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Lista capitoli: Capitolo 1: *** lo Sherlock Holmes del terzo millennio *** Capitolo 2: *** tropical land *** Capitolo 3: *** fuoco *** Capitolo 4: *** l'impossibile *** Capitolo 5: *** una nuova identità *** Capitolo 6: *** la prima volta che ti mento... *** Capitolo 7: *** una svolta nelle nostre vite.. *** Capitolo 8: *** la solitudine del grande detective *** Capitolo 9: *** L'altro colpevole *** Capitolo 10: *** FILE 6. Un nuovo super detective *** Capitolo 11: *** FILE 7. La star insanguinata *** Capitolo 12: *** FILE 8. Una persona che le somiglia ***
Capitolo 1 *** lo Sherlock Holmes del terzo millennio ***
FILE 1: Lo Sherlock Holmes del terzo millennio
«Esatto.. – disse – l’assassino ha saltato da una finestra
all’altra poco prima che tutti voi accorreste alle grida della vittima. Per
questo sotto la finestra non ci sono impronte. »
«è assurdo! – gli gridarono contro gli ospiti, involontariamente testimoni di
un turpe omicidio – è un salto di almeno cinque metri! »
«ma sono solo due passando dal tetto.. – rispose, soddisfatto delle proprie deduzioni
– senza conoscere a fondo la particolare struttura della casa non è facile
scoprirlo.. inoltre c’è una sola persona che poteva muoversi a quell’ora senza
destare sospetti.. »
« muoviti, parla! Chi diavolo è stato? Chi ha ucciso mia
moglie? » chiese, furibondo, il padrone di casa, dall’alto della sedia a
rotelle
«il colpevole è.. – iniziò – è lei, signore! » disse, fiero,
ad alta voce, puntandogli contro il dito affusolato, gustandosi la usa
espressione esterrefatta, pronto a proporre tutte le prove in suo possesso.
L’avrebbe messo con le spalle al muro.
«non.. non scherzare... con questa gamba come..
«basta con questa commedia – lo interruppe – ormai lo
sappiamo! –disse, fingendo di colpirlo.
L’anziano signore scattò dalla sedia a rotelle, tra gli sguardi stupefatti
delle domestiche e degli ospiti – la sua gamba è guarita da oltre tre mesi!
Vero, ispettore Megure?» si rivolse al
capo della polizia, che spesso si serviva del suo ingegno per portare a termine
casi complessi come quello
«rassegnati! Il tuo medico ha confessato.. » confermò
quello.
«ah.. fermo! – disse, prendendo la mira, pronto a colpirlo –
dove credi di scappare?! » il grande mappamondo ornamentale volò fino alla nuca
dell’uomo in fuga, colpendolo con violenza e precisione e facendolo cadere,
cosicché poté essere arrestato dalle forze dell’ordine
«anche questa volta sei stato grande, Kudo! Grazie di
nuovo.. » si congratulò l’ispettore sovrappeso
«di niente.. quando le capita un caso difficile, può contare
sul grande detective Shinichi Kudo! »
In lontananza si sentiva suonare la campanella che
annunciava la fine delle lezioni, gli studenti camminavano con le cartelle in
mano, smorfie dipinte in volto per aver sopportato un’intera mattinata di
scuola, sorrisi di chi era felice di aver rivisto i compagni..
Shinichi Kudo, secondo anno della scuola superiore Teitan,
camminava gioioso, spavaldo nel leggere il proprio nome sulla prima pagina del
giornale, la descrizione del caso che aveva risolto, i commenti dei critici,
stupefatti dalle sua abilità deduttive.. nel vedere ragazzine struggersi al
pensiero di un ragazzo affascinante come lui, bello, intelligente
“possiamo definirlo la salvezza della polizia giapponese!”
annunciava il giornalista, dalla tv esposta nella vetrina del negozio di
elettronica di fronte a cui stava passando.
Una sola cosa lo distrasse dal suo delirio di onnipotenza:
una borsa da karate lo colpi in pieno viso.
«sembri uno scemo, a camminare ridendo» Ran Mori, liceo
Teitan, secondo anno, interruppe i suoi pensieri
«eh? Sei arrabbiata con me? »
«certo che no..anche
se il tuo grande successo ha fatto diminuire il lavoro di mio padre, non sono
arrabbiata! » lo schernì facendogli la linguaccia
«eh?! Tuo padre fa incora il detective? – chiese, stupito,
immaginando l’uomo di mezza età nel suo abituale look trasandato, con i capelli
spettinati e la sigaretta in bocca – guarda che se non ha lavoro non è certo
colpa mia, è lui che non..
«infatti – irruppe l’amica, tirando un forte pugno al
lampione cui stavano passando accanto, tanto da romperlo, in quel punto – ti ho
detto che non sono arrabbiata! » continuò, ironica
“sì.. si vede che sei il capitano del club femminile di
karate..” pensò, intimorito
«passa la palla! » gli gridò un bambino che stava giocando a
calcio
«ecco! » rispose, centrando la porta con un goal
spettacolare
«anche tu, se non avessi lasciato il calcio, ora saresti un
campione a livello nazionale.. » lo rimproverò Ran
«giocavo a calcio solo per allenare i riflessi necessari a
un detective – rispose, benevolo: in fondo aveva ragione – ecco.. Holmes usava
la scherma.. »
«ma lui è il personaggio di un romanzo »
«sì.. ma è un grande detective noto a tutti! » accompagnò
questa frase con uno splendido sorriso, che le fece quasi dimenticare che
aveva, di nuovo, cominciato a parlare di Holmes e Doyle,
e che probabilmente non avrebbe smesso più. Quasi.
«è fantastico! Sempre freddo e razionale! Intelligente e
colto! Il suo spirito d’osservazione e la sua capacità di deduzione non hanno
pari! È anche un eccellente violinista! Sherlock Holmes, il personaggio creato
dal romanziere Conan Doyle è il più grande detective
del mondo! Non solo i racconti di Conan Doyle, a casa
ho anche la raccolta dei gialli di tutto il mondo! Che ne dici, Ran, ne vuoi
leggere qualcuno? »
«no, grazie, - disse, impettita: la stava ignorando, di nuovo – non ci tengo a
diventare una fanatica di gialli come te.. »
«però, guarda quante ammiratrici! – le annunciò, sventolandole davanti agli
occhi le lettere che aveva tirato fuori dalla cassetta giusto quella mattina –
a loro questo fanatico di gialli piace! »
«buon per te.. » mugugnò, prendendo in mano le lettere come
fossero un mazzo di carte
«capisco che faccia piacere avere successo, ma faresti
meglio a decidere chi ti piace di più» disse, rassegnata.. avrebbe mai capito
cosa provava?
«chi mi piace di più.. » pensò al significato di quelle
parole, ma si incantò a guardare il volto della karateka, chino sulle lettere,
con un’espressione ambigua in volo.. tristezza? Accidenti: a lui piaceva lei di
più, ecco chi! Ma come poteva dirglielo? “ma guarda un po’”.. non si accorgeva
dell’effetto che gli faceva?
«perché mi fissi in quel modo? » chiese, irritata
«eh? No.. n-niente.. » rispose, arrossendo
«guarda che se continui a immischiarti nel lavoro della
polizia, prima o poi finirai nei guai! » disse, apprensiva, per cambiare
discorso.. voleva davvero sapere chi gli piacesse di più..
«è possibile! » rispose, ancora turbato dall’aver perso un
momento per dirle tutto.. avrebbe aspettato l’indomani: al parco divertimenti,
loro due soli.. sì. Lì ce l’avrebbe fatta.
«e poi, perché proprio il detective? Se ti piacciono tanto i
gialli, potresti diventare uno scrittore.. » “e magari evitare di farmi
prendere un infarto ogni volta che ti trovi sulla scena di un crimine.. è
pericoloso! Non lo capisci?”
«io non voglio scrivere storie di detective.. io voglio
diventarlo! Voglio diventare lo Sherlock Holmes del terzo millennio! Più i casi
sono complicati e più mi entusiasmano! – continuò imperterrito di fronte all’espressione
scettica della compagna – il brivido che si prova nel mettere il colpevole con
le spalle al muro! Quell’immenso piacere.. se lo provi una volta non riesci più
a smettere.. è bellissimo essere un detective! » le fece l’occhiolino, prima di
salutarla con un semplice «ciao! » e correre via. Quell’occhiolino, quel
sorriso.. domani sarebbero stati tutti per lei.. domani!
«ehi, aspetta.. – lo bloccò – ti ricordi di domani, vero? »
«domani? » “che vuol dire? Non dobbiamo andare al parco? Che
altro c’era?”
«non mi avevi promesso- iniziò, furiosa. Possibile che se lo fosse dimenticato? Per lui non
era importante quanto per lei? – che se avessi vinto il torneo cittadino mi avresti
portata al luna Park? » l’enfasi dell’ultima parola fu accentuata con una
sfuriata di calci diretti a quel suo bel faccino.. lo stesso che li schivò uno
dopo l’altro, dedicando anche un momento a ciò che la sua gonna, alzata,
lasciava intravedere.., prima di spostarsi per evitare l’ultima serie di colpi
«eh? Di che parli? » volle testare la sua determinazione: “te
ne ricordi, eh? .. anch’io non vedo l’ora..”
«basta! – concluse, dopo essersi resa conto di aver messo in
mostra più del dovuto – tanto non volevo andarci con te in particolare » “davvero
non te ne ricordi?.. io ci tenevo così tanto.. sarebbe un appuntamento in piena
regola.. io e te.. e non te ne importa nulla..”
«portaci una delle tua ammiratrici! » “contano più di me,
adesso?”
«scherzavo, accidenti, scherzavo! Calma.. » l’istinto di
abbracciarla, tenerla stretta finché non fosse stata rassicurata, dirle che per
lui c’era solo lei.. che l’amava con tutto se stesso, che non avrebbe mai potuto
scordare un appuntamento.. fu fortissimo, ma la timidezza lo trattenne: si
limitò a sfiorarle il braccio
«me lo ricordo benissimo! domani alle dieci, TropicalLand! » “come scordarlo?”
sognava quel momento tutte le notti, da quando le aveva fatto la promessa,
sperando così di strapparle un appuntamento vero..
«ricordati anche – aggiunse, impettita ma felice, per fargli
capire la lezione – che offri tutto tu. »
Il parco dei divertimenti era affollatissimo, i bambini
schiamazzavano gioiosi con i palloncini in mano come solo i piccoli sanno
essere, i genitori li guardavano divertiti, contenti di potersi riposare dopo
una settimana di duro lavoro. Tra le musiche di sottofondo delle giostre e le
urla dei clienti scalpitanti, i due studenti del Teitan vivevano il loro
appuntamento.
«devi sapere che Holmes è talmente geniale che la prima
volta che incontra Watson, il suo futuro assistente, con una stretta di mano
capisce che è un medico e che è stato in Afghanistan.. così – disse il ragazzo,
infervorato dal suo racconto, stringendo la mano alla prima signorina che si
trovò alla sua destra, incurante della reazione dell’amica – tu sei una
ginnasta, vero? » le chiese infine, con aria professionale.
«co-come lo sai? » gli chiese di
rimando la sconosciuta, sconvolta.
«chi è? Lo conosci? » le domandò un’altra ragazza,
probabilmente sua amica.
«no, ma.. » la prima era senza parole.
Ran si guardava intorno frenetica, posando lo sguardo ora
sull’abile investigatore, ora su quella ragazza mai vista prima, ora di nuovo
sull’amico d’infanzia, con mille domande in testa e nemmeno mezza risposta.
«ha i calli alle mani! – ruppe il silenzio Shinichi,
esponendo fieramente il ragionamento, le deduzioni che l’avevano portato ad
indovinare lo sport praticato da quella ragazza – una ragazza così giovane può
esserseli fatti solo con le parallele! » portò le mani dietro la nuca, come a
dire “caso chiuso, sono un dannato genio!”
«anche con il tennis.. » intervenne Ran, confusa
«beh – confessò – a idre il vero, poco fa il vento le ha
alzato la gonna e le ho visto le gambe – continuò, quasi non accorgendosi del
rossore che aveva ormai colorato le gote della ragazza usata come cavia per
dimostrare le proprie abilità – che hanno i tipici lividi da parallele.. per un
detective è fondamentale essere sempre attento.. » aggiunse un ghigno, che la
ragazza non seppe se interpretare come misera scusa per aver guardato così
vergognosamente le gambe della tizia mai vista prima, che probabilmente
frequentava l’università: sembrava molto più grande di loro, e questo aumentava
esponenzialmente l’imbarazzo della karateka per il comportamento del compagno;
o come virile soddisfazione per il bel vedere.
«che pagliacciata.. avevi capito tutto prima ancora di
stringerle la mano, imbroglione! » disse, seriamente stizzita.. avrebbe mai
iniziato a prenderla sul serio?
«ehi, bello! Lascia in pace la mia amica! » l’urlo proveniva
da molto vicino. Un ragazzo alto, moro, probabilmente un altro studente
universitario, circondato dalle braccia di un’avvenente ragazza dai capelli
corvini,lo stava rimproverando
aspramente : come si permetteva?
«ah, state insieme.. ? – chiese, scusandosi per la gaffe –
volete sedervi vicini? Vi cediamo il posto.. » offrì, per farsi perdonare
«non importa, grazie.. – rispose prontamente la biondina al
fianco della ginnasta – meglio lasciarli soli. »
Shinichi si voltò a guardare la coppia che l’aveva
rimbrottato, e si trovò di fronte i due ragazzi, avvinghiati, che si baciavano
appassionatamente. Arrossì, e non poté fare a meno di immaginare una scena del
tutto simile, con protagonisti diversi. Lui e Ran, l’uno in smoking, l’altra
coperta da un elegante abito da sera. Immaginò di posare le mani sulle sue
spalle, guardarla in quei profondi occhi dal colore indescrivibile: azzurri,
violetti, di una delicatezza e un’intensità indicibili.. gli avevano rubato il
cuore. Immaginò di non sentire più la terra sotto i piedi né i rumori del mondo
intorno a sé, di vedere solo la sua bella e dirle, dolcemente “Ran.. è da tanto
che vorrei..” e sentire, in dolce sincronia col battito accelerato dei loro
cuori, la ragazza sussurrare di rimando “Shinichi, anche io..” e suggellare
quel magico momento con un bacio lieve, delicato, che facilmente avrebbe potuto
trasformarsi in qualcosa di simile a ciò cui aveva assistito, certo meno
volgare e più privato, con qualche nota di romanticismo in più. Lui e lei..
insieme..
«presto, tocca a noi! »la voce dell’amica lo riscosse dal sogno ad occhi aperti, riportandolo
alla realtà.. al suo racconto su Holmes!
«e poi.. Holmes ha fatto.. »
«via! Ci siamo prima noi! » un uomo robusto, dall’età
indefinibile, scostò bruscamente i passeggeri che seguivano la giovane coppia
di liceali, incurante delle regole di precedenza. Era completamente vestito di
nero e indossava un cappello a cilindro basso. Era elegante, eppure nel suo
portamento c’era qualcosa di sinistro.. non lo notò.
«capisci? Sicuramente perché Conan Doyle
voleva dire che Holmes è un tipo.. »
«BASTAAA! – gli urlò contro Ran: non ne poteva davvero più – SMETTILA CON
QUESTI HOLMES E CONAN DOYLE! FANATICO! » tentò di recuperare la calma. Le ci
volle un momento. Appena ci fu riuscita, aggiunse :
«io non vedevo l’ora.. di venire qui con te! Come fai a non
accorgerti dei miei sentimenti? » “come fai a non vedere cosa provo? Forse tu
non provi le stesse cose? Eppure sei un detective famoso in tutto il paese.. una cosa così banale ed
evidente ti riesce incomprensibile? O forse non ti interessa? ..”
«R-Ran.. » la scena del bacio fece
capolino, come un fulmine a ciel sereno. I loro visi che si
avvicinavano,lentamente, i loro occhi che si chiudevano, le bocche che si
sfioravano delicatamente, come bussando dolcemente su una porta chiusa, piena
di misteri; le loro lingue che si univano in una danza piena di emozioni, le
mani che, trepidanti, si intrecciavano a trattenere l’uno la testa dell’altra
il più vicino possibile, per non lasciare che quella felicità svanisse.. Non si
rese nemmeno conto di essere arrossito. Era davvero quello il momento di dirle
tutto? Il giubbotto verde che indossava gli teneva fin troppo caldo.
«be’, ecco, veramente, anch’io.. »
iniziò, col cuore in gola e il cervello a mille, tentando di controllare
l’istinto di scappare via, di trattenere la sudorazione delle mani, il tremolio
della voce..
«ihihih!
»
«eh? »
«scemo! Cosa fai, arrossisci? Ti stavo prendendo in
giro! » lo schernì la karateka, ridendo a squarciagola, additandolo come
farebbe un bambino davanti a un divertente spettacolo di burattini, per porre
l’attenzione della mamma su quel particolare momento
«se ti lasci fregare così non sei un granché come detective.
» gli strofinò una mano sui capelli, scompigliandoli. Tutto l’imbarazzo del
giovane si manifestò attraverso il rossore delle guance e un’espressione truce
sul volto. Si era fatto prendere in giro. Aveva fatto la figura dello scemo..
con lei!
«si parte! » annunciò il macchinista
«però.. è vero che non vedevo l’ora di venire qui con te! »
gli rivolse un sorriso timido, ma sincero, che gli sciolse l’anima
«eh? » ma non fecero in tempo a concludere la conversazione.
Lei gli prese la mano, per farsi forza: aveva accettato di salire sul “treno
dei misteri” solo per fare un favore a lui, solo per vederlo felice..
personalmente avrebbe senz’altro preferito una tranquilla ruota panoramica, al
posto di quelle montagne russe mozzafiato. Strinse i denti. Strinse la mano di
Shinichi. Si sentì completa.
«AAAAAAH! » i passeggeri della giostra formarono un coro di
urla «WOOOOO… AAAH! » alcuni tremavano di paura,
altri erano immobilizzati dalla stessa emozione e si stringevano con forza al
vicino o alle sbarre di protezione, altri erano calmi e si godevano il giretto.
Come Shinichi.
All’improvviso sentì una goccia d’acqua raggiungere veloce
la sua fronte. “cos’è? Acqua?” l’assaggiò. Era salata. «uh? » si voltò di
scatto e non vide nulla, nell’oscurità della galleria in cui il treno si era
immesso “ah! Cos’è questa cosa calda?.. è buio, non vedo niente! Cos’è? Che
succede?”. Il treno impiegò pochi millesimi di secondo a tornare alla luce del
sole e lì vide. Vide solo una colonna di sangue nero che fuoriusciva da un
collo, un corpo senza testa aveva sostituito lo studente che aveva incontrato
poco prima. Nulla poté trattenere l’espressione di sgomento che gli si dipinse
in volto. La ragazza seduta al fianco del cadavere, la ragazza di quello
sfortunato ragazzo, quasi svenne alla vista di ciò che rimaneva del fidanzato.
