Maybe if I tell myself enough.

di JeyCholties
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cetriolini e pesche sciroppate. ***
Capitolo 2: *** Pannocchie grigliate. ***



Capitolo 1
*** Cetriolini e pesche sciroppate. ***


1. Cetriolini e pesche sciroppate

 

 

La cosa più bella dell'avere Mystic Falls tutta per sé erano le cose che potevi fare.

Bonnie aveva sempre voluto ballare, bevendo whiskey, sulle panchine della chiesa.

E ora lo stava facendo.

Al diavolo il luogo sacro, se doveva rimanere bloccata lì si sarebbe divertita prima della pianificata dipartita.

Aveva spedito tutta la sua magia, dentro al suo vecchio orsacchiotto, a Damon; perciò ora il suo unico compaesano, Kai, l'aveva lasciata in pace.

Era da un paio di giorni che non lo vedeva, ma per quanto odiasse quel ragazzo, era confortante sapere di non essere così soli dopotutto.

La cosa più brutta dell'avere Mystic Falls tutta per sé era che in ogni posto Bonnie andasse i ricordi venivano a galla, facendola piangere.

Ad esempio, in quel momento, Bonnie stava saltando sulla panchina in cui Caroline aveva vomitato durante la messa, all'età di cinque anni.

Lei ed Elena avevano riso così tanto, perché il perfetto vestitino bianco, che Caroline sfoggiava sempre con orgoglio si era macchiato.

Lo stomaco di Bonnie brontolò e la ragazza constatò che era arrivata l'ora di pranzo, spense il vecchio stereo che si era portata dietro e si diresse canticchiando verso l'uscita della chiesa.

« Andiamo a riempirci la pancia » si disse, sforzandosi di mantenere un tono allegro.

Si incamminò verso il supermercato, sopra di lei presto si sarebbe manifestata l'eclissi.

Entrò nel supermercato e cominciò a fischiettare, per tenersi impegnata, mentre percorreva con uno sguardo gli scaffali pieni di cibo.

Appoggiò lo stereo a terra, recuperò un vecchio carrello scassato e andò verso il reparto della carne, magari oggi avrebbe potuto cimentarsi nel cucinare qualcosa di fantasioso.

Mentre attraversava la sezione delle bevande il suo sguardo cadde su una figura accovacciata in fondo al corridoio.

Si avvicinò guardinga, si trattava sicuramente di Kai.

Il ragazzo non aveva lasciato la città, forse nutriva ancora qualche speranza di poter andarsene.

E a quanto pare aveva affogato le sue speranze nell'alcool, considerando che stava dormendo, tenendosi stretta una bottiglia di whiskey al petto.

Bonnie lo guardò inarcando un sopracciglio, era bello sapere che condivideva la Terra con uno psicopatico, assassino e per di più ora anche alcolizzato.

Sbuffò e tornò sui suoi passi, verso il reparto della carne.

Scelse qualche confezione di petto di pollo e qualche scatola di costolette.

Poi mentre si dirigeva verso il reparto delle verdure inciampò in uno scatolone e ci sbatté contro il carrello, facendo cadere un intero scaffale di cetriolini sottaceto.

Il rumore fu assordante, una macchia di aceto denso si propagò lungo il pavimento.

« Merda » bofonchiò Bonnie, portandosi una mano al petto.

« Ma che diavolo succede? » gridò una voce assonata, proveniente dal reparto delle bibite.

Bonnie fece per rispondere, ma poi decise di rimanere zitta.

Non aveva voglia di vedere Kai, né tanto meno di istigare qualche suo nervo omicida.

« BONNIE? Sei tu?! » continuò a gridare Kai, probabilmente alzandosi.

Bonnie non resistette alla tentazione di rispondergli.

« Chi diavolo vuoi che sia? Torna a dormire, psyco! » sbottò, trascinando il carrello lontano dai vetri infranti e dai cetriolini a terra.

