singin' a reckless serenade

di Sebs
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** me and my girlfriend ***
Capitolo 2: *** I saw her standing there ***



Capitolo 1
*** me and my girlfriend ***


Sansa non riusciva a scrivere.
Era da prima della pausa invernale che non riusciva a stendere una mezza riga, e ora, tornata da una settimana, sembrava più una maledizione che un semplice blocco dello scrittore.
Sentì Shae, la sua compagna di stanza, entrare dalla porta alle sue spalle e si voltò, sfilandosi le cuffiette.
-Hanno riaperto la discoteca, lo sapevi? L’hanno restaurata degli studenti durante la pausa invernale.
-Quella nel campus?
Shae annuì, frugando nell’armadio. Sansa aveva sentito che la sua facoltà, costruita qualche anno dopo quella di diritto, era risultata più vicina di quanto non fosse pianificato sulle prime piantine, e così si trovava uno spazio che non poteva essere recuperato come strada perché troppo stretto. Così, negli anni ’70 e ’80 era stato murato e rinfoderato come una stanza per la musica, per interrompere i diverbi continui tra le due facoltà e permettere la “fraternizzazione”. Negli anni ’90 era stata dichiarata inagibile, ma, a quanto pareva, avevano trovato una scorciatoia.
-Dovresti venire alla serata di inaugurazione. Ti piacerebbe. Ha i soffitti alti- disse, citando gran parte delle descrizioni degli edifici dei racconti di Sansa e indossando uno dei suoi vestiti più succinti. Shae adorava i racconti di Sansa, e ancor di più il modo tragico con cui erano conclusi.
-Volevo scrivere, oggi.
Shae alzò gli occhi al cielo. –Sei in blocco da così tanto tempo. Forse hai solo bisogno di trovare una nuova musa, non credi?
Sansa si fermò a fissare l’indicatore che lampeggiava sulla pagina vuota. Infilò le cuffie.
-Ci penso su, okay?
Shae sospirò, prendendo e infilandosi gli stivali. Prima di uscire, poggiò una mano sulla spalla di Sansa. –Trovati una nuova musa- le disse.
La facoltà di storia, lettere e filosofia era grande, con almeno una decina di specializzazioni diverse. Sansa sapeva di voler andare lì da quando aveva letto il suo primo libro, a cinque anni.
Appena compiuti i diciotto, era partita con Robb, suo fratello maggiore he frequentava la facoltà di diritto e aveva finalmente iniziato a frequentarla, dopo anni di libri letti e di racconti scritti da lei stessa.
Robb aveva finito l’università l’anno precedente, e Arya sarebbe arrivata nell’autunno, quindi quello era il primo anno che Sansa Stark passava totalmente da sola, lontana dalla sua famiglia.
La facoltà di lettere era molto ordinata, come se avesse una struttura rettangolare, in cui la vera e propria facoltà regnava davanti agli appartamenti, come una cattedra davanti a dei banchetti. La facoltà di diritto era invece esagonale, con la struttura principale nel centro e gli appartamenti tutt’intorno, formando una serie di cerchi concentrici.
Sansa si trovò a metà strada tra le due facoltà senza pensarci su. Osservò la struttura e notò che oltre ad aver insonorizzato le pareti, avevano anche oscurato le finestre, da cui proveniva una luce colorata.
Un paio di ragazzi la superarono ed entrarono. Erano tutti in tiro. Sansa fissò le scarpe di tela che portava ai piedi e i jeans strappati.
-Okay. Cinque minuti.
Entrò e la confusione tipica delle discoteche la trascinò ancora più dentro.
Una canzone che non aveva mai sentito le faceva vibrare le ossa. La folla la sballottò verso il tavolo degli alcolici. C’erano dei tavolini, lì, così decise di sedersi.
Osservò il dj che si dava tante arie mentre mandava il suo incomprensibile disco fino a quando non scese battendo il cinque con una ragazza con i capelli chiari.
Lei cambiò cd e lo avviò, scendendo in pista. A Sansa parve strano.
La osservò sulla pista da ballo, che entrava in un gruppo e poi in un altro. Nel momento in cui la canzone sembrò rallentare, però, era da sola.
La folla sembrò aprire un varco tra lei e quella ragazza, e Sansa poté osservarla meglio.
Era minuta, ma non bassa. Non riusciva a vederle il viso, perché i capelli arricciati lo coprivano. Aveva delle scarpe incredibilmente alte, ma non sembrava un problema per lei ballare su quei trampoli, e un vestito che alla luce vera doveva essere bianco o giallo, ma che sembrava cambiare colore con la luce del locale, corto fino al ginocchio e senza maniche.
Scosse il capo, cercando di darsi un tono. Ma quella ragazza… Ecco, se doveva proprio scegliere una musa, sarebbe dovuta essere come lei.
La ragazza tirò indietro i capelli e riuscì a scorgerle il viso. Era dannatamente bella, ammise a se stessa, con un briciolo d’invidia.
La canzone finì e ne iniziò un’altra.
Un ragazzo che somigliava al dj precedente le gridò qualcosa nell’orecchio e lei annuì.
Andò verso il bancone e Sansa cercò in tutti i modi di staccare lo sguardo da lei. Ci provò sul serio, ma riuscì a staccarlo solo quando lei notò che Sansa la stava guardando.
Sansa abbassò lo sguardo. Che cosa imbarazzante, pensò. Sarei dovuta rimanere a casa a…
-Ciao! –gridò qualcuno al suo orecchio. La ragazza con il vestito bianco o giallo si sedette vicino a lei, con due bottiglie di quello che sembrava un succo di frutta. Gliene porse una e le fece tintinnare. Sansa imitò la ragazza e bevve un sorso. Ananas, con un goccio di alcol.
Era lì. Seduta al suo tavolo. Una musa non dovrebbe essere un essere etereo e lontano?
La ragazza bevve un altro sorso. –Ti va di ballare?
Se la luce non fosse stata così forte, Sansa sarebbe sembrata più rossa dei suoi capelli.
-Non…
-Oh, andiamo!
La ragazza le prese la bottiglia di mano e la poggiò sul tavolo.
Le prese le mani e la portò sulla pista. Sansa rimase immobile, completamente presa alla sprovvista.
La ragazza se ne accorse e rise. –Avanti!
All I need in this life of sin is me and my girlfriend
Down to ride till the happy end, is me and my girlfriend
All I need in this life of sin is me and my girlfriend
Down to ride till the happy end, is me and my girlfriend
Le prese le mani e la obbligò a seguire i suoi movimenti, fino a quando non si arrese. –Okay, ho capito. Non sei il tipo. Però sei davvero carina.
La musica si fermò e qualcuno disse al microfono:-Margaery, la postazione!
La ragazza sussurrò un “ops” e andò verso la cabina.
Sansa rimase ferma fino a quando la folla ricominciò a ballare, poi uscì dalla discoteca a tutta velocità.
Chiuse la porta della sua camera dietro di sé e si permise di respirare. Magari non l’avrebbe mai più incontrata. Che cosa imbarazzante.
Aprì il suo computer e iniziò a cambiarsi. Non riusciva a smettere di pensare a quanto era stata codarda a fuggire così.
E a come ballava quando ancora non l’aveva notata.
E a come sorrideva.
Però sei davvero carina.
Guardò ancora l’indicatore lampeggiante, e iniziò a scrivere.

