Lanterna

di Ariels
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pyro ***
Capitolo 2: *** Cuore di Tenebra ***
Capitolo 3: *** Ninnananna per Lanterna ***
Capitolo 4: *** Bosco ***
Capitolo 5: *** Champagne Supernova ***



Capitolo 1
*** Pyro ***


Essere diversi in un mondo omologato era come essere una stella nel fango, straordinariamente Bella ma sprecata tra tutto quel marcio. -Io mi chiami lanterna e l'intelligenza é il mio super potere-. Se lo ripeteva sempre, tutte le mattine, come un rito per ricordarsi e ricordare al mondo che lei era diversa, era speciale. Era una mite mattinata di settembre e si stava guardando allo specchio, era davvero bella. I lunghi capelli mossi e castani le scendevano lungo le piccole spalle, gli occhi castani tanto dolci quanto penetranti. I lineamenti morbidi e la pelle candida come uno spicchio di luna stagliato nel cielo. La sua bassa autostima tuttavia non le permetteva di vedere ciò che era davvero, i suoi occhi velavano la sua immagine,si spegnevano come un blackout durante la notte più nera. I mozzoni di candele profumate trascinavano la stanza in un atmosfera pacata, illuminando la piccola camera colma di libri. Sul letto giaceva un libro che aveva appena finito di leggere, lo guardava pensando alla puerile storia d'amore narrata tra quelle pagine, pensò all'amore in senso aureo e si rese conto che quelle relazioni scialbe non erano per lei. Si vestì di fretta e soffiando qui e la le varie candele, lasciò la sua stanza in una rosea penombra dovuta alle tende. Scese di corsa le scale e si ripeté ancora una volta, proprio come un mantra:-'Io mi chiamo Lanterna e l'intelligenza é il mio super potere'. Il frastuono generale la disturbava mentre camminava per i corridoi della sua scuola, i luoghi affollati non le si addicevano. Si sentiva dannatamente goffa, fuori posto dentro quel dipinto giornaliero di colori smorti e spenti. Stringeva forte a se il suo libro preferito mentre il suo cuore batteva, intimamente sperava sempre che qualcuno si accorgesse di lei, che si fermasse a un palmo dal suo viso. Tra tutto quel vociferare lei cercava il silenzio e ascoltava i battiti cardiaci, ne captava le onde come un radar. Vedeva molti volti ma poche facce e passò la giornata tra fiumi di parole che sfociavano in un mare di gente. La scuola non le si addiceva,l'intelligenza non le mancava anzi, con estrema facilità riusciva a surclassare anche il migliore di quella classe, ma non voleva essere giudicata, non voleva che un voto la rappresentasse, un semplice numero non poteva esprimere il suo intelletto. Molti le rivolgevano la parola,ma lei spesso arrossiva semplicemente dando risposte elusive e qualche timido sorriso. Con gli estranei non riusciva mai ad essere se stessa, non mostrava gli artigli, solo a sprazzi lasciava il suo vero carattere libero di esprimersi. Nel brusio generale la sua mente vagò nuovamente nel suo caleidoscopio di emozioni, sentiva la sua anima cozzare contro il suo cuore, in un distinto contrasto il suo lato duro e quello morbido proprio a ricordare l'infinita guerra tra il bianco e il nero. La giornata scorse, una banale giornata come tutte le altre, che intrinsecamente nulla aveva di speciale. Non servono eventi particolari per far si che una persona si mostri, si da prova di se stessi giorno dopo giorno, una stella brilla sempre anche quando non la si vede per via delle nuvole. Camminava verso casa, sola nonostante la gioventù che la circondava, guardava i fiori morenti e iniziò a piovere,non voleva un ombrello, amava la pioggia sul viso. Tornò nella sua piccola mansarda, si tolse il vestito nero con le bordature di pizzo, rimase in intimo e si stese sul letto, zuppa. Accese alcune candele e alzò lo sguardo al soffitto. -Io mi chiamo Lanterna e l'intelligenza é il mio super potere-.

