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di Doroth_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 9: *** Capitolo Speciale -Mikan- ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 11: *** Capitolo speciale -Natsume- Parte 1. ***
Capitolo 12: *** Capitolo speciale -Natsume- Parte 2. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


-Mikan…-la chiamai con un lieve sussurro.
Non mi rivolse nemmeno un’occhiata.
Ero lì,sulla soglia della porta della sua stanzetta,immobile e sconcertata,di fronte a ciò a cui stavo assistendo.
“Sono la sua migliore amica in fondo…ma come è possibile?”mi chiesi,mentre pronunciavo il suo nome per l’ennesima volta.
-Mikan…-
Si voltò di scatto,squadrandomi gelida,come mai nessuno,fino ad allora.
-Smettila di infastidirmi,Hotaru!-
Quelle parole non sembravano minimamente sue.
“Mikan Sakura non è mai stata così!”
-Adesso ascoltami!-esclamai,con tono fermo e deciso.-Solo perché ora ti trovi in una brutta situazione,non è che devi fingere di non averci mai conosciuti,di non avermi mai conosciuta!-
-Questi non sono affari tuoi!Non mi importa ciò che pensate o ciò che dite sul mio conto!-
-E di Natsume?Non ti interessa neanche di lui?!-le urlai,infuriata come non lo ero mai stata.
-Oramai,tutto quello che ho fatto o che detto fino ad ora,non è più importante…Appartiene al passato…-sussurrò,dopo aver abbassato lo sguardo e aver lanciato una fugace occhiata al tramonto.
-Va bene,allora…Fa come ritieni più giusto…-conclusi,socchiudendo la porta e dirigendomi verso la mia camera. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


-Yuu,pranzi con noi,oggi?-chiesi,accorgendomi di parlare al vento.

-Yuu!-esclamai,dandogli un pugno sulla testa.
Il ragazzo si voltò e mi rivolse un sorrisetto idiota.

-Cose c’è,Hotaru?Ti infastidisce il fatto che non ti rivolga abbastanza attenzione,forse?-

Usai il mio schiacciamosche gigante e lo spiaccicai al suolo.

-Piantala!Vedo che hai scoperto l’uso delle lenti a contatto!I miei complimenti!-dissi in tono freddo.

-Già,visto!Ora sono come la luce per le falene,tutte attratte dal suo bagliore!-i suoi occhi parvero brillare.-Proprio come me con le ragazze!-

Alzai un sopracciglio.

-Yuuuuuuu!!!!-un urletto stridulo e da vera femminuccia si levò fra lo stuolo di ammiratrici che,una dopo l’altra,venivano sbalzate fuori dalla zona.
Sumire Shouda era piena di energie,quella mattina.

-Esci con meeeee!!!-disse,prendendo il giovane per un braccio.

-Sumire-la chiamai.-Ma non eri tu la presidentessa del Natsume e Ruka fan club?-

La ragazza sorrise sadica e lasciò la presa.

-Sì,però,loro non sono mai disponibili alle fans- poi,con l’unghia dell’indice destro(smaltata di un rosa shock inguardabile)si rivolse al biondino al suo fianco.-Invece,il nostro amatissimo Yuu Tobita,a cui,al contrario delle tue aspettative abbiamo dedicato un nuovo club,esce con noi e ci adora!!!-
-Puoi ben dirlo,tesoro!-le tirò una guancia,mandandola in iperventilazione.
“Tsk!Che idioti!”mi dissi,voltandomi per andare in mensa da sola.
“Da quando Mikan è in quello stato,sono costantemente sola,eccetto per…”
-Veniamo noi con te!-Ruka Nogi mi venne incontro,rivolgendomi un sorriso sincero e a trentadue denti.
Non seppi spiegarmi il motivo ma,quell’affermazione che,fino a pochi mesi prima poteva farmi saltare i nervi,mi rassicurò e mi portò a provare un calore che non si faceva sentire da tanto,dentro di me.

-Sì,non devi preoccuparti.-Natsume sorrise lievemente.

“Possibile?!”Mi chiesi,abbozzando ad un sorriso compiaciuto. “Natsume Hyuuga,il bel tenebroso dell’Alice Academy,che sorride?Da non credersi…”

-Cos’è…-dissi-Non c’è il vostro gruppetto di teppistelli a tenervi compagnia,quest’oggi?-

Il biondino dagli occhi azzurro cielo parve offendersi e corrugò la fronte,sbuffando.

-Che ingrata…-lo sentii mormorare.

-Che hai detto?!-

Il ragazzo fece un passo indietro e mi squadrò con un’espressione terrorizzata in viso.

-I t-tuoi occhi s-scintillano di una strana l-luce rossastra,H-Hotaru…-balbettò,nascondendosi alle spalle di Natsume.

-Ricomponiti,Ruka!-esclamò,in tono distaccato,l’altro.-
Ricordati che qui chiunque ti può vedere!Siamo nel cortile,luogo dove ogni studente,di ogni classe,viene a svagarsi a quest’ora,pochi istanti prima di entrare in mensa!-

Il ragazzo tornò con la sua solita espressione seria e impassibile e si scostò da Natsume.

-Comunque-il moro mi rivolse un’occhiata.-Tornando alla tua domanda,sì,oggi c’era,come al solito,ma noi abbiamo preferito non farti impazzire dalla solitudine,per non assistere all’orribile spettacolo di te che parli con il tuo piatto di riso.-

-Avrei sempre potuto chiedere a…-non mi lasciò terminare la frase.

-A chi?Hannah e Nonoko sono all’estero per conto dell’accedemia e…-lanciò un fugace sguardo al biondino dagli occhi nocciola,circondato dalle componenti del suo fan club,studentesse sia delle medie che delle superiori e continuò.-Yuu,come puoi tu stessa comprendere,è andato.-

-Già…-sussurrai,abbassando lo sguardo al suolo.

-Ci hai parlato?-mi domandarono ad un tratto,all’unisono.

-Sì,ma non è servito a granché…non vuole vedermi e ha detto che tutto ciò che è stata fino ad ora,non le importa più. Dice che è il passato…-
-Maledetta stupida!-Natsume digrignò i denti.
-E se la facessimo parlare con qualcun altro?-intervenne Ruka.
-Ad esempio?-lo trafissi con i miei occhi violacei.
-Bè,non lo so…con Tsubasa!-esclamò,soddisfatto della sua idea.-Sì,lei lo adora!E sono amici da molto tempo!-
-Se è per questo-intervenne il ragazzo con l’Alice del Fuoco-Hotaru è la sua migliore amica e si conoscono da sempre. Eppure,quella stupida con le mutandine color fragola ha avuto il coraggio di mandarla via!-
Scoppiai a ridere. Non ne capii il motivo,ma mi sentii immediatamente un po’ più leggera.
“Non ho mai riso in questo modo”mi dissi,asciugandomi le lacrime dagli occhi.
Ora i due giovani mi fissavano con uno sguardo interrogativo che diceva chiaramente:
“Chi sei?Che cosa ne hai fatto della nostra cara e scontrosa,dalla scorza più dura del diamante,Hotaru Imai?”
-Ti senti bene?-
Smisi di colpo,ma poi sorrisi lievemente.
-Sì…il fatto è che era dalle elementari che non ti sentivo chiamare Mikan con l’appellativo: “Mutandine color fragola”,eh eh!-
Anche Natsume sorrise.
-Questo perché,ora è quasi una donna…e non credo che sarebbe una cosa tanto carina da dire…-
-Come se a te importasse ciò che dici alla gente!-lo presi in giro.
-Hai ragione!-sospirò.-a chi importa?-
-A nessuno,però andiamo a mangiare!Ho una fame che quasi non riesco a distinguervi!-si ficcò in mezzo l’altro ragazzino,spingendoci verso il portone.
Mi scrollai la sua mano di dosso e lo sparai con la mia nuova invenzione:la pistola spara “Fluffa Puffa”
-Non toccarmi mai più,intesi?-ridussi gli occhi a due minuscole fessure,ma poi gli rivolsi un timido sorriso.
Lui fece lo stesso e annuì,alzandosi dal suolo terroso.
-Cosa si mangia oggi?-domandai.
-Non ne ho idea…-
-Io spero che ci sia anche il dolce!Magari delle squisite ciambelle francesi!-esclamò Kokoro,spuntando alle nostre spalle.-Posso mangiare con voi,ragazzi?-
-Va bene.-dissi.-Ma permettiti nuovamente di sbucare dal nulla e ti spedisco nell’Oceano,con una ciambella di salvataggio!-
-Okay-rise nervoso e si mise al fianco di Natsume.
Ci incamminammo verso l’entrata,ascoltando una noiosissima storia,di quelle che Kokoro tirava sempre fuori da chissà quale vecchio libro di barzellette riciclato.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


