Una ragazza qualunque

di Graceland001
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: c'è sempre un inizio ***
Capitolo 2: *** Ricominciare ***
Capitolo 3: *** Buio ***
Capitolo 4: *** Badly broken ***
Capitolo 5: *** Dead inside ***
Capitolo 6: *** Dead inside ***
Capitolo 7: *** Don't look at me ***
Capitolo 8: *** Told ya so ***
Capitolo 9: *** New school ***
Capitolo 10: *** Again ***
Capitolo 11: *** Why me ***
Capitolo 12: *** Nightmare ***
Capitolo 13: *** Insicure ***
Capitolo 14: *** Insane ***
Capitolo 15: *** Horrible ***
Capitolo 16: *** In love ***
Capitolo 17: *** Paris ***



Capitolo 1
*** Prologo: c'è sempre un inizio ***


Inizio col presentarmi. Mi chiamo Grace Smith, ho 17 anni e vivo a Londra. Mio padre sta per partire per la Svizzera, mia madre ha quasi rischiato di morire di cancro ed io sto sempre peggio. Ma ora vorrei tornare un po' indietro per spiegarvi i motivi del mio malessere. Avevo 6 anni quando frequentavo la seconda elementare. In quel periodo ho iniziato ad essere una bambina molto manesca. Non so bene il motivo, ma di certo cen'era uno. Quel giorno, non mi ricordo di preciso quale fosse, stavo fuori dalla mia classe. Un minuto prima ci stavamo preparando per uscire. Subito dopo mi ritrovai con il volto sul pavimento. Per un momento non ho sentito niente. Ero troppo concentrata nel capire cosa fosse appena accaduto. Dopo realizzai, dalle urla dei miei compagni, delle professoresse e di tutti i bambini della scuola, che stavo perdendo molto sangue dalla bocca. Subito mi portarono in bagno. Nel bagno della mia scuola i lavandini erano lunghi e tutti uniti, con 3 rubinetti se non erro. Comunque, ero molto confusa e sono le uniche immagini che ricordo. La professoressa continuava a chiedermi cosa fosse successo, perché stessi sanguinando...io provai a risponderle ma il sangue me lo impediva. Era tantissimo e fui sorpresa di sapere che sgorgasse da un solo punto. Avevo perso un dente. Lo so, non è poi tutta sta tragedia penserete, ma per me lo era. Persi uno dei miei incisivi centrali permanenti. Sono consapevole che si possa mette un dente finto ed il problema è risolto, solo che i bambini delle elementari sono stronzi e mi fecero stare uno schifo. Non facevano altro che insultarmi per il fatto che non avessi un dente, tanto che un giorno sbottai e diedi un colpo di sedia sulla schiena di un mio compagno. Credo che sia dovuto agli insulti il mio essere manesca. Se potessi tornare indietro di certo reagire in maniera più "pacifica". Ma ciò che è fatto è fatto. Riprendendo il discorso di prima...

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Capitolo 2
*** Ricominciare ***


Riprendendo il discorso di prima... Gli anni delle elementari non sono stati dei migliori ma nonostante ciò tutte le esperienze che ho fatto, che siano positive o negative non conta, mi hanno aiutato a prepararmi per le scuole medie. Sinceramente le maestre, parlando delle medie, mi spaventarono leggermente. Dicevano cose del tipo:"Le medie non sono come le elementari, li non dovete chiamare i docenti maestre, come siete abituati di solito. Se mai doveste farlo finireste in guai seri". Per carità da un lato avevano ragione, dopotutto volevano solo metterci in guardia e darci consigli anche se, schiettamente, lo facevano nel modo sbagliato. Tanto che quando arrivò il momento di dover entrare nella nuova scuola io mi misi a piangere perché avevo paura. Però dopo un mesetto mi abituai al nuovo ambiente. Non era proprio come mi era stato descritto. Il primo anno di medie è stato il più brutto. È in quell'anno che mia madre ha scoperto di essere in pericolo. Aveva il cancro da un anno e non ne aveva idea, pur facendo i controlli ogni sei mesi se non sbaglio. Fu devastande vederla fare la chemio. Iniziai a stare male, prendevo brutti voti, non avevo amici, e vedevo mia madre stare sempre peggio. Sinceramente non ricordo molto di quel periodo, è stato traumatizzande. Forse penserete che io stia esagerando, dopotutto può sempre guarire. Il problema principale è che lei stava morendo. Il cancro ce l'aveva da un anno e una persona, quando le fece fare dei controlli l'anno prima, notò che aveva il cancro. Non era grave prima, ma questa infermiera pensò bene di nascondere i risultati dei controlli e di non dire niente a mia madre. È colpa sua se il cancro si è espanso sempre più. Non le auguro male, ma spero che si senta in colpa per aver quasi portato via una madre alla propria figlia.

