come ti chiami? >> le chiede dopo aver ordinato, guardandola come se fosse l’unica in quell’affollato locale. Come fa a guardarla così? Quello è lo sguardo con cui mi guardava Sam. La differenza è che quello di Alex è finto, quello di Sam era sincero. Ecco, sto di nuovo pensando a Sam.
La ragazza arrossisce e ridacchia. << Janna >>.
<< Janna, uno splendido nome. Sono molto affamato, ti sarei davvero molto grato se ci portassi tutto più in fretta possibile >> le strizza l’occhio, sorridendo.
<< Come desidera >>. Rossa in viso e con il cuore in tumulto - lo sento benissimo - Janna si affretta verso la cucina.
Ancora sorridendo, Alex si gira a guardarmi. E’ seduto di fronte a me e io scuoto la testa.
<< Perché scuoti la testa? E’ vero che sono affamato >>.
<< Janna, uno splendido nome >> lo imito sfottendolo.
<< Sei invidiosa perché invece ho definito il tuo nome insignificante? >> chiede avvicinandosi impercettibilmente.
Mi avvicino anche io a lui. << Non immagini quanto. Sto morendo di invidia >>.
<< Secondo me fai un eccessivo abuso del sarcasmo >>.
Scrollo le spalle, allontanandomi.
<< Adesso riprendiamo il discorso di prima >>.
<< Che discorso? >>.
<< Perché non avete combattuto contro i Volturi? Come avete evitato la battaglia?  >>.
Sospiro pesantemente. << La bambina non era un vampiro. Era un ibrido umano- vampiro >>.
Alex aggrotta le sopracciglia, confuso.
<< Ti spiego: nella nostra cittadina di Forks vivono dei vampiri che hanno deciso di non nutrirsi di umani, ma di bere sangue animale. La nostra comunità di mutaforma anni fa fece un patto con loro: non li avrebbero uccisi se non avessero mai morso un umano. Così noi conviviamo pacificamente con questo clan di succhiasangue >>.
<< Convivete … pacificamente … con i succhiasangue? >>. Sembra sconvolto.
<< Già, non credere che sia facile, fanno un odore nauseante! A proposito, tu lo senti? >>.
<< Sì, fanno puzza anche per me >> risponde affascinato.
Torna la cameriera a interromperci, con un vassoio pieno di cibo ipercalorico. Alcuni dei tavoli accanto ci lanciano delle occhiatacce: ci ha serviti prima nonostante siamo arrivati dopo. Chissà perché.
<< Serve altro? >> chiede la cameriera guardando tuttavia solo Alex. Forse non si è nemmeno accorta che si sono anche io.
<< Per ora può bastare, grazie >>. Le prende la mano e le da un bacio sul dorso. La ragazza sembra sul punto di svenire. Si allontana tremante. Scoppio a ridere.
<< Che cos’hai da ridere tu? Te l’avevo detto che sono un conquistatore nato >>. Inizia a mangiare compiaciuto.
<< Niente >> rispondo, quasi senza fiato per le risate. Sgranocchio le patatine, le porzioni sono molto abbondanti. << Sei davvero utile. Guarda che porzioni ci ha portato >>.
<< Devo pur sfruttare in qualche modo tutta questa bellezza >>.
Faccio una smorfia.
<< Allora mi stavi raccontando questa storia dei Volturi, se non mi sbaglio >> prorompe, impaziente.
Ancora con questa storia. Prima gli dirò tutto, prima potrò lasciarmi alle spalle quel covo di rincretiniti di Forks. << Te lo dirò il più brevemente possibile, poi preferirei non parlarne più. Questi vampiri, mangiatori di cervi e animaletti vari, non uccidono gli umani. Uno di loro ha addirittura sposato un’umana, perché se ne è innamorato. Il succhiasangue e l’umana hanno avuto la fantastica idea di consumare il matrimonio e lei è rimasta incinta – non chiedermi dettagli tecnici su questo perché non li so e non ci tengo a saperli. Dicevo, hanno fatto sesso, lei è miracolosamente sopravvissuta, ha avuto una figlia che è uscita da  in maniera molto cruenta. Dopo il parto, se così si può definire quel macello, lei stava morendo ma sono riusciti a farla diventare una succhiasangue, e così hanno potuto formare una famigliola felice. I Volturi però hanno saputo della piccola succhiasangue e sono arrivati per ucciderla perché i bambini immortali sono vietati, eccetera eccetera. Tuttavia lei lo è solo per metà. Siamo riusciti a non combattere perché la famiglia del mostriciattolo ha chiamato noi mutaforma come alleati e altri succhiasangue per testimoniare che il mostriciattolo cresceva come un normale umano. I Volturi avrebbero voluto distruggerci lo stesso, ma a quanto pare sono più vigliacchi di quanto credessimo perché si sono spaventati per l’esercito estremamente talentuoso che abbiamo messo su, così se ne sono andati. Fine della storia >>.
Do un morso a un grosso cheeseburger, mentre Alex mi fissa come cercando di assimilare tutte le informazioni. Apre la bocca un paio di volte e poi la richiude.
<< Quei succhiasangue non hanno violato il patto trasformando l’umana? Voglio dire, l’hanno morsa, no? Anche se era una situazione particolare >>.
<< Sei più sveglio di quanto pensassi >> borbotto.
<< Come mai non avete ucciso voi per primi quella specie di ibrido? >> insiste Alex.
Mi tocca parlargli dell’argomento che per me è il più doloroso di tutta la faccenda.
<< Non abbiamo potuto perché quel deficiente del mio alpha ha avuto un imprinting con lei >> dico in tono tetro.
<< Un imprinting? Esistono davvero? Wow! >>. Sembra entusiasta.
<< Sì, esistono, e ti assicuro che non sono affatto rari come narrano le leggende. Praticamente tutti hanno avuto il maledetto imprinting >>. Le mie parole suonano amare alle mie stesse orecchie.
<< L’imprinting è una specie di colpo di fulmine, no? >>.
<< No, l’imprinting è una stronzata che la natura ha inventato per non so quale perverso motivo >>. In realtà forse lo so. E’ stato creato per assicurare la procreazione e la trasmissione del gene. Una stronzata comunque.
Continuo a mangiare nel frattempo. << Quindi il tuo alpha ha avuto l’imprinting con la semi-succhiasangue? >> domanda basito.
<< Bè forse l’ha avuto perché era innamorato della madre della piccola semi-succhiasangue >>.
<< Addirittura. E avendo lui avuto l’imprinting vi siete riappacificati con la famiglia >> conclude Alex.
<< Così pare >>.
<< E avete combattuto al loro fianco contro i Volturi. Ora è tutto più chiaro! >>.
<< Non dirmi che anche tu eri innamorata del tuo alpha! >> aggiunge, come se avesse avuto un’idea illuminante.
 Quasi mi strozzo. Se avesse messo un “ex” prima di “alpha” avrebbe fatto centro. << Nooo! >> esclamo inorridita. Io e Jake? Il solo pensiero mi fa ridere. Nella mia mente appare una scena comica.
“Leah, amore della mia vita non posso vivere senza di te!”.
“Jake, preferirei morire piuttosto che rinunciare a te. Sfiderò il Mostro di Loch Ness a duello per averti!”.
“Oh, che tesoro!”.
“ Ti amo e bla bla bla!”
“ Ma io ti amo di più e bla bla bla!”
Che scena ridicola e vomitevole. Magari potrebbe accadere in un universo alternativo in cui lui ha un po’ di sale in zucca o in uno in cui io ne ho di meno, giusto per essere allo stesso livello. Dio, quanto sono cattiva, meglio non pensare a queste cose quando capiterà di ritrasformarmi o Jake mi ucciderà. Dopotutto gli voglio bene.
Alex riflette un altro po’. << In pratica tu mi stai dicendo che dalle tue parti i vampiri fanno figli con gli umani e i licantropi fanno imprinting con questi figli dopo essersi fatti la madre umana? Ora capisco perché sei scappata. Sono matti! >>.
<< Finalmente qualcuno che la pensa come me >> dico con la bocca piena.
Alex fa una smorfia. << Almeno finisci di masticare >>.
Ingoio il boccone e gli faccio una linguaccia. Mi sento a mio agio nonostante il penoso argomento di cui stiamo parlando.
<< Un succhiasangue che ha fatto una figlia con un’umana … un mutaforma e un succhiasangue imparentati … non vedo l’ora di raccontare questa assurda storia a mio padre >>. Alex ridacchia.
<< Scommetto che nei suoi quattrocento anni non ha mai visto niente del genere >>.
<< Scommetto di no anch’io! >>.
<< Ma non è ancora finita! >>.
<< Non dirmi che c’è dell’altro! >>.
Annuisco solennemente. Non credevo che parlarne mi sarebbe venuto così facile. << Mia madre ha sposato il padre dell’ex umana, neo-succhiasangue, madre della semi-succhiasangue e ex innamorata del mio alpha! >>.
<< No! >> esclama incredulo.
<< E invece sì! >>.
<< Questa è una tragedia nella tragedia! Anche tu sei imparentata con i succhiasangue! >>.
<< Già >>.
<< E tuo padre? >>.
<< Morto >>.
Il sorriso di Alex scompare. << Mi dispiace >>.
<< Non preoccuparti >>. Restiamo in silenzio per un po’, mangiando tutto. L’atmosfera è cambiata, pensare a mio padre mi fa male. Dopo un po’ Alex inizia a litigare con me per le ultime patatine rimaste. Capisco che questo litigio serve per risollevare il mio morale. Lo apprezzo molto, questo licantropo forse non è così male come pensavo.
<< Tu hai mangiato di più mentre mi facevi raccontare tutta quella storia del cavolo! >> lo accuso.
<< Io sono più grande di te, ho bisogno di mangiare di più! >>.
<< Sei più alto di me di soli cinque centimetri, abbiamo bisogno entrambi di mangiare molto! >>.
<< Quanto sei alta? Un metro e settantotto centimetri? Bene, questi cinque centimetri in più che ho richiedono un maggiore apporto di calorie! >>.
Arriva la cameriera a salvare la situazione, portandoci altre due porzioni di patatine.
<< Queste le offre la casa >> sussurra timidamente. Chissà se le offre a tutti i clienti … io direi proprio di no. Peccato, mi stavo quasi divertendo a bisticciare!
<< Grazie, tesoro >>. Alex sfoggia di nuovo lo sguardo da conquistatore. La cameriera arrossisce di piacere e appoggia il conto sul tavolo, insieme alle altre due porzioni di patatine; poi si piega per mettere un foglietto nella tasca dei jeans di Alex. Infine si allontana, girandosi ogni tanto per guardarci. Alex prede il foglietto e io mi sporgo curiosa.
<< Lo vuoi forse tu il suo numero? >> sbotta, vedendo che mi sono sporta per guardare.
<< Non è il mio tipo >> scherzo.
<< Il mio sì, invece. Magari lo userò >> lo rimette in tasca.
<< Esiste qualcuno che non sia il tuo tipo? >> chiedo bevendo la coca cola con la cannuccia.
<< Diciamo che mi piacciono le belle ragazze di qualsiasi tipo. Tuttavia preferisco quelle minute, bionde e con gli occhi azzurri >>.
<< Questa è una splendida notizia. Ora posso davvero ritenermi al sicuro da te >> ironizzo stiracchiandomi.
Alex ride. << Non dirmi che avevi ancora qualche speranza >>.
<< Speranza! Che parolone! Certo che no! >> esclamo sprezzante. Ma che speranza! Il mio cuore purtroppo non è qui. E’ a Forks da quell’ingrato licantropo che ho avuto la sventura di amare.
<< Sai Leah, già mi piaci, però non in quel senso. Penso che diventeremo amici: l’ho capito immediatamente quando mi hai guardato male perché volevi sapere quale strana creatura fossi e io non ti ho risposto immediatamente >>.
Ricambio il sorriso. << L’amicizia richiede una conoscenza di gran lunga superiore alla nostra >>.
<< Avremo tutto il tempo di questo mondo. Dopotutto siamo immortali, no? >>.
<< Staremo a vedere. Può darsi che io non voglia diventare tua amica >> scherzo. Mi alzo per dirigermi verso la cassa.
Alex ridacchia, anticipandomi e andando velocemente a pagare. Decido di aspettarlo fuori, mentre lui continua a flirtare con la cameriera. Quando finalmente esce insisto per ripagarlo, ma lui non vuole saperne.
<< Non è col denaro che si conquista l’amicizia >> protesto.
<< Leah io sono ricco, tu sei povera. Lascia che paghi! >>.
<< Non è facendo pesare la nostra differenza di classe sociale che si conquista l’amicizia >>.
<< Sto solo dicendo la verità! >>.
<< Non è sottolineando le scortesi verità che si conquista l’amicizia >>.
<< Forse ho cambiato idea. Non voglio più esserti amico, conquistare la tua amicizia è più faticoso di quanto pensassi! >>.
Sghignazzo. Ci incamminiamo verso l’hotel. Insisto ancora per pagare fin quando cede.
<< Grazie >> gli dico, contenta per averla avuta vinta.
<< Non è da me far pagare una donna >> ribatte imbronciato.
<< C’è sempre una prima volta >> lo rimbecco.
Alza gli occhi al cielo. << Sei esasperante >>.
<< Se non mi sbaglio l’avevo già detto io a te, che sei esasperante. E tu l’hai scambiato per un complimento >>.
<< Allora ti dico che sei irritante! >>.
<< E’ la stessa cosa! Comunque non lo sarei se tu mi accontentassi immediatamente >>.
<< Ai vostri ordini generale Leah … qual è il tuo cognome? >>.
<< Clearwater >>.
<< Generale Clearwater. Al vostro servizio >>.
<< Dimmi un po’, che lavoro dovrò fare nell’hotel? >>.
<< Quello che preferisci >>.
<< Posso scegliere? >>.
<< Certamente! >>.
Arriviamo in hotel. C’è meno confusione di prima, ma è ben lontano dall’essere deserto come la notte.
<< Ti avrei volentieri chiesto se ti andava di visitare la città, ma dal momento che tu vuoi lavorare … >>.
<< Magari un’altra volta. Non credi che siamo stati troppo tempo in compagnia l’uno dell’altra? >>.
<< Ci siamo incontrati da meno di ventiquattro ore, cosa vuoi che siano? >>.
Apro la bocca per ribattere ma la richiudo. Neanche ventiquattro ore? Mi sembra che sia passato molto più tempo, quasi non ci credo.
Alex sospira pesantemente. << Ti assegnerò alla signora Krave, così vedrai il lavoro dell’hotel >>. Si dirige verso la reception e alza la cornetta di un telefono nero. << Camille? Scendi, ho una commissione urgente da assegnarti >>.  Posa la cornetta e torna da me, con le mani in tasca.
<< Dubito che piacerai a Camille, non sei molto femminile >> mormora Alex scrutandomi.
<< I tuoi apprezzamenti sono davvero singolari >>.
<< Infatti non sono apprezzamenti>>.
Gli do un pugno sulla spalla.
<< Signor Harvey! >> una donna minuta con un paio di occhiali da vista, una divisa nera, un grembiule bianco e i capelli raccolti in una severa crocchia si affretta venendo verso di noi. Ha la carnagione chiara, dei lineamenti molto regolari e sembra abbastanza carina, nonostante l’atteggiamento severo. Dimostra trenta-quaranta anni.
<< Cara Camille! >> la saluta Alex.
Camille mi accoglie lanciandomi un’occhiata di disprezzo, ma poi il suo sguardo si addolcisce posandosi su Alex.
<< Che cosa desideri, Alexander? >> chiede con tono mieloso.
<< Questa è Leah >> inizia il licantropo, indicandomi. La donna mi scruta severamente. << Da oggi lavorerà nel nostro hotel. Questo pomeriggio starà con te, ti aiuterà e vedrà in che cosa consiste il lavoro qui>> continua.
<< Non svolgo forse bene il mio lavoro da sola? >> sbotta quella squadrandomi con ostilità.
<< Certo Camille, tu sei la migliore, lo sai! Tuttavia, proprio perché tu sei il pilastro del nostro hotel, nonchè la migliore in assoluto, ti affido Leah. Lei ha bisogno di una guida sicura >>. Questo ragazzo eterno ventunenne ce l’ha nel codice genetico l’adulazione.
Quella sorride contenta. << D’accordo >>.
<< Alle diciannove Leah finirà di lavorare >>.
 Quella annuisce. << Vieni>> mi ordina freddamente, iniziando ad allontanarsi.
Alex mi fa cenno di andare e io inizio a seguirla, scrollando le spalle. Poi però lui mi blocca per il polso.
<< Che c’è? >> chiedo confusa.
<< Stasera ceni con me e mio padre. Ci vediamo alle venti davanti alla tua suite, d’accordo? >>.
<< Ok >>. Mi lascia il polso. << Buona fortuna >> sussurra divertito. Gli lancio un’occhiataccia e mi incammino dietro quella donna. Se gli sguardi potessero uccidere sarei già morta un paio di volte sotto l’esame degli attenti occhi verdi di Camille. Ho come l’impressione di starle già antipatica. Decido di darle il beneficio del dubbio mentre la seguo nell’ascensore. Dopotutto sono stata molto fortunata fino ad ora e magari la fortuna continuerà ad essere dalla mia parte. Con animo fiducioso, mi impongo di essere docile mentre le porte dell’ascensore si chiudono. L’ultima cosa che vedo è il ghigno di Alex.

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Capitolo 9
*** 9.Lo stai facendo nel modo sbagliato ***


Salve! Mi scuso per il terribile ritardo ma le vacanze mi hanno tenuta lontana dal pc! Cercherò di pubblicare il prossimo capitolo il prima possibile! Grazie per la pazienza! :)


 
Un pomeriggio d’inferno: ecco cosa mi ha fatto passare quella donna. Non sono molto stanca, dopotutto sono o no un mutaforma? Tuttavia se fossi stata una fragile umana so che avrei avuto la schiena spezzata. Ho passato tutto il pomeriggio china sui pavimenti, a sgrassare e pulire gli angoli e gli anfratti più bui e inesplorati di ben tre piani, e in ogni piano ci entra forse una decina di volte la casa di Charlie. Mancano dieci minuti alle venti, così mi faccio la doccia in fretta, indosso i vestiti più decenti tra i pochi che mi sono rimasti, spazzolo i capelli e esco dalla suite, scontrandomi con Alex.
<< Il tuo super udito non ti ha avvertito che ero qui? >>.
<< Ero sovrappensiero >> mi giustifico.
Lui inarca un sopracciglio, scettico e fa un sorrisino di scherno.
<< Scommetto che hai cercato di muoverti il più silenziosamente possibile solo per poter denigrare il mio udito >>.
<< Può darsi. O forse il tuo udito non è così sviluppato come quello di un licantropo. Ti ho sopravvalutato >>.
<< Ma piantala! >>.
<< Andiamo o faremo tardi. Non hai un’aria molto felice >>. Iniziamo a camminare attraverso quella rete intricata di corridoi.
<< Chissà perché >> gli lancio un’occhiataccia.
<< Sei tu che hai voluto lavorare a tutti i costi, non hai nemmeno voluto fare un giro della città con me >>.
<< Assegnarmi a Camille è forse stata la tua vendetta perché il tuo temporaneo passatempo ha preferito lavorare piuttosto che passare un pomeriggio a intrattenerti? >> chiedo a denti stretti.
<< Temporaneo passatempo? Non hai molta stima di te >>.
Gli do un pugno al fianco.
<< Ahi >>.
<< Lo meriti >>.
<< Ti sembra il caso di picchiare il tuo datore di lavoro? >>.
<< Fammi pensare >>. Faccio finta di pensarci su. << Sì! >> esclamo poi con foga.
<< Rischi il licenziamento >>. Ci fermiamo davanti a una porta e Alex mi guarda negli occhi.
<< Tu rischi di trovarti senza denti da un momento all’altro >> lo minaccio.
Alex sghignazza e apre la porta: siamo in una sala da pranzo dorata e bianca, con un lungo tavolo color noce che l’attraversa da una parte all’altra. In una delle pareti c’è una porta, da cui entrano e escono dei camerieri in divisa. Tom è già seduto a tavola.
<< Leah! Che piacere rivederti. Accomodati pure >>. Tom mi fa segno di sedermi alla sua sinistra.
<< Il piacere è mio >>. Mi siedo e Alex si sistema di fronte a me. Il tavolo è tutto libero, ci starebbero almeno venti persone per lato. Sembra una scena di un film, solo che io fortunatamente non sono seduta all’altro capo del tavolo rispetto a Tom; quest’ultimo fa un cenno e i camerieri iniziano a servire le portate.
<< Allora Leah, parlaci un po’ di te. Sono molto curioso >>.
<< Non so cosa dire, signore >>.
<< Abbiamo già detto che voglio che mi chiami Tom, detesto le formalità >>.
<< Bene, Tom. Vengo da Forks, stato di Washington e sono un mutaforma. Appartengo a uno dei due branchi che ci sono dalle mie parti >>.
Tom annuisce, come se già avesse avuto queste informazioni. Sicuramente Alex gli dice tutto.
Passiamo una piacevole serata, anche se mi tocca riparlare di Forks, dei vampiri e dei mutaforma.
<< Quindi i vostri pensieri sono collegati? >> chiede a un certo punto Tom, affascinato, mentre mangiamo il dessert. Sento gli occhi attenti di Alex su di me.
<< Purtroppo è così >>.
<< Anche a così tanti kilometri di distanza? >>.
<< Sì, se mi trasformassi li sentirei. Siamo legati, è come se fossimo un tutt’uno, vediamo e sentiamo quello che vede e sente ognuno di noi. Non ci sono segreti nel branco >>.
<< Questo vuol dire che il tuo branco adesso sa della mia esistenza >> interviene Alex. Annuisco.
<< E appena ti trasformerai mi vedranno nudo come un verme tramite i tuoi pensieri >> conclude con tono offeso.
Scrollo le spalle. << Ci siamo passati tutti >>.
<< Dovresti preoccuparti per loro. Vedendomi potrebbero sentirsi sovrastati dalla mia bellezza >> afferma spostando i suoi capelli neri all’indietro.
E io che credevo fosse preoccupato per la sua privacy. Gli lancio un’occhiataccia e lui ghigna.
<< Interessante >> commenta Tom.  E riprende con le sue domande. Parlo un po’ di tutto tranne che di Sam: quello è un argomento tabù, il mio subconscio lo omette senza che io quasi me ne accorga.
<< Sei l’unica ragazza mutaforma? Una rarità >>.
<< Io direi più uno scherzo della natura >>.
<< Perché dici così? >> interviene Alex, mangiando con gusto la seconda porzione di budino.
<< Non è normale che delle donne diventino mutaforma, non è … naturale >> cerco di spiegare.
Alex alza solo un angolo della bocca e mi guarda con complicità. << Stai forse dicendo che trasformarsi in lupi è una cosa normale? >>. Sghignazza. << Leah, nel nostro mondo non c’è niente di normale, se hai lo stesso concetto di normalità della gente comune. La normalità è una cosa relativa >>.
<< Come tutte le cose, del resto >> gli da ragione il padre.
Scrollo le spalle. << Però persino per ciò che noi definiamo normale, questo è stato un evento singolare >>.
<< E adesso è diventato normale, non sembra più una cosa così fuori dal comune. Vedi come tutto può diventare ordinario? Noi abbiamo secoli, dovremmo essere morti da decenni, eppure siamo qui. C’è sempre un motivo per tutto >>.
<< Io invece penso che le cose capitino e basta. Sei forse un credente? >>.
<< Non credo nel vero senso del termine, ma semplicemente penso che ci sia un motivo se qualcosa succede. Ora siamo qui, seduti insieme a questa tavolo, eppure fino a un giorno fa non ci conoscevamo. La vita è fatta così, in un istante può cambiare tutto >>.
<< Sono solo coincidenze >> ribatto.
La fossetta compare sulla guancia di Alex, che guarda in basso, quasi sorridendo tra sé e poi punta di nuovo i suoi occhi magnetici sul mio viso. << E’ proprio in questo che consiste la fede: credere che ciò che accade non sia una coincidenza >>.
Rido. << Hai delle idee strambe, Alexander >>.
<< Per creature come noi non possono esistere le parole fede o destino, gliel’ho sempre detto. Tuttavia ha sempre fatto di testa sua >>. Tom scuote la testa guardando però con affetto il figlio. Anche mio padre spesso guardava così me e Seth. Mi manca.
<< Leah, qualcosa non va? >>.
Alzo lo sguardo su Alex. << No, perché? >> chiedo perplessa.
<< La tua espressione è cambiata >>.
<< Non è niente, va tutto bene >> lo rassicuro. E’ incredibile come riesca a cogliere i miei sbalzi d’umore guardandomi in viso. Nemmeno mi conosce.
<< Bene ragazzi, è stata davvero una cena piacevole. Grazie Leah, mi farebbe molto piacere se volessi cenare con noi anche domani >>.
<< Farebbe piacere anche a me >> dico sincera.
<< Dopo che vivi con una persona per qualche secolo gli argomenti di conversazione iniziano a scarseggiare >> confessa con tono scherzoso.
Alex gli lancia un’occhiataccia e Tom ride alzandosi.
<< Mi ritiro nel mio appartamento. Alex, non fare troppa baldoria. Leah, buonanotte e grazie >>.
<< Buonanotte, Tom >>.
Tom scompiglia i ricci ribelli a Alex che si lamenta e poi esce. Ci alziamo anche noi e i camerieri iniziano a sparecchiare.
<< Allora Leah, ti va di venire con me questa sera? >> mi chiede Alex quando siamo nel corridoio.
<< Venire con te? >>.
<< Sì, in giro per San Francisco >>.
<< In giro? >>.
Si ferma di scatto. << La smetti di ripetere tutto quello che dico? >>.
<< Perché? E’ divertente! >>.
<< Ti diverti davvero con poco >>.
<< Sono una persona semplice >>.
<< A me invece sembri molto complicata >>.
<< Cosa te lo fa pensare? >>.
<< Hai dei segreti >>.
<< Come tutti >>.
<< Già >>.
 << Vieni con me allora? >>.
 << No, sono stanca, preferisco dormire devo ancora riprendermi dal viaggio >>.
<< Che pigrona! >>.
<< Sono sicura che adescherai più facilmente senza di me >>.
Alex mette il broncio.
<< Buonanotte, Alex >> lo saluto sorridendo.
<< Buonanotte >> borbotta.
Mi allontano verso la mia camera: quando arrivo chiamo subito Seth e mia mamma, raccontando loro la mia giornata. Mio fratello, come al solito, è ansioso: la fiducia che la mia famiglia pone in me è ammirevole. Quando finalmente sono libera, metto il pigiama e mi sdraio sul divano accendendo il televisore. Le mie palpebre si chiudono da sole quasi immediatamente.
 
Sono in un posto idilliaco, in una radura rigogliosa e fiorita, il sole splende nel cielo e sono felice. Avevo dimenticato cosa volesse dire essere felici. Non sono sola.
<< Sei bellissima, Leah >>.
Arrossisco leggermente e abbasso lo sguardo. Due mani calde si posano sulle mie guance, facendomi sollevare leggermente il viso. Alzo automaticamente una mano per appoggiarla su una delle sue che toccano il mio viso. I miei occhi incontrano i suoi e mi sento sciogliere, il cuore batte più velocemente, le mani mi sudano. Sam fissa le mie labbra e poi si avvicina lentamente, quasi timoroso. Sfiora le mie labbra, esitante e poi mi bacia dolcemente.
 
Apro gli occhi di scatto: ho ancora la mano appoggiata sulla mia guancia, ma sotto non c’è quella di Sam, come nel sogno, c’è solo la mia guancia accaldata. Mi metto a sedere affranta. Non posso continuare a fare questi sogni. Mi rifiuto di piangere, però i dolci ricordi che tengo rintanati in un angolino della mia mente, riaffiorano a causa di questi sogni e fa male, come se un macigno mi schiacciasse il petto e mi impedisse di respirare. Non posso trattenermi, sto per piangere. Un rumore però mi distoglie dall’infelice vertice di pensieri in cui ero caduta. Volto la testa verso la porta del corridoio. Qualcuno ridacchia rumorosamente. Guardo l’orologio: sono le quattro. Decido di ignorare i rumori, ma sento un altro botto e di nuovo ridere. Mi alzo e decido di controllare la situazione; quando apro la porta mi ritrovo davanti a una scena alquanto ovvia: Alex fa segno di fare silenzio e intanto ridacchia, appoggiato a un muro, mentre una donna più alta di lui di qualche centimetro lo bacia come una piovra. Non so se lei manca la sua bocca intenzionalmente o no, tuttavia qualche volta riesce a fare centro. La donna ha la camicia sbottonata, Alex tiene le mani sui fianchi di lei. Quando il licantropo si accorge di me, perché la luce del corridoio si è accesa all’improvviso, lascia andare la donna, che cade a terra e sghignazza. Lui la aiuta a rialzarsi e la sostiene, mentre quella farfuglia parole incomprensibili. E’ ubriaca, ma anche lui sembra un po’ troppo felice, ha un sorriso da imbecille stampato in faccia.
<< Ehi Leah, come butta? >> chiede, cercando di tenere la donna ferma.
Incrocio le braccia al petto, mi appoggio alla cornice della porta e un lieve sorriso mi incurva le labbra. Che situazione! << Bene, Alex. Non si può dire altrettanto della tua amica >>.
<< Starà meglio >>.
<< Stai facendo molto baccano >>.
<< Scusaci Leah, il tuo super udito è un problema, cerca di … >> viene fermato dalla donna che lo bacia.
Riesce ad allontanarla. << Dicevo cerca di tapparti le orecchie >>. Mi fa l’occhiolino.
Alzo gli occhi al cielo. << Cerca di finire subito, almeno >>.
Alex si avvicina leggermente, tenendo la donna dietro di sé. << Ci proverò ma non sarà facile. Sai, noi licantropi abbiamo molta resistenza >> sussurra.
<< Credo di aver sentito abbastanza per questa notte. Buon divertimento >>.
<< Grazie, Leah. Ho già detto che mi piace il tuo pigiama con i cagnolini? >>.
<< Sono conigli, Alex. Forse dovresti bere di meno. Ti saluto >>. Detto questo chiudo la porta e rientro ancora sorridendo. Che sfacciato.
Mi metto a letto, chiudendo la porta della mia camera e appoggiando la testa sotto il cuscino. Riesco a non sentire quasi niente dei rumori della camera accanto, perché mi addormento subito, tuttavia mi tocca sopportare un altro sogno con Sam. Quando mi sveglio sono le nove. Mi vesto e esco dalla mia camera per cercare qualcosa da mangiare: sto letteralmente morendo di fame. Apro la porta e penso proprio di avere un tempismo perfetto: la ragazza ubriaca, ormai con i postumi della sbornia stampati in viso, sta uscendo dalla camera di Alex. Ha il viso imbrattato di trucco, i capelli neri lisci e un viso tondo. Mi lancia uno sguardo curioso e poi sgattaiola verso l’ascensore. Ha lasciato la porta socchiusa, così mi avvicino per chiuderla. Metto la mano sulla maniglia ma impulsivamente decido di entrare: la suite di Alex è lussuosa almeno il doppio della mia, non si fa mancare nulla, i colori predominanti sono il blu e il bianco. Entra molta luce dalle porte finestre, le tende sono aperte. Entro senza dire nulla e proprio sulla destra trovo Alex, spaparanzato su un letto rotondo a pancia in giù, ancora addormentato, i capelli neri spiccano, sparsi sul cuscino grigio chiaro e il suo viso è rilassato nel sonno. E’ nudo, il lenzuolo di seta gli copre solo le gambe. Resto a fissarlo rapita, mentre dorme. Non so cosa mi succede ma una sensazione di tranquillità mi pervade. Alex si gira nel sonno e io torno in me: che cosa sto facendo? Spio un ragazzo nudo che dorme? Devo essere impazzita. Faccio per andarmene in fretta ma quando mi volto una mano mi trattiene per la spalla. Beccata.
<< Credevo stessi dormendo >> dico. Mi giro, ormai in trappola. Incontro gli occhi blu di Alex. E’ bellissimo nonostante si sia appena svegliato. Dove sono gli occhi gonfi? Le occhiaie?
<< Non credevo che tu fossi una maniaca >>.
<< Infatti non sono una maniaca >>.
<< E’ tua abitudine spiare i poveri ragazzi nudi dormenti? >>.
<< La tua amica ha lasciato la porta aperta >> mi giustifico, impassibile.
<< Non credevo che fossi gelosa! >>.
<< Gelosa? >> sbotto. Gli piacerebbe.
<< Se me l’avessi detto avrei capito … avresti potuto essere tu la mia amica speciale, stanotte >>.
Si avvicina leggermente. Che faccia da schiaffi, non riesco a trattenermi e scoppio a ridere.
<< E ora cosa c’è da ridere? >> chiede seccato.
<< Scusami, Alex, ma questo sarebbe il tuo sguardo seducente? Non mi meraviglio del fatto che tu debba farle ubriacare per portartele a casa >>. Mi asciugo le lacrime agli occhi.
<< Che insolente, io la ospito a casa mia e lei mi prende anche in giro … >> brontola incrociando le braccia al petto.
Gli do una pacca sulla spalla. << Ahi! >>.
<< Suvvia non prendertela, può essere che diventerò tua amica ma amica speciale … non credo proprio >>.
Alex mi guarda aggrottando le sopracciglia ma alla fine ride anche lui. E’ mai serio? << Piuttosto ti andrebbe di fare colazione con me? >>.
<< Ok ma prima vestiti >>.
<< Credevo che ti piacesse vedermi nudo … >>.
Gli do uno spintone verso il letto e esco dalla suite. << Ti aspetto fuori! >>.
<< Non capisco che bisogno ci sia di uscire, ormai hai visto tutto di me >>.
Lo ignoro. Dopo cinque minuti è al mio fianco, vestito di tutto punto.
<< Andiamo, maniaca! Oggi facciamo colazione fuori! >>. Ci dirigiamo verso l’ascensore per andare al piano terra.
<< Non sono una maniaca, Alex! >>.
<< Da oggi in poi chiuderò la porta a chiave >>.
Sbuffo. << Piuttosto, come fai con le ragazze? >>.
<< Eh? >>.
<< Insomma … non fai loro del male? >>.
Alex mi guarda disorientato, ma poi si illumina, capendo quello che voglio dire. << Vuoi dire che siccome sono più forte potrei ferirle? Non preoccuparti, ormai so controllarmi. Non è stato piacevole con le prime umane… almeno non per loro, ma poi è andata sempre meglio e ormai so trattenermi benissimo >>.
<< Lo dici quasi con orgoglio >> dico ironica.
<< Ne sono orgoglioso, infatti! Tu sai controllarti così bene? >>.
Arrossisco leggermente. Io non arrossisco mai e a questo pensiero il mio rossore aumenta, sono davvero irritata. Credevo che la Leah capace di arrossire fosse morta da tanto tempo. Le porte dell’ascensore si aprono e accelero il passo per uscire fuori, all’aria aperta. Alex mi segue. Mi fermo sul marciapiede, davanti all’ingresso dell’hotel.
<< Leah, stai arrossendo? >> chiede stupito.
<< No >>.
<< Allora perché hai le guance rosse? >> insiste.
Alzo gli occhi al cielo. << Sì, sto arrossendo! Problemi? >> dico a denti stretti.
<< Nessuno, sei più carina. Magari riuscirai a scacciare quell’orribile immagine che ho di te appena sveglia >>.
<< Davvero simpatico >>.
<< Lo so >>.
<< Allora andiamo a mangiare? Ho fame >>.
<< Subito, generale Clearwater. Da questa parte >>.
Camminiamo un po’ in silenzio, immersi nei nostri pensieri, fin quando arriviamo in un parco. Ci sediamo a un tavolo di un bar e ordiniamo da mangiare almeno per quattro persone.
<< Dopotutto siamo esseri sovrannaturali, abbiamo bisogno di mangiare di più >> dice Alex quando il cameriere va via.
Annuisco.
<< Soprattutto dopo aver passato una notte a bruciare molte calorie >> aggiunge ridacchiando.
Lo ignoro.
<< Leah, perché sei così silenziosa? Stai ancora pensando all’umano che hai ucciso per sbaglio quando hai cercato di fare sesso con lui? >> tira a indovinare.
<< Sei impazzito? Io non ho mai ucciso nessun umano >>.
<< Forse gli hai spezzato qualche osso? >>.
<< No! >> esclamo con foga.
<< Allora qual è il problema? >>.
<< Nessuno >>.
<< Hai mai … >>.
<< Non riesci proprio a farti gli affari tuoi >> lo interrompo, sapendo benissimo cosa stava per chiedermi.
Scrolla le spalle. << Hai iniziato tu il discorso >>.
Sto in silenzio e Alex mi guarda alzando un sopracciglio. Sospiro. << La risposta alla tua domanda è sì >> dico a denti stretti.
<< Bene! E non hai neanche ucciso nessun povero umano. Perfetto! Allora perché ti agiti tanto? >>.
<< Non sono mai stata con un umano da quando mi sono trasformata, anzi non sono stata con nessuno da allora >>.
Alex sgrana gli occhi e poi mi guarda intensamente. << Cosa? L’ultima volta è successo quando eri ancora umana? Allora … >>.
<< Allora cosa? Perché ti sto raccontando queste cose? Hai qualche potere per far parlare la gente? >>.
<< Leah, non ho nessun potere, voglio solo conoscerti >>.
<< Di solito non si parla di queste cose con le persone appena conosciute >>.
<< Hai avuto un fidanzato e sei stata costretta a lasciarlo perché non volevi fargli del male? >> insiste con le sue domande.
<< No, anche il mio ragazzo è diventato un mutaforma >>. Ecco, l’ho detto. Il dolore al petto, sopito quando lo tengo in un angolino della mia mente, si risveglia, coinvolgendomi prepotentemente.
<< Uno del branco? La cosa inizia a farsi interessante! >>.
<< Non è una telenovela, è la mia vita, Alex >>.
Alex ride. << La vita è meglio delle telenovele >>.
Arriva la nostra colazione e ci interrompiamo. Iniziamo a mangiare.
<< Allora, parlami di questo mutaforma >> riprende Alex.
<< No >>.
<< No? >>.
<<  No >>.
<< Perché? >>.
<< Perché non voglio parlarne. Parliamo di te piuttosto, non mi hai detto niente di te >>.
<< Stai cambiando discorso >> si lamenta.
<< Sì! Dunque Alex, hai mai avuto una ragazza seriamente? O hai avuto secoli di avventure? >>.
Il viso di Alex si rabbuia.
<< Vedo che anche tu hai dei tasti dolenti. Prenderò la tua espressione per un sì >>.
<< Stando su questa terra da secoli succede di innamorarsi >>.
<< Allora sei stato innamorato! Chissà chi è la povera stupida che si è innamorata di te … la compatisco! >>.
<< Io invece compatirò chi finirà tra le tue grinfie, con la tua parlantina gli consumerai il cervello in poche ore! >>.
<< Com’era la ragazza che ti ha fatto innamorare? >>.
Alex guarda in alto, il cielo, con un lieve sorriso. << Bellissima, dolce, sincera, buona, altruista. Credevo di essere l’uomo più fortunato della terra perché lei mi amava. Potevo restare per ore a fissarla senza stancarmi … >> si interrompe bruscamente. L’avrà lasciato?
Si schiarisce la gola e torna a guardarmi. << Preferisco non parlarne >>.
Finiamo la colazione in silenzio.
<< A quanto pare abbiamo entrambi dei demoni che ci perseguitano >>. Alex si alza, stiracchiandosi.
<< Sono sicura che un giorno ce ne libereremo >> dico alzandomi anche io.
<< Dove ti va di andare? >>.
<< Devo tagliarmi i capelli >>.
<< Concordo, ce li hai rovinati >>. Prende una ciocca dei miei capelli tra le dita, facendo una smorfia.
<< Non mi risparmi i tuoi complimenti >>.
Mi da un buffetto sulla guancia e io allontano la sua mano con uno schiaffo. << Che violenza >>. Gli faccio una linguaccia. Iniziamo a camminare.
<< Hai mai fatto qualche pazzia? >> chiede Alex rompendo il silenzio.
<< Pazzia? >> ripeto perplessa.
<< Sì, quelle cose pazze che si fanno una volta nella vita >>.
<< Tipo? >>.
<< Una volta mi sono buttato da un palazzo di cento metri >>.
<< Più che una pazzia mi sembra una cosa cretina >>.
<< Non sminuire la mia impresa! >>.
<< Non ti sei fatto un po’ male? >>.
<< Qualche osso fratturato, niente che non si potesse aggiustare. Essere immortale ha i suoi lati positivi >>.
<< Non siamo invincibili. Buttarsi da cento metri solo per dimostrare chissà cosa mi sembra poco rispettoso nei confronti della vita. Ne abbiamo solo una >>.
<< Ma cosa stai dicendo? E’ una sensazione meravigliosa, io mi sono sentito libero, non avevo alcun pensiero >>.
<< Nemmeno quello di morire spiaccicato sull’asfalto? >>.
<< No, Leah. Libertà, adrenalina e gioia allo stato puro. Devi fare qualcosa di pazzo anche tu >>.
<< Intendi qualcosa di stupido? No, grazie >>.
<< Leah, ascolta il tuo saggio e vecchio amico Alex. Noi siamo immortali e ci stanchiamo facilmente. Vuoi forse trascorrere gli anni nella monotonia e nella noia? >>.
<< Forse mi taglierò i capelli di meno. Li ho sempre portati corti, odio i capelli lunghi. Ecco, questa è la pazzia che posso fare >>.
Alex sbuffa. << Goditi la vita, Leah >>.
Entriamo da un parrucchiere, anche Alex si taglia i capelli, ma lasciando i suoi ricci ribelli sempre abbastanza lunghi. Dopo due ore finalmente usciamo da lì e ci dirigiamo verso l’hotel.
<< Hai visto che ho seguito il tuo consiglio? Ho fatto una pazzia >>.
Alex mi guarda scettico. << Se aggiungere qualche ciocca viola ai tuoi capelli e tenerli un po’ lunghi è già per te una pazzia … >>.
<< Lo è >> lo interrompo, fermandomi per qualche istante a specchiarmi in una vetrina. << Che cosa ho fatto? Già me ne sono pentita! >>.
<< Ti stanno bene >>.
<< Grazie a te e ai tuoi discorsi sulla libertà mi ritrovo con delle ciocche viole. Non porti nulla di buono >>.
<< Stanotte andrai a caccia con me >> annuncia allegro.
<< Caccia? >>.
<< Sì, a caccia di uomini >>.
<< Scordartelo. Non lo farò >>.
<< Non capisci, è incredibile, è diverso, amplificato, è … >>.
Lo interrompo bruscamente. << Tu come fai a sapere che è diverso? >>.
<< Perché un tempo ero un umano anche io. Che perspicacia >>.
<< Com’è successo? Vi trasformate con un morso? >>.
<< Sì, con un morso. E’ stata una mia scelta >> ammete, con lo sguardo perso nel vuoto.
<< In che senso? >>.
Si volta di scatto e mi fissa, i suoi occhi sembrano trapassarmi, ha le sopracciglia aggrottate. << Ho scelto di trasformarmi io, mi sono fatto mordere di mia spontanea volontà >>.
Scende il silenzio. Non posso credere che quella di diventare un mostro sia stata una sua scelta.
<< Perché? >> non riesco a trattenermi dal chiedere.
<< Per amore >> mormora.
Per amore. Quasi non credo alle mie orecchie, sono quasi arrabbiata, lui ha avuto la possibilità di scegliere, e io? Che possibilità è stata data a me? Nessuna. Sì, sono decisamente arrabbiata: da quando sono un mutaforma è difficile trattenere la marea di emozioni.
<< Che idiota >> dico a denti stretti stringendo i pugni.
<< Come? >>.
<< Sei un idiota! >> urlo. Siamo arrivati davanti all’hotel e ci fermiamo.
<< Si può sapere perché stai urlando? >>.
<< Come hai potuto rinunciare alla tua umanità? Perché l’hai fatto? Non potrai mai più averla indietro! >>. Mi rendo conto di sembrare una pazza. Non sto ragionando.
<< Abbassa la voce >> sussurra, trascinandomi in un punto appartato. << Qual è il tuo problema? Sei impazzita? >>.
<< Forse sei tu il pazzo, non sono io che ho deciso di diventare un mostro >>.
Mi rendo conto che Alex si sta innervosendo. << Leah, sii ragionevole, non hai alcun motivo per urlarmi contro e arrabbiarti con me. Non è colpa mia se tu non hai potuto scegliere >>.
<< Non è giusto >> dico cacciando via le lacrime.
<< La vita è ingiusta, è una lezione che stai imparando a poco a poco >>.
<< Tu sei così perché l’hai voluto. Non posso crederci >> dico quasi tra me e me.
<< L’amore ci rende folli, non lo sai? >>.
<< Lo so benissimo. Vado in camera mia, tra poco devo lavorare >> dico gelida.
<< D’accordo >> dice Alex allibito, mettendo le mani in tasca. Mi giro e vado via, verso l’ascensore, sentendo il suo sguardo sulla schiena. Tremo un po’. Arrivata nella mia camera mi rendo conto di essere una stupida e non tremo più. Che scenata, che figura! Sono troppo impulsiva, perché me la sono presa con Alex? Mi sdraio sul letto, riflettendo. Ha scelto di diventare così per amore, ha detto. Io avrei mai scelto di diventare un mutaforma per Sam, se ne avessi avuto la possibilità? Il mio amore era così forte da farmi rinunciare alla mia umanità? Quanto si è disposti a sacrificare per l’amore? Non voglio mentire a me stessa, non so se avrei rinunciato alla mia umanità, probabilmente no. O forse sì. Non lo saprò mai perché in ogni caso non ho potuto scegliere. Alex ha amato così intensamente da decidere di diventare un mostro per amore. Dov’è ora la sua amata? Era quella di cui parlava lui, o ne ha avute tante altre? La ama ancora? Quanto poco so di lui! Mi rendo conto che voglio conoscerlo, che voglio sapere. Vorrei che un giorno si aprisse con me. Forse anche io prima o poi mi sentirò libera di parlare di tutto con lui. 
 
Passo il pomeriggio a lavorare. Oggi indosso la divisa nera delle cameriere e Camille ha raggiunto lo stesso livello di acidità di ieri. Mentre sono china a terra a sgrassare i già lucidi pavimenti di marmo del quinto piano sento una ragazza piangere. Mi alzo per andare a controllare: il pianto proviene da uno stanzino. Apro la porta, incerta, e trovo una ragazza in lacrime, inginocchiata a terra. Socchiudo la porta alle mie spalle.
<< Che cosa è successo? >> chiedo allarmata.
La ragazza, una fragile biondina, alza lo sguardo su di me. I suoi occhi nocciola sono gonfi di lacrime. Si asciuga in fretta.
<< Non è niente >>.
Mi accovaccio accanto a lei.
<< Qualcuno a cui vuoi bene sta male? >> cerco di indagare.
La ragazza scuote la testa e continua a singhiozzare. Resto lì con lei, incerta sul da farsi. Non sono molto brava a consolare e non ho mai avuto molte amiche. Quelle poche che avevo le ho perse quando mi sono trasformata.
<< Come ti chiami? >> chiedo per rompere il silenzio.
<< Anne >>.
<< Io mi chiamo Leah, piacere di conoscerti >>.
Restiamo in silenzio ancora un po’. Si sentono solo i suoi singhiozzi.
<< Vuoi restare da sola? >>.
<< No, non preoccuparti. Non è niente di grave. Sei gentile, Leah >>. Anne fa un debole sorriso.
Gentile? Io? Da quanto tempo qualcuno non mi definisce gentile? Cerco un fazzoletto nella mia tasca e glielo porgo. << Tieni >>.
<< Grazie >>.
<< Forse dovremmo tornare al lavoro >>.
Anne annuisce, afflitta. Sembra così indifesa. Sento che potrei spezzarla con una sola mano. Mi alzo e faccio per andarmene quando lei parla. << Lui non mi ama >> mormora.
<< Come? >> chiedo.
I suoi grandi occhi sono vitrei e fissano la parete della stanza. << Non mi ama, non mi ha mai amato. Lavoro qui da dieci anni >>. Le sue parole si spezzano e ricomincia a piangere. Caspita, lavora qui da dieci anni? Allora deve essere vicina ai trent’anni. Io gliene avrei dati al massimo venticinque.
<< Non capisco >> sussurro.
<< Sono stata solo uno sfogo perché era triste, aveva perso tutto, ma io lo amavo da così tanto tempo ed ero così felice che finalmente fosse venuto da me! E adesso non si ricorda neanche il mio nome! L’ho aspettato per otto anni. Cosa mi è rimasto? Perché devo soffrire così? >>. Anne ricomincia a piangere e si prende il viso tra le mani. << Mi aveva anche salutato prima di partire, mi aveva detto di amarmi >> sento la sua voce soffocata attraverso le sue mani. Sono paralizzata non so che fare. Decido di sbatterle in faccia la realtà.
<< Anne, le lacrime che stai versando per questo ragazzo di cui parli sono anche troppe. Ti ha evidentemente preso in giro. Questo tizio che ami … dimenticalo. Vai avanti, hai perso anche fin troppi anni per lui >>.
<< Come posso dimenticarlo se lo vedo tutti i giorni? >> urla all’improvviso. << Nemmeno mi guarda >>.
La porta alle nostre spalle si apre violentemente. E’ Camille.
<< Anne, Leah, che cosa state facendo? Tornate al lavoro immediatamente! >> urla furiosa. Anne si alza immediatamente. Farfugliamo di sì e ci accingiamo a uscire mentre Camille si scosta di lato per lasciarci passare. Io sono già uscita quando Camille blocca Anne. In teoria dovrei essere già abbastanza lontana da non sentire, invece sento tutto perfettamente. << Tu, sciocca ragazza, dimentica Alex. E’ il tuo datore di lavoro, un uomo importante e tu sei solo una stupida se pensi che lui possa provare qualcosa per te. Credi di avere qualche pretesa su di lui? Ti ha solo usata per sfogarsi, è evidente. Non sei niente per lui, niente! Stagli alla larga! >>. Dice le ultime parole con così tanto impeto che inizio a sospettare che ci sia stato qualcosa tra quella lì e Alex. Alex!? Quindi la ragazza parlava di Alex! Non posso credere che quel farabutto giochi così con i sentimenti delle donne.
Quando finalmente sono le diciannove finisco di lavorare, stanca. Mentre torno in camera incontro Alex. Mi fa un cenno di saluto e passa avanti, ma io lo trattengo per un braccio.
<< Scusami per prima, non so cosa mi è preso. Forse le ciocche viola hanno come effetto collaterale la pazzia >>.
Il viso di Alex si rilassa. << O forse il problema sta nel tuo cervello >>.
<< Il mio cervello funziona benissimo >>.
Passa una cameriera mentre parliamo e arrossisce intensamente vedendo Alex, che le lancia un sorriso obliquo. Pure questa? Incredibile!
<< Sei stato con tutte le ragazze dell’hotel? >> chiedo, aggressiva.
<< Non tutte, qualcuna, ce ne sono molte nuove … >>.
<< Anche con Camille? >>.
<< Ecco… forse una volta … >>.
Sospiro pesantemente. << Sei un verme! >> esclamo.
<< Ehi vuoi litigare di nuovo? Non ti eri appena scusata? >>.
<< Camille è anche più grande di te! Molto più grande! >>.
<< Ti sbagli. Io ho più di trecento anni >>.
<< Allora perché non ti cerchi una bella ottantenne! >>.
<< Il mio record è cinquant’anni >>.
<< Sei disgustoso >>.
<< Perché ? >>.
<< Come fai? Non ti importa niente di loro? >>.
Scrolla le spalle. << Anche a loro non importa niente di me >>.
<< Camille ti ama >>.
<< Come fai a saperlo? >>.
<< Anne ti ama >>.
<< Chi? >>. Aveva ragione, non si ricorda neanche il suo nome. << Sei qui da soli due giorni, come puoi sapere queste cose? >>.
<< Ho beccato una cameriera che piangeva per te in uno stanzino. Poi Camille l’ha rimproverata e le ha intimato di starti alla larga, come se stesse marcando il territorio >>.
<< Adesso sono diventato il territorio? >>.
<< Voi maschi siete impossibili >>.
<< Tu invece mi sembri un tantino isterica. Prima te la prendi perché ho scelto di diventare un licantropo e ora perché mi piace divertirmi? >>.
<< Non puoi divertirti giocando con i sentimenti di una povera ragazza! >>.
<< Non ho giocato con i sentimenti di nessuno! >> si difende.
<< Allora perché ti sei consolato con lei e le hai detto che l’amavi e poi sei partito per otto anni? >> lo aggredisco. Mi sembra quasi la mia storia. Sam parte dandomi speranze che non credevo di poter avere, io lo aspetto come una povera illusa e lui ritorna con un’altra. Forse mi sto alterando troppo, dopotutto se quella ragazza è stata così stupida da farsi prendere in giro io che posso farci? Prendere in giro. Anche Sam l’ha fatto. Con me.
Alex incrocia le braccia al petto. << Ma cosa ti importa di quella ragazza? Io non ho mai promesso niente a nessuno! Oggi vuoi proprio litigare >>.
<< Non voglio litigare, voglio solo farti capire che non è giusto quello che fai >>.
<< Non è giusto cosa? Vivere la mia vita come preferisco? Lo faccio da più di trecento anni, perché dovrei cambiare ora? Perché a una ragazzina che conosco appena e che ha avuto una delusione d’amore ed è scappata come una vigliacca per non dover fronteggiare più il suo dolore non va bene? Stai scherzando, vero? >> urla. I suoi occhi sembrano mandare fulmini, è molto arrabbiato. Le sue parole bruciano, sento che sto per esplodere. Inizio a tremare violentemente.
<< E a te cosa è successo di così grave otto anni fa? Ti è morto il gatto e ti sei consolato con più ragazze del solito? Ti si è spezzata un’unghia? >> urlo io ancora più forte.
La sua voce e il suo sguardo sono talmente gelidi che quasi rabbrividisco. << E’ morta mia moglie >>.
Una moglie? Morta? Questo non me lo aspettavo. Siamo vicini, io con le mani strette in pugno, tremante e quasi sul punto di trasformarmi. Alex con le braccia incrociate al petto e un cipiglio severo.
Chiudo gli occhi per un secondo, respiro profondamente e mi concentro. Calma, Leah. Dopo qualche secondo ho tutto sotto controllo e apro gli occhi. Alex mi fissa severamente.
<< Scusami di nuovo. Sono impulsiva, è un mio grosso difetto >> dico tranquilla.
Alex mi guarda perplesso e arrabbiato. << E’ normale per te andare in giro a litigare con la gente per poi pentirsene e chiedere scusa? >>.
<< Penso ancora che tu ti sia comportato male, ma dopotutto chi sono io per giudicare? Solo una ragazzina che ha avuto una delusione d’amore >>.
Alex sospira e stende le braccia lungo i fianchi. << Scusa, non avrei dovuto dirlo >>.
<< Perché no? Hai ragione, è così. Ho avuto una grossa delusione d’amore e sono scappata. Tu invece hai una moglie morta e hai reagito a modo tuo >>.
<< Sembri molto ragionevole adesso >>.
<< E’ questione di controllo, se avessi continuato mi sarei trasformata >>.
<< Forse dovresti controllarti meglio >> mi rimprovera.
<< Anche nel branco me lo dicono >> ammetto.
<< Credo di dover parlare con quella cameriera e di dovermi scusare >> sospira Alex.
<< Ottima idea >> sorrido debolmente.
<< Preferisco parlare con te quando non tremi. Mi hai perforato i timpani >>.
<< Esagerato. Credo che dobbiamo andare a cenare tra poco, tuo padre ci aspetta >> dico.
Alex annuisce. Faccio per andarmene.
<< Leah >> mi chiama il licantropo, << mi dispiace per quello che ti ha ferito e che ti ha costretto a lasciare la tua casa >>.
Annuisco tra me e me. << A me dispiace per tua moglie, Alex >>.
Alex sorride appena, un fiacco accenno del suo solito sorriso. << Già, dispiace anche a me. Era l’amore della mia vita. Sono stato fortunato, più di trecento anni di felicità sono più di quanto molti possano mai sperare di avere >> sussurra talmente piano che persino io faccio fatica a sentirlo. Si gira e si allontana lentamente. Resto così, a fissare la sua schiena; mi sembra talmente vulnerabile che sento potrebbe spezzarsi in due da un momento all’altro. Penso a quello che ha perso: per la prima volta riesco davvero a mettere da parte tutto il rancore, la delusione, l’amarezza, il dolore, le lacrime versate, e a gioire del fatto che almeno Sam sia vivo.

 
 
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** 10.Qui non ci si annoia mai ***


Sono passate due settimane da quando ho incontrato Alex, il vecchio e vedovo licantropo di San Francisco. Già, vedovo e con un passato secolare alle spalle. Quanto poco so di lui! Eppure sento che posso fidarmi. Abbiamo passato quindici giorni tranquilli in cui Alex ed io non abbiamo fatto altro che battibeccare ma senza più parlare di argomenti pesanti: quel licantropo mi ha tormentato tutti i santi giorni, persino durante il lavoro. Non l’ho più visto serio come quella sera in cui mi ha detto che sua moglie è morta; a volte mi viene quasi il dubbio che sia stata un’allucinazione. La sera, dopo il lavoro, ceniamo sempre insieme a suo padre, ormai è diventata un’abitudine. Thomas è un uomo molto affascinante, rimprovera costantemente il figlio per i suoi modi, come se fosse un ragazzetto – secolare, aggiungerei io - e mi bombarda di domande sui più svariati argomenti: la nostra specie, la riproduzione, la trasmissione del gene, la costituzione del branco, gli strani succhiasangue delle nostre parti (<< Come può vivere un vampiro senza nutrirsi di sangue umano?!>> è stata la spontanea domanda di Tom), la quasi guerra contro i Volturi, eccetera, eccetera. I licantropi chiaramente odiano i Volturi. Ne sono stati sterminati a migliaia. Ho sentito dire che Caius ebbe a suo tempo un terribile incontro con questa specie, tuttavia mi sembra un po’ fanatico. Quasi ogni sera Alex mette radici sul divano della mia suite per guardare, in teoria, un film con me: alla fine, invece, il tempo trascorre con lui che non fa altro che parlare, lamentandosi della recitazione del protagonista o della sceneggiatura o della caratterizzazione dei personaggi, mentre io gli intimo poco gentilmente di starsene zitto o di rimanere nella sua stanza se non vuole continuare la visione, però, come sempre, quel licantropo mi ignora e continua a fare a modo suo fin quando non mi addormento sul divano. Poi ogni mattina, appena sveglia, mi ritrovo sul mio letto, mentre Alex, scomparso dalla mia suite, dorme ancora nella sua dopo una nottata di baldoria con una ragazza qualunque. Molte volte mi è capitato di beccare una di queste mentre se la svignava dalla sua stanza. Trascorro quasi tutte le mattine passeggiando in giro per San Francisco in solitudine fin quando Alex mi chiama e mi raggiunge. Sbuffo, mi lamento, lo insulto ma alla fine gli dico dove mi trovo e viene a farmi compagnia; mi mostra la città, mi fa ridere, mi fa infuriare e sto bene con lui. Penso che stiamo diventando davvero amici.
 
<< Leah, quando torni? >> mi chiede Seth in tono supplicante.
<< Me lo chiedi ogni giorno e la risposta è sempre la stessa >> rispondo.
<< Manchi già da tanto tempo >>.
<< Manco soltanto da due settimane >> lo contraddico.
<< Non siamo mai stati lontani per così tanto tempo >>.
<< Lo so che il tuo universo gira intorno a me, però ogni tanto dovresti provare a vivere senza la tua adorata sorella >>.
<< Fai la sarcastica quando io sono serio >>.
<< Te l’ha detto Jake di chiedermi di tornare ogni giorno? >>.
<< No >>.
<< Seth >> lo rimprovero.
<< Ok confesso che Jack ha insistito, ma non ti supplico ogni giorno solo perché me l’ha chiesto lui. Mi manchi e manchi anche alla mamma >>.
<< Lo so, ti ricordo che ho appena parlato con lei >>.
<< Embry è un capo in seconda insopportabile! >> si lamenta Seth. << Ci sono anche quei nuovi licantropi che sono così fastidiosi! >>.
<< Più fastidiosi di me? >> chiedo.
<< Sì >> risponde, cupo.
<< Non stai facendo loro un complimento >> ridacchio.
<< Non ti trasformi da quella volta in cui hai conosciuto quel licantropo >>.
<< Perché non ne ho avuto bisogno >> ribatto. Che strano. Due intere settimane in forma umana. Credo sia un record.
<< Ti piace? >> chiede all’improvviso il mio fratellino, con tono interessato.
<< Eh? >>.
<< Alexander, ti piace? >>.
<< Ma che domande fai! >>.
<< Sono solo curioso! Forse non ti trasformi per non condividere con noi chissà quali pensieri … >>.
<< Seth! >> lo rimprovero.
<< Allora? >> insiste lui.
<< Certo che le piaccio! >> risponde la profonda voce di Alex.
Sono seduta su un’elegante poltrona nell’affollata hall dell’hotel. C’è talmente tanto baccano che ero sicura che nessuno mia avrebbe sentito. O quasi. Alzo gli occhi sul viso di Alex che si siede alla mia sinistra, sul bracciolo di quella costosa poltrona. I suoi occhi blu sono luminosi e un sorriso gli aleggia sulle labbra. Gli lancio un’occhiataccia.
<< Leah, cos’era quella voce maschile? >>.
<< Ovviamente è Alex che non riesce mai a farsi gli affari suoi >>.
<< Quindi lui ha detto che a te piace! >>.
<< Sei davvero irritante. No, questo idiota di un licantropo non mi piace, è terribilmente fastidioso. Peggio di una zecca >>.
Alexander mi toglie il cellulare dalle mani. Cerco di riprendermelo ma lui si alza e inizia a indietreggiare. Ogni volta che mi avvicino, si allontana, così inizio a inseguirlo sempre più infuriata, sbraitando il suo nome seguito da minacce. Mentre scappa da me mette il cellulare all’orecchio e inizia a parlare. Riesco benissimo a sentire cosa dice.
<< Ehi Seth! Tua sorella è sempre così simpatica o sono io che riesco a tirare fuori il meglio di lei? >>.
<< E’ fatta proprio così >>. Intanto il nostro inseguimento procede fuori, sotto lo sguardo attonito della gente che entra e esce dalla hall.
<< Proprio quello che temevo. Volevo dirti che è pazza di me, non fa altro che seguirmi e pensare a me! Tuttavia io resisterò alle sue avances >>.
<< Ti conviene, amico. Nemmeno al mio peggior nemico augurerei di stare con lei >>.
Siamo sull’affollato marciapiede a circa cento metri dall’hotel. Finalmente faccio un salto e riesco a fermare Alex ma cadiamo entrambi.
<< Preso! >> urlo trionfante. Siamo a terra, sull’asfalto del marciapiede e la gente che passa ci osserva. Alex ride, steso a pancia in giù e io mi siedo sulla sua schiena riprendendomi il cellulare.
<< Seth! E’ questo il modo di trattare tua sorella? >>.
<< Dai Leah, stavo scherzando. Simpatico quell’Alex >>. “ Quell’Alex” intanto continua a ridere, sotto di me. Sento la sua gabbia toracica vibrare.
<< Non è simpatico, è decerebrato. Dovresti compatirlo >>.
<< Allora hai deciso quando tornare? >>.
<< No Seth! No, no e ancora no! >>.
<< Ok >> dice deluso.
<< Dai, lo sai che mi manchi anche tu, in fondo >>.
<< Mmm >>.
<< Ora devo andare, ho un problema lupesco >>.
<< Che problema? >>.
<< Devo sbarazzarmi del corpo di un licantropo >> sussurro.
Seth sospira. << Vado anche io, sono di guardia >>.
<< Salutami Charlie! >>.
<< Ok! A domani, Leah! Non tormentare quel povero ragazzo! >>.
Sbuffo. << Quel povero ragazzo non è una vittima. A domani, Seth! >>.
<< Ciao! >>. Stacco il cellulare e mi alzo.
Alex si mette in piede tenendosi la schiena.
<< Ahi ahi ahi ma quanto pesi? >> si lamenta.
Gli do una sonora pacca sulle spalle. << Smettila di lamentarti, mi sembri una vecchietta artritica >>.
Mi fa una linguaccia.
<< Ti sembra normale togliere il cellulare alla gente per parlare con persone che non conosci? >>.
<< Non l’ho tolto alla gente, l’ho tolto a te! Conoscevo già tuo fratello >>.
La sua risposta è talmente ridicola che posso solo alzare gli occhi al cielo e sospirare.
<< Ti va di gironzolare con me stasera? >>.
<< Eh? >>.
<< Andiamo in giro, beviamo, rimorchiamo, ci scateniamo! >> dice con voce animata.
<< No >>.
<< Perché? >> chiede con tono deluso.
<< Perché io non mi diverto nello stesso modo in cui ti diverti tu. Me l’hai chiesto quasi tutti i giorni, perché ti ostini? >>.
<< Perché ti farebbe bene! Hai bisogno di divertirti, non puoi passare le giornate lavorando e dormendo >> dice in tono schifato.
<< Ho visto un film ogni sera, ricordi? >>.
<< Incredibile, un film ogni sera. Sono colpito, veramente colpito >>.
<< Strano, visto che tu mi hai fatto compagnia quasi ognuna di queste sere >>.
<< Perché sono compassionevole. Potevo lasciarti sola soletta a rimuginare dopo una faticosa giornata di lavoro? >>.
<< Almeno mi sarei rilassata un po’ e avrei capito più battute in ogni film >> borbotto.
<< Leah! Ancora con questa storia … bisogna commentare un film mentre lo si vede! Altrimenti che gusto c’è nel vederlo in compagnia? >>.
<< Infatti io non volevo vederlo in compagnia, sei tu che hai deciso di appropriarti del mio divano! >>.
<< Alt, alt! Il tuo divano? >> chiede con tono derisorio.
<< Sì, il mio divano e sarà mio finché starà in quella maledetta camera e finché io ci vivrò! >>.
<< Dovresti essermi grato, ogni sera ti addormenti sul divano e io ti porto sul tuo letto e ti rimbocco le coperte! >>.
Quasi arrossisco. E’ così infantile farsi portare a letto! Tuttavia allo stesso tempo mi sembra una cosa carina e dolce e non riesco a chiedergli di non farlo più. Ma non lo ammetterò mai. << Nessuno te l’ha chiesto >>.
<< Bene, stasera invece di appoggiarti sul tuo letto, ti butterò dal terrazzo! >> minaccia Alex.
<< Bene! E io farò finta di dormire per trascinarti giù con me! >>.
<< Bene! Che film vediamo oggi? >> chiede tranquillo, come se non avessimo appena minacciato di buttarci a vicenda dal terrazzo.
Sospiro e emetto un suono lamentoso.
Ci incamminiamo verso l’entrata quando il mio cellulare suona di nuovo. Rispondo senza guardare.
<< Seth, che diavolo vuoi ancora? >>.
Silenzio.
<< Seth? >>. Perché nessuno parla? Seth e mia madre sono gli unici che mi chiamano.
Poi finalmente una voce sollevata. << Leah >>. E’ la voce di Sam. Mi fermo all’improvviso, pietrificata, in mezzo alla folla di gente che mi urta per passare. Alex, al mi fianco, si ferma anche. << Leah? Qualcosa non va? >> mi chiede. Lo ignoro.
<< Sam. Che diavolo vuoi? >>. Ho la bocca secca. Prosciugata.
<< Volevo solo sapere come stai >>.
<< Sto benissimo. Molto bene >>.
<< Mi fa piacere. Jake non mi da molte informazioni >>.
<< Bene se è tutto io dovrei andare >>.
<< Dove sei? >>.
Deglutisco. << In un posto lontano >>. Da te, vorrei aggiungere.
<< Non vorrei che ti succedesse qualcosa. Per favore, tieni gli occhi aperti >>. Stringo il cellulare talmente forte che potrei romperlo. Ho le mani sudate e il cuore mi batte all’impazzata. Cerco di trattenere la mia furia.
<< Non mi accadrà niente, non più. Ora sto bene >> sussurro gelidamente.
<< Bene >>.
<< Sam >>.
<< Sì? >>.
<< Per favore, non chiamarmi più >>.
<< D’accordo. Perdonami. Ciao, Leah. Abbi cura di te >> dice. E poi stacca. Metto giù il cellulare dall’orecchio e riprendo a camminare, quasi marciando. Diavolo, ero persino riuscita a essere davvero contenta che almeno Sam fosse vivo. Ora invece vorrei tornare indietro e ucciderlo con le mie stesse mani.
<< Leah! >> mi chiama Alex. E’ poco dietro di me e continua a seguirmi e a chiamarmi. Riesce ad affermarmi un braccio e a bloccarmi.
<< Fermati >> mi ordina.
Mi fermo; sono ferma. Sono ferma da un po’, nel limbo della mia vita. Perché? Perché devo soffrire così? Perché mi deve chiamare? Non merita nulla. Lo sogno tutte le notti, non riesco a liberarmene. Potrò mai pensare a lui senza sentire il cuore stretto in una morsa? Perché deve tormentarmi? Si diverte a perseguitarmi? Che cosa vuole da me? Non potrebbe lasciarmi in pace una volta per tutte?
<< Leah, chi era al telefono? >>.
<< Solo una persona che non avevo voglia di sentire >> sbotto, trattenendo le lacrime.
<< Che cos’hai? >> chiede in tono preoccupato alzando il mio viso con la punta delle dita della sua mano destra.
<< Sai una cosa? Stasera vengo con te! >> riesco a parlare con tono normale. Ormai trattengo il mio dolore da così tanto tempo che mi viene naturale nasconderlo.
<< Ci voleva la chiamata di questo tizio per convincerti? Se l’avessi saputo prima l’avrei chiamato io stesso! >>.
Gli do un pugno sulla spalla. << Perché mi meni? >> si lamenta.
<< Perché mi fa sentire meglio >>. Mi rimetto a camminare e appena arrivo all’ascensore premo il pulsante per chiamarlo.
<< Vuoi rompere quel maledetto affare? Lo stai premendo come se volessi sfondarlo >>.
Finalmente l’ascensore arriva e saliamo. Arrivati davanti alla porta della mia stanza faccio per entrare ma Alex me lo impedisce, prendendomi il braccio.
<< Leah, che succede? >>.
<< Niente >>.
<< Allora perché sembra che tu voglia spaccare qualcosa? >>.
<< Ho detto che non è niente >> dico senza guardarlo negli occhi.
Alex mi prende per le spalle e mi scuote fin quando non lo guardo.
<< Alex, ti prego. Non voglio parlarne, lasciami andare >>.
Non so perché ma obbedisce; di solito fa sempre di testa sua. Forse è perché non mi hai mai visto così debole, così vulnerabile che chiunque potrebbe farmi del male. Di solito ho una protezione di granito che mi protegge. Quella protezione però adesso è crollata. Alex mi fissa negli occhi e poi mi lascia andare.
<< Senti, andiamo dopo la cena con mio padre, ok? >> dice Alex in tono gentile.
<< Certo, certo >> dico poco convinta entrando nella mia stanza. << A dopo >>.
<< Ciao >> mi saluta Alex allontanandosi.
 
Dopo un paio d’ore sono furiosa. Anzi, dire furiosa è poco. La mia protezione granitica è tornata. Penso a Sam e sono ancora incredula: come ha osato chiamarmi? E’ normale? Ho anche accettato di uscire con l’idiota di Alex e so già che me ne pentirò.
<< Dai Leah, non tenere il broncio! Fai finta che non abbia detto nulla sul tuo abbigliamento >>.
Con le braccia incrociate al petto cammino accanto a lui per le strade di San Francisco. La prima cosa che ha detto vedendomi è stata un’offesa alla mia maglietta nera e ai miei anonimi jeans. Poi mi ha detto che era felice di vedere che mi ero ripresa. Non ha fatto altri accenni a quanto successo prima.
<< Puoi dire tutto quello che vuoi sui miei vestiti, ti garantisco che non me ne importa nulla >> sbotto.
<< Divertiamoci, dai! >>.
<< Dove mi stai portando? >>.
<< Nel mio locale preferito! >>.
<< Cioè un posto pieno di prostitute e di ragazze che ballano nude? >>.
<< Magari ti ci porto un'altra sera in quel posto >>.
<< Manca ancora molto? >> chiedo inacidita.
<< Siamo arrivati! >>.
Abbiamo già camminato per un bel po’. Finalmente vedo un edificio da cui provengono musica e schiamazzi. E puzza. E’ una costruzione rettangolare e enorme e si vedono lampeggiare luci blu da fuori. Faccio una smorfia di disgusto.
<< Non fare quella faccia, andiamo! >>.
Mi afferra il braccio e mi lascio trascinare malvolentieri. C’è la coda per entrare ma lui la sorpassa: la gente in fila gli lancia degli sguardi taglienti mentre alcune ragazze gli lanciano sguardi interessati. Deve per forza emanare qualche sostanza lupesca che attira le povere umane. Non c’è altra spiegazione. Arriviamo davanti al buttafuori; mi aspetto che lo fermi e invece quello gli fa un segno di saluto e ci lascia passare. Appena entriamo la musica è già assordante, nonostante siamo ancora in un corridoio blu.
<< E’ sempre tutto così facile per te? >> dico a voce alta.
<< Questo posto è mio >> spiega.
Ecco spiegato il mistero. Chissà magari possiede mezza San Francisco.
Finalmente il corridoio finisce e, oltrepassando una tenda di vellut0 bordeaux, entriamo in un’enorme stanza. Luci, musica, urla, risate … c’è persino della schiuma addosso alle persone. Il soffitto è alto e ci sono tre piani di balconi, in cui la gente balla. Diverse cubiste sono disseminate qua e là nella sala. Almeno non sono completamente nude. C’è persino un tizio con il microfono che incita la gente a ballare. Più in là mi sembra anche di intravedere un bar, non si capisce nulla.
<< Ti piace? >> mi chiede Alex all’orecchio.
<< No >>.
<< Balliamo, Leah! >>.
<< Voglio andare a casa! >>.
Alex mi ignora e mi trascina nella mischia. Dall’alto viene periodicamente lanciata della schiuma sulla folla di persone che ballano e che si spintonano come impazzite. Mi sembra un incubo. Alex inizia a muoversi a ritmo di quella musica assordante e io lo seguo, poco convinta. Le persone mi danno gomitate, sento il contatto con la loro pelle sudata ovunque. A un certo punto un ragazzo inizia a ballare stretto a me e lancio uno sguardo esasperato a Alex che mi fa un segno di incoraggiamento. Intanto lui ha due ragazze che gli si stanno strusciando addosso. Guardo il ragazzo che ha avuto la sfortuna di avvinghiarsi a me. E’ carino, biondo, alto e terribilmente sudato. Che schifo. Dopo circa un minuto prova a baciarmi e gli do uno schiaffo. Cerco di fare piano, ma mi accorgo che sputa sangue quando la sua testa si gira per il colpo. Ho agito d’impulso, non ci ho pensato. All’improvviso vedo il suo pugno abbattersi contro di me e mi abbasso. Picchia anche le donne, che bastardo! Il pugno arriva alla mandibola di un ragazzo che stava dietro di me. Perfetto, davvero perfetto: inizia una rissa tra un gruppetto di persone. Alex ne ferma due e io faccio altrettanto con altri due. Un buttafuori di un metro e novanta si avvicina e ci aiuta a portare queste persone all’esterno. Li sbattiamo fuori da una porta sul retro del locale, quasi a calci. Il biondino che ci aveva provato con me fa per andarsene ma poi ci ripensa e prova a darmi un pugno. E se fossi stata una normale ragazza umana? Lo fermo con una mano e poi gliela torco e lui urla per il dolore.
<< Picchi le donne? >>. Lo faccio inginocchiare a terra e poi gli do un calcio in mezzo alle gambe.
<< Che ti serva da lezione >> dico lasciandolo a terra dolorante e voltandomi. E’ ubriaco fradicio. Riesce a rimettersi in piedi e si allontana barcollando. Mi rendo conto solo adesso che Alex non è stato il solo ad assistere alla scena. Gli altri se ne sono già andati, ma il buttafuori, quell’energumeno, è ancora lì: si toglie gli occhiali neri da sole e mi fissa incredulo. E’ alto, capelli neri e occhi scuri.
<< Max, ti presento Leah. Leah, questo è il mio caro amico Max; è un licantropo anche lui >>.
<< E così tu sei la famosa mutaforma >>. Max si avvicina e mi tende la mano. La stringo sorridendo. Devo alzare la testa per guardarlo in viso, ma quanto è alto?
<< Non è giusto! Quando ti ho conosciuto io non mi hai voluto stringere la mano! >> esclama Alex offeso.
<< Tu eri nudo, spavaldo e ti eri appena trasformato in una strana creatura mostruosa. Mi stavi già antipatico >>.
<< Anche tu eri nuda e mi hai trattato malissimo >>.
<< Potreste evitare di flirtare davanti a me? >> ci interrompe Max sorridendo.
Lo guardo con una faccia talmente strana che Alex inizia a sghignazzare. << Che faccia! E tu pensi che io potrei flirtare con una tipa del genere? Max, da quanto tempo mi conosci? >>.
<< Da un secolo, Alex >>.
<< Anche tu dovresti essere un vecchietto allora? >> chiedo io.
<< No, ho solo centocinquant’anni >> risponde Max.
<< Che concezione dell’età avete voialtri? >>.
<< Sei tu che hai una mentalità troppo da umana, Leah. Dovresti aggiornarti, sei immortale ormai >> mi canzona Alex.
<< Inoltre nessuno ti ha insegnato che non si picchia la gente? Cattiva, non si fa >> aggiunge, mettendomi una mano sulla testa. Lo guardo seccata incrociando le braccia al petto.
<< Credo che la nostra serata, durata una decina di minuti, sia finita qui, Max. Lascio tutto nelle tue mani, come sempre >> conclude, rivolgendosi al suo amico.
Max annuisce.
<< Dai vieni Leah, non posso portarti da nessuna parte che già scateni una rissa >> mi rimprovera Alex, trascinandomi verso la strada.
<< A presto, Leah >> mi saluta Max.
<< Ciao >> ricambio voltandomi. Alex ricomincia a spintonarmi. << Dai, ti sei già innamorata di Max? Dovresti conoscere meglio le persone prima di innamorati. Come devo fare con te? >>.
<< Piantala, Alex >> dico con tono esasperato.
<< Non ti piaccio quando faccio il ragionevole? >>.
<< Tu e la ragionevolezza siete agli antipodi >>.
<< Spezzi il mio povero cuore così >>.
<< Sei una spina nel fianco >>.
<< Scateni il mio impulso di ucciderti >>.
<< E poi chi ti salva le chiappe dai vampiri cattivi? A proposito dove mi stai portando adesso? Non possiamo semplicemente andare a casa e tornare alla ormai tradizione di vedere un bel film? Credo che provocare una rissa sia abbastanza per una sera >>.
 Alex scuote la testa. << Ti porto nel mio posto preferito >>.
La città brulica di gente. Ragazzi, barboni, prostitute, uomini che sembrano dei tipi per bene, strane vecchiette … questa città è viva. L’opposto di me, un’eterna giovane che si sente vecchia e morta dentro. Svuotata. Alex mi passa la mano davanti agli occhi.
<< Ehi, c’è nessuno lì? >>.
<< Ero sovrappensiero >>.
<< Spero di non incontrare dei succhiasangue >>.
<< Non temere, ti proteggo io >>.
<< Grazie, mio eroe! >> dice Alex con voce stridula.
<< Prego >>.
Vedo che sta deviando verso un parco; si inoltra per qualche metro e poi si ferma dietro a un albero.
<< Trasformiamoci, saremo più veloci >>.
<< Cosa? Ma ho pochi vestiti, non voglio strappare anche questi! >> protesto.
<< Spogliati >>.
<< Scusa?! >>.
<< Dai Leah, bisogna sgranchirsi le gambe ogni tanto >>.
<< Non voglio correre con un mostro >> scherzo.
<< Hai paura delle voci del branco nella tua testa? Temi che scoprano che mi ami ? >>.
<< Sei convinto male, non tutte le ragazze sono innamorate di te, sai? >>.
<< Davvero? Questa sì che è una notizia >>.
<< Mi dispiace, non volevo distruggere un po’ del tuo narcisismo. Ops >>.
<< Andiamo, dai! >>.
<< Alex, ho detto di no ti prego, non voglio trasformarmi >>. Lo guardo negli occhi. Questa volta la mia non è una supplica in realtà, ma un dato di fatto. Non mi trasformerò. Non voglio che tutti, compresi i mutaforma sconosciuti sappiano della mia vita. Soprattutto non stasera che sono così vulnerabile, dopo quella maledetta chiamata. Alex sospira. Ha ceduto.
<< Ok, ma corriamo o non arriveremo mai >>.
 Inizia a muoversi per il parco e io lo seguo. E’ un bel posto. Verdeggiante, con parecchi laghetti e molti alberi secolari. Tuttavia è un posto pericoloso di notte per un umano. Quando finalmente arriviamo all’uscita, dopo aver sentito parecchi suoni che non mi piacevano, giunge alle mie orecchie la voce di una donna che urla. << Vi prego, lasciatemi! Vi prego! Aiuto! >>.
Non posso assistere senza far niente. Seguo la voce.
<< Leah! >> mi chiama Alex mentre io corro in direzione di quella donna. Percorro cento metri e la trovo: una donna che sta per essere derubata e chissà cos’altro, da due uomini. Appena questi mi vedono sono allarmati, ma accorgendosi che sono solo una ragazza fanno per avvicinarsi a me. Sento i passi di Alex alle mie spalle e prima ancora che lui possa intervenire pianto un calcio all’addome di uno dei due, che si piega a terra per il dolore, poi gliene do altri ripetutamente e l’altro uomo cerca di fermarmi dalle spalle. Mi viene strappato via da Alex che gli rompe il naso e lo butta a terra. Non abbiamo neanche il fiatone. Ci giriamo a guardare la donna, immobile e con gli occhi sbarrati.
<< Chi siete voi? Due supereroi? >> chiede allibita. Poi corre verso di noi e ci abbraccia, in lacrime. Credo che sia un po’ sotto shock. Riusciamo a farci dire il suo nome e l’indirizzo presso cui abita. Camminiamo per le strade di San Francisco; la donna sembra riprendersi un po’ e riusciamo a capire che aveva appena finito di lavorare e stava tornando a casa quando quei due l’hanno aggredita.
<< Se non fosse stato per voi, non so cosa… cosa… mi sarebbe successo >>. E scoppia nuovamente in lacrime.
Dopo un’ora la lasciamo davanti alla porta della sua modesta casa e aspettiamo che entri, al sicuro. Appena apre il portone, un uomo la accoglie e la abbraccia, mentre lei piange nuovamente. Poi perdiamo mezz’ora spiegando l’accaduto a quell’uomo- il marito- e cercando di convincerlo che non vogliamo essere ripagati in nessun modo. Quando finalmente ci lascia andare è passata un’altra mezz’ora.
<< Leah, hai fatto una cosa meravigliosa >> afferma Alex meravigliato.
<< Chiunque sarebbe intervenuto, sentendo una donna in pericolo >>.
<< Io non ci avevo quasi fatto caso. Sono ormai abituato a questo >> dice afflitto.
<< Alex, nessuno ti chiede di andare in giro a salvare la gente >>.
<< Nessuno me lo chiede ma non lo faccio. Devo solo combattere contro i succhiasangue perché sono miei nemici mortali? Molti uomini sono peggiori dei succhiasangue >>.
<< Tu lo sai meglio di me, sei in giro da un bel po’ >>.
<< Mi sento bene, molto bene. Per la prima volta dopo tanto tempo >>.
<< E’ l’effetto che fa aiutare gli altri >>.
<< Credo di doverlo fare più spesso >>.
<< Ottima idea. Un impiego più proficuo di tempo rispetto all’andare in giro a rimorchiare >> affermo con tono di rimprovero.
Alex sbuffa. << Vieni, ti porto in quel posto di cui parlavo prima >>. Mi afferra la mano e inizia a correre. Lo seguo, cercando di tenere il passo.
<< Credo che abbiamo rallentato di molto salvando la donna… e tu che volevi trasformarti per sbrigarti! >>.
<< Non importa, siamo vicini da qui >>.
<< Se mi stai portando in un altro dei tuoi locali pieni delinquenti che picchiano le donne, ti prego, risparmiamelo >>.
Alex sghignazza. Mi accorgo che ci stiamo dirigendo verso il ponte, il famoso Golden Gate Bridge.
<< Che vuoi fare? >> chiedo mentre ci avviciniamo sempre di più.
Non risponde e quando finalmente arriviamo si avvicina all’estremità destra del ponte e si arrampica sul parapetto; è in bilico.
<< Sei impazzito? Devi suicidarti davanti a me? Fallo in intimità, almeno! >> urlo, sovrastando il vento.
<< Sali! >> mi incita Alex, porgendomi la mano.
Non so perché ma mi lascio convincere.
<< Al mio tre saltiamo! >> urla quando sono accanto a lui. Ha i capelli che svolazzano, lo sguardo acceso, un sorriso da ebete stampato in faccia.
<< No! Ti si è forse fritto il cervello? >>.
<< Uno >>.
<< Alex, non voglio … >>.
<< Due >>.
<< … è una cosa stupida! >>.
Riesco a stento a finire la frase, che Alex mi stringe e sé e cadiamo nel vuoto. L’unica cosa che riesco a pensare è: “Ucciderò questo maledetto licantropo una volta per tutte”. Sembra un attimo e poi il tonfo e l’acqua gelida. Apro gli occhi sotto acqua: è tutto nero, ci vedo a stento. Risalgo su e finalmente, appena esco con la testa fuori dall’acqua, faccio un profondo respiro. Alex spunta accanto a me dopo due secondi, ridendo. Mi guarda, felice, con le guance arrossate. Più di trecento anni? No, deve averne dieci. Vorrei dirgli che è stato incosciente, che io non ero sicura di volermi buttare, che ha agito contro la mia volontà. Invece gli dico soltanto: << Sei un bugiardo! Non hai detto tre! >>. E poi scoppio a ridere. Forse la pazzia è contagiosa.

Nota: chiedo venia per il solito ritardo!

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Capitolo 11
*** 11.Amicizia ***


Scuoto la testa ma un sorriso mi aleggia sulle labbra mentre cammino verso la riva, ormai lontana dalla profondità del mare. Alex è alla mia destra e mi guarda con la coda dell’occhio.
<< Perché sorridi? >> mi chiede, girando il viso per guardarmi meglio.
<< Perché tutto questo è assurdo >>.
<< Intendi buttarsi dal Golden Gate Bridge? Nah, ti assicuro che lo fanno in molti >>.
<< Certo, per suicidarsi >>.
<< Ognuno ha le sue motivazioni >>.
Arriviamo alla riva, siamo zuppi di acqua, i vestiti sono appiccicati alla mia pelle.
<< Non senti freddo, vero? >>.
Con la mano gli stringo un braccio per mettere la sua pelle a contatto con la mia, mentre continuiamo a camminare. << Come potrei sentire freddo? Abbiamo quasi la stessa temperatura, ricordi? >>.
<< Le nostre specie hanno molte cose in comune. Magari siamo parenti >>.
<< Alla lontana, spero >>.
<< Io ho il pollice opponibile quando mi trasformo, tu ce l’hai? >>.
<< Non ne ho bisogno >>.
<< La volpe e l’uva >>.
Gli do uno spintone che lo fa spostare di poco e il suo sorriso si allarga.
<< Odioso >>.
<< Gelosa >> dice, mostrandomi il pollice e muovendolo.
Ridiamo e finalmente giungiamo nella strada e ci dirigiamo verso casa.
<< Come mai sei diventata così silenziosa? >>.
<< Pensavo >>.
<< Non credevo che ne fossi capace >>.
<< Sei tu quello senza neuroni >>.
Alex ride.
<< Ti sei scusato con quella povera cameriera? >>.
<< Sì, è tutto sistemato >> risponde, sorpreso.
<< Bene >>.
<< Non capisco perché ti importi così tanto >>.
<< Perché non è giusto trattare la gente in questo modo >>.
Alex annuisce, aggrottando la fronte.
<< Sai, è strano >> dico dopo un po’.
<< Cosa? >>.
<< Stare qui con te. Ci conosciamo da poco tempo, eppure mi sembra che sia passata un’eternità >>.
<< Mi stai dicendo che il tempo con me passa molto lentamente? >> chiede fingendosi offeso.
<< No, smettila di scherzare. Voglio dire che io non ho mai avuto un amico >>.
Alzo lo sguardo su di lui. I suoi occhi blu mi stanno scrutando.
<< Perché mi fissi? Guarda la strada >> lo rimprovero, un po’ a disagio.
<< Non ne ho bisogno, i miei sensi sono molto affinati >>.
<< Smettila lo stesso, mi inquieti quando mi guardi così >>.
<< Così come? >> chiede, fissandomi.
Esito. << Così e basta>>. Distolgo lo sguardo.
<< Mi fa piacere sapere che ho il potere di metterti in soggezione >> dice, soddisfatto.
<< Chiunque si sentirebbe a disagio, se lo guardassi così intensamente >>.
Alex si ferma e si piazza davanti a me, mettendomi le mani sulle spalle. << Intendi così? >> chiede serio, fissandomi dritto negli occhi.
Restiamo in silenzio per qualche secondo, non riesco a muovermi. Sento una sensazione strana, guardandolo. E’ così vicino. Alcune ciocche dei suoi ricci neri e bagnati sono appiccicate sulla sua fronte. Senza pensarci alzo la mano e glieli sposto, distogliendo lo sguardo per concentrarmi su quelle ciocche setose e sfiorando la pelle calda della sua fronte. Sento ancora il suo sguardo fisso su di me. Poi faccio per abbassare la mano ma lui me la prende e se la poggia sulla guancia, tenendo la sua mano sulla mia con una presa salda.
<< Leah, davvero non hai mai avuto un amico? >>.
<< Ecco, c’è Jake che è mio amico, penso, però, non so, ehm… >> rispondo con voce bassa e incerta.
<< Jake? Intendi il tuo alfa che ha avuto l’imprinting con la mezza vampira? E poi? >>.
<< Sì >>. Il palmo della mia mano sta diventando caldo a contatto con la pelle della sua guancia. E’ ruvida, gli sta ricrescendo la barba. Per un umano la sua pelle sarebbe bollente, ma per me ha una temperatura normale.
<< Mio fratello. Lui non mi abbandonerà mai. Provi compassione per me? >> chiedo schietta.
<< Un po’ si >>.
<< Non farlo. Non essere mio amico per compassione >> dico brusca, arrabbiandomi.
<< Non lo faccio, Leah. Sto diventando tuo amico perché mi piaci >>.
Sbarro gli occhi, allarmata.
<< Ehi, non intendevo in quel senso. Mi piace stare con te, essere tuo amico e non lo faccio certamente per compassione >>.
Lascia la mia mano libera, posso toglierla dalla sua guancia, se voglio. La trattengo per qualche altro istante, gli accarezzo la pelle quasi sfiorandolo, lievemente e poi la tolgo; un sorriso mi addolcisce i lineamenti.
<< Grazie, Alex >> dico sincera. << Non fare niente per compassione per me perché mi faresti solo arrabbiare >> aggiungo poi con tono tagliente.
Alex sorride. << Andiamo, lupacchiotta >> dice scompigliandomi i capelli.
<< Non chiamarmi così, è terribile >>.
<< Lupacchiotta? >>.
<< Sì! >> rispondo con foga.
<< Ok… lupacchiotta >>. Faccio per dargli un calcio ma lui indietreggia, sghignazzando.
All’improvviso qualcuno mi salta addosso e mi atterra a pancia in giù, talmente in fretta che non ho il tempo di fare alcunché. La puzza è inconfondibile, come ho fatto a non accorgermene? Non ho percepito la scia del succhiasangue. E’ sopra di me, ringhia, sento che sta per mordermi. Faccio per alzarmi per scrollarmelo di dosso, ma quello aumenta la sua presa salda. Alzo la testa e non vedo più Alex, ma un mostro su due zampe: ha il pelo nero come la pece, il muso lungo, le zanne spaventose e ringhia. Ah già, ha anche i pollici opponibili. Una specie di lupo semiumano su due grosse zampe, leggermente incurvato. Viene verso di me a velocità sovrumana e subito dopo non sento più alcun peso sulla schiena. Istantaneamente un calore familiare mi avvolge i visceri, parte dalla mia colonna vertebrale e si irradia per tutto il mio corpo che sembra andare a pezzi. La mia pelle umana lascia il posto a quella lupesca. Immediatamente la mia testa viene invasa e addio privacy; tuttavia quasi non sento le flebili voci nel mio cervello, sono troppo occupata per la situazione in cui mi trovo.
<< Che cos’è? >>.
<< Ci sono dei vampiri qui? >>.
<< Dobbiamo avvertire Jake! >>.

