Under The Rain

di DANIEL_13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Under the rain ***
Capitolo 2: *** Blu come un portale ***
Capitolo 3: *** tutta colpa dell'acqua santa ***



Capitolo 1
*** Under the rain ***



Capitolo 1°
Era una nottata di pioggia particolarmente fredda e scura per andarsene in giro per le vie della periferia di Londra, ma né l’aria pungente o l’oscurità potevano fermarla. Non le facevano paura.
La guerra oscura era finita da poco più di un anno e Sebastian Morgernstern era morto, sconfitto.
La donna dai lunghi capelli scarlatti sentiva ancora nei suoi sogni echeggiare l’urlo di Lilith alla morte del suo unico figlio, sangue del suo sangue. Era straziante quasi quanto quello delle due creature che portava in braccio: i suoi figli, due gemelli.
Aveva dato loro un nome ma era segreto e a tempo debito forse gliel’avrebbe rivelato, ora però aveva ben altro a cui pensare.
Il temporale non accennava minimamente a calmarsi, anzi le sferzate del vento diventavano sempre più forti e le sembrava di ricevere tanti schiaffi in faccia.
Non poteva nemmeno aggiustarsi un po’ la costosa sciarpa di lana bianca perché entrambe le mani erano occupate a reggere i bambini; senza dubbio i più belli mai visti.
Quasi quasi un po’ le dispiaceva lasciarli, ma era la cosa giusta da fare: gli accordi di pace imposti alle fate erano stati così pesanti che delle creature come loro non erano ben accette nel suo mondo e poi, lei, aveva un intero popolo a cui pensare e non poteva lasciarsi distrarre da continui piagnistei.
“Joicelyn e Luke Garroway” Era scritto sul citofono della piccola casa in stile cottage che le si parava davanti. Fumo usciva dalla canna del caminetto e alcune luci erano accese.
Aprì il cancello senza problemi e arrivò sulla soglia, che per fortuna era coperta così da non dover lasciare anche il caro ombrello dal manico di giada e madreperla.
La regina della corte seelie poggiò i bambini a terra ancora avvolti nelle loro coperte, estrasse un biglietto dalla tasca, suonò il campanello e se ne andò.
Dopo quella sera no ripensò mai più all’accaduto e la sua storia con il giovane Morgernstern scivolò via dalla sua mente come un sogno e la sua reputazione presso le fate fu ristabilita, certo questo non senza sforzi.
---
<< questa volta fanne buon uso,
La regina della corte seelie.
Ps: Tenete il cognome del padre >>

Quando Joicelyn e Luke trovarono due pargoli alla porta della loro casa delle vacanze, la donna capì subito di cosa si trattava, le era bastato guardarli.
Avevano gli stessi lineamenti spigolosi di Jonathan e le orecchie a punta del popolo fatato, ma gli occhi, quelli non erano neri, non erano buchi neri dell’anima, ma avevano ancora l’azzurro giocoso e vivace dei neonati e questo l’aveva spinta ad accoglierli in casa.
Sapeva che non sarebbe stato facile e infatti non voleva tenerli, ma Clary e Luke avevano fatto un fronte unito per convincerla che, se i Blackthorn se l’erano cavata con sette bambini, loro potevano crescerli altrettanto bene.
Inutile dire che alla fine aveva ceduto.
Vederli crescere era per Joicelyn una tale soddisfazione che, a distanza ormai di 15 anni da allora, li sentiva come figli suoi. Solo il cognome Morgernstern li collegava alla guerra oscura e al circolo e spesso additati e discriminati dagli altri nephilim, ma non per questo si lasciavano abbattere… e poi a casa tutti gli volevano bene.
Miranda e Jason poi erano inseparabili da Jonathan, il figlio di Joicelyn e Luke di poco più piccolo di loro.
Il cuore della piccola Morgernstern batteva forte e spesso si portava la mano al petto come per impedirgli di fuggire via.
<< sei sicura? >> Chiese Jax << possiamo annullare tutto se vuoi, è solo una stupida pagliacciata, non ho bisogno di un rituale per- >>
<< voglio farlo >> Lo interruppe lei. Jason era sempre così protettivo nei suoi confronti, ma sapeva quanto ci tenesse in realtà a diventare suo parabatai e anche lei lo voleva. Davvero.
<< e solo che… lo sai. Odio la folla >>
<< mir, ci sono solo le persone più strette, il console, e- >>
<< lo so, lo so >> Intervenne brusca. Non lasciava mai finire le frasi a nessuno e doveva avere sempre l’ultima parola. Era una ragazza così testarda e orgogliosa che raramente permetteva agli altri di consolarla. In questo somigliava molto alla regina seelie, il portamento e le giovani forme del corpo indicavano la stessa bellezza e fierezza.
In quanto al viso lei e suo fratello non potevano essere più simili: lineamenti spigolosi, occhi come due grandi smeraldi e lo stesso biondo pallido dei capelli del padre, e di Valentine.
Erano belli da far paura, anche con le orecchie a punta.
<< su >> Disse poi prendendogli la mano, dopo un bel respiro profondo << facciamolo >>.

