Parallel Universe of Kingdom Hearts

di Riku_Lucis_Caelum
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Faceva parecchio caldo, nonostante fosse solo metà maggio. Sora era sulla spiaggia, camminava a piedi nudi sul bagnasciuga nella speranza di refrigerarsi un po’ da quella calura infernale. Nonostante fosse in pantaloncini e canottiera smanicata, sentiva comunque caldo.
Calciava l’acqua schizzandola avanti a se con fare annoiato. Stranamente i suoi amici non erano ancora arrivati, eppure di solito era lei quella in ritardo.
- Che pizza… - borbottò la ragazza alzandosi i lunghi capelli castani con le mani dando un lieve sollievo al collo sudato. Si maledì per non aver portato un mollettone o un elastico. Ora capiva perché loro la prendeva sempre in giro perché aveva il cervello sempre tra le nuvole.
Si arrese sdraiandosi sulla spiaggia a pancia in su e braccia dietro la testa. Visto che doveva aspettare tanto valeva rilassarsi e così si appisolò.
Passo poco tempo che sentì un dito punzecchiarle una guancia.
- Svegliati pigrona… - disse una dolce voce. La ragazza aprì gli occhi incrociandoli con quelli violetti di un ragazzo.
- Kairi! – esclamò sorridente la ragazza tirandosi su.
Kairi era uno dei suoi amici anche se, per un periodo aveva avuto una eclatante cotta per lui. Effettivamente Kairi era davvero carino, occhi viola, capelli rossastri e un sorriso così dolce che scioglierebbe anche un ghiacciaio. Oltre al fatto che fosse il più dolce e comprensivo del mondo. Era sempre pronto ad aiutarla quando aveva bisogno, insomma un ragazzo d’oro, ma nonostante questo la sua cotta ci mise poco a svanire per far prendere piede ad un amore più profondo e intenso per qualcun altro.
- Era tanto che aspettavi è? Scusa davvero Sora ce l’ho messa tutta per arrivare presto… - si scusò lui.
Sora scosse la testa dandogli un pizzicotto sulla guancia.
- Scemo che ti scusi a fare, l’importante è che sei arrivato…- disse tutta convinta lei.
Kairi gli tese la mano per aiutarla ad alzarsi, e una volta alzata si scrollò la sabbia dai vestiti con le mani.
Non ci volle molto perché arrivasse anche l’ultima componente del trio. Scese con passo leggero le scalette del pontile dirigendosi verso di loro. Kairi subito fece cenò si saluto a cui la giovane rispose con un appena accennato sorriso.
Sora si era imbambolata a fissarla invece. Già, era per lei che provava quel profondo amore, Riku. Era una ragazza bellissima, alta e con le curve nei punti giusti. Quei capelli argentei facevano risaltare i suoi bellissimi e gelidi occhi acquamarina e la giacchina nera appena aperta per scoprire l’ombelico la rendeva davvero sexy. Intanto che Sora era immersa nei suoi pensieri la ragazza li avvicinò.
- Eccomi, purtroppo ci ho messo più del previsto con le mie commissioni…- si giustificò mettendosi poi una mano nella tasca del jeans.
Il ragazzo allora le sorrise dolcemente.
- Tranquilla, poi di solito sei tu la prima ad arrivare… - puntualizzò lui.
Sora intanto si era ripresa dalle sue fantasie e sfoderò un bel sorrisone anche alla sua amica.
- Ha ragione Kairi… quindi non giustificarti…- aggiunse la ragazza castana.
Riku le sorrise, uno dei suoi soliti sorrisi dolci ma impacciati. Da quando erano tornati dopo l’avventura per gli altri mondi, per salvarli dalle tenebre, Riku era molto cambiata. Dopo che Ansem la saggia aveva sacrificato la sua vita per espiare le sue colpe. Riku era stata riportata al suo aspetto originale e con esso aveva finalmente e definitivamente lasciato l’oscurità alle spalle. Ormai lei non ne era più invasa.
Riku si diresse verso il suo albero, adorava stare lì e anche dopo tanto tempo passato lontani da casa, ognuno aveva ripreso le proprie abitudini e la propria vita.
Sora la guardò allontanarsi e dirigersi sul ponte che collegava l’isoletta quando improvvisamente vide tutto nero.
- Indovina chi sono? – domandò una voce femminile.
Le avevano coperto gli occhi con le mani e tastandole cercava di capire di chi fossero. Ma senza risultati. Così le venne una brillante idea, si tirò indietro poggiandosi sul petto della ragazza che le era dietro.
- Mmm… Tidus! – disse convinta la castana.
Le mani le furono tolte con un sospiro di disappunto della ragazza che le era alle spalle.
- Uffa Sora come fai a scoprire chi è ogni volta… ?- borbottò la bionda sconsolata.
La ragazzina si voltò guardando l’amica.
-  Segreto… figurati se te lo dico…- rise mentre lo diceva.
Poco dietro c’era un'altra ragazza, insieme a un ragazzino. La ragazza aveva i capelli di un bel rosso scuro e sotto braccio teneva un pallone, l’altro invece aveva degli scompigliati capelli castano chiaro e due grandi occhioni verdi, portava in mano una corda per saltare.
 Entrambi risero dell’amica, ma la rossa le si avvicino mettendole una mano sulla spalla.
- Ti scopre sempre perché hai più tette che cervello…-  le disse convinta la ragazza.
Tidus la guardò un po’ dubbiosa.
- Che centrano le tette con il fatto che mi scopre sempre…? – domandò la ragazza bionda che non riusciva proprio a capire.
Nel sentirla scoppiarono tutti a ridere.
- Già chissà che centrano… - disse Selphie tra le risate.
Sora si asciugò le lacrime che le erano venute a forza di ridere e con lo sguardo cercò la sua amica. Era proprio sul tronco così decise di raggiungerla.
- Io… vado un po’ da Riku, a dopo ragazzi…- disse facendosi una corsetta verso la baracca.
- A dopo Sora…- le disse Kairi salutandola con un sorrisone.
Gli altri la ricambiarono la ragazza e presero a giocare e chiacchierare come al solito.
 
