Of Hoops and Holists di SamKo (/viewuser.php?uid=835620)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Of Hoops and Holists
Of Hoops and
Holists
Rocco aveva lasciato molto più di una pokéball e
una
lettera.
Io non so davvero perché continuo a tradurre
Hoennchampionshipping quando nessuno in questa sezione calcola altri
che Ash. Ma l'avete visto Rocco? Ma qual è la vostra
definizione di bell'uomo? Comunque sia, questa storia è
davvero bella, e continuerà a lasciarvi a bocca aperta.
Tutt'altro che scontata e banale, ha sentimenti, mistero,
suspance, è davvero ben scritta, e spero di aver reso
giustizia allo stile dell'autrice in questa mia traduzione. Be', buona
lettura ♥
Una lettera, e una
pokéball?!
Ma seriamente?!
Vera tornò verso la porta di ingresso e la chiuse a chiave,
le volse la schiena, e si lasciò scivolare. Gli doveva
almeno questo,
supponeva, e non era il caso che qualcuno la vedesse in casa sua, in
questo
stato triste e deprimente. Con la pokéball stretta tra le
mani e le gambe
piegate verso petto, premette la sfera poké sulla fronte, e
versò una lacrima. Era quasi certa di non aver motivo di
sentirsi triste, ma si sentiva
tradita. Rocco
aveva detto che si sarebbero incontrati a casa sua a un certo punto
perché
aveva qualcosa da darle. Perciò, lei si aspettava di
incontrarlo davvero, non
di trovare una pokéball e una lettera, piuttosto ambigua, a
quel punto.
Immaginava di dover controllare quale Pokémon la attendesse,
ma al momento
doveva decifrare troppi sentimenti prima di mettersi a fare qualsiasi
altra
cosa. Dove diavolo era andato? Perché era partito?
Perché non l'aveva salutata
a dovere? Perché le aveva lasciato una lettera che suonava
deliberatamente
sospetta come se non volesse essere cercato? Se Vera non fosse stata
certa del
contrario, avrebbe detto che si trattava essenzialmente di una lettera
alla
Dear John. O almeno, così sembrava, mentre se ne stava
lì seduta sul pavimento
con la lettera tra le mani.
Posò la pokéball per terra al suo fianco e
sollevò il capo,
guardandosi attorno nell'ingresso. Tanto per cominciare, Rocco aveva a
malapena
vissuto qui. Fatta eccezione per la sua sorprendente collezione di
pietre,
viveva in modo piuttosto semplice. Pur vivendo tante avventure ed
essendo
appassionato di esplorazioni, gli unici souvenir che conservava erano
rocce.
Nessun quadro, o ricordi di alcun genere, solo pietre. Forse era tipico
di lui,
dunque, saper volar facilmente via (con tutta probabilità in
senso letterale su
Latios o Skarmory) e vivere dei frutti della terra dovunque gli andasse
a genio.
Non era una vera e propria casa, questa. Era un indirizzo, un luogo di
residenza, un punto fermo sulla mappa per il pubblico quando in
realtà,
stava facendo
esattamente l'opposto. I soldi non erano mai un problema, dopotutto, se
tuo
padre è il capo dell'azienda di prodotti tecnologici
più affermata di Hoenn.
Poteva andare e tornare ovunque e in qualunque momento desiderasse.
Eppure l'ultima volta che avevano parlato, Rocco pareva aver
affermato chiaramente che non aveva intenzione di volar via subito.
Cos'era che
aveva detto esattamente? Aveva blaterato un po' di voler vedere il
mondo,
percorrerlo sulle sue stesse gambe. Vera immaginava più o
meno che parlasse
puramente di ipotesi e aspirazioni, non veri e propri progetti che
avrebbe
messo in atto. E ancora, Vera aveva l'impressione che gli importasse,
che
dovessero parlare di qualcosa, che Rocco avesse qualcosa di importante
di cui
metterla a parte.
Be', ovviamente non così importante da doverglielo dire per
forza di persona. No, certo che no. Possedeva la chiave di casa
sua,
"in caso di emergenza", e dopo tutti i regali che le aveva fatto alla
fine di quasi tutti i loro incontri, e dopo tutto ciò che
avevano passato
insieme quando gli eco-terroristi minacciavano Hoenn, e dopo gli
episodi di
Rayquaza e Deoxys, era naturale che pensasse che la loro relazione
fosse su un
livello ben più alto della semplice "conoscenza".
Piegando la testa da un lato con un sorriso amaro e con le
lacrime salate ancora incollate agli occhi, Vera fissò la
pokéball che aveva
tra le mani. "Bene, suppongo sia il caso di conoscerci, eh?"
sussurrò
rauca alla sfera, e la aprì a distanza da sé. Dal
bagliore scarlatto apparve un
piccolo cucciolo di Beldum, chiaramente molto giovane a giudicare dalla
taglia.
Roteò un paio di volte su sé stesso, osservando
l'ambiente, prima di voltarsi a
fronteggiare Vera, sgranando il suo occhio rosso alla vista della sua
nuova
allenatrice. Il sorriso di Vera si allargò questa volta e
non riuscì a
trattenere una piccola risatina, tuttavia amara, nel constatare che
Rocco le
aveva dato in effetti un Pokémon appartenente alla sua linea
evolutiva
prediletta.
Il Beldum volò sul suo grembo e vi si abbassò, e
Vera vi
sentì cadere qualcosa di freddo. Beldum si
sollevò in aria e si allontanò da
Vera, questa volta roteando e oscillando da ambo i lati con l'occhio
felicemente
chiuso.
Vera aggrottò le sopracciglia, e abbassò lo
sguardo sul suo grembo.
C'era un pezzo di metallo rettangolare, Vera non sapeva dire di che
tipo fosse,
non più grande di un normale quaderno. La sollevò
con entrambe le mani e
cominciò a esaminarla. Sapeva che alcuni Pokémon
sono in grado di estrarre
abilità o poteri speciali tramite certi artefatti, persino
da certi oggetti
strani che lei avrebbe altrimenti scambiato per spazzatura se non fosse
stato
per la strana attrazione dei suoi Pokémon verso di essi. Ancora non capiva
perché il suo Swapert si
ostinasse a raccogliere la sabbia di una certa zona della spiaggia
vicina a
Porto Selcepoli, ma qualunque fosse la ragione, i suoi Terremoti
diventavano
così tanto più forti che aveva smesso di
chiederselo.
Dopo aver capovolto il foglio metallico, notò alcune piccole
incisioni. Tirando su col naso ancora un'altra, lunga volta, si
asciugò gli
occhi col braccio e li socchiuse cercando di leggere la scritta
sbiadita.
"Quando venne creato
l'universo, le sue schegge
formarono questa Lastra."
Dunque quell'oggetto era una lastra.
L'universo?
Vera fissò l'artefatto, incerta su cosa farne. Il suo nuovo
Beldum stava ora fluttuando per la stanza, ispezionando l'ambiente.
Beldum
aveva di sicuro lasciato cadere la lastra sul suo grembo, e non si
trattava certamente
di una coincidenza o un incidente. Il Pokémon pareva averlo
fatto
intenzionalmente. Come doveva interpretare questa lastra? Era stata
creata dai
frammenti dell'universo? Pareva assurdo.
Vera sorrise di punto in bianco. Non piangeva più. Affatto.
Questa lastra aveva il sapore dell'avventura. Rocco le aveva appena
fornito un
pezzo del puzzle, ma si era concesso il vantaggio della partenza
anticipata!
Quindi Vera vince il titolo di Campione e Rocco improvvisamente si
merita un
handicap nel loro prossimo viaggio? Tirando ancora un po' su col naso,
e
soddisfatta della sua personale spiegazione a questa trovata, Vera rise
piano
tra sé e sé e finalmente si tirò su
dal pavimento.
Dunque da dove cominciare? Possibile che Rocco avesse
suggerito a qualcun altro dov'era diretto come prima cosa? Forse era
andato da
suo padre, o da Adriano? O forse era il caso che lei andasse da qualche
parte o
trovasse qualcuno che sapesse interpretare questa sua nuova lastra,
così che
avesse una sorta di pista da dove cominciare a esplorare. Poteva sempre
iniziare dal Centro Spaziale dal momento che si trovava a
Verdeazzupoli. Non
sembrava essere necessariamente legata allo spazio, non ne aveva la
più pallida
idea, e di certo lì c'erano molte persone istruite che forse
conoscevano
l'ipotetica tradizione riguardante la criptica lastra.