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Capitolo 3
*** Buio ***


Ammetto che questi due anni sono stati terribili, ma non bisogna mai perdere la speranza. Anche quando il vaso si rompe e tutto il male fuoriesce l'unica cosa che rimane è la speranza. Era iniziato il mio ultimo anno di medie. Ero decisa a dare il massimo ed ero fermamente decisa a prendere voti alti. I primi due mesi passarono tranquilli, prendevo la sufficenza in quasi tutte le materie, avevo più amici, ed avevo raggiunto una specie di tregua con mia sorella. Insomma, andava tutto bene ed ero felice per una volta. Ma tutto cambiò allo scoccar di Novembre. Più precisamente il 16 Novembre. Era di sabato se non ricordo male, dovevamo pulir casa e preparare tutto per la festa di mia sorella. Verso le 6 andai a casa di una mia compagna di classe per finire un cartellone di scienze. Andava tutto bene finché non arrivò la mia migliore amica, Alyce. Non la odiavo, ovviamente, ma quel pomeriggio stava tutto il tempo con un'altra mia amica, Marty. Per carità è libera di parlare con chi le pare, però non fino ad ignorarmi per tutto il tempo. Sembra una cosa da bambina ma in quel momento avrei voluto far ingoiare il cartellone a Marty. Comunque, appena Alyce andò in bagno ne approfittai per parlare con Marty, e quando Alyce tornò nel soggiorno la strappò via da me. Ho provato odio puro in quel momento, quindi decisi di non invitarla alla festa di mia sorella (siccome mia madre mi aveva detto che potevo invitare qualcuno per non stare da sola in mezzo a tante persone sconosciute). Ma ovviamente mia madre, quando rientrai a casa, aveva parlato della festa con la madre di Alyce, infatti lei mi inviò un messaggio per sapere a che ora dovesse venire. Precisamente mi scrisse:"Cosetta,a che ora vengo? Tua madre mi ha detto che mi volevi invitare a casa, anche se ti sei comportata maluccio nei miei confronti." Io le risposi con una risata e spensi il telefono. Che comportamento infantile vero? Già, ma in quel momento non ci feci caso, volevo solo non parlarle per un po'. Per mia sfortuna il Lunedì arrivò in fretta e fui costretta a ritrovarmi accanto Alyce. Era stranamente tranquilla, troppo tranquilla. Non so come ne il perché, iniziammo a chiacchierare come se nulla fosse. Ma ,siccome avevo bisogno di spiegarle il mio comportamento negli ultimi giorni e di sapere i motivi del suo,le chiesi di parlare chiaramente:"So che vuoi sapere del perché io stia così, voglio mostrartelo ma ti prego di non dirlo a nessuno o di schifarti. Lo sai che non ho passato momenti facili, e sai che ho sempre preso i problemi di petto. Ma sta volta non ce l'ho fatta...scusa." Iniziai ad alzarmi la manica sinistra e vidi il suo volto cambiare ed assumere un'espressione di compassione, non potete immaginare quanto odii quando fa così. Quando finì di alzare la manica una sfilza di tagli si rivelò ai suoi occhi. Non aveva parole e neanch'io sapevo cosa dirle. In quel momento molti pensieri confusi vagavano per la mia testa nel tentativo di creare un discorso adatto a quella situazione. Ma non cen'era uno. Per mia sfortuna venne Marty e vide anche lei ciò che avevo fatto. Iniziò a farmi discorsi del tipo:" Non devi fare queste cose. Ti fai solo del male." oppure "Non hai alcun motivo per farlo." Ok, mi poteva dire tutto ma non che non avevo motivo per farlo. Infatti le risposi:"Chi cazzo sei tu per dirmi ciò che penso o quel mi succede. Non sai un cazzo di me o della mia vita, quindi taci idiota." Dopo questa mini litigata iniziai a sentirmi male, non erano sensi di colpa, avevo un mal di testa allucinante. Per questo uscii prima da scuola. Non ero molto tranquilla e facevo bene, perché Marty fece una cosa terribile...

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Capitolo 4
*** Badly broken ***


Il giorno dopo, per mia sfortuna, dovetti andare a scuola. Avevo un compito importante che non potevo rimandare, anche se non stavo molto bene. Inoltre mi era giunta voce che Marty mi avesse pugnalato alle spalle. Avevano ragione. Entrai in classe con la mia solita disinvoltura, mi sedetti e ignorai i compagni che bisbigliavano dietro di me finché non sentii pronunciare il mio nome seguito da altre cose che adesso non ricordo. Ma sono certa che non fossero molto carine dato che uno di questi compagni prese una sedia e la posizionó davanti al mio banco. Istintivamente gli dissi :"Cos'hai da sghignazzare di prima mattina?" e lui mi rispose "Niente che ti riuguardi Grace, torna a tagliarti. Almeno fai qualcosa di buono per l'umanità, ucciditi". Solitamente gli avrei risposto con la mia solita ed immancabile aggressività, ma rimasi paralizzata. Non sapevo cosa dire, come faceva a saperlo? Poi un'idea passò per la mia mente come un fulmine, fu allora che capii. Tutta la classe sapeva che ero autolesionista. Ma come? Chi avrebbe mai potuto farmi questo? Ma certo...Alyce. Il giorno prima avevamo litigato come mai in 3 anni. Parolacce, insulti vari... Non credo però a tal punto da rivelare alla classe una cosa così privata. Non poteva essere stata lei, no. Forse si era confidata con qualcuno perché non sapeva cosa fare e quel qualcuno lo aveva spifferato a tutta la classe... Impossibile, Alyce non parla di ciò che le succede con gli altri. È una persona riservata e fedele, non può essere stata lei. Ma allora chi è stato?

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Capitolo 5
*** Dead inside ***


Ma come? Chi avrebbe mai potuto farmi questo? Ma certo...Alyce. Il giorno prima avevamo litigato come mai in 3 anni. Parolacce, insulti vari... Non credo però a tal punto da rivelare alla classe una cosa così privata. Non poteva essere stata lei, no. Forse si era confidata con qualcuno perché non sapeva cosa fare e quel qualcuno lo aveva spifferato a tutta la classe... Impossibile, Alyce non parla di ciò che le succede con gli altri. È una persona riservata e fedele, non può essere stata lei. Ma allora chi è stato? Durante il compito di matematica non facevo altro che chiedermi chi fosse stato. Purtroppo l'ora passò in fretta e iniziai a prepararmi per l'ora di italiano. La professoressa era antipatica, acida e si sentiva chissà chi. Andava a scuola quasi sempre con delle orribili scarpe zebrate con un tacco leggermente alto. Ogni volta che entrava speravo che cadesse. Una volta è successo, forse ve lo racconterò un giorno. Fu esilarante. Comunque, appena entrata in classe mi guardò con uno sguardo di compassione. Iniziò a parlare, d'istinto pensai che stesse iniziando a spiegare, invece stava facendo un "discorsetto" a tutti noi poveri studenti. "Anche se la vita è dura non dovete lasciarvi abbattere. Certo, non siete dei genii e dubito farete un lavoro soddisfacente, nonostante ciò non dovete mai fare cose stupide..". La stronza si voltò e mi guardò, poi disse:"Sei d'accordo con me Grace?". Ci pensai per un momento, non le volevo rispondere a monosillabi. Quando riuscii a organizzare un discorso sensato la guardai e comincia a parlare:"Si, da una parte sono d'accordo. Ma dall'altra credo che non siamo tutti uguali, ognuno ha un proprio modo di superare le difficoltà. Alcuni hanno un carattere forte e riescono quasi subito a superare persino la morte di un parente. Per altri, invece, è come se il mondo gli stesse cadendo addosso. In quel momento è come se si estraniassero da tutto e non vedessero nient'altro che sofferenza. E mi creda prof, quando muoino molte persone a cui vuoi bene in anticipo, quando tua madre ha il cancro, quando nessuno ti capisce e ti emarginano è difficile. È come se lei fosse in mare e non ci fosse nessuno a salvarla. Dopo due, tre massimo quattro ore non riesce più a stare a galla. Inizia a sprofondare nel profondo del mare. La vista si appanna, non ci sono più suoni. Solo un'immensa oscurità che l'avvolge." Calò il silenzio in classe. La prof non aveva parole. A dirla tutta neanch'io sapevo cosa fare. Così ricominciai a parlare nel tentativo di spronare la professoressa a rispondere al mio discorso. "Non so chi le abbia detto che sono autolesionista ma vorrei solo precisare una cosa. Mi scusi ma lei non si può permettere di giudicare senza conoscere e tanto meno non può lavarsi le mani dicendo che dobbiamo prendere i problemi di petto. È facile parlare ma quanti riescono effettivamente ad andare avanti? È difficile, la vita è difficile. Ma credo che questo lei lo sappia, dopotutto è più grande e matura di me." Ancora silenzio. Avrei preferito che mi rimproverasse e mi mandasse dalla preside. Ad un certo punto mi sorrise e finalmente ricominciò a parlare...

