Warriors

di _Nai_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Warriors

-Capitolo 1-

Un altro sogno.

Deve avere, sei? Sette anni? è seduta ad un tavolo lungo, circondato da altri bambini, una trentina forse, che parlano e ridono rumorosamente.
"Non vedo l'ora di fare la lotta!" dice uno di loro, un bambino dai capelli rossicci, due grandi occhi color nocciola e il viso ricoperto da lentiggini,  alzando le mani in aria e sorridendo.
Lei ride, immaginandosi l'amico basso e magrolino prendere a pugni qualcuno.
"Certo Will! E io ti aiuterò! Saremo compagni!" risponde invece, tirando su una mano e agitandola.
Attorno a lei, invece, bambini giocavano seduti, ognuno alla propria postazione, altri disegnavano, e un gruppo si guardava in giro spaesati.
Poi il silenzio.
Improvviso e terrificante.
Sentì il suo corpo girarsi, senza che lei potesse controllarlo, per osservare la stanza circondata interamente da lastre, che rispecchiavano l'interno dell'abitazione. 
Vide il suo riflesso, il viso pallido era contornato dai lunghi e mossi capelli castani. I suoi occhi color nocciola erano spalancati formando sul volto un'espressione di pura paura. Si soffermò ad analizzare i vestiti che aveva addosso, erano completamente bianchi come quelli dei suoi compagni: dalle scarpe fino alla canottiera che portavano sotto una camicetta, su cui era stampata una sigla.
Provò a calmarsi cercando conforto nel viso del suo amico, che però non ricambiò lo sguardo, troppo concentrato a guardare in un punto della stanza.
Poi ecco il motivo di quella quiete, una figura stava entrando attraverso un varco tra gli specchi, e osservato da tutti i bambini si mise a sedere a "capo tavola".
Era vestito di bianco anche lui, ma al posto di una camicia indossava un grembiule lungo fino alle ginocchia. Da un taschino pendeva un cartellino su cui era stampato una foto, molto probabilmente una foto di riconoscimento, e la sigla identica a quella sui vestiti di tutti i bambini: C.A.T.T.I.V.O
Non la spaventò l'uomo, nonostante la corporatura massiccia e il viso severo, ma ciò che disse.
"Buongiorno Gruppo C, da oggi comincia il vostro addestramento."


Si svegliò, cercando di tenersi stretto il sogno e ricordare anche i più piccoli dettagli, sperando nell'utilità di quel ricordo in un secondo momento.
Nonostante fosse coperta dal lenzuolo, sentì il sole cocente ardere su tutto il corpo, e si rese conto di avere i vestiti ormai impregnati di sudore. 
Possibile che pure all'alba debba fare questo caldo?!
Si chiese, mentre si metteva a sedere, constatando che anche altri Guerrieri si stavano alzando, mentre alcuni si stavano preparando per il viaggio in silenzio. 
Nessuno parlò nell'attesa che fossero tutti pronti, non che a lei dispiacque, non era in vena di conversazioni, non da quando avevano perso molti compagni. Continuava a ripensarci, alle espressioni sui loro volti, quando li aveva fatti sperare in una vita migliore, e loro aggrappandosi a quel sogno riuscirono a trovare il coraggio per combattere, nonostante la paura fosse quasi palpabile nell'aria.
Scacciò via quei pensieri, lei era viva e nonostante fosse un pensiero egoista da parte sua, doveva andare avanti. 
Per lei e i compagni rimasti.
"Forza ragazzi, muoviamoci!" Will la fece tornare al presente, e una volta preso il suo zaino ed essersi coperto con il lenzuolo si incamminò, facendo capire agli altri di fare altrettanto. 
Del bambino basso e magrolino dei suoi ricordi, rimanevano solo i capelli rossicci ormai lunghi fino alle spalle, legati in un codino appena sopra la nuca, e le lentiggini, accentuate dal sole. Al suo posto c'era un ragazzo alto quasi due metri, dalla corporatura muscolosa ed imponente, freddo e distaccato con tutti. Non riusciva a ricordare se fosse cambiato prima o dopo il Labirinto, ma era sicura che l'unico momento in due anni in cui lo aveva visto sorridere fu nel sogno di quella mattina.
Se solo fosse riuscita a rievocare il suo passato...
"Deserto chiama Justice! Justice rispondi!" Elias. Il ragazzo sudamericano dagli occhi verdi le si era piazzato davanti sorridendo, affiancato dal suo amato giaguaro Zo-Zot.
Non mi abituerò mai, pensò lei al ricordo dell'arrivo dei due inaspettati amici; ogni mese, attravarso la Scatola, al Campo arrivava un nuovo Guerriero affiancato da un'arma. Non sapevano come e perchè, ma ognuno di loro ne possedeva una e solo il proprietario sapeva come manovrarla al meglio. Elias invece, oltre ad essere arrivato subito dopo l'arrivo di un altro Guerriero, era apparso con la sua frusta e il felino al fianco. Si era guadagnato l'odio di tutti per aver innescato la Fine del Labirinto, ma fu perdonato quando la sua presenza e la sorprendente capacità nel comandare l'animale, si era rivelata di vitale importanza durante lo scontro finale contro i Dolenti. 
Nonostante tutto, Justice temeva quel giaguaro, non solo per la sua stazza, ma per quello che avrebbe potuto fare quando non gli sarebbe bastato  la sua, ormai carente, scorta di carne in scatola.
Fortuna che quello strano Uomo Ratto aveva pensato bene di riempire un solo zaino di rifornimento..
"Andiamo, c'è una città piena di pazzi che ci attende!" rispose invece, incamminandosi al suo fianco e ammirando il primo edificio della città in lontananza. 




Nota Autrice: Salve! Spero davvero tanto che questo primo capitolo sia stato di vostro gradimento (nonostante la ridotta dimensione) e che siate curiosi di saperne il seguito! Colgo l'occasione per ringraziare tutte quelle brave personcine che si sono prese la briga di leggere e criticare (anche se nn lo hanno fatto, troppo buone) il mio capitolo prima che lo pubblicassi e mi hanno dato il coraggio per farlo! Grazie davvero!
Detto questo, alla prossima! :3


