La Reine des Spectres.

di miacroix
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ― PROLOGO ― ***
Capitolo 2: *** — O1 — Il Ritorno. ***
Capitolo 3: *** — O2 — Pessimo Mercante. ***



Capitolo 1
*** ― PROLOGO ― ***



NOTE:  CAPITOLO REVISIONATO IN SEGUITO ALLA RECENSIONE DI MICHO
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Gerusalemme,
Anno Domini 1191
 
Malik sentì che all’improvviso tutto diventava bianco. Era intoccabile, immacolato, salito nell’alto dei Cieli, puro, senza forze.
Credeva di essere morto, o comunque di esserci molto vicino.
Era quella la morte? Il nulla più isterico e profondo. Non sentiva dolore, o felicità, o odio. Si stava affacciando sul vuoto dagli spalti delle sue stesse ciglia.
Poi, tutto d’un tratto, un assurdo fascio di luce lo rapì dal suo stato comatoso e lo costrinse ad aprire gli occhi.
Una voce baritonale urlava:« Je le veux vive. Vas-y !» Lo voglio vivo.
Sbatté un paio di volte le palpebre, in cerca della sua coscienza dilaniata e sparsa per la stanza come brandelli di corpi dopo un massacro.
Degli  uomini coperti in volto da pesanti maglie di ferro erano intenti a  togliere freneticamente  le rovine del Tempio dal suo corpo.
Lì, stritolato dalle pietre, sembrava un gatto impaurito dalla pioggia e dalla fame. L’Assassino alzò lo sguardo su di loro, e quando due Cavalieri si fecero avanti ad afferrarlo per le braccia e sollevarlo, Malik levò un urlo di dolore che fece piangere persino l’umida stanza, colpendo ogni muro con il suo eco.
Il suo volto si accartocciò su sé stesso: i denti s’incastonarono come gemme nel labbro inferiore, e gli occhi vennero strizzati dentro le orbite.
Il braccio, era il suo braccio sinistro. Provò a muovere le dita, ma attraverso i nervi cavalcavano impetuosi fasci di dolore.
I Crociati lo trascinarono in un’altra stanza del Tempio, dove si erano radunati il resto dei Templari, ma di De Sable nessuna traccia, così come di Altaїr o di Kadar.
Lo buttarono a terra come un torsolo di dattero, ed era proprio così che si sentiva: divorato e desideroso di tornare al fango ancestrale.
Attorno a lui si creò una discreta folla di Cavalieri, tutti dalle lingue petulanti, ma Malik non li ascoltava, ogni singolo atomo del suo corpo urlava e delirava e piangeva. Il dolore era così forte che sembrava spingerlo in un abisso nero, in perenne caduta con quindicimila spilli infilati sotto pelle.
Ad un certo punto, però, la folla si divise per permettere il passaggio ad una donna. Malik alzò, per quanto poté, lo sguardo oltre il cappuccio per poterla guardare: aveva un viso perfettamente ovale, messo in risalto dalla morbida treccia avvolta sulla nuca,dalla cui sfuggivano alcune ciocche castane. Sotto le sopracciglia scure spiccavano due occhi verdi e meravigliosamente duri come gli scudi dei soldati lì intorno.
La sua pelle era così pallida che a Malik sembrò, per un attimo, di potercisi specchiare in tutto il suo orrido stupore.
Un pesante mantello blu notte le ricadeva sgraziato sulla veste, nascondendo un corpo non particolarmente asciutto. Da sotto il mantello, ad ogni suo movimento, faceva capolino una spada incredibilmente sottile, quasi la zampa di un ragno.
Era bella, certo, ma tremendamente intimidatoria in quel momento.
Sembrava una di quelle Madonne che aveva visto ritratte nei libri, e lui, schiacciato fra il pavimento e la realtà, si sarebbe trascinato ai suoi piedi e avrebbe invocato la debole grazia della morte.
Uccidimi, spediscimi all’altro mondo.
Se ti fa piacere, mastica la mia anima e sputala ai miei piedi.  
Che Allah mi perdoni per tutto questo.