L’uomo vestito di nero mutò l’espressione apatica che lo aveva caratterizzato
prima in stupore sincero. Era la prima volta che si trovava di fronte ad un
omicidio.. che l’Organizzazione non avesse programmato.
Non appena il treno si fu fermato le urla dei testimoni si
propagarono come uno tsunami.
«un incidente! »
«presto, un’ambulanza! »
«chiamate anche la polizia! »
Shinichi scese immediatamente dalla giostra, impostando il
cervello su “investigazione”
«perché, Kishida.. » fu l’unica
cosa che la ragazza riuscì a pronunciare, prima di lasciarsi cadere
sull’asfalto freddo, prendersi la testa tra le mani e scoppiare in un pietoso
pianto.
«è terribile.. » commentò la ginnasta.
«Shinichi.. » Ran si rifugiò dietro l’amico detective,
aggrappandosi con forza alla sua giacca.
«vieni, amico.. » l’uomo vestito di nero tentò di defilarsi.
«tsk.. un tipo sfortunato.. »
commentò il compare, posizionandosi il cappello davanti al viso, in modo da
nasconderlo.
«fermi! – urlò Shinichi a tutti i presenti – questo non è un
incidente! È un omicidio! E l’assassino.. era con la vittima sull’ottovolante..
è uno di noi sette! »
«S-Shinichi.. » Ran, tremante, le
lacrime agli occhi dallo spavento, aggrappata al braccio del suo migliore
amico, tentava di convincerlo a lasciar perdere, a smettere di ficcanasare nei
casi di dovere della polizia, a tornare a casa, con lei, al sicuro.. ma lui,
con un semplice, rapidissimo sguardo determinato ai grandi occhi che tanto
amava, le fece capire, senza parlare, che ormai non avrebbe più potuto smettere
di pensare a quel caso prima di averlo risolto, neanche volendo, che ormai era
diventata una sfida personale col proprio intelletto, che ormai la verità gli
apparteneva, doveva solo farla emergere ed esporla. Non era ancora ora di
andare via.
«pfui.. non ho voglia di giocare!
» quell’uomo arcigno, completamente vestito di nero, fremeva per andarsene dal
luogo del delitto, se solo non fosse salito su quel maledetto trenino..
«largo! Polizia! » l’ispettore Megure irruppe nella galleria
da cui il treno era partito, facendosi largo tra la folla di curiosi e sospetti
che circondavano le scena del crimine.
«uh, rogne.. » ribadì il concetto, sottovoce, quello strano
tizio.. la polizia lo metteva sotto pressione? Anche l’amico, al suo fianco,
aveva abbassato ulteriormente la visiera del cappello..
«ooh! Ma sei tu, Kudo! »anche Juzo era contento di vederlo, almeno
non avrebbe fatto una figura misera
«ah! L’ispettore Megure! » lo riconobbe Shinichi, e un
grande sorriso si stampò sui visi di entrambi: la loro collaborazione aveva
sempre portato alla soluzione del caso, in un modo o nell’altro.
«cosa, Kudo?! » ora non poté trattenersi dal pronunciare ad
alta voce quel cognome, così denso di significato, tanto da farlo sentire a
tutto il circondario. Il suo stupore era quasi pari alla sua agitazione, che
stava esponenzialmente crescendo, con lo scorrere dei secondi.
Un coro esterrefatto iniziò a commentare la scena,che si
faceva ogni minuto più interessante:
«ohh! È il famoso studente
detective Shinichi Kudo?! » urlò uno, eccitato
«quello che ha risolto uno dopo l’altro i casi più misteriosi? » continuò il
vicino
«il salvatore della polizia giapponese! » esclamò un altro
«venite a vedere! È Kudo! È proprio lui! » la folla già
nutrita aumentava e iniziarono gli spintoni per vedere meglio. Chi ebbe la
peggio, sconsolato dal non poter assistere in prima fila a quello spettacolo
straordinario, provò a schernirlo, convinto che questo avrebbe potuto lenire
l’ego di quell’intraprendente giovanotto
«facci vedere cosa sai fare! »
Ran si era asciugata le lacrime che minacciavano di
scenderle dagli occhi, ma non si staccava dal braccio di Shinichi, dalla sua
schiena rassicurante, dal suo sguardo fiero.. uno sguardo altezzoso in
apparenza, davanti a quello stuolo di curiosi e ammiratori, ma indagatore, che
in pochi attimi aveva già scrutato in profondità i significati dei
comportamenti che aveva notato intorno a sé, ed era pronto a cominciare
seriamente l’indagine, più partecipe che mai.
«allora, vediamo un po’, Kudo – intervenne l’ispettore, a
dirla tutta un po’ seccato dal successo del giovane studente – l’ottovolante
non presenta tracce di incidenti o di rottura.. e, per quanto ne sappiamo, è
probabile che si tratti di suicidio»
«è così, ispettore – lo contraddisse, pragmatico,
l’investigatore privato – è chiaramente un caso di omicidio»
«escludendo te e Ran, i sospetti rimangono cinque! »
propose, iniziando finalmente a dargli retta
«in prima fila c’erano le amiche della vittima: l’indiziata
“A” e l’indiziata “B”; in terza fila, accanto alla vittima “C”, amica nonché
sua fidanzata. In fondo, dietro la vittima, i due uomini in nero, “D” ed “E”.
dal momento che tutti erano bloccati dalla barra di sicurezza, l’unica in gradi
di commettere il delitto è la donna che era seduta al fianco della vittima.. »
«ehi, datevi una mossa! » intervenne l’amico dell’uomo
vestito di nero
«ehi, ehi.. » tentò di calmarlo il compare, ancora agitato
«non abbiamo tempo da perdere mentre giochi a fare il
detective » proseguì quello, incurante
Per sfortuna del detective liceale, capitò che quest’ultimo
e l’uomo impaziente incrociassero i loro sguardi per un attimo, un attimo
fatale: Shinichi vide nitidamente gli occhi glaciali di quell’uomo alto, dai
capelli lunghi e chiarissimi, argentei,quasi bianchi, non più nascosti sotto il cappello, nonostante la frangia
sporgente. I suoi pensieri si fecero all’improvviso scoordinati e si staccarono
per un istante dall’indagine
“che sguardo inquietante! Lo sguardo di uno spietato
assassino! Chi è quest’uomo?!”
«ispettore! – la voce di un agente di polizia lo riscosse –
guardi, in questa borsa.. » lasciò la frase in sospeso, mostrandone il
contenuto: un coltellaccio insanguinato, avvolto in un panno. La proprietaria
della borsetta, al suo fianco, cominciò a disperarsi, temendo per il proprio
destino
«oh, no.. non ne so niente! Non sono stata io! Io.. io.. » e
scoppiò a piangere, in ginocchio sul pavimento freddo e sporco, incurante degli
sguardi curiosi della folla, di quelli indagatori del detective, di quelli
inquisitori dell’ispettore e dei poliziotti, di quelli apparentemente delusi
delle amiche, dietro di lei..
«A-Aiko.. perché lo hai fatto?! »
le chiese, sconvolta, la ginnasta.
«non è vero! Non sono stata io! »
«pensavo che tu e Nishida andaste
d’accordo.. » intervenne l’altra
«perché.. » riprese la prima, col pianto quasi esaurito
sulle gote e gli occhi ancora lucidi per il pianto-
«bene! È stata lei a farlo fuori! Forza, ispettore, ci lasci
andare adesso! » l’uomo dagli occhi di ghiaccio era al limite dell’irritazione,
e della sopportazione
«peccato.. l’assassino è saltato fuori subito.. » la folla
era delusissima, ma Kudo continuava a pensare, manteneva l’espressione tipica
di quando era in atto un ragionamento fino e contorto, che solo la sua capace
oratoria sarebbe stata in grado di esplicare chiaramente a chiunque. Il mento
appoggiato pesantemente sulla mano destra, chiusa quasi a pugno, con l’indice
in sporgenza. La stessa che, da piccolo, aveva assunto durante tutta la durata
della ricerca della merenda che la piccola Ran aveva perso a scuola, la prima
volta che si era resa conto di amarlo.
«lo sapevo che era lei la colpevole.. »
«tutto per una stupida lite tra amanti.. le donne sono
pericolose » la folla continuava con l’incessante chiacchiericcio, come se si
fosse trattato di un banale telefilm poliziesco da prima serata della domenica.
All’improvviso ricordò l’indizio fondamentale che l’avrebbe
condotto alla verità: quella goccia d’acqua che si era scaraventata sul suo
viso durante la corsa, nel tunnel buio
«portatela alla centrale! » sbraitò l’ispettore
«oh, no.. » tentò ancora la ragazza
«aspetti, ispettore.. non è lei l’assassino – lo spettacolo
vero stava per iniziare e nessuno voleva perderselo – l’assassino.. sei tu! »
gridò, impetuoso, puntando l’indice affusolato contro la ginnasta da poco
incontrata
«che?! – fu l’unica risposta che la ragazza, sbalordita,
riuscì a dargli. Le ci volle un momento per riprendersi dallo shock, ma alla
fine parlò – ma cosa dici?! Non hai visto il coltello nella borsa di Aiko?! »
«non si taglia la testa di un uomo con un coltello – le rispose, calmo – con la
forza di una donna, poi.. oltretutto, se fosse lei l’assassina, avrebbe avuto
tutto il tempo di liberarsene! Non l’avrebbe avvolto nella tela e messo nella
borse per nasconderlo.. non sei stata tu a metterlo? »
«non dire sciocchezze! Io ero seduta due file davanti alla
vittima! Come avrei potuto tagliargli la testa? e poi l’hai detto anche tu.. la
forza di una donna.. »
«è vero – le concesse – con la forza di una donna è
impossibile.. però, usando la velocità dell’ottovolante e la corda di un
pianoforte o un filo d’ acciaio, è possibile!
Il volto della ragazza si mutò in un’espressione di puro
shock
«signori della polizia, mi date una mano? » chiese, cortese,
il giovanissimo detective
«bene – affermò, una volta che la giostra fu allestita per
la dimostrazione della dinamica dell’omicidio – io sono l’assassino e
l’ispettore la vittima. Se metto qualcosa tipo una borsa dietro la schiena –
proseguì, accompagnando le parole ai gesti – e blocco la sbarra.. ecco,
guardate! C’è spazio! È facile sfilarsi – concluse, compiendo quella manovra
con agilità e senza il minimo sforzo – poi mi basta prendere un filo, che da un
lato ho chiuso ad anello e dall’altra fissato a un gancio, poi, tenendomi alla
barra con i piedi, mi allungo all’indietro, e passo l’anello attorno al collo
della vittima – circondò il collo dell’ispettore con la corda, per la
dimostrazione – ovviamente nel buio del tunnel, e per finire basta attaccare il
gancio alle rotaie – lasciò cadere il leggero gancio, che si conficcò senza
difficoltà tra due assi del binario di partenza – ci pensa la velocità
dell’ottovolante a far saltare via la testa.. »
«è una menzogna! Non hai prove! » lo aggredì la sospettata, con le mani chiuse
in due pugni e le lacrime che le sgorgavano dagli occhi
«dimmi una cosa, allora.. la collana di perle che avevi
prima di salire, dov’è finita?! – non attese una risposta – secondo me avevi
scambiato il filo con una corda di pianoforte e avevi nascosto il gancio nella
borsa. Per di più, tu sei una ginnasta! Una ragazza normale forse no, ma tu hai
abbastanza senso dell’equilibrio per muoverti, anche sull’ottovolante! »
«adesso basta! – intervenne l’amica occhialuta della
ragazza, che fino a quel momento aveva osservato la scena in silenzio, attonita
– che mi dici di quei due, allora? Non avrebbero forse potuto fare la stessa
cosa, visto che erano seduti dietro?»chiese, furiosa, in segno di sfida, puntando l’indice contro i due
uomini vestiti di nero, che se ne stavano il più possibile in disparte
«quei due sono sospetti – ammise – ma non c’entrano! Non si
chi siano, ma l’arrivo della polizia sembra averli messi in grande agitazione!
Se fossero loro i colpevoli, avrebbero previsto che sarebbe arrivata! Sì –
aggiunse, confermando a se stesso le proprie deduzioni – il colpevole sapeva
che la vittima sarebbe morta, per questo prima di ucciderla ha pianto. Usciti
dal tunnel, dalla scoperta della morte della vittima fino a qui ci sono solo
due, tre secondi di tempo.. ovvero, solo l’assassino poteva piangere copiose
lacrime sull’ottovolante»
«vuoi dire che tu hai visto Hitomi
piangere sull’ottovolante? Sei in grado di provarlo?! » tornò ad accusarlo
l’amica
«le tracce sul suo volto sono la prova – le rispose, calmo –
se non si è sull’ottovolante in corsa, le lacrime non scorrono all’indietro.. »
concluse, sapendo di aver vinto sulla coscienza della donna
«è.. è tutta.. è tutta colpa sua! – la ragazza scoppiò in
lacrime, davanti a tutti i presenti – non doveva buttarmi via così! »
«Hi.. Hitomi.. tu stavi con
Kishida? » chiese la sua strenua difensora, delusa,
confusa e stupita ad un tempo
«certo! Stavamo insieme all’università, molto prima di
conoscervi! E poi Aiko.. mi ha mollato per una come
lei e così.. così.. qui dove abbiamo avuto il primo appuntamento.. con la
collana che mi ha regalato.. facendo incolpare Aiko..
LO VOLEVO UCCIDERE! »
{Nella sua borsa fu trovata una gran quantità di sonnifero:
probabilmente voleva suicidarsi poco dopo}
{due ore dopo, nel tunnel, fu trovata anche la collana usata
come arma}
{Il filo era proprio la corda di un piano, e le perle, quasi
tutte sfilate, risplendendo fioche alla luce del tramonto, sembravano grosse
lacrime}
Ran continuava a singhiozzare, cercando di coprirsi il viso
con la mano destra, per limitare la caduta di quelle deboli cascate, turbate da
un così penoso avvenimento.. “povera ragazza.. ha perso il ragazzo per un’altra
donna, e il dolore che ha provato è stato talmente atroce, che non è più
riuscita a permettergli di vivere.. non voleva più vivere nemmeno lei.. povera Aiko.. aver perso il fidanzato in un modo così tremendo..
se perdessi Shinichi anch’io starei male da morire.. ma sarei in grado di
pensare ad un’alternativa del genere? Sarei disposta a lasciarlo andare per la
sua felicità? Riuscirei ad iniziare una nuova vita senza di lui?.... aaah!! Ma che ci penso a fare? Devo smetterla di
torturarmi: Shinichi non mi farebbe mai soffrire. Non mi lascerebbe mai. Ha
iniziato a proteggermi in prima elementare e non ha più smesso.. non devo
preoccuparmi”
«dai, smetti di piangere.. » le rivolse un sorriso forzato..
capiva che uno spettacolo di quella sorta all’inizio fosse sconvolgente, e
sapeva quanto la sua amica fosse sensibile ed emotiva.. “ma accidenti! Proprio
oggi? Stavamo così bene!” il suo pensiero volò agli istanti in cui aveva
immaginato di baciare Ran.. a quando lei gli aveva confessato di essere
agitata, ma felice, per quell’appuntamento; a quando gli aveva preso la mano..
desiderava stringerla a sé, tranquillizzarla con dolci carezze, tenerla al
sicuro tra le braccia, rassicurarla: lui non l’avrebbe lasciata mai.. non
avrebbe permesso mai a nessuno di farla soffrire, poteva starne certa.. eppure
non ci riuscì. Era troppo timido, lei era sull’orlo di una crisi e lui voleva solo
smorzare i toni, riportare i loro animi alla serenità di poche ore prima..
«come fai ad essere così impassibile.. » gli chiese, con
voce atona, irritata e turbata.
«ci sono abituato.. cadaveri a pezzi e cose del genere.. »
provò a buttarla sul ridere, sfoderando un gran sorriso, che però,
incredibilmente, non smosse la karateka dall’emozione di tristezza che le
stringeva il cuore in una morsa
«che orrore! » gli urlò contro.. “perché al mondo non può
essere tutto come il tuo sorriso? Dolce, protettivo, sicuro, un ricordo
indelebile..”a questi pensieri i girò
di scatto, nonostante il rossore che le invase le guance potesse essere preso
per una reazione cutanea al pianto prolungato e al fresco della serata
«su, ormai è passato.. dai.. –una mano verso di lei, per sfiorarle la
spalla, far sì che si girasse, guardarla negli occhi, in quei due grandi occhi
che voleva per sé da tanto tempo, per abbracciarla, rassicurarla.. ma rinunciò
– capita spesso.. » le si parò davanti, tentando un approccio diverso “ma che
cavolo le dico?! Già è disperata! così la terrorizzo e buonanotte!”
«non cose così! » sbraitò
“appunto” pensò, sconsolato
Notò l’uomo robusto, vestito di nero, che aveva visto come
sospetto sull’ottovolante, voltarsi continuamente, furtivo e, senza riuscire a
sedare l’istinto di detective, decise di seguirlo senza nemmeno accorgersene
«scusami, Ran! Va’ verso casa.. » le disse, iniziando ad
incamminarsi, salutandola con un cenno
«eh? » smise subito di piangere. “dove vai?”
«io ti raggiungo subito! » le sorrise, svoltando l’angolo
«Shi.. Shinichi.. » “se ne va”
“non so perché, ma ho il presentimento che non lo incontrerò mai più!”
{un brutto presentimento..}
«scusi il ritardo, signor presidente.. » si giustificò, con
aria molto poco spiacente, l’omaccione, appoggiato con un braccio al muro
«h.. ho rispettato tutti i patti, sono solo! » rispose l’interlocutore,
agitato. Era un uomo di media statura, pelato, con due spessi baffi sul labbro
superiore e un paio di occhiali scuri dalle lenti spesse sul naso. Teneva tra
le braccia una valigetta ventiquattr’ore grigio scura, chiusa ermeticamente
«certo, lo sappiamo – rispose il primo, beffardo – abbiamo
controllato dall’ottovolante.. »
«presto, la roba.. » lo sollecitò, sudando freddo
«calma.. prima i soldi.. » un sorriso spietato gli
attraversò il viso
«ecco! – quasi urlò, per l’agitazione, aprendo di scatto la
valigetta e mostrandone il contenuto, assumenso
un’espressione sempre più grave – questi penso bastino!
“wow.. – pensò il liceale, appostato dietro l’angolo,
spiando lo scambio, pronto ad intervenire se maice ne
fosse stato bisogno – sono almeno 100 milioni di yen..”
«bene, affare fatto! » gli rispose l’uomo vestito di nero,
prendendogli rapidamente di mano la valigetta
«presto, la pellicola! » pregò l’uomo, congiungendo le mani
per enfatizzare la drammaticità della situazione in cui si trovava
«oplà! Le prove del traffico d’armi della tua stimata
ditta.. il crimine si paga! »
“ehi, ehi, non ci credo..” non potendo intervenire
l’investigatore di Tokyo, aveva preso la macchina fotografica usa e getta che
portava sempre con sé e aveva iniziato a riprendere a raffica ogni azione, ogni
movimento dei due loschi individui
«rispetto a quello che fa la vostra organizzazione, quello
che facciamo noi..