-Natsume!-Yoichi Hijiri gli tirò leggermente una manica della camicia di flanella,attirando su di sé l’attenzione di tutti.-Potrei stare qui con voi?-
Il ragazzo gli sorrise e indicò lui uno dei tanti posti liberi del tavolo.
-Ma certo,non serviva che me lo chiedessi.-
“Natsume è sempre stato come un fratello maggiore per il piccolo Yoichi…”pensai,ma poi corrugai la fronte “Bé,piccolo…ora ha nove anni!”scossi il capo e lanciai un’occhiata a Kokoro,immerso in una ciotola ricolma di deliziose ciambelline alla crema.
-Che stai facendo?-domandai,in tono glaciale.
Il ragazzo mi fissò per un lungo istante,forse incerto su cosa rispondermi,e disse:
-Ma come?Non si vede?Sto mangiando!-sorrise,ma poi si imbronciò come un bambino.
-Non è carino ciò che hai appena pensato di me,Hotaru!-
“Lo avevo dimenticato!Il suo è l’Alice della lettura del pensiero!”
-Esattamente!-alzò un sopracciglio e mi squadrò,mentre masticavo un boccone di riso.
-Hey ragazzi!-esclamò Tsubasa,mentre avanzava nella nostra direzione,come al solito accompagnato da Misaki.-Come state?-
“E’ così allegro…”mi dissi “Chissà se fa finta di nulla o se proprio non…ma che dico?E’ovvio che lo sa!”mi diedi un pugno sulla fronte,lasciandomi un segno rosso. “E’ stato il primo a sapere che Mikan avrebbe frequentato la classe delle Abilità Pericolose!”
-Come ti sembra che stiamo?-Pronunciò Ruka,sbuffando.
-Io-rispose il ragazzo con la stella sullo zigomo sinistro-Vi vedo abbastanza felici,nonostante ciò che sta accadendo a Mik…-
-Eccola lì!-sussurrò Misaki,correndo a sedersi al mio fianco.
Natsume si alzò di scatto e chinò il capo verso il basso,serrando la mascella e stringendo i pugni.
Lanciai un’occhiata alla porta scorrevole che si apriva sul locale e notai una Mikan strana,forse addirittura troppo per essere quella bambina con le codine,sempre positiva e felice che,fino a poco tempo prima,credevo di conoscere.
Aveva i capelli lunghi fino alla vita,sciolti,senza neanche uno di quei fermacapelli che suo nonno le aveva spedito per il suo dodicesimo compleanno.
Mi tornò alla mente,il giorno in cui aveva accidentalmente fatto del male al Signor Narumi con il suo “nuovo” Alice.
-Ora non potrò più tornare da nonno,non è così?-aveva chiesto,con la voce rotta dal pianto.
Da allora non li aveva più indossati e,quando,una mattina,Hannah le aveva chiesto spiegazioni,aveva risposto in cagnesco,con un:
-Non sono affari tuoi!E,inoltre,sono stupidi!Sembro una poppante,con quelle cosette a forma di margheritine fra i capelli!-
“Non ci credo…”mi dissi,poggiando il capo sul tavolo.
Mikan si mise a sedere ad un tavolo vuoto,sul lato opposto al nostro.
-E’ di nuovo sola…-sussurrò Ruka.
Kokoro gli lesse il pensiero e lo anticipò.
-Da quando ha l’Alice del furto,nessuno la tocca o le rivolge la parola…-
-E’ridicolo!-esclamò rabbioso,Natsume,facendomi sobbalzare.-La trattano come se fosse un’appestata!-
I suoi occhi ardevano di collera e,sul bancone del cibo,i tovaglioli presero fuoco d’improvviso.
-Adesso cerca di calmarti Nat…-
-Mi spieghi come,Ruka?!-
Yoichi lo fissava atterrito e,quando il moro se ne rese conto,si sedette nuovamente e spense le fiamme che,ora,stavano bruciacchiando la tovaglia.
-Tsubasa…-lo chiamai,tirandogli un capello.
-Ahu!Ma sei matta?-urlò lui,tenendosi la testa.
-Sta’zitto!Senti,perché non provi a parlarle,magari questa sera…Che ne dici?-
Scosse il capo e si portò una mano sotto il mento.
-Dico che non funzionerà.-
-Aspetta!Come fai a…!-Misaki gli strattonò la spalla destra.
I ragazzo,per costringerla a smettere,le strinse il polso così forte,da fermarle il sangue.
-Lo so!-incrociò le braccia al petto.-Se nemmeno Hotaru o Natsume ci sono riusciti,perché io dovrei essere più fortunato di loro?!-
“Un momento!”mi grattai il capo.
-Natsume!-dissi d’un tratto,spaventando Kokoro,ora intento a ripulirsi dalla crema con la tovaglia a pois blu.-Lui deve parlarle!-lo indicai,accompagnando il dito con uno sguardo torvo.
-Non so…-mormorò,ritraendosi,come un gatto randagio che vede una bambina avanzare velocemente verso di lui.
“Cosa?!Il “terrificante” Natsume Hyuuga che si ritrae?!Oddio,oggi è una giornata troppo insolita!”pensai,afferrandolo per una spalla.
-Vuoi che Mikan torni così com’era o no?!-
Lui si levò la mia mano di dosso e mi osservò con uno sguardo terrificante sul serio.
-Certo che rivoglio la vecchia Mikan Sakura!La stessa che mi detestava quando la chiamavo “Mutandine color fragola”o la stessa che,alla festa di Natale,mi è inciampata addosso…!-
-E la stessa che mi ha baciato…-terminò Ruka,arrossendo.
-Che cosa?!-Natsume si incupì,facendolo sussultare.
-Adesso basta!Quando sarà tutto finito,tornerete a farvi la guerra,per vedere chi merita di stare con lei!Ma,ora,se non vi dispiace,vorrei riavere quella stupida della mia migliore amica!-urlai.
-Sempre che lei lo sia ancora…-sussurrò Kokoro,guardando altrove,fuorché nei miei occhi ametista.
-Già.-dissi,guardando a quel tavolo lontano e solitario dove,una ragazza oramai fredda e priva di emozioni,stava seduta,mentre ascoltava una chissà quale canzone del gruppo giapponese degli An Cafe.
“Sono convinta che stia sentendo “Wagamama Koushinkyouku”,è la sua preferita…”mi dissi,abbozzando ad un lieve sorriso malinconico. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


-Lo sai,sei l’individuo più stupido che io abbia mai avuto l’onore di conoscere!-dissi,mentre osservavo Yuu che si scattava foto da solo,imitando le espressioni più insensate.
-Cosa vuoi?!Sto solo preparando qualche regalino per le mie fans!-
Con un gesto fulmineo mi impossessai dell’aggeggio ed esplorai la galleria in cui,in quasi ogni fotografia,era inquadrato l’enorme naso di quel vanitoso che,oramai,aveva fuso il suo unico neurone.
-Sì,credo che Sumire e il suo “Yuu Fan Club” apprezzeranno molto i tuoi brufoli e punti neri…-sospirai,riconsegnandogli la macchinetta.
-Ma cosa vai farneticando?Il mio nasino è perfetto!-
-E pensare che,da piccolo,eri fra i più intelligenti…Abbiamo sbagliato proprio tutti,eh?-
Aprì la bocca,come se volesse replicare in una qualche maniera,ma non fece in tempo,perché arrivò Kokoro che,tutto trafelato,lo travolse,facendolo atterrare in una pozzanghera di acqua stagnante e fanghiglia.
-Ehi!-esclamò il biondino,tentando di rialzarsi,scivolando poi nuovamente.-Li avevo appena lavati!-
-Sul serio?-domandai,incrociando le braccia e alzando un sopracciglio.-Sei stato realmente tu a portare i pantaloni per le scale,fino alla lavanderia,e sei stato tu quello che,pazientemente,ha atteso un’oretta buona,prima che il lavaggio fosse completato?-
Il ragazzino corrugò la fronte e si toccò il lobo dell’orecchio,segno inequivocabile che si stava innervosendo.
-Bé,ecco,non esattamente…cioè,mi hanno dato una mano Otonashi e Yoichi e…-
-Aspetta.-intervenne Kokoro,che lo squadrò,con aria interrogativa.-Hai chiesto ad un bambino di farti il bucato?!Ma si può essere più opportunisti?!-
Alzai gli occhi al cielo.
-Ero sicura che non avresti potuto essere stato tu,Yuu. Pare che la fama ti abbia dato alla testa…-
-Non pare!-precisò una voce fredda,alle mie spalle.-E’così!-
Natsume Hyuuga se ne stava con le spalle poggiate al tronco di uno degli alberi più vecchi dell’accademia.
I capelli scuri,sempre scompigliati,che ondeggiavano nel vento.
-La prossima volta che ti permetterai di approfittare del piccolo Yoichi,ti verrò a cercare.-
Gli lanciò un’occhiata gelida e,in un attimo,una fiamma bruciò sulla manica della giacca di Tobita,iniziando a propagarsi verso il polso e la mano.
-Oddio!-esclamò il giovane,sventolando il braccio per tentare di estinguere il fuoco,ma provocando la reazione contraria.
-Natsume!-lo richiamai con tono severo,voltandomi nella sua direzione.-Adesso smettila!-
Fingeva di ignorarmi.
Feci un sorrisetto e alzai le sopracciglia.
So io come attirare la tua attenzione.
-Piuttosto…-continuai poi,dandogli nuovamente le spalle.-Hai già parlato con Mikan?-
Solo all’udire quel nome,le fiamme si volatilizzarono d’improvviso,senza lasciare alcuna traccia.
Risi fra me e me,compiaciuta.
Come sei prevedibile…
Calò il silenzio.
Ma,purtroppo per noi,la pace e la tranquillità non si protrassero nemmeno per un altro paio di secondi.
Una ragazzina delle elementari corse verso le nostre esili figure-
Indossava una T-Shirt scolorita con sopra stampata la faccia di Yuu e i lunghi capelli color ebano erano raccolti con dei fermagli con le iniziali: “Y.T.”.
Oh,poveri noi! Pensai,portandomi una mano sugli occhi e scuotendo il capo.Ma sono tutte matte?!Credo che abbiano molto più bisogno loro di un paio di occhiali da vista a fondo di bottiglia,che non Yuu!Insomma gente!Ha solamente deciso di indossare le lenti a contatto,non è mica diventato un famoso Idol!
-Ciao!-lo salutò la bambina,con una vocetta squillante che provocava il mal di testa.-Io ti amo!-
-Bé,almeno è andata dritta al punto,no?-mormorò Kokoro,infilandosi le mani in tasca.-Bene ragazzi,io mi dileguo…Ero venuto solo per sapere se c’erano delle novità su…-lanciò un’occhiata a Natsume che aveva gli occhi rossicci fissi sulla marea di foglie cadute dalla chioma di quella quercia immensa e annuì,triste.-…quella faccenda…ma,non importa!Penso che,più tardi,passerò nei pressi della tua camera Hotaru…Che dici?Ci sarai?O andrai a Central Town,come quel pomeriggio,in cui dovevo passare per chiederti come ti sentivi dopo quel brutto malanno?!-
Sbuffai,seccata.
-A cosa ti sarebbe servito?Il tuo è l’Alice della lettura della mente. Lo avresti potuto sapere,anche senza venire ad infastidirmi!E poi,non ero andata a fare shopping!Ero nel mio laboratorio con Ananatsu!-
-Sì sì,certo…-sussurrò,sorridendo lievemente.
-Che hai da rid…?!-Non ebbi modo di terminare la domanda,che lui era già andato via,scomparendo nel viale alberato,che conduceva all’edificio della prossima lezione. Quando voleva,sapeva essere una scheggia.
Intanto,la bambina si era aggrappata alla gamba di Yuu che,stranamente,pareva non apprezzare il comportamento di una sua “ammiratrice”.
-Ti prego,ti prego,ti prego!Diventa il mio ragazzo-oh!!-piagnucolò,rendendo il dolore che pulsava sulle tempie più acuto.
-E va bene!-esclamò esasperato il biondino,che,finalmente,riuscì a staccarsela di dosso.
-Oddio,veramente?!Stra-Wow!Non posso crederci!Ora tutte le mie amiche saranno gelose di me!!!-e con questa ultima affermazione,corse via,lasciandoci storditi e confusi.
-Sai che sei un pedofilo?Eh,Yuu?-risi sotto i baffi,accomodandomi su un materasso di erba secca e fiori.
-Come?!E perché?!-domandò,molto ingenuamente.
-Pronto?!Hai appena accettato una richiesta di fidanzamento,da una che,come minimo,ha un
sei - sette anni meno di te!Come sei caduto in basso…-scossi il capo.
Scoppiò in una risata isterica,ma poi si bloccò di colpo.
-Ma no dai!Non scherzare su una cosa del genere o finisce che mi coglie un infarto!-
Lo guardai impassibile.
Mi fissò terrorizzato e cercò sostegno negli occhi di Natsume,che confermarono ciò che era appena accaduto.
-Oh no…-
-Ma possibile che tu non ti sia reso conto di nulla?!-chiesi,non poco sorpresa.
Ma cosa ha fatto?Ha,per caso,installato automaticamente la modalità senza audio?
-Non ho voluto starla a sentire e,per mandarla via il più in fretta possibile,ho accettato quella che sembrava una richiesta!-
Mi rialzai e lo colpii con la mia macchina spara pugni.
-Buona fortuna,allora…-
Si massaggiò la mascella e,senza fiatare,tornò verso i dormitori.
Natsume mi si avvicinò e sussurrò,sul mio collo,provocandomi i brividi:
-Credo che manderò Tsubasa a parlarle…-