Il suo Pokénav era appena stato aggiornato in modo che
potesse effettuare chiamate, quindi decise di provare a fare un giro di
telefonate prima di spostarsi da qualsiasi parte. Vera tirò
fuori il Pokénav
dalla sua borsa, e decise che come prima cosa avrebbe chiamato Adriano.
Rocco
era probabilmente irraggiungibile tramite Pokénav, dovunque
si trovasse, ma
sapeva che Adriano era ancora ad Hoenn, alla palestra di Ceneride.
Adriano
sembrava un buon inizio. Erano migliori amici, dopotutto, no? Magari
Rocco era
andato da lui ad un certo punto prima di partire, e Vera sapeva di
potergli
strappare tale informazione, in caso di bisogno.
Occorse appena uno squillo per ottenere risposta.
"Pronto, Vera?"
"Ehi, Adriano!"
"Wow, Vera, che piacere sentirti! Da quanto tempo! A
cosa devo l'onore?"
Vera fece una pausa. Cos'è che voleva chiedere? Come poteva
esprimersi? "Mi chiedevo... Se avessi sentito Rocco di recente?"
Si udì una lieve risata, e Vera non seppe cosa pensare.
Cosa c'era di così divertente? "Ah sì, a dire il
vero è una straordinaria
coincidenza che tu l'abbia nominato. Dove sei adesso? Lui è
andato a cercarti
al Resort Lotta. Credo che abbia un
altro regalo per te. Giuro, sembra che
abbia qualcosa di nuovo per te ogni settimana, non ti senti oppressa?"
Era davvero necessario usare proprio quella
parola? Oppressa?
Aspetta.
Rocco era ancora ad Hoenn?
Rocco la stava cercando?
Vera si lambiccò il cervello. Sapeva di non avere un gran
tempismo, ma aveva davvero perso il filo delle cose?
Era piuttosto certa che Rocco avesse
detto di andarlo a trovare quando voleva, quindi non si aspettava che
si
volatilizzasse, ma... Merda.
Aveva forse avuto una reazione
immensamente
esagerata? Era tutta colpa sua, presa com'era dai propri progetti tanto
da non
essersi accorta del tempo di Rocco? Si
dimenticava spesso che nonostante lui fosse stato un suo superiore, per
un
certo periodo, durante il suo viaggio, ciò non lo rendeva
meno allenatore di
Pokémon o amante dei viaggi. Erano fin troppo simili sotto
quell'aspetto,
entrambi desiderosi di viaggiare attraverso Hoenn, doveva davvero
essere una
coincidenza che i rispettivi cammini si fossero incrociati
così tanto spesso.
"Vera?"
Ops.
"Sì, scusa. Il Resort Lotta?"
Vera sentì un'altra lieve risatina. "Sì, cara.
Hai
bisogno d'altro?"
"A dire il vero," continuò Vera, accorgendosi che
c'era dell'altro che poteva chiedergli. "Rocco ha lasciato un oggetto
per
me, qui a casa sua. È un foglio di metallo, e ha un
messaggio inciso
sopra,
"Quando venne creato l'universo, le sue schegge formarono questa
Lastra." Ne sai qualcosa?
"Ooh," tubò Adriano, quasi subito dopo che Vera
ebbe finito, "Dunque, Rocco è riuscito a procurarsi la
Lastraferro? E
l'ha
data a te? Ancora regali
su regali."
Vera si schiarì la gola, seccata, "Lastraferro?"
"Sì. Una volta ne possedevo una abbastanza simile
chiamata Lastraidro, ma l'ho persa un anno fa contro un mio amico a
Kalos..."
Ok, molto bene, Adriano sembrava saperne più di quanto lei
pensasse. "Lastraidro?"
"Ah, sì. I miei Pokémon parevano esserne proprio
attratti. C'era senza dubbio una sorta di attrazione, persino desiderio, di
avere la Lastraferro. Il mio Ludicolo si azzuffò con il
capitano di una
crociera in cui mi avventurai tanto tempo fa. Dopodiché
negoziammo in modo
appropriato, naturalmente, eppure, nonostante t-tto, il mio Lu-co-o
-reva d-ro
a-"
"Adriano?"
"V-a? -i sen-?"
La voce di Adriano andò a intermittenza finché
non si perse
completamente nell'interferenza. Vera allontanò dalla testa
il Pokénav per
osservarlo, solo per scoprire che lo schermo era coperto di una cosa
strana in bianco e nero. Era strano. Il suo Pokénav faceva
le bizze
solo di rado, e Vera
non sapeva ricordare le poche volte in cui aveva funzionato male.
Infatti, stava
reagendo allo stesso modo in cui aveva reagito quando si trovava nella
Grotta
dei Tempi tanti mesi prima.
Vera fece spallucce e mise in tasca il Pokénav.
Probabilmente era solo difettoso perché era la prima volta
che provava ad usare
la funzione di chiamata installata di recente nella sua versione del
sistema.
Avrebbe sempre potuto volare fino a Ferrugipoli e farlo controllare
dalla Devon
S.p.a. quando voleva. Inoltre voleva andare da Adriano e parlare ancora
delle
Lastre. Sembrava che lui avesse altro di cui metterla a parte riguardo
a quando
sapeva.
Ma prima, doveva mettersi in contatto con Rocco. Doveva
ringraziarlo per il Beldum, scoprire dove aveva trovato la Lastraferro,
perché
l'aveva data
a lei, e soprattutto,
scusarsi.
Il suo nuovo piccolo Beldum stava ancora svolazzando
allegramente attorno alla casa. Sembrava davvero vivace e felice di
vivere. Vera sorrise soddisfatta e seppe che questo
Pokémon sarebbe
stata un'aggiunta eccellente alla sua squadra, si vedeva di
già.
"D'accordo, Bellamy, è ora di mettersi in
viaggio!" Esclamò Vera, richiamando il cucciolo di Beldum
nella sua pokéball.
O perlomeno, Vera credeva che si sarebbero messi in viaggio.
Non appena ebbe messo piede fuori da casa di Rocco, le fu impossibile
non
notare lo scenario attuale. L'isola era nel caos. Sembrava che tutti
fossero
fuori dalle loro case, e si avvicinavano freneticamente gli uni agli
altri facendo
domande su domande, ma senza rispondere.
"Hai visto il cielo scomparire?"
"È stato un Pokémon a farlo?"
"Me lo sono perso, cos'è successo?"
"Per alcuni istanti sembrava fosse notte!"
"Tranne che non c'erano stelle! L'intera isola era coperta di
viola!"
"Dov'è finita la Grotta Ondosa?"
Vera cominciò a camminare nei dintorni.
Verdeazzupoli coperta di
viola? La Grotta Ondosa non si vedeva da nessuna parte? Mentre
continuava a
camminare per l'isola, provò ad origliare qualche altra
conversazione sperando
di cogliere altri frammenti del caos senza tuttavia inserirvisi di
persona.
Almeno, finché non udì in lontananza una voce
più che familiare, seppur
febbrile, e si fermò sui suoi passi.
"Vera?"
Vera si voltò di scatto, come una molla, e vide Rocco
correre verso di lei
dal Centro Pokémon. Il suo aspetto era calmo ed elegante
come sempre, benché i
suoi attuali averi indicassero che si trovava in viaggio, con il suo
enorme
zaino sulle spalle. Il suo abbigliamento era come sempre impeccabile,
ma lo
zaino sembrava messo un po' peggio per via dell'usura.
"Rocco?" rispose Vera con voce strozzata. Incontrarlo subito non
era assolutamente nei suoi piani. Aveva intenzione di pianificare un
discorso
di scuse mentre volava verso il Resort Lotta, discorso che avrebbe
pronunciato
qualora l'avesse incontrato su una qualche spiaggia. Avrebbero discusso
delle
reciproche incomprensioni e avrebbero risolto infine con una lotta, e
magari
ingaggiato insieme una sfida di Lotta Multipla dopo che avessero
chiarito
tutto...
"Mi dispiace."
Sbottarono entrambi, banalmente nello stesso
momento. I due assunsero allora un'aria sconvolta e Vera fu la prima a
parlare.
