Once Upon a Hedgehog di Knuckster (/viewuser.php?uid=21135)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mai più Chili Dog (Prima parte) ***
Capitolo 2: *** Mai più Chili Dog (Seconda parte) ***
Capitolo 1 *** Mai più Chili Dog (Prima parte) ***
Once Upon a Hedgehog #01 - Mai più Chili Dog (Prima parte)
Presentazione dell'autore:
Il mondo di Sonic the Hedgehog
è sempre stata una delle mie più grandi passioni, ma,
negli ultimi tempi, si è fatta strada dentro di me una nuova
"fiabesca" passione: la serie televisiva Once Upon a Time la quale, per
chi non la conosce, descrive le avventure dei più famosi
personaggi delle fiabe costretti a vivere nel nostro mondo di tutti i
giorni.
Ho sempre trovato alcune curiose
affinità tra il mondo di Sonic e il mondo di Once Upon a Time,
così ho voluto tentare questo bizzarro esperimento di fusione
dei due mondi.
Il mio tentativo è quello di
incrociare le vicende della banda di Sonic nell'ambiente narrato da
questa serie televisiva e, nel frattempo, tentare uno stile più
commedico e divertente.
Non si tratterà di un vero e
proprio crossover, dato che i personaggi originali di Once Upon a Time
non appariranno, ma più che altro di una riscrittura della
storia di Sonic in chiave fiabesca (e spesso assurda).
Comincio questa nuova disavventura
letteraria in un giorno simbolico: il primo anniversario del mio
più imponente progetto letterario su Sonic, ovvero Sonic the
Hedgehog: Legacy of Argus, e, per una buffa coincidenza, anche in un
giorno che coincide con il finale della quarta stagione di Once Upon a
Time, secondo la programmazione americana.
E' bene precisare che, per gustarsi
appieno questa storia, non è necessario né aver visto
Once Upon a Time, né aver letto Legacy of Argus, in quanto si
tratta di un progetto slegato, ma, in ogni caso, chi ha potuto gustarsi
entrambe le storie, troverà comunque molti curiosi e, spero,
buffi riferimenti.
Dopo questa doverosa introduzione, vi
auguro buona lettura di questa piccola folle parentesi favolesca nel
mondo di Sonic e vi ringrazio anticipatamente per eventuali commenti e
recensioni.
Un ringraziamento particolare va anche
a tutti i gentilissimi e affettuosi utenti di EFP che continuano a
seguire con passione e partecipazione gli altri miei progetti su Sonic,
in particolare Legacy of Argus!
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Quando si è sospesi in un
sonno criogenico forzato, le funzioni vitali del proprio corpo
rimangono congelate nello stato in cui si trovavano, ma la mente
continua a lavorare febbrilmente, scivolando nella misteriosa e, a
volte, folle dimensione del sogno. In attesa che i suoi amici trovino
la cura per la sua condizione critica, Sonic the Hedgehog si gode un
riposo forzato, ignaro che, di lì a poco, il suo cervello
intorpidito dal sonno lo costringerà a viaggiare in un mondo che
ha qualcosa di familiare, ma allo stesso tempo qualcosa di
molto… fiabesco.
(*) Sonic
è stato chiuso nella capsula criogenica di Shadow al termine di
Legacy of Argus #30 - Spirito indistruttibile (Terza parte)
ONCE UPON A HEDGEHOG
Mai più Chili Dog
(Prima parte)
C’era una volta nella Foresta Mobiana…
Un riccio blu che correva a perdifiato lungo un sentiero in terra
battuta che conduceva nel cuore della foresta. Correre era la sua
specialità, ma mai prima di allora c’era stata una ragione
tanto valida e importante per correre a quella velocità. Sarebbe
stato anche più semplice se non avesse avuto quel pesante
mantello rosso che gli svolazzava alle spalle, ma, per quanto fosse
critica la situazione, non poteva privarsene… anche
l’occhio voleva la sua parte e lui era, pur sempre, il Principe
Blu.
Raggiunse la zona della foresta più intricata e scorse, in
lontananza, un gruppetto di persone radunate attorno a qualcosa che non
si riusciva a vedere. Non fece fatica a riconoscerli: si trattava dei
sette Chaonani, poteva dedurlo dai cappelli di stoffa a punta che
portavano.
Si avvicinò immediatamente e uno di loro, Espiolo, si
voltò per rivolgergli la parola, con aria triste.
- E’ troppo tardi - disse.
I Chaonani si aprirono a ventaglio, uno dopo l’altro, per
mostrare al Principe Blu una teca di vetro in cui giaceva, addormentata
e completamente immobile, una bellissima riccia rosa vestita di bianco.
