Una missione difficile

di Ehris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Furto a Torrenuvola ***
Capitolo 2: *** Parola di Winx ***
Capitolo 3: *** Un talismano prezioso ***
Capitolo 4: *** Verso Selvaoscura ***
Capitolo 5: *** L'inizio del viaggio ***
Capitolo 6: *** Ritorno ad Alfea ***
Capitolo 7: *** Alla ricerca di Musa ***
Capitolo 8: *** A scuola di teletrasporto ***
Capitolo 9: *** Apri gli occh Musa ***
Capitolo 10: *** La vera storia di Alissia ***
Capitolo 11: *** Una conquista molto importante ***
Capitolo 12: *** Di nuovo uniti, per fermare le Trix ***
Capitolo 13: *** Giù, più giù, sempre più giù, fino a toccare il fondo ***
Capitolo 14: *** Incontro nel limbo ***
Capitolo 15: *** Un cielo senza stelle ***
Capitolo 16: *** Lotta contro il mostro ***
Capitolo 17: *** Festa grande ad Alfea ***
Capitolo 18: *** Un patto con i non morti ***
Capitolo 19: *** Alfea sotto assedio ***
Capitolo 20: *** Una richiesta d'aiuto ***
Capitolo 21: *** Minerva ***
Capitolo 22: *** Un faccia a faccia agghiacciante ***
Capitolo 23: *** Nuovi sospetti ***
Capitolo 24: *** La gelosia di Riven ***
Capitolo 25: *** La lezione pratica di Minerva ***
Capitolo 26: *** Inferno a Fonterossa per le Winx ***
Capitolo 27: *** La nuova ipotesi di Tecna ***
Capitolo 28: *** Guerriero ***
Capitolo 29: *** Nelle segrete di Alfea ***
Capitolo 30: *** Un addestramento speciale per le Winx ***
Capitolo 31: *** Uno spettacolo magico ***
Capitolo 32: *** La notte di Riven e Musa ***
Capitolo 33: *** L'inizio di uno scontro terribile ***
Capitolo 34: *** Una nuova alleanza ***
Capitolo 35: *** La battaglia (I parte) ***
Capitolo 36: *** La battaglia (II parte) ***
Capitolo 37: *** Musa vs. Darcy ***
Capitolo 38: *** La liberazione di Alfea ***
Capitolo 39: *** Ultimo atto ***
Capitolo 40: *** Un sacrificio in cambio della libertà ***



Capitolo 1
*** Furto a Torrenuvola ***


Capitolo 1 – Furto a Torrenuvola

 
Più grande è il potere, più pericoloso è il suo abuso
Edmund Burke
 

Un violento temporale si stava scatenando sopra Torrenuvola, il giorno era calato ormai da diverse ore; streghe e professori dormivano nei propri dormitori, assolutamente ignari di ciò che stava per accadere.

Tre figure a passo deciso percorrevano uno strettissimo passaggio. Il solo che conduceva a quell’ala della biblioteca riservata unicamente agli insegnanti. Sapevano esattamente come muoversi e quali corridoi attraversare perché una volta quelle fredde mura erano state anche la loro casa, finché la preside Griffin, in una notte molto simile a quella, non le aveva cacciate.

Avevano ancora un conto in sospeso con lei ma ora non si trovavano lì per quello.

-Ogni cosa a suo tempo sorellina- Aveva detto una delle tre figure con un tono di voce che avrebbe raggelato le vene di chiunque. Aveva lunghissimi capelli dello stesso colore del ghiaccio, raccolti in una coda molto alta. Il completo estremamente attillato e gli stivali alti, fin sopra il ginocchio, la facevano apparire ancora più slanciata di quanto già non fosse. Doveva in qualche modo placare la sete di vendetta della più giovane, che era anche la più impulsiva. Una ribelle, esattamente come i suoi capelli ricci e gonfi.

Il loro obiettivo, quella notte, era un libro di incantesimi. Quel libro in particolare conteneva stregonerie che andavano oltre ogni immaginazione. Con quel libro avrebbero fatto grandi magie e sarebbero finalmente diventate inarrestabili, conquistando il mondo e piegando chiunque alla loro volontà. Si sarebbero vendicate della Griffin, delle Winx e di ogni forma di vita che in passato le aveva ostacolate. Avrebbero disseminato terrore in ogni angolo della dimensione magica. Avrebbero provato piacere nell’osservare la disperazione negli occhi altrui. Avrebbero vinto su tutti; e tutti le avrebbero rispettate.

Mentre si pregustavano la forza di quel potere, le Trix, giunsero nella parte della biblioteca che solitamente era proibita alle alunne; ma a loro cosa poteva importare? In fondo non erano più allieve di Torrenuvola e anche se lo fossero ancora state non avrebbero di certo esitato a disubbidire al cartello che diceva “vietato l’accesso alle studentesse”.

-Finalmente!- esclamò Stormy, che per l’impazienza sembrava non riuscire a stare ferma. Si muoveva e si agitava come se fosse stata morsa da una tarantola.

Senza timore percorsero una decida di metri e poi svoltarono a destra. Davanti a loro si materializzò una lastra in sasso, che Icy congelò con un semplice gesto della mano per poi distruggere con lo schiocco delle dita.

-Che donna ingenua la Griffin!- disse infine, ridendo.

-Oppure che stupide le nostre ex compagne di corso… se basta così poco a fermarle!- rispose Darcy, che fra le tre era certamente quella più intelligente, unendosi quindi alle risa della sorella maggiore.

-Sbrighiamoci- intimò poi la discendente di Belladonna.

Le tre streghe varcarono la soglia e si trovarono davanti ad un’enorme libreria. Era antica, tanto quanto i libri che erano contenuti al suo interno. Senza perdere tempo si misero tutte e tre alla ricerca del volume. Rimasero in assoluto silenzio per qualche minuto, che a loro sembrò un’eternità, mentre rovistavano qua e là, poi Icy parlò:

-Sorelle, l’ho trovato!- Darcy e Stormy si affrettarono a raggiungere la più anziana che, con una delicatezza che non le apparteneva, estrasse quel vecchio libro dalla scaffalatura più alta e soffiò sulla copertina, per tirargli via la polvere che negli anni gli si era depositata sopra.

-Oh sì!- esclamò Stormy più eccitata che mai. Nel suo sguardo si poteva leggere pura follia -Ora posso distruggere tutto il resto?- Le altre due si scambiarono un’occhiata. Non avevano più alcun motivo per impedirle di creare un vero e proprio scompiglio perciò entrambe, voltandosi per uscire dalla stanza, fecero spallucce.

-Però sbrigati Stormy… Abbiamo un potere da conquistare- esclamò Icy sorridendo compiaciuta ora che avevano finalmente tra le mani il libro.

Stormy urlò piena di soddisfazione, fece un gesto con la mano e subito un’aggressiva tromba d’aria si manifestò all’interno della biblioteca. Annientava tutto ciò che incontrava; niente si sarebbe salvato!

Quando sentì di aver dato il meglio di sé raggiunse le altre due ed esattamente come erano comparse, svanirono, lasciando Torrenuvola nel disordine più assoluto. Di loro rimase unicamente l’eco di un’agghiacciante e fragorosa risata.




Note dell'autrice: Buongiorno a tutti! Dopo qualche settimana che tenevo lì questo primo capitolo di un racconto che mi frulla da un po' nella testa ho deciso di pubblicare! Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa il popolo di EFP... quindi recensite :) Alla prossima!!

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Capitolo 2
*** Parola di Winx ***


Capitolo 2 – Parola di Winx

 
Fai ciò che ami, ama ciò che fai, e mantieni più di quanto hai promesso
Harvey B. Mackay
 

Quella soleggiata mattina di fine maggio era iniziata esattamente come tante altre per le sei fate del Winx Club; le ragazze infatti si trovavano nella sala grande per la colazione. Nessuna parlava e tutte mostravano un’aria parecchio stanca. Quello era un periodo che metteva a dura prova le alunne della scuola di Alfea. Gli esami di fine corso erano ormai alle porte e ogni professore, oltre alle regolari lezioni, aveva organizzato delle giornate abbastanza impegnative di preparazione ai test finali.   

-Uffa che noia ragazze! Un’altra giornata nella camera delle simulazioni del professor Palladium per altre prove d’esame!- Esordì ad un tratto Stella, andando finalmente a spezzare il silenzio di quel tavolo. Lei, che aveva sempre mostrato più interesse per la moda piuttosto che per lo studio, appariva come al solito perfetta: i suoi magnifici capelli biondi le ricadevano molto delicatamente lungo la schiena. Erano lisci e ben pettinati e il suo viso risplendeva grazie a quel poco di trucco che era solita mettersi sul volto.

-Già- rispose sconsolata Aisha -E per di più guardate che splendida giornata! Il tempo sarebbe ideale per fare un po’ di sport e scaricare tutta la tensione accumulata nelle ultime settimane…- La principessa ereditaria delle terre di Andros era certamente la più attiva ed agile del gruppo perciò giornate come quella erano adatte per andare a correre, fare arrampicata o nuotare.

-Non vedo l’ora che anche quest’anno scolastico finisca- Aggiunse Musa, la fata della musica proveniente dal pianeta Melody, ricoprendosi di consensi da parte dalle amiche.

-Ho un’idea!- disse ad un tratto Stella con una carica di energia tutta nuova mentre le altre si guardavano un po’ incerte fra loro -Io proporrei di darci tutte malate e di sgattaiolare a Magix per un po’ di Shopping!- Gli occhi della principessa di Solaria cominciarono ad illuminarsi nel momento in cui pronunciò la parola “Shopping”. Per lei andare in giro per negozi a fare compere era la soluzione ad ogni problema della vita. Se non altro bastava poco per farle tornare il buon umore.  

-Forza, su con la vita! Questa sarà una delle ultime prove prima degli esami di fine corso!- Bloom, ancora ridacchiante per la spontaneità con cui Stella era riuscita ad esprimere la sua assurda ed irrealizzabile idea, cerò di dare un po’ di manforte alle sue compagne ma con scarso successo -Okay ragazze, facciamo così: oggi daremo il massimo per la prova del professor Palladium e se andrà bene questa sera potremmo chiamare gli specialisti e farci portare in centro a Magix per un giro. Che ne dite?- Ci aveva messo tutto l’entusiasmo possibile. In fondo se la prova andava bene non vedeva perché per una volta non potevano infrangere una delle regole della scuola e concedersi una serata di svago… Per di più in compagnia dei ragazzi di Fonterossa.

-Vorresti dire che potremmo uscire di nascosto?- Flora era sempre stata quella più rispettosa delle regole forse proprio a causa della sua personalità: la fata della natura infatti era piuttosto timida ed insicura, tuttavia quella volta nella sua voce si poteva scorgere una punta di eccitazione  al pensiero di trasgredire ad una delle rigide regole di Alfea.

-Sì!- rispose Bloom più convinta che mai con un enorme sorriso stampato sul volto.

-Mi piace!!!- Urlò improvvisamente Stella, attirando l’attenzione di molte ragazze sedute al tavolo accanto al loro. Le sue amiche si affrettarono subito a farle abbassare il tono della voce; se l’ispettrice Griselda fosse venuta a conoscenza del loro piano di fuga per una serata all’insegna del divertimento le avrebbe certamente segregate in cucina a pelare patate in compagnia dello Chef.

-Tutto questo però se le nostre prove andranno bene vero Bloom?- Domandò Tecna, che ancora non aveva proferito parola. La sua domanda era più per sottolineare il fatto che per meritarsi quella serata ognuna di loro avrebbe dovuto dare buona dimostrazione di sé nella stanza delle simulazione. Aveva voluto accentuare quel punto quando aveva visto Stella estrarre il suo telefonino dalla borsa e comporre velocemente il numero di Brandon per scrivergli un messaggino ed informarlo del programma. Tecna, che era la fata più razionale ed intelligente del gruppo, pensava che divertirsi era giusto ma ciò non doveva compromettere i risultati scolastici, che venivano prima di qualsiasi altra cosa. Questo il più delle volte sfuggiva a Stella e visto che la sua media non era tra le più alte avrebbe sicuramente fatto meglio a darsi da fare con la prova di quel giorno.

-Naturalmente Tecna!- La rassicurò la rossa voltandosi poi verso la fata di Solaria per assicurarsi che anche lei avesse recepito il messaggio. Così fu: infatti Stella, più scoraggiata che mai, aveva riposto nuovamente il cellulare all’interno della sua borsa ed era tornata a dedicarsi alla tazza di caffè davanti a sé.  

-Questo ha del logico allora- acconsentì dunque la fata della tecnologia sorridendo in modo complice a Bloom, la quale ricambiò.

-Ho sentito dire che a Magix hanno aperto una nuova discoteca; sarebbe carino andarci tutte insieme…- Musa, che aveva una personalità molto creativa, adorava ballare e Aisha condivideva questa sua stessa passione. Anche a Bloom, Stella, Flora e Tecna l’idea piacque.

-Bene allora è deciso! Se oggi durante le prove otterremo dei buoni punteggi, stasera andremo a ballare!- Detto questo Bloom portò la sua mano verso il centro del tavolo con il palmo rivolto verso il basso e poi aggiunse: -Parola di Winx!-

Le altre, una dopo l’altra, fecero altrettanto. Per le sei fate questo gesto era il sigillo di una promessa. Promessa che diede loro la carica giusta per iniziare la giornata. Una giornata che però era decisamente destinata a cambiare.




Note dell'autrice: Buongiorno popolo di EFP. Innanzitutto ringrazio chi ha recensito il primo capitolo perchè sapere ciò che pensano e che opinione si fanno i lettori è per me davvero molto importante :) Oggi in primo piano ci sono le sei fate mentre dal prossimo capitolo inizierà la storia vera e propria: verrà infatti svelato quale è questo grande potere di cui si è parlato nella prima parte. 
Nella speranza di sentirvi numerosi... vi saluto... Alla prossima :)
 

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Capitolo 3
*** Un talismano prezioso ***


Capitolo 3 – Un talismano prezioso

 
Il coraggio è il prezzo che la vita esige per l’assegnazione della pace
Amelia Earhart
 

Le sei Winx si trovavano in uno dei tanti corridoi della scuola di Alfea. Quello in particolare le avrebbe condotte alla stanza delle simulazioni, dove il professor Palladium aveva organizzato per loro e per le altre fate del loro stesso anno un’impegnativa prova d’esame.

Quando le ragazze svoltarono l’ultimo angolo che le divideva dall’aula si trovarono davanti l’ispettrice Griselda, una donna alta, magra e dai capelli castani di lunghezza media. Non era più giovanissima e il suo ruolo all’interno dell’istituto era quello di mantenere l’ordine. Era molto intransigente, talvolta anche acida ma le fate in fondo sapevano di essere riuscite a conquistarla.

-Buongiorno ragazze- disse la donna -La preside Faragonda domanda di voi nel suo ufficio, siete dunque pregate di seguirmi- le sei Winx iniziarono a guardarsi fra loro ma nessuna sapeva spiegarsi il motivo di quell’impellente convocazione. L’ispettrice vedendo l’aria interrogativa su tutti e sei i volti si limitò ad aggiungere: -Il professor Palladium è stato informato del vostro ritardo. Ora vi prego di seguirmi- e così si incamminò in direzione delle scale per raggiungere l’ufficio della preside che si trovava al piano superiore.

Quando arrivarono davanti alla porta desiderata Griselda bussò ed entrò nella stanza. Anche le ragazze varcarono la soglia e subito Bloom parlò:

-Buongiorno preside Faragonda, è per caso successo qualcosa?- Il tono della fata custode della fiamma del drago non nascondeva la curiosità di quell’urgente incontro.

-Buongiorno anche a voi ragazze. Musa per cortesia potresti chiudere la porta alle tue spalle?- la giovane si girò e si affrettò ad eseguire ciò che le era stato chiesto; dopodiché la preside proseguì: -Innanzitutto vorrei scusarmi per avervi chiesto di assentarvi dalle vostre ore di lezione. Gli esami sono alle porte e so quanto per voi queste prove siano importanti-

-Non si scusi! Piuttosto siamo noi a ringraziarla per averci salvate dal noioso professor Palladium e dalla sua poco divertente camera delle simulazioni!- La principessa di Solaria era sempre la solita.

-Stella, per favore!- Flora la rimproverò subito sottovoce ed accompagnò il suo monito con una gomitata nelle costole dell’amica.

-Ahi!- piagnucolò la bionda.

-Purtroppo vi ho convocato qui poiché è in corso una grave minaccia- L’espressione sul volto della preside era molto seria e le sei Winx compresero immediatamente che lei stava per rivelare loro qualcosa che le avrebbe profondamente turbate.

-La prego, continui- La incoraggiò Aisha spinta dalla curiosità.

-Sono stata contattata dalla preside Griffin stamane all’alba. Un volume di enorme importanza è stato sottratto questa notte da un’ala della biblioteca di Torrenuvola riservata agli insegnanti. Si tratta di un libro molto antico. Al suo interno sono contenuti incantesimi di magia estremamente oscura-

-Mi scusi preside, credo di non capire. Come possiamo noi esserle d’aiuto?- Tecna aveva espresso a voce alta un quesito che era sorto anche nella mente di tutte le sue compagne.

-La mia stimata collega mi ha rivelato che le autrici del furto sono le Trix. Una tromba d’aria si è manifestata all’interno della biblioteca, mettendo tutto quanto a soqquadro. Inoltre molte altre raccolte sono andate completamente distrutte; un vero e proprio disastro-

-Stormy!- Disse la fata della musica sovrappensiero.

-Esattamente Musa.  C’è dunque motivo di credere che l’intera dimensione magica ora sia in serio pericolo-

-Ah ecco dove entriamo in scena noi!- Esclamò Stella con il tono di una che aveva capito tutto -Lei vuole che noi salviamo il mondo, di nuovo, da quelle malvagie streghe! Bhè ci siamo riuscite una volta, non vedo perché dovremmo fallire ora!- Tutte si voltarono a guardare la fata, sbalordite. La preside accennò un leggero sorriso per la spontaneità della principessa di Solaria, prima di proseguire tornando allo sguardo cupo.

-In questo volume è contenuto un incantesimo particolarmente oscuro. La strega che lo esegue diventa la strega madre e acquisisce il cosiddetto potere eterno. Questo potere assume le sembianze di un mostro ed è in grado di piegare chiunque alla volontà di colei che l’ha creato. Immagino ora che voi possiate comprendere che disastro verrebbe a crearsi se l’incantesimo venisse pronunciato non da una ma da tre streghe contemporaneamente. Le Trix diventerebbero tutte streghe madri. Darebbero origine ad una bestia orribile che, sotto il loro comando, distruggerebbe l’intera dimensione magica. Il mondo come lo conosciamo noi oggi verrebbe letteralmente distrutto. Il male comincerebbe a propagarsi senza limiti. La luce del sole verrebbe per sempre nascosta dalle tenebre. Lo scenario che si presenterebbe sarebbe davvero devastante- La preside aveva appena mostrato loro una situazione terribile; impensabile se non fosse che l’aveva descritta così bene.

-Oh cielo!- Esclamò Flora. Era rimasta seriamente spaventata dalle parole della Preside esattamente come tutte le altre, che ancora se ne stavano in silenzio senza sapere cosa dire.

-Noi come possiamo intervenire? Dobbiamo sottrarre il libro alle Trix?- La soluzione di Aisha pareva abbastanza logica ma come fare a scovarle? Potevano nascondersi ovunque e il tempo a disposizione delle fate non sembrava essere dalla loro parte.