"No, a questo possiamo pensarci dopo," disse, capendo che stava
accadendo qualcosa più grande di loro proprio in quel
momento, "Credo che
ci sia qualcos'altro su cui dobbiamo concentrarci adesso." A queste
parole, l'espressione di Rocco mutò immediatamente in una di
comprensione e
intesa.
"Come al solito, hai il controllo e la consapevolezza del problema
immediato. Hai ragione. Torniamo a casa mia," disse Rocco, cominciando
a
far strada, ma poi aggiunse velocemente, "Prometto che parleremo, di ogni cosa, ma
devi lasciarmi spiegare la situazione presente."
Parlare di ogni
cosa?
Se Verdeazzupoli non fosse stata nel bel mezzo di una
situazione di palese emergenza, questa affermazione avrebbe le avrebbe
fatto
saltare un battito, specialmente per via del modo in cui l'aveva pronunciata.
Dire una cosa simile in aggiunta a quanto stava accadendo in quel
momento,
implicava che Rocco desiderava discutere di altre cose. Ma allora Vera
ricordò
che Adriano aveva
detto che lui l'aveva cercata al Resort Lotta. E c'era anche
la Lastraferro. Avevano un bel po' di cose di cui discutere,
realizzò Vera.
Proprio quando Vera e Rocco misero piede in casa di lui, udirono
debolmente,
"Aspettate, ci sono la Campionessa Vera e Rocco!"
Rocco infilò la testa fuori dalla porta, tenendola quasi
chiusa, e esclamò,
"Stiamo tenendo una conferenza di emergenza. Prometto che torneremo qua
fuori e faremo un annuncio non appena avremo raggiunto un piano
d'azione."
E con ciò, chiuse rapidamente la porta e la
sbarrò. Vera gliene fu grata. Non
era mai stata brava a smuovere le folle e i fan, mentre Rocco sembrava
avere un
talento naturale.
"Be', suppongo fosse solo questione di tempo prima che qualcuno ci
trovasse," brontolò Rocco, "ed è solo questione
di tempo prima che
siamo costretti a uscire di nuovo."
Passarono alcuni secondi, e Rocco cominciò a poggiare il suo
zaino sul
tavolo principale del suo salotto. E poi, Vera si trovò con
il cuore in gola.
Rocco stava osservando la sua lettera che stava ancora posata sul
tavolo, e che
ora era un foglio dall'aspetto orribile, completamente rovinato dopo
esser
stato accartocciato, e con le parole macchiate di lacrime.
Rocco si girò per metà verso Vera, la lettera in
una mano e l'altra subito
dietro il collo. "Deduco che tu abbia ricevuto il Beldum che ti ho
lasciato..." disse, in tono molto monocorde, il capo rivolto verso il
basso, con grande sgomento di Vera. Certo, l'isola era nel caos, ma le
sembrava
di dover esprimere certi sentimenti adesso e in tutta
sincerità.
"Io... ero presa da me stessa," cominciò Vera. Che razza di
inizio
era quello? "La tua lettera... era molto ambigua, sembrava che te ne
fossi
andato per sempre."
Rocco strinse visibilmente le labbra, e andò verso il
cucinotto. "Avevo
senz'altro intenzione di star via per un po', ma di sicuro non per
sempre.
Hoenn è casa mia." Tirò fuori due bicchieri, li
poggiò sul banco, e si
allungò verso il freezer. "Ti posso portare qualcosa da
bere? Non ne ho
alcuna certezza, ma ho idea che la tua giornata non sia stata troppo
diversa
dalla mia.
Vera sospirò, e andò verso il tavolo a prender
posto. C'era chiaramente
qualcosa che Rocco non le stava dicendo, e ciò la rendeva
senza dubbio ansiosa.
Tuttavia, eccola qui, invitata a casa sua, seduta al suo tavolo. Certo,
ciò si
poteva addurre al presente stato delle cose a Verdeazzupoli e al ruolo
indubbiamente importante che loro due stavano per giocare sul
potenziale esito,
ma non riusciva a collegarlo al fatto che lui le stesse offrendo da
bere. Detto
ciò, il tono della voce di lui le suggeriva che avrebbero
dovuto rimandare le
confessioni sincere dei rispettivi sentimenti.
Prima che potesse accettare la sua offerta, Vera vide che Rocco aveva
già
cominciato a versare del whisky in entrambi i bicchieri. Tuttavia,
ciò che
Vera non aveva notato, era quello che Rocco aveva tirato fuori
dal freezer. Vera
strizzò gli occhi verso i bicchieri sul banco, e quando
Rocco si fu voltato per
portarli entrambi in tavola, Vera fu in grado di vedere più
chiaramente ciò che
stava sul fondo delle bevande.
"Non è possibile... Rocco, quelle nel whisky sono pietre? Hai tirato
fuori delle pietre dal tuo freezer e le hai messe nel whisky?"
Nonostante
il loro scambio di prima tutt'altro che estremamente piacevole, Vera si
trovò
suo malgrado a soffocare una risatina.
Era evidente che Rocco fosse seccato, ma provò ad avere
pazienza, poiché che
era ciò che si trovava a dover fare spesso quando gli altri
non comprendevano
il suo hobby nonché professione. Alzò lo sguardo
al soffitto e
sospirò, poi disse,
"Sono orneblenda biotite e graniti, dal Tunnelroccioso nella regione di
Kanto. E, come puoi vedere, sono state lucidate a dovere. Inoltre, sono un
ottimo modo per mantenere freddi i drink senza annacquarli." Rocco
sospirò
di nuovo, ricomponendosi dopo aver realizzato di star per divagare, e
si
sedette nell'angolo accanto a Vera. "Ma basta parlare delle mie
pietre,"
disse, senza che Vera riuscisse a capire quali sentimenti erano
sottintesi
nell'enfasi che mise sulla parola pietre,
"dobbiamo
metterci al lavoro. Hai
preso parte a quanto accaduto là fuori?"
"No..." mormorò Vera, lanciando un'altra occhiata alla
lettera sul
tavolo, e portando volontariamente una mano alla nuova
pokéball sulla sua
cintura, "ma c'era qualcosa di strano, ora che ci penso." Vera adesso
ricordava. "Prima che lasciassi casa tua e sentissi il trambusto di
fuori,
ero al telefono con Adriano. La sua voce ha cominciato ad andare a
intermittenza, e prima che me ne accorgessi, è caduta
totalmente la linea.
Quando ho controllato il mio Pokénav, aveva lo stesso
aspetto di quando ero
nella Grotta dei Tempi e tutto funzionava male."
Dopo aver preso un sorso, Rocco disse mormorando lievemente, "Quindi
pensi che la caduta improvvisa della linea sia collegata a quanto
accaduto
qui..." Rocco rimuginò ad alta voce. "È
più che probabile. Il
Pokénav perde raramente
il segnale. E anche se non
è raggiungibile, alcune reti
mantengono comunque i livelli base di funzionalità. Quando
eri nella Grotta dei
Tempi, probabilmente ha smesso di funzionare a causa della grande
quantità di
energia che si stava sprigionando in quel momento. Oggi può
esser successa la
stessa cosa."
"Ti trovavi all'aperto?" chiese allora Vera.
"Sì," rispose Rocco, dopo aver bevuto un altro sorso. "O
almeno, l'ho visto di sfuggita. Mi trovavo nel Centro
Pokémon, ma sono corso fuori
quando la gente ha iniziato a dire che il cielo stava sparendo e
Verdeazzupoli
veniva inghiottita dal viola. Quando ho messo piede fuori, è
stato come
svegliarsi di colpo dopo un sogno assurdo, a causa del passaggio da
buio a
luce."
"Tutto questo sembra così assurdo..." mormorò
Vera, che si
limitava a fissare il suo drink, senza averlo nemmeno assaggiato. Non
era
solita bere il whisky, né beveva particolarmente spesso, ma
stava cominciando a
credere di potersi concedere giusto un goccio per scrollarsi la
sensazione che
le dava questa strana realtà che si stava dispiegando
innanzi a loro.
"Pensi che sia stato un Pokémon a farlo? Cos'altro potrebbe
mai essere?"
Rocco sospirò ancora e si appoggiò allo schienale
della sua sedia. Stava
sospirando decisamente troppo quel pomeriggio, ma Vera immaginava che
non
potesse farne a meno. "Ho i miei sospetti. E ho sentito solo delle
voci,
ma..."