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Capitolo 2
*** Blu come un portale ***



Capitolo 2°

L'aria invernale sferzava il viso di Miranda e le accarezzava dolcemente le gambe e le braccia mentre sfrecciava sulla pista da pattinaggio.
Anzi che passare ore ed ore nella sala d'allenamento dell'istituto lei preferiva di gran lunga dedicarsi agli sport mondani e sua madre Jocelyn l'appoggiava in pieno accompagnandola ogni volta in macchina.
Quando era piccola aveva fatto per molti anni nuoto, poi era stata la volta della pallavolo, del tennis e della danza che aveva coltivato per diversi anni prima di passare all'equitazione, tiro con l'arco e infine al pattinaggio artistico. Solitamente una volta che riusciva ad eccellere cambiava sport poiché riteneva di "aver vinto la sua battaglia". Con il pattinaggio era stata dura: camminare con i pattini non era difficile, ma sfrecciare sulla pista mantenendo l'assoluto controllo di ogni muscolo in quella posizione precaria...beh quando si era slogata la caviglia aveva capito di averlo sottovalutato ed ora passava ogni attimo del suo tempo libero a fare pratica. Ovviamente lei non guariva come i normali mondani e con un iratze e un po' di riposo il giorno dopo era già lì. E ora stava diventando brava. Era come se nel ghiaccio avesse trovato il suo elemento e quasi non faceva più caso al freddo: era duro, solido e affilato, proprio come voleva essere. Jocelyn la guardava a bordo pista quando cominciò a farle segno che dovevano andare con aria leggermente allarmata.
<< c'è stata un' emergenza al branco di Luke: una nnuova licantropa ha perso il controllo, devo andare. Ti porto da Alec e Magnus per un po' visto che sono sulla strada >>
Miranda annuì e andò a cambiarsi cercando di nascondere un ghigno divertito: con Magnus c'era sempre da divertirsi.
---
Miranda bussò alla porta dell' appartamento di Alec e Magnus (Jocelyn l'aveva lasciata in tutta fretta) e sulla soglia apparve Kai, il loro figlio stregone adottivo, con un sorriso smagliante. Portava la felpa oversize che Jason gli aveva regalato per il compleanno, dei pantaloni neri attillati con una fantasia tipo pizzo e degli stivali di pelle neri lucidissimi. Senza dubbio sapeva come vestirsi e anche questo l'aveva imparato da Magnus.
<< ciao >>
<< ciao >> Lo salutò un po' imbarazzata << emergenza licantropo... di nuovo >>
<< tranquilla, entra >> Disse facendole strada verso l'ampio soggiorno che quel giorno era arredato in stile vittoriano ( Miranda sospettava che Magnus avesse un debole per quell'epoca e che forse l'avesse anche vissuta).
<< zio Magnus è in casa? >> Chiese guardandosi in giro, la casa sembrava completamente deserta fatta eccezione per loro due.
Kai scosse la testa << è a Idris... >>
<< ma al telefono mamma ha detto... aspetta, eri tu?! >>
L'amico dalla pelle blu annuì << ho finalmente imparato a simulare altre voci! Non è fantastico? >>
<< si...ma quando lo scoprirà mia madre si arrabbierà molto con te >>
<< e perché? Non pensi che a 15 anni dovresti essere più autonoma? O vuoi essere per sempre la sua perfetta bambina? >>
<< stà zitto Kai >> Sbottò lei incrociando le braccia al petto. << adesso che facciamo? >>
<< andiamo a Idris >>