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Capitolo 6
*** Dead inside ***


Ma come? Chi avrebbe mai potuto farmi questo? Ma certo...Alyce. Il giorno prima avevamo litigato come mai in 3 anni. Parolacce, insulti vari... Non credo però a tal punto da rivelare alla classe una cosa così privata. Non poteva essere stata lei, no. Forse si era confidata con qualcuno perché non sapeva cosa fare e quel qualcuno lo aveva spifferato a tutta la classe... Impossibile, Alyce non parla di ciò che le succede con gli altri. È una persona riservata e fedele, non può essere stata lei. Ma allora chi è stato? Durante il compito di matematica non facevo altro che chiedermi chi fosse stato. Purtroppo l'ora passò in fretta e iniziai a prepararmi per l'ora di italiano. La professoressa era antipatica, acida e si sentiva chissà chi. Andava a scuola quasi sempre con delle orribili scarpe zebrate con un tacco leggermente alto. Ogni volta che entrava speravo che cadesse. Una volta è successo, forse ve lo racconterò un giorno. Fu esilarante. Comunque, appena entrata in classe mi guardò con uno sguardo di compassione. Iniziò a parlare, d'istinto pensai che stesse iniziando a spiegare, invece stava facendo un "discorsetto" a tutti noi poveri studenti. "Anche se la vita è dura non dovete lasciarvi abbattere. Certo, non siete dei genii e dubito farete un lavoro soddisfacente, nonostante ciò non dovete mai fare cose stupide..". La stronza si voltò e mi guardò, poi disse:"Sei d'accordo con me Grace?". Ci pensai per un momento, non le volevo rispondere a monosillabi. Quando riuscii a organizzare un discorso sensato la guardai e comincia a parlare:"Si, da una parte sono d'accordo. Ma dall'altra credo che non siamo tutti uguali, ognuno ha un proprio modo di superare le difficoltà. Alcuni hanno un carattere forte e riescono quasi subito a superare persino la morte di un parente. Per altri, invece, è come se il mondo gli stesse cadendo addosso. In quel momento è come se si estraniassero da tutto e non vedessero nient'altro che sofferenza. E mi creda prof, quando muoino molte persone a cui vuoi bene in anticipo, quando tua madre ha il cancro, quando nessuno ti capisce e ti emarginano è difficile. È come se lei fosse in mare e non ci fosse nessuno a salvarla. Dopo due, tre massimo quattro ore non riesce più a stare a galla. Inizia a sprofondare nel profondo del mare. La vista si appanna, non ci sono più suoni. Solo un'immensa oscurità che l'avvolge." Calò il silenzio in classe. La prof non aveva parole. A dirla tutta neanch'io sapevo cosa fare. Così ricominciai a parlare nel tentativo di spronare la professoressa a rispondere al mio discorso. "Non so chi le abbia detto che sono autolesionista ma vorrei solo precisare una cosa. Mi scusi ma lei non si può permettere di giudicare senza conoscere e tanto meno non può lavarsi le mani dicendo che dobbiamo prendere i problemi di petto. È facile parlare ma quanti riescono effettivamente ad andare avanti? È difficile, la vita è difficile. Ma credo che questo lei lo sappia, dopotutto è più grande e matura di me." Ancora silenzio. Avrei preferito che mi rimproverasse e mi mandasse dalla preside. Ad un certo punto mi sorrise e finalmente ricominciò a parlare...

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Capitolo 7
*** Don't look at me ***


Ad un certo punto mi sorrise e finalmente ricominciò a parlare... "Ah ma guarda un po', la nostra Grace che riesce a parlare senza bloccarsi. Magari fossi così nelle interrogazioni.." Sorrise in modo maligno e disse:"Beh visto che hai tanta voglia di parlare...interrogata in geografia" Ah bene, la materia che odio di più. Non avevo studiato a causa della continue liti dei miei genitori..sono fottuta. Decisi di alzarmi lo stesso. Fortunatamente le ore passarono velocemente e mi affrettai ad uscire da scuola prima che la prof potesse dirmi qualcos'altro, ma con la mia solita fortuna lei mi prese per il braccio facendo si che fossimo "faccia a faccia". "Sarò breve e coincisa Grace. Io non ti odio, so che è questa l'impressione che hai di me ma posso assicurarti che io non ti odio. Voglio aiutarti, anche interrogandoti io ti aiuto. Ti aiuto a distrarti." Ma che diavolo sta dicendo? Ti aiuto a distrarti, si come no. Troppo immersa nei miei pensieri, non mi resi conto che non c'era più nessuno in classe eccezion fatta per me e la prof, che adesso mi guardava con compassione. Avevo due possibilità: o me ne andavo ignorandola oppure le rispondevo. Il mio orgoglio si fece sentire, così le risposi:" Lei è come tutti gli altri. Siete solo una massa di ipocriti che godono delle sventure altrui e che pensano solo a se stessi. Potrebbe anche non odiarmi, ma l'unica cosa che prova per me è compassione, non è forse così?" lei mi guardò perplessa, io continuai "Non concepisco come questo finto perbenismo vi faccia sentire persone migliori. Francamente io la detesto e non ne faccio nulla della sua pietà e misericordia, sono perfettamente cosciente della mia pateticità, ma mi creda, lei non è da meno". Detto questo la guardai. Notai parecchie emozioni susseguirsi nel suo sguardo, un miscuglio di rabbia, sorpresa e rassegnazione. Avevo ragione e questo lo sapeva benissimo. Concluso il discorso, mi voltai e uscii dalla classe sotto lo sguardo della professoressa ancora incredula.