-Purtroppo recuperare il libro sarebbe inutile. Quello che voi dovrete fare, se accetterete la missione, sarà recuperare il talismano di Alissia prima delle Trix- La corresse la preside.

-Il talismano di Alissia?- Domandò Bloom.

-Il mito narra che la strega Alissia, discendente di una lunga e potentissima stirpe di streghe, rendendosi conto degli enormi poteri che aveva ereditato, decise di incanalare tutta la sua magia all’interno del suo talismano. L’amuleto sarebbe dovuto andare distrutto in un secondo momento, al fine di evitare che qualcuno se ne potesse impadronire per commettere atti ignobili. Per liberarsi completamente di tutta quella forza si vide però costretta a sacrificare anche la sua stessa vita. Da allora giace in un’oscura grotta situata nella foresta di Selvaoscura-

-Non sapevo dell’esistenza di questa foresta- disse Flora.

-È un luogo pieno di insidie e malvagità, nel quale nessuno osa addentrarsi; a tratti la sua vegetazione è viva e assai pericolosa. In altri punti è invece estremamente deteriorata. Un luogo poco sicuro- spiegò la preside -Tornando al mito: dal momento che Alissia non è riuscita ad eliminare il talismano è lei stessa a proteggerlo da chiunque cerchi di sottrarglielo-

-Mi scusi preside Faragonda- intervenì Musa quando l’anziana donna terminò di parlare -Ma se questa strega protegge con tanta cura il suo amuleto perché dobbiamo temere che le Trix riescano ad impossessarsene?-

-Vedete ragazze mie- si affrettò a rispondere la preside -Una volta la famiglia di Alissia aveva poteri superiori a quelli di qualsiasi altra dinastia di streghe. Ora quel potere è racchiuso in un oggetto molto prezioso e quindi non è più direttamente nelle mani della strega. Le Trix, dal canto loro, hanno acquisito negli ultimi tempi poteri molto importanti e questo significa che adesso, per loro e per come stanno le cose, recuperare il talismano per eseguire l’incantesimo del libro rubato a Torrneuvola, sarebbe relativamente semplice-

-Come faremo invece noi a recuperare il talismano?- chiese Tecna.

-Voi avete la fortuna di essere fate e quindi, per natura, creature nobili. Dovrete convincere il fantasma di Alissia che il vostro intento è quello di distruggere il talismano e fare dunque del bene. Non dico che sarà facile ma nemmeno una missione impossibile. Probabilmente vi verrà chiesto di superare delle prove ma la vostra generosità e la vostra bontà d’animo vi saranno di grande aiuto. Detto questo voglio che ora voi mi ascoltiate molto bene: se, e solo se, accetterete quest’impresa molto difficile e pericolosa vi dirigerete oggi stesso al villaggio delle Pixie. Loro vi condurranno fino al confine della foresta di Selvaoscura, dopodiché proseguirete da sole. Avrete tempo fino al calare del sole per individuare il luogo esatto della grotta. Quando l’avrete trovata tornerete qui ad Alfea. Non voglio che per nessun motivo entriate. Io contatterò il preside Saladin e lo informerò della situazione. Gli chiederò se mi potrà fornire un gruppo di specialisti disposto a partire con voi domattina all’alba per recuperare il talismano-

-Ma se questa minaccia è tanto impellente è saggio dividere questa operazione in due fasi?- domandò Tecna che non ne capiva il motivo.

-La foresta non è un luogo sicuro. Non lo è di giorno e lo è ancora meno di notte. Non è molto chiaro dove si trovi realmente questa grotta perché il mito non lo racconta e come vi ho spiegato prima nessuno si addentra in quella valle desolata. Inoltre non abbiamo idea di quanto tempo possa occorrervi per convincere il fantasma di Alissia a cedervi il talismano. È più sicuro quindi suddividere i compiti su due giornate. Oggi potrete fare un sopralluogo e domani con gli specialisti agire, senza perdite di tempo.

-Va bene. Se lei ritiene che questo sia il modo migliore faremo così!- La rassicurò Bloom.

-Ragazze ora devo chiedervi se voi siete d’accordo di mettere a rischio le vostre vite per questa missione- Concluse infine la preside con l’aria seria e cupa che aveva caratterizzato quell’incontro -È una situazione molto delicata, che richiede un grandissimo coraggio, e io non voglio assolutamente che voi vi sentiate obbligate ad intervenire-

Le sei fate si guardarono tra loro e poi senza nessun segno di esitazione, all’unisono, risposero: -Siamo d’accordo!-

-Molto bene- esclamò la preside voltandosi verso l’ispettrice Griselda, che per tutto quel tempo era rimasta davanti alla finestra in assoluto silenzio. Le due donne si guardarono e poi Griselda parlò:

-Il bene dell’intera dimensione magica è quindi nelle vostre mani; vi auguro tutta la fortuna ed il coraggio di cui possiate necessitare-




Note dell'autrice: Buongiorno popolo di EFP! A voi il terzo capitolo di questo mio racconto... ecco svelato il nuovo potere al quale mirano le tre streghe! C'è chi aspetta con ansia un po' di sano "MusaxRiven"... mi scuso per l'attesa... arriverà promesso!!!! :D
Spero di poter venire a conoscenza delle vostre opinioni in merito alla storia :)
A presto!
 

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Capitolo 4
*** Verso Selvaoscura ***


Capitolo 4 – Verso Selvaoscura

 
In un minuto c’è il tempo per decisioni e scelte che il minuto successivo rovescerà
Thomas Stearns Eliot

 
 
-Molto bene ragazze, allora oggi vi occuperete unicamente del sopralluogo. Stasera al vostro rientro potremo discutere con il gruppo di specialisti la tattica migliore da adottare domani- Ripeté la preside un’ultima volta in modo scrupoloso per assicurarsi che tutte e sei le fate avessero capito bene ciò che andava fatto, mentre le accompagnava all’entrata principale della scuola. Successivamente, con un tono più preoccupato, aggiunse: -Vi prego, prestate la dovuta attenzione. È un luogo pieno di minacce!-

-Non si preoccupi!- La rassicurò Bloom con un sorriso.

-A stasera!- Dissero poi in coro le sei fate con un cenno di saluto rivolto alla preside Faragonda e all’ispettrice Griselda, prima di mettersi in cammino verso il villaggio delle Pixie.

-Ragazze- disse Aisha, una volta sicura che le due donne ancora in piedi nel piazzale principale di Alfea fossero abbastanza lontane da non poter sentire le sue parole -Voi cosa ne pensate di tutta questa storia?-

-È terribile!- osservò Flora preoccupata -Se le Trix dovessero riuscire ad impossessarsi del talismano e ad eseguire l’incantesimo sarebbe una catastrofe per l’intera dimensione magica-

-Ragazze forza! Non è la prima volta che ci troviamo davanti ad una situazione difficile. Ce la siamo sempre cavata e questa volta sarà lo stesso. Siamo unite e insieme capaci di grandi cose. Abbiamo salvato Alfea quando era sotto assedio!- Disse Bloom superando di un paio di passi il gruppo e girandosi verso quest’ultimo per poter guardare negli occhi tutte le sue compagne.

-Bloom ha ragione!- Intervenì Tecna -Faremo un passo per volta. Oggi ci occuperemo del sopralluogo. Sono sicura che la ricerca della grotta non sarà una cosa troppo complicata grazie a un paio di sofisticati dispositivi tecnologici che ho pensato bene di portare con me! Domani invece sarà un altro giorno e penseremo più tardi a come affrontarlo- Le fate trovavano ammirevole come Tecna riuscisse a mantenere la calma e la lucidità in ogni momento e a trasmettere sicurezza. Le ragazze si avvicinarono e si strinsero in un forte abbraccio. Tutte quante avevano la consapevolezza del fatto che sarebbe stata una battaglia dura ma ora sentivano di avere la forza per affrontarla.

-Coraggio, è ora di muoversi- esclamò Aisha staccandosi da quel gesto affettuoso.

Le fate si rimisero in cammino e ben presto raggiunsero il villaggio delle Pixie. Ad attenderle con grande impazienza al confine del villaggio c’erano Lockette, Amore, Chatta, Digit, Tune e Piff che, come quasi sempre, dormiva.

Chatta, la Pixie delle chiacchiere legata a Flora, subito parlò: -Bene, vi stavamo aspettando; se volete seguirci la nostra regina sarà molto lieta di scambiare due parole con voi-

-Certamente- rispose la fata della natura sorridendo, per poi incamminarsi, insieme alle compagne, dietro alle Pixie.

-Buongiorno Winx!- esclamò la regina Ninfea quando vide le sei fate venirle incontro. Stava in piedi dentro l’incavatura di un albero. Era una creatura tanto piccola quanto particolare; indossava un vestito con un mantello giallo, guanti verdi e una collana con una grande gemma viola. I suoi capelli, anch’essi verdi, erano raccolti e adornati con alcuni cristalli. Sulla fronte portava una corona d’oro e nelle mani teneva stretto uno scettro magico.

-Buongiorno maestà- risposero all’unisono le sei fate inginocchiandosi davanti a lei.

-Livy, la Pixie dei messaggi, mi ha informata che vi occorre che vi sia indicata la strada per raggiungere la foresta di Selvaoscura-

-Esattamente- disse Aisha rivolta alla piccola creatura.

-La minaccia che pende sull’intera dimensione magica è sconvolgente. Vi fa onore il fatto che siate disposte a mettere in pericolo le vostre stesse vite per il bene di tutti. La missione che state per intraprendere richiede grande coraggio e grande forza. Voi tutte avete queste qualità, e lo dico perché in passato lo avete dimostrato, perciò sono convinta che riuscirete a salvarci tutti- Le sei fate non poterono non sorridere a quelle parole tanto lusinghiere -Le vostre Pixie vi condurranno senza problemi fino al confine della foresta ma poi dovrete proseguire da sole-

-Sì, la nostra preside ci ha informate di questo- disse Flora.

-Ci dispiace ma siamo creature troppo piccole e fragili. Per noi Pixie quel luogo sarebbe certamente letale- proseguì Ninfea abbassando lo sguardo in segno di scusa.

-Non vi dovete preoccupare per questo- disse Aisha -Una volta arrivate al confine non avremo problemi a procedere oltre-

-Molto bene- rispose Ninfea. Fece una breve pausa poi ricominciò a parlare: -Ora noi non vogliamo trattenervi oltre, perché sappiamo che in questo momento il tempo è tiranno e che vi è stato chiesto di tornare prima del calare del sole, ma le vostre Pixie hanno preparato per voi alcune cose che potrebbero risultarvi utili- Mentre la regina Ninfea spiegava, Lockette, Amore, Chatta, Digit e Tune sbucarono da dietro l’albero trascinando uno zainetto; era relativamente piccolo agli occhi delle fate ma per le Pixie un gran peso così Bloom si affrettò a raccoglierlo.

-Dentro ci sono erbe magiche e piccole boccette di sostanze per incantesimi vari- esclamò Lockette, la Pixie delle soglie.

-Grazie; grazie infinite!- rispose la custode della fiamma del Drago aprendosi in un sorriso e mettendosi la sacca in spalla.

-Ora temo che sia giunto per noi il momento di rimetterci in viaggio verso la foresta di Selvaoscura- esclamò Aisha rivolta verso la regina del villaggio.

-Si, naturalmente- replicò Ninfea -Siate prudenti, usate l’astuzia e fate tesoro dei doni che vi sono appena stati consegnati-

-Lo faremo di certo vostra maestà- disse Musa inchinandosi davanti a lei mentre le altre fate facevano altrettanto.

Le ragazze si misero così in cammino dietro alle loro Pixie e non appena varcarono il confine del villaggio cominciarono a chiacchierare. La prima a parare fu Stella:

-Ragazze non so voi ma io non vedo l’ora di domani. Questa missione è una vera seccatura ma avremo la possibilità di passare un po’ di tempo con gli specialisti più affascinanti di Fonterossa... io potrò finalmente vedere e stare con il mio Brandon!- Gli occhi della fata erano completamente assenti, segno evidente che era persa nei suoi pensieri… con Brandon.

-Oh sì, sai che fortuna Stella!- disse Musa un po’ acida e subito la principessa di Solaria la fulminò con lo sguardo. La fata della musica cercò allora di spiegarsi meglio: -Alcuni di loro saranno sicuramente affascinanti ma altri sono soltanto degli antipatici scorbutici!- Quando finì di parlare fate e Pixie scoppiarono in una fragorosa risata.

-Con “altri” ti riferisci per caso a Riven?- domandò Flora tutta ridacchiante.

-Esattamente, mi riferisco proprio a lui! Un ragazzo tanto arrogante e scontroso non mi era mai capitato di incontrarlo!- Si sfogò la fata della musica. La giovane si sentiva particolarmente attratta da Riven; lo trovava bello, forte ed atletico e accanto a lui il suo cuore batteva come mai le era capitato. Era tuttavia estremamente infastidita dal suo atteggiamento: non era mai in grado di capire quello che lui pensava o provava. C’erano stati dei momenti in cui le era parso che lui ricambiasse i suoi sentimenti ma poi in altri aveva creduto di essersi soltanto illusa. Avrebbe tanto voluto scacciarlo dalla sua mente. I ragazzi non gli erano mai interessati e loro non l’avevano mai considerata in modo particolare però con Rive era diverso: più provava ad allontanarsi da lui più sentiva di avere bisogno di lui. A volte si trovava a pensare a come doveva essere stare fra le sue braccia ma quando si rendeva conto delle immagini che la sua mente produceva se ne vergognava e si sforzava di focalizzare i suoi pensieri su altro.  

-Eh, l’amour…- intervenì Amore con la sua solita cadenza francese, rompendo così la riflessione della fata.

-Come hai detto?- chiese Musa con un tono molto duro che però venne tradito dal colorito del suo viso: infatti la ragazza era diventata tutta rossa per l’imbarazzo.

-Ahahahah- Stella rideva e rideva di gusto -Sai Musa, noi siamo le tue migliore amiche! Se ci devi dire qualcosa… noi ti ascoltiamo- la fata di Solaria aveva le lacrime agli occhi ma Musa non pareva divertirsi. Voleva unicamente sprofondare per la vergogna e non faceva che maledirsi per aver parlato di Riven dal momento che per le compagne quello era parso un buono spunto per punzecchiarla.

-Sì, devo dire che Stella ha ragione. Se vuoi parlarne noi ci siamo- le disse Flora mettendole una mano sulla spalla.

-Giusto Flora vogliamo parlare di te ed Helia?- Musa approfittò della scappatoia che le era stata offerta per far cadere il discorso sulla fata della natura.

-Bhè non c’è moto da dire… a dire il vero noi… bhè ecco io… in effetti non è che ci sia un vero e proprio noi… io… non saprei…- cominciò a balbettare la giovane.

-Abbiamo capito Flora!- disse Stella facendo l’occhiolino all’amica, che prese la tinta di un pomodoro.

Ancora una volta tutte le fate e le Pixie scoppiarono a ridere poi Digit si fermò all’istante.

-Tutto bene?- Le domandò Tecna.

-Noi siamo arrivate; siamo al confine di Selvaoscura- rispose la piccola creatura.

-Quindi è giunto il momento di proseguire da sole- esclamò Musa guardando le sue compagne.

-Già!- esclamò Bloom

-Siate prudenti- raccomandò Tune, la Pixie delle buone maniere.

-Naturalmente!- rispose Aisha.

Le ragazze non volevano ammetterlo ma ora iniziavano a provare una certa tensione. Avrebbero fatto tutto il necessario per salvare la dimensione magica. Se la situazione si fosse complicata avrebbero certamente agito; avrebbero sacrificato le loro stesse vite e lo avrebbero fatto senza indugiare un secondo, perché così erano fatte: pronte a tutto.

Le sei fate salutarono le Pixie e poi varcarono il confine di Selvaoscura senza più voltarsi indietro. La missione era cominciata; le Trix andavano fermate.




Note dell'autrice: Buongiorno popolo di EFP! Innanzitutto ringrazio Tressa e GiuliaAvril che fin'ora si sono sempre prese un attimino di tempo per receensire! Mi fa davvero piacere e spero tanto che continuerete :) e grazie anche ai lettori più silenziosi che però seguono la storia :)
Quarto capitolo. Ho voluto dare un piccolo spazio alle dolci Pixie. La chiacchierata "frivola" tra le Winx mi sembrava carina per alleggerire la tensione che inizia ad essere alta. Dal prossimo capitolo niente inizierà ad andare come deve...
A presto! :)

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Capitolo 5
*** L'inizio del viaggio ***


Capitolo 5 – L’inizio del viaggio

 
Gli uomini discutono, la natura agisce
Voltaire
 

Come le fate varcarono il confine ed entrarono nella foresta di Selvaoscura sentirono la temperatura calare drasticamente: infatti l’aria era fredda e il sole nascosto da enormi nubi grigi che minacciavano maltempo. L’unica cosa che le ragazze riuscivano a vedere erano alberi; una marea di alberi d’alto fusto tutti intrecciati fra loro: una giungla.

-Wow che clima!- esclamò Stella sfregandosi le mani sulle braccia per scaldarsi un po’.

-E la natura… è così selvaggia- affermò Flora più a sé stessa che alle altre.

-Tecna i tuoi dispositivi cosa dicono?- domandò Bloom.

-Questo tipo di vegetazione procede per circa due chilometri- rispose la fata della Tecnologia mentre consultava uno dei suoi apparecchi. Poi cominciò a guardarsi attorno in cerca di qualcosa.

-Cosa stai facendo?- le chiese Musa incuriosita.

-Il dispositivo segnala un sentiero eppure io non vedo…-

-Parli di questo?- domandò la fata della musica indicando uno strettissimo passaggio fra la vegetazione.

-Affermativo- confermò la fata allegra. C’era ben poco di cui rallegrasi ma lei era felice perché ancora una volta la tecnologia aveva avuto ragione.

-Immagino che non ci sia un percorso alternativo…- domandò Stella che era molto incerta sulla strada che avevano davanti.

-Immagini bene Stella- rispose Tecna.

-D’accordo, come non detto!- sbuffò la principessa di Solaria.

-Forza andiamo! Meglio non perdere troppo tempo- disse Bloom incamminandosi e il gruppo la seguì.

Avanzavano a fatica perché svariate radici, di dimensioni differenti, in alcuni punti più che in altri impedivano il passaggio.

-Accidenti! Quella pianta si è mossa!- Urlò ad un tratto Stella e tutte si voltarono nella direzione da lei indicata ma senza vedere niente di particolare -Sono pronta a giurarlo!- si giustificò subito la bionda quando Musa si girò a guardarla con aria perplessa.

-È possibile- esclamò Flora tranquilla -La natura è viva. Se ti fermi ad ascoltarla potrai sentirla comunicare-

-Bene Flora, visto che a differenza mia possiedi questa capacità comunicativa con la vegetazione fammi un favore: dille di mantenere le dovute distanze da me! Sono stata chiara?- disse Stella, che ancora si guardava attorno con aria  sospetta.

Improvvisamente le piante dietro di loro iniziarono a muoversi quasi in modo furioso. Si piegavano una sopra l’altra come a voler inghiottire tutto e tutti.

-Ragazze correte!- gridò Aisha e il gruppo senza pensarci troppo si mise a correre. Gli alberi erano completamente senza controllo. Si facevano sempre più vicini e le ragazze correvano ed urlavano fino a quando, tutto ad un tratto ed inaspettatamente, si trovarono fuori da quella giungla impazzita. Non potevano credere ai loro occhi e a quello che avevano davanti: si ritrovarono nei pressi di un lago molto smile a quello di Roccaluce e un ponte di legno permetteva di raggiungere la sponda opposta. Vi era ancora la presenza di qualche pianta ma queste avevano l’aria di essere decisamente molto meno minacciose. Anche le nuvole pian piano parevano dissolversi, lasciando spazio ad un cielo più sereno e a qualche fievole raggio di sole. Non si sarebbero mai aspettate di trovare un luogo così all’interno dei confini di Selvaoscura. Quel luogo si discostava fortemente dalle descrizioni che Faragonda aveva dato loro. Quel luogo era un mezzo paradiso.