« Cosa hai distrutto? » borbottò Kai, dirigendosi nella direzione della voce di Bonnie.

« Per sbaglio ho rovesciato lo scaffale dei cetriolini » sbuffò Bonnie, mentre esaminava una scatoletta di sardine.

« TU COSA?! » gridò Kai, raggiungendola e guardandola incredulo.

« Sei ubriaco e puzzi di naftalina » constatò Bonnie, guardando la camicia stropicciata del ragazzo.

« Non puoi aver davvero distrutto i cetriolini » borbottò Kai, superandola per andare nel reparto dove un cumulo di cetriolini e vetro giaceva sul pavimento.

« NON CI POSSO CREDERE! » urlò il ragazzo « Mi togli la possibilità di uscire da questo schifo di posto e ora UCCIDI I MIEI ADORATI CETRIOLINI ».

Bonnie lo ignorò e si diresse verso le salse.

Aveva deciso di fare una griglia, magari a scuola, in mezzo alla classe di chimica.

« Bonnie, considerati morta! » ringhiò Kai, tirando un calcio al cumulo di vetro.

« Lo sono già! » replicò Bonnie, noncurante.

« Dannazione non potevi buttare giù le cazzo di pesche sciroppate? » continuò Kai, lamentandosi.

« Non l'ho fatto apposta e poi a me piacciono le pesche sciroppate » disse la ragazza, dirigendosi verso l'uscita del negozio.

« Bene! » Kai tirò un calcio allo scaffale delle pesche sciroppate, rovesciandolo e provocando un chiasso assordante.

« Stronzo » borbottò Bonnie.

« Aspetta, dove credi di andare? » Kai la inseguì, aveva un'espressione frustrata, a quanto pare gli piacevano davvero i cetriolini.

« A fare una grigliata... e tu non sei stato invitato » disse Bonnie, rivolgendogli un sorriso falso e uscendo dal negozio, spingendo il carrello.

« Oh, ma davvero? È il minimo che tu possa fare dopo aver sterminato tutti i cetriolini presenti in Mystic Falls » ringhiò Kai, seguendola e serrandole il braccio.

Bonnie si fermò, per divincolarsi dalla presa di Kai.

« Lasciami stare! » gridò, riuscendo a liberarsi.

« Col cazzo! » ribatté Kai « Sono in quel cazzo di supermercato da giorni, ho cercato ogni soluzione possibile e NON CE NE SONO PERCHE' TU HAI BUTTATO NEL CESSO TUTTO QUANTO! » urlò.

« Bene, Kai! Sfogati quanto vuoi... Ma la colpa è tua! Se non fossi un cazzo di psicopatico non ci saresti mai finito qui dentro...! » sibilò Bonnie.

« Vuoi dire se io non fossi nato! » la corresse sprezzante Kai « Perché è quello il vero crimine che ho commesso, SONO NATO! ».

Bonnie lo fissò con odio.

« Nemmeno questa è colpa mia » concluse Bonnie, voltandosi e continuando a spingere il carrello verso la scuola.

Kai rimase fermo immobile a guardare Bonnie allontanarsi.

Tutta quella situazione era talmente frustrante che aveva solo voglia di urlare con tutto il fiato che aveva in corpo.

E così fece.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Pannocchie grigliate. ***


2. Pannocchie grigliate.

 

 

 

Bonnie impiegò un'ora e mezza per sistemare la griglia al centro del campo di football - aveva scoperto che l'aula di chimica era troppo stretta per i suoi scopi.

I crampi della fame li aveva placcati con un pacchetto di patatine, ed era comodamente stravaccata su una sedia di plastica.

Le sue costolette friggevano, diffondendo nell'aria un odore delizioso.

Il petto di pollo lo aveva lasciato dentro il frigo portatile che si era portata dietro, dato che aveva programmato di dormire lì nello stadio.