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Capitolo 8
*** Told ya so ***


Concluso il discorso, mi voltai e uscii dalla classe sotto lo sguardo della professoressa ancora incredula. Mancava poco alla fine della scuola. I mesi passarono più in fretta di quanto pensassi. Non ebbi più occasione di parlare con la professoressa di italiano, non che ci tenessi più di tanto. Era come se avesse messo da parte l'odio nei miei confronti. purtroppo questa tregua non durò molto. Era appena iniziato il periodo degli esami. Ero molto agitata pur sapendo che non dovevo preoccuparmi. Molte persone mi avevano rassicurato dicendo che gli esami (perlomeno quelli della terza media) fossero semplici ma, siccome era la prima volta che li affrontavo, ero propensa a non ascoltare le persone e ad agitarmi più del dovuto. Da una parte non vedevo l'ora che la scuola finisse, non sarei stata più costretta a stare con i miei compagni di classe e con quelle odiose professoresse, eccezion fatta per alcune. Ma d'altra parte mi dispiaceva perdere quel senso di familiarità che sentivo quando entravo a scuola. Sinceramente l'idea di iniziare un nuovo capitolo della mia vita mi spaventava. E se non avessi avuto amiche? E se avessi avuto una ricaduta? E se non fossi riuscita a prendere buoni voti? Ogni volta che pensavo alle superiori erano quel tipo di domande che mi tormentavano. Per il momendo dovetti pensare a studiare per dare il meglio agli esami. L'ultima settimana di scuola. L'ultima occasione per consegnare il mio percorso d'esame. Non avevo avuto ne tempo ne voglia di consegnarlo prima così mi ritrovai insieme ad altri quattro miei compagni ,inclusa Alyce, a consegnare il percorso all'ultimo momento. Data la mia immensa fortuna, la professoressa che doveva accettare i nostri percorsi e che era presente alla prima ora quel giorno era quella di italiano. Ovviamente la stronza mi chiamò per prima per esporre il mio percorso. "Allora Grace, illuminami. Chi ti ha aiutato a fare il percorso?" prontamente le risposi:" Nessuno, non ho bisogno ne tanto meno voglio aiuto. Sono abbastanza intelligente da riuscire a collegare delle materie per un esame." "Ne dubito, ma nonostante ciò sono costretta ad ascoltarti. Su parla e non farmi perdere tempo". Sbiancai, non pensavo mi avrebbe chiesto di esporle il mio lavoro, così con quella poca tranquillità che era rimasta in me le risposi:" Non credo di essermi prepara adeguatamente. Ah, c'è mio padre fuori che mi aspetta mi pare.." mi interruppe "Stai per caso dicendo che hai avuto la faccia tosta di venire qui a consegnarmi il percorso all'ultimo momento senza averlo nemmeno studiato adeguatamente, e pretendi pure di andartene sperando che te lo accetti? Beh cara Grace non è così che vanno le cose. Il percorso non te lo accetto. Ti cosiglierei di ristudiarti tutto il programma di terza." Ero senza parole. Come avrei fatto a studiare così tanto in così poco tempo? "Stronza" dissi a denti stretti evitando che mi sentisse. Non obiettai, uscii dalla classe e me ne tornai a casa con un'ansia assurda. Ce l'avrei fatta a superare l'esame? Il fatidico giorno arrivò. Avevo preparato un altro percorso nella vana speranza che me lo accettasse. Stranamente lo fece e riuscì a superare l'esame con sette. Finalmente la scuola era finita, mi aspettava pacchia per tre mesi. Un po' l'agitazione si faceva spazio in me pensando alle superiori. Potevo farcela, dovevo farcela.

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Capitolo 9
*** New school ***


Finalmente la scuola era finita, mi aspettava pacchia per tre mesi. Un po' l'agitazione si faceva spazio in me pensando alle superiori. Potevo farcela, dovevo farcela. Erano successe molte cose in soli tre anni. Prima che la scuola finisse ebbi uno scontro con Alyce, sia fisico che verbale. Ero molto arrabbiata con lei poiché era riuscita a convincere dei miei compagni a farmi eliminare dal gruppo che la prof di scienze aveva creato per fare un cartolle della sua materia, se non sbaglio l'argomento era:"Le dipendenze". Sorvoliamo, presa dalla rabbia dissi ad un mio compagno che avrei voluto piacchiarla. Ovviamente non ero seria, ma quella testa di cazzo andò da Alyce e le disse che la volevo picchiare fuori da scuola. Lei ci credette e, dopo esser uscite da scuola, si avvicinò a me e mi disse:"Su avanti, picchiami. Non eri tu quella che faceva kick boxing? Sei solo brava a parlare dietro uno schermo." Essendo una ragazza dall'indole poco pacifica e facilmente irritabile, iniziai a tirarle leggermente i capelli, cioè non glieli stavo tirando affatto. Non avevo alcuna intenzione di farle del male. A differenza mia, lei prese in un pugno i miei capelli e li tirò con una forza sovrumana e come se non bastasse, iniziò ad assestarmi calci e pugni. Ci misi un po' a realizzare ciò che stava facendo, dopo averlo fatto le bloccai sia le mani che le gambe. Dubito sarei restita molto se non fosse intervenuto un passante, allontanando Alyce da me. Subito dopo me ne andai. Pensavo che non ci saremmo più parlate da quel giorno. Accadde esattamente il contrario, infatti non so come tornammo ad essere amiche ed a parlare come se nulla fosse successo. A parte questa piccola rissa, l'estate è passata più in fretta di quanto sperassi. Il primo giorno di superiori arrivò. Una marea di emozioni mi pervase appena varcai la soglia della scuola. Era decisamente più grande di quanto mi aspettassi. Mi affrettai a scoprire in che sezione fossi e quando lo scoprì l'ansia prevalse. Come saranno i miei compagni? Ed i professori? Mi siederò avanti o dietro? Tutte queste domande vagavano per la mia mente. Ero stata messa nella sezione D. Stranamente riuscì a trovare la mia classe in poco tempo, quando mi ritrovai davanti alla porta del'aula, non avevo il coraggio di entrarci. Passò qualche minuto prima che aprissi la porta. Non c'era ancora nessuno. "Perfetto..." pensai mentre mi sedevo in seconda fila. Lentamente l'aula incominciò a riempirsi e notai accanto a me un viso familiare...