-Idilliaco se messo a confronto con quella giungla!- esclamò Stella con il fiato corto per la corsa di qualche istante prima. Nel frattempo gli alberi alle loro spalle si erano calmati.

-Tecna cosa facciamo adesso?- domandò Aisha.

-Attraversiamo il lago!- le rispose decisa la fata della tecnologia che ancora consultava i suoi dispositivi.

Le ragazze allora si incamminarono sul ponte ma con più cautela rispetto a quando avevano percorso il sentiero nella giungla: infatti si guardavano attorno in modo furtivo e prestavano la dovuta attenzione a dove mettevano i piedi, quasi si aspettassero che gli assi sotto di loro potessero improvvisamente cedere.
Ben presto raggiunsero incolume la riva opposta e ne furono liete.

-Mi sarei aspettata un qualche mostro marino sbucare dal lago, con denti lunghi e ferocia assassina dipinta in occhi scuri come gli abissi- disse Stella mimando la fantomatica bestia.

-Già pure io!- rispose Bloom ridendo, trascinando anche le altre nella risata.

-Ragazze credo che abbiamo un problema!- esclamò tutto ad un tratto Tecna.

-Quale problema?- domandò Aisha avvicinandosi alla fata che digitava furiosamente sui suoi apparecchi. L’ereditiera di Andros era tutt’altro che abile quando si trattava di elettronica ma non bisognava essere dei geni per capire che i dispositivi di Tecna avevano un qualche problema: infatti erano spenti; niente righe, niente numeri, nessun tipo di segnale. Erano morti; più precisamente era come non possederli.

-Maledizione, maledizione, non riesco a capire per quale motivo abbiano smesso di funzionare!- disse Tecna agitando con forza i suoi congegni.

-Okay Tecna, ora calmati. Troveremo una soluzione anche senza- Bloom tentò di tranquillizzarla, poi, dopo essersi brevemente guardata attorno, disse: -io proporrei di continuare su quel sentiero, siete d’accodo?-

-Sì, è una buona idea- suggerì Flora.

Il gruppo si rimise in marcia. Ora si trovavano in un bosco. Il sentiero che percorrevano era abbastanza largo e ben tracciato ma le ragazze cercavano di rimanere raggruppate il più possibile per evitare di perdersi. Di tanto in tanto sul loro cammino incrociavano ragni grossi quanto il pugno di una mano oppure vedevano strisciare qualche serpente.

-Questo posto fa venire i brividi!- esclamò Musa.

-Mi chiedo se la grotta che andiamo cercando sia lungo questa strada- disse Tecna che, mentre camminava, cercava ancora di comprendere il problema del funzionamento dei suoi apparecchi.

-Ragazze dite che possiamo fermarci un attimo? Ho bisogno di bere un sorso d’acqua- chiese Stella che sembrava parecchio spossata. Bloom vedendo il volto della giovane acconsentì, così si sedettero su un gruppo di sassi abbastanza grande da accogliere tutte e sei le fate.

-Bloom possiamo vedere cosa ci hanno lasciato le Pixie nella sacca?- chiese Flora.

-Sì- le rispose la fata levandosi lo zaino.

Come aveva annunciato Lockette nella borsa erano contenute svariate erbe magiche e piccole boccette di sostanze per incantesimi vari.

-Flora cosa ci sai dire di queste erbe?- domandò Musa.

-Vediamo… questo è l’Abies alba, più comunemente conosciuto come Abete bianco. Lo si può riconoscere dalle sue foglie; vedete come sono allungate, appiattite, lineari e semplici? Possiede delle qualità antisettiche, ovvero grazie ai suoi principi attivi è in grado di uccidere i microorganismi e di impedire quindi le infezioni. Questi fiori invece appartengono all’aneto puzzolente…-

-Aneto puzzolente?- chiesero in coro le ragazze leggermente schifate.

-Sì; hanno proprietà sedative. In caso di bisogno va sciolto nell’acqua-

Flora andò avanti ancora per una buona decina di minuti ad illustrare gli effetti delle erbe magiche contenute nello zaino lasciato dalle Pixie. Le fate l’ascoltavano sbigottite. Certo, lei era la fata della natura ma era comunque impressionante notare il bagaglio di conoscenze che possedeva.

-Tutta questa roba non l’abbiamo vista a lezione vero? Ma soprattutto non è materia d’esame?!?- domandò ad un tratto Stella, preoccupata.

-Ahahah, no- le rispose Flora ridendo -sono conoscenze che ho acquisito autonomamente grazie anche ad alcuni esperimenti che Bloom mi ha concesso di fare in stanza- proseguì poi la fata sorridendo alla ragazza dai capelli rossi.

-Meno male allora che Flora si sia ritrovata in stanza con Bloom anziché con te Stella! Credo che tu non ti saresti mostrata così accondiscendente- scherzò Aisha e le ragazze risero.

-Il primo anno ho permesso a Flora di fare alcuni dei suoi esperimenti anche nella mia camera perché sosteneva che la luce fosse più adatta e un pomeriggio, dopo le lezioni, ho trovato le sue piante infilate nel mio armadio, intente a provare i miei vestiti! Avresti dovuto vedere che abbinamenti di colori improponibili!-

-Ricordo che abbiamo dovuto portarti via! Eri in preda ad una crisi isterica- disse Bloom.

-Erano piante vanitose…- cercò di giustificarsi Flora.

-Bhè se non altro mi hanno aiutata a capire che in quell’armadio c’erano capi oramai passati di moda che andavano assolutamente sostituiti!- esclamò Stella con tono molto serio.

-Una buona occasione per fare shopping!- la prese in giro Musa.

-Naturalmente!- replicò la bionda.

-Ragazze! Ragazze funziona!- Gridò Tecna alzandosi di scatto. Il dispositivo che teneva fra le mani aveva ripreso a funzionare anche se non perfettamente.

-Non sono un mago in campo tecnologico ma il segnale non sembra molto stabile- disse cauta Musa che non voleva offendere l’amica sminuendo i suoi giocattoli.

-No hai ragione, è meglio affrettarsi e proseguire finché ne abbiamo l’occasione-

Le sei Winx si alzarono in piedi e ripartirono, sempre seguendo il sentiero. Camminarono per almeno tre ore ma ancora non vedevano grotte. L’apparecchio di Tecna funzionava a tratti perciò la giovane era arrivata alla conclusione che la colpa dovesse essere proprio della foresta. Doveva esserci un particolare campo magnetico che interferiva, facendo perdere di tanto in tanto il segnale.
 
***

Intanto più avanti le Trix stavano percorrendo la stessa strada. A differenza delle sei fate si sentivano maggiormente a loro agio in quell’ambiente ostile. Lo strisciare dei serpenti era un dolce sottofondo musicale che si combinava meravigliosamente con l’immagine del potere che di lì a poco avrebbero conquistato.

-Sorelline, lo sentite anche voi?- Chiese ad un certo punto Icy, fermandosi di scatto.

-Sembrerebbe un vociare- disse Darcy voltandosi in direzione del rumore.

-Non è un vociare qualunque…- replicò la più anziana.

-Le Winx- esclamò Stormy aprendosi in un enorme sorriso -forse è meglio occuparsene subito- disse la strega, eccitata dall’idea di sistemare le fatine.

Icy si lasciò scappare una risata agghiacciante quando guardandosi intorno vide un ragno sulla corteccia di un albero. Era uno di quegli aracnidi dal corpo peloso e dalle zampe lunghe tra i quattro e cinque centimetri. La strega si avvicinò, lo prese fra le mani e lo accarezzò. Successivamente lo posò a terra e con un incantesimo lo fece ingrandire. Diventò enorme, più grande di un essere umano e fissava Icy, come se da lei si aspettasse un ordine.

-Vai e divertiti piccolo mio- gli disse allora la sua creatrice.

Il ragno si voltò e velocemente si allontanò. Le fate da lì a poco si sarebbero trovate davanti quell’orribile creatura. Le Trix si unirono in una risata e, desolate di non poter assistere alla scena, si rimisero in camino alla ricerca della grotta che custodiva il talismano di Alissia.




Note dell'autrice: Buonasera popolo di EFP! Altro capitolo dedicato alle fate del Winx Club. Che ne pensate? Nel prossimo posso anticiparvi che accadrà qualcosa... le fate torneranno di corsa ad Alfea... ma non tutte... O.o!!!!
Nella speranza di sentire molte vostre opinioni vi saluto :)
A presto!!
 

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Capitolo 6
*** Ritorno ad Alfea ***


Capitolo 6 – Ritorno ad Alfea

 
La maturità inizia a manifestarsi quando sentiamo che è più grande la nostra preoccupazione per gli altri che non per noi stessi.
Albert Einstein

 
 
L’orologio elettronico di Tecna segnava l’una. Erano in viaggio da soltanto mezza giornata ma a loro sembrava di esserlo già da un’eternità. Non avevano fatto altro che percorrere un sentiero che pareva continuare così ancora per chilometri e chilometri e della grotta… nessuna traccia.

-Ragazze proseguire alla cieca come stiamo facendo non ha senso- esclamò Musa -Avanti di questo passo non riusciremo a tornare indietro prima che cali il sole; ci serve un piano!-

-Musa ha ragione- disse Flora -Ma quali possibilità abbiamo?-

-Forse dovremmo riprendere la strada per Alfea, parlarne con Faragonda e tornare domani con gli specialisti attrezzati per la notte- suggerì Bloom.

Le giovani fate andarono avanti ancora qualche minuto a discutere su quale fosse la decisione migliore: le possibilità erano tornare a scuola e organizzarsi per l’indomani con i ragazzi di Fonterossa oppure  proseguire con il rischio di incontrare una qualche pericolosa creatura e non avere i mezzi giusti per affrontarla e difendersi.

-Odio interrompervi ma credo che abbiamo un problema di dimensioni considerevoli!- disse Stella attirando l’attenzione delle fate e indicando l’enorme aracnide che le osservava, con i suoi molteplici occhi, qualche metro più in là. Le ragazze fecero un paio di passi indietro ma nello stesso istante il ragno accorciò la distanza che lo divideva dal suo succulento pasto.

-Magic Winx!- gridarono decise le sei fate. Un particolare calore avvolse il loro corpo; era energia pura, era magia.

Le ragazze iniziarono subito ad attaccare ma la bestia pareva uscirne illesa ogni volta. Inoltre continuava a muoversi in modo molto veloce. Ad un tratto Aisha riuscì a schivare un violento colpo del mostro grazie a delle radici magiche richiamate dalla fata della natura che lo intrappolarono. Purtroppo si rivelarono troppo deboli e finirono per spezzarsi nel giro di pochi attimi e il ragno ripartì all’inseguimento delle sue vittime.

-Attenzione!- gridò la principessa di Andros, tuttavia non riuscì a terminare la frase che l’animale con una zampa colpì Flora, in pieno petto, e con gran forza. La fata urlò e cadde a terra, picchiando la testa e procurandosi una ferita abbastanza importante sulla fronte.

-Flora!- chiamò Bloom allarmata, precipitandosi dall’amica, che era priva di sensi, e iniziando a lanciare sfere di fuoco che fecero arretrare il ragno di un paio di metri.

-Flora, Flora ti prego svegliati- Bloom scuoteva l’amica ma senza ottenere alcun risultato.

-Dobbiamo assolutamente portarla via da qui!- disse Stella che si era affrettata a raggiungere le due amiche.

-Torniamo ad Alfea!- esclamò Bloom più decisa che mai. Si alzò e con l’aiuto della principessa di Solaria tirò su Flora ancora svenuta.

-Accidenti se pesa!- bisbigliò Stella, che si era fatta scivolare un braccio della ragazza attorno al suo collo al fine di sorreggerla meglio.

-Voi cominciate ad andare e portatela al sicuro, noi cerchiamo di distrarre il ragno- disse Aisha alle due compagne, che iniziarono a correre.

-Cosa facciamo?- domandò Musa.

-Non lo so, ma dobbiamo assolutamente dare un po’ di vantaggio alle altre- rispose Aisha.

-Mega Sound- urlò quindi la fata della musica e la bestia rimase stordita un attimo, il tempo necessario per permettere a Tecna di imprigionarla in una sfera di energia.

-Ottimo lavoro ragazze- esclamò Aisha.

Il ragno però era forte e finì per rompere anche la gabbia creata da Tecna.

-Bomba Sonica- Musa sferrò subito un altro attacco per impedire un ulteriore avvicinamento della bestia ma ogni tentativo sembrava essere privo di efficacia.

Improvvisamente il ragno fece uno scatto in avanti e colpì Tecna, che precipitò al suolo. Era già pronto ad avventarsi sulla giovane per chiuderla in una tela quando Aisha lo centrò in piena faccia con la prima cosa che le era capitata a tiro: un legno. Se la magia aveva pochi effetti andava trovata una soluzione alternativa. La creatura arretrò così di qualche metro ma non era ancora sconfitta e non era pronta ad accettare una sconfitta.

-Forza Tecna, andiamo via da qui!- Musa aiutò velocemente l’amica a rialzarsi. Anche loro tre cominciarono a ripercorrere la strada per la quale erano arrivate e di tanto in tanto, quando il mostro si avvicinava troppo scagliavano qualche attacco. Tecna iniziava a sentirsi debole, non era più così veloce e Musa lo notò.

-Voi continuate!- disse la fata della musica cessando di volare e fermandosi lì, in mezzo al sentiero. Avrebbe seminato l’aracnide e sarebbe tornata dal gruppo in un secondo momento.

-Cosa credi di fare?- le rispose Aisha mentre osservava come il ragno a grandi passi si avvicinava all’amica.

-Non preoccupatevi per me, io sto bene! Andate, raggiungete le altre… ci vediamo al confine o direttamente nel cortile di scuola!- insistette la ragazza di Melody. Il ragno l’aveva quasi raggiunta. Stava per prenderla ma lei spiccò il volo giusto in tempo e si addentrò laddove la vegetazione era più fitta. In un battito d’ali non la videro più e insieme a lei scomparve anche la bestia.

-Musa no! Questa è una pessima idea!- gridò Tecna ma era tardi. Aisha raggiunse velocemente il punto in cui avevano visto Musa sparire: nessuna traccia, né della ragazza, né del ragno.

-Okay Tecna facciamo come ha detto; ricongiungiamoci al resto del gruppo. Lei è forte, non le accadrà nulla!- la principessa di Andros credeva realmente nella forza della loro giovane amica ma la situazione era critica perciò preoccuparsi veniva naturale.

-Va bene…- rispose la fata poco convinta. Riteneva che Musa non avesse avuto una buona idea, anzi era convinta che si trattasse di una mossa stupida. Se le fosse successo qualcosa come avrebbero potuto saperlo e in che modo l’avrebbero raggiunta?

Aisha riprese il volo e Tecna la seguì ma faceva fatica a tenere il passo. Il ragno l’aveva colpita con gran forza perciò, anche se le era andata bene rispetto a Flora, si sentiva tutta indolenzita.

-Tutto okay?- domandò l’amica avvicinandosi a lei.

-Sì credo di sì- rispose la fata accennando un debole sorriso.

-Forza, le altre saranno sicuramente nelle vicinanze. In fondo Flora era priva di sensi quando si sono allontanate perciò non possono aver fatto chissà quanta strada-

-Sì hai perfettamente ragione-

Le due fate percorsero ancora un chilometro e poi finalmente iniziarono a scorgere le compagne in lontananza.

-Ragazze! Ragazze!- chiamò la fata della tecnologia e subito Stella e Bloom si voltarono e si fermarono. Tecna e Aisha le raggiunsero in pochi secondi. Le due ragazze posarono delicatamente Flora a terra e solo in quel momento lei iniziò ad aprire leggermente gli occhi. Aveva un’aria spaesata e confusa e la ferita che si era procurata picchiando la testa era tutta insanguinata.

-Flora, stai bene?- le chiese Bloom.

-Mi fa male il petto... e la testa- si lamentò la fata della natura.

-Hai preso un bel colpo, ma sei una tosta- scherzò Stella per sdrammatizzare un po’ la situazione. Era sempre stata quella più frivola del gruppo e lei stessa lo sapeva ma quando aveva visto Flora a terra priva di sensi si era veramente spaventata. Aveva temuto il peggio.

-Ce la fai ad alzarti?- domandò Aisha all’amica.

-Si credo di si- rispose la giovane e anche se a fatica, con l’aiuto di Bloom e Stella, riuscì a rimettersi in piedi.

-Dove è Musa?- chiese Bloom.

-Lei…- Tecna si voltò ma dell’amica ancora nessuna traccia -Lei si è addentrata nella foresta per seminare il ragno-

-Ci ha detto di non preoccuparci che ci avrebbe raggiunte- aggiunse Aisha.

-Non esiste. Non possiamo lasciarla qui da sola. Dobbiamo andare a cercarla! Costi quel che costi- disse Flora con convinzione. Anche se si sentiva dolorante, anche se era uno straccio, anche se era troppo debole non era disposta ad accettare che Musa si arrangiasse. Si era separata dal gruppo per salvarle la vita perciò si sentiva responsabile di quanto accaduto.

-Flora ha ragione. Dobbiamo andare a cercarla- anche Bloom era della stessa opinione. Non le importava se non sarebbero rientrate ad Alfea prima del calare del sole. Musa era più importante!

Ancora una volta però le ragazze vennero interrotte da una creatura della foresta. Se prima il ragno gigante aveva scatenato un sentimento di ribrezzo anziché di paura ora si ritrovarono davanti a qualcosa di terribilmente minaccioso e terrificante: un enorme lupo grigio. Ringhiava, lasciando quindi intravedere i denti lunghi ed affilati. Le fate erano impreparate ad un attacco così quando il canide scattò riuscì ad afferrare e ad affondare le zanne nella gamba di Bloom prima che qualcuno potesse agire.

-Sfera Morphix- Aisha colpì il lupo, che mollò la presa e si trovò scaraventato al suolo qualche metro più in là da dove si trovavano loro. Stella si inginocchiò accanto alla fata, ora sanguinante, e in quel momento comparve l’intero branco.

Aisha e Tecna crearono subito una barriera. Avrebbero tenuto lontano i lupi, ma non a lungo.

-Braccia della terra!- Flora scagliò un attacco che però si rivelò praticamente nullo date le deboli condizioni del suo corpo.

-Ragazze ci hanno accerchiate!- esclamò Stella guardandosi attorno in modo spasmodico.

-Io non resisterò ancora a lungo- disse Tecna.

-Nemmeno io!- anche Aisha cominciava pian piano a sentire le forze abbandonarla. Ora erano veramente in una pessima situazione; erano spacciate.

Quando la barriera cedette le due ragazze caddero a terra esauste. I lupi, che non aspettavano altro, scattarono verso di loro. Le cinque fate istintivamente si coprirono il capo con le braccia e lanciarono un urlo ma in quel preciso momento una forte luce, una luce abbagliante si sprigionò dallo scettro di Stella.