«se fossi in te non direi altro, disse l’esattore,
voltandosi per non essere visto dalla sua vittima mentre estraeva la pistola,
pronto a spedirlo all’altro mondo
«taci, sciacallo! » ora che aveva le prove in mano, non
aveva più niente da perdere e il presidente di lasciò andare ad uno sfogo
liberatorio, senza naturalmente avvedersi di ciò che pochi passi dinanzi a lui
stava accadendo.
Shinichi nel frattempo continuava imperterrito a scattare
fotografie, finché qualcuno non spuntò dietro di lui, con una mazza in mano.
«adesso hai finito di – iniziò, prendendo slancio con le
braccia per colpirlo – giocare al detective! » con un colpo secco e potente lo
colpì alla nuca, e il ragazzo cadde per terra
«ehi, ma.. » il ricattatore guardò la scena, attonito: che
stava succedendo?
«ti sei fatto seguire.. » gli rispose il nuovo arrivato,
laconico
«lo facciamo fuori? »
«no, noncon la
pistola! È ancora pieno di sbirri per il delitto di prima.. è meglio questa –
suggerì, tirando fuori un piccolo contenitore ed estraendole un piccolo oggetto
che somigliava ad un farmaco – è la nuova sostanza che l’organizzazione ha
creato.. uh uhuh – rise,
chinandosi per afferrare Shinichi per i capelli, tirargli su la testa in modo
che la potesse ingerire la sostanza – nel cadavere non lascia tracce.. consente
il delitto perfetto! Sugli umani non è ancora stata provata, però.. »
«muoviti, andiamo! » lo sollecitò il compagno più distratto,
agitato
«sì.. addio.. super detective! »
E corse via, diretto chissà dove, libero da ogni affanno.
Rimase lì, per terra, sul suolo erboso ai cui fili si
aggrappava con ogni frammento della forza che gli era rimasta. I fili d’erba
continuavano a staccarsi dalle loro radici, il sudore gli imperlava la fronte,
il viso scurito dallo sporco della terra, il corpo privo di qualsiasi capacità
di movimento volontario. Solo l’istinto di sopravvivenza, il tentativo di
sopportare quel dolore insostenibile, gli permetteva di stringere nei pugni
quelle esili foglioline. Si sentiva bruciare, letteralmente andare a fuoco, non
riusciva a pensare lucidamente
“il mio corpo.. BRUCIA!”
“Le ossa.. mi si sciolgono.. no…noooo!”
E chiuse gli occhi. Desiderando null’altro che la morte.
«un’ambulanza! Chiamate un ambulanza! »
poliziotti urlavano e impartivano ordini qua e là. Cosa facessero lì non
avrebbe saputo dire, ma non sapeva ancora cosa gli avrebbe riservato quella
nera realtà
“sono vivo?”
«sanguina dalla testa.. »
“allora.. il farmaco non funziona sugli uomini.. che
fortuna”
«su, forza! » lo incitò uno
«come ti senti? » si informò l’altro
“eh? Poliziotti.. tanti.. perfetto! Manderò all’aria i piani
di quei criminali! »
«riesci ad alzarti.. piccolo? »
“pi.. piccolo?!”
«eh? »
Eccola. Ora ce l’aveva davanti agli occhi. La realtà che non
avrebbe mai voluto conoscere, la persona nella quale non avrebbe mai voluto
dover vivere.
Eccolo.
Era piccolo. Seduto sull’erba scura, scura del nero della
notte, scura del sangue sgorgato fino ad allora dalla sua testa, tutto gli
sembrava enorme. I poliziotti erano sproporzionati. I vestiti gli andavano
grandi. Era confuso. Non era più Shinichi.
«stai bene, piccolo? »
«piccolo?! »
“che gli prende a questi? Io sono in seconda liceo..”
«cosa ti è successo alla testa? »
“una ferita? Ah, sì.. uno dei furfanti in nero mi ha colpito
alle spalle..”Il ricordo gli riportò alla mente il dolore
«ahi.. »
Si guardò intorno, alla ricerca di qualche appiglio alla
vita dalla cui per un pelo non era stato trascinato via..
Si guardò le bracci, le maniche troppo lunghe della felpa,
le gambe corte, troppo per i lunghi pantaloni del detective che era abituato ad
essere
«ma.. eh? »
“che?!”e finalmente si rese conto dell’effetto che aveva
avuto quella sostanza: non l’aveva ucciso
“che è?!”. No, non era morto. Era diventato un bambino
«chissà che paura.. »
«ah? »
«adesso ci siamo qui noi. Sei al sicuro, piccolo! »
“mi ha sollevato come una piuma..”
«ehm.. qui punto B. abbiamo trovato un bambino ferito! Lo
portiamo in infermeria, passo! Ehm.. avrà sei o sette anni. Probabilmente va
alle elementari.. indossa..
Ma la conversazione non lo riguardava più, ormai
“ele.. alle elementari, io?!”
«sono tornata! »
Disse, appena varcata la soglia dell’ufficio di quello
strampalato detective che aveva come padre.
La stanza era un disastro, come al solito, e l’uomo in
questione non sembrava intenzionato a staccarsi dal bicchiere dal contenuto
alcolico che teneva nella mano destra, né a spostare il suo divino fondo
schiena dalla poltrona girevole per mettere a posto un disordine che nemmeno
un’intera famiglia del campo nomadi sarebbe stata in grado di combinare, mettendoci
un discreto impegno.
«ohh, ciao, Ran.. » «hic! » era meglio che non si alzasse, altrimenti avrebbe
dovuto raccogliere da terra anche lui, che, a differenza delle montagne di
rifiuti sparsi ovunque, aveva la facoltà di lamentarsi.
Come d’abitudine aveva le gote paonazze, la barba di tre
giorni, i piedi sulla scrivania, i capelli scompigliati e la camicia smessa..
beh, in effetti Shinichi non aveva tutti i torti quando diceva che la carenza
di clienti di Kogoro non era colpa sua.. chi mai
avrebbe avuto il coraggio di affidarsi ad un investigatore alcolista, da
parecchio senza lavoro, nemmeno in grado di badare alla propria casa? Chiunque
avrebbe preferito un detective giovane, aitante, pieno di energie, bello,
ordinato, simpatico, pieno di clienti e ammiratori in tutto il Giappone
Orientale.. anche la figlia stessa di quell’investigatore da strapazzo che
giaceva immobile con un bicchiere nauseabondo tra le mani, perso in un mondo
proprio, con Yoko Okino tra le braccia, e una cuoca
diversa da sua madre a servirgli il cibo.. e possibilmente con una ventina
d’anni in meno.
«uffa! Papà, sei di nuovo in questo stato penoso! – gli
disse, iniziando a raccattare confezioni vuote di cibi pronti, lattine di birra
finite e schiacciate sotto un ammasso di giornali accartocciati, strappati
nelle immagini che ritraevano il suo migliore amico, e a mettere tutto in un
sacco che poi avrebbe buttato fuori nell’immondizia – ecco perché non hai
lavoro e la mamma se n’è andata di casa! »
«non rompere! Il lavoro io me lo scelgo! – sbraitò, nel
tentativo di recuperare un minimo di lucidità e non farsi tappare la bocca da
quella ragazzina insolente e saggia che era sua figlia.. tutta la madre –
piuttosto.. dov’è quel tuo amico che si dà arie da detective? » «hic! » «non era con te oggi? » la domanda era sincera, ma
un po’ subdola: solitamente Shinichi accompagnava Ran a casa, soprattutto la
sera non la lasciava sola, saliva a
salutare la famiglia, aiutava la ragazza a sopportare l’acidità del padre per i
primi cinque minuti, poi augurava la buona notte e se ne andava, e il giorno
dopo ricominciava la solita solfa. Invece Ran era salita da sola e il moccioso
non aveva nemmeno salutato.. oltretutto, sapeva che la sua piccola Ran quando
iniziava a parlare di quello sbarbatello non aveva testa per nient’altro, e
l’avrebbe lasciato in pace col suo alcol.
«fino al momento di tornare, sì.. poi, all’improvviso.. – le
tornò in mente il momento in cui Shinichi se n’era andato di corsa, salutandola
sommariamente con uno “scusami, Ran! Va’ verso casa.. ti raggiungo subito!” –
che gli sarà successo? »
«capiiito.. litigato, vero?!
–le chiese ironico il padre, beffandosi
di lei, sul punto di cadere dalla sedia per lo sforzo necessario a non
scoppiarle a ridere in faccia – mollalo, mollalo! I detective è meglio perderli
che trovarli! » “dai che è la volta buona che quel ragazzo esce definitivamente
da casa mia! Ran deve trovarne uno migliore.. che possibilmente non faccia di
tutto per lasciarmi senza lavoro!”
«anche tu sei un detective, no? »
«quante volte lo devo dire?! – chiese, esasperato, alzando
le braccia al cielo, sperando che fosse tutto un brutto sogno, ma sapendo che
quella ora era la realtà e lui avrebbe dovuto farci i conti – li ho visti
davvero! Un trafficante d’armi e quelli che lo ricattavano! Poi uno di loro mi
ha scoperto.. e da dietro mi ha colpito alle testa.. BAAAM! »
«ma dai, piccolo – gli rispose l’agente, ridendo
allegramente con i presenti di fronte a quella storia fantasiosa, inverosimile
– guardi troppi gialli in TV! »
«non sono piccolo! Sono in seconda liceo! » ora era davvero
arrabbiato.. poteva capire che non si fidassero di un ragazzino in una
situazione normale, ma ora, dopo averlo trovato mezzo insanguinato, dopo aver
addirittura pensato che fosse morto, dopo aver trovato strano che un “bambino
così piccolo” fosse fuori a quell’ora di notte, da solo.. era credibile.. era
la realtà! E poi.. era Shinichi Kudo a dirglielo, accidenti! Era passato
dall’essere un punto di riferimento per metà delle prefetture del Giappone ad
essere beffato da agenti che fino al giorno prima scattavano ad un suo
sguardo.. com’era possibile? Neanche lui poteva capacitarsene, quello era vero,
ma..
«ehi! Non sarà scappato di casa? »
«un bambino così? » i poliziotti, straniti, iniziarono ad
avanzare ipotesi.. tutte, tranne quella corretta.. in effetti, dopotutto, il
detective era lui..
“certo che sono alti questi qui.. quanti metri saranno?” si
poggiò erroneamente allo specchio che aveva alle spalle, dimentico della ferita
alla testa “ahi..”
«controlla la lista dei bambini scomparsi! »
«sì! »
“accidenti – pensò, guardandosi – quel verme mi ha proprio
dato una bella bo.. EH?! Mi sono.. mi sono
rimpicciolito?! Perché?” lo shock che attraversò il suo viso non fu
paragonabile nemmeno alla prima volta che si vide puntare addosso una pistola,
alla prima volta in cui partecipò ad un inseguimento, alla prima volta in cui
si trovò davanti ad un caso contorto, che rischiava di farlo impazzire, in cui
non riusciva a trovare il vero colpevole e ad assicurarlo alla giustizia..quello specchio (non poteva essere truccato)
ritraeva un bambino di circa sette anni, delle elementari, comunque, piccolo,
con i capelli corvini, gli occhi azzurri spalancati, un viso che gli ricordava
molto una vecchia foto con Ran, da bambini, vestiti troppo grandi, pantaloni
arrotolati, scarpe grandi come una barca per i suoi piedini, maglia dalle
maniche doppie rispetto alle sue misure, coperta da una felpa verde ancora più
enorme. Rimase a lungo a guardare quell’immagine surreale, illogica, finché la
voce del poliziotto, di ritorno dalla ricerca in archivio lo scosse
«niente da fare.. chiama la centrale. Per il momento lo
affidiamo ad un istituto per minori.. »
“che?! Un istituto?!”
«vieni piccolo.. ti portiamo in un bel posto.. »
«ma.. non c’è?! »
«la finestra! È uscito di là! »
«cercatelo! Non può essere lontano! »
“non scherziamo! Non ci vado in un posto del genere!”
«GRRRR»
“eh?”
«WOF WOF WOF »
“aah! Aiutoo!”
«eccolo! »
Scusate! Sono in un ritardo pazzesco…
È che ultimamente ho avuto pochissimo tempo! Chiedo venia..
“questa è la segreteria telefonica. Shinichi Kudo non è in
casa. Asciate un messaggio…”
«che strano.. non è ancora tornato.. » il tono preoccupato
di Ran, che aveva chiamato invano il suo amico detective per ben tre volte non
allarmò affatto il cervello ubriaco di Kogoro
«sarà andato a cena con quel suo famoso papà scrittore» le
disse, noncurante, scatenando nella figlia una furia omicida
«ma che dici?! – sbraitò, contro quell’uomo apparentemente
apatico che si comportava come fosse la prima volta che sentiva parlare del suo
migliore amico, come se non l’avesse conosciuto da sempre! – i genitori di
Shinichi sono in America da tre anni e lui vive da solo! »
«eeh, davvero? »
“ne sono sicura – pensò – gli è successo qualcosa”
«faccio un salto a casa sua! » urlò, prima ancora di
rendersi conto che le sue gambe la stavano conducendo a casa di quel
fantomatico investigatore che si cacciava in guai sempre più grossi.
«ehi, e la mia cena? » il padre, invece, lungi dal
preoccuparsi per quel moccioso che gli stava rubando il lavoro, rimase seduto
comodamente sulla propria sedia.
Shinichi, ridotto ad un bambino, si trovava a due passi da
casa propria, ma dovette fermarsi: era senza fiato. Il suo corpicino non aveva
potuto sopportare una fuga del genere, a rotta di collo, da cani segugi e
poliziotti intenzionati a chiuderlo in un istituto per minori.
“una corsetta da niente e.. ho già il fiato corto.. questo
corpo.. cosa mi è successo?!” non riusciva nemmeno ad articolare pensieri
coerenti tra loro – cosa cui non era minimamente abituato . sembrava posseduto
da un flusso di coscienza incontrollabile.
«?! » all’improvviso ricordò: “ora ricordo.. dopo avermi
colpito, quel tipo ha detto.. ‘ah ah ah .. usiamo la nuova sostanza che
l’organizzazione ha creato.. sugli umani non è ancora stata provata, ma..’ ...
quella roba.. è impossibile.. impossibile?!”
Due fari gli illuminarono la schiena e il bagliore fece
comparire l’emozione del panico nei suoi occhi così azzurri, si scansò appena
in tempo, per essere lavato da capo a piedi dall’acqua sporca che il furgone
che l’aveva quasi investito aveva sollevato dalla pozzanghera che stava vicino
a lui.
«aah! » urlò, scansandosi
«cretino! Sei in mezzo alla strada! – sbraitò di rimando,
voltandosi per guardare a quale “cretino” si stesse rivolgendo – fa’ più
attenzione, moccioso! »e continuò il
suo viaggio verso chissà dove, sotto la pioggia torrenziale che copriva Tokyo,
chiedendosi, lo ammise,quale mai
genitore lascerebbe un bambino così piccolo in giro da solo a quell’ora della
sera.
«ah ah ah .. moccioso – constatò Shinichi, deluso da quella
definizione – che pena.. »
Il peso del fisico atletico di Ran, che correva con un
ombrello qualunque in mano per coprirsi dal pianto di quelle nuvole nere che
sembravano preoccupate quanto lei per il suo amico detective, sollevava piccoli
spruzzi d’acqua stagnante, troppo veloci per poter infracidire qualcuno.
Correva a perdifiato, respirava affannosamente, ma non si arrendeva: DOVEVA
trovare Shinichi
«ah.. no.. » l’amarezza del piccolo grande detective
raggiunse l’apice, quando si rese conto che la sua nuova statura non gli
permetteva di raggiungere la maniglia del cancello di casa propria, esponendolo
ancora alla pioggia fredda che non accennava a cessare.
“non riesco neanche ad entrare in casa mia.. così non posso
fare proprio niente..”
Tese la mano più che poteva, si sforzò al massimo, ma non ci
fu soluzione: era troppo in alto (oppure lui, ad ora, era troppo basso)
KABOOM!!
Uno scoppio provenne dalla casa a destra della sua,
facendone crollare in muretto esterno.
«eh? » Shinichi si voltò in quella direzione, stupito nel
vederne uscire il professor Agasa, vecchio amico di suo padre, che si era preso
cura di lui negli ultimi tre anni, uno scienziato sempre alla ricerca di nuove
invenzioni da vendere per arricchirsi. Era la sua unica salvezza.
«p-professor Agasa! »
aspettò che l’uomo tossisse, si ripulisse un po’ dai brandelli di intonaco che
gli erano caduti addosso e si alzasse in piedi, stupito
«eh? E tu chi saresti? »
«sono io! – urlò, infastidito dal fatto che non lo avesse
riconosciuto: chi voleva che andasse in giro da quelle parti a quell’ora di
sera? – sono Shinichi! »
Il dottore si sforzò di trattenere le risate: quel bambino –
avrà avuto poco meno di una decina d’anni – diceva di essere il suo piccolo
amico quasi maggiorenne? Probabilmente era un suo piccolo parente che lo
idolatrava: gli somigliava molto
«sei un parente di Shinichi?- gli chiese, amichevole – sei identico a lui da piccolo! »
“ma va?! Sono io!” evitò di esprimere questo pensiero e si
limitò a rispondere
«no! Sono proprio io in persona! Shinichi Kudo, liceo
Teitan, secondo anno.. » “ti dice nulla?!” un altro pensiero silenzioso
Il professore, lungi dal desiderare di essere preso in giro
da un bambino a quell’ora tarda, dopo l’ennesima giornata di fallimenti, suonò
il campanello del detective
«eehi, Shinichi, hai ospiti.. »
«aaah.. ascoltami.. ho bisogno di parlarti! » cercò di
attirare nuovamente la sua attenzione. Possibile che non capisse?
«Hiroshi Agasa, cinquantadue anni! – iniziò, pronto a
convincerlo con ogni mezzo – sei un inventore bislacco e abiti di fianco a casa
mia.. ti credi un genio, ma inventi solo carabattole! In più sul sedere hai un
neo da cui spunta un pelo! »[1]
«il ne.. il neo.. – introdusse Hiroshi, esterrefatto – solo
Shinichi ha visto il neo.. non sarà che.. – rifletté – Shinichi ha spifferato
il mio segreto.. »
«ti ho detto che Shinichi son io! – era davvero così ottuso?
Davvero gli dava così poco credito? – mi hanno fatto prendere una pillola e son
diventato piccolo! » in fondo sapeva che quella storia aveva dell’incredibile.
«piccolo con un pillola? » si bloccò
«s’.. » rispose, speranzoso
«tsk! Se ci fosse una pillola così, la vorrei proprio
vedere! » ora il doc era arrabbiato sul serio: si sentiva preso in giro
«vieni, marmocchio! Ti posto alla polizia! » “che altro
potrei fare?”