 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


-Capitolo 2-

"Ci siamo quasi..!" fu un sussurro, quasi inpercettibile, quello che uscì dalle labbra di Justice, alla vista di quei pochi metri che li separavano dal primo edificio al confine della città.
Ma come fosse stato un richiamo, attirò l'attenzione di Zo-Zot che alzò il muso per andarle vicino e strofinarlo contro il suo fianco.
Sono felice pure io Zo-Zot. Pensò, grattando dietro l'orecchio destro del felino e osservando ciò che aveva davanti.
Era una costruzione di soli 6 piani. Dalle finestre dei piani più in alto si innalzavano resti di tende, mosse dal poco vento, e quelle che un tempo erano mura, ora giacevano per terra in cumoli di macerie.
Ciò che rimaneva erano i muri dei primi tre piani, che davano l'impressione però di cedere da un momento all'altro. Di certo non era il massimo, ma bastava come riparo per una notte.
Si girò verso i suoi compagni con il sorriso sulle labbra e con la speranza di trovarne traccia pure sui loro volti, ma non fu quello che trovò.
Di fronte aveva dodici ragazzi ormai stanchi, sia per le ore passate a camminare sia per la situazione in cui si trovavano, con i visi rivolti verso il basso.
Sapeva che essere arrivati in città significava esser più vicini alla cura, ma rimaneva il pericolo di non trovare rifornimento e allora sarebbe stato tutto vano.
Davanti a lei c'era Danny, un ragazzo asiatico alto poco più di lei, che osservava l'edificio alle spalle della ragazza. Con una mano teneva il lenzuolo mentre l'altra era, come al solito, poggiata sul suo Chakram(una fascia di metallo forgiata ad anello), pronto ad usarlo in caso di pericolo, nonostante non avessero avuto problemi negli ultimi due giorni.
"Abitudine. E credimi, è sempre un bene essere pronti" le aveva confessato una sera, quando Justice gli aveva fatto notare la sua particolare usanza.
Di fianco al ragazzo c'era Alex, una ragazza con lunghi capelli neri, e gli occhi concentrati ad osservare qualcosa per terra.
Con entrambe le mani, invece, afferrava la cintura messa a tracolla del fodero della sua katana.
Nonostante la sua destrezza nell'usarla, quella non era l'arma con cui era arrivata al Campo.
Inizialmente possedeva un arco ma, durante il combattimento prima di lasciare il Labirinto, avendo finito le frecce era stata costretta a prendere l'arma di un compagno caduto.
Non ne aveva parlato con nessuno, ma Justice aveva riconosciuto subito quell'arma. Apparteneva a Nate che, prima di morire, era stato il ragazzo di Alex.
Infine, c'era Will che la fissava.
E lei, nonostante l'imbarazzo, non riusciva a togliere lo sguardo. Era come se gli occhi del ragazzo fossero incollati ai suoi, in modo da trasmetterle speranza, di riuscire a trovare del cibo, di arrivare tutti alla cura. Ma quello sguardo nascondeva qualcos'altro, qualcosa che non era mai riuscita a capire. Si era affezionata a quel ragazzo durante quegli anni passati insieme nel Campo, ma lui non aveva mai dimostrato affetto nè nei suoi confronti nè in quelli di nessun altro compagno; da far pensare a tutti che oltre ai ricordi, gli avessero cancellato pure il potere di provare emozioni. Tutti tranne lei. 
Il ragazzo fece per avvicinarsi ma, prima che riuscisse a raggiungerla, qualcosa di grosso uscì dalla sabbia sotto i loro piedi e un urlo tremendo s'alzò in quella mattinata afosa.
Tutti si dispersero.
Justice indietreggiò, seguita da Zo-Zot ed Elias. 
L'essere era caduto in mezzo al gruppo. Tutti impugnarono le loro armi e le puntarono contro la creatura.
Alex lanciò un grido. Vicino alla ragazza giaceva un Guerriero, era sdraiato sulla schiena e agitava le mani come se cercasse di non affogare nel proprio sangue.
Nessuno riusciva a distogliere lo sguardo dal corpo massacrato del ragazzo. Dalla vita in giù non rimaneva più nulla. Era stato tranciato in due.
Will e Danny si lanciarono sul ragazzo ferito, ma Justice sapeva che era inutile. Il compagno era già morto.
"Tutti pronti!" urlò Elias, spezzando quel momento di terrore.
Justice inpugnò la sua spada con entrambe le mani pronta alla scatto, quando la terra cominciò a tremare dietro di lei. 
Improvvisamente si ritrovò a guardare negli occhi un mostro.
Era una creatura grande quanto un toro, ma snella ed agile. Sulla testa aveva una folta criniera che finiva con lunghi, ma sottili tentacoli che agitava in modo nervoso. L'essere la stava studiando con occhi blu lucenti e freddi.
La ragazza osò guardarsi attornò e vide che altri mostri erano annidati sotto cumoli di sabbia. Non meno di venti animali, e li avevano circondati.
Tutti rimasero immobili.
"Oscar, Anna al mio segnale sparate tutto quello che vi rimane sugli esseri più vicini. Tu Danny prova a farne fuori più che puoi! Elias, tu sai bene cosa fare. Tutti gli altri, state con le armi pronte e al mio tre correte verso l'edificio!"
Justice sapeva che non sarebbero riusciti a sconfiggerli tutti, loro erano troppo pochi e troppo stanchi. 
"Uno!"
Dovevano solo arrivare nella costruzione e rinchiudersi dentro.
"Due!"
Non voglio morire..
"Tre!"
Il colpo secco di una pistola diede il via alla corsa verso la sopravvivenza dei Guerrieri.
Le loro grida, come i pensieri della ragazza, furono coperte dal rumore degli spari. L'animale davanti a sè, che si era voltata a guardare i suoi compagni, si accorse dei movimenti di Justice ed iniziò ad avvicinarsi ringhiando. I lunghi tentacoli, che prima si muovevano da tutte le parti, era dritti sulla testa e dopo un movimento secco, si scagliarono contro la giovane.
Lei girò su un lato e ne tagliò più che poteva ma, questo fece infuriare il mostro che si impennò sulle zampe posteriori pronto a travolgerla. 
L'animale emise un gemito e crollò a terra, ruggendo furiosamente. Qualcosa le aveva squarciato il ventre.
Era stato Will che la sua Kusarigama (simile ad una falce bipenne, con le lame girate in sensi opposti, legate da una catena)lo aveva colpito.
"Corri!" la ragazza non se lo fece ripetere due volte, e i due iniziarono a correre verso l'edificio. Colpivano le creature più vicine, aiutavano i compagni, senza mai smettere di correre.
Arrivarono all'edificio e si barricarono dentro, sperando che le creature si stancassero.
Le creature continuarono a spingere per alcuni minuti, poi il silenzio.
Justice cercava di percepire anche i più piccoli rumori da fuori ma a causa dell'adrenalina non riusciva a concentrarsi sui suoni attorno a lei, sentiva solamente i sangue pulsarle nelle orecchie.
Infine, riuscì a vedere un'ombra scura scivolare sui muri dell'abitazione. 
Le creature erano balzate sui piani superiori e si erano lanciati dentro.
Tutti i Guerrieri si girarono verso gli animali e si ritrovarono dei mostri che ringhiavano e camminavano tranquillamente, come se stessero assaporando quel momento, come se capissero che ormai i ragazzi erano in trappola.
"Attenti!" gridò qualcuno. Una bestia spiccò un balzo e colpì Elias, sollevandolo, proiettandolo in aria e facendolo ricadere sulla schiena.
Justice lanciò un urlo. "Elias!"
Si avvicinò al ragazzo pregando che fosse ancora vivo. Vide che al ragazzo mancava la mano destra, quella in cui teneva la sua frusta.Ti prego fa che sia ancora vivo.. 
Mise le dita tra la trachea e il grande muscolo del collo. Forza Elias!
Percepì dei lievi battiti, era ancora vivo. Prese dal suo zaino una maglietta e la strappò, per poi fasciare ciò che rimaneva del braccio dell'amico.
Si sentì un colpo provenire dall'ingresso dell'edificio e, da fuori, ricomparve la luce. Gli Esseri erano riusciti a sfondare i muri.
Justice si guardava attorno in cerca di qualcosa che potesse aiutarli, qualsiasi cosa. Vide dietro di lei, una serie di scalini che svanivano sotto l'asfalto. Un sotterraneo!
"Ragazzi c'è un sotterraneo! Rifugiamoci lì!" fece segno agli altri della direzione che avrebbero dovuto prendere.
I ragazzi rimasti iniziarono a correre verso la loro nuova meta. 
Justice prese Elias da sotto le ascelle, e cercò di trascinarlo dentro. Le forze la stavano abbandonando, e iniziava a vedere sfuocato. Fissava l'amico. Tu sopravvivrai Elias!  Tirò un urlo, trovando la forza necessaria per scendere quei pochi gradini.
Una volta dentro, appoggiò in corpo del ragazzo accanto al muro e indietreggiò di qualche passo per controllare gli altri. Arrivò per primo Zo-Zot, che si accucciò di fianco al corpo del padrone, seguito da Danny che reggeva Alex e infine Will. Il ragazzo si girò e chiuse il sotterraneo lasciando che il buio gli inghiottisse. Erano rimasti in cinque, sei con il felino. Sentì le lacrime rigarle il volto e indietreggiò ancora, sperando ingenuamente che fosse tutto un terribile incubo.
Sentì qualcuno bloccarla da dietro. Provò ad urlare, ma una mano le tappò la bocca.
"Non ti muovere hermana, o ti uccido!"



Nota Autrice: Rieccomi! Spero vivamente di aver reso al meglio la scena del combattimento! (le ho sempre odiate! avere in mente una certa cosa e non riuscire a renderle al meglio quando le si scrive ARGH)
Comunque, TA DA! Chissà chi sarà questo sconosciuto... ahah
Fatemi sapere cosa ne pensate, e soprattutto se vale la pena continuare questa "piccola" fanfiction!
Alla prossima (forse?) pive :*