Nella pausa logica che servì a Rocco per processare quanto
si accingeva a
dire, si sentì un deciso colpo al portone. Rocco
sospirò un'altra volta, e si
alzò dalla sedia per rispondere al bussare. Mentre apriva la
porta e si
apprestava a spalancarla, aveva già cominciato a parlare,
dicendo, "Mi
dispiace, ma io e Vera siamo ancora in riunione, quindi se poteste..."
Ma prima che potesse finire, la porta venne aperta completamente
dall'esterno sfuggendo alla presa di Rocco. Quando egli ebbe smesso di
sembrare
sconvolto e offeso, realizzò chi aveva davanti. Rocco sapeva
esattamente chi
fosse quell'uomo, vestito elegantemente
di pantaloni mimetici, una camicia rossa,
un maglione smanicato bianco, fedora bianca e sostenuto da un bastone.
"Blaine?"
"Sono sconcertato che ti ricordi di me, Rocco," disse l'uomo,
mostrando un sorrisetto perfido. "Non
ci vediamo da quando eri un
mocciosetto, trascinato all'Isola Cannella dal padre per una delle
sue
riunioni d'affari."
Fu il turno di Rocco di sorridere timidamente, mentre
rispondeva, "È
difficile dimenticare qualcuno che si considera una grande fonte di
ispirazione."
Rocco allora fece un passo all'interno e poi di lato, tenendo la porta
aperta.
"Ti prego, entra. Questa è Vera Maple, l'ultimissima
Campionessa di
Hoenn."
"Ah sì," disse Blaine, camminando spedito verso il tavolo a
dispetto del bastone e prendendo posto, "Ho sentito molto parlare del
nuovo Campione. È un piacere conoscerti."
Vera si limitò a sorridere e annuire, arrossendo lievemente
in viso. Si
sentiva imbarazzata e un po' confusa. Stavano accadendo troppe cose
all'improvviso. Ora quest'uomo a lei sconosciuto veniva invitato dentro
casa di
Rocco, e lui l'aveva definito una sua fonte di ispirazione. Ma chi era?
E come se le avesse letto nel pensiero, quando si fu seduto nuovamente,
Rocco
disse, "Questo è Blaine, il Capopalestra dell'Isola Cannella
a Kanto. È
anche uno scienziato molto acclamato nel campo della genetica e del
risveglio
dei Pokémon attraverso fossili ben conservati. Lui e mio
padre hanno lavorato
molto assieme."
Blaine sbuffò pesantemente, e ritorse, "Mi lusinghi troppo.
Figliolo,
dovresti cominciare a pubblicare le tue stesse scoperte, sai, con tutto
quel
lavoro sul campo che hai fatto ultimamente."
Rocco arrossì leggermente, e sulle labbra gli si
formò un piccolo sorriso.
"Sì, sì, ci sono quasi. Ma ultimamente sono stato
coinvolto in un sacco di
imprevisti. Il che ci porta al prossimo punto. Che cosa ti porta qui a
Hoenn,
Blaine? Non è esattamente a un tiro di schioppo."
Blaine prese un respiro profondo, incrociò le braccia, e si
reclinò sulla
sedia. "Rocco, a dire il vero io sono venuto qui per chiederti cosa ti
porta a Kanto."
Ci fu un silenzio carico di significato, e sia Vera che Rocco
sgranarono gli
occhi allarmati alle parole di Blaine. Vera si chiese immediatamente
quanti
anni avesse esattamente Blaine, per dire qualcosa di così
bizzarro. Erano
rimasti seduti in casa di Rocco per tutto il tempo. Si trovavano senza
dubbio a
Verdeazzupoli, a Hoenn.
"Blaine..." Disse Rocco cautamente, "Temo che tu abbia
bisogno di elaborare."
Blaine sbuffò di nuovo, cambiò posizione sulla
sedia, e
disse, "La
vostra isola di Verdeazzupoli: si trova tra l'Isola Cannella e le Isole
Spumarine."
NdT (translator's notes):
- Dear John
è un libro di Nicholas Sparks da poco trasposto
in film.
- Maple è un cognome di invenzione dell'autrice
Spero che conosciate le Lastre e Blaine dell'Isola Cannella, in caso
contrario c'è Pokémon Central. Al
prossimo capitolo!
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Of Hoops and
Holists
Rocco aveva lasciato molto più di una pokéball e
una
lettera.
di SamKo
traduzione di Lacie
Io in realtà mi
prendo la briga di tradurre le fanfiction dall'inglese all'italiano
perché voglio che voi lettori fangirliate con me... /sobs
Per questo, continuate a seguirmi!
Quando
capì
che le espressioni esterrefatte sui visi dei due giovani erano la loro
incredula risposta, Blaine si alzò lentamente, e
tornò verso la porta. Vera
girò piano la testa verso Rocco come se lui possedesse
qualche tipo di risposta
al comportamento dell'anziano, ma la sua espressione era altrettanto
perplessa.
Non appena
Blaine ebbe raggiunto la porta, la spinse e, invece di andar via, vi
rimase
appoggiato con la schiena, con una mano sollevata verso l'esterno della
casa e
l'altra che sosteneva il bastone.
"Venite,"
grugnì, chiaramente intenzionato a non spostarsi da
lì.
Vera si
alzò
immediatamente, e Rocco inizialmente inciampò nel sollevarsi
dalla sedia, ma
fece lo stesso. I due seguirono l'anziano Capopalestra giù
fino alla spiaggia,
e quando guardarono nella direzione indicata da Blaine, ottennero
risposta alle
loro domande. Pur in lontananza, Vera riusciva a vedere vagamente
un'isola
dalla quale si innalzavano sbuffi di fumo, e si trovava decisamente
più vicina
di quanto avrebbe potuto essere il Monte Camino.
Dopo
un'ulteriore ispezione, Vera notò alcuni Pokémon
crostaceo nelle secche del
bagnasciuga. Non riconoscendoli, per abitudine tirò fuori
quasi spontaneamente il
Pokédex, e scannerizzò il gruppo di
Pokémon sulla spiaggia.
"Questi
Shellder sono originari di Kanto..." Mormorò Vera senza
fiato, infilandosi
lo strumento in tasca senza quasi accorgersene.
"Come
puoi vedere," disse Blaine in risposta a Vera, "quell'isola in
lontananza
è l'Isola Cannella, dove risiedo. I Pokémon del
posto sembrano reagire al
fenomeno..." Disse Blaine, che ancora guardava verso l'Isola Cannella
in
lontananza. Videro uno stormo di Pidgey e Pidgeotto volare nel cielo,
volteggiare e affollarsi
sulla battigia.
Un banco di Goldeen emerse e galleggiò energicamente
nell'acqua vicina.
"Dopo l'arrivo della vostra isola di Verdeazzupoli,"
continuò Blaine,
"le correnti che circondano l'Isola Cannella e le Isole Spumarine sono
cambiate del tutto, e tutta la nostra fauna oceanica ha cominciato a
comportarsi in modo strano, emergendo dall'acqua in banchi e
spostandosi in
formazioni particolari."
"Pare che
il numero di Pokémon in arrivo ad esplorare Verdeazzupoli
sia in rapido
aumento," mormorò Rocco, portandosi il pugno alla bocca con
fare
pensieroso mentre tutti loro continuavano a osservare l'afflusso di
Pokémon che
si avventuravano verso il bagnasciuga.
Blaine
ingrandì
una pokéball dalla sua tasca sul petto e rivelò
un Talonflame. "Penso di
aver visto più o meno quanto necessario per far rapporto
alla Lega. Suggerisco
a voi due di rimanere sull'isola, magari date un'occhiata in giro,
controllate
che non ci sia nulla fuori posto?"
"Sì,
per
l'appunto," cominciò Rocco, con un po' più di
decisione nella voce,
"andremo al Centro Spaziale. Magari hanno raccolto qualche
testimonianza
durante il trasferimento di Verdeazzupoli. Potrebbe non essere la
risposta, ma
è sicuramente un punto di partenza, considerando i recenti
avvenimenti di cui
siamo stati testimoni ad Hoenn per quanto riguarda Pokémon
provenienti dallo
spazio."