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Capitolo 2
*** I saw her standing there ***


Sansa sbadigliò così forte che quasi temette di essersi slogata la mandibola.
Prese un altro sorso di caffè e girò la pagina del libro di letteratura. Quella sera sarebbe andata a dormire presto, decise, sbadigliando ancora.
Si fece la doccia e si vestì, iniziando a girovagare nel campus. Aveva dato un esame la settimana precedente, quindi era relativamente libera. E in più non aveva lezione, quel giorno. 
Andò al bar del campus, e ordinò un altro paio di caffè. Mentre aspettava, iniziò a leggere gli annunci.
“Serata karaoke. Discoteca. Questo sabato. Accorrete numerosi!!!”
Per essere studenti di lettere, non erano granché con le parole.
Prese i bicchieri e tornò al suo appartamento.
-Shae?
Lei si rigirò nel letto e si affacciò fuori. –Che c’è?
-Hai lezione, oggi.
Lei corrucciò le sopracciglia. –Cazzo.
Si buttò giù dal letto e corse in bagno.
-Ho sentito che stasera alla discoteca fanno il karaoke.
-Che cavolata.
Sansa si strinse nelle spalle e aprì il portatile.
Shae le scivolò vicino in accappatoio, bevendo il suo caffè. -Peccato che non possa prendermi il merito di aver sbloccato l’artista.
“Capitolo 6”
Se solo sapessi, pensò Sansa.
-E stasera? Voglio farti incontrare un ragazzo. Non è male.
-Quando “non è male”, di solito lo è.
-Come sei tragica. E poi è una serata karaoke. Chi vuoi che vada ad una serata karaoke?