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


-Capitolo 3-

Justice si calmò, mentre l'uomo alle sue spalle spostava il braccio intorno al suo collo. Un sudore nervoso le bagnava il corpo. Sapeva che la persona alle sue spalle poteva essere uno Spaccato e irritarlo sarebbe stato peggio.
Una luce squarciò l'oscurità del sotterraneo, che si prolungava in un corridoio collegandosi a sua volta ad altri, rivelando persone alle spalle dell'aggressore. Danny e Alex puntavano le torcie da un lato all'altro, in modo nervoso.
Justice voleva parlare, chiedere quanti fossero, e cosa volessero ma la presa dell'uomo alle sue spalle la minacciavano, pronte a stringersi se solo provava a fiatare. 
"Chi siete?" chiese una voce maschile. Nessuna risposta. 
Improvvisamente il braccio intorno al collo della ragazza si strinse privandola dell'aria. Lei iniziò a divincolarsi cercando di liberarsi dalla presa ferrea.
"Chi siete?" provò a chiedere l'aggressore con fermezza.
A Justice sembrava che i suoi polmoni potessero scoppiare da un momento all'altro. Provò ad allontanare il braccio dell'uomo con le mani, ma lui era troppo forte. 
Sperava che qualcuno rispondesse ma nessuno fiatò, così provò a parlare lei.
"C.A.T.T.I.V.O.." fu tutto quello che riuscì a dire. Il suo aggressore la lasciò andare, e lei riuscì di nuovo a respirare.
"Siete della C.A.T.T.I.V.O?!" la stessa voce di prima. Justice si girò per controllare chi fosse, e vide un ragazzo magro dai capelli biondi che la fissava incredulo.
Una risata ruppe il silenzio che si era formato. Will.
"Vorrai scherzare!" Disse cercando di placare la sua risata. "Quegli schifosi esseri ci hanno lasciato qui, in una zona deserta piena di pazzi, con l'intento di  arrivare alla cura per quello che abbiamo contratto! Noi non siamo della C.A.T.T.I.V.O!" urlò così forte le ultime parole che divenne rosso in faccia.
Le persone vicino a Justice continuarono a guardarli senza dire nulla. 
Erano tutti ragazzi. Erano sudati e malconci, ma non sembravano Spaccati. Non come quelli del dormitorio, o quelli che avevano incontrato durante il cammino verso la città. Dovevano essere uno dei due gruppi di cui l'Uomo Ratto aveva parlato.
Un gemito poco lontano rimbombò nel tunnel. Elias..!  Danny puntò la torcia verso il corpo disteso del compagno, rivelando agli sconosciuti la presenza del felino.
"Che caspio..!" urlò un ragazzo asiatico dai capelli neri, mentre indietreggiava con il suo gruppo. 
Justice prese al volo l'occasione per correre verso l'amico. 
Era pallido e nonostante si lamentasse continuava a tenere gli occhi chiusi. Gli accarezzò la fronte "Va tutto bene, tranquillo" gli sussurrò. 
La fasciatura improvvisata era ormai zuppa di sangue. Cercò il suo zaino e questa volta dovette usare i suoi pantaloni di ricambio. Tolse le vecchie bende, gettandole verso l'uscita, e fasciò il moncone con la nuova stoffa, cercando di stringere il più possibile. 
"Non ditemi che è stato quell'animale!" continuò l'asiatico, puntando il dito.  Nonostante la paura si leggesse in ogni volto di quei ragazzi, rimasero fermi a fissare a bocca aperta Zo-Zot , che si era accucciato dalla parte opposta, strofinando il muso sulla testa del padrone.
"Sentite noi vogliamo solo arrivare alla cura." disse questa volta Danny avvicinandosi al gruppo.
"Vogliamo che questo inferno finisca" continuò, abbassando lo sguardo. In quelle frasi si sentiva tutta la frustrazione e il dolore repressi e Justice sperava davvero che avesse convinto i ragazzi.
Ormai nessuno parlava, chi fissava il felino ed Elias e chi i due ragazzi davanti a loro.
"Dove le avete trovate?" chiese il suo aggressore indicando il Chakram di Danny. Justice lo studiò. Era un giovane uomo ispanico, aveva la stessa corporatura di Will, nonostante dimostrasse di essere più grande. Aveva lo sguardo diverso dagli altri, quasi selvaggio.
"Le abbiamo da quando siamo arrivati al Campo, intrappolati in mezzo al quel maledetto Labirinto" il rosso stava sfoggiando il Kusarigama, quasi in tono di sfida.
"Se solo avessimo voluto, sareste già morti.." Il ragazzo ispanico sfoggiò un sorriso inquietante, avvicinandosi a Will appoggiò la sua fronte a quella del Guerriero. Questo tese i muscoli delle braccia ma rimase comunque immobile.
"Sai cosa sono io?! Hermano io sono uno Spaccato, comprende? Potrei sfidarti in un duello e vincerei io, anche senza armi." I due non si mossero. Nessuno osava farlo. 
Poi un altro gemito, questa volta più forte, provenne da Elias.
Justice gli diede un pò di acqua da bere ma sapeva che non sarebbe bastato. Dovevano trovare qualcosa per aiutarlo a sopportare il dolore, per cambiare le bende più frequentemente.. dovevano arrivare il prima possibile al punto di incontro con quelli della C.A.T.T.I.V.O
"Chi glielo ha fatto?" Justice era talmente presa dall'amico che non si era accorta che il ragazzo biondo di prima le si era avvicinato. Non voleva rispondere, o meglio, non voleva rivivere il momento di poco prima e ritornò a fissare l'amico.
"Io sono Newt comunque! Non abbiamo avuto l'occasione per dirlo, ma noi.. siamo del gruppo A" 
"Razza di caspio da quattro soldi non avvicinarti troppo all'animale!" il ragazzo asiatico si era avvicinato all'amico e lo teneva da un braccio pronto a portarlo via. Il felino stava mostrando i denti agli sconosciuti.
Dietro di loro Will e lo Spaccato avevano smesso di minacciarsi e stavano parlando con Danny e Alex, mentre gli altri ragazzi erano lì per ascoltare. Stanno proponendo un accordo pensò lei.
Per tranquilizzare i ragazzi vicini iniziò a grattare sotto il mento di Zo-Zot e questo ritornò a sedersi facendo compagnia al ragazzo privo di sensi, mentre lei si alzava per conoscerli.
Si avvicinò al ragazzo biondo, Newt. Le sembrava molto familiare come se si fossero stati grandi amici in passato, ma forse era solo l'impressione di persona affidabile a confonderla.
"Io sono Justice" si presentò sorridendo " e comunque sono stati gli esseri là sopra a fargli quello"
"E io Minho" si intromise il ragazzo asiatico sorridendole, in un modo che a Justice ricordò il sorriso dello Spaccato prima di minacciare Will.
Fece per rispondere ma l'uomo ispanico la precedette.
"Io e il mio compadre qui siamo giunti ad un accordo!" disse guardando il rosso. "I ragazzi qui sono dei tipi a posto e abbiamo deciso che andremo verso la cura insieme. E poi hanno le armi, ci saranno molto d'aiuto. Per non parlare del muchacho lì" indicò Zo-Zot guardandolo come se fosse la cosa più bella in questo mondo.
"Riprenderemo appena Elias, il ragazzo disteso lì, avrà un pò di forza per camminare." Questa volta fu Will a parlare "Non credo ci vogliano più di sei ore, il tempo per riposare anche noi" aveva l'aria da vero leader, come se fosse nato per esserlo.

Dopo i discorsi di Will e Jorge -così si chiamava lo Spaccato- tutti si riunirono vicino a Elias, una sola torcia ad illuminarli. Alcuni dei ragazzi stavano mangiando, altri si erano già appisolati. Alex stava riposando appoggiandosi contro la spalla di Danny, che sorrise a Justice quando si accorse che li osservava. Nel suo gruppo tutti sapevano che il ragazzo aveva un debole per la ragazza dai capelli rosso fuoco, e tutto quell'orrore li stava avvicinando. Un sogno per Danny. 
Will invece era seduto vicino Jorge e i due parlavano sottovoce. Justice avrebbe voluto tanto sapere l'argomento, ma era troppo stanca per alzarsi. 
Controllò, invece, Elias per l'ultima volta e tornò a sedersi ai piedi del ragazzo, poggiando la testa contro il muro e chiudendo gli occhi pronta a riposarsi.
Sentì qualcuno accomodarsi al suo fianco. Controllò ed era Newt. Lo guardò con aria interrogativa.
"Non sopporto un minuto in più quel pive che russa" sussurrò indicando Minho che stavo dormendo seduto con la testa poggiata all'indietro sul muro e la bocca aperta, da cui sembrava che un rivolo  di bava stesse scendendo fino al mento. A Justice sfuggì una risata e si coprì la bocca con le mani per non svegliare nessuno.
I due parlarono delle loro diverse, ma allo stesso tempo simili, avventure. Dall'arrivo alla Radura al loro incontro. Non tralasciando nulla, neppure il racconto delle loro perdite nel gruppo. 
Newt alla fine si addormentò e Justice ripensò a quello che dovevano ancora affrontare. Tutto ciò che si poteva fare era pregare di non essere la prossima vittima. Con quel pensiero in testa le ci volle del tempo prima di addormentarsi. Un pensiero finale: chi sarebbe stato il prossimo?

Deve essere poco più grande, dieci anni forse. Lei e Will sono in una stanza vuota, completamente dipinta di bianco, insieme ad una donna dai capelli nero corvino legati in una coda. Indossa una tuta grigia, come quella dei bambini, con l'immancabile sigla della C.A.T.T.I.V.O. 
Si stanno esercitando nel combattimento corpo a corpo.
"Quando ti bloccano da dietro" disse la donna, indicando a Will di cingere l'amica in una morsa da dietro "devi sporgerti in avanti e mettere al tappeto l'avversario" Justice fece come le fu indicato e vide Will cadere sulla schiena in una smorfia di dolore. Scusami tanto  pensò sinceramente lei. La donna applaudì e sorrise ai bambini. 
"Vi ho mai detto che siete i più bravi?" commentò continuando a sorridere.
Suonò qualcosa, una campanella. Come quella della sua vecchia scuola, le mancava tanto la sua maestra e anche i suoi compagni.
"Ora della pausa piccoli!" la signora tirò fuori della chiavi e aprì la porta, rivelando un corridoio illuminato. I due bambini si scambiarono un ampio sorriso, e corsero fuori.
Il loro posto preferito era l'aula Magna, dove si riunivano tutti i bambini per giocare insieme.
Spalancarono le due grandi porti e trovarono dentro già diversi bambini che si rincorrevano o saltavano la corda.
Un bambino le si avvicinò, aveva due grandi occhi marroni e i capelli castano scuro. Le prese mano e le fece strada fino ad arrivare ad un gruppo di bambini intenti a disegnare per terra.
Un bimbo biondo le si avvicinò e la strinse in un abbraccio. "Ciao JJ!" le disse con un grande sorriso stampato sulle labbra.
"Ciao Newt" rispose lei.



Spazio Autrice: Rieccoci! Grazie per essere arrivati fin qui, vale molto per me! E scusatemi tanto per il ritardo! Ringrazio davvero tanto chi ha recensito i capitoli precedenti, e chi ha solo letto :3 
Bene.. alla prossima pive! *u*


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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