 E mentre riabbassava lo sguardo, sconfitto dai propri pensieri, qualcuno alle sue spalle si rivolse alla donna:« Madame, abbiamo trovato il secondo, ma è morto.»
Il cuore dell’Assassino, nell’udire quelle parole, annegò nell’angoscia. Sperava con tutto il suo rancore che il secondo, quello morto, fosse Altaїr, ma quando trasportarono il  corpo esangue  accanto al suo, Malik sentì l’esofago riempirsi di bile.
Ci vollero un paio di secondi perché l’Assassino riprendesse a respirare. Il copricapo grigio da novizio era inconfondibile, come l’eterno ghigno impresso sul volto di Kadar.
Ormai neanche il braccio doleva più.
Delle silenziose cascate lavarono il suo viso con il loro rovente passaggio.
«Ed il terzo?» chiese la donna.
«Scappato, Mia Signora, come il codardo che è.» rispose l’uomo, avvicinandosi agli altri confratelli.
Per Malik tutto ciò sembrava lontano, al di sopra delle stelle. Per lui ora esisteva solo suo fratello, accanto lui, che dormiva.
Kadar dormiva e non si svegliava.
Kadar era lontano e sognava del mare, a cui le sapienti montagne di Masyaf sbarravano il passaggio.
Avrebbe voluto accarezzarlo, dirgli che andava tutto bene, che lui era lì, ma il dolore lo teneva stretto nella sua morsa e Malik non riusciva quasi a vivere.
La donna si avvicinò all’Assassino morto, lo esaminò, e poi, lentamente com’era arrivata, s’inchinò accanto a Malik.
Gli sfilò il copricapo, poi la sua esile e bianca mano si poggiò sulla guancia dell’uomo. Lo guardò in quei vitrei buchi neri per infiniti secondi, poi disse: «Era tuo fratello? Vi somigliate molto.» si espresse in un arabo perfetto, e nella sua voce poté individuare dolci note di tristezza.
Malik si ritrasse dalla carezza, e in un moto d’ira rispose:« Non ho bisogno della tua compassione, Templare.»
« Mi dispiace.»
La Madame si rialzò, rivolgendosi all’uomo ai suo piedi:« Va’, Assassino. Racconta al tuo Maestro che la vostra arroganza vi distruggerà.»
Malik sentiva tutto il peso del cosmo spaccargli la schiena e le gambe, e mentre tentava di sollevarsi, un’altra fitta lancinante di dolore travolse il suo cervello.
I Cavalieri dietro di lui gli si strinsero attorno, sguainando di poco le spade, ma la donna li divise con un cenno della mano, permettendogli, finalmente, di scappare da quell’incubo.




Meet me in the bathroom. ♠
Salve a tutti, e grazie per essere arrivati fin qui.
Questa non è la prima fic che scrivo su Assassin's Creed, in realtà non scrivo d'altro.
Non ho voluto fare di Altaїr il protaganista assoluto di questa storia, bensì di affiancarlo a Malik. Ho sempre trovato abbastanza facile scrivere del nuovo Gran Maestro, ma ora che mi trovo a fronteggiare il Rafiq, beh.. non è altrettanto facile.
Ah sì, e un'altra protagonista sarà la misteriosa donna di cui si farà il nome fra un paio di capitoli. Diciamo che ho voluto dare un pizzico di mio alla saga, creando una "what if" in piena regola. 
Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità con questo semplice prologo, e se avete riscontrato qualche incongruenza stilistica o grammaticale, non esitate a farmelo sapere con una recensione/mp/ambasciatore, insomma, fate voi! c:
Un abbraccio grande grande e tanti bacini.

 
Mia.

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Capitolo 2
*** — O1 — Il Ritorno. ***



NOTE: CAPITOLO REVISIONATO IN SEGUITO ALLA RECENSIONE DI MICHO
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 — 01 —
Il ritorno