Rosaneve, la sua Rosaneve. Alla vista della sua amata, stretta nelle
infide spire della maledizione del sonno, il cuore gli fece un buffo
sobbalzo. Tuttavia, sapeva che c’era ancora una speranza…
- Aprite la teca! - intimò subito ai Chaonani.
Vectolo e Charmolo obbedirono, anche se con qualche riserva, e
sollevarono il coperchio trasparente del regale giaciglio in cui
riposava la loro amica. Il Principe Blu si chinò su di lei ed
estrasse dalle pieghe del mantello qualcosa che sperava l’avrebbe
aiutata a svegliarsi, l’unica cosa che poteva riuscirci.
Sventolò il caldo e fragrante Chili Dog, che aveva portato con
sé per il viaggio, sotto il naso di Rosaneve. Quest’ultima
mostrò un impercettibile segno di reazione quando mosse piano le
labbra finché, con enorme sorpresa di tutti i presenti, la
riccia rosa si svegliò e si avventò voracemente sul
panino, tirando un boccone consistente.
- Mi hai sfamato! - bofonchiò, con gli occhi luminosi, senza
neanche aver finito di masticare e inghiottire.
- Avevi qualche dubbio? - rispose il Principe Blu, addentando
l’altra metà del Chili Dog - Ti sfamerò sempre! -
Grande fu la gioia di tutto il regno della Foresta Mobiana quando si
riunì in massa per celebrare le nozze di Rosaneve e del Principe
Blu. Nella sala grande del loro palazzo, espressero le loro promesse di
matrimonio con la gioia raggiante che sprizzava da ogni parte del loro
volto. C’era soltanto una cosa che non avevano ancora
considerato…
Le porte della sala si spalancarono di colpo per permettere
l’ingresso di una persona che definire sgradita era dire poco.
- Scusate il ritardo! - annunciò la donna pipistrello sulla
soglia, ammantata in un lungo e attillatissimo vestito nero.
- La regina è qui! - esclamò Knuckolo, agitando i pugni
in aria con aria imbronciata e battagliera.
- Non è più la regina! - precisò Rosaneve,
mettendo mano al fido martello che portava sempre con sé -
Adesso è solo Rougina! -
- Eh, è quello che ho detto io! - protestò Knuckolo, burberamente - E’ la regina! -
- Ma no, intendevo dire che adesso è Rougina, non la
regina… cioè, ha perso il titolo di Rougina, quindi ora
è solo regina… cioè, intendevo il
contrario… perché si chiama Rougina e non… oh,
lascia stare! -
- Cosa ci fai qui? - domandò ferocemente il Principe - Se speri
di rovinare le nostre nozze, caschi male. Abbiamo già
pronunciato i nostri voti e non puoi costringerci a separarci senza
rivolgerti alle creature più terribili e malvagie del regno: gli
avvocati! -
Tutti gli invitati alla cerimonia rabbrividirono all’unisono.
- Non sono venuta per rovinare un bel niente, al contrario! -
spiegò Rougina, guardandosi intorno e fulminando con gli occhi
tutti coloro che aveva intorno - Sono venuta a farvi il mio regalo. Vi
regalo il lauto e sontuoso banchetto della vostra cerimonia nuziale,
perché presto… molto presto… vi spedirò
tutti in un luogo terribile, un luogo dove tutto ciò a cui
più tenete vi sarà strappato via! -
- I Chili Dog! - esclamarono, allarmati e all’unisono, i due sposi.
- I panzerotti al tonno e cipolla! - gli fece eco Vectolo.
- I miei biscotti al cioccolato! - continuò Espiolo, agitato.
- I miei sformatini di spinaci! - concluse Knuckolo, digrignando i denti.
- Ricordate le mie parole! - minacciò ancora Rougina -
Distruggerò la vostra dieta. Anche se dovesse essere
l’ultima cosa che faccio -
Nel Mondo Reale, Station Square…
Tra la folla di gente presente al terminal degli autobus di Station
Square, composta principalmente da esseri umani di tutte le stazze e di
tutti i tipi, rimaneva lo stesso curioso vedere girovagare in mezzo a
loro un piccolo volpacchiotto dal pelo chiaro, con due code che
sbatacchiavano allegre al suo seguito. Aveva l’aria concentrata e
portava sottobraccio un tablet ultimo modello, che teneva gelosamente
stretto a sé.
Nonostante fosse visibilmente fuori posto in un luogo come quello, il
volpino sembrava comunque sapere alla perfezione dove andare.
Attraversò qualche isolato di distanza e si fece strada
all’interno di un condominio in una zona residenziale a bassa
densità. Salì un paio di rampe di scale, quindi
bussò all’appartamento numero 06, attendendo pazientemente
una risposta.