Le parole che le aveva urlato di Kai le risuonavano ancora nella testa, perciò si costrinse a distrarsi, guardandosi intorno.

Il campo di football sembrava ancora più grande, vuoto com'era.

Si ricordò i pomeriggi passati insieme ad Elena a guardare Tyler e Matt allenarsi.

Bonnie si morse il labbro, gli occhi le pizzicarono.

Non voleva piangere di nuovo, si sforzò di pensare ad altro.

Ma non ci riusciva, le panche vuote la fissavano con insistenza e a Bonnie parve quasi di sentire il boato che faceva la platea quando qualcuno segnava.

Strinse le labbra e si seppellì il volto fra le mani.

« Farai bruciare le costolette così »

Bonnie sobbalzò di colpo, si stava abituando alla completa solitudine... Ma non si sarebbe mai abituata a lui.

« Vattene, Kai » sibilò Bonnie, asciugandosi le lacrime.

« Oh, ti ho fatto piangere BonBon? » la prese in giro Kai, in meno di un'ora e mezza il ragazzo aveva cambiato totalmente umore.

Era tornato ad essere sarcastico e irritante. Psicopatico fino alla punta delle carpe.

« Come hai fatto a trovarmi? »

« Oh, beh sai... Il profumo di carne grigliata e la scia di fumo proveniente dal peggior campo di football che io abbia mai visto... Sul serio, dovresti vedere quello di Portland, è mooolto meglio » rispose Kai, con noncuranza.

Bonnie incrociò le braccia e strinse le labbra, senza rispondere.

« Guarda, ho portato un po' di mais... Ti piacciono le pannocchie grigliate? » domandò Kai, affaccendandosi intorno alla griglia.

Bonnie lo lasciò fare, cercando di ignorarlo.

Almeno la sua presenza la distraeva da vecchi e tristi ricordi.

Kai cominciò a fischiettare un motivetto allegro, mentre girava le costolette e faceva posto alle pannocchie.

Bonnie si chinò verso terra e prese una bottiglia di birra, se la portò alle labbra e bevette un lungo sorso.

« A quanto pare oltre ad averti fatta piangere ti ho spinta anche sulla strada dell'alcolismo» commentò ironico, Kai.

Bonnie lo ignorò e fece per portarsi di nuovo la bottiglia alle labbra, ma Kai gliela strappò via e ne assaggiò un sorso, per poi sputarlo per terra.

« Birra scadente?! Fai sul serio? » commentò, schifato mentre squadrava la bottiglia.

Bonnie si alzò e gliela strappò di mano.

« Ora mi dici anche cosa devo bere? » domandò con freddezza.

« Sì, non quello schifo lì... ma questa goduria qui » Kai estrasse una fiaschetta dalla tasca della camicia.

Bonnie lo fissò sprezzante, e lo superò con una spallata, decisa a ignorarlo e lasciar stare quella grigliata.

Ma la mano di Kai le afferrò il polso.

« Non ti ho dato il permesso di andartene » sussurrò, ipnotico, a poca distanza dal suo viso.

Bonnie tentò di divincolarsi.

« Non. Mi. Serve. Il. Tuo. Permesso. » ringhiò, ritirando il braccio.

« Oh sì... Perché tu mi hai fatto incazzare, Bonnie Bennett. E intendo divertirmi con te prima di ucciderti » disse Kai, afferrando il coltello con il quale Bonnie aveva tagliuzzato un po' la carne e accoltellandola nel fianco.

Bonnie boccheggiò senza respiro e cadde a terra.

Si portò le mani al bacino, le dita piene di sangue.

Kai torreggiava su di lei, un sorriso maligno deformava le sue labbra.

Si chinò lentamente verso di lei, la afferrò con dolcezza e molta attenzione e la posò sulla sedia.

Bonnie lo guardò inorridita.

La cosa peggiore era che non poteva nemmeno urlare di terrore, perché non c'era nessun altro.

Nessun altro se non lei e Kai. 

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