«no.. » doveva giocarsi la sua ultima carta: le abilità
deduttive che solo lui possedeva, applicate alla conoscenza profonda che solo
lui poteva avere del dottor Agasa
«che ne dici di questo?! – lo guardò dritto in viso, in
segno di sfida: se non avesse creduto a quello, addio libertà – sei appena
tornato dal ristorante Colombo! E lo hai fatto di corsa! »
«co-come fai a.. ?! » chiese, interdetto. Che fosse davvero.. ?
«i tuoi abiti – rispose, sicuro, ora che aveva la sua
attenzione – davanti sono bagnati ma dietro no.. questo perché hai corso sotto
la pioggia. Inoltre hai i pantaloni bagnati, e qui vicino, l’unico posto
fangoso è davanti al Colombo, dove stanno riparando la strada! E per finire,
hai i baffi sporchi del famoso sugo di quel ristorante.. »[2]
concluse, affannato, ma fiero di se stesso. Ora avrebbe dovuto credergli.
«ma tu.. » Hiroshi era sconvolto. Guardando quel bambino
attentamente, vide nei suoi occhi l’espressione che si dipingeva sempre in
faccia a Shinichi quando gli spiegava un caso risolto con successo o quando lo
metteva con le spalle al muro con una delle sue arringhe: grande sorriso a
trentadue denti, occhio sinistro chiuso in un occhiolino e dito indice a
picchiettare sul mento, con fare alla Sherlock Holmes. Era il solito beffardo
Shinichi, dunque.
Per tutta conferma, a quel gesto alle volte irritante
aggiunse un “divertentissimo”
«tsk tsk
tsk.. elementare, Agasa! »
«Shi.. Shinichi.. sei proprio Shinichi?! » chiese ancora una
volta, sconvolto dalla realtà che gli si parava davanti agli occhi
«te lo sto dicendo da un’ora! Mi hanno fatto bere una roba..
Ma Agasa lo interruppe, spingendolo oltre il cancello e la
soglia di casa sua
«faccio fatica a crederci, ma.. andiamo dentro, mi
racconterai con calma »
A dire il vero c’era poco da raccontare, anche perché la
botta in testa gli aveva lasciato un bel vuoto di memoria nel momento forse più
importante della vicenda: quando la pillola aveva fatto effetto. Comunque il
dottore aspettò che il detective si cambiasse, tornando ad indossare gli
abitini che portava alle elementari. Fortuna che quella maniaca sentimentale di
sua madre aveva tenuto tutto – proprio tutto: anche i vecchi calzini – ciò che
gli era appartenuto! «così non mi dimenticherò nulla del mio piccolino nemmeno
quando sarò una vecchia decrepita con l’Halzheimer! » aveva detto. La sua
follia era stata provvidenziale.
Quando ebbe finito il resoconto, dovette affrontare un Agasa
agitatissimo, quasi in preda al panico (beh, vedere un diciassettenne ridotto
ad un bambino non è esattamente una cosa di tutti i giorni, in effetti)
«ehh? Traffico d’armi?! »
«sì! E io ho visto lo scambio di soldi e..
«e per chiuderti la bocca ti hanno fatto bere quella
sostanza.. –lo interruppe di nuovo,
completando la frase, ma il ragazzo/ bambino non lo ascoltava: “che orrore,
sono i vestiti di quando ero piccolo..” la nuova situazione non gli andava
esattamente a genio: i bambini dellanuova generazione nemmeno indossavano più completi di giacca e camicia
con papillon! Avrebbe dovuto immaginare che a portata di mano ci fossero solo i
vestiti “eleganti”. Per gli abiti normali avrebbe dovuto cercare nei vecchi
scatoloni, come se tutto quello non bastasse già da sé - ..che non era ancora
stata testata.. e per una strana reazione.. ti sei rimpicciolito » sembrava il
discorso di un folle.
«ti prego, professore! – si illuminò Shinichi – sei un
genio, no? Crea una contro pozione per farmi tornare com’ero! » implorò
«non è possibile – si rattristò Agasa, sperando che il
giovane per questo non pensasse (ancora più di quanto già non facesse) che la
sua “scienza” fosse buona a nulla – senza la formula della sostanza che hai
preso..
«e se riesco a trovare quei delinquenti e prenderla? » lo
interruppe, brusco
«beh.. in tal caso non è sicuro, ma si potrebbe tentare.. –
poi rifletté un attimo – MI RACCOMANDO, NON DIRE A NESSUNO CHE SEI DIVENTATO
PICCOLO! »
Disse, prendendolo per le spalle e sbatacchiandolo con forza
«eh? Perché? » chiese di rimando, stupito
«se scoprono che sei ancora vivo – rispose, lasciandolo
andare – tenteranno sicuramente di ucciderti! Metteresti in pericolo anche chi
ti sta attorno! »
«capito?!- urlò,
tornando a scuoterlo come un pupazzetto – la tua vera identità deve restare un
segreto tra me e te! Non devi dirlo a nessuno! Neanche a Ran! »
«Shinichi, ci sei? » una voce melodiosa, QUELLA voce,
preoccupata come non mai, risuonò dall’ingresso, allarmando i due presenti.
[1] N.d.A.:
nell’anime, Shinichi dice «hai una macchia tutta rossa sulla schiena ». mi
sembrava più divertente quest’espressione, ma ho promesso di rispettare i
dialoghi del manga, quindi ve le riporto entrambe J
[2] N.d.A.
nell’anime dice «salsa speciale Colombo» e, visto che mi piaceva di più, l’ho
scritta qui J
fedele al manga fino alla fine! Anf anf.. che fatica
«uff, che tipo – disse,
togliendosi le scarpe e posando l’ombrello– se eri a casa potevi anche
telefonare! Hai anche lasciato la porta aperta! »
Dall’altro lato della casa, nella biblioteca, il piccolo
Shinichi e il dottore stavano avendo uno scatto isterico
«Ra.. Ra.. è Ran! » si spaventò il mini detective
«presto, nasconditi! » gli urlò lo scienziato, il più piano
possibile
«nascondermi? Dove? » si chiese lui, correndo in tondo come
un matto alla ricerca di un nascondiglio credibile, e non trovandone
«ah, professor Agasa.. » proferì la ragazza, sorpresa,
entrando in biblioteca
«ciao, Ran, da quanto non ci si vede! » tentò di
tergiversare, con il piccolo attaccato alla schiena, primo nascondiglio utile
trovato: la corporatura del dottore gli tornava utile, finalmente!
«ohh!- si stupì Ran, per l’ennesima volta,
dell’impressione chele faceva entrare lì dentro, ogni singola volta. Shinichi
la derideva da anni, per quello – è impressionante! Quanti libri ci sono qui
dentro! E sono tutti dei gialli.. »
Intanto il dottore si era lentamente spostato per andare ad
appoggiarsi ala scrivania e permettere al piccolo grande detective si
nascondersi sotto essa.
«eh, beh.. il padre di Shinichi è un famosissimo scrittore
di gialli.. » le ricordò, sperando che quel teatrino finisse presto.
«è crescendo in mezzo a questi libri che a Shinichi è venuta
la mania dei polizieschi.. » si rammentò
«che rompi.. » bisbigliò il piccolo latitante: proprio in
quel momento doveva criticare i suoi interessi? Va bene, si era messo nei guai,
okay, basta!
Purtroppo, però, il suo disappunto trapelò oltre il legno
della scrivania di suo padre, attirando l’attenzione della karateka
«chi c’è lì dietro? »chiese
«be’ , no, ecco, lui.. » tentò di
giustificarsi Agasa, maledicendo mentalmente quell’idiota che si era fatto
scoprire nel giro di mezzo minuto. Lo stesso idiota che si stava auto
maledicendo, chiudendosi la bocca con una mano.
Era accovacciato per terra e sentiva uno spigolo contro il
fianco, si voltò e vide, nel terzo cassetto, aperto, gli occhiali di suo padre
e gli venne un’idea: Ran non l’avrebbe riconosciuto subito, con quelli addosso
(sperò)
Peccato che la gradazione delle lenti fosse davvero alta, quindi
dovette espellerle, per non diventare cieco
«chi è questo bimbo? » chiese Ran, che ne frattempo si era
avvicinata
«su.. – lo rassicurò, vedendolo girato di schiena, incurvato
su se stesso – non essere timido.. »
«su, fatti vedere! » gli sorrise, prendendolo in braccio
“ahia” Shinichi ormai era stato scoperto, ne era certo.
La ragazza rimase esterrefatta: era stupendo. Un viso
rassicurante, timido ed impacciato, ma dolcissimo. Non se ne innamorò solo
perché il suo cuore era già impegnato, da anni.
«ma.. questo qui.. » abbozzò una frase coerente
«eh eh.. » sussurrò Shinichi, con un tono quasi
impercettibile
«è carinissimo! » si lasciò scappare lei, una volta trovate
le parole, abbracciandolo forte
Quel contatto stupì il ragazzo, notevolmente: non ricordava
l’ultima volta che l’aveva abbracciata.. ah, sì, forse quella volta, a New
York, per tenerla al sicuro dalla pazza guida di sua madre, ma non ricordava..
stretto tra le sue braccia, con lei così vicina..
“uuh, il seno..” non riuscì a
trattenere il pensiero, arrossì a quel contatto morbido e profondo. Dopotutto
aveva quasi diciassette anni!
«di chi è? » chiese Ran, ignara di cosa stesse realmente
accadendo
«è.. – “e ora cosa mi invento?” Hiroshi era nel pieno di una
crisi – è il figlio di miei lontani parenti.. »
«quanti anni hai? » gli chiese lei, amorevole
«sed.. ehm.. sei! » rispose, con
il tono più innocente che riuscì a trovare
«fai la prima? »
«s-sì.. »
«come ti chiami? »
«mi.. mi chiamo Sh.. ehm.. no.. »
si impappinò, alla ricerca del nome più banale che gli potesse venire in
mente.. ma nulla, vuoto.
Quanod Ran si avvicinò ancora,
ponendo dolo pochi centimetri tra i loro visi, andò in iperventilazione, e dopo
un paio di «eeh.. uuh..
ehm.. » notò dietro di lui i nomi degli autori dei suoi libri preferiti e, in
corner, mixò Conan Doyle e RanpoEdogawa, quasi urlando uno stentato
«Conan! Mi chiamo.. Conan Edogawa!
» sospirando con un rumoroso «ah ah ah.. »
«Conan? Che strano nome.. » constatò Ran, sorpresa che un
bambino giapponese potesse portare un nome chiaramente britannico
«mio padre era un ammiratore di Conan Doyle
– tentò di giustificarsi il neo bambino, ignaro del sudore freddo che gli
rigava le tempie – e così.. »
«uhm.. Conan.. » rifletté la karateka, considerando che,
forse, c’era qualche fanatico di gialli
più maniacale persino di Shinichi, dando
il tempo ai due di discutere sull’improvvisazione teatrale del detective
«che nome è Conan?! Non sei mica straniero.. » urlò Agasa,
in un sussurro
«che vuoi che ti dica? – gli rispose, con tono di voce
ancora più basso – è il primo che mi è venuto.. »
«ma dov’è Shinichi? » la voce di Ran, che si guardava
intorno come alla ricerca di un tesoro nascosto, spezzò il loro battibecco: ora
bisognava superare la prova più difficile. Convincere Ran a non cercare Shinichi..
«era qui fino a poco fa, ma.. – inventò Hiroshi – aveva un
impegno ed è uscito.. » “se la sarà bevuta?”
«ah.. »ribatté,
dimentica “dove sarà finito? Possibile che non si sia degnato nemmeno di
passare a salutarmi? Di richiamarmi, visto che l’avevo cercato? Di dirmi che
sta bene?.. avrà idea di quanto sono preoccupata?.. non sarà che è scappato per
quello che gli ho detto?” ripensò alla partenza, sul “Treno dei misteri”: “non
vedevo l’ora di venire qui con te..” gli aveva confessato, sperando ardentemente
che lui ricambiasse, che anche per lui fosse importante l’appuntamento con
lei..
«… » “devo fare qualcosa – pensò il professore – non voglio
che stia male per la sua assenza, e devo trovare il modo di aiutare Shinichi!..
cosa posso fare..?” poi, fulmine a ciel sereno, gli venne un’idea geniale
«senti, Ran, un favore! Non potresti tenere questo qui a
casa tua per un po’? » chiese, sollevando di peso il bambino in questione,
incurante dell’espressione shockata che si dipinse sul suo viso.
«eh? » che stava dicendo il professore? Perché mai avrebbe
dovuto occuparsi di un bambino che non conosceva? Non che fosse un problema,
ma..
«i suoi genitori hanno avuto un incidente e sono in ospedale
– spiegò – mi hanno chiesto di badare a lui.. ma io vivo da solo.. non ce la
faccio»
Ignorava del tutto il comportamento del piccolo detective,
che tentava invano di fermarlo dal proseguire, con le mani sul suo petto, come
per farlo tornare indietro, e lo sguardo MOLTO eloquente: insomma! Lui nella
stessa casa di Ran?! Convivere per chissà quanto tempo?! Scherzava?! Non poteva
crederci: lui, brillante detective diciassettenne, ridotto ad un bambino,
costretto a vivere nella casa della ragazza che gli piaceva (non l’avrebbe mai
ammesso), a guardare impotente un ubriacone scialacquatore di mezza età che si
spacciava per detective ma da anni non risolveva un caso?!
«ve bene.. – disse Ran, ancora confusa: era venuta a cercare
Shinichi e tornava indietro con un bambino delle elementari? – ma prima devo
chiedere a papà.. »
«davvero?! Sei proprio gentile! » le sorrise Agasa,
scatenando l’ira trattenuta del giovane, che, in un soffio, gli sputò in faccia
la realtà:
«sei pazzo?! Ran scoprirà subito che sono io.. » “possibile
che non se ne renda conto?!”
«ragiona! Il tuo cadavere non è stato trovato e gli uomini in
nero lo scopriranno presto..– gli rinfacciò,
nell’orecchio, davanti ad una Ran più basita che mai, pronta a fare una domanda
che nemmeno conosceva – verranno di sicuro a controllare a casa tua.. »
«perché non posso stare da te? »
«idiota! – gli urlò, sempre sottovoce – per tornare com’eri
devi trovare quegli uomini, no? La casa di Ran è l’ufficio di un detective! » “davvero
non ci aveva pensato?”
«ma certo! Lì, forse.. – “è vero, suo padre è un buono a nulla, ma
potrei sfruttare io il suo ufficio e ritrovare quegli uomini!” – posso trovare
qualche informazione utile! »
«voglio stare con la signorina! » decretò, attaccandosi alle
sue gambe (e sforzandosi con tutto se stesso di non sbirciare sotto i
pantaloncini larghi che indossava..
«è davvero carino! » esclamò la ragazza, intenerita
Così, uscirono da villa Kudo, la sua mano in quella di lei
(era imbarazzante, ma per un bambino avrebbe dovuto essere normale essere
tenuto per mano, per strada, soprattutto la sera a quell’ora)
«ciao ciao, zietto! » urlò al
professore, con la voce più infantile che riuscì ad emettere
«ciao! – lo salutò di
rimando, la mano destra tesa e la sinistra nella tasca del camice “che
succederà, ora? Metticela tutta, Shinichi!.. stavolta ti sei cacciato in un bel
guaio.. non sarà facile uscirne..” – uff.. stai bene,
Shin.. anzi, Conan.. »
«allora, Conan..» esordì Ran, tenendolo per mano, sulla
strada di casa
«eh? Ah? Sì.. – sorrise – cosa c’è, signorina Ran? » “mi
devo abituare a questo nome..”
«ce l’hai la fidanzata? » gli chiese, con un sorriso
«eh? » “che? Che sta dicendo?”
«qualcuna a cui vuoi più bene? A scuola.. » spiegò “è un
bimbo carino, chissà quante piccole ammiratrici!”
«n-non c’è.. » “ehi, ehi.. cosa mi chiede, questa?”
«io ce l’ho! – riprese, forse la sua domanda mirava proprio
lì: voleva raccontargli di Shinichi. Voleva che lo sapesse: se avrebbero
vissuto insieme, sarebbe stato meglio conoscersi! – un ragazzo che mi piace
tanto.. »
«eeh.. non sarà.. – le chiese di
rimando, malizioso, ridendo sotto i baffi – quello Shinichi che cercavi prima? »
«.. – lo guardò, come se avesse detto la più grande
stupidaggine del secolo – sì, è lui! » rivelò, col sorriso più dolce del mondo
stampato in viso
«eh.. » “cosa? Davvero? Davvero le piaccio?”
«è un po’ dispettoso – spiegò – sempre sicuro di sé, è perso
nel suo mondo di gialli, ma.. so di poter contare su di lui quando ne ho bisogno..
è coraggioso.. bello.. a me Shinichi.. piace da morire! – concluse con quella
fresca esclamazione, rossa in viso, felice al pensiero di lui. Aveva gli occhi
lucidi, sognanti. Il suo cervello percorse in una frazione di secondo tutti i loro
momenti felici insieme (quasi sempre, contando che ogni giorno passato in sua
compagnia era un bela giorno, e considerato che si vedevano, immancabilmente,
tutti i giorni).. finché una vocina non fece capolino tra i suoi pensieri,
ricordandole che ne stava parlado con un bambino che
era appena uscito da casa sua, parente del dottor Agasa, che doveva conoscerlo
piuttosto bene.. se lui l’avesse saputo sarebbe stato un disastro! Non le
avrebbe più parlato, come minimo, non l’avrebbe più trattata come prima.. l’avrebbe
perso.. doveva impedirlo – però a lui non lo diciamo! » sperò ardentemente
nella complicità di quello che di lì a poco sarebbe diventato il suo
fratellino, portandosi l’indice alla bocca, chiudendo gli occhi, per l’imbarazzo.
Occhi che avrebbero visto il volto paonazzo del bambino/ragazzo in questione,
che, non sapendo cosa accidenti dire – era un bambino, cavolo! – si limitò a
rispondere «s.. sì» alla richiesta di mantenere il silenzio sulla questione..
come se ce ne fosse bisogno!
«ecco, qui è casa mia.. –suggerì, davanti alla scalinata d’ingresso
– e da oggi anche casa tua.. »
«sì.. » perché tutto quell’imbarazzo? Non aveva forse salito
quei gradini migliaia di volte, per passarla a prendere (quando lei si attardava
a preparare la colazione a suo padre), per cenare, cambiarsi dopo una giornata
di pioggia, studiare? Conosceva quell’abitazione forse meglio del detective Mori
in persona.. come mai, allora, al pensiero di attraversare quella comune e
banale scalinata gli saliva un groppo in gola e riusciva a parlare solo a
monosillabi?
«è come se mi fosse arrivato un fratellino.. a te mi sembra
di poter dire tutto.. » “sì.. ho questa strana sensazione da quando l’ho visto.
Sento di potermi fidare di lui, sento che è un bambino speciale”
“Ran..” era sconvolto: pochi secondi prima aveva scoperto
che Ran, la sua amica d’infanzia, la ragazza che amava da sempre (ormai non
aveva più alcun senso nasconderlo.. a se stesso.. ) era innamorata di lui, ma
non aveva potuto risponderle perché si era rimpicciolito e aveva dovuto
mentirle.. come se non bastasse ora lei si fidava di lui.. come uscire da una
situazione del genere?