-Capitolo 4-

Justice si era svegliata con un senso di malinconia che, sicuramente, le avrebbe fatto compagnia per tutto il giorno. Riusciva ancora a sentire la felicità che provava nel correre in giro per quell'edificio che un tempo chiamava "casa", per poi rendersi conto che era tutto tranne che un posto adatto a dei bambini. 
In compenso però, il sogno le aveva confermato che poteva fidarsi di quel gruppo di ragazzi e soprattutto che poteva contare su Newt. Era ancora vivido quel sentimento nei confronti del bambino, ormai ragazzo, biondo che le stava dormendo accanto. 
Il Raduraio era nella stessa posizione di poche ore prima, ma la testa pendeva a destra quasi volesse poggiarsi sulla propria spalla. Il petto si alzava e abbassava a ritmi regolari e lenti. Sta proprio dormendo beatamente pensò, lasciandosi sfuggire un sorriso mentre combatteva la voglia di accarezzargli la guancia.
Era pronta a tornare a dormire quando si guardò intorno, per accertarsi che stessero tutti dormendo, e si accorse che qualcuno la stava guardando. Will. Il ragazzo le fece segno di seguirlo su per le scale. Justice era sicura che sarebbero usciti ma il rosso si sedette sugli ultimi gradini, e la seguì con lo sguardo mentre si accomodava.
Da quella postazione, per quanto poteva illuminare la torcia, riusciva a vedere tutti i ragazzi che dormivano.
Alcuni era poggiati uno sopra l'altro mentre altri, tra cui Jorge, dormivano nelle stesse posizioni di Newt e Minho, poggiati contro il muro. Lo Spaccato aveva le braccia incrociate sul grembo e la testa a penzoloni in avanti.
Quell'uomo non la convinceva, non solo per il fatto che sarebbe impazzito poco a poco ma c'era dell'altro e lei avrebbe scoperto cosa.
Poco più là dormiva Elias affiancato dall'inseparabile felino.
"Hanno qualcosa di speciale questi ragazzi.." iniziò Will "la C.A.T.T.I.V.O ha fatto diversi esperimenti con il nostro gruppo e con il loro." Il rosso continuava a fissare i ragazzi e Justice capiva che la cosa lo preoccupava. Aveva la stessa espressione di quando erano pronti a lasciare il Campo per scappare attraverso il Labirinto.
"Prima di scedere qui sotto, mi sono girato per controllare se quegli esseri ci stavano seguendo..." il ragazzo si girò per guardava dritto negli occhi, e l'espressione preoccupata di prima aveva lasciato spazio ad uno sguardo pieno di paura e rabbia. Justice avrebbe voluto abbracciarlo dirgli che sarebbe andato tutto bene ma il muscolo del braccio del ragazzo si irrigidì improvvisamente facendola sobbalzare "ma non c'erano più, Justice. Erano scomparsi."
La ragazza capì subito a cosa si riferisse l'amico, ancora prima che questo parlasse. 
La C.A.T.T.I.V.O aveva fermato quei mostri perchè sapevano che il gruppo A era nei sotterranei insieme a loro. Non volevano ferirli.
"Sapevano che erano qui e sono scomparsi. Loro sono speciali, Justice. Dobbiamo scoprire il perchè."
Il Guerriero fece appena in tempo a stringere la mano dell'amica quando un gemito proveniente da Elias attirò la loro attenzione. Il ragazzo si stava mettendo a sedere ma fissava incredulo la propria mano.
"No!" urlò improvvisamente "non la mia mano vi prego!" Justice corse verso l'amico che tirava calci in preda allo shock. 
Gli altri ragazzi che si erano svegliati a causa delle urla fissavano la scena immobili. Persino Zo-Zot aveva indietreggiato, spaventato dal comportamento del padrone.
"Elias calmati!" Justice cercava di avvicinarsi all'amico ma questo continuava a spostare lo sguardo dal moncone alla ragazza.
"Justice.."
"Mi dispiace Elias.. ma ora devi calmarti. Sei debole e devi conservare energie per il viaggio" la ragazza era riuscita a piegarsi al livello del Guerriero e gi fermò entrambe le braccia fissandolo negli occhi. Gli sorrise cercando di trasmettergli forza.
Improvvisamente lo sguardo di paura del ragazzo si mutò in rabbia, quasi inumana. Spinse la ragazza con tutta la forza che aveva, facendola cadere all'indietro.
"No!" urlò di nuovo. 
"Tu non capisci! Come farò adesso eh?!" il ragazzo sembrava impazzito così tanto che Justice sarebbe riuscita a scambiarlo per uno Spaccato.
"Ehi hermano vedi di darti una calmata!" Jorge era riuscito a mettersi tra i due ragazzi. Aveva la braccia lungo in fianchi e stringeva i pugni così forte da avere le nocche bianche. Dalla sua posizione Justice non riusciva a guardarlo in faccia ma sapeva che aveva la stessa espressione del giorno prima, durante la discussione con Will.
"Per caso la mamma non ti ha insegnato che non si toccano le donne?" continuò lo Spaccato.
In risposta il Guerriero emise un rumore simile ad un ringhio.
"Questa testa di sploff è più andato di Jorge! Sicuri che non sia uno di loro?"
Minho si era avvicinato a Justice per aiutarla ad alzarsi. Una volta in piedi la ragazza si guardò attorno e vide che i Radurai si era concentrati tutti sul muro alle sue spalle mentre i Guerrieri circondavano il lato sinistro di Elias. Ognuno aveva le proprie armi in mano. Era già successo che al Campo un Guerriero impazzisse e venisse poi esiliato. Ma succedeva quando un Dolente li pungeva, ed Elias non era stato punto. Non capiva quell'atteggiamento da pazzo. Forse il morso dei mostri avevano avuto lo stesso effetto.
"Lei è sempre stata la loro preferita! E hanno tolto la mano a me! A me che ho sempre collaborato!" 
Il silenzio.
Justice poteva sentire li sguardi dei Radurai su di lei e sperava che quelle parole non li spaventasse a tal punto di non voler continuare il viaggio insieme.
I suoi compagni, invece, continuavano a fissare l'amico, senza degnarle di uno sguardo. Avevano già sentito quelle parole, pronunciate da ognuno dei Guerrieri impazziti, ma non ne aveva capito mai il significato.
Elias continuava a girare la testa da un lato all'altro in cerca di un appoggio. Justice sperava che l'amico si calmasse e tornasse il ragazzo solare del Campo. Ma la sua speranza durò ben poco.
Elias cercò di avvicinarsi trovandosi Jorge in mezzo.
"Voglio solo dirle una cosa, non faccio nulla promesso!" il ragazzo ora sorrideva e continuava ad avere gli occhi spalancati.
Lo Spaccato inizialmente non si mosse ma poi gli lasciò via libera, continuandolo a fissare. 
Justice si ritrovò a fissare di nuovo i grandi occhi verdi di Elias. Ma nei suoi occhi non riusciva più ad identificare il suo amico ma solo una persona che stava impazzendo a causa degli esperimenti della C.A.T.T.I.V.O. 
Il ragazzo le sorrideva e avvicinò le sue labbra al suo orecchio, provocandole un brivido lungo tutta la schiena.
"Moriranno tutti.." le sussurrò "e sarà solo colpa tua Soggetto C2" Justice non sapeva come reagire, se credere alla parole di Elias. 
L'aveva chiamata Soggetto C2? Cosa significava?
Il ragazzo tornò a guardarla dritto negli occhi. Il sorriso era svanito. Il volto inespressivo. Si girò poi per tornare al posto in cui si era svegliato, e prese il su zaino.
Mentre il ragazzo si abbassava Justice vide che sul collo aveva una scritta, che prima non c'era.
"Cos'hai sul collo?" riuscì a chiedere, pentendosene subito con la paura di far scattare di nuovo un attacco di rabbia nel ragazzo. Questo si girò fissandola come se fosse pazza.
"Fammi vedere" si offrì Will che prese per le spalle l'amico ed osservarne il collo. Rimasero in quella posizione finchè Elias non si stufò e scrollò le spalle per liberarsi dalla presa del Guerriero.
"Allora? Cosa c'è scritto Leader?" Will lo fissò per una decina di secondi e quello che rispose non piacque a nessuno.
"C'è scritto Gruppo C, Soggetto C17.." Si guardò attorno per un altro paio di secondi "Soggetto C17, Il Killer"
Elias sorrise, come se fosse fiero di quell'appellativo.
"Direi che sono così bravo da far paura"
"Vattene.." Fu Danny ad intrommetersi questa volta. "Vattene o ti uccido" 
Se prima Justice sperava nel ritorno del suo amico ora aveva avuto la conferma che lo avevano perso per sempre. Elias iniziò a ridere come se quello che aveva detto Danny fosse stata la battuta più divertente al mondo.
Si girò così velocemente che Justice vide solo un'ombra muoversi. Elias aveva dato un pugno allo stomaco di Danny.
Justice sapeva cosa dovevano fare. Non potevano perdere  ulteriore tempo, il gruppo A doveva trovare i loro membri e i giorni a disposizione per arrivare alla cura stavano passando. Fu l'azione più dolorosa che Justice dovette fare, ma era nel bene di tutti.
Raccolse la sua spada e si avvicinò al sudamericano puntandogliela al collo.
"Elias vattene adesso e nessuno si farà del male" il ragazzo senza girarsi prese il suo zaino e si incamminò verso l'interno del Sottofondo. Quando scomparve dalla luce della torcia fischiò, e Zo-Zot lo seguì. Si fermò prima vicino a Justice e sfregò il muso contro il fianco della ragazza. Mi dispiace tanto Zo-Zot. 
I ragazzi rimasero a fissare il felino inoltrarsi nel buio dei sotterranei.
"Pensavo di aver visto tutta la sploff possibile in questo caspio di posto!" Minho aveva spezzato il silenzio che era calato.
"Già" rispose Newt.
"Mi dispiace per il vostro amico muchachos, ma dobbiamo andare."

Nonostante tutto quello che era successo con Elias, nessuno ne parlò durante il viaggio.
Jorge aveva deciso di passare per l'esterno perchè, secondo lui, era troppo pericoloso per via degli Spaccati e per via di Elias e Zo-Zot.
I Radurai avevano perso le loro protezioni per il sole così dovettero stare attenti a passare lungo le ombre proiettate dagli edifici. 
Per fortuna Jorge conosceva la città e riuscì a evitare la maggior parte degli Spaccati.
Fortunatamente durante il viaggio riuscirono a recuperare del cibo sufficiente a sfamare tutti.
Passarono la notte all'interno di un edificio e per una notte i sogni/ricordi di Justice la lasciarono stare e lei dormì tranquillamente, come non succedeva da tempo.
La mattina dopo Jorge e Minho si erano messi d'accordo per dividersi e controllare in giro. Ogni Guerriero erano finito in gruppi per difenderli in caso di bisogno.
Mentre Justice metteva a posto il suo zaino un Raduraio tornò di corsa. Frypan.
"Thomas..." disse mentre cercava di prendere fiato "Dei pazzi hanno preso Thomas e Brenda, hanno una pistola con loro!"
"Bene, andiamo a riprenderci i nostri amici" disse Jorge prima di mettersi a pianificare tutto.
Avrebbe recuperato i due ragazzi e sarebbero arrivati alla cura.
Il loro incubo sarebbe finito di lì a poco.