Blaine
produsse una sorta di sbuffo di assenso, e commentò,
"Sì, ho sentito
parlare molto dei recenti avvenimenti e del vostro eroe qui presente,
Vera..." A quel punto montò su Talonflame. "Adesso vi
lascio.
Teniamoci in contatto. Tornerò ad informarvi su cosa ha da
dire la Lega
riguardo a tutto ciò, e se hanno una qualche possibile
opinione. Tralasciando il
fatto che potrebbe essere una potenziale catastrofe, sono piuttosto
affascinato
da tutta questa storia, specie se vi sono coinvolti dei
Pokémon," e con
questo, Blaine volò via sul suo Talonflame.
Vera e Rocco
si voltarono per lasciare la spiaggia e andare verso il Centro
Spaziale, ma
mentre stavano camminando, i loro piedi furono improvvisamente sommersi
da
un'onda calda, e non accennava a fermarsi. Nel momento in cui Vera si
girò con
curiosità per guardare l'acqua, il cielo scomparve
all'improvviso, e fu
rimpiazzato da un inquietante viola scuro, e lei per reazione
afferrò
febbrilmente la manica di Rocco. Lui aveva cominciato a pronunciare il
suo nome,
ma fu interrotto dalla propria sorpresa nel vedere l'evidente
cambiamento. Il
vociare distante dell'isola fu zittito. In realtà, ogni
suono dell'isola fu
soppresso in quell'istante di immobilità. Anche l'oceano era
sparito, e l'isola
era completamente circondata dal misterioso vuoto viola intenso. Non
c'era
odore di aria salmastra, nessuna gentile brezza marina. Poi, in un
battito di
ciglia, il cielo tornò, le onde dell'oceano si infransero
sulla spiaggia e uno
stormo di Wingull apparve in lontananza.
Come
cristallizzati sul posto, i due si fermarono sui loro passi, e nessuno
dei due
sembrava particolarmente sicuro di cosa fare dopo. Il dolce suono delle
onde
sulla sabbia e l'aria di mare ripresero come se l'isola non si fosse
mai mossa.
Un coro di preoccupazioni riempì di nuovo l'aria subito
dopo il ritorno
dell'isola alla sua posizione originaria.
Mollando
finalmente la presa sulla manica di Rocco, Vera cominciò a
voltarsi verso
Verdeazzupoli, e iniziò a dire, "Dovremmo davvero andare al
Cen-"
"No,
c'è
un altro posto su cui voglio indagare," la interruppe Rocco, portandosi
un
pugno al mento pensieroso, "e tu devi venire con me."
Aveva
sentito
bene? Vera girò immediatamente sui suoi tacchi per guardarlo
sconvolta.
"Prego?" Ribatté incredula, aggrottando le sopracciglia. "E
dove
dobbiamo
andare, esattamente? Dobbiamo
verificare se il Centro Spaziale
ha
riscontrato qualcosa di insolito dopo quanto è appena
successo! Potrebbero aver
trovato tracce di un Pokémon!"
Nonostante
Vera continuasse a controbattere, Rocco aveva già tirato
fuori il suo Flauto
Eone, e Latios stava già per arrivare.
"Ma sei
serio?" Chiese Vera preoccupata, la sua voce che si faceva sempre
più
palesemente agitata. "Non mi dai nemmeno un qualche tipo di
spiegazione?
Né mi prendi in considerazione in questo processo
decisionale comune, visto che
hai reso esplicito che ora questo è nostro lavoro e progetto
comune...."
Provò a far in modo di mettere particolare enfasi sulla
parola "comune",
perché voleva assicurarsi che Rocco fosse consapevole di
averle appena ordinato
cosa fossero sul punto di fare insieme.
Non era esattamente pronta a
questo, né
era tipico di Rocco, poiché lui era solitamente scrupoloso
nelle spiegazioni.
Rocco
cominciò a montare su Latios, dicendo, "Riconosco che
entrambi ci siamo
estremamente abituati ai riflettori e a condurre Hoenn verso la
salvezza e la
verità. Per questa ragione, credo che a questo punto rientri
nei nostri
migliori interessi esplorare un altro luogo," e facendo una pausa per
tendere la mano ad un'esterrefatta Vera, concluse dicendo, "prima di
interagire con chiunque altro."
Con
il cuore che mancava un battito, Vera lo guardò duramente,
incerta sulla
prossima mossa. Non aveva intenzione di cedere, ma voleva anche riporre
la sua
fiducia in Rocco. A parte la questione delle sparizioni, non aveva mai
fatto
nulla per perderla. Prese la sua mano e sbuffò mentre
saltava su Latios dietro
di lui, "Sei sempre molto vago, sai..."
Quando
Latios si sollevò da terra per prendere il volo, Vera si
strinse forte al petto
di Rocco e poté sentirlo prendere un respiro profondo,
seguito da un lungo
sospiro . Lui piegò la testa sula sua spalla sinistra nel
tentativo di girarsi
verso Vera, e disse, "Le mie scuse. Non è mia intenzione
frustrarti, Vera.
Sarà solo più facile parlarne se le mie ipotesi
riguardo a una certa cosa sono
vere."
Cercando
senza successo di capire le sue parole, Vera ribatté quasi
all'istante,
"Se una certa cosa
è vera?" Vera si sorprese a stringere
ulteriormente la presa, e mormorò sulla sua schiena, "Sei
sempre così
vago, ma quasi non mi importa perché sai essere persuasivo.
Parli sempre
dannatamente bene, sai?"
A
quel punto Rocco fu grato che Vera si trovasse alle sue spalle in quel
tragitto, perché pensare alla sua ultima affermazione gli
aveva fatto sopraggiungere
in viso una vampa d'imbarazzo. Rocco era sempre stato orgoglioso della
sua
eloquenza, ma forse lei pensava suonasse... ridicolo? Non che dovesse
importargli, certo. Gli piaceva il modo in cui parlava,
perché Vera avrebbe dovuto
cambiarlo?
"Vera,
prova a guardare oltre me, davanti a noi," le chiese Rocco, scoprendosi
ora
iper attento al registro linguistico che usava, "Vedi quello che vedo
io?"
A
questo punto, Vera non si meravigliava più di nulla in
particolare, e vedeva
esattamente ciò di cui parlava Rocco, "Intendi quell'isola
boscosa proprio
a sud di Orocea? Sì, la vedo. Immagino sia quella la nostra
destinazione?"
"Corretto."
Benché
Rocco non potesse vederla, Vera assunse un'espressione corrucciata,
"Sai,
un "esatto" sarebbe molto più appropriato da dire."
Rocco avrebbe voluto riflettere su cosa Vera intendesse con questa sua
ultima
affermazione, ma Latios si stava avvicinando velocemente all'isola
transcontinentale, e i due si stavano preparando all'atterraggio.
L'isola
era assolutamente stupenda. Proprio mentre atterravano, uno stormo di
Xatu
ruppe il silenzio e volò fuori dall'erba alta nelle
vicinanze. Un gruppo di
Audino stava crogiolandosi nel sole e
facendosi l'un l'altro delle ghirlande di fiori in una piccola radura.
Pareva
esserci una grande montagnola con un cratere al centro dell'isola, ma
era circondata
dal rigoglioso fogliame verde, e i suoni dei Pokémon li
attorniavano.
"Dunque
questo..." cominciò Vera, cercando di cogliere al meglio
possibile i
dintorni, mentre lei e Rocco avanzavano lentamente, osservando il nuovo
ambiente che li circondava, "è proprio quello che
è successo a
Verdeazzupoli?"
"Le
mie previsioni sono queste, per il momento," rispose Rocco. "E questa
non è né la prima né l'unica isola a
materializzarsi così lungo questi
mari."
Vera
lo guardò con sospetto. "Quindi stai dicendo che ci sono
state altre
isole, e hai sempre saputo di questo fenomeno?" chiese scettica.
"Intere isole sono apparse ad Hoenn..."
"A
dire il vero sono piuttosto sorpreso che tu non ne avessi notata
nemmeno una,
Vera," commentò piatto Rocco.
Vera
avvampò visibilmente. "È stato un periodo un po'
difficile.
Mi stavo
rilassando al Resort Lotta, d'accordo?"
"Ah
sì, dimenticavo che avevi promesso di fare amicizia con gli
ex-ecoterroristi."