«vieni.. ti presento a mio padre.. »
«sì.. » “un altro problema.. suo padre mi odia.. mi
riconoscerà?”
«Ran..– si fermò,
capo chino, espressione sofferta – io.. a dire il vero.. io.. »
«sì? » l’espressione di Ran era molto equivoca: dolce,
disponibile, ma intelligente, come se avesse già capito tutto, come se stesse
aspettando solo la sua confessione, come se non ce ne fosse bisogno: avrebbe
capito..
«io.. in realtà..
Stava per dirle tutto, per metterla in pericolo, per esporla
ad un realtà terribile e incredibile, ma il destino fu più veloce: dalla cima
delle scale piovvero ottanta chili di Kogoro Mori a
tutta velocità, che avrebbero atterrato violentemente i due giovani, se la
karateka non fosse stata abbastanza sveglia da schivarlo, giusto in tempo.
«che spavento, papà, che ti prende? » il tono teso
«ahi ahi ahi.. » il detective di
mezza età si rialzò lentamente, ignorando le accuse della figlia
«dove vai a quest’ora? A bere ancora? O a giocare a mah-jong? O..
Fu interrotta dal risolino del padre, un sommesso «uh uh uh.. », che si voltò di scatto, quasi dimentico della
caduta, non badò al fiatone e urlò felice in faccia alla figlia
«LOVORO! »
«eh? » .. aveva davvero detto quella parola?!
«mi ha appena telefonato un uomo – comunicò, correndo verso
il ciglio della strada – la cui figlia è stata rapita da degli uomini in nero! Dice
che gli serve il mio aiuto! »
“uo.. omini in nero?” Shinichi/
Conan si bloccò. Non poteva essere: li aveva già trovati?
«ehi, taxi! » Goro era al settimo cielo, non poteva crederci:
dopo mesi che non vedeva l’ombra di un cliente.. lavoro! Finalmente lavoro!
«aspetta, papà.. » cosa doveva fare con lui? Agiva sempre di
impulso.. naturalmente era contenta che, finalmente, tornasse a lavorare,
però.. l’aveva quasi buttata a terra, accidenti! Poi era strano.. Shinichi sparisce
e la sera chiamano lui?
Ma non ebbe tempo di pensarci, perché la piccola manina di
Conan la stava già strattonando per la manica della giacca
«signorina Ran, andiamo anche noi! »
Lasciò la sua giacca e le tirò deciso la mano «presto! »,
facendola quasi inciampare nei suoi stessi passi «aspe..
»
Quel bambino aveva la stessa espressione che assumeva il suo
amico liceale quando si apprestava a risolvere un caso importante, ma lei non
poté vederlo, perché correva dietro di lui.
Intanto Goro aveva trovato un taxi, e stava urlando la
destinazione al conducente:
«Yayoicho, dal signor Tani. È una grossa villa! Più in fretta che può! »
E salì in macchina, ripensando all’incarico
«uh uh uh.. un caso! Un caso! Il lavoro
mi chiama.. chiama il grande detective Kogoro Mori! »
«più che grande, tronfio, direi.. » la voce della figlia,
spezzò il suo momento di gloria, spaventandolo
«agh?! Che ci fai tu qui?! » sì,
era furioso!
«non è colpa mia – si giustificò – è lui che.. »
“ahia.. non posso dirgli che volevo risolvere il caso per
trovare quegli uomini in nero..”
«che bello! Il taxi! Il taxi! » inventò, per difendere la
copertura.. si sentiva un criminale, e la cosa non gli andava per niente..
però, in fondo, erano menzogne a fin di bene, no?...
«chi sarebbe lui?! » sbraitò
«è un parente del dottore Agasa! » strillò di rimando, come
ad intimargli di abbassare il tono, stringendo a sé il “piccolo” per
proteggerlo dall’irruenza paterna
«scendete! Non vi farò intralciare il mio lavoro! »
«ma che dici?! Siamo in autostrada! Non possiamo scendere
qui! »
Il detective in miniatura non li ascoltava più., la mente
rivolta alla riflessione
“uomini in nero.. vi scoverò ovunque siate – promise –
prenderò il farmaco.. tornerò adulto e poi.. smaschererò tutti i vostri
crimini!”
Capitolo 8 *** la solitudine del grande detective ***
«dunque, ricapitoliamo – riprese Goro, continuando ad
osservare la foto che il padrone di casa gli aveva affidato per le indagini– la
persona rapita è la sua unica figlia, AkikoTani.. e ha dieci anni..
Il rapitore è un uomo robusto vestito completamente di
nero.. »
«sì – rispose il signor Tani, agitato – il maggiordomo
l’ha visto.. non è così, Aso? » urlò, rivolto al
povero vecchietto che lo seguiva, che, terrorizzato, rispose con un timido
«sì, signore.. »
«e nessun altro l’ha visto? » domandò ancora l’investigatore
«quando tutti sono accorsi alle grida della signorina –
rispose Asu – era già fuggito.. »
«uhm.. »
«bene! » squillò una vocina, dal basso
«eh? » il maggiordomo si chinò e lo vide: un bambino con gli
occhiali con un taccuino, che prendeva diligentemente appunti su ciò che
stavano dicendo gli adulti intorno a lui
«ci descriva più precisamente ciò che ha visto.. » esordì il
piccoletto, con tono professionale
«c.. chi è questo bambino? » chiese il vecchio, stupito
«è il figlio di miei conoscenti – si scusò, rivolgendosi poi
alla figlia, che guardava la scena, impalata – Ran! Ti vuoi occupare di lui?! »
«eh? » “ah, già, è vero! Non sanno che sono un detective..
accidenti.”
«dai, Conan – gli disse la karateka, amorevole – non disturbare
mio padre mentre lavora.. »
«scusa.. » “ahia.. la forza dell’abitudine..”
«non ha visto in faccia il rapitore? » Goro continuava con
le domande, Asu rispondeva, e Conan/Shinichi rifletteva
«no, era troppo buio.. »
“gli uomini in nero! Quelli che mi hanno ridotto così.. devo
trovarli a tutti i costi e tornare com’ero..”
«allora racconti nei dettagli com’è avvenuto il rapimento.. »
«sì.. la signorina era appena tornata da scuola e stava
giocando in giardino, quando.. improvvisamente, dall’ombra è uscito un uomo
completamente vestito di nero..
“AAAH!” la bambina i è messa ad urlare quando l’uomo l’ha
sollevata di peso, puntandole un coltello alla gola
“ma?!” ero sconvolto e non sono riuscito a dire nulla, poi
ha parlato lui
“dì al tuo padrone che se vuole rivedere sua figlia deve
chiudere la ditta per un mese! E che non si azzardi a chiamare la polizia!”
Detto questo, il rapitore è salito su quell’albero e da lì è
uscito.. »
«uhm.. »
« e com’era la sua voce? » alla nuova intrusione del
bambino, Asu rispose, confuso, e Goro si irritò al
limite del possibile: possibile che fosse sempre tra i piedi? Sembrava quasi
volergli rubare il lavoro
«un po’ acuta, un po’ grave.. »
«brutto.. » e poi, veloce come un lampo, gli tirò un pugno,
dritto in testo
«ahio.. »
«voi non avete sentito niente? La voce del rapitore o
qualche rumore strano? » Goro interrogò il personale, prima che potesse farlo
il marmocchio
«dal grido della signorina a quando siamo arrivate noi
saranno passati dieci secondi – gli rispose una delle cameriere – ma Aso..
“hanno rapito la signorina! Io inseguo il rapitore! Voi chiamate
il padrone!”
A parte le sue grida, niente.. era tutto tranquillo.. »
«dannazione – continuò il detective, tra sé, guardando di
sbieco il padrone di casa rimproverare aspramente il maggiordomo, e quest’ultimo
inchinarsi ripetutamente, pentito – solo quel vecchio ha visto e sentito il
rapitore.. »
«per fare quella richiesta.. – rifletté ad alta voce,
rivolto al signor Tani – il rapitore dev’essere di una ditta concorrente.. »
«accidenti.. prima prende mia figlia, e adesso vuole anche dei soldi… »
«so..soldi?! – chiese Asu, terrorizzato
– il rapitore ha chiesto solo la chiusura della ditta, non ha parlato di
soldi.. »
«ho appena ricevuto una sua telefonata! – gli urlò contro:
non era forse ovvio?! – vuole trecento milioni in banconote usate! »
«p.. pazzesco! »
«saprebbe riconoscere la voce? » domandò il detective, serio
«non era chiara, penso la stesse camuffando.. »
«signore, è sicuro che non sia un errore..? » implorò il maggiordomo, ma fu
messo a tacere da una semplice e perentorio «silenzio! Sta zitto tu! »
“…” nella mente del giovane detective iniziarono ad annidarsi i primi sospetti,
si dipanava la matassa dei primi indizi, veniva fuori pian piano la verità
«chi trarrebbe vantaggio dalla chiusura della sua ditta? »
«la Kadobeni, oppure la YoiBussan, o.. »
Mentre Mori continuava ad interrogare Tani,
Conan si schiariva le idee
“ha detto che il rapitore è salito su quest’albero..”
«GRRRRR»
«ARGH! » urlò: tre cani feroci lo stavano rincorrendo “ehi
ehi.. ancora cani?!” già. Non erano bastati quelli della polizia che l’avevano
trovato bambino..
D’un tratto si fermò, vedendo che le bestie non potevano più
proseguire, e si voltò
«ma? .. vicino all’albero.. i cani? »
«dovrò indagare su ogni ditta concorrente..» riprese il
padre di Ran
«signor detective, - provò ad interpellarlo, sperando che lo
ascoltasse – quei cani laggiù..
Ma non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase, che gli piovve
addosso un aspro e violento
«NON ROMPERE! Fuori dai piedi, moccioso! Ran! Ti ho detto di
badare a lui! »
«sissì.. » “certo che, però,
potrebbe anche trattarlo un po’ meglio: non è mica colpa sua se non riesce a
risolvere il caso.. anzi, sta tentando di dare una mano, piccolino.”
«tsk! » “ma tu dimmi.. provaci, a
risolvere il caso, senza di me! Poi vedremo!.. quando ero lo studente detective
Shinichi Kudo, tutti mi ascoltavano.. ma da quando sono piccolo non mi sta a
sentire nessuno..”
«uffa! » imprecò, e trasmise tutta la propria ira nel calcio
che tirò al pallone lì vicino..
Iniziò a palleggiare con maestria, senza pensarci, quasi non
lo si vedeva muoversi.. Ran restò incantata
«ooh! Sei proprio bravo col
pallone! Quasi come Shinichi.. lui palleggia spesso quando riflette.. dice che
gli schiarisce le idee.. » “.. e nemmeno lui mi ascolta quando gli parlo mentre
palleggia..”
Si sedette a guardarlo, intenerita, pensando al suo Shinichi..
“però è strano questo caso.. – i pensieri del nuovo Maradona,
invece, non sfioravano l’argomento Ran – perché mai il rapitore è venuto alla
villa? Sarebbe stato più comodo agire per strada mentre la piccola tornava da
scuola.. farsi vedere, poi, è davvero imprudente.. al telefono, invece, camuffa
la voce e chiede banconote usate, in modo estremamente razionale.. perché??!...
ma certo! Ho capito!”
Nella foga del momento, scagliò il pallone lontano, colpendo
in pieno la testa di Goro
«di nuovo lui.. »
“ahia..”
“dopo lo sistemo io..”
Ma l’ira del detective, non poté distrarre a lungo il
bambino, che notò il movimento sospetto di un corpo familiare..
«dove va? Nel posto dove ha nascosto la bambina? »
«ah?! » lo shock di Asu si manifestò in tutto il suo
sconvolgimento
“chi.. chi è questo bambino?!” e tornò indietro, tremante..
“allora è vero! Questo caso ormai.. è risolto! Ma adesso
devo farlo capire a quella testa di rapa..” pensò, alludendo al padre di Ran.
Ricordò di avere ancora il pallone tra le mani e lo tirò,
dritto al punto che gli avrebbe permesso di riportare la bambina a casa sana e
salva…
«WOF WOF WOF WOF WOF WOF »
«aah, che è?! »
Le urla di Goro riscossero tutti i presenti: Conan aveva scagliato il pallone dritto dietro l’albero, dove si erano quietati i cani che lo avevano ferocemente inseguito poc’anzi. Ora, quegli stessi formidabili cani da guardia, erano tornati alla carica, attirando anche l’attenzione di quella sottospecie di detective-
«aiutooo! » di nuovo la vocina acuta di quel bambino
«ancora tu?! » Goro non ne poteva proprio più: nel giro di un quarto d’ora quel moccioso era riuscito ad interromperlo un migliaio di volte.
Eppure..
«buoni, buoni. » solo la voce del signor Tani riuscì a placare l’ira funesta dei mastini. La spiegazione del piccolo fu esauriente
«la palla.. mi sono avvicinata all’albero per prenderla e i cani.. »
«cosa? – si stupì l’investigatore in carica, lasciando penetrare in Shinichi la speranza che avesse, finalmente capito – vicino all’albero i cani.. ma certo – proseguì, facendo miseramente cadere le aspettative del liceale – in una casa così grande, un paio di cani da guardia.. »
“ehi, ehi..” la mente del neo bambino lottava freneticamente contro l’istinto di tirargli addosso qualcosa: possibile che non avesse ancora capito?! Era elementare, accidenti! Albero, cani, bambina, rapitore.. era ovvio!
«questi cani abbaiano a tutti gli sconosciuti, vero? » chiese Conan, rivolto al padrone di casa, per aiutare ancora di più quell’incapace del padre di Ran – come poteva essersi ridotto così?
«sì, sono ben addestrati.. » rispose prontamente l’interpellato, come a sottolineare il buon lavoro degli addestratori, con tono da “per questo devi fare attenzione, piccolo!”
«?! » la mente Goro Mori, forse, iniziava a girare nel verso giusto
“un momento.. – rifletté – il rapitore è salito su quest’albero.. ma le domestiche.. ‘a parte le grida di Aso.. non hanno sentito niente..’” il ricordo della descrizione dell’accaduto da parte della domestica fu interrotto da ciò che vide con la coda dell’occhio: Aso si stava allontanando quatto quatto, cercando di non dare nell’occhio, attirando ancora di più l’attenzione
«Dove sta andando, Aso? – lo riprese, con aria saccente e minacciosa – la sue versione dei fatti è un po’ strana.. »
«… » la mancanza di risposta da parte dell’interlocutore, sommata alla sua espressione shockata, gli diedero ragione: quell’uomo nascondeva qualcosa
«se il rapitore fosse salito sull’albero, - continuò – i cani avrebbero fatto un pandemonio! Anche dopo la ua fuga! Però le domestiche non hanno sentito altro che le sue grida.. – Shinichi lo guardava, soddisfatto “bravo, vai così..”.. i suoi sforzi erano serviti a qualcosa..? – e la sua descrizione del rapitore, nonostante dica di averlo visto, è un po’ troppo vaga.. non sarà che quest’uomo, in realtà, se l’è inventato? Eh, Aso? o meglio..signor rapitore! » concluse, afferrandolo per il bavero della camicia, lo sguardo fiero e soddisfatto delle “proprie” deduzioni fisso in quello terrorizzato del maggiordomo, lasciandolo andare solo per permettere alla furia del padre della bambina di scatenarsi
«Aso.. tu.. » gli si avvicinò, pronto alle peggiori torture.. gli aveva rapito la figlia!
«signore, mi perdoni! La prego! » implorò, inginocchiandosi, con le mani poste a sostegno del busto e lo sguardo supplice rivolto al padrone
«come hai osato.. – no, non aveva intenzione di calmarsi – perché lo hai fatto?! » tuonò
«be’, ecco.. » a quella domanda, proprio, non poteva rispondere
«chi te lo ha chiesto?! » la vicinanza si era fatta imbarazzante: ancora un millimetro e la saliva che usciva dalla bocca del signor Tani insieme alle urla avrebbe inumidito la gola secca del signor Aso.
«be’? dov’è adesso la piccola?! » li interruppe Goro
«in un albergo qui vicino.. »
«bene! Il caso è risolto! Andiamo a prendere la bambina! » esultò il detective, quasi saltellando dalla gioia
«forza, guidaci all’albergo! » ordinò, perentorio, al traditore
«sì.. » rispose, afflitto
“no.. non ancora! Questo caso non è ancora..” voleva urlarlo, farglielo capire.. ma davvero non ci arrivava da solo?
«signore, la vogliono al telefono! » fortunatamente, arrivò la cameriera, angosciata, a salvare la situazione
«be’? chi è, proprio adesso?! »
«be’.. ecco.. »
Gli passò la cornetta, e lo shock si impossessò di lui. Non poteva essere.
«hai preparato i trecento milioni? » chiese una voce distorta, dall’altro capo del cordless
«c.. chi sei? cosa vuoi?! » urlò, rivolto a chissà chi, osservato da tutti, sconvolti dalla triste realtà che si parava inesorabile davanti ai loro occhi, tranne che da uno, determinato a risolvere il caso, una volta per tutte, a cogliere tutti gli indizi per salvare la bambina..
«chi sei? cosa vuoi da me?! » tuonò il padrone di casa, nello sconcerto generale da cui era attorniato
«non mi riconosci? – rispose, calma e sadica, la voce dall’altro capo del telefono – sono quello che ha rapito tua figlia.. »
«sciocchezze! – ribadì quello, confuso, guardandosi indietro verso il detective che aveva assunto, che a sua volta si era girato a guardare trucemente il maggiordomo – il rapitore, ormai..
Non concluse la frase
«allora avevi dei complici» Goro accusò Aso, sempre più shockato da ciò che un piccolo scherzo aveva scatenato
«no! – rispose, tentando di risultare convincente anche a se stesso – la signorina l’ho rapita io da solo… credetemi! »
L’espressione dipinta sul suo volto non convinse il padre di Ran, che continuò l’interrogatorio in modo più sommesso, dopotutto il rapitore non sospettava che il signor Tani avesse chiamato un detective privato, non potendo contattare la polizia..
“non sta mentendo – si ritrovò, infatti, a pensare Conan – un rapitore che si fa smascherare così facilmente non può avere dei complici.. dopo il primo rapimento, la bambina è stata portata via da qualcun altro. Qualcuno di molto più pericoloso!”
Dalla cornetta si levò un urlo: «PAPÁ, AIUTAMI! »
«A.. Akiko.. »
«ah ah ah.. io non sono molto paziente.. se non prepari in fretta i soldi, la mocciosa muore.. »
«no! Aspetta! – il sudore freddo gli rigava la fronte. Avrebbe dato tutto pur di rivedere la propria figlioletta sana e salva, a casa, a giocare ancora con la sua pallina.. non poteva sapere che il suo interlocutore aveva legato la suddetta bambina, Akiko, con una corda, che la teneva chiusa in una stanza buia, seduta per terra come una senzatetto, il maglioncino bianco sporcato dalla polvere e dal nero del male che si era avventato su di lei, i codini mosci dopo una giornata di bruschi spostamenti, la calzamaglia rotta e le ginocchia sbucciate sotto la minigonna scura dello stesso colore dei fermacapelli.. le lacrime agli occhi, la paura che la possedeva. Non poteva sapere che la bambina si sentiva tremendamente in colpa. Non poteva sapere che l’altro aveva capito che con lui c’era qualcuno, e che il detective che gli faceva compagnia non se n’era ancora accorto – avrai i tuoi soldi.. non fare del male a mia figlia..