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


-Tsubasaaaaaaa!!!-
Si udì un urlo nel corridoio mentre mi dirigevo in classe per l’ultima lezione della giornata.
Vidi una figura in lontananza,che correva a perdifiato,con un’espressione alquanto corrucciata.
Misaki era sul punto di scivolare sul pavimento e credo che sarebbe avanzata per un’altra decina di metri,se solo non l’avessi afferrata con una delle mie tante invenzioni: una mano meccanica gigantesca.
-Fermati.-sussurrai con il mio solito tono piatto.
Mi rivolse un’occhiataccia,mentre tentava,invano,di tornare con i piedi per terra.
Mollai la presa e la ragazza cadde con un tonfo sul pavimento.
-Ahi!-esclamò,massaggiandosi il fondoschiena.-Se per caso non lo sai,il marmo è duro e,di conseguenza,fa male!-
Alzai gli occhi al cielo.                                                      
-Che cosa stavi facendo?-domandai,mentre la squadravo da capo a piedi.
Indossava un ridicolo abitino color lilla,uno di quelli da fatina,che si indossano a carnevale.
-Ma come ti sei conciata?!-
Si mise diritta e si spolverò la gonna di tulle,leggera e di un color azzurro acquamarina,mentre sospirava.
-Questo che vedi.-e indicò la sua esile figura,incartata come una caramella gommosa.-è il vestito che indosserò durante il prossimo Festival della scuola. Vedrai,sarà un successo garantito!-esclamò,mentre rivolgeva uno sguardo sognante verso il cielo,in un punto indefinito.
Scossi il capo e tornai immediatamente a fissarla,mentre dava un’occhiata al piccolo orologio da polso,rosa confetto,che indossava.
-E per quale ragione stavi urlando il nome di Tsubasa?Sembravi indemoniata.-
In un attimo,l’espressione del suo volto pallido si trasformò da serena ed eccitata a furente e i suoi occhi parvero tingersi del colore del fuoco.
Sembrava quasi che le stesse uscendo del fumo dalle orecchie.
-Perché quell’idiota mi aveva promesso che mi avrebbe dato una mano a preparare lo stand e ad allestire l’aula che abbiamo affittato!-incrociò le braccia al petto e sbuffò,seccata.-Ho avuto questa magnifica idea,quest’anno,e lui non è venuto ad aiutarmi,pur avendomelo promesso!Che razza di stupido!-
Alzai gli occhi al cielo e inizia ad allontanarmi,totalmente annoiata da quella discussione inutile ed insensata.
-Ehi,aspetta…!-urlò Misaki,parandosi dinanzi a me,con le braccia aperte.-Vengo con te! Magari,in questo modo,avremo più fortuna e riusciremo a trovarlo. Che te ne pare?-
Feci spallucce e mormorai:-Sì,tanto anche io ho bisogno di parlargli.-
 
-No,non mi piace affatto!E’ una cosa ridicola!-disse il ragazzo con le stellina viola scuro sullo zigomo sinistro.
-Ma dai!Perché non sei in grado di apprezzare il mio ingegno?!-chiese l’amico,piagnucolando.
-Perché è semplicemente da scemi e,inoltre,è stata già votata,democraticamente,l’idea di Misaki!Non ci serve più nient’altro,fatta eccezione per il materiale…-disse,mentre si portava una mano ai capelli,in maniera teatrale.
-Oh-ho!-esclamò un ragazzino delle abilità speciali,che frequentava la sesta elementare.-Attenzione!Tutti ai ripari!Sta arrivando Misaki e mi pare parecchio adirata!-disse,mentre vedeva la fanciulla sfrecciare fra i banchi,digrignando i denti e con la schiuma alla bocca,per la rabbia.
-TSU-BA-SA!-
Il giovane dilatò le pupille e indietreggiò,tentando di avvicinarsi alla maniglia della porta,per darsela a gambe. Purtroppo per lui,però,apparvi alle sue spalle e gli sbarrai il passaggio.
Ero rimasta lì in ascolto per un po’,tanto per capire cosa stesse facendo di così importante da trascurare “la sua” Misaki.
-Eddai,calmati!-disse il fanciullo,colto da un attacco di risa isteriche.
L’amica parve imbestialirsi ancora di più.
-Calmarmi?!Dovrei calmarmi?!-urlò,mentre avanzava,ad ogni respiro,di un passo.-Ma se mi avevi addirittura giurato che mi avresti aiutata!E poi,manca poco,anzi,pochissimo al Festival!Fra una settimana dovrà essere tutto pronto e in ordine!-
-Ma scusa- il ragazzo si mise bene diritto,come se volesse intimidirla. Presi nota,perché era una tecnica che,spesso,utilizzavano perfino gli animali,per difendersi e mettere in fuga i predatori.-Perché non ti sdoppi?!Hai un Alice molto utile,soprattutto in casi di questo genere. Perché avere solamente due braccia in più,quando puoi averne a centinaia,se non a migliaia?-
La ragazza serrò i pugni e sbuffò con il naso.
Pareva un toro inferocito dal movimento sinuoso del torero.
-Perché,comunque,non sarebbe poi così divertente!E poi,una promessa è una promessa e,in quanto tale,sei obbligato a rispettarla!Ricordalo sempre!-
Il giovane “domatore di ombre” sospirò in segno di resa e mise i polsi ben in vista.
-Su,dai,mettimi le manette e portami in galera!-disse,ammiccandole e facendole la linguaccia.
-Ma smettila!-gli rispose lei,non senza una nota di divertimento nella voce.
Fu allora che parlai e uscii dall’ombra.
-Sì,però,devi cedermelo per un paio di minuti. Ho bisogno di lui per una questione più che urgente.-dissi,con tutta la serietà possibile.
Misaki sospirò esasperata e poi aggiunse:-E va bene!D’accordo!Ma solo perché tu mi spaventi,Hotaru!E…Tsubasa!-lo chiamò.-quando avrai terminato di parlare con lei,vienimi a cercare nell’aula che abbiamo prenotato per il Festival. Tutto chiaro?-
-Si,certo.-le sorrise l’amico.
 
-Ma perché non lo fa lui?!-domandò Tsubasa,iniziando a masticarsi le unghie nervosamente.
-Perché è un codardo!-risposi io,secca.
Dopo la folle discussione riguardo i preparativi per il Festival,lo avevo trascinato in mensa dove,a quell’ora,non c’era ancora nessuno studente.
-Sì,ma io cosa posso fare,scusa?E’ lui quello che,diciamo,ha un legame più stretto con Mikan…oltre a te,certo.-
Abbassai lo sguardo e sospirai,improvvisamente colta da un tuffo al cuore.
Se è vero,allora per quale ragione non ha voluto nemmeno vedermi?! Mi domandai,mentre davo uno sguardo al cielo plumbeo,che pareva proprio rappresentare il mio stato d’animo.
Mi voltai nuovamente verso il diciannovenne e tornai al nostro discorso.
-Bé,a quanto pare verrà e te lo chiederà!Non so quando,ma lo farà,stanne certo…e credo che non accetterà un No come risposta…-sorrisi impercettibilmente,curiosa di assistere alla scena.
Sapevo che,da sempre,Natsume era geloso del rapporto di profonda amicizia fra Mikan e Tsubasa e non avrei mai immaginato che,un giorno,sarebbe arrivato addirittura a domandargli aiuto!
-Mah…spero di no,anche perché non saprei come avvicinarla…-si portò il mento fra le dita e assunse un’espressione pensierosa.
-Ti conviene pensarci su,perc…!-
D’un tratto,la porta di aprì e,sulla soglia,apparve la figura di Natsume Hyuuga che prese a fissare il ragazzo al mio fianco in maniera a dir poco inquietante.
Con passo felpato si fece strada fra le sedie,ancora disposte casualmente dall’ora della colazione,per poi indirizzarmi una fredda occhiata.
-Ti dispiace,Hotaru?-
Risi lievemente e lanciai uno sguardo trionfante a Tsubasa,in evidente stato d’ansia.
-Io e questo qui dovremmo fare due chiacchiere in privato.-
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Salve Uhm...Volevo solo dirvi che,sì,chiedo perdono per la lunghissima assenza.

Ammetto che era da un sacco di tempo che non ritornavo a dare un’occhiata,causa numerosi impegni scolastici e non.

Ma spero che, con questo capitoletto un po’ più lungo degli altri,riusciate a perdonarmi. 

Spero che vi piaccia,pure e soprattutto Ahah.

Alla prossima.

_An_

 

Capitolo 5.

 

“Una mosca su un vetro, ecco cosa vorrei essere.” Pensai, mentre sgusciavo fuori dalla mensa, seppur riluttante.

Ammetto che la curiosità mi divorava perché Natsume che chiede aiuto a qualcuno e, per di più, a Tsubasa, è uno spettacolo più unico che raro.

Feci qualche altro passo in direzione dell’aula adibita al festival, intenzionata a rimanermene lì, in un angolo, ad assistere all’operato della classe di abilità speciali.

Anche se nessuno lo sapeva, io adoravo quei ragazzi: sempre positivi, forti e determinati, simpatici e assolutamente divertenti; Insomma, persone con il quale non importa quale sia il tuo nome o di quale anno o classe  tu sia lo studente, per loro sarai sempre un nuovo amico e, in quanto tale, ti rispetteranno e ti permetteranno il grande lusso di sentirti a tuo agio. Un lusso che, diciamocelo, all’accademia era quasi impossibile.

Mi bloccai un secondo, solo dopo aver udito un leggero rumore provenire dal locale da cui ero appena andata via, una sorta di tonfo contro il muro.

Quel suono sospetto era stata la scintilla in grado di risvegliarmi dai miei pensieri e di riportarmi alla realtà dei fatti.

Feci dietro front e accelerai il passo, per poi appostarmi dietro la porta principale.

Dalla finestrella di quest’ultima, riuscii a scorgere Natsume che, con la sua solita e, oramai per me, non più minacciosa, fiammella dalle sfumature fra il blu e il rosso-arancio, aveva costretto il suo senpai* ad indietreggiare, al punto di sbattere contro lo spigolo del tavolo che, a sua volta, era stato spostato contro la parete, dal movimento improvviso.