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Capitolo 10
*** Again ***


Lentamente l'aula incominciò a riempirsi e notai accanto a me un viso familiare... Quando si girò capii di chi si trattasse. Era Emma, una mia vecchia compagna delle medie. È sempre stata definita la più bella. Aveva i capelli mossi di un bellissimo rosso castano, occhi blu come il mare e un po' di lentiggini sulle guance che mettevano in risalto la sua pelle chiara. "Ehi Grace" fece un ampio sorriso. "Ehi." "Come ti va la vita? Non sapevo avessi scelto anche tu questo liceo. D'altronde non parliamo spesso." "Bene credo. Neanch'io mi sarei mai aspettata di andare al liceo con te." "Beh almeno possiamo parlare fra di noi finché non faremo nuove amicizie." "Già" sorrisi. Continuammo a parlare del più e del meno finché non entrò la professoressa di fisica. A primo impatto mi sembrava simpatica. Ci disse che saremmo andati molto spesso in laboratorio, che ci avrebbe spiegato come fare una relazione e cose del genere. La giornata terminò in fretta e non vedevo l'ora che arrivasse il giorno dopo. Non parlai molto con gli altri, penso che ormai sappiate che è difficile per me fare nuove amicizie. Speravo che almeno il giorno seguente sarei riuscita a conoscere un po' di più le persone con cui avrei passato 5 anni della mia vita. ••••••••••••••••••••••••••••••••••••• Il giorno successivo parlai con tre mie compagne: Elisabeth, Ary e Amy. Erano molto simpatiche e mi dissero che anche per loro era difficile parlare con nuove persone. Fui sollevata nel sentirlo. Quel giorno conoscemmo il professore di latino, quello di scienze e quella di matematica. Il professore di latino era simpatico, più o meno. Dopo neanche dieci minuti noi e il professore facemmo una scommessa. Il professore avrebbe dovuto imparare a memoria nomi e cognomi degli alunni della nostra classe entro le vacanze di natale, se non ci fosse riuscito non ci avrebbe dato nessuna versione da fare. In caso contrario, avremmo dovuto pagargli la colazione e ci avrebbe dato una versione in più. Purtroppo vinse lui, ma fu comunque divertente. ••••••••••••••••••••••••••••••••••••• Passarono alcuni mesi, ormai mi ero abituata al nuovo ambiente ed avevo avuto delle mini conversazioni con tutti quelli della classe. Mi avevano eletto rappresentante insieme ad un mio amico, Felix In verità io ero il vice rappresentante, ma lasciamo perdere. Parlavo per la maggior parte del tempo con Madison, Emma, Gaia ed Elisabeth. La cosa più bella è che nessuno, a parte Emma, sapeva qualcosa del mio passato. O almeno così credevo..

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Capitolo 11
*** Why me ***


La cosa più bella è che nessuno, a parte Emma, sapeva qualcosa del mio passato. O almeno così credevo.. I giorni passavano velocemente. In meno di una settimana ero stata definita la secchiona della classe. Non mi dispiaceva essere chiamata in quel modo, per me significava che tutti gli sforzi fatti venivano notati dalle persone e dai professori. Andava tutto per il meglio finché non arrivò il sabato. Per carità, è il giorno che preferisco della settimana e in più le materie da seguire sono semplici. Però quel giorno avrei preferito non andare a scuola se avessi saputo cosa sarebbe successo. Stavo tranquillamente attraversando il corridoio diretta verso la mia classe, finché non mi ritrovai stesa per terra. Subito pensai fossi scivolata, ma dopo essermi alzata notai che un gruppo di ragazzi stava ridendo di me. Li ignorai e ricominciai a camminare. Ero quasi arrivata davanti alla porta della mia classe quando sentii qualcuno stringermi il braccio. Mi girai di scatto e vidi uno dei ragazzi del gruppetto di prima, quando stavo per mandarlo male lui cominciò a parlare:"Come sta tua madre Gracy?" "Cosa vuoi? Chi cazzo sei?" dissi con tono aspro. Il ragazzo cominciò a ridere, una risata maligna e per niente amichevole. "Io sono il tuo peggior incubo Gracy." Detto questo mi spinse per terra e se ne andò ridendo. Mi alzai senza alcun pensiero in testa. Era come se la mia mente si fosse disconessa dal resto del corpo. Entrai in classe scusandomi per il ritardo. Non mi ero nemmeno preoccupata del mio aspetto. "Grace che hai fatto hai capelli? E perché hai un livido sulla guancia?" mi chiese Emma con occhi colmi di preoccupazione. La ignorai e mi girai verso la professoressa. Non mi ero resa conto del fatto che tutti mi stessero fissando. Dopo un attimo di smarrimento capii il perché mi stessero guardando. Stavo urlando. L'ultima cosa che sentii fu il mio urlo straziante, subito dopo buio. Cosa mi stava succedendo?

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Capitolo 12
*** Nightmare ***