Dicono voci sconosciute.
<< Idioti, quella è mia sorella, non è a Forks. Sparite adesso >>. Questa è la voce di Seth. Cerco di concentrarmi su quello che ho davanti: Alex sta avendo la meglio sul succhiasangue che mi aveva attaccato, ma mi accorgo che ce ne sono altri due che sono arrivati ora e stanno per scagliarsi su di lui. Salto e mi metto tra lui e i due e li faccio cadere a terra con tutto il mio corpo. Alex ha già fatto a pezzi il succhiasangue che mi aveva attaccato mentre io cerco di temporeggiare con i due nuovi arrivati. Sono tutti neonati, i loro occhi sono iniettati di un colore rosso particolarmente acceso e la loro forza è bruta. Ringhiano, incapaci di controllarsi. Sfortunatamente in quel momento passa un povero senzatetto. I due neonati mi ignorano e si schiantano su di lui. Alex ed io non siamo abbastanza veloci, quei due lo mordono, famelici, assetati, senza controllo, sul collo e sul braccio. Sentono che siamo alle loro spalle e si girano a ringhiarci, combattuti tra il desiderio del sangue e la l’istinto di sopravvivenza. Il licantropo ed io agiamo in fretta, senza esitare. In pochi istanti li riduciamo in brandelli puzzolenti. L’uomo, un poveraccio, è in preda a dolori atroci e inizia a emettere urla strazianti. Il suo sangue imbratta i suoi vestiti sporchi e strappati. Alex ed io ci guardiamo, comunicando in silenzio: so cosa mi stanno dicendo i suoi occhi. Così Alex, con le unghie delle zampe anteriori, taglia la testa all’uomo e io ululo per il dolore. Una vita umana che non sono riuscita a salvare.
<< Leah! Leah! >> mi chiama mio fratello nella mia testa.
Sento un mormorio in sottofondo, ma non riesco a distinguere cosa dice quel coro di voci.
<< Va tutto bene, Seth, tre neonati ci hanno attaccato, niente di serio >>.
Mi concentro per riassumere la mia forma umana, percependo le familiari sensazioni della trasformazione. Poi mi accascio sulle ginocchia, accanto a quella strage di corpi puzzolenti e di sangue. Il licantropo accanto a me mi da una musata. Poi si allontana di qualche centimetro e torna in forma umana: adesso è Alex. Si avvicina, mettendomi un braccio attorno alle spalle, mentre io contemplo il cadavere immerso nella pozza di sangue.
<< Leah, mi dispiace >> sussurra Alex.
<< So che era necessario o si sarebbe trasformato, ma non è giusto. Io esisto per evitare che umani innocenti muoiano e stasera ho fallito >> dico infuriata.
<< Non è colpa tua >> cerca di rincuorarmi Alex con voce spezzata.
<< Lo so >> sospiro pesantemente, trattenendo la frustrazione. << E’ normale che ci siano tutti questi neonati? >>.
Alex esita. << No. Non ne ho mai incontrati così di frequente. Però non so cosa sia successo negli ultimi anni in cui sono mancato >>.
<< Dovresti informarti >>.
<< Lo farò >>.
<< Dobbiamo bruciare tutto >> dico con voce atona.
Alex si alza dal mio fianco e riunisce tutti quei pezzi di braccia, gambe, tronco e teste in un mucchietto. Fortunatamente siamo in una stradina poco illuminata e deserta. Mi afferra la spalla e mi fa mettere in piedi.
<< Tornerò dopo per appiccare il fuoco, ora andiamo >>.
<< Siamo nudi >> osservo. I nostri vestiti sono irrecuperabili.
Alex spoglia il cadavere del povero senzatetto e si mette i pantaloni azzurri sporchi di sangue, mentre io prendo la maglietta grigia che indossava sotto il logoro giubbotto. Non si è sporcata quasi per niente e mi arriva fino alle cosce. Così conciati, ci dirigiamo in hotel.
<< Tra borseggiatori, molestatori ubriachi e succhiasangue non ci si annoia mai qua, vero? >>.
<< E’ stata una lunga serata >> è l’unico commento che fa Alex sovrappensiero.
Arriviamo in hotel in silenzio. Quando sono finalmente da sola in camera mia mi sdraio, afflitta, sul letto. Il senso di libertà che avevo provato buttandomi dal ponte è sparito in fretta.
                                                                                       ***
Una settimana dopo, mentre sono china a terra a sfregare il pavimento del quinto piano, vedo Alex comparire accanto a me.
<< Leah, ti stavo cercando! >>.
<< Che succede? >> chiedo, asciugando il sudore dalla fronte con il braccio.
Alex fa una smorfia di disgusto.
<< Che c’è, tu non sudi mai? >> lo aggredisco.
<< Che schifo >>.
Mi avvicino e afferro un lembo del colletto della sua camicia, tirandolo verso di me. << Ripetilo >> sussurro, minacciosa. Gli salta un bottone.
<< Guarda che posso spogliarmi anche da solo >> dice sghignazzando. << Inoltre non ho paura di te. Sono un licantropo >>. Mi sta prendendo in giro. Farmi arrabbiare sta diventando il suo nuovo hobby. Accidenti a lui! Devo restare calma.
Lascio perdere la sua camicia e mi rimetto a pulire con indifferenza.
<< Che cosa volevi dirmi? >> chiedo gentilmente.
<< Non sei più arrabbiata? >>. E’ contrariato.
<< No >>.
<< Mi piace quando ti arrabbi >> confessa.
<< L’avevo intuito. Non provocarmi Alex, potresti trovarti con la testa staccata dal corpo >> lo minaccio.
<< Prima mi salvi e poi mi uccidi? Non penso proprio >>.
Con un salto lo spingo a terra, lo faccio cadere sulla schiena e lo tengo inchiodato sotto di me.
<< Non mettermi alla prova >> mormoro a pochi centimetri dal suo viso.
<< Non potresti mai staccare la mia bella testa dal mio prezioso collo. Primo: sono forte e non lo permetterei. Secondo: faresti un torto al mondo intero privandolo di me. Terzo: se tratti così i tuoi amici capisco perché non ne hai >> risponde lui con un sorrisetto da schiaffi.
<< Primo: la forza non è tutto, non lo sai? Non contare troppo solo su quella. Secondo: credimi, se mi liberassi di te, il mondo mi ringrazierebbe. Terzo: non ho bisogno di amici che si lasciano intimorire da una povera ragazzina come me perché non sanno come gestirla >>.
<< Se c’è una cosa che ormai ho capito è che tu potresti essere tutto tranne che una povera ragazzina >> ridacchia Alex. << Ora, se non ti dispiace, vorrei alzarmi >>. Mi spinge via bruscamente e si alza. Mi metto in piedi anche io.
<< Premuroso come sempre >> borbotto, tornando a lavorare.
Alex scrolla le spalle. << Ero venuto per farti una richiesta. Stasera vado a cena con degli amici, ti andrebbe di venire con me? >>.
<< Ok >> accetto, continuando a pulire il pavimento.
<< Davvero verrai? >> chiede incredulo Alex.
<< Sì, perché? >>.
<< Di solito non vuoi uscire con me >>.
<< Ho provato ad uscire con te e mi sono ritrovata con i vestiti fradici e dei succhiasangue sulla schiena. Tuttavia questa volta è solo una cena tra amici, no? Quindi credo di poter fare questo sacrificio >> scherzo.
<< Sei tu che porti sfortuna. Ci vediamo alle venti davanti alla tua camera, allora. Vestiti elegante >>.
<< Ok! Ora sparisci, devo lavorare, o Camille me la farà pagare! >>.
Alex fa un cenno di saluto e se ne va. Nell’ultima settimana non abbiamo parlato molto dei neonati, però ho sentito che lui e Thomas ne discutevano. A quanto pare non ci sono mai stati molti neonati a San Francisco, è sempre stato più un territorio di licantropi, quindi sono un po’ sospettosi. Finalmente quando finisco di lavorare mi preparo, ma prima faccio la solita chiamata a quel paranoico di mio fratello, che è sempre più apprensivo dall’ultimo attacco dei neonati. Le voci che non ho riconosciuto quando mi sono trasformata appartenevano alle nuove reclute del branco. Alle venti in punto sono pronta e esco dalla mia suite; indosso un semplice vestito bianco corto e un paio di sandali neri: fortunatamente ho fatto un po’ di shopping in questi giorni. Alex esce dalla sua suite proprio due secondi dopo di me. E’ molto elegante, indossa uno smoking blu ma non ha la cravatta.
<< Ti dà fastidio la cravatta? >> chiedo scrutandolo.
<< Abbastanza. Vedo che ti sei vestita elegante. Sei strana >>.
<< Mi sbaglio o mi avevi detto tu di vestirmi così? Comunque grazie, i tuoi complimenti sono ambigui, come sempre >>.
<< Prego, Leah >>.
Mentre ci dirigiamo verso l’ascensore incontriamo Thomas, che fischia ammirato vedendoci.
<< Leah, sei uno schianto! >>.
Sorrido. << Grazie, Tom >>.
<< Alex, attento a tenere i ragazzi lontani dalla nostra Leah >>.
<< Sarò un’ottima guardia del corpo, non temere, papà >>.
Arrivati al piano di sotto una macchina ci aspetta: è una Mercedes gialla, molto appariscente. Dall’auto scendono tre persone, due uomini e una donna. Dei due uomini uno è molto più alto di me, l’altro è della mia stessa altezza: sono entrambi mori, il più alto ha dei lineamenti quasi esotici mentre il secondo ha la carnagione chiara. La donna, un po’ più bassa di me, bionda, tiene i capelli sciolti in morbidi boccoli; ha gli occhi verdi  ed è molto bella.
<< Non posso crederci. Alex! >> esclama la bionda, abbracciando Alex.
<< Ehi >>. Alex ricambia l’abbraccio, con un sorriso felice. Poi saluta anche gli altri due, con affetto, come se fossero amici di vecchia data.
<< E quella chi è? La tua attuale fiamma? >> chiede la donna facendo un cenno verso di me.
Alex sorride. << No, Beatrix, questa è la mia amica, Leah. Leah, ti presento i miei carissimi amici Beatrix, William e Edgar >>.
<< Piacere >> dico, stringendo le loro mani.
<< Ha un odore strano >> dichiara il più basso dei due uomini, Edgar, arricciando il naso.
<< Certo, è una mutaforma >> risponde Alex.
<< Cosa? >> esclama Beatrix.
<< Una bellissima mutaforma, direi >> dice William, il più alto, guardandomi sfrontatamente dalla testa ai piedi.
Alex alza gli occhi al cielo. << Entriamo in macchina e andiamo mentre parliamo? >>.
Così saliamo e mi ritrovo seduta sul sedile posteriore tra William e Alex.
<< Non ho mai incontrato un mutaforma >> esordisce William.
<< Credevo che non ci fossero donne tra i mutaforma >> continua Edgar, seduto al posto di guida. Partiamo.
<< Bè, io sono un’eccezione, infatti. Immagino invece che voi siate tutti dei licantropi >> ribatto.
<< Sente il nostro odore >> sussurra Alex fingendo di non volersi farsi sentire da me.
<< Se senti puzza, sappi che non è normale ma è colpa di Edgar e della sua scarsa igiene >>.
<< Beatrix, ti ucciderò un giorno o l’altro >>la  minaccia Edgar.
<< Provaci >>. Gli fa una linguaccia.
<< Non temere, alla prossima luna piena farai bene a cercarti un buon nascondiglio >>.
<< Non ho paura di te, lo sai >>.
<< Vedo che i vostri litigi sono sempre gli stessi >> commenta Alex, divertito.
<< Alex! Hai così tante cose da raccontarci! >> dice William, mentre Edgar e Beatrix continuano a battibeccare.
<< Stasera non voglio immergermi nel passato, vorrei solo passare una serata piacevole con i miei migliori amici, come ai vecchi tempi >>.
Beatrix smette di discutere con Edgar e volta la testa verso il sedile posteriore; tende la mano e stringe quella di Alex, con affetto. William fa lo stesso, mettendo la sua sopra quella di Beatrix. Mi sento un po’ a disagio, un’intrusa in mezzo a una riunione intima.
<< Ok, rimanderemo l’interrogatorio sui tuoi ultimi otto anni alla prossima volta >> concede William, togliendo la mano.
<< Ci sei mancato, Alex >> mormora Beatrix con un sorriso, prima di tornare a guardare in avanti.
Alex sorride, con gli occhi lucidi.
<< Non dirmi che stai per metterti a piangere >> scherzo, cercando di alleggerire l’atmosfera.
<< Mai, i veri uomini non piangono mai >> dice Alex solennemente.
<< Che scemo >> dico pianissimo, strappandogli un sorriso.
<< Allora, dove andiamo? >> chiede Edgar.
<< Al ristorante di mio padre, come ai vecchi tempi >> risponde Alex. Avrei dovuto immaginarlo che hanno anche dei ristoranti sparsi per la città. Ricconi dei miei stivali.
<< C’è qualcosa che non possiedi in questa città, Alex? >> chiedo disgustata.
La macchina si muove veloce per le strade della città e le luci si riflettono sui finestrini. Scendiamo dopo un po’, in un magnifico ristorante di lusso che si trova quasi alla riva del mare, fatto di tavole di legno e di luci soffuse. Entriamo e il gestore riconosce subito il gruppetto.
<< Ragazzi, è da anni che non vi vedo! >> esclama.
Dopo averlo salutato ci sediamo a un tavolo. I camerieri iniziano a servirci, tutti in livrea, puliti, perfetti. Non sono mai stata in un posto così sofisticato. Sono seduta tra William e Alex, mentre Beatrix e Edgar sono seduti di fronte a noi; siamo a un tavolo rettangolare.
<< Alex, sei un testone! Sei qui … da quanto? Un mese? E non ce l’hai detto subito! >> esclama Beatrix.
<< Avevo bisogno di tempo >> borbotta Alex giocando con una forchetta.
<< Questo non ti giustifica! >> continua Beatrix scuotendo la testa.
<< Te l’ho detto una settimana fa che ero qui, non ero poi così in ritardo >>.
Beatrix gli tira un bicchiere addosso e Alex lo afferra prontamente con una mano. Edgar ridacchia e William scuote la testa.
<< E poi voi non abitate a San Francisco, non sareste potuti venire subito >> continua a giustificarsi Alex.
Beatrix prende un altro bicchiere ma Edgar la ferma appena in tempo.
<< Non posso fare a meno di pensare all’ultima volta che ci siamo visti >> mormora Alex, fissando il bicchiere tra le sue mani. << Perdonatemi >>.
<< Non c’è niente di cui farsi perdonare, lo sai >> dice Edgar. << Noi siamo tuoi amici e lo saremo sempre, qualsiasi cosa accada >>.
<< Già, persino se scompari per otto anni >> borbotta Beatrix.
<< Ci hai mandato delle belle lettere >> dice William pacatamente, iniziando a fumare un sigaro.
<< Scommetto che la tua preferita è stata quella in cui parlava delle ballerine russe >> dice Beatrix con tono di disapprovazione e scoccandogli un’occhiataccia.
William sorride, cercando di fare una faccia innocente.
Poi all’improvviso Beatrix si mette le mani sulle guance. << Leah, scusaci ti stiamo escludendo! Cosa c’è tra te e Alex allora? Non lo sappiamo perché, come avrai certamente capito, non abbiamo parlato molto da quando è arrivato, diciamo che ha solo fatto una telefonata una settimana fa per darci la notizia del suo ritorno, ci diceva più cose tramite le lettere che ci mandava che ora che è qui, forse stando a San Francisco ha dimenticato di avere degli amici e… >>.
<< Beatrix, smettila su! >>.
<< Ok, Edgar, lo sapete che in fondo ho un cuore tenero e l’ho già perdonato! Allora, stavo dicendo… ah sì, Leah, sei la ragazza di Alex allora? Ecco perché non ci ha chiamati subito, aveva da fare >> esclama la bionda, enfatizzando l’ultima parola.
<< Certo, Leah ed io ci siamo dati molto da fare in queste settimane >> dice Alex mettendomi un braccio attorno alle spalle.
Prendo il suo braccio e lo tolgo. << Ti sbagli Beatrix, noi siamo solo amici, forse >>.
<< Leah, togli il forse! >> dice offeso Alex.
<< Come vi siete incontrati? >> chiede William.
<< Non ci crederete mai >> inizia Alex, entusiasta << mi sono imbattuto in alcuni neonati >>.
<< Cosa? Neonati? Dove? A San Francisco? >> chiede William, stupito.
<< Sì, ultimamente ne abbiamo incontrati un po’. Dunque, stavo dicendo che avevo a che fare con dei neonati, erano parecchi, diciamo che non stavo avendo la meglio … >>.
<< Diciamo che stavano per ammazzarti >> dico interrompendolo.
<< Come sei pignola. Allora diciamo che stavano per uccidermi quando arriva un grosso lupo in mio aiuto >>.
<< Leah, davvero hai salvato Alex? Non posso crederci, otto anni in giro per il mondo e poi si lascia ammazzare nella sua città, tipico da lui. Grazie per averlo salvato! >> dice Beatrix, infervorata.
<< Avreste dovuto vederla, un essere lupesco dallo strano odore mi salva e poi lo vedo trasformarsi in una ragazza! Ero allibito. Allora si accovaccia a terra e mi sembra dolorante, così mi trasformo per aiutarla, ma lei, come se niente fosse, si aggiusta delle costole rotte da sola e poi si alza e mi guarda con aria di sfida, come se non fossimo entrambi due essere sovrannaturali sconosciuti e nudi in un vicolo e attorniati da resti di succhiasangue! Mi chiede che cosa sono e quasi si arrabbia quando non le rispondo subito. Mi rendo conto che deve essere una mutaforma donna, una rarità >>.
<< Grazie Alex, adesso mi hai fatto diventare un fenomeno da baraccone >> dico scherzando.
<< Ti sbagli, Leah, avevi tutta la mia ammirazione in quel momento >>.
<< Una mutaforma donna, ancora non posso crederci. E’ incredibile >> dice Edgar.
<< Aspetta, ma eravate nudi? >> chiede William.
<< Non fare il pervertito! >> lo rimprovera Beatrix.
<< Non posso cambiare la mia natura >> ribatte quello ridendo. << Quindi che avete fatto dopo? >>.
<< Niente di quello che pensi William. Le ho offerto un posto in albergo, ha insistito per lavorare, e da allora siamo diventati buoni amici, vero Leah? >>.
<< E io mi sono ritrovata con una ciocca di capelli viola e poi sul parapetto del Golden Gate Bridge. Non ci si annoia mai a essere suoi amici, vero? >> chiedo.
William ride. << Mai Leah, mai >>.
<< Suvvia Leah, questo non è niente! Dopotutto il viola ti sta bene, non pensi? >>.
<< In realtà me ne sono pentita nel momento stesso in cui l’ho fatta >> borbotto.
<< Hai bisogno di goderti l’immortalità! >> insiste Alex.
<< Alex sa fin troppo bene come godersela, vero? >> chiede in tono tagliente Beatrix.
<< Abbastanza, direi >> interviene Edgar.
<< Se non fosse stato per Emma saresti finito in prigione in continuazione >> dice William, spegnendo il sigaro.
L’espressione di Alex cambia e abbassa lo sguardo. Il suo viso esprime una tristezza indicibile. Beatrix lancia uno sguardo esasperato a William, che appoggia una mano sulla spalla di Alex, passando il braccio davanti al mio viso.
<< Scusami >> dice in un sussurro, con espressione seria.
<< Va tutto bene. E’ difficile superare la morte della donna che hai amato per quasi tutta la vita >> risponde, voltando la testa verso William.
Veniamo interrotti dai camerieri che ci portano la cena. Ci sono pietanze di ogni tipo, dalla carne al pesce, dalla verdura agli ortaggi. E’ abbastanza evidente che a noi sia riservato un trattamento particolare.
<< Ricordi quella volta in cui hai preso a calci la Ferrari di un tizio dell’hotel solo perché aveva osato dire che tua moglie era uno schianto? >> chiede Edgar a Alex con tono nostalgico, sorridendo, appena i camerieri si allontanano.
Alex lo guarda, gli angoli della bocca leggermente incurvati in alto. I suoi occhi però restano tristi. << Come dimenticarlo. Emma mi costrinse a scusarmi quasi in ginocchio, dovetti regalargli il soggiorno in hotel e riparargli l’auto >>.
Lo guardo con la bocca aperta. << Alex, non credevo che fossi un tipo geloso! >>.
<< Leah, è geloso e possessivo, non so come Emma facesse a sopportarlo >> ridacchia Beatrix.
<< L’amore è cieco >> aggiunge William.
<< Era troppo buona e paziente con me. Ho sempre saputo di non meritarla >>.
<< Non dire sciocchezze Alex, voi eravate fatti per stare insieme, non ho mai visto nessuno amarsi come voi. A parte me ed Edgar ovviamente, vero caro? >> dice Beatrix.
<< Voi state insieme? >> chiedo stupita.
<< Siamo sposati da cento anni >> risponde Edgar.
<< Io sono single, se ti interessa >> interviene William scherzando.
<< Non le interessa William, mi occupo io di trovare dei ragazzi per Leah >> ribatte Alex.
<< Alex, sono sicura che se volessi potrei trovarli da sola, non ho bisogno del tuo aiuto! >> esclamo infastidita.
Alex ridacchia. << Certo, certo >>.
<< Piuttosto dov’è Max? >> chiede Beatrix.
<< E’ partito due giorni fa. Sarà fuori città per un po’, è andato a trovare Margaret >> spiega Alex.
<< Non lo vediamo da un mese >> dice William.
<< Margaret è sua figlia >> mi spiega Alex mentre gli altri continuano a parlare di Max.
<< Cosa? Potete avere dei figli? >> chiedo sorpresa.
<< Gli uomini possono, le donne no >>.
<< L’ennesima ingiustizia nei confronti delle donne >> borbotto, di malumore.
<< Voi potete averne? >> chiede Beatrix, che aveva sentito la conversazione.
<< I mutaforma possono avere dei figli, anzi, devono averli per garantire la trasmissione del gene >>.
<< Anche tu? >> interviene Alex, curioso.
<< No, io no >> dico con voce atona.
<< Possiamo avere dei figli solo con donne umane >> aggiunge William << per questo dobbiamo stare attenti, giusto Alex? >>.
<< Esattamente >>.
<< Caspita, spero che la sua famiglia possegga anche una fabbrica di profilattici, considerando i suoi ritmi >> dico tra me e me. Tuttavia tutti mi sentono e scoppiano a ridere. Giusto, sono licantropi: udito eccezionale.
<< Purtroppo non ne possediamo >> dice Alex, con tono serio e falsamente dispiaciuto.
<< E i bambini sono umani? >>.
<< Certo che lo sono, la licantropia si trasmette solo con il potente veleno del nostro morso >> risponde Beatrix sorridendo a trentadue denti.
<< Chissà cosa accadrebbe se un licantropo mordesse un mutaforma >> si chiede Alex, fissandomi e avvicinandosi a me.
<< Ehi non ho intenzione di diventare la tua cavia, allontanati >> dico, allontanandolo dalle spalle.
<< Adesso basta parlare di noi, parlaci un po’ di te, Leah. Da dove vieni? >> chiede Beatrix.
<< Come mai sei stata così sfortunata da arrivare qui e conoscere Alex? >> aggiunge William.
Alex emette una specie di ringhio.
<< Forks. Stato di Washington. Sono andata via da casa per esplorare il mondo >> mento.
<< Almeno questa è la versione ufficiale. In realtà è fuggita >>.
<< Alex! >> lo rimprovero.
<< A causa di un uomo >> aggiunge, fissandomi.
<< E’ sempre loro la colpa, ti capisco >> dice Beatrix, comprensiva.
<< Non sono scappata a causa di un uomo >> esclamo infuriata.
<< Davvero? E allora chi ti ha chiamata la sera in cui ci siamo buttati dal ponte? Chi era, Leah? >>.
<< Non ti riguarda >>.
<< Era lui? >>. Scommetto che è da quando è successo che muore dalla voglia di chiedermelo.
Non rispondo.
<< Dai, Alex, lasciala stare >> interviene Edgar.
Ma Alex non desiste. << Ti ha scaricata? >>. Prende un bicchiere di vino e lo sorseggia, senza distogliere lo sguardo dal mio viso.
<< Ti sembra il momento di parlarne? >> chiedo, cercando di contenere la rabbia. La voce mi esce soffocata. Sto pensando alla telefonata di Sam e più ci penso e più vorrei tornare a Forks per strangolarlo con le mie stesse mani. Spacco il bicchiere e mi sanguina la mano.
<< Scusate, non volevo. Vado un attimo in bagno >> mi alzo, con la mano sanguinante e vado nel bagno delle signore. Metto la mano sotto l’acqua, lavandola. Le ferite si sono già rimarginate.
<< Leah >> dice qualcuno alle mie spalle. Alzo lo sguardo e nello specchio vedo Alex.
<< Che ci fai nel bagno delle donne? >> sbotto.
<< La mano è guarita? >> chiede, avvicinandosi a me.
<< Sì >>. Mi afferra il braccio e osserva la mano. Non c’è neanche la cicatrice. Mi libero lentamente dalla sua presa e mi volto verso di lui, con le braccia incrociate al petto.
<< Ti ho seguita per chiederti scusa >>.
<< Un uomo che chiede scusa. Stai prendendo punti, Alex >> dico sarcastica.
<< Non avrei dovuto chiederti quelle cose davanti ai miei amici. Sono stato davvero uno stupido, non so cosa mi abbia preso. Spesso agisco così, impulsivamente, è uno dei miei difetti >>.
<< Ottimo. Lo aggiungerò alla lista “Difetti di Alex” che sto stilando da quando ti ho conosciuto. Penso che diventerà un libro >>.
<< Scusami, Leah >>. Leggo il dispiacere nei suoi begli occhi.
<< Scuse accettate >> dico amaramente.
<< E’ solo che non posso dimenticare la tua espressione quando hai ricevuto quella chiamata. Mi ha ricordato tanto … me e il mio dolore >> sussurra, avvicinandosi di più a me.
<< La vita fa schifo a volte, dovresti saperlo meglio di me, tu che sei vecchio >>.
<< Già. Il fatto è che non aveva mai fatto così schifo prima d’ora. Credo di aver raggiunto il fondo >> dice passandosi nervosamente le mani tra i capelli, con un sorriso triste, distogliendo lo sguardo.
<< Ehi >>. Gli stringo le braccia con le mani e cerco di guardarlo negli occhi. << Non puoi risalire se prima non tocchi il fondo, giusto? >>.
<< Questa è una frase fatta, da te non me lo sarei mai aspettato >>. Che sollievo, l’atmosfera si è alleggerita.
<< Si adatta alla situazione >>.
<< Credo che dovremmo tornare dagli altri >>.
<< Credo di sì, o Beatrix continuerà a farsi strane idee su di noi >>.
<< Non vorrei mai rovinare la vostra reputazione, Lady Clearwater >>.
<< Davvero prima parlavate così? >> chiedo, divertita.
<< Ahimè, sì. Periodi terribili! >> dice melodrammatico. << Sai che i miei amici hanno dei poteri come me? >>.
<< Davvero? Quali? >>. Sono curiosa.
<< Lascerò che siano loro a mostrarteli >> dichiara Alex solennemente.
<< Spero non siano dolorosi >> dico allarmata, facendolo ridere.
Alex inizia a uscire dal bagno e fisso la sua schiena, incerta. Lo seguo veloce e gli metto una mano sulla spalla per fermarlo, e lui si gira, guardandomi interrogativo.
<< Sam >> dico in un soffio, fissandomi le scarpe.
<< Cosa? >>.
<< Sam. E’ il nome di chi mi ha spezzato il cuore >> sussurro.
Poi esco dalla porta del bagno e lui mi segue dopo qualche secondo, sbalordito da questa mia piccola confessione. Io stessa sono stupita. Credo, quasi sicuramente, di poter dire che siamo amici, senza forse.

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Capitolo 12
*** 12.Altri super simpatici! ***


<< Ti sposti? >> chiedo, scocciata.
Alex è stravaccato accanto a me sul divano e le sue gambe sono sopra le mie cosce. Sono rintanata in un angolino e sto morendo di caldo. Siamo nella sua suite.
<< Sono troppo comodo per spostarmi, mi dispiace >>.
Lo spingo, facendolo rotolare via dal divano. Finisce a terra; cadendo porta con sé i bicchieri, le patatine, i pop corn e una bottiglia di birra che era appoggiata sul tavolino di vetro davanti a noi. Prendo un pacco di patatine che si è salvato dalla caduta e inizio a mangiare, guardando il televisore. C’è la partita di baseball e giocano i Seattle Mariners.
<< Forse non te ne sei accorta, ma sono caduto a terra! >> protesta Alex.
<< Vuoi che chiami la mamma così ti rimette in piedi? >> chiedo sgranocchiando le patatine e con gli occhi incollati allo schermo.
<< Posso sapere per quale motivo mi hai fatto ruzzolare a terra? >> insiste offeso, rialzandosi.
Scrollo le spalle. << Mi davi fastidio >>.
<< Mi sono sporcato i vestiti >> borbotta.
<< Non ti metterai a piangere, spero >>.
<< Un giorno ti ucciderò. Lo giuro >>.
<< Shh non sento niente! >>.
<< Quella squadra fa pena >>.
Lo ignoro. Un tifoso della squadra San Francisco Giants non ne capisce niente di baseball.
<< Che cosa vuoi capirne tu di baseball? >> mi provoca sedendosi lontano da me. Mi ha letto nel pensiero e mi ha copiato l’insulto?
<< Non parlo con uno che tifa per una squadra così scadente >> cerco di insultarlo.
<< Io ho visto nascere il baseball >> si vanta, scherzando.
<< Al posto tuo non ne farei un vanto, sai, questa cosa ti rende vecchio >>.
<< Forse volevi dire maturo >>.
<< No, hai capito bene, volevo dire vecchio >>.
<< Maturo >>.
<< Porti la dentiera? >>.
<< A te sono caduti i denti da latte? >>.
Prendo un po’ di patatine e gliele lancio.
<< Sporchi il divano! Che villana, dove sei cresciuta? In una caverna? >>.
Mi alzo in piedi di scatto e indico a terra. << Tu hai buttato a terra la birra e tutto quello che c’era sul tavolino! >> protesto.
<< Sì, per colpa tua! >> dice con tono calmo. Si sdraia sul divano, mettendosi comodo, con le braccia dietro la nuca.
Ringhio e gli salto addosso, mettendomi a cavalcioni su di lui. Gli faccio il solletico, tenendolo fermo. Inizia a ridere e a implorare pietà; cerca di spostarsi e oppongo resistenza con tutte le mie forze. Sta per riuscire a liberarsi quando gli suona il cellulare. Ce l’ha in tasca e lo prende mentre io continuo a torturarlo.
<< Pronto? >> riesce a dire, ridendo.
<< Alex? >>. E’ Beatrix, riconosco la sua voce. La sento benissimo, come se stessi parlando io al telefono con lei. Un brivido mi corre lungo la schiena. L’ultima volta che ci siamo viste mi ha mostrato il suo potere, anche se non era molto convinta di volerlo fare. La vista mi si è oscurata e mi sono ritrovata di nuovo a casa mia, a Forks, poi mia madre mi ha abbracciato e mi ha detto quelle parole: “Tuo padre è morto”. E’ stato solo per qualche istante ma comunque orribile, ho riprovato gli stessi sentimenti, come se avessi rivissuto quel momento. Beatrix può farti rivivere tutti i momenti peggiori della tua vita. Suo marito, Edgar, nonostante sia magro, invece, è straordinariamente forte, un dono certamente più sopportabile rispetto a quello di Beatrix.
<< Che cosa sono questi schiamazzi? Ho interrotto qualcosa? >>.
<< Leah mi sta molestando >>.
<< O forse sei tu che stai molestando lei >>.
<< Ben detto! >> esclamo, alzandomi.
<< In realtà ci stiamo solo divertendo, una toccatina e destra, una manca e sai come vanno a finire queste cose. In effetti ci hai interrotti >>.
Che stupido! Prendo un vaso con dei fiori e lo svuoto sulla sua testa; Alex si mette a sedere, sorpreso e poi mi guarda in cagnesco. Gli sorrido innocentemente.
<< Sei impazzita? >> urla contro di me.
Sto per ribattere quando Beatrix parla. << Che cosa è successo? >>.
<< Questa pazza mi ha buttato il contenuto di un vaso in testa! >> dice, gelido, togliendosi alcuni fiori dai capelli.
Beatrix ride. << Leah, se mi senti, hai la mia ammirazione >>.
Mi avvicino al telefono di Alex, nonostante questo mi guardi come se volesse uccidermi. << Grazie >> dico ad alta voce, con tono soddisfatto, rivolta a Beatrix. Poi mi allontano e mi siedo sul divano di fronte a quello di Alex.
<< Ho chiamato per chiederti se ti andrebbe di riprendere certe abitudini, sai, le escursioni >> sta dicendo intanto la licantropa al telefono.
Alex sembra cadere dalle nuvole. << Escursioni? >>.
Beatrix sospira. << La Luna Piena, tonto >>.
<< Cosa? Quando? >>. Si alza. Ha la maglietta bianca bagnata, qualche fiore qua e là e i pantaloni della tuta sporchi sicuramente di birra. Rido sotto i baffi. Alex cammina verso la parete e inizia a sfogliare il calendario appeso lì.
<< Non lo sai che è stanotte? >> continua Beatrix.
<< Come può essermi sfuggito? >>.
<< Forse quando sei accanto a Leah dimentichi che sei un mostro >> dice con malizia. E’ proprio convinta male.
<< Che sciocchezza! >> esclama Alex, mentre io sbuffo.
<< Davvero non c’è niente tra di voi? >>.
<< Mi hai chiamato per scocciarmi? >>.
<< Dovresti ringraziarmi, avevi dimenticato della Luna Piena >> risponde, offesa.
Alex è perplesso. << Quindi dove andiamo? >>.
<< Andiamo a nord! Foresta di Mendocino! >> esclama entusiasta.
<< D’accordo >> mormora Alex; sembra pensieroso, ha smesso di guardarmi in cagnesco e sta fissando ancora il calendario.
<< E’ passato così tanto tempo, sono felice che tu sia di nuovo con noi >>.
Alex sorride dolcemente. << Anch’io >>. Poi guarda verso di me, l’ombra del sorriso è ancora sul suo viso. << Leah, ti va di venire? >>.
<< Non so se è una buona idea >> dico, titubante.
<< Oh, Leah deve assolutamente venire! Non ho mai visto un mutaforma, deve essere straordinario! >> esclama Beatrix.
Alex non mi dà neanche il tempo di parlare. << Credimi, non è niente di straordinario. E’ un cane terribilmente peloso e brutto >>.
<< Ha parlato Mister Universo >> borbotto.
<< Allora verrà? >> insiste Beatrix.
<< Certo >> le risponde Alex, anche se io non ho ancora detto di sì. Lo guardo bieco.
<< Bene! Allora ci vediamo al tramonto, solito posto della foresta, ricordi? >>.
Alex si finge offeso. << Come potrei dimenticare? >>.
<< Venite in macchina con noi? >>.
<< No, andiamo con la mia. Max è ancora fuori, giusto? >>.
<< Sì. Allora ci vediamo più tardi, salutami Leah! >>.
<< A più tardi >>. Alex posa il telefono.
<< Viene anche Thomas? >> chiedo.
<< Non credo, di solito preferisce starsene per conto suo durante la Luna Piena >>.
Annuisco e torno a guardare il televisore
<< Credo che andrò a farmi la doccia. Però ricorda: la mia vendetta sarà molto dolce >> dice Alex, togliendosi la maglietta e camminando per il soggiorno.
<< Non mi fai paura >> ribatto. Alex è magro, ma ha i muscoli nei punti giusti. I suoi occhi blu sono ancora pensierosi, come se fossero immersi nei ricordi. Probabilmente in molti lo definirebbero bello, ma per me non lo è. E’ affascinante ma non può essere definito bello nel senso classico del termine. Non so perché ma non posso fare a meno di confrontarlo con Sam e mi accorgo che nonostante sia ancora innamorata di lui, Alex non ha niente da invidiare al mio bellissimo e maledettissimo ex ragazzo.
 << Leah, ci sei? >>.
 << Cosa? >>.
<< Mi stavi ascoltando? >>.
<< Certo >>.
<< Allora rispondimi >>.
<< Ok, hai vinto: non stavo ascoltando >>.
<< A che cosa stavi pensando? >>.
<< C’è un motivo per cui i pensieri non possono essere percepiti dall’esterno, ed è perché sono privati >>.
<< Stavi pensando a me? >>.
<< Ti piacerebbe >>.
<< Allora vieni a farmi compagnia sotto la doccia? >>.
<< Scordatelo. Hai interrotto i miei pensieri per una domanda idiota quanto te >>.
<< Lo dico per te, non vorrei che dimenticassi qualche perfetto particolare del mio corpo >>.
<< Non preoccuparti, sono sicura che i miei fratelli mutaforma ricordano benissimo il tuo corpo, avendolo visto nei miei pensieri. Mi aiuteranno loro >>.
<< Spero che non mi arrivino strane proposte da parte loro >>.
<< Impossibile, sanno anche che sei alquanto scemo >>.
<< Il corpo batte la mente >> scherza.
<< Dovresti fare qualcosa per ridimensionare il tuo ego >>.
Alex sghignazza e si infila in bagno. Sento scorrere l’acqua. Resto a guardare il televisore ma in realtà vago con i miei pensieri. E’ mai possibile che io, la scorbutica Leah Clearwater, sia riuscita a farmi un amico? Ormai ero abituata a essere evitata da tutti. Ok, ho un caratteraccio e ok, ce l’ho con il mondo, ma se nessuno si sforza di conoscermi perché si lascia spaventare dalla mia corazza, non è colpa mia. La gente è vile, ecco la verità. Alex è diverso. Forse è perché non conosce la mia storia. Che cosa penserebbe di me se la conoscesse? Avrebbe pietà? Riderebbe di me perché sono stata debole? Perché mi dovrebbe importare quello che penserebbe di me? Non mi importa… ma chi voglio prendere in giro? M’importa eccome. La verità è che io voglio bene ad Alex e per la prima volta dopo tanto tempo mi sento serena e viva. Andrò in campeggio con dei licantropi. Chi l’avrebbe mai detto qualche mese fa?
***
<< Non posso crederci che tu definisca una macchina del genere poco appariscente >>.
<< E’ un modello vecchio >>.
Scuoto la testa con disapprovazione. Alex mi sta portando al campeggio della luna piena con una porsche panamera rossa, che secondo lui, è vecchia.
<< Tu non sei normale >>.
<< Quando hai tanti soldi, capita di spenderli per oggetti costosi >>.
Sbuffo.
<< Dovrei sentirmi in colpa perché sono ricco? >>.
<< Dovresti >> scherzo.
<< Mi dispiace ma non mi sento in colpa >> dice. << Mi sento più in colpa per Caty >> aggiunge, mormorando.
<< Per chi? >>.
<< Caty, la ragazza che dovevo vedere stasera >>.
<< Ormai lo chiami vedere … >>.
<< Bè, bisogna pur vedersi prima di fare qualunque cosa >>.
<< Sei disgustoso >>.
<< Dovresti farti gli affari tuoi >>.
<< Sei tu quello che ha iniziato a parlare di Caty! >>.
<< Parlavo tra me e me >>.
<< La prossima volta che vuoi parlare da solo, fammelo sapere >>.
<< Ti manderò un avviso scritto >>.
<< Ottimo >>.
<< Comunque fa parte del ciclo della vita, perché ti scandalizzi così? >>.
<< Quello che mi scandalizza è la quantità di donne con cui esci >>.
Alex scrolla le spalle. << Per me sono tutti uguali >>.
Sto per ribattere ma Alex mi tappa la bocca con una mano. Gliela mordo e ride, ritirandola di scatto.
<< Non puoi evitare quello che ho da dire tappandomi la bocca! >> protesto.
<< Perché devi avere sempre qualcosa da ridire su tutto? >>.
<< Perché mi è stato fatto il dono della parola e voglio sfruttarlo al massimo >>.
<< In realtà stai usando questo dono anche troppo >>.
<< Credevo che tu volessi conoscermi e essere mio amico >> dico, offesa.
<< Siamo già amici, quindi posso permettermi di dirti quando diventi petulante. Anzi, è mio dovere farlo. E’ scritto nel codice della vera amicizia >>.
Gli dò un pizzicotto nell’avambraccio.
<< Ahi! >> si lamenta.
<< Anche questo è scritto nel codice della vera amicizia. Fai male a un amico quando questo inizia a dire stupidaggini >>.
<< Questa conversazione sta degenerando >>.
<< Parlando con te capita spesso. Piuttosto, gli altri non devono fare tantissima strada? Beatrix e Edgar partono da Los Angeles e William da San Diego, giusto? >>.
<< Già, ma hanno scelto Mendocino >>.
<< Viaggiano in macchina? >>.
<< Certo, non possono trasformarsi quando vogliono >>.
<< Perché noi stiamo andando in macchina? >>.
<< Pensavo che preferissi stare in forma umana più tempo possibile. Mi sbaglio? >>.
<< No, hai fatto bene >>.
<< Almeno qualche volta apprezzi quello che penso >>.
<< Ahimè, a volte succede! Perché hanno scelto Mendocino? >>.
<< Cos’è? Un interrogatorio? >>.
<< Scrollo le spalle. Solo semplice curiosità >>.
<< L’hanno scelto perché sanno che è il mio posto preferito, tra tutti >>.
<< Se ti chiedessi il perché me lo diresti? >>.
<< Non ci provare >>.
Sospiro. << Quanta segretezza >> mi lamento.
<< Anche tu hai delle cose che non vuoi dirmi >> si difende.
<< Perché non me le hai chieste >> ribatto, mentendo.
Esita. << Ti va di parlarmi di Sam? >>.
Resto in silenzio. Alex mi guarda di sottecchi.
<< No, non voglio, soprattutto considerando che tra poco i miei pensieri diventeranno di dominio pubblico >>.
<< Per questa volta sei giustificata. Sentirai le voci dei tuoi fratelli una volta trasformata? >>.
<< Purtroppo sì. Voi come comunicate? >>.
<< E’ complicato. I licantropi spesso non stanno in branco, sono solitari o vivono in coppia. Se stanno in branco e inizia a esserci una certa affinità con i membri di questo, a poco a poco iniziano a parlare tra di loro, condividendo però solo i pensieri che vogliono. Ci vuole un po’ di pratica e tanto feeling >>.
<< Allora voi potete parlare? >>.
<< Già >>.
<< Mentre io dovrò intuire quello che dite dal vostro linguaggio del corpo >>.
<< Mi raccomando, non guardare solo me perché mi adori, guarda anche gli altri >>.
Gli do un pizzicotto sul bicipite, mentre lui cerca di spostare il braccio.
<< Piuttosto, cosa fate di solito durante queste escursioni? >> chiedo.
<< Corriamo, ci nutriamo, ci scateniamo. Siamo liberi di essere noi stessi >>.
<< Durante la Luna Piena sei costretto a trasformarti? >>.
<< Sì, è l’unico momento in cui sento il richiamo. Purtroppo non possiamo opporci alla Luna. Adesso hai finito con il tuo interrogatorio? Siamo arrivati >> dice, allegro.
<< Continueremo dopo >> prometto. Alex parcheggia vicino a degli alberi, ai limiti della foresta. Siamo usciti da molto dalla città. Il cielo limpido è ancora schiarito dagli ultimi raggi del sole. L’aria dovrebbe iniziare a essere un po’ fresca per un umano, ma non per noi. Appena scendiamo, passano appena cinque minuti quando altre due automobili si accostano alla nostra: quelle sono delle vere automobili vecchie. Da una di queste scendono Beatrix e Edgar, dall’altra William.
<< Quando siamo con te possiamo essere sicuri che ritroveremo le nostre macchine, Alex >> esordisce William avvicinandosi.
<< Vedi, Leah? Il mio è un gesto di altruismo. Nessuno si sognerebbe mai di rubare quei rottami dei miei amici >>.
<< Alex, noi cerchiamo di non dare nell’occhio >> interviene Beatrix.
<< Siete pieni di soldi e tenete ancora delle automobili del genere >> dice Alex indignato.
<< Anche voi siete ricchi? >> chiedo.
<< Sì, lo sono, e tu sei l’unica povera. Non badatele, ha una specie di fobia per i ricchi >> dice esasperato Alex. Protesto dandogli un colpetto alla testa.
William ridacchia. << Tutti noi gestiamo alcuni degli hotel di Thomas da decenni. Il marchio Tom’s hotel riscuote molto successo, abbiamo più soldi di quanti ne spendiamo >>.
<< Magari un giorno ti permetterò di entrare nel giro, se ti comporterai bene >> mi dice Alex facendomi l’occhiolino.
<< Preferisco la povertà e essere costretta a nutrirmi di animali crudi, che attenermi alle tue norme di comportamento >>.
<< Leah, non ti nutri con noi? >> chiede Beatrix.
<< No, preferisco mangiare da umana >>.
<< Peccato, ti perdi il divertimento >> dichiara William.
Iniziamo a spostarci dentro la foresta. Abbiamo tutti degli zaini, anche se non credo che li useremo. Siamo veloci, nessuno di noi inciampa durante il cammino, i nostri sensi sono troppo affilati. Tra un passo e l’altro Alex ed io continuiamo a battibeccare su ogni cosa.  Stiamo discutendo sulla grandezza di un cervo quando Beatrix ci supplica di smetterla.
<< Come potete discutere persino sulle dimensioni di un cervo? >> esclama, esasperata.
<< E’ colpa di Leah, continua a contraddirmi su tutto >>.
<< Non è vero! >>.
<< Visto? Mi sta ancora contraddicendo! >>.
<< Non tutti possono essere sempre d’accordo con te, Alex >>.
<< Tu non sei mai d’accordo con me >>.
<< Ok, ragazzi, seriamente: piantatela >>. Stavolta ci rimprovera Edgar. Continuiamo a camminare in silenzio, dopo soli dieci minuti siamo finalmente arrivati. Posiamo gli zaini. La luna è quasi piena quindi nascondiamo gli zaini dentro una sorta di caverna scavata nella roccia, e tutti iniziano a spogliarsi con disinvoltura. Per fortuna restano con la biancheria intima. Mi spoglio anche io. Non è ancora buio, ma lo sarà tra poco.
<< Allora, ci siamo? >> chiede Edgar.
<< Manca poco >> risponde Beatrix abbracciandolo.
<< Leah, scusa se sono sfacciato, ma hai un corpo bellissimo >> mi dice William. In realtà neanche lui è niente male, è molto muscoloso, più di Alex. Quest’ultimo riesce a liberarmi da una risposta imbarazzante mettendosi un dito in bocca e facendo finta di vomitare. Rido mentre William gli lancia un’occhiataccia.
<< Amico, se queste sono le tue tecniche di conquista, non mi stupisce che tu sia ancora single >> lo prende in giro.
William incrocia le braccia al petto e serra la mandibola. Poi, con uno scatto si lancia su Alex, che inizia a scappare ridendo. Durante l’inseguimento Alex si trasforma. Le sue braccia diventano gli arti anteriori e le sue gambe quelli inferiori. I suoi capelli neri scompaiono e il suo corpo si ricopre di pelo nero. Succede tutto in un battito di occhi. So che potrebbe rimanere su due zampe, ma corre con tutti e quattro gli arti, e questo lo rende molto veloce.
Edgar controlla l’orario da un orologio preso dallo zaino. << Ci siamo quasi >>.
Alzo gli occhi verso il cielo: la luna è piena e brilla nel cielo che è ormai quasi completamente scuro. All’improvviso vedo William fermarsi e accasciarsi a terra, in posizione fetale. Le sue ossa si deformano per qualche istante e lui si contorce per il dolore. La colonna vertebrale quasi esce dal suo corpo. Tutto finisce molto in fretta, e al suo posto si trova una creatura lupesca di colore grigio scuro. Si rimette sulle zampe e continua a inseguire Alex. Beatrix e Edgar hanno il viso rivolto verso la luna, le loro dita sono intrecciate: cadono a terra anche loro, sulle ginocchia, fanno delle smorfie di dolore, le loro ossa deformano la pelle del corpo. Poi al loro posto restano due lupi, Beatrix ha la pelliccia bianca e Edgar color sabbia. Stanno su due zampe: sono enormi e mi fissano; sembra quasi che Beatrix mi stia sorridendo con quelle zanne. Decido che è arrivato anche per me il momento di trasformarmi. Sento il calore familiare, i brividi, il dolore e poi mi ritrovo nella mia forma lupesca. Purtroppo ci sono sempre le flebili voci del mio branco nella mia testa, provo a ignorarle e non mi riesce molto difficile. Ovviamente tra queste spicca quella di Jake. Odio dovergli dare spiegazioni, ma trova tutte le risposte nella mia mente.
<< Si potrebbe avere un po’ di privacy per una sera? >> chiedo, esasperata. Jake annuisce mentalmente e manda via quasi tutti i suoi bambocci.
<< Anche tu sei stata bamboccia >> dice.
Lo ignoro. E’ con Renesmee, riesco a vederla mentre caccia. Che schifo. Jake ringhia.
<< Scusa >> gli dico, poco convinta.
<< Critichi tanto me, ma tu ti sei vista? Sei diventata il nuovo cagnolino di questi licantropi >>.
<< Dopotutto sono una specie di cane, se ci pensi bene >>.
<< Sì, un cane da guardia >>.
<< Meglio essere il cane da guardia di un licantropo che quello di un succhiasangue >>.
<< Non mi fido >>.
<< Jake, vedi tutto nella mia mente. Non sono creature pericolose, sono buone. Alex è mio amico >>.
Jake sbuffa. << Loro non sono tuoi amici, Leah. Noi lo siamo. Noi siamo la tua famiglia >>.
<< Scusa, ma non voglio che “alcune creature”, a causa delle quali sono diventata quello che sono, facciano parte della mia “famiglia”, soprattutto se puzzano da morire >> ribatto, intenzionata a ferirlo.
Jake ringhia nella mia testa. << Bene Leah, fai quello che vuoi. Sarò felice di dirti “te l’avevo detto” quando ti accadrà qualcosa a causa di questi mostri >>.
<< Grazie per l’avvertimento, ora però devo andare dai miei amici. Stammi alla larga e pensa al tuo di mostro >>.
La furia di Jake mi scorre nelle vene, l’ho fatto arrabbiare. Bene, lui ha fatto infuriare me. Hanno tutti il diritto di arrabbiarsi tranne me? Non credo proprio.
Qualcuno ulula e torno alla realtà. Finalmente non vedo più la foresta di Forks in cui si trovava Jake, ma quella in cui i miei amici licantropi mi hanno portato. Sono tutti di fronte a me, su due zampe, il viso lupesco, la schiena leggermente curva, le zampe anteriori artigliate. In stazione quasi eretta sono più alti di me, anche se non di molto. Alex, il licantropo nero, si avvicina a me e mi mette una zampa anteriore sulla testa. Cerco di scrollarla via e ringhio. Sono sicura che stia ridendo di me, come sempre. I licantropi si guardano. Chissà se in questo momento si stanno dicendo qualcosa, io non sto capendo niente. Fantastico. Iniziano a correre e li seguo, incerta. Alex si ferma per aspettarmi e poi corriamo insieme. Corrono su quattro zampe, sono velocissimi, ma non più di me. Mi sembra strano, mi viene da ridere; sto correndo insieme a dei licantropi in una foresta sconosciuta. Ovviamente Alex e io iniziamo una sorta di gara. Corriamo per qualche ora, spaventando le numerose creature della foresta e nessuno di noi è stanco; almeno io non lo sono. Rallentiamo e capisco perché: ci sono degli animali, dei cervi, di cui i licantropi vogliono nutrirsi. Iniziano a rincorrerli e li abbattono, strappandone poi la carne, mentre io me ne vado verso un laghetto vicino. E’ vero che in forma animale gli istinti sono più sviluppati, ma resto pur sempre io e la carne sanguinolenta mi disgusta. Bevo l’acqua fresca mente i cervi vengono squartati. Quando alzo la testa so che dietro di me c’è qualcuno: è Alex con un pezzo di cervo tra le zanne. Forse vuole offrirmelo, faccio segno di no e lui lo mangia con noncuranza. E’ incredibile come siano capaci di controllarsi, hanno dominato la loro parte animale, credevo fossero più selvaggi. Alex si butta in acqua, schizzandola dappertutto; quando esce schizza le goccioline dalla sua pelliccia intorno, mentre si scuote… e poi sarei io il cane. Beatrix e Edgar ci raggiungono e si fermano a fissare Alex. Chissà che cosa si stanno dicendo; non è molto divertente non capire nulla. Fortunatamente non sono sola. Jake è sempre lì e mi tiene il broncio. Lo ignoro. Le ore scorrono veloci e in fretta, come scorrono solo quando si è spensierati. Corriamo, beviamo, uccidiamo.  Siamo fermi in una radura quando non vedo più William e non sento il suo battito, credo che si sia allontanato di molto. Beatrix e Edgar giocano a fare la lotta; io mi siedo, osservandoli, mentre Alex scompare tra gli alberi, forse alla ricerca di William. Dopo un minuto decido di seguire Alex: non c’è niente di più facile, il suo odore è inconfondibile, e insieme al suo c’è anche quello di William, che non riconosco altrettanto bene. Mi sembra di volare tra gli alberi, sono sicura che li raggiungerò presto. La scia è sempre più forte. A un certo punto del mio inseguimento, oltre ai rumori degli animali della foresta, sento qualcos’altro, dei rumori di lotta e poi il mio olfatto percepisce un odore sgradevole, nauseabondo. Non è come quello dei succhiasangue, ma altrettanto insopportabile. Che cos’è? Da dove proviene? Qualcuno ulula di dolore. E’ William? Alex? Il cuore sembra salirmi in gola per la paura. Corro come una forsennata, la mia mente è invasa dalla preoccupazione, riesco a pensare solo a quella scia che devo seguire. Qualche altra falcata e finalmente li trovo. In pochi millesimi di secondo registro la scena che mi si para davanti: ci sono otto licantropi, di cui due sono William e Alex, e stanno combattendo due contro sei. Una parte della mia mente si chiede perché io trovi sempre quel maledetto licantropo in scontri impari. Avvicinandomi di corsa capisco che quel terribile odore proviene da quei sei licantropi: tre sono bianchi e tre marroni. Alcuni di loro sono ridotti male. Deve essere grazie al potere di William, che può controllare la materia con il pensiero. L’altro giorno al ristorante ha spaccato un bicchiere solo guardandolo. L’ho invidiato. Quindi sarà riuscito a spezzare qualche osso a quei mostri puzzolenti. Questo odore risveglia la mia parte animale, quella per la quale esisto: l’istinto di attaccare è forte. Non mi è mai successo con Alex. Salto e atterro sulle spalle di un licantropo bianco, mordendolo sul collo con tutte le mie forze. Il licantropo emette un ululato di dolore e cerca di scrollarmi via con le zampe anteriori. Nel frattempo Alex e William continuano a lottare con gli altri cinque: non ce la faremo mai, spero che Edgar e Beatrix arrivino in fretta. Il licantropo che ho attaccato non riesce a liberarsi di me, mentre io cerco di staccargli la testa; così decide di sbattere la schiena contro un albero e l’impatto è forte: l’albero cade e io con quello. Ignoro il dolore e mi rimetto subito sulle zampe; la pelliccia bianca di quella creatura è sporca del sangue che scorreva dal collo, immagino che in breve guarirà. Mi attacca con gli artigli delle zampe anteriori, ma io li schivo. Provo a morderlo ma si allontana, sfuggendo. Sto per attaccare di nuovo quando sento qualcuno aggredirmi da dietro, così mi abbasso e mi giro: uno dei licantropi marroni ha deciso di occuparsi di me; i due mi attaccano contemporaneamente e uno dei due mi colpisce, facendomi sanguinare; così afferro una zampa marrone con le zanne e tiro con le mie forze, fino a strapparla. Il sangue esce a fiotti e il licantropo marrone ulula per il dolore. Accecato dalla furia, mi salta addosso, facendomi cadere. Provo a liberarmi ma mi tiene ferma con tutto il corpo e viene aiutato anche da quello bianco. Sono molto forti. Quello bianco spalanca le fauci e capisco che sta per mordermi. Che cosa succede se il veleno di licantropo penetra nel mio corpo? Non lo so e sicuramente non vivrò abbastanza da scoprirlo, il mostro mi vuole morta. Provo a divincolarmi ma sono bloccata. Mentre il licantropo si abbassa su di me penso alle persone che amo: mia madre e mio fratello. Poi prepotentemente l’immagine di Alex si insinua nella mia mente, ed è il suo viso l’ultimo che vedo. Proprio prima che le zanne vengano a contatto con il mio collo, il licantropo scompare dalla mia visuale e io riesco a liberami dall’altro. Sono libera. Due dei quattro licantropi con cui Alex e William stavano combattendo sono morti, sono arrivati anche Edgar e Beatrix. In due secondi anche gli altri quattro licantropi muoiono, fatti a pezzi dai miei nuovi amici.  Alcuni hanno provato dolore e si sono accasciati a terra prima di essere uccisi, sicuramente grazie al potere di Beatrix. Mi accorgo che sta albeggiando, il cielo inizia a schiarirsi. Non riesco a stare in equilibrio sulle mie zampe. Il licantropo nero si precipita su di me e, mentre corre, torna in forma umana. Vedo il volto preoccupato di Alex avvicinarsi a me. Mi trasformo anch’io e mi ritrovo in ginocchio. Alex mi prende il viso tra le mani.
<< Stai bene? >> mi chiede, ansioso.
<< Sì >>. O almeno, niente che non possa essere aggiustato.
<< Ti ha morso? >>.
<< No >>.
Sospira di sollievo, guardandomi sollevato e poi, inaspettatamente, mi bacia la fronte. E’ un contatto lieve e veloce. Poi mi abbraccia, stringendomi forte a sé. Mi scende una lacrima solitaria e la asciugo velocemente. Alex era preoccupato per me. Intorno a noi ci sono i volti umani di Edgar, Beatrix e William – quest’ultimo è seduto a terra e si sta aggiustando qualche osso.
<< Alex, mi fai male. Ahi >> dico.
Alex ride e mi lascia libera. << Che cosa è rotto? >>.
<< Credo la scapola destra e le ossa del braccio sinistro >>.
<< Dammi >>. Mi prende il braccio e lo aggiusta. Fa male, ma non dico niente. Poi si occupa della scapola e qui emetto un verso di dolore molto lieve.
<< Ecco fatto >> dice, accarezzandomi i capelli.
<< Scommetto che ti è piaciuto spostarmi le ossa. Sadico >> dico, muovendo il braccio.
<< Un po’ >>. Mi controlla il fianco, serio. Ho del sangue, ma la ferita è già chiusa.
<< Smettila di palpeggiarmi, sto bene >> dico, alzandomi. Alex si alza con me. << Tu come stai? >>.
Scrolla le spalle. Poi si prende un braccio e se lo rimette a posto da solo. << Adesso bene >>.
<< Anch’io avevo qualche osso messo male, però non mi hai dedicato tutte queste attenzioni, Al >> dice William mettendosi in piedi.
Alex ridacchia. << Se tu fossi stato una donna forse ti avrei aiutato >>.
Edgar e Beatrix stanno ammucchiando i corpi dei licantropi; è quasi giorno, tuttavia i corpi restano nella forma animale.
<< Che cos’erano? >> chiedo, avvicinandomi.
Edgar, William e Alex si lanciano delle occhiate. Poi Alex mi risponde. << Licantropi >>.
<< Erano diversi da voi >> insisto.
<< Si nutrono di umani >> dice Alex controvoglia.
<< Che cosa? >>. Sono sconvolta.
<< Hai capito bene. Si nutrono di umani >>.
<< Lo fanno perché non riescono a controllarsi? >>.
<< No, è perché a loro piace. Può capitare di uccidere qualche umano durante i primi anni di trasformazione, quasi nessuno è consapevole di quello che fa, ma loro lo fanno perché vogliono farlo >>.
Mi metto una mano sulla fronte e poi mi sposto i capelli indietro, turbata. << Questo è persino più disgustoso di quello che fanno i succhiasangue. Non credevo che l’avrei mai detto. Perché nessuno li ferma? >>.
<< Sono più numerosi di quanto pensi. Sono convinti della superiorità della nostra specie e hanno tutte le solite manie di grandezza che accompagnano tale affermazione >>.
<< Noi li chiamiamo gli Altri. Non ci piace essere associati a loro >> aggiunge William.
<< Non esiste una specie di consiglio che controlla i licantropi? Come i Volturi per i vampiri? >> chiedo.
<< Esisteva secoli fa, ma è stato sterminato dai Volturi. Ricordi che ci odiano? Gli Altri sono bravi a non farsi scoprire, se destassero sospetti i Volturi li ucciderebbero come hanno fatto con molti della nostra specie >> spiega Edgar.
<< Perché ci hanno attaccati? >>.
<< Perché Will non riesce mai a farsi gli affari suoi >> borbotta Alex.
<< Che cosa avrei dovuto fare? Lasciare che uccidessero quelle persone? >> protesta William.
Alex sospira. << Certo che no >> ammette.
<< Li ho beccati mentre stavano per attaccare un gruppetto di umani in campeggio. Così li ho attaccati e ho lasciato che mi seguissero >>.
<< E quasi che ti ammazzassero >> aggiunge Alex.
<< Quasi >>. William sorride.
<< Siamo stati fortunati, non avevano doni. A parte due che erano un po’ più forti, quelli che hanno attaccato Leah >>.
<< Anche per voi il loro odore è nauseabondo? >> chiedo.
<< No, è strano ma sopportabile. Non è terribile come quello dei succhiasangue >>.
<< Per me è anche peggio. Ho sentito il bisogno di attaccarli >>.
Alex mi scompiglia i capelli. << Brava Leah, hai trovato un altro nemico mortale. Andiamo a prendere le nostre cose >>.
Iniziamo a camminare e poi a correre. Anche in forma umana è facile tornare al punto in cui abbiamo lasciato gli zaini e non ci mettiamo molto. Ci vestiamo - nessuno è particolarmente imbarazzato dalla nudità - e ci dirigiamo verso le nostre macchine. Stranamente l’automobile di Alex non è stata rubata. Abbiamo già salutato gli altri e stiamo per partire quando mi chiama Jake.
Rispondo alla chiamata.
<< Leah? >>.
<< Dimmi, Jake >> dico, stanca.
Jake sospira di sollievo. << Non rispondevi al telefono, stavo per venire lì. Ero preoccupato, a un certo punto non ti ho vista né sentita più, di punto in bianco. Eri tornata umana? >>.
<< Quando? >>.
<< Un paio d’ore fa >>. Ora che ci penso, non ho più sentito la voce di Jake né di nessun altro nella mia testa per un po’.
<< Sì, mi ero ritrasformata, non devi stare così in ansia, so badare a me stessa >> mento. Bugia che verrà scoperta la prossima volta che mi trasformerò.
<< Ok, ma la prossima volta avvisa, non sparire così. Stavo per avvisare Seth e tua madre e il prossimo passo sarebbe stato quello di radunare alcuni dei nostri per venire lì. Lo sai che tua madre e tuo fratello ti avrebbero fatto una strigliata. Sei stata fortunata perché stanotte Seth dormiva. Sono dovuto rimanere in forma umana per non allarmare gli altri >>.
<< Mi dispiace >> mi scuso, non del tutto convinta.
<< Ok, allora adesso che stai bene posso tornare dagli altri. Stai attenta >>.
<< Non preoccuparti. A presto, ciao! >>.  Stacco la chiamata. Siamo già per strada, è una bella mattina.
<< Così hai mentito >> dice Alex, guardandomi con la coda dell’occhio.
<< Già >>.
<< Allora non li sentivi? >>.
<< No, ma non ci avevo fatto caso, ero impegnata a pensare ad altro >>.
<< Ti è mai successo prima? >>.
Scuoto la testa. << Questa è la prima volta >>.
<< E’ strano, vero? >>.
<< Devo ancora trovare qualcosa che sia normale nella mia vita >> mormoro.
Alex sorride. << Ti circondi persino di persone anormali. Hai un amico che ti porta in mezzo a succhiasangue e a macabri licantropi >>.
<< Almeno non mi annoio mai >> scherzo, guardandolo e sorridendogli.
<< Non mi piace fare il sentimentale, ma … >>.
<< Ma… >> lo sprono. << Mi auguro che tu non stia per dire qualche cosa di troppo sdolcinato. Mi vengono i brividi al solo pensiero >>.
<< Forse >> scherza.
<< Oddio, allora fermati >>.
<< Prima fammi parlare >>.
<< Ok, sentiamo >> cedo osservandolo. Odio i discorsi imbarazzanti e pieni di sentimentalismi.
Tace per qualche secondo prima di parlare. << Vorrei che tu non corressi tutti questi pericoli; forse dovrei dirti che io non sono la persona ideale da frequentare, che con me non si è mai al sicuro e dovrei dirti che forse sarebbe meglio per te tornare dalla tua famiglia; ma non lo farò perché sono egoista e stare con te mi fa sentire bene. Voglio continuare a essere tuo amico >>.
Sto in silenzio, senza sapere bene che cosa dire. Non sono né imbarazzata né disgustata. Sono felice.
Sorrido e le parole mi escono spontaneamente dalla bocca. << Se mi avessi detto queste cose avrei dovuto ribattere che non sono più una bambina e che so scegliere da sola con chi passare le mie giornate, che io sono un mutaforma, non sono umana, e non posso comunque mai essere al sicuro da nulla. Forse se non ti avessi conosciuto, oggi non avrei corso il rischio di morire, ma sai che ti dico? Chi se ne importa! Voglio vivere, voglio continuare a essere tua amica anch’io e, soprattutto, a salvarti la pelle dai cattivi >>.
Alex sorride e gli s’illuminano gli occhi. << Veramente oggi te l’ho salvata io quella pellaccia >>.
<< Possiamo tenere una tabella e fare a gara a chi salva più volte la vita dell’altro >>.
<< Ci sto >>.
<< Se vinco io mi regali un’automobile >>.
<< Che cosa?! Non eri disgustata dalla mia ricchezza? >>.
<< Bè, non ne sono proprio disgustata, diciamo che mi irrita il fatto che sia distribuita in maniera così sproporzionale. Però, se c’è, bisogna sfruttarla, può tornare utile, no? >>.
<< Sei tremenda! Allora se vinco io dovrai uscire con un ragazzo di mia scelta! >>.
<< Cosa? >> esclamo, indignata. << Io non uscirò mai con dei tipi consigliati da te! >>.
<< Vuoi la macchina? Prendere o lasciare! >>.
<< Accetto >> dico, con aria di sfida. Ci stringiamo la mano.
<< E ora, per favore, guarda la strada, non vorrei morire in un incidente stradale >>.
Alex mi lancia un’occhiataccia e io ridacchio. Poi mi rilasso e mi godo lo splendido panorama californiano alle prime luci del mattino. Non vorrei essere in nessun altro posto e con nessun altro in questo momento, ma questo non lo dirò mai a Alex.
 

 

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Capitolo 13
*** 13.Fiducia ***


Finalmente un’altra giornata di lavoro è finita. Alex mi prende in giro perché voglio lavorare, ma non posso non farlo, il mio orgoglio me lo impedisce. Ho pulito parte del secondo piano e finalmente ho finito: non mi stanco facilmente, però non sono molto tollerante e Camille mi fa perdere spesso la pazienza; inoltre mi fa smettere di lavorare sempre in ritardo. Mi dirigo verso l’ascensore quando incontro Alex; a quest’ora ceniamo sempre insieme a Thomas, quindi che cosa sta facendo al secondo piano? Di solito viene tutti i giorni a stressarmi appena finisco di lavorare, oltre a quasi tutte le mattine. Stamattina però non l’ho visto. Quello che è strano è che stia ridacchiando come uno scemo e sembra ubriaco fradicio; inoltre sta baciando una ragazza, mentre un’altra gli sta togliendo la camicia nera. Bene, adesso se ne porta a casa due alla volta? Fortunatamente la maggior parte degli ospiti dell’albergo sta andando a cenare. In questo momento non c’è nessuno in giro per i corridoi dai lucidi – grazie a me, aggiungerei - pavimenti di marmo del secondo piano. Non ho idea di quanto alcol ci voglia per far ubriacare un licantropo; credo una quantità di gran lunga superiore a quella necessaria per un semplice umano. Quanto ha bevuto? Spesso i suoi “divertimenti” iniziano dopo le due, quando io crollo addormentata sul divano. Ora che ci penso, Alex ed io siamo quasi sempre insieme tranne quando lavoro, poi la sera mi addormento e lui esce; quindi è normale che mi irriti un po’ vedendolo ridotto in questo stato e con due ragazze sconosciute già alle venti, no? Mi avvicino al gruppetto, determinata.
<< Alex? >> lo chiamo. Interrompe il bacio e mi guarda con un sorriso da ebete. Probabilmente non mi sta neanche mettendo a fuoco. << Che diavolo stai facendo!? >> lo apostrofo.
Lui allarga le braccia, appoggiandosi alla parete. << Mi sto divertendo >>. Biascica le parole, non riesce quasi a tenersi in piedi. Le due oche ridacchiano. Gli piace bere, ma non fino a questo punto: è messo malissimo.
<< Chi siete voi ? >> chiedo alle due ragazze.
<< Amiche >> dice con aria di superiorità una di loro, strusciandosi contro Alex. Sono vestite come due prostitute. Anzi più che altro sono nude: il tessuto nero che indossano compre a stento alcune parti del loro corpo. Chissà se lo sono davvero. Alzo gli occhi al cielo.
<< Mi dispiace ma la festa è finita. Sparite >>.
<< Chi sei tu? >> dice quella che non ha ancora parlato. Queste due sono sobrie, hanno trovato un pollo da spennare e questo mi fa imbestialire.
<< Io sono la persona che vi farà tanto male se non sparirete immediatamente >> le minaccio.
<< Alexander, dove possiamo andare per avere un po’ di privacy? >> chiede una delle due, ignorandomi.
Alex ridacchia, fa fatica anche ad aprire gli occhi. Alza un braccio indicando un vaso di fiori. Prendo il braccio di una delle due e le lancio uno sguardo assassino. << Ahi, mi fai male! >> si lamenta.
<< Ho. Detto. Sparite >>. Stringo più forte e quella quasi lacrima; la lascio andare. Mi guarda spaventata e poi scappa, seguita dalla sua amica. Mi giro a fissare Alex che si sta accasciando a terra per andare a spiaccicarsi sul pavimento.
<< Come devo fare con te? >> chiedo tra me e me. Lo aiuto ad alzarsi e lo trascino quasi di peso dentro l’ascensore, premo il pulsante corrispondente al nostro piano. Purtroppo durante la salita incontriamo un paio di ospiti che ci guardano turbati. Li ignoro e appena l’ascensore arriva trascino quell’incosciente verso la mia stanza. Lo faccio stendere sul mio letto, ha gli occhi chiusi.
<< Alex? >>.
Nessuna risposta; riprovo a chiamarlo ma niente. Salgo sul letto e ascolto il suo respiro: so che è una cosa stupida, ma sembra morto, quindi voglio controllare. Il respiro è regolare: sicuramente sta dormendo. Gli scosto i capelli neri dal viso: ha un velo di barba, le palpebre abbassate, le labbra socchiuse. Sembra così indifeso! Non so perché ma mi sento triste per lui. Perché si è ubriacato in questo modo? Perché sembra che non gli importi di nulla? Scendo dal letto e gli tolgo le scarpe. Poi esco dalla mia stanza e vado a cercare Thomas. Sono ancora con la divisa da cameriera. Lo trovo seduto alla scrivania del suo studio, la porta è aperta.
<< Posso? >> chiedo, esitando sulla soglia.
<< Certo >> risponde quello, riponendo sulla scrivania un foglio che stava guardando. << Tra poco ceniamo, dovresti cambiarti >>.
<< Sono preoccupata >> quasi lo interrompo, avvicinandomi.
<< Per cosa? >>.
<< Alex. E’ molto ubriaco, non so quanti litri di alcol abbia ingurgitato >>.
<< Temo che abbia passato gli ultimi otto anni della sua vita in queste condizioni. L’ebbrezza dell’alcol: anch’io l’ho provata >>. Sospira pesantemente. << Dov’è? >>.
<< L’ho portato nella mia stanza >>.
<< Andiamo >>.
Ci incamminiamo verso la mia suite; una volta entrati ci dirigiamo nella stanza da letto. Alex è nella stessa posizione in cui l’ho lasciato: sembra quasi in coma. Thomas si avvicina e si siede sul letto, accanto a lui; io resto sulla soglia. Giovane e bello, Thomas potrebbe benissimo essere il fratello maggiore del ragazzo disteso sul letto, anziché suo padre; alza una mano e gli scosta i capelli, con tenerezza. << Alex, mi senti? >>.
Nessuna risposta.
<< Alex? >>.
Un borbottio.
Thomas sospira. << Dopo che è morta sua moglie era perennemente in queste condizioni, fin quando non ha deciso di partire >>.
<< E tu l’hai lasciato partire? >>.
<< Certo, è mio figlio, ma la vita è sua. Non mi avrebbe ascoltato se lo avessi costretto a rimanere. Penso che gli avrebbe fatto male stare qui. Troppi ricordi >>. Continua ad accarezzargli i capelli. Sono sorpresa, la mia famiglia non voleva che io lasciassi Forks, nonostante stessi così male lì.
<< Sarò uno stupido ma, sebbene sia ultracentenario, per me resterà sempre il mio bambino >> continua. Lo bacia sulla guancia. Mi si stringe il cuore: Alex è fortunato ad avere suo padre.
Usciamo dalla stanza, chiudiamo la porta e Thomas si accomoda sul divano del soggiorno. Mi siedo di fronte a lui.
<< Oggi è un giorno particolare? >> chiedo.
<< Sì. Questa notte alle tre, saranno passati esattamente otto anni dalla morte di sua moglie, Emma. Te ne ha mai parlato? >>.
<< Mi ha solo detto che era sposato, nient’altro. Com’è successo? >>.
Thomas sembra perso nei ricordi. << Penso che te ne parlerà lui >>.
<< Come fai a saperlo? >> chiedo.
Thomas mi guarda con le sopracciglia sollevate.
Oh, vero che stupida.
<< Il tuo dono >>.
Annuisce.
Thomas riesce a capire le intenzioni delle persone, quello che vogliono fare. Più conosce una persona, meglio capisce che cosa sta per fare. Chi potrebbe conoscere meglio di suo figlio? E’ un dono molto sottile, difficile da capire. E’ una sorta di sesto senso, intuisce se qualcuno accanto a lui vuole fare qualcosa di positivo o negativo. E’ quasi come prevedere il futuro. Quasi. << A volte mentre parliamo a cena, Alex ti fissa. Per me è un libro aperto: so che vorrebbe confidarsi con te. Hai la sua fiducia. Metterebbe la sua vita nelle tue mani senza pensarci un attimo >>.
Resto in silenzio a riflettere sulle sue parole. Alex si fida di me. Qualcuno si è mai fidato veramente di me? Questa persona - che mi conosce da così poco tempo! - metterebbe la sua vita nelle mie mani. Chi dei miei fratelli lo farebbe? Loro non hanno mai completamente creduto in me, hanno accettato la mia presenza solo perché costretti.
<< Non farei mai nulla per mettere la sua vita in pericolo. Eviterei una cosa del genere a ogni costo >>.
<< Lo so. Sto iniziando a capirti di più, Leah. Se tu rappresentassi un pericolo per mio figlio non saresti qui adesso. Sono un genitore iperprotettivo >> scherza, facendomi l’occhiolino.
<< Sembra una minaccia >> dico, ghignando.
Thomas ride. << Non ti minaccerei mai, sei una brava ragazza, piccola mutaforma. Sono felice che le nostre vite si siano incrociate >>.
<< Anch’io >>. E sono sincera: dopotutto non è stata una cattiva idea quella di venire a San Francisco.
 << Sai, tu mi ricordi molto qualcuno >>.
<< Chi? >> chiedo, incuriosita.
<< Conoscevo una donna, una volta. Proveniva da una riserva di nativi americani, proprio come te >>.
<< Spero sia stata più fortunata di me >>.
<< Perché pensi di essere sfortunata? >>.
<< Finora non mi è successo niente di buono nella vita >>.
<< Hai una vita lunga da vivere, vedrai che le cose miglioreranno >>.
<< Parli per esperienza? >>.
Scrolla le spalle. << Un po’. Ci sono stati periodi della mia vita in cui avrei voluto farla finita. Mio figlio è l’unica cosa che mi ha trattenuto. Non so cosa farei se lo perdessi >>.
Stiamo un po’ in silenzio, senza imbarazzo.
<< Quella donna di cui ti parlavo prima, anche lei era una mutaforma >> rivela, spezzando il silenzio.
<< Cosa? >> mi alzo di scatto dal divano. << Com’è possibile? >>.
<< E’ successo molto tempo fa >>.
<< Non avevi detto di non averne mai incontrati? >>.
<< Ho mentito perché ti avevo appena conosciuto e perché dentro di me, mi rifiuto di pensare a quella storia. Scusami. Inoltre, nonostante sia passato un sacco di tempo, non riesco a considerare quella ragazza una mutaforma >>. Thomas sospira.
<< Pensavo di essere l’unica; perché quando mi sono trasformata nessuno sapeva niente? Perché le leggende non ne parlano? Dov’è? >>.
<< E’ morta >>. Ecco, proprio la risposta che temevo. Mi siedo di nuovo sul divano, affranta.
<< Ti prego, raccontami >> lo supplico.
Thomas fa una pausa, fissa un punto della parete dietro di me e inizia a parlare. << Si chiamava Ayana. Era una delle più belle creature che avessi mai visto. Non abitava con la sua gente, la sua famiglia aveva deciso di andarsene dalla riserva e di trasferirsi in un tranquillo paesino del Maine, vicino al mare. Il caso volle che anche io vivessi in quel paesino. Sai, cercavo di non dare nell’occhio, i Volturi avevano ricominciato la caccia al licantropo. Ci sono periodi in cui ci ignorano e periodi in cui cercano di sterminarci. Credo che siano convinti di averci ormai annientati quasi tutti. Torniamo a noi: Alex era in giro per il mondo con sua moglie e io vivevo in questo paesino. Un giorno incontrai questa meravigliosa ragazza. Non vorrei sembrare vanitoso come Alexander, ma sicuramente fu molto colpita da me. Iniziammo a vederci tutti i giorni; ovviamente la sua famiglia non sapeva nulla, i suoi genitori erano molto severi. Ci amavamo, volevamo stare insieme. Le confessai persino il mio segreto, sicuro che non l’avrebbe mai rivelato a nessuno. Circa un anno e mezzo dopo il nostro primo incontro, quando stavamo progettando di scappare e partire, Ayana sparì per due giorni. Ero preoccupato, aveva sempre trovato il modo di avvertirmi quando non potevamo incontrarci ed ero sicuro che non avesse l’intenzione di abbandonarmi, o l’avrei capito, grazie al mio dono. Era stata una cosa non programmata, improvvisa. Così il terzo giorno non resistetti e andai a casa sua, mandando al diavolo il nostro segreto. Capii immediatamente che c’era qualcosa che non andava: in quella casa non trovai delle brave persone. C’erano i suoi genitori e suo fratello che era più grande di lei. Quella gente mi cacciò, ma io entrai di prepotenza nella loro casa. Domandai loro dove fosse Ayana e confessai di essere il suo fidanzato: non la presero molto bene. Inoltre mentivano e volevano farmi del male. Così fui costretto a usare le maniere forti. Ti risparmio la parte in cui li costrinsi a raccontarmi la verità, non ne vado molto fiero; alla fine cedettero. Ayana non mi aveva mai parlato molto della sua famiglia, sapevo che aveva due fratelli maggiori morti a causa di un “incidente”. La verità era che quella era una famiglia che apparteneva a un clan di nativi americani mutaforma. Ancora non sapevo cosa fossero questi esseri, era una novità per me. Mi raccontarono tutto: un giorno, molto tempo prima, quando vivevano tra la loro gente, il figlio più grande aveva iniziato a trasformarsi in un lupo. Questo ferì i suoi genitori e uccise uno dei suoi fratelli per sbaglio, durante una delle sue instabili trasformazioni; poi si suicidò. Allora i genitori di Ayana decisero di allontanarsi dalla loro gente, nella speranza che quella maledizione non li colpisse più. Quando accadde questa tragedia Ayana era piccola, troppo piccola per ricordare, quindi non sapeva niente dei mutaforma, la verità le era stata tenuta nascosta. Il fatto è che Ayana, dopo che ci vedemmo l’ultima volta, tornò a casa e i suoi genitori la uccisero >>. Thomas fa una pausa, i suoi occhi azzurri sono persi nei ricordi.
<< Negli ultimi tempi mi ero accorto che Ayana stava male, ma non avrei mai potuto immaginare il perché, avevo scoperto il motivo quando ormai lei era seppellita in una fossa. Aveva dei genitori molto “affettuosi”, che avevano intuito i sintomi della sua “malattia” e l’avevano uccisa prima che potesse trasformarsi. Ero sconvolto, furioso, disperato. Li costrinsi a portarmi nel posto in cui l’avevano seppellita, un boschetto: non c’era nemmeno un segno di riconoscimento, ma solo un cumulo di terra fresca appena rivoltata. Erano terrorizzati da me, in realtà volevano uccidermi lì, vicino alla tomba di Ayana. Così li anticipai e fui io a togliere loro la vita: genitori e figlio, anche lui aveva partecipato all’omicidio della sorella, obbedendo ai genitori. Li seppellii lontano da lei. Poi tornai sulla sua tomba e scavai fino a trovare il suo corpo: indossava ancora il vestito con cui l’avevo vista l’ultima volta. Restai pietrificato vedendo il corpo senza vita della ragazza che amavo tanto. La rimisi sotto terra, mi alzai e scappai il più lontano possibile da quel luogo, senza più voltarmi indietro >>.
In questo momento sono io quella pietrificata, a causa di questo racconto.
<< E’ una storia terribile >> riesco a dire, rabbrividendo.
<< Così hai scoperto che sono un assassino >>.
<< Ti assicuro che in questo momento questa è l’ultima cosa a cui sto pensando. In ogni caso non credo che tu sia un assassino. Volevano ucciderti >>.
<< Credo che li avrei assassinati anche se non avessero avuto cattive intenzioni nei miei confronti. Avevano rubato la vita di Ayana >>.
<< Perché si è trasformata? C’erano dei vampiri? >>.
<< Non lo so. In realtà avevo sentito delle scie di vampiri in giro, ma c’erano sempre state e nessuno di loro si era stabilito per molto tempo dalle nostre parti: quindi non lo saprò mai. A volte penso che sia colpa mia. Magari vi trasformate anche a causa nostra. Ho cercato qualche leggenda sui mutaforma dopo questa esperienza che ho avuto, scoprendo tra l’altro che Ayana era una rarità, così come lo sei tu. Tuttavia non ho mai trovato risposta a questa domanda; inoltre il vostro popolo è molto geloso delle sue storie >>.
<< Vorrei poterti dare una risposta, ma io non sapevo neanche della vostra esistenza >>.
<< Lo so Leah, non preoccuparti. E’ successo molto tempo fa, non volevo intristirti >>.
<< Mi sento molto fortunata rispetto a Ayana >> mormoro.
<< Siamo immortali, ma non eterni. Niente è eterno in questa vita. Dobbiamo vivere finché ci è data questa possibilità >>.
<< Tom, hai amato di nuovo dopo Ayana? >>.
Thomas annuisce. << Sì, Leah, sarebbe stato strano il contrario. Ayana sarà sempre parte di me, ho condiviso con lei una minuscola ma intensa fetta della mia vita. Tuttavia bisogna andare avanti, è difficile ma bisogna farlo. Saremo anche dei mostri, ma i sentimenti che proviamo ci rendono umani tanto quanto i mortali >>.
<< Alex non riesce a voltare pagina, vero? >>.
<< Già. E tu Leah? Sei riuscita a liberarti di quello da cui stavi scappando? >>. Thomas mi punta i suoi occhi curiosi addosso.
<< Ci sto provando >> dico, sospirando.
<< Un uomo? >>.
Annuisco. Mi sento così patetica.
<< Sono sicuro che non ti meritasse >>. Thomas mi fa l’occhiolino.
<< Sto iniziando a pensarlo anche io >>.
<< Andiamo a cenare, Leah, sono un po’ affamato e tu? >>.
<< Muoio di fame >>.
Thomas si alza. << Ti aspetto a tavola mentre ti cambi. Le cameriere staranno già portando le pietanze e si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto >>.
<< Arrivo subito >>.
Thomas esce dalla stanza e si chiude la porta dietro le spalle. Resto un po’ a fissare il posto del divano su cui prima era seduto. Sono felice che mi abbia raccontato qualcosa di sé.

Dopo aver cenato piacevolmente con Thomas – che parlando del più e del meno riesce ancora a trovare qualcosa da chiedermi sui mutaforma, anche se ormai credo di avergli detto tutto – entro nella mia stanza. Thomas mi ha chiesto se doveva spostare Alex, ma gli ho detto che poteva lasciarlo lì. Entro nella stanza da letto e trovo il mio amico come l’ho lasciato: posizione supina con le gambe che penzolano dai piedi del letto. Mi siedo sulla poltrona e lo osservo. Continuerà con il suo dolore per tutta la giornata? Mi piacerebbe vedere una foto di Emma. Chissà che aspetto avesse, sono curiosa. Mi sarebbe piaciuto conoscere la donna che per la quale Alex si è ridotto in questo stato, a causa della quale ha lasciato la casa per tanti anni, girovagando per il mondo da solo. Come si sono conosciuti? Quanti anni aveva Emma? Quante volte si sono sposati? Alex era triste perché non poteva avere dei figli con lei? No, non penso che fosse triste per questo. Come trascorrevano le giornate? Da quando ho conosciuto Alex non l’ho mai visto fare qualcosa di serio. Che cosa fa il pomeriggio mentre io lavoro? Perché non lo so? Trascorre molto tempo con me e la notte fa baldoria. Prima della morte di Emma che cosa faceva? E soprattutto, perché mi sto facendo tutte queste domande mentre sono qui imbambolata e lo fisso dormire? Mi si chiudono gli occhi, sono stanca.
 