Tsubasa, però, non sembrava affatto intimidito. Anzi. 

Lanciava, a sua volta, uno sguardo duro a quel ragazzino, alto quasi quanto lui, che lo aveva intrappolato lì. 

Tra i due l’aria appariva crepitante e l’atmosfera sempre più insopportabile e pesante.

Un sorriso sbilenco si posò dolcemente sulle mie labbra un po’ pallide.

Mi ero ripromessa di lasciare loro un po’ di spazio, un momento delicato in cui, due vecchi “rivali”, sempre che così possano essere chiamati, si incontrano e discutono faccia a faccia.

Purtroppo, però, in quell’occasione, mi lasciai sopraffare dal mio lato curioso e decisamente infantile, quel lato idiota che mi preoccupavo da sempre di sopprimere.

Indossato il mio aggeggio per rilevare ogni tipo di onda sonora, cominciai ad ascoltare le scontrose parole di Natsume, in netto contrasto con la voce, sì dura, ma sempre caratterizzata da quella sfumatura calda e confortante, di cui solo il caro vecchio Tsubasa era capace.

-Devi farlo.- 

Il diciannovenne sospirò ,concedendosi di indirizzare uno sguardo al linoleum.

Scuoteva il capo, d’improvviso colto da un’onda carica di profondo sconforto.

-E a che servirebbe?- Tornò a posare i suoi grandi occhi rattristati su quelli impassibili e penetranti del suo interlocutore. -Non mi ascolterà. Perché dovrebbe...?-

Natsume lo interruppe, colto come da un violento spasmo di rabbia.

L’incredulità che le sue iridi colsero, lo costrinse a ritornare sui suoi passi e a scuotere il capo, nel tentativo di recuperare la calma quel minimo per ricominciare a parlare con il solito tono scostante.

-Ascolta. Mikan ti adora, lo ha sempre fatto.- Si fermò un istante, dimostrando quanto effettivamente, gli costasse ammetterlo. -Lei stravede...-

-Ti correggo, stravedeva.-

-Non importa. Comunque lei prova un affetto immenso per te e ti ha sempre considerato come un fratello maggiore. Ricordo che, non poche volte, parlando allegramente con noi come era suo solito fare prima delle lezioni, ti citava sempre, indicandoti come il suo Onii-Chan.

E lì, al suono di quella parola, smisi di guardare e scivolai lentamente lungo la porta, per poi sbattere con l’osso sacro per terra. Lo sguardo perso nel vuoto, gli arti molli e rilassati, tanto da non riuscire più a reggermi.

Mai come in quel momento, la consapevolezza che la piccola e sorridente Mikan Sakura non c’era più mi investì, come un’ondata di gelo, quelle mattine d’inverno in cui il cielo è blu come il non-ti-scordar-di-me.

Fino ad allora, pur conoscendo la situazione, mi ero sempre ripetuta che, in fondo, probabilmente era soltanto una settimana un po’ storta, uno di quei pochi momenti in cui anche lei si lasciava andare alla malinconia e alla frustrazione. Volevo crederlo. Volevo dare un peso minore di quello che meritasse a quella situazione strana.

Ma, adesso, lì, seduta fuori dalla mensa, le gambe distese rigide, fui colta, per la prima volta, da un senso di... Terrore. Rischiavo sul serio di aver perso un’amica, forse anche per sempre.

E, tutto ciò a cui potei aggrapparmi, pur trattandosi della speranza più flebile ed inutile, fu l’idea di Tsubasa che la faceva tornare in sé, con quelle sue parole dolci e quei suoi consigli che, a malincuore, mi portavano a pensare al fratello che, di fatto, non avevo mai potuto avere, un fratello che a stento mi aveva salutata o mi aveva parlato, per quel periodo in cui i miei e i suoi studi erano coincisi, alla Alice Academy. 

Ora era negli Stati Uniti e, con il suo Alice quasi miracoloso, collaborava con un’equipe di medici, dediti alla ricerca, nel tentativo di combattere le malattie e le epidemie che, da sempre, affliggono il mondo. Mi chiesi quando e se avrei potuto rivedere quel viso spigoloso e dominato dallo sguardo di un ragazzo costretto a crescere troppo in fretta, lontano dalla sua famiglia.

Chiusi gli occhi, facendo ben tre respiri profondi.

“Riprenditi.” Mi imposi, secca, abbandonando, così come era arrivato, quello stato d’animo in cui lo sconforto faceva da padrone.

Mi drizzai in piedi e tornai ad assistere alla scena.

Mi sembrava di aver perso la maggior parte del confronto. Durante quei pochi attimi, avevo perfino smesso di ascoltare.

Le uniche battute che erano potute pervenire al mio orecchio erano state un mugolio sorpreso da parte del ragazzo con la maledizione marchiata sul viso e un respiro che trasmetteva solo durezza da parte del sedicenne che gli si era parato di fronte.

Poi nient’altro. 

Ora, Natsume si era scostato, permettendo all’altro di mettersi diritto e di riassumere una posizione eretta e comoda.

-Natsume...- Tsubasa scattò contro di lui, afferrandolo per la collottola e lasciandolo allibito e paralizzato, a causa del suo Alice sulle ombre. -Io SO che tutti voi contate su di me. E SO anche come stanno le cose. Non ci sono dubbi riguardo al fatto che io ami Mikan dal profondo del mio cuore, come se fosse sul serio la mia Imouto**,ma non sono sicuro di riuscire, semplicemente perché conosco i tuoi sentimenti e i suoi nei tuoi confronti!-

Il fuoco si diradò all’istante. Natsume reclinò il capo e strinse le palpebre.

Capii che anche lui, solo in quell’istante, aveva realizzato il quadro completo di tutta quella faccenda.

Potevo addirittura percepire quel senso di panico che si stava impossessando delle sue membra senza pietà, perché era anche il mio.

Anche il senpai parve coglierlo e mollò la presa dalla camicia del ragazzino.

-Volete che le parli? Va Bene. Va bene, lo farò, sia perché voglio che lei riprenda il pieno controllo di sé e la consapevolezza di chi è, sia perché non voglio affatto che si dica in giro che, Tsubasa Andou, non ha fatto nulla per riportare la sua piccola amica sulla buona strada.- 

E gli ammiccò, consentendo a quel bel sorrisetto beffardo di danzare nuovamente su quella sua faccia da schiaffi.

Natsume non riuscì ad evitare di mostrarsi felice e diede perfino spazio ad un sorriso che, seppur flebile, emanava una sorta di energia positiva, che permeava l’aria, dando alla stanza e all’intera discussione, una sfumatura più tranquilla e serena.

-Però...-  Tsubasa gli fece la linguaccia. -Non credo agirò se non fino a quando non mi dirai le due magiche paroline!- 

E inarcò le sopracciglia, voltandosi verso la sua destra, con fare di superiorità, un comportamento che non gli si addiceva affatto ma che mi portò al tentativo di trattenere una risata.

-Le due magiche...?- Il ragazzo dall’abilità pericolosa parve, inizialmente, non capire, per poi, in seguito, sospirare, trovatosi improvvisamente spalle al muro.

-Avaaaaanti.- Il tono sempre più irritante. 

Ad un certo punto, Tsubasa tentò perfino di improvvisare uno sguardo alla bambi, per beccarsi solamente un cazzotto proprio sul capo da parte dell’altro.

-E va bene.- Risollevò lo sguardo ardente. -...Per Favore.-

-Uhm,come?- Il senpai incrociò le braccia al petto. -Non credo di aver sentito bene.-

-PER FAVORE!- Ruggì allora il giovane Hyuuga. - Io la... Amo.-

Perfino io fui scossa da un fremito.

Ero consapevole dei sentimenti che da sempre provava per la mia migliore amica ma, in quel momento, sentirglielo dire, mi lasciò di stucco.

Era proprio lui quello che poteva riportare indietro la mia, la nostra, Mikan. Non Tsubasa Andou e il suo essere divertente e protettivo. Ora lo avevo ben compreso. Quel disperato tentativo da parte del ragazzo delle abilità speciali sarebbe stato alquanto inutile. 

D’un tratto,udii un rumore di passi dall’interno.

Ancora colpita, mi rimisi in piedi. Dovevo andare prima che raggiungessero l’uscita.

Mi avviai in direzione dell’aula in cui, Misaki e una decina di suoi doppioni assieme a tanti altri ragazzini, stavano allestendo come meglio potevano.

Quando Tsubasa irruppe, mi lanciò un’occhiata sorpresa ma anche trionfante.

-Ehi.- Mi sentii dire dal diciottenne mingherlino con l’Alice della danza della pioggia.-Ma che ci fai qui?-

Gli tirai un pugno con il mio aggeggio preferito e scossi il capo, quando mi accorsi dello sguardo di tutti i presenti concentrato sulla mia figura pallida e scostante.

-Baka. Io sono sempre stata qui.-

*Senpai= Compagno di scuola(o sul lavoro)più "anziano",esperto.

**Imouto=Sorella Minore

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Capitolo 7
*** Capitolo 6. ***


Capitolo 6.