-Solaria!- gridò la fata e tutto quanto intorno a loro scomparve. Per un attimo si sentirono sospese nel vuoto. Si guardavano e non capivano ciò che stava accadendo, poi intorno a loro la natura, le cose, ricominciarono a prendere forma e colore. Rimasero stupite nell’apprendere che ciò che le circondava era diverso. Si trattava sempre di una foresta ma non era più quella di Selvaoscura. Ora erano nella foresta di Selvafosca e in lontananza potevano vedere il castello di Alfea.
 
***

Era tardo pomeriggio quando gli specialisti atterrarono nel cortile di Alfea con l’astronave di Fonterossa. Si aspettavano di trovare le sei Winx ma a dar loro il benvenuto vi erano soltanto la preside Faragonda e l’ispettrice Griselda.

-Buongiorno ragazzi- salutò cordialmente la direttrice, che aspettava l’arrivo dei giovani.

-Buongiorno- risposero gli specialisti.

-Le ragazze?- domandò Sky guardandosi attorno.

-Purtroppo non abbiamo ancora avuto loro notizie. Vi confesso che inizio ad essere preoccupata. Si sta facendo sera e mi ero tanto raccomandata che rientrassero prima del calar del sole. Temo che possa esser successo qualcosa-

Come Faragonda terminò la frase le fate sbucarono dalla foresta di Selvafosca. Vedendole si portò una mano alla bocca in segno di stupore misto a preoccupazione: Flora, sostenuta da Aisha e Tecna, pareva terribilmente scossa. Un rivolo di sangue, causato dalla caduta durante la lotta con il ragno gigante, le sporcava il viso delicato. La principessa di Andros e la fata della tecnologia erano esauste. Mantenere la barriera difensiva durante l’attacco dei lupi era stato per loro uno sforzo notevole che aveva finito per metterle a tappeto. Bloom aveva una gamba insanguinata e gonfia. Stella l’aiutava a camminare ma allo stesso tempo si appoggiava a lei in cerca di aiuto per rimanere in piedi. Sul volto della principessa di Solaria si poteva leggere una grande confusione e spossatezza.

Gli specialisti corsero subito incontro alle ragazze per aiutarle.

Helia prese Flora dolcemente fra le braccia. La fata aveva ancora male al petto e la ferita sulla fronte le pulsava ma il contatto con il ragazzo la fece sentire immediatamente meglio e al sicuro, tanto che, stremata com’era, si addormentò senza proferire parola.

Faragonda vedendo la scena si rivolse a Griselda: -Fai preparare l’infermeria, le ragazze necessitano di cure-

Brandon e Sky si avvicinarono a Stella e Bloom che erano ancora aggrappate l’un l’altra. Si lasciarono solo nel momento in cui i due ragazzi le abbracciarono.

-Ahi- piagnucolò Stella.

-Scusami ciccina- le disse Brandon lasciando leggermente la presa.

-Preside Faragonda, la prego, ci dica che Musa è rientrata e sta bene- La voce fiacca di Bloom risuonò quasi come una supplica. In fondo al cuore sapeva che a livello di tempi non poteva assolutamente essere possibile ma dentro di lei la fiamma della speranza era ancora accesa.

-Mi spiace, Musa non è ancora rientrata- rispose la direttrice cupa. Sapeva che questo era solo l’inizio di una lunga serie di problemi.

-Non è possibile- sussurrò la custode della fiamma del drago lasciandosi cadere a terra. Aisha e Sky si inginocchiarono al suo fianco per rincuorarla.

-Era dietro me e Tecna- iniziò a spiegare Aisha -Eravamo inseguite da un ragno gigante; Flora stava male. Lei si è staccata dal gruppo per permetterci di avere un vantaggio sulla bestia. Ha detto che ci avrebbe raggiunte…-

-Voi l’avete lasciata indietro?- sbottò Riven che aveva capito che qualcosa non andava quando le fate erano tornate solo in cinque.

-No! Volevamo tornare in dietro a tutti i costi ma siamo state attaccate da un branco di lupi- spiegò Tecna -E poi…-

-Poi è successa una cosa strana- esclamò Stella allontanandosi dalle braccia di Brandon.

-Cosa è accaduto?- domandò la preside.

-Il mio scettro… ci ha teletrasportate qui e non so spiegarmelo-

-Eri spaventata?- chiese ancora la direttrice che aveva già una risposta a tutte le domande della fata.

-Sì molto!- rispose Stella abbassando lo sguardo. I suoi occhi si riempirono di lacrime che l’istante dopo, copiose, le rigarono il volto.

-Quando Musa si è allontanata avreste dovuto seguirla! Impedirle di compiere un atto tanto stupido!- Riven era furioso. Da quando aveva appreso la notizia che il gruppo aveva perso le tracce della fata della musica non aveva più sentito una parola di ciò che era stato detto dopo. L’unica cosa alla quale riusciva a pensare era che Musa non era lì ma chissà dove in una foresta con ragni giganti e lupi!

Non lo avrebbe mai ammesso ma per la prima volta si trovò nella situazione di provare preoccupazione per la sorte di qualcuno che non fosse sé stesso. Sentì aprirsi una voragine nello stomaco: era ansia; ansia per il destino di una ragazza che in un qualche modo era riuscita ad insinuarsi nel cuore e nella sua mente, anche se lui aveva fatto di tutto per allontanarla.

In quel preciso istante si fece una promessa: avrebbe ritrovato Musa e l’avrebbe riportata ad Alfea sana e salva... anche a costo della sua stessa vita.




Note dell'autrice: Buongiorno popolo di EFP! :) questo capitolo da programma andava pubblicato già lunedì (lo scorso...) ma con il trasloco non sono riuscita a portarlo a termine... è un po' più lungo degli altri e spero che possiate apprezzarlo :) Non lo so.. in un qualche modo a me non convinceva!!! Voi che ne pensate? :)
Un bacio e alla prossima!!!
 

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Capitolo 7
*** Alla ricerca di Musa ***


Capitolo 7 – Alla ricerca di Musa

 
L’anima di una persona è nascosta nel suo sguardo, per questo abbiamo paura di farci guardare negli occhi
Jim Morrison
 

-Quando Musa si è allontanata avreste dovuto seguirla! Impedirle di compiere un atto tanto stupido!- Riven era furioso.

-Adesso smettila!- gridò Sky allo specialista -Non vedi che le ragazze sono stremate?-

-Silenzio!- disse la preside Faragonda con tono autoritario -Flora e Bloom vanno assolutamente portate in infermeria. Quelle ferite devono essere medicate al più presto. Sky, Helia, vi prego di accompagnare le due ragazze. Tutti gli altri nel mio ufficio, subito!-

-Ma io…- esclamò Bloom contrariata.

-Nessun ma signorina- Griselda, che era tornata in quel momento, indicò ai due specialisti e alla fata dai capelli rossi la strada per l’infermeria e quando questi la intrapresero lei si incamminò dietro di loro.

Una volta giunti a destinazione Helia posò Flora sul primo lettino, poi si sedette accanto a lei e le spostò una ciocca di capelli dal volto per poter osservare meglio il taglio che si era procurata. Vederla stesa lì, così indifesa, scatenava in lui un forte sentimento di protezione nei suoi confronti.

Mentre le accarezzava il viso lei aprì pian piano gli occhi. Inizialmente pareva confusa ma guardandosi intorno capì poi dove si trovava. Quando il suo sguardo incrociò quello di Helia non poté non arrossire. Si sentiva estremamente in imbarazzo per essere crollata in quel modo fra le sue braccia, che però si erano rivelate, fra l’altro, molto confortevoli.

-Grazie- sussurrò la fata della natura, andando poi a posare la sua attenzione lontano dagli occhi del giovane. Helia la trovava davvero carina e dolce quando arrossiva in quel modo. Era ormai sicuro che lei provasse dei sentimenti per lui ma sapeva che era troppo timida per dirglielo, così lui si era ripromesso di dichiararsi a lei non appena si fosse presentato il momento giusto.

Bloom, invece, continuava a borbottare che stava bene, che non le servivano né infermiere né medicazioni. Lei voleva assolutamente raggiungere gli altri nell’ufficio di Faragonda per discutere un piano per andare a cercare Musa.

-Stai buona!- la pregava Sky con pazienza mentre cercava di trattenerla a letto -Ti prometto che non appena termineremo il colloquio verrò qui a raccontarti tutto! Ora stai tranquilla e fatti medicare. Quella ferita sembra che stia già facendo infezione a giudicare dal gonfiore… e dal colore!-

-Il ragazzo ha ragione. Bisogna intervenire immediatamente- esclamò una delle infermiere di Alfea, facendosi spazio vicino alla giovane con il materiale necessario per pulire e bendare la ferita. La donna, che non era tanto alta e teneva i capelli raccolti in uno chignon, aprì una piccola boccetta marrone. Fate e specialisti si coprirono immediatamente il naso quando l’odore del medicamento andò a stuzzicare le loro narici; faceva venire il voltastomaco.

-Mi scusi, che cos’è?- domandò Bloom un po’ schifata.

-È una pozione del professor Palladium! Disinfetta e cicatrizza. Domattina la tua gamba sarà come nuova!- disse la donna amichevolmente alla custode della fiamma del drago mentre le spalmava la pomata, poi si voltò verso Flora e sorridendo aggiunse: -E anche quella brutta ferita sulla tua fronte svanirà completamente-

-Oh bene Bloom, hai sentito? Domattina sarai come nuova… ora io ed Helia dobbiamo proprio andare o la vostra direttrice ci darà per dispersi- esclamò Sky che approfittò del breve istante in cui Bloom sembrava distratta per afferrare l'amico per un braccio e portarlo fuori da lì.

-No Sky aspetta!- gridò la fata, allungando una mano nella direzione del ragazzo ma era tardi; i due specialisti se n’erano già andati, lasciando le due giovani alle cure dell’anziana infermiera.

 
Quando Sky ed Helia raggiunsero l’ufficio della preside Faragonda Aisha stava raccontando per filo e per segno ciò che era accaduto nella foresta di Selvaoscura. Una volta terminato il suo racconto la direttrice spiegò alle ragazze ma soprattutto a Stella che il suo scettro non aveva fatto altro che teletrasportare lei e le sue compagne in un luogo dove erano solite sentirsi al sicuro.

-Non capisco- disse la principessa di Solaria -Non era la prima volta che usavo il teletrasporto ma era la prima volta che percorrevo una distanza così lunga. Inoltre fin’ora avevo sempre compiuto quest’azione di mia spontanea volontà e fra luoghi di mia conoscenza-

-La paura provata in quel momento ha fatto sì che tu sviluppassi più in fretta questa capacità di teletrasporto. Non è una cosa innaturale od illogica. È una dote che possiedi. Con molta pratica, un giorno, potrai percorrere distanze tutt’altro che brevi con l’ausilio del tuo scettro. Hai un grande potere cara Stella ma come tutti i poteri necessita di buona volontà e di tanto esercizio. In futuro avremo sicuramente l’occasione di perfezionare il tutto- concluse quindi la preside.

-Per quanto riguarda Musa? Cosa possiamo fare?- domandò Aisha.

-Capisco che ora voi siate in pena per lei e non fraintendetemi, lo sono anche io, ma ritengo che ripartire ora, nelle vostre condizioni, non sia per nulla una buona idea- Faragonda capiva il disagio delle sue allieve nell’aver perso una compagna tuttavia era più anziana e più saggia e il suo desiderio era che ripartissero soltanto dopo aver riposato ed essersi riprese da quella terribile giornata, dunque non prima dell’indomani.

Riven, che era in un angolo della stanza con la spalle appoggiate al muro e le braccia incrociate all’altezza del petto, stava per esplodere. Aveva l’impressione che nessuno avrebbe mosso un dito e non poteva assolutamente permetterlo. Deciso, andò verso la porta, l’aprì e poi la richiuse alle sue spalle facendola sbattere rumorosamente. Cominciò a percorrere a grandi passi il corridoio, raggiunse le scale e in un attimo anche l’entrata principale del castello. Non era più disposto ad attendere nemmeno un minuto. Lui sarebbe partito per la foresta di Selvaoscura alla ricerca di Musa.

-Ci scusi preside Faragonda- disse Sky -Riven è molto nervoso quest’oggi…-

-Lo siamo tutti- rispose l’anziana donna.

-Se mi vuole scusare…- il giovane fece un inchino prima di uscire velocemente dalla stanza per seguire l’amico.

Intanto la direttrice nel suo ufficio congedò anche gli altri. Aveva dato carta bianca alle sue alunne sperando tuttavia nel loro buon senso. Non le avrebbe obbligate a restare ma le aveva pregate di pensare bene a ciò che decidevano di fare. Aveva fatto capire loro che avrebbe di gran lunga preferito che si apprestassero a seguire il suo consiglio.

 
-Riven, Riven fermati- gridava Sky ma il giovane sembrava non volerne sapere -Capisco bene quello che stai provando in questo momento-

-Io non sto provando un bel niente!- ringhiò Riven voltandosi in direzione del principe.

-E invece sì, sei preoccupato e te lo si legge negli occhi! Ma non te ne devi vergognare. Capisco come stai perché se fosse successo qualcosa a Bloom… se fosse stata Bloom quella intrappolata in una foresta piena di insidie e di minacce io mi sarei sentito esattamente come te in questo momento!- Riven era rimasto in silenzio. Non sapeva cosa dire. Non era ancora pronto ad ammettere che tutta quella preoccupazione per Musa era causata dal fatto che provava dei sentimenti sempre più forti per lei.
Nel frattempo anche gli altri avevano raggiunto i due giovani.

-Non posso stare qui ad aspettare che ci venga in mente un buon piano… è una perdita di tempo… è tempo che potrebbe costarle la vita- disse Riven. Il suo tono era ancora duro ma si era comunque addolcito rispetto a qualche istante prima.

-Hai perfettamente ragione- lo assecondò Sky.

-Io vado a cercarla- 

-Allora vengo con te!- disse il principe di Eraklyon.  

-Senti Sky, non ho bisogno del principino che mi viene appresso, mi hai capito bene?- Riven non voleva il compagno di Fonterossa fra i piedi perché in questo modo non avrebbe potuto agire come meglio credeva. Troppo spesso capitava infatti che i due ragazzi si trovassero in disaccordo su quelle che erano le tattiche migliori da seguire e così finivano per litigare, il più delle volte.

-Non fare il presuntuoso Riven, siamo amici. Se tu vai a cercare Musa io vengo con te. Qualsiasi cosa si nasconda in quella foresta, potrebbe servirti un appoggio!- Il principe di Eraklyon voleva far capire al ragazzo che se voleva andare con lui non era per mettergli i bastoni fra le ruote ma solo per il puro desiderio di dare una mano ad un amico (perché Sky lo considerava un amico) a mettere in salvo una persona che per lui doveva evidentemente avere un significato speciale. Sky l’aveva capito; aveva capito che quello che legava lo specialista a Musa era un sentimento profondo. Riven lo nascondeva, in alcune occasioni lo aveva persino negato ma la sua era tutta apparenza; una maschera chiamata orgoglio. E forse perché no, anche paura. Il fatto che si comportasse continuamente da duro non escludeva l’ipotesi che sotto si celasse del timore.

Riven era ancora scettico ma sapeva di non avere un’alternativa e forse, tutto sommato, Sky poteva anche avere ragione. Per una volta doveva essere disposto a mettere da parte la sua arroganza… era di Musa che si stava parlando. Per lei doveva sforzarsi ed accettare l’aiuto di quel principe, che in fondo aveva dimostrato di avere coraggio da vendere in diverse occasioni. E così, anche se nel profondo gli pesava, rassegnato, acconsentì.

-Fantastico!- disse Sky contento. Era felice di aver convinto l’amico.

-Aspettate un attimo!- esclamò Aisha -Non penserete di lasciarmi qui! Io vengo con voi perché non ho alcuna intenzione di restarmene con le mani in mano- A queste parole lo specialista dai capelli color magenta stava già per controbattere. Aveva appena dovuto ingoiare un boccone amaro, ossia quello di accettare il sostegno di Sky, non avrebbe permesso anche ad una fatina di mettersi in mezzo. Tuttavia in quell’attimo Aisha si dimostrò più abile perché prima ancora che il ragazzo potesse dire qualsiasi cosa lei proseguì: -Con il mio aiuto potrete raggiungere velocemente Selvaoscura e mi sarà possibile mostrarvi in che punto della foresta abbiamo visto Musa per l’ultima volta-

-E va bene Aisha! Ma ora basta così! Un gruppo troppo numeroso finirebbe per rallentarmi- Riven era estremamente infastidito ma non poteva negare che Aisha aveva avuto ragione; lei poteva essere davvero utile.

-Noi resteremo qui invece. Farò qualche ricerca in biblioteca. Vedo se riesco a trovare qualcosa sul talismano di Alissia e sulla foresta- esclamò Tecna che intanto si appuntava sul suo palmare alcune cose.

-Posso darti una mano Tecna…- propose Timmy più imbarazzato che mai. La fata le piaceva moltissimo e aveva ormai appurato che coltivavano gli stessi interessi e le medesime passioni, tuttavia si reputava un imbranato di prima categoria perciò era sempre dell’idea che uno come lui non sarebbe mai potuto piacere ad una ragazza bella ed intelligente come Tecna.

La fata in tutta risposta alla proposta dello specialista sorrise. Le avrebbe fatto piacere trascorrere del tempo con lui e sicuramente sarebbe stato un validissimo e brillante compagno di ricerca.

-Allora è deciso- esclamò Sky -Riven, Aisha ed io andiamo a cercare Musa…-

-Mentre noi staremo qui e daremo una mano con le ricerche in biblioteca- proseguì Brandon concludendo così la frase dell’amico. Non gli sarebbe dispiaciuto andare in missione con loro ma sapeva che Riven ne sarebbe stato contrariato così preferì non creare ulteriori problemi e decise di rimanere accanto a Stella e agli altri. Sky si accorse dell’amarezza nelle parole di Brandon dunque gli posò una mano sulla spalla al fine di consolarlo.

-Domattina alle prime luci dell’alba vi raggiungeremo- disse Helia.

Aisha, Sky e Riven prepararono velocemente uno zaino con qualche oggetto e arma utile. Timmy consegnò ai due specialisti e alla fata dei localizzatori. Erano coscienti del fatto che probabilmente non avrebbero funzionato in ogni momento, viste le informazioni che aveva riportato Tecna, ma erano un piccolo, e anche unico, punto di partenza da cui iniziare a cercarli il giorno successivo. Una volta chiarite anche le ultime questioni i tre ragazzi partirono con le Wind Riders che erano parcheggiate nella spaziosissima navicella degli specialisti di Fonterossa. In questo modo si sarebbero risparmiati un lungo tratto a piedi e avrebbero guadagnato del tempo; tempo prezioso.

Stella, Tecna, Timmy, Brandon ed Helia rimasero un attimo in piedi nel cortile della scuola a fissare i tre giovani che a grande velocità si allontanavano da Alfea mentre il sole iniziava a calare dietro le montagne lasciando spazio alla pallida luna e ad un cielo sempre più scuro.

Quella notte sarebbe stata una notte infinitamente lunga. Una notte lunga e tormentata!
 
***

Quando Musa aprì gli occhi dovette sforzarsi di ricapitolare mentalmente ciò che era accaduto. Si guardò attorno in cerca di indizi ma all’inizio fece fatica a mettere a fuoco ciò che la circondava perché i suoi occhi non erano ancora abituati all’oscurità. Era rannicchiata fra alcune grosse radici ma come mai si trovava lì? Come ci era arrivata?