<< tu sei pazzo! >> Rispose lei, iniziando però a sorridere. Aveva sempre sognato di vedere la famosa città di vetro, ma sapeva che era impossibile aprire un portale nella città e che farlo poteva essere rischioso.
<< so dove papà tiene il suo portale >> E a quelle parole Miranda si lasciò convincere.
---
<< ottimo, prova ancora >> Incitò Alec il giovane Jason: gli stava impartendo lezioni di tiro con l'arco visto che non voleva essere da meno di sua sorella.
A lei veniva facile imparare qualcosa, mentre lui doveva sempre metterci il triplo del tempo per trovare la concentrazione giusta.
Jason tese l'arco, fissò il centro del bersaglio e scoccò la freccia. Centro. Finalmente i suoi sforzi stavano dando qualche frutto.
Stava per prendere altre frecce quando gli squillò il telefono.
<< sai, se vuoi fare sul serio dovresti spegnerlo >> Disse Alec.
<< è Mir, devo rispondere >>
Miranda non si sarebbe mai cacciata in una qualche avventura senza di lui, suo gemello e parabatai. Stavano male quando erano separati.
<< Alec, possiamo rimandare? >>
<< si certo... c'è qualche problema? >>
<< no... ma ha bisogno di me >> Detto questo se ne andò senza dire una parola e senza nemmeno prendere un giubbetto per correre da lei e Kai.
Al telefono lei aveva parlato di Alicante, di un portale magico e di una casa rasa al suolo dove un angelo era stato rinchiuso in cantina, ma era tutto confuso e voleva vederci chiaro.
Quando li raggiunse si ritrovò dentro un portale prima ancora di aver capito dove sarebbero sbucati, con Mir che gli stringeva forte la mano.
<< dov'è esattamente che stiamo andando? >>
<< nell'ufficio del console credo, ci sono stato una volta >>
<< credi? >> Aveva chiesto Jason << Oh Raziel, dove finiremo! >>
<< mi domando perché rimango sempre coinvolta nelle tue iniziative >>
<< perché mi trovi irresistibile >> Rispose Kai facendole l'occhiolino mentre, per fortuna, si apriva davanti a loro l'ufficio del console. Vuoto.
<< bene, e ora che avresti in mente di fare? >> Fece lei scettica, alzando un sopracciglio biondo.
<< non hai smentito >> Sorrise l'apprendista stregone illuminandosi d'azzurro.
<< io proporrei di uscire di quì >> Si schiarì la voce Jason, avviandosi verso la porta << e trovare tuo padre, Kai, così ce ne torniamo a casa >>
<< aspetta! >> Lo chiamò la sua parabatai, visibilmente combattuta << kai sà dov'è la casa dov'è nato nostro padre, ha detto che può portarci... non sei curioso? >>
<< di vedere dov'è nato il mostro che ha quasi ucciso tutti e che ha maledetto il nostro nome? No >>
<< ti prego >> Lo supplicò con i suoi grandi occhi verdi. Jason pensava che con quello sguardo lei avrebbe potuto muovere interi eserciti, ma allo stesso tempo era efficace proprio perché lei non ne era consapevole.
Sospirò << va bene, ma facciamo veloce >>
<< oh voi non andrete da nessuna parte se non a casa >> Disse una voce alle loro spalle: Il console Lightwood e di fianco a lui Magnus Bane.
---
Quando erano tornati a casa tutti e tre si erano beccati una bella lavata di capo e Jason era andato dritto a letto. Era esausto.
Si era addormentato subito profondando nel mondo dei sogni.
A volte, vedeva due occhi neri taglienti che gli aprivano una voragine nel petto. Sapeva chi era, l'aveva imparato nel corso degli anni e lo terrorizzava.
Un sorriso perfido si aprì nel viso del ragazzo che gli stava davanti << il sangue richiama ciò che è suo >>
 