Le ciocche castano chiaro svolazzavano leggiadre nella brezza del primo pomeriggio.
La vedevo mentre si sistemava un attimo il gonnellino blu scuro, con fare sbrigativo, prima di stringere meglio al petto i libri di testo e dirigersi in direzione del dormitorio della divisione delle superiori.
Il passo era sempre quello di un tempo, svelto e con quel 'tocco' un po' infantile.
Anche le espressioni pensierose e vagamente comiche erano le sue e ogni dettaglio lasciava pensare che andasse tutto bene.
Sorrisi dalla mia panchina, al fianco del viale alberato.
Era sempre la piccola Mikan Sakura,  alice del furto o meno. 
Procedeva imperterrita. Sembrava quasi...Serena.
Non poteva Vedermi. Ma io sì.
Me ne stavo lì a leggere una rivista scientifica quando, ad un tratto, avevo udito quel singolare e familiare scalpiccio di piedi sul cemento.
Chiusi il libro e lo presi sottobraccio.
Mi alzai, sistemandomi il bordo del vestitino di cotone ametista come i miei occhi, e, a passo lento, mi incamminai anche io al suo seguito, con l'intenzione di andare a farmi un bel pisolino.
Non avevo affatto voglia di rivolgerle la parola. Non spettava a me, quel compito. Non più.
All'improvviso qualcosa.
Un lieve ticchettio.  
Lanciai un'occhiata per terra, giusto il tempo di scorgere il mio segnalibro che cadeva e cominciava a suonare.
Eh, Già. L' Ennesima invenzione.
Quel particolare tipo di segnalibro era il massimo della tecnologia.
Per prima cosa, aveva un quadrante digitale su cui veniva impresso il numero di pagine a cui si era arrivati.
Inoltre, qualora fosse scivolato via, come in quell'occasione, avrebbe iniziato ad emettere una musichetta da sala d'aspetto, piuttosto piacevole e orecchiabile, che ne indicava la posizione.
Lo raccolsi e mi raddrizzai velocemente, con uno scatto. 
Non appena tornai a guardare avanti, notai un'altra figura, snella e slanciata, che correva al fianco di Mikan.
Tsubasa.
-Cosa diav...?- Mormorai, procedendo lentamente verso di loro.
Ma mi arrestai quasi subito.
Non dovevo intromettermi, non era per niente giusto o 'Da Hotaru'.
Mi morsi un'unghia, staccando un pezzo di smalto grigio topo.
Non potevo, non potevo.  
Com'è che, in quell'ultimo periodo soprattutto, mi facevo sempre sopraffare da un mio lato che credevo estinto?
Sbuffai. Che idiota che mi stavo dimostrando. Idiota e deboluccia.
Però, d'altro canto, ero sul serio curiosa di vedere la reazione di Sakura.
Tornai in me e smisi di fare un altro passo. Non ce ne era bisogno.
Le parole erano perfettamente distinguibili anche da quel punto, lì dietro.
-Che cosa ci fai qui?- 
Il tono piatto. La stizza tanto marcata da apparire quasi forzata.
Lei non lo guardò neppure, mentre non smettevano di muoversi.
Andou le sorrise ampiamente, nonostante tutto. 
-Uo! Hey! È da un po' che non ci scambiamo qualche parola, Eh?-
Le ammiccò, come suo solito, anche se lei era troppo occupata a fissare il vuoto, per accorgersene.
Poverino. Ebbi un moto di pietà nei suoi confronti.
Si vedeva che, oltre quel suo comportamento allegro, qualcosa si stava sgretolando. 
-E quindi... Che si dice?- Disse poi.
Mikan sbuffò. E io ruotai gli occhi al cielo. 
Baka.
Era evidente che stesse soltanto tentando di scrollarselo via, per evitare di ferirlo.
Non era cambiata affatto. Tutta una copertura. Io Lo sapevo bene. Non esisteva un aspetto della personalità di Mikan che io non conoscessi; non c'erano segreti. La sedicenne dai lunghi capelli poteva fare di tutto, ma non respingere gli altri o offenderli o, per lo meno, non come saprebbe fare e aveva sempre fatto Natsume.
"Io la...Amo."
Una frase tanto semplice quanto piena di complessità.
Tre parole così misere ma tanto importanti.
Quegli occhi che davano sul rosso erano così seri e... Fragili.
Per la prima volta, il suo sguardo aveva rivelato il debole ragazzino che aveva sempre dovuto cavarsela da solo e che il giovane e scostante Hyuuga aveva sempre respinto e nascosto ad occhi indiscreti.
Scossi il capo, tornando alla realtà, quando udii, finalmente, la risposta della mia amica.
-Tsubasa...-
E l'altro le indirizzò un'occhiata colma di aspettativa, quasi che immaginasse di sentirsi dire parole dolci e gentili, come un 'Mi dispiace' o 'Grazie davvero'.
Purtroppo, non arrivarono mai.
-...Vattene.- Concluse, secca.
E prese ad accelerare ancora di più, tanto da fare ansimare il senpai che faticava a starle dietro, con il peso della borsa che aveva con sè.
-Mikan-Chan...- Le sussurrò, con fare implorante.
Anche se non potevo accertarmene, sapevo per certo che i suoi erano gli occhi di un cucciolo ferito. 
Il viola scuro delle iridi si stava offuscando, trasformandosi in una tonalità più simile alla pece.
Già in un altro caso avevo avuto il dispiacere di assistere a quel cambiamento tanto repentino.
-Mikan-Chan!- Ripetè poi, ma, stavolta, urlando.
Finalmente, la sua piccola Imouto si voltò, con occhi colmi di lacrime di rabbia, frustrazione e anche... Riconoscenza?
Non proferirono parola, ma quello 'scambio di battute' che danzavano nell'aria mite delle prime giornate più calde, fu sufficiente ad entrambi.
E poi accadde tutto troppo in fretta, per essere metabolizzato in quello stesso momento.
Mikan lasciò che il carico da leggere le cadesse di mano e corse il più velocemente possibile nella direzione opposta a quella in cui tutti e tre stavamo procedendo.
La sentii singhiozzare appena.
Era chiaro che sperasse di evitare di mettere in pericolo il suo Onii-Chan.
Tutti sforzi vani. Ancora.
Tsubasa gettò a terra la sacca e prese anche lui a correrle appresso.
Non ci mise molto a recuperare.                   
Alla fine, senza l'ingombro dei compiti, la sua velocità era raddoppiata.
Una volta che l'ebbe raggiunta, la bloccò con la forza delle sue braccia e, tirato un sospiro di sollievo, la strinse a sè, impedendole di muoversi.
Un abbraccio. 
Già. Da quanto, esattamente, la mia migliore amica non ne dava o riceveva uno?
Non aveva più consentito a nessuno di toccarla.
Quanto le era pesato? Per un tipo solitario e diffidente come me, gli abbracci o il contatto fisico non sono importanti.
Ma per Mikan Sakura è tutto diverso.
Lei non era in grado di vivere una vita priva di dimostrazini d'affetto e io lo sapevo e le concedevo qualche smanceria, ogni tanto.
Solo che, adesso, con il peso del suo 'peccato' a divorarle il cuore e l'anima, quel tipo di tocco tanto fondamentale e rassicurante doveva essere controllato.
Alice troppo pericoloso.
Rischiava di prendersi una cosa troppo importante per chi le stava accanto. Qualcosa che lei non avrebbe mai desiderato avere.
Potevo sentire il suo espirare e inspirare così accelerato e affannato.
So che potrebbe apparire insolito e immaturo da dire ma, in quel preciso istante, invidiai Tsubasa e il calore che stava assorbendo con tanta foga.
Socchiusi gli occhi, mentre rivolgevo il capo al cielo e lasciavo che venisse inondato di quel calore rimasto immutato. Infine, feci spallucce.
Ora basta.
Proseguii e li oltrepassai, sempre mantenendo la mia calma quasi spaventosa.
Nessuno dei due si rese conto di questa piccola figura che sgusciava via e li lasciava soli.
Forse mi sbagliavo.
Forse, l'aiuto del senpai sarebbe stato determinante.
Forse, anche in Mikan, qualcosa si stava sgretolando.
Forse. 


.:Doroth_dice:.

Eccomi di nuovo, con questo brevissimo capitolo. Ammetto che non mi piace per niente. Buh.
Non ne sono troppo soddisfatta ma, mi raccomando,recensite! Mi piacerebbe sapere le vostre impressioni.:)
Grazie per il vostro tempo.
Alla prossima,
D_

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Capitolo 8
*** Capitolo 7. ***


Quella mattina, l’aria che si respirava in classe era quasi festosa, molto più leggera del solito.

Il professore della prima ora non si era ancora presentato e Otonashi, con le sue strambe danze incontrollabili, prevedeva che non lo avrebbe fatto per almeno un altro quarto d’ora, trasformando quelle smorfie preoccupate che tiravano i tratti ancora un po’ infantili dei nostri compagni in grandi sorrisi.

Gli studenti giravano per i banchi, consultandosi sul da farsi. Il festival della scuola era sempre più vicino e le varie categorie di abilità si stavano accordando per preparare qualcosa a tema, di modo che l’intero evento seguisse un filo. 

Era la prima volta che accadeva. 

Era state la classe delle abilità speciali ad azzardare quella proposta. 

Inizialmente, pareva quasi una follia e il senpai delle abilità tecniche aveva risposto con un ripetuto scuotere della testa, accompagnato da un serie di ‘No no’ a mezza voce.

E anche le classi di abilità somatiche e latenti parevano alquanto dubbiose, consapevoli delle difficoltà che avrebbero incontrato in un progetto tanto ampio.

Non era affatto semplice gestire i numerosi preparativi di una sola classe. Figurarsi di tutte.

Il tempo a disposizione era anche piuttosto limitato, senza contare che per un paio di giorni avrebbero dovuto sospendere ogni cosa, per una sorta di gita chissà dove, al di fuori dell’accademia.

I brusii avevano serpeggiato fra tutti gli alunni, di bocca in bocca, lasciando dietro di se una scia di sopracciglia inarcate.

Ma, non appena avevano visto l’intero schema, le poche diapositive preparate di proposito per l’occasione,e dopo che ebbero udito un chiaro, appassionato e convincente discorso da parte di Misaki, tutti gli studenti più grandi cambiarono idea quasi all’istante, accogliendola come una sfida.

E avevano fatto bene. Io stessa era piuttosto di buon umore, nel vedere tutto quel fermento e quei volti concentrati e stanchi.

Come ogni anno, l’impegno era sempre presente, ma c’era un’altra cosa che rendeva il tutto migliore rispetto alle volte precedenti: il sorriso.

Tutti collaboravano con tutti. Non esistevano troppe distinzioni fra un talento e un altro e, anzi, stare insieme era diventato il modo migliore per scoprire qualcosa di nuovo e allargare i propri orizzonti, magari acchiappando una nuova piccola e originale idea tra le pagine della propria mente.

Per quanto riguarda me, ero entrata in contatto con un paio di ragazzi della abilità somatiche e speciali, rispettivamente Toshio e Risa, che mi avevano dato piccoli input per una serie di nuove invenzioni.

Ero loro molto grata e, per la prima volta, stavo seriamente apprezzando la presenza di qualcuno intorno, durante il lavoro in laboratorio.

Ananatsu anche era felice e lo dimostrava scorrazzando per la stanza con il vassoio colmo di biscottini, bignè, pasticcini caldi e fumanti e anche tazze di cioccolato bollente e dolcissimo.

si vedeva proprio che quelle facce nuove la entusiasmavano e quindi avevo cercato il più possibile di accogliere Toshio e Risa ottenendo anche risultati soddisfacenti.

Mi appuntai un altro paio di parole sul mio taccuino, mentre il vociare iniziava a scemare.

I toni si abbassavano e tutti presero a fissare la porta d’ingresso, posizionandosi già in piedi dietro i banchi, in segno di rispetto.

Diedi un’occhiata alle prime file e individuai subito Mikan Sakura.

Era comunque sola e non l’avevo notata sgattaiolare dentro, così come nessun altro, presumo.

Però, c’era qualcosa di diverso.

Notai che le morbide ciocche castane non erano più libere di ondeggiare ad ogni minimo movimento delle spalle o del capo; erano raccolte in un treccia, scomposta sì, ma tenuta compatta grazie ad un ferma capelli.

Io l’ho già visto da qualche parte, quel coso. 

Mi dissi, mordendomi un labbro nella speranza di ricordare.

In quel periodo mi risultava molto difficile. È vero, tutto quel fare non mi dispiaceva affatto, ma ero piuttosto stanca e la notte non dormivo più molto, viste le ore tarde che raggiungevamo.