Sento qualcosa muoversi e mi sveglio. Mi strofino gli occhi e mi sgranchisco gli arti. Ops, mi sono addormentata sulla poltrona; ero messa in una posizione scomoda. Nel frattempo mi rendo conto che i rumori provengono da Alex: è seduto sul letto e lo vedo di profilo. Si tiene la testa tra le mani.
Mi alzo immediatamente. << Alex, stai bene? >>.
<< Che ore sono? >> chiede, piano.
Guardo l’orologio appeso alla parete, sopra la porta.
<< Sono le tre e venti >>.
Alex si tira i capelli arruffati all’indietro con le dita, si alza e esce dalla camera da letto. Cammina avanti e indietro per il soggiorno, come se non potesse stare fermo. Sono allibita, non l’ho mai visto così disperato, come se fosse in gabbia.
<< Alex? >> lo chiamo, sempre più preoccupata. Non mi ascolta. Esce dalla mia suite, lasciando la porta aperta e va nella sua. A destra c’è il letto, ma lui va a sinistra, entra in una stanza. Lo seguo, con passo deciso: siamo in una grande stanza, le pareti sono colme di libri e a sinistra ci sono delle poltrone e un camino acceso. Alex si trova vicino a una scrivania e si sta versando da bere.
<< Alex, stai bene? Ti prego, rispondimi >>.
Niente.
<< Alexander! >> urlo, esasperata.
Prende la bottiglia che ha in mano e la scaglia nel camino, con violenza.
<< Lasciami in pace! >>.
<< No >> dico, determinata.
<< Voglio stare da solo >> dice, gelido, prendendo un’altra bottiglia e versandosi da bere in un bicchiere.
<< No >> ripeto, avvicinandomi leggermente.
<< Vattene >>.
<< Non puoi stare da solo in queste condizioni >>.
<< Quali condizioni? >>.
<< Guardati. Non so quanto alcol tu abbia ingerito >>.
<< Purtroppo l’effetto è svanito >> dice, svuotando il bicchiere.
<< Eri con due donne che non avevano sicuramente buone intenzioni >>.
Sorride con una faccia da schiaffi. << Cosa? Volevano violentarmi? >> sbotta.
<< Forse derubarti >>.
<< Non credo che a qualcuno importi. Non importa nemmeno a me >>.
<< A me importa >> dico in fretta.
Alex mi fissa. << Non capisco perché dovrebbe importarti >>.
<< Perché sei mio amico >>.
<< Non ho bisogno di amici. Ho bisogno solo di bere >>.
<< Alex, so che questo è un giorno difficile per te … >>.
<< Tu non sia niente di me. Niente >> mi interrompe, parlando con cattiveria.
Sta cercando di allontanarmi. Non ci riuscirà. << Solo perché tu non vuoi che io sappia. Non parli quasi mai del tuo passato, di tua moglie >>.
<< Non voglio parlarne >> dice, brusco.
<< Tu ti fidi di me >> mi viene da dire. Non so perché lo dico: Tom mi confida una cosa e io vado subito a spiattellarlo in faccia all’interessato; ma Alex si sta comportando come uno stupido, quindi in questo momento non voglio pensare al perché delle mie azioni.
<< Io non mi fido di nessuno >>.
<< Alex, ascoltami. Se vuoi parlarne, io sono qui, per te >> sussurro, avvicinandomi a lui.
<< Lei è morta, Leah. Esattamente otto anni fa>> dice agitato, allargando le braccia. << Morta. Che altro c’è da dire? >>. E’ così arrabbiato! Così diverso dal solito Alex, quello che vive con spensieratezza e senza curarsi del domani. Riempie di nuovo il bicchiere, lo svuota, e poi lo lancia con forza nel camino. All’improvviso prende la scrivania e la ribalta, facendo cadere tutto quello che c’è sopra. Poi si avvia verso il camino e prende a calci le poltrone, distruggendole.
<< Distruggere tutto ti fa sentire meglio? >> sbotto.
Vado verso di lui, determinata, e lo afferro per il braccio.
<< Fermati >> gli ordino.
Cerca di liberarsi strattonando il braccio, così gli afferro anche l’altro.
<< Si può sapere che cosa vuoi da me? >> mi urla, fuori di sé.
D’istinto, senza riflettere, gli do uno schiaffo. Sembra riprendersi, mi guarda con gli occhi sbarrati.
<< Ti stai comportando come un bambino! Pensi di essere l’unico in questo mondo che ha perso qualcuno che amava? >> dico, alzando la voce. Ripenso alla tragedia di Thomas, a mio padre.
Esita, ma poi risponde. << No, ma non mi importa degli altri. E’ il mio dolore quello che conosco e quello con cui devo fare i conti ogni maledetto giorno. Mi serve dell’alcol >>. Inizia a cercare tra le bottiglie riposte in una vetrinetta.
<< Bugiardo, tu non sei così egoista e bere fino a star male non ti aiuterà >>.
<< Sì che lo sono! Allora dimmi, Leah, che cosa mi aiuterebbe?! >> esclama, amareggiato.
Prende una bottiglia ed esce dalla stanza: lo imito. Entra nell’ascensore e inizia a scendere. Resto imbambolata a fissare l’ascensore chiuso quando sento dei passi alle mie spalle.
<< Dovresti seguirlo >>. E’ Thomas.
<< Non so se sia una buona idea >>. Mi giro a guardarlo.
<< Lo è >> mi incoraggia.
Annuisco e decido di prendere le scale. Salto quattro gradini alla volta: essendo notte fonda non c’è nessuno, quindi posso permettermelo. Esco dall’hotel e lo vedo camminare per strada, non è molto lontano. Lo seguo accelerando il passo, imperterrita e decisa a farlo ragionare.
<< Smettila di seguirmi. Voglio stare da solo, lo capisci? >> sbotta, quando l’ho quasi raggiunto.
Rallento il passo, camminando leggermente dietro di lui. << Non credo che quella bottiglia ti basterà per tornare privo di sensi come qualche ora fa, considerando anche che smaltisci l’alcol in fretta >> osservo, con calma. All’improvviso si ferma in mezzo alla strada e si siede a terra, continuando a bere. Poi si sdraia completamente, supino, e chiude gli occhi.
<< Ehm, certo … se vuoi che qualcuno ti investi questa è la soluzione migliore >>.
<< Non ho mai desiderato uccidere qualcuno quanto desidero uccidere te adesso >>.
Mi siedo accanto a lui, alla sua destra. << Non vuoi davvero uccidermi, dopo staresti peggio >>. Mi sdraio anche io con il viso rivolto verso di lui.
Alex apre gli occhi e gira la testa per guardarmi. << Perché mi segui? >> sussurra.
<< Non voglio lasciarti solo. Voglio aiutarti >> rispondo, cocciuta.
<< Nessuno può aiutarmi >>. Alex guarda verso il cielo. Una lacrima scende dal suo occhio destro, quello che riesco a vedere dalla mia visuale. Ecco Alexander senza barriere con cui difendersi. Posso percepire il suo dolore, la sua solitudine, le sue paure. Non ho mai sentito qualcuno così vicino come sto sentendo lui, adesso. Quasi con il timore di essere respinta, allungo la mia mano sinistra per prendere la sua destra. La sfioro per poi prenderla con delicatezza. Non mi respinge ma la stringe forte, come se gli desse conforto. Le sue lacrime continuano a scendere, silenziose. Così giro la testa anche io e guardo verso il cielo nero, mentre continuiamo a tenerci per mano. Passano diversi minuti. Che strano, sono sdraiata in mezzo alla strada di una grande città, di notte, con un licantropo instabile, ma mi sento in pace con me stessa. Per fortuna mi sono messa una maglietta arancione, almeno se passa una macchina mi vede, non come quello sconsiderato di Alex che è vestito di nero.
<< La amavo >> sussurra, spezzando il silenzio.
<< Lo so. Deve essere stata una donna fortunata, essere amati così non capita a tutti >>.
<< Lo siamo stati entrambi >>.
<< Come l’hai incontrata? >>.
Lo guardo: non piange più. << L’ho incontrata a un ballo >>.
<< Un ballo? >>.
<< Sì, un ballo. Avevo vent’anni e mio padre e io vivevamo ancora a Londra >>.
<< Londra, la tua città natale >>.
<< Sì >>.
<< Non si sente molto dal tuo accento. Ti va di continuare a raccontare? >>.
<< Ero ancora umano e mi piaceva divertirmi … >>.
<< Che novità >> lo interrompo.
Le labbra di Alex si incurvano leggermente verso l’alto. Finalmente una reazione che mi piace, un debole sorriso. Da quando mi piace vedere qualcuno che sorride?
<< Non come adesso. A quei tempi mi divertivo veramente. Ero a una festa, stavo danzando con una ragazza e mi stavo annoiando a morte quando vidi Emma. Mi colpii immediatamente e pensai “Deve essere mia”. Così andai da lei e le chiesi di ballare, ma lei rifiutò >>.
<< Deve essere stato un duro colpo per te >> scherzo.
<< In realtà più tardi, quella sera, la baciai >>.
<< Come?! Che precocità! >>.
<< La baciai in giardino. Lei non si tirò indietro. In quel momento credevo che sarebbe stata una ragazza di passaggio, mi piaceva, ma ancora non la conoscevo. Non avevo neanche intenzione di conoscerla. Era molto bella, ma la bellezza stanca con il tempo, non ci si fa più caso a un certo punto, passa in secondo piano >>.
<< Che Don Giovanni. Volevi sedurre una rispettabile signorina! E alla fine non fu una di passaggio >>.
<< E’ vero, volevo solo sedurla. Me ne infischiavo di tutte quelle regole che c’erano a quei tempi. Ero terribile. Emma però era diversa dalle altre. Con lei mi sentivo completo, non avevo mai provato niente del genere nei miei vent’anni. Non riuscivamo a toglierci le mani di dosso e non riuscivamo a stare lontani >>.
<< Le mani di dosso? Alex, vergognati! >> scherzo.
<< Infatti non avrebbe dovuto essere così, ma Emma non era esattamente una fanciulla come tutte le altre. Tra noi non c’era solo attrazione fisica, c’era molto di più. Stavamo insieme soltanto da un mese quando mi rivelò il suo segreto. Aveva conosciuto mio padre e aveva capito che era un licantropo. Anche mio padre aveva capito che lei lo era, infatti mi aveva messo in guardia, ma a me non importava, ho aspettato che fosse lei a dirmelo; quindi quando mi confidò il suo segreto non fu una sorpresa. Da quel momento in poi diventammo inseparabili, una cosa sola. Un anno dopo le chiesi di trasformarmi: sapevo che lei non mi avrebbe mai chiesto una cosa del genere, anche se ero sicuro che volesse vivere con me per sempre. Inizialmente rifiutò, soprattutto sapendo che Thomas era contrario. Poi riuscii a convincerla: l’idea di perdermi la spaventava troppo. Così una sera d’estate, durante la Luna Piena, si trasformò e mi morse. Fortunatamente riusciva a controllarsi, era già un licantropo da molti secoli. La mattina, mi trovò svenuto nel posto in cui mi aveva morso. Mi portò a casa sua e mi mise a letto. Viveva con il suo piccolo branco, uno di loro fingeva di essere suo padre, gli altri i fratelli; si erano integrati molto bene nella società. Non ricordo molto bene cosa accadde dopo che mi portò a casa sua, so solo che mio padre venne a trovarmi spesso e una volta litigò con Emma. Io deliravo, avevo la febbre altissima e dolori in tutto il corpo. Dopo una settimana infernale guarii e mi accorsi di essere diverso. I miei sensi erano affilati, ero più forte, più agile e mi sentivo invincibile, come un Dio. Ero rinato. Mio padre non mi parlò per un po’, poi mi perdonò: dopotutto sapeva che sarebbe successo. Una sera, mentre stavo tornando a casa dopo essere stato con Emma, accadde qualcosa di strano: iniziai sudare e a tremare. Il corpo mi doleva e le ossa sembravano rompersi. Mi accasciai a terra e poi non ricordo più niente. So solo che mi svegliai nudo e in stato confusionale. Accanto a me c’erano due cadaveri >>.
<< Fu a causa del tuo dono? >> sussurro.
<< Non credevo che avrei avuto un potere. Emma mi aveva promesso che sarebbe rimasta con me durante la Luna Piena, per assicurarsi che non facessi del male a nessuno, essendo i neonati come degli animali, senza consapevolezza di sé. Tuttavia non sapeva che avessi questo dono. Nessuno di noi lo sapeva; così uccisi per la prima volta nella mia vita >>.
<< Non potevi prevederlo >>.
<< No, non potevo, eppure mi sentii male ugualmente >>.
<< Hai ucciso ancora dopo quella volta? >> sussurro, temendo la sua risposta.
Alex abbassa lo sguardo e poi si alza, lasciando la bottiglia in mezzo alla strada. Mi alzo anche io.
<< Alex? >>.
Alex esita, poi inizia a camminare. Resto ferma in mezzo alla strada, interdetta.
<< Vieni? Credevo che non ci tenessi a farti investire >>.
Mi affretto e lo affianco. Iniziamo a camminare per quella strada deserta, senza una meta.
<< Vuoi rispondere? >> chiedo, impaziente.
<< Non mi va >>.
<< Non puoi non dirmi qualcosa solo perché non ti piace >> protesto.
<< Perché non posso? Ho forse il dovere di dirti tutto di me? >>.
<< Non dovrebbe essere un dovere >> dico, ferita.
Alex si ferma di scatto. Ha un’espressione tetra. << Hai ragione, scusami. Non voglio dirtelo perché poi non mi guarderesti allo stesso modo. Sono vigliacco >>.
<< Che cosa stai blaterando? >>.
<< Sì, Leah. Ho ucciso altre volte >> ammette guardandomi negli occhi, triste e diffidente.
<< Non importa >> dico, sincera.
<< Cosa? Non vuoi indagare ulteriormente sulle mie uccisioni? >> chiede. Sembra così distante da me.
<< No. Non voglio sapere. Non oggi >>.
Riprendiamo a camminare in silenzio. Alex tiene le mani nelle tasche dei jeans, le spalle leggermente curvate. Sono meravigliata, inizio a pensare che tenga la mia opinione in grande considerazione. Ha ucciso altre volte, non so né in che circostanze né perché. Tuttavia perché dovrei giudicarlo? Siamo tutti bravi a giudicare, è quello che la gente ha sempre fatto intorno a me, ha sempre e solo giudicato. Chi siamo noi per puntare il dito contro gli altri? Io conosco questo Alex: ha dei difetti come tutti, ma è buono, non farebbe mai del male a nessuno. Non posso cambiare la mia opinione su di lui solo a causa del suo passato.
Arriviamo fino alla spiaggia, siamo molto veloci. E’ ancora buio, tuttavia non penso che manchi molto all’alba. C’è poca gente in giro.
<< Sai, la prima volta che Emma e io ci siamo sposati è stato in una spiaggia: uno dei giorni più belli della mia vita >> mi confida, con nostalgia.
<< Vi siete sposati molte volte? >>.
<< Sei volte >>.
<< Che accadde quando scopriste del tuo potere? >>.
<< Inizialmente fui preso dal panico ma Emma mi aiutò grazie al suo dono >> dice, guardando un punto in lontananza, con il viso rivolto verso il mare.
<< Che dono? >>.
<< Lei aveva uno scudo che la rendeva invulnerabile ai poteri degli altri. Ad esempio, mio padre non poteva usare il suo dono con lei >>.
<< E questo come ti aiutò? >>.
<< Emma poteva estendere il suo scudo sugli altri. Tutti quelli che erano sotto lo scudo potevano condividere i loro poteri >>.
Questa specie di scudo mi fa pensare alla succhiasangue che Sam ha ucciso qualche mese fa. Il suo potere non era poi così unico.
<< E’ un dono molto potente >>.
<< Poteva mantenerlo solo su una o due persone alla volta per parecchio tempo, però se le persone aumentavano non ci riusciva più >>.
<< Questo significa che chi stava sotto lo scudo con te poteva trasformarsi quando voleva, sfruttando il tuo dono? >>.
<< Proprio così. Emma diventò la mia ombra. Non potevo neanche fumare un sigaro o fare la doccia in pace, perché lei era sempre lì con me (non che la cosa mi dispiacesse). Appena sentivo che stavo per trasformarmi ecco che estendeva lo scudo e si trasformava anche lei. Mi aiutò tantissimo e riusciva quasi sempre a tenermi sotto controllo; nessuno avrebbe mai fatto tanto per me. Impiegai cinque anni per raggiungere il controllo della mia mente. Di solito ce ne vogliono una decina per iniziare ad acquisire consapevolezza di sé, ma dal momento che mi trasformavo spesso ci misi di meno. Poi iniziai a controllare il mio potere: non è stato facile domarlo >>.
Alex sembra perso nei suoi ricordi. Il mare fa un buon odore. Le onde che vanno a morire nel bagnasciuga mi fanno pensare ai pomeriggi che passavo con Sam alla spiaggia di La Push. Non voglio pensarci. Cerco di sforzarmi e di dirottare i miei pensieri su Alex.
<< Pensi spesso a lei? >> chiedo. Che domanda sciocca.
<< Ogni giorno >> sussurra lui. << Mi manca ogni cosa di lei >>.
<< Alex, penso che tu dovresti lasciarla … andare >>.
<< Credi che non lo sappia? >> sbotta, quasi arrabbiato. << Non ci riesco >> sussurra, con gli occhi lucidi, evitando il mio sguardo. << Lei vive in ogni cosa. C’è sempre qualcosa che me la fa ricordare >>.
<< Sono sicura che un giorno riuscirai ad andare avanti. Non dovrai dimenticarla, ma la sua assenza non farà più così male. Magari incontrerai qualcun’altra, ti innamorerai di nuovo e sarai felice >>.
<< Non so se sarò capace di rendere felice qualcuno >>.
<< Perché dici questo? >> chiedo, sconvolta dalla sua fragilità.
<< Nell’ultimo periodo Emma era cambiata, non mi amava più. Era infelice con me, ne sono sicuro. Era distante, nervosa e distratta. Litigavamo spesso e non capivo nemmeno io il perché >>.
Si ferma, per non far tremare la voce.
Finalmente incrocia i miei occhi e mi fissa: ha lo sguardo di un uomo perso. << Un giorno litigammo duramente. Mi disse che avrebbe voluto non incontrarmi mai, che ero stato lo sbaglio più grande della sua vita, che con me si sentiva in gabbia, che era stanca di questa vita. Ti rendi conto? Dopo tutti i secoli passati insieme, mi disse queste parole. Non riuscivo quasi a credere alle mie orecchie. Dopo il litigio uscì da casa, furibonda, ed io passai tutto quel giorno a bere, triste e infuriato allo stesso tempo. Poi quella notte … >> si ferma, incapace di continuare.
<< Come accadde? >> mormoro.
<< Si … si … suicidò >>. Non riesce quasi a dire la frase, i suoi occhi si riempiono di lacrime.
<< Come? >> chiedo, agghiacciata.
<< Con il fuoco. Ho stretto tra le braccia il suo corpo carbonizzato >>. Le lacrime iniziano a sgorgare dai suoi occhi.
Non so che cosa fare così, d’impulso, gli metto le braccia attorno al collo e lo stringo a me. Alex mi abbraccia stretta, piangendo sulla mia spalla. Il cuore mi batte forte, sono triste e confusa. Scende qualche lacrima anche dai miei occhi. Dopo una decina di minuti Alex smette di piangere e si stacca da me.
<< Non deve essere un gran bello spettacolo vedere un uomo che piange come una femminuccia >>.
<< Ti sbagli. Stai provando dei sentimenti, non è giusto trattenerli solo perché è poco virile mostrarli. >>.
<< Sai, mi sento meglio adesso, più leggero >>.
<< Ne sono felice. Grazie, Alex >>.
<< Per cosa? >>.
<< Grazie perché ti fidi di me >>.
<< Non ringraziarmi, non so nemmeno io il motivo >> scherza.
<< Anch’io mi fido di te >>.
<< Lo so >>.
Alex si passa le mani negli occhi e poi ride.
<< Che cos’hai da ridere? >>.
<< E’ buffo >>.
<< Cosa? >> dico, mentre l’ombra di un sorriso inizia a formarsi anche sulle mie labbra.
<< Questa è la prima volta in otto anni in cui durante questo giorno sono lucido. Gli altri anni ho combinato di tutto >>.
Lo guardo accigliata.
<< Non fare quella faccia. Un giorno ti racconterò, adesso mi sento sfinito >>. Sospira e si siede sulla sabbia, appoggiandosi indietro sulle mani e allungando le gambe in avanti.
Mi siedo anche io accanto a lui, a gambe incrociate.
<< Sono felice che tu stia meglio >>.
<< Ho i miei giorni bui >> borbotta.
<< E che giorni >>.
<< Ammiro il fatto che tu mi sia rimasta accanto. Sei più testarda di quanto pensassi >>.
<< Vedo che i demoni sono spariti e stai ricominciando a fare il simpatico >>.
<< Mi sono rammollito troppo nelle ultime ore >>.
<< Non preoccuparti, non lo dirò a nessuno >>.
Facciamo una pausa, fissando il mare. Dopo un po’ mi giro verso di lui. << Vedrai che con il tempo ti aggrapperai ai ricordi migliori di lei >>.
<< Ci sto già provando, però ognuno di questi è rovinato da quel “Vorrei non averti mai incontrato” >> il suo viso si rabbuia di nuovo.
<< Perché non mi racconti di quella volta in cui hai preso a calci la macchina di un tizio per gelosia? >>.
Il viso del licantropo si rasserena un po’. << Leah, quell’uomo le aveva fatto delle proposte indecenti. Così ho deciso di lasciargli un messaggio: non provare a portarti a letto la donna degli altri. Ti assicuro che non sono così geloso come dicono gli altri … >>. All’improvviso si blocca e si mette una mano sulla fronte.
<< Che c’è? >>.
<< I miei amici. Sicuramente stanno venendo perché non ho risposto alle loro chiamate. Cercheranno di tirarmi su tutto il giorno ed eccetera eccetera >> si lamenta.
<< Lo fanno perché ti vogliono bene >>.
Emette un sospiro. << Perché non sono rimasto in Europa? >>.
<< Sei irriconoscente >> lo rimprovero.
<< Lo so >> borbotta. << In realtà voglio loro un gran bene ma sai come sono gli amici, no? >>.
Bella domanda. Lo so? Non credo proprio. Cambio discorso. << Sei stato in Europa per tutti questi anni? >>.
<< Non solo, ho girovagato un po’ per il mondo >>.
<< Io non sono mai stata da nessuna parte. Com’è l’Europa? >>.
<< Meravigliosa, quando sei nello stato d’animo giusto per apprezzarla e se ti tieni alla larga dall’Italia e dai succhiasangue. Dovresti andarci >>.
<< Un giorno lo farò >> dico, invidiandolo.
<< Magari ci andremo insieme >>. Mi guarda sorridendo e poi torna a fissare il mare.
Offriamo il viso ai pallidi raggi del Sole, sta albeggiando. Riesco a vedere il Golden Gate Bridge: non posso ancora credere di essermi buttata da lì. Quanto è cambiata la mia vita! Ho trovato un vero amico. Il Sole inizia a far risplendere il mare: è uno spettacolo. E’ l’alba di un nuovo giorno.

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Capitolo 14
*** 14.Don't Stop Me Now ***


Non so perché ma oggi non ho proprio voglia di alzarmi. Fisso il soffitto, sdraiata sul divano, e conto i secondi che passano, scanditi dal costoso orologio a pendolo del mio soggiorno. Dov’è quel maledetto licantropo quando serve? Sono passati parecchi giorni da quando mi ha confessato qualcosa sul suo passato e su sua moglie, è passato persino il Ringraziamento: è stata una bella giornata, Thomas ha tagliato il tacchino e Alex ed io abbiamo battibeccato come sempre. Natale si avvicina e questo mi rende malinconica. Una volta, quando c’era mio padre, quando avevo un fidanzato perfetto, quando la mia vita andava a gonfie vele, amavo il Natale. Il giorno dell’anniversario della morte di Emma sono venuti tutti gli amici di Alex per cercare di consolarlo. Alex ha sorriso stancamente e, nonostante avesse passato la notte a sfogarsi con me, è rimasto mesto per tutto il giorno. Beatrix mi ha detto che il fatto che non fosse ubriaco a fare chissà cosa e che fosse capace di sostenere una conversazione era una cosa positiva; siamo rimasti tutto il giorno insieme e poi la sera i licantropi sono andati via. Adesso Alex è tornato a essere lo stesso di sempre: litighiamo, ci picchiamo e passiamo molto tempo insieme. Dov’è sparito questa mattina? Stanca di aspettare, mi alzo e vado a cercarlo. Non è nella sua suite. Chiedo alle cameriere in giro, ma mi danno risposte vaghe e che sfiorano la scortesia: so che la maggior parte di loro mi invidia e crede che abbia chissà quale relazione con quel licantropo. Non potrebbe esserci niente di più lontano dalla verità. Mi trovo nella hall e alcune persone mi guardano alzando le sopracciglia: è dicembre e io indosso una maglietta blu a maniche corte, un paio di pantaloncini neri e le scarpe da ginnastica bianche. Non sento più freddo da tanto tempo, ormai. Inoltre non mi sono mai curata molto del mio abbigliamento. Lego i capelli facendo una coda e cerco di distinguere qualche rumore che potrebbe indicarmi la presenza di Alex. Niente di niente. Decido di usare l’olfatto; c’è molta gente, ci sono diversi odori, ma poi riesco a trovarlo. Il suo odore è … afrodisiaco. Aspetta, ma cosa sto pensando?! Afrodisiaco? Seriamente? Devo aver sbattuto la testa. Sono tentata dal darmi un pugno per vedere se il mio cervello riprende a funzionare. Inizio a seguire la scia, che mi porta fuori dall’hotel. Non è la cosa più facile del mondo distinguerla in una grande città, ma ci riesco perché la conosco benissimo. Inizio a camminare a passo veloce. Non è una bella giornata, sembra che stia per piovere da un momento all’altro e la pioggia rovinerebbe la mia ricerca. Incontro molta gente: il caos di una città in fermento. Dopo circa mezz’ora inizio a chiedermi per quale motivo io stia seguendo la scia di un maledetto licantropo. Dopo quaranta minuti inizio a pensare di tornare indietro. Al quarantacinquesimo minuto sto per farlo, ma mi accorgo di essere arrivata in una zona residenziale. Iniziano a cadere delle gocce dal cielo e poi si scatena un temporale. Resto ferma, sotto la pioggia, a maledirmi. Ecco che succede quando non si ha niente da fare: vengono in mente idee poco brillanti, come quella di seguire una scia di un licantropo invece di chiedere informazioni su dove si trovi al padre. E adesso? Cammino un altro po’ mentre le grosse gocce di acqua mi cadono addosso, inzuppandomi. All’improvviso mi fermo perché un suono attira la mia attenzione. E’ il suono di un violino. Non sono mai stata appassionata di musica, ma questo suono così struggente e passionale mi attira. Mi avvicino verso la casa da cui proviene la melodia, è un po’ lontana da dove mi trovo io, ma la raggiungo subito, grazie alle falcate delle mie lunghe gambe. E’ una casa bianca, mastodontica, in stile liberty e con le finestre verdi, preceduta da un grande giardino e circondata da un cancello abbastanza alto. Si trova un po’ in disparte rispetto alle altre case; sembra la più grande e quella con il giardino migliore. Mi fermo lì davanti, come una scema. Dalla finestra si vede chiaramente un ragazzo che suona il violino. E’ alto, magro, con i capelli neri ricci e ha gli occhi chiusi: sembra concentrato. E’ Alex! Il cancello è aperto, quindi entro, lo richiudo alle mie spalle e corro verso la finestra. Improvvisamente Alex si ferma, apre gli occhi e si gira verso di me: mi avrà sentito correre. C’è una traccia di stupore nei suoi occhi. Viene ad aprire la finestra e io la scavalco.
<< Che ci fai qui? >>. Bel modo di salutarmi. Chiude la finestra dietro di me.
<< Credevo che fosse segno di buona educazione far entrare la gente dalla porta >>.
<< Sì, ma è così prevedibile. Se entri dalla finestra fa più effetto >>.
<< E su chi dovrei fare effetto? >>.
<< Su di me >>.
<< Ok, mi arrendo, sono troppo arrabbiata per intraprendere una discussione priva di senso con te >>.
<< Come mi hai trovato? Sei venuta a piedi? >>.
<< Ho seguito la tua scia. Certo che sono a piedi! >>.
<< Hai seguito la mia scia? Leah, ti sei data allo stalking? >>.
<< Ah - ah. Non fa ridere >>.
<< Che fai qui? >>.
<< Ti cercavo, no? Tonto >>.
<< Come mai? >> chiede, con un’espressione da ebete.
Alzo gli occhi al cielo. << Mi dai qualcosa per asciugarmi? Sto bagnando il pavimento >>.
<< Avresti dovuto prendere una delle nostre macchine, c’è una tempesta là fuori >>.
Gli lancio un’occhiataccia.
Alex sospira e posa il violino su un tavolo mezzo rotto. << Arrivo subito >>. Sparisce dietro a una porta sulla sinistra. << E chiudi il cancello, l’hai dimenticato aperto! >> gli urlo dietro.
 Mi guardo attorno: sono nel soggiorno di una casa molto costosa, è evidente; ed è altrettanto evidente che in quel soggiorno regna il caos. Ci sono quadri a terra, mobili rotti, un tavolo di vetro spaccato. Più in fondo c’è la cucina, l’unico spazio con un minimo di normalità in quell’ambiente. E’ tutto sporco e distrutto: abbandonato, ecco l’aggettivo giusto. Alex torna con un asciugamano e una tuta blu.
<< Tieni >>.
Li afferro e resto ferma. Lui riprende il violino e inizia a girare gli spartiti che si trovano su un leggio davanti al divano. Come fa a suonare tranquillamente dinanzi a quel disastro?
<< Quindi tu suoni il violino? >> chiedo, stupita.
<< Ci provo. E’ da quando me ne sono andato che non tocco uno strumento >> sembra perso in un mondo tutto suo.
Concentrato, riprende a suonare. Nel frattempo mi cambio, spostandomi dalla finestra. Appoggio i miei vestiti sulla spalliera di un’antica sedia non rotta e appoggiata alla parete dietro di lui: non voglio interromperlo per chiedergli dove appoggiarli. Mi tampono i capelli e poi mi siedo su quella stessa sedia, dietro di lui. Appoggio la testa contro la parete, chiudo gli occhi e ascolto. Non ho mai ascoltato musica del genere, non so perché. E’ così triste: in quel suono ci sono più emozioni di quanto potrebbero esprimere delle parole. Sono così piacevolmente colpita! Alex sa fare qualcos’altro oltre a bighellonare. Forse questa è casa sua. Forse ci viveva con Emma. Come deve essere svegliarsi la mattina con Alex accanto? Magari le preparava la colazione, dopotutto sa cucinare. Una volta ha preparato la cena per me e Thomas. Immagino una scena familiare: Alex e Emma che cenano insieme, ridendo e scherzando, in un clima piacevole. Magari poi Alex le suona qualcosa e lei lo ascolta, estasiata, e lo fissa con un sorriso sulle labbra, il sorriso di chi osserva una persona amata, come faceva Sam con me. Sam mi amava, probabilmente mi ama ancora, e questa è la cosa che mi fa arrabbiare di più. Ma non mi importa più, io sto andando avanti con la mia vita, davvero. Lui può avere tutti gli imprinting che vuole, per quanto mi riguarda. Non mi ferirà mai più, non riuscirà mai più a schiacciare il mio cuore. Sono migliore di lui e della sua stupida nuova ragazza. Sì, è così.
<< Leah? >>. Alex ha smesso di suonare. << Perché piangi? >>. Apro gli occhi: Alex è girato verso di me e mi sta guardando, con il violino ancora in mano. Mi tocco il viso: è bagnato, sto piangendo. Cerco di asciugarmi gli occhi.
<< Leah? >> ripete.
Alex si avvicina e mi tocca alzare il viso per guardarlo perché è in piedi. 
<< Non è niente >> riesco a dire, ma mi accorgo proprio ora che mi manca la voce.
<< Che hai? >> chiede, preoccupato, sedendosi di fronte a me su un pezzo di divano rotto e posando lo strumento sulle gambe.
<< E’ solo che sei così bravo >> dico, cercando di sorridere.
<< Prima ero veramente bravo, ma dopo tutti questi anni sono un po’ arrugginito >>.
<< Non hai suonato da quando te ne sei andato? Perché? >>.
<< Perché è stata Emma a convincermi a suonare il violino e quando se n’è andata l’ho odiata così tanto che non volevo avere a che fare con niente di quello che la riguardava, cosa quasi impossibile. Aveva rovinato la maggior parte delle cose che mi aveva lasciato. Non mi era rimasto niente >>.
<< Adesso l’hai suonato >> finalmente parlo senza far tremare la voce.
<< Già, mi è venuta voglia >>.
<< Forse stai iniziando a perdonarla >>.
<< Forse sto iniziando a perdonare me stesso >>.
<< Dovresti suonare più spesso, mi piace, sai >>. Sorrido debolmente.
Alex ricambia il mio sorriso e fa una pausa prima di parlare. << C’è qualcosa che non va? >>.
<< Non è niente >> rispondo. Sono così abituata a dire queste parole che lo faccio automaticamente. Alex prende un pacco di fazzoletti dalla tasca dei jeans e me lo porge. Ne prendo uno e mi asciugo il viso.
<< Sai che c’è? Non è vero che non è niente. Sono arrabbiata >>.
<< Ho fatto qualcosa di sbagliato? >>.
<< Non sono arrabbiata con te. Sono davvero arrabbiata >>.
<< Perché? >>.
<< Sam >>.
<< Ah, il tizio misterioso che ha spezzato il tuo cuore di pietra >>.
<< Vorrei strangolarlo >>.
<< Ti va di dirmi cosa ti ha fatto? Ti ha lasciato? Io sono qui per ascoltarti, se vuoi >>.
Esito, ma poi decido di parlare. << Sam è un ragazzo della riserva in cui vivo, o forse dovrei dire “vivevo” >>.
<< E’ un bel ragazzo? >>.
<< E questo cosa c’entra? >>.
<< Curiosità >>.
<< Lo è >> dico, a malincuore.
<< Sai, anche tu non sei malaccio >>.
<< Questa è una delle cose più carine che tu abbia detto sul mio aspetto fisico finora >> borbotto.
Alex sghignazza. << Non è vero! E poi cerco solo di tirarti su di morale >>.
Sorrido. << Stavo dicendo che Sam vive nella mia riserva. Le nostre famiglie si conoscono da sempre e così anche noi. Andavamo a scuola insieme e onestamente ho sempre avuto una cotta per lui. Era un ragazzo molto timido e schivo, ma sempre gentile con tutti. Era sempre il primo ad aiutare qualcuno in difficoltà. Un giorno, quando frequentavamo il liceo, mi chiese se mi andasse di uscire con lui qualche volta; era molto in imbarazzo. Gli dissi di sì, emozionata. Fu solo durante la nostra terza uscita che mi baciò. Eravamo al cinema, lo ricordo ancora come se fosse successo ieri. Così ci mettemmo insieme; ci amavamo ed eravamo felici. Era un fidanzato meraviglioso, andavamo d’accordo e non litigavamo quasi mai. Pranzavamo insieme al liceo, spesso facevamo anche i compiti insieme e la sera uscivamo, a volte con gli altri, a volte da soli. Ci bastava vederci per rendere una giornata perfetta. Eravamo due semplici ragazzi innamorati, così come ne esistono altri migliaia nel mondo. Mi fidavo ciecamente di lui, avrei messo la mia vita nelle sue mani; mi sentivo così protetta e al sicuro! In quei giorni sorridevo spesso e mi imbronciavo raramente. Amavo la vita e fantasticavo sul mio futuro con Sam. Gli donavo tutto quello che avevo, senza riserve e lui faceva altrettanto. Fu proprio quando pensai di aver raggiunto il culmine della gioia che iniziò a comportarsi stranamente. Aveva dei terribili sbalzi d’umore, dei frequenti mal di testa e scottava. Io insistevo per chiamare un medico, ma lui diceva che non era niente. Poi, un giorno, sparì dalla riserva per due settimane: nessuno aveva idea di dove fosse. Ero così preoccupata che quando tornò lo strinsi a me piangendo, senza notare i particolari. Non volle dire a nessuno dove fosse stato o cosa gli fosse successo, nemmeno a me. Avevo l’impressione che mi stesse nascondendo qualcosa di importante. Continuammo a vederci e, a poco a poco, notai tutto: a parte il fatto che scottava incessantemente, era anche diventato più alto e più muscoloso. Tuttavia in lui non erano avvenuti solo dei cambiamenti fisici: si comportava in modo strano. Era più duro, insofferente e taciturno. Aveva lo sguardo di un uomo, non più quello di un ragazzo; un uomo che aveva sofferto. Evitava tutte le mie domande, così provai a dargli un po’ di spazio, continuando ad amarlo e sperando che un giorno si confidasse con me. Non riuscivo a capire cosa gli fosse successo, stavo impazzendo nel tentativo di trovare una spiegazione: temevo che gli fosse accaduto qualcosa di terribile. Sentivo che non sarebbe successo niente di buono. Non molto tempo dopo venne mia cugina Emily a trovarmi, veniva spesso alla riserva, era come una sorella per me. Una mattina Sam venne a casa mia per uscire con me e accadde qualcosa di strano: vide Emily e rimase paralizzato a fissarla. Lo chiamai più volte ma non mi rispose, rimase immobile. Proprio quando iniziavo a preoccuparmi torno in sé, farfugliò una scusa e se ne andò in fretta e furia. Aveva già visto Emily altre volte, prima della sua sparizione di due settimane, ma non aveva mai reagito così. Era tutto privo di senso.  La sera di quello stesso giorno Sam tornò a casa mia chiedendo di parlare con me in privato. Camminammo per un po’ e mi disse che non potevamo più stare insieme. Stava malissimo, lo vedevo, non voleva lasciarmi. Allora perché lo stava facendo? Cercavo di trovare qualche spiegazione ma non mi veniva in mente niente. Tornai a casa devastata >>.
<< Aveva avuto l’imprinting con Emily, vero? >>.
<< Sì >> dico, digrignando i denti. Non potrò mai dimenticare il dolore che mi causò quella sera.
<< E’ terribile >>.
<< Lo è. Un paio di giorni dopo Emily mi confessò che Sam si era dichiarato a lei; fu allora che esplosi. Pensavo: “ Perché Sam mi sta facendo questo?!”. Andai da lui, furiosa, e gli dissi tutto quello che provavo: delusione, rabbia, disgusto. Lo odiavo con tutta me stessa. Sam non cercò nemmeno di giustificarsi. Tornai a casa più distrutta di prima. Passarono diversi giorni e Emily mi giurò che continuava a respingerlo, ma a quanto pare lui era molto insistente. Iniziarono a trascorrere molto tempo insieme. Poi, un giorno, Emily venne aggredita da un “animale” e da quel momento in poi non cercò più di dirmi che rifiutava Sam. Ormai stavano insieme, era evidente >>.
<< Era stato Sam ad aggredire Emily? >>.
Annuisco. << Sì, ma a noi fu detto che l’aveva attaccata un animale. Emily si trasferì nella riserva, era tutto così surreale, sembrava che fossero pronti per sposarsi, quando fino a poco tempo prima lui aveva dichiarato di amare me. Emily chiese il mio perdono ma io non volli nemmeno parlarle. Iniziai a pensare che forse Sam non mi aveva mai amato e che in me ci fosse qualcosa che non andava. Intanto accadevano delle cose strane attorno a me e gli altri ragazzi della riserva iniziavano ad evitarmi e a frequentare Sam e la sua nuova fidanzata Emily. Nessuno era in grado di spiegarmi, non riuscivo a capire perché le persone che mi erano state sempre vicine a un tratto mi avevano escluso dalla loro vita, inventando scuse assurde quelle volte in cui riuscivo a fermarle per cercare di farmi dare una spiegazione. Improvvisamente erano diventati tutti forti, accaldati e muscolosi. Leggevo il senso di colpa nei loro occhi per avermi escluso così, ma continuarono ad allontanarsi da me, fino a quando non rimasi quasi da sola. Avevo solo Seth >>. Sospiro.
<< E poi cosa accadde? >> chiede Alex in un soffio. Sento il suo sguardo su di me, mentre io fisso il vuoto davanti a me.
<< Passò un po’ di tempo e iniziai a sentirmi male anch’io. La rabbia che provavo non accennava a diminuire, anzi, aumentava. All’inizio pensai di avere un’influenza, ma era tutto molto strano. La mia temperatura si alzava sempre di più ogni giorno, mi sentivo spossata. Il mio corpo stava cambiando ed era fuori dal mi controllo. Inoltre ero intrattabile, mi arrabbiavo per qualsiasi cosa. Insomma, mi stavo trasformando e non lo sapevo. Un giorno ebbi una discussione con mia madre e mio padre e ricordo che ero così arrabbiata che iniziai a tremare e non seppi controllarmi. Mi trasformai nel salotto, distruggendo il divano, davanti agli occhi dei miei genitori allibiti. Non so come riuscii a non fare loro del male. Tornai in forma umana dopo qualche minuto. Mia madre mi guardava come se fossi un mostro e mio padre come se fosse la prima volta che mi vedeva. Fu proprio quando incrociai gli occhi di mio padre che questi si accasciò a terra. Morì quasi sul colpo: attacco di cuore >>. Mi fermo, incapace di continuare.
Alex prende la mia mano e la intreccia con la sua. << Mi dispiace tanto, Leah >> sussurra, triste.
<< Ancora oggi penso: se non mi fossi arrabbiata così, non mi sarei trasformata, e magari … >>. Magari lui sarebbe ancora vivo. Mi manca la voce.
<< Leah, non è colpa tua, lo sai >>.
<< Sì, lo so. Ormai l’ho accettato >> tiro su con il naso.
<< E’ così difficile convivere con i rimorsi >>.
<< Lo è. I rimorsi si attaccano alla tua testa e non ti lasciano vivere in pace >>. Faccio un profondo respiro e continuo a parlare. << Ormai è andata così. Subito dopo il funerale di mio padre si trasformò anche Seth. Non so cosa avesse capito di quello che era successo tra me e mamma e papà, così glielo spiegai. Mi disse che non era colpa mia e mi consolò. Le prime settimane da mutaforma non furono per niente facili. Anche Seth e io facevamo ormai parte del branco di Sam, e fu proprio lui che ci insegnò a controllarci. Io non parlavo con Sam da quando mi aveva lasciato, quindi ti lascio immaginare quanto fu difficile per noi dover stare così vicini. Era molto facile lasciar prendere il sopravvento alle emozioni e trasformarsi, quindi avevamo bisogno di qualcuno che ci insegnasse a controllarci. Almeno, finalmente, seppi la verità sull’imprinting e cercai di perdonare quello che lui e Emily mi avevano fatto. Feci anche la damigella d’onore al loro matrimonio >>. Sbuffo, pensando a quel giorno. Perché ho fatto la damigella d’onore? Ancora oggi me lo chiedo. Credo che l’unica risposta possibile sia: autolesionismo.
<< Forse avresti potuto evitare di fare la damigella d’onore >>.
<< Hai ragione >>.
<< Fu così terribile diventare un essere sovrannaturale? >>.
<< Per me fu una tragedia, orribile. Il mio corpo che cambiava, la mia privacy invasa, i membri del branco che non mi sopportavano. Non ero più una donna, Alex. Non lo sono. Non potrò mai avere dei figli, una famiglia. Non mi è stata data scelta. Ogni giorno che passava diventavo sempre più insopportabile, fastidiosa e petulante con gli altri membri del branco. Ce l’avevo con il mondo intero e continuavo a soffrire per tutto quello che mi era successo. Tutti cercavano di tenersi alla larga da me >>.
<< Non c’era nessun lato positivo nell’essere un mutaforma? >>.
<< Oh, uno c’era! >> esclamo. << Ero la più veloce del branco. Amo correre! >>.
Alex mi sorride con affetto e mi scompiglia i capelli. << Ecco, dovresti concentrarti sulle cose positive >>.
<< Non sono molte >>.
<< E i pensieri collegati? Li odi, vero? >>.
<< Parecchio. Grazie a quelli capii cosa fosse l’imprinting: non ho mai percepito niente di così forte. Sinceramente l’imprinting mi spaventa, sapere che la propria vita ruota attorno a una persona in questo modo non è una bella cosa >>.
<< Non è come l’amore? >>.
<< Direi proprio di no. L’amore, per me, è più sincero >>.
<< Sam cosa pensava della tua situazione? >>.
<< Sam mi amava ancora, ma l’imprinting è più forte dell’amore, non ci si può opporre. Si sentiva in colpa e soffrivamo entrambi. Ecco perché quando Jake ha creato un nuovo branco sono stata felice di seguirlo >>.
<< Seguire Jake è stata la scelta migliore che potessi fare, meglio i succhiasangue che sentire costantemente i pensieri di Sam. Hai scoperto altro grazie ai pensieri collegati? >>.
<< Sì, altre cose … ad esempio tutti, nonostante non mi sopportassero, mi trovavano attraente. Cercavano di non pensarci però, per via di Sam e Seth, anche se è quasi impossibile trattenere i pensieri >> dico, divertita.
Alex ridacchia.
<< Lo trovi divertente? >>.
<< Abbastanza >>.
<< Ad alcune persone piaccio, sai >>.
<< Se proprio devo ammetterlo, hai un lato B niente male >>.
Gli do un ceffone sul collo.
<< Ahi! >> esclama, anche se non prova dolore. Ride ancora.
<< Tu pensa al tuo lato B e lascia stare il mio! >>.
<< Ok, come ti pare, stavo solo cercando di essere sincero >> borbotta con un sorriso furbo. << Allora come sei finita qui con me? >>
<< Oh, vero, non hai ancora sentito la parte migliore >> dico, con falso entusiasmo e guardandolo negli occhi.
<< Cioè? >>.
<< Emily è morta qualche mese fa – aggredita dalla “suocera” di Jake - e Sam mi ha detto che per noi poteva esserci ancora speranza >>.
<< Lo amavi ancora? >>.
Esito. << Sì, avrei fatto qualsiasi cosa per sentirmi dire quello che mi ha detto >>.
<< E lui ti amava? >>.
<< Credo di sì >>.
<< Allora perché non state insieme? >> chiede, quasi arrabbiandosi.<< Tu ami lui, lui ama te, qual è il problema? >>.
<< Il problema è che lui è sparito per un po’ e poi è tornato con un’altra ragazza perché aveva avuto un altro imprinting >>.
<< Allora è proprio un deficiente >>.
<< Ha cercato di spiegarmi per l’ennesima volta che non dipendeva da lui, che se avesse potuto avrebbe scelto me, ma io ero stanca, tanto stanca. Così l’ho mandato a quel paese e ho fatto i bagagli >>.
<< Ben fatto, Leah! Meriti di meglio, sei rimasta per troppo tempo attaccata al ricordo della persona che amavi >> sussurra Alex, guardando attentamente il suo violino.
<< Lo stai dicendo a me o a te stesso? >> dico, osservandolo.
Alex alza lo sguardo e mi fissa. << A entrambi >>.
Restiamo in silenzio a fissarci. Poi Alex si schiarisce la voce. << Sai, forse ci stiamo riuscendo >>.
<< A fare cosa? >>.
Alex lascia vagare lo sguardo per la casa. << A voltare pagina. Io non entravo qui dentro da quando lei è morta >>.
<< Io non ho mai parlato di Sam a nessuno >>.
<< Siamo proprio una coppia di sfortunati, tu ed io >>.
<< Una moglie suicida e un ex ragazzo mutaforma con il vizio dell’imprinting >>.
<< Ottimo riassunto >>.
<< Sai cosa ci vorrebbe? Qualcosa di forte da bere >>.
<< Credevo che fossi contraria >>.
<< Lo sono, di solito. Diciamo che è un’eccezione >>.
<< Vieni, dai >>.
Alex si alza e mi fa cenno di seguirlo. Mi guida attraverso la casa e mi fa scendere in cantina. Accende la luce e mi accorgo che non solo ha una cantina piena di chissà quante costose bottiglie, ma c’è anche un’altra stanza in fondo. Sembra una grande stanza di musica, insonorizzata. Almeno questo posto è rimasto intatto dalla sua furia.
<< Che cos’è quella? >>.
Alex segue il mio sguardo e i suoi occhi si intristiscono. << Usavamo quella stanza per suonare. Sai, avevamo una specie di band >>.
<< Cosa? Una band? Chi? >>.
<< Beatrix, William, Edgar e io >>.
<< Come i ragazzini? >> chiedo, ghignando.
<< Già, invece di metterla su durante l’adolescenza l’abbiamo fatto nella senescenza >>.
Inizio a ridere, immaginando un incrocio tra i Rolling Stones e i Bee Hive.
<< Ed Emma? >>.
<< Oh, lei suonava il pianoforte e il violino, si rifiutava di far parte della nostra band. Nemmeno la voleva questa stanza qua sotto >>.
<< Adesso non suonate più? >>.
<< Probabilmente loro continuano a suonare. Lo facevamo per divertirci sai, non per chissà quale scopo >>.
<< Sembra una cosa divertente >>.
<< Lo era >>.
Alex prende un paio di bottiglie e risaliamo.
<< Che cosa facevi tu in questa band? >>.
<< Un po’ di tutto. Cantavo, suonavo la batteria, la tastiera … >>.
Lo guardo sbalordita.
<< Leah, ho avuto un sacco di tempo libero. Interi decenni da riempire con diversi passatempi >>.
Alex apre le bottiglie e me ne porge una.
<< Un’intera bottiglia? >>.
<< Non devi berla tutta per forza, non importa >>.
Sembra una bottiglia piuttosto vecchia, non oso immaginare quanto vali. Ne bevo un sorso.
<< Buono >> è il mio commento.
Alex ridacchia. << Quasi me ne pento di averti dato quella bottiglia, è evidente che non ne capisci molto >> scherza.
<< Non sono certo un’ubriacona come te >> ribatto.
<< E tu, Leah? Cosa ti piace fare? >>.
<< Non ho avuto tutti i decenni che hai avuto tu per accumulare passatempi. Sai, prima l’infanzia, poi l’adolescenza, poi la trasformazione, problemi di succhiasangue … e ora sono qua >>. Continuo a bere.
<< Ti senti un po’ meglio, adesso? >> mi chiede Alex.
Annuisco. << Facciamo un giro della casa? >> propongo.
<< Ok >>.
Saliamo le scale che portano al piano di sopra. << Alex che cosa fai il pomeriggio quando lavoro? >> chiedo, curiosa.
<< Spesso aiuto mio padre, deve incontrare molte persone, è sempre molto impegnato. Altre volte girovago senza meta, fumando il mio sigaro cubano >>.
<< Ti ho visto fumarlo poche volte >>.
<< Perché lo fumo soprattutto quando sono da solo. Il mio sigaro ed io abbiamo bisogno di intimità >>. Ridacchia. << Emma lo odiava così ho preso l’abitudine di fumarlo in solitudine >>.
<< E poi? >>.
<< Bè, da oggi ho ripreso a suonare. Credo che riprenderò anche altri vecchi passatempi. Sai, suonare mi è sembrato persino più piacevole degli incontri pomeridiani che a volte ho avuto con alcune ragazze che mi hanno lasciato il loro numero e che non avrei mai richiamato se non avessi avuto davvero niente da fare >>.
Alzo gli occhi al cielo. << Certo, quello non può mancare mai. Credo che potresti scrivere un diario, faresti concorrenza a Casanova >> dico, sarcastica.
<< Sai, è una buona idea. Però ho vissuto nella dissolutezza solo per questi otto anni, avrò raccolto abbastanza esperienze o devo darmi ancora da fare?  >> chiede, con un tono falsamente preoccupato.
<< Perché invece di dire stupidaggini non cammini? Ci siamo fermati sul pianerottolo >>.
<< Hai iniziato tu! >> si giustifica.
Entra in una stanza e accende la luce. Quasi esclamo per lo stupore appena entro. Ci sono migliaia di foto sparse a terra e strappate, tra un mobile impolverato e l’altro. Noto che la mano di Alex trema un po’, così gliela prendo.
<< Non eri ancora venuto qua sopra quando sono arrivata? >>.
<< No >>.
Prende una delle poche foto intere dal pavimento. E’ stata scattata a Parigi, c’è la torre Eiffel sullo sfondo. In primo piano ci sono due visi: uno è quello di Alex, con i capelli un po’ più corti e un sorriso felice. Accanto c’è una donna. Resto incantata a fissarla. E’ una creatura angelica: ha la pelle rosea e vellutata, i capelli biondi, lisci e lunghi e gli occhi più verdi che abbia mai visto. Sorride, mostrando i suoi denti perfetti. Non riesco a trovare un solo difetto. Deve essere sua moglie. Deglutisco, a disagio, e lascio la mano di Alex, che fissa la foto come imbambolato. Mi guardo attorno e mi accorgo che ci sono pezzi di Alex e Emma ovunque. Raccolgo un’altra foto che non è stata strappata: in questa Alex e Emma si vedono per intero. Lei è molto bassa, sembra una bambina. Si stanno baciando. Mi infastidisco senza nemmeno capirne il motivo e lascio cadere la foto a terra.  << Alex, sei stato tu a combinare il disastro in questa casa vero? Ci vivevi con tua moglie? La donna delle foto? >>.
Alex sembra riscuotersi. << La riposta è “sì” a tutte le domande >>.
Facciamo un giro delle altre stanze: la pazzia distruttiva di Alex le ha colpite di meno rispetto al piano inferiore. C’è una stanza con un pianoforte a coda che è stato risparmiato.
<< Quello era di Emma >> commenta Alex passandoci davanti. Si siede sullo sgabello e lo fissa. E’ una bella stanza, con tante finestre vicino al pianoforte. Tiro via le tende impolverate dalle finestre: sta ancora piovendo ma almeno entra un po’ di luce.
<< Non posso credere di essere qui. Mi ero ripromesso che non ci sarei più venuto >> mormora.
<< Come ti senti? >>.
<< Bene >> dice, sollevato. << Grazie per aver parlato di Sam >> aggiunge.
Scrollo le spalle. << E’ stata una liberazione parlarne >>.
<< Sono sicuro che un giorno troverai qualcun altro che ti amerà completamente, senza che ci siano di mezzo strani eventi lupeschi >>.
<< Sai, questo suona simile a quello che ti ho detto io quando hai parlato di Emma >>.
<< Diciamo che prendo spunto >>. Alex sorride.
<< Non è un po’ strano che noi parliamo di queste cose così importanti? >>.
<< No, non lo è, perché c’è qualcosa tra di noi >> mormora Alex, puntando i suoi occhi su di me. Mi sta guardando in modo strano. Mi viene da distogliere lo sguardo, ma non lo faccio.
<< Sì, tra di noi c’è una guerra. Litighiamo sempre >> scherzo.
<< Ecco, proprio quello che intendevo >> dice con leggerezza, ma mi sembra che stia nascondendo qualcosa.
Gli faccio una linguaccia e mi metto a gironzolare per quella stanza. Ci sono delle librerie piene di libri quasi in ogni parete, anche se molti sono a terra. Mi metto a curiosare.
<< Così quel Sam è stato il tuo unico ragazzo? >> chiede Alex.
<< Già, quindi se vuoi consigli per le tue memorie da Casanova non posso aiutarti >>.
Alex sghignazza.
La verità è che ultimamente il mio amico licantropo sta rallentando i ritmi, non esce più spesso come prima. Sì, porta ancora a casa delle fighe da paura, ma non tutte le sere. Ok, ieri sera ne ha portata una, hanno fatto parecchio rumore nel corridoio, mi hanno svegliata e poi mi sono dovuta riaddormentare col televisore a tutto volume e il cuscino sopra la testa per cercare di non sentire niente. Ma la sera prima, ad esempio, quando mi sono svegliata, l’ho ritrovato sul divano della mia suite che dormiva con la bocca aperta. L’ho svegliato mettendogli dei cereali dentro la bocca e si è infuriato. E’ stato divertente.
<< Come mai stamattina non ti sei fatto vedere? >> chiedo, con tono indifferente.
<< Stanotte ho portato una tipa a casa >>.
Grugnisco come segno di assenso.
<< Assomigliava molto a Emma >>.
Grugnisco di nuovo.
<< Dopo qualche ora lei dormiva e io non ci riuscivo, mi sentivo soffocare in quel letto accanto a quella estranea. Così ho preso la mia macchina … >>.
<< Intendi la Ferrari gialla parcheggiata qui fuori? >>.
<< Sì >> dice asciutto.
<< Ok, vai avanti >>.
<< Quindi ho preso la mia macchina – sì, è una Ferrari, sono fatte per essere comprate, no? - e senza neanche rendermene conto sono finito qui. Sono entrato, ho trovato il libro con i concerti per violino a terra, ho preso il mio violino dalla cassaforte e sono rimasto qui a suonare fin quando non sei arrivata tu. A proposito, hai visto se la bionda se n’è andata? >>.
<< Credo di sì, non ho sentito nessun rumore provenire dalla tua suite. Aspetta, perché tieni il violino in una cassaforte? >>.
<< Forse perché è molto costoso e ci tengo molto? >>.
Lo guardo torva.
Alex sospira pesantemente e io gli do un pugno sul braccio.
<< Ma come hai fatto ad entrare a casa se non avevi programmato di venire? >> chiedo.
<< Con le chiavi, no? >>.
<< E le avevi con te? >>.
<< Erano nella mia macchina >>.
<< Perché dopo tutto questo tempo avevi le chiavi in macchina? >>.
<< La smetti? >> chiede, esasperato.
<< Sono solo curiosa! >> mi difendo.
<< Era la mia macchina e la usavo solo io, tenevo sempre una copia delle chiavi lì perché spesso le dimenticavo. Contenta? >>.
<< Abbastanza >> ribatto, soddisfatta.
Mi accorgo che mancano un paio di quadri alle pareti della stanza. << Cosa c’era appeso lì? >>.
<< Oh, da una parte c’era un ritratto di Emma e dall’altra c’era una foto del nostro ultimo matrimonio>>.
<< Dove sono finiti? >>.
<< Li ho distrutti e buttati >>.
<< Forse dovresti fare qualche corso per il controllo della rabbia >>.
<< Non ho rotto tante cose >>.
<< Hai distrutto mezza casa >>
Alex scrolla le spalle. << Gli oggetti si possono ricomprare >>.
Accanto alla finestra, alla sinistra del piano, c’è un giradischi.
<< Non ne ho mai visto uno! >> esclamo, indicandolo.
Alex si alza dalla sedia. << L’ho comprato negli anni ’60 >>. Si avvicina. << Ha un suono migliore rispetto a quello dei cd di ora >>.
<< Ti va di farmi sentire qualcosa? >>.
Si avvicina a una vetrinetta dall’altra parte della stanza. Apre un’anta e cerca fino a prendere un vinile. Torna verso di me e lo inserisce nel giradischi. Parte una canzone dei Queen: “Don’t stop me now”. Alex inizia a cantare. E’ intonato, ma cerca di farmi ridere facendo delle smorfie. Intanto continuo a bere dalla bottiglia: inizio a sentirmi allegra. Alex canta ancora e mi trascina con lui al centro della stanza per ballare. Rido, cercando di oppormi, ma non ci riesco. Chissà che bello spettacolo siamo: due mezzi lupi con una bottiglia in mano che ballano accanto a un pianoforte durante un temporale. Inizio a cantare anche io e Alex fa una smorfia e fa finta di tapparsi le orecchie. Così canto più forte e gli saltello attorno.
<< Sai, dovremmo sistemare questa casa >> suggerisco, mentre inizia “Somebody to love”.
<< Potrei chiamare le donne delle pulizie >>.
Alzo un sopracciglio. << Perché non ti rimbocchi le maniche e non lo fai tu? >>.
<< Mmm anche questa è una soluzione. Ti andrebbe di aiutarmi? >>.
<< Perché no? Però dovrei chiedere il pomeriggio libero al mio capo >>. Gli faccio gli occhi dolci.
<< Oh, che schifo! Non fare mai più quella faccia. Sei fortunata perché hai un capo molto buono. Allora esco un attimo per fare delle compere e nel frattempo chiamo Camille >> dichiara, con un sorriso.
Alex sparisce e torna dopo mezz’ora. Mi trova nella stanza piena di foto: ho iniziato a impilare quelle buone.
<< Dove sei stato? >> gli chiedo appena lo sento dietro di me.
<< A prendere da mangiare e qualcosa per pulire >>.
<< Ottimo >>.
Mangiamo qualche panino e ci mettiamo al lavoro. Con il giradischi a tutto volume, ascoltiamo non so quante canzoni: Alex le conosce tutte. Il pomeriggio passa in fretta, riusciamo a pulire metà piano di sopra, un ottimo risultato considerando le dimensioni di quella casa, il numero delle stanze e il fatto che non siamo umani. Ci sono molte cose distrutte che devono essere ricomprate. Le ammassiamo in giardino, per buttarle. Alex sembra felice, ha un sorriso soddisfatto e l’espressione rilassata.
<< Vedo che questo pomeriggio ti ha fatto bene >>.
Si stiracchia. << Non mi sentivo così da tanto tempo >>.
<< Anche io >> dico.
<< Adesso che facciamo? >> chiede.
<< Non so, forse dovremmo lavarci. Puzzi >>.
<< Ehi vacci piano, anche tu sei un po’ sudata >>.
<< Che ne dici di tornare? >>.
<< Che ne dici di rimanere qui? >>.
<< Non ho i vestiti >>.
<< Ti direi che non è un problema ma so che mi tireresti qualcosa >>. Alza le mani, con un’espressione innocente sul volto.
Gli lancio un’occhiataccia.
<< Ci sono i miei vecchi vestiti, anche se fanno un odore strano perché sono stati conservati per molto tempo >> dice Alex.
<< E’ da un pomeriggio che indosso questa tuta che odora di naftalina, ormai ci sono abituata >>.
<< Allora andiamo >>.
Ci laviamo a turno e indossiamo dei vestiti di Alex. Mi dice che ce ne sono alcuni di Emma, se voglio, ma non è molto convinto nella sua offerta, inoltre non mi sentirei a mio agio. E poi era così bassa!
<< Sto più a mio agio in questa tuta >> dico. Mi ha dato una tuta rossa e bianca. Lui ne indossa una blu e verde.
<< Certo, sembra un sacco di patate su di te >> mi prende in giro.
<< Almeno eviti certi pensieri impuri >>.
Sbuffa. << Io non faccio pensieri impuri su di te >>.
Chiamiamo Thomas per dirgli di non aspettarci per la cena e continuiamo a mangiare altri panini, seduti sul divano del salotto del piano di sopra. E’ uno dei pochi mobili che si è salvato. << Fortunatamente so quanto mangi e ne ho comprati per dieci persone >> borbotta Alex indicando i panini.
<< Lo dici come se tu mangiassi poco >> ribatto, tirandogli una bottiglia di acqua. La prende al volo.
Improvvisamente suona il mio telefono. Era in mezzo ai vestiti bagnati, che sono ancora sulla spalliera della sedia, al piano di sotto. Scendo e vado a prenderlo. E’ Seth. Rispondo, mi siedo a terra e gli racconto della mia giornata mentre lui mi racconta la sua. Niente di nuovo o di importante. I succhiasangue sono sempre lì, depressi. Mamma e Charlie stanno bene. I mutaforma sono sempre i soliti e sono tanti e poi …
<< Leah, ecco, penso che tu debba saperlo >>.
<< Cosa? >> chiedo.
<< Riguarda Sam >>.
Sbuffo. << Ha avuto un altro imprinting? >> chiedo, sarcastica.
<< No, ecco, lui, ehm … >>.
<< Allora? >>.
Seth sospira. << Sta per avere un bambino >>.
Ci sto un po’ a percepire la notizia.
<< Ah >> è il mio unico commento.
<< Mi dispiace >>.
<< Seth, perché dovresti dispiacerti? Capita >> dico, con una voce che non sembra neanche la mia. E’ finta.
Sento dei passi alle mie spalle, deve essere Alex.
<< Lo so, però lui … >>.
<< Seth, va tutto bene, non devi preoccuparti per me. Adesso devo andare, Alex mi sta chiamando >> mento.
<< Salutamelo >>.
<< Certo, ci sentiamo domani >>.
<< Ti voglio bene >>.
<< Anch’io >>.
Stacco il telefono e fisso il tavolo rotto davanti a me. Dobbiamo proprio sistemare questa stanza. Inizio a vederci sfocato.
<< Leah? Va tutto bene? >>.
Sono seduta a terra, Alex si avvicina, in piedi. Viene da dietro. Alzo la testa per guardarlo, alla mia destra. << Certo che ti piace proprio origliare >> dico, piangendo.
Si siede accanto a me, alla mia destra e mi mette il braccio sinistro attorno alle spalle, tirandomi verso di sé.
<< Ehi >> sussurra.
 Mi stringo le gambe con le braccia e piango silenziosamente. << Va tutto bene >>.
<< Non si direbbe >>.
<< Davvero, l’ho superato. E’ solo che a volte è difficile dimenticare il passato, soprattutto quando lo tiri fuori tutto in un giorno >>.
Appoggio la testa sulla sua spalla, chiudo gli occhi e lui mi scosta i capelli dal viso con la mano libera.
<< Lo so, piccola Leah, credimi. Lo so >>.
Gli bagno la tuta con le lacrime, ma non mi importa. Sono troppo infelice per farci caso. Sopporta il mio sfogo per non so quanto tempo. Alla fine le lacrime finiscono, ma non mi sento svuotata come le altre volte in passato. L’infelicità fa posto alla speranza e alla consapevolezza. Alex, una persona diversa da mio fratello, è lì, per me. Il mio amico Alex. Questo vorrà pur dire qualcosa, o no? Per me vuol dire molto più di quanto sia disposta ad ammettere. Ho gli occhi pesanti e gonfi, ho versato troppe lacrime e mi sento sfinita. Odio piangere.
<< Leah, tu sei una donna. Non dubitarne mai. Sei una delle donne più forti che abbia mai conosciuto >> sussurra Alex poco prima che mi addormenti.

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Capitolo 15
*** 15.If you never try, then you’ll never know ***


<< Dovresti andare dalla tua famiglia, a Natale >>.
<< Cosa? >>.
<< Non li vedi da qualche mese, non ti mancano? >>.
<< Sì, mi mancano, ma non voglio tornare a Forks. Mi stai cacciando? Hai da fare e non vuoi che stia tra i piedi? Messaggio ricevuto >>.
<< Che costa stai farneticando? >> mormora Alex, distratto. Ha gli occhi incollati a uno degli enormi televisori che ha comprato qualche giorno fa per la sua casa, sta giocando con la playstation 3.
<< Non sto farneticando, sto solo dicendo che se non mi vuoi tra i piedi basta chiederlo >>.
<< Ecco, sono morto! >> si lamenta.
<< Non giochi da troppo tempo, sai quanti passi avanti abbiamo fatto con i videogiochi in otto anni? Lascia fare a me >>. Mi alzo dal divano, mi siedo a terra, accanto a lui, e prendo il joystick.
<< Ha parlato miss so-giocare-meglio-di-te >> borbotta.
<< Non è colpa mia se fai schifo >>.
<< Allora? >>.
<< Allora cosa? >>.
<< Non vuoi tornare dalla tua famiglia? >>.
<< No! >> esclamo.
<< Perché? >>.
<< Ho sempre trascorso il Natale con tutti loro, se per una volta manco non succede niente >>.
<< Potrei venire con te >> suggerisce, con tono leggero.
Lascio stare il videogioco e mi giro a guardarlo. << Sei serio? >>.
<< Perché non dovrei esserlo? >>.
<< E Thomas? Penso che tuo padre vorrebbe passare un po’ di tempo con te, dopo tutto questo tempo >>.
Alex mi guarda, pensieroso.
<< Resteremo qui >> affermo. << E se hai qualche appuntamento posso levarmi dai piedi >> insisto.
<< Non essere ridicola, non ho nessun appuntamento. Passeremo il Natale insieme e andremo a quella stupida festa >>.
<< Quale stupida festa? >>.
<< Quella che mio padre sta organizzando per Natale >>.
<< Ah, vero. Volevi andare a Forks per scappare da questa festa? >>.
Alex corruga la fronte. << Pensi sempre che abbia dei secondi fini >>.
<< Con te non si può mai sapere >>.
<< D’accordo, resteremo qui e ti toccherà sorbirti la fastosa festa di Natale di mio padre >>.
<< E’ così terribile? >>.
<< Viene organizzata ogni anno, per gli ospiti. Diciamo che quest’anno mio padre sta esagerando un tantino, sembra una sorta di festa di “bentornato Alex”. Oltre agli ospiti dell’hotel, sta invitando molta gente >>.
<< Quindi è una festa di Natale tutta per te. Non meriti tutte queste attenzioni >>.
<< Le merito eccome. Sono giovane ... >>.
Alzo le sopracciglia.
<< … sono bello … >> continua, scherzando.
Alzo le sopracciglia ancora di più.
<< … e sono ricco. Conosci qualcuno migliore di me? >>.
Scuoto la testa. << Sei irrecuperabile. Qualcuno dovrebbe tirarti giù dalla tua nuvoletta di altezzosità >>.
<< Impossibile, ci sto troppo bene >>.
<< Scemo >>.
<< Ti sembra il caso di offendere il tuo datore di lavoro? >>.
<< Non credi di avermi dato troppe ferie? >>.
<< Ma no, e poi mi servi per sistemare la casa >>.
<< Non manca molto ormai >> dico, guardandomi attorno. C’è una bella differenza rispetto alla distruzione che regnava prima.
<< Devo spendere ancora soldi per comprare qualche altro mobile e altri oggetti tecnologi >> dice.
<< Che ne diresti di tornare in hotel? >> propongo.
<< Ok. Andiamo, mio padre ci aspetta per la cena >>.
***
Non manca molto a Natale. Le giornate passano in fretta, soprattutto quando si è felici. Passo ogni momento con Alex, non ci stanchiamo mai di stare insieme. Spesso vengono anche i suoi amici a trovarci e una volta mi hanno persino fatto sentire un “concerto” della band, al quale ha partecipato anche Alex, suonando la batteria. Sono stati tutti molto felici di riaverlo tra loro, si divertono molto. Alex ha ripreso decisamente a fare molte cose e mi porta quasi sempre con sé. Ho scoperto che è stato al college parecchie volte: la laurea più recente è quella in astronomia. Ha frequentato molte volte anche il conservatorio. Nonostante abbia diverse lauree in discipline scientifiche, ama la musica, l’arte e la poesia. Come si possono amare così tante cose? Io posso dire a stento che mi piace guardare un film o leggere un buon libro: non ho avuto molto tempo per coltivare passioni. Inoltre il college sembra un miraggio. Ogni giorno che passa mi rendo conto di quanto il mio amico abbia vissuto e di quanto poco io conosca della vita. Alex è diverso, sorride spesso e si sta dedicando alla riscoperta di se stesso e di quello che ama. Prende un libro di poesie in mano e mi chiama, emozionato, per condividerlo con me. Oppure trova dei vecchi spartiti per il suo amato violino e mi chiama per farmeli ascoltare. Si è messo in testa che vuole insegnarmi a suonare qualcosa. Facciamo le gare alla playstation 3, le gare a chi mangia di più o a chi riesce a tenere la gomma da masticare in bocca per più tempo. Sì, queste cose possono sembrare stupide, ma noi ci divertiamo. Da una decina di giorni sta uscendo con una sola ragazza, una maestra d’asilo. Me l’ha presentata, è simpatica, ma assomiglia a sua moglie. Spero non la frequenti per questo. Vorrei essere contenta perché finalmente esce solo con una ragazza, invece mi sento infastidita. Finora ho cercato di non mostrarlo, anche perché passa più tempo con me che con lei. A volte becco Alex a fissarmi, ma distoglie subito lo sguardo. Non so, nonostante tutto, sento che sta cambiando qualcosa tra di noi.
***
Le mie scarpe argentate con il tacco ticchettano sul lucido marmo dei corridoi che attraverso. Con le mani tengo il mio vestito giallo leggermente alzato, per non calpestarlo. Non posso crederci di essermi fatta coinvolgere in tutto questo. Mentre mi dirigo verso il salone dove si svolge la festa della Vigilia di Natale, sbuffo. Il chiacchiericcio e il rumore della musica si fanno sempre più forti man mano che mi avvicino. Attraverso uno dei tre archi che mi separano dal salone. Lascio il vestito e mi affaccio dalla ringhiera del pianerottolo dal quale posso ammirare la festa. La sala, in basso, è gremita di gente, luci e addobbi natalizi: ci sono un enorme albero di Natale in un angolo e persino un palco, dal quale una piccola orchestra sta suonando. Io, Leah Clearwater, mi trovo a un party di ricconi, con un costoso vestito giallo con lo strascico e i tacchi. Il mondo deve essersi capovolto. Scruto la folla e solo dopo un bel po’ riesco a intercettare Alex: indossa un completo blu scuro e una cravatta rossa tenuta ferma da un fermacravatta sotto la giacca. I capelli sono legati con un codino, ma alcuni ricci sfuggono ribelli: non sono molto lunghi. Sta chiacchierando con una bellissima donna bionda vestita con uno stretto abito rosso e che sembra pendere dalle sue labbra. E’ la maestra. Lui le sussurra qualcosa all’orecchio e lei ride. So già che non riuscirò mai a farmela piacere. Alex mette una mano sulla vita di questa bellissima ragazza e stavolta è lei a sussurrargli qualcosa all’orecchio; nel frattempo, però, lui guarda in alto, verso di me e il suo sorriso scompare. Incrocia i miei occhi e io gli faccio un cenno con la mano, alzando gli occhi al cielo. Alex dice qualcosa all’insegnante e poi si fa largo tra gli ospiti che chiacchierano, ballano e sorseggiano un drink: sta venendo da me. Ci sono due scale per scendere, una a destra e una a sinistra: mi accingo a scendere la scalinata di destra, stando attenta a non inciampare. Alex mi aspetta ai piedi di questa: noto che mi guarda intensamente, con un lieve sorriso sulle labbra. Quasi arrossisco sotto questo suo attento esame. Quasi.
<< Ti sei messo a guardarmi perché speravi che cadessi da questa maledetta scala, confessa >> lo saluto sorridendo, quando finalmente mi mancano pochi gradini.
<< Vedo che alla fine hai indossato il mio regalo>> esordisce guardando il mio vestito giallo.
<< Non volevo fare la figura della ragazza povera e sciatta a una festa così pomposa >> ribatto, citandolo. Ho trovato la scatola con questo vestito proprio stamattina e l’ho aperta, sorpresa. C’era un bigliettino: “Alla mia carissima e violentissima mutaforma. Alex”. Ovviamente sono andata a chiedere spiegazioni ad Alex che mi ha comunicato che era il suo regalo di Natale e appena ho iniziato a protestare mi ha detto che dovevo indossarlo per forza, altrimenti alla festa avrei fatto la figura della ragazza povera e sciatta.
<< Non dimentichi niente >>.
<< Ho una buona memoria >>.
<< Sei molto bella >> confessa.
Gli faccio una linguaccia. << E’ forse un complimento? >>.
<< Ovviamente no. Grazie al mio costosissimo vestito chiunque potrebbe diventare bello >>.
<< Sei simpatico come sempre >>.
<< Sempre >>. Ridacchia. La maestra con cui stava parlando prima si avvicina timidamente a noi.
<< Oh, Jane ricordi la mia amica Leah? >> chiede Alex appena quella è sufficientemente vicina.
<< Certo >> risponde questa, dandomi la mano.
<< Ciao >> la saluto. E’ ancora più bella da vicino.
<< Alex ha parlato molto di te >> dice, gentile.
<< Oh, anche di te >>. Non molto, a dire la verità.
Mi accorgo che ci sono anche gli amici di Alex. Beatrix mi saluta con la mano e si avvicina, seguita da Edgar, William e Max che tiene per mano una bambina, sua figlia Margaret. Ultimamente abbiamo trascorso molto tempo insieme. Margaret è una bambina lentigginosa e con due grandi occhi marroni.
<< Leah, sei bellissima! >> esclama, abbracciandomi. Non so perché ma ha legato molto con me. Per ora è in vacanza con il padre.
<< Grazie, ma tu lo sei di più >> le dico, accarezzandole i capelli.
Saluto anche gli altri e Alex rinnova la presentazione di Jane.
William, affascinante nel suo completo grigio, mi propone di ballare e accetto. Così anche gli altri ci seguono: Alex balla con Jane, Beatrix con Edgar e Max con sua figlia. Stiamo ballando un valzer, a stento ricordo come si faccia, ma William riesce a dirigere bene.
<< Dovresti truccarti più spesso >> mi sussurra.
<< Se mi truccassi più spesso farei troppe conquiste >> ribatto, scherzando.
<< Sembra una frase alla Alex >>.
<< Hai ragione. Forse mi sto facendo influenzare >>.
<< Non è una buona cosa >>.
<< Decisamente no >>. Ridiamo. Mi accorgo che Alex ci passa vicino e ci lancia un’occhiataccia.
<< Come va con quella ragazza che hai conosciuto l’altra sera? >> mi informo.
<< Oh, mi ha stancato quasi subito >>.
<< Sei molto esigente >>.
William scrolla le spalle. << Prima o poi smetterò di stancarmi >>.
<< E uscirai con poche ragazze alla volta come fa Alex? Chissà, magari inizierà una relazione seria con quella Jane >>.
William sbuffa. << Se avesse intenzione di iniziare una relazione con qualcuna delle ragazze che conosce ogni giorno, ti avrei chiesto di uscire con me >>.
<< Cosa? >> esclamo, confusa da questa frase.
<< Alex non starà mai con quella maestra. E’ una brava ragazza, buona per una notte o due, ma nient’altro >>.
<< Come fai a dirlo? Perché sei così cinico? E’ una cosa crudele da dire! >>.
<< Perché lo conosco bene. E’ un libro aperto per me >>.
Alzo gli occhi al cielo. << E sentiamo, dalla lettura che ne hai fatto, qual è la conclusione? >>.
<< La conclusione è che quando è con te sprigiona energia >>.
<< Energia? >>. Inizio a ridere. Che assurdità.
<< Sicuramente te ne sei accorta ma non vuoi ammetterlo. Si percepisce che c’è qualcosa tra di voi >>.
Controllo la posizione di Alex sulla pista. Probabilmente non ci ha sentiti più perché è lontano e sta chiacchierando piacevolmente con Jane.
<< Non ho idea di cosa tu stia parlando >> insisto.
Appena finisce la musica andiamo a prendere qualcosa da bere, ma mi sento picchiettare sulla spalla. E’ Alex, solo.
<< Posso ? >> mi chiede, porgendomi la mano.
<< Se proprio insisti >>.
<< Insisto >>. Mi prende la mano e mi trascina verso le coppie che danzano.
<< Non so ballare molto bene perché non l’ho mai fatto molto >> mi lamento, quando iniziamo a ballare.
<< Recuperi adesso >>.
<< Jane sembra proprio una ragazza carina >>.
<< Lo è >>.
<< Pacata, gentile e buona >>.
Alex grugnisce.
<< E’ una maestra d’asilo, quindi ci sa fare con i bambini >>.
<< Ed è brava a letto >>.
<< Questo potevi tenerlo per te >>.
<< Stai decantando le sue virtù, così mi è venuta in mente pure questa >>.
<< Buon per te che sia brava >> dico, con amarezza.
Intravedo Tom, circondato da un gruppo di persone. Mi fa un occhiolino strappandomi un sorriso.
<< A chi sorridi? Potrei ingelosirmi >> scherza.
<< A tuo padre. Ci sono dei licantropi a questa festa, vero? >>.
<< Qualcuno, non lo senti? >>.
C’è un forte odore di licantropo nell’aria. << Certo che sì >>.
<< Mio padre ha molti amici. Comunque è inutile che gli sorridi, è troppo grande per te >>.
<< Invece tu sei un giovanotto, vero? >>.
<< Avendo ventuno anni posso affermarlo tranquillamente >>.
<< Ti piacerebbe. Dovresti essere morto da secoli >>.
<< Lo avresti preferito? >>.
<< Cosa? >>.
<< Non avermi mai incontrato. Se fossi morto secoli fa e non fossi diventato un licantropo, non staresti qui con me in questo momento >>.
<< Me ne sarei fatta una ragione >> mento. Non riesco più ad immaginare le mie giornate senza Alex.
<< Insensibile e bugiarda. Di cosa stavi parlando con William? >> cambia argomento.
<< Niente di ché, sciocchezze >>.
Finisce la musica e smettiamo di ballare. << Balli in modo orribile >>.
<< Grazie >> ribatto, abituata alle sue frasi tutt’altro che gentili.
Incontriamo Tom che si ferma con noi a parlare e mi chiede di danzare con lui. 
<< Oggi mi tocca proprio ballare >> dico, quando inizia la musica.
Tom ride. << Hai molti pretendenti che ti chiedono di ballare? >>.
Rido anch’io. << No, solo Alex e William >>.
<< Due bei giovanotti >>.
<< E adesso tu >>.
<< Oh, io non sono un giovanotto >>.
<< Solo perché hai qualche anno in più rispetto a loro? >>.
<< Sono io a sentirmi vecchio. Ho questo aspetto giovanile, ma mi vedrei bene con una lunga barba bianca. Forse è perché ho cresciuto un figlio >>.
Scoppio a ridere. << Tom, in realtà, nessuno di voi è un giovanotto >>.
<< Questo è vero >>.
<< Hai organizzato una bella festa >>.
<< Grazie, ma io non ho fatto quasi nulla, se non dare ordini >>.
<< Ti pare poco? >>. Sorrido.
<< Leah, vorrei ringraziarti >> dice all’improvviso.
<< Per cosa? >>.
<< Per aver aiutato mio figlio >> bisbiglia, pianissimo.
<< Non devi ringraziarmi, tengo molto a lui >> sussurro, ancora più piano.
<< Sei una brava ragazza >> mi dice, con affetto.
Il ballo finisce e decido di andare a mangiare qualcosa. Alex è impegnatissimo, viene trattenuto in continuazione dalla gente. Quando mi capita di passargli accanto mi ferma e mi presenta alle persone con cui parla, tutti amici di Tom e tutti licantropi. Ce ne sono tanti. Se non c’è Jane, Alex mi presenta come “la mia piccola amica mutaforma” e i licantropi mi fanno qualche domanda. La serata trascorre piacevolmente, chiacchierando e ballando ancora, con Max, Edgar e anche con la piccola Margaret. A un certo punto la musica si ferma e Tom sale sul palco. Fa un discorso in cui ringrazia tutti i presenti per essere lì e parla della gioia di riavere il figlio a casa. Infine chiama Alex sul palco.
<< Buonasera a tutti >> inizia, il mio amico. << Vi ringrazio anche io di essere qui stasera. Sono tornato da pochi mesi a casa e mio padre ha voluto condividere la notizia con tutti voi. Sono stato lontano per molto tempo; otto anni fa sono fuggito, disgustato dalla vita. Non so perché ma qualche mese fa sono tornato, sentivo che dovevo farlo, anche se non ne ero convinto. Credo che sia stata una delle scelte migliori della mia vita, perché se non fossi tornato dalla mia famiglia e dai miei amici, in questo momento sarei chissà dove, solo e malinconico. Invece sono qui e sto bene, ho incontrato nuove straordinarie persone … >>. Lascia la frase in sospeso. << Vi auguro di divertirvi e di passare un meraviglioso Natale. Grazie papà e grazie ancora a tutti voi >>.
 C’è un applauso e Alex chiama lì sul palco i suoi amici e fa portare gli strumenti, congedando l’orchestra. Stanno per cantare, avevano detto che volevano farlo. Beatrix sta alla batteria, Edgar alla tastiera e William e Max suonano la chitarra. Alex tiene il microfono, probabilmente canterà. La musica inizia. E’ davvero bravo, sta cantando una canzone dei Coldplay. Non sono l’unica a guardarlo rapita, l’ottanta per cento delle ospiti lo osserva con ammirazione. Accidenti a lui. Appena la canzone finisce va alla batteria e Beatrix prende il suo posto. Tutti i membri della band cantano un paio di canzoni a testa; Alex non canta più ma suona la tastiera durante le ultime canzoni. Una band i cui membri cambiano di posto è davvero singolare. Quando finiscono è quasi mezzanotte. Alex raggiunge Jane, poco lontano da me. Lo guardo, arrabbiata con me stessa perché in fondo sto iniziando a odiare quella donna, senza capirne il motivo. Vengo raggiunta da William.
<< Leah >> mi chiama, vedendomi distratta.
<< Sì? >>.
<< Guardi Alex e la sua nuova fiamma? >>.
<< No, non sto guardando niente >> mi affretto a rispondere. E’ mezzanotte e tutti iniziano a farsi gli auguri, c’è un gran frastuono. Mi giro verso William e questo mi bacia. Resto immobile con gli occhi aperti, non sapendo bene cosa fare. Non rispondo al bacio, anche se lui insiste un po’. Faccio pressione sul suo petto per spingerlo via e quando si scosta riceve un pugno da Alex. William si sposta di poco per il colpo subìto; sorride con furbizia.
<< Siete impazziti? >> urlo a entrambi. Uno per avermi baciata e l’altro per aver dato un pugno al suo amico.
<< Dai Leah, era solo un bacio >> si difende Will.
Alex anticipa la mia risposta. << Un bacio? Le stavi risucchiando la faccia! >> dice, furioso.
<< E perché ti dovrebbe importare? >>.
<< Perché lei è la mia migliore amica e non voglio che tu la ferisca! >>.
<< Anche io sono il tuo migliore amico! >> protesta William, divertito.
<< Alex, so badare a me stessa, non sono affari tuoi >> lo rimprovero, seccata.
Alcune persone ci osservano. << Usciamo fuori >> propongo. Fortunatamente Alex ha mandato Jane verso i rinfreschi prima di provare a spaccare la mandibola del suo amico. I due mi seguono fuori, verso il giardino su cui si affaccia quel salone. Alex ha un cipiglio sinistro. Sembra che si stia trattenendo dall’uccidere qualcuno.
<< Si può sapere cos’avete che non va voi due? >> sbraito, incrociando le braccia al petto, dopo essermi fermata.
William ha un’aria soddisfatta. << Volevo solo sapere cosa si provava baciandoti >>.
E’ una frase talmente stupida che resto senza parole. << Stai superando l’idiozia di Alex >>.
<< Lui quasi ti violenta in mezzo a tutti e sarei io l’idiota? >> urla quest’ultimo.
<< Stai ingigantendo la cosa! >> dico, inferocita.
<< Alex, stai agendo irragionevolmente >> lo provoca William, con il suo sorrisetto da schiaffi.
Alex fa per dargli un altro pugno ma poi si ferma. << Fate quello che diavolo vi pare! >>. E’ furibondo. Se ne va come un fulmine.
Sono senza parole. << Alex! >> lo chiamo, ma lui mi ignora.
<< Dovresti seguirlo >> suggerisce William.
Gli lancio un'occhiataccia ma seguo il consiglio. Entro di nuovo dentro e vedo che Alex si sta allontanando con Jane. Lo seguo, accelerando il passo. Si allontanano dalla festa e prendono un ascensore: non riesco a entrare in quell’ascensore con loro per poco, così decido di salire su un altro, ma quelli vicini sono tutti occupati. Salgo per le scale, alla massima velocità. Stanno andando all’ultimo piano. Sento il profumo di Alex, lo seguo e arrivo davanti alla porta della sua suite. La spalanco senza troppi complimenti: Alex e Jane, che si stavano baciando e abbracciando, si staccano.
<< Scusate l’interruzione >>.
<< Che ci fai qui? Torna dal tuo amico William >> sbotta Alex.
<< In realtà è amico tuo e da molti anni >>.
<< Non più >>.
<< Scusa Jane, potresti lasciarci un secondo? >> chiedo.
<< No, Jane, resta >> ordina il licantropo. << Forse sei tu quella che dovrebbe lasciarci, non credi? >> aggiunge con tono acido, rivolto a me.
<< Mi dispiace, ma non ho alcuna intenzione di andarmene fin quando non mi dirai che diavolo ti prende >>.
<< Mi prende che io sono nella mia stanza con la mia ragazza e tu non sei stata invitata >>.
<< Perché hai dato un pugno a Will? Perché sei arrabbiato con lui? >> chiedo, prima che mi cacci.
Alex si passa una mano tra i capelli e sospira. << Jane, scusami, potresti darci un minuto? Ti raggiungo alla festa tra poco >>.
<< Ok >> dice quella, un po’ contrariata. Mi passa davanti e esce dalla porta. I suoi passi si fanno sempre più lontani.
<< Allora? >> insisto.
<< Devo dare spiegazioni a te se voglio picchiare qualcuno? >>.
<< Sì, quando quel qualcuno mi ha appena baciata >>.
<< Non ti ha dato fastidio? >>.
<< Certo che sì! Ma sono io quella che ha il diritto di arrabbiarsi, non tu! >>.
<< Ti sbagli, anche io ne ho il diritto! >> sbraita.
<< Sembri un isterico. Sai, qualcuno potrebbe pensare che sei geloso >> lo provoco.
Sbuffa. << Non farmi ridere, geloso di te! Per quale motivo? >>.
<< Stasera mi è stato detto che c’è qualcosa tra noi, tipo un’energia. Non ti sembra una cosa senza senso? >>.
<< Chi l’ha detto? >>.
<< William >>.
Alex digrigna i denti. << Non voglio neanche sentire il suo nome, giuro che vorrei strangolarlo >>.
<< Alex, davvero, non capisco perché stai facendo così >>.
Alex mi si avvicina. << Ti giuro che non lo so nemmeno io, infatti ero venuto qui con Jane per cercare di non pensare >>.
<< Bel modo di risolvere i problemi >> ribatto, sarcastica. << Pensare a cosa? >> aggiungo.
<< A tutto? >>.
<< Potresti essere più specifico >>.
<< A questo >>. Succede in un millesimo di secondo. Si avventa su di me e mi bacia, mettendomi le braccia dietro la schiena. Dura pochi secondi, si stacca quasi immediatamente da me. Resto ferma, sono sconvolta di più adesso che prima, quando mi ha baciato William. Sento il cuore in gola, le mani sudate e l’addome in subbuglio.
<< Adesso lo sai >> sussurra, fissandomi. Metto a fuoco il viso di Alex. Siamo in penombra ma lo vedo benissimo. Pupille dilatate, fiato corto e guance arrossate. Sento una sorta di elettricità nell’aria e stringo le mani in pugno per non toccarlo. Forse ho capito di cosa parlava William.
<< Leah, so che non avrei dovuto, ma non mi scuserò. E’ da molto tempo che desidero farlo, ma sono vigliacco e la paura mi ha trattenuto, finora >>.
<< Paura? >> chiedo, con voce tremolante.
<< Paura di rovinare la nostra amicizia o di rivivere tutto quello che ho vissuto >>.
Resto in silenzio, scrutando il suo viso. Lo conosco benissimo, potrei disegnarlo ad occhi chiusi. Mi rendo conto che Alex mi è entrato dentro più di quanto credessi, giorno dopo giorno. E mentre stiamo in silenzio a fissarci, capisco che quasi tutta la mia temporanea felicità dipende da lui. Accetto il fatto che abbia questo potere su di me.
<< Leah, di’ qualcosa >>.
Senza pensarci su, mi avvicino a lui e stavolta lo bacio io. Gli stringo le braccia attorno al collo e lo faccio, come si deve, molto meglio di quel casto bacio che mi ha dato prima lui. Percepisco il suo stupore, ma l’attimo di esitazione passa in fretta: Alex non si ritrae, anzi stringe il mio corpo al suo, mi bacia e fa scorrere le mani sulla mia schiena, stringendomi a sé con forza. Ammetto che a volte ho immaginato cosa si provasse a stare tra le sue braccia, ma non credevo che l’avrei mai vissuto. So solo che non riesco più a pensare a nulla se non alle sue mani su di me. Quasi non respiro mentre lo bacio, siamo affamati l’uno dell’altra. Iniziamo a spostarci, impazienti, dentro la stanza di Alex, che si stacca da me per un secondo per chiudere la porta. Mi riassale immediatamente. Nessuno di noi due è dolce o gentile, siamo impazienti, come se ci fossimo trattenuti per troppo tempo. Gli strappo la giacca, la cravatta e la camicia, facendo saltare tutti i bottoni e poi gli accarezzo i muscoli della schiena e delle spalle. Che costa sto facendo? Non lo so. Potrebbe succedere qualsiasi cosa in questo momento, ma niente riuscirebbe a staccarmi da Alex. Anche lui mi strappa il vestito, con movimenti rapidi, mentre mi bacia lungo il collo. In pochi secondi restiamo entrambi nudi. Ci spostiamo, veloci, lungo la stanza, distruggendo tutto, incuranti di quello che sta attorno a noi. Non possiamo fermarci adesso che finalmente i nostri corpi si toccano. Alex mi spinge bruscamente su quel letto dalle lenzuola di seta, e poi lui è semplicemente ovunque. Niente è mai stato così chiaro e allo stesso tempo confuso: il profumo della sua pelle, le sue mani tutt’altro che delicate e i suoi sospiri. Annego tra queste migliaia di sensazioni.
***
E’ forse questa la felicità? Non la provavo da tanto tempo, avevo quasi dimenticato come ci si sentisse. Il cuore è leggero, sto sorridendo senza un particolare motivo e semplicemente penso che la mia vita sia perfetta. E’ strano, perché era ormai da parecchio tempo che odiavo la vita. Sono io questa persona che guarda a un nuovo giorno con meraviglia? Sono io questa persona il cui cuore sta per scoppiare per la gioia? Non posso crederci. Perché sono così felice? Forse è solo un sogno. Sì, deve essere così, tra poco mi sveglierò e sarò nella mia camera. Aspetto pazientemente che il sogno finisca, ma non succede nulla. Anzi, qualcosa dietro di me si muove. Sono messa sul fianco sinistro, così decido di voltarmi e mettermi sul destro. La luce entra dalle finestre e vedo il corpo di Alexander in tutto il suo splendore. E’ in posizione prona, il viso rivolto verso di me le braccia sotto il cuscino di seta blu. Tendo una mano e gli accarezzo i capelli ricci: adoro i suoi capelli, quante volte avrei voluto toccarli e mi sono trattenuta! Quando i capelli vengono a contatto con la mia mano mi rendo conto che è tutto vero. Quello che è successo stanotte è reale. Il mio sorriso si allarga e rido. Alex si muove nel sonno. Ritiro la mano e i suoi occhi si aprono. Ecco gli occhi blu che ho imparato a conoscere tanto bene.
<< Buongiorno >> dico, allegra.
<< Riconfermo la mia opinione: la mattina fai spaventare >> bofonchia, richiudendo gli occhi. Certamente dopo una notte del genere una ragazza si aspetterebbe di sentirsi rivolgere qualche parola romantica, ma è di Alex che stiamo parlando, e lui è fatto così. E a me piace così com’è.
<< Guarda che tu in questo momento non sei certo in lizza per fare Mr Universo. Guardati, hai i capelli arruffati e hai sbavato sul cuscino >>.
Alex apre gli occhi definitivamente: è sveglio.
<< Non dire stupidaggini, io non sbavo sul cuscino >>.
<< Sei disgustoso, ecco. Ho capito perché le ragazze spariscono la mattina dopo >>. In realtà “disgustoso” è l’ultimo aggettivo con cui lo definirei in questo momento.
<< Non posso credere di essermi portato a letto una gallina acida come te >>.
Alzo la testa e la appoggio al braccio, per guardarlo meglio. << A me risulta che la gallina acida ti piaccia >> dico.
<< Ehi cos’è quel sorrisino soddisfatto che hai in faccia? >> chiede Alex.
<< Sai, di solito, se la gallina non piace, ci si ferma a una volta, non si prosegue fino allo sfinimento >>. Continuo a parlare con un tono odiosamente compiaciuto.
<< La mia gallina sta parlando troppo >> dice lui, rotolando velocemente e mettendosi sopra di me. Adesso sono supina e lui mi sovrasta. Sono terribilmente consapevole che molti centimetri della nostra pelle sono a contatto. Sto bruciando.
<< Sono stanca di essere paragonata a una gallina >> dico, imbronciata.
<< E a cosa vuoi essere paragonata? >> sussurra lui, fissandomi negli occhi.
Lo bacio e Alex risponde, con la stessa intensità della scorsa notte. Tuttavia trovo la forza di spingerlo via. Lui protesta, ma poi si sposta e si mette seduto accanto a me. Ha un’espressione contrariata.
<< Dobbiamo parlare >> dico, categorica.
<< Parlare? Prima mi baci e poi vuoi parlare? Veramente io avevo pensato a un’attività molto più piacevole >>.
Mi metto a pancia in giù, con il viso rivolto verso di lui. << Sii serio. Dimmi qualcosa su stanotte >> lo esorto.
<< Posso solo dirti che ho mandato tutti i miei buoni propositi al diavolo e ho vissuto una delle notti più incredibili della mia vita e sono felice di averlo fatto >>.
Alzo un sopracciglio. << Una delle notti più incredibili? Alex, non scherzare >>.
<< Sono serio >>.
Sbuffo. << Non te ne sei pentito? Niente: “Facciamo finta che non sia successo”? >>.
Alex ride. << Leah, stai scherzando? Come fai a chiedermi di fare finta che non sia successo niente mentre sei nuda sul mio letto? >>.
<< E se non fossi nuda sul tuo letto? >>.
<< Ascolta: io non volevo che accadesse questo tra noi, ma non perché non lo desiderassi. Tu mi piaci >> confessa, sincero.
<< Anche tu mi piaci, persino se sbavi sul cuscino >> rispondo ghignando.
Alex ride. << Piccola vipera, ti ho già detto che non sbavo sul cuscino >>.
Alex si sdraia accanto a me mi fa girare verso di lui, mettendomi una mano attorno alla vita. Ci guardiamo negli occhi, sorridendo.
<< Tu te ne sei pentita? >> mi chiede, quasi timoroso.
<< No >> dico, sicura.
<< Allora questa notte abbiamo detto addio alla nostra amicizia, non credi? >> dice.
<< Vuol dire che non sei più mio amico? >>.
<< No >>.
<< E cosa saresti? >>.
<< Molto molto più di un amico. D’ora in poi se un uomo ti rivolgerà anche solo un sorriso avrò il diritto di ucciderlo >> scherza.
Rido. << Che idiota. Tu non hai questo diritto >>.
<< Ti sbagli >> mormora, iniziando a baciarmi il viso.
<< Non acconsentirò mai a queste scenate di gelosia >> insisto, anche se sto iniziando a cedere ai suoi assalti.
<< Gelosia? Io non sono geloso >>.
<< Allora perché ti sei arrabbiato con William? >>.
<< Quello stupido >> dice, tetro. << Non sarò soddisfatto finché non gli avrò spaccato il naso >>.
<< Alex! >> lo rimprovero.
<< Guarda che spaccarsi il naso tra licantropi è un segno d’affetto >>.
<< Allora io cosa dovrei dire? Tu stavi per andare a letto con Jane! E’ davvero la tua ragazza? >>.
<< Non era proprio la mia ragazza, ci stavamo conoscendo. Adesso credo che la nostra conoscenza sia terminata >>.
<< Spero che non ti dispiaccia troppo >>.
<< Assolutamente no. Con lei non avrei potuto dare il massimo come ho fatto con te stanotte >>.
<< Alex! Sei volgare! >>.
Alex sghignazza e mi bacia, mettendomi a tacere per parecchio tempo. Uno dei miei ultimi pensieri è che Alex non mi lascerà più da sola la notte. Ne sono certa.