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Capitolo 2
*** Cuore di Tenebra ***


Il risveglio peggiore é quello dal sogno più bello.
Lei che finalmente non era più sola, trascinata nelle braccia misteriose che la facevano stare al caldo, protetta come se neanche il più nero dei mali potesse attaccarla.
-Ehm, scusami posso sedermi qui?- chiese timido il ragazzo mentre lei ancora imbambolata dalle sue fantasie rimase a fissarlo.
Quella fredda mattina di novembre la stava trascorrendo dentro un'accogliente sala conferenze per la presentazione del nuovo libro del suo storico preferito. In sala c'erano poco più di un centinaio di persona ma tutti i posti erano occupati, tranne uno accanto a lei infondo alla sala.
-Scusami, ma é l'unico posto- incalzò lui vedendo Lanterna stranita.
Lo fissó imperterrita: Lineamenti morbidi, capelli lunghi castani fino alle spalle, occhiali ed un accenno di barba. La colpì il suo modo di vestire trasandato, pantalone largo e una felpa nera.
-Si,siediti pure- farfugliò diventando rossa e abbassando lo sguardo.
La conferenza passò veloce,dimostrandosi piacevole e ricca di interesse.
Il ragazzo misterioso parlò,rivelando in una domanda molto arguta il suo nome.
Matías, parlava veloce ma deciso.
Lo guardava con interesse, come faceva spesso con tutto ciò che la circondava. Amava osservare il mondo e capire come si muoveva, una ruota indescrivibile.
Si attardò oltre il termine della conferenza aspettando il suo turno per ricevere il suo autografo.
Il mattino era scuro, nuvole minacciose aleggiavano in cielo come aleggiavano nel cuore di Lanterna.
Il vento gelido sferzava sul volto fanciullo e bianco della ragazza, il suo vestito blu notte l'avvolgeva.
Attendeva l'autobus in piedi alla fermata, qualche passo lontano da tutti gli altri che blateravano allegri le loro spente vite.
Nella sua sconfinata mente stava ancora una volta inventando emozioni, sperimentava se stessa e si fissava dentro lo specchio del suo animo.
Poi lo vide, lo vide ancora. Matías, pensó che non era un caso, lei ci credeva nel destino, nei suoi giri enormi.
Si fissarono entrambi e lei si sorprese a sorridere.
Osservò in modo oggettivo il ragazzo, apparentemente non aveva nulla di speciale, vestiario trasandato e sciatto, capelli smossi e poco curati, ma un sorriso tanto timido quanto dolce che la invase.
Arrossì, senza motivo.
Il suo sguardo passava in rassegna il cemento del marciapiede mentre pensava a prendere il controllo di se stessa.
Non credeva nei colpi di fulmine, mai creduto. Una persona andava esplorata,trapassando con lo sguardo l'anima, liberando leggiadre parole raccolte dall'anima.
Ora si sentiva un personaggio a caso,le capitava a volte. Amava essere se stessa, amava Lanterna. Sapeva quant'era importante amarsi, era l'unico modo per far si che anche gli altri lo facessero, tuttavia questa affermazione si faceva piccola e si perdeva facilmente dentro di lei.
Si sentiva complicata, troppo per ogni altro umano che non fosse lei.
-Conferenza interessante non trovi?-  sussurrò deciso Matías.
'Cazzo parla con me' pensò tesa la piccola Lanterna. Di genere non amava le parole dirette verso di lei, qualsiasi esse siano, ma quelle non le dispiacquero affatto, anzi era felicemente sorpresa  che lui le parlasse. 
-Ehm, si...- brandelli timidi di voce scossero lievemente l'aria. 
Voce dolce tanto quanto i suoi occhi, il suo sorriso però era un altra storia, quando esplodeva era impossibile da descrivere.
-Ho trovato fantastico il modo in cui ha sviscerato le forme politiche che hanno cambiato la vita dell'uomo- Matías non sembrava scoraggiato dall' allarmante guscio della ragazza.
Sorrise, Lanterna sorrise ancora, finalmente qualcuno con cui le parole non sarebbero andate sprecate, condivideva a pieno quel commento.
-Esatto, che poi le sue critiche neanche tanto velate alle politiche estere americane- sorpresa da tutta quella voglia di parlare, sorpresa da quel giorno grigio che stava irradiando la sua aria.
Matías fece uno sguardo complice ma proprio mentre stava per parlare un enorme bus rosso a due piani invase la strada.
Come lo vide Lanterna si precipitò verso il mezzo, era un riflesso condizionato e si sentì in imbarazzo per questo.
-Ciao...- farfugliò mentre si avvicinava all'ingresso, senza degnarlo di uno sguardo, testa bassa e passo veloce.
-Dimmi almeno come ti chiami?- Esclamò sul filo di un rasoio il ragazzo.
-Lanterna- disse arrossendo e sorridendo nuovamente,questa volta regalando uno sguardo raggiante.
-Allora ci vediamo Lanterna- Sancì sorridendo Matías.
Lei si aprì in un sorriso, osservandolo attraverso il vetro.
Ora in testa aveva una tempesta, si chiedeva di tutto persino se il ragazzo trovasse buffo il suo nome.
Era una ragazza davvero strana, così  impenetrabilmente morbida e dolcemente dura.
Sapeva di essere un cuore di tenebra, ed aveva paura che qualcuno la capisse, la decifrasse.
Lei era un codice. Il codice di un cuore di tenebra, ma ora c'era un ragazzo tenebra.