Mi stropicciai gli occhi, sbadigliando, mentre l’insegnante faceva il suo ingresso, preceduto da un ragazzo decisamente alto e dritto, fiero.

Non l’avevo mai visto prima d’allora e mi sorpresi a studiarlo, cercando di identificarne il potere. Alle volte, era anche possibile che succedesse. 

Non quella volta, però.

Gli occhi erano coinvolti in un’espressione beffarda, mentre osservava i presenti che, un po’ frastornati, scrutavano a loro volta quei suoi capelli scuri e quel tatuaggio sul lato sinistro del collo. L’asso di picche.

Un marchio di controllo. Pensai, corrugando la fronte. Abilità pericolose.

Erano rari e dunque era sempre un caso straordinario accoglierne uno nuovo. Il mio pensiero volò immediatamente a Natsume e non potei non lanciargli un’occhiata in tralice, che lui non tardò a ricambiare.

Sembrava quasi nervoso. Con il piede, dava ripetutamente dei piccoli colpetti al linoleum.

Distolsi lo sguardo ametista e tornai al giovane, ora seduto sul bordo della cattedra. Perfino l’insegnante appariva rigido.

Qualcosa non andava.

-Buongiorno.- disse poi l’uomo, schiarendosi la voce.

-Buongiorno.- il solito coro si levò, pacato, fiacco.

-Quel ragazzo che vedete.- e indicò il giovane con il tatuaggio -è un vostro nuovo..- Esitò per un solo istante, prima di continuare. -Compagno.-

Nessuno fiatò, attendendo che l’unico adulto della stanza si pronunciasse e concludesse il discorso.

-Il suo nome è Ikuto Kitamura e il suo è l’Alice del..-

Ho capito.

Hyuuga mi guardò ancora, annuendo.

- Furto.-

Quella parola aleggiò per circa un minuto, in cui il silenzio era totale.

Non fummo particolarmente sorpresi. Per lo meno, io e Natsume.

Avevamo inquadrato il comportamento un po’ distaccato tenuto dal professore e fatto due più due.

Intravidi una sorta di fremito, nelle spalle di Mikan e provai un moto di.. compassione, forse.

Mi dispiaceva per lei ma ero anche sollevata, diciamo, che avesse trovato qualcuno con il suo stesso ‘problema’.

-Ikuto.- Il giovane si riscosse e si mise le mani in tasca. -Va’ a sederti vicino a Sakura.-

-Ovviamente..-Mormorai appena, dando di gomito a Yuu, che mi guardò male.

Mi prese il polso come un richiamo ma poi cedette, capendo a cosa mi riferissi.

Kitamura si accomodò con fastidiosa lentezza, quasi volesse creare quel sottile alone di ‘suspense’ che tanto destavo nei film. 

Poggiò la sua cartella sul piano ligneo del banco e poi si girò alla sua sinistra, verso Mikan.

Lei si voltò verso di lui, incrociando quelle iridi blu scuro, quasi sul nero.

-Piacere.- Ikuto le tese la mano.

La classe trattenne il fiato.

Pur sapendo del marchio, c’era sempre un po’ di timore, con i tipi con il furto. Si rischiava comunque di perdere il proprio talento, se qualcosa non andava per il verso giusto.

La mia amica, tese la sua e strinse quella del nuovo compagno.

Provai una fitta di invidia, mentre si scambiavano un lieve e fugace sorriso.

Io era da tanto che non potevo avvicinarla e chissà ora cosa sarebbe accaduto, vista la nuova presenza.

Quel sollievo provato poco prima mi abbandonò per lasciare spazio ad una punta di preoccupazione.

-Bene.- il tono profondo dell’uomo tornò a farsi sentire. -Iniziamo.-


.:Doroth_dice:.

ScusateScusateScusateScusate...(3 ore dopo).. ScusateScusateScusate.
Lo so, non aggiorno dai tempi della prima guerra mondiale ma prnmetto che rimedierò!
Ecco, inizio già con il capitolo 7. Finalmente una svolta!
Ora, spero vi piaccia e commentate, mi raccomando.
Ora vi saluto.
Alla prossima,
D_
 

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Capitolo 9
*** Capitolo Speciale -Mikan- ***


Mikan

 

Mi sistemai la spallina della canottiera e tirai il cassetto per prendermi un pesante maglione.

Il nonno lo aveva spedito poco tempo prima, dicendo che era stata la signora Hino a sferruzzarlo apposta per ‘La piccola Mikan-chan’.

Non so come avesse fatto a farlo giungere fino a me; in genere, era quasi impossibile spedire lettere e pacchi e pacchetti da o per l’Accademia.

Infilai un braccio, assaporandone la morbidezza del tessuto caldo, con un lieve sorriso: adoravo i maglioni. Mi facevano sentire protetta e.. Piccola.

Da qualche tempo, la mia mente tornava spesso al periodo dei dieci anni, in cui la spensieratezza dettava le regole della vita di ogni giorno e, in quei momenti, rimpiangevo di essere cresciuta e il desiderio di tornare bambina mi attanagliava lo stomaco.

Quando ero bambina non avevo idea di cosa fosse la solitudine. Per me, era solo un parolone scritto sulle pagine dei quaderni di scuola, con allegata la definizione appropriata del termine.

Ora, invece, forse stavo cominciando a capirlo. La solitudine era qualcosa di reale, di presente nella mia vita.

Sospirai e mi infilai un jeans con qualche strappo e una cinta stretta stretta per reggermelo addosso. 

A quanto pare, ero dimagrita un po’.

Chissà perché, ma la cosa non mi stupiva troppo: nell’ultimo periodo, saltare i pasti in mensa era diventata una routine necessaria, onde evitare sguardi indiscreti o carichi di disprezzo.

Inoltre, la fame tardava sempre a farsi sentire. Il più delle volte, le lezioni mi toglievano l’appetito e, al suono della campanella, preferivo rintanarmi nella mia angusta e polverosa cameretta per leggere un paio di romanzo al giorno.

Essere un Alice non era più tanto emozionante o importante, se significava dover stare lontana da tutti coloro che amavo: Hotaru, Tsubasa, Ruka, Misaki, Yoichi…

Era diventato un peso sempre più gravoso, sulle mie spalle fragili, fingere di fregarsene di come si sentissero o di cosa li turbasse, fregarsene della loro stessa esistenza. E poi..

Natsume.

Quel nome fu come un fulmine a ciel sereno, precipitato all’improvviso da una nube scura, capitata per sbaglio dinanzi allo splendore accecante del sole. 

Prese a martellarmi nelle tempie, spostandosi prepotente da un capo all’altro della mia mente e infestandola.

Natsume era.. Non sapevo cosa pensare.

La mancanza che provavo era troppa da descrivere.

Ovviamente, ero cosciente che, a sedici anni, non si conosce esattamente il significato della parola ‘Amore’.

Un agglomerato di lettere piuttosto interessante.

Non so se ciò che sentivo quando i miei occhi coglievano quelli ardenti del ragazzo con l’Alice del fuoco fosse riconducibile ad una infatuazione passeggera o ad un innamoramento vero e proprio.

Fatto sta che solo udirne il deciso tono di voce suscitava in me emozioni forti, particolari, che mi facevano dolere all’altezza della bocca dello stomaco.

Mi alzai dal bordo del lettino sfatto e afferrai lo zaino appoggiato sulla scrivania.

Vi infilai un ombrello, un piccolo e sfizioso sandwich e un paio di caramelle alla menta, ottime per il mio leggero mal di gola.

Recuperai la chiave della stanza e la feci scivolare nella tasca laterale, di modo che non sarei riuscita a perderla anche quella volta.

Pur essendo cresciuta, rimanevo un po’ sbadata e, alle volte, piuttosto ingenua. Odiavo la mia ‘stupidità’.

Desideravo con tutta me stessa essere come Hotaru.

Lei sì che si stava trasformando da bruco imprigionato in un bozzolo a splendida farfalla, con quel suo comportamento aggraziato e, quasi in maniera impercettibile, dolce. Era parecchio difficile notarlo, ma non per me, che la conoscevo da sempre.

Avrei voluto uno dei suoi abbracci, bussare alla sua porta per poi correrle incontro e travolgerla, mentre sgattaiolavo fuori dai dormitori, passando proprio dinanzi la sua stanza.

Ogni tanto, mi insinuavo nel suo laboratorio per far visita ad Ananatsu e vedere a che punto la sua padroncina fosse con le invenzioni.

Rimanevo, di volta in volta, sempre più stupita da tanto ingegno e il mio orgoglio per lei cresceva, quasi fosse mia figlia.

Ovunque, trovavo richieste provenienti da prestigiose università all’estero che lei, puntualmente, avrebbe bocciato, spedendo la carte finemente decorate in oro nella pattumiera.

Per quanto riguarda la simpatica robot che era stata progettata con sembianze della esuberante me di otto anni, avevo scoperto un modo per cancellare l’ultima mezz’ora di memoria, in modo da evitare che spifferasse tutto alla sua padrona. Avevo girovagato un po’ in internet e imparato diverse tecniche, per poter intervenire anche qualora Hotaru avesse modificato qualcosa nei circuiti della sua aiutante.

Così, era sempre tranquilla e potevo rilassarmi, accomodandomi fra le scartoffie e i progetti sul parquet.

Mi sedevo un po’ accanto ad Ananatsu e parlavamo, scherzavamo e finamente potevo sfogare tutti i timori o le incertezze che mi assalivano. Una valvola di sfogo importante per non impazzire e sprofondare definitivamente nel buio sempre più vorace nel mio cuore.

Per me, fare visita a quel ‘santuario della tecnologia’ era come godere della compagnia della vera Hotaru Imai. Era come stringerla.

Poi, ero solita lasciarle qualche muffin al cioccolato o cornetto alla crema sul banco di lavoro, sapendo bene della sua passione segreta per i dolciumi; e nessuno sospettava mai nulla, anche perché in genere lei credeva fosse stata Ananatsu e poi non era tipo da fare domande su domande, quando era all’opera.

Sorrisi e sistemai bene la sciarpa colorata a strisce rosso e arancio. La sciarpa del Grifondoro, di Harry Potter.

Amavo moltissimo quella saga e, ogni tanto, ero riuscita a procurarmi qualche gadget particolare, richiedendolo ai commessi dei negozi a Central Town, che commerciavano anche fuori dalla zona scolastica.

Anche grazie a loro, ogni settimana avevo un carico di libri sensazionali con cui passare il tempo.

Infilai la giacca e aprii la porta, che si richiuse velocemente alle mie spalle, una volta uscita dal perimetro dell’edificio.

Presi una boccata d’aria fresca e mi lasciai investire da una scarica di gelo di dicembre.

Questo è tempo da neve! Pensai, estasiata, battendo un paio di volte le mani.

Poi tornai a me e mi riscossi da quell’eccessiva gioia.

Avevo sempre visto la neve come portatrice di cambiamento ma, purtroppo, per quell’anno, non sarebbe successo nulla di nuovo.