Rocco
sapeva di aver commesso un errore con quella frase. Non era affatto da
lui, tra
l'altro, reagire in maniera così sarcastica. L'espressione
di Vera non
migliorava certo la situazione, e Rocco sapeva che ogni tentativo di
ritrattare
l'affermazione sarebbe stato inutile. Ma il pensiero che lei si
divertisse allegramente
e intrattenesse rapporti con i buffoni che una volta erano conosciuti
come
nemici pericolosi lo irritava senza dubbio, a dir poco.
Tuttavia,
Vera non gli urlò contro, e nemmeno parve reagire subito, a
dire il vero. Portò
entrambe le mani giunte davanti a sé, e abbassò
gli occhi. "Mi dispiace di
non essere venuta subito a casa tua," disse piano e dolcemente,
"immagino di aver perso il conto delle ore."
Con
l'espressione che si addolciva immediatamente, Rocco
realizzò in che posizione
aveva messo Vera con il suo commento, e se ne pentì
all'istante. "E anche
io ho perso il conto dei giorni," aggiunse Rocco, non sapendo bene dove
posare il suo sguardo. Se Vera fosse stata arrabbiata, sarebbe stato
più
facile. Ma non lo era, ed era invece molto docile sulla questione, su
come
entrambi si erano persi di vista. "Non sono adirato, sai," aggiunse
dolcemente,
"Ero certamente un po' frustrato, sì, ma senza dubbio non
adirato."
Vera
realizzò di essersi mordicchiata la guancia per tutto il
tempo in preda al
nervosismo, e non appena realizzò cosa stava facendo si
fermò. Prendendo un
respiro profondo e un momento per dare un'occhiata tutt'intorno, Vera
riconobbe
che quell'isola era davvero suggestiva. Le piante e i
Pokémon non erano chiaramente
originari di Hoenn, almeno quello, se non altro, era cosa certa.
Accorgendosi
che la sua attenzione era ora rivolta altrove, Rocco disse, "Bene, ti
piacerebbe visitare l'isola? Ci sono un paio di zone che vorrei
ispezionare un
po'."
"Allora
sei già stato su quest'isola prima d'ora?"
"Sì,
e alcune altre isole che sono apparse," rispose Rocco, cominciando ad
aprire il sentiero per entrambi con la mano nell'erba alta per far
strada,
"avevano tutte Pokémon che provenivano chiaramente da altre
regioni, e ho
scoperto alcuni artefatti degni di nota. Per esempio, su quest'isola,
ho
trovato vari fossili di Pokémon che una volta erano
originari di altre regioni,
ma di sicuro non di Hoenn."
Vera
lo seguiva nella boscaglia, e quando lui le offrì la mano
per scalare una zona
più rocciosa lei la prese. A quanto pareva stavano scalando
e facendosi strada attraverso
parti dell'isola che conducevano al centro della montagnola. Dunque,
Rocco
aveva passato il tempo a esplorare isole come questa lungo i percorsi
oceanici,
e a raccogliere le cose interessanti che trovava. Vera giunse a questa
sorta di
conclusione basandosi su quanto Rocco aveva appena detto.
"Quindi...
Hai trovato la Lastraferro che mi hai dato su una di queste isole?"
"Ah,
sì," rispose velocemente Rocco, con una strana intonazione
della voce,
"non è affascinante? Tuttavia, di nuovo, quella lastra e
altre simili
molto probabilmente non sono originarie di Hoenn e infatti, molte di
loro,
secondo le mie conoscenze e speculazioni, provengono da Sinnoh."
Rocco
tese ancora una volta il suo braccio per condurre Vera su altri ripidi
punti rocciosi,
poiché avevano quasi terminato la scalata della collina.
Vera era quasi
esasperata dal supporto di Rocco, ma si costrinse a non farci caso,
conscia
che, a prescindere da qualsiasi sentimento Rocco provasse per lei, lui
non
l'avrebbe mai portata da nessuna parte senza assicurarsi che fosse ben
protetta, nonostante sapesse che lei era assolutamente in grado di
cavarsela da
sola.
"Apprezzo
il sostegno," cominciò Vera, sempre stringendo la mano di
Rocco mentre si
faceva strada sulla pendenza rocciosa, "ma ho cavalcato un drago alto
sette
metri nello spazio."
Rocco
inclinò il capo da un lato con un sorriso cupo e sostenne
saldamente Vera sull'ultimo
pezzo di roccia fino al terreno pianeggiante e poi disse, "Non
è mia
intenzione sminuirti, eroe
e Campione di Hoenn, Vera. Spero tu voglia
perdonare
il mio desiderio di continuare ad assisterti." Strinse la mano di Vera
prima di lasciarla e fece una piccola risatina, quasi triste, e poi
proseguì
con, "Vecchie abitudini, suppongo."
Vera
dapprima lo guardò interrogativa, ma accorgendosi che erano
ormai arrivati
sulla cima dell'isola, si concesse un momento per osservare invece il
paesaggio
attorno a loro. Il cratere era pieno di lava, ma non sembrava essere
molto
attivo né minaccioso. L'isola non era particolarmente
grande, ma era palese
che, a dispetto di ciò, brulicasse di vita.
"È
il caso di trattenerci qui molto a lungo?" Chiese Vera, ricordandosi
dei
recenti eventi, "Non è che spariremo assieme all'isola da un
momento
all'altro?"
Rocco
sollevò la testa e aggrottò le sopracciglia
pensieroso. "Sai,
Verdeazzupoli è stata la prima volta in cui mi sono trovato
su un'isola al
momento del suo spostamento," replicò asciutto. "Non ne sono
sicuro,
ma in qualche modo ne dubito."
"Oh
beh, in questo caso," Vera parlò cautamente, realizzando di
star perdendo
il filo dei suoi pensieri grazie al calore che, si accorse, le stava
inondando
il viso. Erano proprio accanto al pozzo di lava, dopotutto.
Continuò
coraggiosamente, "Possiamo rimanere qui per un po'? Possiamo recuperare
il
tempo perso? L'isola è splendida, e mi par di capire che tu
ti sia già preso
del tempo per godertela."
Rocco
sentì il suo respiro bloccarglisi nel petto. Non era quella
la serie di domande
che si era aspettato di sentire da lei. "Ma certo, Vera," disse
provando ad usare il suo tono più elegante, e si
incaricò di fare la prima
mossa e abbassarsi a sedere sul bordo dell'altura, che guardava su una
buona
porzione dell'isola. "Capisco che tutto questo sia forse travolgente,
quindi naturalmente possiamo rallentare il passo," aggiunse, alzando
gli
occhi verso di lei con un sorriso dolce e ancora una volta, il braccio
teso per
aiutarla a sedersi accanto a lui. Vera cercò di allontanare
la travolgente
sensazione di imbarazzo che provò nel prendergli la mano e
si abbassò
cautamente per fargli compagnia e osservare dall'alto il pittoresco
scenario
che si stendeva davanti a loro.
Nonostante
volessero porsi delle domande, i due sedettero senza parlare per un
po'. A dispetto
del loro silenzio, l'isola era piena di vita, con il chiacchiericcio
dei
Pokémon che vagavano qua e là, il costante e
armonioso rumore delle onde dell'oceano
unito all'ondeggiare degli alberi e delle fronde. Era certamente
piacevole, e
Vera si sorprese a lasciarsi andare nella serenità del
momento. O almeno,
finché non sentì una grande mano calda avvolgere
la propria, riportandola
bruscamente alla realtà, e la sua testa si
sollevò di scatto ad osservare
Rocco, il quale in risposta si limitò ad assumere la
più dolce delle
espressioni non appena lei incrociò il suo sguardo. Doveva
assolutamente essere
colpa della lava, se il suo cuore si stava sciogliendo.
Perché
era la bellezza del paesaggio a donargli quell'espressione estremamente
contenta, non il trascorrere dei momenti con lei.
"Quindi,
di cosa ti piacerebbe parlare? Immagino che tu abbia un po' di domande
da
farmi..." disse Rocco, ritraendo lentamente la mano e tornando a
rivolgere
lo sguardo all'oceano. Sì, Rocco le aveva sicuramente
afferrato la mano per
riportarla alla realtà, provò a convincersi Vera.
"Oh,
giusto, beh..." tentò Vera, dimenticando all'improvviso
tutte le sue
preoccupazioni su di lui. Qual era poi l'ultima cosa che gli aveva
chiesto?