Note dell'Autrice: Rieccomi! Scusa l'immenso ritardo! La scuola mi uccide! Comunque, ecco qua il nuovo capitolo! Non l'ho riletto quindi sono sicura che ci sono degli errori.. sentitevi in dovere di farmeli notare che appeno riesco li correggo!
Nel prossimo capitolo FINALMENTE incontriamo Thomas! Non vedo l'ora di scrivere con lui *^* 
E all'inizio del prossimo capitolo metterò foto dei nostri Guerrieri :3
Alla prossima pive :*

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


-Capitolo 5-
Veloci ma silenziosi.
Entrare e uccidere chi non collabora.
Cercare Thomas e Brenda.
Uscire.
Continuare il viaggio.

Era questo il piano ideato da Jorge e Will. 
I due avevano preso in mano il comando e, a differenza di quello che avrebbero pensato in molti nel vederli discutere per la prima volta, andavano molto d'accordo. 
Quella sera i due erano intorno al fuoco a parlare da soli. Justice in parte era contenta per Will, oltre a lei non si era mai confidato con qualcuno.
Da una parte, però, quella confidenza improvvisa la spaventava, qualcosa in Jorge non la convinceva del tutto.
Ma dimenticava tutto quando vedeva spuntare un sorriso sulle labbra di Will in risposta ad una probabile battuta dello Spaccato.
"Quella testa di caspio del tuo amico ormai ha preso le parti del Leader.." Minho si era avvicinato alla ragazza offrendogli una barretta di cereali distrattamente. 
Justice sapeva bene che a Will piaceva tenere in mano le redini.
"Ha sempre fatt-" prima che Justice potesse prendere la barretta l'asiatico aveva iniziato a mangiarla e a parlare con la bocca piena.
"Mica ha scritto lui sul collo Leader o sbaglio? E mica lo conosce Thomas giusto?.. Sbaglio Justice?" Minho si era girato per assicurarsi che la ragazza lo stesse ascoltando.
"Quale scr-"
"Ma certo che no, uno di voi aveva un caspio di tatuaggio con sopra "Killer" magari lui ha tatuato "il complice"!!" Come se avesse visto un fantasma Minho si era zittito e fissava la ragazza.
"Non capisco.." Justice davvero con capiva di cosa stesse parlando.
"Justice tu che scritta hai?" 
"Minho davvero non capisco a cosa ti riferisca.."
"La testa puzzona qui parla del tatuaggio che tutti noi abbiamo sul collo" disse Newt avvicinandosi all'amico facendolo girare di spalle. Sul collo appena sotto il colletto si intravedeva una scritta. Justice si avvicinò per leggere. PROPRIETà DELLA CATTIVO. GRUPPO A, SOGGETTO A7. IL LEADER 
Un brivido freddo le percorse lungo la schiena. Era simile alla scritta che aveva Elias tranne per un particolare. Elias non aveva la prima parte del tatuaggio, che dichiarava Minho proprietà della C.A.T.T.I.V.O. O magari era Will a non averlo letto. 
"Il tuo invece Newt?" Chiese Justice. In risposta il biondo si era girato per mostrarle la scritta. 
Justice abbassò il colletto ma non si fissò subito sulla scritta. Notò con piacevole sorpresa che, nonostante l'esile corporatura del ragazzo, era muscoloso. I dorsali infatti era tesi e duri al tatto. Prima che la fantasia si imposessasse della sua ormai debole sanità mentale lesse il tatuaggio. Il Collante, ecco cosa era Newt. Forse era lui che teneva insieme il proprio gruppo. 
"Quindi, tu che scritta hai Justice?" Minho era davvero curioso. E anche Justice voleva saperlo. Si girò per far leggere ai due.
"Controllo io, maschietti" Alex prese velocemente il posto di Newt e abbassò il colletto della maglia della compagna.
"Nulla miei cari" Justice si sentì sollevata di non essere stata marchiata dalla C.A.T.T.I.V.O.
"Ora controlla me Cece" 
"Nulla!" rispose.
Controllarono anche Danny e Will. Nulla. I Guerrieri non avevano scritte. Nessuno tranne Elias. Tutti volevano sapere il motivo ma erano tutti troppo stanchi per fare ipotesi. 

Il mattino seguente tutti i ragazzi erano davanti ad un porta logora e piena di graffi. Appena sopra l'ingresso c'era una finestra rettangolare, senza vetro.
"Alcuni sono fatti mentre altri dormono!" sussurrò Danny mentre tornava in postazione. Tutti erano in attesa di un segno da parte di Jorge o Will.
Justice e i Guerrieri sarebbero entrati per primi, poi lo Spaccato ed infine Minho con i Radurai.
I due Leader si scambiarono uno sguardo d'intesa e Will iniziò a contare con le dita.
Uno.
Due.

Tutti erano pronti a scattare.
Tre.
Il rosso con un gesto secco spalancò la porta e i ragazzi entrarono.
Alex puntò ad una donna che si avvicinava minacciosamente al gruppo. La prese per la nuca e le fece sbattere la fronte contro il muro, facendola svenire.
Danny e Will stavano immobilizzando due uomini a terra, poggiando tutto il peso dei loro corpi sugli Spaccati finchè si arresero, ranicchiandosi in un angolo piagnucolando.
Justice con l'elsa della sua spada ne stese un altro.
Dietro di loro altri Radurai minacciavano alcuni Spaccati. Il caos dominava.
Una portà che conduceva ad una scalinata si spalancò, facendo uscire altre figure. Minho e Justice puntarono ai primi due. Una volta immobilizzati, l'asiatico fece segno a Justice di seguirlo nel piccolo seminterrato e scese per primo.
"A quanto pare vi siete sistemati bene" disse dal fondo della scalinata. Avevano trovato Thomas e Brenda.
Justice iniziò a scendere e si ritrovò in una piccola stanza. Al centro c'erano due sedie, occupate dai due ragazzi.
Gli occhi dei due si posarono sulla Guerriera, con sguardi curiosi.
"Abbiamo molte cose di cui parlare." rispose Minho liberando il ragazzo "Ma l'importante è che vi abbiamo trovato e salvato. Me ne devi una. Grossa."
Brenda, una volta liberata, corse vicino a Justice riservandole uno sguardo omicida e incrociò le braccia. Era sicuramente arrabbiata. Ma Justice non capiva per cosa. Continuò a fissarla finchè non rivolse l'attenzione a Thomas confessandogli che voleva tornare da Jorge. Una Spaccata . Probabilmente il suo comportamento era dovuto a quello. 
Un tonfo al piano di sopra le fece ricordare il gruppo di Spaccati al piano di sopra.
"Minho.." Justice voleva tornare dai compagni. I rumori della lotta erano cessati, segno che erano riusciti a tenere a bada i nemici, ma la situazione poteva sfuggire di mano. 
Prima che l'asiatico potesse rispondere, Thomas si avvicinò a Brenda per parlargli. 
Questa però gli urlò contro e poi sparì su per le scale. Il Raduraio indietreggiò di un passo come se lo avessero spinto. Brenda lo aveva decisamente ferito. 
Justice provò una morsa al cuore vedendo l'espressione triste di Thomas e gli rivolse un sorriso consolatorio, sperando di aiutarlo. Quello che ricevette in cambio, però, furono degli sguardi interrogatori di due Radurai.
"E io che pensavo che il tuo tipo di ragazzo fosse Newt!" disse l'asiatico sfoggiando un sorriso che arrivava da orecchio a orecchio.
Quando si accorse di quello che aveva fatto, ma soprattutto di quello che aveva detto Minho riguardo Newt,  imbarazzata salì velocemente le scale.
"Gli abbiamo trovati!" disse ai ragazzi. Altra mossa stupida dettata dall'imbarazzo. Brenda era salita prima di lei ed ormai tutti erano a conoscenza dell'accaduto.
I corpi degli Spaccati occupavano il pavimento, alcuni dormivano, altri erano abbracciati e tremavano; altri erano morti.
Jorge e Newt erano di guardia, camminando in cerchio lentamente.
Attirata l'attenzione Newt si diresse a grandi passi nela sua direzione, e prima che Justice potesse allargare le braccia e fare un'altra figuraccia, il ragazzo la superò per salutare l'amico.
"Cacchio Tommy, sono contento che tu non sia morto. Sono davvero, davvero contento" 
"Per me vale lo stesso" rispose Thomas. Justice non seguì più la conversazione dei due amici e si avvicinò a Will che controllava due Spaccati accasciati a terra. Di lì a poco sarebbero usciti dalla città per arrivare la cura. Ma non era quello che la preoccupava.
"Pensi che Elias..." non riusciva a finire la frase, non voleva finirla. Sperava che se  non l'avesse pronunciato non si sarebbe avverato. Lo sperava davvero.
"sia morto?" finì il rosso. "no.. è un tipo tosto." sospirò come se la cosa lo spaventasse davvero. "Ormai fa parte del Deserto."
"Justice!" la chiamò Newt. 
I Guerrieri si avvicinarono a Thomas e spiegarono tutto quello che sapevano. Partirono dalle armi per finire con l'esilio di Elias.
"L'Uomo Ratto non aveva accennato ad un terzo gruppo.." fu tutto quello che disse.
"Forse se lo è dimenticato." rispose un Minho pensieroso. 
"Per ora si sono rivelati degli amici" Seguì Newt rivolgendo un mezzo sorriso a Justice. Questa ricambiò, accorgendosi di essere fissata da tutti i presenti. Accidenti!
"Bene, dobbiamo muoverci. Adesso." Minho sapeva di contare sull'appoggio di Thomas e decise di riprendere il comando. Se la C.A.T.T.I.V.O lo aveva nominato Leader doveva esserci un motivo.
Gli Spaccati attorno che avevano capito che era meglio non seguirli, rimasero fermi.
Erano quasi tutti fuori quando dall'interno provenne un rumore di uno sparo.
Quando entrò, Justice si sentì gelare il sangue. 
Thomas era stato colpito alla spalla sinistra da un proiettile e giaceva per terra con Newt al suo fianco. 
Minho stava pestando a sangue il colpevole. 
Justice si precipitò vicino a Thomas seguita da Will. 
Il rosso con una sola mossa si era sfilato la maglietta e la stava premendo contro la ferita del Raduraio. 
"Posso tirare fuori quell'affare, ma mi serve del fuoco!" Jorge. 
"Non possiamo farlo qui!" Will continuava a premere sulla ferita ma tutti sapevano che non sarebbe bastato. 
"Andiamocene da questa caspio di città!" Minho si era posizionato ai piedi di Thomas e con un cenno ordinò a Will si fare lo stesso al lato opposto. 
Tirarono su il Raduraio che urlò. Un urlo disumano pieno di dolore. Ma fortunatamente Thomas svenne. 