Solo un evento mi aveva ridato un po’ di speranza e un pizzico leggero di serenità in più.

L’arrivo di Ikuto. 

Quel ragazzo era come me, nella mia stessa orribile situazione e, onestamente, ero al settimo cielo al pensiero di poter abbracciare o parlare con qualcuno riguardo cosa non andasse.

Quella mattina dovevamo incontrarci al gazebo nella foresta del nord, nei pressi della casetta del Signor Orso.

Avrei fatto un salto a salutare quel piccoletto prima di fare la consueta passeggiata con il mio nuovo amico.

Mi tirai meglio il cappello sul capo e inforcai il viale alberato con un paio di auricolari nelle orecchie rosse dal freddo.


.:Doroth_dice:.

Ciao a tutti!
Bene, ieri sono stata ad un mercatino e ho trovato i primi tre volumi del manga a 4 euro!(Prezzo stracciatissimo, perchè uno costa pure più di 4 euro)
Dunque, oggi, anche ripensando alle varie richieste, ho pensato di scrivere questo breve 'Capitolo Speciale', in cui è Mikan la narratrice.
Spero abbiate apprezzato e che me lo facciate sapere tramite una, anche breve, recensione!
Ora vi saluto e datemi un parere anche sullo stile di scrittura(si può sempre migliorare).
Alla prossima,
D_
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 8. ***


Quel pomeriggio saremmo finalmente partiti in occasione di quella 'famosa' gita al di fuori dell'Accademia, di cui nemmeno il serioso Professor Jinno smetteva di parlare da almeno due settimane.
 

Ero oramai tanto nauseata dall'argomento, che avrei preferito infilarmi i tappi canterini nelle orecchie e iniziare a danzare la Polka, di fronte ad ogni studente dell'istituto.


Notizie trite e ritrite e anche alquanto superficiali. Di fatti, nessuno avrebbe mai saputo rispondere alla domanda 'Ma, quindi, qual è la destinazione?' o 'Per quale ragione questo programmino niente male?'
 

In realtà, io una mezza idea ce l'avevo anche.
 

Da quando il preside era stato sostituito, venivano spesso indette iniziative particolari e 'simpatiche' per gli studenti, affinché non si sentissero troppo 'emarginati' dal resto del mondo (Ma anche affinché non si montassero troppo la testa, convinti di un'inesistente superiorità rispetto a coloro che brutalmente venivano etichettati come 'Comuni').

Un uomo del tutto rivoluzionario, questo nuovo dirigente.
 

Molti avevano provato a remare contro tutti questi cambiamenti, mentre altri avevano ben pensato di accogliere quella inaspettata vitalità per portare a termine cose che avrebbero migliorato l'educazione dei loro alunni.
 

Onestamente, io era totalmente indifferente alla faccenda e mi astenevo spesso quando, fra i nostri banchi, voci concitate animavano una discussione anch'essa trattata un milione di volte.

Comunque, riguardo a quel viaggio,  anche in quel caso non sarebbe cambiato nulla, tutto per lo stesso motivo e nient'altro.
 

Sospirai, come colta da un improvviso senso di profondo e ben nascosto sollievo.
 

Saremmo stati lontani da quegli imponenti cancelli, intimidatori ed inespugnabili per chiunque volesse anche solo immaginarli nella propria mente.
 

Sarebbe stata una nuova esperienza, grazie al quale avremmo dovuto imparare qualcosa. Forse.
 

Quando si trattava di uscite scolastiche, non era consentito parlare di 'studio' o 'compiti' o 'imparare', qualsiasi fosse l'età media.
 

Si sarebbe finiti scuoiati vivi. Questo in una scuola normale per ragazzini normali, privi di alcun Alice. Questo in compagnia di Mikan, della vecchia Mikan Sakura.
 

Lei avrebbe sparato fuochi d'artificio perfino in camera sua, felice della novità; si sarebbe sistemata i codini da bambina che tanto le piacevano e avrebbe indossato il suo 'maglione festaiolo'.. Chissà se lo possedeva ancora, quel vecchio indumento in lana e acrilico ricco di ghirigori e alci colorati.
 

Ricordo che, molte volte, era stata obbligata a sfilarselo rapidamente per via del lieve prurito che la infastidiva all'altezza delle braccia e, più o meno, in ogni centimetro di pelle che la canottiera non riusciva a proteggere.
 

Sorrisi a mezza bocca, ripensandoci, ma anche la malinconia fece capolino da uno degli angoli più oscuri della mia testa.
 

Scossi il capo, mentre mi abbottonavo la giacca e avvolgevo la sciarpa a strisce bianche e lilla intorno al collo, incastrandola con l'orologio da taschino che avevo agganciato ad una vecchia catenina dorata.
 

Sbattei gli scarponi dalla finestra, onde evitare porcherie sul pavimento mentre uscivo, e li infilai.
 

Erano imbottiti e caldi e fui quasi grata a Yuu per quel giorno a Central Town.
 

Quasi.
 

Me li aveva letteralmente lanciati in fronte e lo avrei benissimo strangolato se solo non fosse stato per Ruka che, impassibile, mi tratteneva per un braccio.
 

Discesi le scale di corsa ma mi fermai una volta di fronte alle porte, una di fronte all'altra, di Hannah e Nonoko.
 

Erano ancora 'fuori per lavoro' e si diceva sarebbero tornate per la fine di quel mese.
 

Speravo il tempo scorresse presto, perché non era lo stesso senza le deliziose torte di Hannah, accompagnate dalle ampolle fumanti che riempivano di musica qualsiasi ambiente.
 

Feci un altro paio di passi e uscii dalla porta, sulla quale incontrai proprio Ruka Nogi.
 

Parve quasi sorpreso di aver varcato quella soglia, come se lo avesse fatto soprappensiero.
 

Ci spostammo contemporaneamente a destra e a sinistra, nel tentativo di far passare l'altro. Inutile.
 

-Scusami se mi permetto.-
 

Mi afferrò le spalle in maniera delicata ma decisa e, dopo avermi fermata, si scanso sulla mia sinistra, lasciandomi libera di proseguire.
 

Feci un cenno d'assenso con il capo, in segno di ringraziamento, e poi ricominciai ad avanzare.
 

-Stai andando a fare una passeggiata?- fece poi lui, mentre io rimanevo immobile, dandogli le spalle.
 

-Sì.-
 

Nessuno dei due parve voler aggiungere nient'altro.
 

Mi dissi di fare un piccolo sforzo e rispondere in maniera più dettagliata.
 

In quell'ultimo periodo, mi ero riproposta di diventare un po più aperta, una persona nuova; qualcuno non da 'temere' bensì da rispettare. Che era diverso.
 

Gli indirizzai uno sguardo che parve farlo irrigidire.
 

Appariva alquanto nervoso, mentre si grattava la guancia.
 

Le guance erano arrossate, conferendo ai suoi occhioni blu una consistenza quasi..Tenera.
 

Percepii come un guizzo nel mio stomaco, un lento movimento che mi aveva portato a rilassarmi.
 

Sorrisi appena. Il massimo che potessi fare.
 

-Sto andando verso la foresta del nord. È un po che non vado ad infastidire il Signor Orso..- mi tirai meglio il berretto scuro sul capo. -Ogni tanto, mi ci vuole un cambio d'aria.-
 

Ruka si affrettò a parlare.
 

-Già, in quel laboratorio aleggia un odore stantio..- si bloccò, pensieroso. -Hai mai aperto le finestre!?-
 

Rise fugacemente, impacciato come non mai.
 

-Ma la vera domanda è: ci sono delle finestra lì dentro?-
 

Poi smise, timoroso ed inattesa della mia sicuramente devastante reazione.
 

Ma io non feci nulla, limitandomi ad accompagnare la sua risata breve con una altrettanto breve, innaturale da sembrare falsa.
 

Non gli risposi e fu allora che un lampo mi balenò in mente, mentre giravo la maniglia del portone.
 

Stavo per dire qualcosa che non avrei mai pensato poter formulare ad alta voce.
 

Non sapevo se sarebbe stato un errore, ma avrei provato lo stesso.
 

Dopotutto, si vive una volta sola e io mi ero fissata sul 'devo cambiare' che rimbombava insistente tra le pareti della mia cameretta, durante le nottate insonni.
 

-Vorresti..-
 

Sussurrai, rivolgendo lo sguardo sul linoleum.
 

Codarda. Non era da me! Va bene cambiare, ma non tanto da diventare una smidollata!
 

Mi riebbi e fissai le mie iridi ametista nelle sue, con aria torva e determinata.
 

Di norma, quello sguardo avrebbe intimorito chiunque, ma Ruka appariva tranquillo, come se stesse immaginando quello che in realtà volevo dire e la difficoltà che stavo incontrando nel farlo.
 

-Vorresti.. Venire insieme a me, a camminare un po?-
 

Ne ero certa. Ero arrossita.
 

Ovviamente, non ero l'unica.
 

Il giovane che avevo di fronte somigliava ad un punto interrogativo lampeggiante con un'insegna al neon fra le mani con su scritto 'Scioccato, non disturbare per cortesia'.
 

Mi pentii della mia sconsideratezza e feci per allontanarmi ma lui mi bloccò.
 

Si pose fra me e la vetrata che dava sul viale lastricato in marmo, gli occhi fissi su di me e l'espressione imbarazzata sempre più marcata dai suoi lineamenti delicati.
 

-Aspetta!- respirò piano, per prendere anche lui del coraggio.


-Certo che mi va!-
 

E mi rivolse un sorriso carico di gratitudine e allegria.
 

Risposi allo stesso modo, ma per un tempo più breve e gli feci segno di seguirmi, mentre sfrecciavo fa gli alberi mossi dal vento freddo.

.:Doroth_dice:.

 

Salve! Eccomi qui con l'ortavo capitolo!;) È successo qualcosa alla nostra Hotaru.. Mh c'è odore di sentimenti, nella dolce aria dell'Alice Academy..Vedremo. Spero vi sia piaciuto e che mscriverete un paio di recensioni.
Alla prossima,
D_

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo speciale -Natsume- Parte 1. ***


Capitolo speciale -Natsume- Parte 1.

 

Quel mattino il vento era piuttosto seccante. Soffiava insistente contro le imposte, dandomi sui nervi ad ogni minimo scricchiolio del legno infreddolito.

Mi affacciai sul cortile, premendo sul vetro lordo le guance un po’ ruvide per le prime manifestazioni di una barba leggera e scura, appena appena visibile all’altezza del mento.

Sospirai, provocando della condensa che appannò quell’unico punto ‘pulito’, annebbiandomi la vista del viale colmo di foglie cadute. Un tappeto appassito sui mattoncini rosati.