Ad aprirgli la porta arrivò un riccio bianco che, prima di
accorgersi del piccoletto, fu costretto a guardarsi intorno a destra e
a sinistra. Squadrò il volpino con aria interrogativa e
sollevò un sopracciglio ad esprimere la sua perplessità.
- Posso… aiutarti? - domandò incerto.
- Sei Silvana the Hedgehog? - chiese, con voce fanciullesca.
Il riccio sospirò con fastidio.
- Sì, almeno stando a quanto dice l’anagrafe…
preferisco essere chiamato Silver, comunque! E tu chi sei? -
- Mi chiamo Miles Mills! -
- Che cos’è? Una specie di scioglilingua? -
- Detto da uno che ha il nome da donna… - puntualizzò il volpino, con un ghigno.
- Ehi, non me lo sono scelto io - ribadì Silver, seccato - I
miei genitori pensavano di aspettare una femminuccia -
- Ad ogni modo puoi chiamarmi Tails… è il mio soprannome
- continuò il ragazzino - E, a proposito… sono tuo
figlio! -
Tails si intrufolò subito in casa, approfittando
dell’evidente sbigottimento di Silver, ancora paralizzato sulla
soglia dallo shock. Sentendosi come a casa sua, raggiunse il
frigorifero e si versò in un bicchiere una generosa
quantità di succo d’arancia. Il cervello di Silver, nel
frattempo, decise di scegliere l’irritazione come sentimento con
cui affrontare la situazione e, soprattutto, quel ragazzino
impertinente.
- Ehi, frena un attimo! - disse, mettendosi di fronte a lui con le
braccia sui fianchi - Che significa questa storia? Non puoi
entrare in casa della gente e sostenere di esserne figlio! -
- Ma è così, te lo garantisco! - ribatté Tails, sempre più convinto.
- Allora rispondi a questa domanda: se tu sei mio figlio, non dovresti essere un riccio come me? -
- Questo dovresti spiegarmelo tu! Non hai mai avuto una tresca con una volpe? -
Silver si soffermò a pensarci per un attimo, quando, di colpo,
gli tornò in mente un particolare episodio e si sentì
avvampare in viso.
- A me aveva detto di essere una cagnolina! - mormorò ingenuamente.
- Senza offesa, ma ti facevo un po’ più sveglio! -
confessò il volpino, soffocando una risatina.
- Ammesso e non concesso che sia tutto vero, cosa ci fai qui? -
incalzò Silver, ancora più indisposto.
- Voglio solo che tu venga a casa con me -
- E dove sarebbe? -
- Una città non molto lontana da qui, si chiama Segabrooke -
Silver sembrò rifletterci a fondo, facendo tamburellare
nervosamente le dita sul suo avambraccio. Tails se ne rese conto
immediatamente, tanto che decise di dare a quello che sosteneva essere
suo padre un ulteriore incentivo.
- Altrimenti chiamerò la polizia e dirò che mi hai rapito! -
- Oh, questa poi… senti, ragazzino, probabilmente non lo saprai,
ma io ho un’abilità molto speciale. Una specie di
superpotere, per così dire. Riesco sempre a dire in maniera
imprevista e del tutto irritante la frase “è
inutile”… ed è proprio quello che sto per dire a te
adesso: it’s no use! -
Tails aggrottò la fronte.
- Ma quello era in inglese - obiettò.
- Mi è venuta così, non so perché - replicò
il riccio, sempre più confuso - Ma comunque non fa differenza,
non riuscirai a convincermi -
- Per favore, ti chiedo solo questo - supplicò ancora il
volpino, simulando un’espressione triste che racchiudeva una
subdola astuzia - Questo e nient’altro -
- Ok, mi hai convinto - acconsentì Silver, nell’arco di un solo secondo.
Era stato fin troppo facile, si sarebbe detto il piccolo Tails lungo la
strada del ritorno in compagnia di suo padre, più simile a una
gallina che a un riccio se si considerava la materia grigia.
Nella Foresta Mobiana…
- Sei ancora preoccupata per le minacce di Rougina? - domandò il Principe Blu alla sua amata Rosaneve.
Era da diverso tempo che la sorprendeva a far vagare il suo sguardo,
perso nel vuoto, fuori dalla finestra del loro sontuoso palazzo. Era
passato diverso tempo dal giorno del loro matrimonio e niente di
catastrofico era successo, cosa che aveva condotto lui a pensare che
non ci fosse proprio niente di cui preoccuparsi. Bé, a dire il
vero, qualcosa era successo, effettivamente, come dimostrava il
pancione della sua sposa in dolce attesa.