Masyaf,
Anno Domini 1192


L’estate sembrava non voler finire quell’anno.
Si nascondeva negli angoli asciutti delle case, facendo ammorbidire l’argilla dei vasi. Si nutriva degli innocenti sorrisi dei bambini che si divertivano ad arrampicarsi sui tetti.
Dagli alberi cominciavano a cadere le prime foglie, che impaurite dall’inverno, morivano una dopo l’altra, lasciando i rami nudi come neonati.
A Masyaf non faceva ancora particolarmente freddo, per la prima neve si doveva aspettare Gennaio, ma per il momento nessuno sembrava lamentarsi del tempo.
Un leggero vento spifferava un linguaggio sconosciuto alle orecchie del nuovo Mualim. La luce di un sole morente inventava nuovi colori sulla sua pelle.
Dalle alte torri della fortezza, un suono di corni si alzava sulla cittadina, che richiamava i fedeli alla quotidiana preghiera.
Dalla balaustra all’entrata della biblioteca, Altaïr poteva guardare il cortile degli allenamenti, dove alcuni Assassini si dirigevano alle porte della fortezza, per arrivare, in seguito, alla moschea.
Altaïr girò e rigirò distrattamente fra le dita un foglietto lungo quando un indice. Dentro, una richiesta in poche righe.
In realtà aveva riscritto quel bigliettino almeno sei volte, ed era una cosa stupida, ma voleva dare una giusta impressione al destinatario: né troppo autoritaria, né troppo bisognosa.
Questo significava che, nascosto in qualche cellula del suo corpo, un pizzico di arrogante orgoglio era sopravissuto in tutto quel tempo.
Chiese al novizio dietro di lui di portargli un piccione viaggiatore, ed una volta fatto, il Gran Maestro legò il biglietto alla zampa dell’animale, per poi lanciarlo in aria e sperare in una risposta nel minor tempo possibile.
In effetti, ci volle una notte per la risposta, ed altri due giorni di splendida luce affinché le porte della fortezza potessero accogliere i confratelli.
Quella mattina si era alzato un insolito vento, che sbatacchiava le imposte delle case, scompigliava i veli delle donne, e faceva innervosire i mercanti.
Dalla torre sinistra, l’Assassino di vedetta doveva lottare con i propri occhi arrossati dalle polveri, ma non gli fu difficile distinguere le sagoma dei cavalieri in lontananza.
A quella distanza, tutto sembrava piatto ed irraggiungibile, ma i cavalli entrarono nella cittadina ancor prima che riuscisse a dar la notizia dell’atteso ospite.
Tutti i bambini si accalcarono verso gli animali, ammirandoli affascinati. I cavalli non si vedevano spesso, da quelle parti. Alcune volte, nella tarda serata, si potevano udire degli zoccoli galoppare a gran velocità, ma mai di giorno.
Gli adulti, invece, non sembravano curarsene.  Di Assassini se ne vedevano ogni giorno, e i cavalli non suscitavano più così tanto scalpore.
Gli abitanti più piccoli del villaggio, invece, li seguirono correndo fino al barbacane, cercando, in qualche innocente modo, di esser più veloci di loro.
Altaïr guardò la scena dalla finestrata della biblioteca di Al Mualim, lasciando che un sorriso distorcesse le sue labbra.
La pazienza non era affar suo, ma si costrinse ad aspettar che un novizi0 annunciasse il suo ospite.
« Gran Maestro,  il Rafiq Malik Al-Sayf da Gerusalemme è qui.»
Il Mualim  si voltò nell’udire quelle parole, ed un’onda di pura ammirazione gli irradiò il viso alla vista del Rafiq.
« Salute e pace, Altaïr.» disse Malik andandogli incontro per un fraterno abbraccio.
« Salute e pace a te, Falco.» rispose a sua volta l’Assassino.
Erano passati ormai mesi dal loro ultimo incontro, avvenuto a Gerusalemme, ma si assicuravano un continuo aggiornamento epistolare.
« Spero ci sia una buona ragione per avermi fatto convocare con tanta urgenza.» disse Malik, non appena rimasero soli nella stanza.
« ... O una cattiva, di ragione. I colori del tramonto cambiano secondo la sua stessa luce, fratello, impara a scoprire nuovi punti di vista.» Altaïr fissò i suoi occhi color ambra in quelli del compagno, addolcendoli con un’espressione beffarda. 
« Non immaginavo che l’aria di Masyaf ti avesse trasformato in un poeta. Spero non sia la compensazione per una lama mal maneggiata.» ridacchiò il Rafiq.
« Spada e lingua non sono le uniche armi che conosco.» rispose l’altro. L’acida ironia di Malik non gli era per niente mancata, ma aveva riconosciuto, con gli anni, il rispetto che si celava sotto di essa.
« Allora, Mualim, non tenermi sulle spine.»
« Presto partirò per Cipro. Lì, secondo alcune fonti, sono conservati altri pezzi del manufatto.»
« Perché vuoi impossessartene? La mela non è sufficiente?» Quasi rabbia, era quella che sputava adesso il Rafiq.
« No, non è abbastanza. So che per te è oscuro ciò che mi spinge a partire, ma la Mela potrebbe non essere l'unica minaccia, ed è nostro compito portare al sicuro tutto ciò che potrebbe nuocere.» Altaïr capiva le preoccupazioni dell'amico, ma vista con i suoi occhi, una situazione del genere richiedeva  fermezza.
« Nostro?» ripeté Malik, « Tuo e di chi? Della tua arroganza? O del tua egoistica fame di conoscenza?»
« Della Confraternita. Non contestare i miei ordini, Malik, ti prego. Sarai tu a guidare gli Hasshashin durante la mia spedizione. So che non mi deluderai.» Altaïr poggiò una mano sulla spalla del Rafiq.
« Non è un dovere della Confraternita, Altaïr. E’ un tuo capriccio. Sappilo.» e con queste parole, Malik sfuggì al gesto del Mualim e lasciò la biblioteca.