<< Leah, non credi che dovremmo alzarci? >> chiede il licantropo dopo un po’ di tempo.
<< Dovremmo proprio >> dico, a malincuore. Il suo cellulare suona e Alex si alza, per prenderlo. Le sue labbra si incurvano in un sorriso mentre tiene gli occhi incollati allo schermo del telefono. Poi scrive con la tastiera e lo rimette a posto.
<< Chi era? >>.
<< Nessuno di importante >> risponde,  tornando a letto e buttandosi sopra di me.
<< Bugiardo >>. Lo sposto con violenza e mi alzo.
<< Guarda, il vestito giallo è completamente rotto! >> esclamo, prendendo il vestito da terra.
Alex scrolla le spalle e si alza. << Ne compreremo un altro >>.
<< Non mi vestirò mai più così! >>.
<< Fossi in te non ci conterei troppo >>.
 Mi dà un bacio e si dirige verso il bagno. Resto ferma, con il vestito rotto in mano.
<< Non posso andare nella mia stanza completamente nuda >> borbotto.
Alex si affaccia dalla porta del bagno, ha aperto l’acqua della doccia. << Ti metti i miei vestiti. Che ne diresti di una doccia, prima? Sbrigati! >>.
Gli lancio un’occhiataccia. << Pervertito >>.
Alex sghignazza e io lo raggiungo. Dopotutto quello che è fatto è fatto. Dopo la doccia indosso una maglietta nera di Alex, che mi arriva quasi alle ginocchia. Alex mi prende in giro. Apro la porta per andare nella mia stanza quando sento una voce familiare. No, non può essere. Da dove proviene?
<< Leah, che succede? >> chiede Alex. Non gli rispondo, ma inizio a seguire quella voce. Sono scalza e indosso solo quell’enorme maglietta di Alex, ma inizio a scendere le scale, veloce. Mi fermo al terzo piano. Attraverso un paio di corridoi. L’odore, la voce e il cuore che batte alla stessa velocità del mio sono inconfondibili. Finalmente trovo una delle cameriere che sta parlando con un ragazzo altissimo e sporco di terra.
<< Seth! >> urlo. E’ mio fratello. Corro verso di lui, che mi guarda con un sorriso, e lo abbraccio. E’ molto più alto di me, mi prende in braccio e mi fa roteare.
<< Leah! >>. Ridiamo, felici. Smette di farmi roteare e mi scruta.
<< Che ci fai qui? >> chiedo, emozionata.
<< L’ho invitato io >> dice Alex, alle mie spalle.
Mi giro a guardarlo, lanciandogli uno sguardo di stupore.
<< Sarei dovuto partire prima, ma abbiamo avuto un contrattempo con un gruppo di succhiasangue. Non si fermano neanche nel periodo di Natale. A proposito, buon Natale! Non ho potuto portare nessun regalo con me, è scomodo viaggiando in quel modo >>.
<< Seth, mi hai già fatto un regalo >> gli dico, scompigliandogli i capelli.
<< Vieni a riposarti un po’, Seth >> lo invita Alex. Tengo mio fratello per mano e saliamo, dirigendoci verso la mia stanza. Nel frattempo gli faccio un sacco di domande, così tante che non riesce a rispondere e mi dice, ridendo, di fargli riprendere fiato. Entriamo e ci sediamo sul divano: Seth sembra abbastanza stanco.
<< Leah, sono così felice di vederti. Ma vai in giro conciata così? >> chiede Seth.
<< Ecco, in realtà no … diciamo che è una lunga storia >>.
<< Questo posto è fichissimo! >> esclama, guardandosi attorno.
<< E’ stato difficile trovarlo? >> interviene Alex.
<< No, grazie alle tue indicazioni l’ho trovato subito >>.
<< Avete tramato alle mie spalle! >> esclamo, guardandoli.
Seth ride. << E’ così che si fa per le sorprese >>.
<< Sai, forse dovresti lavarti e riposare un po’ >> gli propongo. Non riesco a non sorridere, sono troppo contenta. Mi sento leggera.
<< Davvero? Eppure mi sono fatto un bagno in un lago! >>.
Rido. << Alex, era Seth prima al telefono, vero? Ma come hai fatto? >>.
<< Ho rubato il suo numero dal tuo telefono e l’ho chiamato, semplice >>. Scrolla le spalle.
<< Penso che accetterò il tuo consiglio e andrò a fare la doccia >> dice Seth. << Non vorrei sporcare tutto >>.
<< Certo! E dopo parleremo, devi rispondere a tutte le mie domande >>. Lo accompagno in bagno e poi torno nel soggiorno.
Sospiro, felice, e guardo Alex, che si è seduto sul divano.
<< Non guardarmi così, mi imbarazzi >> scherza.
Mi avvicino lentamente a lui, con un sorriso sulle labbra e mi inginocchio tra le sue gambe, prendendogli le mani con le mie.
<< Grazie >> sussurro, fissandolo negli occhi. Gli do un rapido bacio sulle labbra e poi mi stacco.
<< Prego >>. Mi avvicina di nuovo a sé ma oppongo resistenza, indicandogli il bagno e il mio orecchio. Mio fratello ha il super udito. Capisce e sghignazza. Mi dà lo stesso un paio di baci silenziosi e poi mi lascia andare. Penso che questo sarà un Natale fantastico.  
 

Nota: Stavolta il capitolo è arrivato prima perché sarò molto impegnata nelle prossime settimane e non so se riuscirò ad aggiornare :(
Grazie per aver letto :) 

 
 

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Capitolo 16
*** 16.Feste ***


<< Come sta la mamma? >> chiedo mentre passeggio per il Golden Gate Park a braccetto con mio fratello.
<< Bene, le manchi >> risponde Seth.
<< Anche a me manca molto >>.
<< E Charlie? >>.
<< Si sta riprendendo, quest’anno mamma e Charlie festeggiano il Natale in casa Cullen, anche se nessuno è in vena di feste dopo quello che è successo >>.
<< Com’è la nuova ragazza di Sam? >>.
Seth mi guarda sottecchi. << Davvero vuoi saperlo? >>.
<< Sì >>. Sento una piccola fitta nel petto, un ricordo di tutta la sofferenza che ho provato a causa di Sam.
<< Non è molto simpatica, è altezzosa >>.
Alzo le sopracciglia. << Povero branco di Sam >> dico, ghignando.
<< Sono in tanti, ormai >>. Esita. << Sam ha chiesto di te parecchie volte >>.
<< Cosa voleva? >> borbotto.
<< Voleva sapere dov’eri e come stavi >>.
<< Gli avete detto dei licantropi? >>.
<< No, Jake ha preferito tenerlo per noi, per il momento >>.
Annuisco, sollevata. << Almeno qualche volta fa funzionare il cervello >>.
<< Se i licantropi sono davvero tanti come dici, prima o poi verrà a saperlo >>.
<< Da queste parti ce ne sono un bel po’, mentre i succhiasangue scarseggiano. O almeno, scarseggiavano >>.
<< Sta succedendo qualcosa di strano con i vampiri? >>.
Scrollo le spalle. << Non lo so, non ho approfondito la cosa con Alex >>.
<< La prima volta che ho visto il licantropo, quando l’hai aiutato, mi sono spaventato tantissimo. Stavo per partire per salvarti >>.
<< Sei troppo apprensivo. Voi avete avuto problemi con i succhiasangue? >>.
<< Niente di preoccupante. Solo qualche nomade, ogni tanto >>.
<< Le cose alla riserva vanno bene? >>.
<< Abbastanza. Non si può dire lo stesso di Forks e dei Cullen. Edward non riesce a farsene una ragione >>.
<< La morte fa parte della vita, dovrebbe capirlo >>.
Seth mi guarda stranito. << Per noi non è così >>.
<< Sì, invece. Noi abbiamo perso nostro padre, ricordi? I mutaforma possono perdere le loro compagne e i succhiasangue possono morire. E’ più difficile ma accade >>.
Seth scuote la testa e mi guarda con disapprovazione. << Sei sempre la solita. Almeno questo non è cambiato >>.
Sorrido. << Credi che sia cambiata? >>.
<< Un po’ >>.
<< In meglio o in peggio? >> chiedo, scherzando. Ci sediamo su una panchina. C’è molta gente e un clima festoso.
<< In meglio >>.
<< Ti piace la mia ciocca di capelli viola? >>. La prendo tra le dita.
<< E’ orribile >>.
<< Lo so >>.
<< Sembri … raggiante. Non ti vedevo così da tanto tempo >>.
<< Sto benissimo. Credo di non essermi mai sentita più in pace con me stessa >>.
<< E io credo di non aver mai sentito uscire questa parole dalla tua bocca >>.
<< Stare a Forks è opprimente >>.
<< Forse vuoi dire stare accanto a Sam >>.
<< Quel verme mi ha persino chiamato! Come si permette? >>.
<< Non avrebbe dovuto farlo >> dice Seth con foga.
<< No. In ogni caso non è solo colpa sua. L’unica cosa positiva di stare a Forks eravate tu e la mamma, nient’altro. Io odio quel posto >>.
Seth mi dà una pacca sulla spalla. << Avrei voluto chiederti di tornare ma non lo farò >>.
<< Anche se me lo chiedessi non tornerei >> sbotto. Mi sento come una figlia ribelle. La verità è che tornare a Forks e lasciare la mia nuova vita, i miei nuovi amici, Alex … sarebbe opprimente; ma Seth è mio fratello, non potrei mai abbandonarlo. << Se tu avessi bisogno di me verrei, lo sai >> ammetto, con un sospiro.
<< Leah, però tu fai parte del nostro branco, della riserva. Davvero questo non ti importa? >>.
<< Ho sempre odiato essere un mutaforma e tu lo sai >>.
<< Questo però è quello che siamo, non puoi cambiarlo >>.
<< Non lo sto cambiando. Quando c’è un succhiasangue da uccidere o un umano da difendere, lo faccio. Però non ti sembra troppo chiedermi di rinunciare a vivere? >>.
<< Puoi vivere anche a Forks >>.
Gli lancio uno sguardo di disapprovazione.
<< Magari avrai un imprinting e sarai felice >> aggiunge, speranzoso.
Lo guardo scettica. << Io non avrò mai un imprinting >>.
<< Non puoi saperlo >>.
<< Invece lo so. Me lo sento. Inoltre, onestamente, non ci tengo ad averlo. Perché dovrei diventare il cane da guardia di uno stupido uomo che non potrò lasciare mai? >>.
<< Hai una visione distorta dell’amore >>.
<< No, voi l’avete e mi dispiace. Probabilmente anche tu avrai un imprinting un giorno e vivrai la tua vita come fanno gli altri, con il branco e venerando la tua amata >> faccio una smorfia. << Guarderai una ragazza e boom! Non esisterà nient’altro per te, senza nemmeno conoscerla. Magari ha un pessimo carattere e non te ne accorgi >>.
Seth finge di tossire. << Sono abituato ai pessimi caratteri >> dice, guardandomi in modo allusivo.
<< Magari si scaccola >> aggiungo, ignorando il suo commento.
<< Bleah! Sei disgustosa! >>.
Scoppio a ridere e mio fratello mi dà una gomitata.
<< Sai, forse inizio a capirti. Prima la vita a Forks ti bastava e adesso non più >> dice mestamente Seth.
Scrollo le spalle. << Qualcosa del genere >>.
<< Allora vai Leah, corri e trova quello che stai cercando >>.
<< Lo farò. Devo confessarti un segreto, però >>.
<< Cosa? >>.
<< L’ultima volta che mi sono trasformata ho sentito di meno la presenza del branco >>.
<< Wow! >>.
<< Sono rimasta sola per un bel po’, la mia testa era tutta per me >>.
<< Questo è incredibile! Puoi liberarti di tutti noi una volta per tutte >>. Il suo sguardo si rabbuia.
<< Anche se ti odio non potrei mai liberarmi di te >> scherzo, dandogli un pugno sul braccio.
<< Non hai un po’ paura? >>.
<< Paura? Di restare sola? No. Ti assicuro che la solitudine  non mi spaventerebbe; anzi, renderebbe più accettabile la mia condizione di rara donna lupo >>. Mi viene in mente il racconto di Thomas e della ragazza mutaforma, così lo condivido con lui e continuiamo a chiacchierare piacevolmente, facendo congetture e scherzando.
<< Come va con la scuola? >> chiedo all’improvviso.
<< Va bene, anche se ho qualche difficoltà con lo spagnolo >>.
<< Potrei chiedere ad Alex di aiutarti, lo conosce molto bene >>.
<< Mi piace quel licantropo >> afferma Seth.
<< Mi fa piacere >>. Sono felice che mio fratello riesca ad apprezzare qualcun altro oltre a quei puzzolenti succhiasangue.
<< Inizialmente ero molto diffidente, poi però ho visto quanto ti fidavi di lui, così ho messo da parte i pregiudizi  >>.
<< Dovresti fidarti della tua adorata sorella maggiore >>.
<< Non montarti. Penso ancora che tu sia stupida >>.
<< E io penso ancora che tu sia caduto dalla culla da piccolo >>.
Ci guardiamo e scoppiamo a ridere.
<< C’è qualcosa tra di voi? >> chiede, diretto.
Mi sale una vampata di calore in viso. Deglutisco. << Noi chi? >>.
<< Tu e il licantropo. Immagino di sì dal momento che sei rossa come un pomodoro. Perché non me l’hai detto prima? >>. Addio segretezza. Considero la possibilità di negare. Fanculo, perché dovrei? Questo è mio fratello!
<< Perché è una cosa molto recente >>. In realtà devo ancora metabolizzare quello che è successo. Davvero non è stato un sogno?
<< Recente quanto? >>.
<< Neanche dodici ore, forse >>.
<< Dodici ore da cosa? >>.
<< Da quando la nostra relazione è cambiata >>.
Seth fa una smorfia di disgusto. << Ok, sto immaginando cose strane, quindi smetterò di indagare >>.
<< Meglio per te se non vuoi sapere tutti i dettagli >>. Cerco di non pensare alla notte appena trascorsa.
<< Che ne pensi di andare a pranzare? Alex ci aspetta >> propongo.
Passeggiare tra le strade di San Francisco la mattina di Natale è un’esperienza molto piacevole. Fortunatamente Seth smette di indagare su me e Alex. Appena entriamo nella hall dell’hotel – opportunamente e sfarzosamente addobbata - però Alex ci viene incontro. Mi rivolge uno sguardo raggiante e le mie labbra si piegano automaticamente in su. << Ti sei visto allo specchio? I tuoi capelli sembrano una balla di fieno >> gli dico.
<< Mi danno un’aria affascinante >> si vanta, scherzando.
<< Semmai ti danno un’aria da scemo >>.
Con la coda dell’occhio mi accorgo che mio fratello ghigna come un deficiente.
<< Vuoi smetterla di fare quella faccia? >> gli bisbiglio.
<< Quale faccia? >> chiede innocentemente quel ficcanaso.
Alex ci osserva. << Che succede? >>.
Alzo gli occhi al cielo. << Lo sa >> sbotto.
<< Cosa? >>.
<< Secondo te? >>.
Alex mi fissa come un babbeo.
<< Certo che sei un po’ tardo >>.
<< Oh! >>. Alex sfoggia un sorriso. << Sai che abbiamo trascorso una piacevole notte insieme? >>.
<< Alex! >> lo rimprovero. Sento di nuovo il sangue salirmi in viso. Seth fa finta di avere un conato di vomito.
<< Leah, sei adorabile quando arrossisci! >> esclama Alex prendendomi in giro. Si sta divertendo un mondo a mettermi in imbarazzo. La risata di Seth si unisce alla sua.
<< Non siete per niente divertenti >>.
<< Sei buffa >> dice Alex, con tono affettuoso.
<< Allora state insieme o no? >>.
Alex smette di ridere e mi guarda. Adesso sembra leggermente imbarazzato anche lui. << Più o meno>> dice.
<< Cosa? Alex, quando avevi intenzione di dirmelo? >>. Una biondina piomba in mezzo a noi.<< Leah davvero stai con il nostro Alex? >>. E’ Beatrix.
<< Ehm >>. Non so cosa dire.
<< Non ti avevo lasciato nella sala da pranzo dell’ultimo piano? >> chiede Alex scocciato.
Sento gli occhi curiosi di Beatrix puntati sul mio viso. Trovo un improvviso interesse per le mie unghie.
<< Allora? >> insiste.
<< Allora cosa? >> sbotta Alex.
<< State insieme? >> chiede, con impazienza. Quante volte ci verrà fatta questa domanda oggi?
Alex le lancia un’occhiataccia. << Non puoi farti gli affari tuoi? >> chiede, imbronciato.
<< Lo prenderò come un sì! >>.
Nessuno di noi protesta, così Beatrix decide di travolgerci con le sue rumorose manifestazioni di gioia.
Non si può mantenere un segreto neanche per dodici ore? Presento Beatrix a mio fratello e poi andiamo al piano di sopra. Ovviamente la licantropa ci mette un nanosecondo a rivelare la notizia agli altri. Arrivano le congratulazioni di tutti e William mi fa l’occhiolino.
<< Benvenuta in famiglia, Leah >> dice Thomas, compiaciuto e per niente sorpreso.
<< Alex, ma ieri sera non avevi portato con te quella maestra? >> chiede nel frattempo Beatrix.
<< Certo, ma oggi è un altro giorno >>.
Seth alza un sopracciglio e io scrollo le spalle.
 
***
La sera mio fratello va a dormire quasi immediatamente, è stremato. Abbiamo trascorso il pomeriggio con gli amici di Alex in giro per la città. Sono sdraiata sul divano, cullata dal russare di mio fratello e sto guardando la tv. Sento dei passi avvicinarsi. Due minuti dopo Alex apre la porta, la richiude dietro di sé e si avvicina, sedendosi accanto a me. Mi metto seduta, improvvisamente consapevole del calore del suo corpo. Prende una ciocca dei miei capelli e li mette dietro il mio orecchio, poi prende la mia mano tra le sue e la accarezza.
<< E' strano >> dico, guardando le nostre mani.
<< E' la cosa più naturale del mondo, invece >>.
<< E se rovinassimo la nostra amicizia? >>.
<< Ti sei già pentita? >>.
<< No, però … >>.
<< Non vale la pena di correre il rischio? >> mi interrompe Alex.
<< Non voglio perderti >> confesso, addolorata, in un sussurro, abbassando lo sguardo.
<< Leah Clearwater, persino tu, dopotutto, hai un cuore >> scherza il licantropo.
<< Forse per te non è lo stesso. Pochi mesi non sono niente per te >>.
Alex stringe la mia mano con forza. << Leah >>. Lo guardo negli occhi.
<< Non mi perderai mai. Te lo prometto >> dice fissandomi con quei suoi occhi blu, capaci di spezzare il cuore di una ragazza.
<< Spero che tu mantenga le tue promesse >>.
<< Sai che le mantengo sempre >>.
<< Sarà meglio per te, Alexander, altrimenti ti strapperò il cuore dal petto >> lo minaccio, per alleggerire l’atmosfera.
<< Mi piace il modo in cui pronunci il mio nome. Lo fai sembrare sexy >>.
<< Ti ho appena minacciato e tu pensi alla pronuncia del tuo nome? >>.
<< Una volta, cinque anni fa, una ragazza mi ha inseguito con un coltello perché mi ha trovato a letto con quella che, a quanto pare, era sua sorella… quindi ci sono abituato >>. Sorride nostalgicamente al ricordo.
<< Non posso biasimare quella povera ragazza >>.
<< E a me non ci pensi? Voleva tagliarmi ! >>.
<< Lo meritavi >>.
<< Col senno di poi … forse un po’. Non pensi alla grave perdita che quella pazza avrebbe causato all’universo femminile? >>.
<< Sei uno stupido. Come mi sono potuta lasciare incastrare da un tipo come te? >>. Scuoto la testa ma sorrido.
<< Basta guardarmi per capire il perché >>.
Gli tiro un orecchio e lui sghignazza, cercando di allontanarmi.
<< Tratti così il tuo ragazzo? >>.
<< Già, lo sai che sono un tantino violenta >>. Si libera dalla mia presa e si massaggia l’orecchio.
<< Facevi così anche con Sam? >> chiede con una smorfia.
Senza volerlo, mi rabbuio.
<< Scusa, non volevo rattristarti >>.
<< No, va tutto bene. Con lui era diverso, non avevo ancora sviluppato questo lato del mio carattere >>.
<< Non sa cosa si è perso >> dice, avvicinandosi per sfiorarmi le labbra. << Tuo fratello dorme profondamente? >>.
<< Come un sasso >>.
Alex mi prende in braccio all'improvviso.
<< Mettimi giù! >>.
<< Perché? L'ho già fatto altre volte, quando ti addormentavi sul divano. Nonostante pesi parecchio >>.
<< Forse sei tu che sei un po’ deboluccio >>.
Esce dalla mia suite e entra nella sua. Mi fa scendere lentamente e mi tiene stretta sé.
<< Adesso ti dimostrerò quanto sono deboluccio >> mormora. Avvicino la mia bocca alla sua e lo bacio. Quasi mi sciolgo tra le sue braccia.
***
Il 31 dicembre l’hotel è in fermento. Quasi peggio di Natale. Non riesco a fare tre metri senza scontrarmi con qualche persona che corre freneticamente qua e là. Decido di trascorrere l’intera giornata con mio fratello. Presto partirà, devo sfruttare il prezioso tempo che ci resta. Thomas chiede al figlio di aiutarlo così Alex resta in hotel.
La sera mi ritrovo di nuovo agghindata in un sontuoso abito color argento. E’ stretto e terribilmente scintillante. Sembra che stia urlando: “Guardatemi, sono qua!”. Abbasso la cerniera per toglierlo e mettere qualcos’altro quando sento Alex dietro la porta. Bussa.
<< Come mai sei così formale? >> chiedo, conscia che mi può sentire.
<< Una volta ogni tanto mi piace comportarmi da gentiluomo >> risponde da dietro la porta.
<< Come se fosse possibile >>. Di solito spalanca la porta della mia stanza senza indugio. Apro. Trovo un elegantissimo Alex con un sorriso furbesco nascosto dietro un enorme mazzo di rose bianche. Resto un attimo senza parole.
<< Vorrei poter dire qualcosa di sarcastico ma in questo momento non mi viene in mente nulla >> esordisce. Mi squadra da capo a piedi.
<< Sono per me? >> chiedo indicando il mazzo.
<< No, per tuo fratello >>. Alza gli occhi al cielo e mi porge le rose. Le prendo, sorridendo lievemente.
<< E’ già sceso giù, era affamato >>.
<< C’è già il buffet >>.
<< Come mai tutti questi regali? >>.
Alex scrolla le spalle.
<< Confessa. Hai dei secondi fini loschi? >>.
Ride. << Probabile >>.
<< Che maniaco >> borbotto.
<< Considerando l’ultima settimana non penso ti dispiaccia questa parte di me. Inoltre tu non sembri da meno, ti fai trovare con il vestito mezzo aperto >>.
<< Stavo per cambiarmi quando sei entrato >> mi difendo, tornando dentro e posando il mazzo sopra un tavolo.
<< Se vuoi ti aiuto >>.
<< Sei molto premuroso ma ce la faccio da sola >>.
<< Non ti piace il vestito? >>.
<< Mi piace ma … non pensi che sia poco adatto a una come me? >>.
<< Se te l’ho regalato vuol dire che non lo penso >>.
<< Mi piaceva di più quello giallo >>.
<< Quello che ti sei strappata di dosso? >>.
<< Sciocchezze! Sei stato tu a ridurlo a brandelli >>.
<< Bugiarda, anche tu hai contribuito >>.
Mi giro verso lo specchio. Alex si avvicina dietro di me: vedo il suo riflesso. Prende la zip del mio vestito e la tira su. Mi giro verso di lui e mi accorgo che è qualche centimetro più basso di me perché indosso dei tacchi altissimi. Gli metto la mano sulla testa. << Sei un nanetto >>.
Alex aggrotta le sopracciglia.
<< Se tagliassi i capelli potresti essere Cucciolo >> lo prendo in giro.
<< Brutta spilungona. Tu chi saresti? Biancaneve? >>. Scoppia a ridere. << Al massimo puoi fare un albero della foresta. Stessa altezza, stesso colore del tronco … >>.
<< Stai forse paragonando il colore della mia carnagione a quella del tronco di un albero? >> esclamo.
<< Non sono un ragazzo romantico? >>.
<< Troppo romantico. Mi sto sciogliendo >>. Provo a dargli un calcio negli stinchi ma lui si scosta e io strappo l’abito.
<< Oh-oh >>.
<< Mmm peccato, avrei preferito strapparlo io alla fine della serata >>.
<< E adesso? >>.
Alex mi osserva. << Sei maldestra >>.
<< Se tu non mi avessi offeso io non ti avrei dato un calcio >>.
<< Vieni qua, piccolo elefante >>. Mi prende per mano e mi trascina nella sua stanza.
Mi lascia sulla soglia e va a frugare in un cassetto.
<< Cosa cerchi? >>.
Finalmente trova quello che cerca: ha in mano un ago e un filo. Si avvicina al mio fianco e si inginocchia alla mia destra, nel punto in cui il vestito si è scucito. Inizio a ridere senza riuscire a smettere.
<< La pianti? >> mi rimprovera.
<< Oddio … tu cuci … è troppo … divertente >>. Ho le lacrime agli occhi.
Alex mi punge con l’ago.
<< Ehi! >> esclamo, anche se non mi ha fatto male. Ho la pelle dura, dopotutto.
<< Stai ferma o non riesco a finire il mio lavoro >> dice, piccato.
Dopo cinque minuti ha rammendato il mio vestito e il punto scucito è sparito. E’ perfetto.
<< Lavori anche a maglia? >> lo sfotto.
<< Sì, ho fatto qualche sciarpa e non c’è niente da ridere >>. Continuo a sghignazzare.
Mi dà una sonora pacca sul sedere e si mette in piedi. Posa ago e filo e poi si piazza di fronte a me, fulminandomi con gli occhi. Gli do un tenero bacio sulle labbra, abbassandomi leggermente e lui si rilassa un po’.
<< Scusa, non volevo prenderti in giro … no, in realtà volevo. Mi preoccupo solo per la tua virilità >>.
<< La mia virilità sta alla grande come tu sai benissimo >> ribatte.
<< Grazie comunque >> dico, cercando di rimanere seria.
<< Sei una peste >>.
<< Mmm me lo diceva anche mio padre >>.
<< Ripensandoci questo vestito è troppo aderente, credo che sia stato un errore comprarlo >>.
<< Ormai è troppo tardi, andiamo >>.
La festa sembra una replica di quella di Natale. Gente altolocata umana e non, cibo raffinato, musica, giochi. Ballo di nuovo con i miei amici licantropi- ci sono tutti, ma Max è senza la figlia stavolta- e riesco persino a convincere mio fratello a ballare con me. Quando ballo con Thomas, questo non riesce a fare a meno di lanciarmi sguardi radiosi e sorrisi affettuosi: sapeva che sarei diventata importante per Alex. Appena mi libero torno dagli altri.
<< Queste feste da ricconi sono sempre così? >> chiedo.
<< Già >> commenta Alex.
<< Noiose >> aggiunge Beatrix.
<< Non le organizzate anche voi negli alberghi che gestite? >>.
<< Sì, ma quest’anno abbiamo preferito venire qua per festeggiare >>. Tutti si lanciano sguardi di intesa. Immagino che sia per il ritorno del loro amico Alex. Nonostante la barbosa festa per ricconi riusciamo a divertirci, soprattutto bevendo alcol. Mio fratello flirta con diverse ragazzine. E’ così carino che non gli si può dire di no. Sono le 23.57 quando Alex mi trascina letteralmente in ascensore.
<< Presto, togli le scarpe >>. Le tolgo e corriamo. Prendiamo l’ascensore e andiamo all’ultimo piano. Mi porta sulla terrazza della sua stanza appena in tempo. Iniziano i fuochi pirotecnici. Non ne ho mai visti di così svariati e coreografici.
<< Non badate a spese quando si tratta di apparire >> commento.
<< Ormai ci conosci >>.
Alex mi tiene per mano e io gliela stringo. Stiamo così per un po’, fin quando mi fa voltare verso di sé.
<< Leah … volevo dirti che sono felice di essere qui con te adesso. Ho vissuto tante, tantissime volte questo giorno ma posso dirti che non dimenticherò mai questo momento. Felice anno nuovo >>.
<< Lo dici a tutte le ragazze? >>.
<< Sì, adesso scendo giù e lo dico ad altre dieci donne >> ribatte, sarcastico.
Mi addolcisco e gli accarezzo i capelli, sorridendo. << Felice anno nuovo anche a te >>. Sto per baciarlo quando veniamo interrotti dalla voce di Edgar. << Ehi piccioncini, è ora di andare! >>.
<< Andare dove? >> chiedo.
<< A ballare! >>.
<< Non l’abbiamo appena fatto? >>.
Beatrix, Edgar, Max, William, mio fratello ed io prendiamo due macchine di Alex e partiamo.
Ci fermiamo davanti a un chiassoso e enorme edificio. Lo riconosco: è la discoteca in cui ho conosciuto Max. Entriamo, ovviamente senza rispettare la fila. Dentro è persino peggio dell’altra volta. Tutti iniziano a ballare e Alex mi trascina sulla pista, in mezzo alla gente su di giri e sbronza. Alex scompare per qualche minuto e torna con tre bottiglie piene di chissà quale sostanza alcolica. Cerco di oppormi, soprattutto perché c’è mio fratello che però mi ricorda che siamo sovrannaturali: per noi non valgono le regole umane. Così alzo gli occhi al cielo e afferro una bottiglia, cercando di assicurarmi che Seth non beva troppo. Il nostro scatenato ballo di gruppo a ritmo della musica martellante sembra infinito: nessuno di noi si stanca e continuiamo a scontrarci, schiamazzare e divertirci. Dopo un po’ Alex mi bacia la guancia, mi indica il palco su cui si trova il dj e sparisce verso quel punto, lasciandomi con mio fratello e Max che con la sua enorme stazza cerca di tenere i molestatori lontani da me. Come se non sapessi difendermi da sola! Qualche minuto dopo la band dei miei amici inizia a suonare. Chissà se hanno mai pensato di farlo seriamente, hanno tutte le carte in regola per riuscirci. Alex torna spesso da me. Trascorsa qualche ora, andiamo via da quel posto sudato e puzzolente e torniamo in macchina. Questa volta andiamo di nuovo in hotel e ci dirigiamo rumorosamente sul tetto dell’edificio. C’è un panorama straordinario, ma non siamo lassù per quello. C’è un elicottero. William si mette nella postazione di guida, sicuro di sé.
<< Leah, il tuo ragazzo possiede un elicottero? >> chiede Seth, sbalordito.
<< Già. Tra poco userà i soldi invece della carta igienica >> borbotto, facendo ridere Alex.
<< William sa pilotare quell’affare? >> chiedo, preoccupata.
<< E’ un esperto, non allarmarti >> mi rassicura Alex mentre William ridacchia.
Max prende degli strani zaini dall’abitacolo dell’elicottero.
<< Cosa stiamo facendo? >>.
Alex ha un sorriso che va da una guancia all’altra. << Paracadutismo >>.
Lo sguardo di Seth si illumina mentre si fionda in mezzo agli altri.
<< Noi non l’abbiamo mai fatto! >> esclamo.
<< Lo so. Lo faremo in tandem. Seth andrà con Max >>.
<< E Max … >>.
<< L’ha fatto migliaia di volte >> mi anticipa Alex. Max mi fa l’occhiolino, mentre Edgar e Beatrix discutono su chi deve stare sotto e chi sopra durante il lancio.
<< Leah, siamo dei mutaforma, non ci accadrà niente >> dice mio fratello.
<< Ma possiamo farci male, piccolo idiota >> ribatto.
Così ci prepariamo, indossando prima delle strane tute tipiche dei paracadutisti, delle scarpe – a quanto pare ha preparato tutto Alex mentre io ero con Seth – e finiamo il tutto tra zaini, sellette, eccetera eccetera. Saliamo tutti a bordo. L’elicottero si alza; il cielo sta iniziando a schiarirsi. Riesco a vedere l’hotel (con i nostri vestiti e le nostre scarpe sul tetto) che si allontana, poi il mare, i parchi, i ponti mentre saliamo sempre più su. Il momento di lanciarsi arriva in fretta. William ferma l’elicottero in un punto, sopra una distesa di terra con qualche albero sparso qua e là. A due a due gli altri vanno prima di noi. Quando tocca a noi indossiamo gli occhiali e ci mettiamo in posizione.
<< Sei pronta? >> chiede Alex.
Il cuore mi martella nel petto per l’eccitazione.
<< Sì! >> dico, senza traccia di paura.
E ci lanciamo. Il vento mi arriva in viso ad alta velocità. La sensazione di cadere mi fa venire i brividi in tutto il corpo. Sotto di me c’è la terra e sopra Alex.
<< Voliamooooo! >> urlo.
Mi godo quella discesa rapida fin quando Alex apre il paracadute. Infine tocchiamo bruscamente la terra ferma. Ci liberiamo degli occhiali. Ho ancora i battiti accelerati. Gli altri sono caduti a qualche centinaio di metri da noi.
<< Allora? >>.
<< E’ stato bellissimo! >> esclamo.
<< Non lo facevo da molti anni >> ammette, facendosi contagiare dal mio sorriso.
<< Alex, tu sei un pazzo spericolato >> dico, ridendo.
<< E questo ti piace? >>.
<< Sì >> rispondo, conscia della marea di sensazioni che sto provando.
Guardo in cielo, immaginandomi là sopra con Alex.
<< Vorrei che questo momento durasse per sempre >> confesso, intrecciando le mie dita con le sue.
<< Io no perché so che ci saranno tanti altri momenti migliori di questo >> mormora. Il suo viso è vicinissimo al mio.
<< Sembri piuttosto sicuro >>.
<< Lo sono >> dice, serio.
Mi bacia e, in quel momento, anche io mi sento sicura.
 
 



Mi scuso per il super ritardo, mi farò perdonare, spero!
 
 

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Capitolo 17
*** 17.All through the night ***


Osservo il volto della persona che è sdraiata sul fianco sinistro con il viso rivolto verso di me. I suoi capelli neri sono arruffati e qualche ricciolo ribelle gli ricade sul volto. L’arco delle sopracciglia, le palpebre dalle lunghe ciglia nere, le labbra leggermente socchiuse … è tutto impresso nella mia mente. Il suo viso è perfettamente sbarbato. Mi soffermo sul punto in cui compare sempre la sua fossetta e sorrido. Ha una mano sotto il cuscino e l’altra sotto il mento. Le coperte lo coprono dalla vita in giù. Da quanto tempo dormo su questo letto? Mi sembra di non aver mai dormito in nessun altro posto. Mi sento a casa ed è una sensazione che non provo da quando ho perso l’umanità. Fissando il volto di Alex mi viene in mente Sam. Quanto l’ho amato! Adesso questo sentimento è sepolto da qualche parte dentro di me, fa parte del passato. E’ stato spazzato via da qualcosa di più grande. Sto con questo licantropo già da due mesi e ho capito una cosa che mi terrorizza un po’: io amo Alex. Che cosa accadrebbe se glielo dicessi? Come reagirebbe? Potrebbe cambiare tutto. Ripenso al momento in cui ho capito di amarlo.
***
E’ la sera del quindici gennaio. Alex è andato in cucina a rubare un po’ di cibo e io lo aspetto nella mia stanza, sul divano, quando squilla il mio telefono. Lo prendo senza pensarci.
<< Pronto? >>.
<< Leah? Sono Sam >>.
Silenzio. Il mio cuore inizia a battere più velocemente.
<< Non ti avevo detto di non chiamarmi più? >>.
<< Ho chiamato solo per sapere se è vero … >>.
<< Vero cosa? >>.
<< La storia dei licantropi >>.
 Oh bene, lo sanno tutti. Impossibile mantenere un segreto ed evidentemente le voci si spargono anche se i branchi sono separati.
<< Non capisco cosa tu intenda >>.
<< Hai incontrato dei licantropi lì? >>.
<< Sì >> rispondo, in tono di sfida.
<< Leah, ti prego, fa attenzione. Non sappiamo niente di queste creature. Vuoi che veniamo ad aiutarti? >>.
<< Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno e non sono tanto diversi da noi >> ribatto, secca.
<< Per una volta metti da parte la collera che provi nei miei confronti e dimmi se ti serve aiuto >>.
Mi saltano i nervi. << Sam, nessuno ha bisogno del tuo aiuto. I miei amici licantropi sono buoni, chiedi a Seth se non ci credi >>.
<< E’ vero che stai con uno di loro? >> chiede all’improvviso. Non posso crederci, ha chiamato per questo?
<< Sì >> rispondo, senza esitare.
<< Leah, se è un capriccio o una vendetta nei miei confronti … >>.
<< Non ruota tutto attorno a te >> sbotto.
<< Lasciami parlare >>.
<< Ti sto lasciando parlare fin troppo >> dico, a voce alta.
<< Ti prego, stai attenta >>.
<< Sam, l’unica cosa a cui devo prestare attenzione è il numero che compare sul display del cellulare prima di rispondere >>.
<< Credevo che fossi più tranquilla, invece sembra che tu porti ancora rancore, mi dispiace >>.
Oddio … sta forse ricominciando con i mi dispiace?!
<< Che cosa dovrei fare? Essere felice del fatto che tu continui a chiamarmi per avere mie notizie quando io sto cercando di voltare pagina? >>.
<< Voltare pagina con un essere di cui non sappiamo nulla? >>.
<< Ne so abbastanza io, per tutti! Adesso lasciami in pace! E congratulazioni per il bambino! >>. Stacco il telefono e lo lancio a terra, facendolo aprire in due. Inizio a tremare, arrabbiata. In pochi secondi riesco a calmarmi ma mi prendo il viso tra le mani e inizio a piangere silenziosamente. Dopo qualche minuto sento Alex avvicinarsi lungo il corridoio. Spalanca la porta nel momento esatto in cui io corro in bagno per sciacquare il viso.
<< Leah, ho derubato tutte le schifezze che ti piacciono dalla cucina … ehi, cosa hai fatto al telefono? >>.
<< Mi è caduto >> dico, cercando di schiarirmi la voce.
Alex mi raggiunge in bagno e incrocia il mio sguardo attraverso lo specchio che è di fronte a me.
<< Leah, che cosa è successo? >> chiede, preoccupato.
<< Niente >> mento, abbassando lo sguardo.
<< Hai gli occhi rossi >>.
<< Ho pianto, ok? >>. Non riesco a trattenermi e le lacrime ritornano contro la mia volontà.
<< Ehi >>. Alex mi abbraccia e io mi aggrappo alla sua maglietta con tutte le mie forze. Mi prende in braccio e mi porta sul divano, facendomi sedere accanto a lui e tenendo un braccio attorno alle mie spalle. Con la mano libera mi accarezza il viso. Non riesco a parlare. Alex mi fa posare delicatamente la testa sul suo petto e appoggia la sua schiena sul divano. Mi tiene così mentre singhiozzo. Questa è la seconda volta che lo fa. Mi accarezza il braccio e inizia a cantare piano una canzone che non conosco. << All through the night. I'll be awake and I'll be with you. All through the night, this precious time when time is new. Oh, all through the night today knowing that we feel the same without saying >>. Mentre canta con la sua bellissima voce, riesco a calmarmi. Alex, il mio Alex è lì per me. Che mi importa degli altri o di Sam fin quando ho lui? Un sentimento devastante mi travolge dalla testa fino ai piedi: è come se avessi ricevuto uno scossone. Come posso essere stata così cieca? Quasi non ci credo. Lo amo.
***
Ritorno al presente, fissando ancora il volto del licantropo che amo tanto. Abbiamo trascorso delle settimane incredibili, ci siamo avvicinati l’uno all’altro ogni giorno di più. Anche se c’è ancora molto da scoprire tra noi, è come se fossimo sempre stati insieme. Com’era la mia vita prima di incontrare Alex? Non riesco neanche ad immaginarla e questo non è un bene, perché nessuno di noi ha mai dichiarato apertamente quello che prova. Io so cosa sento ormai da un po’, ma lui? Ovviamente tiene molto a me, questo lo capisco; ma prova qualcosa di più profondo per me? Se non ricambiasse? Potrei sopportare un’altra delusione? Se non prova per me quello che io provo per lui, perché tutto questo? Perché sono qui con lui? Leah, ti vuoi autoconvincere che lui ti ami? E poi quando te lo dirà vivrete felici e contenti? Sarebbe troppo bello per essere vero. Devo tenere i piedi ben saldi per terra, anche se è difficile farlo mentre lui mi dorme accanto. Alex è esuberante, espansivo, impulsivo, divertente, testardo, passionale … Non potrei mai annoiarmi con lui. Sa ascoltarmi e riesce a tenermi testa quando litighiamo. Lui è semplicemente il migliore amico che abbia mai avuto, ma anche molto di più.
<< Mi fissi? >> mormora all’improvviso il licantropo, tenendo gli occhi chiusi e interrompendo il flusso dei miei pensieri.
<< Ti disturba? >> chiedo. Non mi ero accorta che fosse sveglio.
<< Parecchio. Sei inquietante >>.
Metto il broncio mentre lui tira via le coperte e si alza, dirigendosi verso il bagno. Torna dopo pochi secondi. Il suo corpo è parzialmente illuminato dalla luce della luna che entra dalla finestra. Alex si ferma a osservarla per un attimo.
<< Tra poco sarà piena >> commenta, indicandola.
<< Campeggio in vista >>.
Si sdraia sul letto, nella stessa posizione di prima e mi guarda.
<< Anche tu mi stai fissando adesso >> lo accuso.
<< Mi hai fatto passare il sonno >>.
<< Ti è passato perché dovevi svuotare la vescica, non per colpa mia >> ribatto.
Alex allunga una mano per avvicinarmi a sé. Mi avvolge la vita con un braccio. << Ti manca Seth? >>.
<< Sì >> sospiro. E’ andato via il due gennaio. Troppo presto per i miei gusti.
<< E’ un ragazzino simpatico >>.
<< Certo che lo è, è mio fratello >>.
<< Sicuramente la simpatia non è ciò che avete in comune >>.
<< Che stai dicendo? Io sono simpaticissima >>.
<< Sei una spina nel fianco >>.
<< E tu sei un bugiardo >>.
<< Su cosa avrei mentito? >>.
<< Dici che sono la tua spina nel fianco ma in realtà mi adori >>.
<< Dov’è finita quell’insicura ragazza la cui ambizione era diventare mia amica? >>.
<< Solo una pazza potrebbe avere un’ambizione del genere >>.
<< Ti stai dando della pazza >>.
Apro la bocca per protestare ma lui me la copre con una mano e io gliela mordo.
<< A cuccia! >> dice, cercando di sfuggire dai miei denti.
Mi giro fino a finire sopra di lui e gli mordo il collo. Alex ridacchia fin quando la cosa diventa più seria.
<< Fortunatamente sono un licantropo. Non saprei come fare altrimenti, la gente si stanca, sai >> dice tra un bacio e l’altro, avendo intuito le mie intenzioni.
<< Sta zitto, idiota >>.
<< Mi vuoi solo per il mio corpo! >> esclama, fingendosi offeso. Non voglio solo il suo corpo, voglio anche dimostrargli con i gesti cosa provo per lui.
Un po’ di tempo dopo Alex si mette seduto, prende un sigaro dal comodino e lo accende. Poi inizia a canticchiare una canzone, lo fa spesso, essendo un amante della musica in tutte le sue forme. Mi addormento avvinghiata alla sua vita, con un sorriso sulle labbra.
Mi sveglio sentendo la melodia di un pianoforte. Alex non è accanto a me. Il sole entra debolmente dalla finestra: deve essere quasi giorno; mi vesto ed esco dalla stanza. Nell’hotel ci sono tanti pianoforti, tra cui uno che si trova in una stanza di quel piano: il suono, infatti, proviene da lì. Ci vado, stropicciandomi gli occhi. La porta è socchiusa, così entro e trovo Alex chino su quel piano, che suona con gli occhi chiusi. Le sue dita scorrono velocemente sui tasti, sembra trasportato dalla musica. Appena mi nota si interrompe, mi sorride e cambia melodia. Mi metto accanto a lui, mentre le sue mani saltano da un tasto all’altro. Che suono curioso, sembra difficile.
<< E’ bellissimo >> gli dico, appena finisce e si gira verso di me.
Sorride. << Mi hai fatto pensare a questo pezzo >>.
Mi fa spazio per farmi sedere accanto a sé sullo sgabello.
<< Perché hai interrotto quello che stavi suonando prima? >>.
<< Quello era un pezzo che suonavo sempre per Emma. Lei era l’esperta di pianoforte, nonché la mia intransigente insegnante. Spesso io l’accompagnavo col violino >>.
<< Era molto bello >> dico, osservando il piano. Improvvisamente mi sento un po’ a disagio, come se sua moglie si fosse materializzata tra di noi. Alex mi prende la mano, accarezzandola.
<< Forse potresti imparare il piano, se ti piace >> mi propone, illuminandosi in viso.
Non sono mai stata brava con la musica, l’idea non mi è mai passata per l’anticamera del cervello, per questo rido.
<< Sono serio! >>.
<< Alex, io sono un caso disperato, non credo sia una buona idea >> dico, leggermente irritata senza capire il perché.
<< Puoi fare qualsiasi cosa, se vuoi >> insiste.
Sto in silenzio, poco convinta della sua frase.
<< Sai, penso spesso a lei. A Emma >> riprende a parlare dopo un po’.
Annuisco. << E’ normale >>.
<< Ma non è più come prima >> si affretta a dire. << Adesso quando penso a lei iniziano ad affiorare i ricordi migliori >>.
<< Vuol dire che la stai perdonando >>.
<< Sto cercando di voltare pagina >>.
<< Ci stai riuscendo? >>.
<< Sì. E tu? >>.
<< Anche. Non ricordo più da quanto tempo non sogno Sam >>.
<< Non puoi sognarlo con me accanto >> mormora con un sorriso furbesco.
Alzo gli occhi al cielo, mentre lui si mette in piedi.
<< Allora che programmi hai per oggi? >> mi chiede.
<< Sai che devo lavorare o Camille mi odierà ancora di più di quanto già non lo faccia >>.
Alex sbuffa.
<< Sii ragionevole >> gli dico. << Quindi sei stato davvero a letto con quella serpe? >>.
<< Sì, era un periodo buio, come ben sai >>.
Alzo entrambe le sopracciglia.
<< Bè, dopotutto è una bella donna! >> esclama, scrollando le spalle.
<< Ricordi con quante donne sei stato in questi anni? >> chiedo, con una punta di irragionevole irritazione.
<< Ehm … non saprei dirti un numero preciso >>.
<< Mi auguro che almeno tu sia stato attento a non riprodurti >>.
<< Lo sono stato >> dice, incerto.
Scuoto la testa, guardandolo con disapprovazione.
<< Che c’è? >> chiede, esasperato.
<< Perché cercavi consolazione in quel modo? >>.
<< Io … forse volevo vendicarmi di mia moglie, forse volevo dimenticarla o forse cercavo qualcuno che la sostituisse … ecco, non lo so >> dice, frustrato.
<< Non puoi sostituirla >>.
<< Lo so >>.
<< Io non sono lei >> affermo, improvvisamente arrabbiata. Non so cosa mi prenda.
<< Questo mi sembra più che evidente >> ribatte Alex, roteando gli occhi.
<< Perché stai con me? Perché credi di aver trovato una sostituta? E’ per questo che vuoi insegnarmi il piano, mi compri vestiti costosi e non vuoi che lavori? Vuoi che sia lei? >>.
Alex mi guarda sconvolto. << Sei impazzita? >> mi chiede.
Mi metto in piedi di scatto mentre lui alza le mani come per difendersi.
<< No! >>.
<< A me sembra che tu stia blaterando cose senza senso! Mia moglie era dolcissima, una creatura angelica, credi che non noti la differenza con te? Non saresti certamente la sostituta ideale con il caratteraccio che ti ritrovi! >>.
<< Come hai detto?! >>.
<< Hai capito benissimo! >>.
<< Ti strangolo! >>.
<< Stai facendo un’inutile scenata di gelosia! >>.
<< Non sono gelosa! >> sbraito.
<< Sì che lo sei! Ti capisco, anche io provo gelosia nei confronti di Sam, è un sentimento terribilmente debilitante >>.
<< Sei un’idiota, l’ho sempre detto! >>.
<< E tu lo sei perché credi che io abbia trovato in te la sostituta di mia moglie! Insomma, non pensi di darti troppa importanza? >>.
<< Come puoi scherzare mentre io sono furiosa? >>.
<< Che dovrei fare? Sbraitare e assecondare le tue folli scenate da pazza scatenata? >>.
Ringhio.
<< Leah, non vorrai attaccarmi? >>.
<< Sono tentata >> dico, digrignando i denti.
<< In questo momento sei terribilmente sexy >>.
Non resisto più, così mi trasformo.
 
<< Scusa Tom, mi dispiace di aver causato tanti danni >> mi scuso con il padre di Alex per la terza volta.
Tom ridacchia. << Non preoccuparti Leah. Alex a volte ha bisogno di una lezione >>.
<< Papà! Quella pazza mi attacca senza motivo e tu la difendi? >> esclama un indignato Alex che si sta aggiustando le dita della mano destra. Nella stanza regna il caos. Abbiamo distrutto persino il pianoforte. Mi sono trasformata e lui per difesa l’ha fatto pure. Abbiamo lottato duramente fin quando non è arrivato un divertito Thomas a separarci. Tornando nuda da umana, Alex ha strappato una tenda e me l’ha lanciata: così adesso indosso dei drappeggi rosso e oro a mo’ di vestito, mentre Alex ha messo il tessuto attorno alla vita.
<< Non ho intenzione di fare pace con una pazza che si trasforma per attaccarmi >> borbotta Alex, lanciandomi un’occhiataccia. Ricambio l’occhiata. Usciamo in corridoio senza dire una parola e poi ognuno entra nella sua stanza. Mi siedo sul divano, sbuffando e pensando a quanto Alex sia stupido. Dopo alcuni minuti però mi rendo conto che l’unica stupida sono io. Che ho fatto?! Ho attaccato Alex solo perché voleva insegnarmi il pianoforte? Oddio, sono pessima. Ecco perché tutti stanno alla larga da me. Rifletto sull’irritazione che ho provato pensando a lui e a sua moglie. E’ un sentimento così irrazionale! Ma dopotutto quale sentimento non lo è? Gli ho rotto le ossa della mano, chissà se gli ho fatto molto male. Mi sono comportata da incosciente, mi vergogno di me! Adesso dovrò chiedergli scusa e calpestare il mio orgoglio. Nel bel mezzo del mio monologo interiore mi rendo conto che Alex ha detto di essere geloso di Sam e, ricordando questa frase, un barlume di speranza si accende nel mio cuore. Speranza di cosa? Sto diventando pazza, ha ragione lui. Questo maledetto licantropo si è insinuato nella mia vita e nel mio cuore senza che io potessi farci nulla. Perché ci sono ricascata? Non potevo provare per lui del semplice affetto? Ho già sofferto tanto, tutte le mie lacrime sono state versate per un altro amore, quello per Sam. Sono fuggita da un amore devastante per imbattermi nuovamente in un’altra possibile causa di sofferenza. Sto parecchio tempo seduta, divorata dall’incertezza, dal timore, quando sento Alex sotto la doccia. Di solito canta, questa volta è silenzioso. Sarà arrabbiato con me. Non posso sopportare che lo sia. Mi dirigo decisa nella sua stanza e poi spalanco la porta del bagno. Alex si sta insaponando i capelli e mi guarda dubbioso. << Adesso vuoi attaccarmi mentre faccio la doccia? >> chiede. Lascio cadere la tenda e gli salto addosso, baciandolo. Mi risponde senza pensarci due volte. << Mmm, questo tipo di attacco mi piace di più >>.
 
<< Dovresti litigare con me più spesso >> dice Alex, sdraiato sul letto, mezzo bagnato.
Mi accoccolo accanto a lui. << Scusa. Mi perdoni? >>.
<< Già fatto >> dice, attirandomi più vicino a sé.
<< Non so cosa mi sia preso >> mormoro.
<< Semplice gelosia, succede quando stai con qualcuno >>.
<< Tu ne sai qualcosa dal momento che mi pare di ricordare che distruggi le macchine della gente >> borbotto. << Ti ho fatto male? >>.
<< Un pochino >>.
<< Forse ti fa bene >>.
<< Non eri pentita?! >>.
<< Sto solo citando tuo padre >>.
<< La gelosia fa brutti scherzi >>.
<< Non sono gelosa. Voglio solo che tu non mi veda come una sua sostituta >>.
<< Leah, sei proprio scema se pensi questo. Tu e lei non potreste essere più diverse, in tutto >>.
Proprio in tutto no, considerando che entrambe ci siamo innamorate di te. Ma questo non glielo dico, non ora.
<< Non conosco nessuno capace di parlare di idiozie come fai tu o testardo come te. Sei capace di mangiare come un uomo ma hai il corpo di una donna. Prima litighi furiosamente con me, mi spezzi una mano e poi mi assali nella doccia. Sei un vulcano in eruzione e non immagini quanto questo mi piaccia >> coonfessa.
<< Questi suonano come dei veri complimenti >>.
<< Già, ma non ti ci abituare troppo, non voglio viziarti >>.
<< Allora, se vuoi … potresti insegnarmi qualcosa al pianoforte? >>.
<< Certo >> dice, sorridendo a trentadue denti.
Stiamo qualche secondo in silenzio.
<< Alex, stiamo bagnando le lenzuola >>.
<< Lo so >>. Si alza e prende due asciugamano e due tute nere. Una la indosso io: ci nuoto dentro. Ci sediamo sul divano, abbracciati.
<< Alex, vorrei chiederti una cosa >>.
<< Dimmi >>.
<< Non hai mai pensato di avere un figlio? >>.
<< Certo che ci ho pensato >>.
<< Ma non potevi averne con Emma >>.
<< Invece l’abbiamo avuto. Adottato >>.
<< Wow! Perché non me l’hai detto? >>.
<< Ci sono ancora tante cosa da dire, Leah. Un po’ alla volta arriveremo a tutte >>.
<< Quando lo avete adottato? >>.
<< Tempo fa, quando tu ancora nemmeno esistevi >>.
<< Dov’è? >>.
<< Era un essere umano, Leah >>.
<< Vuoi dire che non l’avete … trasformato? >>.
<< No, è morto da molto tempo >> mormora.
Lo guardo sbalordita.
Alex si schiarisce la gola. << Quando ha compiuto vent’anni gli abbiamo offerto la possibilità di diventare come noi, ma lui ha rifiutato. Crescendo si è costruito una famiglia e ci ha chiesto di stare lontani dai suoi figli perché non voleva che diventassero come noi >> mi spiega.
<< Ma perché? E’ una cosa così crudele da fare a dei genitori! Deve essere stato doloroso per voi >>.
<< Abbiamo sofferto molto, ma lui aveva le sue ragioni. Non ti ho detto la cosa più importante: come lo abbiamo trovato. Infatti, oltre a confessargli il nostro segreto, gliene abbiamo rivelato uno peggiore. Era orfano e ad ammazzare la sua famiglia sono stato io. Suo padre era un criminale, uccideva per rubare. Così, nel periodo in cui credevo di cambiare il mondo facendo il giustiziere, l’ho ucciso. Poi scoprii che aveva un figlio di un anno che era stato lasciato solo al mondo. Da allora smisi con la mia assurda idea di punire i criminali con la morte e presi il bambino con me >>.
Alex fissa un punto della parete, sembra miglia lontano da me, lo sguardo triste. Lo abbraccio spontaneamente. << Alex, mi dispiace tanto >>.
<< Non c’è niente da dire. Spero che tu non mi giudicherai male per questo >>.
<< Forse se non ti conoscessi lo farei, ma cambia tutto quando tu tieni a qualcuno >> mormoro.
<< Ho amato mio figlio con tutto me stesso >>.
<< Lo so. Come si chiamava? >>.
<< Matthew >>.
Alex affonda il viso nel mio collo: penso che non sia pronto a rivelarmi altro. Non piange ma sento che ha bisogno di me: così stiamo in questa posizione per non so quanto tempo.
***
Dopo il lavoro vado a mangiare fuori con Alex. Uscendo incontriamo Thomas, che fa qualche battuta notando che ci siamo riappacificati. Alex vorrebbe portarmi in un posto lussuoso ma, poiché sto morendo di fame, lo convinco ad andare in un fast food. Ci sediamo a un tavolo e ordiniamo una marea di cibo. Decidiamo di fare la gara a chi mangia di più ed è proprio quando ho la bocca piena di un grosso boccone di cheeseburger che una bellissima ragazza mora, una cameriera in divisa rossa, si avvicina al nostro tavolo. Tiene in mano un vassoio con un piatto di spaghetti.
<< Ciao >> ci saluta, sorridendo falsamente.
Alex cerca di contenersi: sta sghignazzando perché ho la bocca piena di cibo e devo sembrare piuttosto buffa.
Il mio licantropo soffoca le risate. << Abbiamo già ordinato >>.
<< Non ti ricordi di me? >> chiede con una nota di rabbia nella voce. Finalmente inghiotto il boccone.
<< Ehm >>. Alex è perplesso.
<< Ci siamo visti un paio di volte qualche mese fa. Aspetto ancora la tua chiamata >>.
<< Ho perso il tuo numero >> mente, sorridendo. << Inoltre adesso sono impegnato >> aggiunge, prendendomi la mano.
La ragazza butta gli spaghetti in testa ad Alex. << Brutto stronzo! >>.
Scoppio a ridere e la ragazza mi guarda perplessa. << Hai fatto bene >> le dico, mentre questa si allontana.
Un accigliato Alex si toglie gli spaghetti dalla testa. Quando usciamo dal locale sto ancora ridendo.
<< Alex … hai la testa … sporca >> dico, riuscendo a prendere fiato ogni tanto.
<< Lo so >> borbotta.
<< Così impari a saltare da un fiore all’altro >> lo rimprovero, quando ho finalmente smesso di ridere.
<< Ti rendi conto? Mi ha detto che sono brutto! Non dovevo sembrarle tanto brutto se è stata con me >>.
<< Sei irrecuperabile >> dico, alzando gli occhi al cielo.
Alex sorride, prendendomi per mano. Sciacqua la testa appena passiamo davanti a una fontana.
<< Alex, posso guidare io? >> chiedo, quando torniamo in prossimità della macchina.
<< Hai la patente? >>.
<< Scherzi?! Certo che sì! >> esclamo, offesa.
Alex osserva dubbioso la sua preziosa macchina, una Porsche edizione limitata. Gli strappo le chiavi dalle mani.
<< Non fare lo stupido, so guidare meglio di te >>. Salgo al posto di guida e parto, mentre Alex mi guarda torvo.
<< Credevo non ti importasse delle cose materiali >> osservo, iniziando a guidare.
<< Si dà il caso che questa sia una delle poche cose di cui mi importa >>.
<< Non essere materialista, Alex >>.
<< Non lo sono! >>.
Mi dà indicazioni su dove andare: ci ritroviamo davanti a un locale in cui si gioca a bowling.
<< Alex, ti ho già battuto con la playstation e con l’abbuffata, non credi che sia abbastanza per oggi? >> lo prendo in giro, mentre parcheggio.
<< Questa volta sarà diverso >>.
Usciamo dalla macchina. Continuo a prenderlo in giro mentre lui si vanta delle sue straordinarie abilità. Iniziamo a giocare e ci divertiamo tantissimo. Alex fa un balletto diverso ogni volta che tocca a lui tirare, facendomi sganasciare dalla risate. Alla fine vince lui, per un punto.
<< Sì! >> esulta, facendo una capovolta all’indietro in aria. Attira lo sguardo di diverse persone, che gli lanciano occhiate curiose.
<< Non puoi fare a meno di stare al centro dell’attenzione, eh? >>.
<< Rosichi per la sconfitta? >> chiede, alzando le sopracciglia.
<< Scherzi? Ti ho lasciato vincere! >>.
Alex prova ad afferrarmi ma io scappo. Ci prova di nuovo ma lo scanso.
<< Guarda che ho dei buoni riflessi >> lo avverto.
 Inizia ad inseguirmi e io scappo fuori, ridendo, dirigendomi verso la macchina. Alex mi è alle calcagna. Restiamo fermi, separati dalla macchina e con un largo sorriso sulle nostre labbra.
<< Alex, mi sento una ragazzina scema >>.
<< Tu sei una ragazzina. E sei anche scema >>.
<< Ha parlato l’idiota dell’anno >>.
<< Non dovresti parlare in modo così irrispettoso con chi è più grande di te >>.
Alzo gli occhi al cielo. << Vai a recuperare le nostre cose, idiota >>.
Alex si guarda intorno e fa una cosa inaspettata: salta sopra la macchina e poi sopra di me, facendomi cadere a terra.
<< Ahi! >> esclamo, ridendo.
<< Qualcuno deve insegnarti il rispetto >> mormora vicino alle mie labbra.
Gli tiro i capelli. << Buffone >>.
Alex mi mette una mano sul sedere e io lo lascio andare, scostandomi. << Alex! Non fare il pervertito >>.
<< Non c’è nessuno >> dice innocentemente, alzandosi e porgendomi la mano. La afferro e mi metto in piedi.
<< Resti comunque un pervertito >>.
Mi dà un bacio veloce. << Vado dentro a prendere le cose. Torno subito >>.
Lo aspetto appoggiata alla macchina. Quando torna mi rimetto alla guida e lui mi ordina di andare a casa sua. Non ci andiamo spesso, ci sono troppi ricordi di lui ed Emma. Tuttavia appena arriviamo iniziamo a baciarci e per quella notte non esiste né Emma, né nessun altro.
***
I primi giorni di marzo progettiamo di fare una gita con gli amici di Alex. Andremo a New York, non posso crederci. Alex ride per la mia eccitazione.
<< Tu ridi perché non sai cosa voglia dire non essere mai stati da nessuna parte >> borbotto, preparando il mio borsone. Partiremo il giorno dopo. Alex sta fumando un sigaro seduto sulla poltrona e mi osserva divertito. Siamo in hotel, nella mia stanza.
<< Leah, ti prometto che viaggeremo molto >> dice, serio.
<< New York è un ottimo inizio >> gli dico, sorridendogli e guardandolo negli occhi. Dovrei dirgli che lo amo. Devo trovare il coraggio. Restiamo un po’ in silenzio a guardarci quando sentiamo dei passi avvicinarsi. Chi si sta avvicinando sembra esitare. E’ Thomas, lo sappiamo prima ancora che bussi alla porta della mia stanza. Oggi è stato tutto il giorno irreperibile, era partito urgentemente per affari. Quando entra stento a riconoscerlo: i suoi capelli biondi sono scompigliati, i suoi occhi sono sbarrati ed e il suo pallore potrebbe fare concorrenza a quello di un succhiasangue. Ha pure i vestiti sgualciti.
<< Papà! >> esclama Alex, alzandosi dalla poltrona e raggiungendolo a una velocità sovrumana. << Stai male? >>.
<< Alex >> mormora lui, come se avesse visto un fantasma.
<< Stai male? >> ripete, allarmato.
<< No, no, sto bene >> risponde, allontanandosi e dirigendosi verso il carrello con i liquori. Prende una bottiglia a caso e ne beve un lungo sorso. Poi fa dei respiri profondi, camminando per la stanza.
Alex ed io lo guardiamo basiti. Che cosa gli è capitato?
<< Papà, mi stai spaventando >>.
<< Alex, sto bene, non devi preoccuparti per me >>.
<< Allora perché ti comporti così? Piombi qua senza dire una parola e ti comporti in modo strano! >>.
<< Io … io … non so come dirti … Alex! >> farfuglia, passandosi una mano tra i capelli, come fa sempre Alex. Io sono ancora vicino al borsone con una maglietta in mano.
<< Volete che vada via? >> chiedo, incerta. Forse Thomas è troppo sconvolto e ha bisogno di parlare solo con Alex.
<< Non lo so. Devo dire una cosa di estrema importanza a mio figlio >> risponde Thomas.
Alex mi lancia uno sguardo preoccupato.
Thomas si siede, poi si rialza, poi si risiede. << Forse è meglio se ascolti anche tu, Leah >> dice, infine, rialzandosi.
<< Qualsiasi cosa sia successa, Leah può restare. E’ una di noi, ormai >> afferma, Alex.
<< Figlio mio, perdonami per quello che sto per dire >>.
<< Papà, ti prego, parla >>.
<< Oggi ho ricevuto una notizia >>.
<< Che notizia? >>.
<< Devi saperlo >> dice, quasi tra sé e sé.
<< Cosa? >> esclama Alex, spazientito.
<< Promettimi che cercherai di stare calmo >>.
<< Papà, parla! >> dice Alex, esasperato.
Thomas guarda suo figlio dritto negli occhi e respira come per farsi forza.
<< Emma è viva >>.
Sento il gelo farsi strada nel mio corpo.

 

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Capitolo 18
*** 18.Rivelazioni ***


Ci sono delle volte in cui un momento prima sei felice e spensierato, quello dopo vorresti che il suolo si aprisse e ti inghiottisse. Poco fa il cuore sembrava scoppiarmi di gioia e adesso sono paralizzata dal terrore, quasi non riesco più a sentire il mio cuore che batte. E’ una sensazione orribile e credo di averla già provata troppe volte nella mia vita: quando mio padre è morto, quando Sam è scomparso o quando Seth è stato ferito gravemente nello scontro contro i neonati. Cerco di concentrarmi su quello che ho davanti: Alex. Sta fissando suo padre con espressione impenetrabile. Lo fissa da almeno qualche minuto, ne sono certa. Thomas lo guarda di rimando. Passa ancora un po’ di tempo di silenzio.
<< Alex? >> mormora Thomas.
<< Che cosa vuol dire che Emma è viva? >> chiede questo, impassibile, come se non fosse rimasto in silenzio per un po’.
<< Vuol dire che è viva >>.
<< Io ho stretto il suo corpo bruciato tra le mie braccia >> dice Alex, con voce soffocata.
Thomas sospira. << Siediti >>.
<< Non voglio sedermi >>.
<< Alex, non dare di matto >>.
<< Papà, come credi che riesca a non dare di matto dopo che mi dici una cosa del genere? >>. Alex inizia ad alzare il suo tono di voce.
<< Lo so, è una notizia sconvolgente >>.
<< Sono suo marito, dovrei essere il primo a sapere se mia moglie è ancora viva! >>.
<< Ti spiegherò tutto >>.
<< Ne sei certo? O è uno scherzo di cattivo gusto? >>.
<< Credi che potrei mai scherzare su qualcosa del genere? >>.
<< Quello che mi sconvolge è che io abbia creduto che fosse morta finora. Perché? Ha un altro? >>.
<< Emma non ha nessun altro >>.
<< L’ho tenuta tra le mie mani >> insiste Alex, guardandosi le mani. << Sto impazzendo >>.
<< E’ viva >> ribadisce suo padre.
Gli occhi di Alex si riempiono di lacrime: una scende lungo la sua guancia destra. Le sue labbra si piegano in un sorriso, mentre si asciuga velocemente gli occhi con le dita. << Lei è viva >> ripete, con meraviglia.
<< Sì >>.
Appena Alex si riprende dalla commozione, ricomincia a fare domande. << Perché ho creduto che fosse morta? >>.
<< Quello che sto per dirti non ti piacerà. Emma ha inscenato il suo suicidio per salvarti >>.
<< Per salvarmi? Da chi? >>.
<< Dai Volturi >>.
Alex digrigna i denti. << Quel bastardo >>. Non sembra sorpreso sentendo il nome dei Volturi, ma io lo sono. I famosi Volturi cercavano Emma? Gli stessi Volturi che sono venuti a Forks per Renesmee? E chi sarebbe quel bastardo?
<< Avrebbero ucciso tutti noi se non si fosse consegnata. Ci avrebbero trovati. Emma non ha voluto dirtelo perché altrimenti non avresti mai permesso che si sacrificasse >>.
<< No, non gliel’avrei mai lasciato fare, maledizione! Perché non me l’ha detto? >> Alex stringe le mani.
<< Alex, saresti morto pure tu >>.
 << Perché non l’hanno uccisa? >>.
<< Non lo so >>.
<< E’ loro prigioniera? >>.
<< No, non più >>.
<< Dove si trova? >>.
<< Purtroppo temo che l’abbiano catturata altri licantropi >>.
<< Altri licantropi? Per quale maledetto motivo avrebbero dovuto catturarla? >>. Alex inizia a camminare per la stanza, come se non riuscisse a stare fermo.
<< Non lo so, ma vogliono incontrarci o non la lasceranno andare >>.
<< Dobbiamo liberarla! Dobbiamo incontrarli! Cosa stiamo aspettando? >>.
<< Ho saputo tutto da poco, Alex. La libereremo, te lo prometto >>.
<< Come ha fatto a scappare dai Volturi? Non credo che l’abbiano lasciata andare >>.
<< Questo non lo sappiamo. Ci sono ancora tante cose da capire e da decidere >>.
<< Non lo sapete? Tu e chi? >>.
<< Secondo te chi mi ha detto di Emma? >>.
Alex riflette qualche istante. << Sua sorella? >>.
Thomas annuisce. << Clara si è messa in contatto con me >>.
<< Ecco perché puzzi >> dice Thomas con una smorfia.
L’essenza lupesca di Thomas è mista a un lieve odore dolciastro, a cui non avevo fatto molto caso avendo la mente appannata da pensieri e rivelazioni.
<< Perché si è messa in contatto con te e non con me? Come fa a sapere tutte queste cose? >> chiede Alex con una smorfia di rabbia.
Thomas sospira. << Clara sapeva del finto suicidio di Emma. L’ha aiutata. Anzi, l’abbiamo aiutata >>.
Alex aggrotta le sopracciglia e socchiude leggermente gli occhi. << Tu e Clara sapevate che mia moglie stava fingendo di suicidarsi per consegnarsi ai suoi aguzzini? >>.
<< Sì >>.
Alex apre e chiude la bocca più volte, incerto su cosa dire. << L’avete mandata a morire senza dirmi niente? >>.
Thomas ha un’espressione colpevole. << E’ stata una sua scelta e l’abbiamo rispettata. Non c’erano altre alternative. L’abbiamo fatto per proteggerti >>.
<< Emma non era morta e tu lo sapevi! >> esclama Alex con un sorriso amaro. Ha lo sguardo ferito.
<< Alex, eravamo tutti certi che non sarebbe sopravvissuta. Che senso avrebbe avuto metterti in pericolo? Tu saresti morto con lei facendo qualcosa di sciocco, non potevo permetterlo. Saresti morto per niente  >>.
<< Sarei morto per mia moglie! >> sbraita Alex. << Non stava a voi scegliere. Come avete potuto tenermi all’oscuro? Avrei lottato con tutte le mie forze anche a costo della mia vita pur di salvarla! Avremmo potuto trovare un modo, una soluzione … >>.
<< Non c’erano soluzioni, Alex! Ecco perché non te l’abbiamo detto >> insiste Thomas.
<< C’è sempre una soluzione. Come hai potuto fare una cosa del genere? Non hai visto come la mia vita sia andata a pezzi dopo che lei è andata via? Volevo morire! >>.
<< Eppure sei ancora qua vivo ed è questo che conta per me, non capisci? >>.
<< Sei rimasto a guardare la mia autodistruzione come se niente fosse >> continua Alex, amareggiato.
<< Volevo solo che tu vivessi. Ti saresti ripreso; e infatti così è stato >>.
<< Non mi sono affatto ripreso, lo sai benissimo che soffro ogni maledetto giorno per quello che è successo >>.
<< Non è stato facile ma ho dovuto farlo! >> dice Thomas, senza ombra di rimorso. << E lo rifarei ancora >>.
Alex lo guarda con disgusto. << Credevo che tu fossi l’unico di cui mi sarei potuto fidare per l’eternità >>.
<< Non mi importa della tua fiducia. Voglio solo che tu viva. Non ti ho cresciuto per vederti morire scioccamente contro dei succhiasangue che non puoi sconfiggere >> dice Thomas, non mostrando alcuna emozione.
Alex sta per esplodere. << Perché non ti rendi conto di quello che hai fatto? >>. I suoi occhi iniziano a diventare strani. Sta per trasformarsi.
<< Attaccami pure se vuoi, non mi difenderò >>.
Alex si trasforma, nel bel mezzo della stanza e inizia a distruggere tutto. Ulula, ringhia e poi sta per attaccare suo padre. La gioia per sua moglie è stata sostituita dalla rabbia per la menzogna che gli è stata raccontata. Istintivamente mi trasformo pure io per mettermi tra di loro. Alex ringhia contro di me.
<< Leah, spostati, potresti farti male >> mi suggerisce Thomas.
Non mi muovo. Alex mi fissa negli occhi ringhiando ma io mantengo la mia posizione.
Infine spacca il vetro della finestra e scappa. Faccio per seguirlo.
<< Lascialo andare >> mi dice Thomas. Obbedisco.
***
E’ da circa due ore che sono seduta sul letto della mia stanza. Sono ancora nuda; sto fissando il pavimento, cercando di dare un senso a quello che è successo.
<< Leah? >>. Thomas mi chiama da dietro la porta.
Esco dallo stato di torpore e mi vesto. Vado ad aprire: il licantropo si è lavato e ha indossato dei vestiti puliti.
<< Scusami per quello a cui hai assistito. Vorrai qualche spiegazione >>.
Annuisco, facendolo entrare. Ci sediamo sul divano.
<< Mi dispiace, sembri infelice >>. Thomas, invece, sembra stanco.
Scrollo le spalle. << Dov’è andato Alex? >>.
<< Starà correndo in giro, deve schiarirsi le idee >>.
<< Così Emma è viva >>. Cerco di avere un tono allegro.
<< Nessuno di noi se lo aspettava >>.
<< Perché i Volturi la cercavano? >>.
<< Penso di poterlo dire ormai. La cercavano perché Aro e Emma si conoscevano, un tempo >>.
<< Cosa? Aro? Quell’Aro? >>.
<< Sì. Lui ed Emma stavano insieme da umani. Vivevano in Grecia ed erano molto innamorati >>.
<< Emma è così vecchia? >> chiedo, sbalordita, prima di riuscire a trattenermi.
<< Sì >>.
<< Cosa accadde poi? >>.
<< Aro un giorno sparì e questo distrusse Emma. Tornò dopo dieci anni, già trasformato in vampiro. Voleva che lei si unisse a lui: insieme avrebbero potuto fare grandi cose. Era sempre stato molto ambizioso >>.
<< Emma rifiutò? >>.
Thomas annuisce. << Aro era cambiato, non era più lo stesso e Emma non voleva diventare una creatura assetata di sangue >>.
<< E come fece a sfuggirgli? >>.
<< Aro non la trasformò contro la sua volontà – per fortuna gli era rimasto ancora un barlume di umanità – ma voleva a tutti i costi che lei andasse con lui, non voleva arrendersi. L’amava ancora e, dopotutto, era sicuro che lei avrebbe cambiato idea. Emma capì di non poter fuggire ma trovò un’altra soluzione: si fece trasformare in licantropo. A quei tempi era più facile che gli umani credessero ai vampiri e ai licantropi e, avendo avuto la conferma che i vampiri esistevano, Emma la ebbe anche dei licantropi. Quando Aro scoprì quello che Emma aveva fatto si infuriò: eliminò l’intero villaggio in cui lei viveva, inclusa la sua famiglia. Anche Aro aveva ancora una famiglia, ma non viveva lì. Emma, sconvolta, raggiunse il suo branco e Aro la inseguì; tuttavia non poté fare nulla davanti al branco di Emma. Le promise che un giorno l’avrebbe trovata e gliel’avrebbe fatta pagare e poi scappò via >>.
<< La sorella di Emma non è viva? >> chiedo, interessata alla storia.
Thomas annuisce. << Sì, fu l’unica superstite del villaggio, stava per morire quando il veleno iniziò a fare il suo corso dentro il suo corpo. Divenne un vampiro e dopo qualche decennio riuscì a trovare sua sorella >>.
<< Questa storia è assurda >> mormoro.
<< Tutto il nostro mondo lo è >>.
<< Perché Emma si è consegnata ai Volturi? >>.
Thomas cerca nella tasca dei pantaloni e tira fuori una busta. << Leggi >>.
La apro e tiro fuori una lettera.

Emma, 
questo è un avvertimento che voglio darti perché mi sento una brava persona. I Volturi verranno a prenderti tra un mese esatto. Sì, so che hai un conto in sospeso con Aro, ma per tutto questo tempo sei riuscita a non dare nell’occhio, grazie al tuo scudo e alla tua furbizia. Puoi scegliere se consegnarti tu stessa oppure se trascinare con te anche Alexander, Thomas e tutte le persone a te care. So tutto di te. Sai, i Volturi hanno dei buoni segugi, non so quante persone contemporaneamente potresti riuscire a proteggere con il tuo scudo, se scegliessi di scappare. In pratica ti troveranno e non sai quanto questo mi renda felice. Ti chiederai chi sono io e perché sto facendo tutto questo. Chiamala pure vendetta, se vuoi.
Con affetto
X

P.S. Buona permanenza a Volterra! 

<< Cos’è? >> chiedo, riconsegnandogli il foglio.
<< E’ la lettera che Emma ha ricevuto poco più di otto anni fa. Non la fece vedere a Alex ma la mostrò a me e a Clara. Alex è molto impulsivo, sai, non voleva che si mettesse nei guai >>.
<< Come avete fatto ad essere certi che questa minaccia fosse vera e che non fosse un bluff? >>.
<< Fu Clara ad accertarsene >>.
<< Quindi qualcuno ha detto ad Aro dove si trovasse Emma. Non potevate scappare? >>.
<< Insieme a questa busta sono arrivate anche delle foto di Alexander, mie e di tutti i nostri amici. Cosa sarebbe successo se quelle foto fossero finite nelle mani dei Volturi? Non pensi che il segugio dei Volturi ci avrebbe trovato e ucciso tutti? Siamo tutti dei licantropi, i vampiri sono nostri nemici >>.
<< E’ tutto molto strano >>.
<< Come avete fatto a sapere che Emma è con dei licantropi? >>.
<< Abbiamo ricevuto un messaggio da parte loro e un video di Emma >>.
<< Cosa vogliono da voi? >>.
<< Questo non lo sappiamo, ma dobbiamo incontrarli. Non abbiamo altra scelta. Non riesco a spiegarmi nemmeno come sia possibile che sappiano che noi siamo le persone più vicine a Emma >>.
<< Potrebbe essere una trappola. E’ pericoloso >>.
<< Non posso tenere Alex lontano da ogni pericolo >> dice Thomas, sospirando. << Dovevo dirgli la verità, questa volta >>.
<< Clara vive qui? >>.
<< Si sposta sempre, ma negli ultimi sei anni è rimasta nei paraggi della California. Ha creato dei neonati: qualche volta alcuni sfuggono dal suo controllo. Sai, lei ha un dono molto potente >>.
<< Che dono? >>.
<< E’ capace di soggiogarti e farti credere quello che vuole >>.
<< E’ così che avete imbrogliato Alex sul suicidio di Emma? >>.
<< Sì. Abbiamo preparato ogni cosa per fargli credere che sua moglie fosse morta. Emma ha iniziato a comportarsi male con lui, facendogli credere di essere infelice e di non amarlo più. E’ stato molto doloroso per lei. Quando lei è partita per Volterra, ha lasciato una lettera ad Alex, in cui gli diceva che aveva intenzione di uccidersi perché era stanca della vita. Clara ed io abbiamo scelto una donna che somigliasse a Emma e poi l’abbiamo uccisa e bruciata, mettendole al dito la fede di Emma. Con l’aiuto del potere di Clara, è andato tutto liscio: Alex non ha mai sospettato che avessimo architettato tutto >>.
<< Avete ucciso una donna per inscenare la sua morte? >>.
Thomas scrolla le spalle. << Tutti abbiamo ucciso nel corso delle nostre vite >>.
Il fatto che abbiano ucciso una donna perché serviva loro il corpo mi urta, tuttavia ci passo sopra. La vecchia Leah forse non l’avrebbe fatto.
<< Perché Clara sta creando dei neonati? >>.
Thomas ride senza allegria. << Vorrebbe creare un esercito per sconfiggere i Volturi. E’ questione di tempo prima che la scoprano e la uccidano. E anche se non la scopriranno si farà ammazzare lo stesso perché tenterà di combattere >>.
<< Thomas, tutto questo è decisamente molto da digerire >>.
<< Lo so. Alex è scappato dalla finestra infatti >> scherza. << Sono felice di aver fatto questa chiacchierata con te e di averti chiarito come sono combinate le cose >>.
Sospiro pesantemente. << Non so se ho capito tutto, avrei bisogno di fare una corsa pure io >>.
<< Sei preoccupata? >>.
<< Un po’ >>.
Thomas mi osserva attentamente. << Vuoi andartene? >>.
<< Non credo di avere molta scelta >>.
<< Ce l’hai, invece >>.
<< Voi avete tante cose da fare, sarei di troppo >>.
<< Alex non penserebbe mai una cosa del genere >>.
<< Tom, tu sai meglio di me che Alex non può stare con me ora che Emma è viva. Perché dovrei restare? >> dico, dando voce alle mie paure.
<< Perché lui ha bisogno di te >>.
<< Dovrei stare a guardare mentre lui torna con sua moglie? >>.
<< Non sai se accadrà >>.
Sbuffo. Mi prende in giro? << Sai benissimo che accadrà, lo sai meglio di me. L’ho visto nel suo sguardo oggi. Lo vedo ogni volta che posa gli occhi su qualcosa che è appartenuto a Emma o che gli viene in mente un ricordo di lei >>.
<< Sta a te scegliere, Leah. Puoi combattere oppure puoi fuggire e dimenticare tutto questo. Con il tempo le ferite si margineranno ma sei sicura che non rimpiangerai la tua scelta? >>.
 
Sono sicura che non rimpiangerò la mia scelta? Le parole di Thomas mi rimbombano nella testa. In cuor mio so quello che accadrà adesso. Alex mi lascerà, Emma è troppo importante per lui. Come potrei competere con una donna che ha amato per tre secoli, che ha sposato più volte, per la quale ha cambiato la sua vita e per cui ha sofferto tanto? Lei è la sua anima gemella. La loro storia d’amore è come quella di un film: si ameranno per sempre. Per l’eternità. Cosa sono io al confronto? Una parentesi minuscola e insignificante. Alex non mi avrebbe mai degnato di uno sguardo se Emma fosse stata viva. Non mi resta che tornare a Forks, che altro dovrei fare? Se invece ci fosse una piccola possibilità per me? Sono davvero una che si arrende?
***
Non vedo Alex da circa quattro giorni. Thomas l’ha incontrato da Clara ieri: pare che lui sia andato da lei per farsi raccontare tutto e che Thomas poi li abbia raggiunti. E’ ancora infuriato con Clara e Thomas, ma si stanno dando da fare per liberare Emma. Negli ultimi giorni ho pensato molto. Non ho ancora avuto il coraggio di dire a Seth quello che sta accadendo; anche perché non è successo ancora niente. Gli amici di Alex sanno già tutto: ha spiegato tutto loro Thomas; quando li ho chiamati per annullare il nostro viaggio sono venuti in hotel. Sono ancora qui, in attesa del ritorno di Alex. Ovviamente vogliono offrire il loro aiuto e il loro supporto. Sono in camera mia a fissare il soffitto quando sento la voce di Beatrix dal primo piano: << Alex! Ci hai fatto preoccupare! Abbiamo saputo tutto … >>. Le mie pulsazioni aumentano e mi sudano le mani. Le asciugo sui jeans.
Non vorrei origliare ma lo faccio. Parlano per un p0’ e poi lui dice che sta andando un attimo al piano di sopra. Sta venendo da me, lo so. Mi metto in piedi e apro la porta prima ancora che Alex possa bussare. E’ lì, in piedi, serio come forse non l’ho mai visto. Indossa dei vecchi jeans e una maglietta bianca.
<< Leah >>.
D’impulso lo abbraccio e lui mi stringe a sé, per qualche secondo. Solo ora realizzo quanto mi sia mancato e quanto sia stata in pena per lui. Ci separiamo.
<< Scusa se sono sparito >> dice, passando nervosamente una mano tra i capelli.
<< Non preoccuparti. Sono felice che tu ti sia ripreso >>.
<< Già … è stata una notizia scioccante. Avevo bisogno di riflettere. Vuoi fare due passi? Devo parlarti >>. Sembra così distaccato! So cosa deve dirmi, ma non ho nessuna voglia di sentirlo. Vorrei solo fuggire via, ma non posso. Non posso scappare anche stavolta.
<< Certo >>. Chiudo la porta e vado con lui. Usciamo dall’hotel in silenzio e camminiamo per strada.
<< Sono scomparso senza dirti niente >> dice in tono colpevole.
<< Non devi giustificarti, tutti hanno bisogno dei loro spazi >> dico.
<< Tu sai cosa sta succedendo, vero? >>.
Annuisco. << Tom mi ha spiegato tutto >>.
<< Sono stato da Clara >>.
<< La sorella di Emma >>.
<< Sì. Sono così arrabbiato, Leah. Davvero. Vorrei distruggere e spaccare tutto. Invece devo collaborare con quei due traditori >>.
<< L’hanno fatto per il tuo bene >> cerco di giustificarli.
<< Mia moglie è viva >> afferma, come se avesse finalmente assimilato e accettato la cosa.
<< Lo so >>.
<< Ed è in pericolo. Vorrei andare a liberarla ora stesso >>. Fa una pausa e poi si ferma, guardandomi dritto negli occhi. << Lei ha bisogno di me. Non posso abbandonarla >>. Sembra determinato.
Non pensavo che avrei mai nascosto qualcosa ad Alex, dopo tutto quello che siamo stati l’uno per l’altro. Adesso invece dovrò fingere di stare bene. Dovrò tenere tutto dentro, per l’ennesima volta. Sento un nodo alla gola e gli occhi bruciare, ma riesco a ricacciare tutto indentro. Non posso piangere adesso; Leah, tu sei forte. Sei forte. Non piangerai. Faccio un debole sorriso. << Mi sembra giusto >>.
Alex mi lancia uno sguardo tormentato: la sua determinazione sembra vacillare. << Devo dirti qualcosa per cui mi odierò. Anche tu mi odierai, ma spero che un giorno riuscirai a perdonarmi >>. Mi guarda addolorato. << E’ così difficile >>.
<< So cosa stai per dirmi >>. Mi sento morire.
<< Leah >>.
Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo. << Non vorrai continuare a fare l’adultero, no? >> cerco di scherzare. Alex non risponde, così apro gli occhi e mi accorgo che mi sta fissando.
<< Che c’è? >> chiedo.
<< Come fai ad essere così forte? Vorrei avere almeno la metà della tua forza >>.
<< Lo sei anche tu, Alexander >>.
Alex fa un debole sorriso. << Magari. Non riesco nemmeno a dirti quello che devo dirti >>.
<< Dillo >>.
Deglutisce, esitante, e poi lo dice. << Noi non possiamo stare insieme mentre mia moglie è ancora viva >> mormora.
Annuisco. Non posso parlare in questo momento, mi tremerebbe troppo la voce. Non mi viene in mente niente di divertente da dire.
<< Le cose sono cambiate l’altra sera >> aggiunge.
Scrollo le spalle e mi schiarisco la voce. << Saremo amici, come prima. Faremo finta che non sia successo niente >>.
<< Non immagini quanto io mi odi per averti ferito >>.
<< Non l’hai fatto >> mento.
<< Non sono migliore di Sam >>.
<< Almeno lui aveva la scusa dell’imprinting >> scherzo, cercando di alleggerire l’atmosfera. Non voglio essere una ragazza patetica che piange davanti al ragazzo che la sta mollando.
<< Leah, ti supplico, non scherzare.  Sto così male per questa situazione >>.
Non posso credere a quello che sto per dirgli. << Alex, lei è tua moglie, è viva, tu la ami oltre l’immaginabile, non è sbagliato volerla salvare. Non è sbagliato lasciarmi. E’ la vita che è fatta così >>.
Alex sta per dire qualcosa quando gli squilla il telefono. Risponde. Sento la conversazione: è la sorella di Emma, ha delle importanti notizie e vuole che ascolti anche Thomas.
<< Leah … >>.
<< Vai >> dico, sorridendo.
<< Ci vediamo dopo >>. Si avvicina, incerto su come salutarmi. Alla fine mi dà un rapido bacio sulla guancia e poi va via, dentro l’hotel, da suo padre. Resto sola, in piedi, sul marciapiede. La gente mi passa accanto, ignorandomi. Il punto in cui le labbra di Alex hanno toccato la mia guancia sembra bruciare. Ora che sono sola lascio che il nodo alla gola prenda il sopravvento. La mia presunta forza è scomparsa. Sto malissimo. Le lacrime iniziano a sgorgare silenziosamente dai miei occhi. E’ finita, come previsto. Cosa farò adesso? Mi sento persa e, soprattutto, sola.