Arrivò alla baracca e salì le scale, poi attraversò il ponte e raggiunse la ragazza che era seduta sul tronco come suo solito.
- Riku, non cambi mai, potevi venire a salutare Wakka, Selphie e Tidus… - borbottò avvicinandosi al tronco anche lei.
L’argentea la guardò, poi le fece cenno con la mano di sedersi accanto a lei. La castana sospirò e sorrise, accontentando l’altra e sedendosi al suo fianco.
- Tu sei la sola con cui voglio stare più di tutti… - le confessò Riku guardandola.
Li per li si imbarazzò, poi le fece uno dei suoi soliti sorrisi. Non voleva fraintendere quello che l’amica le diceva, ma per il suo piccolo cuore era difficile sentire parole diverse da quello che desiderava.
- Anche a me piace stare con te… - le disse la castana con candore.
Rimasero un po’ in silenzio a guardare dinnanzi a loro la linea indefinita dell’orizzonte. Riku aveva sempre lo sguardo perso oltre quella linea, come se quel mare e quel cielo le parlassero.
Sora era assorta nei suoi pensieri quando dolcemente sentì una mano posarsi sulla sua. Per poi intrecciare le dita con le sue. La ragazzina si imbarazzò ancora una volta, non riusciva a voltarsi e guardarla, avrebbe voluto che quello significasse di più, che non fosse solo una dimostrazione d’affetto ma, d’amore. Ma proprio per via di quel profondo sentimento le veniva difficile scindere i sentimenti e fingere di non provare quello che provava. Solo quel semplice intrecciarsi di dita, le faceva battere più forte il cuore.
 