L'ultima cosa che sentii fu il mio urlo straziante, subito dopo buio. Cosa mi stava succedendo? Quando riuscii ad aprire gli occhi notai di non essere più a scuola. Ero circondata dalle tenebre, non che la cosa mi dispiacesse. Non ho mai avuto paura del buio, nemmeno da piccola. Adoro essere avvolta e cullata dalle tenebre. Nessuno può vedere il tuo viso. Nessuno può vedere se stai piangendo o ridendo silenziosamente. L'unica persona a conoscenza di ciò che stai facendo sei tu. Forse l'unica cosa negativa è che nel silenzio delle tenebre hai più tempo per riflettere. O per ripensare a ciò che ne hai fatto della tua vita. All'improviso sentii dei rumori. Una risata maligna riecchegiava nella stanza. Mi guardai intorno, nel tentativo di scroprire la provenienza di quella risata agghiacciante. La stanza divenne bianca e finalmente riuscì a vedere chi si nascondeva nell'ormbra. "non può essere.." dissi con un filo di voce. Mia madre si girò e mi guardò negli occhi, un sorriso rassicurante stampato in faccia. "Che succede Grace? Sembri spaventata, c'è qualcosa che non va?" "No, non preoccuparti" le sorrisi. Mi guardai ancora una volta intorno ed infine le chiesi:"Dove siamo?" Lei mi rivolse uno sguardo strano, dopodiché iniziò ad urlare:"NO. PERCHÉ MI FAI QUESTO GRACE?" Spaventata iniziai a piangere. Dei rumori mi fecero distogliere lo sguardo dagli occhi di mia madre per farmi focalizzare su delle ombre. Riuscii a decifrare i loro volti e rimasi pietrificata. "Ehi Gracygracy. Hai per caso paura?" un ghigno si fece spazio sui loro volti. "Che cosa volete da me? Che ci faccio qui?" chiesi in preda al panico. Non mi risposero ma continuarono a ridere e ad avvicinarsi. Indietreggiai finche non sentii qualcosa o meglio qualcuno alle mie spalle. "Questa è tua madre Gracy? E tu le vuoi tanto bene vero?" "Mi pare ovvio." ricominciarono a ridere, istintivamente mi posizionai difronte a mia madre. "Levati di mezzo Gracy, oppure sarò costretto ad uccidere anche te." mi rivolse un sorriso agghiacciante. "Non lo fare, ti prego.." dissi piangendo mentre gli altri del suo gruppo mi trascinavano via da mia madre. "Grace? Cosa..." il ragazzo inquietante zittii mia madre e posizionó il coltello in direzione del cuore. "NO!" dissi in preda al panico. Mi ignorò e le infilzò il coltello nel petto. Mi accasciai a terra ed iniziai ad urlare, ma nessuno mi sentiva. Pianpiano le mura bianche iniziarono a sgretolarsi e chiusi gli occhi. "NO, NO!" Aprii gli occhi e mi ritrovai stesa sul pavimento della mia classe. Era solo un incubo. I miei compagni mi aiutarono ad alzarmi e mi affrettai verso il bagno. Mi sentivo male, non riuscivo quasi a respirare. Dopo qualche minuto riuscii a stabilizzarmi, feci per tornare in classe ma fui intercettata dai ragazzi che mi avevano buttato a terra quella mattina. "Ehi Gracygracy." rabbrividii al suono di quel nomignolo. Che fossero davvero diventati parte dei miei incubi?

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Capitolo 13
*** Insicure ***


"Ehi Gracygracy." rabbrividii al suono di quel nomignolo.Che fossero davvero diventati parte dei miei incubi? Passarono diversi mesi e gli incubi sembravano essersi affezzionati alla mia persona. Ormai non riuscivo più a dormire e le poche volte che ci riuscivo venivo tormentata da incubi molto realistici. Dopo ciò che accadde in classe l'unica che non mi riteneva pazza e che mi stava accanto era Emma. Mi stavo affezzionando a lei, ma non glielo volli dire. In un certo senso avevo paura che anche lei mi abbandonasse, dopotutto chi mai vorrebbe essere amica di una ragazza con le occhiaie perenni, perseguitata dal suo passato e da orribili incubi? Nessuno, eppure lei c'era. Ma ho sempre pensato che fosse sbagliato affezzionarsi alle persone, tanto prima o poi si stancano della tua pateticità e ti abbandonano lasciandoti da sola a lottare con i tuoi demoni. Probabilmente la stessa cosa sarebbe accaduta con lei ma lasciai perdere la mia negatività e tentai di pensare positivo. In aggiunta alle bellissime notti insonne c'era il gruppetto di bulli che si divertiva a farmi cadere e a farmi fare brutte figure con le persone. A quanto avevo capito il "leader" si chiamava Ken. Continuava a cambiarmi soprannome ogni qualvolta mi incontrava. Sinceramente lo ritenevo un comportamento molto infantile perciò non ritenni opportuno intervenire urlandogli contro. Perfortuna non mi chiese più niente su mia madre e non mi chiamò più 'Gracygracy'. Se ci ripenso quello fu l'incubo più brutto anche perchè, a differenza degli altri, me lo ricordavo perfettamente. Non so come i miei genitori scoprirono il fatto che fossi autolesionista. Rimasero delusi ma erano soprattutto dispiaciuti, suppongo che a nessun genitore piaccia l'idea che il proprio figlio si procuri dolore da solo. Mi proposero di andare da uno psicologo ma io mi rifiutai. L'idea che qualcuno oltre me potesse sapere cosa stessi pensando mi terrorizzava. E poi trovo che gli psicologi siano brutti, nel senso che ti costringono a rivelare i tuoi pensieri utilizzando ingegnosi metodi e poi tentano di capirti. Dubito che qualcuno possa capire come le persone si sentano dopo brutti avvenimeti senza averli sperimentati sulla propria pelle. Le persone sono complicate e molto spesso non vogliono essere capite e vogliono risolvere i propri problemi da soli. La stessa cosa valeva per me. Non mi piaceva contare su gli altri. A parere mio era meglio essere indipendenti e contare solo su te stesso, perchè la verità è che ognuno pensa solo a se stesso. Potrebbe anche succedere che qualcuno si preoccupi per te, ma l'unica cosa che farà sarà dirti qualche parola senza davvero aiutarti a risolvere i tuoi problemi o almeno a provarci. Stessa cosa valeva per Emma. Un giorno, se non sbaglio quattro mesi dopo l'inizio del primo superiore, entrai in classe piangendo. Ovviamente quella che lo notò per prima fu Emma, poichè era seduta vicino a me. Mi guardò per un po' e dopo cominciò ad inondarmi di domande:"Perchè stai piangendo? Cos'è successo? Per favore dimmi cosa succede". "Ho litigato con mia madre e mi ha detto cose non molto carine, tutto qui.." mi rivolse uno sguardo pieno di compassione senza alcuna traccia di interesse, poi mi chiese:"Cosa ti ha detto?". "Ha detto che sono una delusione perchè non sto andando molto bene a scuola e che sono stupida. Più precisamente ha detto 'tu sei stupida nel cervello'." L'unica cosa che fu capace di dirmi fu un 'mi dispiace' e poi tornò tranquilamente a parlare con le altre compagne della mia classe. Non che mi importasse ricevere il suo aiuto, ma poteva almeno recitare meglio. Mi capitò solo altre due volte di piangere in classe ma non perchè fossi realmente triste. Spesso piango per il troppo stress accumulato. Sorvoliamo. Come ho detto precedentemente, gli incubi erano diventati più frequenti ma sopportabili, almeno finchè non feci un incubo particolarmente inquietante...