Rosaneve si voltò ad incontrare lo sguardo di suo marito,
cercando di non comunicargli la reale portata del suo stato
d’ansia. Il Principe le prese la mano, intrecciando le dita con
le sue.
- Erano solo quello: delle minacce - continuò, sforzandosi di
suonare rassicurante - Non devi permetterle di spaventarti -
- Mi ha fatto mangiare un sandwich al burro d’arachidi
perché sono più bella di lei - spiegò la riccia
rosa - Questo dimostra quanto sia malvagia e disposta a tutto -
- Ehm… malvagia perché ti ha dato un sandwich? -
- Mi aveva detto che era al tonno! Al tonno, capisci? Questa è
crudeltà pura… ah, e c’è anche il piccolo
particolare che sono allergica al burro d’arachidi e mi si
è gonfiato il viso come una zampogna, ma… mi ha mentito,
capisci? E’ capace di orribili inganni quella donna -
- Fino ad ora, però, non è successo niente e magari non succederà mai -
- Non possiamo esserne sicuri. C’è solo un modo per
scoprirlo… dobbiamo parlare con lui! -
- E quali informazioni potrà mai darci su Rougina? -
domandò il Principe, con gli occhi sgranati dalla sorpresa.
- Stai scherzando? E’ lo stregone più potente di tutti i
regni - ribatté Rosaneve, leggermente infastidita per tanta
ottusità.
- Davvero? - il riccio blu batté il pugno sul palmo della mano
destra - Lo sapevo che c’era qualche stregoneria in atto. Il suo
polpettone era troppo buono -
- Polpettone? Ma di che accidenti parli? -
- Non parlavi di Louie, il cuciniere reale? -
- Ma no, che hai capito? Stavo parlando di… Shadowstiltskin! -
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Mai più Chili Dog (Seconda parte) ***
b
ONCE UPON A HEDGEHOG
Mai più Chili Dog
(Seconda parte)
N.B. Si consiglia di installare il font Geddes per visualizzare la storia con i caratteri tipici di Once Upon a Time.
Nel Mondo Reale, sulla via per Segabrooke…
Sulla strada provinciale che collegava Station Square alla zona della
regione più vicina al confine, di norma circolavano una grande
varietà di vetture: semplici utilitarie, decappottabili di
lusso, fuoristrada, ciclomotori, camion delle consegne, sidecar e non
finiva qui. Era più che normale, considerando che Station Square
era una delle città più imponenti e popolose delle United
Federation. Tuttavia, mai era capitato a chi transitava per quella
strada di individuare nel traffico… un tandem giallo che
procedeva a passo di lumaca. Il sellino anteriore era occupato da un
riccio bianco che pedalava energicamente, mentre sul posto retrostante
si trovava una giovane volpe con due code, con l’aria per niente
soddisfatta.
- Puoi ricordarmi che lavoro fai? - domandò Miles Mills, detto
Tails, sovrastando il frastuono del traffico.
- Bè, a dire il vero, sono il collaboratore di un’azienda
rinomata nel campo della domanda/offerta all’interno del sistema
di approvvigionamento dei beni di prima necessità e mi occupo di
relazionarmi con il cliente e di offrire al suddetto una vasta gamma di
possibilità perché possa contribuire attivamente al
potenziamento dell’economia locale nel quadro di un disegno
improntato all’aumento del prodotto interno lordo della nostra
città! -
Tails ci rifletté un attimo su.
- Fai il commesso? - chiese infine.
- Faccio il commesso! - confermò Silver.
- Questo spiegherebbe perché siamo costretti a spostarci in bicicletta -
- Hai qualcosa contro i tandem, ragazzino? - incalzò il riccio,
vagamente offeso - Sono pratici ed ecologici e non hanno neanche il
problema del parcheggio o della benzina -
- Senza contare che costano poco! - completò Tails - E’
solo che… dovresti avere un mezzo di trasporto
più… regale -
- Cosa intendi dire? - disse il riccio, per poi girarsi un attimo per
vedere cosa stesse combinando il suo piccolo e saputello compagno di
viaggio, dato che sentiva che non stava pedalando.
Aveva i piedi poggiati sulla schiena di Silver e stava armeggiando con
un tablet argentato di ultima generazione. Sul retro del dispositivo,
in caratteri cubitali, c’era incisa la frase ONCE UPON A HEDGEHOG.
- Ti ringrazio per l’aiuto che mi stai dando a pedalare! -
commentò, sarcasticamente - Che cos’è quella roba? -
- Non sei ancora pronto - ribatté laconicamente lui.