Erano riusciti ad allontanarsi dalla città. 
Avevano accesso un fuoco. 
Jorge era pronto ad operare. 
Justice si offrì di  tenere fermo Thomas con l'aiuto di Minho.
Lo Spaccato riuscì a togliere il proiettile ma il ragazzo non dava nessun segno di miglioramento. Continuava a perdere sangue e diventava sempre più pallido.
Conosceva i Radurai da pochi giorni ma si era già affezionata  a loro, forse per via dei ricordi o per via della stessa situazione in cui si trovavano. Ma si accorse di essersi legata a quei ragazzi molto di più di quanto pensava. Non voleva perdere nessuno di loro. Non ora che erano così vicini alla fine.

Il mattino seguente i ragazzi furono svegliati da un ronzio profondo, pieno di colpi pesanti.
"Una Berga!" fu tutto quello che riuscì a sentire Justice, da Jorge forse. 
Will le era corso accanto e la cingeva da un fianco. Non lo aveva mai fatto ma non le dispiaceva. Si sentiva al sicuro con l'amico.
"Non staccarti da me, chiaro?" non capiva tutta quella paura ma annuì lo stesso.
Dalla Berga scesero delle persone vestite nel modo più strano che Justice avesse mai visto. 
Indossavano delle tute verde scuro, con una sigla scarabocchiata sul petto.
Due di loro si diressero verso Thomas. Volevano prenderlo, ma per cosa?!
Uno di loro invece si avvicinò a Will e Justice, porgendo la mano a quest'ultima.
"No.." fu un solo sibilo ma Justice riuscì a percepire tutta la rabbia con cui Will lo pronunciò. 
Ma quello che accadde la spaventò a morte. 
Il suo corpo aveva preso a muoversi da solo. 
Fece roteare Will da una parte e accettò la mano dello sconosciuto, che l'accompagnò sul mezzo di trasporto. 
Sentiva delle voci dietro di lei. 
Tutti le stavano chiedendo di tornare. 
Lei voleva urlare, chiedere aiuto ma non riusciva a comandare il suo corpo. Quando arrivò sulla Berga un altro sconosciuto si avvicinò e la saluto "Ciao Justice!" e poggiandole un fazzoletto sul viso la fece svenire.

Si risvegliò su un letto. Da una braccio era collegata ad un flebo. Dall'altro le stavano prelevando del sangue. Provò ad agitarsi ma una figura la immobilizzò.
"No no Justice, ferma! Ti farai del male!" lo sconosciuto le sistemò un ciuffo sulla fronte, con un gesto quasi -quasi- afettuoso.
Justice avrebbe voluto ribellarsi ma si sentiva debole. Voleva chiudere di nuovo gli occhi.
"Perchè..?" riuscì a chiedere mentre il sonno si stava impadronendo di lei. 
Lo sconosciuto le sussurrò all'orecchio una cosa che non avrebbe mai dimenticato.
"Tuo fratello ne ha bisogno."
Poi il buio.

Sveglia di nuovo.
Questa volta non era più collegata a nulla.
Con grande sforzo si mise seduta. Una volta constatato che poteva camminare, si avviò verso la porta. . 
"Apritemi!" urlò, battendoci contro. 
Silenzio.
Passarono diversi minuti prima di sentire dei rumori dall'altra parte. Qualcuno stava armeggiando con la serratura, aprendola.
"No.." non era reale. Non poteva esserlo.
"Ciao Justice, come te la passi?"
La persona che le stava sorridendo non era uno degli sconosciuti vestiti con le strane tute verde scuro, e non indossava un camice bianco.
Non faceva parte della C.A.T.T.I.V.O, o almeno così pensava.
Era Elias.
"Vieni, andiamo a farci due passi!" il ragazzo le porse un braccio.
Ferita dal tradimento del ragazzo indietreggiò, fulminandolo con lo sguardo.
"Non vuoi sapere come sta Thomas?" Thomas, se ne era completamente dimenticata. Si sentì in colpa. Voleva sapere come stava il ragazzo, e soprattutto voleva sapere la verità su Elias. 
Accettò l'appoggio di Elias e i due percorsero un corridoio lungo e pieno di porte. Si fermarono davanti ad una di quelle ed Elias la spinse delicatamente dentro. 
Era una stanza buia. La parete a destra era trasparente e permetteva di vedere cosa c'era nella stanza a fianco. 
Justice si appoggiò e vide Thomas sdraiato su una barella, immobile.
"Tranquilla sta dormendo" Elias l'aveva raggiunta e sorrideva. Justice era terrorizzata dal comportamento del ragazzo ma sperava che lui non lo capisse. Voleva solo andarsene.
"Tuo fratello è davvero un tipo forte." Justice era sicura che il suo cuore avesse smesso di battere per un paio di secondi a quella confessione. Si girò verso Elias per capire se stesse scherzando ma il ragazzo era serio. Il suo sguardo faceva capire che era la verità.
"Sei così bella quando sei spaventata.." Justice non si era accorta che il volto di Elias si stava avvicinando al suo. 
Sentì le labbra di lui appoggiarsi alla sue. Lo spinse con tutte la forza che aveva e gli diede un pugno. Dal labbro inferiore di Elias iniziava a colare del sangue. Glielo aveva rotto.
"Ma che diavolo!" di nuovo Elias il pazzo.
Justice corse fuori dalla stanza e cercherò di entrare in quella di Thomas, suo fratello. Non riusciva ancora a crederci, ma nonostante tutto voleva salvarlo. Anche se non sapeva da chi.
La porta era chiusa a chiave. Muoveva la maniglia ma nulla.
Un dolore atroce le colpì la nuca.
Qualcuno la stava tirando dai capelli.
"Sono contento per tutto quello che ti succederà Justice.."
Un altro dolore, questa volta più forte. 
Poi di nuovo il buio.


Spazio Autrice:
 Salve cari lettori! Se siete arrivati fin qui vi ringrazio davvero con tutto il cuore! GRAZIE GRAZIE GRAZIE
Comunque eccoci qua! Justice e Thomas sono fratelli! Ed Elias? Collabora con la C.A.T.T.I.V.O? 
Come promesso ecco le foto dei nostri Guerrieri e le loro armi! Alla prossima! :*
 