Arrivò la sera e ben presto ognuno con la propria imbarcazione raggiunse l’isola principale. Riku era andata via un po’ prima degli altri, mentre Kairi l’aveva aspettata e erano tornati insieme. Mentre tiravano a secco le imbarcazioni, il ragazzo guardò l’amica.
- Senti, per caso tu e Riku avete litigato? – chiese preoccupato.
Sora scosse la testa con decisione.
- No no, per niente… - rispose tirando finalmente a riva la sua barchetta.
Kairi mentre copriva con i teli le barche sorrise dolcemente all’amica.
- Bene, per fortuna… ti ho vista strana e pensavo fosse successo qualcosa…- disse lui.
La ragazzina sorrise dolcemente all’amico.
- Tutto ok, ma… grazie per esserti preoccupato…- mormorò rimettendosi le scarpe che si era tolta per non inzupparle d’acqua.
Kairi gli tese la mano, per aiutarla e sostenerla mentre se le metteva e lei l’accettò.
- Figurati, siamo amici, è normale… - aggiunse il ragazzo.
Rimesse le scarpe e salutato l’amico si stava dirigendo verso casa, quando sotto uno dei lampioni distinse una figura famigliare. Le corse incontro raggiungendola.
- Riku che fai qui? Non eri tornata a casa…?- domandò la castana perplessa.
La ragazza si limitò a scuotere la testa. Poi le tese la mano.
 - Verresti con me? – domandò l’argentata.
Sora era un po’ in imbarazzo ma accettò, senza nemmeno chiedere dove andavano. Per lei era andata in capo al mondo e l’avrebbe seguita ovunque.
Camminarono mano nella mano, mentre piano calava la notte, Riku la riportò sulla spiaggetta dove prima aveva portato a riva la barca. Le lasciò la mano, lentamente poi si voltò verso di lei guardandola.
- C… cosa devi farmi vedere qui? – domandò curiosa e abbastanza imbarazzata.
Riku non le rispose, le passò dolcemente una mano tra i lunghi capelli color cioccolata, le carezzò il collo.
- Riku?...- il cuore aveva preso a battere così forte che temeva che l’amica potesse sentirlo.
Perché si comportava così? Che le era preso?
Con l’altra mano l’argentata fece la stessa cosa, per coi carezzarle il viso. Con il pollice le sfiorò le labbra e Sora la lasciava fare, sperava, si illudeva, si godeva quel momento di dolcezza che la ragazza del suo cuore le stava concedendo. Si sentiva esplodere di felicità, ma non faceva un solo movimento per paura che Riku smettesse. Anche se era solo per adesso, anche se solo per poco, lei le stava dando delle attenzioni diverse.
Delicatamente Sora chiuse gli occhi, era così bello quel lieve contatto fisico che voleva concentrarsi solo su di lei. Ad un tratto sentì qualcosa di morbido, dolce e tiepido toccarle le labbra.
No.
Non era possibile.
O forse…
Sora aprì piano gli occhi e la vide. Riku si stava allontanando dal suo viso. L’aveva baciata. Aveva baciato lei. Si mise le mani in viso arrossendo come un pomodoro. Le vennero le lacrime agli occhi.
Riku le carezzò il viso asciugandole le lacrime con entrambe le mani. Sora iniziò a singhiozzare, si vergognava e aveva paura che non fosse altro che un illusione. Che non fosse così.
- Sciocca… perché piangi?...-  le sussurrò dolcemente la ragazza mentre la tirava a se.
La abbracciò e Sora ricambiò l’abbraccio stringendola forte.
- R…rik…u…gh…. – singhiozzava e non riusciva a dire nulla. Anche pronunciare il nome dell’amica era difficile.
La più grande la carezzava dolcemente cercando di calmarla. Ma Sora si sentiva così confusa. Possibile che per tutto questo tempo la ragazza che aveva amato, provava lo stesso per lei?
Sollevò lo sguardo, gli occhi azzurri e di solito vivaci, ora erano pieni di lacrime. Lacrime che Riku raccoglieva con dolci carezze.
- Basta piangere… non mi piace vedere la mia Sora triste… - puntualizzò continuando a carezzarle il viso.
Sora si sentiva travolta da mille emozioni diverse. Era così bello e magico quello che stava succedendo.
- Tu… l…lo sa…pevi…? – domandò Sora tra i singhiozzi cercando di calmarsi e dare un senso a tutto.
L’argentea annuì e sfoderò un sorriso dolce, un bellissimo, splendido sorriso.
- Ora ne sono certa davvero… di quel che provi… - rispose la ragazza.
Sora posò le mani all’altezza delle spalle di Riku, tirandosi appena sulle punte dei piedi e ancora con le lacrime agli occhi le posò un dolce bacio sulle labbra. Stavolta però Riku la abbracciò più forte per la vita e ricambiò a quel dolce bacio con uno lievemente più appassionato.
Le morse appena il labbro inferiore, per poi baciarla di nuovo teneramente a fior di labbra.
Ad ogni bacio il cuore di Sora sembrava esplodere. Era tutto così infinitamente bello che voleva che durasse per sempre.
Però finì e lentamente Riku la lasciò libera dal suo abbraccio.
- Vieni ti riporto a casa…- disse prendendole la mano.
 Sora rossa in viso e con il cuore impazzito si lasciò prendere per mano. Camminarono sotto la flebile luce dei lampioni, le stelle si vedevano poco per via della luce ma le più luminose erano ben visibili nonostante tutto.
Non riuscì a dire nulla per tutto il tragitto fino a casa sua. Stringeva la mano di Riku e le camminava affianco. Di tanto in tanto la guardava, il viso dolce, sempre un po’ accigliato. Riku era tutto per lei e quel bacio, quei baci per Sora erano contati tantissimo.
Arrivarono davanti alla casa della più piccola.
- Eccoci… - mormorò l’argentata lasciando piano la mano dell’altra.
Sora ancora rossa in viso la guardò timidamente giocando nervosamente con le mani, non sapeva come salutarla e non sembrare sfrontata.
Riku la tolse di impaccio, la prese per le spalle spostandosi un po’ per fare da “barriera” tra la castana e la finestra di casa.
Dolcemente le carezzò il viso dandole un piccolo bacio, a cui Sora rispose con estrema dolcezza.
- Buonanotte Sora… - le soffiò sulle labbra facendola arrossire sempre di più.
Riku se ne andò lasciandola sull’uscio di casa. Rossa come non mai. Fece un bel sospiro ed entrò in casa a velocità supersonica.
- Ben…. – il padre non fece nemmeno in tempo a finire la frase che la figlia si era già dileguata. -…tornata..- borbottò poi guardando le scale sconsolato.
-…sempre di corsa quella ragazza…- continuò a borbottare l’uomo incrociando le braccia e tornando in cucina.
 