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Capitolo 3
*** Ninnananna per Lanterna ***


Le luci dei lampioni smuovevano le morte strade della sua città mangiata dal buio.
Respirava affannosamente, inghiottendo la gelida aria proveniente dalla finestra spalancata.
Nonostante il freddo addosso oltre ad una lunga maglia vecchia di una ventina d'anni non aveva nulla.
Era una maglia maschile grigia e monotona,proprio come quella serata.
Sulla maglia un unico sprazzo di un blu vivo all'altezza del petto, che  ridava vivacità a quell'indumento.
In mano stringeva una vecchia foto.
Respiro dopo respiro la sua mente riprendeva a battere, a pensare.
A lui. 
Aveva passato gli ultimi tre mesi in un turbine di strane,nuove e immacolate emozioni. Matiàs era diventato uno specchio dove Lanterna amava specchiarsi. 
Dopo la conferenza non avevano avuto altre occasioni per rincontrarsi, sin quando Matias si presentò bussando forte al cuore della ragazza.
C'era nebbia quel giorno, non molta,ma quel che basta per rendere tutto  candido. Lanterna era seduta sotto una grande quercia segnata dall'autunno, immersa in un libro. Tra le dita stringeva una lunga margherita.
-Ciao- la voce decisa di Matiàs si mescolò armoniosamente con la mattinata.
Presa di sorpresa la ragazza brandì il fiore a modi coltello con la vana intenzione di proteggersi.
-Un fiore per coltello?- chiese con un ghigno Matiàs, decisamente divertito dalla situazione.
Il ragazzo era riuscito dopo varie ricerche a scovare la scuola che frequentava Lanterna grazie all'ausilio di una sua cara amica che frequentava la medesima scuola.
-Non è difficile trovare una persona con un nome inusuale come il tuo.- le aveva detto.
Chiacchierarono per ore saltando  entrambi le loro rispettive lezioni,scoprendosi con avidità.
Matiàs aveva diciassette anni, ricco di passioni e ardente di sapere, esattamente come Lanterna.
Quando le campane suonarono a sancire la fine delle lezioni entrambi si congedarono con la promessa di rivedersi lì in quello stesso punto il pomeriggio successivo.
Al loro primo appuntamento Matías si presentò stranamente vestito con garbo. Giacca nera evidentemente acquistata per l'occasione, maglia bianca con il logo del suo gruppo preferito. Un eleganza grezza che tuttavia gli si addiceva.
Lanterna era raggiante, capelli come seta insolitamente lisci e di un castano brillante. Un filo di trucco ammorbidiva i suoi già morbidi lineamenti. 
Vestito chiaro color perla e scarpe basse.
Matías tralasciò totalmente il vestiario della ragazza, non riusciva a vedere nient'altro che il suo sorriso. Il sorriso più bello del mondo, così bello che se il sole si fosse spento a lui non sarebbe importante.
Matías in mano stringeva una manciata di palloncini gonfiati ad elio che sventolavano nella brezza invernale. Con un gesto timido glieli porse e disse:-Non guardo la pettinatura ed il vestito,ma muoio per il tuo sorriso-.
Lei arrossì come era solita fare.
Passeggiarono nel grande parco della scuola, chiacchierando del più e del meno senza mai scaturire nel banale.
Non riuscivano a smettere di guardarsi, di sorridersi.
Matías lasciò cadere la sicurezza che aveva ostentato nelle due uscite precedenti,mostrando una maschera più vera, naturale.
Il pomeriggio scivolo in fretta, delicato come un abbraccio e gentile come un sorriso.
Al tramonto si avviarono verso casa di Lanterna dato che Matías aveva insistito per riaccompagnarla.
-Io abito lì - disse indicando una piccola villetta con gli esterni ornati di mattoncini e edera.
-Immagino che la tua camera sia in mansarda. É ornata di edere e fiori- disse sorridente.
-Immagini bene. Quindi... Ehm ci vediamo?- Chiese timida.
-Certo che ci vedremo- concluse.
Matías prese una pietra e si avvio verso un muro. Con un sorriso scrisse:'Lanterna sei bella'.
Entrambi si guardarono, fissi. Lanterna arrossì prepotentemente e con uno scatto fugace avvicinò le sue labbra a quelle di Matías.
I profumi si intrecciarono proprio come le loro emozioni. Sentimenti impastanti in un cuore betoniera.
Scivolò tra le braccia del ragazzo con tanto garbo che quasi non se ne accorse e poi si avviò a passi veloci ma decisi verso casa cullandosi entrambi in un melodico silenzio.