Attorno a lei tutto taceva e l’aria era fredda; fredda come quando avevano varcato il confine di Selvaoscura. “Avevano”. Per un istante i pensieri della fata andarono alle sue amiche. Si chiese come stavano, se erano riuscite a tornare ad Alfea e se erano preoccupate per lei. Pian piano nella sua mente una catena di ricordi cominciò a delinearsi. Erano dei flash, immagini che le scorrevano davanti agli occhi e che lei, per paura di perdere, si affrettò a seguire. Doveva ricostruire la sua storia.
 

Bloom e Stella avevano soccorso Flora che era rimasta ferita, per poi portarla via. Lei, Aisha e Tecna erano, invece, rimaste a lottare contro quella mostruosa creatura ma ogni loro attacco sembrava essere privo di efficacia. Decisero dunque di raggiungere le altre ma a Tecna, che era anche stata colpita dall’aracnide, cominciarono a mancare le forze. Fu in quel momento che Musa decise di staccarsi dalle compagne per permettere loro di mettersi in salvo. Le due compagne non erano d’accordo con la sua decisione ma non fecero in tempo a fermarla perché lei era già uscita dal sentiero per addentrarsi nella foresta. Pregò che le due amiche non la seguissero. Pregò che il ragno seguisse lei e lasciasse libere le altre fate. Ogni cosa andò secondo i suoi piani. Ogni cosa andò esattamente come lei si era aspettata che andasse.

Sfortunatamente Musa non aveva idea di quello che avrebbe fatto dopo. Voleva seminare la bestia ma non aveva idea di come fare. Volava, volava veloce ma non abbastanza infatti qualche secondo dopo il ragno, che era grosso ed estremamente agile, riuscì ad avvolgere la sua zampa attorno alla vita della ragazza.

-Noo! Lasciami- Musa gridava e si dimenava però la stretta si faceva sempre più salda. Il ragno la scosse violentemente per poi gettarla a terra. Ora la giovane si trovava sotto di lui e lo vedeva avvicinarsi, pronto a racchiuderla in una tela per poi mangiarsela a cena.

-BOMBA SONICA- fu un istante brevissimo e in quell’istante Musa si dimostrò incredibilmente abile. Con tutta l’aria che aveva nei polmoni urlò e con tutta l’energia che ancora possedeva scagliò l’attacco più forte che poté. Finì  per colpire la bestia in pieno viso e prima che le si potesse accasciare sopra, la ragazza rotolò goffamente qualche metro più in là.

Sperava con tutto il cuore che fosse finita. Era stesa a terra, immobile e guardava quella mostruosa creatura rannicchiata al suolo. Tirò un sospiro di sollievo ma troppo presto perché il ragno mosse ancora le zampe. Musa si rese conto che non poteva starsene lì per sempre e che non avrebbe sopportato ulteriori attacchi così racimolò le poche forze rimaste e iniziò a correre lontano. Corse fino a quando non vide una fessura fra le radici di una grossa quercia. Senza pensarci troppo si rannicchiò all’interno di quel rifugio, senza fiatare per paura di essere sentita da qualsiasi cosa, e si addormentò.


-L’ho scampata bella!- si disse la fata fra sé e sé. Pian piano si alzò e uscì da quel piccolo nascondiglio naturale. Avrebbe fatto meglio a riprendere la strada per Alfea così si guardò attentamente attorno per cercare di capire da quale direzione fosse arrivata ma niente. Non era più in grado di orientarsi. Con la fretta di nascondersi e mettersi al riparo non aveva fatto caso al percorso che aveva seguito.

-Fantastico!- esclamò rassegnata -E ora cosa faccio?-

Musa sentiva di essersi messa in un bel pasticcio e n’ebbe la conferma quando dietro di lei percepì un rumore che la spaventò a morte. Possibile che il ragno si fosse ripreso? Senza pensare ricominciò a volare. Non sapeva dove l’avrebbe portata la direzione scelta ma non le importava perché in quel momento ad avere il sopravvento su di lei era l’istinto di sopravvivenza.

Quella notte sarebbe stata una notte infinitamente lunga. Una notte lunga e tormentata!





Note dell'autrice: Buonasera popolo di EFP! Eccomi tornata con un nuovo capitolo! Che ne pensate? Vi soddisfa o lo avete trovato noioso? :)
Qualche giorno fa ho pubblicato il primo capitolo di una raccolta di OS intitolata Missing Moments. Il capitolo (Come Acqua & Fuoco) racconta quel breve istante di dolcezza che si vede al termine della seconda stagione tra Musa e Riven, quando le fate salutano gli specialisti fuori dal castello di Lord Darkar... se non l'avete ancora letto vi invito a farlo e a lasciarmi un parere :)
A presto!!!
Ehris :)
 

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Capitolo 8
*** A scuola di teletrasporto ***


Capitolo 8 – A scuola di teletrasporto

 
Nulla di ciò che si ottiene senza dolore e senza lavoro è veramente prezioso
Joseph Addison

 
 
-Tecna cosa pensi di cercare esattamente in biblioteca?- Domandò Stella quando i tre giovani a bordo delle Wind Riders erano completamente spariti dal loro campo visivo.

-Qualsiasi cosa che possa tornarci utile: informazioni sulla foresta di Selvaoscura, quindi sulla sua vegetazione, sugli animali, sugli insetti e qualsiasi altra cosa la abiti; informazioni su Alissia, su chi fosse, la sua storia, il suo talismano, riferimenti sulla grotta di cui ci ha parlato Faragonda… Tutto! Più ne sappiamo meglio sarà per l’intera Dimensione Magica…- i ragazzi annuirono non appena la giovane terminò di parlare.

-Magari facciamo prima un salto a vedere come stanno Bloom e Flora?- chiese ancora la fata di Solaria.

-Sì, andiamo!- Tecna spense il palmare che teneva fra le mani e poi insieme agli altri raggiunse l’infermeria.

Sia Bloom che Flora erano già state medicate. La custode della fiamma del drago aveva la gamba ferita fasciata mentre alla fata della natura era stato applicato un vistoso cerotto sulla fronte. Non appena il gruppo varcò la soglia della stanza la rossa si mise a sedere sul letto e domandò di Sky.

-Sky è partito con Aisha e Riven per la foresta di Selvaoscura- la informò Brandon.

-Cosa? Ma mi aveva assicurato che dopo il colloquio con Faragonda sarebbe venuto qui a raccontarmi ogni cosa!- protestò la fata con sguardo triste. Era la prima volta da quando conosceva Sky che il ragazzo non aveva mantenuto fede alla parola data.

-Le cose si sono un po’ complicate!- cercò di spiegare Helia con fare comprensivo.

-Cosa vuoi dire?- chiese Flora al giovane.

-Riven è andato completamente fuori di testa!- raccontò Stella -È uscito dall’ufficio di Faragonda come una furia, sbattendo persino la porta! No dico, vi rendete conto?- la fata di Solaria parlava talmente veloce che Bloom e Flora ne erano sbalordite e cercavano di seguire ogni sua singola parola per ricostruire nelle loro menti la vicenda.

-Sky allora lo ha seguito e noi abbiamo fatto altrettanto dopo che la vostra preside ci ha congedati- continuò Brandon.

-Avreste dovuto vedere come era preoccupato per la povera Musa!- esclamò Stella che poi proseguì imitando la voce di Riven e le sue movenze: -“Non posso stare qui ad aspettare che ci venga in mente un buon piano… è una perdita di tempo… è tempo che potrebbe costarle la vita”- Tutti risero nel notare l’impegno che la bionda stava mettendo nel racconto.

-Ho sempre pensato che dietro a quel suo fare duro e talvolta arrogante ci fossero dei sentimenti e un cuore che batte, per Musa- disse Flora con il suo solito sguardo da ragazza sognante, mentre Helia la osservava rapito.

-Questo lo hai pensato tu perché tu pensi sempre bene di tutti. Riven il più delle volte è soltanto insolente, presuntuoso ed egoista…- Controbatté Stella con un tono che non ammetteva scuse, mentre incrociava le braccia al petto e guardava Flora con uno sguardo di sfida. Ancora una volta tutti risero.

-Quindi Sky è partito con Riven ed Aisha- ricapitolò brevemente Bloom.

-Sì, bhè, noi siamo una squadra. Sky non avrebbe mai permesso a Riven di andare da solo- esclamò Timmy.

-Capisco- sussurrò la custode dalla fiamma del drago abbassando lo sguardo e andando a guardarsi le mani che si torturavano a vicenda. La ragazza era abbastanza intelligente per comprendere che Sky aveva fatto la cosa giusta ma non sopportava l’idea di essere lasciata indietro. Musa era una sua cara amica, avrebbe fatto l’impossibile per lei così come per le altre fate del Winx Club.

-Voi come state?- domandò allora Stella per cambiare discorso dopo aver notato l’espressione cupa e delusa sul volto della principessa di Domino.

-La pomata brucia un po’- si lamentò Flora e Bloom confermò con un, quasi impercettibile, gesto del capo.

-Noi ora andiamo in biblioteca, vorrei fare qualche ricerca per saperne di più su tutta questa faccenda- esclamò Tecna.

-Veniamo anche noi!- disse Bloom più convinta che mai, eliminando ogni segno di frustrazione dal suo volto.

-Vogliamo essere d’aiuto- proseguì Flora mentre cercava di alzarsi dal letto. Era talmente debole che ad Helia bastò appoggiarle una mano sulla spalla per farla restare lì dov’era.

-Voi due dovete riposare!- esclamò quindi il ragazzo dopo aver avuto la conferma del cagionevole stato di salute di Flora.

-Ma…- la fata dai capelli rossi era contrariata! Era già stata lasciata indietro da Sky, non voleva essere esclusa anche dagli altri. I pensieri di Flora erano pressoché gli stessi: avrebbe voluto rendersi utile in qualche modo e non starsene segregata in infermeria mentre gli altri si facevano in quattro.

-Helia ha ragione, dovete riposare. Domani avremo assolutamente bisogno di voi! Dovete perciò rimettervi!- le ammonì Stella -Buonanotte dolci fanciulle- la bionda si aprì in un enorme sorriso per poi raggiungere l’uscita insieme a Tecna, Timmy e Brandon.

Helia, invece, si avvicinò a Flora, le accarezzò la guancia e poi le sussurrò all’orecchio: -Dormi bene-

Alla ragazza venne la pelle d’oca per l’emozione. Quel contatto col ragazzo era stato del tutto inaspettato, tanto da mandarla letteralmente in confusione. Se le avessero chiesto il suo nome probabilmente non sarebbe stata in grado di rispondere.

-A… Anche tu… Helia- balbettò la giovane. Si sentiva il viso in fiamme. Temeva di aver assunto la tinta di un pomodoro, cosa che in realtà era. Il ragazzo si allontanò da lei per poi voltarsi e raggiungere gli altri alla porta, che uscendo chiuse alle sue spalle. Flora, che era seduta sul letto si lasciò cadere, poi si voltò verso Bloom e le disse: -Che stupida che sono! Vanno in biblioteca a fare ricerche e io gli ho augurato di dormir bene!-

-Ahahah… non preoccuparti Flora! Sono sicura che Helia abbia compreso nel giusto modo le tue parole- le disse l’amica ridendo, mentre pensava a quanto quei due sarebbero stati bene insieme se solo Flora fosse riuscita ad accantonare un po’ della sua infinita timidezza.

Entrambe, dopo quel breve scambio di parole, si sistemarono meglio sotto le coperte e nel giro di pochi attimi si addormentarono. Erano esauste. Quella giornata era stata interminabile ed infernale e l’indomani sarebbe stato uguale, se non peggio.
 

La biblioteca era deserta dal momento che tutte le fate e i professori erano nel salone centrale per la cena. Tecna riaccese il suo palmare, lo consultò un attimo e dopo sparì dietro alcuni scaffali che portavano una targhetta con l’incisione “miti e leggende”. Quando riapparve aveva un enorme pila di libri in mano.

-Partiremo da questi!- disse la fata mentre Timmy l’aiutava ad appoggiarli su uno degli enormi banchi presenti nella sala.

-Partiremo? Vuoi dire che c’è la possibilità che ve ne siano altri?- domandò Stella che iniziava ad avere i primi sintomi di mal di pancia da studio. L’amica non le rispose, le bastò un’occhiataccia e la bionda prese il libro in cima alla lunga fila, iniziando poi a leggerlo senza fiatare. Gli altri, ridendo silenziosamente, fecero altrettanto.

-Qui non c’è niente!- esclamò Stella dopo un’ora di totale silenzio appoggiando dunque il libro che stava consultando lontano dalla pila dei libri ancora da leggere. Quando si rese conto che stava giocando con il suo anello cominciò a ripensare alle parole di Faragonda sulle capacità di teletrasporto che avrebbe potuto acquisire con l’esercizio. Distrattamente prese un altro manuale e iniziò a sfogliarlo senza alcun interesse. La sua mente era altrove. Pensava a come la padronanza dei suoi poteri sarebbe potuta rivelarsi utile in quella precisa situazione.

“Con molta pratica, un giorno, potrai percorrere distanze tutt’altro che brevi con l’ausilio del tuo scettro. Hai un grande potere cara Stella ma come tutti i poteri necessita di buona volontà e di tanto esercizio. In futuro avremo sicuramente l’occasione di perfezionare il tutto”.

-In futuro…- disse Stella sovrappensiero attirando l’attenzione del gruppo che, non potendo leggere nei pensieri della giovane, trovò quelle due parole prive di qualsiasi significato -Il futuro è adesso!- esclamò ancora la fata dopo un breve istante e a voce più alta. Tecna, Timmy, Helia e Brandon si scambiarono uno sguardo di incertezza misto a curiosità.

-Va tutto bene amore?- le domandò il fidanzato sfiorandole il braccio.

-Devo fare una cosa!- dichiarò poi la bionda alzandosi di scatto e facendo cadere la sedia. Era euforica e senza dare ulteriori spiegazioni iniziò a correre verso l’uscita della biblioteca.

-Stella?- la chiamò Brandon che era particolarmente confuso dall’atteggiamento della ragazza.

-Stella!- gridò poi Tecna ma senza ottenere alcuna risposta.
 

Stella correva e attraversava un corridoio dopo l’altro a grande velocità, doveva parlare con Faragonda e doveva farlo subito. Il tempo a sua disposizione era davvero poco; troppo poco. Quando arrivò davanti alla porta dell’ufficio della direttrice cominciò a bussare come una furia.

-Preside! Preside Faragonda mi apra! Devo parlare con lei!-

In poco tempo l’anziana donna le aprì. Tutte quelle urla l’avevano fatta preoccupare.

-Stella, si può sapere cosa succede?- domandò Faragonda con sorpresa nel trovarla lì e per giunta così agitata.

-Ho bisogno del suo aiuto!- disse la fata tutto d’un fiato mentre si intrufolava nell’ufficio.

-Di che si tratta?- chiese ancora la direttrice sempre più disorientata davanti all’atteggiamento della sua allieva.

-Devo sviluppare la mia capacità di teletrasporto. Voglio imparare a gestire questo potere. Devo riuscire a controllarlo!-

-Sono felice che tu abbia riflettuto sulle parole di questa sera ma vedi, questo dono, come ho cercato di spiegarti prima, va allenato con costanza. Non è una cosa che puoi imparare dall’oggi al domani, lo capisci?-

-Ma io devo!- la implorò la giovane -Lei ci ha affidato questa missione e noi l’abbiamo accettata ma si è rivelata estremamente rischiosa. Oggi abbiamo perso Musa; Aisha, Sky e Riven ora sono là fuori da qualche parte a cercarla; Bloom e Flora sono rimaste ferite. Io ho questo potere, un potere che potrebbe giocare davvero a nostro vantaggio e devo fare il possibile per imparare a gestirlo. La prego, lei mi deve aiutare!-

-E va bene, ti aiuterò- Faragonda, che era rimasta impressionata dalla tenacia e dalla maturità che Stella aveva appena dimostrato, non riuscì a negare alla fata l’aiuto. Inoltre si sentiva responsabile per aver messo le sue alunne in pericolo; anche se l’aveva fatto con la consapevolezza che erano le migliori di Alfea.

La giovane si aprì in un sorriso senza precedenti. Si sentiva importante. Non era mai stata molto forte con i libri ma quella volta era convinta di poter essere veramente utile con qualcosa di alternativo.

La direttrice fece accomodare la ragazza su una sedia e poi si sedette davanti a lei, dando inizio a quella importante lezione privata:

-Devi sapere che la tecnica del teletrasporto si divide in due livelli: il primo livello, che è anche il più comune, è quello in cui si focalizza il luogo nel qual si vuole arrivare. Importantissimi sono i ricordi, le immagini, anche gli odori e le percezioni che si hanno del posto. Più sei precisa maggiore sarà la possibilità di riuscita. Da quello che mi è parso di capire tu conosci già in parte questa prima variante-

-Sì- confermò Stella che non era mai stata tanto attenta ad una lezione come in quel momento.

-Il secondo livello è applicato quando si raggiunge una persona. In questo caso il luogo di arrivo non gioca nessun ruolo, anzi solitamente è persino sconosciuto. Qui è molto importante focalizzare la persona alla quale desideri ricongiungerti. Il secondo livello richiede un perfetto uso della tecnica e un’ottima conoscenza del primo livello-

-È chiaro!-

-Molto bene. Noi partiremo dunque dal primo livello e faremo degli esercizi per incrementare sempre più le distanze da raggiungere. Quando avrai esercitato a sufficienza questo aspetto ti accorgerai che passare al secondo livello sarà relativamente semplice poiché la tecnica ed i principi, ti renderai conto tu stessa, saranno i medesimi-

-Fantastico!- esultò la fata.

-Allora andiamo nella stanza delle simulazioni- concluse Faragonda alzandosi in piedi. Stella si alzò a sua volta, si sfilò il suo anello dal dito e lo trasformò nello scettro che era. La lezione teorica era appena terminata, ora iniziava la parte difficile: la parte pratica. 
 
***
 
Ancora una volta Musa si sentiva braccata come un animale. Volava disperatamente senza però sapere dove andare. Le sembrava che le sue avventure nella foresta di Selvaoscura fossero estremamente ripetitive in quanto da quando aveva messo piede dentro lì non aveva fatto altro che scappare da qualcosa che la inseguiva.

Anche se aveva dormito qualche ora nascosta fra le radici di quella grossa quercia era esausta. Sentiva freddo e lo sentiva dentro nelle ossa e ogni muscolo del suo corpo domandava pietà. Per un breve istante si chiese se essere divorata da un ragno gigante sarebbe stata una cosa tanto dolorosa.

-Forza Musa! Non è questo il momento di lasciarsi andare!- cercava dentro di sé la forza di andare avanti ma anche i tentativi di auto-incoraggiamento cominciavano ad essere faticosi e a richiedere troppo impegno. Tuttavia ben presto furono le sue ali a mollare; non aveva più sufficiente energia per mantenere la forma di fata, i poteri l’abbandonarono del tutto e così l’attimo successivo si ritrovò per terra a faccia in giù. Si graffiò il viso con alcuni rami e si tagliò la mano con un sasso che sporgeva dal terreno.

Girando velocemente lo sguardo indietro vide in lontananza le zampe del ragno. Il ragno che aveva ferito Flora. Il ragno che lei e le Winx non erano riuscite ad abbattere. Il ragno che lei stessa aveva cercato di seminare e che poi credeva di aver sconfitto. Quel maledetto ragno era fatto d’acciaio. Quel maledetto ragno non mollava; non la mollava.

-Dannazione!- disse prima di alzarsi per cominciare a correre, sempre guidata dall’istinto di sopravvivenza. Tutto d’un tratto si accorse di quanto fosse stupida l’idea di farsi divorare da una creatura tanto orripilante. Non riusciva a credere di aver preso in considerazione l'ipotesi tanto seriamente.