Note:
Questo capitolo mi ha dato moooolti problemi! Spero di non aver commesso grossi errori! Complimenti e grazie a chiunque sia arrivato a leggere fin qui :D

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Capitolo 19
*** 19.Ok, parliamone ***


Ho comprato tante cose da quando sono qui, a San Francisco. Perché ho comprato tutta questa roba? Come se fossi dovuta restare qui per sempre. Che stupida! Adesso non posso portarla con me, non ho alcuna voglia di viaggiare con normali mezzi di trasporto. Voglio correre con le mie zampe. Credo che lascerò tutto qui. Sì, faro così e non poterò niente con me: è la soluzione migliore. Meglio chiudere definitivamente questo capitolo della mia vita. Di tanto in tanto magari sentirò Alex se non si farà ammazzare dai Volturi o da altri licantropi. Dopotutto gli ho detto che saremo amici come prima, no? Amici a distanza: questa è la soluzione migliore. Sono passati due giorni da quando mi ha lasciato. Abbiamo parlato pochissimo: sono tutti in agitazione e alle prese con la liberazione di Emma. Non ho nemmeno lavorato. Stamattina è arrivata la famosa Clara: alta, capelli neri, occhi rossi, è bellissima come tutti i vampiri. Sono stata presentata come nuova cara amica di Alex e lei mi ha guardato con curiosità. Poi lei, Thomas e  Alex hanno iniziato a confabulare e io mi sono allontanata. Sono tornata in camera mia con l’intenzione di preparare le mie cose e andarmene e adesso sono davanti al mio letto e c’è una montagna di vestiti sopra.
Sento dei passi. << Quando partirete? >> chiedo, piegando una maglietta per rimetterla nel cassetto, ancora prima che Alex attraversi la soglia della porta.
<< Tra tre giorni >> risponde, avvicinandosi.
<< Per dove? >>.
<< Dobbiamo andare in Georgia, ad Atlanta. E’ questo il luogo d’incontro stabilito dai ricattatori >>.
<< Chi partirà? >>.
<< Credo che andremo tutti >>.
Annuisco, continuando a piegare i vestiti.
<< Leah, puoi fermarti una attimo? >>.
Lascio perdere i vestiti e finalmente lo guardo. << Dimmi >>.
<< Non abbiamo potuto parlare molto >>.
<< Sono stati dei giorni impegnativi >>.
<< Che cosa … che cosa stai facendo? >>.
<< Volevo portare la mia roba con me, ma ho cambiato idea, la lascerò qui. Puoi farne quello che vuoi >>.
<< Stai partendo? >>.
<< Sì >>.
<< Quando l’avresti deciso? >>.
<< Stamattina >>.
<< Senza dirmi niente? >>.
<< Te lo sto dicendo adesso >>.
<< Hai intenzione di tornare a Forks? >>.
<< Sì, credo che sia la soluzione migliore >>.
<< La soluzione per cosa? >>.
<< La soluzione per questa situazione. Alex, perché fai tutte queste domande? Sembra un interrogatorio >>.
<< Scusa se voglio sapere i tuoi piani per il futuro >> ribatte.
<< Non dovrai preoccuparti per il mio futuro da ora in poi. Tornerò a Forks dalla mia famiglia >>.
<< Hai già avvisato Seth? Tua madre? >> chiede Alex, inciampando sulle parole.
<< Farò loro una sorpresa >>.
<< Quindi sarà come se non ci fossimo mai conosciuti? >>.
<< Perché dici questo? Esistono i telefoni e i messaggi. Staremo in contatto. Siamo pur sempre amici, no? >>.
Alex mi fissa con volto inespressivo. << E’ questa la tua decisione? >>.
<< Già. Non ho nulla che mi trattenga qui >>.
<< Però prima stavi bene qui. Sembrava una cosa permanente >>.
Sbuffo. << Non lo è mai stata >> dico, cercando di convincere pure me stessa.
<< Mai, eh? >>.
<< Già >>.
<< Quindi tra noi è tutto ok? >>.
<< Perché non dovrebbe esserlo? >> chiedo.
Alex mi lancia uno sguardo strano.
<< Dovrei finire di sistemare tutta questa roba sul letto >> dico, indicando la montagna di vestiti.
<< Certamente  >>.
<< Hai lasciato delle cose nella mia camera e a casa mia >> aggiunge.
<< Buttale >>.
Mi volto verso i vestiti mentre Alex esce dalla stanza. Mi sento agitata, la mia serenità esteriore è tutta una facciata. Dentro di me c’è una tempesta; un uragano pronto a spazzare via tutto. Prendo tutti i vestiti e li infilo dentro l’armadio in un ammasso disordinato. Che li sistemino le cameriere! Sono stufa di restare qui, partirò adesso. Perché rimandare? Cerco uno zaino in cui possa mettere il telefono e un cambio di vestiti mentre sono in forma di lupo. La ricerca in camera mia si rivela infruttuosa così vado a cercare nella stanza di Alex. Entrando, mi fermo qualche istante a osservare il letto che ho condiviso con Alex ogni notte negli ultimi tempi e mi viene un nodo alla gola. Cerco di non pensarci. Cosa dovevo fare? Ah sì, cercare qualcosa in cui mettere le mie cose durante il viaggio. Tuttavia un’altra cosa mi distrae: una foto mia e di Alex messa in un portafoto sopra la cassettiera. Ricordo benissimo quando l’abbiamo fatta:  circa due settimane fa. Prendo il portafoto e lo butto nel cestino. Via questa roba inutile che potrebbe urtare Emma. Rovistando alla fine riesco a trovare uno zainetto grigio. Ottimo! Ci metto dentro un paio di pantaloncini, una maglietta nera, il mio telefono con il caricabatteria, qualche snack, una bottiglia d’acqua, il mio portafogli. Sono pronta per andare via. Scendo sotto per salutare tutti: si trovano in una specie di stanza per le riunioni al piano terra. Entro, determinata.
<< Leah! >> esclama William, vedendomi sulla soglia della porta. Alcuni dei miei amici sono chini su una cartina, alcuni sono al pc. Alex è vicino alla finestra, sta parlando con sua cognata.
<< Sono scesa per salutarvi >>.
<< Perché vuoi salutarci? >> chiede Beatrix, alzandosi dalla grande scrivania nera al centro della stanza.
<< Sto tornando a casa >>.
<< Intendi a Forks? >> chiede Edgar.
<< Sì >>.
<< Cosa?! Adesso? >> esclama Beatrix, stupita.
<< Sì >>.
<< Ma … ma, senza salutarci? >>.
<< Ci stiamo salutando adesso >>.
Tutti mi fissano sbalorditi. Tuttavia non è solo stupore quello che leggo nei loro occhi: è pure compassione e io non sopporto di essere compatita, non anche qui.
Thomas mi osserva attentamente per qualche secondo e poi si avvicina per abbracciarmi. << Mi dispiace che questa sia la tua scelta >> mormora in modo da farlo sentire solo a me.
<< Ci mancherai >> dice poi ad alta voce, staccandosi da me. << Vieni a trovare questo vecchio, ogni tanto >> aggiunge sorridendo. E’ bello e giovane: tutto tranne che vecchio, direi.
<< Lo farò, Tom >>.
<< Tom, chiedile di rimanere! >> continua Beatrix.
<< Non posso >>.
<< Niente potrebbe farmi restare: è semplicemente arrivata l’ora di andare. Tuttavia colgo l’occasione per dirvi quanto sinceramente mi sia affezionata a tutti voi e voglio ringraziarvi per avermi accolta come una cara amica. Grazie dal profondo del cuore >>.
<< Questo sembra un addio >> mormora Edgar.
<< Speriamo che sia un arrivederci >> aggiunge Max.
Thomas mi mette un braccio attorno alle spalle e Beatrix corre ad abbracciarmi.
<< Leah, vai davvero via? >> chiede.
<< Sì >>.
<< Non posso crederci >> mormora.
<< Ci sentiremo >> cerco di consolarla.
<< Sei sicura che niente potrebbe farti restare? >>.
Annuisco e ci separiamo.
<< Hai tutto quello che ti serve per il viaggio? >> chiede Thomas, preoccupato.
Indico lo zainetto alle mie spalle. << E’ tutto qui, non preoccuparti >>.
<< Ti servono soldi? >>.
<< No, Thomas, grazie >>. Lo guardo con riconoscenza.
Abbraccio Edgar e poi William che mi dà pure un bacio veloce sulle labbra. Cercano di farmi cambiare idea, ma sono determinata. Alex non dice niente.
Infine saluto Max e poi stringo la mano della vampira. Rabbrividisco al contatto con la sua pelle fredda.
 << E’ stato un piacere conoscere una mutaforma >> mi dice con la sua voce cristallina.
 Mi costringo a sorriderle. Non mi resta che salutare Alex che è rigido davanti a me. Sento gli occhi di tutti puntati su di noi.
<< Allora … >> inizio.
<< Ti accompagno fuori >>.
Prima di uscire dalla porta dico a tutti di stare attenti e auguro loro buona fortuna.
Una volta fuori dall’hotel Alex ed io stiamo uno di fronte all’altro, senza guardarci negli occhi.
<< Non credevo che te ne saresti andata così in fretta >>.
<< Non ha senso rimandare. Non ho niente da fare qui, quindi meglio partire subito e arrivare prima >>.
<< Certo >>.
<< Grazie, Alex >>. Finalmente lo guardo negli occhi. Sembra pallido.
<< Non ringraziarmi >>.
<< Addio >>.
Lo abbraccio velocemente e poi inizio a correre via, senza voltarmi. Non voglio pensare a quello che sto facendo o al misero addio che ci siamo dati. Corro per le strade, attirando gli sguardi di tutti. Quando finalmente esco dalla città mi trasformo e inizio a correre. Come mi è mancato correre liberamente! Adesso cosa dirò una volta tornata a Forks? Cosa farò? Non ho pensato a niente di tutto questo. Non sento nessuna voce nella mia testa, ma sono sicura che tornando indietro ricomincerò a sentire tutti. Oddio, vedranno tutto. Me, Alex … no, non un’altra volta. Non ci riesco. Senza nemmeno che me ne accorga, decido di puntare verso est. Magari mi fermo in Arizona, lontano dallo Stato di Washington e dalla California. Non è un’ottima idea? Posso ricostruire una nuova vita anche lì, lontana da tutto il mio passato. Posso ricominciare.
“Sei patetica” dice una vocina dentro di me.
“Stai zitta” ribatto, cercando di zittire la mia coscienza.
“Sei una sfigata”.
Corro senza sosta per tutto il giorno e quando il sole tramonta decido di fermarmi sotto un albero accanto a un piccolo ruscello. Torno umana. L’aria sarà sicuramente gelida, ma io mi sento scottare. Mangio qualche snack, bevo dal ruscello e poi torno a essere un lupo. Meglio dormire in questa forma, mi sento più sicura. Magari se non sono umana riesco a pensare di meno e a lasciarmi trasportare dall’animale che è in me. I minuti passano mentre ascolto i rumori delle creature che abitano in quel posto. Scommetto che nessuno sa che persino i lupi possono soffrire di insonnia.
“Non pensare, Leah” mi dico. Non pensare. Non pensare. In questo momento vorrei avere una bottiglia di un superalcolico a portata di mano. Vorrei l’oblio. Ecco cosa mi servirebbe, avrei dovuto dirlo a Thomas quando me l’ha chiesto. Thomas. Thomas. Alex. No Leah, non pensarci. Dimenticalo! Volta pagina! L’hai già fatto tante volte, riuscirai a farlo anche questa volta. La mia mente inizia a pensare alla bellissima Clara. Poi alle numerose foto di Emma e Alex che ho visto a casa loro. La casa dove anche io ho dormito. Cazzo, perché sto pensando a queste cose? Mi impongo di pensare a qualcosa di divertente. Ecco, ci sono. I Teletubbies! Seth li vedeva sempre da piccolo: ecco il suo problema. I Teletubbies l’hanno rovinato facendolo diventare scemo! Ho trovato la causa! Che scoperta! Dovrei dirglielo ora stesso. No, non posso, altrimenti dovrei dirgli anche che sono sola in mezzo al nulla perché … perché … perché Alex … maledizione! Ecco che ci risiamo! Seccata, mi alzo e decido di uccidere qualche coniglio. Vaffanculo al mio disgusto per la caccia. Devo far uscire la mia parte animale. Ne prendo un paio ma poi li lascio liberi. Oltre a essere pessima in amore sono pessima anche come predatrice. Quale razza di predatore lascerebbe andare la sua preda? Quale razza di predatore penserebbe a che razza di predatore sia?
“Patetica”.
Oh, la mia coscienza è tornata. Un predatore con la coscienza, ecco cosa sono.
“Tu non vuoi partire”.
“Sì che voglio”.
“No”.
“Sì”.
“No!”.
Forse sto diventando pazza.
“ Tu speravi che Alex non ti lasciasse partire. Invece ti ha abbandonato. Non gliene importa niente di te” continua la vocina, con perfidia.
“Stai zitta!”.
“Sei stata una sostituta. Un rimpiazzo della sua perfetta moglie”.
“Non è vero”.
“Allora perché ti ha lasciato andare come se niente fosse?”.
Sto per raggiungere il picco dello sconforto quando sento qualcosa avvicinarsi e le mie orecchie si drizzano. Mi metto all’erta e poi vedo spuntare un licantropo.
“Hai visto?” dico soddisfatta e sbalordita allo stesso tempo, alla mia coscienza.
Il licantropo si trasforma e c’è Alex nudo di fronte a me.
<< Quanto corri? Non è stato facile acciuffarti >>.
Considerando che sono qui ferma sotto l’albero da un sacco, penso che non mi avrebbe raggiunto mai se non mi fossi fermata a riposare.
<< Hai intenzione di mangiarlo? Lo stai spaventando a morte? >> aggiunge, indicando il coniglio sotto la mia zampa. Lo lascio andare.
<< Sai, questa conversazione a senso unico non mi piace. Potresti … >>.
Detto, fatto. Ecco la mia forma umana. Nudi, uno di fronte all’altro, ci fissiamo.
<< Déjà vu>> dice Alex.
<< Ciao Alex, perché sei qui? >>.
<< Perché secondo te? >>.
<< Non, so hai tante cose da fare. Non dovresti perdere tempo >>.
<< Leah, piantala >>.
<< Scusa, cos’hai detto? >>.
<< Cos’è questo? >>.
<< Cosa?>>.
<< Perché ti comporti così? >>.
<< Non capisco >>.
<< Sei gentile. Troppo gentile. Ma allo stesso tempo fredda. In realtà tu sei infuriata >>.
Colpita e affondata. Io non sono semplicemente infuriata. Sono infuriata e imbestialita e incazzata.
<< Non capisco perché dovrei esserlo >> mento.
<< Perché mia moglie è viva e noi non stiamo più insieme. Perché stai lasciando un posto che stavi iniziando a chiamare casa. Perché tu sei innamorata di me >>.
Sussulto. Allora lo sa. Sa che lo amo. Non è così stupido, dopotutto.
<< Come osi? >> esclamo.
<< Tra di noi c’è molto più che attrazione fisica, non puoi negarlo >>.
<< Sei arrogante e presuntuoso! >>.
<< Sto solo dicendo quello che penso. Ti sto parlando senza fingere e dovresti farlo anche tu >>.
<< Sei in modalità psicologo? Che cosa vuoi? Hai deciso di farmi una seduta di psicanalisi perché avevi i sensi di colpa? >> dico, inacidita, smettendola con la mia farsa va-alla-grande-sto-benissimo.
<< Ecco, questa è la Leah che voglio vedere! >>.
<< Mi prendi per il culo? Ti piace vedermi incazzata? Bene, obiettivo raggiunto. Complimenti. Cento punti a Grifondoro! >> sbraito.
<< Abbiamo già avuto questa conversazione, lo sai che sono un Serpeverde. Quindi cento punti a Serpeverde >> mi corregge Alex, in tono serio.
<< Bene, cento punti a Serpeverde! >> urlo. Osa pure scherzare!
<< Leah, non fare finta che tutta questa situazione non ti faccia male, ti prego. Preferisco il tuo odio alla tua indifferenza >> dice, tornando a essere serio.
Lo guardo scettica. << Cosa ti fa credere che io stia fingendo? >> chiedo, avvicinandomi a lui. << Magari ti sbagli e non mi importa niente di te. Ci siamo solo divertiti in questi mesi e ora me ne sto andando perché mi hai stancato >>.
<< Questa non sei tu >>.
<< Io sono chi scelgo di essere e questo non è affare tuo >>. Faccio un altro passo avanti. Sono agitatissima.
<< Ti conosco >>.
<< Solo perché siamo andati a letto insieme pensi di conoscermi? >>.
<< Stai cercando di denigrare quello che abbiamo condiviso >>.
Allargo le braccia. << Si può sapere cosa vuoi? Mi lasci, me ne vado, mi segui e inizi a dire tutte queste cose strane come se ti importasse qualcosa … >>.
<< Mi è sempre importato >> mi interrompe. << Negli ultimi giorni sono stato distante perché stavo cercando di fare chiarezza, di allontanarmi da te perché … bè, lo sai perché! >>.
<< No, non lo so >>. Mi avvicino ancora e la mia faccia è a pochi centimetri dalla sua. << In questo momento so solo che vorrei spaccarti la mascella >>.
<< Picchiami Leah. Qualsiasi cosa è meglio della tua fredda gentilezza >>.
Gli do un pugno. Cerco di metterci poca forza, ma è un ripensamento che ho solo all’ultimo secondo, così il colpo è abbastanza forte. Il pugno fa vacillare leggermente Alex. Non si è spostato e non si è difeso. Si tasta il punto in cui ho colpito, vicino all’occhio. Gli esce del sangue dalla ferita che ha a stento il tempo di diventare gonfia. Sta già guarendo.
<< Quella non era la mascella >> è l’unica cosa che dice.
<< Ti odio! >> urlo, spingendolo indietro con entrambe le mani.
<< Continua pure >>.
<< Mi avevi promesso che non ti avrei mai perso! Avevi detto che non rompevi mai le tue promesse! >> sbraito, con le lacrime agli occhi, dandogli un altro spintone.
<< Sei un bugiardo >> continuo. << Sei come tutti gli altri, ma è colpa mia perché ho abbassato la guardia e mi sono fidata di te >>.
<< Finalmente hai detto quello che pensi. Questi sarebbero i pensieri di una persona indifferente? >>.
<< Bene, hai vinto! >> dico, con le lacrime agli occhi, tremando. << Tu, idiota, mi hai spezzato il cuore e me ne sto andando perché non voglio starti accanto >>.
<< Non è colpa tua, stupida! Credi che sia facile per me? Cerca di metterti nei miei panni >>.
<< Ci provo ma non ce la faccio. Ho già vissuto questo con Sam. Perché devo essere sempre quella comprensiva? E’ colpa mia, sapevo che eri ancora innamorato di tua moglie ma, essendo morta, ci sono passata sopra. Ho fatto finta di niente ogni volta che eravamo soli e pensavi a lei. Quanto ancora devo soffrire? >>.
<< I momenti in cui ero con te erano quelli in cui pensavo meno a lei >>.
<< Non ti credo >>.
<< Leah, l’ho sempre amata e l’amerò sempre, così come tu amerai sempre Sam. Non possiamo cancellare il nostro passato >>.
<< Ti sbagli, Alexander. Tu credi di sapere tutto, ma non è così. E’ vero, non possiamo cancellare il passato e Sam resterà sempre una parte importante della mia vita ma le persone cambiano, voltano pagina e io l’ho fatto e non credo di essere ancora innamorata di Sam. Tu, invece, ami ancora Emma. Siamo su due diverse lunghezze d’onda >>.
Alex resta senza parole per qualche secondo.
Poi riprende a parlare. << Ascolta. Quando l’ho persa mi sono sentito come se fossi morto pure io con lei. Poi sei arrivata tu. La sofferenza non è mai andata via ma non era più al centro delle mie giornate >>.
<< Perché avevi un nuovo passatempo. Un nuovo giocattolo che ti distraeva >> lo accuso.
<< Non osare parlare di te in questo modo >> dice Alex, con gli occhi fiammeggianti.
<< Parlo di me come voglio! >>.
<< Fammi finire di parlare. Sono stato con te in questi mesi perché tu mi hai fatto rinascere. Mi hai fatto sorridere e mi hai confortato. Mi hai fatto sentire di nuovo vivo. Non sono stato con te perché eri il mio nuovo giocattolo. Poi, però, scopro che mia moglie è ancora viva e che devo salvarla. Cosa avrei dovuto fare? Cosa dovrei fare? >>.
<< Lasciarmi e correre da lei >> ribatto, più calma. << La salverai tornerete insieme e sarete di nuovo felici e contenti >>.
<< Non è così facile >>.
<< Perché non dovrebbe esserlo? >>.
<< Perché io amo anche te >>.
Credo che il mio cuore si sia fermato. Cerco di respirare mentre le parole che Alex ha appena detto sembrano rimbombare nella mia testa.
<< Mi sono innamorato di te >> ripete, scrollando le spalle. << Ma il mio amore per Emma non è scomparso, è sempre qui, per questo ho pensato che sarebbe stato meglio lasciarti andare e farti vivere la tua vita >>.
Continua a parlare. << Quando te ne sei andata stamattina mi sono detto che era meglio così, per te, perché non volevo farti soffrire ancora. Poi però le mie gambe hanno iniziato a correre dietro di te, come se non fossi capace di farle fermare. Dovevo dirtelo, Leah. Non volevo che te ne andassi pensando che per me non fossi stata niente >>.
Mi avvicino a lui e lo abbraccio. Non come stamattina, questa volta veramente. Ho il cuore in gola.
<< Leah, perdonami. Ti assicuro che lasciarti andare è una delle cose più difficili che abbia mai fatto nella mia vita >>.
<< Tuttavia al momento di scegliere tra me e lei, sceglierai sempre lei perché non potrai mai amare nessuno come ami lei. Vero? >> mormoro, vicino al suo orecchio.
Alex non risponde; mi stringe più forte a sé. Non serve una risposta. Ho capito. Mi allontano e lui mi stringe la mano con la sua.
<< Perché? >>.
<< Cosa? >>.
<< Perché mi ami? >> chiedo, meravigliata.
<< Che razza di domanda è? >>.
<< Vorresti che tornassi indietro con te? >>.
<< Vorrei implorarti di non andartene, ma non posso farlo. Non voglio essere egoista con te >>.
<<  Adesso è ancora più difficile per me andarmene, non capisci? >>.
<< Avrei dovuto lasciarti andare senza chiarire le cose tra noi? >>.
<< No >>. Sospiro. << Ma non posso tornare indietro con te. Non ce la faccio >>.
Alex annuisce.
<< Non riuscirei a sopportare tutto un’altra volta. Inoltre non credo che tua moglie ne sarebbe felice >>.
<< Non te lo sto chiedendo, sta a te scegliere. Ricorda che sarai sempre la benvenuta tra noi. Sei una di noi >>.
<< Ho già fatto la mia scelta >>.
Restiamo in silenzio a fissarci.
<< Un’ultima cosa >> mormoro.
Mi avvicino a lui e appoggio le mie labbra sulle sue. Alex non oppone alcuna resistenza, ma ricambia il bacio. Chiudo gli occhi, cercando di imprimere questo momento nella mia mente. Ci stacchiamo e resto con gli occhi chiusi per qualche secondo. Quando li riapro incontro lo sguardo di Alex: mi guarda come se fosse l’ultima volta.
<< Abbi cura di te >>.
<< Ti chiedo solo un favore: non farti ammazzare >> gli dico.
<< Ho la pelle dura >>.
<< La prima volta che ci siamo incontrati non sembrava tanto dura >> ribatto.
<< Ok, hai vinto, starò attento. Tu non picchiare troppa gente >>.
<< La gente se la cerca>>.
<< La mia piccola e violenta Leah >> sussurra Alex.
Non sono tua Alex, non più.
<< Devo andare >> mormoro. Ci teniamo ancora per mano.
Alex annuisce e allenta la presa sulla mia mano, ma non la lascia. Potrei lasciarla ancora lì se volessi, ma a ogni minuto che passa andarmene diventa sempre più difficile. Così lascio scivolare via la mia mano dalla sua e poi lo guardo.
<< Ciao, Alexander. Grazie per avermi seguito >>.
Mi giro, mi trasformo e vado via.

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Capitolo 20
*** 20.Alexander ***


In ritardo, come sempre, ecco il capitolo e, come sempre di nuovo, chiedo scusa :(
Non è uno dei miei capitoli preferiti :P
Buona lettura!



<< Bellezza, che cosa fai tutta sola? >>.
Un uomo sulla trentina mi sta abbordando. Non posso crederci, queste cose capitano sempre nei film alle ragazze sfigate che si ubriacano al bancone di un bar – come me in questo momento, in effetti. Sono in una cittadina sperduta e sto cercando di affogare i miei dispiaceri nell’alcol senza successo: sono persino più lucida di prima. Continuo a girovagare da una città all’altra da un bel po’ ormai, senza uno scopo preciso. Forse dovrei tornare a casa. Osservo il tizio: è un ragazzo con occhi e capelli marroni, molto carino. Questa è la parte in cui io gli dico che non sono interessata. E se invece lo fossi? Per un attimo mi attraversa l’idea di lasciarmi sedurre da lui, ma l’accantono subito. Non sono questo genere di ragazza: non devo perdere di vista chi sono solo perché sono stata ferita di nuovo.
<< Non sono interessata >> affermo, appoggiando il mio bicchiere vuoto sul bancone.
<< Perché una ragazza bella come te dovrebbe ubriacarsi? >> chiede il tizio.
<< Non sono affari tuoi >>.
L’uomo si siede accanto a me e mi guarda con un luccichio negli occhi.
<< Sei stata scaricata? >>.
<< Non ho voglia di fare conversazione >>.
<< Se hai bisogno di un po’ di “consolazione”, mi offro volontario >>.
<< Ho detto che non sono interessata, va a importunare qualcun altro >>.
Mi accorgo che sta per mettermi una mano sulla coscia, così gli afferro il braccio e glielo piego dietro la schiena. Il bel viso dell’uomo si contorce per il dolore e mi guarda impaurito.
<< Torna da dove sei venuto >> gli dico, minacciosa. Cerca di liberarsi ma non ci riesce.
<< Che succede qua? >>. Si avvicina un uomo grande e grosso.
<< Il mio amico ed io stiamo discutendo >> dico, sorridendo falsamente, mentre il mio “amico” inizia a sudare.
<< Dovete discutere fuori se non vi dispiace >>.
<< In realtà mi dispiace ehm … >> leggo il nome sulla targhetta appesa al suo petto << Eugene >>.
<< Non costringermi a usare le maniere forti, sei una ragazza >>.
<< Credi che essendo una ragazza sia innocua? >> chiedo, offesa.
<< Non voglio farti del male >>.
<< Ti assicuro che sarai tu quello che si farà male >>.
<< Esci dal locale >>.
<< Non mi sposterò da qua, Eugene. Che razza di nome è per un buttafuori? >> lo prendo in giro.
<< Ok, fine del divertimento >>. Eugene si fa avanti, grosso come una montagna e tende la mano per afferrarmi, ma io la blocco: non si sposta di un millimetro. Usa anche l’altra mano e allora sono costretta a lasciare il mio ostaggio. Spingo Eugene all’indietro e questo barcolla leggermente. Nel frattempo il mio amico seduttore, che si trova dietro di me, mi afferra per tenermi ferma.
<< Toglimi le mani di dosso! >>. Lo prendo dalla gabbia toracica e, facendogli fare una capovolta sopra di me, lo schianto contro il pavimento. Non si alza più. Eugene si avventa su di me ma non riesce a prendermi. Inizia a cercare di colpirmi ma anche quello non gli riesce e il suo viso diventa rosso per la rabbia. Alla fine, quando è sfinito, gli do un pugno e cade a terra. Mi accorgo che mi stanno guardando tutti in quel piccolo locale.
<< Vi è piaciuto lo spettacolo? Qualcun altro vuole farsi avanti? >> chiedo, a voce alta. La porta del bar si apre improvvisamente e si fa avanti una figura incappucciata.
<< Io >>.
Le mie labbra si piegano in un sorriso. << E’ da un po’ che non ci vediamo >>.
***
Qualche settimana prima
Alexander
 
<< Alex, ci sei? >>.
<< Sì >>.
<< Allora dobbiamo andare da questa parte, giusto? >>.
Annuisco ma non riesco a concentrarmi. Sto per incontrare mia moglie. Sto per incontrare mia moglie. Me lo ripeto più volte per concentrarmi. Non so perché sono distratto. Sono felice, molto felice. La donna a cui ho dedicato quasi tutta la mia vita è viva, devo concentrarmi su di lei. Siamo arrivati ad Atlanta poco fa e ci stiamo aggirando diffidenti per la città: stiamo raggiungendo il luogo dell’incontro e siamo in anticipo di circa un’ora. Tutti i miei amici sono qui, così come mio padre e Clara. Non riesco ancora a credere che quei due mi abbiano potuto nascondere qualcosa di così importante, non li ho ancora perdonati. Non riesco nemmeno a credere che mia moglie non abbia confidato i problemi che stava avendo a me. Noi ci siamo sempre detti tutto, abbiamo vissuto come una sola mente e un solo corpo, il nostro rapporto è sempre stato basato sulla fiducia reciproca. Mi ha mentito e, nonostante l’abbia fatto per me, sono molto arrabbiato e deluso. Ho forse cinque anni? La nostra differenza di età non è mai stata un problema, eppure adesso mi sorge il dubbio che per lei, forse, lo fosse. Non sono forse un uomo? Non sono forse in grado di proteggere mia moglie? O di badare a me stesso?
<< Di qua >> dico, indicando una strada poco affollata.
Il viaggio non è stato per niente piacevole: ho cercato di ignorare mio padre e Clara e i miei amici si sono sentiti in dovere di tirarmi su di morale. Voglio loro un gran bene ma non riescono a non essere invadenti. Inoltre non sono io quello che dovrebbe essere consolato, anzi, io sono contento perché sto per rivedere la donna che amo … anche se dentro di me ci sono dei sentimenti contrastanti che mi turbano. Una parte di me esulta, l'altra sanguina e la mia mente torna a quella straordinaria ragazza che mi ha detto addio qualche giorno fa.
Leah Clearwater: ho cercato di non pensare a lei ma non è stato facile. Il suo “Ciao, Alexander. Grazie per avermi seguito” è rimasto impresso nella mia mente. Era così triste, anche se cercava di non darlo a vedere. Le ho spezzato il cuore: come potrà mai perdonarmi? Come potrò mai io stesso perdonarmi? Come ho potuto farle una cosa del genere? Leah è entrata nella mia miserabile esistenza e ha sconvolto tutto.
Non so cosa mi abbia spinto a tornare a casa: avrei potuto continuare a bighellonare in giro per il mondo, sperando di trovare qualcosa per cui valesse la pena vivere. Che senso aveva la mia esistenza se la persona alla quale l'avevo dedicata era morta? Non riuscivo a sentire nulla. Ma sono tornato a casa e poi, una sera, eccola lì: Leah mi ha salvato da alcuni succhiasangue e qualcosa è scattato dentro di me. Quella ragazza aveva destato il mio interesse, non potevo lasciarmela sfuggire. Se non fossi tornato indietro non l'avrei mai incontrata: lei avrebbe proseguito con la sua fuga dalla sua casa e io sarei stato ancora a spendere la mia vita a non far nulla.
Invece ci siamo incontrati. Chissà se rimpiange quel giorno: se non mi avesse mai conosciuto non avrebbe sofferto di nuovo. Con la sua lingua tagliente, i modi da maschiaccio, la forza di un essere immortale e la sua particolare bellezza ha conquistato subito non solo me, ma anche mio padre e i miei amici. Credo che non sia stata apprezzata abbastanza nel posto da cui viene. Giorno dopo giorno è diventata per me sempre più importante senza che io me ne accorgessi: uscivo ogni sera con una ragazza diversa alla ricerca di qualcosa che avevo già trovato. E' una donna forte e coraggiosa. Non dimenticherò mai quel giorno in cui finalmente mi ha raccontato di Sam e poi si è addormentata sulla mia spalla, fiduciosa. Credo che sia stato quello il momento in cui mi sono reso conto che stavo iniziando ad amarla: mi sono stupito io stesso di riuscire a provare ancora qualcosa del genere. Inizialmente mi sono sentito in colpa: stavo forse dimenticando Emma? Poi, a Natale, ho capito che l’amicizia non mi bastava più e ho fatto il salto nel vuoto.
Sapevo che Leah aveva amato Sam per tanto tempo, ma speravo che lei avesse iniziato a provare per me quello che io provavo per lei e, quando non mi ha respinto, ho capito che era così. Ho accettato il fatto che mia moglie era morta: non l’avrei mai dimenticata, ma ero sicuro che avrebbe voluto che andassi avanti con la mia vita ed era quello che stavo finalmente facendo.
Tuttavia tutto quello che stava nascendo tra Leah e me, qualcosa di più profondo di quanto avessi immaginato, è stato spazzato via nel momento in cui ho scoperto che Emma era viva. Non rimpiango nemmeno un momento di quelli che ho passato con Leah; tuttavia non riesco a immaginare una vita in cui mia moglie sia viva e in cui io non sia al suo fianco: per lei ho rinunciato alla mia umanità. Come potrebbe essere possibile per me non stare con lei? D’altronde quanto è difficile lasciare andare qualcuno che si ama?
<< Dovrebbe essere questo >> dice Edgar, indicando un palazzo alto e fatiscente.
<< Sì >> dico, annuendo. Ci avviciniamo ancora ma ci guardiamo tra di noi: avvertiamo la presenza di esseri viventi in quella struttura. Non facciamo che qualche passo quando due uomini e una donna si lanciano da delle finestre del secondo piano e atterrano accovacciati davanti a noi. Si alzano con aria minacciosa; sono vestiti tutti di nero. La donna è piuttosto bassa, ha i capelli viola scuro, corti, e ha in bocca una gomma da masticare. E’ molto carina. Per un attimo mi viene in mente l’orribile ciocca viola nei capelli di Leah. I due uomini, invece, sono alti, magri e si assomigliano molto.
<< Siete in anticipo >> dice la donna, guardandoci a uno a uno. Ha la voce e l’aria di una dura. E’ messa al centro e i due uomini sono ai suoi lati. Quando i loro sguardi si soffermano su Clara fanno una smorfia di disgusto, ma non sembran0 stupiti di vederla tra noi. Dall’odore abbiamo la conferma: sono dei licantropi.
<< In queste particolari circostanze nessuno arriva mai in ritardo >> sbotto, facendomi avanti.
La donna fa un sorrisino, guardandomi e masticando.
<< Benvenuto, Alexander Harvey >> dice. << Sei più carino di presenza >>.
Di presenza? Dove mi avrebbe già visto? Serro i denti. << Ci è stato inviato un messaggio da alcuni ricattatori. Suppongo che siate voi >>.
<< Perspicace >> mi prende in giro.
<< Emma è qui? >> chiedo.
<< Sì >>.
Sono un po’ agitato ma cerco di non darlo a vedere.
<< Che cosa volete da noi? >>.
<< Seguiteci >> dice la donna, voltandosi per entrare dentro l’edificio. I due uomini la seguono.
Guardo i visi dei miei compagni di viaggio e poi ci incamminiamo dietro di loro. L’edificio dentro è pulito, nonostante l’aspetto esteriore. E’ pomeriggio e la luce entra dalle numerose finestre. Non si vede nessun altro in giro, ma avverto la presenza di parecchi licantropi. Seguiamo il trio per le scale fino ad arrivare al sesto piano. Veniamo condotti dentro a una grande stanza dove troviamo un lunghissimo tavolo e lì, seduti a quel tavolo, ci sono otto licantropi. I tre licantropi che ci hanno accolto si posizionano dietro una giovane donna dai lunghi capelli neri e lisci che sta seduta a capotavola, come se fossero delle guardie. Tutti i licantropi in quella stanza ci fissano. La donna dai capelli neri si alza e allarga le braccia come per darci il benvenuto. Ha un sorriso benevolo stampato in volto.
<< Benvenuti >>. Fa una pausa. << E’ un piacere fare la vostra conoscenza >>.
E’ altissima, con dei penetranti occhi verdi e dei lineamenti troppo marcati perché possa essere definita bella, ma è sicuramente affascinante.
<< Beth, quel ragazzo sarebbe Alexander? >> chiede, indicandomi.
La donna con i capelli viola risponde di sì.
<< Eccellente. Quella è la sorella succhiasangue. Quell’altro è il padre del ragazzo e quelli sono gli altri membri del branco? >>.
<< Esatto. Clara, Thomas, Beatrix, Edgar, Max e William >> dice sicura Beth, indicandoci con il dito.
Nessuno di noi mostra il minimo segno di stupore.
Mio padre si fa avanti. << Chi siete? >>.
<< Oh, Thomas, non riesci a capire le nostre intenzioni nei vostri confronti? >> chiede Karen.
<< Cerchi di farci spaventare facendoci capire che conosci i nostri doni? >> sbotta William.
<< Lungi da me l’idea di spaventarvi. Volevo solo confermare quello che so su di voi >> dice, con tono innocente, continuando a sorridere. << In ogni caso, sono proprio una maleducata, non vi ho ancora detto il mio nome. Mi chiamo Karen e sono il capo di questo branco. Desiderate una tazza di tè? Qualcosa da mangiare? Non so se possiamo trovare qualcosa per la succhiasangue. Beth, gli ostaggi dell’altro giorno … >>.
<< Non siamo venuti qui per sorseggiare tè e mangiare pasticcini o persone >> la interrompo.
Karen scoppia a ridere. << Che ragazzo impaziente. Bene, vi dirò subito il motivo per cui vi abbiamo invitati nella nostra dimora >>.
Invitati, eh. << Se è così che vuoi chiamare il tuo ricatto >> borbotto.
<< Mi sembrate alquanto diffidenti. Sedete al nostro tavolo e conosciamoci meglio >>.
<< E’ difficile fidarsi di qualcuno che prende in ostaggio tua moglie >> ribatto.
<< Stiamo meglio in piedi >> aggiunge Thomas.
<< Bene, come desiderate. Veniamo al dunque: circa un mese fa eravamo in Europa, in Francia >>.
<< Oh, eravate a fare una gita, informazione interessante >> dico, sarcastico.
<< Stai zitto, ragazzino >> ringhia Beth.
<< Lascialo stare, è solo un ragazzo impudente >> afferma Karen, con sufficienza.
Mio padre mi mette una mano sul braccio. << Ascoltiamo cosa hanno da dirci >>.
Annuisco. Ha capito che sto per perdere la pazienza: devo calmarmi.
<< Stavo dicendo che eravamo in Francia >> riprende Karen. << Quando ci siamo imbattuti in Emma. Sembrava una fuggitiva. Così l’abbiamo fermata per saperne di più. Lei ha cercato di scappare da noi ma senza riuscirci. Le abbiamo chiesto chi fosse e da chi stesse fuggendo ma non ha voluto rispondere. La cosa che ci ha incuriosito parecchio è che Beth, che ha il dono di “vedere” tutto quello che una persona ha mai visto nella sua vita semplicemente toccandola, non è riuscita a vedere niente in lei. Ci è sembrato molto strano. Allora James >>, Karen indica un licantropo seduto al tavolo, un ragazzo magro dai lineamenti asiatici, << che riesce a capire che doni abbia una persona, ha affermato che Emma era uno scudo. A questo punto è intervenuto Nikolai, che al momento non è qui, e ha annullato il potere di Emma – sì, avete capito bene, lui riesce ad annullare qualsiasi potere conoscendo quale sia – e così finalmente Beth è riuscita a “vedere”: abbiamo scoperto che Emma non è uno scudo qualsiasi. Abbiamo capito subito quanto fosse preziosa, che cosa avrebbe significato per tutti noi. Inoltre stava scappando dai Volturi per tornare da voi, un gruppo di licantropi molto dotato e abbiamo valutato i vantaggi di avervi come nostri alleati. Sappiamo molte cose su di voi >>.
<< Emma è riuscita a scappare dai Volturi? Come ha fatto? >> chiedo.
 << Sarà lei stessa a raccontarvelo, adesso non abbiamo tempo per queste sciocchezze >>.
<< Volete usare Emma. Volete usare tutti noi >> li accusa William.
<< Non vogliamo usarvi, vogliamo solo che combattiate con noi >>.
<< Combattere contro chi? >> chiede Beatrix.
Karen fa il giro del tavolo per avvicinarsi a noi; i suoi lunghi capelli lisci ondeggiano dietro di lei. Sembra una guerriera. Anche lei è vestita tutta di nero.
<< Noi tutti in questa stanza abbiamo un nemico comune >>.
I licantropi seduti al tavolo sembrano immobili.
<< Quale nemico? >> chiedo.
<< Sapete benissimo chi è il nostro nemico. Anzi, chi sono i nostri nemici: i Volturi. Inoltre non sono nemici solo dei licantropi, ma anche di molti succhiasangue >>. Lo sguardo di Karen si sofferma su Clara.
<< Che i Volturi si siano divertiti a sterminare la nostra specie non è una novità >> dico.
Karen mi guarda. << E questo ti sta bene? A tutti voi sta bene vivere in attesa che la loro caccia al licantropo ricominci? Ti sta bene che abbiano catturato tua moglie e che l’abbiano tenuta prigioniera per tutti questi anni? >>.
<< Non mi sta bene neanche essere ricattato da te >>.
<< Non vedo cosa potremmo fare >> aggiunge Edgar.
Karen lo guarda. << Quello che io … che noi non vogliamo fare è aspettare che loro ci eliminino dalla faccia della Terra. Noi non riconosciamo la loro autorità, sono degli arroganti impostori che credono di comandare il mondo e le nostre vite >>.
Le sue parole sono piene di rancore.
<< Sapete quanti anni ho? >> continua. << Ho ottocento anni. Quanti secoli dovrò ancora passare a nascondermi? >>.
<< Che cosa vorresti fare? >> chiede Clara. E’ la prima volta che parla.
<< Io voglio spodestarli >>.
La fisso come se fosse una pazza delirante.
<< Dieci anni fa ho incontrato Beth, il mio braccio destro >> continua.
Beth continua impassibile a masticare la sua gomma, guardandoci con arroganza.
<< Come me, anche lei aveva perso molto a causa dei Volturi. Abbiamo scoperto di avere lo stesso desiderio: un mondo senza Volturi. Quello che prima era solo un sogno ha iniziato a prendere forma col passare degli anni. Molti licantropi talentuosi erano d’accordo con il nostro pensiero e si sono uniti a noi. E’ questo che facciamo: reclutiamo licantropi >>.
<< Come pensate di sconfiggere un intero esercito di vampiri dotati di straordinari poteri? >> chiede Thomas.
<< E’ una follia >> sussurra Beatrix.
<< Sapete meglio di me che loro non sono gli unici ad avere dei doni. Anche tra di noi c’è molto talento >>. Karen si sofferma su di me. << Vero, Alex? >>.
<< Non riuscirete mai a sconfiggerli >> dico.
<< Ti sbagli. Possibile che non comprendi? Emma è colei che ci farà vincere questa guerra. Immaginate che lei ci avvolga tutti con il suo scudo. Ognuno di noi potrebbe avere tutti i poteri degli altri. Chi potrebbe mai sconfiggerci? >>.
<< Emma non riesce a tenere così tante persone sotto lo scudo >>.
<< Riuscirà a tenerne quanti ne bastano >> ribatte Karen, categorica. I suoi occhi brillano, sembra una fanatica ribelle.
<< E se noi non volessimo avere niente a che fare con questa vostra guerra? >> chiede Thomas.
<< Bè, in tal caso … >> Karen fissa freddamente mio padre che fa una smorfia. Non è necessario avere il suo dono per capire le conseguenze di un nostro rifiuto.
<< Potrei iniziare dalla vostra cara Emma >> mormora Karen, minacciosa.
<< Non ci faremo uccidere da voi senza combattere >> sbotto.
<< Voi avete talento, ma vi garantisco che contro di noi perdereste >>.
<< Facci capire: o vi aiutiamo o ci ucciderete tutti? >> chiedo.
<< Non è così terribile come sembra, se ci pensate bene anche voi vorreste porre fine al dominio assoluto dei Volturi. Stiamo tutti dalla stessa parte >>.
<< Non mi piace partecipare a una causa solo perché mi minacciano >>.
<< La minaccia è solo un incentivo. In fondo, dentro di voi, anche voi sapete che abbiamo ragione. Vi voglio tutti nel mio branco, inclusa la succhiasangue >>.
<< Non ci avete ancora detto dov’è Emma >> dice mio padre.
<< E’ in questo edificio >>.
<< Vogliamo vederla >> aggiungo.
<< La vedrete quando ci avrete assicurato che vi unirete a noi >>.
<< Non ci uniremo a voi fin quando non l’avremo vista >> ribatto.
<< Forse non avete ancora capito che non siete voi a comandare. Potrei far uccidere Emma proprio adesso >>.
<< Come hai detto prima, lei ti serve, non credo che la uccideresti >>.
<< Potrei sempre mutilarla. O potrei uccidere uno di voi >>.
<< Devi solo provarci >> dico, in un ringhio, avvicinandomi leggermente.
<< Calma, calma >> interviene mio padre, mettendosi tra me e Karen. I licantropi di Karen sono in allerta. << Nessuno ucciderà nessuno. Karen, possiamo chiederti di darci qualche minuto per parlare? >>.
Karen fa un cenno di assenso ma ha un’espressione contrariata.
Usciamo dalla stanza, scendiamo le scale e torniamo fuori.
<< Possono ascoltarci anche da qui >> borbotto, lanciando un’occhiataccia verso l’edificio dal quale siamo appena usciti. Siamo lontani dalla strada principale, è un posto abbastanza isolato: i licantropi hanno scelto bene il loro quartier generale.
<< Parleremo pianissimo >> dice mio padre, sussurrando. Sono sicuro che non sia udibile ad orecchie umane. Ci sentiranno comunque?
<< Clara, che te ne pare? >> chiede, poi.
<< Ci sono molte scie di licantropo ma non sono riuscita a distinguere quella di mia sorella >>.
<< Nemmeno io, ma so che stanno dicendo la verità >>.
<< Hanno dei doni particolari, magari riescono a conquistare la tua fiducia senza doversi impegnare troppo >> dico.
<< Voi cosa ne pensate? >> chiede mio padre agli altri.
<< Secondo me dovremmo accettare. Non abbiamo altra scelta >> afferma William.
<< Dovremmo fare una guerra contro i Volturi? >> esclama Max.
Beatrix stringe la mano di Edgar.
<< Papà, non c’è un modo per liberare Emma – ammesso che davvero sia qui – e per non dover combattere con loro? >>.
<< Non credo che ci lasceranno andare e io non voglio che combattiamo contro questi licantropi, non sappiamo quanto siano forti. Hai sentito Karen? Pare che abbiano degli ottimi doni. Quante probabilità ci sono che riusciamo a sconfiggerli uscendone indenni e liberando Emma? >>.
<< Quante probabilità ci sono che non ci uccideranno loro ma lo faranno i Volturi? >> ribatto.
Mio padre si avvicina a me, guardandomi con i suoi occhi azzurri. << Alex, non abbiamo altra scelta. Intanto accettiamo e poi cercheremo di tirarcene fuori in qualche modo, se possibile >>. Mio padre mi dice queste parole quasi solo con il labiale. Poi si rivolge agli altri. << Tuttavia voi siete liberi di scegliere cosa fare. Non voglio prendere la decisione per tutti >>.
<< Thomas, io sono con te >> dice subito Edgar.
<< Se abbiamo deciso di venire fin qui è perché noi siamo una famiglia e la famiglia non si abbandona mai nel momento del bisogno. Sono con te anche io >> afferma Beatrix.
<< Lo stesso vale per me >> mormora Max.
<< Non c’è bisogno che chiediate il mio parere: farei qualsiasi cosa per mia sorella >> dice infine Clara.
Mio padre annuisce. << Allora siamo d’accordo >>.
Rientriamo dentro –incontriamo qualche licantropo che ci osserva mentre camminiamo - saliamo di nuovo le scale fino ad arrivare alla stanza di prima. Karen è nella stessa identica posizione in cui l’abbiamo lasciata.
<< Allora? >>.
E’ mio padre a parlare. << Combatteremo con voi >>.
Le labbra di Karen si piegano in un sorriso. << Saggia decisione >>.
Cerco di rimanere impassibile ma sono molto, molto contrariato. Voglio vedere mia moglie, voglio sapere cosa le è successo negli ultimi anni e come è finita tra questi pazzi. La mia pazienza è finita.
Sto per parlare quando Karen mi anticipa. << Adesso vi mostrerò che la vostra amica è qui >>.
<< Sarà meglio per te che stia bene >> mormoro, minaccioso.
<< Ragazzo, faresti bene a calmare il tuo temperamento >> mi minaccia Beth.
<< Da questa parte >> dice Karen, sorridendo.
Karen ci fa strada, seguita da Beth e dai due uomini che la seguono da quando siamo arrivati qui. Usiamo di nuovo le scale: stavolta scendiamo giù, fin sotto l’edificio. E’ illuminato a stento ma ci vediamo tutti bene. Arriviamo in un lungo corridoio all’inizio del quale si trova un ragazzo lentigginoso seduto su una sedia. Sta leggendo un fumetto. Ovviamente è un licantropo.
<< Karen >>.
<< Jim >>.
Proseguiamo mentre lui continua a leggere, incurante. Ci sono diverse stanze, ma al posto delle porte ci sono delle sbarre come quelle delle celle di una prigione. In alcune di queste ci sono delle persone. Arriviamo alla fine del lungo corridoio e ci fermiamo in corrispondenza dell’ultima stanza a destra. Qui c’è una spessa porta di acciaio. Karen la apre e mi rendo conto di essere agitato. Non c’è nessuno dentro. E’ una stanza spoglia.
La guardiamo tutti con diffidenza.
<< Jim >> mormora lei.
<< Agli ordini, capo >> risponde il ragazzo che leggeva i fumetti all’inizio del corridoio.
Subito dopo, nella stanza che prima era spoglia, compaiono dei mobili e insieme a questi due persone: un uomo grande e grosso in piedi e una ragazza seduta sul letto. Riconosco subito l’odore, non lo percepivo da anni ormai.
Non so cosa sia successo, forse quel ragazzino lentigginoso ha qualche strano potere. Non mi importa di niente in questo momento, se non di quella ragazza bionda e con gli occhi azzurri il cui viso conosco meglio del mio: in un istante rivivo tutto quello che ho passato negli ultimi anni e mi sento in un modo indescrivibile. Rivivo i nostri litigi, la sua morte, il suo corpo senza vita tra le mia braccia, il dolore straziante, la rabbia e il vuoto. Lei incontra il mio sguardo, le sue labbra si piegano in un sorriso e inizia a piangere.
Emma sta bene.
Mi inginocchio davanti a lei e le accarezzo il viso con una mano. Emma mette la mano sulla mia e mi rendo conto di quanto mi sia mancato il suo tocco: è come se fossi tornato a casa dopo tanto tempo. Deglutisco, cercando di sciogliere il nodo che ho in gola. E’ davvero viva. Per tutto questo tempo è stata viva e io … io non ho potuto fare nulla per lei. Mi abbraccia, singhiozzando.
<< Oh, Alex. Perdonami >>. Piange sulla mia spalla e io la stringo forte a me. Le mani quasi mi tremano per l’emozione. E’ come stringere un fantasma, sembra tutto surreale.
<< Ssh. Non sforzarti >> le dico, baciandola sulla testa. In questo momento non c’è spazio per la collera.
<< Ecco qui, avete la prova che io mantengo la mia parola >> dice Karen, soddisfatta.
Si avvicinano anche gli altri per abbracciare e salutare mia moglie, così la lascio momentaneamente andare, ma senza toglierle gli occhi di dosso. E se fosse solo una visione? Se quel Jim avesse qualche strano potere per farci vedere quello che vogliamo?
<< E’ davvero lei? >> chiedo, diffidente.
<< Perché non dovrebbe esserlo? Non riesci nemmeno a riconoscere tua moglie ormai? >> chiede Beth con tono sarcastico. Emma mi lancia uno sguardo preoccupato.
<< Qual è il dono di quel ragazzo? Jim? >>.
<< Perché ti interessa saperlo? >> chiede Karen.
<< Se tutto questo fosse una visione causata da quel Jim? >>.
Karen sorride. << Jim non riesce a farti vedere quello che vuole, piuttosto riesce a non farti vedere quello che non vuole. Aveva nascosto tua moglie e il suo guardiano – Nikolai – per precauzione; nessuno avrebbe potuto vederli a parte lui, nemmeno io. Adesso ha annullato l’illusione e riusciamo a vederli. Tutto qui >>.
<< Papà, dice la verità? >>.
<< Sembrerebbe di sì >> risponde mio padre.
L’uomo alto e robusto che era con Emma ci guarda con un sorriso.
<< Alex, sono io >> dice Emma, fissandomi negli occhi. No, non può essere un’illusione.
<< I Volturi non l’hanno trattata molto bene. Ormai si è ripresa. Inoltre si è affaticata cercando di ostacolare Nikolai che ha il potere di bloccare qualsiasi dono e cercando di combattere contro il dono di Beth per non farci arrivare a voi. Quando le abbiamo detto che ti avremmo ucciso se ci avesse ostacolati ancora o se fosse scappata, ha smesso di opporre resistenza >> ammette Karen, tranquilla.
Scopro i denti in un ringhio. Sono furioso. Sto per trasformarmi ma non ci riesco. E’ come se ci fosse un muro che non riesco a superare.
<< Alex, sono fin troppo paziente con te. Nikolai ha bloccato la tua imminente trasformazione. Sono molto delusa, credevo fossi più maturo >>.
<< Karen, è solo un bamboccio. Sei sicura che abbiamo bisogno di lui? >> dice Beth, ridacchiando.
<< Voi non toccherete nessuno dei miei >> mormora Emma.
<< Alex >> mio padre mi mette una mano sulla spalla. << Adesso è il momento di pensare a tua moglie >>.
<< E ai Volturi >> aggiunge Karen. << Abbiamo un accordo. Faccio preparare le vostre stanze, starete qui al momento. Abbiamo molte cose di cui discutere >>.
Facciamo tutti un segno di assenso.
<< Beth, fai salire tutti di sopra quando avranno finito di parlare. Avranno molte cose da dirsi >>.
Karen fa per uscire dalla stanza, ma poi ci ripensa. << A proposito, vi informo che abbiamo degli ottimi segugi >>. Dopo questo avvertimento esce dalla stanza e se ne va, così restiamo con Beth, i due licantropi di cui non conosco il nome e Nikolai che sta in un angolo della stanza e ci osserva.
<< Benvenuti nel nostro branco. Non fare passi falsi, vi tengo d’occhio >> dice Beth, uscendo dalla stanza e restando nel corridoio, con i suoi due scagnozzi. Nikolai, invece, non si muove.
Mi avvicino a mia moglie che, in piedi, sta parlando con Clara. Si azzittiscono entrambe appena mi avvicino: mi metto di fronte a Emma e le prendo la mano.
<< Mi sei mancato >> mormora mia moglie.
<< Non posso credere che tu sia qui >>. Le bacio la mano, stringendola più forte.
<< Credevo che non ti avrei più rivisto. Mi dispiace così tanto >>.
<< Invece siamo qui, insieme >>.
<< Ho tante cose da dirti >>.
<< Anche io. Abbiamo tanto tempo, l’abbiamo sempre avuto. Un’eternità insieme, ricordi? >>.
Emma annuisce. << Ti amo >>.
<< Ti amo anche io >> rispondo, sicuro.
E’ solo per un attimo, un istante, ma mentre le dico queste parole, come ho fatto altre migliaia di volte, mi succede una cosa strana: l’espressione di Leah Clearwater dopo che le ho detto che la amavo passa davanti ai miei occhi e, per questo istante, c’è spazio solo per il dolore.


 

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Capitolo 21
*** 21.Svolta ***


Buona lettura! :)

 
Thomas è qui, in questo bar sperduto. Mi avvolge in un abbraccio.
<< Che ci fai qui? >> chiedo, sorridendo, quando ci separiamo. E’ da tanto che non sorrido, mi sembra quasi strano.
 Thomas studia il mio viso con curiosità. << Sono venuto a trovarti >>.
<< Come hai fatto a trovarmi? >>.
<< Beatrix ti ha mandato un messaggio chiedendoti dove fossi, no? >>.
Annuisco. << Tre giorni fa. Ero a cento chilometri da qua >>.
<< Ho seguito la tua scia >>.
<< Sono felice di vederti >> dico, con sincerità.
<< Anche io. Vieni, sediamoci a un tavolo >>.
 La gente ci lancia ancora delle occhiate furtive.
<< Noto che stai sfogando la tua rabbia repressa sui poveri umani >> dice Thomas appena ci sediamo.
<< Non è colpa mia. La gente mi infastidisce e poi ne deve pagare le conseguenze, no? >>.
<< Spero che non ti stia infastidendo pure io >>.
<< Certo che no! >>.
<< Pensavo che non volessi avere nessuno contatto con il mondo che ti sei lasciata alle spalle settimane fa >>.
Scrollo le spalle. << Questo non significa che non mi faccia piacere vederti >>. E’ la verità, anche se il suo viso mi riporta in mente i bellissimi mesi che ho trascorso a San Francisco e quello che ho perso.
Thomas sorride. Alcune ragazze a un tavolo vicino lo fissano e ridacchiano.
<< Hai delle ammiratrici >>.
<< Se sapessero cosa sono scapperebbero in due secondi >>.
<< Allora, com’è andato il salvataggio? >> chiedo, cercando di avere un tono indifferente.
<< Emma è salva. L’hai saputo? >>.
Annuisco. << Beatrix mi ha informato. Quindi stanno tutti bene? >>.
<< Sì, almeno per ora. Hai fatto quello che ti ha chiesto Beatrix? >>.
<< Sì >>. Mi aveva detto di chiedere a Seth di raggiungermi, senza darmi spiegazione. “Leah, è una questione di vita o di morte, non posso dirti altro” aveva scritto. << Il suo messaggio mi ha fatto preoccupare un po’. Che cosa sta succedendo? >>.
Thomas sospira. << Ti spiegherò tutto. Siamo nelle mani di un gruppo di licantropi che vuole combattere contro i Volturi. Loro vogliono che combattiamo con loro >>.
<< Cosa?! >>.
<< Oh, questo non te l’aveva detto nessuno >>.
<< Perché dovrebbero voler combattere contro i Volturi? >>.
<< Dicono di essere stanchi di subire soprusi da loro >>.
<< Perché non ve ne andate? >>.
<< Ci minacciano. Loro avevano Emma e adesso siamo costretti ad aiutarli a combattere >>.
<< Non potete scappare? >>.
<< Hanno degli ottimi segugi >>.
<< Avete davvero intenzione di combattere con questi pazzi contro i Volturi? >> chiedo, sotto shock.
<< Non credo che abbiamo altra scelta.      Sono molto forti, Leah. Se ci rifiutassimo ci ucciderebbero. Non ho mai visto tanti doni concentrati in un solo branco >>.
<< E’ un suicidio >> dico, agitata. Penso ai miei amici morti, a Alex morto. Il mio cuore si rifiuta. Non credevo che la situazione fosse così grave. Da quando me ne sono andata ho scambiato solo qualche sms con Beatrix e William, quindi non sapevo quasi nulla se non che tutti loro stessero bene: questa era l’unica cosa che mi importava. Una parte di me ha sperato in una chiamata di Alex, ma l’altra è stata sollevata dal non riceverla. Alex non è Sam: non vuole illudermi o ferirmi ancora.
<< Il capo di questo branco di rivoltosi si chiama Karen ed è una donna molto determinata >>.
<< Determinata a morire >>.
<< Sai, ultimamente inizio a pensare che forse abbiamo una piccola possibilità di farcela >>.
<< Cosa te lo fa pensare? Loro sono i Volturi; ti fanno fuori prima ancora che tu possa muovere un dito >> dico, scettica.
<< Devo crederci perché altrimenti questa sarebbe la fine della mia famiglia, di mio figlio >>.
Sento una morsa stringermi il cuore e una sensazione di panico. << Non è giusto >>. Per un attimo mi attraversa l’idea di chiedere ai miei fratelli mutaforma e ai Cullen di combattere contro questi licantropi sconosciuti. E’ un’idea folle, lo so, infatti l’accantono subito, ma il mio cervello vuole trovare una soluzione.
<< Thomas, dovete tirarvene fuori >> dico, infine.
Thomas sospira. << Ora ti racconterò ogni cosa, così capirai anche tu che è impossibile >>.
Mi dice del loro arrivo ad Atlanta, di Karen e del suo branco, del loro accordo, di Emma, dei loro poteri. Hanno trascorso alcune settimane in compagnia di questo branco e, a quanto pare, l’accordo sembra irreversibile. Sono tenuti sotto controllo da una certa Beth, il braccio destro del capobranco.
<< Se sono così potenti come dici forse hai ragione: c’è una possibilità >> mormoro, affranta.
<< Diciamo che siamo quasi tutti rassegnati all’inevitabile. Alex è quello che si dà meno pace: ha finalmente ritrovato sua moglie e non vuole assolutamente perderla di nuovo. Ricordi che lei ha un conto in sospeso con i Volturi? >>.
<< Sì >>. Deglutisco: in questo momento non mi importa nulla di Emma, anche se ci sarebbero tante domande da fare.
<< Anche se non fossimo nelle mani di Karen, saremmo in pericolo. I Volturi la cercano >>.
<< Tom, voglio venire con te da questo branco >> affermo, determinata.
<< Per quale motivo? >>.
<< Voglio combattere con voi. Una mano in più non può che essere d’aiuto, no? >>.
Thomas è sbalordito. << Lo ami così tanto che moriresti per lui anche se il suo unico desiderio è stare al fianco di sua moglie? >> mormora.
Mi vengono le lacrime agli occhi ma le caccio via. << Non è solo per lui, è per tutti voi >>.
<< Nessuno di noi vuole che tu sia coinvolta in questa guerra >>.
<< E’ una mia scelta, non vostra >>.
<< E alla tua famiglia non ci pensi? >>.
<< Se la caveranno anche senza di me. Poi una volta hai detto che io facevo parte anche della tua famiglia. Hai cambiato idea perché adesso Alex non … >>.
Thomas mi interrompe. << Assolutamente no, Leah. Non posso smettere di tenere a te, così come Alex non può. Ed è per questo che sono qui, per metterti in guardia, per salvare la tua vita e quella di Seth >>.
<< In che senso? >>.
<< Il branco di Karen … loro sanno tutto di te. Sanno tutto quello che hai raccontato a Alex, grazie al potere di Beth che ha “visto” nella sua mente >>.
Resto senza parole. Un’estranea, a quanto pare pericolosa, sa tutto. Che cosa ho raccontato al mio ex ragazzo? O forse dovrei chiedermi che cosa non gli ho raccontato? Gli ho detto praticamente tutto, inclusi i dettagli.
<< Questo cosa significa? >>.
<< Significa che sanno che voi mutaforma insieme ai succhiasangue avete sfidato i Volturi e avete vinto >>.
<< Ma noi non abbiamo combattuto! >> esclamo.
<< Perché eravate forti e avete spaventato i Volturi >>.
<< Ma … >>.
<< Sono diretti a Forks >>.
Mi alzo di scatto dal tavolo. << Chi è diretto lì? >>.
<< Karen e il suo branco >>.
Resto senza parole.
Veloce come un fulmine mi precipito fuori dal bar. Sto per trasformarmi quando Thomas mi si para davanti.
<< Leah, calmati, ti prego >>.
<< Come faccio a calmarmi dopo che mi hai appena detto che la mia famiglia è in pericolo? >>.
<< Sono venuto proprio per avvisarti >>.
<< E ti hanno lasciato andare? >>.
<< Diciamo che abbiamo trovato un compromesso e ci hanno permesso di risparmiare almeno te. Se non tornerò uccideranno Alex >>.
Alex. No. << Che cosa vogliono? >>.
<< Vogliono reclutare la tua gente e i succhiasangue delle tue parti per battere i Volturi >>.
<< Non permetterò loro di distruggere la mia famiglia >> dico, in un ringhio.
<< E’ per questo che ti abbiamo convinto a far venire tuo fratello qui: sarete al sicuro. Dovete fuggire. >>.
Mio fratello era partito il giorno prima: si sarebbe salvato.
<< Loro non scopriranno che avete fatto scappare un altro mutaforma? >>.
<< E’ solo uno, Karen non si arrabbierà molto. Perdonaci se non ti abbiamo avvisato prima, ma se l’avessimo fatto ci sarebbero state gravi conseguenze >> mi supplica Thomas, con espressione colpevole.
<< Allora perché me lo stai dicendo adesso? >>.
<< Perché non era giusto tenerti all’oscuro; inoltre sono venuto qua perché volevamo che venissi a saperlo di persona >>.
<< C’è mia madre lì, Thomas >>.
<< Non le faranno del male, ce ne assicureremo noi >>.
<< E’ stato Alex a organizzare questa “fuga” di mio fratello? >>.
<< Vuole che almeno tu e lui siate al sicuro >>.
<< La nostra sicurezza non è più un suo problema >>.
<< E’ colpa nostra se ti trovi in questo pasticcio >>.
<< Tom, non capisci? Non importa se mio fratello sta venendo qui e Karen non lo prenderà. Lì ci sono i miei “fratelli”: ero già disposta ad aiutarvi senza il loro coinvolgimento, adesso devo necessariamente farlo >>. Poco fa mi sembrava assurda l’idea di coinvolgere i mutaforma e i Cullen … non sapevo che, invece, sarebbero stati coinvolti in ogni caso.
<< Credevo non avessi un buon rapporto con loro >>.
<< Questo non vuol dire che non voglia loro bene o che non rischierei la mia vita per salvarli >>.
<< Immaginavamo che non li avresti abbandonati ma dovevamo tentare di salvare te e Seth. Te lo dobbiamo >>.
<< E’ colpa mia, se io non fossi scappata di casa loro non si ritroverebbero in questi guai. Devo andare a Forks immediatamente >>.
<< Leah, non sei costretta ad andare >>.
<< Ho già preso la mia decisione. Non sono una tale codarda: non mi importa di rischiare la vita per salvare le persone che amo. Preferirei morire qui, adesso, piuttosto che non aiutare la mia famiglia di mutaforma >>.
Devo dire a mio fratello di interrompere il suo viaggio, così prendo il cellulare, ma prima di fare il suo numero osservo il viso tormentato di Thomas.
<< Quando arriveranno a Forks? >> chiedo.
<< Ci vorrà ancora qualche ora >>.
<< Quindi potrei ancora avvisare il mio branco >>.
<< Sì. Non ti biasimerò se dirai loro di scappare >>.
Potrei chiamare Jake e avvisarlo, ma cosa accadrebbe ai miei amici licantropi? Forse alcuni mutaforma e alcuni Cullen scapperebbero mentre altri resterebbero a combattere, ma Karen scoprirebbe che sono stati avvisati. Non potrei mai farlo. A quanto pare non posso mettere in salvo i mutaforma senza tradire i licantropi e viceversa. Mi sento divisa a metà.
<< Avete corso un bel rischio dicendomi la verità con qualche ora di anticipo:  tuttavia non dirò niente e non avviserò nessuno. Voi siete importanti quanto i mutaforma, per me. Inoltre, anche se li avvisassi, i miei fratelli non scapperebbero mai, a loro piace combattere e difendere il loro territorio >>.
<< Grazie, Leah >> mormora Thomas guardandomi con gratitudine.
Faccio il  numero di Seth. Risponde dopo qualche squillo.
<< Leah, ero in viaggio! Mi hai fatto ritrasformare. Sai, sento un lieve desiderio di tornare dal branco, però quello di venire da te è più forte >> dice Seth, entusiasta della sua scoperta.
<<  Dove sei arrivato? >>.
<< Sono ancora a metà strada >>.
<< Ti raggiungo io >>.
<< Leah, mi sembri agitata, che sta succedendo? >>.
<< Ti spiegherò tutto appena arriverò lì >>.
<< Mi stai facendo preoccupare >>.
<< Mi dispiace ma è una cosa importante >>.
Seth mi dice dove si trova, gli ordino di non muoversi da lì.
Sto per chiudere la chiamata quando mi viene in mente un’ultima cosa. << Resta umano, per favore >>. E’ una precauzione che preferisco prendere per non permettergli di leggere nella mia mente, nel caso in cui riuscissi a sentirlo. Non so cosa succede ai pensieri collegati con Seth così vicino a me. Detto questo, poso il telefono.
<< Thomas, sto partendo adesso  >>.
<< E la tua roba? >>.
<< Ho già tutto con me, non ho altro. Stai andando a Forks anche tu? >>.
<< Sì >>.
<< Come viaggi? >>.
<< Tra poco ci sarà la Luna Piena. Tu vai avanti, vi raggiungerò lì. Non credo che riuscirai ad arrivare prima di loro >>.
<< Riusciremo a uscirne vivi, sia noi che voi >>.
<< Lo spero. Mi auguro che i mutaforma non combatteranno contro Karen >>.
<< Staremo a vedere >> mormoro, con voce strozzata. << Qualsiasi cosa accadrà, io starò al loro fianco >>.
Thomas mi lancia un’occhiata di ammirazione. << Sei molto decisa, riesco a percepirlo >>.
Annuisco e lo abbraccio. << Alex è felice? >> mormoro, prima che possa riuscire a trattenermi.
<< Non ti ha dimenticato, Leah >> risponde Thomas, come se volesse rassicurarmi.
<< Ci vediamo a Forks >>.
<< A presto >>.
Mi trasformo e inizio la mia folle corsa.
Corro, corro e corro. Quanti danni ho causato con la mia fuga da casa? Non solo mi sono fatta spezzare di nuovo il cuore, ma ho anche messo in pericolo i miei fratelli. Jacob mi ucciderà. Per un momento rimpiango quella notte in cui mi sono fermata a salvare un licantropo a San Francisco. Se dovesse accadere qualcosa a  Seth … o a Jacob, Embry, Quil … Sam! Non potrei mai perdonarmelo. I sensi di colpa mi stanno soffocando.
Determinata, aumento il già sostenuto ritmo della mia corsa.
Quando raggiungo Seth, questo sta dormendo appoggiato al tronco di un albero.
<< Seth! >> lo chiamo.
Apre gli occhi. << Leah! Sei arrivata. Si può sapere cosa sta succedendo? Prima mi dici di venire, poi di aspettarti qua … >>. Lo interrompo, mi metto sulle ginocchia e gli metto la mano sulla spalla.
<< Dobbiamo tornare a casa >>.
<< E’ successo qualcosa di grave? >>.
Il telefono di Seth squilla.
<< E’ Jacob >> dice Seth. Poi risponde. << Jake? >>.
Spalanco gli occhi, allarmata. Sento la voce di Jake.
<< Seth? Sta accadendo qualcosa. Un gruppo di strani esseri – credo siano licantropi – si sta avvicinando a Forks >>.
<< Cosa? Chi diavolo sono? Che cosa vogliono? >>.
<< Ho appena messo al corrente Sam e il suo branco dei licantropi. E’ molto arrabbiato perché non gliel’ho detto prima >>.
<< Maledizione >>.
<< Sei già da Leah? Devo chiamarla e chiederle spiegazioni. Perché sei in forma umana? >>.
Seth mi guarda e mi faccio passare il telefono.
<< Jake? Sono qui >>.
<< Leah, ne sai qualcosa di questi licantropi? >>.
Deglutisco. << Sono vicini? >>.
<< Li abbiamo avvistati a trenta chilometri dal perimetro. Stanno per arrivare >>.
Ormai è troppo tardi per scappare. Non so se esserne contenta o dispiaciuta. << E’ colpa mia se sono lì >>.
<< Sono i tuoi nuovi amici? >>.
<< No. Almeno non la maggior parte di loro >>.
<< Forse li attaccheremo >>.
<< Non fatelo, Jake! >>.
<< Perché stanno venendo qui? >>.
<< Vogliono il nostro aiuto >>.
<< Aiuto? >>.
Dal momento che hanno scoperto da soli che i licantropi stanno arrivando, decido di dirgli tutto. Sono sicura che non scapperanno. Inoltre Karen non potrà accusare Thomas di aver rovinato il suo effetto a sorpresa: era inevitabile che sarebbe successo. << Per sconfiggere i Volturi >>.
Silenzio. << Questa volta l’hai fatta grossa, eh >>.
 
Dopo aver fatto un riassunto dell’intera situazione a Jake e averlo supplicato di non attaccare, Seth e io ci trasformiamo e iniziamo a correre come dei forsennati verso Forks.
<< La mia mente è stata vuota per tanto tempo >> dico, accorgendomi che riesco a sentirlo.
<< Lo so. Quindi non riesci a sentire gli altri? >>.
<< No, sento solo te >>.
<< Buon per te perché sta succedendo un putiferio dopo la notizia che hai dato >>.
<< Mi dispiace, Seth >>. E sono sincera.
<< So che sei sincera, a me non importa, starò sempre dalla tua parte. Perché mi stavi facendo venire da te? Per salvarmi da loro? >>.
<< E’ stata Beatrix a ordinarmelo, diceva che dovevo farti partire e che era una questione di vita o di  morte. Non ne sapevo nulla nemmeno io. Alex voleva che tu fossi in salvo >>.
Gli faccio vedere la conversazione che ho avuto con Thomas.
<< Quindi abbiamo a che fare con un gruppo di licantropi fanatici che vogliono spodestare i Volturi >>.
<< Esatto >>.
<< Embry mi sta chiedendo di ringraziarti >>.
<< Perché? >>.
<< Perché si stava annoiando e finalmente sta succedendo qualcosa di interessante >>.
Nonostante tutto, rido mentalmente.
Seth vorrebbe chiedermi di Alex.
<< Non è il momento >> gli dico.
<< Lo so, ma mi hai dato poche spiegazioni >>.
<< Te ne darò molte di più quando il pericolo licantropi sarà passato >>.
<< C’è anche lui? Anche Thomas e gli altri, quindi? >>.
<< Credo di sì >>.
 
Mancano ormai pochissimi chilometri quando riesco a sentire con la mia mente i miei fratelli.
<< Oh, la figliol prodiga è tornata >> mi sfotte Quil.
<< Solo perché ha combinato un bel guaio >> aggiunge Jacob.
<< Un guaio divertente >> è quello che dice Embry.
<< Chi è? >> chiede una voce sconosciuta.
<< Questa è Leah, il tuo capo in seconda. Leah, questo è Roby, uno degli ultimi arrivati. Poi ci sono Viktor e Fred. Embry, adesso dovrai lasciare il tuo posto di capo in seconda. Leah riprende il suo posto >> dice Seth.
<< Maledizione, sono stato di nuovo declassato >> si lamenta Embry.
<< Ragazzi, vi sembra il momento di scherzare? >> sbotto.
<< Che cosa dovremmo fare? Strapparci i capelli e piangere? Non abbiamo paura di qualche licantropo >> afferma Embry.
<< Leah ha ragione, stiamo concentrati >> dice Jacob.
Wow, mi da ragione anche se tutto questo casino è colpa mia.
<< Non abituarti >> mi avverte.
E’ come se questi  mesi non fossero passati.
<< Mi dispiace tanto >> ammetto, afflitta.
<< Leah che chiede scusa: questa sì che è una novità >> dice Quil.
Vedo che i miei fratelli sono in una radura, in attesa. Il Sole è ormai quasi sorto, la Luna Piena è passata. Riesco a vedere che c’è anche il numeroso branco di Sam, molto meno rilassato di quello di Jacob e in allerta. Sam sembra molto arrabbiato.
<< Non sembra, lo è. Tutti lo sono >> sottolinea Quil.
Sospiro mentalmente.
Accanto al branco di Jake ci sono i Cullen, ma non tutti: manca Rosalie, probabilmente è con Renesmee.
<< Sì, è con lei >> conferma Jake.
Edward ha gli occhi neri: è una statua impassibile. Non sembra essersi rassegnato per la morte di sua moglie.
<< Si sta riprendendo, lo fa per Nessie >> spiega Jake.
All’improvviso i miei fratelli nella radura avvertono un odore strano, non familiare. E’ odore di licantropi. Sono quasi arrivati. Seth e io acceleriamo il nostro passo, come se fosse possibile correre più velocemente di così.
Dalla foresta verde spuntano i primi volti: non conosco nessuno di loro. Sono numerosi e si fermano appena vedono gli altrettanto numerosi mutaforma che sono di fronte a loro. Continuano a uscire licantropi dalla rigogliosa vegetazione alla velocità della luce. Sono tutti in forma umana. Si saranno trasformati e vestiti poco fa.
Il mio branco adesso ha i sensi all’erta: sono pronti ad attaccare. Tra quei licantropi sconosciuti noto con sollievo e disperazione i miei amici.
Cerco di essere disinteressata, ma attraverso la mente dei miei fratelli sto cercando una persona specifica: Alex. Il mio cuore sussulta leggermente quando riesco a vederlo attraverso gli occhi di Embry, ma cerco di calmarmi. Ha i capelli spettinati e sembra stanco.
<< Leah, ti prego, mi sento emozionato come una femminuccia al suo primo appuntamento. Smettila >> mi sfotte Quil.
<< Vaffanculo >>.
Riacquisto il controllo delle mie emozioni. I licantropi sono tutti lì, nella radura. Mutaforma e licantropi si studiano a vicenda, in un silenzio assoluto.
Finalmente Seth e io spuntiamo dalla foresta, alle spalle dei Cullen. I licantropi ci osservano e sono sicura che i miei amici mi abbiano riconosciuta. Sento gli sguardi di rabbia del branco di Sam e quelli impassibili dei Cullen su di me. Anche i succhiasangue sono arrabbiati, lo so. Mi posiziono vicino a Jacob, al mio posto di beta del branco. Mi sento così in colpa per quello che ho fatto!
Intercetto Beatrix, William, Edgar, Max e faccio loro un breve cenno, che ricambiano: sembrano stupiti di vedermi lì. Adesso riesco a vedere con i miei occhi Alex: guardarlo mi provoca contemporaneamente gioia e dolore. Mi sta fissando e sul suo viso si succedono una serie di espressioni: stupore, gioia, ansia, preoccupazione. Sposto dolorosamente lo sguardo sulla figura minuta accanto a lui: è una bellissima donna bionda, come nelle foto che ho visto. Tiene Alex per mano e mi fissa con curiosità: distolgo lo sguardo.
Davanti al branco di licantropi umani c’è una donna altissima e dai lunghi capelli neri che si fa avanti a sorride.
<< Buongiorno, amici. Il mio nome è Karen e vengo in pace >> esordisce. Dietro di lei, una donna dai capelli viola ci guarda con aria minacciosa: sembra vegliare su Karen.
<< Sappiamo perché sei qui >> mormora Carlisle, facendosi avanti.
<< Davvero? >>. Karen lancia un’occhiata ai miei amici.
<< Tu saresti Carlisle? >> riprende Karen.
<< Sì >>.
<< Sei il capo dei Cullen? >>.
<< Noi siamo tutti dei pari, non abbiamo una gerarchia >>.
<< Oh >>. Karen inarca un sopracciglio. Ha un’espressione benevola tutt’altro che rassicurante. Il suo sguardo si sofferma su di noi.
<< Immagino che questi siano i due branchi di mutaforma >>. I suoi occhi ci scrutano con curiosità.
<< Sì >> risponde Edward.
<< Questo è mio figlio Edward, parlerà per i due branchi. Legge nel pensiero >>.
Karen sorride falsamente a Edward.
<< Dille che non sono i benvenuti >> dice Jake a Edward.
Edward parla. << Questi sono i branchi di Jacob Black e Sam Uley. Entrambi sostengono che non siete i benvenuti qui >>.
<< Oh, davvero? Non siete molto ospitali, abbiamo fatto tanta strada per venire a trovarvi! E voi Cullen siete d’accordo? >>.
<< Noi vogliamo solo vivere in pace, non vogliamo avere problemi con nessuno >> risponde Carlisle.
<< Non causeremo alcun problema >> dice innocentemente Karen.
<< Allora perché non ve ne andate? >>.
<< Sapete già perché, giusto? Voi avete combattuto contro i Volturi, quindi abbiamo un nemico in comune >>.
<< Abbiamo già sconfitto il nostro nemico, non ci interessa metterci di nuovo contro i Volturi >> dice Carlisle.
<< Invece vi interessa e vi elencherò perché >>.
Il branco di Sam e noi ringhiamo. I miei amici licantropi hanno un’espressione impenetrabile.
<< Uno: i Volturi non amano le sconfitte, quindi in un tempo non così lontano come credete, torneranno e vi annienteranno. Due: potrebbero accidentalmente scoprire che Charlie – sì, so tutto di voi - sa del vostro segreto … non è una delle regole dei Volturi quella di non far sapere della vostra esistenza agli umani? Tre: se non vi unirete a noi vi uccideremo. Quattro: con noi c’è anche un vampiro, non è qui perché è andato a recuperare il suo esercito di succhiasangue; sapete, quei neonati potrebbero passare da qui e distruggere questo posto da cima a fondo. Cinque: quando sconfiggerò i Volturi – potete scommetterci che lo farò – vi darò la caccia e vi eliminerò tutti, inclusa la piccola Renesmee. A proposito, dov’è? >>.
Il vampiro che è andato a recuperare il suo esercito deve essere Clara.
I Cullen ringhiano e Jacob si fa avanti, come per attaccare.
<< Come osa? Non sa con chi ha a che fare! >> urla Jacob.
<< Jacob dice che non sai con chi hai a che fare >> dice Edward.
Karen sorride, come se stesse parlando di argomenti futili e piacevoli. << Lo so benissimo, invece >>.
<< Noto che ti piace minacciare >> mormora Carlisle.
<< Carlise, stiamo dalla stessa parte, quello che dico lo dico per convincervi. Non rendete tutto più difficile >>.
<< Cosa ti fa pensare di poter sconfiggere i Volturi? >>. E’ stato Jasper a parlare.
Karen sposta il suo sguardo su di lui e sulle sue numerose cicatrici. Se è rimasta impressionata non lo dà a vedere.
<< I nostri straordinari doni. Non sono tanto diversi da quelli dei Volturi >>.
<< Perché avete bisogno di noi se siete così dotati? >> continua Jasper.
<< Perché con voi la nostra probabilità di vincere si alza al … Carter, a quanto? >>.
Un ragazzo basso e magro si fa avanti. << Al 68,78 % >>.
<< Ottimo >>.
<< E la probabilità che qualcuno di noi muoia quant’è? >> chiede con tono duro Carlisle.
<< Quello non è importante: stiamo combattendo per una causa più grande. Chi morirà lo farà per migliorare questo mondo >>.
<< E chi dovrebbe prendere il posto dei Volturi? Saranno crudeli ma grazie a loro vengono rispettate le leggi >> dice Carlisle.
<< Io e il mio branco >>.
<< Così inizierai la tua caccia al vampiro? >> chiede Jasper.
<< Assolutamente no. Solo chi non rispetta le leggi verrà punito. La giustizia verrà applicata in modo giusto e onesto >>.
<< Uccidiamola e facciamola finita >> sbotta Embry.
<< Dobbiamo essere cauti >> afferma, invece, Quil.
<< Parliamo in privato con i Cullen e il branco di Sam per decidere cosa fare >> dice Jacob.
<< Quindi ci stai dicendo che dobbiamo combattere con te, altrimenti ci saranno delle conseguenze? >> chiede Jasper.
<< Gravi e irreversibili conseguenze >> conferma Karen.
<< I branchi vorrebbero consultarsi >> comunica Edward.
<< Se non ti dispiace, Karen, ne parleremo tra di noi >> mormora Carlisle.
Karen fa un cenno di assenso. << Vi darò un’ora di tempo. Vi aspetteremo qui >>.
<< Parlare? Stacchiamole la testa! >> si lamenta Embry.
<< Embry, non vedi quanti sono? >> ribatto.
<< Tu non vuoi combattere solo perché ci sono i tuoi nuovi amichetti licantropi tra di loro >> dice con disprezzo Quil.
<< Bada a come parli >> lo minaccio.
<< Non sei tanto diversa da Jake. Hai sempre detto che lui è il cane dei succhiasangue, ma tu adesso sei quello dei licantropi >>.
Ringhio.
<< Quil, piantala. Forse parlare sarà inutile perché Sam vuole attaccare >>.
<< Andiamo tutti a casa Cullen >> dice Edward.
Iniziamo ad allontanarci da lì, ma proprio in quel momento nella radura arriva un uomo alto e biondo che conosco benissimo.
<< Thomas. Sei in ritardo >> lo saluta Karen.
<< La Luna Piena dura solo una notte >> ribatte lui, togliendosi qualche foglia di dosso.
Lo guardiamo tutti ma succede una cosa strana.
Carlisle Cullen strabuzza gli occhi e fa un’espressione di stupore che credevo non potesse esistere in un viso granitico come il suo. Thomas si accorge di lui e lo fissa di rimando, come se avesse visto un fantasma, e diventa pallido.
Gli sguardi di vampiri, licantropi e mutaforma sono tutti su di loro che si fissano intensamente.
Dopo quelli che sembrano infiniti momenti di silenzio, Carlisle parla. << Thomas, sei tu? >>.
<< In carne e ossa, Carlisle >>.
<< Ti credevo morto, non sapevo che fossi diventato un licantropo >> ribatte il dottore.