Diedi una passata di maglione di lana ( che, tra l’altro, mi aveva regalato Ruka… Lo detestavo, ma non glielo avrei mai confessato) e aguzzai la vista, quando scorsi un paio di figure snelle che, lentamente, avanzavano verso il folto del boschetto, con aria calma e serena, quasi la temperatura fosse delle più miti.

Hotaru.

Quella chioma ametista la riconoscevo anche se sotto il pesante berretto che aveva calcato sulla testa.

Ma quello alla mia e alla sua destra era..

Ma quello è.. Ruka!?

Feci per sporgermi al di fuori della parete vitrea, dimenticandone l’esistenza. 

La botta fu rapida e il dolore mi pervase solo pochi secondi più tardi.

Imprecai, quindi, nel percepire il lieve bernoccolo bitorzoluto, appena sotto la frangia.

Feci un paio di passi per appostarmi nuovamente in quel luogo ‘strategico’ e tornai alla scena.

I due stavano ridendo, forse per una delle assurde battutine che il mio amico buttava lì, nei momenti di nervosismo.

Non gli capitava mai di avere a che fare con le ragazze e, sotto un certo punto di vista, era comprensibile che diventasse rosso peperone e iniziasse a sparare scemenze a raffica.. O no?

Negli ultimi tempi, lo avevo visto un po’.. Diverso, forse?

Era cambiato. Lo coglievo spesso assorto, perso in chissà quali pensieri e, quando lo richiamavo con uno schiocco di dita, mi trafiggeva con quel suo sorriso disarmante e timido, imbarazzato, quasi potessi cogliere le sfumature della sua mente.

Non era nemmeno più così ‘disperato’ per la sorte toccata a Mikan, di cui si presumeva fosse innamorato..

Già. Mikan.

Era un po’ che non le rivolgevo un ‘ciao’, che non le rivolgevo nemmeno un fugace sguardo!

Incontrando anche solo per un momento quelle iridi traboccanti di miele dorato, non vi riconoscevo quel guizzo tetro e cupo e, inevitabilmente, cominciava a montarmi dentro un senso di profonda rabbia nei suoi confronti.

Era troppo baka.

Strinsi i pugni, desiderando darle un pugno in testa ‘stile Hotaru’.

Diedi un calcio al muro, staccando via qualche pezzo di intonaco. Avevo dimenticato la punta metallica egli anfibi.

Sospirai, riacquistando la mia solita calma; infilai la giacca una manica per volta con estrema facilità: era terribilmente largo per me.

Scesi in strada e respirai a pieni polmoni una generosa porzione di aria tagliente.

Il sollievo mi pervase, portandomi a chiudere gli occhi e a godermi il momento.

Udivo il fruscio delle foglie morte al vento; il cinguettio acuto ma dolce dei passerotti; i suoni attutiti provenienti dall’aula di musica, in cui gli studenti delle elementari facevano pratica ogni mattina a quell’ora.

Poi uno scalpiccio.

Tap tap. Tap tap.

Era ovattato, dunque lontano. Ma non troppo.

Mi voltai molto lentamente per poi incontrare lo sguardo al solito penetrante ma divertito di Hotaru Imai.

Ruka, al suo fianco, non smetteva di guardarla, mentre le raccontava di quella volta in cui era caduto giù dall’altalena perché voleva vedere se gli sarebbero spuntate le stesse ali del pulcino gigante.

Non lo vedevo così sereno da.. Non lo so…

Li vidi avanzare verso la mia figura esile e scura, persa nella massa calda e pesante del pastrano.

Ora avevano smesso di sghignazzare per cedere il passo alle espressioni tipiche che assumevano quando nella conversazione c’entravo anch’io.

Era come se volessero mostrare una sorta di ‘solidarietà’ nei miei confronti, qualcosa come ‘per rispetto, non ci facciamo vedere morire dalle risate’.. Rispetto. Solo per la situazione di Sakura.

-Ehi.- Salutai, sollevando un braccio, anche se ora entrambi si stagliavano proprio di fronte a me.

-Ehi.- Hotaru era impassibile. Che novità.

Il biondino alla sua destra non rispose. Arrossì visibilmente, però.

Colto in flagrante.

-Che fate?- iniziai io, assumendo un atteggiamento divertito.

Mi portai le mani giunte al petto e sorrisi appena, un lampo malizioso saettava nei miei occhi. Lo sapevo per certo.

-Nulla di che.- La ragazza scrollò le spalle, scostante.

Non sembrava avesse molta voglia di perdersi in chiacchiere.

Stava tornando la cara vecchia Imai. Potevo solo esserne soddisfatto, anche se riuscivo a cogliere un pizzico di preoccupazione nel suo sguardo.

E non stava nemmeno guardandomi, ora. Era concentrata su altro. 

Qualcosa o qualcuno alle mie spalle.

La mascella era contratta, tirata.

Mi aggiunsi a loro e tre paia di occhi si trovarono ad osservare una scena sconcertante. Almeno per il sottoscritto.

Mikan. Stava incedendo leggiadra nel suo giubbotto chiaro; un’aria allegra e spensierata si liberava da lei, rendendola quasi luminosa di una luce propria.

Ma non era sola. Con lei c’era quello nuovo, il tipo con il suo stesso Alice.. Ikuto Kitamura.

Avvertii le fiamme divampare, fra le mie dita affusolate al punto giusto.

La rabbia si faceva strada nella mia testa, spintonando qualsiasi altro sentimento provato in precedenza. Si diffondeva distruttiva dentro il mio corpo, torcendomi lo stomaco.

Hotaru parve provare lo stesso.

Appariva molto rigida, anche se il volto era disteso.

Solo il braccio vibrava leggermente: un movimento appena percepibile, un tremolio ben occultato.

Lui era intento a ridere e raccontare insieme e lei era tutta presa dal movimento lento delle sue labbra.

Pareva ipnotizzata.



.:Doroth_dice:.

Questa è solo la parte 1. La seconda arriverà a breve! Promesso.

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Capitolo 12
*** Capitolo speciale -Natsume- Parte 2. ***


Capitolo speciale -Natsume- Parte 2.

 

Erano secoli che non assistevo allo “spettacolo della stellina”.

Negli anni, ci eravamo abituati a soprannominare così quei momenti in cui Mikan, in piena gioia, pareva rifulgere di un’aura dorata, come il bagliore di migliaia di stelle.

Era una specie di energia sconosciuta; un grosso guanto semitrasparente in grado di trascinarti nel vortice di stupore e sorrisi che lei innescava (e che solo lei sapeva innescare).

Indirizzai uno sguardo ad Hotaru, che lo sostenne e annuì appena.

Sembrava.. Mikan Sakura. Non quella degli ultimi mesi, fredda, distaccata, convinta di poter tirare avanti il carrellino pieno di frustrazione e timore con le sue sole forze.

Era proprio “mutandine color fragola”, quella che amavo follemente da sempre, oramai.

E stava ridendo con quel tipo.

Potrò sembrare banale, ma ero davvero molto geloso e le scintille che danzavano caute fra i miei polpastrelli ne erano la conferma.

-È davvero impressionante.- 

Con questa frase, Ruka ruppe il silenzio sgomento che ci aveva soggiogati così rapidamente.

Alzai gli occhi al cielo. 

-No No.- il mio amico mi prese la mano, dissolvendo le fiamme sempre più scure. -Dico davvero. Sembra quasi un’assurdità quella risata, dopo tutto questo tempo. Ed è impressionante il fatto che Ikuto ci sia riuscito.-

-Diciamo che non stai migliorando la cosa..- Hotaru lo trafisse con un’occhiataccia in tralice, degna dell’Oscar, zittendolo all’istante. -..Idiota.-

Il biondino arrossì e abbassò lo sguardo.

Era palesemente innamorato. E lo constatai proprio lì, in quel momento; tra le tante occasioni migliori proprio quella fu la decisiva per farmi capire.

Non riuscii a non ripensare a quelle battutine con cui Nonoko e Kokoro aveva avviato una serie di scommesse per tutta l’accademia.

Scommettiamo, su! Vediamo! Secondo voi, tra quanto tempo la principessa e il ranocchio biondo convoleranno a nozze!?”

Diciamo che, quella volta, non avevo prestato troppa attenzione al contenuto dei loro discorsi infiniti; mi ero semplicemente limitato a prendere in giro Nonoko.

Insomma: chi è che dice ancora la parola convoleranno!?

E poi, io non ero tipo da “gossip” da due soldi, che, al contrario, sembrava proprio coinvolgere tutti i nostri compagni di classe e non.

Mi riscossi dai miei pensieri e tornai alla scena devastante (per me, almeno) a cui stavamo assistendo tutti insieme appassionatamente.

Feci un paio di respiri e repressi un’ondata di fuoco intenso che, sentivo, sarebbe sfociato dalle mie mani a breve e socchiusi gli occhi.

Già il fatto che stia ridendo è un passo avanti da non sottovalutare.. Sono un po’ più sollevato..

Milan, ad un tratto, tentò di trattenersi dal ridere scompostamente ma tutto ciò che ottenne fu uno sgrunt degno del maialino dei tipi somatici, Mr Frankie.

Erano sempre più vicini al nostro gruppetto male assortito e si poteva udire la voce calma e divertita del suo accompagnatore, mentre diceva:

-Non sto scherzando! Erano proprio due zanne da castoro!- e si mise le dita agli angoli della bocca per simulare il roditore inferocito e scaturendo un’altra risata da parte della ragazzina esile al suo fianco.

-È evidente..- Hotaru era già di tre quarti, pronta a tornarsene nel suo laboratorio per un’ultima “sessione di lavoro”(Le piaceva la chiamassimo così. “È professionale come me.”,diceva) prima di pranzo. -..che era proprio ciò di cui aveva bisogno.-

-Ma è ovvio!- Ruba si arrischiò ad intervenire. -erano mesi che non sorrideva! Ci voleva qualche ris..-

-No. Intendevo che lui, Ikuto, era quello di cui aveva più bisogno: qualcuno nella sua stessa condizione, in grado di comprendere determinati stati d’animo che noi di certo, possiamo solo cercare di capire ma senza riuscirci fino in fondo.-

Fu come un colpo al petto; una lama affilata rovente ma al tempo stesso gelida che lacerava e ardeva lo strato di pelle fra una costola e un’altra. Ecco cosa percepii alle parole della ragazzina dagli occhi ametista.

Sapevo che aveva assolutamente ragione ma speravo che non lo ammettesse perché, si sa, tutto vogliamo sentirci dire tranne che la pura e semplice verità. 

No, quella fa troppo male per essere ben voluta.

La fissai impassibile, provando a nascondere la nauseante sensazione che mi stava pervadendo ma lei parve abbozzare un timido sorriso di umana solidarietà e, in quel momento, seppi che coglieva e condivideva i miei sentimenti.

Doroth:.

Mi spiace per la mia prolungatissima assenza. Spero comunque che vi piaccia il resto del capitolo narrato dal punto di vista di Natsume e che continuiate a seguire la storia.
Alla prossima,
D_
 

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