Continua…

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Si era alzata presto ma fuori il cielo era scurissimo e pioveva incessantemente.
Sospirò afflitta seduta sul letto guardando fuori dalla finestra.
Uno giorno a casa, un giorno senza lei.
- Cavolooooo! – sclerò la ragazza lanciando un cuscino contro la parete davanti a se, buttandosi poi all’indietro nel letto schiudendo gli occhi.
Era frustrante stare a casa, odiava i giorni tristi e uggiosi come quello si sentiva in gabbia.
Si alzò dal letto e si stiracchiò e in calzoncini e canotta scese di sotto e trovò il padre che cucinava pancakes.
- Giorno cucciola… vuoi ? – disse facendo saltare una frittella nella padella facendola ricadere dentro di essa perfettamente.
Lei stava appoggiata allo stipite della porta e lo guardava con la faccia da cucciolo abbandonato.
- Con tanto sciroppo al cioccolato?- domandò lei.
-Quanto ne vuoi… - sorrise il padre, era troppo tenera quando faceva così.
-E con le fragole? – domandò di nuovo la ragazza.
Lui annuì con la testa avvicinandosi al tavolo e poggiando il pancake caldo nel piatto.
-Dai amore che si freddano… - sorrise versando lo sciroppo al cioccolato sulla frittella.
A Sora brillavano gli occhi, adorava i pancakes ma più di tutti quelli che gli faceva il papà. Si catapultò in cucina sedendosi a tavola e iniziando a gustarsi il suo dolce caldo e superbuono.
-Mi pizzicano le guance hehe – ridacchiò arrossendo.
Il padre si sedette davanti a lei mangiando a sua volta.
-Lieto che la mia cucciola gradisca… - disse facendole l’occhiolino.
Fecero una lunga colazione, chiacchierava e rideva con il padre e mangiava il suo dolce preferito, ne aveva mangiati fino a scoppiare.
Era seduta e guardava mentre il padre lavava i piatti.
-Piove proprio tanto… - uggiolò la castana fissando fuori dalla portafinestra della cucina che dava sul giardino.
- È si… pare non voglia smettere … oggi è pericoloso uscire in barca… - disse tranquillo con le mani nell’acqua.
A Sora le si spezzava il cuore, oggi più che mai voleva rivederla ma sembrava che l’intero mondo le si fosse rivoltato contro, pioveva a dirotto , il mare era giustamente in burrasca e di uscire non aveva speranza.
- Vuoi far venire Riku qui a casa? Almeno non resti da sola… - si voltò verso la figlia asciugandosi le mani e la guardò.
-posso posso? – disse quasi arrampicata sul tavolo, in ginocchio sulla sedia tutta festante.
- Ovvio… se vuoi può restare a dormire… stanotte devo trattenermi al lavoro… - sbuffò lui ripiegando la pezza con cui si era asciugato le mani.
- Papi… - fece la faccia triste sapendo che il padre sarebbe stato fuori la notte.
Lui si mise a ridere e si avvicinò a lei stropicciandogli i capelli.
-Sono grande sai? Non devi preoccuparti… forza fila a chiamare la tua amica…-ridacchiò l’uomo.
La ragazza scoccò un dolce bacio sulla guancia e corse a chiamare l’amica rubandosi il cordless dal mobile nel corridoio e salì le scale in velocità.
- Sempre di corsa quella scalmanata… - disse incrociando le braccia con un sorriso intenerito sulle labbra.
 