Le pagine delle loro vite si stavano scrivendo con lo stesso inchiostro e giorno dopo giorno le parole diventavano sempre più dolci.
Si incontrarono altre volte, lasciandosi andare ma sempre con grazia.
Lanterna si interrogava spesso su quali sentimenti provava per quel ragazzo e soprattutto dell'intensità di questi sentimenti.
Ci pensava sin troppo spesso, durante la scuola e le pause pranzo, ci stava pensando anche quel pomeriggio.
Piangeva, piangeva forte e abbracciava le sue ginocchia immersa in un caldo bagno.
Così rannicchiata pensava a come si sentiva. Piangeva di felicità, perché i suoi occhi non erano così vivi da tempo.
Dopo il bagno si vestì e usci di corsa per andare da Matías.
Era gennaio inoltrato ormai, faceva molto freddo e lei era pesantemente vestita con un sobrio giaccone.
Il parco era semideserto, ma a loro non importò dato se si recarono automaticamente alla loro quercia preferita, il grande albero accanto a un piccolo teatro pubblico.
-Sai cosa mi chiedo da un po'?- esordì Matías.
-No cosa?- chiese con un sorriso al miele.
-Perché ti chiami Lanterna? Insomma é un nome insolito, é buffo - disse avvicinandosi ad una risata.
-Lo trovi buffo?- c'era acidità nella voce della ragazza.
-Bhe... Si- concluse incerto e con tracce di disagio nella voce.
Uno sguardo di ghiaccio spense Matías.
Lanterna si liberó in modo rude dalla presa del ragazzo e se ne andò, lasciandolo lì.
La chiamo varie volte il ragazzo, correndole persino dietro ma senza ottenere risposta.
-Smettila di corrermi dietro- disse dura Lanterna ed era evidente che si stava avvicinando alle lacrime.
Corse come mai aveva corso nella sua vita, con le lacrime che le sfrecciavano sul viso.
Sbatté la porta e si tolse con violenza i vestiti, quasi volesse strapparsi la pelle.
Accese le candele e indosso la vecchia e usurata  maglia grigia.
Dall'armadio pescó, nascosta sotto vecchi maglioni, una sbiadita foto.
Apri la finestra per far entrare il gelo e lasciò scivolare la schiena al muro, riemergendo dai ricordi.
Fissò la foto.
Era lei da piccola in braccio a suo padre; un uomo alto e distinto con capelli neri, lunghi e ricci.
Entrambi sorridevano, sorrisi così forti che reseró arido il fiume di lacrime.
Girò la foto e lesse,sul retro,la ninnananna scitta da sua padre per lei anni prima, quand'era solo un infante.
La grafia era decisa e pulita e recitava:'Ti guardo che dormi e mi basta,ti guardo che dormi e mi basta.Ti guardo che ridi, poi balli, poi bevi, poi cadi, poi cresci e mi basta. 
Ninnananna a 
Ninnananna di
Ninnananna per 
Ninnananna a te.'
Quella canzoncina era stata per anni la colonna sonora delle sue calde lacrime, dei suoi abbracci mancati e delle cocenti assenza.
Iniziò a piovere a dirotto e si alzò il tipico odore della pioggia che lei amava. 
Un palloncinò blu vivo entrò in camera dalla finestra.
Corse verso l' infisso sapendo che l' avrebbe trovato lì.
-Con la politica del vorrei ma non posso, del potrei ma non voglio.Ti vorrei sul mio dorso- Disse con voce spezzata Matiàs.
-Vuoi dirmi cosa ti succede, cosa ti è preso?-incalzò.
-Matiàs- disse con un sottile filo di voce.
Rimaserò in silenzio a fissarsi mentre la pioggia batteva forte e lavava via tutte le loro paure.
-Sai  cosa c'è Lanterna? C'è che piove ed io ho freddo, ma non fuori no... li basterebbe un cappotto per far passar tutto. Io ho freddo dentro e solo i tuoi baci sanno scalfire quel iceberg che ho al posto del cuore- Concluse con evidente fatica nella voce, fatica più mentale che fisica perchè mai come allora si era aperto verso di lei.
-Matiàs dipingi il mio mondo con il tuo caos-
-Allora chiamami Francesco Hayez da oggi in poi-.
Goccia dopo goccia sentirono i loro cuori sincronizzarsi e battere l' uno con l'altro,l' uno per l'altro.
-A domani,fiore per coltello- Salutò con un sorriso Matiàs.
Si fiondò sul letto e abbraccio con tutta la sua forza il cuscino. Inizio di nuovo a piangere e lacrima dopo lacrima il cuscino si bagnava ma la sua anima si lavava.
-Ninnananna per a, ninnananna di, ninnananna per, ninnananna me-.
Chiuse gli occhi perdendosi tra i suoi sogni.