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Capitolo 14
*** Insane ***


Aprì gli occhi e mi guardai intorno spaesata, finché non riconobbi i banchi di scuola. Sembrava tutto tranquillo, il professore spiegava e i miei compagni seguivano interessati la lezione. Non ricordavo di essermi svegliata quella mattina, ma non ci feci molto caso e comincia a seguire anch'io la lezione. Notai parole incomprensibili scritte sulla lavagna. Sbattei le palpebre più volte sperando che fosse solo un illusione. Improvvisamente il professore smise di scrivere e si girò verso di me, seguito dai miei compagni. Confusa feci per chiedere perché mi stessero guardando, ma una risata maligna proveniente dalla porta dell'aula mi fece zittire. Susseguirono rumori raccapriccianti finchè la porta non fu violentemente sfondata. Il professore ed i miei compagni erano improvvisamente spariti. Fece il suo ingresso Ken seguito dalla sua banda. Si avvicinò a me con estrema lentezza, spazzando via tutti i banchi che intralciavano il suo cammino. Spaventata mi alzai di scatto ed indietreggiai sino a toccare il muro alle mie spalle. Ken emise una profonda ed inquietante risata, che fece aumentare il mio terrore. Appena fu abbastanza vicino a me estrasse un oggetto dalla sua tasca. Poi, improvvisamente, sentii un dolore acuto al mio braccio sinistro. Guardai l'oggetto sanguinante tra le mani di Ken e riuscì a capire di cosa si trattasse: era un coltello. Tentò di colpirmi nuovamente ma fortunatamente riuscì ad evitarlo. Iniziai a correre per i corridoi della scuola. Ken camminava tranquillamente con un ghigno stampato in faccia. Sapeva benissimo che non avevo via di scampo. D'un tratto si fermò e disse:"È inutile scappare GracyGracy, tanto prima o poi ti prenderò. Farai la stessa fine della tua amata mammina..." Rimasi paralizzata al ricordo di lui che conficcava un coltello nel petto di mia madre. Ken approfittò del mio momentaneo stato di smarrimento per potermi raggiungere con uno scatto felino. Ricominciai a correre più velocemente rispetto a prima. Notai una porta socchiusa da cui proveniva un fascio di luce. La raggiunsi il prima possibile e mi ci chiusi dentro. Mi appoggiai esausta all'uscio e chiusi gli occhi. Fui costretta a riaprirli poiché sentì una voce troppo familiare. Vidi un letto di ospedale, su di esso c'era mia madre. Guardai meglio la stanza e notai di non essere più a scuola bensì in un ospedale. Mia madre continuava a sussurrare il mio nome, così mi avvicinai a lei e le sfiorai la mano. A quel mio gesto aprì gli occhi di scatto ed iniziò ad urlare:"TU GLIEL'HAI PERMESSO. TU HAI LASCIATO CHE MI UCCIDESSE. MI FAI SCHIFO, TU NON SEI MIA FIGLIA" Iniziai a piangere spaventata dalla situazione. Mia madre chiuse nuovamente gli occhi e mi tranquillizzai, almeno finché non sentii un rumore persistente. Subito delle infermiere entrarono nella stanza e mi fecero uscire. Rimasi accanto alla porta ferma senza sapere cosa fare. Dopo una decina di minuti una delle infermiere uscì dalla stanza, si avvicinò e mi disse:"Mi dispiace, ma la paziente non ce l'ha fatta.." Le mie guance furono nuovamente rigate dalle lacrime. "NO MAMMA. NON PUOI ABBANDONARMI ANCHE TU. TI PREGO NO. MAMMA!" Aprì gli occhi di scatto. Ero in camera mia nel mio letto. Avevo gli occhi colmi di lacrime. Mi alzai e corsi verso la camera dei miei genitori. Fui sollevata nel vedere mia madre dormire beatamente nel suo letto. Era solo un incubo.

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Capitolo 15
*** Horrible ***


Orribile , ecco come mi sentivo. Il secondo superiore è stato l'anno in cui la depressione è tornata a farmi compagnia. Non facevo altro che piangere, non uscivo e dicevo sempre le cose sbagliate. In fondo anch'io mi sentivo sbagliata. Sentivo come se tutte le cose che mi erano successe me le meritassi. Come se non potessi essere mai felice. Mi sentivo inutile, odiata. Mi odiavo anch'io ,tantissimo. Odiavo il mio fisico, la mia faccia, il mio carattere, la mia voce...odiavo tutto di me. Anche gli altri mi odiavano ma come dargli torto? Ero solo una stronza presuntuosa. Facevano bene a disprezzarmi. Il periodo del secondo superiore la mia depressione era arrivata al culmine. Ero persino felice che le persone mi insultassero o picchiassero. Me lo meritavo. Ciò che pensavo da mattina a sera era come facessi schifo. Ci fu un giorno in cui le cose peggiorano, mi pare fosse di marzo. Ebbi una ricaduta. Ero da sola in camera, avevo appena finito di discutere con una persona. Mi aveva detto che non dovevo lamentarmi se poi gli altri mi odiavano. Gli diedi ragione e mi misi a piangere così tanto che non riuscivo a distinguere i mobili della mia camera. Poi la vidi, una lametta. Era poggiata sul mio comodino in bella mostra, allora pensai:"Peggio di così non può andare no? È solo colpa mia, devo stare male. Non posso stare bene. NON POSSO" Presi la lametta e mi tagliai, innumerevoli volte. Mi tagliai finchè non vidi tutti i problemi scivolare via insieme al sangue. Avevo la testa sempre più annebbiata, non riuscivo a non ridere. Ma non era una risata spensierata, era una risata carica di disprezzo verso me stessa. Rimasi a terra seduta in un angolo per non so quanto tempo. Fissavo il mio riflesso nello specchio e pensavo a quanto sarebbe stato bello essere qualcun'altro, magari qualcuno di migliore. Questo "periodo buio" durò fino a maggio, poi decisi che dovevo riprendermi. Non potevo farmi abbattere così dalle persone, non di nuovo. Riuscì a riprendere in mano la mia vita e sistemai gli errori fatti. Mi sentivo fiera di me stessa perché dopo tutto il male che mi è stato fatto ero riuscita ad alzarmi. Ma non potevo far a meno di chiedermi...quanto sarebbe durata?