Musa era ora impegnata in una folle corsa e si sentiva come un abile giocoliere: infatti tentava di prestare più attenzione possibile a dove metteva i piedi per non cadere, dato che quel terreno a tratti risultava imperfetto ed insidioso. Mentre faceva questo lanciava anche qualche occhiata alle sue spalle per assicurarsi di mantenere le debite distanze dal mostro.

Improvvisamente qualcuno l’afferrò con decisione per la vita spingendola con forza contro un albero. Avrebbe voluto gridare e chiedere aiuto, anche se non sapeva chi mai l’avrebbe sentita e soccorsa, ma una grossa mano le chiuse la bocca prima ancora che lei potesse emettere qualsiasi tipo di suono. D’istinto serrò gli occhi e una lacrima salata, sfuggita al suo controllo, le bagnò il viso sporco e graffiato. Non voleva più vedere nulla, ma soprattutto non voleva assolutamente poter realizzare e comprendere quale sarebbe stata la sua sorte di lì a poco. La ragazza sentiva il suo cuore battere all’impazzata e temeva che le sarebbe scoppiato nel petto.

Stavolta non aveva più nessuna via di fuga.

Stavolta era davvero finita.





Note dell'autrice: gente, buongiorno! Accidenti la situazione per Musa è tutt'altro che rosea.... ho deciso di lasciarvi ancora un po' sulle spine ma attenzione (!!!!!!) vi voglio tutte pronte per il prossimo capitolo che arriverà... non lo so... spero presto! Promesso :)
Stella ha chiesto l'aiuto di Faragonda. Mi piaceva l'idea di metterla in luce una volta tanto non per il suo lato di ragazza frivola e svampita ma per una sua qualche dote particolare.
Nella speranza di sentirvi numerose vi saluto!
A presto!!
 

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Capitolo 9
*** Apri gli occh Musa ***


Capitolo 9 – Apri gli occhi Musa

 
C'è moltissimo potenziale dentro di te. Attingi ad esso e trasforma i tuoi sogni in realtà giorno dopo giorno, un passo alla volta
Virginia T. Chepete
 

Musa era con le spalle contro un albero, non poteva muoversi perché qualcuno, più grande di lei, le impediva di farlo. Una grossa mano era posata sulla sua bocca così anche qualsiasi tentativo di urlare sarebbe stato vano. La fata teneva gli occhi serrati; non aveva avuto il coraggio di aprirli. Aveva un’enorme paura di quello che si sarebbe potuta trovare davanti.

Non aveva più la forza né per reagire, né per combattere e stavolta si sentiva davvero sconfitta. Nessuno l’avrebbe strappata da quella brutta situazione. Una situazione, per giunta, nella quale si era infilata di sua spontanea volontà: voleva infatti dare una mano alle Winx ma mai e poi mai avrebbe pensato che le sue decisioni le si sarebbero ritorte contro in quella maniera; una maniera spaventosa.

La fata tremava in preda all’angoscia, al tormento, all’ansia. Non ce la faceva proprio più. Sapeva di aver ormai raggiunto il livello massimo di sopportazione. Le pareva di essere sull’orlo di un enorme precipizio, davanti a sé vedeva il vuoto ed era cosciente che presto, questo, l’avrebbe inghiottita. Quando tuttavia si sentì pronta a lasciarsi cadere, quando fu pronta ad accettare il destino che era lì in serbo per lei, rimase letteralmente stupita da ciò che udì:

-Sssh… Apri gli occhi Musa- era un sussurro. Un sussurro delicato che giunse al suo orecchio e che immediatamente la tranquillizzò. Era il sussurro di una voce che lei conosceva molto bene. Un sussurro in grado di placare ogni suo tormento. Un sussurro che, in mezzo a quella burrasca, le era giunto come un’ancora di salvezza.

Senza più alcun timore obbedì a quelle semplici parole. Aprì gli occhi e lo spettacolo che si trovò di fronte le tolse il respiro: due grandi iridi viola, illuminate dal chiarore della pallida luna, la fissavano; la fissavano tanto intensamente che la fata si sentì scuotere da un brivido e subito dopo provò la sensazione di un capogiro.

Riven, lui le faceva quell’effetto.

Il ragazzo, in piedi e molto vicino a lei, quasi troppo, osservava la giovane cercando di capire se il suo tremore era causato dal freddo o dalla paura; probabilmente entrambi. Notò immediatamente i graffi sul suo volto e da quelli constatò che le ultime ore dovevano esserle costate parecchio.

Riven teneva il suo sguardo fisso su di lei ma le sue orecchie erano concentrate altrove, pronte a percepire ogni minimo movimento di quella natura tanto selvaggia. Finalmente l’ansia e la preoccupazione per quell’esile fatina ora erano soltanto un ricordo. Lei era lì con lui, davanti a lui, e lui non si sarebbe più dovuto preoccupare di quello che sarebbe potuto accaderle perché adesso avrebbe fatto tutto il necessario per difenderla e tenerla lontana da qualsiasi pericolo.

La stanchezza fisica, il freddo, il disagio provato nelle ultime ore, l’incertezza per l’avvenire, tutto questo era un bagaglio di emozioni di dimensioni considerevoli che Musa non riuscì più a controllare. Gli occhi le si velarono di lacrime che, una dopo l’altra e senza alcun ritegno, si fecero strada sul suo viso.

-Sssh…- le ripeté ancora una volta Riven, palesemente spiazzato da quella reazione. Non avrebbe mai immaginato di vederla tanto scossa perché fin’ora in lei aveva visto sempre e solo il carattere di una tigre. L’aveva vista combattere con coraggio, tenacia e caparbietà. Aveva dimostrato di sapere il fatto suo e forse era proprio per questo che era riuscita a guadagnarsi un posto tanto speciale ed importante nel cuore dello specialista. Ad ogni modo era comunque una ragazza molto sensibile e il crollo a cui stava assistendo lo dimostrava chiaramente.

Lui aveva sperato che quel secondo sussurro servisse a calmarla. Non avrebbe saputo in che altro modo comportarsi perché non si era mai degnato di essere dolce con una ragazza e non era di certo il tipo che dispensava abbracci, gesti affettuosi o parole carine. Lei tuttavia continuava a guardarlo, con gli occhi pieni di lacrime, in preda alla disperazione più assoluta così lui, istintivamente, spostò la mano dalla sua bocca al braccio e glielo accarezzò molto delicatamente, quasi avesse paura di ferirla. Musa allora si calmò con grande sorpresa del giovane. Era rimasta letteralmente rapita da quel gesto così gentile… e così insolito.

L’oscurità calò poi su di loro. La fata alzò lo sguardo verso il cielo e sentì di avere un mancamento. Si era completamente scordata del ragno e di quanto fosse gigantesco e mostruoso. Riven impugnò la sua scimitarra e poi fece un cenno col capo. Soltanto in quel momento la ragazza si accorse che qualche metro più in là, nascosti anche dietro ad un albero, c’erano Aisha e Sky.

-Colla magica!- la principessa di Andros scagliò il suo attacco, che immobilizzò il ragno. Successivamente i due specialisti uscirono allo scoperto. Da subito si dimostrarono agili e collaborativi, con grande sorpresa delle due ragazze. Riven, che solitamente amava lavorare da solo e non avere gente fra i piedi, copriva le spalle al giovane di Eraklyon che a sua volta faceva altrettanto. Erano uniti e i loro attacchi si completavano a vicenda in modo stupefacente.

Riven approfittò del faccia a faccia fra Sky e l’aracnide per scivolare sotto il corpo dell’animale ed infilzarlo con la sua scimitarra. La bestia si lasciò sfuggire un lamento e poi si accasciò al suolo, finalmente sconfitta.

-La prossima volta prenditela con qualcuno della tua taglia, ragno!- disse Riven, che ora poteva ben immaginare come Musa aveva trascorso le ultime ore in quella foresta.

Sky si avvicinò allo specialista e si complimentò con lui: -Ottimo lavoro Riven!-

-Grazie Sky, anche tu sei stato in gamba!- rispose l’amico e poi entrambi si strinsero la mano.

Aisha sorrise, non poteva essere più felice. Quel grosso nemico era stato abbattuto e cosa più importante: avevano ritrovato la fata della musica. Si girò quindi verso Musa, voleva correre da lei per abbracciarla ma quando si voltò la trovò stesa a terra svenuta.

-Musa!- gridò la principessa di Andros precipitandosi dall’amica. Anche i due ragazzi si affrettarono a raggiungerla per controllare le sue condizioni. Aisha toccando il corpo della fata si accorse che era gelido.

-Dobbiamo portarla via da qui- esclamò Riven prendendola in braccio. Notò subito quanto il suo corpo fosse leggero e freddo. Più la guardava e più se ne innamorava, provava una sensazione che mai prima d’ora aveva provato e un po’ lo spaventava perché lo faceva sentire vulnerabile. I sentimenti erano un campo a lui quasi sconosciuto e non era ancora ben in chiaro su come andavano gestiti.

-Sì, per di qua- disse Sky indicando la strada che gli avrebbe riportati sul sentiero principale.
 
***

-Eccoci qui, siamo arrivate sorelle!- esclamò Icy con una sicurezza che non aveva rivali.

-Sarà come rubare le caramelle a un bambino- disse Darcy

-Alissia non potrà nulla contro di noi!- aggiunse Stormy, accompagnando le sue parole con una risata che fece tremare anche le foglie degli alberi intorno a loro.

Le Trix avevano camminato parecchio per raggiungere la destinazione desiderata. Ora si trovavano davanti a quell’imponente grotta e già al suo esterno potevano sentire la profonda magia che l’amuleto emanava. L’aria era fredda, molto fredda, la luna alta nel cielo e le stelle risplendevano come pietre preziose. Era la notte ideale per impossessarsi del talismano.

Quel talismano avrebbe permesso alle tre streghe di controllare l’intera Dimensione Magica; quel talismano le avrebbe rese le regine incontrastate di ogni luogo sul quale avrebbero deciso di mettere piede. Tutti, ma proprio tutti le avrebbero temute, senza eccezione alcuna. Non avrebbero più avuto nessun rivale e non si sarebbero più dovute preoccupare di ottenere nuovi poteri o nuove magie perché diventare Strega Madre era il massimo a cui si potesse aspirare e se lo sarebbero fatto bastare.

Erano eccitate, fremevano e si gustavano quel momento. Niente e nessuno le avrebbe fermate. Le uniche che avrebbero potuto guastare la festa erano già state sistemate: infatti le Trix non avevano più rilevato la presenza delle Winx e questo poteva voler dire unicamente una cosa: il ragno gigante aveva fatto il suo dovere. Quelle piccole e fastidiose fatine dovevano essere volate via come foglie secche al vento.

-Così tanti scontri con le Winx e non ho potuto nemmeno dire loro addio, o vendicarmi come avrei tanto voluto. Bhè pace, vorrà dire che quando sarò una delle tre Streghe Madri e avrò il Potere Eterno le richiamerò dall’aldilà per distruggerle ancora una volta. Ahahaha!- esclamò Stormy mentre, catturata dalle immagini che la sua mente riproduceva, pensava già in che modo avrebbe fatto soffrire le sei mocciose di Alfea.

-La prima cosa che farò quando avrò ottenuto il Potere Eterno sarà quella di dar fuoco alla scuola di Alfea. Avrò la mia vendetta su Faragonda e Griselda e schiaccerò ogni singola fatina come si schiaccia uno scarafaggio. Non ci saranno sopravvissuti!- disse Icy che ora non aspettava altro che entrare nella grotta.

-La vostra perfidia non ha limiti! Sono onorata di avervi come sorelle- Darcy, presa anche lei dall’eccitazione, si lasciò travolgere da un’ondata di calore affettivo.

-Grazie- risposero all’unisono le altre due, lusingate da quella affermazione.

Il legame fra sorelle è un legame speciale; un legame che va oltre ogni confine. Le Trix si presero per mano e poi iniziarono ad avanzare. Entrarono nella grotta, pronte a fare quello che andava fatto. Avevano iniziato insieme e avrebbero finito insieme; anche se quella non era propriamente una fine. No, non lo era. Quello era solo l’inizio. Un nuovo inizio. Il loro inizio.
 
***

Ancora una volta Musa si ritrovò ad aprire gli occhi e a non ricordare perfettamente ciò che era accaduto. Aveva dormito, di nuovo, e ora la luna era alta nel cielo ma malgrado fosse notte fonda non aveva più così freddo come quando si era svegliata fra le radici della grande quercia. Notò di essere coperta. Qualcuno aveva avuto la premura di coprirla.

-Questa…- Musa si tirò ancora un po’ a sé quella coperta e poi realizzò che altro non era che il mantello azzurro delle tenute degli specialisti di Fonterossa -Riven…- disse poco dopo percependone il suo odore.

-Lui sta bene, è dietro quel cespuglio, è di guardia- esclamò una voce alle sue spalle che la fece sobbalzare.

-Aisha!- Musa si girò e subito le due fate si scambiarono un abbraccio. Finalmente erano di nuovo insieme.

-Come stai?- domandò la giovane dalla carnagione più scura.

-Io sto bene e tu?- rispose Musa, contenta di vedere l'amica, e Aisha sorrise mentre col capo faceva un cenno d’assenso -Le altre?- proseguì poi la ragazza di Melody.

-Flora aveva battuto la testa ma come siamo arrivate ad Alfea è stata subito portata in infermeria, insieme a  Bloom che è stata morsa da un lupo. Stella e Tecna invece stanno bene- spiegò la principessa di Andros.

-Un lupo?- Musa era sbalordita. Lei aveva passato dei momenti difficili ma anche per le sue amiche non doveva essere stata propriamente una passeggiata.

-Già!... Ma posso raccontarti tutto più tardi, ora se fossi in te andrei da Riven- disse Aisha maliziosamente -Era molto, molto in pena per te!- aggiunse poi seriamente, per far capire che non stava scherzando.

Musa allora si alzò e si diresse verso il cespuglio indicato dall’amica. Voltando il suo sguardo notò Sky che dormiva. Probabilmente avevano organizzato dei turni di guardia e ora era il momento di Riven.

Quando lo vide, lì in piedi con in pungo la sua scimitarra e lo sguardo attento puntato davanti a sé, si ricordò di come era crollata quando lui l’aveva trovata qualche ora prima. Si ricordò di quel gesto delicato che le aveva rivolto nel tentativo di tranquillizzarla. Un gesto che non gli apparteneva. Un gesto che le aveva fatto venire i brividi e che ora, ripensandoci, glieli aveva fatti tornare.

Musa avanzò di un altro passo e lo specialista, nel silenzio della notte, la sentì.

-Ehi- le disse voltandosi verso di lei -come ti senti?- nel suo tono di voce emergeva una punta di preoccupazione.

-Meglio grazie- rispose la ragazza timidamente, stringendo poi la presa sul mantello che aveva fra le mani -E tu? Tu stai bene Riven?-

-Io sì!- si affrettò a dire lui.

Per un attimo si guardarono senza sapere esattamente cosa dire o cosa fare. Musa temeva che il giovane potesse pensare che era una debole, una piagnucolona. Si rimproverava per essere crollata in quella maniera ma ormai il danno era fatto. Non sarebbe potuta tornare indietro nel tempo per modificare il suo atteggiamento.
Riven, dal canto suo, si torturava perché aveva paura di mostrare in modo troppo evidente i suoi sentimenti. Aveva già superato il suo limite quando per rincuorare e tranquillizzare la fata si era lasciato sfuggire quella carezza. Non avrebbe più dovuto concedere al suo animo libertà simili in futuro. Quello che realmente lo terrorizzava era di poter essere preso in giro, usato. In passato Darcy si era approfittata di lui. Con lei non c’erano stati in ballo sentimenti ma si chiedeva cosa sarebbe successo se avesse mai ammesso a sé stesso di amare qualcuna e poi si fosse ritrovato abbandonato o illuso.

-Grazie Riven- esclamò Musa spezzando quel silenzio e i pensieri dello specialista -E… grazie anche per questo!- la ragazza si avvicinò ulteriormente al giovane per poi riconsegnargli il mantello.

-Figurati- rispose lui.

Passò ancora un lungo momento dove gli sguardi furono protagonisti della situazione. Esprimevano più di quanto avrebbero voluto. Quando Musa capì però che Riven non le avrebbe più rivolto una parola, si voltò e fu allora che lui la richiamò.

-Musa!-

-Si Riven?- domandò incuriosita la fata girandosi nuovamente verso lo specialista per poterlo guardare negli occhi.

-Sono contento che tu stia bene. Sei stata molto coraggiosa a scegliere di allontanarti dal gruppo per aiutare le tue amiche e sono sicuro che a quel ragno avrai dato del gran filo da torcere se ti conosco bene come penso!-

Musa per un attimo credette che il ragazzo avesse letto nella sua mente i suoi timori. Non era il tipo che rilasciava commenti alla leggera perciò per lei quelle parole avevano un gran significato. Ora sapeva che lui non la considerava una ragazza debole.

La giovane si aprì in un sorriso. Un sorriso che Riven amava perché sapeva di sincerità. Lei non lo avrebbe preso in giro per essersi liberato momentaneamente della sua corazza d’acciaio. Lei non si sarebbe mai approfittata di quel momento per ferirlo e non glielo avrebbe mai rinfacciato. Sapeva troppo bene com’era fatto e quanto lo avrebbe ferito.

L’uno conosceva l’altra. Dopo quella notte potevano dire di conoscersi ancora meglio.

Quello era l’inizio. L’inizio di qualcosa di complesso ma al contempo speciale ed indissolubile. Un inizio che in futuro li avrebbe portati a riscoprire l’anima dell’altro. Un inizio di cui loro, però, erano ancora del tutto ignari.






Note dell'autrice: Buongiorno popolo di EFP!
Questa! Questa è la scena che ha dato inizio a tutta la storia. Mi ci sono voluti ben 9 capitoli per arrivarci (e mi scuso perchè non lo avrei mai immaginato!). Prima di arrivare qui c'erano molte cose che andavano fatte e raccontate. Ho dato il massimo nella creazione di questa mia fiction ma in questo capitolo ho dato anche di più e spero che le fan della coppia ne saranno felici e potranno apprezzarlo. Anzi, questa volta vi chiedo veramente un momento per lasciarmi un commento e farmi sapere se siete soddisfatte (se non volete farlo pubblicamente anche tramite messaggio privato :D). Mi farebbe tanto, tanto piacere!! :)
Mi piace il carattere di Musa e mi piace quello di Riven. Ho cercato di fare del mio meglio per mantenerli il più possibile simili alla reltà (se così si può dire dato che sono unicamente figure di un cartone animato, eheheh). Tuttavia qui lei, per quanto sia forte e grintosa, il crollo doveva averlo e lui doveva fare un passo verso di lei. Non sarebbe potuto starsene fermo lì a guardare!! :)
Bene, detto questo ci tengo comunque a ringraziare chi recensisce, i lettori più silenziosi e chi ha inserito la storia nelle varie categorie (preferite, seguite e ricordate)!
Al prossimo aggiornamento!!
Ehris :)
 
 
 

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Capitolo 10
*** La vera storia di Alissia ***


Capitolo 10 – La vera storia di Alissia

 
La misura dell’amore è amare senza misura
Sant’Agostino
 

La luna era ormai alta nel cielo e la sua luce penetrava attraverso le vetrate della biblioteca. Tecna, Timmy, Helia e Brandon stavano ancora lavorando sui volumi che la fata della tecnologia aveva recuperato dalla sezione miti e leggende. Il silenzio in quel luogo era assoluto: i ragazzi erano infatti estremamente concentrati sui manuali che avevano davanti ed erano attenti a non farsi sfuggire nulla, in quanto anche la più piccola informazione si sarebbe potuta rivelare utile.