 
meet me in the bathroom. 
Ciao a tutti! Finalmente sono riuscita ad aggiornare, ma fra scuola e mal di denti (ahia!) non ho avuto un attimo libero.
In questo capitolo non accade molto, lo chiamerei più un capitolo che permette semplicemente alla trama di andare avanti, ma non vi preoccupate, i prossimi tre capitoli saranno ricchi di azione (finalmente si scoprirà chi è questa Madame!!)
Visto che non c'è molto altro da aggiungere, vorrei ringraziare Frì x3, Lauretta89, e Illiana per aver recensito ed aver inserito questa storia fra le seguite, e sempre per aver seguito e ricordato, un grosso abraccio va a schizophrenos, Teacup e Chambertin.
Bisou!
Mia

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Capitolo 3
*** — O2 — Pessimo Mercante. ***


 
— 02 —
Pessimo Mercante.
 
 
 
Mar Mediterraneo,
Nono mese dell’Anno Domini 1192
 
L’aria salmastra le bruciava il viso e le mani, creando una patina salata sulla sua fragile pelle.
Era passato poco più di un mese da quando si era imbarcata con una nave mercantile verso la Terra Santa, e gli emollienti le erano serviti a poco.
Inesorabilmente, le sue pallide mani venivano spaccate dal vento e dal sale, ed i tagli fra le nocche si aprivano ogni volta che stringeva qualcosa. Bruciando ed urlando, le sue mani sanguinavano.
Proprio come in quel momento.
La sua presa era salda contro il corrimano destro della nave, ed alcune gocce vermiglie sfuggivano dalle fasciature, scivolando fra le sue dita e morendo nel mare, come dei minuscoli serpenti rossi.
Cercava di non pensare al dolore, Marie Madelaine, e spingeva la sua mente nel blu che tutto mangia, fissando il proprio vacuo sguardo sul sangue che si dilatava nell’acqua e s’inabissava sempre più giù, acqua e sangue, giù, più giù, seguimi seguimi seguimi.
Madaine sbatté un paio di volte le palpebre, scuotendo la testa.
Era la prima volta che faceva un pensiero del genere, ma mentre nella sua testa turbinavano queste parole, si vide nell’acqua, un’acqua densa e rossa, dalla quale non riusciva a risalire.
Fu un attimo.
In ogni caso sarebbe stato un attimo.
Il chiasso dei marinai la svegliò dai suoi pensieri.
Si udivano urla e volgarità da ogni punto della barca, ma questo non la infastidiva.
Si voltò, dando le spalle al mare e stringendosi nello scialle di lino. La nave sembrava un cuore pulsante, pieno di vita. Tutti i marinai erano impegnati in qualcosa, e tutti, quando le passavano davanti, non la guardavano in volto e sputavano per terra.
Le donne sulle navi portano malocchio.
Madaine non capiva questo tipo di superstizioni, anche se la divertiva vedere le reazioni dei suoi compagni di viaggio.
La barca dondolava dolcemente come un cadavere alla deriva sulle calde acque del Mediterraneo.
Dalla vedetta in cima all’albero maestro, l’uomo di guardia urlò “Terra”, e mentre questa parola si disperdeva nel vento, la nave sembrava pulsare ancora di più. Ogni uomo presente sulla barca, ogni cellula sanguigna del natante si affrettava lungo la propria arteria.
L’orizzonte si disperdeva nell’immagine del porto di Gerusalemme, sfasciandolo con la propria prospettiva.
Attraccate, Madaine vide navi molto più grandi di quella su cui viaggiava.
L’immensa Cupola della Roccia rifletteva l’abbagliante luce solare, provando ad illuminare il cielo dal basso.
Era come se tutta la città ardesse, come un fiore gettato fra le braccia del sole.
Man mano che la barca si avvicinava ai moli, Madaine avvertiva un senso di angoscia, quasi paura. Nonostante sapesse dove andare, per la prima volta nella sua vita, si sentì completamente sola.
Con sé aveva un piccolo baule, che un mozzo dal bell’aspetto si offrì di scaricare una volta attraccato il natante.
Madaine sentiva la pelle sgretolarsi sotto lo schiacciante peso del viaggio, e mentre camminava per la passerella di legno, le pareva di fluttuare ancora sulla barca, impotente contro l’oscillazione quieta del mare.
Ad aspettarla, sotto il sole cocente, vi era una carrozza scortata da un gruppo di fanteria Crociata.
Il mozzo caricò il bagaglio sulla vettura, e non appena la donna toccò terra, uno dei Cavalieri le si avvicinò per darle il benvenuto:« Madame Saintcroix, spero che abbiate viaggiato bene. »
« Non posso lamentarmi, merci.» rispose lei educatamente, seppur non degnandolo di uno sguardo e continuando a camminare dritta verso la carrozza.
« Bouchart la sta aspettando nel quartier generale appena fuori Gerusalemme. Spero che qualche altra ora di viaggio non la disturbi.» concluse il Templare porgendole una mano per aiutarla a salire sul landò.
Ma, mentre Madaine saliva sulla carrozza, un bambino a qualche passo da lei si accasciò al suolo, scatenando la paura e la rabbia degli Israeliti.
« I Templari hanno ucciso un bambino! Luridi bastardi! Il vostro Dio vi punirà per questo!» una voce carica d’ira si levò dalla folla presente, e veloci come il dolore, un gruppo di rivoltosi si accanì verso i Cavalieri.
La donna scese dalla vettura, poggiando istintivamente la mano sull’elsa della propria spada, ma in quel preciso istante, qualcuno alle sue spalle la colpì violentemente alla nuca, e poi venne il buio.