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Capitolo 22
*** 22.Questo cambia tutto ***


<< Sono diventato un licantropo molto tempo fa >>.
I miei fratelli guardano stupiti Carlisle e Thomas. I loro pensieri e le loro ipotesi si affollano nella mia mente.
Carlisle fissa Thomas con meraviglia e con un sorriso nostalgico.<< Ho tante cose da chiederti, amico mio >> mormora. << Sono così felice di vederti >>.
Thomas annuisce ma sembra turbato. << Le cose da dire sono molte ma questo non mi sembra né il luogo né il momento adatto >>.
<< Un licantropo e un succhiasangue che si conoscono: sarà sicuramente una storia interessante >> si intromette Karen.
<< Una storia privata >> ribatte Thomas.
<< Preferisci che sia Beth a scoprirla? >>.
Thomas stringe i denti. << Che cosa vuoi, Karen? Non ti basta avere le nostre vite in pugno? Adesso vuoi anche scandagliare il nostro passato e distruggerci? >>.
<< Sono solo curiosa. Distruggervi? Non credevo che una vecchia conoscenza potesse essere distruttiva >>.
Carlisle continua a fissare Thomas e Edward sembra scosso. << Carlisle? >> mormora.
<< E’ lui, Edward. Ve ne parlai una volta, ricordate? >> chiede alla sua famiglia.
<< Sì, Carlisle. Non ci devi alcuna spiegazione, lo sappiamo >> mormora Esme.
Carlisle continua. << Ho sepolto il mio passato da umano in un angolo remoto della mia testa. Ho cercato di cancellarlo >>.
<< Non ti biasimo per questo >> dice Thomas.
<< Cosa ci nascondete? >> chiede Karen, spazientita.  << Beth, voglio saperlo subito >> aggiunge.
La ragazza dai capelli viola si fa avanti con un ghigno.
<< Fermati immediatamente >> dice Thomas in tono minaccioso.
Non so cosa stia succedendo, è tutto molto strano.
<< Sputate il rospo >> ordina Karen.
Mi sembra che non sappia il significato della parola “no”.
<< Fatti gli affari tuoi, Karen >> ringhia Thomas.
<< Oh, Thomas, questa risposta non mi piace >> ribatte  Karen, seria. << Non vorrai combattere qui, adesso, contro di me? >>.
<< Le cose si mettono male >> commenta Seth.
Thomas ringhia, scoprendo i denti.
William si fa avanti, mettendosi tra Thomas e l’esercito di Karen.
<< Calma, non c’è bisogno di agitarsi né di combattere >>.
Ovviamente Alex ha un’espressione di puro odio, sono sicura che è pronto per attaccare: è impulsivo, non potrebbe mai cercare di recuperare una situazione critica. Sua moglie, accanto a lui, osserva la scena impassibile.
<< Thomas non c’è problema, puoi parlare davanti a tutti. Non ha importanza >> dice pacato Carlisle, avendo capito che quando Karen vuole qualcosa la esige. Carlisle, il pacifista.
<< Thomas, rifletti. Non vuoi che i nostri alleati ci attacchino, no? Dille come vi siete conosciuti, non ne vale la pena di farsi ammazzare per una cosa del genere >> mormora William, anche se possiamo sentirlo tutti.
Non ho mai visto Thomas così agitato: di solito è calmo e prudente. Il licantropo si calma. << Dirò tutto dato che al mio alleato piace ascoltare le storie >>.
Karen sorride. << Benissimo. Siamo impazienti di sentire tutto >>.
<< Fantastico, dobbiamo persino ascoltare la storiella di come un vampiro e un licantropo si conoscono? >> dice Quil, insofferente.
<< Tutto questo è assurdo >> commenta Embry.
<< Papà, non sei costretto a parlare se non vuoi >> sbotta Alex. E’ la prima volta che parla. Come immaginavo: Alex potrebbe solo peggiorare la situazione con la sua impulsività.
<< Non importa Alex, prima o poi avrei dovuto parlarne, ma evidentemente non mi è concesso decidere quando, dove e con chi. E’ una cosa molto personale ma qui non si possono avere dei segreti >> Thomas lancia un’occhiata carica di odio a Karen. << Porto questo segreto con me da secoli >>.
Fa una pausa e poi riprende. << Carlisle e io ci conosciamo perché siamo cognati >> dice, con voce forte e chiara. << Quando eravamo umani, sposò mia sorella >>.
<< Carlisle era sposato! >> sbotta Jack. Lo stupore generale è tangibile. I Cullen non sembrano molto turbati, credo che sappiano tutto.
Carlisle annuisce. << Thomas e io ci siamo conosciuti quando eravamo umani. Vivevamo entrambi a Londra ma, mentre io ero il figlio di un umile pastore, lui era un nobile, figlio di un conte e aveva qualche anno in più di me. Nonostante ciò, diventammo buoni amici: la sua famiglia frequentava la chiesa di mio padre e Thomas veniva spesso a trovarmi in canonica, così come io andavo da lui. Condividevamo gli stessi interessi e avevamo lo stesso amore per la cultura. Thomas aveva due fratelli maggiori e una sorella minore; un giorno, quando ormai eravamo dei ragazzi, incontrai quest’ultima a casa sua: non vedevo Katherine da quando era una bambina. Era diventata una donna e ben presto mi innamorai di lei e lei mi ricambiò. Ovviamente un matrimonio tra di noi non era ben visto considerando il suo ceto sociale, così il nostro fidanzamento rimase segreto. L’unico a esserne a conoscenza era Thomas, mio fidato amico e affezionato fratello di Katherine. Aiutati da lui, organizzammo la nostra fuga e ci sposammo. La famiglia di Katherine la disconobbe e non volle più sapere niente di lei. Io soffrivo per averla allontanata da loro e per averle fatto rinunciare a tutti gli agi a cui era abituata, ma a lei non importava, era felice con me e questo le bastava >>. Carlisle si interrompe, commosso.
<< Io andavo spesso a trovarli >> continua Thomas. << Ero molto affezionato a Katherine e non mi importava della disapprovazione della mia famiglia. Tuttavia la felicità non era destinata a durare: il padre di Carlisle morì e lui dovette prendere il comando della caccia agli esseri sovrannaturali che tanto ossessionava suo padre. Il problema fu, però, che Carlisle trovò davvero un covo di vampiri, al contrario di suo padre che giustiziava degli umani innocenti. Uno di questi lo morse e Carlisle sparì per diversi giorni. Katherine era così preoccupata: cercai di consolarla e di darle speranza, ma di suo marito non si ebbe nessuna notizia. Un mese dopo Carlisle tornò e il suo aspetto non mi lasciò alcun dubbio: era diventato uno di quei mostri. Mi supplicò di dire a Katherine che era morto perché non avrebbe potuto starle accanto dal momento che era diventato una creatura assetata di sangue. Quella fu l’ultima volta che lo vidi >> conclude Thomas.
<< E l’ultima volta che io vidi te, Thomas. Che cosa accadde a Katherine? Ebbe una vita felice? >> chiede Carlisle, con voce tormentata. << Tornai dopo vent’anni per sapere cosa ne fosse stato di voi, ma non vi trovai >>.
Thomas e Carlisle sono persi nei loro ricordi umani: sembrano aver dimenticato di avere un vasto pubblico interessato al loro racconto.
<< Questa è la parte difficile della storia. Tu non lo sapevi ma Katherine era incinta >>.
Carlisle è attonito. << Incinta? >>.
<< Sì >>.
Trascorrono molti secondi in silenzio. Esme accarezza il braccio di Carlisle con affetto, comprendendo l’enormità di quella rivelazione.
<< Il bambino nacque? >> riesce a chiedere il dottore dopo un po’.
Thomas annuisce. << Sì. Un maschio >>.
<< Era in salute? >>.
<< Sì >>.
<< Perché non me lo dicesti quando tornai? Lo sapevi già? >>.
<< Sì, Katherine me lo disse il giorno dopo la tua scomparsa. Eri un succhiasangue Carlisle, cosa avresti potuto fare? >>.
<< Che fine fecero mia moglie e mio figlio? >> chiede Carlisle, angosciato.
<< Katherine non sopravvisse a lungo >>.
<< Perché? >>.
Thomas non risponde.
Carlisle si fa avanti, verso di lui. << Tom? Che ne fu di mia moglie? >>.
 << La uccise un mostro >>.
<< Un vampiro? >>.
<< Un licantropo >>.
Un autentico dolore attraversa il volto di Carlisle.
<< Quando accadde? >>.
<< Quando il bambino aveva un anno. Katherine viveva con me, nella mia tenuta. Un licantropo si avvicinò mentre ero in giardino e mi morse: semplice, come era successo a te ma con un altro tipo di mostro che non ho riconosciuto. Pensavo di essere stato morso da un animale qualunque, ma stetti così male che credetti di morire. Fu Katherine a prendersi cura di me >>.
<< Non attaccò Katherine? >>.
<< No. Attaccò solo me senza uccidermi. Alla prima luna piena mi trasformai. Non ricordo nulla di quello che accadde mentre ero trasformato, so solo che la mattina mi ritrovai nudo in mezzo ai boschi. Tornai a casa, spaventato, e trovai il corpo di Katherine sanguinante … dilaniato … io ero il mostro che l’aveva uccisa. Io, Carlisle, uccisi mia sorella >>.
Una lacrima cade lungo il viso di Thomas.
Carlisle si avvicina a lui a velocità da vampiro e gli mette una mano sulla spalla. << Non puoi esserne certo >>.
<< Lo sono. Mi dispiace, Carlisle, non sono riuscito a proteggerla >> mormora, asciugandosi le lacrime.
Sono sicura che, se potesse, anche Carlisle piangerebbe.
<< Che fine ha fatto il bambino? >>.
<< Era vivo. Piangeva. Fu il suo pianto a riscuotermi dall’oscurità in cui stavo precipitando. Volevo uccidermi, ero un mostro: ero peggio di te. Tu eri scappato per non ferire Katherine e io l’avevo uccisa senza nemmeno rendermene conto; ma lui piangeva e capii che non potevo abbandonarlo: tramite lui mi sarei potuto redimere >>.
<< Lo prendesti tu? >>.
<< Sì. Seppellii sua madre e lo crebbi come se fosse mio figlio >>. Thomas sembra stanco: le parole escono dalla sua bocca con grande fatica.
<< Ebbe una vita felice? >>.
Thomas non risponde.
<< Thomas? Ti prego, devo sapere >>.
<< Tuo figlio è ancora vivo >>.
<< Cosa? >>.
Thomas fissa Carlisle negli occhi. << E’ qui >>.
 Oh. Mio. Dio.
Carlisle si guarda intorno, sotto shock.
Alexander lascia la mano di sua moglie e si fa avanti, in mezzo alla radura: tutti gli occhi si spostano su di lui. << Papà, ti prego, dimmi che non stai parlando di me >>.
Thomas lo ignora. << Questo è tuo figlio, Carlisle >>.
I miei fratelli sono sbalorditi, i loro pensieri sono confusi.
I Cullen fissano la scena come delle statue.
Alexander e Carlisle si guardano: padre e figlio, appartenenti a due specie diverse, si incontrano per la prima volta.
<< Come hai potuto nascondermi una cosa del genere? >> chiede, gelido, Alex.
<< L’ho fatto perché ti amo come se fossi il mio stesso figlio e volevo proteggerti >>. Thomas sposta lo sguardo su Alex, il nipote che ha cresciuto come se fosse stato suo figlio.  
<< Sono passati tantissimi anni e non mi hai mai detto nulla. Hai ucciso mia madre e ti sei finto mio padre e mi hai mentito >>.
<< E’ quello che ho fatto >>.
<< Prima mia moglie ora questo. Ti stai rivelando una continua fonte di delusione. Sei un assassino >> dice Alex, con l’intento di ferire suo padre.
<< Spero che riuscirai a perdonarmi, un giorno >>.
Alex distoglie lo sguardo da Thomas. << Le cose da perdonare stanno diventando troppe. Devo andare a schiarirmi le idee >>.
Carlisle guarda inerme il suo unico figlio trasformarsi e andare via.
Dopo alcuni secondi di silenzio Karen applaude. << Complimenti. Una vera scena drammatica. Immagino che questo cambi tutto, Carlisle. Hai appena scoperto di avere un figlio, l’hai incontrato e scommetto che vorrai anche parlargli. Tuttavia lui è con noi, quindi, a meno che tu non voglia ucciderlo prima ancora di avergli detto alcunché, ti consiglio di unirti a noi >>.
<< Vai al diavolo, Karen >> sbotta Thomas.
 
Nella mezz’ora successiva siamo tutti un po’ disorientati. Karen ci concede ben due ore per riflettere, alla luce delle rivelazioni sconvolgenti a cui abbiamo assistito. Noi mutaforma insieme ai succhiasangue andiamo tutti nei pressi di casa Cullen. Carlisle porta con sé anche Thomas e la sua famiglia: c’è molto da dire in troppo poco tempo. Mi sento come se fossimo in trappola, nelle mani di Karen che ci sta sicuramente tenendo d’occhio. Nel gruppo di Thomas c’è anche Emma e non posso fare a meno di lanciarle delle occhiate furtive.
<< Tom, credo che dovrei andare da Sandy >> dice con una vocina sottile.
Sandy? Parla forse di Alex?
<< Forse sei l’unica che può sostenerlo. Mi dispiace di aver dovuto rivelare una cosa così importante in questo modo >>.
<< Supererà anche questo >>.
<< Vai a cercarlo. Io devo parlare con Carlisle e la sua famiglia >>.
Emma annuisce, facendo ondeggiare la sua chioma bionda e poi inizia a correre a velocità sovrumana: non posso fare a meno di seguirla con lo sguardo.
Una volta arrivati davanti alla casa, ci mettiamo tutti in giardino. Jake torna in forma umana e va a prendere Renesmee. Dopo qualche secondo di indugio, Sam decide di fare lo stesso, vestendosi in mezzo agli alberi. Quando si avvicina guardo il suo viso tanto familiare e mi accorgo che qualcosa è cambiato: la fitta al petto che mi dilaniava ogni volta che incrociava il suo sguardo non c’è più. Sam mi lancia una veloce occhiata e io gli faccio un cenno.
Beatrix, prima di unirsi agli altri, si avvicina a me, incurante dell’aria pericolosa dei miei fratelli e mi abbraccia. Edgar, William e Max mi sorridono.
I miei fratelli sembrano stupiti da un tale segno di affetto.
<< A qualcuno piaccio >> dico, soddisfatta.
Embry sghignazza.
Inizia una lunga discussione. Vengono fatte le dovute presentazioni e poi vengono ripetute per l’ennesima volta le stesse cose su Karen e il suo branco, sui Volturi, su Clara e il suo piccolo esercito. Thomas spiega ogni cosa alle orecchie attente di tutti. I Cullen, curiosi, fanno anche delle domande personali a Thomas.
I minuti scorrono mentre la discussione procede sul prato davanti alla casa dei Cullen.
<< Con tutto il rispetto Carlisle, ma io non voglio che il mio branco partecipi a questa guerra. Noi non c’entriamo nulla >> afferma Sam per l’ennesima volta.
<< Non ti chiederei mai di combattere, Sam, né a te né a nessun altro >> ribatte Carlisle.
Ovviamente, avendo saputo che potrebbe perdere l’opportunità di conoscere il suo unico figlio, Carlisle non vuole assolutamente combattere contro Karen.
<< Non chiedo a nessuno di voi di pensarla come me, ma io non posso combattere contro Karen >>.
<< Se il vostro gruppo si unisse a noi e combattessimo contro Karen? >> propone Jasper a Thomas e agli altri.
Alice scuote la testa. << Non riesco a vedere nulla essendo coinvolti i mutaforma >> dice, lanciando un’occhiataccia a Jacob e Sam.
<< Non credo che sia una buona idea. Insieme siamo forti, ma non quanto loro. A parte quello di William, non abbiamo altri poteri capaci di distruggere >> afferma Thomas.
<< Abbiamo la forza >> dice Emmett.
<< Non sarà sufficiente >> ribatte Thomas.
<< Jacob, tu cosa ne pensi? >> chiede Edward.
Jacob è seduto sulle scale e tiene Renesmee in braccio. E’ stato molto silenzioso per tutto il tempo. << L’intera situazione è assurda. Vorrei combattere contro Karen e rimandarla a calci da dove è venuta, tuttavia credo che abbiamo più probabilità stando dalla sua parte >>. Jacob guarda Renesmee. Sicuramente sta pensando alla minaccia di Karen.
<< Ci toccherà fare i cani da guardia dei licantropi >> borbotta Quil.
<< Quindi Sam è l’unico a voler combattere contro Karen? >> chiede Thomas.
Carlisle guarda i membri della sua famiglia uno alla volta. << Se non siete d’accordo con me, ditelo >>.
Esme prende Carlisle per mano. << Resterò sempre al tuo fianco qualsiasi cosa tu decida di fare >>.
Gli altri Cullen concordano con Esme. << Non ti lasceremo, Carlisle >> afferma Rosalie.
<< Mi state dicendo che volete assecondare quella pazza? >> chiede Sam.
<< Abbiamo già sconfitto i Volturi una volta. Chiederemo aiuto a tutti i succhiasangue possibile >> dice Jake.
<< E’ una pazzia. State costringendo me e il mio branco a combattere contro i Volturi di nuovo >>.
<< Sam, questa volta la colpa non è dei Cullen. Se è successo tutto questo è a causa di una certa mutaforma >> dice Jake.
Tutti si girano a guardare verso di me.
Faccio un verso a mo’ di scusa.
<< Ma Leah è una di noi e non l’abbandoneremo >> aggiunge Jake.
<< Una di noi che ha lasciato la sua casa per bighellonare con dei pericolosi licantropi >> sbotta Sam.
Ringhio. Come si permette!
<< Attento a come parli, Sam! >> sbotta Seth nella mia mente.
<< Sam >> lo avverte Jake.
Sam si gira verso di me. << Non avresti dovuto andartene. Il tuo posto era
la tua famiglia. Adesso qualcuno potrebbe morire a causa tua! >>.
Beatrix, arrabbiata, fa per parlare, quando una enorme creatura si lancia su Sam, ringhiando. Sam, di rimando, si trasforma, per difendersi. Inizia una lotta furiosa. Ci sono dei momenti di caos, ma riusciamo a separare Sam da Alexander.
<< Alex! >> lo rimprovera Thomas.
Mi accorgo che vicino Thomas si è materializzata Emma: sicuramente è venuta con Alex.
Alex va un secondo dietro la casa e torna in forma umana. Indossa dei pantaloncini. << Tu, bastardo, come osi parlarle in questo modo? >> sbotta.
Sam fa per attaccare di nuovo ma Jake lo ferma.
Decide di andare un attimo nei boschi e torna anche lui con dei pantaloncini. Tutto questo trasformarsi e andare a cambiarsi durante un’accesa discussione la ridicolizza un po’.
<< Chi ti credi di essere? >>.
<< Chiedile scusa >> dice, indicandomi.
Vorrei sprofondare sotto terra.
<< E’ lei quella che deve chiedere scusa, non io >> ribatte Sam.
Alex si sta per riavventare su Sam e il branco di Sam è pronto a attaccarlo.
Decido di andare dietro la casa, di trasformarmi, vestirmi e tornare da loro.
<< Volete smetterla? >> urlo, mentre li raggiungo.
Tutti si girano a guardarmi.
<< Siamo in pericolo e l’unica cosa che sapete fare è combattere tra di voi? >>.
<< Io non conosco questo ragazzo, per me è un nemico >> afferma Sam.
<< Non sono un ragazzo, sono un uomo ultracentenario, l’unico ragazzo qui sei tu >> ribatte Alex, guardandolo in cagnesco.
<< Alex, so difendermi da sola, grazie. Pensa prima di agire >>.
E’ la prima volta che gli parlo da un mese.
Alex mi guarda, fa per ribattere ma sta zitto. A poco a poco, si calma.
Mentre mi guardo attorno intercetto lo sguardo di Emma: mi sta guardando male.
<< Per quanto riguarda quello che hai detto tu, Sam, hai ragione. E’ colpa mia e chiedo scusa a tutti >>.
Carlisle interviene. << Non hai nulla di cui scusarti, Leah >>.
<< Tuttavia mi scuso lo stesso per avervi messo in questa situazione. Bene, adesso potete continuare a parlare >>.
Mi metto in disparte.
Carlisle guarda Alex che fissa a terra, imbronciato.
<< Votiamo >>.
Sam è l’unico a votare no: non vuole sconfiggere i Volturi, vuole combattere contro Karen e stare in pace nel suo territorio.
<< Ti consiglio di non farlo >> ripete Thomas.
<< Lasciatelo andare, lo vedrò morire con piacere >> borbotta Alex.
Il branco di Sam ringhia verso Alex.
Abbiamo ancora mezz’ora quindi, mentre i Cullen continuano a discutere, alcuni di noi si disperdono nei pressi della foresta. Mi siedo su una roccia, a qualche centinaio di metri dal retro della casa dei Cullen. Riesco ancora a vedere la folla di essere sovrannaturali che discute. In particolare mi soffermo su Emma che sta parlando a Alex e non sembra molto contenta. Tuttavia alla fine si scambiano un bacio e si abbracciano. Alex intercetta il mio sguardo e mi fissa. Una vampata di calore sale fino al mio viso e mi giro per non guardarlo. La gelosia mi sta divorando e il dolore per la rottura con Alex, che si era leggermente attenuato, ritorna prepotentemente.
Decidiamo di tornare alla radura per comunicare le nostre decisioni a Karen.
<< Bene, dunque il branco di Sam non vuole partecipare >>.
Sam è in forma umana, stavolta.
<< Mi dispiace, ma noi non siamo i tuoi soldati. Non permetto a un’estranea di minacciarmi e ordinarmi cosa fare >>.
<< Mmm >> è tutto ciò che dice Karen. << O siete miei alleati o siete miei nemici. Non ci sono altre possibilità >>.
<< Allora siamo nemici >> ringhia Sam.
Karen sorride e fa un gesto con la mano.
<< No, Karen, aspetta! >> urla Carlisle proprio nel momento in cui un ragazzo lentigginoso si fa avanti verso di me. Perché verso di me e non verso Sam per attaccarlo?
All’improvviso non sento più nulla nella mia testa. Mi sento come se fossi in una campana di vetro: le voci, i suoni … tutto è ovattato. Davanti a me c’è solo il ragazzo lentigginoso che mi guarda con espressione annoiata.
<< Non ti possono vedere >> mi dice. << Mi dispiace che tocchi a me farlo, ma gli ordini sono ordini >>.
Sento che qualcuno mi afferra. Cerco di divincolarmi ma interviene anche il ragazzo lentigginoso: due contro uno non è leale.
Ringhio. Il ragazzo spalanca la bocca e i suoi denti sono mostruosi, da lupo.
Si avvicina e mi morde proprio sul collo. Sono paralizzata dal terrore.
La sensazione di essere rinchiusa in una campana di vetro, isolata dal mondo, sparisce e risento le voci dei miei fratelli nella mia testa. Qualsiasi cosa stesse facendo quel ragazzo, ha finito.
<< Ottimo lavoro, Jim >>. La voce di Karen sembra debole alle mie orecchie.
Non riesco a restare nella mia forma di lupo, così mi ritrasformo e mi accascio a terra. Mi muovo a fatica: i miei muscoli sembrano non rispondere.
<< Leah! Leah! >> urla qualcuno con voce carica di panico. Il viso di un uomo si fa strada attraverso il mio appannato campo visivo. E’ Alex, lo so. Mi prende delicatamente il viso e mi mette una mano sul collo.
<< Alex >> mormoro, con immensa difficoltà.
<< Leah, ti prego, non lasciarmi. Resta con me >>.
Più facile a dirsi che a farsi. E’ come se dal morso si stesse diffondendo una sorta di sostanza paralizzante. Qualcosa di caldo cola lungo il mio collo: deve essere il mio sangue, la ferita non si rimargina.
Credo che stiamo per scoprire cosa accade quando un licantropo morde un mutaforma. Morirò?

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Capitolo 23
*** 23.Incubo ***


Avrei voluto pubblicare  questo capitolo prima ma non l'ho fatto per una serie di motivi, mi dispiace!
Spero che non ci siano troppo errori.
Grazie a tutti coloro che leggeranno :)



<< Tieni duro. Guardami, ti prego >>.
Alex, ti guardo. Vorrei dirglielo ma non ci riesco: non riesco a trovare i muscoli giusti per pronunciare queste parole.
La sua mano stringe il mio collo, nel punto in cui sono stata morsa. Sento il sangue sgorgare contro il suo palmo.
Qualcuno mi copre con qualcosa.
<< Leah! >>. Questo è Seth. << Alex, toglile il veleno dalla ferita! >>.
<< E’ troppo estesa, sta perdendo troppo sangue >>.
Sento delle urla a distanza e dei ringhi. Non ho idea di cosa stia accadendo.
<< Stiamo calmi >> urla una voce che sembra quella di William in mezzo a tutto quel trambusto.
Ancora rumori e ringhi.
<< Se vi comporterete bene e vi unirete tutti a noi la ragazza guarirà >> dice con tono acceso Karen.
<< Seth, tienile la mano contro la ferita! >>.
Alex si allontana da me. Forse sta andando da Karen. Non farlo, Alex, non farti uccidere.
<< Dimmi immediatamente come si cura! >>.
Il punto in cui sono stata morsa è terribilmente caldo e una sorta di sostanza paralizzante inizia a diffondersi da lì. Sento la sostanza farsi strada dentro di me, nel mio sangue. Perdo ogni tipo di sensibilità e il mio corpo diventa troppo pesante per fare qualsiasi movimento.
<< Sta morendo! >> strilla Beatrix, in lacrime, vicino a me.
La voce di Karen arriva alle mie orecchie come se fosse lontana, non capisco cosa stia dicendo. Inizio a desiderare di chiudere gli occhi e dormire. Voglio solo riposare e lasciarmi avvolgere da questa dolce oscurità; ma qualcuno me lo impedisce, scuotendomi e dandomi dei leggeri schiaffi sul viso.
<< Se morirà ti farò rimpiangere di essere in questo mondo >> ringhia Alex.
La minaccia di Alex è l’ultima cosa che sento, poi nulla. Il torpore è già arrivato ai miei arti e si sta facendo strada verso il centro del mio corpo. I punti intorpiditi iniziano a formicolare, come se non li sentissi più. Qualcosa di letale sta raggiungendo il mio cuore.
Sono paralizzata.
Non ho mai temuto la morte, anzi, le sono andata incontro incurante, sottovalutandola, quasi prendendomi gioco di lei. Sapevo che non sarei potuta morire di vecchiaia o di qualche malattia o di qualunque cosa che porta a morte le persone normali, quindi il rischio di morire è sempre stato minimo, per me. Credevo che avrei dovuto soffrire vivendo una lunga vita immortale e ho spesso desiderato la morte, perché, diciamolo, desideriamo sempre ciò che non possiamo avere. Tuttavia adesso capisco quanto sia stata sciocca: credevo di non voler vivere ma mi sbagliavo. Voglio farlo, proprio adesso che sento che la vita sta scivolando via dal mio corpo.
Qualcuno mi urla e mi supplica di resistere. Mi sento ondeggiare. Forse mi stanno portando da qualche parte. Non riesco a capirlo.
Vengo adagiata su qualcosa di morbido. Un letto, credo.
<< Non ti permetterò di morire >> mormora una voce al mio orecchio.
Qualcosa di estremamente doloroso mi viene iniettato nella ferita aperta. Cos’è? Che succede? Inizio a sentire caldo in quel punto, sempre di più, sempre più forte. Il caldo diventa doloroso. Oddio, mi stanno bruciando viva? Dolore urente e intorpidimento si uniscono a creare un mix micidiale. Che diavolo mi sta succedendo? Il dolore inizia ad allontanarsi dal collo, lasciando dietro di sé una scia infuocata.
Qualcuno è accanto a me ma non riesco a capire chi sia. Perché sono ancora viva? Non credo che sia possibile provare un dolore del genere da morti. Il mio intero corpo è in fiamme. Prima volevo sprofondare nell’oscurità, adesso è impossibile farlo a causa del fuoco.
<< Uccidetemi, vi prego! >> riesco a dire, in preda al dolore, non riuscendo più a sopportarlo. E’ come se il fuoco stesse inseguendo l’intorpidimento, risvegliando con estremo dolore le parti che erano state paralizzate. Posso muovermi, adesso.
<< Carlisle, la morfina! >>.
Delle mani mi tengono ferma.
<< Basta, basta, lasciatemi morire >> li prego.
Qualcuno singhiozza. Non sto capendo nulla. Il mio unico pensiero è il dolore insopportabile.
Un ago penetra la mia pelle in più punti. Inizialmente mi sembra di provare sollievo, ma poi tutto torna come prima. Forse anche peggio. Provo di nuovo a muovermi ma i miei muscoli sono estremamente pesanti.
Perfetto, non riesco a muovermi, di nuovo.
Morfina? Sarà stata quella? Pensano che non provi dolore?
<< Ecco, adesso dovrebbe stare bene >> mormora Carlisle.
Bene? Bene?! Mi prende in giro?! Non solo sono in fiamme, ma non posso nemmeno muovermi. Non riesco nemmeno a parlare. Non riesco nemmeno a pensare.
***
Poche volte nella mia vita ho pregato.
L’ho fatto quando mi sono trasformata.
L’ho fatto quando è morto mio padre.
Infine, lo sto facendo adesso. E’ da ore che prego che qualcuno lassù mi uccida e la faccia finita con me. Cosa ho fatto affinché mi accadesse tutto questo? Sono stata così malvagia da meritare una tale punizione? Non so più da quanto tempo mi faccio queste domande, ma il dolore non accenna a diminuire.
Qualcosa di bagnato mi viene premuto in fronte.
<< Scotta. Giuro che la faccio a pezzi se non ha ragione >>.
Credo sia Alex. Il mio Alex. No, non è mio ma di Emma e pensando a lei mi sento ancora più male.
<< Sembra calma >> mormora un’altra voce.
<< Leah, tesoro, mi senti? >> dice mia madre, in lacrime.
Hanno chiamato mia madre! Non avrebbero dovuto farlo … mamma, mi dispiace di averti dato tante preoccupazioni.
Perché il tempo passa così lentamente?
Qualcuno mi lava e mi veste. Gente entra e esce dalla stanza in cui mi trovo.
Sento diverse voci, provenienti da fuori.
Conto i battiti del mio cuore, conto quelli delle persone che mi circondano. Non so come fare a scandire la durata di questa agonia.
Diverse voci cercano di rassicurarmi e di dirmi che andrà tutto bene.
 
A un certo punto resta solo una persona con me. Sento il suo corpo accanto al mio.
Qualcuno entra nella stanza.
<< Sei ancora qui >>. E’ Emma. Ha un tono acido.
<< Carlisle sta per tornare >> dice Alex, senza muoversi.
C’è qualche istante di silenzio.
<< Sandy, dobbiamo parlare >>.
<< Dobbiamo farlo adesso? >> mormora.
<< Sì. Sei al capezzale di questa ragazza. Appena è stata attaccata sei corso da lei prima di chiunque altro. Cosa rappresenta per te? >>.
<< E’ mia amica >> ribatte Alex.
<< Ma è stata qualcosa di più >>.
<< Ti ho detto tutto su di noi, Emma. Ne abbiamo già parlato. Non posso cancellare questi ultimi mesi >> sussurra Alex.
<< Sono felice che tu abbia trovato una mia sostituta quando non c’ero, ma adesso sono qui, per te. Ti importa qualcosa? >>.
<< Se non ti dispiace vorrei che ne parlassimo in un altro momento >> dice Alex, seccato.
<< Perché? >>.
<< Leah potrebbe sentire >>.
<< E allora? Se sente è meglio visto che stiamo parlando di cose che la riguardano >>.
<< Sta combattendo contro la morte e tu pensi solo alla tua assurda gelosia! >>.
Emma si avvicina a Alex. << Vieni a dormire, il dottore starà con lei. Sveglierò Seth e sua madre >>.
<< No >>.
Silenzio.
<< La mia gelosia non è poi tanto assurda >> dice Emma, offesa, allontanandosi.
<< Leah non è mai stata una sostituta >> dice Alex, senza seguirla. Sono certa che Emma l’abbia sentito.
Bè, almeno adesso ho qualcosa a cui pensare. Questa discussione tra Alex e Emma è stata molto interessante … ha detto che sto combattendo contro la morte? Vuol dire che nonostante tutto questo dolore che sto provando per non so quale motivo potrei comunque morire?
La vita fa schifo.
Passo le ore successive pensando al rapporto tra Alex e Emma e tra Alex e me, fin quando Alex viene convinto da Seth e Carlisle a riposare. Tuttavia rifiuta di lasciare la stanza, quindi sento il suo respiro diventare pesante, accanto a me.
Carlisle mi visita spesso. Misura la mia frequenza, la mia temperatura, mi ausculta. Mia madre mi accarezza il viso. Beatrix, Edgar, Thomas, Max vengono periodicamente a trovarmi.
Persino Jake e il mio branco si avvicinano al mio letto, riuscendo a dire qualcosa di carino.
Bene, solo la mia morte può spingerli a essere carini con me?
Mi agito quando viene Sam. Alex non vuole farlo avvicinare, ma alla fine cede.
<< Mi dispiace >> mormora, baciandomi sulla fronte. Maledico Carlisle per avermi dato la morfina perché vorrei prendere Sam a calci.
Ti dispiace? Sei un cretino, ecco cosa sei. Gli dispiace di nuovo, per l’ennesima volta. Per un momento desidero che lui sia al mio posto, ma mi pento di questo pensiero. Da quando sono diventata così cattiva?
A un certo punto, tra questo via vai di gente, il dolore cambia.
Non è meno intenso, né meno insopportabile, ma semplicemente cambia: si arricchisce di nuove caratteristiche. E’ come se ogni singola cellula del mio corpo stesse cambiando: da quella del sangue a quella della cute, dalla testa ai piedi. Cosa mi sta accadendo?
Questo nuovo dolore mi accompagna per un bel po’ ma riesco a riflettere su molte cose. Bè, non è che poi abbia altro da fare. Pensare è l’unico modo per distrarmi un po’.
Penso a mio padre. Chissà come sarebbe se fosse ancora vivo.
Penso a Emily, morta.
Penso a Sam, Alex, Emma, Thomas, Karen, i Volturi.
Perché non sono una semplice umana con una semplice vita da umana?
 
Dopo quelli che mi sembrano secoli, il dolore inizia a diminuire molto lentamente, troppo lentamente. I miglioramenti sono così lievi che devo concentrarmi per coglierli. Il bruciore si affievolisce dagli arti e questo mi dà speranza. Sta forse per finire? Sono quasi felice di avere le estremità delle dita libere da questo tormento.
Alex si stropiccia gli occhi e sbadiglia. Carlisle è in piedi accanto alla finestra.
Thomas è alla sinistra di Carlisle.
Un momento. Come faccio a cogliere tutti questi particolari? Di solito li noto solo nella mia forma di lupo, quando sono in grado di combattere contro i succhiasangue. I miei sensi nella mia forma umana sono certamente più sviluppati rispetto a quelli di un umano ma non a tal punto: è da lupo che do il meglio di me. Cosa mi sta accadendo? Mi accorgo anche di sentire con estrema consapevolezza il sangue che scorre nelle vene delle persone che mi sono vicine.
Viene a trovarmi Karen. Quella pazza è ancora qui? Che cosa vuole?
<< Come procede? >> chiede.
<< Bene >> dice seccamente Alex.
<< Ottimo >>. Posso quasi percepire il sorriso odioso di Karen. Si allontana dalla stanza e mi rendo conto che riesco a sentire i suoi passi per molto, molto tempo.
E’ tutto molto strano.
Il mio cuore accelera.
Carlisle si volta verso di me. << Il cuore >> è l’unica cosa che dice. Alex è in allerta. Nella stanza ci sono parecchie persone.
Il dolore inizia a riassorbirsi, avvicinandosi verso il cuore e lasciando dietro di sé, grazie a Dio (vorrei piangere di gioia), una scia di sana normalità sensoriale.
<< Sembra stare meglio >> sospira mia madre.
<< E’ meglio se vai via >> le suggerisce Carlise.
Un momento, perché dovrebbe andare via?
Mia madre obbedisce.
Alex mi tocca la fronte. << La febbre è passata >>.
Il dolore si concentra al tronco. Vorrei muovere il braccio e mi rendo conto che ci riesco. L’effetto della morfina è sparito!
Posso muovermi ma non lo faccio. Voglio aspettare che il dolore sparisca. So che sta per finire, lo so. Il mio cuore accelera fino a quasi uscirmi dal petto. Fa dei tonfi terribili contro la gabbia toracica: è ormai solo lì.
Devo resistere.
Finalmente i battiti decelerano sempre di più fino ad assestarsi a una frequenza bassissima e il dolore scompare definitivamente dal mio corpo.
Resta per qualche minuto il formicolio; poi passa anche quello. E’ finita.
Apro gli occhi e mi metto seduta. Incrocio gli sguardi di Alex, Seth, Thomas e Carlisle, Beatrix …  Alex ha le labbra contratte, mio fratello e Thomas mostrano un’espressione di stupore, Carlisle mi guarda come se fossi una paziente difficile.
<< Sono viva >> affermo, guardandomi la mano. La mia mente ha così tanti pensieri che mi sento un po’ stordita.
<< Come ti senti? >> chiede Carlisle avvicinandosi cautamente a me.
Terrorizzata mi rendo conto che le narici non mi bruciano più accanto al succhiasangue, anzi, ha un odore buonissimo.
Che significa?
Ripenso al terribile bruciore che ho provato, a quello che i succhiasangue dicono della trasformazione. I miei riflessi superiori in forma umana, i miei pensieri accelerati, l’odore … la mia mente si rifiuta. Non posso accettare quello che logicamente verrebbe in mente.
<< Perché sono viva? >> chiedo, senza tanti giri di parole.
Qualcuno avvicina la sua mano a me e io di scatto mi allontano, finendo all’altro lato della stanza. Sono abituata a questa velocità ma non con questo corpo.
<< Leah, fai un bel respiro >> dice Seth. Lo guardo e sento il sangue pulsare nel suo collo. Per un attimo mi viene in mente l’idea di assaggiare quel sangue, come se fosse una pizza o un piatto di patatine. Sto impazzendo. Ok, deve essere un effetto collaterale del morso di licantropo. La gola non mi brucia per la sete, giusto? Devo cercare di essere razionale.
<< Karen ha detto che l’unico modo per salvarti era quello di iniettarti veleno di vampiro nel corpo >> mormora Alex. Sembra stanco e distrutto.
Addio razionalità.
<< Mi avete dato del veleno di vampiro? >> esclamo, sconvolta e nauseata.
<< Saresti morta con quello di licantropo >>.
<< Muoio anche con quello di vampiro! >>.
<< E invece sei viva. Hai avuto entrambi i veleni nel tuo sangue in questi giorni >>.
<< Perché sono viva? >>.
<< Karen ha detto che i due veleni si sarebbero annullati a vicenda >>.
<< Allora perché mi sento diversa? >> chiedo.
<< E’ quello che stiamo cercando di capire anche noi. Cosa senti, Leah? Il tuo cuore batte >> risponde Carlisle.
Solo adesso mi rendo conto che il mio cuore sta pompando sangue. Faccio quasi un respiro di sollievo. Se il mio cuore batte non posso essere un succhiasangue!
<<  Il mio cuore è più lento, i miei sensi sono migliorati. Sono confusa, io non capisco … sono un mutaforma, no? >>.
Alex mi lancia uno sguardo sofferente.
Thomas, tetro, mi fa un cenno con la testa verso destra. Mi giro: c’è uno specchio. Vedo la mia immagine riflessa. Due occhi rossi spaventati mi stanno guardando. I miei occhi.
Avvicino la mano verso lo specchio e l’immagine di quella creatura fa lo stesso. Quegli occhi non sono miei, non mi appartengono. Non è possibile.
<< No >> mormoro, fissando quel mostro.
<< Leah … >> mi chiama Seth.
<< Sono un vampiro? >> chiedo, girandomi per non guardare più lo specchio.
<< No >> risponde Carlisle. << O almeno, non solo quello>>.
I miei occhi si riempiono di lacrime, ma le trattengo. Posso ancora piangere, non è un segno positivo?
<< Che cosa sono? >>.
Alex si avvicina. << Pensiamo che tu sia un ibrido >>.
<< Un ibrido tra cosa? >> sbotto.
<< Un licantropo e un succhiasangue >>.
La mia reazione a questa affermazione stupisce pure me stessa. Inizio a ridere, senza riuscire a smettere. Nessuno parla.
Quando riesco a calmarmi tutti mi osservano con compassione.
<< Non esiste nessun ibrido tra un licantropo e un succhiasangue. Vi rendete conto che quello che sostenete è un’assurdità? >>.
<< E’ assurdo ma non c’è altra spiegazione >> mormora Thomas.
<< Spiegazione per cosa? Io sono un mutaforma! >> ribadisco, cercando di ragionare con la logica.
<< Hai gli occhi rossi >> afferma Seth.
Rabbrividisco al pensiero. << Sarà un effetto momentaneo di quella schifezza da succhiasangue che mi avete dato >>.
<< Il tuo cuore batte più lentamente >>.
<< Non dovrebbe battere assolutamente >>.
<< Il tuo odore non è più spiacevole, per me >> insiste Carlisle, corrugando la fronte.
<< E’ diverso >> afferma Alex.
<< Voi siete completamente impazziti. Non voglio più stare qui a sentire le vostre assurde teorie! >>. Detto questo, faccio per uscire dalla stanza ma una imponente figura mi si staglia davanti. E’ Jake: quando incontra il mio sguardo rabbrividisce leggermente.
<< Trasformati, Leah >>.
<< Cosa? >>.
<< Se sei ancora una di noi, dimostralo, diventando un mutaforma >>.
<< Non ho niente da dimostrare >> dico, arrabbiata.
<< E’ il tuo alfa che te lo ordina >>.
<< Non puoi costringermi da umana >>.
<< Ti ho detto di trasformarmi >> urla Jake.
So cosa sta facendo; cerca di innervosirmi per farmi trasformare. Purtroppo, ci sta riuscendo.
Inizio a tremare e Jake mi trascina fuori – siamo in casa Cullen, nel puzzolente covo di vampiri che non è più puzzolente.
Appena arriviamo fuori dalla casa mi rendo conto che ci sono tanti licantropi curiosi, tra cui Karen, ma non mi importa.
Tremo sempre di più e poi le mie ossa si allungano. Le mie dita diventano artigli, i miei piedi zampe mostruose, il mio corpo si riempie di pelo grigio. Soffro terribilmente e la trasformazione dura più del solito … perché? A un certo punto la mia coscienza si fa sempre più debole, fin quando di me non resta altro che un animale.
***
<< Leah? >>.
Apro gli occhi.
<< Stai bene? >>.
<< Non lo so >> rispondo, confusa.
Ricordo che mi stavo per trasformare. Ricordo che la mia trasformazione era diversa e poi … e poi boh.
Siamo vicino a un ruscello e che Alex mi tiene tra le sue braccia. Sono senza vestiti.
Ho il viso bagnato, forse Alex lo ha sciacquato per farmi riprendere?
<< Sono nuda >> mormoro.
<< Niente che io non abbia già visto >>.
<< Sei nudo anche tu >> dico, scioccata.
<< Niente che tu non abbia già visto >>.
Ci guardiamo negli occhi e ricordo di averli rossi. In ogni caso, Alex non mi guarda in modo diverso, ma come sempre.
Mi divincolo, Alex mi lascia andare e mi alzo, cercando di coprirmi.
<< Invece di preoccuparti del tuo pudore, dovresti pensare a quello che ti è appena successo >> mi rimbrotta Alex.
<< Tu invece dovresti pensare a tua moglie >>.
Alex si mette in piedi. Non avevo dimenticato nessun particolare del suo fisico asciutto.
<< Cosa c’entra lei adesso? >>.
Lo guardo arrabbiata. << Sei qui, nudo, in mezzo al nulla, con me e mi chiedi cosa c’entra? >>.
<< Ero l’unico che poteva … >>.
<< Risparmiati la fatica >>.
<< Ma … >>.
<< Non puoi tenere il piede in due scarpe >>.
Alex si infuria. << Non lo sto facendo! >>.
<< Sei idiota, donnaiolo, litigioso, egoista, arrogante e buffone! >>.
<< Ti rendi conto di essere ridicola? Ci sono migliaia di cose di cui dovremmo parlare in questo momento, come della tua nuova condizione, di Karen e di quello che ti è appena successo, ma tu cosa fai? Aggredisci me! >>.
<< Devo aggredirti perché mi irriti >>.
<< Lo so che è difficile, ma cerca di concentrarti sulle cose importanti >>.
<< Questo è importante! >>.
<< Leah! >>.
<< Tu mi hai lasciato, sei uno sporco verme … >>. Le mie emozioni sono amplificate e non riesco a controllarle.
Alex si avvicina velocemente a me, interrompendomi. << Capita a tutti di essere mollati, fattene una ragione! >>. Ha perso la pazienza.
Gli dò uno schiaffo in faccia e Alex ringhia a pochi centimetri dal mio viso. Sono così seccata che faccio per spingerlo indietro ma lui mi blocca i polsi. Allora mi succede una cosa strana, sento i miei denti crescere e i miei sensi acuirsi e la mia forza aumentare. Sono più forte di Alex, così lo schianto contro un albero che si spezza e cade. Alex si rialza, i suoi occhi sembrano lupeschi e i suoi denti sono più grossi, ringhia e viene contro di me. Salto per schivarlo ma Alex mi prende dalla caviglia e mi butta a terra, a pancia in su, finendo sopra di me. Sto per levarlo di dosso quando mi rendo conto che siamo nudi e i nostri corpi sono appiccicati.
Sfortunatamente i miei pensieri vanno verso un’altra direzione. Come è possibile che non riesca a controllarli?
Alex mi guarda negli occhi e capisco che anche lui si è accorto della nostra situazione e che potremmo finire nei guai. I tratti lupeschi del suo viso scompaiono e restano i suoi occhi blu a fissarmi intensamente.
Restiamo così per qualche istante e in quel momento non esiste nessun ibrido, né Karen, né la guerra.
Ci siamo solo noi, due esseri viventi che vorrebbero lasciarsi trasportare dall’attrazione.
I miei pensieri scorrono velocemente, fantasticando. Immagino come sarebbe stato se Alex e io fossimo stati due umani viventi nella stessa epoca. Avremmo potuto incontrarci a un ballo londinese dell’800, oppure tra i banchi di scuola di un liceo.
Oppure in migliaia di altri posti. Ci saremmo odiati e poi piaciuti e infine ci saremmo messi insieme, senza problemi sovrannaturali a ostacolarci.
Avremmo potuto avere una famiglia, dei figli e dei nipoti e trascorrere la vecchiaia insieme.
Inizio a sentire il dolore per la perdita di qualcosa che non potremo mai avere.
Alex sposta lo sguardo sulle mie labbra e mi avvicino impercettibilmente a lui. Tuttavia, il suo corpo si irrigidisce e il suo sguardo cambia, come se si stesse riprendendo da questa sorta di magia che c’è tra noi. Scosso, si allontana, mettendosi in piedi.
Faccio lo stesso e, senza sapere perché, scappo, correndo velocemente.
Purtroppo, con mia grande mortificazione, incontro un umano. L’odore e il richiamo del suo sangue sono deliziosi così decido di andare verso di lui. So che potrei fermarmi ma non voglio farlo. Seguo la sua scia senza pensarci due volte.
Un licantropo mi blocca, mi prende tra le sue enormi zampe e mi porta lontano.
Lo lascio fare perché, sinceramente, inizio a sentirmi leggermente pazza.
Forse ho bisogno di uno psichiatra.
Il licantropo mi posa su una roccia e torna umano.
<< So che è un momento difficile, so che è tutto strano e nuovo, ma smettila di comportarti come una pazza e di provocarmi! >>.
Ignoro il suo rimprovero, sapendo di averlo meritato. << Stavo seguendo un umano >> mormoro, rendendomi conto che stavo per fare qualcosa di orribile.
<< Non è così grave come sembra >> dice Alex, più calmo.
Inizio a piangere. << Non vedi che cosa sono diventata? Una specie di scherzo della natura peggiore di quello che ero prima! >>.
E’ inutile continuare a negarlo.
Da quando mi sono alzata da quel letto so che qualcosa in me è cambiato.
Mi sono persino trasformata, ma non ero un mutaforma. Non ricordo nulla della mia trasformazione. Cosa mi disse una volta Alex? Che all’inizio delle loro trasformazioni, non sono consapevoli di quello che fanno.
Inoltre, sono capace di trasformarmi senza luna come lui?
I miei occhi rossi … i veleni di licantropo e vampiro che si uniscono per creare un nuovo strano e impossibile essere: me.
E’ un incubo.
<< Perché io? >> chiedo più a me stessa che a lui.
<< Capitano tante cose e, a volte, ci chiediamo perché non siano successe a qualcun altro. Lo facciamo tutti >>.
<< Una volta ero solo una ragazza, un’umana. Adesso non so più che cosa sono o chi sono >> continuo, disperata.
Alex si avvicina a me e mi mette una mano sulla spalla.
<< Non importa che cosa sei. Potresti essere un licantropo o un vampiro o un mutaforma ma questo non cambierebbe chi sei. Non dubitarne mai >>.
<< Chi sono? >> chiedo, asciugandomi le lacrime.
<< Sei Leah Clearwater, la ragazza più tosta e testarda che abbia mai incontrato e sono sicuro che se c’è qualcuno in grado di superare tutto questo sei proprio tu >>.
Lo guardo negli occhi e sono indecisa tra mandarlo al diavolo o fidarmi delle sue parole. Il suo sguardo sicuro e la sua presa salda hanno la meglio sulla mia parte violenta e instabile.
Decido di fidarmi.

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Capitolo 24
*** 24.Scegli me ***


Quando ero bambina, a volte, fantasticavo su come sarebbe stata la mia vita da adulta.
Avrei avuto una casa tutta mia, un marito, dei figli e un lavoro.
La realtà non avrebbe potuto essere più diversa.
Sono già passati due mesi da quando mi sono trasformata in questo nuovo essere vivente, se così si può definire.
Non è stato affatto facile. Sono stata in balìa delle emozioni, soprattutto la rabbia. Karen ha scelto di fare questo a me solo per capriccio, perché Sam non voleva unirsi alla sua guerra! E’ passato un mese prima che potessi vederla senza soddisfare il mio istinto omicida. Mi hanno dovuto trattenere, perché attaccare Karen avrebbe significato porre fine alla fragile tregua che Carlisle era riuscito a ottenere.
Per non parlare di Sam e della voglia di picchiarlo che ho dovuto frenare. A parte alcuni ringhi non gli ho rivolto la parola. Sono stata trasformata in questa specie di mostro a causa sua! Non posso crederci.
Adesso non faccio più parte del branco e gli anziani non vogliono che io attraversi i confini di La Push, nonostante le proteste di mia madre e la rabbia di Seth. Jacob non è sembrato molto sconvolto dalla notizia, sembrava che se lo aspettasse. Sono pericolosa. Avrei voluto protestare quando è stata presa questa decisione ma la mia sete di sangue mi ha trattenuto: avrei potuto fare una strage talmente ero in collera.
Dormo molto poco, i miei occhi sono ancora rossi e i miei sensi molto affinati. Mi sto abituando a questa nuova condizione, tuttavia ancora spero di svegliarmi e rendermi conto che tutto questo non sia mai successo.
Quante prove ho dovuto affrontare?
Quest’ultima si sta rivelando una delle più difficili, ma stavolta non sono scappata; mi allontano di tanto in tanto per riflettere in solitudine, ma poi torno a casa. Sono stufa di fuggire. Sono un ibrido e non più un mutaforma: ormai ho accettato quello che mi è successo. Se prima c’era qualche piccola probabilità di avere una famiglia, adesso è stata definitivamente distrutta. Ho accettato anche questo; piango ancora, ma molto meno rispetto a prima, quando la mia vita mi sembrava finita.
Karen mi ha fatto mordere da un licantropo e, mentre io soffrivo, per poco non c’è stato un conflitto. Sam ha attaccato uno dei licantropi e Karen stava per dare ordine di sterminarci quando Carlisle è intervenuto. Il dottore riesce a convincere chiunque con il suo blaterare in modo diplomatico. Sam era furioso ma alla fine, pur di salvarmi, ha acconsentito a lavorare per Karen: se fossi sopravvissuta non sarebbe scoppiata nessuna guerra (o almeno, non tra noi e i licantropi di Karen) e saremmo stati tutti alleati di quella pazza.
Karen ha rivelato che, per avere una chance di sopravvivere, avrei dovuto avrei dovuto avere veleno di succhiasangue in circolo: i due veleni, quelli di vampiro e licantropo, si sarebbero annullati tra di loro o mi avrebbero ucciso. L’aveva già fatto con diversi umani e, una volta, tanti secoli prima, aveva salvato un gruppo di mutaforma in questo modo. Alcuni erano morti, altri erano tornati a essere ciò che erano prima. Sinceramente non riesco a credere che Karen possa salvare qualcuno.
Però, questa volta, ha creato un nuovo ibrido: me. Lei stessa è rimasta sconvolta dal mio nuovo status di essere raro se non addirittura unico. Sarà perché sono una donna? O sono semplicemente strana? Seth mi ha detto che, se avesse potuto, quella pazza avrebbe ripetuto l’esperimento con ogni mutaforma: ha avuto anche la faccia tosta di chiederlo, ma i ringhi di rabbia dei mutaforma sono stati una risposta sufficiente. Karen dovrà rinunciare alla sua idea di provare a creare un esercito di ibridi e accontentarsi di uno di mutaforma.
Da due mesi a questa parte, Forks e i suoi dintorni sono stati invasi da un folto gruppo di licantropi che si addestra insieme ai succhiasangue e ai mutaforma in vista dell’imminente guerra contro i Volturi.
I succhiasangue di Clara si trovano lontano da qui: Jacob e Sam non avrebbero mai messo la gente in pericolo e Karen, per mantenere la pace con i suoi nuovi alleati, ha acconsentito a tenerli lontani. Raramente riesce a essere diplomatica anche lei.
Mi chiedo quanto ci metteranno i Volturi a scoprire che un gruppo di tre specie diverse si sta preparando per combattere contro di loro. Anzi, tre specie e mezza se contiamo anche me. Ho partecipato poco all’addestramento perché dovevo ancora addestrare me stessa a controllare la mia trasformazione e a non nutrirmi di mia madre o di Charlie. Più facile a dirsi che a farsi, ma adesso, fortunatamente, ci riesco. Ho dovuto accelerare i tempi perché Karen è impaziente e sostiene che io le serva per questa guerra. Lei, il mio carnefice, richiede i miei servigi e io l’accontento invece di mandarla all’inferno staccandole la testa dal collo. Ma cosa posso aspettarmi dal momento che sono in mezzo a un gruppo di pazzi? Alla fine lo sono diventata pure io.
Ho scoperto che Emma è riuscita a scappare dai Volturi grazie al suo dono. A quanto pare i Volturi non sapevano di preciso in cosa consistesse: sapevano che era uno scudo e basta. Emma ha dovuto aspettare anni prima che si presentasse l’occasione giusta per sfruttare il suo potente dono. E’ riuscita a estendere lo scudo su Marcus e a parlare con lui, rivelandogli la verità su quello che Aro aveva fatto a sua moglie e a lui e Marcus l’ha fatta fuggire.
Mi chiedo: che cosa sarà successo adesso a Marcus? Ancora non si sa nulla. Una cosa è certa: qualcuno starà cercando Emma.
Stiamo attraversando un periodo stressante, ho paura per mia madre. Se i Volturi sterminassero tutta Forks oltre a noi? Le nostre mani si macchierebbero di sangue di umani innocenti. Non so come questa storia andrà a finire.
Le novità da assimilare da quando ho aperto i miei occhi rossi sono state tante ma, nonostante lo shock iniziale e il mio incredibile cambiamento, posso dire di essere ancora me stessa.
La scorbutica, antipatica e aggressiva Leah è sempre qui, anzi, forse è un tantino peggiorata.
Ho un segreto, però, da confessare: non avrei mai potuto farcela senza Alex. Da quando sono un ibrido mi ha aiutato così tanto che mi sembra di dipendere quasi totalmente da lui. Calma le mie patetiche crisi di pianto, mi motiva, mi aiuta con le trasformazioni e persino con la mia sete di sangue.
Anche gli altri fanno la loro parte, ma nessuno con la stessa determinazione di Alexander; avrei tanto voluto allontanarlo e mandarlo a quel paese ma non ce l’ho fatta perché avevo bisogno di lui e tuttora ne ho bisogno. Che cosa avrei fatto se non si fosse trasformato con me per aiutarmi a non perdere il controllo? Se non avesse preteso da Karen che io mi stabilissi prima di partecipare alla guerra contro i Volturi? Se non mi avesse mostrato i lati positivi della mia nuova condizione per far pesare meno i negativi?
E’ stato così essenziale per me che adesso sono spaventata perché potrei perderlo in qualsiasi momento. Ho capito di amarlo più di quanto pensassi, più di quanto abbia mai amato qualcun altro.
Alex sta ancora con Emma ma i loro rapporti sono molto tesi a causa della gelosia di lei. Nonostante in questo periodo sia stato molto con me per aiutarmi, non ha mai tradito sua moglie, si è comportato come un fratello maggiore mentre io ho segretamente desiderato di più e mi sono sentita male per questo. Come potrei dimenticarlo se è sempre vicino a me? E allo stesso tempo, come potrei volere che stia lontano da me per dimenticarlo?
<< Leah >>.
Eccolo.
Abbasso il viso per guardarlo. Sono seduta sul mio albero preferito. La giornata non è delle migliori: classico di Forks.
<< Stai meditando? >> mi chiede, con un sorriso. Fa un balzo e si arrampica accanto a me. << Hai un’espressione corrucciata >>.
Cerco di rilassare i miei muscoli facciali. << Stavo prendendo un momento per me, come faccio spesso >>.
<< Stavolta ho deciso di venire a disturbarti >>. Alex si siede accanto a me. << Non sono sicuro che questo ramo sia abbastanza robusto da reggerci entrambi >>.
<< Se cadremo non ci faremo male >> ribatto.
Stiamo un po’ in silenzio a fissare il cielo. Questo è uno degli alberi più alti e pertanto si gode di una magnifica vista.
<< Grazie >> dico, all’improvviso.
<< Per cosa? >>.
<< Per tutto >>. Mi si forma un nodo alla gola.
<< Pensavo che i tuoi sbalzi d’umore si fossero stabilizzati >>.
<< E’ così >> dico. Mi asciugo le lacrime, ridendo.
<< Leah >>. Alex mi mette un braccio attorno alle spalle. << Non piangere e non ringraziarmi >>.
<< Mi sei stato vicino nonostante ti abbia detto cose orribili >>.
All’inizio, quando Alex ha insistito per aiutarmi in questa nuova avventura da ibrido, l’ho trattato malissimo, cercando di allontanarlo. Mi vergogno pensando a quello che gli ho detto.
<< Mi vuoi aiutare per riportarmi a letto? Tua moglie non ti soddisfa abbastanza? >> gli ho urlato contro.
<< Le tue parole non mi feriscono. Sei sconvolta: ecco perché ti comporti così >>.
<< Ti odio, vorrei che tu fossi al mio posto. Torna da tua moglie. Rimpiango quel giorno in cui mi sono fermata ad aiutarti con quei succhiasangue >>.
<< Sfoga la tua rabbia, non tenere tutto dentro >> mi incoraggiava Alex, lasciando che le mie terribili e false parole gli scivolassero addosso.
L’ho aggredito più volte, sia verbalmente che fisicamente, rompendogli anche qualche osso. Una volta sua moglie è pure venuta ad aiutarlo e mi ha attaccato: per poco non l’ho morsa. Non so cosa accade se mordo un licantropo o un succhiasangue e nessuno ci tiene a saperlo, me inclusa.
Alla fine ho accettato il prezioso aiuto di Alex: è stato l’unico che è riuscito a farmi ritrovare la ragione, a poco a poco.
 
<< Non importa quello che hai detto, nemmeno lo ricordo >> mi consola Alex, mentre ripenso a come l’ho trattato.
<< Io invece lo ricordo benissimo. Mi dispiace >>.
<< Accetto le tue scuse, ma non devi tormentarti ripensando ai primi giorni. Pensa, invece, ai progressi che abbiamo fatto. Riesci già a controllare quasi totalmente la tua forma da licantropo e riesci a non mangiare nessuno >> esclama Alex, entusiasta.
<< Non pensare che sia un prodigio. Credo che sia merito dei miei geni da mutaforma, dopotutto sono sempre parte di me, no? >> chiedo, speranzosa. Non avrei mai immaginato di soffrire anche per non essere più un mutaforma, avendo odiato esserlo per tanto tempo, tuttavia è stato così. Inoltre, è stato doloroso essere allontanata dalla mia famiglia di mutaforma e Alex lo sa benissimo.
<< Certo e non importa quello che dicono quegli stupidi anziani, è evidente che non sono assolutamente saggi ma degli sciocchi, non vale la pena di corrucciarsi per loro >> dice Alex, ripetendo le stesse cose che dice da quando mi hanno esclusa da La Push. << Ci sarà sempre una piccola parte mutaforma in te. Adesso, quando ti trasformi, non sei più adorabile com’eri prima, ma incuti timore, pensa a questo >> scherza Alex.
<< Anche prima incutevo timore >> ribatto, offesa.
 << Vuoi mettere gli artigli che hai adesso con quelle zampette che avevi prima? >>.
<< Alex! Non offendere i mutaforma! >> dico, spintonandolo e facendolo cadere giù dall’albero.
Non sento alcun tonfo quando cade - sarà elegantemente atterrato sui piedi - ma solo la sua risata che mi mette di buonumore. Come ci riesce?
Salto anche io giù dall’albero, atterrando su un piede solo, con grazia.
<< Sei diventata esibizionista >> mormora Alex.
<< Merito tuo >> dico, sorridendo apertamente.
<< Ecco! Questa è la Leah che voglio vedere, bella e sorridente >>.
<< Hai detto bella? >>.
<< Mi è sfuggito per sbaglio >>.
Gli faccio la linguaccia.
Alex si avvicina e mi scompiglia i capelli.  << Per fortuna non brilli alla luce del sole >>.
<< Sarebbe stata la ciliegina sulla torta >> borbotto.
<< Saresti stata una bella palla da discoteca >>.
<< Che scemo! >>.
<< Davvero Alex, non so come avrei fatto senza di te >> aggiungo, cercando di tornare seria.
<< Ce l’avresti fatta comunque, ne sono sicuro >>.
<< Ti confesserò quello che penso. Penso che tu mi abbia aiutato perché ti senti in colpa per tutto quello che è successo >>.
<< Sarebbe più facile se ti avessi aiutato solo per questo >>.
<< Mi hai aiutato anche perché sei mio amico … >>.
Alex contrae le labbra, capendo cosa vorrei sapere. << Non voglio ferirti, non parliamone >>.
<< Invece dobbiamo farlo. Io ho bisogno di sapere, Alex. Provi ancora qualcosa per me? >> chiedo, mettendogli una mano sul braccio.
Alex sta per parlare ma qualcuno ci interrompe.
<< La risposta mi sembra ovvia >>.
E’ Emma, la sua voce ci arriva da lontano. Tolgo la mano dal braccio di Alex e aspettiamo che appaia davanti a noi. Infatti, poco dopo, spunta tra gli alberi e ci lancia uno sguardo sprezzante. Sono abituata a quello sguardo, ormai. So che deve essere terribile per lei vedere Alex così vicino a me, ma ho deciso di essere troppo egoista per allontanarlo da me. Non voglio.
<< Che cosa stai facendo? Karen ci aspetta per l’allenamento >> sbotta, incrociando le braccia al petto.
Le cose si mettono male.
Nonostante Emma indossi dei vestiti piuttosto comuni, è sempre bellissima e quel posto, adesso che c’è lei, sembra brillare. Come fa ad essere così?
<< Sono andato a trovare Leah >>.
<< Per dirle quello che provi per lei? >> chiede, con tono tagliente. << Sei già passato al tradimento? >>.
<< Non è come pensi >> dice Alex.
<< Sì che lo è. Non mentire >>.
<< E’ complicato >>.
<< Non c’è nulla di complicato in una relazione. Vuoi stare con qualcuno? Bene. Non vuoi stare più con quella persona? Allora abbi il coraggio di lasciarla >>.
<< Non ti permetto di darmi del bugiardo e del traditore >> ringhia Alex.
<< Non è quello che sei diventato? >>.
<< Non credi di essere ipocrita? Non sono io quello che ha fino di essere morto per tutto questo tempo! >>. Alex è furioso.
<< Scusa se l’ho fatto per salvarti dai Volturi! >> urla Emma.
<< Sono tuo marito, non ho bisogno di essere salvato né da te né da nessun altro! Ti rendi conto di avermi fatto credere che fossi morta? Hai idea di quanto ci abbia messo a superarlo? >>.
<< Tu non eri in una cella dei Volturi mentre dovevi superare il dolore per la mia morte! >>.
<< Non avrei permesso che ti prendessero >>.
Emma sospira. << Non dobbiamo urlare, siamo due adulti che possono risolvere i loro problemi parlando >>.
<< E in privato >>.
<< Leah può ascoltare, dopotutto è per lei che siamo in questa situazione >>.
Stanno parlando di me come se non fossi presente. Ehi, sono qui!
<< Non ti permetto di incolparla. Siamo in questa situazione perché dopo questi anni di lontananza si è creata una crepa nel nostro rapporto e Leah non c’entra >>.
<< Perché cerchi sempre di proteggerla? >> sbotta Emma.
<< Sto solo dicendo quello che penso >>.
<< La mia pazienza non è infinita. Ho cercato di essere comprensiva ma, Alex, passi più tempo con lei che con me e a volte ho l’impressione di essere di troppo >>.
<< Emma, sei mia moglie, come potresti essere di troppo? >>.
<< Se vuoi lei abbi almeno la decenza di dirmelo in faccia! Stai con me perché ti dispiace che sia stata sbattuta nelle celle dei Volturi negli ultimi otto anni? E’ per compassione? >>.
<< Emma, io ti amo, è per questo che sto con te! >> sbotta Alex, esasperato.
<< Davvero mi ami, Alex? Non sono più sicura nemmeno di quello >>.
<< Per te ho fatto di tutto – e posso giurare che lo rifarei – e non ho alcun rimpianto! Pensavo avessimo chiarito questo  >>.
<< Allora, se mi ami, cosa è cambiato? Perché non riesci a guardarmi negli occhi? >>.
<< Ti ho detto tutto, incluso quello che è successo tra me e Leah >> Alex mi lancia un’occhiata.
<< Rispondi alla domanda che lei ti ha fatto prima >>.
<< Come potrei non amare la persona che mi ha fatto sentire felice di essere vivo dopo anni di miseria e infelicità? >>.
Sento una vampata di calore salirmi in viso.
<< Non è una cosa tanto ovvia >> dice Emma, con tono tagliente.
<< Lui ha scelto te >> mi intrometto finalmente, avanzando. Alex e Emma spostano lo sguardo su di me. << Ha scelto di rinunciare a me per te, Emma, perché tu sei sua moglie >>.
Forse è la prima volta che mi rivolgo direttamente a lei. Non è che abbiamo parlato molto da quando ci siamo incontrate: ci siamo subito odiate reciprocamente.
<< Dal momento in cui ha scoperto che eri viva io non sono esistita più per lui, quindi non dovresti preoccuparti >>.
<< Non ha affatto scelto, Leah >>.
Emma e io guardiamo Alex. Lo sguardo di Emma è furioso, quello mio soltanto triste.
<< Lo ammetto, sono innamorato di due donne. Ho forse scelto io di innamorarmi? Credevo che avrei dimenticato Leah, ma non ci sto riuscendo. Emma: tu sei mia moglie, siamo stati insieme per secoli, quello che provo per te è sempre stato l’unica certezza in tutta la mia vita! >> dice Alex, esasperato.
<< A me sembra tutt’altro che una certezza >> ribatte Emma.
Per la prima volta da quando ho posato lo sguardo su di lei, sta dicendo qualcosa che non mi dispiace affatto.
<< Non so cos’altro dirti >>.
<< E’ proprio questo il problema: non puoi dirmi nulla perché non si può negare l’evidenza. Credo che dovremmo prendere una pausa. Quando ci siamo rivisti dopo otto anni e mi hai raccontato tutto quello che ti era successo, ho pensato che non mi importava se avevi amato qualcun altro, tutto ciò che volevo era stare con te. Adesso, invece, mi sono resa conto che non voglio che il mio compagno di vita stia con me mentre ama un’altra. Quindi pensaci, Alex: dovrai rinunciare a una di noi. Io sono certa dei miei sentimenti e di ciò che voglio, ma vorrei che lo fossi anche tu >>.
Alex la fissa, senza parole.
Emma si volta. << Karen ci aspetta. Tutti e tre. Sbrighiamoci >>.
Detto questo inizia a correre, allontanandosi da noi. Mi è sembrato di aver visto delle lacrime sul suo volto.
Alex fissa il punto in cui sua moglie è sparita come se fosse stordito.
Non so se essere dispiaciuta o felice.
<< Mi sono comportato come uno stupido e vi ho ferite entrambe. Non merito nessuna di voi >> mormora Alex.
<< Nessuno merita nessuno in questo mondo. Dovresti saperlo meglio di me tu che sei vecchio >>.
<< A quanto pare vecchiaia non è sinonimo di saggezza >>.
<< Tua moglie ti ha lasciato >> dico.
Alex sposta lo sguardo su di me. << Lo so. Ho bisogno di … di pensare >>.
<< Dal momento che lei ha messo le cose in chiaro, vorrei farlo anche io >>.
Mi avvicino a lui. << Te lo dirò una volta per tutte: io ti amo, Alex. Non posso farci nulla. Forse non ti conosco bene quanto Emma e non ho tutte quelle qualità che ha lei, ma dopo queste settimane infernali non mi importa più. Non ho nulla da perdere dicendo la verità. Voglio stare con te e il fatto che tu abbia dei dubbi su Emma non può che farmi sperare. Se, dopo che avrai chiarito i tuoi sentimenti e ciò che vuoi, tornerai ancora da lei, allora mi farò da parte e finita la guerra – se sopravvivremo - non ci vedremo più, così ci dimenticheremo l’uno dell’altra. Invece, se vorrai stare con me … >>.
Faccio una pausa e gli prendo il volto tra le mani.
<< Non posso prometterti che sarò perfetta per te e che ci saranno solo giorni di felicità. Forse sarà più il tempo che trascorreremo a litigare e a discutere, ma saremo insieme e potremo contare l’uno sull’altro, sempre. Starò al tuo fianco finché lo vorrai. O meglio, finché lo vorremo >>.
Gli do un bacio sulla guancia e me ne vado. Mi trasformo, dirigendomi verso Karen con il cuore in subbuglio.
 
 

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Capitolo 25
*** 25.Caccia ***


No, non sono morta! E' l'ispirazione che fa sempre i capricci durante gli ultimi mesi dell'anno! Mi dispiace molto. 
Non manca molto alla fine di questa storia. Grazie a chiunque la segue ancora, nonostante i continui ritardi :)
Ps Felice anno nuovo a tutti!
 
L’allenamento di Karen è duro e lei non ha pietà per nessuno. Il suo grande piano consiste nel fare in modo che Emma estenda il suo scudo su tutti i licantropi e su tutti i succhiasangue dotati dei doni più forti, così la sta facendo esercitare fino allo sfinimento per poterci riuscire. Anzi, secondo Karen dovrebbe estenderlo proprio su tutti, eccetto i neonati di Clara, ma è alquanto improbabile che accada. Per lei è essenziale, innanzitutto, che venga esteso su Alex, in modo che tutti i licantropi sotto lo scudo possano trasformarsi senza aver bisogno della Luna Piena. Poi c’è il potente Nikolai: se lui si trovasse sotto lo scudo di Emma chiunque potrebbe avere il dono di bloccare un nemico. Nathan, il licantropo con il viso butterato, è in grado di controllare la temperatura delle cose e delle persone; la bellissima Ygritte può diventare temporaneamente invisibile; Joanne, una donna alta e bionda, simile a una vichinga, è in grado di riprodurre un dono toccandone il possessore; Rick, un ragazzo dai capelli neri e dagli occhi a mandorla, riesce a rendere completamente sordo chiunque. La lista continua, con tanti preziosi membri, senza contare che abbiamo dalla nostra parte anche i doni dei Cullen, che ce la stanno mettendo tutta: da quando hanno scoperto il piano di Karen e i numerosi talenti del suo esercito sembrano ogni giorno più ottimisti e stanno considerando la possibilità di radunare dalla nostra parte tutti i vampiri che sono venuti l’ultima volta che abbiamo sfiorato la battaglia contro i Volturi. I mutaforma di Sam cercano di limitare i contatti con i licantropi e con i Cullen al minimo indispensabile. La casa dei Cullen è diventata una specie di base per ognuno di noi, anche se io mi rifiuto di dormire lì: certe abitudini sono troppo radicate per abbandonarle, persino ora che sono più simile a loro rispetto a prima. Preferisco stare da sola nella mia camera, a casa di Charlie; inoltre le ore di sonno che mi occorrono sono drasticamente calate.
I licantropi usano casa dei Cullen come se fosse la propria. E’ una fortuna che non ci siano anche Clara e i suoi succhiasangue: un esercito di neonati nei paraggi sarebbe la ciliegina sulla torta.
<< Stai migliorando, Leah >>.
La voce di Karen mi arriva dalle spalle mentre combatto contro Rosalie. Nonostante tutto, non mi dispiace il fatto di non sentire più l’odore nauseabondo dei vampiri.
<< Grazie >> rispondo, secca. Il mio odio nei suoi confronti non è affatto diminuito.
<< Sai, questa nuova immortalità ti dona. Sembri molto sicura di te >>.
<< Non puoi dire di avermi conosciuto granché prima di trasformarmi >> ribatto, quasi ringhiando.
<< Certo che sì, so tutto di te. Una povera ragazza scaricata dal suo amato fidanzato per cause sovrannaturali, diventata poi lei stessa un essere sovrannaturale e strambo; in seguito scappa di casa come una codarda per imbattersi in un gruppo di licantropi di uno dei quali si innamora il quale, però, la lascia per sua moglie. Piuttosto patetico, non credi? >>.
Intorno a me alcuni smettono di allenarsi per osservarci. E’ evidente che Karen mi sta provocando.
Dopo qualche istante di tensione in cui immagino di azzannarla e staccarle la testa dal collo, decido di parlare. << Beth è molto brava a farsi gli affari degli altri >>. Il mio tono è così cordiale che io stessa mi stupisco. Quella maledetta si diverte a scavare nella testa della gente.
<< Beth è anche molto brava a uccidere >>.
<< Anche io lo sono >>.
<< Non vorrei che morissi. Sei molto rara >>.
<< Karen, sarebbe meglio che tornassimo ad allenarci >> dice Carlisle, avvicinandosi.
<< Certo, amico mio. Volevo solo fare quattro chiacchiere con Leah. Ehi ma che succede? Perché alcuni si sono fermati? Tutti al lavoro, adesso! >>.
Licantropi, succhiasangue e mutaforma riprendono a combattere.
Karen torna a fissarmi, sorridendo. << Alex ha fatto un buon lavoro con te >>. E se ne va.
<< Certo che è strana >> mormora Rosolie, così piano che stento a udirla. Si sta sistemando i capelli biondi.
<< Continuiamo >>.
<< Non mi sei mai stata molto simpatica, sai >>.
<< La cosa è reciproca. Non siamo qui per socializzare, sbrighiamoci >>.
Al tramonto ci dirigiamo a casa Cullen come sempre, separandoci dai mutaforma. Siamo tutti molto affamati. Edward torna nella sua casa in mezzo alla foresta con Renesmee e Jacob li accompagna. Rosalie, Esme e Jasper decidono di andare a caccia. I licantropi si appropriano della cucina, cercando qualcosa da mangiare, aiutati dai restanti Cullen.
<< Leah, dovresti venire con noi >> dice una voce alle mie spalle, mentre me ne sto in disparte in un angolo del giardino della casa.
Mi giro, guardando il volto di Jasper con le sue innumerevoli cicatrici. Stento a credere che mi stia parlando, di solito nessuno di loro mi rivolge la parola.
<< Dove? >> chiedo, scortese.
Jasper scrolla le spalle. << A caccia. E’ un’idea di Carlisle. Magari ti fa bene un po’ di sangue >>.
Strabuzzo gli occhi e l’ira si fa strada in me. << Io non sono uno schifoso succhiasangue >> sbotto.
Jasper inarca un sopracciglio.
Mi rendo conto che sto esagerando: se una parte di me alla sola idea del sangue inorridisce, un’altra parte, quella nuova,pensando al sangue prova un lieve bruciore alla gola.
La mia ira a poco a poco diminuisce.
<< Preferisco il cibo umano >> dico.
So cos’è questa improvvisa calma: è il maledetto potere del succhiasangue.
<< Dovresti provare: Renesmee dice che il sangue è molto più nutriente del cibo >> mormora Jasper, sorridendo.
Gli lancio un’occhiataccia. Come osa paragonarmi a quell’odioso mostriciattolo? Tuttavia mi sento troppo tranquilla per azzannarlo alla gola.
<< Leah verrà con voi >> si intromette Alex, avvicinandosi. Lo guardo, aggrottando le sopracciglia e sentendo un leggero rossore al volto. Da quando lui e sua moglie non stanno più insieme – e da quando gli ho chiaramente detto di amarlo - Alex ha cercato di allontanarsi un po’ da me (per schiarirsi le idee) e questa cosa mi fa infuriare. Lo capisco, ma mi fa infuriare.
<< Ti ringrazio ma so decidere da sola >> dico, brusca.
<< Non sei più un mutaforma >>.
<< Questo lo so benissimo ormai! >>.
<< Allora vai e dimostralo >>.
<< Non devo dimostrare niente a nessuno >>.
<< State ricominciando con un altro dei vostri interminabili battibecchi? >> chiede Jasper.
<< Leah, allora vieni con noi? >>. Esme si avvicina, sorridendomi timidamente.
Ingoio la rispostaccia che stavo per dare. Non so più nemmeno perché fossi arrabbiata … mi sento confusa.
<< Certo >> rispondo, sentendomi una stupida.
Alex fa l’occhiolino a Jasper. Quel maledetto! E’ già diventato amicone dei Cullen. Carlisle poi passa un sacco di tempo con lui, cercando di costruire un rapporto; di conseguenza Alex ha già socializzato con tutti i Cullen.
<< Allora andiamo >> dice Esme, immettendosi nella foresta.
Rosalie la segue.
<< Se ucciderò qualcuno lo avrete voi sulla coscienza >> sbotto, seguendo le due succhiasangue.
Sento Jasper alle mie spalle.
Non posso credere che lo stia facendo davvero.
La caccia non va così male. La mia prima preda è un alce: li ho sempre cacciati quando ero un mutaforma. Succhiare il sangue dell’animale è così facile e naturale che mi sembra di averlo sempre fatto. Con mia grande mortificazione è persino meglio di mangiarne la carne da lupo. La seconda preda è un orso e la terza un altro alce. Mentre il sangue caldo mi scende lungo il collo sento la parte umana di me abbandonarmi. Quando sono circa a metà del mio pasto, smetto improvvisamente. Mi sembra tutto troppo surreale: sono a caccia con dei succhiasangue Cullen. Queste mani sporche di sangue, sono mie? Per tutto il tempo non faccio che chiedermi chi sia diventata, piuttosto che cosa. Può qualcuno cambiare così tanto le cose in cui crede?
 
Quando torniamo nell’ “accampamento Cullen” molti licantropi stanno già dormendo: alcuni dentro casa, altri fuori, dentro delle tende. Questo branco sa adattarsi. Karen, Thomas e Carlisle stanno discutendo al piano di sopra: li sento. La discussione è sempre la stessa. Karen vorrebbe che attaccassimo Volterra, Carlisle, invece, vorrebbe che combattessimo dove avremmo dovuto combattere quando i Volturi sono venuti per Renesmee. Thomas è d’accordo con Carlisle.
<< Come farai a portare tutta questa gente a Volterra? >> chiede Thomas.
“Gente” non mi sembra il termine appropriato per descrivere il nostro gruppo variopinto.
<< Siamo esseri sovrannaturali, non abbiamo bisogno di chissà quali mezzi >>.
<< I licantropi hanno bisogno di riposare >> dice Carlisle.
<< E riposeremo. Stai forse dicendo che non possiamo farcela perché non siamo forti quanto voi? >>.
<< Sono sicuro che Carlisle non intendeva dire quello. I Volturi potrebbero scoprire il nostro piano da un momento all’altro. Siamo numerosi e attiriamo l’attenzione >>.
<< Non ci importa se ci scoprono, vogliamo solo che muoiano. E poi Alice non li sta tenendo d’occhio? >> ribatte Karen.
<< Sì >>.
Il fatto che Karen sia disposta a parlare con Carlisle e Thomas e a considerare le loro opinioni mi stupisce. Jacob e Sam prendono spesso parte a queste discussioni, ma è soprattutto Carlisle quello di cui Karen sembra fidarsi.
I tre Cullen che erano con me si dirigono aggraziatamente verso casa: sembra che siano stati a fare una passeggiata piuttosto che a una brutale battuta di caccia.
I miei vestiti sono sporchi e c’è del sangue sparso qua e là. Credo di dover fare una doccia.
<< Leah, sei un disastro! >> dice Beatrix, avvicinandosi a me.
Le sorrido, sentendomi a disagio e in imbarazzo. << Lo so >>.
<< Com’è andata la prima caccia? >>.
<< Non saprei >>.
<< Non riesco nemmeno a immaginare quello che stai provando a causa di tutti questi cambiamenti >> mormora, dispiaciuta.
Scrollo le spalle. << Immagino di doverci convivere >>.
<< So che sei appena tornata ma … ti andrebbe di fare due passi? >>.
<< Certo. Devo tornare a casa, vieni con me? >>.
<< Ti faccio compagnia >>.
Ci allontaniamo da quel luogo affollato.
<< Come stai? >> mi chiede.
<< Bene >> rispondo automaticamente.
<< Non devi mentire con me. Ho sempre pensato che fossimo amiche. Ci odi per quello che abbiamo causato alla tua famiglia? >>.
<< Assolutamente no! Non è colpa vostra >>.
<< Mi dispiace, Leah. Non so nemmeno io come siamo potuti finire in questa situazione >>. Beatrix sospira.
<< Un anno fa pensavo che non potesse andare peggio di com’era, e invece … >>.
<< Il segreto è concentrarsi sui lati positivi >>.
<< Forse moriremo combattendo contro i Volturi a causa di una pazza: cosa c’è di positivo in questo? >>.
<< Forse riusciremo a farcela >>.
<< Ho notato che molti iniziano a pensare che sconfiggerli non sia poi così impossibile >>.
<< Non sei d’accordo? >>.
<< Onestamente non lo so. Non sono ancora sicura di riuscire a sopravvivere in quanto ibrido, figurati a una guerra >>.
<< I licantropi di Karen sono molto forti. Inoltre Carlisle vuole chiedere aiuto ad altri potenti succhiasangue. Non dimenticare che abbiamo anche i neonati di Clara e i mutaforma >>.
<< Lo so, ma stiamo parlando dei Volturi: ci sarà un motivo se finora non sono mai stati sconfitti. Inoltre credo che stiamo iniziando a dare troppo nell’occhio >>.
<< Su questo hai ragione. Tutti continuano a discutere se sia meglio andare a Volterra o restare qua ma credo che alla fine non avremo molta scelta >>.
<< Ho come l’impressione che moriranno anche molti umani >>.
<< Speriamo di riuscire a tenerli al sicuro >>.
Passeggiamo ancora, in silenzio. E’ molto strano perché di solito Beatrix è molto loquace.
Senza nemmeno accorgermene, arrivo a casa di Charlie – la mia nuova casa. Alzo lo sguardo verso la finestra della mia stanza.
<< Sputa il rospo >> dico, spostando lo sguardo verso la mia amica.
Sospira. << Sono preoccupata. Non solo per la guerra e per tutto quello che stiamo passando, ma anche per te. E per Alex >>.
<< Non è il momento adatto per lasciarsi coinvolgere da questioni sentimentali >>.
<< Non sappiamo se ci resta molto tempo. Forse moriremo tutti e il mio unico pensiero, in questi giorni, è quello di voler passare il maggior tempo possibile con le persone che amo: la mia famiglia e Edgar. Non vorresti anche tu? >>.
Allargo le braccia. << Tutte le persone che conosco e a cui tengo si trovano in questo maledetto posto, quindi lo sto facendo >>.
<< Leah … tu e Alex, voi due vi state evitando. Perché? >>.
<< Non ci stiamo evitando >> dico quando invece so che è così.
<< Alex e Emma non stanno più insieme, quindi che cosa aspetti? >>.
<< Che cosa aspetto? Ho detto cosa provo a Alex, ma lui si è allontanato da me. Che cosa dovrei fare? Tormentarlo? Supplicarlo? Ho pur sempre il mio orgoglio >>.
<< L’orgoglio ti ruberà del tempo da passare con l’uomo che ami >>.
Quasi ringhio. << Non posso strisciare ai suoi piedi ogni volta che sua moglie sparisce >>.
<< Lui ti ama, è così evidente! Non vuole stare con sua moglie! Perché né tu né lui riuscite a capirlo? Il suo matrimonio è finito! Voglio bene a Emma ma riesco anche a essere obiettiva >>.
<< Alex la ama! >>.
<< Forse, ma non nel modo in cui dovrebbe >>.
<< Beatrix: che cosa vuoi? >> chiedo, spazientita.
<< Sto solo cercando di aiutarvi >>.
<< Forse non abbiamo bisogno del tuo aiuto! >> le urlo.
Beatrix non batte ciglio.
<< Scusami, non volevo urlarti contro >>.
<< Va tutto bene, forse ho oltrepassato il limite >>.
<< Ci sono tante cose a cui pensare e il mio rapporto con Alex non mi sembra una priorità in questo momento >> ribadisco. << Stiamo per marciare contro i Volturi >>.
<< Vi vedo infelici e mi dispiace >>. Beatrix mi abbraccia e poi va via.
Entro a casa. Il profumo umano del mio patrigno penetra nelle mie narici, allettando la mia parte vampiresca che io sopprimo. Charlie è seduto sul divano e sta sfogliando un album fotografico: scorgo il volto di Bella in quelle foto.
Per la prima volta, vedendo il volto triste di Charlie, desidero che la vampira sia ancora viva. Desidero poter tornare indietro per aiutarla e impedirle di uccidere Emily: se non l’avesse fatto non ci troveremmo in questa situazione. Da quella famosa sera, si sono succeduti una serie di eventi che ci hanno portato a tutto questo.
<< Leah, sei rientrata >> mi saluta Charlie, chiudendo l’album. Nonostante abbia un aspetto orribile, non si lascia turbare.
<< Sì. Mamma è qui? >>.
<< E’ alla riserva, a una riunione degli anziani che dura da un po’ >>.
La riserva da cui mi hanno bandito. Mi rabbuio.
<< Vado a fare la doccia e a riposare un po’ >> dico, salendo le scale.
In cinque minuti mi faccio la doccia, togliendo il sangue incrostato dal mio corpo. Poi indosso una tuta e mi sdraio sul letto della mia stanza. Vorrei poter chiudere gli occhi e dormire ma il mio cervello è fin troppo attivo. Dopo qualche minuto sento Seth rincasare: sale le scale e bussa alla mia porta.
<< Entra >> gli dico.
La porta si apre e appare il viso preoccupato di Seth.
Si chiude la porta alle spalle e si avvicina a me.
<< L’allenamento è faticoso, vero? >>.
<< Abbastanza >>.
Si siede sulla sedia della scrivania.
<< Va tutto bene? >> chiede, fissandomi.
<< A parte il fatto che sono diventata un mostro e che stiamo per lanciarci in una probabile missione suicida, sì, va tutto bene >>.
<< Com’è andata la caccia oggi? >>.
<< Credo che sia stato uno dei momenti peggiori della mia vita. Mi sono sentita dilaniata in due ed è stato terribile >>.
<< Hai solo ucciso degli animali, l’hai fatto anche quando eri una mutaforma >>.
<< Quando ero un mutaforma non li uccidevo per il sangue. Sono diventata una succhiasangue … io che ne ero il nemico. Io che mi ritiravo disgustata dai Cullen, sono andata a caccia con loro >>.
<< A volte si cambia idea. A me i Cullen sono sempre piaciuti >>.
<< Non ho cambiato idea su di loro, continuano a non piacermi e continuo a provare disgusto verso quello che rappresentano, così come ormai lo provo per me >> mormoro.
<< Quello che ti è capitato è orribile ma non puoi continuare a odiare ciò che sei per l’eternità. Concentrati sui lati positivi come ti ha insegnato Alex >>.
<< Lo so, sono una piagnucolona e mi lamento ma a volte credo davvero che la sfortuna si stia accanendo con me. Non solo ho attirato qui una licantropa pazza che mi ha fatto diventare così, ma ho perso anche Alex >>.
<< Lascia stare quel babbeo >> sbotta Seth.
<< Credevo ti piacesse >>.
<< Infatti mi piace, ma non puoi pretendere che lo difenda dopo che ti ha fatto soffrire >>.
<< Che fratellino iperprotettivo >> lo prendo in giro, sorridendo con affetto.
<< Se è tanto stupido da lasciarsi sfuggire una come te non preoccuparti: il mondo è pieno di persone, troverai qualcun altro e sarà lui a rimpiangerlo >>.
<< Se sopravvivremo >>.
<< Se sopravvivremo >> ribadisce.
<< Non sei di ronda? >>.
<< Non stanotte. Sai, manchi a tutti nel branco >>.
Sbuffo.
<< Manca qualcuno che risponda a tono a Quil >>.
Rido.
<< Ehi, quelli sono mostruosi canini vampireschi? >>.
Gli lancio un’occhiataccia e gli tiro un cuscino. << Non scherzare >>.
<< Dovresti considerare l’idea di farli limare, sai >>.
<< Tu fatti trapiantare il cervello >>.
Seth mi ritira il cuscino addosso. Mi alzo e inizio a prenderlo a cuscinate. Mio fratello si difende, sghignazzando.
<< Ecco qual è l’arma del potente e raro ibrido tra un licantropo e un succhiasangue! Un cuscino! >> mi prende in giro.
Rido anche io: nonostante tutto Seth sa come mettermi di buon umore.
Sento la macchina di mia madre sfrecciare per la strada e fermarsi davanti casa nostra.
Seth e io fermiamo la nostra battaglia con i cuscini e scendiamo in soggiorno. Sento i passi della mamma lungo gli scalini del portico. Apre la porta: il suo viso è stanco.
<< Mamma >> la saluto. Come Charlie, anche lei ha un ottimo profumo che sa di cibo per una parte di me.
<< Ciao, tesoro >>.
Dà un bacio a ciascuno di noi – anche a me, forse a volte dimentica che non sono più un mutaforma. Poi corre subito in cucina a preparare la cena. Pensando alla cena mi torna in mente la caccia e quasi rabbrividisco. La seguiamo in cucina.
<< Com’è andata la giornata? >> chiede.
<< Il solito sai, con quella svitata di Karen >>.
<< La gente inizia a fare domande >> aggiunge Charlie. << Avvengono cose strane nella foresta. Ci sono stati degli avvistamenti >>.
<< Purtroppo è inevitabile >> dice Seth. << Temo il momento in cui ci sarà la prossima luna piena >>.
<< Abbiamo parlato anche di questo al consiglio >>.
<< Come mai hai fatto così tardi? >> chiede Charlie a mia madre.
Mia madre mi lancia delle occhiate nervose. << Ho dovuto aiutare >>.
<< Chi? >> chiede Charlie.
<< Forse è meglio parlarne dopo >>.
<< Che succede, mamma? >> sbotto.
Sospira. << D’accordo, non voglio  nasconderti nulla. E’ nato il bambino di Sam >>.
Sam. Sua moglie. Il bambino.
<< Mi fa piacere. Sta bene? >>.
<< Sì >> risponde mia madre, osservando la mia reazione tranquilla.
<< Almeno un po’ di gioia in questi giorni tristi, no? >>.
<< Ehm, sì. Tesoro, credevo che la cosa ti avrebbe ferito >>.
<< Oh no, va tutto alla grande >> dico. << Adesso, se non vi dispiace, vorrei andare a prendere un po’ d’aria >>.
<< Leah, aspetta … >>.
<< Ci vediamo dopo >>.
Corro in soggiorno e poi esco, sbattendo la porta alle mie spalle. Chissà se l’ho rotta.
Sento le parole di Seth. << Lasciala andare >>.
 
Sam ha avuto un figlio. Non fa molto male, dopotutto.
Solo un pochino, una vecchia ferita che a volte si riapre. Quel farabutto mi ha spezzato il cuore, quindi è normale che sia furiosa. Inoltre, in questo periodo, sono particolarmente vulnerabile a certe notizie. Corro per la foresta sperando di non incontrare nessuno: voglio solo stare un po’ da sola. Apprezzo la velocità con cui ormai riesco a correre in forma umana: un aspetto positivo su cui mi concentro spesso. Sento l’odore della pioggia, gli animali che scappano, spaventati dal mio passaggio. Non voglio pensare più a nulla, non voglio più soffrire. Le lacrime iniziano a scendere lungo le mie guance: è positivo perché mi ricorda che non sono un vero e proprio vampiro. Vorrei che Sam soffrisse quanto me, vorrei che gli venisse strappato tutto. Vorrei che gli anziani, che mi hanno escluso dal luogo in cui sono cresciuta, morissero tutti. L’immagine dei loro corpi privi di vita nella mia mente mi dà grande soddisfazione. All’improvviso sento l’odore di un gruppo di umani; saranno circa venti, forse sono in campeggio. Cosa accadrebbe se mi nutrissi di loro? Penserebbero ancora tutti che sono sempre la solita Leah, quella che ama difendere gli umani dai cattivi? Quasi senza farci caso decido di farlo, proprio come qualche ora prima. La caccia è aperta. Sono a due chilometri da loro quando la pioggia cade dal cielo, cancellando le loro scie, che diventano sempre più deboli. L’acqua che cade sui miei capelli e sul mio viso sembra farmi rinsavire, così mi fermo e mi accascio contro un albero. Le lacrime si mescolano alle gocce d’acqua. Ogni rumore della foresta si trasforma in un’unica frase che rimbomba nella mia testa: Leah, sei un mostro! Leah, sei un mostro! Leah, sei un mostro! Sto così fin quando un rumore di passi mi mette in allerta.
<< Leah, stai bene? >> chiede una voce.
Alex si materializza di fronte a me. Vorrei dirgli che sto bene per farlo andare via, perché lui non fa che contribuire al mio tormento interiore. Tuttavia non posso mentire. Non a lui.
<< No >>, rispondo.
 