Aveva più o meno ottenuto risposta per quanto riguardava la
lettera e la sua
partenza, e benché il quadro non fosse del tutto chiaro, in
quel momento non
riuscì a trovare il coraggio di indagare più a
fondo, in qualcosa di
potenzialmente personale. E allora si ricordò di quando,
aveva trovato Rocco
che usciva dal Centro Pokémon, dove probabilmente si
trovava, proprio prima che
Verdeazzupoli venisse spostata. La sua chiamata con Adriano era appena
stata
interrotta, e lui aveva
detto che Rocco la stava cercando.
"Un
attimo prima che ci incontrassimo, un attimo prima che succedesse
questa...
cosa," Vera
disse piuttosto debolmente, non sapendo ancora bene come
definire l'evento, "ero al telefono con Adriano, e prima che la
chiamata
venisse interrotta, lui ha detto che tu mi stavi cercando? Che avevi
qualcosa
da darmi?"
Quando
Vera terminò e tornò a guardare Rocco, lui la
stava osservando con un
sopracciglio inarcato, sul viso un'espressione di curiosità
mista ad imbarazzo.
Era al telefono con
Adriano? Prese mentalmente nota di verificare
più tardi da
lui quanto era appena stato detto.
"Oh,
sì,
giusto," cominciò a dire frettolosamente, infilando una mano
nella sua
giacca, ma si bloccò quando il Pokénav di Vera
cominciò a squillare. Si fermò
momentaneamente mentre la osservava tirare fuori il dispositivo dal suo
marsupio
e rispondere alla chiamata.
"Vera, va
tutto bene?"
"Ciao,
Adriano! Sì, la situazione è solo un po'
complicata al momento, ma adesso
stiamo bene."
Adriano?! Adesso le
telefonava anche? Che cosa si era perso esattamente Rocco
mentre
era in
giro ad esplorare?
"Stiamo?"
ripeté Adriano con enfasi ultra accondiscendente. "Vera, a
quanto ne so,
tu viaggi da sola. Con chi sei adesso?"
"Ah,
sì,
ho incontrato Rocco a Verdeazzupoli!"
"Cosa?!
Oh, ma è splendido! È
tutto a posto lì adesso?
All'inizio ho pensato che la
linea fosse caduta per colpa del dispositivo difettoso della Devon, ma
ho
cominciato a preoccuparmi dopo che ho avuto notizia di alcuni strani avventimenti a Verdeazzupoli."
"Beh, a
dire il vero, non ci troviamo più a Verdeazzupoli, ma per
quanto ne
sappiamo," Vera fece una pausa e guardò Rocco. Aveva un'aria
nervosa, e tuttavia
le sue labbra si piegarono in un piccolo sorriso. "L'isola sembra a
posto
per il momento."
"Che
sollievo. Allora dove siete adesso?"
"Eh..."
Vera guardò di nuovo Rocco, incerti su come rispondere alla
domanda di Adriano,
"Ti passo Rocco per rispondere a questa," disse, allontanando il
Pokénav dal viso. "Vuole sapere dove siamo," lo
informò, passandogli il
congegno a forma di telefono.
"Adriano?"
Cominciò Rocco, "Sono Rocco. Ti ricordi quelle isole
misteriose di cui ti
parlavo? Al momento ci troviamo su un'isola a sud di Orocea, la stessa
in cui
ho scoperto tutti quei fossili."
"Oh ma
certo, esotico direi. Ti ci vedo proprio, a portare Vera su qualche
isola
inesplorata per fare delle ricerche-"
"-Adriano,"
Sibilò subito bruscamente Rocco, una lieve sfumatura rosa
che gli copriva le
guance. Rocco si trovò a pregare Arceus che il volume del
Pokénav di Vera non
fosse così alto da permetterle di udire quel commento, ma
non aveva intenzione
di guardarla in faccia per confermare o smentire quella
possibilità, per paura
di sembrare ancora più sospetto.
Allentandosi la cravatta con l'indice della mano libera,
Rocco proseguì,
"Capisco che ogni tanto ti sia difficile non divagare, ma gradirei
molto
se riuscissi a focalizzarti sulla situazione in questione."
"Sì,
sì,
naturalmente. Arceus non voglia che ogni tanto provi a prenderti un po'
in giro.
In tal caso, voi due dovreste partire per Ceneride. Vorrei parlare
più a fondo
della questione, e credo che presto dovremmo assemblare una sorta di
rapporto
per la Lega, se tutto ciò è caotico come penso
che sia."
"Sì,
hai
assolutamente ragione. Ci metteremo in viaggio a breve. A presto."
"Aspetta,
Rocco?"
"Mh?"
"Fai in
modo di essere sempre chiaro con Vera, oserei dire che non dovresti
rischiare di
comportarti altrimenti. A fra poco."
Click.
Preso
decisamente alla sprovvista da quest'ultima affermazione, Rocco
allontanò
lentamente il Pokénav dall'orecchio e non poté
fare a meno di osservarlo con
perplessità. "Beh," cominciò, sforzandosi di
ripetere l'ultima parte
della conversazione con Adriano senza picchiare mentalmente il suo
migliore
amico; "Adriano ci ha invitati a Ceneride per discutere ulteriormente
con
lui di questi eventi. Gli è giunta notizia della scomparsa
di Verdeazzupoli, e
presto dovremo fare rapporto alla Lega."
Vera
annuì in
segno d'assenso e aggiunse, "Sì, e anche chiarire l'intera
storia prima
che ci trovino gli inviati del NaviTalk. Pare che sia solo questione di
tempo
prima che ci imbattiamo in qualcuno."
Mentre
tirava
fuori il suo Flauto Eone, Rocco rivolse di proposito a Vera il suo
lieve sorriso.
Aveva quasi dimenticato tutto ciò che lei aveva
probabilmente affrontato tra i
paparazzi e il pubblico di Hoenn in generale da quando era diventata
Campione e
aveva salvato il mondo dalla distruzione non una volta, ma ben due.
Solo a
pensare al tipo di persona che era Vera, e che si trovasse in quel
momento
proprio accanto a lui, Rocco si sentì inaspettatamente
nervoso. Pur con tutta la
sua vitalità e l'allegria dei suoi occhi da cerbiatta, era
comunque l'eroe di
Hoenn. Provò a non darci troppo peso, ma in fondo alla sua
mente lo tormentava
la sensazione che presto o tardi avrebbe dovuto confrontarsi con molti
di quei
pensieri. Rocco si era sempre sentito destinato a vivere una vita
grandiosa e
importante, eppure in qualche modo diversa da quanto la Devon S.p.A.
aveva da
offrirgli. Forse era proprio per questo che si era sempre sentito
attratto da
Vera, e voleva fare in modo che fosse sempre agevolata in qualsiasi
cosa
intendesse fare.
E lei
l'aveva
superato, e di molto a questo punto, facendogli sentire il bisogno di
partire
all'avventura da solo per un po', cosa che di per sé era
risultata quasi del
tutto inutile. Ovunque andasse, c'era qualcosa che in un modo o
nell'altro gliela
faceva tornare in mente, o esperienze che sentiva il bisogno di
condividere con
lei.
Non appena
Latios
arrivò, prima ancora che Rocco avvicinasse il
Pokémon Eone, Vera superò Rocco con
un balzo e vi saltò in groppa, sfoderando un largo sorriso
nella sua direzione.
"Tocca a me guidare! Eddai, Rocco, non puoi lasciarti abbattere dal
pensiero di un paio di giornalisti! Ci sono ancora troppe avventure che
dobbiamo vivere!"
Ridacchiando
piano e riponendo il Flauto Eone nella tasca, Rocco si
accostò al Pokémon Eone maschio.
Mentre si issava su Latios dietro Vera, Rocco cominciava finalmente a
capire
che per vivere una vita grandiosa non doveva fare tutto da solo.
Anche il
loro
volo fu tutto tranne che noioso. L'esatto contrario rispetto alla guida
di
Rocco, Vera incitava Latios affinché virasse e si inclinasse
bruscamente, per
puro divertimento, costringendo Rocco ad avvolgerle le braccia attorno
un po'
più forte di quanto avrebbe normalmente considerato galante.
Prendendo la
sua stretta come un segnale, Vera esclamò, "Oh dai, Rocco!