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Capitolo 3
*** tutta colpa dell'acqua santa ***


Capitolo 3

Qualcuno bussò alla porta di Jason, più o meno verso le quattro del mattino, e quando andò ad aprire fu sorpreso di vedere Isabelle Lightwood.
Non che ci fosse qualcosa di strano visto che era a capo dell'istituto di new york, ma solitamente lei gli si teneva alla larga.
Troppi brutti ricordi legati a Sebastian, gli aveva spiegato Jocelyn.
La donna, ormai sulla trentina, aveva l'aria turbata.
<< mi serve un favore >> Gli disse diretta.
<< Bethany ha bevuto accidentalmente sengue di vampiro. Ha già bevuto acqua santa a sufficenza ma mi serve qualcuno che la sorvegli >>Aggiunse squadrandolo.
Jason annuì.
<< non farla uscire dalla sua stanza >>
<< certo signora Lightwood >>
<< se le succede qualcosa... >>
<< non si preoccupi >>
Isabelle restò un attimo a guardarlo, come se si aspettasse di veder succedere chissà cosa, e poi se ne andò di corsa.
La camera di Bethany, sua figlia, non era troppo lontana da quella di Jason, o almeno non quanto la madre avrebbe voluto che fosse.
Probabilmente si era creata una situazione d'emergenza per cui tutti gli altri erano fuori in missione ed era rimasto solo lui su cui fare affidamento.
Quando Jason entrò Bethany era seduta a terra, in tenuta da combattimento, con la schiena appoggiata alla testiera del letto.
La camicia da combattimento slacciata sul petto umido, che non potè fare a meno di guardare.
<< Jason >> Lo chiamò lei, debolmente.
<< che è successo? >> Le chiese, mettendosi a sedere sul tappeto di fianco a lei.
<< mamma e papà sono andati con altri nephilim in missione e io li ho seguiti. >>
<< perchè hai fatto una cosa così stupida?! Non hai nemmeno terminato l'allenamento. Potevi morire. >>
<< per l'angelo, mi sembra di sentire i miei >> Sospirò mentre si voltava per guardarlo negli occhi << alla nostra età loro erano eroi, perchè non posso fare altrettanto? >>
<< perchè la gente muore, Beth! >> Era raro che Jason alzasse la voce, cercava sempre di rimanere sempre il più calmo possibile, voleva essere una persona pacifica. Il contrario di quello che suo padre era stato.
<< scusa... non dovevo dire certe cose >>
<< non compatirmi, non voglio la tua pietà >> Disse rivolgendole uno sguardo sprezzante << se conoscessi ora mio padre, o mio nonno, li ucciderei >>
<< lo sò >> Rispose Beth, toccandogli la spalla e rivolgendogli uno sguardo dolce. Era la prima volta che qualcuno, che non fosse della famiglia, lo trattava così. Certo conosceva Beth da anni visto che avevano la stessa età, ma sua madre l'aveva sempre tenuta lontana da lui e Miranda.
<< come stai? >> Le chiese Jason, dopo essersi reso conto di essere stato incredibilmente sgarbato viste le sue condizioni.
Bethany aveva il corpo madido di sudore, sul quale risaltavano ancora i marchi. Jason pensò, ancora una volta che avesse un bel corpo, ereditato tutto da Isabelle.
Aveva tutti i requisiti per essere una rubacuori, ma dentro aveva lo spirito nerd e un po' ribelle di Simon... e il coraggio dei nephilim.
Gli occhi castano scuro, profonde pozze di cioccolato fondente, e i capelli mossi leggermente più chiari.
<< non lo sò... prima avevo freddo, adesso invece stò morendo di caldo >> e così dicendo si slacciò ancora di più la camicia,
mettendo Jason in una posizione davvero scomoda. Tuttavia l'imbarazzo passò presto e i due, in qualche modo, si ritrovarono intrecciati sotto un groviglio di coperte.
Beth si era addormentata e Jason, dopo averla guardata dormire per un po', se n'era andato.
In parte perchè era rischioso restare lì ancora più a lungo e in parte perchè non voleva addormentarsi e rischiare di svegliarla in preda ai suoi incubi.
---
Qualche ora dopo lui e Mir stavano facendo pratica con le armi nella sala d'addestramento.
In tenuta era simile a Bethany, ma più alta di un palmo. Jason si chiese se si fosse pentita di quanto successo la notte prima, se provasse il suo stesso strano imbarazzo e senso di nausea.
<< Jax che hai? >> Lo interruppe la sua parabatai << sei disratto e hai uno sguardo strano >> Ovviamente non poteva nasconderle niente.
<< Mir... ho fatto una cosa ieri >> Annucciò a testa bassa, stringendo il manico del coltello che aveva in mano fino a farsi sbiancare le nocche. << non sò se ti piacerà >>