- Non sono ancora pronto per un pugno di videogiochi? Ragazzino, ti
informo che da giovane sono stato campione regionale di Angry Nerds.
Sono arrivato al record di duecento nerds smutandati in tre minuti e
mezzo -
- Non sono solo semplici videogiochi - protestò Tails, di
rimando - E’ tutto quanto vero. E tu dovresti essere il primo a
crederci, dato che ci sei anche tu in questo gioco! -
- Davvero? E chi dovrei essere? Un prode cavaliere? Uno sterminatore di
demoni? Un idraulico in bretelle blu con la faccia da ebete capace di
ripetere sempre le solite frasi per quasi trent’anni? -
Tails sgranò gli occhi e cercò di trattenere
l’impulso irrefrenabile di scoppiare a ridere.
- E quest’ultima da dove l’hai tirata fuori? - domandò, stranito.
- E’ un mio incubo ricorrente, lascia perdere! -
- In ogni caso, quando appari nel gioco sei appena nato… e sei
il figlio di Rosaneve e del Principe Blu! -
- Ah-ah! Buona questa! - replicò Silver, con un ghigno
sarcastico - E sai anche dirmi quale è stata la mia prima parola
lì dentro? -
Ci fu un attimo di silenzio. Poi Tails rivelò l’arcano.
- “It’s no use”! -
Nella Foresta Mobiana…
Le segrete del palazzo reale erano buie ed umide, il posto ideale per
rinchiudere un pericoloso stregone come il famigerato Shadowstiltskin.
Con un abile inganno, il Principe Blu e Rosaneve erano riusciti a
renderlo inoffensivo e ad intrappolarlo in una speciale cella in cui i
suoi malefici poteri non potevano avere effetto. Tuttavia, di fronte
alle minacce lanciate dalla rancorosa Rougina… cioè,
dalla Regina… insomma, da lei… era necessario ricorrere
ad estremi rimedi, anche se significava rivolgersi a lui.
Fu così che, scortati da un più imbronciato del solito
Knuckolo, i due ricci si fecero strada, muniti di fiaccole, nei tunnel
sotterranei che conducevano alla prigione dell’essere più
temuto della Foresta Mobiana.
- Ricordate di non avvicinarvi per nessun motivo alle sbarre! -
intimò loro il rosso Chaonano - L’ultima volta che gli ho
passato la cena e mi sono sporto troppo, mi ha infilato il dito bagnato
nell’orecchio. E’ stato davvero disgustoso! -
Arrivati a destinazione, aguzzarono tutti e tre lo sguardo per cercare
di scorgere nelle tenebre la figura dello stregone riccio, operazione
resa ancor più difficile dal colore nero inchiostro della sua
pelle che si confondeva con l’oscurità. Nonostante questo,
non avevano dubbi circa la sua presenza perché,
dall’interno della cella, proveniva l’eco della sua voce
acuta e squillante che cantava: - Ooh Eeh Ooh Ah Ah Ting Tang Walla
Walla Bing Bang -
- Sta recitando una specie di oscuro sortilegio! - esclamò subito il Principe, sfoderando la spada.
- Non è niente del genere - lo rassicurò Knuckolo - La
canta da settimane. Dice che vuole entrare a far parte di un quartetto
vocale e renderla un tormentone da milioni di Rings -
D’un tratto, dal soffitto in pietra della cella sbucò il
tanto temuto Shadowstiltskin, appeso a testa in giù come un
pipistrello, e improvvisamente intento a fare le boccacce ai suoi
più che perplessi ospiti.
- Vi piace il motivetto? - domandò, spalancando i suoi enormi
occhi e aguzzando le pupille infuocate di rosso - Pensavo di renderlo
il singolo di punta della mia band. Gli “Stiltskin Boys”,
che ne dite del nome? -
- Non siamo qui per questo - lo dissuase subito Rosaneve.
- Però devi ammettere che è piuttosto orecchiabile - le
sussurrò il Principe in un orecchio.
- Ma io lo so perché siete venuti a trovarmi - incalzò
Shadowstiltskin, afferrando le sbarre e infilando i piedi negli
interstizi, come a volercisi arrampicare - Siete preoccupati per le
brutte minacce cattive della regina Rougina -
- Puoi dirci che cosa ha intenzione di fare? -
- Può darsi, bambolina - cantilenò lo stregone, con un
ghigno divertito - Anche se quest’informazione non sarà
del tutto gratuita. Hai già dimenticato il mio tormentone
preferito? La pazzia ha sempre un prezzo… e nel vostro caso, la
mia pazzia si traduce in un Chili Dog di due metri con pomodoro,
lattuga, formaggio, cetriolini… e non fate gli avari con la
mostarda! -
- Sei un folle se pensi che ti consegneremo il bene più prezioso
del regno! - sbottò il Principe, inorridendo all’idea di
quell’essere maligno che si sbafava quella prelibatezza.