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Capitolo 4
*** Bosco ***


I petali volteggiavano nell'aria incorniciati da un bianco sole.
Le lacrime avevano ormai da ore smesso di inondare il suo viso, come un fiume arido in piena estate.
Il marmo gelido come quella mattinata le abbracciava la schiena.
Mentre un'ultima lacrima scendeva un ricordo saliva.
Aveva sei anni, le urla talmente impresse nella mente che le sembrava di sentirle ancora vive.
I suoi genitori litigavano mentre lei persa si abbandonava nel bugiardo conforto delle sue braccia.
-Come credi di poter far vivere tua figlia? I sogni non si mangiano.- Urlò la donna.
Era l' ennesima lite e nessuno dei due ne poteva più tanto che quando quello schiaffo risuonò nell'aria sembrò un sibilio sordo.
-Le persone prive di anima usano le mani- sussurrò deciso l'uomo con gli occchi duri come il marmo mentre la moglie ritirava la mano.
Quando imboccò la strada dell'addio fece una sola sosta verso sua figlia.
-Papà ti ama più della sua vita, sei la Lanterna del mio mondo. Non far spegnere mai la tua fiamma- pronunciò queste parole con il nero nel cuore mentre donova a sua figlia la cosa a cui stava lavorando ininterrottamente da quattro anni.
-Papà non andare via...Ti prego.- Il padre non si sarebbe mai girato a guardare quelle parole perdersi nell'aria.
Lanterna avrebbe scoperto solo dopo pochi giorni che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe potuto abbracciare suo padre.
-Tua madre mi ha detto che ti avrei trovata qui.- Disse stanco ma sorridente Matiàs dopo che aveva passato gli ultimi due giorni ad aspettarla invano avanti scuola per parlare.
-Sarei dovuta essere la lanterna della sua vita, avrei dovuto illuminare le sue giornate. Per questo mi chiamo Lanterna e se tu la trovi buffa come cosa, puoi anche andartene.-
-Invece di smettere di parlarmi ,avresti potuto dirmi subito il motivo del tuo male, io sono qui per sporcarlo d'azzurro.- 
Quel bacio fu così carico d'emozioni che finirono per perdere l'identità.
Il tempo passava sereno mentre i loro sguardi si intrecciavano e si rendevano entrambi partecipi delle loro vite.
Quando i ricordi di Lanterna volarono verso le orecchie di Matiàs fu il segnale definitivo del loro legame.
Lantera gli racconto del libro che stava scrivendo suo padre prima di morire:'Cupio dissolvi'; libro che parla del male di vivere e della voglia di riscatto dei protagonisti abbandonati dalla speranza e dalla felicità,di come nonostante fosse un libro fantastico,almeno ai suoi occhi, non fu mai pubblicato anche perchè suo padre non riusciva a trovargli un finale adatto.
Gli parlò delle liti tra i suoi genitori dovute a quel libro, dato che la vita di uno scrittore in erba non permette di vivere adagi e parlò di come fino all'ultimo suo padre tentò di realizzare il suo sogno.
Il dolore che invase gli occhi della madre nel momento della morte del padre, nel momento in cui si rese conto di non aver permesso all'uomo che di più ha amato nella sua vita di volare.
Il cupo disaggio si spezzo dopo circa venti minuti di silenzio:-Lanterna tu sei una di quella persona con cui passerei i pomeriggi distesi sull'erba ad apprezzare il silenzio-.
Gonfi di lividi ormai sporchi di bellezza.