Miranda allora incrociò le braccia al petto tamburellando con la punta dei piedi in segno d'impazienza.
<< ieri, mentre tutti erano in missione, io dovevo sorvegliare Bethany che si stava disintossicando dal sangue di vampiro e... >>
<< e? >> Lo incalzò lei; Jason sapeva quanto la sorella odiasse aspettare, era uno dei tratti che condividevano.
<< io e Beth l'abbiamo fatto >>
<< fatto cosa? >> Chiese lei, ottenendo in risposta uno sguardo scocciato e molto eloquente.
<< non ci posso credere! >> Gridò lanciando inevvertitamente uno dei coltelli che aveva in mano, che andò a conficcarsi a un metro dal parabatai.
<< ma sei impazzito?! Sei fuori di testa! Ma come ti è venuto in mente?! >> Ora aveva il viso rosso dalla rabbia e girava in torndo per la stanza gesticolando animatamente.
<< vuoi farti ammazzare, vuoi disonorare ancora di più il nostro nome... e allora dillo! Dillo che tutto quello per cui fatichiamo è solo una buffonata per te! >>
<< Mir, non capisci, ha detto di amarmi >>
<< fantastico! Allora sì che sembra tutto meno spregevole, vallo a dire a Isabelle poi vediamo com'è felice! >> Urlò ironica << almeno ce l'avevi la protezione? >>
<< sì, però adesso abbassa la voce, non vorrei che quanlcuno sentisse >>
<< sentire cosa? >> Chiese una voce alle loro spalle, Alexander Lightwood, il loro allenatore.
---
Kai aprì la porta di casa e salutò sua cugina Beth dall'aria accigliata.
<< buongiorno cara, cosa ti porta nella mia umile dimora? >>
<< il fatto che gli zii non ci sono e tu sei l'unico con cui posso parlare >>
<< affettuosa come al solito >> Sorrise lui ironico, Beth era un fascio di nervi e si muoveva a scatti ed era palesemente in un pessimo stato: struccata, con le occhiaie in bella vista, spettinata e vestita come se avesse preso cose a caso dal suo armadio.
<< ora... che diavolo ti è successo? Mi hai fatto preoccupare al telefono >>
<< oh Kai! >> Fece portandosi le mani al viso e scoppiando a piangere << voglio morire! Ho fatto una cosa... che vergogna >>
<< adesso ti calmi, asciughi le lacrime e mi dici che è successo, non può essere così terribile andiamo, ti conosco da quando sei nata >>
Ma più che calmarla le sue parole fiduciose peggioravano la situazione, così si limitò solo ad abbracciarla e accarezzarla di tanto in tanto. Dopo un po' Beth iniziò a parlare della notte prima.
<< ... E così gli ho detto che mi piace e che lo amo >>
<< e lui che ha risposto? >>
<< non lo sò >>
<< come non lo sai?! >>
<< perchè ecco... ho cominciato a spogliarmi e lui.. per l'angelo, Non riuscivo a fermarmi! >>
Beth alzò lo sguardo << lo volevo così disperatamente >>
Il volto azzurro di Kai era sgomento << beth... vuoi dirmi che ti sei dichiarata e gli sei anche saltata addosso?! >>
<< sì, ricordo tutto fin troppo bene >>
<< beh ovvio, che domanda stupida la mia, l'acqua santa non ha mai fatto ubriacare nessuno >>
<< avevo solo paura che non avrei più avuto modo di restare sola con lui, era la prima volta che succedeva, non volevo perderlo... >>
In quel preciso istante la porta dell'appartamento si spalancò e Miranda entrò con fare imperioso, poi notò Bethany e le puntò il dito contro.
<< tu! >>
La ragazza, ancora stretta a Kai sul divano stile vittoriano, sussultò e si fece ancora più piccola.
<< piccola seduttrice, se succederà qualcosa a mio fratello sarà solo colpa tua e della tua... >>
Mir era rossa in volto per la rabbia, e gli occhi le brillavano di uno smeraldo ancora più intenso.
<< se gli succede qualcosa, se racconti quello che è successo ai tuoi, giuro sull'angelo che ti renderò la vita un inferno >>
<< calmati Miranda, non hai alcun diritto di entrare così in casa mia e spaventare i miei ospiti, non vedi che stà tremando? >>
Le parole dell'amico la fecero riflettere, dentro di lei sapeva forse di avere esagerato, ma non l'avrebbe mai ammesso; così la sua faccia divenne ancora più rossa, visto che alla rabbia si era unito anche l'imbarazzo.
<< beh allora potevi anche non dirmi dove Magnus tiene le chiavi di riserva >>
<< aspetta, tu vedi regolarmente una Morgernstern?! >> Fece Beth, ridestandosi dal suo stato di piagniucolona.
<< sì, ma non è come pensi >> Rispose Kai.
<< perchè vuoi farti anche tuo cugino, Beth? >>

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