«cerchi di prolungare la conversazione e di capire dove si trova il rapitore.. » gli suggerì Goro
«dove si trova..? » ma il dubbio fu subito messo a tacere da un bisbiglio di troppo: l’uomo che ancora rimaneva senza nome e senza volto aveva finalmente compreso.
«CHI C’è LÍ CON TE? NON SARÁ LA POLIZIA, VERO?» urlò, quasi assordandolo, come se il terrore di aver commesso un enorme sbaglio già non bastasse a trattenere quel povero padre sulla soglia dell’infarto.
Anche Goro si spaventò, e l’atmosfera non poté non contagiare anche il piccolo Conan. Come avrebbero scoperto, ora, le informazioni basilari per portare a casa la piccola Akiko?
«non provare a fare il furbo – gli suggerì, meschino, prima di essere interrotto dalla vocina angelica del suo ostaggio
«papà! sono nel magazzino di una scuola! »
«che?! »
«dalla finestra si vede una grossa ciminie.. AAH! » sì: la bambina aveva proprio esagerato.
«ah! Akiko.. » le sue urla avevano atterrito il signor Tani, che dopo un momento di immobilità, si attaccò energicamente all’apparecchio, urlando un
«AKIKOOO! »
Che coprì il
«tsk! Richiamo tra un po’! muoviti a preparare i soldi! » che chiuse l’angosciosa telefonata.
«uh.. uuh.. » era stata colpita sul viso, fatta cadere a terra, senza potersi difendere dal pavimento freddo a causa della braccia legate dietro la schiena.
L’unico commento del suo potenziale assassino, fu un glaciale
«tsk! Tu finisci male, mocciosa! »
«nel magazzino di una scuola da dove si vede una grande ciminiera? » chiese Goro, riflettendo su quale potesse essere l’ubicazione del rapitore.
«sì.. così ha detto mia figlia.. » rispose, incapace di razionalizzare il pensiero, l’uomo che l’aveva ingaggiato.
«è troppo poco per capire di che scuola si tratta.. potrebbe essere lontano.. »
“è un guaio.. – i pensieri di Shinichi erano differenti – il rapitore sa che rischia di essere scovato.. se non aiutiamo in fretta la bambina..”
«non c’è tempo di cercare scuola per scuola.. » disse ad alta voce, senza che alcuno di degnasse di prestargli attenzione
«parla! Dov’è Akiko?! Quel tizio è un tuo complice, no?! » non vedendo reazioni da parte del detective, Tani se la stava prendendo con un affannato Aso, incapace di rispondere, se non con un incoerente
«io.. io non.. »
«ah.. – Ran vide Conan salire sulla groppa di uno di quei grossi cani da guardia e si spaventò – CONAN?! »
«ma.. » si voltò verso il padre, in cerca di comprensione, trovandosi davanti un semplice
«lascialo perdere quel moccioso! »
Intanto il piccolo detective attraversava veloce la città sulle zampe di uno dei cani da guardia che l’aveva attaccato poco prima, e pensava ad una qualche soluzione
“il rapitore dev’essere qui vicino, ne sono sicuro! Da quando ha preso la bambina non è passato molto tempo e, con lei appresso, non è facile allontanarsi. La ciminiera può essere una fabbrica o un bagno pubblico – continuò, analizzando mentalmente la cartina dell’immensa Tokyo, ogni scuola, ogni fabbrica, ogni bagno pubblico, con i suoi diciassette anni d’esperienza – qui intorno sono cinque le scuole da cui si vede una ciminiera!”
Diede un calcio energico all’animale che cavalcava, spronandolo “più in fretta!”
«’ccidenti.. mocciosa dalla lingua lunga.. » il giovane uomo, berretto in testa, lineamenti spigolosi e naso adunco, era seduto per terra, beveva da una lattina e aveva un piede appoggiato alla schiena della bambina che aveva rapito, accovacciata per terra, cui aveva appena tappato la bocca con un pezzo di nastro adesivo, perché non disturbasse il suo “lavoro”; il giovane uomo fingeva di non ascoltare i lamenti nasali della sua vittima
«mmm! Mmm! » non doveva piangere. Non poteva permetterselo.
« ih ih ih .. » reagì finalmente, dissetato, quell’essere spregevole, asciugandosi le labbra con il dorso della mano….
“non è questa!”
“neppure questa!”
“.. e neppure questa!”
Davanti all’ingresso dell’ennesima scuola vuota, Conan si appoggiò al cane, ansimante, per riflettere, per riprendere fiato.
“acci.. non è nessuna di queste scuole.. dov’è? Dove diavolo.. – un profondo respiro – non ci sono altre scuole da cui si vede una ciminiera.. allora forse non è qui vicino..?”
Poi lo vide. Un enorme grattacielo che svettava in mezzo alle casupole a agli uffici. La forma rettangolare , se vista dal lato corto, forse..
“?!” fu un lampo, ed era di nuovo in sella al fedele destriero
“un momento.. e se invece..”
Fermò il cane. Era lì. Un enorme costruzione scura, alta, affusolata, priva di illuminazione.
“!” era lei.
“ecco cos’è! Visto di lato, questo palazzo sembra una ciminiera!”
“la scuola da cui questo palazzo di vede da questa angolatura.. – di nuovo la cartina mentale – è la scuola media Futatsubashi!”
«hai capito bene? I soldi li posisu una panchina del parco Hyakujii! E ricorda – proseguì la tortura – se vedo anche un solo poliziotto, la bambina muore! »
«A.. Akiko sta bene?! » quello importava. Solo quello. Al diavolo i soldi.
«sì.. appena mi dai i soldi, lo vedrai da te.. » e spense la sigaretta.
«ti prego.. fammi parlare con lei.. »
La telefonata si concluse con un CLIC.
«con questo l’affare è fatto.. tu non servi più.. » a nulla valse lo sguardo terrorizzato della piccola innocente.
«mi dispiace, ma devi morire – lo sguardo, accompagnato dall’estrazione della lama dal fodero – purtroppo mi hai visto in faccia.. »
«mmm! Mmm! » dire che Akiko era atterrita, terrorizzata e immobilizzata dall’adrenalina, sarebbe un eufemismo.
«ASPETTA! »
Un urlo. Da dietro la porta socchiusa provenne l’urlo di una voce bianca, asciutta, sicura. Inattesa.
“?!” ora era nei guai: l’avevano trovato.
«chi è?! Dove sei?! » chiese, non sapendo neanche a chi, appoggiandosi alla porta con fare circospetto.
«sono qui.. » la risposta, calma, paziente.
Il suo sguardo cadde in basso e li vide. Un bambino occhialuto con l’aria dell’intenditore e un cane rabbioso pronto ad assalirlo. Tutto fuorché ciò che si era aspettato.. forse un poliziotto, un uomo armato, un adulto!
«che?! » solo questo riuscì a dire. E fece appena in tempo, prima che il cane gli si scagliasse addosso, facendolo piombare sulle attrezzature sportive sparse per la stanza.
Conan si occupò di liberare la bambina dallo scotch che le sigillata la bocca e dalle corde che avevano stretto il suo fragile corpo.
«tu.. chi sei? »
«Shinichi Kudo.. – rispose, come fosse la cosa più naturale del mondo.. lo era stata – o meglio..
«? » l’espressione confusa della bambina lo fece rinsavire
«Conan Edogawa! Il detective! »
«de.. detective? »
«?! » i loro sguardi furono attirati dal tonfo che sentirono di fianco ai propri piedi.
Non c’era tempo per le spiegazioni
«Ju.. Jumbo! » la piccola iniziò finalmente a piangere. Un bambino l’aveva liberata. Un bambino. Eppure si sentiva al sicuro, protetta: l’aveva trovata!
Il criminale si era alzato, armato di una mazza da baseball, con l’aria truce di qualsiasi assassino.. di molti degli assassini che aveva conosciuto.
«cosa credi di fare, moccioso?! »
Provò a colpirlo con la mazza, ma era agile, e saltò.
Il pericolo reale si ebbe quando la versione ridotta di Shinichi provò a sferrare uno dei suoi potenti calci con un
«tieni! »
E il tentativo finì miseramente tra due mani rilassate che lo scagliarono in aria senza difficoltà, facendolo atterrare in mezzo a duri palloni da calcio..
“ahia.. così rimpicciolito non ho più forza per niente..”
Finché li vide. Era un calciatore fenomenale.
«ah ah ah .. non so da dove salti fuori, ma farò fuori anche te.. »
“proviamo così” pensò, preparandosi a lanciare
“prendi!”
Niente. Un’altra mano fermò il pallone. Era disarmato. Chissà quanto ci avrebbe messo, Goro, ad accorgersi degli indizi che l’avevano condotto fin lì.. era spacciato. E con lui la bambina.
Una mazza da baseball sul viso a tutta velocità. Sangue che esce dalla bocca, una testata per terra, un forte colpo al coccige.
«ah ah ah .. » e una risata maligna a completare il tutto.
«uh.. » una smorfia di dolore
«Conan! » l’urlo di una bimba in pericolo.
I passi dell’assassino che andavano a prenderlo.
“acci..” un pensiero inconcluso
Un’altra mazzata sul viso. Due. Tre.
Un rifugio fittizio: la schiena appoggiata al muro freddo.
Aveva ancora le orecchie che ronzavano dalle batoste, ma riusciva a sentirlo. Quel verme rideva.
«ah ah ah .. e adesso, il colpo di grazia.. farne fuori uno o due è lo stesso. »
La quinta mazzata. La sesta nello stomaco. Altre due per divertimento.
«Co.. Conan! Jumbo! Aiuto! Aiuta Co.. – si voltò, non lo vide. La bambina si sentì persa: l’aveva abbandonata anche il suo fedele cane? L’amico sincero che l’accompagnava da sempre? – Ju.. Jumbo? »
“dove sei andato, proprio adesso.. Jumbooo!”
Una schienata contro le casse di legno.
“ è inutile..”
«ah ah ah .. »
“con questo corpo da bambino.. anche se trovo un malvivente.. non sono in grado di prenderlo né batterlo.. non posso fare niente!”
Era dunque la fine? Sarebbe morto davvero così, il famoso detective liceale Shinichi Kudo? Rimpicciolito, senza poter trovare gli uomini che gli avevano rovinato la vita? senza poter salvare quella bimba senza colpe? senza poter parlare a Ran un’ultima volta? Senza poterle dire la verità? Senza poterle dire ciò che, da sempre provava per lei?
«adesso basta giocare.. CREPA! »
Una mazza insanguinata si sollevò
«NOO! »
Una mazza insanguinata tagliò l’aria
“è..”
Una mazza insanguinata si avvicinò
“è finita!”
Un suono sordo. Buio.
Aprì gli occhi.. lentamente..
Un corpo che fino ad allora non aveva visto, che probabilmente era appena arrivato, si era frapposto tra lui e la morte. Un braccio forte lo aveva salvato.
“RA.. RAN?!”
«AAAH! »
La furia di una ragazza preoccupata; la furia di una ragazza preoccupata per un bambino; la furia di una ragazza preoccupata per due bambini, di cui uno somiglia molto all’amore della sua vita; la furia di una karateka preoccupata per due bambini, di cui uno somiglia troppo all’amore della sua vita.. beh, non è da sottovalutare.
Un calcio, una lunga serie di pugni micidiali, un affondo, e infine un altro calcio.
Il corpo di un potenziale assassino che cade a terra, privo di sensi.
«uff.. » la fatica, per Ran, era finita. Meno di un minuto!
“che.. che forza..” no. Non l’avrebbe mai più fatta arrabbiare.. mai più
«Ran! La bambina sta bene?! » le urla del detective fuori allenamento sembravano quasi ridicole, dopo tutto ciò che aveva passato, ma le accettò di buon grado: era tornato tutto alla normalità.
La karateka stava slegando la bambina (lavoro che Conan era stato giocoforza costretto ad interrompere), quando si rese conto che non andava poi tutto così bene..
«però, Conan.. »
«non è niente, sto bene.. – cercò di sorriderle – piuttosto, come hai fatto a trovarci? »
«è stato grazie a quel cane! » rispose, sollevata, guardando la piccola Akiko che gioiva con il suo «Jumbo! »
«è tornato a casa pieno di ferite – continuò, ricordando la scena:
“cosa gli sarà successo?”
“ma, quella scarpa.. – il padre l’aveva riconosciuta – è di Akiko!”
A Goro era venuta l’illuminazione: “presto, seguiamolo! Ci porterà di sicuro dalla bambina!”
E così.. » concluse, pulendogli il viso ferito con un fazzoletto di stoffa pulito
“ah, adesso capisco..”
Si udì il rumore di una corsa, un respiro affannoso e una voce da uomo, preoccupata
«AKIKO! »
«pa.. papà! » la piccola gli corse incontro, sull’orlo del pianto, ignorando le dolci e fedeli leccatine di Jumbo, e lo abbracciò, scoppiando in lacrime
«su, su, è tutto a posto.. » la rassicurò, premuroso, il genitore
Nessuno udì, invece, la corsa di Aso che, affannato più del padrone, si rallegrava per il lieto fine
«s.. signorina.. meno male, è salva.. » colorandosi il volto di un sorriso tra i più belli e dolci della propria vita.
«tsk.. – intervenne Goro, irritato – ma che dice, Aso? il tuo complice lo abbiamo preso! Adesso tocca a te! » sorprendendo il quasi assassino
«complice? Io ho preso la bambina in un hotel – spiegò – non ho complici.. »
«cosa? – “ahia – pensò il detective – non ci capisco più nulla!” – vuoi dire che hai rapito la bambina dal luogo dov’era tenuta prigioniera? »
«prigioniera?! – insistette – non farmi ridere! La mocciosa stava sbafando tranquillamente al ristorante dell’hotel, da sola.. »
«che significa? – si domandò, ad alta voce, portando una mano sotto il mento, per conciliare la riflessione – allora, il primo rapimento.. »
“allora era vero! Non era stata rapita.. – concluse il piccolo salvatore – all’inizio, la bambina..”
«papà, a dire il vero.. »
la vittima di tutti quegli sballottamenti voleva, a tutti i costi, chiarire la situazione, una volta per tutte, ma il maggiordomo la interruppe, agitato
«non deve, signorina..
«cosa?! Sei ancora qui? Sparisci subito.. » lo interruppe a sua volta il padre di Akiko, afferrandolo per il bavero della camicia, e pronto a dargli un pugno
«iih! » quasi non si udì l’urletto isterico, per la paura, che fu liberato dalle labbra del vecchio servitore
Non ce ne fu, però, bisogno, perché fra i due si pose la parte lesa di quel fraintendimento
«no, papà! Aso non ha fatto niente di male! »
«signorina.. » il maggiordomo era anche un amico di vecchia data, e preferiva compromettere se stesso, piuttosto che la credibilità della piccolina..
«la colpa è mia! » urlò, ancora con le lacrime agli occhi per lo spavento provato durante il vero rapimento
«eh?! » non poteva crederci. La sua piccolina non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
«il piano di questo rapimento.. l’ho architettato io! »
Non è difficile immaginare l’espressione sconvolta del padre, il povero signor Tani, di Goro, Ran.. e neppure l’espressione seria e critica del piccolo detective grazie a cui era finito tutto per il meglio.
Ora tutti erano concentrati sul movente di quell’azione azzardata, che aveva fatto rischiare la vita a ben due persone:
«da quando la mamma è morta, tre anni fa, tu pensi solo al lavoro.. non stai mai con me.. mi sentivo tanto sola.. così.. ho pensato che se chiudevi la ditta, potevo averti con me.. e ho chiesto ad Aso di aiutarmi a fingere il rapimento.. e chiedere come riscatto la chiusura della ditta per un mese.. – d’un tratto fermò i lacrimoni che ormai le scendevano copiosi sul viso, come fulminata da un ricordo urgentissimo – Aso non era d’accordo ma io ho insistito tanto..! – lo difese – la colpa è soltanto mia! Se vuoi, arrabbiati con me! Papà! »
Non sapeva più cosa pensare, si perse in un attimo di riflessione, ascoltando e non i commenti dei presenti
«ma certo.. il primo rapimento era solo simulato.. » Goro
“alla buon’ora!” il pensiero di Shinichi
«Aso.. – intervenne, finalmente, il padrone di casa – anche se è stata Akiko a chiedertelo, quello che hai fatto è imperdonabile..
«sì.. » la risposta più flebile che avesse mai dato
«come punizione.. organizza immediatamente un viaggio da una settimana, partenza domani.. destinazione Australia, dove voleva andare Akiko! A partire, ovviamente.. – si calmò – siamo Akiko e io! »
«papà! » la piccola Akiko non era mai stata più felice, o almeno in quegli ultimi tre anni..
«signore! » anche il maggiordomo era contento, se pure stupito dell’indulgenza dimostratagli
«no, aspetta, questa settimana c’è la riunione amministrativa.. la prossima la riunione generale degli azionisti.. quella dopo.. »
«papà? » l’espressione scocciata e delusa.. sconsolata della figlia si accompagnava bene a quella di Aso, nel momento in cui disse: «signore! »
«be’ – rispose, quello, imbarazzato, portandosi una mano dietro la nuca e porgendo agli interlocutori il palmo dell’altra, come a frenare la loro collera – prima o poi.. » e cercoò di ridere, per smorzare la tensione.
Osservando la scena, Goro si mise a ridere e concluse l’indagine con un
«comunque tutto è finito bene! » come fosse stato “tutto” merito suo..
«ha avuto davvero un’ottima idea a liberare il cane per fargli cercare mia figlia! Jumbo è quello che più le è affezionato.. » si complimentò l’industriale, constatando di aver assunto davvero un valido investigatore
«sì? » rispose quello, che non si era nemmeno reso conto di cosa fosse realmente successo..
“eh,.. sono io che ho preso il cane.. – ma figurarsi se i pensieri di un bambino di sette anni circa possano essere presi in considerazione da un grande detective come l’investigatore Kogoro Mori – per trovare più velocemente la bambina. Questo caso l’ho risolto io, Shinichi Kudo. Anche se questo qua è convinto..”
«be’, tutto frutto della mia esperienza! » lo interruppe la voce dell’uomo di mezza età che gli aveva letteralmente rubato l’indagine
“lo sapevo che diceva così..”
«uuugh! » tentò di trattenere l'istinto di strozzarlo..
«Le farò avere la prova della mia gratitudine… » concluse il signor Tani, sorridendo
«Sì, sì, l'aspetto! » già si leccava avidamente i baffi…
Akiko si ricordò improvvisamente..
«Ah… grazie.. detective! » e riservò al piccolo Conan un gran bel sorriso..