Quella stessa notte i loro corpi si incontrarono.
Loro non fecero semplicemente l'amore,no, fecero molto di più. Abbandonarono la realtà per trascendere nei loro corpi, svanire nel piacere che a poco a poco si trasformava in paura,la paura di perdere anche solo un attimo di quel momento.
-Ho male all'anima Màtias- disse in un soffio la ragazza dopo . Senza proferire parola il ragazzo si avviò nel bagno e ne torno preso con un cerotto.
-Sarò il tuo cerotto- disse mentre posizionava il medicamento sul cuore della ragazza.
-Credo di amarti Màtis- 
-Credere è qualcosa che implica la non totale esistenza dell'oggetto in questione ma solo una sorta di speranza nella sua esistenza-
-Stai cercando di dirmi che mi ami anche tu?-
-Come non ho mai amato nient'altro nella mia vita.-
Passarono la notte in un unico lungo abbraccio.
Il mattino arrivò schiarendo i contorni curi delle loro diffidenze.
-Posso leggere il libro di tuo padre... Se per te non è un problema ovviamente.-Chiese timidamente impaurito dallo sguardo freddo della ragazza.
-Si dice che quando si presta un libro si doni una parte della propria anima, quello per me è più di un semplice libro.-
-Ne avrò cura come se fossi tu,promesso.-
Lesse quel libro tutto d'un fiato, lanciandosi nel''incanto di quelle parole, nella sfiducia verso la vita condita da odio verso se stessi. 
La stessa voglia di sparire che spesso aveva provato Màtias la ritrovava in quel inchiostro nero, quell'odio verso se stessi.
Il finale mancava proprio nel punto dove i protagonisti tornavano alla vita, resuscitati dalla speranza  il libro si interrompeva.
In realtà quella era proprio la risposta.
Il libro era finito, un finale non doveva esserci perchè ogni lettore avrebbe visto in quelle vicende un fondo di verità diverso.
Chi amava la vita avrebbe trovato la speranza, viceversa chi la odiava trovava solo autodistruzione.
Questo era lo scopo, lo scopo di quelle parole lasciare trasparire la propria anima, il proprio io che viene a galla.
 