 

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Capitolo 26
*** 26.Preparativi ***


Sento lo sguardo di Alex su di me.
<< Perché sei qui? Vattene >> sbotto, stropicciandomi goffamente gli occhi.
<< Ho saputo che … ecco, che Sam ha avuto il bambino, così sono venuto a casa tua ma non c’eri. Come stai? >>.
<< Come pensi che stia? >> rispondo, sgarbata.
<< Pensavo l’avessi dimenticato >>.
<< Non voglio parlarne >>.
<< Sfogarti ti sarà d’aiuto >>.
<< Che cosa diavolo ne sai tu di ciò che mi potrebbe aiutare? >>.
<< Lo so perché sono il tuo migliore amico >>.
<< Credi di essere ancora così importante per me!? >>.
<< Ok, non lo sono! >> si arrende lui.
<< Forse l’hai dimenticato, ma non eri solo il mio migliore amico >>. Voglio che si senta in colpa per avermi spezzato il cuore come ha fatto Sam.
<< Ti ho già chiesto scusa migliaia di volte. E’ una situazione difficile per tutti >>.
<< E’ questo ciò che mi resta ogni volta: delle stupide scuse >> dico, con rabbia.
Alex si inginocchia accanto a me. << Vuoi che me ne vada? >>.
<< Sì! >>.
<< D’accordo >>. Si alza e fa per andarsene.
<< Io … io … ho quasi ucciso degli esseri umani >> dico più a me stessa che a lui.
<< Ma non l’hai fatto >> ribatte Alex, avvicinandosi di nuovo a me.
<< La pioggia mi ha salvato >>.
<< Non credo che sia stato merito della pioggia. Inoltre, Leah, anche se li avessi uccisi non sarebbe stata la fine del mondo >>.
Sconvolta, mi metto in piedi. La pioggia continua a cadere, ma è più debole.
<< Come puoi dire una cosa del genere? >>.
<< Il leone si sente forse in colpa per essersi sfamato dell’agnello? >>.
<< Il leone deve mangiare l’agnello se non vuole morire. Io non morirò >>.
<< In ogni caso questa è la tua nuova natura e non puoi farci niente! Sei una predatrice e potrebbe capitarti di uccidere qualche umano >>.
<< Io difendo gli umani, non me ne nutro! >>.
<< Non sei più una mutaforma! >>.
<< Lo so! Perché tutti continuano a ripetermelo come se non lo sapessi? >>.
<< Licantropi, vampiri, ibridi … siamo tutti fatti per uccidere >>.
<< Solo perché tu hai un passato da assassino non vuol dire che debba averlo anche io! >>.
Alex mi guarda duramente. << E’ vero, ho ucciso in passato. A tutti capita di commettere degli errori. Non esiste la perfezione >>.
Sono furiosa perché ha ragione e non voglio ascoltarlo, così lo spingo con entrambe le mani, facendolo volare contro un albero. L’albero si rompe. << Non voglio uccidere nessuno. Smettila di dire queste cose! >> urlo.
Alex si rimette in piedi con un solo balzo. << Non sono venuto qui per litigare con te >>.
<< Allora perché l’hai fatto? >>.
<< Perché sapevo che eri sconvolta e volevo starti vicino >>.
<< Quindi devo essere sconvolta per avere la tua attenzione? >>.
<< Qualsiasi cosa dica non ti va bene >> si lamenta, Alex, sospirando.
<< Credi che parlarmi adesso, dopo avermi ignorato per tutto questo tempo, mi aiuterebbe in qualche modo? >> continuo.
<< Forse ho sbagliato a crederlo. Mi stavo solo preoccupando per te >>.
<< Non voglio essere una tua preoccupazione >>.
<< Non è una tua scelta >>.
<< Ti odio! Prima mi ignori poi vieni a fare quello gentile con me! >>.
<< Ti sono stato lontano per non ferirti, per darti spazio, non voglio essere uno di quegli uomini che tiene il piede in due scarpe, lo capisci? Mi dispiace perché faccio soffrire sia te che Emma, ma pensi che per me sia una passeggiata? Credi che mi diverta? Sto male anche io >>.
<< Allora scegli una di noi e falla finita >> ringhio.
Alex esita. << Non ci riesco >>.
<< Allora lasciaci andare entrambe. Fa qualcosa >>.
Alex sta immobile, guardandomi con immensa sofferenza. Per qualche istante riesco a capire il suo stato d’animo: dilaniato tra due donne che ama. Una è la sua compagna di vita, l’altra colei con cui stava intraprendendo un nuovo inizio. Ho sempre pensato di non avere alcuna chance contro Emma, invece Alex mi ama abbastanza da pensare di rinunciare a lei. Questo dovrebbe bastare a rincuorarmi, eppure non è così. Voglio che Alex scelga me come sua compagna, voglio vivere con lui, mio migliore amico e mio amante. Lo desidero più di ogni altra cosa. Mi rendo conto anche che potremmo non sopravvivere a tutto questo. Ripenso alle parole di Beatrix.
<< Vorrei che tu scegliessi prima della battaglia. Potremmo morire e questi potrebbero essere gli ultimi giorni che ci restano. Davvero vuoi trascorrerli così? Oppure speri che una di noi muoia per non dover scegliere? >>.
Si infuria. << Come puoi anche solo pensare una cosa del genere? >>. I suoi occhi cambiano per un attimo e ringhia con dei denti mostruosi. Poi torna normale. Credo di averlo proprio fatto arrabbiare.
<< Hai ragione, non sei così meschino. Sono solo arrabbiata >>.
<< Me n’ero accorto. Non chiedermi di scegliere adesso. Non posso >>.
Alzo il viso verso il cielo, chiudo gli occhi e lascio che la pioggia mi calmi. Percepisco Alex immobile accanto a me. Respira irregolarmente perché prima l’ho fatto infuriare. Il suo cuore batte velocemente. Quante volte la notte sono rimasta sveglia ad ascoltarlo? Quante volte ho sentito i suoi battiti aumentare quando era accanto a me?
Quando sento di aver recuperato la ragione riporto il mio sguardo su di lui. Riconosco l’espressione di Alex, mi guardava sempre così prima. Mi tornano in mente tanti ricordi, come quella volta in cui mi ha ricucito l’abito e l’ho preso in giro. Quando abbiamo ripulito la sua casa insieme. Quando mi ha abbracciato dopo la chiamata di Sam o tutte le volte che mi sono addormentata sul divano per poi risvegliarmi sul letto. La prima Luna Piena insieme, quando ci hanno attaccato quei licantropi e si è preoccupato per me. Il salto dal Golden Gate Bridge e la sensazione di leggerezza e felicità che ho provato …
Mi avvicino a lui e lo bacio lentamente. Alex non si scosta ma non risponde al mio bacio: non fa alcun movimento. Poi lo guardo. << D’accordo. Allora dopo la battaglia deciderai se le nostre strade si separeranno. Non osavo nemmeno sperarlo prima, ma adesso lo faccio: spero che tu voglia vivere con me, Alex. Ho bisogno di te e ti amo e so che insieme potremmo essere felici. Tuttavia … anche se sopravvivremo a tutto questo e sceglierai tua moglie continuerò ad amarti e sarò comunque felice di aver condiviso una piccola parte della mia vita con te. Forse inizialmente ti detesterò … anzi, è sicuro che ti detesterò; ma poi col tempo ricorderò con piacere quello che abbiamo avuto. Nessuno potrà portarmi via i ricordi >>.
Gli occhi di Alex sono lucidi. Sbatte le palpebre. << Eri felice e ora, a causa mia, non lo sei più >>.
<< Tornerò a esserlo di nuovo, anche se tu uscirai dalla mia vita >>.
Alex sorride mestamente. << Questa è la Leah che voglio vedere: tenace e combattiva >>.
Sorrido anche io, sentendomi meglio. << Questo è l’Alex che io non voglio vedere. Non ti metterai a piangere come una femminuccia, spero. Dov’è finita tutta la tua arroganza? >>.
Ride, sciogliendo la tensione. << Non piangerò. Gli uomini non piangono mai, no? >> scherza.
Ripenso a quando ha pianto per Emma e io l’ho confortato e a quanto mi sia sentita vicina a lui in quel momento.
<< Esatto >>. Gli do un pugno sul braccio.
<< Ahi! >> dice, strofinandosi il braccio.
Alzo gli occhi al cielo.
<< Sai, per essere una pazza furiosa hai detto delle cose molto belle. I tuoi sbalzi d’umore sono una tua caratteristica che non è cambiata >>.
<< Mi fa piacere che il mio carattere sia rimasto lo stesso >>.
<< La tua mancanza di femminilità è ancora presente >>.
<< Come osi! >>.
<< Mi è mancato scherzare con te >> dice.
<< Anche a me. Come ai vecchi tempi >>.
Ci fissiamo, sapendo che niente potrà  mai essere come prima, ma determinati a provare a vivere questi giorni nel miglior modo possibile. << Un’ultima cosa, Alex. Non starmi lontano in questo periodo, ti prego. Non lo sopporterei >>.
Mi guarda con tenerezza. << Ok >>.
Mi prende la mano e me la stringe. Ricambio la sua stretta, contenta di questa nuova tregua.
Torniamo a casa insieme, in un piacevole silenzio.
Appena arriviamo sotto casa di Charlie, Seth si avvicina a noi. Sembra agitato.
<< Stai bene? >> mi chiede, guardando nervosamente me e Alex e le nostre mani.
<< Sì >>. A malincuore sciolgo la stretta.
<< Le hai fatto qualcosa? >> chiede sospettoso a Alex.
<< No, è tutto ok >> risponde.
Seth guarda me.
<< Va tutto bene, abbiamo fatto pace. Siamo pur sempre amici >> dico.
Mio fratello alza le sopracciglia. << Chi li capisce questi due … In ogni caso, non è importante per ora. Purtroppo ci sono delle novità >>. Si rabbuia.
<< Cioè? >>.
<< Alice ha visto i Volturi. Stanno venendo >>.
Ecco il momento che tutti stavamo aspettando.
<< Quando? >>.
<< Ha detto di aver visto i volti dei vampiri brillare al tramonto, nella stessa radura in cui ci siamo quasi scontrati per Renesmee >>.
<< Brillavano? A Forks non ci sono molte giornate di sole >>.
<< Per questo pensa che non manchi molto. E’ quasi estate >>.
<< Potrebbero essere qui il prossimo mese >>.
<< Probabile >>.
<< Non è tutto. Alice ha visto qualcos’altro >>.
<< Che altro? >>.
<< I Volturi non saranno soli. Dopo il tramonto ha visto alcuni uomini senza cappuccio trasformarsi in lupi >>.
<< Cosa? >> sbotta Alex, che era rimasto in silenzio.
<< Lupi? Intendi licantropi? >> aggiungo io.
<< Sì. Con la Luna Piena >>.
<< I Volturi porteranno dei licantropi con loro? >> chiede Alex, sconvolto, passandosi una mano tra i capelli bagnati.
<< Sì >> risponde tristemente Seth.
<< E adesso cosa faremo? >>.
<< Stavo andando a casa di Carlisle. Venite con me? >>.
<< Sì >>.
Agili e veloci, in poco tempo siamo dai Cullen. Noto che l’atmosfera è diversa dal solito, tutti parlano e sono agitati. Prima erano quasi sicuri di potercela fare, adesso le cose sono diverse.
Sono tutti riversati in giardino, mentre Karen, Beth e i Cullen sono sulla veranda.
Sento dei rumori alle mie spalle e mi rendo conto che sono arrivati i mutaforma, sia il branco di Jacob che quello di Sam. Lo guardo per un attimo, pensando a suo figlio. Alex si fa largo tra la folla e raggiunge Emma, Beatrix e Edgar, iniziando a parlare con loro.
<< Leah, sei bagnata fradicia. Dove sei stata? >>. E’ William.
<< Ha piovuto, Will >>.
<< Sei stata con Alex? >> chiede, curioso.
<< Ti sembra il momento per parlarne? >>. Nessuno riesce a farsi i fatti propri!
<< E’ vero? Ci saranno dei licantropi con i Volturi? >> aggiungo.
Wiliam scrolla le spalle. << Così sembra >>.
Cerco di capire che cosa stanno dicendo i licantropi in tutto quel brusio. Sì, stanno parlando di questa cosa.
Sam e Jacob raggiungono gli altri nella veranda.
<< Cos’è questa storia? >> chiede bruscamente Sam, guardando i volti dei Cullen e Karen.
Jacob va verso Edward e prende Renesmee in braccio.
<< I Volturi non sono soli. I licantropi sono con loro >> mormora Alice, facendosi avanti.
Sam fa una smorfia. << Ne sei certa? >>.
<< Sì >>.
A un cenno di Beth i licantropi di Karen smettono di parlare – erano loro i più chiassosi, essendo i Cullen silenziosi e sconvolti e i mutaforma taciturni come sempre. Il silenzio è assoluto e sento le gocce d’acqua cadere dalle foglie degli alberi.
Karen parla. << Come abbiamo appena saputo, i Volturi non saranno da soli, ma porteranno con loro dei licantropi. C’è un’altra cosa, però: conosciamo questo branco di licantropi che li accompagnerà. Beth ha visto il volto del loro capo nella testa di Alice e lo ha riconosciuto >>. Stringe le labbra, contrariata.
<< Chi sono? >> chiede Thomas.
<< Sono gli Altri, Thomas >>.
<< I licantropi che si nutrono di umani? >> mormora Esme, spaventata.
<< Sì >> risponde Thomas. << Perché dovrebbero allearsi con i Volturi? >>.
<< Perché io e Philippe non siamo mai andati d’accordo >> risponde Karen.
<< Chi è Philippe? >>. E’ stato Carlisle a parlare.
Per la prima volta vedo Karen insicura. << E’ mio marito. Pensavo fosse morto >> mormora.
<< Questa storia diventa sempre più assurda >> sbotta Jacob.
Beth sbuffa, non sembra affatto sorpresa da questa rivelazione, mentre molti licantropi lo sono.
<< Come fai a sapere che il suo branco è costituito dagli Altri? >>.
<< Perché lui era uno di loro e Beth ha visto molto bene i loro volti nella visione di Alice. I loro occhi da lupo sono iniettati di sangue. Tutti sappiamo dell’esistenza degli Altri, licantropi che amano cibarsi di carne umana, tuttavia di solito sono in piccoli gruppi, perché la loro “dieta” li rende meno umani e più bestie. Non pensavo che Philippe sarebbe riuscito a mettere insieme un branco così vasto. Non pensavo nemmeno che fosse vivo, maledizione! >>.
La calma, fredda e calcolatrice Karen sembra essere scomparsa.
<< Almeno abbiamo risolto il problema dell’attacco, non saremo noi ad andare da loro ma verranno loro >> dice Alex, sarcastico, tra la folla.
<< Karen, noi abbiamo le nostre famiglie e i nostri figli qua. Ti rendi conto del guaio in cui ci hai cacciato? >> dice Sam, digrignando i denti.
Lo sguardo di Karen si fa improvvisamente determinato di nuovo. << Questo non cambia niente. La guerra ci sarà in ogni caso e vinceremo >>.
<< Le probabilità non erano delle migliori quando dovevamo combattere solo contro i Volturi, ma adesso è davvero un suicidio! >> urla Sam. << Tu sei pazza >>.
<< E tu non hai imparato la lezione. Vuoi che qualcun altro a te caro si faccia male? >> mormora Karen, gelida.
Sam inizia a tremare e per poco non lo faccio anche io, perché Karen si riferisce a me.
<< Non permetterti di minacciarmi! >> ringhia Sam.
Jacob ridà Renesmee a Edward e si mette tra loro, insieme a Carlisle e Thomas.
<< Lasciate che attacchi così lo uccideremo una volta per tutte >> ringhia Beth. Noto che i mutaforma sono pronti a difendere Sam.
<< Nessuno ucciderà nessuno. Non litighiamo tra di noi >> dice Carlisle.
<< Non c’è nessun noi! Avremmo dovuto uccidere questi licantropi fin dall’inizio, Carlisle! >>.
<< E’ troppo tardi, Sam. I Volturi e gli Altri stanno arrivando >> dice Jacob, facendolo allontanare. Sam sembra calmarsi ma il suo viso mostra tutto il suo odio e la sua furia.
<< Moriremo tutti per colpa di una psicopatica >>.
Karen sembra aver ritrovato il suo gelido contegno, mentre i licantropi lanciano sguardi ostili ai mutaforma.
<< Signori, calmiamoci. Abbiamo il mio numeroso branco di talentuosi licantropi, i preziosi licantropi di Thomas, i dotati Cullen, due branchi di mutaforma, l’esercito di neonati di Clara >>. Karen si ferma. << E un ibrido >> aggiunge, con un sorriso, individuandomi tra la folla. Sento gli occhi di tutti puntati su di me, ma ignoro la provocazione.
<< Dunque non abbiamo nulla da temere da parte dei Volturi o di qualsiasi branco di licantropi voglia allearsi con loro. Persino gli Altri guidati dal caro Philippe non sono potenti quanto noi. A quanto pare dovrò impegnarmi per riottenere la mia vedovanza >>.
Qualche licantropo ridacchia, rincuorato dall’ottimismo del loro capo. Jacob e Sam sembrano contrariati, i Cullen spaventati – eccetto Emmett – e  miei amici rassegnati.
<< Dovremmo richiamare anche i vampiri che ci hanno aiutato con Renesmee >> suggerisce Rosalie.
<< E’ giusto chiedere loro un tale sacrificio? >> chiede Esme.
<< Sarà una loro scelta >> dice Jasper, stringendo Alice a sé.
<< Chiamerò subito il Clan di Denali >> concorda Carlisle.
<< Loro accetteranno sicuramente >> mormora Edward, stringendo Renesmee a sé. Non parla molto, ma è decisamente migliorato in questi mesi.
<< Ottima idea >> approva Karen.
<< La prossima Luna Piena sarà il 18 giugno. Manca poco meno di un mese >> dice Alice.
Thomas annuisce. << Allora non abbiamo tempo da perdere >>.
Hai ragione, Thomas.
Il conto alla rovescia è appena iniziato.
***
 
I preparativi per la guerra sono iniziati. Non si tratta più solo di allenarsi, ma di cercare di fare degli schemi, di elaborare delle tattiche. Alice, purtroppo, non può prevedere come andrà a finire la battaglia, essendo coinvolti i mutaforma.
Karen sembra essere diventata più severa, intransigente e pazza del solito. Ci fa allenare quasi tutto il giorno e ci lascia poche ore per riposare. Clara è già stata avvertita, il suo esercito arriverà il giorno prima della Luna Piena, ma i suoi neonati non dovranno toccare alcun abitante di Forks. E’ già triste il fatto che lasci dietro di sé una scia di omicidi quando sposta il branco, cosa che fa infuriare Sam e Jacob, anche se non lo dicono.
Emmett, Rosalie e Esme sono partiti per cercare di portare dalla nostra parte tutti i vampiri che si allearono con noi ai tempi di Renesmee. Stavolta, però, molti di loro rifiutano, perché lo scontro è certo. Non viene chiesto loro di testimoniare ma di combattere ferocemente. Se i Volturi vinceranno moriremo tutti, non ci saranno prigionieri di guerra. Il Clan di Denali è il primo a raggiungerci: i cugini adottivi dei Cullen ci sono sempre nei momenti di bisogno. Noto il loro dispiacere per la morte di Bella e il loro appoggio a Edward, soprattutto da parte di Tanya.
I secondi ad arrivare sono i due rumeni, ben felici di sapere che stavolta ci sarà lo scontro, ma Karen mette subito in chiaro che loro non avranno alcun potere in caso di vittoria.
Del Clan Egizio arrivano solo Benjamin e la sua compagna Tia.
<< Amun non voleva assolutamente che venissi, abbiamo litigato. Deve capire che non può comandarmi per sempre >> spiega Benjamin a Carlisle appena arriva. Poi fa un gioco con l’acqua per far piacere a Renesmee, che si ricorda di lui.
Col passare dei giorni arriva anche il Clan delle Amazzoni -        Zafrina e Renesmee sono praticamente inseparabili – che è  l’ultimo a unirsi a noi.
Tutti i nostri nuovi alleati hanno preso più o meno bene la notizia della collaborazione con i licantropi.
In particolare sono incuriositi da me, dopo che viene loro raccontata la mia trasformazione. Mi guardano come se fossi una specie di alieno.
Rosalie, Emmett e Esme tornano a casa una settimana prima dello scontro, poco dopo l’arrivo delle amazzoni.
<< Purtroppo molti si sono rifiutati di raggiungerci >> mormora Esme, stringendo Carlisle in un abbraccio.
<< Non importa, siamo comunque più forti dell’ultima volta >>. Si baciano.
Ormai viviamo praticamente nella foresta a furia di allenarci. Alex non mi ignora più, si comporta come se fossimo amici ma non fa lo stesso con sua moglie, i loro rapporti sono tesi.
Un giorno Emma, in una delle rare pause concessaci da Karen – che si accanisce soprattutto con lei, considerando l’importanza del suo dono - chiede di parlarmi in privato, cosa piuttosto difficile essendo circondati da esseri soprannaturali di ogni tipo. Così ci allontaniamo insieme (ignorando le lamentele e i rimproveri di Karen) per qualche chilometro e poi ci fermiamo.
Emma mi scruta con i suoi bellissimi occhi azzurri. I capelli biondi sono raccolti in una treccia, dandole un’aria da bambina. << So che probabilmente mi odi. La cosa è reciproca >> inizia.
<< Molto diretta >>.
<< Non potrebbe essere altrimenti considerando le circostanze >>.
<< Già >>.
Dopo una pausa riprende a parlare. << Sai che Alex e io ci conoscemmo a una festa? Ero corteggiata da tutti, mi divertivo a fare la parte della giovane fanciulla umana. Alex mi chiese di ballare ma lo rifiutai, stanca di tutti quei giovani che volevano far colpo su di me. Più tardi, però, mi baciò e capii che lui era diverso dagli altri: era quello giusto. Ero già immortale da molto a quei tempi e non avevo ancora trovato nessuno a cui legarmi per sempre. Alexander era un giovane così allegro, buono e appassionato che mi innamorai perdutamente di lui. Lo trasformai ed ero sicura che avremmo vissuto insieme per sempre. Non c’erano due anime più affini, complici e unite di noi. Adottammo persino un figlio >>. Emma fa un’altra pausa, il suo sguardo è perso nei ricordi.
<< Separarmi da lui a causa dei Volturi fu la cosa più difficile che avessi mai fatto nella mia vita. Mi sono sacrificata per lui e lo farei di nuovo, perché è mio marito ed è tutto ciò che ho. Perché vuoi portarmelo via? >>. Mi fissa, aspettando una risposta.
<< Ti racconto anche io una storia. L’anno scorso, dopo essere stata ferita per l’ennesima volta da Sam, decisi di andare via da questo posto. Ero sola, triste e stanca. Poi incontrai Alex. Capii che anche lui, come me, era stato distrutto dalla vita e che aveva amato e soffriva ancora. In breve tempo diventammo amici e poi, un giorno, l’amicizia si trasformò in qualcosa di migliore e, senza rendermene conto, tutte le mie ferite erano improvvisamente guarite. Forse la mia storia ti sembrerà banale, ma quello che provo per Alex non lo è, te lo assicuro >>.
Emma annuisce. << Non rinuncerai a lui, vero? >>.
<< No >>. Bè, almeno ci ha provato.
<< Quando mi ha raccontato di te non pensavo che fosse una cosa così importante, quindi non diedi peso alla cosa. Quello che era successo mentre non c’ero non era importante, per me. Poi ho capito che si era legato molto a te e ho iniziato a odiarti. Il mio Alex innamorato di una giovanissima mutaforma che conosceva da pochi mesi! E’ stato sconvolgente. Eppure, osservandoti giorno dopo giorno, non posso che consolarmi pensando che a portarmelo via potresti essere tu e non una sciocca oca umana >>.
Mi sta facendo un complimento?! << Non vorrei portare via Alex da nessuno perché so cosa si prova a essere quella che non viene scelta >>.
<< Conosco la storia di te e Sam. Deve essere stato molto doloroso >>.
<< Lo è stato. Prima o poi però il dolore passa e si va avanti. Anche se a volte ci vogliono molti anni per farlo >>.
<< Penserai che sono una sciocca e una debole, ma non riesco a immaginare la mia vita senza Alex e ad andare avanti senza lui. Non più. E la cosa mi spaventa. Temo che non sopravvivrei. La guerra è vicina, i Volturi mi vogliono morta, Karen mi fa impazzire e Alex si è allontanato da me. Tu come ti sentiresti al mio posto? >>.
<< Molto male >> confesso. << E’ davvero brutto essere in competizione per farsi scegliere da un uomo, non credi? >>.
Per la prima volta, Emma mi sorride senza astio. << E’ molto denigrante >>.
<< Forse dovremmo lasciarlo entrambe >> suggerisco, scherzando.
<< Se solo fosse così facile! >>.
<< Se solo potessimo ragionare solo con la testa, tralasciando i sentimenti. Sarebbe tutto molto più facile >>.
<< Decisamente. Forse potremmo persino essere amiche >>.
<< Forse. Invece dovremo continuare a odiarci >>.
<< Sarà meglio tornare da Karen prima che venga a prenderci >>.
Annuisco.
Emma alza la mano. << Buona fortuna, Leah >>.
Sorpresa, mi avvicino e accetto la sua stretta. << Anche a te, Emma >>.
Ci guardiamo, consapevoli che se non sarà la battaglia a distruggere una di noi, lo farà sicuramente Alex.
 

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Capitolo 27
*** 27.L'attesa è finita ***


Karen ci concede finalmente una pausa. E’ un’insolita giornata soleggiata, una di quelle in cui delle persone normali, ignare della complessa trama di eventi sovrannaturali che si svolge sotto i loro occhi, vorrebbero fare una passeggiata e prendere un po’ di sole.
<< Sei una tosta, Leah, ma non abbastanza >> mi dice Emmett. Mi sono appena allenata con lui.
Gli sorrido. << Non crederai davvero di essere il più forte >>.
I suoi bicipiti fanno un movimento minaccioso. << Lo sono >>.
<< Em, smettila di vantarti e vieni qui >> lo chiama Rosalie.
Emmett mi fa l’occhiolino e va da lei.
Mi guardo intorno: tutti stanno cercando di passare più tempo possibile con i loro amati.
Alex si dirige verso Emma, che sembra piuttosto provata. Le poggia una mano sulla spalla e lei gli rivolge un incrocio tra una smorfia e un sorriso. Sembra che abbiano chiarito e che abbiano stabilito una tregua anche loro. Emma sembra sfinita e, a volte, penso che potrebbe morire per la fatica: il suo ruolo in questa guerra è essenziale e Karen non le lascia un attimo di respiro. Nel frattempo Carlisle raggiunge Alex e sua moglie. E’ sempre così calmo e posato che mi chiedo come faccia.
<< State bene? >> domanda, guardandoli con gentilezza.
<< Sì >> rispondono i due.
Alex fa un sorriso a Carlisle, che ricambia.
<< Stanno legando >> mormora Thomas, alle mie spalle.
Mi volto verso di lui. Sussurra, probabilmente perché non vuole essere ascoltato e non vuole interrompere quel momento padre-figlio.
<< E’ una cosa buona, no? >>. Torno a guardarli.
<< Certo >>.
<< Si trova bene con i Cullen, piace a tutti >> dico, pensando a come interagisce e scherza con loro. Alex è una persona carismatica, riesce a farsi piacere quasi da tutti.
<< Assomiglia molto a sua madre, era molto socievole e estroversa. Carlisle mi ha confessato che gli sembra di rivedere il volto di mia sorella nel suo viso >>.
<< Era una bella donna? >>.
<< Sì >>.
<< Immagino che sia difficile per te parlarne, ma non credo che Carlisle e Alex ti incolpino di qualcosa >>.
<< Carlisle forse no, ma Alex sì >>.
<< Non avete ancora fatto pace? >>.
Thomas scuote la testa. << Perlomeno ha ripreso a parlarmi >>.
<< Nonostante Carlisle sia biologicamente suo padre, sei tu che l’hai cresciuto e te ne sei preso cura e Alex lo sa >>.
<< Come vanno le cose tra te e lui? >>.
Sbuffo. << C’è qualcuno che ha un normale rapporto con Alex in questo momento? Non credo. Comunque direi che va tutto bene, se si esclude il fatto che potrebbe lasciarmi di nuovo per sua moglie. Cerchiamo di non pensarci, per ora >>.
<< Ammiro e apprezzo sia te che Emma >>.
<< Mi fa piacere saperlo >>.
<< Ha fortuna con le donne >>.
<< Se starà con Leah non sarà tanto fortunato >> si intromette Jacob, avvicinandosi.
<< Non dovresti origliare >> ribatto.
Mi scruta. << Te la stai cavando piuttosto bene, sai? >> dice.
<< Almeno adesso non devo più sopportare la tua fastidiosa voce nella mia testa >>.
Jake ridacchia. << Adesso vai a caccia con i Cullen, sei quasi una di loro >> mi provoca.
<< Non sarò mai una di loro quanto lo sei tu >>.
<< Touché >>.
<< Nessie è pronta? >>.
Jacob si rabbuia. << Sì >>.
Charlie, mia madre e Renesmee stanno partendo per andare a Isola Esme. Non vogliamo che vengano coinvolti in questo scontro.
<< Che cosa avete deciso tu e Edward? >>.
<< Non possiamo andarcene e lasciare che la nostra famiglia combatta per noi, non credi? >>.
Annuisco.
<< Se dovessimo morire … Nessie avrà pur sempre suo nonno. Inoltre, Demetri sarà il mio primo obiettivo >>.
<< Dobbiamo farne fuori il più possibile >>.
***
Jake, Edward, Seth, Carlisle, gli altri Cullen e io siamo davanti casa di Charlie che, insieme a mia madre e a Renesmee, sta per partire. Edward li accompagnerà in aeroporto. E’ venuta anche Zafrina a salutare la sua giovane amica.
Renesmee sta abbracciando i suoi zii, piangendo silenziosamente. Rosalie sembra non volerla lasciare.
<< Nessie starà bene con voi >> sta dicendo Jake a Charlie, con voce strozzata.
Mia mamma, invece, sta facendo delle raccomandazioni a Seth, come se fosse ancora un bambino. Sorrido, ascoltandoli.
<< Seth non aprirà agli sconosciuti e non accetterà cibo dagli estranei, mamma >> scherzo.
Mia madre mi lancia un’occhiataccia e abbraccia Seth. Sembra così piccola e indifesa tra le sue braccia! Poi è il mio turno.
<< Leah, non posso credere di dovervi lasciare >>. Trattiene a stento le lacrime.
<< Prima o poi sarebbe dovuto succedere >>.
<< E’ stato tutto così difficile per te: Sam, la morte di tuo padre, le trasformazioni >>.
<< Me la sono cavata >>.
<< Promettimi che lo farai anche questa volta. Anche tu, Seth. Non voglio nemmeno pensare al fatto che potrei perdervi >>.
<< Siamo in uno strano mondo sovrannaturale, mamma. Il rischio fa parte del mestiere >> dico.
<< Vorrei che veniste con me >>.
<< Sai che è impossibile >>.
Mia madre mi stringe in un abbraccio, singhiozzando.
<< Cosa c’è tra te e quell’Alex? >>.
<< Mamma! >> la rimprovero, perché tutti ci sentono.
<< Me ne parlerai quando ci rivedremo. Perché ci rivedremo, ne sono sicura >>. Almeno lei vuole convincersi di esserne sicura.
Quando scioglie il suo abbraccio, è il turno di Charlie.
<< Prenditi cura di lei >> mormoro.
<< Lo farò >>.
Saluto Renesmee con un semplice ciao, non avendo mai avuto alcun tipo di rapporto con lei. Quando si stacca dagli zii e dai nonni Carlisle e Esme, sta aggrappata a Jake fino all’ultimo. I Cullen salutano Charlie e mia madre. Poi Edward si mette al volante della Ferrari per accompagnarli in aeroporto e spariscono nella strada.
<< Ucciderò tutti quei maledetti vampiri. Nessie deve tornare da noi, dalla sua famiglia >> mormora Rosalie.
Emmett l’abbraccia. << Vinceremo >>.
Jake trema di rabbia. << Sarà un piacere squartarli >>.
<< Lo sarà anche per noi >> aggiunge Jasper, tenendo Alice per mano.
Torniamo a casa dei Cullen, muovendoci veloci tra gli alberi. Quante volte ho fatto questa strada nell’ultimo periodo?
Mi rendo conto che mancano solo sei giorni e che ci sono degli addii, delle cose da dire, prima della fine, perché tutti sappiamo che questa potrebbe essere la fine.
Mi viene in mente che mi piacerebbe dire agli anziani che li odio, ma non è con loro che devo parlare. Devo parlare con Sam e chiarire tutto una volta per tutte.
<< Hai visto Sam? >> chiedo a Beatrix, appena arriviamo dai Cullen. Sta mangiando voracemente un panino.
<< Credo che sia tornato alla riserva >>.
Edgar è sdraiato sull’erba, accanto a lei. << Sono sfinito. A volte mi chiedo come sia possibile che siamo arrivati a tutto questo >>.
<< Credo che siamo stati tutti trascinati dagli eventi >>.
Noto che William sta parlando con Kachiri del Clan delle Amazzoni. Sembra divertito e a suo agio.
<< C’è qualcosa tra quei due? >> sussurro.
Beatrix non intercetta il mio sguardo, ma sa di chi parlo. Scrolla le spalle. << Una vampira e un licantropo? Chi può dirlo >>.
<< Ormai non mi stupisce più niente >> dico. Sospiro.
<< Dov’è Max? >> aggiungo.
<< E’ andato a fare un giro. E’ inconsolabile, pensa a sua figlia >> mi risponde Edgar.
Entro in casa per cercare qualcosa da mangiare. Alcuni Cullen mi invitano ad andare a caccia con loro, ma rifiuto.
Dentro ci sono dei licantropi che mangiano sul divano.
In cucina mi scontro con il mio “amico” Jim, il ragazzo lentigginoso che ha contribuito alla mia trasformazione. Finora mi sono sempre tenuta lontana dai licantropi di Karen, lanciando solo delle occhiate velenose ai responsabili della mia trasformazione.
Jim mi rivolge un sorriso amichevole.
<< Stai scherzando, spero >> gli dico.
Il sorriso scompare e deglutisce. << So che non ho avuto occasione di dirtelo, ma mi dispiace >>.
<< Ti dispiace, eh?  Stai attento, durante la battaglia potrei accidentalmente scambiarti per un licantropo nemico >>.
<< Ehi, cosa sono queste minacce? >> chiede una ragazza del gruppo di Karen, avvicinandosi a noi.
<< Chi sei? La sua guardia del corpo? >> chiedo.
<< Sono sua sorella. Sta alla larga da lui >>.
<< So difendermi da solo, Pam! >> protesta il ragazzo.
Li osservo: piccoli, lentigginosi e pallidi. Sembrano la versione malaticcia di me e Seth. Inaspettatamente mi viene da sorridere. Prendo un panino enorme dal frigorifero e me ne vado, lasciandoli stare. Stupidi licantropi! Mi viene in mente che, oltre a Alex, l’odio per Karen e il suo branco è un’altra cosa che abbiamo in comune io e Emma. Insomma, lei è stata loro prigioniera! Mi chiedo se trattenga l’istinto omicida come me.
<< Sono partiti? >>. Alex mi si avvicina appena esco fuori dalla casa.
<< Sì >>.
<< Saranno al sicuro? >>.
<< Lo spero. Hanno un’isola e soldi a sufficienza per comprarne un’altra. Dobbiamo solo far fuori Demetri per primo >>.
<< Il segugio >>.
<< Già >>. Mi guardo in giro.
<< Cerchi qualcuno? >>.
<< Devo parlare con Sam >>.
Alex è stupito. << Che hai da dire a quel … >>. Si trattiene perché alcuni membri del branco di Sam, che sono rimasti qui, lo stanno già fissando in cagnesco.
<< E’ così frustrante non poter avere privacy. Cosa devi dire a quel carissimo ragazzo? >> si corregge.
<< Vorrei soltanto chiarire le cose con lui, non voglio avere nessun rimpianto >>.
Alex si rabbuia. << Non merita alcuna parola da parte tua >>.
<< Lo so, ma voglio parlargli comunque >>.
<< Leah … >>.
<< Alex >> lo interrompo. << Non devi essere protettivo con me, so badare a me stessa, l’ho sempre fatto >>.
Alex mi guarda come se volesse protestare, ma non lo fa. << Hai ragione >> dice.
Da sola, vado verso il confine con la riserva. Vorrei attraversarlo per far arrabbiare gli anziani, ma non lo faccio. Quasi spero che muoiano durante questa guerra. Magari, per sbaglio, qualche vampiro li mangia …
<< Leah? >>.
Ecco Sam, a torso nudo, che si avvicina a me.
<< Sam >>.
<< Che ci fai qui? >>.
<< Ti stavo aspettando >>.
Sam sembra stupito, dal momento che l’ho evitato come la peste nell’ultimo periodo.
<< Perché? >>.
<< Devo parlarti. Facciamo la strada insieme? >>.
<< D’accordo >>.
La nostra andatura è lenta, ma pur sempre più veloce di quella di un umano.
<< Non ti ho ancora chiesto scusa per quello che ti è successo >> inizia lui.
<< Le tue ennesime scuse >> dico, in tono  rassegnato.
<< Da quando ci conosciamo ho solo combinato dei pasticci, vero? >>.
<< A volte sei stato tollerabile >>.
<< Tollerabile? >>.
<< All’inizio della nostra frequentazione, sai >>. Quando ti amavo.
<< Stavamo bene tu ed io, vero? >>.
<< Già, ma evidentemente non era quello il nostro destino >>.
<< Il gene da mutaforma ha cambiato tutto >>.
<< Come sta tuo figlio? >> chiedo, a bruciapelo.
Sam esita. << Bene >>.
<< So che l’hai chiamato Emil. L’hai fatto per lei? >>.
<< Sì. Nonostante possa sembrare che l’abbia dimenticata, non è così >>.
<< Nessuno può opporsi all’imprinting. L’ho imparato a mie spese >>.
<< Non sai quanto avrei voluto che accadesse a noi >>.
<< L’imprinting? >>.
<< Sì >>.
<< Quello che abbiamo avuto non è forse stato altrettanto bello e vero? >>.
<< Sì, ma … >>.
<< Non rovinare i ricordi, Sam >>.
<< Vorrei che avessi un imprinting anche tu, per farti capire come cambia la tua vita >>.
<< Ormai è certo che non mi accadrà mai, ma non mi dispiace, davvero. Preferisco scegliere di mia spontanea volontà il mio compagno >>.
<< Come quel licantropo borioso? >>.
<< Cosa ne sai tu?! >>. Tutti sanno che tra me e Alex c’è stata qualcosa.
<< E’ un idiota >>.
<< Non lo conosci affatto >> lo rimprovero, cercando di non agitarmi.
<< Non mi piace, Leah >>.
<< Nemmeno a me piace la tua nuova compagna, ma avanzo forse qualche pretesa nei tuoi confronti? >>.
<< Non sto avanzando delle pretese, voglio solo proteggerti >>.
Perché tutti pensando di dovermi proteggere? << Non sono una damigella in pericolo. Anzi, forse sono proprio gli uomini a mettermi nei guai. Inoltre, sono in grado di scegliere da sola con chi condividere la mia vita >>.
<< Vorresti condividere la tua vita con quel licantropo? >>.
<< Sì >>.
L’espressione di Sam è evidentemente di disapprovazione.<< Non pensavo che fosse così importante per te >>.
<< Lo è. Alex mi è stato accanto quando non avevo nessuno >>.
<< Non ti ha lasciato per sua moglie? >>.
<< L’ha fatto >>.
<< Come puoi parlargli ancora? >>.
<< Parlo ancora anche con te >>.
<< E’ diverso. Io non avevo scelta! Se avessi potuto scegliere … >>.
<< Avresti scelto me? >>.
<< Sì. Ti amavo con tutto il mio cuore >>.
<< Non ha senso rivangare il passato, ormai >>.
<< Lo ami? >>.
<< Più di quanto abbia mai amato qualcuno. In ogni caso, non ti ho cercato né per litigare, né per parlarti della mia vita sentimentale. Volevo solo dirti che ti perdono, Sam. Per tutto. Spero che la guerra si concludi bene e che tu possa vivere felicemente accanto a tua moglie e a tuo figlio >>.
Sam sembra stupito dalle mie parole ma annuisce. << Ti ringrazio, Leah. Non ti dimenticherò mai, mi ricordi la mia parte umana più di chiunque altro. Il mio amore per te è sempre stato sincero e avrei voluto davvero vivere con te >>.
<< Magari in un’altra vita, Sam >>.
<< Magari >> mormora lui.
Così io e Sam abbiamo parlato civilmente, come due persone che si conoscono da tanto tempo, quasi come due amici. Lui è il passato. Adesso so chi è il mio futuro, se mai ci sarà un futuro. Alex sta proprio venendo da me, ora che Sam e io ci siamo separati dopo che siamo arrivati a casa Cullen.
<< Ti ha fatto piangere? >>.
<< Alex! Non sono così piagnucolona >>. Gli tiro un orecchio, facendolo ridere. La nostra risata finisce nell’istante esatto in cui Emma posa il suo sguardo su di noi.
***
Durante le riunioni del nostro gruppo, oltre a discutere delle varie strategie di attacco, parliamo anche della possibilità di raggiungere i Volturi prima della Luna Piena, ma l’idea viene scartata. Nonostante abbiamo lo scudo di Emma, sotto il quale, con l’aiuto di Alex, molti licantropi potrebbero trasformarsi senza Luna Piena, abbiamo pur sempre più vantaggi se i licantropi si trasformano tutti. Quindi è stato deciso che resteremo qui ad attendere i nostri nemici. I giorni passano velocemente, come quando si desidera che il tempo si fermi. Quando arrivano Clara e i suoi neonati mi rendo conto che ormai siamo agli sgoccioli e che ci restano a stento ventiquattro ore. La tensione è altissima, la concentrazione è essenziale. Anche se dovessimo vincere, molti di noi non vedranno l’alba del nuovo giorno. Chi morirà? E se dovesse essere Alex? O Seth? Potrei sopportare un’altra perdita? Preferirei morire io, piuttosto. Siamo tutti accampati attorno alla casa di Carlisle. I neonati si guardano intorno, curiosi; i loro brillanti occhi rossi li fanno sembrare pericolosi ma, dopotutto, chi qui non lo è? Persino io stavo per nutrirmi di un umano. Clara sta vicino alla sorella. I mutaforma sono tornati tutti nella riserva, a parte Jacob, che sta parlando con Edward. Quei due ormai vanno d’amore e d’accordo, hanno in comune l’interesse per Renesmee. Ultimamente Edward passa molto tempo con Tanya.
<< Come va, Leah? >> mi chiede Beatrix. Sono appoggiata a un albero. Si siede accanto a me.
<< Detesto ammetterlo, ma ho paura >>.
<< Chi non ne ha? >>.
<< Non voglio che mio fratello muoia. Non voglio che nessuno muoia >>.
Mi passa una bottiglia.
<< Cos’è? >> chiedo.
<< Alcol. Bere è un ottimo rimedio >>.
Edgar si avvicina a noi e Beatrix gli sorride.
<< Leah, ti dispiace se ti rubo mia moglie? Vorrei passare quest’ultima notte tra le sue braccia >>.
Beatrix ridacchia e io arrossisco leggermente. << Fate pure, ragazzi. Non rompete nessun letto >>. Bevo un lungo sorso dalla bottiglia mentre Edgar e Beatrix se ne vanno.
Il mio sguardo si ferma sul gruppo dei licantropi: Karen e Beth stanno vicinissime e Karen sembra più determinata che mai. Dice qualcosa al suo branco e poi si mette al centro del prato dei Cullen, cercando di attirare l’attenzione di tutti.
<< Sarà meglio che chi debba riposare lo faccia adesso, la giornata di domani sarà molto lunga per tutti noi >>.
Non ha senso restare ancora qui, così decido di andare a casa di Charlie a dormire un po’ insieme a Seth.
 
Il giorno dopo mi alzo con uno strano senso di nausea. Non che abbia dormito molto, ma almeno non ho fatto alcun sogno. Faccio colazione con Seth che, per una volta, non ha molta voglia né di parlare né di scherzare. Prima di lasciare la casa lo stringo in un abbraccio che lui ricambia.
<< Ti prego, non morire >> lo supplico.
<< Nemmeno tu, Leah. Sei la mia famiglia >>.
<< E tu la mia >>.
Lo bacio sulla guancia e poi ci dirigiamo verso casa dei Cullen, che ormai è diventata la nostra seconda casa. I licantropi sono svegli, i neonati iperattivi, i mutaforma sono già arrivati dalla riserva. I Cullen stanno organizzando una veloce battuta di caccia e decido di unirmi a loro. Non provo nulla mente abbatto un cervo dopo l’altro, se non un intenso senso di vuoto. I miei compagni di caccia sono silenziosi, persino Emmett sembra teso, lui che è sempre così sicuro di sé. I vampiri di Denali sono venuti con noi e il loro silenzio è altrettanto assordante.
Quando torniamo, Karen, Carlisle e Thomas ci fanno ripassare le strategie per l’ultima volta. La giornata sembra breve e infinita allo stesso tempo. Gli unici a essere eccitati e felici sono i due vecchi rumeni, finalmente sicuri che ci scontreremo con i Volturi.
Mi avvicino a Jacob. << Pronto? >>.
<< Puoi dirlo forte >> risponde, sicuro di sé. I suoi muscoli guizzano e digrigna i denti. << Regoleremo i conti una volta per tutte >>.
<< Dopotutto sarebbero tornati per Renesmee, un giorno >>.
<< E’ vero. La questione non era ancora chiusa. Non credevo, però, che avremmo regolato i conti così presto >>.
<< Sai, volevo ringraziarti per non avermi cacciato dal branco, l’anno scorso. E’ stata una boccata d’aria fresca per me >>.
<< Mi sono reso conto che eri più in gamba di quanto pensassi, per questo ti ho fatto rimanere >>.
Faccio una smorfia. << Era ora che te ne accorgessi >>.
Jake sorride. << Sarai sempre mia amica >>.
<< E tu sempre il mio alfa rompiscatole >>.
<< Sei un alfa rompiscatole, Jake? >> chiede Alex, avvicinandosi a noi.
<< No, è la parola della tua ragazza contro la mia >>.
C’è un attimo di silenzio imbarazzato.
<< Jake, dovresti imparare a tenere a freno la lingua >> lo rimbrotto.
Jake scrolla le spalle. Carlisle lo chiama e lo raggiunge.
<< Sei pronta per la Luna Piena? >> chiede Alex, lasciando perdere la spinosa questione sollevata da Jacob.
<< Sì. Ho avuto un buon insegnante >>. Lo guardo negli occhi. Sono così blu che mi sembra di vedere il cielo. Da quando sono diventata così poetica?
<< Il migliore >> scherza lui, incerto.
<< Alex, penso che dovresti perdonare tuo padre >> mormoro.
<< Quale dei due? >> chiede, sarcastico.
<< Sai di cosa sto parlando. Thomas ti ama >>.
<< Lo so, ma non sono ancora pronto >>.
<< Il tempo sta per scadere. Non fare qualcosa che potresti rimpiangere >>.
Alex guarda verso Thomas che sta parlando con Clara.
<< Accidenti, Leah, ti odio quando hai ragione >>.
<< Ho sempre ragione, babbeo >>.
<< Non montarti la testa >>.
<< Troppo tardi >>.
<< Gli parlerò >> mi promette.
<< Ecco >>.
<< Leah, stai attenta durante la battaglia >> sussurra.
Lo sento a stento. << Farò del mio meglio. Stai attento anche tu, la tua vita è preziosa >>.
<< Non quanto la tua. Ho vissuto a lungo e … >>.
Lo zittisco. << Per me lo sarebbe anche se tu avessi mille anni >>.
Mi fissa con un misto di amore e dolore. Una lacrima scende lungo il mio viso e l’asciugo in fretta. La nostra conversazione viene interrotta da William che cerca di alleggerire l’atmosfera.
<< Will, perché devi rompere fino alla fine? >> sbotta Alex.
<< Quale fine? >> chiede, con sguardo innocente. << Siete due musoni, avrete tempo dopo lo scontro per fare conversazioni serie e strappalacrime. Godetevi questa giornata di sole e la piacevole compagnia >>.
<< Il tuo finto buonumore non coinvolge nessuno >>.
<< Qualcuno sì >> ribatte, lanciando uno sguardo a Kachiri.
<< Sei incorreggibile >> gli dico, sorridendo mio malgrado.
Quando manca un’ora al tramonto, ci spostiamo tutti nella radura dove abbiamo incontrato i Volturi la volta scorsa. La neve adesso è stata sostituita dal prato e dai fiori e sembra un posto fin troppo allegro e primaverile per uno scontro sanguinolento.
I raggi del Sole si fanno sempre più deboli mentre questo scompare dietro agli alberi e il cielo si tinge di arancione. Ho sempre amato i tramonti, ma non dimenticherò mai questo.
Il cuore sembra volermi uscire dal petto a causa dell’agitazione. Ci disponiamo come stabilito: Karen Thomas e i licantropi sono al centro, i Cullen e gli altri vampiri sulla destra, circondati dai neonati e da Clara;  i mutaforma sulla sinistra. Mi metto tra i Cullen e i licantropi di Thomas, in particolare vicino a Emmett e Alex che ha sua moglie accanto: Emma sembra concentrata e chiusa in un mondo tutto suo. Chiudo gli occhi, cercando di calmarmi: mi sembra quasi di ripercorrere la mia vita e questo mi aiuta.
La mia breve vita è stata un susseguirsi di momenti di gioia e infelicità. La sofferenza è quella che ricordo meglio e che è stata al centro delle mie giornate per lungo tempo. Una volta ero soltanto l’ex ragazza di Sam dal cuore spezzato e che nessuno sopportava. Adesso mi sento una persona diversa. Sono più forte, sento che niente può distruggermi. Sono padrona della mia vita. La triste e collerica ragazza di La Push si è trasformata in una persona nuova. Osservo il ragazzo che sta in piedi accanto a me. I suoi occhi sembrano sorridermi, come sempre.
<< Sei pronta? >> mi chiede, prendendomi per mano.
<< Sì >>. Ricambio la sua stretta sicura e familiare.
Il momento è arrivato, ma non ho paura. Santo cielo, sono Leah Clearwater! Dovrebbero essere loro ad ver paura di me. Il mio stato d’animo è totalmente cambiato, sono pronta ad affrontare il mio destino, pronta a sbranare qualche vampiro e anche qualche licantropo. Non ho più paura, la parte sovrannaturale sta prendendo il sopravvento sulla fragile umana. La stretta di Alex non fa che infondermi coraggio e determinazione. Posso farcela, quasi non vedo l’ora.
Karen ci dice di stare concentrati e di abbandonare ogni possibile debolezza umana, perché il momento sta arrivando e non sono ammessi errori.
Il Sole scompare e la sera è arrivata: è questione di istanti e i licantropi – inclusa me- si trasformeranno. Intanto i nostri occhi, perfettamente funzionanti anche al buio, scrutano tra gli alberi. Poi, improvvisamente, lo percepiamo tutti: loro sono quasi arrivati.
 

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Capitolo 28
*** 28.Ready, aim, fire ***


L'epilogo è vicino. Grazie per la pazienza! 

Una leggera brezza precede la loro apparizione. La presa di Alex sulla mia mano è salda. Tutto ciò a cui riesco  pensare è che, se morirò, porterò con me la sensazione della sua pelle a contatto con la mia.
<< Tenetevi pronti >> mormora Karen.
Ancora qualche istante e poi eccoli scivolare verso di noi: un intero esercito di Volturi, con i loro mantelli neri; si muovono quasi come se volassero, avvicinandosi. Aro e Caius sono in testa, due figure spettrali che sono illuminate dagli ultimi raggi del sole. La pelle brilla leggermente. Marcus non c’è. Si posizionano proprio di fronte a noi, a parecchi metri di distanza. Ai lati dei Volturi – non che la cosa ci stupisca – giungono delle persone senza mantello. Sono i licantropi e non è difficoltoso individuare il loro leader: si ferma alla sinistra di Aro e ci guarda ghignando, come se vedesse già dei cadaveri in noi. Alto, con la pelle color caramello e due profondi occhi neri: deve essere il marito di Karen a giudicare dalle occhiate che i due si lanciano.
In pochi secondi i Volturi e i licantropi sono tutti ordinatamente schierati davanti a noi. In silenzio, ci fissiamo. Ognuno di noi studia il nemico. Vedo gli occhi di Aro scrutarci e soffermarsi sui volti che conosce.
<< Amici! Veniamo in pace >> è la prima cosa che Aro dice. La sua voce sembra rimbombare nel silenzio della radura. Caius, al suo fianco, sembra piuttosto nervoso.
<< Risparmiaci la tua sceneggiata, Aro >> interviene Karen.
<< Con chi ho il piacere di parlare? >> chiede educatamente quello. Come se non lo sapesse.
<< Con mia moglie >> risponde l’uomo che si trova accanto a Aro, il leader dei licantropi che lanciava delle occhiate a Karen.
<< Ex moglie >> ribatte Karen.
<< Non mi risulta che abbiamo divorziato >> ribatte quello, con ironia.
<< Hai ragione. Preferisco ritenermi vedova >>.
Il licantropo sghignazza.
<< Hai una moglie singolare, Philippe >> dice Aro. << E forse un tantino incosciente >>.
<< E’ sempre stata un tipo piuttosto ribelle >>.
Karen resta impassibile.
Lo sguardo di Aro si sofferma sui Cullen. << Carlisle, mio vecchio amico, che piacere rivederti. Anche se avrei preferito che ci incontrassimo in circostanze più … tranquille >>.
<< Non pensavo che ci saremmo rivisti così presto >> risponde Carlisle, con tranquillità.
<< Se inizi a costruire un esercito di licantropi, mutaforma e vampiri, che cosa ti aspetti? Sono profondamente deluso e rammaricato >>.
<< Siete voi che avete costruito un esercito per attaccarci >> ribatte Emma.
Sembra calma, ma il suo viso manifesta tutto il suo disprezzo nei confronti di Aro. Gli occhi rossi di quest’ultimo corrono veloci sul volto di Emma.
<< Emma. Ti stavo cercando >>.
<< Lo so. Mi hai dato la caccia per secoli >>.
<< Caccia mi sembra una parola eccessiva … volevo solo incontrarti per riallacciare i nostri rapporti >>.
<< Riallacciare i rapporti? Lo chiami così quello che mi hai fatto negli ultimi anni, dopo che mi sono consegnata a te? Sarebbe stato più clemente uccidermi >> sbotta lei.
<< Ucciderti! Perché dovrei uccidere una mia intima amica di vecchia data? >>.
<< Per lo stesso motivo per cui hai ucciso Marcus >>.
<< E’ vero, Marcus è morto, ma per cause di forza maggiore, non per colpa mia >>.
<< L’hai ucciso perché mi ha aiutato, non è vero? L’hai ucciso come hai ucciso sua moglie! >> continua Emma.
Aro si limita a sorridere.
<< Sta mentendo >> sento mormorare Edward.
Gli occhi di Emma brillano di rabbia e vedo le sue nocche sbiancarsi: mi chiedo se spezzerà la mano di Alex. << Non è rimasto nulla dell’uomo che stimavo e rispettavo un tempo, nulla. Non c’è pietà nel tuo cuore, Aro. Non c’è un briciolo di umanità >>.
<< Sono stato uomo per così poco tempo che non ricordo più cosa voglia dire. Che cos’è l’umanità in confronto al potere e all’immortalità? >>.
<< Hai sterminato la mia famiglia. Hai trasformato mia sorella >> dice Emma, digrignando i denti.
Aro sposta per un istante lo sguardo su Clara e i suoi neonati. << Adesso tua sorella è ancora qui, viva, pronta ad attaccarmi insieme a dei neonati. La sua trasformazione è andata a tuo vantaggio, Emma >>.
<< Non c’è giorno in cui io non rimpianga di aver conosciuto un mostro come te >>.
<< Ecco perché volevo che tu diventassi un vampiro, Emma. I licantropi tendono a rivangare il passato e a essere troppo sentimentali per i miei gusti >>.
<< Sono stanca di fuggire, Aro >>.
<< Allora torna con me, Emma >>. Aro porge la mano.
<< Preferisco morire >>.
Aro abbassa solennemente la mano. << Se secoli fa avessi fatto la scelta giusta avremmo potuto conquistare il mondo, insieme. Mi dispiace vederti dalla parte sbagliata. Quel ragazzo accanto a te è l’uomo per il quale ti sei consegnata a me, suppongo. Un peccato che perderà la vita lo stesso. Tutto a causa tua >>.
Emma stringe le labbra e trattiene le lacrime.
<< Aro, che cosa vuoi? >> interviene Carlisle.
<< E lo chiedi pure Carlisle? L’anno scorso ci siamo incontrati e salutati in pace. Ero felice di non essere stato costretto a distruggere il tuo clan. Quindi, capirai il mio stupore quando mi è giunta voce che i Cullen avevano la mia cara amica Emma e stavano chiamando a raccolta un esercito formato da tutte le creature sovrannaturali esistenti. Avete persino l’esercito di neonati di cui sospettavamo già l’esistenza >>. I suoi occhi si soffermano sul gruppo di Clara.
<< Aro, facciamola finita. Basta chiacchiere >> dice Caius.
<< Caius, sai quanto io detesti combattere. Nonostante la situazione sia critica, dobbiamo cercare di trovare un accordo >>. Sento qualcuno sbuffare: tutti sappiamo benissimo che Aro non si scomoda mai per trovare una accordo e quanto sia falso.
<< Ho notato l’assenza di due dei Cullen: Bella e Renesmee. Perché non sono qui? >> chiede.
<< Bella e Renesmee sono morti >> afferma Carlisle, senza battere ciglio. Meglio mentire su Renesmee, anche se Aro potrebbe scoprire facilmente la verità in caso di sconfitta. Per questo deve morire.
<< Peccato. Sarebbe stato interessante osservare un ibrido come lei. Ne esistono pochi. Inoltre, il dono di Bella era molto singolare. Le mie condoglianze, Edward >>. Edward ringhia. Lui ascolta i veri pensieri di Aro.
<< Perché hai dei licantropi con te? Pensavo non andaste molto d’accordo >> chiede Carlisle.
<< Mio giovane amico, ho stretto un’alleanza con questi Figli della Luna per necessità reciproche. Philippe voleva ritrovare Karen, il suo amore perduto, questa donna che prima mi ha apostrofato poco educatamente. Suppongo che la donna accanto a Karen sia colei che ha il mio stesso dono >>. Si riferisce a Beth. Aro ha un tono stizzito, come se non riuscisse a accettare il fatto che qualcun altro nel mondo possa avere il suo stesso potere.
<< Aro e Caius >> sbotta Karen. << Siete due esseri infimi. Per secoli avete dato la caccia ai licantropi, nella speranza di sterminarli. Migliaia di noi sono morti, le nostre famiglie e le nostre speranze sono state distrutte. Adesso vi siete alleati con un licantropo perché la verità è che temete me e il mio esercito. Sono vecchia e ho visto tanto in questo mondo, tuttavia non sono più capace di vivervi sottostando alle regole di un gruppo di vampiri folli. I licantropi non dovranno più soffrire a causa vostra perché stanotte, voi, morirete >>.
Aro sta in silenzio qualche secondo e poi ride. Caius, invece, non sembra affatto divertito.
<< Perché non ti calmi e cerchiamo di trovare una accordo? Potete ancora evitare di morire. Ecco che cosa chiediamo: Alice, Edward e uno dei branchi dei mutaforma dovranno unirsi a noi. Inoltre, se tra di voi troveremo altri vampiri dotati – e credo che ce ne siano - si uniranno a noi anche essi. I licantropi, invece, dovranno unirsi sotto un unico leader, Philippe. Soddisfate le nostre richieste e oggi non ci sarà nessuna battaglia. Unitevi a noi e vivremo in pace >>.
Si susseguono vari ringhi in segno di protesta.
<< Le tue richieste sono oltraggiose >> sbotta Clara.
<< Vuoi unirti a noi anche tu, Clara? >>.
<< Preferisco bruciare tra le fiamme che unirmi a te >>.
Karen interviene. << Non ti verrà consegnato nessuno, Aro. Anche se i miei alleati fossero d’accordo a soddisfare le tue richieste, io ti attaccherei lo stesso. Prenderò possesso di Volterra, della tua casa, dei tuoi tesori. Non ci sarà più nessuna caccia ai licantropi. Il tuo nome sarà soltanto un lontano ricordo >>.
<< Come osi minacciare i Volturi?! >> sbraita Caius.
<< Abbiamo dei branchi di mutaforma, un esercito di neonati, un esercito formato da diversi clan di vampiri, due branchi di licantropi. Non abbiamo paura di voi. Non avete alcun potere su di noi. Vi faremo noi la nostra proposta: potete arrendervi consegnandoci Aro, Caius, le loro mogli, Alec, Jane e Demetri. Tutti gli altri non devono necessariamente morire, possono far parte del nuovo mondo senza Volturi. A parte Philippe: abbiamo un conto in sospeso >>.
Un brusio si alza tra i nostri nemici.
<< Scandaloso! >> esclama Caius.
<< Non vi rendete conto di servire un folle? >> esclama Karen, facendosi avanti, rivolgendosi alla guardia dei Volturi.
Philippe ride. << Ho sempre ammirato la tua determinazione, Karen >>.
<< Taci tu. Come puoi essere ancora vivo? >>.
<< Hai lasciato che i cacciatori mi prendessero? Ricordi? Mi hai abbandonato. Eppure ce l’ho fatta >>.
<< Sì, l’ho fatto >> dice Karen, senza ombra di pentimento. << Era ciò che meritavi >>.
<< Volevi liberarti di me per stare con la tua amichetta >>.
<< Beth non c’entra niente >> ribatte Karen freddamente.
Beth, al suo fianco, lo fulmina con lo sguardo. Ho sempre sospettato che ci fosse qualcosa tra Karen e Beth.
<< Perché hai lasciato che i vampiri mi catturassero? Credi davvero di essere migliore di Aro? >> chiede Philippe, curioso.
<< La tua crudeltà mi disgustava. Ti nutrivi di umani – te ne nutri ancora adesso, lo sento. Li uccidevi come se fossero insetti. Non valevano nulla per te, eri incontrollabile e avevi perso il senno >>.
<< Te ne nutrivi anche tu >>.
<< Lo facevo, ma almeno avevo ancora la mia coscienza. Tu ne strappavi un pezzo di carne alla volta, godendo del loro dolore, come un folle. Mi dispiace che tu sia stato ancora vivo per tutto questo tempo >>.
<< Ti ho cercato a lungo, mia cara moglie >>.
<< Sono felice che tu mi abbia trovata, sarò l’ultima cosa che vedrai >>.
<< A quanto pare non riusciamo a trovare nessun accordo e la Luna è quasi piena >> dice Aro, con tranquillità.
I branchi di Sam e Jake sono pronti, posso sentire i loro muscoli in tensione.
<< Saresti tornato per ucciderci, non è vero, Aro? >> chiede Alice.
Gli occhi di Aro brillano quando si posano su di lei. << Alice. Tra molti, molti anni. Prima avrei provato a farvi passare dalla mia parte >>.
<< Nessuno della mia famiglia si unirà mai a te, Aro >> dice Carlisle.
<< Non esisteranno dei Volturi a cui unirsi dopo stasera >> aggiunge Karen.
Aro ride. << Siete degli stolti >>.
<< Prima di procedere vorrei presentarvi un membro del mio branco. Il mio braccio destro che nemmeno tu, Karen, conosci >> dice Philippe, come se fossimo a una cena e non sul punto di combattere.
Lo sguardo di Philippe si sposta sul gruppo di Thomas e, in particolare, su Alexander. Dalle spalle di Philippe si fa avanti un giovane licantropo. E’ alto, con i capelli castani e gli occhi marroni. Un viso carino ma anonimo. Alex sembra trattenere il respiro e Emma sbarra gli occhi.
<< Matthew? >> mormora Emma.
Matthew? Il figlio che avevano adottato anni prima?
<< No, non sono Matthew. Sono suo fratello John, ma voi non mi conoscete. Alexander e Emma >>.
Alex aggrotta la fronte.
Quello prosegue. << Voglio raccontarvi una storia, la storia di un ragazzino di dodici anni che torna a casa dopo aver trascorso la giornata a rubacchiare perché non aveva nulla da mangiare. I suoi genitori non erano esattamente i migliori del mondo, avevano qualche problema con l’alcol e con la legge, ma tiravano avanti. Una sera questo ragazzino, tornando nel tugurio che chiamava casa, trovò i genitori con la gola squarciata e la culla del suo fratellino vuota. Il ragazzino rimase per giorni accanto ai corpi dei genitori e poi finì per strada >>.
<< Mi dispiace, non sapevamo che Matthew avesse un fratello >> mormora Emma, con voce tremante.
<< Il suo nome era Richard, non Matthew. Ero poco più che un bambino e voi mi avete portato via la mia famiglia. Se sono vivo lo devo a Philippe, che mi ha cresciuto e poi mi ha donato l’immortalità. Ho passato tutta la mia vita a cercare mio fratello, fin quando un giorno l’ho trovato. Era ormai anziano, non gli restava molto da vivere. Non ricordava nulla di me, ma la somiglianza del mio viso col suo da giovane, l’ha convinto che fossi suo fratello. Mi ha raccontato tutto su di voi, era pentito di avervi lasciato. Come poteva pentirsi di aver abbandonato gli assassini dei suoi genitori? Dopo avergli detto addio ho iniziato a darvi la caccia. E’ stata dura, ma ce l’ho fatta. Ho scoperto ogni cosa su di voi e poi ho progettato il mio piano –io so leggere nel pensiero, è stato molto facile tenervi d’occhio, di nascosto, in una città piena di licantropi e scoprire i vostri segreti. Philippe era in contatto con i Volturi, lui stesso spesso consegnava dei licantropi a loro. Quindi, poiché ritenevo che la morte non fosse sufficiente a punirvi, ho deciso che sarebbe stato meglio architettare un piano. E’ stato molto facile, soprattutto considerando che Emma aveva dei trascorsi con i Volturi. E’ andato tutto come previsto, Emma si è consegnata e Alexander ha sofferto per anni. Mi è dispiaciuto sapere che sei scappata, Emma. Avrei voluto che patissi un’eternità di torture >>.
<< Vai al diavolo >> sbotta Alex. Emma non riesce a pronunciare parola.
<< Uccidi i miei genitori, rapisci  mio fratello e pensi di aver ragione? >>.
Alex ringhia. << Mi dispiace per i tuoi genitori, ma dovresti sapere che queste cose accadono nel mondo sovrannaturale. Tu stesso ti sarai macchiato le mani di sangue umano più volte >>.
<< Anche essere catturati dai Volturi può accadere in questo mondo sovrannaturale >>.
Alex, furioso, non risponde. Adesso so che il suo primo obiettivo sarà il licantropo.
<< Chi è quella giovane donna? >> chiede Aro puntando gli occhi su di me. << Ha qualcosa di singolare >>.
<< Lasciala in pace >> dice Alex.
<< E’ un ibrido. Metà vampiro e metà licantropo. Sarà felice di strappare la testa a qualcuno dei tuoi >> spiega Karen.
Aro mi osserva con stupore. C’è un brusio tra la guardia dei Volturi. Ottimo, adesso ha attirato l’attenzione su di me! Sono sicura che Aro vorrebbe aggiungermi alla sua collezione.
<< Eccezionale. Come ti chiami? Se vuoi ti verrà risparmiata la vita, sarò felice di accoglierti nella mia guardia >>.
Non rispondo. Mi limito a guardarlo con aria di sfida.
<< Dirò ai miei di attaccare te per prima >> insiste Aro.
<< Allora sarò la prima a morire >>. Incredibile come la mia voce sia ferma.
Alex mi stringe la mano. << Non permetterò che ti faccia del male >> mormora.
<< Siete testardi e incauti. Siete pericolosi. Non c’è bisogno che mi consulti con Caius per decidere il vostro destino. Se qualcuno di voi vuole arrendersi, questa è l’ultima occasione per farlo >>.
Ci fissa, ma nessuno di noi gli risponde.
<< Bene. Siete condannati tutti a morte. Non ci saranno superstiti >>. Aro sorride cordialmente come se non avesse appena annunciato la nostra morte.
<< Se qualcuno della guardia di questi vampiri folli volesse passare dalla nostra parte, gli sarà risparmiata la vita. Siamo tanti, ci prepariamo a questo momento da tanto tempo. Usate il cervello, se tutto quel sangue che bevete non ve l’ha atrofizzato >> dice Karen con tono tranquillo.
L’immagine di Karen inizia a ingrandirsi e a cambiare.
Alzo lo sguardo verso la Luna. E’ piena.
I licantropi si trasformano, chi prima e chi dopo, brandelli di vestiti cadono sull’erba. Il cielo è limpido, è una buona notte per morire. No, non devo morire. Lancio uno sguardo a Seth e poi Alex mi tira leggermente la mano. Emma è già concentrata sul suo scudo. Dovremo proteggerla. I miei occhi si spostano su Alex.
<< Ce la faremo >> mi rassicura.
Vorrei dirgli tante cose ma non c’è tempo e le parole si sovrappongono nella mia testa.
<< Sì >> riesco a sussurrare infine, poco convinta. Prende la mia mano e se la porta alle labbra, dandomi un bacio sul dorso, con gli occhi chiusi. Poi mi libera e le sue dita diventano artigli, la sua schiena si piega e la pelle lascia il posto al pelo del lupo.
Intorno a me il branco di Thomas si sta trasformando. Emma, diventata lupo, si schiera dietro la barriera formata da licantropi, mutaforma e vampiri. Lo scudo le costerà un enorme sforzo, ma lei è pronta.
Il richiamo della Luna colpisce anche me, così lascio che il lupo si impossessi del mio corpo.
E’ arrivato il momento di abbandonare ogni tipo di sentimento umano e di farsi avanti.
Attorno a me ci sono solo lupi e vampiri.
Dall’altro lato della radura, anche i licantropi di Philippe si sono trasformati.
Aro ci osserva per qualche istante.
I mutaforma ringhiano.
Poi, alza le braccia verso di noi, lentamente, e vampiri e licantropi ci vengono addosso a velocità disumana.
I mutaforma vanno loro incontro insieme ai neonati e una parte dei licantropi. Quando si incontrano, al centro della radura, fanno un rumore assordante, come se un fulmine avesse colpito il terreno.
Le prime vittime iniziano a cadere sul terreno verdeggiante illuminato dalla luna.
Molti sono neonati, pochi i licantropi e i vampiri adulti.
L’orda di licantropi e vampiri si avvicina a noi che abbiamo il compito di difendere Emma.
Le lancio un’occhiata, il suo scudo è già attivo. Ha gli occhi chiusi. Sotto lo scudo ci sono Benjamin, Nikolai, Edward, Zafrina, Kate e pochi altri licantropi. Tutti gli altri siamo fuori dallo scudo, pronti a combattere corpo a corpo.
Chi è sotto lo scudo deve neutralizzare i nostri nemici più pericolosi e sappiamo già chi sono alcuni di loro.
Tuttavia Emma non può reggere a lungo, quindi dobbiamo essere veloci a eliminarli.
I due gemelli, Jane e Alec fissano intensamente il gruppo attorno a Emma, ma non succede niente. Il mio compito, così come quello di Alex e di altri, è quello di difendere Emma.
Osservo Emmett e Jasper con alcuni neonati farsi strada verso Alec e Jane, prima che questi cambino bersaglio. I due non hanno scampo, non sanno combattere.
Soccombono in pochi secondi, sotto lo sguardo allibito di Aro, che si rende conto della gravità della situazione. Molti vampiri e licantropi stanno venendo verso di noi, per fermare Emma: hanno capito che lei è il nostro punto di forza.
E’ arrivato il nostro momento di partecipare alla battaglia.
Sento la pelle dura e fredda dei vampiri sotto i miei artigli, o quella calda e morbida dei licantropi che si lacera. Il mio mantello si riempie di sangue, lo sento scorrere, caldo, sul mio pelo. I licantropi fanno un odore diverso da quello dei miei amici. Ogni squarcio della loro pelle sembra rimbombare nella mia testa. Il rumore di questi esseri sovrannaturali che si scontrano deve essere molto forte, spero che nessun umano venga a curiosare. Non è difficile prevedere che fine farebbe.
Noto che Karen, spalleggiata da Beth, sta cercando di farsi strada verso Aro e Caius.
Cerco Seth con lo sguardo ma non lo trovo. Prego che le persone che amo stiano bene. I mutaforma sono in prima linea, combattono ferocemente. I vampiri neonati sono incontrollabili.
Un enorme vampiro viene verso di me: credo sia Felix.
<< Ecco il mostro, l’ibrido >>.
Gli salto alle spalle, ringhiando, ma quello è così veloce che mi sbatte a terra prendendomi da una zampa. Mi rialzo, consapevole di aver fatto un fosso nel punto in cui sono stata schiantata contro il terreno. Il vampiro mi afferra per il collo, iniziando a stringere. Gli do una zampata e lo spingo lontano da me. Felix atterra elegantemente a terra. Poi torna all’attacco.
Cerca di afferrarmi il collo: è forte, agile, veloce, ma riesco a non farmi prendere.
Gli mordo un braccio e faccio per strapparlo. Sto per riuscirci ma qualcuno  - un licantropo, a giudicare dagli artigli che si conficcano nella mia pelliccia - mi stacca dal braccio di Felix, facendomi prendere la scossa.
E’ un licantropo. Mi ritocca col muso e prendo un’altra volta la scossa.
Stordita, cerco di focalizzarmi su di lui, ma Felix mi afferra in una morsa e poi inizia a stringermi in corrispondenza del collo. Sono un ibrido, posso morire in questo modo?
Non ne ho idea, ma sento l’aria abbandonarmi. Tra poco la mia testa lascerà il mio corpo.
Qualcuno mi libera appena in tempo e Felix e il licantropo sono a terra, fatti a pezzi. Scuoto la testa per riprendermi.
<< Non ringraziarci, lupacchiotta >> dice Emmett. E’ con Rosalie.
Mi hanno salvato.
Faccio un verso che dovrebbe suonare come un ringraziamento e poi torniamo a combattere.
Anche se sono distratta dalla battaglia, mi rendo conto che stiamo facendo un buon lavoro, la condivisione dei poteri del piccolo gruppetto di Emma sta funzionando: molti licantropi e vampiri nemici sono morti ancora prima di poter capire che cosa stia accadendo.
Siamo più forti di loro.
Inoltre, la licantropa che può usare i poteri del nemico con un tocco è micidiale. Karen ha addestrato benissimo i suoi.
Poi succede tutto in pochi istanti: lo scudo di Emma crolla e lei si accascia a terra.
<< Lo scudo! >> urla Zafrina, accecando un licantropo che si sta dirigendo verso di lei. Benjamin lo brucia immediatamente. Anche Beatrix era sotto lo scudo di Emma e adesso sta cercando di tenere i nemici alla larga. Li fa accasciare a terra, uno alla volta, prima di lasciare che gli altri li finiscano. William riesce a farli esplodere con una lunga occhiata.
I nostri sensi sono in allerta. Chi è stato?
Carlisle urla: << Su quell’albero! >>.
Il mio sguardo si sposta e visualizzo la fonte del pericolo: un licantropo, che scappa prima che qualcuno possa fermarlo. Avrà un dono particolare che ha interrotto Emma. Alex, Edgar e io ci dirigiamo verso quell’albero e poi lo inseguiamo per catturarlo. Scappa come un vigliacco ma la sua corsa non dura molto: finisce sbranato tra le nostri fauci. Quando torniamo indietro Emma ha ristabilito il suo scudo, ma ai suoi piedi ci sono alcuni cadaveri.
Non voglio guardare.
Alex non sta più difendendo Emma: si è scagliato contro il fratello di Matthew.
Max prende il suo posto, aiutandomi.
Uno squarcio si apre in mezzo alla radura: è Benjamin.
Cerco Seth con lo sguardo ma non perdo la mia posizione: continuo a uccidere, devo difendere Emma.
Qualcuno mi acceca per qualche secondo, ma poi la vista ritorna e continuo ancora e ancora a fare a pezzi i nostri nemici.
Le energie di Emma durano ancora qualche secondo e poi lo scudo crolla e lei anche.
<< Non ce la fa più >> dice Edward. Emma si accascia a terra.
<< Aro, sei spacciato! >> urla Jasper, difendendo Alice dall’attacco di due licantropi.
Karen, con passo determinato, si sta dirigendo verso un pietrificato Aro.
Alex, nel frattempo, ha ucciso il fratello di Matthew e, mentre Karen e Beth si occupano di Renata – la guardia personale di Aro – attacca Aro, ormai definitivamente privo di guardie.
Aro si agita mentre Alex gli stacca la testa dal corpo.
Karen e Beth allora cambiano bersaglio e si occupano di Caius.
Succede tutto molto in fretta, non c’è più nessuno che possa difenderli.
Vedere le teste dei Volturi rotolare sull’erba è sconvolgente.
E’ finita.
I pochi licantropi e vampiri rimasti smettono di combattere, arrendendosi. Si inginocchiano a terra. Due licantropi tentano di scappare ma vengono catturati e uccisi.
La radura brulica di corpi: adesso è facile scorgere le vittime.
Il silenzio è assordante.
Abbiamo vinto ma nessuno sta festeggiando.
Il mio sguardo è alla disperata ricerca di Seth. Non ho mai provato tanta paura come in questo momento. Poi lo scorgo, accanto a Jake. Quasi piango per il sollievo. Mi dirigo da lui e gli do delle musate, Seth ricambia, è un po’ incerto sulle zampe, ha preso parecchi colpi. Indica verso i mutaforma.
Ci sono cinque mutaforma morti, a terra. Tre non li conosco. Gli altri due sono Paul e … Sam. Tutti i mutaforma sono attorno ai loro cadaveri e io resto lì, pietrificata, a osservare quell’enorme corpo di lupo. Sam. Come è potuto morire? Era forte, era l’alfa. Mi allontano, incapace di guardare ancora quel corpo appartenente a una delle persone che più ho amato in vita mia.
I mutaforma non sono gli unici a essere in lutto.
I Cullen sono riuniti attorno al corpo di Esme. E’ senza testa. Carlisle sembra sotto shock mentre tiene tra le braccia ciò che rimane di lei.
Nella radura sono disseminati alcuni fuochi, nei punti in cui alcuni vampiri sono stati bruciati durante la battaglia.
I neonati di Clara sono rimasti in tre.
Karen ha tra le zanne la testa di Aro e sotto le zampe quella di Caius e quella lupesca di Philippe. Non ho idea di quando abbia ucciso suo marito, non l’ho vista. Beth, accanto a lei, fissa il suo branco che sta piangendo i morti con degli ululati.
Sono morti anche Eleazar e Senna e i rumeni. Il clan di Denali e Zafrina sono in lutto.
Il mio sguardo si sposta sui miei amici licantropi, per capire se hanno perso qualcuno. Alex inizia a ululare di dolore proprio in quel momento e io riconosco i corpi: Thomas e William sono a terra, immobili. Morti.

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Capitolo 29
*** 29.Sei anni dopo ***


Il capitolo è un po’ più lungo del solito, ma non ho voluto dividerlo.
Il prossimo sarà l’ultimo!
Buona lettura :)
 