Più o meno metà di una e dell’altra facoltà, pensò Sansa, guardando le persone rimaste in piedi in attesa di sedie.
Un ragazzo con i capelli ricci si avvicinò a lei e Shae e le salutò.
-Sansa, lui è Loras. Loras, Sansa.
Sansa gli sorrise. Era davvero un ragazzo molto carino.
-Meglio dell’ultimo, no? – sussurrò Shae al suo orecchio.
Joffrey, pensò Sansa. Che idiota.
Un paio di ragazze si alternarono sul palco, e Sansa, Shae e Loras chiacchieravano con loro in sottofondo. Oltre che essere davvero carino, Loras era simpatico. Peccato che sembrasse anche incredibilmente gay.
Sansa sentì le note di “I saw her standing there” e si girò sul palco. La ragazza della settimana scorsa stava aspettando la nota giusta per iniziare a cantare. 
Sansa spalancò gli occhi e si voltò per non essere vista. Magari lei non ricordava di che colore aveva i capelli.
-Lei è mia sorella! –esclamò Loras, mettendo a tacere Shae.
Sansa spiò cercando di non farsi notare. La canzone finì e la ragazza ringraziò e cedette il posto agli altri.
-Loras!
Loras si alzò e le fece spazio al tavolo. –Marg, loro sono Shae e Sansa.
Shae le strinse la mano e si complimentò con lei. Sansa sospirò e si girò verso di lei.
-La fuggitiva! Ci incontriamo ancora.
La ragazza le sorrise e Sansa non sapeva se prenderla come un gesto di simpatia o come uno di quei sorrisi falsi che fanno le ragazze prima di dire qualcosa di cattivo.
-Non mi avevi detto neanche il tuo nome. Sansa. Mi piace.
Sansa sorrise appena. No, quello sembrava essere gentile sul serio.
-Ehm… bella scelta. La canzone.
-Beh, i Beatles sono stranamente sottovalutati in questo periodo. Con tutte queste stupide canzonette sull’amore.
Shae si unì alla loro conversazione:-Come vi siete incontrate?
-Lei è venuta all’inaugurazione e dopo che le ho offerto da bere se n’è scappata.
-Non mi avevi detto di essere venuta.
-Non sono stata così tanto tempo.
-Di sicuro non abbastanza.
Sansa la guardò, ma Margaery distolse lo sguardo. Doveva interpretarlo come… come, esattamente?
La serata fu tutto sommato piacevole. Shae e Loras parlavano abbastanza per una decina di persone, così Sansa non si trovò a dover parlare più del dovuto. Era così imbarazzata che temeva davvero di essere diventata del colore dei suoi capelli. 
E poi c’era Margaery. Margaery che voleva inserirla nei loro discorsi ad ogni costo, pur di farle aggiungere qualcosa. Ma alla fine si trovava a fare un commento sulla timidezza di Sansa, che Sansa non sapeva bene come interpretare.
Fino a quando un ragazzo biondo non entrò nella discoteca trasformata alla buona in un ristorantino.
Shae guardò Sansa, preoccupata. Joffrey Baratheon. L’ultimo essere sulla terra che Sansa doveva incontrare.
-Forse è meglio che andiamo via, vero, Sansa?
Sansa annuì e si alzò precipitandosi fuori dal locale con Shae subito dietro di lei.
-Non andava al college vicino Delta delle Acque? Cosa diavolo ci fa qui?
-Sansa…
-Insomma, rompermi le uova nel paniere a casa non era abbastanza?
-Sansa.
-E quello che ha fatto a Robb…
-Sansa!
-Che c’è?
-È il ragazzo di Margaery. Per questo era qui.
Sansa si fermò. Margaery? La stessa Margaery che ci stava provando con lei? No, Margaery era semplicemente gentile. Dopotutto era la ragazza di Joffrey. Era perfettamente normale tutta quella gentilezza. Tutti quelli che passavano del tempo con Joffrey diventavano bravi a fare il doppio gioco. Chissà che poteri aveva quel ragazzo per poter cambiare le persone.
-Ad ogni modo, a noi Joffrey non interessa. Vero, Sansa?
Sansa guardò Shae. Erano amiche dal liceo, e per fortuna non avrebbe dovuto darle spiegazioni sui trascorsi tra lei e quel ragazzo.
Non avrebbe dovuto ricordare la prima volta che lui aveva alzato le mani su di lei, la volta che Robb si era messo in mezzo ed era finito in prigione per una notte per aver colpito Joffrey allora minorenne. O la volta in cui le aveva quasi spezzato un polso.
-E gli staremo lontane come se fosse la peste.
-Joffrey è la peste.
Andarono a dormire appena tornate alla loro casetta.
Sansa si rigirò nel letto, poi decise di alzarsi.
Abbassò la luminosità del portatile e continuò a scrivere.

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