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Capitolo 5
*** Champagne Supernova ***


-Lavorare, sposarsi, pagare le tasse, riprodursi. Io trovo che questa non sia vita, ma che sia la banale routine di un animale privo di coscienza intellettiva. Non credi?- Chiese Matías con il suo tipico sorriso enigmatico.
-Io credo che l'essere umano sia cattivo perché vive in cattività. Dobbiamo tutti omologarci secondo il discutibile gusto di questo zoo chiamato società.-
-In un mondo che non ci vuole più tu sei il mio canto libero- concluse Matías.
Quando i loro sorrisi si accendevano il sole si spegneva.
Entrambi stesi sui binari di una vecchia stazione abbandonata aspettando il tramonto.
Ci andavano spesso, perché lì nella calma generale connettevano le loro menti mandando in black out il mondo esterno.
Parlavano di tutto, dalla politica al cinema.
Parlavano di come Israele fosse alla strenua di una colonia, di come l'ignoranza facesse cassa e riempisse i botteghini.
-Matías dove va a finire tutto l'amore di una storia d'amore?- Chiese con un filo di voce la ragazza.
-Se prendiamo per aureo il Postulato fondamentale di Lavoisier che afferma: "Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma", allora vuol dire che tutto l'amore di una storia d'amore ha diritto a sfamare il bisogno d'affetto dei soli.-
Come Teseo Matiàs si avventrava nel labirinto di pensieri di Lanterna e lei proprio come Arianna gli tendeva il filo rosso.
Si spingevano oltre, portavano le loro menti ad un livello successivo, tanto che riuscivano a capirsi solo con una manciata di sguardi.
Le stelle calde raffreddavano il cielo e i corpi dei due ragazzi si avvinghiavano avidi.
Avevano scoperto per caso tra le montagne una vecchia stazione ferroviaria abbandonata, così cupa e solitaria che arrivarono loro a riempirla con un battito d'ali.
Facevano spesso l'amore in quella stazione, a cielo aperto, perché si amavano a tal punto che volevano che anche la volta celeste fosse testimone del loro amplesso.
Quante persone speciali cambiano, quante vite vivono in modo strano, entrambi stesi nel punto più alto più veloci di una palla di cannone. -Un giorno mi troverai intrappolato nella frana, in una supernova nel cielo-. Sussurrò Matías all'orecchio dell'ansimante Lanterna.
Loro due diamanti grezzi lavorati dalla vita.
Erano due sognatori, degli irriducibili estimatori della vita e troppo schivi a questa realtà che gli tagliava le gambe, anche se loro non avevano bisogno dei piedi perché potevano volare.
Nonostante facessero a pugni con il mondo avevano trovato un modo di credere alle favole.

Erano passati ormai due anni dal loro primo incontro e continuavano a vivere sotto quella pelle, nonostante il cuore puntato tra le stelle. In tutto quel tempo avevano smesso di vivere sotto le telecamere di sicurezza.
Avevano lavorato e rifinito il libro scritto dal padre di Lanterna nel tentativo che venisse pubblicato, anche se con scarsi risultati, dato che la maggior parte delle case editoriali non si azzardava a pubblicare un lavoro di un autore praticamente sconosciuto.
Cercando di cambiare il mondo che marciva nel buio come tutte le altre persone che di notte diventavano tutte uguali.
Avevano lavorato sodo per portare le loro idee lontane fondando un movimento culturale nel fervore della sapienza umana.
Spezzando le catene dell'uguaglianza avevano attraversato il continente rincorrendo la luce e scappando dalle tenebre.
Non si vedevano come due metà di un ipotetica arancia, no. Loro erano due esseri distinti inebriati dall'amore.
Grazie ai soldi raccolti dal loro movimento culturale riuscirono a fondare una casa editrice e a pubblicare: "Cupio Dissolvi" di Victor Hesse.
Il libro non diventerà un best seller, ma entrerà nel culto come una tappa delle tante vite che lo leggeranno.
Avevano ventuno anni quando si ritirarono a vita privata lasciando in eredità le loro idee ormai sassi nel vento.
Lanterna era finalmente sana. La sua anima non era più a brandelli, ma era stata cucita proprio come la seta.
Quell'enorme vuoto, quell'incompletezza fatta da lacrime e sangue, venne colmato dai suoi sogni.
L'unica cosa che Lanterna aveva mai desiderato era sentirsi speciale per qualcuno ed ora che aveva trovato quel qualcuno il suo animo era sazio.
In quella stazione abbandonata ci torneranno ogni attimo della loro vita e ogni volta a porsi quella domanda.
-Come finirà tra di noi?-
E sempre con la stessa risposta
-Non so come finirà, ma se succederà mai io di certo non vorrò esserci-.

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