Sei anni dopo

Sto tornando a casa e i miei pensieri sono essenzialmente incentrati su questo: Jacob e Renesmee si stanno per sposare; Jacob ha scelto me come sua testimone; Jacob è un cretino. Con affetto, ovviamente.
Perché non potevo semplicemente restare a New York, mente loro coronavano il loro romantico sogno d’amore? Non ho alcuna voglia di tornare a Forks. Al college mi trovo benissimo e, a volte (quando non c’è la Luna Piena), quasi dimentico di essere un ibrido.
La mia vita è migliorata parecchio dal giorno della battaglia con i Volturi.
Ero distrutta per ciò che avevo perso. I miei pensieri erano pieni di rabbia e frustrazione, dolore e sofferenza. Ecco cosa mi sono lasciata alle spalle.
Mentre il mio aereo decolla, ripenso a tutto. Tornare a casa mi porta a rivivere il passato.
Dopo la battaglia eravamo tutti stravolti, nonostante la vittoria. Eravamo in lutto.
I corpi dei mutaforma sono stati riportati alla riserva per organizzare i funerali, a cui non ho potuto partecipare a causa del divieto di entrare a La Push. Seth non avrebbe voluto andarci per protesta, ma l’ho convinto a partecipare; lui è uno di loro.
Quindi, mentre si svolgevano i funerali, sono stata tutto il tempo al confine della riserva a immaginare i mutaforma stretti nei loro completi neri che davano l’addio ai loro fratelli, che davano l’addio a Sam; nella mia testa vedevo sua moglie, con il figlioletto appena nato in braccio. E’ come se con la morte di Sam avessi detto addio anche a una parte di me e della mia vita. Ancora oggi non posso credere che lui non ci sia più. Quelle poche volte in cui sono tornata a Forks, quasi mi aspettavo di vederlo comparire da qualche parte, con il suo cipiglio severo. Invece non ho potuto vedere nemmeno la sua tomba.
Il giorno dopo la battaglia abbiamo dovuto bruciare i corpi dei nostri nemici. I licantropi che si sono arresi hanno giurato fedeltà a Karen, mentre i vampiri  sopravvissuti della guardia dei Volturi sono stati lasciati liberi. Molti di loro hanno deciso di rimanere al fianco di Carlisle, perché lui era colui che sarebbe diventato il rappresentate dei vampiri a Volterra – e così è stato, infatti. Nessuno è più adatto, giusto o onesto di lui; persino Karen lo apprezza.
Carlisle ha dovuto dire addio alla sua compagna. Bruciare il corpo di Esme e seppellirlo è stato straziante per i Cullen. Persino io mi sono sentita male per lei: non credevo che sarebbe mai successo di provare qualcosa del genere per un Cullen.
Nel frattempo, ho dovuto far fronte a un altro dolore: quello per Thomas e William. Alex era semplicemente irriconoscibile. Dopo la battaglia è rimasto a fissare i loro corpi – prima in forma lupesca poi, all’alba, in forma umana - fin quando Emma e Edgar non l’hanno costretto a staccarsi da loro. Non ha versato una sola lacrima. Forse, dopo tutto quel tempo che conosci qualcuno, il dolore è così forte che non riesci nemmeno a piangere. Io, al contrario di lui, ho pianto: per Sam, Paul, Thomas, William e persino per Esme e i due giovani mutaforma che non conoscevo. Avrei voluto consolare Alex in qualche modo, ma si è chiuso in sé stesso, escludendo tutti. L’unico con cui si è aperto un po’, prima di andarsene, è stato Carlisle, suo padre, con il quale ha intrecciato un rapporto che continua ancora oggi. Alex e il suo gruppo sono partiti due giorni dopo la battaglia, portando con sé le ceneri di Thomas e William, per spargerle nei luoghi dove hanno vissuto e che hanno tanto amato.
Alex mi ha salutato dicendomi che sarebbe tornato presto per sistemare le cose e che, in quel momento, non riusciva a pensare lucidamente. Sono le uniche parole che ci siamo scambiati dopo la battaglia. Non l’avevo mai visto così, ero preoccupata per lui. Ho chiesto a Beatrix, Edgar, Max e Emma (sì, soprattutto a lei, purtroppo) di prendersi cura di lui, non volevo che ricadesse nello stesso baratro in cui si era trovato dopo la morte di sua moglie. Clara ha seguito la sorella.
Due mesi dopo la battaglia, Alex è tornato a Forks, per salutare il padre e per me. E’ venuto da solo. Sono stati due mesi in cui ho vissuto nel limbo, non sapendo che cosa fare. Fino a quel giorno che non dimenticherò mai: già dal modo in cui Alex mi guardava avevo capito cosa volesse dirmi. Era molto serio, ma era chiaro che si stava riprendendo dal lutto, e parte di questa ripresa era merito proprio di Emma che gli era stata accanto.
<< Fare una scelta è stato difficile, soprattutto considerando i recenti avvenimenti, mio padre, William  … >>.
<< Mi dispiace moltissimo per loro, Alex >>.
Lo sguardo di Alex è triste, lontano. << Lo so >>.
<< Di’ quello che devi dire >>.
<< Ho scelto di stare con mia moglie, di riprendere la nostra relazione dove l’avevamo lasciata >> ha detto, guardandomi negli occhi.
Ho annuito, cercando di controllare la rabbia, la delusione e le lacrime. << Vi auguro di essere felici >>. In realtà stavo augurando loro di essere infelici quanto lo ero io in quel momento.
<< Spero che non mi odierai per sempre >>.
<< Vattene, ti prego. C’è stata troppa sofferenza sia nella mia vita che nella tua. Dimentichiamoci l’uno dell’altra. Hai fatto la tua scelta >>.
<< Avrei voluto essere migliore di Sam >>.
<< Lo sei stato e accetterò la tua scelta, un giorno. In questo momento potrei dire o fare cose di cui potrei pentirmi >>.
L’espressione sofferente di Alex non ha fatto altro che farmi infuriare ancora di più.
<< Non guardarmi in quel modo, sii uomo e prenditi le tue responsabilità >>.
Invece di ribattere e di difendersi come avrebbe fatto normalmente, Alex ha soltanto scrollato le spalle. << Non mi sento affatto un uomo perché non mi sento affatto vivo >>.
<< Alex, maledizione! Cosa vuoi che ti dica? Se scegliessi di stare con me poteri consolarti, potrei riuscire a farti guarire >>.
Alex mi ha fissato per qualche secondo. << Non posso >>.
<< Bene, allora >>. Gli ho teso la mano. << Addio >>.
Lui l’ha guardata per qualche istante, poi me l’ha stretta. << Perdonami >> mi ha supplicato.
<< Forse un giorno ci riuscirò. Nel frattempo promettimi di non cercarmi mai più. Non voglio più vederti o sentirti >>.
<< Te lo prometto. Prometto che non rientrerò nella tua vita, se è questo che vuoi >>.
<< Lo voglio >>. Poi mi sono voltata e sono corsia via. Me ne sono andata a piangere nella mia stanza.
Lui è partito dopo aver fatto visita a Carlisle e ha mantenuto la sua promessa. Non l’ho più visto né sentito da quel giorno.
Quanto ero delusa, triste e arrabbiata! Avevo sperato davvero che avrei potuto avere un futuro con lui. Pensavo di contare di più.
Non sono uscita dalla mia stanza per settimane. Seth voleva andare a picchiare Alex, per me. Charlie voleva sparargli con la sua pistola.
Infine, mi sono resa conto che dovevo alzarmi dal letto. La vita va avanti, il tempo cura ogni dolore, ormai lo sapevo bene. Così mi sono trasferita a New York, dove ho lavorato. Poi, dopo aver messo un po’ di soldi da parte, mi sono iscritta al college. Avere l’eternità dalla propria parte a volte è conveniente.
Adesso sto tornando  Forks, dove mi reco qualche volta per le vacanze o, come in questo caso, per uno stupido matrimonio.
Dopo la battaglia, Carlisle è diventato importante a Volterra; è incredibile, ma Karen va d’accordo con lui e ha piena fiducia in lui. Ormai passa più tempo a Volterra che a Forks, quindi i Cullen vogliono trasferirsi lì; dopotutto stanno iniziando a non dimostrare più la loro età, quindi è il momento giusto per cambiare vita di nuovo. Non vogliono abbandonare Carlisle. Anche Tanya andrà con loro, per seguire Edward: quei due ormai stanno insieme. Anzi, mi aspetto che si sposino pure loro da un momento all’altro.
Renesmee resterà a Forks con Jacob. E’ una scelta difficile quella di separarsi dai Cullen, ma deve iniziare a vivere come la moglie del capo dei mutaforma. Jacob è ormai l’unico alfa dell’enorme branco, e per niente al mondo si separerebbe da Nessie. Ecco perché si stanno sposando: è una sorta di celebrazione dell’inizio della vita della mezza vampira con Jake e un addio ai Cullen. Tuttavia dubito che non si vedranno per molto: ci saranno sempre Cullen che andranno da Volterra a Forks, ne sono sicura. Nessuno dei Cullen riuscirà a stare per troppo tempo lontano da quel mostriciattolo che, a quanto pare, è ormai diventato una donna. Forse è persino più donna di me.
***
All’aeroporto mi prende Charlie, insieme a Sue. Sono emozionatissimi per il matrimonio, non fanno che parlare d’altro e, ogni tanto, mi chiedono notizie sull’università o sul mio ragazzo, Gale, che hanno già incontrato un paio di volte. L’ho persino portato a Forks, una volta. Jacob gli ha quasi stritolato la mano quando l’ha conosciuto. Edward mi ha detto che è un bravo ragazzo, anche se fa troppi pensieri lascivi su di me. Gli ho lanciato un’occhiataccia: da quando sta con Tanya è diventato spiritoso, il vampiro.
Quando giungiamo a casa di Charlie, mi ritrovo circondata dalle braccia di Seth.
<< Mi sei mancata tantissimo! >>.
<< Tu no >> ribatto, scherzando.
<< Non essere così affettuosa con il tuo unico fratello, eh. Allora Gale non c’è? >>.
<< Non ce l’ha fatta, non gli hanno voluto dare due giorni di ferie per venire qui >> dico, imbronciata.
<< Sarò io il tuo cavaliere, non preoccuparti. Alice ha già pensato a tutto >>.
Alzo gli occhi al cielo.
<< Andiamo, siamo in ritardo per il pranzo dai Cullen >>.
<< Pranzo? Loro nemmeno mangiano! >> protesto.
Mi danno il tempo di farmi una doccia e mi trascinano dai Cullen.
C’è un esercito di persone. Mutaforma, vampiri e persino licantropi! Gli umani sono in netta minoranza, ma ci sono.
Il mio sguardo si sofferma sui licantropi. Sono quelli di Karen?! Sì, quella è Karen.
<< Leah, che piacere vederti >>. Mi abbraccia come se fossimo amiche. Quasi ringhio. Strano che abbia lasciato Volterra.
<< Perché quella pazza è qui? >> chiedo a Seth, cercando di non farmi sentire.
Seth scrolla le spalle. << Carlisle l’ha invitata. Lasciare Volterra ogni tanto potrebbe farle bene >>.
Poi mi tocca salutare tutti i mutaforma e tutti i vampiri sparsi nel giardino dei Cullen.
Per qualche secondo riesco a intercettare e salutare anche i due fidanzati, Jake e Nessie, prima di essere travolta dalla folla.
Ho il tempo di addentare qualcosa che vengo trascinata da Alice a provare il mio vestito. Chiedo aiuto a Rosalie e Emmett, ma i due sghignazzano e non mi salvano.
Insomma, passo una giornata infernale e il matrimonio è ancora l’indomani! Penso che non sopravvivrò. Vorrei che almeno Gale fosse qui.
Ringrazio il cielo quando la sera riesco finalmente a stendermi sul letto, nella mia camera, a casa di Charlie.
Nella penombra, vedo la figura di Seth che viene a trovarmi.
<< Sono stanca >> mi lamento.
<< Pensavo che gli ibridi fossero più resistenti >>.
<< C’è un limite a tutto, anche alla resistenza degli ibridi >>.
<< Quando sei a New York vai a fare baldoria e quando sei qui non vuoi passare del tempo con tuo fratello >> dice, imbronciato.
Mi metto seduta. << Sei un bambino capriccioso! Perché non hai ancora avuto un imprinting? Avresti almeno la tua amata da stressare >>.
<< Credevo che non ti piacesse l’imprinting. Inoltre, ti ricordo che ormai ho vent’anni >>.
<< A mali estremi, estremi rimedi >>.
<< Lo sai che ci sarà anche Alex domani? >> chiede a bruciapelo.
<< Sì, grazie per avermelo ricordato >>. In realtà ho temuto di vederlo oggi a pranzo, ma ho sentito che sarebbe arrivato di sera. Chissà se è già qui, così vicino a me …
<< E’ molto unito ai Cullen >>.
<< Lo so >> dico, asciutta.
<< L’ho rivisto qualche mese fa, quando … >>.
<< Seth! >> quasi lo aggredisco. << Non voglio sentir parlare di lui >>.
<< Ma domani sarà qui! >>.
<< Lo so, che cosa dovrei fare? Non volevo venire a questo stupido matrimonio! >>.
<< Sei sicura di farcela? >>.
<< Non credo di avere molta scelta. In ogni caso sì, ce la farò >>.
<< A quanto pare lui e Emma non sono più tornati insieme. Penso che la loro separazione sia definitiva >>.
<< Grazie per queste preziose informazioni. Ora posso dormire? >>.
Seth mi fissa qualche secondo.
Non provare compassione per me, Seth. Ormai ho superato tutto.
<< Buonanotte, Leah >>. Mi bacia sulla guancia.
Poggio la testa sul cuscino e cerco di allontanare il pensiero di Alex. Ricordo ancora quando mi giunse la notizia che lui e Emma si erano lasciati. Quasi mi aspettavo di vederlo spuntare sulla soglia della mia porta, ma non è accaduto. Non sapevo se esserne felice o infuriata. Non poteva avere la faccia tosta di presentarsi da me, no? Però non mi ha cercato più. Mi ha dimenticato?
***
Il giorno dopo mi sveglio a causa delle urla di mia madre. E’ agitata. Mi sembra di rivivere il suo matrimonio con Charlie, anche se è finito in modo disastroso.
Mentre mia mamma dà in escandescenza, Charlie, io e Seth ci vestiamo. Il mio abito è giallo. Santo Cielo, è simile a quello che indossai una sera di tanti anni fa, quando Alex e io … ok, non è il momento di pensarci.
Siamo pronti quando Rosalie suona alla nostra porta.
<< Perché sei qui, succhiasangue? >> le chiedo.
<< Per occuparmi dei vostri capelli e del trucco, ovviamente >> risponde lei, entrando senza tante cerimonie.
Lei è già pronta, sembra una barbie. Ha un abito rosa strettissimo. Penso che accanto a lei chiunque si sentirebbe uno straccio.
<< Non è necessario >> provo a protestare.
<< Siediti e stai in silenzio. Devo sbrigarmi, ho lasciato Nessie sola con Alice >>.
Rosalie è veloce; tra i Cullen, è quella che mi sta più simpatica. Forse è perché non è sempre buona e gentile come loro, ma mostra le sue debolezze.
Quando finisce, le sorrido.
<< Un sorriso da parte di Leah Clearwater. Un evento più unico che raro >>.
<< Non scherzare con gli ibridi, Rosalie >>.
Rosalie ricambia il sorriso. Se fossi rimasta più tempo a Forks saremmo diventate amiche.
Lancio una veloce occhiata allo specchio prima di uscire da casa. Una parte di me è compiaciuta, chissà che cosa penserà Alex quando vedrà a cosa ha rinunciato … no, basta. Non devo pensare a queste cose. Stupida Leah!
Andiamo dai Cullen, rigorosamente in auto per non sgualcire i nostri vestiti. E’ già tutto pronto e perfetto, a partire dal vialetto che ci conduce verso la casa, costeggiato da candele profumate.
Scendiamo dall’auto e veniamo subito accolti da un elegantissimo Carlisle. Sembra quello di sempre, anche se non ha più Esme accanto. E’ strano sapere che lei non ci sarà. Mi accorgo che il dottore mi guarda in modo strano. Forse è  solo una mia impressione.
<< Jake? E’ già qui? >> chiedo.
<< Sì, è già nel gazebo. Sta passeggiando nervosamente, forse è meglio se vai a calmarlo >>.
<< Niente Jasper? >>.
<< Oh, lui deve tenere sotto controllo gli ospiti. Sai, unire licantropi, mutaforma, vampiri e umani è sempre rischioso >>.
Annuisco. << Seth, sto andando da Jake >> dico.
Mia madre si fionda dentro casa per vedere la sposa, mentre Seth, io e Charlie ci dirigiamo verso il gazebo dove si svolgerà la cerimonia.
Molti ospiti sono già arrivati e l’aria è piena di un piacevole chiacchiericcio. Perlustro il giardino, salutando con la mano o fermandomi a scambiare qualche parola con qualcuno. Ogni cosa è al posto giusto: il gazebo bianco, i tendaggi, la disposizione delle sedie, l’erba accuratamente tagliata, i fiori, la musica.
Nonostante cerchi di non pensarci, Alex è nei miei pensieri. E’ già arrivato? Come sarà il nostro incontro? Mi odio perché non riesco a scacciarlo dalla mia testa. Sono in tensione, temo di vedere il suo volto da un momento all’altro.  
Invece, sono Karen e Beth che mi vengono incontro, e devo salutarle di nuovo.
<< Sei in splendida forma, Leah >> mi dice Karen.
<< Grazie, essere un ibrido non è così terribile come tu avevi sperato >>.
<< Ancora con queste divergenze! E’ acqua passata, non dovresti pensarci più. Siamo tutti una grande famiglia, ormai. La pace regna nel mondo grazie a noi e le ingiustizie sono finite >>.
<< Sono contenta che tu abbia raggiunto i tuoi scopi >>.
<< Dovresti venire a trovarci a Volterra qualche volta. Potresti essere l’unica rappresentate della tua specie >>.
<< Lo farò sicuramente. Ora, se volete scusarmi >>.
Mi allontano da quella psicopatica.
Jake sta parlando con Edward, sotto al gazebo. Saluto con la mano e faccio per avvicinarmi, ma vengo intercettata da Embry.
<< Ehi, Lee Lee >>. Mi abbraccia.
Non lo rimprovero, non mi disturba più quel nomignolo. << Embry! Cos’è questa improvvisa dimostrazione d’affetto? >>.
<< I giovani mutaforma sono rimasti a bocca aperta quando ti hanno visto, così volevo farli ingelosire dimostrando loro che ti conosco >> sussurra.
Mi guardo intorno. Jared non ha occhi che per Kim, Quil mi strizza l’occhio e un altro mutaforma, Sean, si sta scambiando effusioni con Rachel, la sorella di Jake che stava con Paul e che mi saluta allegramente quando si accorge di me. Tutti gli altri in effetti mi guardano di sottecchi.
I miei occhi si soffermano su una donna e un bambino: sono la moglie e il figlio di Sam. Faccio un cenno di saluto che lei ricambia, e poi distolgo lo sguardo. Ieri non c’erano alla festa. Mi vengono quasi le lacrime agli occhi, pensando a Sam.
<< La vita va avanti >> mi dice, non so se in riferimento a Rachel o alla moglie di Sam.
<< Ancora nessun imprinting per te? >> gli chiedo.
 << Niente >>.
<< Forse la natura non vuole che tu ti riproduca >>.
<< Ah-ah. Spiritosa. Allora potrei uscire con te >>.
Non mi dà il tempo di rispondere. << Scusa, non dovrei scherzare su queste cose >> si affretta a dire.
<< Non preoccuparti, non ti staccherò la testa dal collo se è ciò che temi >>.
Il suo sguardo si ferma dietro di me. << Forse dovrei mettermi in coda per uscire con te >>.
Mi volto lentamente e resto quasi senza fiato. Alex è proprio lì, a qualche metro da me, e mi sta fissando. E’ arrivato adesso o ero così preoccupata di vederlo che non l’ho notato? Anche se sapevo che ci sarebbe stato, è dura. Mi sudano le mani.
Sei anni sono tanti, persino per un immortale. Anzi, soprattutto per un immortale che ha appena iniziato a vivere la sua immortalità.
“Ho scelto di stare con mia moglie”. Queste parole mi rimbombano nella testa, non riesco a scacciarle.
Alex si allontana da Emmett, con il quale stava parlando, e inizia ad avvicinarsi a me. I suoi capelli sono corti, rasati e rendono il suo viso più duro e meno fanciullesco. Per il resto è sempre uguale. Indossa un completo blu scuro che si abbina ai suoi occhi. Tutto ciò che credevo di essermi lasciata alle spalle ritorna, i ricordi mi colpiscono come una doccia fredda. Ho mentito a me stessa, è evidente. Ho cercato di andare avanti negli ultimi sei anni, ma una piccola parte di me ha sempre desiderato rivederlo; e ora, questa parte, ha preso il sopravvento. Lo desidero così tanto che fa male. Perché non posso essergli indifferente? Quanti anni devono passare prima di poterlo vedere senza provare nulla? E’ stato tutto un fallimento? Questi anni lontana da lui, cercare di ricostruire la mia vita …
Frequento il college, ho un ragazzo, riesco a controllare la mia sete e le mie trasformazioni: tutto sembrava andare per il verso giusto. Fino a questo momento.
Embry mi dice qualcosa ma non lo sento. E’ come se non esistesse nessuno a parte Alex. Sono stordita.
<< Ciao >> mi saluta Alex quando è vicino a me.
Impiego qualche secondo a rispondere. Devo calmarmi. << Ciao >>.
<< E’ passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ci siamo visti >> dice, esitante.
La sua espressione è affabile, cortese, come lo sarebbe con un conoscente che non vede da tanto tempo.
<< Già >>. Non riesco a dire altro.
<< Ti trovo bene. Sei bellissima >>.
<< Una volta non apprezzavi tanto la mia bellezza >>.
Le sue labbra si piegano in un lieve sorriso. << Forse la lontananza aiuta >> ribatte.
Sto per dire qualcosa ma vengo interrotta da Seth.
<< Leah, devi andare da Jacob >>. Seth saluta freddamente Alex e poi mi trascina verso il gazebo, dove Jake si sta aggiustando nervosamente la cravatta. Sento lo sguardo di Alex sulla mia schiena e rabbrividisco.
<< Leah, ciao. Sono io lo sposo ma mi sembri tu quella sotto shock >> dice Jake.
Cerco di tornare alla realtà. Jake. Il matrimonio. Ci sono.
Sorrido. << Jake, sei uno schianto! Smettila di tormentare la cravatta, la stai rovinando >>. Lo bacio sulla guancia.
<< Per essere la mia testimone te la sei presa comoda! >> mi rimprovera.
<< Sono stata trattenuta >> mi giustifico.
<< I mutaforma non riescono a staccare gli occhi da te >>.
<< Se solo sapessi che cosa stanno pensando … >> aggiunge Edward, ridacchiando, rivolto a me.
<< Devo andare a difendere al virtù di mia sorella? >> scherza Seth.
<< Ehi Edward, sono curioso. Che cosa sta pensando tuo fratello Alex? >>.
Prima di rispondere mi guardo alle spalle. Alex è momentaneamente sparito.
<< Oh, i suoi pensieri sono tutti per Leah. Credo che mi ucciderebbe se li rivelassi, mi ha già minacciato di farlo altre volte >>.
<< Volete smetterla? Tua figlia sta per sposarsi, non dovresti essere con lei? Da quando chiami Alex fratello? >> sbotto.
<< Da quando Carlisle l’ha accolto come figlio. In ogni caso hai ragione, devo andare da mia figlia. Inoltre, Tanya mi starà cercando! A dopo >>. Si allontana.
<<  E tu >> dico, rivolta a Jacob. << Fatti gli affari tuoi! >>.
<< Andiamo, Leah, stavo cercando di distrarmi. E’ tuo dovere aiutarmi a superare la tensione >>.
<< Vuoi farlo parlando di Alex? Non credo sia una buona idea >> dico, stringendo i denti.
<< Gale non è riuscito a venire? >>.
<< No. Allora, sei pronto a metterti la catena al piede? >> cambio discorso.
<< Non potrei esserlo di più. E’ uno dei giorni più belli della mia vita >>.
Alzo gli occhi al cielo. << L’imprinting ti rende troppo sdolcinato >>.
<< La amo, Leah. Darei la mia vita per lei. Non posso vergognarmene >>.
<< Non devi, infatti. Mi chiedo quando toccherà a Seth >>.
Seth sorride. << Spero il più tardi possibile >>.
<< Adesso dici così, ma ti assicuro che quando accadrà non rimpiangerai il tempo trascorso da solo >> dice Jake.
<< Pensi che riconoscerai Nessie dopo tutto il tempo che sta passando tra le grinfie delle zie? >> chiedo a Jake.
<< Mi auguro che non la facciano sembrare un clown >>.
Ridiamo. Poi, la musica cambia. La gente inizia a prendere posto. I mutaforma ci sono tutti. Arrivano i Cullen, emozionati, e prendono posto in prima fila. Alex si siede accanto a Carlisle e mi lancia uno sguardo sul quale preferisco non indagare. Vorrei che non mi guardasse in quel modo. Seth si siede accanto a mia madre e a Charlie.
Io resto in piedi, dietro a Jake. Gli stringo affettuosamente il braccio e poi vediamo le damigelle d’onore farsi strada lungo il corridoio tra le sedie degli invitati. Sono vestite di rosa, ringrazio di non essere una di loro. Tra le damigelle ci sono entrambe le sorelle di Jake, tutte le compagne dei mutaforma e alcune amiche umane di Renesmee.
Le note della marcia nuziale si spargono per il giardino, mentre un sorridente Edward accompagna la sua bellissima figlia vestita di bianco all’altare. E’ ormai una ragazza a tutti gli effetti. Forse avrebbe potuto aspettare un altro anno prima di sposarsi, ma i giovani sono impulsivi.
Ovviamente assomiglia più a una modella che a un clown.
<< Vorrei che tua madre fosse qui >> le mormora Edward, prima di baciarla e cederla a Jake.
Edward e Jake si scambiano uno sguardo complice: incredibile come vadano d’accordo. Sono sicura che Edward sia felicissimo che Nessie sposi Jake.
Edward si siede accanto a Tanya, la sua compagna. E’ bello vedere che si può ritrovare la felicità, anche quando sembrerebbe impossibile.
In piedi dietro al mio migliore amico, seguo lo scambio dei voti e quasi mi emoziono. Quasi. Verso una sola lacrima che mi affretto a asciugare. Non sono così sentimentale.
Renesmee e Jake si baciano e sono sposati.
Sono la prima a congratularmi con loro. Renesmee e io non siamo certamente amiche, ma sabbiamo imparato ad accettarci, per Jake. Nessuno è più felice di lui in questo momento.  I mutaforma lo prendono in braccio per festeggiarlo e Alice li rimprovera perché gli sgualciscono il vestito. Nessie ride e abbraccia il padre.
Ci spostiamo nella zona del ricevimento, dove dei camerieri ci aspettano per farci accomodare nei tavoli rotondi accuratamente addobbati e apparecchiati.
Il sorriso scompare dal mio viso quando mi torna in mente il mio problema. Alex è qui e, ovunque mi giri, non faccio altro che trovarmelo davanti.
Lo evito intavolando una conversazione con Emmett, prendendolo in giro perché non può mangiare.
<< Cosa vuoi che sia questo cibo rispetto a un orso? >>.
<< Io posso mangiare sia questo che un orso >>.
<< Non ti invidio. Potresti ingrassare >>.
Continuiamo a scherzare fin quando Rosalie non lo reclama per un ballo.
C’è persino la madre di Bella col suo compagno, non ho idea di cosa le abbiano detto riguardo al nostro mondo.
Poi parlo con Carlisle, mia madre, Billy, un mutaforma di cui non ricordo il nome e che flirta sfacciatamente con me, Seth, persino con Beth. Ballo, rido: sono un’ospite e  una testimone perfetta, sorridente e per niente scorbutica. Insomma, faccio di tutto per tenermi impegnata e non trovarmi mai da sola.
Durante il ballo, Charlie mi pesta i piedi un sacco di volte, Jacob invece se la cava. Non sto ferma un secondo.
C’è pure un momento di silenzio, quando Renesmee ricorda la madre, la nonna Esme e tutti coloro che sono morti durante la battaglia per sconfiggere i Volturi. Poi si torna a festeggiare.
<< Leah, mi sembri tesa. La tua allegria non mi inganna >> mi dice Jasper quando finisco l’ennesimo ballo.
Il fatto che i Cullen siano così amichevoli con me non mi preoccupa più. Dopotutto, ogni volta che sono tornata a Forks, ho trascorso molto tempo con loro. E anche Alex ha trascorso molto tempo con loro. Abbiamo qualcosa in comune.
<< Ti assicuro che sono tranquilla >> lo contraddico.
<< Credo che Alex voglia parlarti >> mi dice Alice con la sua voce squillante.
<< Sei tesa per lui? >> chiede Jasper.
Resto con la bocca aperta. Alex ci starà sicuramente ascoltando! Come possono fare delle domande del genere?
<< Che cosa state blaterando? Finitela immediatamente >.
Che hanno in mente? Ecco che succede quando si dà troppa confidenza ai Cullen.
<< E tu, Jasper, non ti immischiare con le mie emozioni! >> lo rimprovero. I suoi muscoli e le sue cicatrici non mi intimidiscono di certo!
Dopo questo piccolo incidente, continuo la mia serata. Danzo anche con lo sposo e parlo con Renesmee.
<< Sono felice che Jake abbia scelto te >> mi rivela.
Sono stupita. << Davvero? >>.
<< Sì. Una volta ero gelosa di te, ma ero solo una bambina. Spero che col tempo potremo diventare amiche. Jake tiene molto a te >>.
<< Lo spero anche io, Nessie. Vi auguro di essere felici >> le dico, sincera.
<< Nessie, balla con tuo nonno >> dice Carlisle, avvicinandosi a noi.
Sembra tutto fuorché un nonno.
<< Certo >>. Gli sorride, radiosa.
Mentre i due sposi tagliano la torta, Edward si avvicina a me.
<< Evitarlo non servirà >> mi dice. E’ diventato decisamente troppo loquace e allegro da quando sta con Tanya.
<< Evitare chi? >>.
<< Lo sai >>.
<< Non dovresti abusare del tuo potere >> lo rimprovero.
Tanya – che sembra una barbie – ridacchia. << Io sono molto contenta quando ne abusa >>.
E lo guarda in modo allusivo.
Cielo, vogliono farmi vomitare?
<< Ed, stai rimproverando Leah perché mi evita? >>.
Alex.
Faccio un enorme sforzo per non mostrarmi sorpresa. Prima o poi avrei dovuto affrontarlo.
<< Dovere di un fratello >>.
Alex gli sorride. << Posso cavarmela da solo >>.
Edward scrolla le spalle e se ne va con Tanya. Mi volto cercando di mantenere un’espressione di neutra cordialità. Lentamente, sposto il mio sguardo dalla sua giacca al suo viso.
<< Non ti stavo evitando >>.
<< Siamo sulla difensiva >>.
<< Affatto. Noto che hai legato molto con i Cullen >>.
<< Sì. Li considero la mia seconda famiglia. Hai i capelli più lunghi >>. Mi studia il volto.
<< E tu hai tosato la tua chioma >> ribatto.
Sorride e compare la sua caratteristica fossetta. << Ti va di ballare? >>.
<< No >>.
<< Sai, questo vestito mi ricorda un mio regalo … in una serata di tanto tempo fa. Quella volta accettasti di ballare con me >>.
Allora non ha dimenticato. << Era una serata diversa >>.
<< E’ bello rivederti, ne abbiamo passate tante insieme, vero? >>.
<< Forse anche troppe >>.
<< Non dimenticherò mai la notte in cui ci siamo incontrati. Eri una ragazza straordinariamente irritante >>.
<< E tu un licantropo decisamente narcisista >>.
<< Eri anche profondamente ferita >>.
<< Così come lo eri tu. Ci aiutammo a vicenda >>.
<< Ti feci lanciare dal Golden Gate Bridge >>.
<< E’ stato un momento di debolezza. Mi sono lasciata trascinare dalla tua follia >> mi giustifico.
Mi guarda, come se stesse pensando a cosa dire esattamente. << Stavamo bene insieme >>.
<< Tu hai scelto lei >> sbotto, volendo arrivare al dunque.
<< Sì e ho rimpianto quella scelta migliaia di volte >> confessa.
Mi vengono le lacrime agli occhi ma le trattengo. << La rimpiangi? >>.
<< Ti sono stato lontano per mantenere la mia promessa. Mi hai perdonato, Leah? >>.
<< No >>.
<< E’ così allora? Anche se sono passati sei anni? Non potrò più far parte della tua vita? >>.
Il mio gancio destro finisce proprio sulla sua guancia, che gli diventa leggermente rossa. Qualcuno ha notato il mio gesto e ci guarda con curiosità.
Lo prendo per la giacca e mi addentro un po’ nella foresta, trascinandolo dietro di me. Lui mi lascia fare. Questa foresta è stata testimone di molte conversazioni. Ricordo in particolare, quella con Sam.
Lo scaglio contro un albero, tenendolo per i risvolti della giacca e facendo cadere alcune foglie dall’alto.
<< Che cosa vuoi? Come osi chiedermi di fare ancora parte della mia vita dopo quello che mi hai fatto? >>.
<< Sfogati. Merito la tua rabbia >>.
<< Dopo tutti questi anni vieni qui e mi chiedi di ballare come se niente fosse? Vuoi che ti uccida? >> ringhio.
<< Fai pure, se ti fa sentire meglio >>.
Gli mollo la giacca, faccio un passo indietro e un respiro profondo. << Ho perso il controllo. Io sono una persona calma e ragionevole e tu mi fai perdere il controllo! >>.
<< Non sei mai stata calma e ragionevole >> mi contraddice.
<< Forse lo sono diventata negli ultimi anni. Non puoi saperlo dal momento che non ci siamo più visti >>.
<< Mi hai detto che non volevi vedermi mai più. Ho solo rispettato la tua volontà >> si difende. << Non è passato giorno in cui non abbia pensato a te >>.
<< Perché hai lasciato tua moglie? >> gli chiedo.
<< Perché non funzionava >>.
<< Spiegati meglio. E’ per lei, dopotutto, che hai distrutto la nostra felicità >>.
<< Mi sono accorto di non amarla più come una volta. Non era più abbastanza >>.
<< Pensavo di essere io quella che non era abbastanza per te >>.
<< Mi sbagliavo. Tutti possono sbagliare >>.
<< Ok, non capisco perché stiamo parlando di queste cose. Quel che fatto è fatto. Tu hai la tua vita, io la mia >>.
<< Invece dobbiamo parlarne. Non possiamo evitarci per sempre >>.
<< Perché no? Finora ha funzionato >>.
<< Mi hai chiesto di stare fuori dalla tua vita e l’ho fatto, ma non voglio farlo più >> mormora Alex. << Mi sei mancata >>.
Lo guardo duramente. << Avresti potuto avermi per sempre nella tua vita. E’ stata una tua scelta >>.
<< Una scelta che rimpiango ogni giorno >>.
<< Io sono andata avanti, Alex >>.
<< Non mi importa, devi sentirtelo dire almeno una volta. Quando ho deciso che sarei rimasto con mia moglie, ho fatto uno degli errori più grandi della mia vita. Dopo che dedichi la tua intera esistenza a una persona, è difficile essere razionali e capire quando hai ormai smesso di amarla come un tempo >>.
<< Wow. Sono indecisa tra darti un altro pugno o andarmene e non parlarti mai più >>.
<< Posso scegliere il pugno? >>.
<< Alex, che cosa stai tentando di dirmi? Sii chiaro >>.
<< Ti amo, Leah. Non ho mai smesso di farlo. Quel giorno in cui mi hai salvato dai vampiri, non avevo idea che avresti sconvolto la mia esistenza. Tu sei parte di me, adesso, che lo voglia o no  >>.
Il cuore mi batte all’impazzata, ma non devo ascoltarlo. Ho il mio orgoglio, il mio amor proprio. << Il fatto è questo, Alex. Non credo di volerlo. Perché devo sempre essere la seconda scelta di qualcuno? >>.
<< Tu non sei una seconda scelta >>.
<< No? Non sei forse stato con tua moglie per un bel po’ prima di lasciarla? >>.
<< L’ho lasciata per te, perché non riesco a vedere nessuno accanto a me che non sia tu >>.
<< Perché me lo stai dicendo solo adesso? Non l’hai lasciata due anni fa? >>.
<< Perché non avevo alcun diritto di stravolgere la tua vita, ti avevo fatto una promessa e meritavo l’infelicità che mi ero procurato, pensavo saresti stata meglio senza di me >>.
<< Cosa ti  ha fatto cambiare idea, adesso? >>.
<< Tu >>.
<< Io? >>.
<< Oggi, quando ti ho vista, ho capito che non avrei potuto rinunciare a te senza almeno averci provato >>.
<< Non è stata una scelta saggia >>.
<< Non mi importa niente della saggezza o di ciò che è giusto. Perdonami, Leah. Amami, stai con me, ti renderò felice. Non ti deluderò più, ti sarò fedele fin quando non ti stancherai di me >>.
Vedendo il mio stato di shock, Alex si avvicina a me e mi prende le mani.
Le libero, tornando in me. << Io … io ho una nuova vita. Ho degli amici, il college,  ho persino un ragazzo >>.
<< Lo so. Non voglio che cambi nulla. A parte il ragazzo >>.
<< Lo sai quanto ho sofferto? Ho perso tutto quello che avevo e ho dovuto ricominciare da zero. Ora tu vuoi che io cancelli gli ultimi sei anni solo perché ti sei reso conto che non amavi più tua moglie? >>.
Gli occhi di Alex si intristiscono. << Il punto non è che non la amo più, ma che amo te più di ogni altra cosa. Vorrei uccidermi per la sofferenza che ti ho causato >>.
<< Seth lo avrebbe fatto >>.
<< Ho notato il suo astio ogni volta che ho fatto visita a Carlisle >>.
<< Non puoi biasimarlo >>.
<< Certamente no >>. Alex mi guarda pieno di speranza. Riconosco il suo sguardo combattivo e testardo. << Posso rimediare >>.
<< Non puoi >>.
<< Non vuoi darmi un’opportunità? >>.
<< L’hai già avuta >>.
<< Cosa vuoi che faccia? Che ti supplichi? Lo farò, se necessario >>.
Si inginocchia. << Leah Clearwater, ti prego di darmi una possibilità. Sposami >>.
<< Alzati! Sei impazzito? >>. Ho la voce stridula. Penso che sia normale dopo aver ricevuto una proposta di matrimonio.
Si rialza. << Sono serissimo! Sposami e stai con me >>.
<< Non ho intenzione di sposarti! >>.
<< Lo faremo più avanti allora. Quando vorrai >>.
<< Alex, io non voglio stare con te! >> urlo, per porre fine alle sue speranze. Il fatto che lo stia dicendo più per rabbia che per altro, non mi importa. Accidenti, non può farmi questo dopo sei anni!
Mi fissa per qualche secondo, prima di parlare. << Bugiarda. Lo stai dicendo solo per vendicarti >>.
<< Credi che bastino le tue stupide scuse per far tornare tutto come prima? >>.
Sorride. << Allora ho ragione. Non è vero che non mi vuoi. L’ho capito subito, appena ci siamo visti >>.
<< Alex, sei … sei un idiota!  La tua arroganza non ha limiti, anche quando sei nel torto! >>.
<< Mi farò perdonare, farò qualsiasi cosa >>.
<< Voglio che tu stia lontano da me come hai fatto negli ultimi sei anni. Non ti voglio nella mia vita, non voglio più vederti e sicuramente non voglio sposarti. Che cosa ti dice il cervello? Sei pazzo >>.
Alex si avvicina a me, senza mostrarsi particolarmente colpito dalle mie parole dure e crudeli. << Guardami negli occhi e dimmi che mi hai dimenticato e che non mi ami più >>.
E’ così vicino che non sento nient’altro che il suo familiare profumo. I ricordi mi fanno vacillare. Sono ipnotizzata dai suoi occhi, belli e determinati. La sua pelle è liscia, appena rasata.
<< Torna da tua moglie >> sbotto.
<< Non posso. La mia vita con lei è finita >> sussurra.
<< Ho un ragazzo >> ribadisco.
<< Lo ami? >> mormora.
Amo Gale ma, onestamente, non so se sarà mai paragonabile a ciò che ho provato per Alex.
<< Sì >>.
Sta in silenzio qualche secondo, cercando di decifrare il mio sì.
<< Provi qualcosa per lui, ma non è abbastanza. Te lo leggo negli occhi >>.
Non solo è arrogante, ma anche perspicace. Mi conosce troppo bene. Lo odio. << Non osare. Non sai niente di me e di lui >> dico, quasi ringhiando.
<< So che non dovrebbe lasciare la sua ragazza da sola a un matrimonio >>.
<< Io so che tu ti stai sopravvalutando >>.
<< E’ uno dei miei difetti, li conosci bene >>. E’ determinato.
Gli poggio la mano sul petto per spingerlo via. << Stammi lontano >>.
<< Perché? Hai paura che ti baci? >>.
Lo fa davvero, ma lo mordo. Si allontana, tamponandosi il sangue del labbro.
<< Non pensavo che fossi diventata cannibale >> scherza.
<< Smettila di scherzare. Ti odio >> gli dico.
<< Se sapessi con certezza che non c’è più speranza per noi ti lascerei andare >> mormora, serio. << Ma so che c’è. Puoi dirmi che sono sfacciato, che sono un idiota, ma non ho intenzione di rinunciare a te dopo stasera solo per orgoglio o per una stupida promessa >>.
<< Mi rifiuto di ascoltare altro. Sto tornando alla festa, siamo stati lontani troppo a lungo. Ciao, Alexander >>.
Gli lancio un’ultima occhiataccia e poi torno nel giardino, dove gli ospiti stanno già mangiando la torta.
<< Dove sei stata? >> mi chiede Jake.
Non ho il tempo di rispondere perché viene trascinato via da Kate, per fare delle foto.
I festeggiamenti sono quasi finiti.
<< Tutto bene, Leah? >> chiede Seth, lanciando delle occhiate a Alex, che ora sta tranquillamente ridendo e scherzando con Emmett.
<< Sì >> rispondo.
Il cibo, le foto e i balli sono stati fatti. Arriva il momento dei saluti.
Abbraccio Jake e Nessie, augurando loro buon viaggio: stanno andando in luna di miele. Charlie trattiene a stento le lacrime. I Cullen piangerebbero, se potessero.
I due neo sposi salgono sulla Ferrari e si allontanano, felici per l’inizio della loro nuova vita.
Gli ospiti sono ancora brilli e allegri, credo che resteranno tutta la notte a far baldoria a casa dei Cullen. Il mio umore, però, è stato rovinato, quindi preferisco tornare a casa.
Torno a piedi, da sola, riflettendo sulle parole di Alex.
Mi ama ancora e vuole stare con me! Che faccia tosta presentarsi da me dopo tutto questo tempo e dirmi queste cose. Sono confusa. La parte razionale di me mi dice di dargli il benservito insieme a qualche altro pugno. La parte emotiva di me stava quasi per buttarsi tra le sue braccia. Sono così fragile? Ho già dimenticato quel dolce ragazzo che mi aspetta a New York?
Quando arrivo a casa di Charlie, vedo un uomo seduto sui gradini, davanti al portone. Ha un piccolo trolley ed è vestito in modo elegante. Appena si accorge di me si illumina.
E’ Gale, il mio ragazzo.
Corre verso di me e mi stringe in un abbraccio, sollevandomi da terra.
<< Che cosa ci fai qui? >> chiedo, sorridendogli.
<< Ho preso il primo volto disponibile. Sono riuscito a liberarmi dal lavoro all’ultimo momento >>.
Lo bacio, felice che sia qui, felice che non mi faccia dubitare più dei miei sentimenti. Tutto può tornare com’era prima della discussione con Alex.
<< Il matrimonio è già finito, vero? >> chiede.
<< Sì >>.
<< Sei bellissima. Spero che non ti abbiano corteggiata in molti >>.
Rido nervosamente. << Dovresti lasciarmi da sola il meno possibile >> scherzo. Quasi non me ne rendo conto, ma ho detto la stessa frase di Alex.
<< Pensi che tua madre e il tuo patrigno mi permetteranno di restare senza preavviso? >>.
<< Scherzi? Certo! Inoltre, non sono ancora rientrati. Potresti aiutarmi a togliere il vestito >> lo stuzzico.
<< Non posso rifiutarmi di aiutare una ragazza in difficoltà >>.
Entriamo in casa, parlando, contenti di essere insieme.
Gale, in camera mia, inizia a spogliarsi. Mi volto per togliermi il vestito e il mio sguardo cade in mezzo agli alberi. Alex mi sta fissando, appoggiato al tronco con le braccia conserte. Faccio quasi un salto per lo stupore.
Le sue labbra si muovono. << Biondo, alto, muscoloso. Complimenti per la scelta. Peccato che sia un umano >>. Sento benissimo la sua voce, come se mi stesse parlando dalla stessa stanza.
Gale mi abbraccia da dietro e mi bacia il collo. Alex continua a guardare.
<< Gale, fai una doccia veloce e poi raggiungimi a letto >> gli dico, a disagio.
Lui annuisce, dandomi un ultimo bacio prima di chiudersi in bagno.
Apro la finestra. << Siamo passati dal non vederci mai allo stalking? Oppure ormai ti dedichi al voyeurismo? >>.
<< Sono venuto per finire la nostra conversazione e per salutarti. Partirò all’alba. Ho degli affari da sbrigare >>.
<< D’accordo. Ti auguro buon viaggio >>. Faccio per chiudere la finestra ma lui, con un balzo, sale. Me lo ritrovo appollaiato lì, a pochi centimetri di distanza.
<< Che cosa fai? Scendi! >> sussurro, agitata. Sento ancora il rumore dell’acqua in bagno.
<< Voglio che mi prometti che penserai seriamente a ciò che ho detto >>.
<< Non ho intenzione di prometterti nulla! >>.
<< Allora non me ne andrò da qui. Entrerò e Gale troverà me sul tuo letto >>.
<< Non oseresti >>.
<< Non mettermi alla prova >>.
<< Vuoi che ti attacchi? >>.
<< Vuoi che quel povero ragazzo trovi due lupi che si azzuffano? >>.
Ci guardiamo, sfidandoci.
Infine, mi tocca cedere. << Ok. Ci penserò >>.
Mi guarda trionfante. Poi percorre con lo sguardo il mio vestito un’ultima volta, facendomi sentire vulnerabile. Torna a guardarmi negli occhi.
<< Bene. Ci vedremo presto, Leah Clearwater >>. Salta subito giù dalla finestra.
<< Presto? Che cosa intendi con presto? >>.
Non risponde ma ridacchia, mi saluta con un cenno e se ne va. Nonostante la sua aria da presuntuoso, la sua sagoma che sparisce nella foresta mi sembra terribilmente triste.

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Capitolo 30
*** 30.I'm gonna get you back ***


Sto ufficialmente impazzendo.
Tutto ha avuto inizio due settimane fa. Era passato circa un mese dal matrimonio di Jake e Renesmee, e stavo iniziando a pensare che la minaccia di Alex sul fatto che ci saremmo rivisti presto fosse stata soltanto uno scherzo. Anzi, stavo iniziando a pensare che l’intero matrimonio fosse stato soltanto frutto della mia immaginazione. Infatti, solo quando Seth mi ha inviato le foto del matrimonio ho realizzato che era stato tutto reale: addirittura ho trovato una foto dove c’eravamo sia io che Alex – tra l’altro, con mio grande disappunto, ero io  guardarlo in quella foto. Ovviamente l’ho cancellata.
Forse era la conversazione che avevo avuto con lui nella foresta ad essere stata frutto della mia immaginazione. In ogni caso, la mia vita, tra il college, il lavoro part-time e Gale procedeva bene, a parte il pensiero fisso di Alex e l’ansia di vederlo spuntare da qualche parte da un momento all’altro. Dopo le prime due settimane l’ansia ha iniziato a scomparire, e ho incominciato a pensare che non si sarebbe più fatto vedere. Magari era tornato con sua moglie, ma a chi importava?  A me no di sicuro, mi ripetevo. Tuttavia, quella famosa sera in cui Gale mi ha trascinato al concerto di un gruppo emergente di New York, mi sono dovuta ricredere. Gale e io stavamo ascoltando la band quando il frontman ha chiamato sul palco un suo carissimo amico. Stavo proprio dicendo a Gale che i ragazzi di quel gruppo mi sembravano molto bravi, ma le parole mi sono morte in bocca. Il “carissimo amico” che quel farabutto del frontman - a cui stavo per fare un complimento - ha chiamato sul palco non era nient’altro che Alexander Harvey in persona. Credo di essere diventata prima rossa e poi bianca in volto, perché Gale ha iniziato a chiedermi se stessi bene.
Alex è salito sul palco, con dei pantaloni di pelle nera e una maglietta bianca, i capelli già più lunghi rispetto a un mese prima, e ha detto: << Ringrazio il mio amico Kevin per avermi invitato stasera, è un onore essere qui a New York >>.
Sono seguiti degli applausi mentre io restavo pietrificata.
Non ha aggiunto altro e ha iniziato a cantare con il frontman – Kevin, quel ragazzo che ho creduto coinvolto in un complotto contro di me quando ha chiamato Alex sul palco – e, dopo la prima canzone, ho iniziato a respirare di nuovo. Magari non c’era nessun complotto. Stavano semplicemente cantando insieme.
<< Va tutto bene, amore >> ho detto a Gale, inspirando l’aria calda e satura di vapore del locale.
Forse Alex non sapeva che fossi lì, forse era tutta una coincidenza e davvero Kevin l’aveva fatto chiamare perché era suo amico. Non potevo certamente conoscere tutti gli amici di un uomo ultracentenario, giusto? Inoltre, mi stavo comportando da egocentrica. Alla terza canzone ero davvero quasi tranquilla, anche se avevo in mente un dilemma: avrei dovuto dire o no a Gale che quello sul palco era il mio ex? Alla quarta canzone avevo deciso di dirglielo.
<< Gale, devo confessarti una cosa >> gli ho urlato nell’orecchio.
<< Non puoi dirmela dopo? >> mi ha detto di rimando, dandomi un bacio.
Proprio in quell’istante ho sentito la voce di Alex al microfono che diceva: << Adesso canteremo una cover. Voglio dedicare questa canzone a una ragazza che si trova in questo locale: Leah, so che sei qui. Ti prego, torna da me >>.
Gale mi ha guardato sconvolto e intanto Alex ha iniziato a cantare “Misery” dei Maroon 5. Mi sono voltata verso il palco, riluttante. Gli occhi di Alex mi stavano fissando e, nel locale, tutti hanno iniziato a guardare verso di me. In quel momento avrei voluto morire. Anzi, prima avrei voluto sgozzare Alex e poi morire. Romantico, no?
Come se l’imbarazzo non fosse abbastanza, Alex è sceso dal palco con un salto poco umano e molto da licantropo, suscitando un “Oooh” generale, e si è diretto verso me e Gale. Cantando mi ha preso la mano e io ho cercato di liberarmi. Poi si è inginocchiato ai miei piedi e si è aggrappato alle mie gambe.
Con lo sguardo ho cercato di fargli capire che non stavo apprezzano quella messa in scena e che se serviva per riconquistarmi, stava sbagliando decisamente tutto.
Sentivo Gale, alle mie spalle, fremere di rabbia.
Non sarebbe finita bene quella serata, lo sapevo.
Quando finalmente la canzone è terminata la voce di Kevin è arrivata alle mie orecchie, ma non ho capito cose stesse dicendo. Gli occhi blu di Alex, sorridenti, mi guardavano, e il suo viso era colpevole come quello di un bambino che combina una marachella. Era davvero adorabile, peccato che ero furiosa. Ho preso un bicchiere da un tizio che era accanto a me e gli ho svuotato il contenuto in testa. Era birra, credo. Gale l’ha preso per la maglietta.
<< Stai lontano dalla mia ragazza >> gli ha mormorato. Alex, docile, si è lasciato strattonare. Poi ho preso Gale per il braccio e l’ho trascinato fuori, prima che scoppiasse una rissa.
<< Amico, credo che la ragazza non ti voglia >> ha detto Kevin, mentre uscivamo.
Una volta soli, nella stanza di Gale, ho dovuto assistere a una scenata di gelosia. Perché non gli avevo detto che quello era il mio ex? Perché si trovava lì? Sapevo che sarebbe venuto? Voleva tornare con me? Ho dovuto rassicurarlo e promettergli che mi sarei sbarazzata di lui.
Dopo due settimane, non ci sono ancora riuscita. Alex mi ha praticamente seguito ovunque andassi, persino a lavoro.
La mattina dopo il suo spettacolo, quello sfacciato di un licantropo mi aspettava fuori dalla camera di Gale.
<< Che cosa fai qui? >> ho chiesto, allontanandomi immediatamente perché Gale era ancora dentro e dormiva.
<< Sono qui per trascorrere del tempo con te >>.
Appena siamo usciti fuori dal dormitorio, l’ho aggredito. << Ti rendi conto di cosa hai fatto ieri sera? >>.
<< Sì, ho cercato di riconquistarti >>.
<< E vuoi provarci mettendomi in imbarazzo? >>.
<< Che ti importa della gente? >>.
<< Finiremo sicuramente su youtube >>.
<< Sei arrabbiata per via del tuo ragazzo biondo e palestrato, amore? >> chiede, enfatizzando l’ultima parola.
<< Non avresti dovuto farlo >>.
<< Si è ingelosito? >>.
<< Ti prego, torna a San Francisco. Mi metterai nei guai >>.
<< Non posso >>.
<< Ti hanno bandito dalla città? >>.
<< No, non posso tornare senza averci provato >>.
Si avvicina e lo allontano. << Puzzi di alcol e sei ancora vestito con questi ridicoli pantaloni di pelle >>.
<< Mi donano, non trovi? Ho visto parecchie ragazze guardarmi il sedere >>.
<< Prendi una di loro e vattene >>.
<< Non volevo metterti nei guai con Gale. Anzi, volevo, però mi dispiace se ti ha urlato contro. Ti ha picchiato? >> si allarma.
<< Picchiarmi? Sono un ibrido! Inoltre che cosa credi che sia questo? Un film dove tu sei il salvatore? >>.
<< Non sarebbe male se, per una volta, fossi una normale donzella in difficoltà. Ti conquisterei subito grazie ai miei superpoteri >>.
<< Ci sono tante altre ragazze da importunare e che si impressionerebbero dei tuoi “superpoteri” >>.
<< Non voglio nessun’altra ragazza che non sia tu >> mormora. << Possibile che non lo capisci? >>.
<< Sei sparito per un mese! >>.
<< Sono stato a Volterra, Carlisle vuole che partecipi e c’è stato molto da fare con un gruppo di neonati francesi … Non lo sapevi? >>.
<< No >>.
<< Inoltre ho ufficialmente divorziato da Emma. Sta con Max adesso >>.
<< Max il tuo amico? Sul serio? >>.
<< Sì >>.
<< Non ti infastidisce la cosa? >>
<< Sono liberi di fare ciò che vogliono. Non tornerò indietro, la mia storia con lei è finita da molti anni -da quando è sparita- solo che non l’avevo ancora capito >>.
<< Adesso che l’hai capito puoi continuare a vivere la tua vita lontano da me. Buona giornata, Alex, ho delle lezioni da seguire >>.
<< Vengo con te >>.
<< Non puoi >>.
<< Posso. Mi sono iscritto >>.
Scocciata e sconvolta, l’ho visto davvero seguirmi in aula. La cosa più brutta è stata che, quando abbiamo finito la lezione, circa tre ragazze gli hanno lasciato il numero e io mi sono infastidita. E pensare che Gale mi aveva chiesto di mandarlo via!
I giorni seguenti sono stati un incubo. Gale sempre più scorbutico, Alex sempre più insistente, e si è persino preso un pugno da parte di Gale. Ho visto la mascella di Alex contrarsi per resistere all’impulso di lottare contro di lui. La tensione tra i due era decisamente troppa e ho dovuto separarli.
Dopo una settimana di litigi, stalking e stress, sono arrivati anche Edgar e Beatrix.
<< Adesso ci sono anche i supporter di Alex? >> ho chiesto loro, quando sono venuti a salutarmi.
<< Non ruota tutto attorno a te, siamo qui in vacanza. Inoltre ti pare questo il modo di salutare due tuoi cari amici? >>.
Mi sono scusata e li ho salutati, circospetta. Era piuttosto ovvio che erano venuti per Alex, in quanto dopo una settimana di tentativi non aveva fatto ancora alcun progresso per “riconquistarmi”. I fiori sono finiti ogni giorno in spazzatura, le uscite sono state tutte declinate, e le minacce di Gale quotidiane sono state supportate da me. A stento ho impedito a Gale di chiamare la polizia per denunciarlo. E’ successo quando Alex ci ha seguito a una festa. Gale, sempre nervoso e di cattivo umore, l’ha minacciato seriamente e io sono dovuta intervenire in favore di Alex, facendo arrabbiare il mio ragazzo.
<< Stai distruggendo la mia vita! >> gli ho urlato contro.
Forse è stata questa frase a fargli capire che non stava facendo un buon lavoro.
Con l’arrivo di Edgar e Beatrix le cose si sono fatte meno complicate, perché tenevano Alex impegnato in altre attività, impedendogli di tormentarmi.
Tuttavia entrambi mi hanno fatto capire più volte che stavo sbagliando a comportarmi in quel modo con lui.
Domani Alex, Edgar e Beatrix partono per San Francisco, così ho deciso di andare a salutarli, nonostante Gale non sia molto d’accordo. Ho già detto loro che, se Alex si comporterà male, me ne andrò immediatamente.
Ci incontriamo direttamente al ristorante, un locale italiano, piccolo e accogliente. Loro sono già lì. A parte fissarmi qualche secondo di troppo, Alex sembra tornato a essere normale e non più lo stalker psicopatico degli ultimi quindici giorni.
<< Leah, come fai a vivere in questa città? Non mi piace per niente >> esclama Beatrix.
<< Ormai mi sono ambientata piuttosto bene >> dico, prendendo posto di fronte a Alex e accanto a Beatrix.
<< Non ci hai fatto conoscere i tuoi nuovi amici >>.
<< Mi dispiace, li incontrerete la prossima volta. Inoltre loro hanno conosciuto Alex, il giorno in cui mi ha dedicato la canzone facendomi desiderare la morte >> dico con tono tagliente.
Alex è imbronciato. << Era una cosa carina, qualsiasi ragazza sarebbe caduta ai miei piedi >>.
<< Alex, si vede che non corteggi una ragazza da tanto tempo. Sei arrugginito >> lo rimprovera Edgar.
<< Già, è molto difficile per me. Soprattutto se la ragazza non vuole essere corteggiata >> ribatte lui, lanciandomi un’occhiata.
<< Parli forse della ragazza che hai lasciato ben due volte e che adesso sta con un altro ragazzo? >> ribatto io.
<< Leah e Alex! Comportatevi bene, chissà quando saremo di nuovo tutti insieme. Questa deve essere una cena piacevole, non un continuo litigio >>.
<< Hai ragione, Beatrix. Mi comporterò bene. Che ne direste di ordinare? >> chiede Alex.
La cena procede tranquillamente, senza particolari intoppi. Arriviamo fino al dessert e noto che Alex ride tra i baffi.
<< Che cosa ridi? >>.
<< Noto che il tuo appetito non è cambiato, dopotutto >>.
Sorrido spontaneamente anche io. << Conosci il mio stomaco >>.
<< E’ la prima volta che ti vedo sorridere spontaneamente dopo tutti questi anni >>.
Noto che Beatrix e Edgar si scambiano un’occhiata.
<< Se ti fossi comportato normalmente forse avresti visto il mio sorriso in questi ultimi giorni >> borbotto, tornando a mangiare il mio tortino al cioccolato.
Finito il dessert, mi accorgo che Beatrix e Edgar stanno inventando una scusa per lasciarmi da sola con Alex.
<< Volete lasciarci da soli >> sbotto.
<< Sei sempre diretta, Leah >> dice Edgar.
<< Lasciaci pensare che hai creduto alla nostra scusa! >> aggiunge Beatrix, lamentandosi.
Alex ride. E’ strano anche per me sentirlo ridere, mi si stringe il cuore. Sono stata davvero cattiva con lui.
<< Ma sì, andate a vedere la mostra di pesci a Chinatown … sono sicura che esista >>.
<< Possiamo lasciarvi da soli? O vi trasformerete e distruggerete la città? >>.
<< Potete andare >> li rassicuro.
Li saluto, abbracciandoli e poi vanno via.
Resto sola con colui che ho considerato la mia nemesi negli ultimi quindici giorni.
<< Allora domani parti >> esordisco.
<< Sarai contenta >>.
<< Un po’ >>.
<< Forse ho esagerato un tantino con il mio piano di conquista >>.
<< Togli il forse >>.
<< Volevo solo che tu tornassi con me. Non ho pensato che avrei potuto ferirti o che forse veramente non mi volevi più. Suppongo di dovermene fare una ragione >>.
<< Continuerai il college? >> scherzo.
<< No, al momento ho preso già troppe lauree >> risponde, sorridendo mestamente.
Ci fermiamo in una panchina di Central Park. << Quindi è finita, Leah? >>.
 << Ho già sofferto tanto, non voglio rinunciare a tutti i progressi che ho fatto, e Gale … >>.
<< Ha un buon gancio destro. E’ davvero così importante per te? >>.
<< Sì >>.
<< Che presuntuoso! Pensavo che non avresti potuto amare nessuno finché amavi me >>.
<< Conosco bene i tuoi difetti >>.
<< E’ tutto più triste senza di te. Mi hai fatto capire quanto sia bello anche solo esistere. Darei qualsiasi cosa per averti con me di nuovo, ma non posso tormentarti per sempre o finirai per uccidermi. Ho lasciato Emma per trovare la felicità e, paradossalmente, è lei ad averla trovata con Max. Tuttavia la cosa mi lascia indifferente >>.
<< Potrai essere di nuovo felice >>.
<< Non lo so, la mia felicità comprendeva anche te >>.
<< Anche la mia, una volta >> ribatto.
<< Ti sto chiedendo troppo, ho capito >>.
<< Non dobbiamo far dipendere la nostra felicità da altri, ma solo da noi >> dico.
<< Sono d’accordo con te. Per questo ti ho tormentato nelle ultime settimane >>.
<< Alex … >> mormoro, quasi in tono di rimprovero.
<< A volte bisogna solo rinunciare, d’accordo. Lo faccio, Leah. Rinuncio a te >> sbotta.
<< Finalmente l’hai capito >> dico.
<< Immagino che sia meglio non avere alcun tipo di rapporto. Gale potrebbe ingelosirsi. Spero che un giorno ci incontreremo >> dice gelidamente.
<< Abbiamo l’eternità, quindi è possibile >>.
<< Cosa farai? Tornerai ai tuoi studi e costruirai la tua vita con Gale? >>.
<< Questi sono i miei piani attuali. E tu? >>.
<< Ho gli hotel di mio padre da gestire, Carlisle che mi chiama a Volterra. Penso anche che partirò per un po’ >>.
<< Non essere triste, Alex. Incontrerai una ragazza che saprà tenerti testa >>.
<< Ne avevo già conosciuta una >>.
Mi fissa, facendomi sentire a disagio e in subbuglio.
<< Credo che sia meglio andare o resterò single >> dico.
<< Forse non sarebbe male >>.
<< Alex >> lo rimprovero.
<< D’accordo. Sentiti libera di venire a San Francisco in qualsiasi momento. L’hotel è anche casa tua >>.
<< Ok >>.
Mi stringe la mano per qualche secondo. << Addio, Leah >>.
<< Ciao >>.
Se ne va.
Torno al dormitorio, nella stanza di Gale. Sono scossa. Gale è ancora stizzito, ma appena gli comunico che Alex non ci tormenterà più, quasi festeggia.
Sto sveglia tutta la notte pensando alla mia scelta e pentendomene ogni secondo che passa. Sento un insopportabile vuoto dentro di me, come se avessi fatto un terribile errore.
Pensare alla conversazione con Alex mi fa venire la nausea. L’ho congedato così, per sempre?
Davvero voglio lasciar andare Alex? Perché dovrei  voler fare una cosa del genere?  Per vendetta? Perché amo anche Gale?
“Andiamo, Leah, non lo amerai mai quanto ami Alex”.
La voce nella mia testa è davvero fastidiosa.
Stretta tra le braccia di Gale, sento il suo lieve respiro. E’ un ragazzo buono, dolce: un tempo avrei dato qualsiasi cosa per avere uno come lui al mio fianco.
La Leah umana avrebbe fatto i salti di gioia. La nuova me sa che la vita con lui non è paragonabile a quella che potrei avere con Alex. Inoltre un giorno Gale morirà. Che prospettive abbiamo?
Perché sono ancora qui?
Sono le sei del mattino. Mi alzo, mi metto al computer e prenoto un biglietto per San Francisco. Perché ci si rende conto delle cose solo quando le perdiamo?
***
Alle nove di sera sono davanti all’hotel di Thomas. Pensando al padre di Alex e a William mi viene un nodo in gola, ma lo caccio. Stamattina è stato difficile dover spiegare a Gale il motivo per cui sono andata a dormire tra le sue braccia e l’ho lasciato quando si è svegliato. Mi ha supplicato di non farlo, perché mi ama e sta benissimo con me. Tuttavia ero ormai convita della mia decisione maturata durante la notte, così l’ho fatto. Gli ho detto addio e gli ho augurato ogni bene.
Adesso è arrivato il momento di iniziare la mia vita con Alex.
Decisa, entro in hotel e alla reception mi riconoscono subito.
<< Il signor Harvey è già andato a casa >> mi dicono.
Così prendo la mia valigia e mi dirigo verso casa sua, a piedi. Ricordo perfettamente dove si trova e il mio cure batte velocissimo quando individuo la casa con le luci accese.
Apro il cancello e faccio per bussare, ma mi arrivano delle voci alle orecchie.
Una donna e Alex, che ridacchiano. Furiosa, sfondo la porta con un calcio. Alex arriva all’ingresso.
<< Leah?! >>  chiede, sconcertato.
<< Brutto verme schifoso! In ventiquattro ore hai già trovato un’altra? >>.
La donna, mora, sulla quarantina, piuttosto avvenente, sorride.
<< Leah, intanto calmati. Hai abbattuto la mia porta, hai perso il senno?! Questa signora che vedi gestisce l’hotel di Portland, stavamo discutendo di affari >>.
<< Affari con champagne? >>.
<< Non credo che ti debba interessare se discuto di affari con una donna bevendo champagne >>.
<< Mi interessa, invece >> sbotto, digrignando i denti.
 Oddio, devo sembrare una pazza.
<< Non credo proprio >>.
<< Signora, mi scusi. Ha avuto una storia con Alex? >>.
Quella, titubante, risponde che sono stati insieme forse una o due volte.
<< Come crede che sarebbe finita questa serata se non fossi arrivata io? >> chiedo.
<< Leah! Stai mettendo in imbarazzo la mia ospite! Esci subito da questa casa >>.
<< Alex è un bel ragazzo … >> inizia quella.
<< Monica, ti prego, non risponderle >>.
<< Monica, prenda le sue cose e mi segua! >>.
<< Non farlo! >> le ordina Alex.
<< Lo faccia se non vuole morire >>.
Monica prende le sue cose, con espressione confusa e scioccata, e mi segue fuori.
<< Che cosa vuoi fare, Leah? >> chiede Alex, seguendoci furibondo.
Proprio in quel momento passa un taxi. Lo fermo, lo pago in anticipo, e gli chiedo di scortare la passeggera all’hotel. Avrei voluto chiedergli di scortarla in prossimità di un precipizio e di gettargliela dentro, ma non l’ho fatto. Sono pur sempre buona, no?
Appena il taxi riparte, mi volto per affrontare la furia di Alex.
<< Sei completamente squilibrata! >>.
Mi avvicino a lui, prendendolo per la giacca del completo che indossa.
<< Sì, solo una pazza avrebbe potuto venire fin qui per te dopo averti mandato al diavolo >>.
Mi impossesso delle sue labbra, baciandolo come se ne andasse della mia vita. Alex si irrigidisce, ma poi risponde al mio bacio, esitante.
<< Perché sei qui? >> chiede, tra un bacio e l’altro. << Pensavo non volessi più vedermi >>.
<< Tutti possiamo cambiare idea >>.
<< E Gale? >>.
<< Dimentica Gale >> dico, spingendolo dentro casa. La porta è rotta ma non ci importa.
<< Se questo è uno scherzo … >> inizia Alex.
Mi fermo e lo guardo negli occhi. << Ti sembra che stia scherzando? >>.
<< No >> risponde, tirandomi verso di sé.
 << La prossima volta che ti trovo con un‘altra, ti taglio i genitali >> lo minaccio.
Gli tolgo la giacca mentre lui mi spoglia.
Gli strappo la camicia e i pantaloni, facendoli a brandelli.
<< Non ci sarà una prossima volta >> ribatte lui, baciandomi lungo il collo.
Lo spingo violentemente sul divano e poi gli salgo sopra. Alex passa le sue mani sulla mia pelle e ogni cellula del mio corpo ne gioisce.
Lo capisco, finalmente. Alex è la mia casa.
***
La mattina, quando mi sveglio, ho le gambe aggrovigliate a quelle di Alex. Siamo sul pavimento. Alzo il mio sguardo verso di lui e mi accorgo che è già sveglio e mi sta guardando.
<< Tra poco mi sveglierò e sarà tutto un sogno >> mormora.
La luce filtra dalle finestre, è pieno giorno.
Gli sorrido e rotolo per trovarmi sopra di lui. << Ti sembro forse un sogno? >>.
<< In effetti la tua enorme mole su di me sembra piuttosto reale >>.
Gli faccio il solletico. << Come osi offendere la ragazza che hai appena conquistato? >>.
Ride e poi si gira per imprigionarmi sotto di lui.
<< Che cosa vuol dire tutto questo? >>.
<< Vuol dire di sì, Alex. Ti amo e voglio stare con te >> confesso, senza tanti giri di parole.
<< Perché mi hai fatto partire da New York per dirmelo? >>.
<< Ho deciso soltanto la scorsa notte di inseguirti e di lasciarmi il rancore alle spalle >>.
<< Dunque, Leah Clearwater, vuoi essere la mia compagna in questa nostra vita immortale? >>.
<< Potremmo stancarci l’uno dell’altra tra quattrocento anni >>.
<< Allora vuoi esserlo per quattrocento anni? >>.
<< Mi stai dicendo che ti stancherai di me? >>.
<< Oh, le donne! Creature impossibili. Credo che diventerò gay tra quattrocento anni >>.
Gli mordo la spalla.
<< Ahi! Ahi! Non mi hai ancora risposto >>.
<< Lo voglio, Alex. Con tutto il cuore >>.
Sorride, felice. << Non te ne pentirai. Ti amo, Leah Clearwater, creatura straordinaria e irritante >>.
<< Se oserai lasciarmi ancora giuro ti staccherò un arto alla volta e poi te li farò mangiare, Alexander Harvey, creatura che deve stare in guardia da me >>.
<< Sei sexy quando fai queste minacce >>.
<< Sono sempre sexy >> scherzo.
<< Quindi hai lasciato Gale? >> chiede soddisfatto.
<< Sì. Ho chiuso con lui, non preoccuparti >>.
<< Non sai quanto sono stato geloso al pensiero di voi due insieme >>.
Sbuffo. << E’ ciò che ho provato io innumerevoli volte >>.
<< Non accadrà più. Da adesso ci sarò solo io per te, e tu per me >>.
<< Dovrai impegnarti molto se vorrai essere l’unico >>.
<< Inizio subito. Inoltre abbiamo tanti anni da recuperare >>. Mi bacia.
Dopo qualche ora decidiamo di fare la doccia e di uscire da casa.
<< Ancora non riesco a credere che tu sia qui >> mi dice per l’ennesima volta, quando ci vestiamo. Non riesce a non toccarmi. Quando glielo faccio notare si giustifica dicendo che ha paura che potrei scomparire.
<< Non sparirò più, scemo. Ho riflettuto molto sulla mia decisione >>.
<< E sei arrivata alla conclusione giusta, per fortuna >>.
<< Dobbiamo ancora discutere di Monica, ti aspetta all’hotel >>.
<< Lasciala stare per ora >>. Mi trascina con sé verso il letto.
<< Alex! Non possiamo stare tutto il giorno qua >>.
<< Perché no? >> protesta.

<< Perché … perché … al diavolo, possiamo >>. E ricominciamo ad amarci.
 
***
 
Tre anni dopo

<< Svegliati, pigrona >>.
<< Altri cinque minuti >> borbotto, mettendo la testa sotto al cuscino.
<< Guardati: una moglie che si fa svegliare dal marito come se fosse una bambina che non vuole andare a scuola! >>.
Quasi non lo sento. << Sì, hai ragione >> dico meccanicamente.
Alex si sdraia accanto a me e mi scuote per svegliarmi. << Ecco l’unico momento in cui Leah ammetterebbe che qualcun altro ha ragione >>.
<< Alex, smettila! Torna a dormire, sei fastidioso! >> mi lamento.
<< Leah Harvey, alzati immediatamente da questo letto >>.
Adesso sono sveglia. << So che per te è un grande piacere chiamarmi con il tuo cognome, ma sono già passati tre mesi dal  nostro matrimonio e non fai che ripeterlo. Sei ridondante >>.
<< Ti ho chiamato così perché sapevo che ti saresti svegliata deliziata dal suono che il mio cognome fa accanto al tuo nome >>.
<< Sei ridicolo >> dico, ridendo mio malgrado.
<< E tu hai una cera orribile. Tua madre cosa penserà del nostro matrimonio? >>.
<< Penserà giusto, ovvero che mi sciupi! >>.
<< Non pensavo che ti dispiacesse farti “sciupare” >> dice, allusivamente.
<< Sei un pervertito. Anzi, sei un vecchio pervertito >>.
<< Ti ricordo che hai sposato questo vecchio pervertito >>.
<< Sai quanti matrimoni a Las Vegas finiscono con il divorzio? Non tentarmi >>.
<< Mi vuoi già mandare un avvocato? >>.
<< Potrei farlo >>.
<< Puah! Giovani d’oggi, pronti a disonorare le promesse la mattina dopo! >>.
<< Numero uno: sono passati novantasei giorni, quindi non è affatto la mattina dopo. Numero due: il sole non è ancora sorto, non è affatto mattina! >>.
<< Aspetta, tieni il conto dei giorni? >> mi prende in giro.
Mi metto a sedere. << Sono solo brava con la matematica, non sto tenendo nessun conto! >>.
<< Leah, sei una romanticona sotto sotto >>.
Lo spingo via dal letto con estrema forza, facendolo cadere a terra. Mi alzo e mi metto con le mani sui fianchi davanti a lui, nuda. Alex sta a terra con un sorriso sornione, le braccia piegate sotto la testa.
<< Sai, forse abbiamo un po’ di tempo, come hai detto tu: è l’alba >>.
<< Tempo per cosa? >> chiedo, mostrandomi indifferente alle sue occhiate.
<< Per adempire ai tuoi doveri di moglie. Vieni qua e dammi un bacio >>.
<< Te lo puoi scordare >>.
<< Vuoi disobbedire a tuo marito? >>.
<< Non siamo più nell’ottocento, forse sei confuso con i secoli. Capita quando arriva la demenza >>.
Ci fissiamo per qualche istante e poi scappo, inseguita da Alex.
Mi trasformo e salto dal balcone della nostra stanza, finendo dritta sulla sabbia.
Alex mi segue, ancora in forma umana: non mi prenderà mai in questo modo.
Corriamo per qualche minuto, poi mi fermo e torno indietro, balzandogli addosso. Lo tengo sotto le mie zampe sul bagnasciuga e inizio a leccargli il viso.
<< Che schifo! Trasformati subito, sei disgustosa! >>.
Non gli do ascolto e sbavo su di lui, che si infuria  e si trasforma a sua volta. Inizia una lotta che dura finché non decido di ritrasformarmi.
Alex torna umano a sua volta.
<<  Ti sei arresa! >> dice, sconvolto. << A te non piace perdere >>.
<< Vuol dire che sto maturando >>.
<< Brava la mia bambina >> mormora.
Siamo tutti sporchi di sabbia, così ci tuffiamo a mare. Il cielo inizia a schiarirsi e il sole fa capolino dall’orizzonte.
<< Questa settimana non è stata poi così male >> ammetto. Quando Alex mi ha detto che voleva portarmi a Isola Esme ho protestato e non ero affatto entusiasta. Dopo tre mesi di viaggi per il mondo mi sembrava ridicolo andare lì! Invece mi sono dovuta ricredere. Stare da sola con Alex su un’isola è stato molto bello.
Alex si avvicina a me e mi bacia lievemente sulle labbra. << L’ultima tappa del nostro viaggio di nozze >>.
<< Vorrei che durasse per sempre >>.
<< Possiamo continuare il nostro viaggio. Dimmi dove vuoi andare e partiamo >>.
Ridacchio. << Non possiamo. Abbiamo delle responsabilità >>.
<< Al diavolo le responsabilità! Ci sono ancora così tanti posti in cui voglio portarti >>.
<< Ci andremo, abbiamo molto tempo, ricordi? >>.
<< Sei già noiosa >>.
<< Dobbiamo tornare a Forks, le nostre famiglie ci aspettano. Temo che ci rimprovereranno per averli messi al corrente del matrimonio solo dopo averlo fatto, e per essere spariti per tre mesi >>.
<< Li accontenteremo con la festa >>.
<< Quale festa?! >> chiedo, preoccupata.
<< Ho dovuto promettere che avremmo festeggiato il nostro matrimonio >>.
<< Oh no! Ti odio, perché l’hai fatto? >>.
<< Devi far felice tua madre! >>.
<< E’ il mio matrimonio, non il suo >> protesto.
<< Non ci sarà per sempre e noi potremo sposarci più e più volte … >> dice in un sussurro.
Mi intristisco. << E’ vero >>.
Alex mi solleva il mento per farmi guardare i suoi occhi blu. << Non essere triste. Avrai conosciuto e amato tua madre per tutta la sua vita mortale >>.
<< Non so se riuscirò a superarlo >>.
<< Ce la farai. Ci sarò io con te. Per sempre >>.
Ritrovo il mio sorriso. << Al posto tuo non direi per sempre. Non puoi saperlo >>.
<< Sì, invece >>.
<< Come con Emma? >>.
<< Emma non è te. Lei è felice e sposata con Max, adesso >>.
<< Eppure era l’amore della tua vita >>.
<< D’accordo, non dirò per sempre >>.
<< Staremo insieme finché lo vorremo. Potrebbe essere fino alla prossima settimana o per l’eternità >>.
<< Voto per l’eternità. Vuoi già lasciarmi? La prossima settimana? >> si allarma.
Rido. << No, sciocco >>.
<< Ti amo, Leah. E se mi lascerai ti tormenterò finché non cambierai idea >>.
<< Sei inquietante e pazzo >>.
<< Già, sono innamorato, quindi sono pazzo. Come è potuto accadere con una come te? Ancora me lo chiedo >>.
Gli do un pugno sul torace. << Idiota, sono io che devo farmi una domanda del genere! Tu sei fortunatissimo >>.
Alex mi tira verso di sé e mi abbraccia. << Lo so, solo che mi piace punzecchiarti. Essere troppo sdolcinati non fa per noi >>.
<< Mi piace così come siamo >>. Lo bacio.
Sono felice.
Poi mi rabbuio. << Torniamo a parlare della festa, Alexander Harvey >>.
<< Ahi, nome intero. Prevedo guai. Mi farò perdonare con il mio corpo >>.
Sbuffo. << Sei impossibile! Devi farti perdonare anche per avermi svegliato all’alba senza motivo! >>.
<< Senza motivo? Dobbiamo partire tra quattro ore e volevo trascorrere questi ultimi momenti con te, nuotando con la mia amata moglie mentre il sole albeggia >>.
<< Alex, così finirai per farmi venire il diabete. Sai se gli ibridi possono morire di diabete? >>.
<< Inoltre devo portarti a caccia, non vorrei che ti sfamassi della gente sull’aereo >>.
Gli metto le braccia attorno al collo. << Chi è quello noioso adesso? Non credo che fare uno spuntino con un’hostess sia un reato. Soprattutto se la guardi >>. Sorrido minacciosa.
<< Ma io non vedo altri che te, te lo giuro! Non esistono più le altre donne >>.
<< Certo, dopo che sei stato con tutte. Ti sei dato da fare durante l’assenza di Emma e poi durante la mia >>.
<< Tu eri con quel Gale! >> sbotta Alex. << Soffrivo tantissimo sapendoti con lui >>.
<< Credo che questa sofferenza sia stata salutare per te >>.
Alex mi fa avvolgere le gambe attorno alla sua vita. << Non avere quel tono compiaciuto. Sei vendicativa >>.
Gli sposto una ciocca di capelli dalla fronte. << Non ti ho ancora perdonato per essere stato lontano da me per cinque lunghi anni >>.
<< Non ho idea di come abbia fatto. Non facevo che pensarti >>.
<< Anche io ai primi tempi, poi ti ho chiuso in un angolino della mia mente e ho cercato di odiarti. Non è stato difficile >>.
 << Scommetto che è stata la mia performance musicale a farti cambiare idea >>.
Scoppio a ridere. << Che scemo. Mi hai messo in imbarazzo davanti a un sacco di persone >>.
<< Non ci pensare, tra cento anni non ci saranno più >>.
<< Alex! >> lo rimprovero.
<< Adesso smetti di parlare e baciami. Abbiamo una caccia da fare, i bagagli da preparare e un aereo da prendere. Inoltre, ti servirebbe una seduta di make-up, non vorrai spaventare gli altri passeggeri con la tua faccia >>.
<< Vorrei picchiarti quando menti per offendermi, ma per questa lascio stare >>.
Avvicino le mie labbra alle sue, ma poi faccio un balzo all’indietro e lo faccio finire sotto acqua.
Alex si libera e inizia a seguirmi, sghignazzando.
Spero che non perderemo l’areo.
 
***
Il giorno dopo arriviamo a Forks a bordo della Ferrari dei Cullen – Edward ci ha preso all’aeroporto. Quasi mi viene da ridere, ci comportiamo come se fossimo normali esseri umani. Edward e Alex sostengono che niente possa battere la velocità di quella macchina, ma io sono piuttosto scettica. Non hanno voluto che mi trasformassi per dimostrare loro che si sbagliavano.
<< Esibizionista >> mi ha detto Alex, mentre io gli facevo la linguaccia.
Quando scendiamo dalla macchina veniamo accolti da una folla di Cullen, mutaforma e persino licantropi.
Jake e Seth mi stritolano in un abbraccio e i Cullen mi chiamano “sorella” – sono sotto shock.
Carlisle afferma che è felice per noi due e ci augura ogni felicità.
Persino Beatrix e Edgar sono lì (per i festeggiamenti organizzati senza il mio consenso), pronti a rimproverarci – come tutti del resto – per il nostro matrimonio segreto e precipitoso.
In realtà non è stato poi così precipitoso, era da qualche mese che avevo proposto a Alex di sposarci e lui aveva acconsentito, entusiasta. Una mattina siamo semplicemente partiti e l’abbiamo fatto, senza tante cerimonie o cose del genere.
Credo che adesso le “cerimonie” non ci saranno risparmiate. Mentre siamo accolti da chiassose congratulazioni gemo tra me e me.
Lo sguardo insieme torvo e felice di mia madre mi desta dalle mie riflessioni.
<< Leah Clearwater! >>.
<< Mamma, ti prego. Non dire niente. Per farmi perdonare mi sto per sottoporre a dei festeggiamenti che sai che odio! >>.
Il suo viso si addolcisce. << Lo so, non vedo l’ora! Vedrai come zia Philippa morirà di invidia perché hai trovato un giovanotto così bello e ricco >>.
Lancio uno sguardo ad Alex, che è diviso tra Seth e Emmett.
<< Alex sarà felice di sapere che viene apprezzato per bellezza e ricchezza: lo dice lui stesso che sono le sue qualità migliori >>.
<< Leah, ti sento! >> sbotta Alex.
<< Lo so >> dico, lanciandogli un bacio con le dita.
Ci sistemiamo in casa di Jacob e Renesmee perché la casa di Charlie è piccola. Nemmeno mi oppongo, ormai ci sono così tante cose su cui protestare che ho perso le speranze. I due vivono nella casa che era stata regalata a Edward e Bella per il loro matrimonio, perché Edward e Tanya hanno deciso di trasferirsi a Volterra. Ormai i Cullen vivono tutti lì e hanno già cambiato di nuovo i loro documenti di identità. Le giornate di sole sono tante però, quindi dureranno poco in quella città, contano di trasferirsi presto in nord Europa.
Adesso sono tutti a Forks per celebrare l’ennesimo matrimonio … il mio.
Quando entro in casa di Jacob e Nessie, vengo accolta da un chiassoso moccioso di due anni: il piccolo Billy Black Junior, che si appende alla gamba di Alex e poi alla mia.
So già che questa settimana sarà lunghissima.
***
Avvolta in un abito avorio – ho scelto quello meno appariscente tra i dieci che mi sono stati presentati - sono costretta a sorridere e a salutare un sacco di persone, molte delle quali a me sconosciute. Alex mi rivela che c’è anche gente che non vede da decenni. Credo che mezzo mondo sia stato invitato a questa festa, nella piovosa e triste cittadina di Forks. Fortunatamente è estate, quindi i nostri ospiti umani non sentiranno freddo, o almeno è ciò che ha esclamato contenta Alice – sì, c’è sempre lei dietro queste stravaganti e costose feste, e adesso che si considera sorella di Alex non fa che prendersi confidenze nei miei confronti!
Siamo in mezzo a una radura, vicino la pittoresca casa di Jacob e Nessie. Il giardino dei Cullen non era sufficiente a raccogliere tutta la folla.
Tavoli rotondi, decorazioni, profumi, eccetera eccetera. Le solite cose, solo che stavolta sono organizzate per me.
Alex e io abbiamo dovuto scambiare nuovamente le nostre promesse davanti a un gazebo, sopportare le lacrime dei nostri cari, gli stupidi commenti allusivi di Emmett e Edward, Billy Black Junior che si è appeso alla cravatta di Alex per fare tarzan. Ringrazio il cielo che non ci siano Karen e Beth.
<< Quando potremo scappare? >> chiedo a Alex, durante il maledetto ballo che mi costringono a fare con lui. Sento gli occhi di tutti addosso.
<< Quando tutto sarà finito >>.
<< Avresti dovuto rispondere adesso >>.
<< Mi dispiace, non voglio mentire a mia moglie. Sei bloccata qua, con me. Non ti stai divertendo nemmeno un po’? >>.
<< No! >> sbotto, gemendo.
<< Ho una sorpresa per te … >>.
Alex si stacca da me e poi fa avanzare Beatrix e Edgar. Quando prende un microfono capisco che vuole fare.
<< Oh cielo, Alex! Non anche qui! >> lo rimprovero.
Quel mascalzone di mio marito mi ignora e inizia a cantare, dedicandomi una canzone. Temo che prima o poi canterà sul serio, ha anni e anni per riuscire a fare successo, e poi saremo costretti a nasconderci in Antartide quando gli anni passeranno e lui non invecchierà. Per fortuna non soffro il freddo.
Quando la canzone finisce, Alex mi guarda con occhi così supplicanti che non posso fare a meno di ridere.
<< Ecco, vedi che il tuo umore è già migliorato? >> dice.
<< Leah, lancia il tuo bouquet! Così vedo se devo organizzare il mio quinto matrimonio >> esclama Beatrix.
Prendo la mira, glielo lancio in testa e lei lo afferra al volo. << Ecco, è tutto tuo! >> le dico.
Alla festa è stata invitata anche quasi tutta La Push e, nonostante le mie lamentele, non è così male ballare e scherzare con quella che è la mia vecchia famiglia.
Ci sono anche la moglie di Sam – che si è risposata con uno dei nuovi mutaforma - e suo figlio. E’ identico a Sam e non posso fare a meno di sorridergli con affetto quando mi rivolge la parola. Ormai è tutta acqua passata e questo bambino è tutto ciò che è rimasto di Sam.
<< Fa ancora male, Leah? >> mi chiede Seth quando il bambino si allontana da me.
<< Non più >>.
<< Sono lieto di sentirlo. Sai, devo darti una notizia … >>.
<< Hai avuto l’imprinting! >> tiro a indovinare, con tono accusatorio.
<< No! Ma ci sei andata vicina: ho una ragazza >>.
<< Cosa? E mamma lo sa? Perché non è qui? >>.
Seth sorride. << Perché non volevo terrorizzarla presentandole te. Sì, mamma lo sa >>.
<< Ah – ah >>.
<< In realtà è complicato, non posso rivelarle il nostro segreto perché non ho avuto l’imprinting con lei >>.
<< Dove l’hai conosciuta? >>.
<< A Port Angeles, al college >>.
<< Se ti rendi conto di amarla davvero, dille tutto. Fregatene delle regole >>.
<< Dai proprio dei saggi consigli >> mi prende in giro Embry, passando accanto a me.
<< Una che sceglie un immaturo come Alex non può che dare questi consigli >> dice Rosalie.
<< Ormai le regole non sono più così ferree Seth, non preoccuparti >> si intromette Renesmee.
<< Ros, da che pulpito: dici immaturo a me, ma vogliamo parlare di Emmett? >> chiede Alex mettendosi al mio fianco.
<< Alex, fratellino, vuoi che rompa le tue ossa? >> sbotta Emmett.
<< Ehi ehi! Questa era una conversazione privata tra me e mio fratello >> protesto.
<< Leah, cara, credo che per avere una conversazione privata tu debba nuotare e metterti nel bel mezzo dell’oceano Atlantico >> scherza Beatrix. Edgar, al suo fianco, ridacchia.
<< State facendo qualche discorso? Noi non sentiamo niente >> si lamenta Sue, trascinando Charlie con sé.
<< Sì, Leah stava per parlare >> dice subito Alex, ghignando.
<< Non è vero, io … >>.
<< Discorso! Discorso! >> iniziano a urlare quasi in coro.
<< Ma io … >>.
<< Dai Leah, non essere timida! >> urla Jake.
<< Silenzio, lasciatela parlare >> dice Alex.
Faccio un respiro profondo. << Vorrei dire che domani contatterò un avvocato divorzista >>.
Tutti ridono.
<< Sono seria! >>.
<< Leah, non sono ciechi. Mi guardi con gli occhi a cuoricino, come potresti voler divorziare da me? >> dice Alex, soddisfatto.
Gli lancio un’occhiataccia. Lui mi passa il microfono.
<< Ehm, dunque, vorrei ringraziare tutti di essere qui, anche se la festa non è stata assolutamente una mia idea, anzi … >>.
<< Leah, non fare l’ingrata! >> mi rimprovera Alice.
<< D’accordo, nonostante tutto sono felice di essere qui. Questo è il luogo in cui sono cresciuta e in cui ho amato molte persone che oggi non ci sono più. Ho tanti brutti e bei ricordi, ma oggi, guardandomi indietro, non ho alcun rimpianto. Tutto ciò che è accaduto qui è stato incredibile e credo che la colpa non sia di nessuno, ma sono gli eventi che ci hanno più volte trascinato in certe situazioni. Oggi, però, non voglio rivangare il passato. Siamo qui per festeggiare un evento meraviglioso, il mio matrimonio con Alex. Alex, dalla prima volta che ti ho visto ho capito che eri un idiota. Eppure oggi sono stata qui a rinnovare le mie promesse con te. E’ strana la vita, non trovi? Se dovessi descrivere l’uomo perfetto per me avrebbe poche cose in comune con te ... ma ti amo più di ogni cosa, e non cambierei niente di te. Spero che la nostra vita insieme duri il più a lungo possibile >>.
Ci sono degli istanti di silenzio. << E’ il discorso più lungo che abbia mai fatto in pubblico, non aspettatevi che dica altro! >> aggiungo bruscamente.
C’è un sonoro applauso.
<< Che strano discorso! >> commenta qualcuno.
 Alex mi guarda con un misto di affetto e divertimento. << E’ il discorso più strappalacrime che ti abbia mai sentito pronunciare, Leah >>.
<< Lo so >>.
Mi bacia e non c’è bisogno di dire altro.

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Capitolo 31
*** 31.Epilogo ***


Eccoci qua, siamo arrivati alla fine. Ho deciso di pubblicare l’epilogo contemporaneamente all’ultimo capitolo per farmi perdonare per il ritardo e chiudere la storia (quindi leggete il capitolo 30 prima :D) Buona lettura :)
 
Epilogo
Alexander
<< Mammaaaaa, mammaaaaa! Peter ha preso il mio bicchiere! >>.
<< Non è vero! >> ribatte un bambino lentigginoso con i capelli rossi.
<< Sì, è vero! Peter è bugiardo, Peter è bugiardo, Peter è bugiardo >> inizia a gridare una deliziosa bambina con i capelli biondi.
Peter si alza e butta la sorella giù dalla sedia.
Corro in sala da pranzo, dove trovo i miei due figli che si rotolano a terra in un ammasso di braccia e gambe. Li separo con la forza, mentre ancora si divincolano per tornare a picchiarsi.
<< Peter e Lily! Smettetela immediatamente! >> li redarguisco.
La signora Hake, la nostra cuoca, si precipita da noi, seguita da mia moglie. Forse credevano che i bambini si fossero fatti male, considerando le urla che hanno lanciato.
Sospiro di sollievo vedendo Leah che si avvicina determinata verso di noi.
La signora Hake si dilegua in cucina, dicendo che la cena sarà servita tra cinque minuti.
<< Avete fatto spaventare la signora Hake >> esordisce Leah, accostandosi ai bambini.
Lei e io ci scambiano uno sguardo complice e poi iniziamo a rimproverare Lily e Peter. Li facciamo sedere ai capi opposti del tavolo.
Lily insiste nel voler stare sulle mie ginocchia durante la cena, ma glielo proibisco.
La signora Hake, sempre calma e composta nonostante i nostri due terribili bambini continuino a urlare, inizia a servire la cena e mangiamo.
Rimproveriamo di nuovo le due pesti.
Così iniziamo a cenare: Lily e Peter imbronciati a causa del rimprovero, mentre Leah e io parliamo come se niente fosse.
Il giorno in cui abbiamo deciso di adottare un figlio, non immaginavamo che ne avremmo invece adottati due. Erano due gemelli rimasti orfani e avevano poco meno di un anno quando li accogliemmo nella nostra famiglia.
Leah si era innamorata immediatamente di quei due piccoli angioletti. Peccato che poi si rivelarono essere due diavoletti.
Peter e Lily Harvey hanno ormai otto anni e sono i bambini più disobbedienti, vivaci e impossibili che abbia mai conosciuto. Tuttavia sono i nostri figli e, anche se spesso ci fanno perdere la pazienza, sia io che Leah li amiamo incondizionatamente.
Sanno che sono stati adottati e sono a conoscenza del nostro “segreto”.
<< Mamma, quando potrò trasformarmi anche io in un lupo? >> chiede infatti Peter, guardando speranzoso Leah.
<< Quando inizierai a essere più maturo e non spingerai più tua sorella dalla sedia >> ribatte Leah, servendosi del purè. Fortunatamente la signora Hake sa del nostro segreto, suo figlio è un licantropo.
<< Io diventerò un vampiro come nonno Carlisle e gli zii >> esclama Lily.
Leah quasi si soffoca col purè.
<< Signorina, anche tu dovresti comportarti meglio con tuo fratello >> la rimprovero.
La bambina sbuffa. Finiamo la cena e ci alziamo per dirigerci in salotto.
<< Sono sicuro che in fondo si vogliano bene quando non sono impegnati ad azzuffarsi >> dico, mentre ci sediamo sui divani.
Peter afferma di odiare la sorella.
<< Che ne direste di fare pace? >> suggerisce Leah.
<< Non voglio assolutamente fare pace con quella scema! >> protesta Peter.
Prima che Lily possa controbattere, li prendo entrambi e li stringo a me, sul divano.
 I due protestano, ma poi iniziano a ridacchiare e ricambiano l’abbraccio rappacificatore.
<< Adesso andiamo tutti sulla mamma e le facciamo il solletico >> mormoro alle loro orecchie, come se Leah non potesse sentire.
I due si guardano, annuiscono, si alzano e si catapultano su Leah che fa finta di volersi liberare mentre i bambini le fanno il solletico.
Vado anche io da loro e prendo Leah sulle mie gambe.
Quando infine si stancano di lottare, crollano sul divano, stanchi.
Dò un bacio a Leah e sento un “bleah” provenire da loro.
Rido, alzandomi e dando dei baci anche a loro, che ricambiano. Sanno come far addolcire dei genitori arrabbiati. Leah ci guarda con affetto.
<< E’ l’ora di andare a dormire! >> ordino, causando le loro lamentele.
Li portiamo nella loro stanza – nonostante dicano di odiarsi, vogliono dormire e giocare insieme – e li mettiamo a letto.
<< Uffa, perché dobbiamo andare a dormire presto? >> protesta Peter.
<< Perché domani avete la scuola >> risponde Leah.
<< Ma anche tu devi andare a scuola! >> protesta Lily.
<< Sì, ma io sono un’insegnante, non un’alunna. Quando sarete adulti potrete andare a dormire anche voi quando vorrete >>.
<< Non vedo l’ora di essere grande >> dice Peter sbadigliando.
<< Peter, mi raccomando. Non portare rane o strane creature  a scuola per far spaventare i tuoi compagni >>.
<< Mamma, ma io non volevo far spaventare nessuno >> dice innocentemente il bambino.
<< Certo … buonanotte, bambini >>.
Diamo loro un bacio ciascuno, spegniamo la luce e chiudiamo la porta. Ci fermiamo qualche istante a sentire i loro respiri regolari. Si sono addormentati subito. Una volta li abbiamo trovati svegli alle due di notte, mentre costruivano un accampamento con le lenzuola e stavano tentando di accendere un fuoco in camera.
Prendo la mano di Leah e la trascino nella nostra stanza. Usciamo fuori, nel balcone. Il panorama di San Francisco si staglia davanti a noi, bello come sempre.
Guardo la donna che è accanto a me. Leah: mia compagna, amica, moglie e amante da ormai tanti anni.
<< Lo sai che oggi sono passati esattamente vent’anni dal nostro primo incontro? >> le chiedo.
Leah ci riflette. << Ricordi il giorno in cui ci siamo incontrati? >>.
<< Certo. Non potrei mai dimenticarlo >>.
Sorride, bellissima. Il suo viso non è invecchiato di un solo giorno, ma è diventata molto più matura, senza mai perdere il suo carattere forte e determinato. << Mi fai sentire vecchia >>.
<< Vecchia? Sei ancora una bambina >>.
<< Una bambina che ha più di quarant’anni >>.
<< Fin quando non raggiungerai i cento, sarai sempre una ragazzina per me >>.
<< Ripensandoci, rispetto a te sarò sempre una ragazzina >>.
Le metto le mani sui fianchi e la tiro verso di me. << Guardati, Leah. Avresti mai creduto di essere qui vent’anni fa? Insegni ai bambini, sei madre di due figli e, ultimo ma non meno importante, sei moglie di un uomo fantastico >>.
<< Un uomo con un piccolo ego >>.
<< E nonostante tu non mi abbia voluto promettere di stare con me per sempre, non hai ancora trovato un altro uomo >>.
<< Anche tu potresti trovare un’altra, magari più giovane >>.
<< Più giovane? Cielo, già mi sento un pedofilo con te >>.
Leah ride. << D’accordo, visto che oggi l’anniversario del nostro incontro, ti faccio un regalo >>.
<< Mmm speriamo i bambini non si sveglino … >>.
<< Non quel regalo >>.
<< No? Accidenti, devo veramente iniziare a cercare un’amante >>.
Leah mi pizzica il braccio. << Scemo. Volevo dire non solo quello >>.
<< Allora cosa? >>.
<< Volevo dirti una cosa: credo che ci siano buone probabilità che il nostro matrimonio possa durare per un tempo molto vicino all’eternità >>.
<< E’ la prima volta che lo dici >>.
<< Sono passati tanti anni, eppure voglio stare con te come se fosse il primo giorno >> dice con semplicità.
Metto una mano sul suo viso. << Ti stai addolcendo con gli anni >>.
<< Ti dispiace? >>.
<< Assolutamente no >>.
<< Non ti ci abituare, la mia parte bisbetica è sempre qui >>.
<< Lo so benissimo, amor mio. Lo vedo soprattutto quando rimproveri i bambini. Sembri una casalinga impazzita >>.
<< Sono così vivaci! >>.
<< Ricordi quando hanno buttato giù dal quinto piano il gatto di Edgar e Beatrix? >>.
<< Oppure quando li abbiamo lasciati da Seth e Kia e hanno fatto una guerra di cibo con i loro bambini? La casa era tappezzata di pasta e pomodoro >>.
<< Credo che nostra cognata sia rimasta sotto shock >> dico, ridacchiando.
<< Sono felice che Seth si sia sposato per amore e non per l’imprinting. Alex, pensavo che … i bambini hanno già otto anni, stanno crescendo velocemente >>. Leah mi guarda. So che sta pensando al mio primo figlio.
<< Non andrà come con Matthew. Con loro sarà diverso, sanno già tutto >>.
<< Sono egoista se ti confesso che spero si trasformino? Non voglio perderli. Anche se Lily volesse diventare un vampiro mi accontenterei, sarebbe meglio che perderla un giorno >>.
<< Non lo sei. E’ normale volere stare per sempre con chi amiamo. Tuttavia sarà una loro scelta vivere la loro vita come meglio credono. Ci sarò io accanto a te. Soffriremo e gioiremo insieme per ogni cosa che la nostra lunga vita ci riserverà >>.
Leah mi abbraccia forte e appoggia la testa alla mia spalla. << Grazie, Alex >>.
<< Grazie a te, mia piccola Leah >>.
<< Credo che presto dovremo lasciare San Francisco. Non dimostriamo la nostra età >> aggiungo, dopo qualche istante di pausa.
<< Lo so. Sarà dura per Lily e Peter ambientarsi in un nuovo posto >>.
<< Capiranno. Sono vivaci ma intelligenti  >>.
<< E la tua scuola di musica? >> mi chiede.
<< Lascerò qualcuno a gestirla. E’ arrivata l’ora di cambiare lavoro >>.
<< Io non voglio ancora cambiare il mio >>.
<< Troverai un nuovo posto in un’altra scuola >>.
<< Sai, credo che alla fine avrai ogni tipo di attività e non ne gestirai nessuna >>.
<< Mi piace cambiare. Di tanto in tanto tornerò qui per vedere come va, soprattutto con l’hotel. Mio padre ci teneva molto >>.
<< Lo so. Chissà come sarebbe stato felice di conoscere Lily e Peter >>.
<< Lo sarebbe stato senza dubbio. Tua madre e mio padre di certo lo sono, anche se i bambini distruggono le loro case ogni volta che andiamo a trovarli >>.
<< Non avevo mai visto Carlisle rimproverare qualcuno >> dice, divertita.
<< Ammettilo: ti sei affezionata ai Cullen >>.
Leah esita. << E’ normale. Fanno parte della tua famiglia e quindi anche della mia >>.
<< Quindi Nessie e Jake stanno per diventare di nuovo genitori? >>.
<< Già. Questo sarà il loro quinto figlio >>.
<< Evidentemente vogliono una famiglia numerosa >>.
<< Edward impazzirà con tutti quei nipoti >>.
<< Ogni Natale che passa siamo sempre di più. Presto ci toccherà festeggiare in uno stadio. Ormai tutti i mutaforma hanno figli >>.
<< E’ un’idea. Soprattutto se anche noi avremo altri figli >>.
<< Ne avremo altri? >> si allarma.
<< Magari saranno più mansueti >>.
<< Sei pazzo, Alexander >> ridacchia. << Proprio ieri chiedevi se Lily e Peter si potessero restituire >>.
<< Davvero? Non ricordo. Sarà perché la Luna Piena è vicina e inizio a dimenticare le cose >> dico, innocentemente.
La bacio e lei risponde con entusiasmo.
<< Ti andrebbe di … >> lascio la frase in sospeso, mentre lei mi sbottona la camicia.
<< Di … ? >>.
<< Lanciarci dal Golden Gate Bridge? >> concludo.
Leah ride, fermandosi. << Perché no? I bambini sono con la signora Hake. Possiamo andare. Faremo in fretta >>.
<< Signora Harvey, è piuttosto audace per essere madre di una famiglia >>.
<< Colpa del signor Harvey, è un vero mascalzone >>.
Tenendoci per mano, ci lanciamo dal balcone e iniziamo la nostra folle corsa lungo San Francisco, diretti al ponte, come due ragazzini al loro primo amore.
Glielo dico ogni giorno, con ogni sguardo, con ogni battuta, ogni litigio e ogni bacio: ti amo, Leah, e sceglierei sempre te tra miliardi di persone.
 

NdA
Siamo arrivati alla fine di un viaggio che è durato più di tre anni. Questa fanfiction è nata per scherzo, una sera di aprile, e mai avrei immaginato di mettere “sì” su “storia completa” o che qualcuno l'avrebbe letta e apprezzata. Quindi voglio ringraziare chiunque abbia letto questo mio piccolo esperimento, anche silenziosamente, anche chi mi ha dato solo una chance. Grazie di cuore, davvero.
Grazie a voi che avete recensito e che mi avete strappato più volte un sorriso di riconoscenza, spronandomi a  dare una conclusione a questa storia.
Grazie alla mia amica Giulia che ha letto una storia su twilight solo per me ❤ Questo è amore, eh! ahahah
Grazie a Kristen, senza la quale non avrei mai finito di scrivere. L'idea di questa storia è partita anche da lei e l'ha seguita anno dopo anno, rimproverandomi quando non scrivevo per pigrizia, aiutandomi quando restavo bloccata nella trama, parlandone fino a notte fonda. Questa storia è anche tua, Kristen, e se considero Alex mio figlio tu sei sua zia ❤ :D
Spero che abbiate apprezzato il viaggio di Leah tanto quanto io ho amato scriverlo.
Leah e Alex mi mancheranno e magari, quando sarò troppo nostalgica, scriverò ancora qualcosa su di loro. Tuttavia al momento ho altri progetti a cui potrò dedicarmi adesso che ho terminato con Leah.
Probabilmente prima o poi revisionerò la storia (mi saranno sfuggiti degli errori!)
Grazie ancora a tutti!

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