Non capisci che
a Latios piace? Devi farlo divertire ogni tanto!" Poi aggiunse, con
tono
più basso e ironico, "Anche se non è neanche
lontanamente audace quanto la
sorella."
Latios stava
appunto per fare un'altra brusca virata verso destra, quando, mentre
arrivavano
in vista di Ceneride, rallentò il suo slancio. Se per Rocco
questo fu un
sollievo, la cosa attirò l'attenzione di Vera, che
scrutò in cerca di qualsiasi
particolare che avesse portato Latios a rallentare la sua guida. E poi
la vide,
proprio a destra del cratere di Ceneride, c'era un'altra minuscola
isola
sconosciuta.
"Non
avevo mai visto quell'isola prima d'ora..." Mormorò Rocco.
"Dovremmo
darle un'occhiata prima di andare a Ceneride, allora?" Chiese Vera.
"Anche Latios sembra volerci portare lì."
"Di certo
non può nuocere," rispose Rocco. "È vicina, e non
sembra
estremamente
grande."
Una volta
atterrati, Latios non volò via come al solito. Rimase nel
punto in cui aveva
lasciato scendere Rocco e Vera, e pareva più guardingo che
mai. "Sospetto
che Latios insista affinché facciamo qualche ispezione,"
osservò Rocco,
notando quanto Latios sembrasse teso, "e sicuramente non ci
vorrà molto,
considerata la grandezza dell'isola."
Rocco aveva
ragione. L'isola non era neanche lontanamente bella o piena di vita
quanto
quella da cui erano appena partiti, seppur ancora chiaramente
sconosciuta a
entrambi. Rocco e Vera potevano praticamente vedere le coste di tutta
l'isola,
e l'unica area che si poteva ritenere degna di essere esplorata era
un'unica
caverna proprio nel mezzo. "Per nostra fortuna, esplorare caverne
è il mio
forte," disse con sicurezza Rocco, frugando nella sua giacca e
producendo
una piccola torcia, "procediamo."
L'interno
della grotta non era molto più entusiasmante della parte
esterna dell'isola.
Era coperta in gran parte di acqua, abbastanza profonda da poterla
attraversare
con un Pokémon, e le pareti non sembravano avere alcuna
uscita o sentiero per
altre aree. Senza esitazione e praticamente d'istinto, Vera tolse una
pokéball
dalla sua cintura e rivelò il suo Swampert.
"Vado a
controllare l'acqua nel caso ci siano dei Pokémon. Magari ci
aiuteranno a
capire da dove viene quest'isola," Vera informò Rocco,
saltando agilmente
sulla schiena del suo Swampert.
"Mi
sembra logico," assentì Rocco. "Io controllerò le
pareti e il terreno
per vedere se c'è qualcosa di sospetto. Magari ci sono degli
oggetti, anche
qui, o qualche iscrizione sulle pareti."
Vera e
Swampert fluttuarono sulla superficie dello stagno con
facilità. L'acqua era
immobile, ma alcune zone sembravano certamente più profonde
di altre. Eppure,
la caverna aveva un'aura inquietante, e Vera voleva tuffarsi, ma aveva
lasciato
la sua muta e l'apparecchiatura per l'ossigeno nella sua base segreta.
Oltre a
Vera e il suo Swampert, l'acqua sembrava comunque ferma e priva di
qualsiasi
attività. Proprio quando stava per voltarsi per vedere se
Rocco avesse avuto
più fortuna, una cosa non più grande di un
pallone da basket schizzò in aria
fuori dall'acqua, abbastanza forte da creare un'onda che spinse
indietro la
ragazza e il suo Swampert, e un bagliore grigio e giallo le
passò davanti sfrecciando
via dall'acqua.
"Buono,
Swampert, andiamo lentamente verso di loro. Non vogliamo spaventarlo.
Non ho
mai visto un Pokémon come quello prima d'ora," Vera quasi
sussurrava alla
sua creatura galleggiante.
Mentre
Swampert nuotava cautamente verso la riva in direzione del
Pokémon sconosciuto,
Vera si lambiccava il cervello per classificare la razza della creatura
con il
suo Pokédex, osservandolo mentre fissava Rocco dall'alto, a
non più di trenta
centimetri dalla sua faccia. Era consapevole che non fosse una cosa
comune, assolutamente,
ma non era sicura di quanto fosse insolita, e per questa ragione, si
guardava
bene dal fare movimenti o rumori improvvisi che avrebbero potuto
spaventarlo,
poiché non conoscevano ancora il suo potere. La ragazza
attribuì questa ragione
al fatto che Rocco rimanesse perfettamente immobile davanti al
Pokémon. Il
Pokédex di Vera finalmente segnalò il
completamento della ricerca, e le
statistiche scorsero sullo schermo.
Uxie.
Asessuato. 0,3 m, 0,3 kg.
Alla
nascita
di questo Pokémon l’uomo avrebbe ricevuto la
capacità di migliorare la propria
esistenza. Noto come "Essere della conoscenza". Pare che faccia
perdere la memoria a chiunque lo guardi negli occhi.
Gli...
occhi?
Non appena
il
Pokédex ebbe finito la lettura, Uxie serrò gli
occhi, e come se avesse capito
che Vera aveva appena acquisito una nuova informazione su di lui, si
telestrasportò in un lampo di luce blu.
Vera
saltò giù
dal suo Swampert e non si curò di richiamarlo mentre correva
verso Rocco. Stava
tentando di rimanere calma, ma non poté fare a meno di
afferrare per le spalle
l'uomo davanti a lei per fissarlo negli occhi. Il Pokédex
aveva detto
esattamente la parola "Pare."
Poteva essere soltanto una leggenda, e
magari si stava agitando per niente.
Lo sguardo
di
Rocco era impassibile, sopracciglia corrugate, labbra appena aperte.
"Rocco?
Ehi, stai bene?"
Gli ci volle
un secondo, ma gli occhi di Rocco misero a fuoco quelli di Vera, anche
se la
sua espressione rimaneva perplessa, "Non ne sono sicuro."
Guardò per
un momento le mani di Vera sulle sue spalle, poi osservò lo
spazio circostante.
"Quel Pokémon, proprio adesso..."
Vera attese,
ma lui non terminava, e allora lei completò per lui, "Era
Uxie. Credo sia
un gran bel problema, per come l'ha descritto il Pokédex e a
giudicare da come
si è teletrasporato fuori da qui."
Rocco
continuava a restare teso, e spostò il suo corpo di lato per
ampliare lo spazio
tra sé e Vera, facendo scivolare le mani di lei dalle sue
spalle. "Il tuo
Pokédex... cos'ha detto a proposito di Uxie?"
Domandò, deliberatamente e con
cautela.
Cercando di
decifrare la distanza che aveva creato e il tono della sua voce, Vera
deglutì a
fondo prima di rispondere, "All'incirca che se guardi Uxie negli occhi,
può cancellare i tuoi ricordi."
A quel
punto,
Rocco serrò gli occhi, e incrociò le braccia.
Quando li riaprì, il suo sguardo
era rivolto a terra.
"Suppongo
che questo spieghi il perché non ho idea di dove siamo,
né di chi
sia tu."
NdT
(translator's notes):
Dal prossimo capitolo
inizia il fluff! Quindi continuate a seguire
la storia ~ Grazie mille a Morning
Musume per
aver utilizzato il suo tempo per recensire, e
grazie anche ai tre che l'hanno inserita tra le seguite.
- A Morning Musume:
quella dei nomi inglesi è una questione che mi ha
dato molto da pensare, ma alla fine ho optato per la versione italiana
perché altrimenti ci sarebbe stato troppo contrasto tra i
nomi dei due
piccioncini e quelli dei Capipalestra tipo Adriano e altri futuri
personaggi, che per comodità e comprensione ritengo sia
meglio tenere
in italiano. Se molti lettori però dovessero esprimere
preferenza per i
nomi inglesi, non esiterò a cambiarli! Grazie per avermi
dato il tuo
parere in merito :)
- La descrizione di Uxie
è stata presa dai videogiochi di
Diamante e Perla e unificata, io non ho fatto altro che usare la
traduzione ufficiale fornita da Pokémon Central. Ho solo
riadattato le ultime parole della frase finale per "amalgamarle" meglio
alle frasi successive.
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