- Siamo nervosetti, eh? Allora, forse, potrei anche solo accontentarmi
di sapere il nome del vostro pargoletto in arrivo - e,
dopodiché, indicò con il suo indice sottile il pancione
di Rosaneve.
- Affare fatto! - acconsentì lei, ma suo marito intervenne subito per esprimere il suo disaccordo.
- Non accettare! So qual è il suo malvagio piano. Vuole sapere
il nome della nostra bambina per architettare qualche assurdo
soprannome da divulgare in tutto il regno, in modo che sarà
presa in giro a vita, cadrà in depressione, si rimpinzerà
di bomboloni al cioccolato e diventerà talmente obesa che nessun
principe vorrà più sposarla, cosicché la nostra
stirpe si estinguerà e lui potrà prendere il potere per
trasformare il regno nella dimora dei pasti macrobiotici e dietetici,
facendo circolare solo tofu e germogli di soia fino alla fine dei
giorni! -
- Preferisci dargli il panino? - incalzò Rosaneve.
Il Principe trasalì visibilmente e decise di mettere un broncio infantile.
- No! - protestò - Mio! -
- Siamo d’accordo allora - acconsentì la riccia rosa - Dicci quello che sai! -
- Il cielo è blu. L’acqua è bagnata. I piccioni
sono fastidiosi. Hai un ragno che sta ballando il limbo tra i tuoi
capelli. E la regina intende scagliare un sortilegio che ci
spedirà tutti quanti in un luogo orribile… un luogo
popolato da strane creature dalla pelle rosa e con cinque dita per ogni
mano. Dove rimarremo tutti bloccati nel tempo e dove tutto ciò a
cui più teniamo ci sarà portato via… proprio
così… saremo costretti a mangiare uova per il resto dei
nostri giorni! -
Di fronte a quella terrificante prospettiva, Knuckolo poggiò il
dorso della mano sulla fronte e piombò a terra, svenuto,
emettendo un verso da sensibile signora attempata.
- Come possiamo evitare che la nostra dieta venga stuprata in questo
modo? - domandò ancora Rosaneve, rabbrividendo al solo pensiero.
- Noi non possiamo fare un bel niente… a parte correre a zonzo
strillando come donnicciole. L’unica che può fare qualcosa
è la creaturina che porti sempre con te! -
- Intendi Mr. Prosciutto? - ribatté lei, tirando fuori dalle
pieghe del lungo vestito il maialino di pezza che portava sempre con
sé.
- Parlo di tuo figlio, sapientona! - sbottò Shadowstiltskin - Se
troverete il modo di farlo sfuggire al sortilegio, arriverà un
momento in cui verrà a salvarci tutti! -
Rosaneve e il Principe si scambiarono un’occhiata eloquente e determinata.
- Allora dobbiamo affrettarci a completare il suo corredo - disse il
riccio blu - Avrà bisogno dei suoi vestitini rosa e delle sue
bambole per l’impresa che aspetta la nostra speciale femminuccia
in arrivo -
- Avevamo un patto, piccioncini! - ringhiò improvvisamente
Shadowstiltskin - Voglio il nome del nascituro! -
- Silvana! - rivelò Rosaneve.
- Silvana? - ripeté lui - Ma che nome… osceno! Mi piace! -
Nel Mondo Reale, Segabrooke…
Dopo ore e ore di pedalata, Silver e Tails raggiunsero la città
di Segabrooke ad ora ormai tarda. Le strade erano deserte ed erano
fiocamente illuminate da lampioni che spuntavano come funghi dai quasi
ogni marciapiede. Seguendo le indicazioni del volpino, Silver
pedalò - o meglio, si trascinò faticosamente a bordo del
suo tandem giallo - verso la zona est della città, fino a
raggiungere una sontuosa villa a due piani, completa di giardino e
recinto di siepi. Accanto all’imbocco del vialetto lastricato,
c’era una placca in ottone che riportava il numero civico e la
dicitura “Sindaco Rougina”.
- Quando avevi intenzione di dirmi che sei il figlio del sindaco,
ragazzino? - domandò Silver, parcheggiando il tandem e
rivolgendosi a Tails con tono piuttosto seccato.