Si fiondò nel letto e prese a digitare il numero di Riku, sperava con tutto il cuore che dicesse di si.
Uno quillo, poi un altro.
-Pronto?- disse la voce dall’altro capo.
- Riku sono Sora… - disse lei dondolando i piedi dal letto.
- È successo qualcosa? – chiese lei con estrema tranquillità.
Sora fece un bel respiro e con un sorriso che non riusciva a togliersi glielo chiese.
_ti va di venire qui e restare a dormire? – chiese tutto d’un fiato, fremendo nell’attesa di una risposta.
Dall’altra parte ci fu un po’ di silenzio poi un sospiro rilassato.
- Certo… mi passa a prendere tuo padre?- chiese l’argentea .
Sora che, come tutti sanno, era delicata come un fiore si mise a urlare come una cornacchia.
- PAAAAA! LA VAI A PRENDERE TE RIKUUUU???? -  la ragazza dall’altro capo dovette allontanare l’orecchio dal telefono per non diventare sorda.
E mentre era ancora stordita dalla “soave” voce della castana ottenne la risposta da lei.
-A detto si, tra dieci minuti è la’ d’accordo?- domandò.
- Va bene… a tra poco allora… - stava per riagganciare quando sentì un mugolio.
-Mi… mancavi… s…sai?- mugolò lei dolcemente mordendosi poi il labbro.
L’argentea se la riusciva a immaginare, rossa e accucciolata nel letto con gli occhi lucidi mentre lo sussurrava.
-Anche a me…  e ci vedremo presto… - disse tranquilla abbozzando un timido sorriso che Sora non avrebbe mai potuto vedere.
 