 
WILL.                                                                           JUSTICE                                                                         


ELIAS


DANNY                                                                                 ALEX

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


- Capitolo 6 -

Justice sapeva di essere svenuta a causa del colpo di Elias, ma quello che non riusciva a capire era il motivo che aveva spinto l'amico ad agire in quel modo.
Intuì di essere in uno stato di trance quando provò a sedersi e non ci riuscì.
Era coscente, sentiva di essere su qualcosa di morbido, un letto probabilmente, e riusciva ad udire il rumore di un Monitor che le controllava i parametri vitali. 
La preoccupava il fatto di avere gli occhi chiusi e non riuscire ad aprirli o muovere il suo corpo. 
Sentì qualcuno stringerle delicatamente la mano, darle un bacio veloce su una tempia e poggiare poi la fronte contro la sua. 
Lo sconosciuto rimase in quella posizione per un paio di secondi e prima di allontarsi le diede un altro bacio, questa volta più lentamente, come se fosse l'ultima cosa che avrebbe fatto nella sua vita.
Non sapeva chi fosse stato a darglielo, ma era sicura di essere riuscita a percepire l'amore nei suoi confronti. Le fece ricordare qualcosa, una sensazione di quando era piccola, quando prima di addormentarsi una figura la salutava con un bacio, sua madre. Provò di nuovo, invano, ad aprire gli occhi.
D'improvviso sentì un dolore lancinante sulla tempia, qualcosa l'aveva punta e venne catapultata in un altro sogno-ricordo.
Questa volta, però, il sogno si stava svolgendo in un modo completamente diverso. 
Assisteva alla scena da esterna, non più dal punto di vista della Justice del passato. Poteva muoversi come voleva.
La Justice del ricordo deve avere 13 anni ed è seduta per terra all'angolo di una stanza completamente bianca. Non si riusciva nemmeno a capire dove si trovasse l'uscita ma alla piccola non importava cosa la circondava.
Nascondeva la testa tra le braccia incrociate, che poggiavano sulle ginocchia.
Il suo corpo tremava appena e si udivano dei leggeri singhiozzi. Stava piangendo.
Justice si accovacciò vicino alla piccola e istintivamente poggiò una mano sulla testa per consolarla.
Ma questa l'attraverso. 
Un brivido freddo le percorse la schiena prima di rendersi conto che quello era un ricordo e lei era come un fantasma, non poteva toccare le cose e tanto meno cambiarle.
La piccola alzò la testa e Justice riuscì a guardarle il viso, gli occhi erano rossi e gonfi a causa del pianto e i lunghi capelli spettinati. 
La bimba si guardò intorno alla disperata ricerca di qualcuno o qualcosa e si diresse di corsa verso una parete. 
Spalancò una porta e rimase ferma sulla soglia, guardandosi prima a sinistra e poi destra per poi controllare di nuovo l'interno della camera.
Se non fosse stato un ricordo Justice avrebbe sicuramente pensato che la piccola stesse aspettando lei prima di uscire. 
Tuttavia lo prese come un invito a seguirla e la ragazza si alzò per raggiungerla.
Fece appena in tempo ad avvicinarsi alla piccola che questa corse verso la fine di un lungo corridoio girando poi a sinistra.
Justice dovette correre per starle dietro ed era tempo che non correva in quel modo, le sembrava passata un'eternità. Amava correre, la faceva sentire libera e la distraeva dai suoi pensieri, e quasi -quasi- le mancava andare in giro per il Labirinto ogni giorno.
Le due si fermarono davanti all'Aula Magna. 
La piccola cercò di origliare poggiando l'orecchio sulla porta, e Justice la imitò. Riusciva a sentire solo una voce femminile ma era sicura che non ci fosse solo lei all'interno e pure la bambina al suo fianco lo aveva capito. Si era allontanata dall'entrata e aveva uno sguardo serio, come se stesse prendendo coraggio per entrare. E così fece.
Spalancò le porte e Justice si ritrovò davanti una trentina di bambini, solo maschi, seduti, che seguivano il discorso di una signora bionda seduta ad una scrivania accompagnata da altre due figure. 
Justice riconobbe la prima, L'Uomo Ratto ma non aveva mai visto la seconda. Era una uomo imponente vestito di bianco. Aveva il viso coperto interamente da bende, tranne che per gli occhi.
Ritornò ad osservare i bambini e li riconobbe, erano i Radurai.
"Signorina Justice lei non dovrebbe essere qui" disse la donna.
Le due sussultarono all'unisono. 
La piccola era entrata impulsivamente e non aveva idea di come comportarsi e tutti i bambini la fissavano.
Un bimbo dai capelli castano rossiccio le corse incontro e si scusò con lo sguardo, alla donna bionda.
"Justice va via!" le sussurrò, poggiandole le mani sulle spalle per guardarla negli occhi, con uno sguardo preoccupato.
"Tommy.." riuscì a pronunciare la bimba prima di iniziare a singhiozzare. Il fratello la strinse forte cercando di calmarla e lei si aggrappò alla maglietta del bambino. Nessuno parlò o fece nulla.
"Bene.." disse infine la donna rassegnata, avvicinandosi con passo svelto ai due. 
Li staccò e prese per un braccio la piccola accompagnandola fino alla scrivania, e costringendola a sedersi vicino all'uomo bendato. 
Justice capiva che l'uomo la spaventava: lei lo guardava con bocca e occhi spalancati, di sicuro era la prima volta che lo incontrava, e cercò disperatamente lo sguardo del fratello.
Avrebbe voluto fare qualcosa ma si limitò, con grande dispiacere, ad assistere.
"Prima che la nostra amica ci interrompesse" la donna rivolse un sorriso sforzato alla piccola "stavo spiegando come vi rimuoveremo la memoria" si interruppe per appoggiarsi alla scrivania prima di continuare "vi impianteremo nel cervello un chip che ci permetterà di controllare i vostri parametri e, appunto, non farvi ricordare la vostra attuale e passata vita" un brusio si alzò nella stanza.
I bambini iniziavano ad agitarsi così come la piccola, che aveva iniziato a tremare e mordersi il labbro inferiore.
"Calmi calmi, non è un'operazione invadente e non sentirete alcun male! Ora vi chiedo gentilmente di mettervi in fila indiana così da assegnarvi ai corrispettivi gruppi di chirurghi" concluse la donna tornando dai suoi colleghi.
Nonostante la paura i bambini obbedirono e iniziarono a posizionarsi, mentre dall'entrata facevano ingresso delle persone vestite con una strana tuta verde.
Questa volta fu l'Uomo Ratto ad avvicinarsi ai bambini con un elenco in mano, e iniziò a catalogare diversi Radurai, che Justice non conosceva, e i bambini uscivano dalla stanza accompagnati dai dottori.
Rimase, infine, un gruppo formato dai piccoli Minho, Newt, Frypan, Alby e Thomas.
Prima che la donna desse le indicazioni, la piccola Justice corse tra le braccia del fratello ricominciando un pianto disperato.
"Justice.." fece il bambino accarezzando i capelli della sorella.
"Ti prego Tommy non andare! Ti prego!" urlò. 
Uno dei dottori si era avvicinato alla bimba e prendendola da sotto le ascelle tentava di dividerla dal fratello.
La piccola iniziò a scalciare riuscendo a colpire lo stinco dell'uomo che gridò di dolore. 
L'uomo era piegato in due e la bimba colse l'occasione per dargli un calcio nello stomaco, facendolo cadere di schiena. 
Osservò un attimo la sua vittima agonizzante e tornò da suo fratello.
"Tommy rimani con me" pregò. 
Mentre i due si guardavano, dietro di loro partirono degli applausi.
Erano le tre figure sedute alla scrivania.
"Avevamo ragione su voi due!" disse la donna continuando ad applaudire e sorridendo.
"Avete del grande potenziale! E mio caro Thomas.." continuò l'Uomo Ratto accarezzando i lunghi capelli della piccola Justice "ringrazia tua sorella. Eravamo indecisi se mandarti ora o tenerti ancora con noi per lavorare con voi due, e Teresa. Ma dopo questa dimostrazione dovremo posticipare la tua partenza al Labirinto"
A quelle parole il volto della piccola si illuminò e sorrise al fratello che però non ricambiò. Guardava preoccupato i suoi amici.
"Bene. Voi quattro potete pure andare!" concluse la bionda.
I bambini con i volti tristi iniziarono a seguire i dottori.
Un bimbo biondo si allontanò dal gruppo e si fermò davanti Justice, le sorrise e l'abbracciò "Facciano quel che vogliono, io non mi dimenticherò di te JJ. MAI" si sciolse dall'abbraccio, le diede un bacio sulla fronte e dandole un'ultima carezza sulla guancia si girò verso l'amico "Tommy ti affido JJ" sorrise all'amico, ed era un sorriso vero e preoccupato.
Newt stava affidando JJ al fratello, voleva che fosse al sicuro ora che lui doveva andare. 
I due si scambiarono un'ultimo abbraccio prima che il biondo raggiunse di corsa i compagni che lo aspettavano sulla soglia dell'uscita.
Prima di varcarla i quattro si girarono e sorrisero ai due amici, salutandoli con un gesto della mano.
Justice si accorse che stava piangendo quando iniziò a vedere sfocato, quella scena era stata straziante per lei. 
Si asciugò le lacrime ma quando riaprì gli occhi non si trovava più nell'aula Magna.
Era vicino ad una piccola Justice distesa su un letto, non stava piangendo e non aveva paura, stava fissava il soffitto.
Una figura irruppe nella stanza, era l'Uomo Bendato. 
La piccola si accorse della sua presenza e si sedette, rivolgendogli un sorriso.
Justice non capiva il suo comportamento, nel ricordo di prima la bimba era terrorizzata dall'uomo mentre ora era felice della sua presenza.
"Justice.." disse ricambiando il sorriso. 
Justice riconobbe quella voce. L'aveva già sentita prima. Era la voce dell'uomo che le aveva sussurrato "Ne ha bisogno tuo fratello" all'orecchio quando le stavano prelevando il sangue. Un brivido freddo.
La piccola e l'uomo si abbracciarono.
L'uomo si sedette su una sedia e iniziò a togliersi le bende.
Justice aveva paura di cosa avrebbe rivelato, forse una faccia maculata o un viso deforme. Aveva paura, tanta.
Ma ciò che vide non era nessuna delle opzioni, l'uomo aveva un volto normalissimo tranne per una cicatrice che gli attraversava la guancia. Aveva i capelli castani con qualche ciocca grigia, e due grandi occhi nocciola che trasmettevano sicurezza. Justice continuava a capire, perchè coprirsi un volto normale?
"Sai vero che adesso ti rimuoveranno la memoria? E che ti manderanno nel Labirinto?" chiese lui e la piccola annuì.
"Bene. Non devi avere paura. Ma devi sapere una cosa.."