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Capitolo 16
*** In love ***


Il terzo superiore fu il periodo dei fidanzamenti. Quasi tutte le ragazze della mia classe si erano fidanzate, mancavano solo Emma ed io. Il che mi sembrava strano siccome ho sempre pensato che Emma fosse una bellissima ragazza e che si sarebbe fidanzata subito. A differenza sua a me non dispiaceva stare da sola, ormai ero abituata. Non riuscivo a capire il perché le ragazze avessero così tanto bisogno di un fidanzato. Infondo sarebbe solo un'altra persona con cui passare il tempo. E poi ho sempre trovato rivoltanti le coppiette sdolcinate e ancor di più quelle senza ritegno, cioè le coppie che si baciano per strada. Ok, capisco che vi amate e roba del genere, ma per favore non baciatevi alla"francese" in pubblico. Ritornando ad Emma, in terzo superiore si prese una cotta per un ragazzo di cui non sapeva niente a parte il nome, Ryan. Si scontrò con questo ragazzo nei corridoi, e da allora non faceva altro che ripetermi quanto lo trovasse bello e che voleva assolutamente rincortrarlo. Ammetto che fosse bello però mi sembra esagerato urlare come una pazza:"NON È BELLO, È PERFETTOOOOOOO". La cosa più sconvolgente fu che un giorno Ryan entro in classe nostra per chiedere una penna. Subito Emma si affrettò a dargliene una e sopra ci attaccò il suo numero. Il risultato? Dopo due mesi di pianti, gioia e emozioni varie finalmente Ryan ed Emma si fidanzarono. Dire che fossero la perfezione insieme era dir poco. Dal primo momento che vidi Ryan iniziai a shippare Ryama. Anche Emma mi shippava con un ragazzo, Michel che soprì essere un amico di mia sorella. Inizialmente pensavo che anche da parte sua ci fosse un poco di interesse ma poi mi disse chiaro e tondo che non gli interessavo. Mentirei se dicessi che non mi dispiaque ma sinceramente non versai nessuna lacrima. Perché? Semplicemente mi sembrava inutile piangere per qualcosa che non era nemmeno iniziata. A parte questo piccolo problema di cuore la mia vita aveva preso una piega positiva. Sorridevo spesso e non mi capitava mai di pensar di volermi suicidare. Sembrava come se finalmente fossi riuscita a risolvere tutti i miei problemi e a non crearne altri. Almeno finché Emma non mi diede una notizia che mi lasciò di stucco..

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Capitolo 17
*** Paris ***


Sembrava come se finalmente fossi riuscita a risolvere tutti i miei problemi e a non crearne altri. Almeno finché Emma non mi diede una notizia che mi lasciò di stucco.. |"Lo so, avrei dovuto dirtelo prima ma non ne avevo il coraggio.." Ero davvero scioccata, triste ma soprattutto delusa. Delusa perché l'unica persona a cui avevo dato piena fiducia l'aveva calpestata. "Quando è previsto il volo?" le chiesi insicura. "Domani mattina, alle 6 e mezza." Sentii gli occhi riempirsi di lacrime, un peso cominciò a formarsi sul petto. Quasi non riuscivo a respirare, mi sembrava come se stessi affogando. Non sapevo che pensare, stava succedendo tutto troppo in fretta. Com'era possibile che non mi fossi accorta di niente durante questi anni? Sono stata così sciocca da non averlo capito prima, e lei è stata una vigliacca ad avermelo detto solo ora. "Grace io...m-mi dispiace". Mi voltai verso Emma e le rivolsi uno sguardo disgustato seguito da un sorriso spento, triste. "Me lo sarei dovuta aspettare. Perché non me lo hai detto prima? Perché riempirmi la testa di 'ti starò sempre accanto' o 'io non sono come gli altri, non ti abbandonerò'. Perché illudermi di aver finalmente trovato qualcuno su cui contare? Stavo meglio senza di te. Mi stai causando solo sofferenza. Pensi davvero che sarai felice con Ryan? Pensi che non ti abbandonerá come tu stai facendo con me? Ti sbagli principessina, questo non è un film o una fiaba, prima o poi anche tu avrai dei problemi o starai male. E credimi, non contare su di me in quel caso. Ti auguro il meglio, divertiti a Parigi." Quando stavo per andarmene Emma mi fermò dalle spalle e mi fece voltare verso di lei. "Permettimi almeno di spiegarmi.." Non le risposi, mi limitai a guardarla con un sopracciglio inarcato. "Prima dell'inizio dei superiori avevo litigato con i miei genitori perché io volevo iscrivermi ad una scuola di Parigi, ma loro affermavano fossi troppo piccola per viaggiare. Sai bene quanto so essere testarda, perciò decisi di iscrivermi online ad un liceo di Parigi, e per tutto questo tempo ho seguito le lezioni da casa. E mi stava più che bene, solo che poi Ryan mi ha detto che si sarebbe dovuto trasferire a Parigi a causa del lavoro di suo padre. Io davvero non vorrei abbandonarti così, ma io lo amo Grace. Sono sicura che sia quello giusto capisci? Non merito di essere felice? Sono sempre stata al tuo fianco, ho sempre fatto di tutto per farti stare bene, non è forse il tuo turno di aiutarmi ad essere felice?" Riflettei attentamente alle sue parole, da un lato aveva ragione, se era davvero convinta che questa potesse essere la sua occasione per essere felice allora l'avrei appoggiata. Ma dall'altra mi sentivo ferita. Preferire un ragazzo conosciuto da qualche mese a me, che l'ho sempre aiutata e sostenuta per 6 anni faceva male. La guardai negli occhi e cominciai a parlare:"Già tu ci sei sempre stata ma pensaci, non ho fatto la stessa cosa anch'io? Non merito anch'io di essere felice dopo tutto ciò che ho passato? Io ho sempre messo prima te di me, e credo di aver sbagliato. Sei solo egoista, parli tanto del fatto che tu meriti di essere felice. Sono d'accordo, meriti solo il meglio, ma non vuol dire che la tua felicità debba essere la mia tristezza. La scelta che hai ormai preso non influisce solo positivamente su di te, ma anche negativamente su di me. Ora è inutile continuare a discutere su una cosa già decisa. Addio Emma." Mi voltai e con le lacrime a rigar le mie guance lasciai Emma da sola con i suoi ripensamenti.

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