-Forse ho trovato qualcosa!- esclamò Helia mentre spostava il libro che stava leggendo verso il centro del tavolo affinché tutti potessero notare la sua scoperta.

-Amico, queste pagine sono completamente bianche!- disse Brandon dopo una breve osservazione del manuale, non trovandoci quindi nulla di interessante o degno di un appunto.

Tecna prese il libro e poi iniziò a guardarlo incuriosita insieme a Timmy. La fata fece scivolare le dita sulle pagine bianche e notò immediatamente che erano ruvide. I suoi occhi cercarono quelli del giovane più tecnologico di Fonterossa per invitarlo silenziosamente a fare altrettanto. Il ragazzo recepì il messaggio e si affrettò a copiare il gesto per poi tornare a guardare la fata con un enorme sorriso.

-È evidente Timmy! Pensi a quello che sto pensando io?- domandò allora Tecna eccitata.

-Credo proprio di sì!- si affrettò a rispondere lo specialista.

-Intendete aprire le vostre menti anche a noi due poveri comuni mortali?- disse Brandon sarcastico, mentre cominciava a chiedersi che fine avesse fatto la sua Stella.

-Questo testo è stato rimosso!- spiegò Timmy.

-Rimosso?- chiese allora Helia, dato che non era sicuro di aver afferrato le giuste parole dell’amico.

-Proprio così!- confermò Tecna, eliminando ogni forma di dubbio nel ragazzo -Il testo è stato oscurato!- proseguì poi la fata che finalmente sentiva di avere uno straccio di soluzione fra le mani.

-Questa non è una bella notizia ma tu mi sembri… contenta- disse lo scudiero di Eraklyon, che iniziava a sentirsi un po’ confuso e che guardando il volto di Helia comprese di non essere il solo dentro quella stanza a non capire i due geni della tecnologia.

-È una notizia grandiosa!- gridò Timmy -Vuol dire che il testo nasconde sicuramente informazioni importanti che potrebbero servirci!-

-E c’è soltanto un luogo in cui possiamo reperire lo scritto nella sua forma completa!- aggiunse Tecna.

La fata e lo specialista con gli occhiali si guardarono un momento prima di esclamare all’unisono: -Torrenuvola!-

-Finalmente!- esclamò Brandon alzandosi in piedi con uno scatto -Pensavo che non ce lo avreste detto più! Che stiamo aspettando? Andiamo?-

I quattro ragazzi corsero in fretta verso i sotterranei. Avrebbero usato il passaggio segreto che univa le tre grandi scuole per raggiungere Torrneuvola e così non sarebbero stati notati da Griselda o da Faragonda.

Di Stella non avevano più avuto notizie ma il tempo a loro disposizione era troppo poco, non potevano perderlo a cercare la fata che, se non voleva essere trovata, di certo non si sarebbe fatta trovare.

Il sentiero sotterraneo era buio, molto umido e davvero poco accogliente ma in fondo era soltanto il mezzo che doveva permettere ai giovani specialisti e alla fata di raggiungere la destinazione desiderata. Sapevano bene che come avrebbero messo piede nel territorio di Torrneuvola la preside Griffin gli avrebbe intercettati ma erano quasi certi che se le avessero spiegato le intenzioni per cui si trovavano lì, lei, si sarebbe mostrata comprensiva e collaborativa.

Tecna, dopo aver osservato brevemente la mappatura del castello, condusse i tre ragazzi nella grande biblioteca, la stessa in cui era avvenuto il furto, e poi con pazienza aspettarono la Griffin che comunque non tardò ad arrivare.

-Quale cattiva sorte vi porta fra queste fredde mura?- domandò fredda la donna e la sua snella figura sbucò improvvisamente dall’ombra.

-Ci serve il suo aiuto- esclamò Tecna, porgendo alla strega il libro con lo scritto mancante -Stiamo facendo delle ricerche sul talismano di Alissia e su di lei. Ho l’impressione che queste pagine bianche non si trovino qui a caso ma siano frutto di un qualche incantesimo al fine di nascondere informazioni rilevanti-

-Naturalmente- confermò la Griffin che non era rimasta per nulla sorpresa dalle congetture della fata. Sapeva bene che quella ragazza era sveglia.

-Abbiamo bisogno una copia del testo. Una copia che ci permetta di scoprire quello che ancora non sappiamo!- disse allora Helia senza troppi convenevoli.

La preside lo fissò per un momento con sguardo torvo e poi parlò: -Non esiste alcuna copia di questo volume!-

-Come?- domandò Tecna che si era vista tutte le sue certezze sfumarle davanti agli occhi.

-Siamo ai piedi della scala quindi!- esclamò Brandon, che cominciava ad averne abbastanza di quell’assurda situazione, lasciando poi cadere le braccia lungo i fianchi, in segno di esasperazione.

-Se vi occorre conoscere la storia di Alissia non è un problema. Posso applicare il contro incantesimo che vi permetterà di leggere interamente il testo oscurato-

-Lei può?- domandò Tecna e i suoi occhi si riaccesero di speranza.

-Certo che sì!- rispose la strega -Se non riuscite a consultare queste pagine è solo perché molto tempo fa ho deciso che era meglio nasconderne il contenuto, per evitare che animi assetati di potere potessero tramare la conquista del talismano. Naturalmente i miei sforzi nel proteggere il testo sono stati assolutamente inutili dal momento che le Trix ne sono comunque venute a conoscenza. Quelle tre sono accompagnate dal diavolo! Venite, seguitemi nel mio ufficio-

I ragazzi rimasero letteralmente spiazzati dalle parole della preside Griffin. Mai e poi mai avrebbero pensato che quella fosse opera sua. Questo voleva dire che lei era a conoscenza di cose a loro ancora sconosciute ma soprattutto significava che possedeva già una risposta a tutte le loro domande.

La direttrice di Torrenuvola si avvicinò alla rampa di scale ed iniziò a percorrerla; i ragazzi allora si affrettarono a farealtrettanto. Quel luogo era tetro e anche piuttosto malconcio ma d’altronde era l’ambiente tipico delle ragazze che apprendevano l’arte della stregoneria: l’ambiente tipico delle streghe.

Quando giunsero nell’ufficio della Griffin la donna fece accomodare Tecna e gli specialisti, poi si sedette a sua volta ma dal lato opposto dell’enorme scrivania presente al centro del locale, prese il libro fra le mani e cominciò a recitare una formula. Una luce misteriosa avvolse la stanza e tutti coloro all’interno di essa. Pian piano le pagine bianche del manuale si macchiarono d'inchiostro. Il testo appariva sempre più completo e vivo e quando la donna terminò l’incantesimo i fogli che prima erano bianchi ora erano pronti a raccontare la loro storia.

-Ecco a voi- esclamò la strega porgendo il volume a Tecna. Lei si affrettò a prenderlo per leggere a voce alta ciò che era così importante da dover essere messo allo scuro.

Alissia, una giovane molto bella, dai modi raffinati e dal cuore grande, discendeva da una lunga e potentissima stirpe di streghe ed era destinata a diventare una delle donne più forti dell’intera Dimensione Magica. Aveva trascorso la sua infanzia e gli anni della sua adolescenza nella pacifica, soleggiata e sempreverde foresta di Selvagrande. Quel luogo era magico; i frutti donati dalla natura erano costantemente in fiore e i due laghi che delimitavano i confini del villaggio vantavano le acque più pulite e trasparenti di tutta la Dimensione Magica.

Sin da bambina però la ragazza era cresciuta sotto un’enorme ombra: la consapevolezza che, una volta raggiunta la maggiore età, sarebbe diventata sposa dello stregone Riabu, un uomo più vecchio di lei, dai modi rudi ed arroganti e dallo spirito fortemente bellicoso e vendicativo. Lei lo temeva e sapeva che una volta sua lui avrebbe sfruttato i suoi poteri al fine di conquistare il mondo intero, rendendola quindi niente più che una schiava. Più volte aveva confessato i suoi timori ai genitori, ma questi non le avevano mai dato alcuna retta. L’unica cosa che loro riuscivano a vedere, pensando all’unione della figlia e dello stregone, era la nascita di una potentissima famiglia. Una famiglia che non avrebbe mai incontrato ostacoli. Una famiglia che sarebbe andata ovunque volesse e che avrebbe suscitato in chiunque timore e rispetto.

Alissia aveva un amico, Xeno. Crescendo il loro rapporto di profonda amicizia si era trasformato in qualcosa di più: si era tramutato in amore; un amore smisurato ma soprattutto sincero. Lui era un ragazzo molto semplice, privo di particolari doti e sprovvisto di ricchezze. Il suo animo era umile ed estremamente generoso e lei al suo fianco non poteva che sentirsi completa e realizzata.

Gli anni trascorrevano e i giorni che dividevano Alissia dal raggiungimento della maggiore età erano sempre meno. Ad ogni tramonto la ragazza versava lacrime su lacrime per il dolore che il pensiero del suo avvenire le procurava, finché una sera Xeno le propose la fuga. A lui non importava la destinazione ma unicamente di poter stare con la ragazza e vederla ridere, spensierata, come quando era una bambina; la bambina allegra di cui lui si era perdutamente innamorato. Voleva vederla libera di fare le sue scelte, di prendere le sue decisioni senza paura alcuna di ogni tipo di ritorsione.

Alissia, senza pensarci troppo, accettò. Con lui sarebbe andata in capo al mondo ma prima di partire c’era una cosa che voleva assolutamente fare: incanalare tutta la sua magia in un vecchio cimelio di famiglia, per poi distruggerlo al fine di liberarsi per sempre di quei poteri che, sin da bambina, le avevano causato solo sofferenza.

Purtroppo il sigillo di quella promessa fra i due amanti giunse alle orecchie dello spietato stregone che di conseguenza andò su tutte le furie. Certo, Alissia era una donna bellissima e molto più giovane di lui; lui come uomo era fortemente attratto da lei ma era ancora più attratto dalla sua forza perciò lanciò un sortilegio sulla fanciulla: nel momento in cui lei avrebbe incanalato tutti i suoi poteri nell’amuleto, per cercare in un secondo momento di disfarsene, sarebbe caduta nel sonno eterno. Il talismano non avrebbe subito alcun danno e in questo modo Riabu avrebbe ottenuto ugualmente i poteri della strega.

Lei sarebbe potuta diventare la sposa del futuro sovrano dell’universo; un ruolo che le avrebbe permesso di godersi la vita senza paure o timori perché sarebbe stata talmente rispettata fra la gente che mai nessuno avrebbe osato torcerle un capello. Invece aveva preferito la fuga con un plebeo da quattro soldi perciò agli occhi dello stregone lei avrebbe dovuto pagare caro quel tradimento… e non sarebbe stata l’unica: Xeno infatti, si sarebbe trasformato in lupo, avrebbe assistito alla morte della sua amata ma sarebbe rimasto vivo in eterno. Nemmeno il grande senso di colpa per averla condannata ad una sorte tanto crudele lo avrebbe fatto spirare.

La sera che i due ragazzi avevano scelto per fuggire si erano dati appuntamento nei pressi di una grotta al confine di Selvagrande. Lì Alissia avrebbe compiuto il suo incantesimo e successivamente avrebbe raggiunto il lago insieme a Xeno, dove il giovane aveva fatto ormeggiare al pontile una piccola barca che avrebbe consentito loro di raggiungere la sponda opposta e quindi di scappare.
Quando si incontrarono nel luogo dell’appuntamento si abbracciarono e si scambiarono un lungo bacio, convinti che quello sarebbe stato soltanto il primo di una lunga vita insieme.

Alissia entrò nella grotta, accompagnata dal ragazzo e cominciò il suo incantesimo, non voleva perdere tempo. Subito però si accorse che qualcosa non stava andando per il verso giusto: si sentiva infatti, sempre più debole, percepiva la sua vita scivolarle via insieme ai suoi poteri.

Mentre lei si indeboliva vedeva l'amore della sua vita accasciarsi al suolo e contorcersi fra atroci urla di dolore.

Soltanto allora Riabu varcò la soglia della caverna. Le sue grasse risate rimbombavano in quell'angusto ambiente. Gli occhi di Alissia si velarono di lacrime e in lei cresceva la consapevolezza di quello che stava accadendo. Le era toccata una sorte orribile e ciò che era peggio era che non poteva fare assolutamente nulla per cambiare il suo destino o per lo meno quello del giovane che tanto amava.
A Riabu non furono dunque necessarie parole o spiegazioni. Rimase semplicemente in piedi davanti ai due ragazzi, nell’attesa che si compiesse l’intero maleficio.

Quando anche l’ultima goccia di magia della fata scivolò nel talismano lei cadde al suo. Xeno, invece, era nel pieno della sua trasformazione. Riabu allora smise di ridere. Nel silenzio della notte si udiva unicamente il rumore delle ossa di Xeno che si rompevano.
Lo stregone raccolse l’amuleto di Alissia da terra, uscì dalla grotta e si avvicinò al lago per poterlo osservare meglio. Quel gioiello gli avrebbe finalmente dato il potere necessario a perseguire i suoi scopi. Era talmente inebriato ed eccitato della conquista appena fatta che si scordò completamente del giovane.

Il ragazzo si trasformò in lupo, dopo parecchie sofferenze, e nel momento in cui i suoi occhi si aprirono si accorse di vedere l’ambiente intorno a lui in modo completamente differente da come ricordava: poteva individuare dettagli che l’occhio umano non gli aveva mai permesso di vedere. Notò immediatamente la sua amata stesa a terra, si avvicinò a lei nella speranza di poterla aiutare ma il suo corpo era già freddo come la pietra.

Il lupo ululò pieno di rabbia e con una ferocia che mai gli era appartenuta corse verso lo stregone, gli saltò addosso e lo sbranò. Riabu tentò di difendersi in tutti i modi ma la rabbia di quell’animale lo sovrastò. Xeno in pochi secondi lo divorò, senza pietà alcuna perché quell’essere le aveva portato via l’amore più grande della sua vita.

Terminato il pasto, il lupo, prese il talismano e lo nascose in fondo alla caverna. La caverna in cui Alissia aveva perso la sua anima; poi prese il corpo della giovane e lo trascinò fino alla riva del lago. Lo gettò nelle acque che sarebbero dovute essere l’inizio della loro vita insieme e lo guardò sprofondare.


-Questa storia è terribile!- esclamò Tecna interrompendo la lettura. Aveva bisogno di prendersi qualche secondo per digerire tutto quel racconto -Mi scusi preside Griffin, però quello che ci ha raccontato Faragonda è un po' diverso da questa versione-

-Ciò che vi ha raccontato la mia stimata collega è quello che narra il mito. La verità è che nemmeno lei è a conoscenza della vera storia, proprio per il fatto che è stata nascosta agli occhi di tutti- spiegò la direttrice -Comunque il racconto non è concluso- proseguì poi la donna e con la mano indicò il libro, invitando dunque la fata a proseguire.

Quella notte la foresta di Selvagrande mutò notevolmente: le acque del lago in cui era stato gettato il corpo della giovane Alissia diventarono fredde e scure. L’ambiente in generale si trasformò in un luogo pieno di insidie e di minacce; un luogo privo di ogni forma di vita umana dal momento che Xeno, nella sua forma di lupo, aveva sbranato metà della popolazione per sopperire alla fame mentre l’altra metà l’aveva trasformata in lupi maledetti come lui per l’eternità, o per lo meno fino a quando qualcuno non fosse riuscito a distruggere il talismano di Alissia per mezzo di un profondo sacrifico. Quella notte quel luogo meraviglioso e incantato tramutò in qualcosa di orribile e la foresta di Selvagrande diventò la temuta foresta di Selvaoscura.

-Questo spiega molte delle cose che abbiamo visto- disse Tecna quando arrivò in fondo alla pagina.

-Quindi questo talismano può essere distrutto ma solo attraverso un sacrificio…- Brandon stava riflettendo a voce alta ma non riuscì a portare a termine il filo dei suoi pensieri perché Timmy lo interruppe.

-Bloom è stata morsa!- urlò infatti lo specialista con gli occhiali, ricordando le condizioni della ferita della fata quando era tornata ad Alfea, sostenuta da Stella perché non si reggeva in piedi.

Alle parole del giovane tutti i presenti rimasero pietrificati.

Tecna aveva letto il passaggio sul libro e con la mente era volata di nuovo all’episodio in cui erano state attaccate ma non si soffermò minimamente sul fatto che effettivamente un lupo avesse azzannato la loro amica. Per la prima volta nella sua vita si rese conto che un dettaglio di importanza stratosferica le era sfuggito. Sentì di avere un mancamento: Bloom era stata morsa! Bloom era stata maledetta e ora era destinata anche lei a diventare lupo. 

-Flora è in pericolo!- esclamò invece Helia, che il suo primo pensiero andò alla fata della natura sdraiata in uno dei letti dell’infermeria accanto alla custode della fiamma del drago.

Il panico attraversò i volti di Tecna, Timmy e Brandon. Successivamente anche quello della preside Griffin, che però, senza perdere altro tempo, si alzò in piedi. Con un semplice schiocco delle dita aprì un varco temporale che conduceva direttamente ad Alfea, nei pressi dell’infermeria.

-Forza! Andiamo!- esclamò la strega rivolta ai giovani e tutti e cinque, dopo essersi tuffati in quel vortice caotico, svanirono dall’ufficio. Svanirono nel nulla.





Note dell'autrice: Buonasera popolo di EFP! Che bello, finalmente riesco ad aggiornare! Spero che non ci siano errori di battitura o ripetizioni... mi auguro che il testo sia scorrevole ecco... :) Capitolo dedicato alla storia di Alissia. Ora sappiamo vermanete tutto su di lei.. o quasi :)
Nella speranza che mi farete sapere che ve ne pare vi saluto!
Grazie comunque a tutti quelli che leggono :) è molto bello sapere di essere seguiti :)
Un bacione e buona serata, Ehris
 

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Capitolo 11
*** Una conquista molto importante ***


Capitolo 11 – Una conquista molto importante

 
Per conquistare il potere bisogna amarlo. Per mantenerlo, servirlo
Roberto Gervaso

 
 
Flora si svegliò di soprassalto dopo un brutto sogno che le aveva fatto rivivere la lotta contro il ragno gigante nella foresta di Selvaoscura. Guardando fuori dalla finestra della camera la fata osservò come la luna fosse ormai alta nel cielo. Per un momento si fermò a guardarla: emanava una fredda luce che rischiarava l'intrera stanza.

La ragazza si mise a sedere sul letto, dormire qualche ora le aveva fatto bene perché ora si sentiva rigenerata. Si portò una mano alla fronte, sulla quale spiccava il grosso cerotto che l’infermiera le aveva applicato per coprire la profonda ferita che si era procurata soltanto qualche ora prima. Le dava parecchio fastidio così senza pensarci troppo lo strappò via; poi si passò le dita là dove la sera prima aveva il taglio e con gioia e sorpresa notò che era completamente sparito. La donna che l’aveva medicata aveva avuto ragione nel dire che la pomata dall’odore disgustoso l’avrebbe rimessa a nuovo.

Dopo aver fatto brevemente il punto della situazione, Flora, si girò ad osservare Bloom che dormiva. Il suo sonno era molto irrequieto e lo poteva vedere da come l’amica si agitava nel letto e corrugava la fronte. Decise quindi di alzarsi e di avvicinarsi a lei. Molto delicatamente le accarezzò il viso per tentare di tranquillizzarla ma toccandola si accorse che la temperatura del suo corpo era parecchio alta.