"Cosa?"
"Sarai l'unica del tuo gruppo a non ricordare."
"Perchè?"
"Beh, con il tuo gruppo vogliamo fare un esperimento diverso dagli altri due."
La bambina si ammutolì e fissava a terra.
"Perchè io e non Will?" chiese in un sussuro quasi udibile.
L'uomo aspettò dei secondi prima di rispondere "Perchè tu sei speciale"
Justice si aspettava che la piccola chiedesse delle spiegazioni a riguardo, lei voleva sapere ma la bimba si limitò ad annuire.
"Ma loro possono dirmi di ricordare vero? Mi aiuteranno a riacquistare i miei ricordi, no?"
"Non potranno. Glielo vieteremo. Ricordi? I chip ci permettono di controllarvi. Appena qualcuno cercherà di dirti la verità noi lo fermeremo." le prese una ciocca di capelli e gliela sistemò dietro l'orecchio.
"Perchè noi abbiamo le armi e gli altri no?" i due ora si guardavano negli occhi.
"Te l'ho già detto, con voi stiamo facendo un diverso esperimento"
"E quando potrò rivedere Tommy?" la domanda lo aveva sicuramente colto alla sprovvista. L'uomo spalancò gli occhi e strinse i pugni talmente forte da far diventare le nocche bianche.
"Quando uscirai dal Labirinto Justice" l'uomo capiva la paura della bimba e le prese delicatamente il volto.
"Andrà tutto bene piccola.." le sorrise.
"Rimarrai con me?" chiese la piccola cercando di trattenere le lacrime.
"Certo! Che domande!" rise. I due si abbracciarono di nuovo.
"Grazie ... papà"
Justice era sicura di aver smesso di respirare per un minuto buono, la scena davanti ai suoi occhi stava svanendo per portarla in un nuovo ricordo. 
"No!" provò ad urlare correndo verso i due. Voleva, doveva sapere!
Ma la scena cambiò.
Si ritrovava nella stanza dove l'aveva portata Elias.
Era il momento dopo che le aveva rivelato che Thomas era suo fratello.
Elias la guardava negli occhi, disperato, mentre lei gli supplicava delle spiegazioni.
"Justice mi dispiace! Mi dispiace davvero tanto! Io non potevo farlo!" le disse afferrandola dalle spalle. Odiava che tutti la prendessero in quel modo, si sentiva piccola e indifesa.
"Volevano che gli uccidessi tutti! Ma io non potevo! No! Loro sono miei amici!" urlava, ma lo sguardo in Justice faceva intendere che lei non aveva idea di cosa stesse parlando.
Poi di nuovo l'uomo. Era entrato nella stanza e cercava di calmare Elias sbattendolo contro il vetro. Justice era corsa all'angolo, impaurita.
L'uomo si accorse, o meglio notò la sua paura e la raggiunse, accovacciandosi per essere alla sua altezza.
"Piccola.. va tutto bene!" le disse accarezzandole delicatamente la guancia. 
Ma Justice lo allontanò bruscamente. 
"Chi sei? Cosa vuoi da me?" urlò lei, non capendo nulla. Desiderava andarsene, prende suo fratello e tornare dai suoi amici.
L'uomo parve ferito e tornò a guardare Elias.
"Spero che tu sia felice! Ora dovrò toccare di nuovo il cervello di mia figlia per farle dimenticare quello che sta guardando! Pensi che mi piaccia?" Elias sembrava impaurito da quell'uomo e non rispose.
"Ora la porteremo di là e le cancelleremo la memoria, e poi dovrai inventarti qualcosa per farti odiare.. intesi?"
Il ragazzo non rispose, riusciva solo a fissare la ragazza impaurita con uno sguardo di scuse.
"Signorino Elias devo ricordargli che abbiamo sua madre?" quella minaccia attirò l'attenzione del ragazzo che annuì di malavoglia.
"Bene" disse suo padre prima di uscire dalla stanza.
Elias si avvicinò a Justice, che era entrata in uno stato di shock e non si muoveva. 
Le prese il volto tra le mani.
"Mi dispiace tanto!" fece una pausa "Io ti amo così tanto Justice, non ti farei mai del male! E neanche a loro! Devi credermi! Ma se non faccio quello che mi dicono la uccideranno capisci?" disse disperato, le mani del ragazzo tremavano e sudavano freddo.
"Ti amo così tanto..." concluse appena prima che la scena cambiasse di nuovo.
Ritornò nel suo corpo, e riuscì ad aprire gli occhi. 
Le ci volle un pò per abituarsi alla luce. 
Era distesa sul letto in cui si era svegliata dopo che l'avevano prelevata dalla Zona Bruciata.
Nonostante il dolore in tutto il corpo e la testa che le girava vorticosamente, provò a sederti.
"Piano piano!" disse un uomo aiutandola.
Suo padre.
Justice lo guardò terrorizzata. Aveva tante domande da fargli, ma aveva ricordato troppo cose tutte insieme e non riusciva a parlare.
L'uomo guardò dietro di sè preoccupato.
"Piccola abbiamo poco tempo!" disse allarmato, aspettandosi una risposta o una domanda. Ma Justice non riusciva a parlare.
"Tuo fratello sta affrontando una prova in questo momento. Teresa e Aris lo hanno preso! E ai tuoi amici hanno tolto le armi" continuò, sedendosi su una sedia.
"Sto rischiando molto a dirti questo, e ancora di più nell'averti fatto ricordare alcune cose estremamente importanti" controllò di nuovo dietro di sè. 
"Devi promettermi che non dirai niente, per il tuo bene e quello di tuo fratello! Nessuno deve sapere di questa conversazione Justice chiaro?" chiese in un sussurro.
Justice continuava a tacere e l'uomo la scrollò delicatamente, sperando in una sua reazione. Lei annuì appena.
"Ora arriva la parte difficile. Da un momento all'altro verranno a prendermi per uccidermi." a quello parole Justice si riprese. Aveva appena ricordato di avere una famiglia e gliela volevano portare di nuovo via. Prese la mano del padre e gliela strinse.
"Oh, piccola. Non mi farò prendere! Da chi credi di aver preso le tue doti da Guerriera?" rise "mi aiuterai a stenderli. E poi ti dovrò lasciare su una montagna. Se non sbaglio ci dovrebbe essere tuo fratello, devi raggiungerlo." aveva parlato talmente veloce che Justice riuscì a malapena a capire quello che le stava spiegando, ma nonostante tutto aveva chiaro il piano in testa.
"Al momento giusto mi farò trovare e vi spiegherò tutto" concluse.
Improvvisamente la porta si spalancò e cinque figure in tutta verde si lanciarono contro l'uomo.
Suo padre ne stese uno, colpendolo alla nuca. Nonostante l'eta era veloce, agile e forte. 
Justice balzò giù dal letto e si unì nello scontro mirando al secondo. Non erano abituati a combattere, e la ragazza riuscì a colpirlo al viso facendolo svenire.
Insieme al padre riuscì a stendere anche il terzo, ma gli altri due scapparono fuori dalla stanza.
Pochi secondi dopo si sentirono delle urla e un tonfo provenire dal corridoio. 
Justice si affacciò e vide Elias in piedi, di fianco alle due figure prive di sensi.
Justice ed Elias si sorrisero. 
Ora lo sapeva, l'amico non era cattivo, era stato costretto. E ora si era alleato a suo padre per ribellarsi alla C.A.T.T.I.V.O.
Justice gli corse incontro e i due si abbracciarono.
"Mi dispiace tanto.." le sussurrò.
"Non fa niente, l'importante è che non lavori con loro." rispose Justice stringendolo ancora più forte a sè.
"Elias devo ricordarti che sono suo padre?!" esclamò suo padre ridendo e contagiando i due.
"No di certo Jonathan!" rispose il Guerriero.
"Forza, dobbiamo andare!" disse l'uomo dirigendosi alla cabina di pilotaggio. Dentro non vi era nessuno. La Berga era impostata su PILOTA AUTOMATICO e suo padre prese subito posto ai comandi.
"Allora Justice, ora ti porto su quella montagna" indicò con l'indice una figura a punta, poco lontano. "Ricorda.."
"Non dire niente per il tuo bene e quello di tuo fratello" concluse velocemente Justice. Voleva al più presto raggiungere Thomas  i suoi amici.
"Esatto" rispose Jonathan prendendo i comandi e avvicinando la Berga alla meta.
Dopo diversi minuti Elias l'accompagnò verso lo sportello, aiutandola ad aprirlo.
"Fai attenzione" le consigliò dandole un bacio sulla fronte.
"Come sempre!" esclamò lei facendogli l'occhiolino. 
Saltò giù, atterrando sui piedi. 
Si guardò intorno e vide ai piedi della montagna due gruppi. Ci avrebbe messo poco a raggiungerli.
Alzò lo sguardo e salutò Elias con la mano.
Rimase lì, guardando in alto, fino a quando la Berga sembrava un puntino in cielo.
Iniziò a correre verso gli amici, scivolando ogni tanto per via della pendenza.
Aveva le mani graffiate ma non le importava.
Non dire niente continuava a ripetersi. Avrebbe tanto voluto dire la verità a suo fratello ma se mantenere il segreto significava tenerlo al sicuro, non gli avrebbe detto nulla.
Ai piedi della montagna un gruppo si era fermato, era troppo numeroso per essere il suo e dei Radurai. Doveva sicuramente essere il Gruppo B.
Fortunatamente poco più in là un altro gruppo si stava dirigendo verso il primo.
Justice riprese a correre più veloce che poteva.
Altre tre figure si unirono al gruppo. Riconobbe Thomas e sorrise.
Ci impiegò un paio di minuti per raggiungerli.
"Cece!" Urlarono i Guerrieri correndogli incontro e stringendola in un abbraccio. I quattro ragazzi iniziarono a ridere ed esultare. Erano di nuovo insieme.
"Ci siamo Cece! Ci siamo!" esclamò Danny prendendola per la mano. Justice non capiva.
Si avvicinò ad un gruppo di ragazzi e ragazze che fissavano qualcosa. Danny si fece spazio e Justice vide immediatamente cosa aveva catturato l'attenzione di tutti. Nel terreno era piantato un semplice bastone. In cima c'era legato un nastro arancione, che sbatteva nel vento. Sopra vi era scritto qualcosa. 
PORTO SICURO
"Ditemi che è uno scherzo" esclamò incredula. Quello sarebbe il porto sicuro? Nessuno ad aspettarli o a congratularsi?
In risposta un tuono rimbombò in cielo, riportandola alla realtà.
Justice si alzò e si diresse dai Radurai seguita dai Guerrieri.
"Cacchio Justice! Cosa ti hanno fatto?" Newt la guardava da capo a piedi, preoccupato.
Justice non si era accorta di avere i vestiti graffiati e pieni di polvere. Chissà invece come era messo il viso.
Cercò di tranquillizzarlo, sorridendogli.
"Sto bene." Fu l'unica cosa che rispose, prima di alzare lo sguardo per osservare il cielo.
Stava per succedere qualcosa, lo sentiva.


Nota Autrice: SCUSATE L'IMMENSO RITARDO! La scuola mi ha uccisa, davvero!
Comunque ecco qui il capitolo! Non sono convinta dell'ultima parte ma fa nulla, dovevo pubblicare!
Detto questo, mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensiate giusto per sapere se continuare o meno!
Beh, alla prossima (forse) :3

P.S Se qualcuno è interessato a un Gioco di Ruolo su Maze Runner, io ne conosco uno davvero carino che si tiene su Google+, per chi fosse interessato può contattarmi in privato! 


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