«Detective? » si stupì Ran
«No, no, non io… - si difese . di sicuro parlava di lui… » ed indicò Goro, ancora tutto gongolante per la sua "brillante deduzione"...
Che continuò anche sul taxi, tornando a casa…
«Ah ah ah ah ! Oggi è stata una giornata fantastica! »
"Sì, come no… " a Conan ancora non era passata… non era abituato a farsi soffiare così ogni merito… e a dover pure stare zitto davanti a tanta superbia… "Mi hanno fatto prendere quella sostanza che mi ha rimpicciolito.. .poi il rapitore mi ha riempito di botte… peggio di così… "
«E allora, papà! A proposito di Conan.. »
«Be'? »
«Il professor Agasa mi ha chiesto se possiamo tenerlo… »
«Nnnh? »
"Eh eh eh… " Goro non aveva un'espressione tanto rassicurante…
«Ma sì! Va bene, va bene! - esultò, riempiendo il piccolo detective di pacche sulla schiena… - non so perché, ma da quando c'è lui il lavoro mi gira bene! Può restare quanto vuole! »
"Meno male, va'! così posso usare il suo ufficio da detective per trovare informazioni sugli uomini in nero… però, così non posso andare avanti… il rapitore l'ho trovato io, ma… in realtà non ho potuto fare niente… anzi, sono stato salvato da una ragazza… è una condizione davvero frustrante… una soluzione… - e si immerse nei pensieri - devo trovare una soluzione… "
Ciao a tutti ^_^ innanzitutto, scusatemi per l'enorme ritardo.. purtroppo mettere per iscritto i vari episodi richiede un sacco di tempo, e non so quando potrò portarli avanti.. in ogni caso, per il momento mi impegnerò a pubblicare almeno un file al giorno, se riesco un intero episodio, ma dipende dai giorni. A proposito di questo, mi scuso anche per aver suddiviso male i capitoli, finora. Da adesso in poi pubblicherò i file singolarmente, come sono indicati sui volumi del manga.
Grazie a tutti per aver letto, e un grazie enorme a chi recensirà :D
Un bacione.
Lur.
Capitolo 10 *** FILE 6. Un nuovo super detective ***
File.6
Un nuovo super detective
DRIIIN
«aaaungh… » La sveglia svegliò con ben poca finezza il neo bambino dal suo sonno.
"Sono passati già tre giorni da quando sono diventato piccolo… per il momento, nessuna notizia degli uomini in nero… sono venuto ad abitare qui proprio per ottenerle, ma… con un investigatore così… qui non arrivano né informazioni, ne lavoro…"
I primi pensieri mattutini, mentre si alzava, lavava i denti, ed entrava nello studio da detective del padre di Ran erano tutt'altro che allegri.
«eh eh eh … ah ah ah ah ah ! » Goro era impegnato a guardare la tv, con una birra in mano, la barba ancora da fare, la camicia smessa e la cravatta allentata. Il suo ufficio sembrava un centro di smistamento rifiuti. «ooh, ma è Yoko! » s'illuminò all'improvviso, corredando la propria soddisfazione con un fischio d'apprezzamento davvero poco adulto e professionale.
«sei carina come al solito! » la tv lo stava deliziando con l'inquadratura della sua cantante preferita.
«eh eh eh… » sospirò Conan, a bassa voce "ma guarda questo, alla sua età…"
«vado un po' a giocare fuori… » annunciò, con voce innocente.
«go! Go! Yoko! Let's go, Yoko! » il detective nemmeno si accorse di lui
"Tipico esempio di adulto mancato…" pensò il bambino, acido..
«ah ah ah ah ah! È davvero così pessimo quel Mori? » il professor Agasa cercava di scherzarci sopra.
«sì… è un disastro completo! »
«dai, non dire così… un tempo era un abile poliziotto… »
«accidenti, a me interessa trovare in fretta gli uomini in nero e recuperare la sostanza che mi ha rimpicciolito! »
«non avere fretta, Shinichi… » al dottore non mancava mai il sorriso sulle labbra.. «appena scopriranno che non c'è il tuo cadavere ti cercheranno di sicuro! Quelli ti volevano uccidere… piuttosto - si preoccupò - non avrai detto tutto a qualcun altro? Se si viene a sapere chi sei in realtà… »
«lo so! - non gli lasciò nemmeno finire la frase - metterei in pericolo anche coloro che mi sono vicini, no? Tranquillo - concluse - sia per Ran sia per il suo vecchio sono Conan Edogawa! »
«A proposito… Ran è venuta qui anche ieri… » si ricordò Agasa
«eh? »
«sì, verso sera….
Ran era andata a trovarlo, preoccupata
"bisogna fare qualcosa, dottore! Shinichi è stato assente anche oggi da scuola! A casa non è più tornato… da quando siamo andati insieme al Luna Park è scomparso! Io cosa… cosa devo fare?!"
"cosa… in che senso?" aveva risposto lo scienziato, messo alle strette
"quel giorno Shinichi stava indagando su due tizi vestiti di nero… può darsi che quegli uomini… - si era fermata un attimo a riflettere - io vado alla polizia!"
"aspetta, Ran!"
"Suvvia, non è la prima volta con Shinichi… starà di nuovo indagando su qualche strano caso… non ti preoccupare… vedrai che tornerà presto!" ed il suo sorriso non era mai stato più forzato…
"Be', forse…"
Per il momento l'ho convinta così ma, - concluse - non so fino a quando… »
"Ran… - Conan si incupì - a casa non lascia trasparire niente.." 'è pronto!', ricordò la sua voce dolce e leggera mentre annunciava una delle sue prelibatezze…
«in ogni caso - riprese il dottore - devi tornare com'eri... »
«già… adesso non posso fare niente… e poi… » il pensiero proseguì solo nella sua mente, senza uno sfogo verbale "…non devo far preoccupare Ran ancora di più…"
«aspetta! »
Agasa si mise a cercare in mezzo alle sue cianfrusaglie «c'è una cosa che ho costruito per te… »
«? » la versione ridotta di Shinichi era confusa
«ecco! » disse, presentandogli un normalissimo fiocchetto rosso
«…e cos'è? »
«un modulatore vocale a papillon! » era entusiasta, e la soddisfazione trapelava da ogni lettere che pronunciava.
«mo… modulatore? » ribadì, prendendolo in mano
«girando la rotella sul retro sarai in grado di imitare diverse voci! » spiegò di rimando, orgoglioso di se stesso.
«ooh… »
«potrai parlare da vecchio, da bambino… da uomo, da donna, tutto con quello! Ti servirà, vedrai! »
Ma probabilmente il giovane detective nemmeno udì le ultime parole, immerso com'era nel provare il nuovo "giocattolino".
«professore! - aggiunse all'improvviso, concedendogli quasi la speranza di qualche complimento… - questo va bene, ma non è che può inventarmi cose più eccezionali? »
«eh? »
«per arrestare i malviventi in un colpo solo… qualche marchingegno speciale! Lo sai, no? Da quando sono rimpicciolito non ho più forza… anche se risolvo un caso non posso fermare il colpevole… » e adesso si era incupito davvero…
«va bene, ho capito! Ci penserò su! » tentò di rassicurarlo
«anche se, per quante cose tu possa costruirmi, rischio di non aver occasione di usarle, da quel detective disoccupato… »
«be', dipende da te, Shinichi… se ti dai da fare nell'ombra e risolvi tutti i suoi casi… potrai trasformare qul Mori in un grande detective - si infervorò, chinandosi per stringergli le spalle - diventerà famoso e i casi da risolvere non gli mancheranno! »
«quel tizio… un grande detective… » se non fosse bastato il tono di voce, la sua espressione era lì a dar forma a tutto il suo scetticismo…
«ciao, Conan… bentornato… »
La voce di Ran lo accolse, indaffarata com'era la ragazza a sistemare la confusione nell'ufficio del padre
«hai fame, vero? Ti preparo qualcosa! »
"è impossibile - pensò, trovandosi davanti quello scempio - non sarà mai un grande detective…"
DRIIIN
«uh? »
Goro si era addirittura addormentato sulla scrivania, in mezzo a tutta quell'immondizia. Solo la sveglia, puntata per l'ora della trasmissione che si era riproposto di seguire, lo ridestò
«ehi ehi ehi! » iniziò ad agitarsi, non trovando il telecomando, ed una volta terminata la caccia al tesoro, fu un lampo a premere ON, sotto lo sguardo confuso del bimbo.
«la mia Yoko! » ecco qual era la trasmissione tanto importante da portarlo ad interrompere i suoi sogni…
"cento per cento impossibile." Concluse Conan nella propria testa.
DRRIIN
« mh? Chi cavolo è, proprio adesso? » chi mai aveva osato disturbarlo mentre stava per fare la sua apparizione la sua adorabile Yoko Okino?
Comunque, si risolse ad aprire la porta, ancora assonnato e mal messo
«sì, Mori, investigazioni private… »
Davanti all'uscio sostava una ragazza giovane, dai lunghi capelli biondi. Indossava un soprabito colorato e un cappello nero quasi a coprirle il volto.
«a… avrei bisogno di parlare on lei… »
Il detective rispose d'impulso
«eh, no, l'orario d'ufficio è finito per oggi! Se è per lavoro, domani. Provi a ripa…
Si bloccò, senza finire la frase: qualcosa di fondamentale gli era sfuggito…
Corse alla porta, dove la ragazza era ancora in attesa, e lo sconvolgimento sul suo viso, quando si accorse che…
«ma… ma… ma lei… impossibile… YOKO OKINO?! »
«sì - rispose timidamente - sono io… »
Era accompagnata da un uomo alto e magro, che restava immobile dietro di lei, senza parlare..
«ma… proprio adesso, in tv.. » Goro continuava a girarsi verso il televisore e tornare ad osservare la signorina che aveva bussato alla sua porta. Non poteva crederci.
«è una registrazione… » rispose, indecisa se pentirsi di essersi rivolta a quell'uomo o sentirsi in imbarazzo per tutto quel frastuono dovuto ala sua presenza.
«cosa ci fa una star della tv a casa nostra? » anche Ran era stupita, con un po' più di contegno…
«è per un lavoro » rispose timidamente l'attrice
«un… lavoro… » pensava che gli sarebbe scoppiato il cuore se fosse stato un altro secondo in quello stato pietoso di fronte a LEI.
Si mosse talmente velocemente che si vide quasi il fumo che la sua corsa aveva lasciato, bruciando il pavimento e si sentì solo il violento SBAM della porta del bagno che sbatteva dietro il suo ingresso. Una confusione di movimenti frenetici ed ultra rapidi (sotto gli sguardi sconfortati della figlia e del detective in miniatura), poi la dolce apertura di quella stessa porta mostrò un uomo totalmente diverso: lavato, profumato, ben vestito, pettinato, con tanto di cravatta.
"e tu chi saresti?" lo scetticismo di Conan diceva tutto
«mi dica qual è il suo problema, signorina… »
«sì… a dire il vero… »
«qualcuno la sta spiando?! » dopo il racconto della ragazza, Goro si era agitato molto più del consueto
«sì… »
«non sarà qualche paparazzo? »
«anch'io l'ho pensato, al principio… ma il suo comportamento è strano… e non è tutto… quando torno a casa, a volte trovo i mobili spostati… mi arrivano per posta foto scattate di nascosto che mi ritraggono… poi le telefonate… e, ieri sera tardi, un uomo mi ha rincorso… sono terrorizzata al punto che non riesco neanche a dormire! »
«chi osa farle una cosa del genere?! »
«le indagini dovrebbero essere svolte col massimo della riservatezza.. - fu la prima frase che uscì dalle labbra dell'uomo che accompagnava l'attrice - se venisse coinvolta la polizia, l'immagine di Yoko… »
«e tu chi sei? » chiese il detective, senza lasciarlo nemmeno finire di parlare, irritato.
«ah, scusi… - e porse il proprio biglietto da visita - sono Yamagishi, il manager di Yoko.. »
«pfui… il manager… »
«accetto l'incarico! Indagherò col massimo della riservatezza » e la sue espressione assunse un'autorevolezza ed una professionalità che raramente dimostrava..
«ah, grazie mille! » nonostante tutto, la giovane Yoko ed il suo manager si sentirono sollevati
«scriva qui indirizzo e recapito telefonico.. »
«sì! »
«e mi firmi questo… »
«sì? »
«può scrivere "a Kogoro"… »
Ma la sua espressione seria e professionale si ruppe di colpo, non appena ebbe tra le mani la dedica autografata della sua adorata.
«lascia fare al grande detective Kogoro Mori! - aggiunse, con un sorriso tanto ampio da sembrare una risata - andrà tutto bene! » e si lasciò trasportare tanto, da metterle una mano sulla spalla senza imbarazzo alcuno. «non permetterò che la sfiorino neppure con un dito! Anzitutto, facciamo un sopralluogo a casa sua… »
«sì… »
«papà! Posso venire anch'io? » Ran iniziava ad emozionarsi: era un'occasione unica
«eh? »
«mi piacerebbe vedere la casa di una stella della tv! Anche a te, Conan, vero? »
«s… sì… » non avrebbe mai potuto deludere un'espressione così speranzosa, e poi in fondo sarebbe stato fondamentale per le indagini…
«potete venire, ma non disturbate il mio lavoro.. »
«sì! » Ran era estatica all'idea di essere appena stata invitata da una star della tv come la famosa Yoko Okino… beh, insomma, più o meno..
Per quanto contento per lei, tuttavia, il lato egocentrico di Shinichi prevalse anche nella mente del piccolo Conan "ma questa qui non era preoccupata per me?"
«wow! Che bel palazzo! - la voce entusiasta di Goro interpretava il pensiero di tutti, in realtà - non per altro ci vive Yoko Okino! »
«non gridi così, per favore! » intervenne il manager: quale parte di "riservatezza" non gli era chiara?! «è meglio che non si sappia in giro! »
«ah… - e si rivolse ai due ragazzi che lo accompagnavano - ssst! Ssst! » con tanto di indice davanti alla bocca, in segno di silenzio
"pensa per te!" la vocina mentale di Conan si accompagnava bene anche all'espressione della giovane karateka.
«ooh… al venticinquesimo piano… »
«sì… la vista è fantastica. »
Mentre gli ospiti si perdevano nelle meraviglie del corridoio e delle finestre, l'attrice infilava la chiave nella toppa della porta.
«prego, accomodatevi… »
Non fece in tempo a dirlo.
Voltando lo sguardo dall'allegro gruppetto all'aspetto della propria dimora, il suo sorriso si trasformò in una maschera di terrore….
«ah… ah… »
Il primo ad accorgersene fu il fedele manager.
«Y… Yoko, che hai? »
Quella domanda fece scattare tutti. Spaventò Ran, innervosì Goro e fece sì che Conan/Shinichi attivasse la modalità "concentrazione".
Il primo a correre sul luogo fu il fan sfegatato della ragazza.
«COSA SUCCEDE?! »
«ma… »
«ma cosa?! »
Lo spettacolo che si trovarono davanti non fu molto adatto al lusso che regnava nel resto del palazzo…
Un uomo giaceva per terra, prono, con un coltellaccio conficcato nella schiena e fiumi di sangue che ne sgorgavano, macchiandogli la camicia e sporcando il pavimento.
Il piccolo era pronto a scattare.
Goro ci mise un attimo a riprendersi dallo stupore…
Yamagishi non poteva credere ai propri occhi…
Le due ragazze… beh… la loro reazione si può riassumere in un solo grido:
«AAAAAAH»
«Cosa succede?!» La voce di Goro giunse sulla scena del crimine prima del detective stesso.
«Ah… ah…» la giovane cantante rimaneva lì, pietrificata sulla soglia della stanza
«Ma… Ma cosa?!» trovandosi davanti quella scena, anche Goro tentennò.
Nessuno sembrava in grado di muoversi.
«La polizia, presto… la polizia!» il detective cercò di scuotere i presenti, ma la stretta di Yamagishi gli implorò cautela.
«Aspetti un momento, signor detective… se questa faccenda diventa di pubblico dominio, i giornali scandalistici…»
«Perché a casa mia, perché…» con le mani davanti alla bocca, Yoko cercava di trattenere le lacrime che già iniziavano ad inumidirle il volto.
Naturalmente i sentimenti della cantante turbarono anche il Goro…
«Non si potrebbe indagare in segreto?» la voce di Yamagishi lo riportò alla realtà
«Be', sì… in segreto…»
"Ehi ehi…" Conan era pronto ad intervenire, ma non ce ne fu bisogno…
«…MA CHE RAZZA DI SCIOCCHEZZE DICI?! - ora Goro stava praticamente urlando - QUESTO È UN CASO DI OMICIDIO!» aveva la bocca talmente spalancata che sembrava volesse mangiare Yamagishi… «Ran, chiama la polizia!»
«Sì!» rispose la figlia, scattando.
Le volanti non ci misero molto, ed attorno al palazzo iniziarono ad avvicinarsi i primi curiosi, tra un «che succede?» un «cos'è questa confusione?». Solo tra i "fortunati" che si trovavano all'interno dell'edificio circolavano notizie più precise: «c'è stato un omicidio, pare…» «che cosa terribile…».
La scientifica fu veloce a scattare le foto necessarie, mentre l'ispettore Megure raccoglieva le testimonianze.
«Capisco… - concluse - quando lei è rientrata a casa, quest'uomo era già stato ucciso…»
«È così…» rispose la padrona di casa, in tono sommesso e con il capo chino
«E con lei c'era questo detective…» proseguì, irritato, mentre il detective sorrideva ammiccante…
«Sono proprio io, ispettore Megure!» si mise sull'attenti allegramente
"Proprio lui…" l'ispettore non ne era molto entusiasta…
«Che nostalgia, ispettore! Tutti quei casi su cui abbiamo indagato insieme!»
«sì… e grazie a te sono quasi tutti finiti in archivio…» "Sapevo che, lasciata la polizia, era diventato detective… - pensò - ma… che lo fosse ancora…"
«Che caldo, in questo appartamento - si ravvide, tornando al caso - tiene sempre il riscaldamento così alto?»
«No, mai così… anzi, sono sicura di averlo pento prima di uscire…»
«che strano…» rispose Megure, scettico
«Non è l'unica cosa strana, ispettore… - intervenne il giovane Conan - intorno al cadavere ci sono tracce di bagnato…» era chino sul pavimento con una lente d'ingrandimento in mano. Iniziò ad esporre gli indizi che aveva raccolto, e la base della teoria che stava elaborando: «e vicino, questa sedia… la stanza è tutta sottosopra. Perché solo questa sedia è in piedi?»
Megure lo seguiva con lo sguardo, non sapendo cosa dire. «Il troppo caldo di questa stanza… - continuò il bambino - forse è per impedire di stabilire con precisione l'ora della morte… mmm, però… mettere il cadavere in acqua è più… - si girò e vide i due adulti intenti a fissarlo, e la crescente irritazione di Goro - …efficace…»
«Ah ah ah!» tentò di fingersi innocente, ma non servì ad evitargli il pugno in testa del padre di Ran.