Il crepuscolo spingeva la luce via, la faceva nascondere negli angoli più remoti del cielo, per poi affogarla nel mare.
Erano passate diverse ore dall’episodio al porto, ma quando Madaine si risvegliò le parve di aver aspettato settimane in quello stato comatoso.
Aprì lentamente gli occhi, accecata dal dolore alla testa. Sfiorò con le dita le proprie tempie, ma sembrava che anche sbattere le palpebre aumentasse la sua emicrania.
La prima cosa che mise a fuoco era la cella buia e maleodorante dov’era stata buttata come un cane rabbioso.
Ci volle qualche minuto perché la sua testa potesse essere schiarita dal sole della coscienza, e allora comprese: era stata catturata.
Quel sole chiaro e caldo divenne rosso come le fiamme dell’Inferno.
Era irata e confusa, e se non ci fosse stato tutto quel dolore, avrebbe mangiato la cella in cui si trovata .
Si alzò dalla tavola di legno su cui era stata adagiata, ma il mondo intorno a lei continuava a girare e girare senza sosta.
E mentre con una mano si teneva la fronte, con l’altra cercava di poggiarsi alle fredde mura della cella.
Provò a muovere qualche passo, nonostante le tediose ed altissime vertigini, e con sua grande sorpresa scoprì di non esser stata legata, né i suoi abiti erano stati stracciati, solo le sue armi erano lontano da lei.
Si avvicinò alla porta di legno che la divideva dal resto del mondo, e si accorse delle voci che arrivavano da una stanza adiacente.
Madaine sbatté furiosamente i palmi contro le porte, urlando:« Lasciatemi andare! Maledetti!» e sbatteva così forte che i geloni fra le sue nocche si aprirono di nuovo e ricominciarono a piangere sangue.
Si fermò solo quando udì dei passi avvicinarsi, poi dalla porticina si aprì uno spiraglio luminoso, che venne richiuso subito dopo aver fatto scivolare un piatto di riso e una coppa d’acqua.
Allora Madaine riprese ad urlare più forte, ma era inutile. Le persone nell’altra stanza erano fantasmi.
La donna si sdraiò nuovamente sul suo rigido giaciglio, rannicchiandosi, cercando di scomparire, di diventar piccolissima, e pianse.
Pianse per tutta la notte, un po’ per la paura, un po’ per il dolore. Pianse incessantemente, fino all’alba, dove, stremata, si fece accarezzare da Morfeo.
Dormì per un tempo che non riuscì a quantificare con certezza, dato che al suo risveglio, dal lucernario posto in alto sulla parete, filtravano coni di calda luce.
Ciò che la svegliò, in realtà, era la fame. Ormai erano passati due giorni dal suo ultimo pasto, e nonostante fosse abituata ai crampi allo stomaco, – il digiuno faceva parte dell’addestramento che aveva seguito sin dall’adolescenza – adesso venivano amplificati dall’incessante emicrania.
Si alzò, e prese fa le mani la scodella ormai fredda, iniziando a mangiare. Nonostante il disgustoso sapore del riso ghiacciato, fu grata di poter mangiare qualcosa.
E proprio in quel momento la porta si aprì, e lei rimase lì, immobilizzata dall’angoscia, con le dita sporche di riso e sangue.
Madaine dovette strizzare gli occhi per qualche minuto, abbagliata dalla luce che proveniva dalla porta.
Si fece avanti un uomo con il cappuccio calato sul viso. Le sembrava che fosse tutto bianco come la luna, a parte la scarlatta fascia che lo cingeva in vita.