Riku aspettava il padre dell’amica sotto il portico di casa sua con uno zainetto in spalla. Non ci mise molto ad arrivare anzi, fu puntualissimo e la ragazza fece una lieve corsa salendo poi in macchina.
-Tutto bene?- chiese l’uomo con un sorriso quasi identico a quelli di Sora.
L’argentata annuì e lui ingranò la marcia per avviarsi poi per la strada verso casa.
Sora intanto si era messa a rassettare la stanza, era parecchio disordinata e aveva di tutto sparso per la stanza, dalla biancheria alla canna da pesca.
- e questo? – disse perplessa con in mano un mucchio di panni e nell’altra teneva un paguro ancora vivo e vegeto.
Sentì suonare il campanello e ammucchiò nell’armadio qualsiasi cosa avesse tra le mani tranne il paguro che una volta rinchiuso nella sua conchiglia cadde a terra con un lieve suono che Sora non sentì. Chiuse in fretta l’armadio precipitandosi alla porta rischiando di cadere per le scale mettendo un piede in fallo ma per fortuna, si sorresse al corrimano. Arrivò alla porta aprendola senza più fiato trovandovi dietro suo padre e Riku.
- Hai corso amore? – le disse il padre con un sorriso divertito vedendo quella scapestrata di sua figlia in quelle condizioni.
Riku invece scosse la testa pensando a quanto fosse maldestra quella ragazza ma anche a quanto fosse dolce.
Li fece entrare e chiuse la porta, mentre con lo sguardo seguiva Riku che, si guardava intorno notando in quella casa qualcosa di diverso, alche il padre di Sora gli posò una mano sulla spalla facendola appena sobbalzare.
-Noti differenze dall’ultima volta nh?- disse l’uomo prima di andare in cucina a preparare qualcosa che le ragazze potessero riscaldare per cena.
Riku in effetti aveva notato qualcosa di diverso ma ancora le sfuggiva cosa, poi i suoi pensieri vennero interrotti dalla castana che festante la tirò per ma la mano trascinandola di sopra con il suo passo delicato come quello di un ippopotamo.
Già, adorava quella ragazza non lo poteva negare.
Arrivate di sopra Sora le mostrò la sua stanzetta con orgoglio ed era più o meno in ordine.
-Visto? L’ho sistemata…- disse tutta contenta quando poi Riku posando la borsa accanto alla scrivania notò qualcosa.
Si chinò a prendere il piccolo intruso che pascolava sul tappeto.
- E lui? È il tuo amante? – disse prendendola un po’ in giro tenendo tra le dita la bestiola.
Sora arrossì e sospirò non cercando nemmeno di trovare le parole per giustificare la presenza di quella creaturina nella sua stanza.
Riku si guardò attorno cercando qualcosa in cui mettere quel povero animaletto trovando poi una scatola di scarpe vuota poco vicino al letto, ci levò la carta da dentro e ci mise la bestiola.
-Poi appena il tempo si aggiusta lo riportiamo in spiaggia…- disse l’argentea sorridendo dolcemente mentre guardava la ragazza.
A Sora mancò quasi un battito. Dio quanto era bella.
Non l’aveva notato probabilmente ma l’albina non aveva smesso un secondo di sorridere da quando l’aveva portata in stanza, dentro di se quella ragazza esplodeva di gioia. Poteva stare con la sua piccola e maldetra amica, che ormai per lei era molto più di questo.
Allungò una mano ad accarezzarle quel faccino adorabile e Sora non si scostò anzi chiuse gli occhi lasciandosi carezzare e chiedendo ancora più coccole strusciando con dolcezza la guancia sulla mano della ragazza.
Allungò piano una mano cercando di prendere quella della più grande nella sua, le sfiorò appena le dita e subito Riku le prese la mano intrecciando le dita con le sua senza però smettere di carezzarla.
-SORA!- l’urla del padre le ridestò entrambe così scesero le scale tenendosi ancora la mano andando a vedere cosa volesse il genitore.
Era davanti alla porta con la borsa in mano.
-Cucciola, Riku io vado al lavoro… mi raccomando badate alla casa… ah si… la cena è già pronta dovete solo scaldarla…- disse poi l’uomo prendendo le chiavi dal mobiletto. Sora e Riku dalle scale lo salutarono guardandolo uscire di casa.
Sentirono il rumore dell’auto accendersi e poi allontanarsi così Sora guardò l’amica.
-Hai fame? – chiese con il suo solito sorrisone dolce e innocente.
A ben pensarci l’argentea iniziava a sentire un leggero languore e poi erano le otto passate.
-Si… dai andiamo… - disse scendendo per le scale trascinando dietro se la più piccola.
Andarono in cucina e scaldarono quello che aveva preparato il padre o meglio, Riku riscaldava la cena mentre Sora apparecchiava la tavola tutta allegra.
Era felicissima di non essere sola a casa e ancora di più che con lei ci fosse Riku. Si sedette in tavola e poco dopo Riku portò tutto già bello impiattato e si prepararono a mangiare.
 