«E questo bambino?» arrivò puntuale la domanda dell'ispettore
«Me l'ha affidato un conoscente…» rispose il detective, prima di rivolgersi, adirato, verso l'ormai piccolo Shinichi. «Ti ho detto di non disturbare mentre lavoro, no?!»
«Be', la causa del decesso?» chiese l'ispettore, tornando a prestare attenzione agli specialisti della scientifica
«È quasi certamente dovuto al coltello conficcato nella schiena…» riferì il primo
«Morte istantanea, probabilmente.» aggiunse il secondo
«È suo il coltello?»
«Sì…» rispose Yoko, esitante
«È normale, quindi, che abbia le sue impronte…»
«Penso di sì…»
«Non… non sospetterà di Yoko, spero…» intervenne Yamagishi, preoccupato.
«E lei chi è?»
«Sono Yamagishi… il manager di Yoko…»
«Be', voi due conoscete la vittima?»
«Be', ecco… - la giovane cantante fu interrotta dal suo manager, che sembrava sempre più ansioso.
«Per la paura non abbiamo ancora guardato bene…»
«Bene, accomodatevi, allora…»
I due ragazzi si avvicinarono titubanti e rimasero terrorizzati da quella vista: la vittima giaceva esanime, con il viso contratto dal dolore, gli occhi spalancati e la bocca aperta e stringeva nella mano sinistra una ciocca di capelli.
«Allora, lo conoscete?»
«N… non so… devo avvicinarmi ancora…»
Yamagishi si chinò, ma scivolò nella pozza di sangue e cadde sopra la vittima, con il viso a contatto con la sua testa.
Si allontanò di scatto, sporco e scoordinato, con un sonoro «Aaah!»
La manovra non sfuggì al piccolo Conan, che rifletté attentamente su quel gesto così poco spontaneo. Mentre l'addetto della scientifica rimproverava il signor Yamagishi: «Non tocchi la vittima!» e quello si scusava di rimando: «Sc… scusi! Sono scivolato…», il detective rimuginava: "Sono sicuro che quel manager… ha preso qualcosa dalle mani della vittima! Cosa?!"
Fortunatamente per lui, mettendo in tasca la refurtiva, Yamagishi lasciò cadere uno dei capelli che aveva in mano…
«Be'? Lo conoscete?»
«No, mai visto… vero, Yoko?»
«S… sì…»
Conan colse al volo l'occasione e corse verso il punto della stanza in cui si trovavano gli altri, mise un piede sul capello caduto, e arretrò trascinandolo con sé sotto la suola della scarpa, fingendo tutta al naturalezza possibile davanti alla faccia confusa del manager: «Ah ah ah!» rise come un bambino.
«Non importa… appena sapremo chi è si vedrà e è vero…»
A quelle parole la cantante ed il suo manager chinarono il capo, guardinghi.
"Un… CAPELLO?! - era lungo… il piccolo detective continuò le sue indagini - Il morto stringeva dei capelli tra le dita?! Ma di chi?! Perché il manager ha tentato di nasconderli?! Che il colpevole di questo omicidio sia…"
«Le finestre sono chiuse a chiave - spiegò l'ispettore - l'accesso dall'esterno è impossibile… resta solo la porta d'ingresso… e sull'arma del delitto sembrano esserci sono le impronte di Yoko.. ovvero, l'assassino… - proseguì, voltandosi verso i presenti - può essere solo lei, la padrona di casa… »
«Io.. io non potrei mai uccidere! » si oppose Yoko
«Certo, ispettore.. - intervenne Goro - Yoko mi ha chiesto di indagare… »
«Tsk… non sarebbe la prima volta che il colpevole assume un detective… » Con le braccia incrociate sul bordo della sedia ed il muso lungo, Megure aveva l'aria di un bambino che fa i capricci.
«Però.. » il detective non sapeva più come obiettare
«Di solito non c'è una chiave di scorta? » La voce acuta di Conan nel silenzio che si era venuto a creare sembrò risvegliare il padre di Ran…
«?! »
«Zitto! » ed allarmò la ragazza, timorosa che il padre potesse arrabbiarsi per l'ennesima interferenza..
«Ancora tu.. » appunto….
«La chiave di scorta ce l'ha Yamagishi… » rispose candidamente la cantante
«Sì… » confessò il manager, chiamato in causa.
«Che cosa? - il nervosismo di Goro a quell'affermazione presto si tramutò in piacevole sorpresa - Adesso ho capito! L'assassino... - fece una pausa teatrale, puntando il dito - sei tu, manager Yamagishi! »
«Che?! » il poveretto era terrorizzato.. era forse impazzito?
«Tu la corteggiavi e lei ti ha rifiutato! E così, per vendicarti…
Non finì la frase, che intervenne l'ispettore:
«E per quale motivo non potrebbe essere Yoko? »
«Come potrebbe una fanciulla così leggiadra? » appoggiò delicatamente le mani sulle spalle della ragazza, con un sorriso ebete stampato in faccia.
«Ah, sì… » che altro si poteva rispondere di fronte a tanta idiozia?
"Idiota…" i pensieri del piccolo Conan erano in perfetto accordo…
«È vero, io avevo la chiave di scorta ma l'ho persa! »
«eeeh?! Non starai mentendo, vero?! » urlò, afferrandolo per il bavero della giacca e spaventandolo a morte
«Giuro! - grondante di sudore e con gli occhi fuori dalle orbite, l'imputato tentò di spiegare.. - cinque mesi fa circa, nei camerini di uno studio televisivo…»
«È la verita! Si è fatto aiutare a cercarla anche dal personale della TV… »
«Tsk… se lo dice Yoko… » questo bastò a placarlo.. per il momento..
«È da allora.. - proseguì Yoko, approfittando dell'attimo di calma - che ho avuto l'impressione che qualcuno entri in casa mia quando non ci sono.. »
«Uhmm.. - rifletté l'ispettore - se questo è vero… può esserci qualcuno che prova rancore nei suoi confronti? »
«No… Yoko non ha nemici.. » Ora che era fermamente in piedi, il manager riusciva a parlare in modo normale
Intanto Conan girovagava per l'appartamento, guardando dietro ogni mobile, sotto ogni superficie, "Cos'è…. Ho l'impressione che manchi qualcosa per risolvere questo caso.. un qualcosa di molto importante… "
«?! » inginocchiato davanti al divano, vide un piccolo oggetto.. " Qua sotto.. che ci fa un orecchino?!" e corse dagli "adulti"
«Ispettore! Sotto quel divano laggiù… » nemmeno tirarlo per la giacca sortì alcun effetto.
«Mh? »
«Ancora tu? Non dar fastidio! » Venne scacciato senza mezzi termini
«Certo che.. portarsi dietro dei bambini… » Megure era alquanto contrariato..
"Non mi danno retta.. ora che sono ritornato un bambino neanche Megure mi ascolta più. Però adulto non posso tornare… Adulto.. Ma certo! Il papillon!"
Ricordò ciò che gli aveva detto il professor Agasa: "Con questo potrai cambiare la voce… potrai parlare con tutte le voci che vuoi, da adulto a bambino!"
"Proviamo a regolarlo su una voce da adulto.."
Dopo aver armeggiato con il "Giocattolo nuovo", si nascose dietro al divano
«Ispettore! Guardi cosa c'è sotto il divano! »
«? - Sentendosi chiamare si voltò, ma non vide nessuno.. - chi.. chi ha parlato? » comunque, fece come gli era stato detto
«Sotto il divano… - si piegò e lo vide - ma.. e questo?!"
Prese con cautela l'orecchino con un fazzoletto, per non lasciare impronte..
«Un orecchino? » era confuso..
«Quell'orecchino è di Yuko.. » chiarì Yoko
«Yuko? »
«Yuko Ikezawa… abbiamo debuttato insieme.. Lo porta spesso… lo so perché lavoriamo insieme.. non capisco come possa trovarsi a casa mia.. »
«Ora che ci penso.. - intervenne il manager - Yoko ha preso il suo posto come protagonista in una serie TV… ho sentito dire che Yuko la odia per questo. »
«Yuko mi odia… » la cantante si strinse nelle spalle, triste e delusa..
«Ah ah ah .. questa volta ci sono davvero! - sogghignò Goro - l'assassina è Yuko Izekawa! Andatela a prendere! » ci mise tanto ardore, che i poliziotti si pietrificarono..
«Vero, ispettore? »
«Beh, portatela in questura per interrogarla… anzi, portatela qui! »
«Avete sentito?! - riprese a comandare - muovetevi! »
«Sì! » e più che eseguire gli ordini, quei poveretti se la stavano dando a gambe levate..
Noncurante del trambusto, Conan/Shinichi pensava: "L'assassino è Yuko Ikezawa! Ne sono sicuro!" Goro aveva detto queste parole, però… "No.. dall'esame del luogo del delitto, l'assassino è Yoko Okino, è evidente! Ma… qual è il movente'! Il comportamento del manager… e le strane tracce sparse per l'appartamento.. i pezzi ci sono! Ora bisogna metterli insieme…"
Capitolo 12 *** FILE 8. Una persona che le somiglia ***
File 8 - "Una persona che le somiglia"
«Sì, è vero - rispose Yuko - ho odiato Yoko per avermi preso la parte! Però, questo omicidio è avvenuto nell'appartamento di Yoko, no? Non capisco proprio perché mi avete fatto venire fino a qui! Non è più logico sospettare della padrona di casa, cioè lei? »
«Yu… Yuko… » Yoko Okino non sapeva cosa dire…
«Brutta… » l'intervento di un Goro furioso fu prontamente bloccato dall'ispettore Megure, che cercò di calmare le acque:
«In effetti è come dice lei, signorina Ikezawa… nella schiena della vittima era piantato il coltello da cucina che era in casa, e su di esso sono risultate solo le impronte della signorina Okino… oltretutto siamo al venticinquesimo piano! Senza le chiavi, nessuno sarebbe in grado di entrare! »
«Uh uh uh… se è così, io sono fuori causa… è la prima volta che entro qua dentro! » il suo sorriso beffardo era alquanto irritante.
«Allora… - la inquisì il detective - perché questo era qui?! Non è suo, questo orecchino?! »
«To'! Guarda… sì! Pensavo di averlo perso ma… me lo avete trovato! »
«Non è solo l'orecchino! Anche il custode ha detto di aver visto una persona che le somiglia molto!»
«Ha visto una che mi somiglia… non me! Basta con le sciocchezze, vado in bagno! » rispose, girando la testa dall'altra parte, con superbia.
«Aspetti! Non ho finito… » cercò di trattenerla, ma si trovò davanti un'attrice molto arrabbiata…
« La smetta! Non le permetto di trattarmi da assassina solo perché ho perso un orecchino! Non trattenetemi a lungo! Sono impegnata, io! - fece una breve pausa, rivolgendosi alla padrona di casa - pfui… non così tanto come la top star Yoko, ma… » lasciò cadere la frase con fare teatrale.
«…»
Di fronte al suo silenzio imbarazzato, però, tornò alla carica:
« Appena questa storia finirà sui giornali, la tua immagine andrà in pezzi… e avrai anche tu un sacco di tempo libero! » e scoppiò in una fragorosa risata.
«?! » solo allora, Conan si accorse di una cosa importantissima: "Ma… queste due… viste di spalle sono identiche! E poi, perché mai lei… »
« Ehm, scusate? » tentò per l'ennesima volta un approccio con gli "adulti"
« Eeh? - si girò il padre di Ran - che vuoi ancora, marmocchio?! »
« Io, ecco… » essendosi rimpicciolito, Goro gli sembrava molto più grande, e vederlo arrabbiato con il faccione così vicino al suo, incuteva al piccolo detective una certa paura..
«Non dare fastidio, Conan! » Intervenne la ragazza, un po' per calmare il padre, un po' per tenere al sicuro il suo nuovo "fratellino".
«Però, la signora che è appena arrivata… »
« Ooh, anche tu stai indagando? Ma che bravo! - gli accarezzò i capelli con condiscendenza - però, tu fai la prima elementare, vero? È un po' presto per giocare al detective… »
«Sì… » rispose, con un falso sorriso "veramente faccio la seconda liceo ma…"
«Ci stanno pensando papà e l'ispettore Megure, andrà tutto bene… si risolve subito! »
"Ci sto pensando anch'io perché con quei due non va bene affatto…"
« Però, Shinichi... - lo abbracciò, triste - Shinichi un caso così lo avrebbe risolto molto più facilmente… ma dove sarà andato? Il mio fanatico di gialli… »
"Ran!"
« Ve… vedrai che.. - cercò di mostrarsi risoluto nel rispondere, nonostante fosse disperato - tornerà presto, sono sicuro! Non ti preoccupare! » Anche lei gli mancava. Gli mancava potersi comportare normalmente, gli mancava la sicurezza di averla accanto, di riuscire a tenerla al sicuro… ed ora era ridotto ad un bambino ci nessuno dava ascolto e che lei si sentiva in dovere di proteggere… e non aveva idea di come tornare indietro.
«? » la sua reazione aveva sconvolto Ran, che lo guardava confusa.
« Be', almeno credo… » dovette fingersi innocente…
«Quante volte ve lo devo ripetere?! Non sono mai venuta qui prima! Se insistete così tanto, mostratemi le prove! » si sedette e tirò fuori una sigaretta dal suo pacchetto, con nonchalance.
« il suo orecchino.. » provò ancora Goro
« Lo avevo perso! Potrebbe avermelo rubato Yoko… » asserì spavalda, prendendo in mano la statuetta della Libertà poggiata sul tavolo.
« Cosa dici, Yuko… » la tristezza della cantante avrebbe fatto stringere il cuore di chiunque, tranne lei:
«Tsk, chissà… » fece scattare l'accendino contenuto nella statuetta e dalla torcia uscì la fiamma per la sua sigaretta.
«?! » la cosa, ovviamente, non sfuggì a Conan.
« Non potete trattenermi oltre… »
« Ooh! Questo è un accendino! - suggerì, avvicinandosi con fare infantile - pensavo fosse una statuetta e invece è un accendino… che bello! »
«Conan! » lo rimproverò Ran
« Da dove sbuca questo? » chiese Yuko, infastidita
« È la prima volta che vieni qui, vero? - rincarò la dose - che brava a capire subito cos'è! »
«Ah?! » lo stupore fu tale che quasi le cadde la sigaretta dalla bocca…
«?! » anche Megure e Goro iniziarono a capire la situazione…
« Il piccolo ha ragione… come faceva a saperlo? » interrogò il primo
« È un caso, un amico ne ha uno uguale… »
« Chi è e dove abita? Lo vedremo subito… »
« Be', ecco… » iniziò ed essere visibilmente nervosa.. e favorì la prossima mossa del "bimbo"..
« Scusa, - chiese a Yoko - dov'è il bagno? »
« Eh? In fondo a quel corridoio… »
«?! » Goro non mancò di notare la cosa, e passò all'attacco
« A proposito, poco fa lei non ha avuto bisogno di chiedere, per il bagno… se non era mai stata qui, come ha fatto? »
« A… a… » stavolta le parole proprio non lo uscivano..
« Vuole che lo dica io? Perché lei è l'assassina, Yuko Ikezawa! - le puntò il dito addosso, mostrandole la foto del cadavere steso a terra e accoltelato - per coinvolgere Yoko in uno scandalo, lei ha ucciso quest'uomo in questa stanza! »
«Non è vero… non l'ho ucciso io… quell'uomo mi ha assalita improvvisamente ed io mi sono solo difesa! Non l'ho ucciso! »
« L'ha assalita! » ripeté il detective…
« In questa stanza? » concluse l'ispettore
«… Sì… »
«Allora lei è entrata… » Megure l'aveva in pugno, a questo punto
«Sì, sì, ci sono entrata! Con le chiavi che avevo preso in camerino! »
«Yuko…» Yoko non poteva crederci…
« All'inizio era solo una ripicca nei confronti di Yoko per avermi rubato il lavoro… telefonate mute, l'invio di foto scattate senza che se ne accorgesse.. però lei ha continuato a lavorare come se nulla fosse! Non ci ho più visto dalla rabbia e, quando lei non c'era, ho incominciato a venire qui a cercare… qualsiasi cosa potesse alimentare uno scandalo… però, oggi, mentre ero qui, è entrato anche quell'uomo… ho lottato disperatamente e alla fine sono riuscita a fuggire… »
« Capisco… - Megure si fece comprensivo - è nella lotta che ha perso l'orecchino… »
« Tsk… - intervenne Goro, scettico - nella foga, non è che l'ha anche ammazzato? »
« L'ho già detto, non sono stata io! »
A quel punto entrò un poliziotto, con un foglio in mano:
« Ispettore, abbiamo scoperto l'identità della vittima! »
« Ah, bene! »
« Akiyoshi Fujie, ventidue anni, diplomato al Liceo Konan, ha iniziato a lavorare nella ditta Kakubeni. Recentemente si era licenziato… »
« Il Liceo Konan? - intervenne Goro, ed il nervosismo della Okino era palpabile - non è lo stesso che ha frequentato anche Yoko? »
« È un caso... - si intromise il manager - vero, Yoko? Vero? »
« Io… Io… - stava per scoppiare a piangere - io conoscevo quell'uomo! »
« Cosa?! »
«Non solo lo conoscevo… lui.. ai tempi del liceo era il mio ragazzo! »
« Che… cosa?! » lo stupore regnava sui volti shockati dei presenti
«Yoko! »
«Mi dispiace, Yamagishi! Non riesco a mentire ancora! »
« Non… non l'avrà ucciso per chiudere un vecchio rapporto… » Megure non sapeva più a cosa credere…
« Non lo farei mai! E poi è stato lui a lasciarmi… al liceo… ma quando sono dventata famosa, è tornato e voleva che ci rimettessimo insieme… era insistente… per sfuggirgli ho traslocato in questo appartamento… quando ho visto in volto la vittima l'ho riconosciuto subito ma il mio manager mi ha sempre detto di nascondere la sua esistenza, così, senza pensare.. »
« Yoko… »
« Però non capisco perché lui è stato ucciso proprio qui… me lo dica lei! Chi è che l'ha ucciso?! »
« Se lo sapessi… »
"Chi è?! L'assassino chi è mai?! - Conan si interrogava, ma non riusciva a capire… - che Yuko Ikezawa l'abbia ucciso per sbaglio resistenogli con troppa forza? No… anche Yoko Okino aveva un movente… allora… perché il manager ha tolto i capelli dalla mano del morto? C'è ancora qualcosa che manca per completare il quadro… cos'è?! Cosa manca?!"
«?! »
La sua attenzione fu catturata da un piccolo segno: "Ma… questa ammaccatura?! Un momento… questa stanza era completamente sottosopra, ma… accanto al cadavere quella sedia era in piedi! Il troppo calore di questa stanza, poi le tracce d'acqua sul pavimento intorno al morto e i capelli che stringeva tra le dita… ! sì, adesso ho capito cos'è questa ammaccatura! Il puzzle è completo! Però, se non lo faccio capire in fretta a quella schiappa là…"
« Ah ah ah… questa volta…- parli del diavolo… - sì, questa volta l'ho capito davvero! L'assassino…
Goro era pronto a sparare a zero su un innocente… doveva fermarlo!!