Madaine sentiva la paura che saliva per i suoi lombi e moriva sulla sua bocca.
L’uomo le sfilò la scodella di cibo dalle mani in un modo tremendamente gentile, poi la posò per terra e cacciò una corda dalla bisaccia appesa alla sua cintura.
Madaine fece cadere involontariamente dalle sue labbra un’Ave Maria. In modo impercettibile, la sua lingua si muoveva attorno alle parole.
L’uomo le prese i polsi, per poi legarli con la corda. Si posizionò dietro di lei e le disse in francese:« Cammina. »
La donna non se lo fece ripetere due volte, ed iniziò a muovere qualche passo incerto verso l’uscita della cella.
Oltre la porta s’apriva tutta una sala: di fronte a lei c’era un bancone ricoperto di pergamene, dietro di esso un’enorme libreria e poi, al centro della stanza erano adagiati alcuni cuscini in cerchio.
Un pungente odore d’incenso la infastidiva tanto da provocarle la nausea. Ci volle poco perché riso e bile si potessero rivoltare davanti ai suoi occhi, e lei, in ginocchio, si sentiva poco più di un bambino che si era pisciato addosso.
« Qualcosa mi lascia intuire che il cibo orientale non è di suo gradimento.» si sentì apostrofare mentre tossiva, e quando alzò lo sguardo, incontrò un’esile figura, bassa e dalla folta barba bianca. Indossava la tunica bianca e rossa degli Assassini, spezzata da una veste blu notte.
Aveva quel tipo di occhi che t’illuminavano la giornata, di un celeste acceso dalla curiosità. L’importante naso spiccava in quell’aggroviglio di rughe e sopracciglia. La sua mascella squadrata veniva addolcita da un sorriso buono, puro.
Con un gesto della mano, la invitò a sedersi sui cuscini al centro della sala.
Madaine era più confusa che mai. Si pulì la bocca con il dorso della mano, cercando di non guardare il disgustoso spettacolo che aveva appena prodotto.
«Oh, non preoccuparti, mia cara, sono sicuro che questo giovanotto sarà felice di pulire. Non sentirti in colpa, ti prego, sei nostra ospite. Accomodati.» Continuò l’uomo, lanciando un’occhiata all’Assassino dietro di lei.
Madaine si alzò,  e il sinuoso movimento del suo corpo rimandava ai serpenti, che incantati, venivano fuori dalla cesta.
Si avvicinò ai cuscini, dove prese posto.
« Spero che una tazza di the possa aiutare il suo stomaco..» Era così drasticamente affabile nei suoi modi, così disponibile e calmo. Così spietato.
L’uomo si voltò verso il bancone, dove versò due tazze di tea fumante, per poi porgerne una ai piedi della donna.
«Oh, ma che sciocco! Non puoi bere con le mani legate. Yussef, protesti slegarla, per favore?»
Tutto questo non aveva assolutamente senso.
L’uomo che l’aveva legata prima, ora intendo a gettar un secchio d’acqua sul pavimento sporco, si alzò e, con un gesto rapido del coltello, tagliò la fune che teneva legati i suoi polsi. Madaine lo guardò in cagnesco finché non scomparve dietro di lei.
Il vecchio, nel frattempo, le si era seduto di fronte, e continuava a soffiare sul suo tea, senza  toglierle gli occhi di dosso.
Madaine prese la tazza fumante e poggiò l’orlo alle sue labbra, sforzando un sorriso.
«Alors, Madame Saintcroix..» Riprese il vecchio, che fu subito interrotto dalla donna: «Come conoscete il mio nome?»