- Perché? - lo rimbeccò lui - Avrebbe fatto differenza? -
- Puoi dirlo forte! Se lo avessi saputo prima, mi sarei fiondato a
riportarti a casa e ad incassare una lauta ricompensa! -
- Se è solo per quello, puoi stare tranquillo - disse Tails, con
un lieve ghigno - Di certo una ricompensa l’avrai -
I due risalirono il vialetto a lenti passi, ma prima che potessero
raggiungere la porta, questa si spalancò e si affacciò
una donna pipistrello, pesantemente truccata e con indosso un elegante
e costoso tailleur blu. Non appena scorse il piccolo Tails, gli si
precipitò incontro e lo strinse in un soffocante abbraccio
materno.
- Miles! - esclamò, con la voce rotta dall’ansia - Dove ti
eri cacciato? Ti ho cercato dappertutto! Mi hai fatto venire un colpo! -
- Ero andato a cercare la mia vera mamma! - rispose il volpino,
sottraendosi all’abbraccio e mettendo su il broncio migliore del
suo repertorio.
- Cosa vuoi insinuare? - sbottò Rougina, prendendolo per le
spalle e fissandolo dritto negli occhi - Sono io la tua vera madre! -
- No, non lo sei affatto! -
E, subito dopo, Tails la superò e corse dentro casa, salendo ai
piani superiori, probabilmente verso la sua stanza. Le labbra di
Rougina assunsero una piega crudele e, non appena si voltò,
fulminò letteralmente Silver con lo sguardo.
- E lei chi è? - chiese, con ostilità - E cosa vuole
insinuare? Che è la vera madre di mio figlio? -
Silver alzò le mani e si mise subito sulla difensiva.
- L’ultima volta che ho controllato ero ancora un maschio, per
cui non posso aver partorito quel ragazzino. Però sostiene che
sono suo padre… cosa che potrebbe anche essere vera! -
Dalla porta d’ingresso ancora aperta, sbucò un’altra
figura: una donna gatto dal pelo violaceo, con i capelli raccolti in
una coda scompigliata, che indossava una giacca di pelle e portava una
cintura con un distintivo a forma di stella.
- Ci sono problemi, signora sindaco? - domandò, risalendo in fretta il viale.
- Cosa vuole insinuare, sceriffo Blaze? - rispose lei, sempre
più scontrosa - Che non sono capace di occuparmi di qualche
problema? -
- Nulla del genere! - ribatté pronta la gatta - Mi ha chiamato
per ritrovare suo figlio e, dato che è tornato a casa sano e
salvo, direi che il mio lavoro qui è finito! -
- Molto bene! Torni al suo ufficio ora. Ecco i suoi croccantini! -
Rougina infilò una mano in una tasca interna della giacca ed
estrasse una manciata di granulosi croccantini per gatto che
lanciò in direzione di Blaze. Lo sceriffo spalancò le
fauci e li inghiottì tutti in un colpo solo, scodinzolando
visibilmente per la contentezza.
- Quanto a lei - continuò, rivolgendosi a Silver - La ringrazio
per avermi riportato il mio piccolo, ma le consiglio di lasciar perdere
qualunque cosa le abbia raccontato. E’ un bambino con
un’immaginazione molto fervida. Fino a prova contraria, non
c’è nulla che la leghi a lui, quindi le suggerisco di
andare a portare le sue insinuazioni altrove! -
- Ma io non stavo insinuando nien… -
- Cosa vuole insinuare? - sbottò ancora una volta il sindaco -
Insinua di non stare insinuando nulla? -
Silver scrollò le spalle, cercando di mantenere la calma e
cominciando a sviluppare una sorta di allergia per tutte ramificazioni
della parola “insinuazione”.
- Ha ragione, non sono affari miei! - affermò infine - Ho solo
fatto il mio dovere di bravo cittadino. Infatti… in questi
casi… non sarebbe opportuno offrire una ricompensa? -
Rougina, contrariamente ad ogni aspettativa, gli rivolse un ampio sorriso.
- Quel che è giusto è giusto! - disse, prima di infilare
nuovamente la mano nella tasca - Ecco a lei. Prenda anche lei i suoi
croccantini! -
Silver spalancò la bocca ed ingoiò i croccantini.
Sapevano di pollo. I suoi preferiti. Non appena, però, si rese
conto che non c’era nulla di più sostanzioso di quello in
serbo per lui, fece dietrofront con il capo chino e si diresse
silenziosamente verso il suo tandem. Solo dopo qualche pedalata verso
la strada di ritorno, si rese conto che Tails aveva volutamente
lasciato agganciato sul sellino posteriore il suo zainetto:
all’interno c’era ancora il tablet ONCE UPON A HEDGEHOG che
aspettava soltanto di essere restituito al legittimo proprietario.