Avevano finito di mangiare e ora si erano accoccolate sul divano l’una nelle braccia dell’altra. La più grande era stesa dietro Sora e le carezzava i capelli con dolcezza posandovi qualche lieve e dolce bacio sulle tempie mentre Sora giocava con le dita di una delle mani che l’altra aveva attorno alla sua vita.
Erano in paradiso, era bello il tepore che si generava quando erano l’una vicino all’altra.
La castana si voltò girandosi verso l’amica e le carezzò il viso.
- Mi piaci… davvero tanto… - sussurrò poi con voce dolce mentre le sfiorava una guancia.
Lei le prese la mano nella sua baciandone poi il palmo.
- Anche tu a me… - sussurra con le labbra ancora poggiate sulla pelle di lei.
Riku era semplicemente stupenda, dolce e infinitamente gentile. Aveva iniziato ad adorarla quasi d’improvviso e ora, non aveva occhi che per lei.
-Andiamo di sopra?- sussurrò con dolcezza la più grande baciandole una guancia.
A quella proposta Sora annuì per poi arrossire nel capire quanti sensi, avrebbe potuto avere quella semplice frase.
Si alzarono dal divano e mano nella mano salirono le scale fino alla camera della ragazza, appena entrate la camera sembrava illuminata da una luce quasi magica. La luna faceva capolino dalle nubi dense e cariche di pioggia , che ora si dirigevano altrove portate dal lieve vento.
Entrò trascinando la castana dietro di lei, non chiuse la porta perché tanto nessuno l’avrebbe disturbate.
Si sedette sul letto incitando la compagna a sedersi sulle sue gambe.
-P…peso…. – mugolò la castana arrossendo.
-Non dire scemenze…- aggiunse in risposta Riku tirandola per le mani e facendola sedere sulle proprie gambe.
Non era pesante, era solo infinitamente dolce con quelle gote rosse. Era tenerissima mentre imbarazzata si mordicchiava il labbro inferiore.
Riku le prese il viso tra le mani iniziando a posare delicati baci su quelle morbide labbra, che li accolsero tra un mugolio e un ricambiare impacciato. La castana gli posò le mani sulle spalle abbandonandosi ai baci che da dolci e lievi diventavano mano mano più passionali, più violenti ma sempre carichi di quella dolcezza che era tipica della sua compagna.
Tra baci e carezze Sora iniziava a provare dei stupendi brividi lungo la schiena, e mentre Riku le sollevava la maglietta scoprendo le il torace, lei tirava giù la zip della giacchina scoprendo il seno prosperoso della ragazza. La maglia di Sora cadde in terra e subito la castana le mise le braccia al collo spingendola indietro nel letto riprendendo a baciarla con dolcezza.
I respiri diventavano ansimi, si udivano solo loro e il lieve grattare del paguro nella scatola delle scarpe, mentre la luna pallida illuminava quella dolce passione che aveva preso le due ragazze.
 
Erano nel letto a coccolarsi, coperte solo dal lenzuolo, Sora era appoggiata alla spalla di Riku che dolce giocava con quel scarmigliati capelli della sua compagna.
- Credo di avere fame… - mugolò la castana dandole un dolce bacio sulla guancia.
Riku fece un lieve sorriso mentre si rilassava con la sua dolce metà nel letto.
-E che vorresti mangiare?- disse con gli occhi chiusi.
Sora si mise a pancia in giù nel letto dondolando i piedi che uscivano dalle lenzuola scombinate.
- C’è del gelato… - disse per poi guardarla ridendo  -Ne vuoi? – aggiunse poi.
L’argentata aprì appena un po’ un occhio per guardarla.
- Ovvio e… - si alzò di corsa con indosso solo le mutandine. – Chi arriva per ultima ne mangia un cucchiaio in meno!-  rideva e sorrideva mentre corse come una scheggia nel corridoio.
Sora balzò subito e corse appresso a Riku, non avrebbe rinunciato ad un cucchiaio di gelato, a meno che Riku in cambio non le avesse dato un altro bacio, allora forse avrebbe potuto anche rinunciarvi.
 
La luna ora era alza nel cielo e illuminava il letto vuoto e devastato, il paguro grattava la scatola cercando di uscire mentre le due giovani amanti ridevano tra un bacio e un cucchiaio di gelato.
-Adesso ho capito cosa c’è di diverso! –esclamò l’argentata interrompendo persino la compagna che mangiava.
Sora era perplessa e piegò la testa non capendo a cosa si riferisse.
Ma Riku se ne era accorta, proprio attaccato alla parete di fronte all’entrata c’era una foto, una foto molto molto importante.
Era la foto di due bambine piccole che in riva al mare si rincorrevano l’un l’altra e che ora grandi erano in cucina a imboccarsi a vicenda con i cucchiaini sorridendo e scambiandosi dolci effusioni.
 
 
Fine.
 
P.s.
Ci ho messo un po’ a finire questo capitolo ma spero sia venuto abbastanza carino. Era la mia prima di questo genere e poi volevo davvero andarci leggera. Aspetto critiche e commenti come sempre ^^ alla prossima storia!

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