«Hanno chiacchierato molto di lei, durante la sua ultima visita in Terra Santa. Devo confessarle che abbiamo combinato un bel guaio quella volta, eh!» Rispose lui, rischiando di rovesciare il tea ogni volta che gesticolava.
« A proposito, volevo porgerle le mie più sentite condoglianze per De Sable.. Ho sentito che eravate ottimi amici.»
«Merci.»  Sì, grazie per averlo ammazzato, figli di puttana.
« Ma non siamo qui per parlare di persone morte, con tutto il rispetto.» Continuava a sorridere, e ad essere gentile e cordiale. E Madaine avrebbe tanto voluto far sciogliere con l’olio bollente quella stupida espressione calma.
«C’incuriosisce come lei sia venuta in possesso di questi.» e da una tasca della tunica blu sfilò due mezze lune d’oro, intagliate con disegni squadrati. Scintillavano alla luce, e sembravano chiamarla, volerla, farla scivolare fra le mani di Dio.
« Ho venduto Cristo. » Rispose lei, inclinando le labbra in un cinico sorriso.
L’uomo la guardò aggrottando la fronte. « Può ripetere? Credo di non aver capito bene.»
« Giuda, mercante pessimo, vende il sole alle tenebre. Grida la turba immemore, Gesù vuol crocifiggere: la Vita, stolti, uccidono che i morti fa risorgere.»¹ Recitò Madaine i tono tanto solenne quanto di sfida. Le sue pupille dilatate erano cascate di odio, e non avevano intenzione di staccarsi da quelle del vecchio, che adesso cercava il senso delle sue parole.
« E allora dove sono i suoi trenta denari?»
« Eccoli.» Concluse Madaine, indicando i manufatti che l’uomo teneva in grembo.
L’uomo ridacchiò ironicamente, mormorando qualcosa fra sé e sé.
« Voi Cristiani non conoscete mezze misure, n’est pas?» continuò lui, rialzando lo sguardo su di lei.
« Le riformulo la domanda: come n’è venuta in possesso?»
« Ho venduto Cristo. » Ripeté la donna, come se fosse l’unica verità.
« A quanto pare, » tagliò corto l’Assassino, « non le aggradano le maniere dolci.» Il suo mesto sorriso si era tramutato in un ghigno irritato.
L’uomo si rivolse a Yussef, che era rimasto ad osservare la scena in silenzio, ad osservare quella strana donna arrivata dall’Occidente, a guardare il suo gelido sangue scorrere dalle ferite.
« Portala a Masyaf. Lì sapranno cosa farne.» disse in arabo.
Allora lei si alzò, sotto i roventi occhi di lui, e rise.
 
 
 
 
¹ Inno della Messa in Coena Domini, celebrata durante l’Ultima Cena.




Meet me in the bathroom. ♠
Salut!
Dopo un ritardo di millanta anni, sono riuscita a pubblicare! ..e lo so, scusatemi.
Questo capitolo si è rivelato più insidioso di quanto mi aspettassi. Non sono abituata a scrivere scene come quella del dialogo fra Madaine e il Rafiq (ah, a proposito, come vi sembra il nome?), però mi è piaciuto uscire dai miei "schemi".
Come al solito, se volete segnalarmi qualcosa, lasciate una recensione o inviatemi un mp. La storia non è betata, e quindi sono più che felice di ricevere messaggi in cui mi si fanno presente errori grammaticali o stilistici.
Volevo ringraziare Frìx3, Illiana, Lauretta89 e Micho per aver recensito anche il primo capitolo, oltre che al prologo, e in più un pacco di biscotti va  O n i c e e Mizzy  per aver inserito fra le seguite!
Grazie mille!
Mia

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