Nella Foresta Mobiana, il Castello di Rosaneve e del Principe Blu…
In seguito alle oscure minacce della Regina Cattiva e alle conferme
sinistre ricevute da Shadowstiltskin, Rosaneve e il Principe Blu
decisero di riunire la loro corte nella Sala Grande del palazzo per
decidere, insieme a loro, come fronteggiare la crisi incombente.
Radunati attorno alla grande tavola rotonda c’erano tutti i loro
fidati alleati. I sette Chaonani erano seduti uno accanto
all’altro ed occupavano la metà del tavolo: Knuckolo, il
burbero perenne, Vectolo, l’inguaribile allegro ottimista,
Espiolo, l’intellettuale del gruppo, Charmolo, in costante
ricerca di coccole, Mightolo, che non riusciva a fare a meno di
distruggere ogni cosa toccava a causa della sua grande forza, Biggolo,
la cui stazza aveva ben poco di nanesco, cosa che complicava
notevolmente le cose quando si addormentava di colpo, e la mascotte del
gruppo, Rayolo, un ingenuo mollaccione non ancora in grado di parlare.
Dall’altro lato del tavolo, invece, si trovavano, naturalmente,
Rosaneve e il Principe. In loro compagnia c’erano Eggy, il
bonaccione baffuto del regno, esperto artigiano, con la sua dolce -
almeno all’apparenza - nipotina Creamy, conosciuta ai più
con l’appellativo di Coniglietto Rosso, a causa del cestino pieno
di peperoncini rosso fuoco che portava sempre con sé. Chiudevano
il gruppetto Orbel e Cubel, i due inseparabili gemellini robotici,
grandi amici di Creamy.
- Possiamo davvero fidarci di ciò che dice Shadowstiltskin? -
domandò Espiolo, sollevando un ragionevole dubbio.
- Gli uomini che ho mandato in perlustrazione hanno riportato che gli
animali della foresta non stanno parlando d’altro - rivelò
il Principe, preoccupato - La Regina sta davvero architettando qualcosa
e dobbiamo essere pronti ad intercettarla in qualche modo -
- Ma come? - intervenne Knuckolo - Se questo sortilegio è
davvero così potente da condannarci a mangiare uova per
l’eternità in compagnia di orrendi mostri con cinque dita,
cosa possiamo fare per impedirlo? -
- La nostra bambina! - rivelò Rosaneve - E’ lei la chiave
per spezzare il sortilegio, stando a quanto dice lo stregone. Se solo
potessimo trovare il modo di proteggerla dall’incantesimo…
-
- Un modo potrebbe esserci! - esclamò una voce che proveniva dall’altro lato del salone.
Svolazzando con le sue sottili ali trasparenti, la Fata Tikalina
raggiunse gli altri membri della corte. Alle sue spalle, i prodi
soldati del regno stavano trascinando un carretto di legno che
trasportava un uovo gigantesco.
- Un uovo? - puntualizzò Knuckolo, scetticamente - Affidiamo la
nostra salvezza ad una frittata gigante? -
- Non è un semplice uovo - specificò la Fata,
pazientemente - E’ l’ultimo esemplare rimasto proveniente
dal Bosco delle Omelette. Il suo guscio ha proprietà magiche. Se
lavorato fino a renderlo un contenitore, potrà proteggere la
piccola da qualunque oscura maledizione -
Il Principe e Rosaneve si scambiarono un’occhiata speranzosa di
fronte alla prospettiva di poter portare in salvo la loro piccola
Silvana. La Fata Tikalina, però, non aveva finito di parlare e
la notizia che stava per dare loro non era così lieta come
avrebbero voluto.
- Tuttavia, la sua magia è sufficiente per proteggere solo una persona - aggiunse, gravemente.
- Vuoi dire che… non potremo andare con lei? - chiese il Principe.
- Sono spiacente. Non c’è niente che possa fare. Possiamo
solo avere fiducia nella vostra piccola, sperare che, quando il momento
sarà giunto, ci troverà nella terra in cui saremo spediti
e ci salverà dal sortilegio -
Rosaneve scoppiò in lacrime.
- Dovremo abbandonare la nostra bambina in un luogo così
tremendo e lasciarla crescere da sola? Cosa può esserci di
peggio? -
- Il pranzo è pronto! - esclamò Louie, il cuciniere
reale, entrando nella sala con un lunghissimo carrello pieno di piatti
coperti - Con tutto questo trambusto in cucina non hanno avuto tempo di
andare a fare la spesa, abbiamo dovuto arrangiarci con quello che
c’era. Quindi… zucchine in brodo per tutti! -
Dall’intera tavolata si levò un urlo di disperazione
così forte che raggiunse il vertiginoso soffitto.
CONTINUA...
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3120966
|