-Bloom, Bloom svegliati, ti senti bene?- chiamò la fata della natura con il suo solito tono dolce ma senza ottenere alcun risultato.

Qualcosa non andava perciò Flora si affrettò a sollevare il pantalone dell’amica per osservare il morso che le aveva dato il lupo. Come lo vide sobbalzò: quella ferita non si era rimarginata come il taglio sulla sua fronte, anzi sembrava essersi propagata.

-Bloom!- Flora la chiamò ancora una volta, ma in modo più deciso ed allarmato. Bloom però anziché svegliarsi e calmarsi pareva diventare sempre più agitata. Improvvisamente urlò ed inarcò la schiena, come se qualcosa la stesse spezzando in due procurandole un dolore allucinante. La fata della natura, spaventata dalla reazione dell’amica, indietreggiò di qualche passo. L’istante successivo per Flora fu terribile: sentì le ossa dell’amica andare in frantumi. La fata era pietrificata dalla paura e non aveva la minima idea di come comportarsi. Avrebbe dovuto chiedere aiuto ma a chi? L’infermeria era vuota e i corridoi sicuramente erano anch’essi deserti vista l’ora tarda. Avrebbe voluto correre fino all’ufficio di Faragonda ma allo stesso tempo non voleva lasciare Bloom da sola in quelle condizioni tanto sofferenti. Le urla che la custode della fiamma del drago emetteva, mettevano i brividi e ben presto gli occhi di Flora si velarono di lacrime.

Presto però il corpo di Bloom iniziò a mutare; mutava in qualcosa di terribile e di terrificante: stava acquisendo le sembianze di un lupo. Quando Flora lo capì, quando non riuscì più a riconoscere l’amica, iniziò a correre. Si affrettò a raggiungere la porta dell’infermeria, uscì e se la chiuse alle sue spalle. Non poteva più rimanere lì ma non poteva nemmeno trasformarsi e combattere. Anche se ora quella creatura spaventosa era Bloom, rimaneva pur sempre una sua amica e mai avrebbe alzato un dito contro di lei.

Flora iniziò a percorrere il corridoio, che come aveva immaginato era deserto, ma ben presto udì la porta dell’infermeria andare in pezzi; voltandosi vide l’enorme lupo che a gran passi diminuiva le distanze che li separavano. Quella creatura possedeva un’estrema ferocia e gliela si poteva leggere negli occhi, così come la voglia di sbranare qualsiasi cosa avesse davanti.

La fata pronunciò un debole incantesimo che aveva come scopo quello di rallentare la corsa della bestia: infatti dalle dita della ragazza uscì della polvere dorata che l’istante successivo fece spuntare delle grosse radici che bloccarono il passaggio all’animale. Flora raggiunse di corsa le scale e cominciò a percorrerle. Voleva assolutamente raggiungere il piano inferiore per cercare l’aiuto di un qualche professore ma nella corsa inciampò, perdendo l’equilibrio, e il suo corpo iniziò a rotolare giù per l’intera rampa. Quando gli scalini finirono lei andò a sbattere violentemente contro il muro che aveva davanti. Velocemente tentò di rimettersi in piede, cercando sostegno nella parete ma alzando lo sguardo in direzione delle scale vide solo l’enorme lupo lanciarsi contro di lei.

Flora  istintivamente lanciò un acuto terrorizzato, mentre il suo cuore perdeva un battito, e con le braccia tentò di ripararsi anche se era cosciente del fatto che quel gesto non le avrebbe certamente risparmiato la vita.
 
***

Le Trix entrarono nella caverna; era umida e fredda ma a loro quell’ambiente piaceva terribilmente, in quanto si sentivano perfettamente a loro agio. I loro sguardi erano vigili e puntati davanti a loro: il talismano le stava chiamando. L’energia che quell’amuleto emetteva era talmente forte che le tre streghe era come se potessero già sentirla scorrere all’interno delle loro vene al posto del sangue. Quell’energia era inebriante.

Icy rise e la sua risata rimbombò fragorosamente in quell’ambiente tanto angusto.  

-Cosa hai da ridere strega!- esclamò severamente la voce di una giovane donna.

-Alissia- rispose la maggiore delle Trix sogghignando -Mi stavo giusto chiedendo se avremmo mai avuto l’onore di incontrarti, per umiliarti esattamente come a suo tempo ha fatto il tuo promesso sposo Riabu-

-Ci vuole coraggio e anche tanta stupidità per proferire parole come le tue: Riabu è morto, col suo sangue ha pagato tutto il male che ha commesso. E per quanto riguarda la mia presenza qui, davanti a voi, sappiate che non vi temo!-

-Certo che non ci temi, tu sei già morta- rispose Darcy scoppiando a ridere e accentuando in particolar modo l’ultima parola della sua affermazione, poi dopo un breve istante di silenziò proseguì: -Spiegami, come mai ti sei presa il disturbo di presentarti? Lo sai che noi ci impossesseremo del tuo talismano e che tu non potrai fare nulla per fermarci vero?-

-Voi non potete averlo. Voi non potete essere tanto terribili da volere questo!- esclamò Alissia che, malgrado tutte le ingiustizie e le sofferenze subite, continuava a credeva ancora nella bontà degli animi.

-Ne vuoi una prova?- ringhiò allora Stormy. La più giovane delle Trix diventava ogni secondo più incontrollabile: senza timore agitò le mani e una bufera si sprigionò all’interno della caverna. Avvolgeva il suo corpo e quello delle sue sorelle con violenza ma allo stesso tempo senza ferirle in alcun modo. La piccola ribelle però non era ancora soddisfatta così si agitò nuovamente e la terra sotto i loro piedi iniziò a tremare.

-Basta così Stormy- le urlò contro Icy per sovrastare il rumore del vento. La ragazza allora, che era perfettamente in grado di controllare quella tormenta, direzionò la sua furia verso la foresta di Selvaoscura. Le piante iniziarono ad agitarsi sempre di più. Era come se volessero essere libere e non più incollate al terreno. Poi, ad un tratto, tutto cessò, lasciando di nuovo spazio alla tranquillità.

-Voi siete solamente delle pazze malate di mente e come tutte le persone cattive finirete per pagare care le vostre azioni-

Icy fece un paio di passi e si addentrò maggiormente nella caverna, non curante delle parole di Alissia. Improvvisamente nell’oscurità qualcosa iniziò a brillare: era il talismano. Col cuore che batteva per l’emozione Icy raccolse da terra quell’oggetto tanto piccolo ma tanto potente e prezioso per poi raggiungere le sorelle. Tutte e tre si lasciarono andare ad una risata che fece tremare le pareti della grotta.

-Ogni maledizione ha il rovescio della medaglia. Ogni maledizione può essere infranta. Io non posso fare assolutamente nulla per fermarvi ma so che un giorno qualcuno ci penserà per me e so anche che quel giorno non è molto lontano!- esclamò Alissia. Le sue parole erano un monito, un avvertimento: lei sapeva che qualcuno avrebbe messo fine a tutta quella disgrazia e quando ciò sarebbe accaduto lei si sarebbe riappropriata della sua libertà. Lei sarebbe stata di nuovo libera.

Le Trix intanto si stavano allontanando dalla grotta ma prima di uscire Icy si fermò e si voltò un’ultima volta: -Tu sei stata sempre e solo una vergogna per tutte noi streghe. Soltanto gli sciocchi danno tanto spazio ai sentimenti come hai fatto tu. Una strega vera non avrebbe mai tentato di distruggere i suoi stessi poteri- Stavolta Icy non rideva, era estremamente seria e le sue parole esprimevano disprezzo.

Successivamente raggiunse le sorelle fuori dalla caverna, lasciandosi il fantasma di Alissia alle sue spalle una volta per tutte.

Ora avevano anche l’ultimo pezzo per completare il puzzle.  Ora avrebbero solo dovuto raggiungere il lago che delimitava i confini di quella che un tempo era la foresta di Selvagrande. Il lago che Xeno e Alissia avevano deciso di attraversare per fuggire. Lì, sulle rive di quel lago maledetto avrebbero compiuto l’incantesimo e conquistato il mondo.
 
***

Il varco temporale creato dalla Griffin condusse la preside stessa, Tecna e i tre specialisti di Fonterossa direttamente in cima alla rampa di scale sul piano dell’infermeria. Nel momento in cui i ragazzi si tuffarono in quel vortice caotico udirono un urlo terrorizzato. Il sangue nelle vene del giovane Helia, che aveva identificato la voce spaventata come quella di Flora, si raggelò.

Gli stanti successivi furono un susseguirsi molto veloce di eventi e di azioni: Tecna, Timmy, Brandon, Helia e la Griffin si ritrovarono davanti una Flora schiacciata contro la parete in fondo alle scale e un enorme lupo in fase di attacco.

-Nooo!- urlò Helia, che subito ebbe la prontezza di allungare il suo braccio in direzione dell’animale. Dal guanto che era solito indossare uscirono delle corde che bloccarono il lupo all’istante. Anche la preside Griffin intervenì nel giro di un battito di ciglia con un potente incantesimo: la creatura cadde immediatamente in un sonno profondo e sul suo muso comparve una grossa museruola.

Senza aspettare un minuto di più Helia si precipitò da Flora per vedere come stava. Come raggiunse la ragazza lei gli buttò le braccia al collo e lui, sussurrando il suo nome, la strinse in un abbraccio. Gli occhi della fata si riempirono di lacrime, che una dopo l’altra, copiose, presero a rigarle il volto.

-Va tutto bene, è finita- la rincuorò il giovane, che allo stesso tempo cercava conforto nelle sue stesse parole. Quando a Torrenuvola si erano resi conto del pericolo che Flora stava correndo e successivamente quando l’aveva sentita urlare nel vortice, aveva temuto il peggio ma ora lei era lì con lui e, fortunatamente, stava bene.

Senza pensarci ulteriormente Helia si scostò leggermente da lei, le prese il viso fra le mani e la baciò. Flora in un primo momento rimase sconvolta da quel gesto, perché non se lo aspettava ma visti i sentimenti che provava per lo specialista, si lasciò subito andare, eliminando ogni forma di imbarazzo e trovandosi perfettamente a suo agio.

L’unione delle loro labbra era perfetta e i due ragazzi si sentirono come catapultati in una grossa bolla lontana da tutto, da qualche parte sperduta in un qualche angolo dell’universo.

Tecna, Timmy e Brandon rimasero ad osservare la scena in silenzio con un sorriso di gioia sui loro volti: Flora stava bene.

-Griffin!- Dal fondo del corridoio, all’altezza dell’entrata dell’infermeria giunse la voce di Faragonda che era insieme a Stella.

-Brandon!- Urlò la fata correndo in contro al suo specialista, che insieme a Timmy e Tecna aveva un’aria piuttosto confusa. Intanto anche Helia e Flora stavano ripercorrendo la rampa di scale per raggiungere il gruppo di amici.

-Stella, ma dove eri finita?- domandò Brandon alla ragazza mentre la stringeva in un abbraccio e assaporava l’aroma di vaniglia che emanavano i suoi lunghi e lucenti capelli biondi.

-Posso spiegarvelo!- rispose la fata con un enorme sorriso stampato sul volto. Era al settimo cielo, si vedeva... e si notava anche che non riusciva a contenere tutta l’allegria che stava vivendo.

-Sì lei potrà spiegarvi ogni cosa, ma a suo tempo. Piuttosto io vorrei prima avere delle spiegazioni in merito a quanto è appena accaduto qui- disse Faragonda guardando prima le sue allieve e poi il grosso lupo addormentato.

Tecna prese quindi in mano la situazione e spiegò alla preside di Alfea che tipo di ricerche avessero fatto quella notte in biblioteca, il motivo che gli aveva spinti ad andare a Torrenuvola e le successive scoperte che avevano fatto leggendo il passo che era stato nascosto. Raccontò brevemente la vera storia di Alissia così che anche Flora e Stella potessero venirne a conoscenza ma non rivelò che l’artefice dell’incantesimo che aveva oscurato il testo contenente la versione esatta della leggenda fosse proprio la Griffin e a Tecna parve che la strega la ringraziò con lo sguardo per non averla menzionata.

La preside Faragonda ascoltò con attenzione ogni singola parola della fata della tecnologia; si rabbuiò quando apprese che il lupo era Bloom ma reagì all’istante facendola scomparire dalla scalinata sul quale era distesa.

-Resterà in un posto sicuro. Non potrà fare del male a nessuno e nessuno gliene farà, fino a quando non troveremo la soluzione- esclamò la direttrice -Adesso veniamo a noi: fra poco più di un’ora inizierà a sorgere il sole, fareste meglio a raggiungere le vostre compagne e i vostri compagni nella foresta di Selvaoscura, potrebbero aver bisogno del vostro aiuto. Troverete in Stella un ottimo passaggio; veloce ed efficace- la donna accompagnò quelle parole con un occhiolino rivolto alla fata di Solaria. In poche ore quella ragazza aveva fatto dei progressi strabilianti. Faragonda aveva anni e anni di esperienza alle spalle e mai aveva visto una fata apprendere tecniche tanto potenti in un così breve lasso di tempo. Evidentemente il suo desiderio di sviluppare un mezzo per essere in qualche modo d’aiuto agli altri aveva giocato, in tutta quella situazione, un ruolo decisamente fondamentale.

-Io invece è meglio che torni al mio castello, dalle mie allieve- esclamò la preside Griffin con aria evasiva.

-Naturalmente, ma spero che avremo modo di chiacchierare un po’ nei prossimi giorni- rispose Faragonda, tramutando l’espressione di orgoglio nei confronti delle sue allieve, in uno sguardo torvo dedicato esclusivamente alla sua collega. Anche se Tecna non aveva detto nulla, la preside di Alfea aveva intuito che la Griffin c’entrava molto più di quanto volesse far credere in tutta quella faccenda.

La strega non rispose, si limitò a fissare per un momento Faragonda prima di scomparire nuovamente nel vortice caotico che l’avrebbe riportata a Torrenuvola.

-Bene!- disse Stella -Ora è il mio momento delle spiegazioni, venite, avvicinatevi!- Stella aspettò che tutto il gruppetto fosse riunito accanto a lei, poi alzò al cielo lo scettro di Solaria che aveva già fra le mani e senza esitare gridò: -Solaria!-

Ancora un volta si sprigionò un’enorme luce, una luce che Tecna e Flora riconobbero all’istante. Era la stessa luce che si era manifestata quando Stella le aveva teletrasportate dalla foresta di Selvaoscura alla foresta di Selvafosca. In un battito d’ali il gruppo svanì da Alfea, lasciando Faragonda da sola, nel corridoio, fra le sue cupe riflessioni.






Note dell'autrice: Buongiorno popolo di EFP! Questi due giorni sono stati per me giorni di aggiornamento: infatti ho aggiunto un capitolo, intitolato Soltanto un'ombra, anche alla mia raccolta di One-Shot, Missing Moments! :)
In questo capitolo abbiamo una Flora abbastanza protagonista che se l'è vista brutta, brutta brutta ma che ora sta bene... ma soprattutto sta con Helia. Eh già... lui non poteva farsi sfuggire un'occasione simile per baciarla! ;) Marti e Ari questo capitolo è soprattutto per voi perché so che siete grandi fan di questa coppia :) Vorrei ringraziare anche Tressa!! Da quando ho iniziato a scrivere in questo fandom lei c'è sempre. Credo di non avere un solo capitolo senza una sua opinione! Grazie di cuore anche a Daphne09 e musaeriven e naturalmente a tutte le persone che hanno inserito la storia fra le seguite, le preferite o le ricordate!! :)
Un bacione e a presto, Ehris!
 
 

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Capitolo 12
*** Di nuovo uniti, per fermare le Trix ***


Capitolo 12 – Di nuovo uniti, per fermare le Trix

 
“È possibile che un uomo che ha paura possa anche essere coraggioso?”
“Possibile? È quella l’unica situazione in cui si fa strada il coraggio”
Game of Thrones
 

Musa stava ripercorrendo la stradina per tornare da Aisha. Il suo passo era lento e la sua testa vagava fra i ricordi delle ultime ore e degli ultimi minuti senza alcun controllo. La ragazza si sentiva di nuovo quella di sempre, quella forte, quella grintosa. Quella che non si sarebbe fermata davanti a niente e nessuno. Chiacchierare con Riven le aveva fatto bene. Per la prima volta da quando lo conosceva sentiva di aver avuto con lui una conversazione sincera, e non perché lui solitamente fosse un bugiardo ma semplicemente perché aveva avuto l’impressione che quel dialogo fosse stato privo di tutti quei veli che solitamente impedivano allo specialista di mostrarsi per quello che in realtà era.

Un brivido scosse la fata quando si ritrovò a pensare come lui era accorso quella notte per salvarle la vita, come lui aveva cercato di tranquillizzarla mentre era sconvolta e spaventata e come nonostante ciò le avesse detto di aver dimostrato grande coraggio. Lei non avrebbe mai permesso alla sua mente di scordare come lui l’aveva guardata quella notte e come con semplici parole le aveva fatto riacquisire la fiducia in sé stessa. Una fiducia che in quel momento credeva veramente di aver perso.

Musa era ferma in mezzo al sentiero, sempre in compagnia dei suoi pensieri più profondi, quando la terra sotto i suoi piedi cominciò a tremare. Sorpresa da quella scossa tanto violenta di terremoto aprì le braccia; necessitava immediatamente di un appiglio per rimanere in piedi e lo trovò nel braccio di Riven che nel frattempo l’aveva seguita per raggiungere anche lui il luogo in cui Sky e Aisha stavano riposando.

Fu solo un istante ma dopo quella forte scarica il gruppo di ragazzi, che velocemente si era riunito, fu travolto da una furiosa folata di vento che si quietò il momento successivo. Musa e Riven si scambiarono un’occhiata, mentre lei era ancora saldamente aggrappata al braccio di lui, ma lo specialista notò come gli occhi della fata fossero assenti, lontani miglia e miglia da lui. Musa si affrettò a cercare Aisha con lo sguardo.

-Stai pensando anche tu a quello che penso io vero?- domandò la principessa di Andros e la giovane di Melody annuì.

-Ragazze?- chiese allora Sky guardando Riven per vedere se almeno lui avesse compreso cosa stesse passando per la mente delle due fate.

-Loro sono qui- spiegò Musa prima che il principe di Eraklyon potesse aggiungere qualsiasi altra cosa.

-Con “loro” intendi le Trix?- domandò quindi Riven e la fata della musica annuì ancora.

-Sarà meglio muoversi allora- esclamò Sky afferrando le poche cose che i giovani si stavano portando appresso.

Senza aspettare un minuto di più i quattro ragazzi si rimisero in marcia. La luna era ancora alta nel cielo ma la luce che emetteva era sufficiente per vedere in modo chiaro il sentiero che stavano percorrendo. Ognuno camminava per conto suo, senza emettere alcun tipo di suono. Sky apriva la fila e Riven la chiudeva mentre le due ragazze stavano nel mezzo. Ad un tratto Musa si fermò rompendo il silenzio con una domanda:

-Aisha…- a quel richiamo anche la principessa di Andros cessò di camminare, voltandosi poi verso l’amica e invitandola con un sorriso a proseguire -Non mi hai detto cosa è successo dopo che ci siamo divise-

La fata dalla carnagione più scura si lasciò sfuggire un sospiro, ricordando le disavventure che lei e le Winx avevano vissuto; dopo iniziò a raccontare: -Tecna ed io abbiamo raggiunto le altre. Flora era ancora priva di sensi così ci siamo fermate un attimo per aspettare che si riprendesse e fare il punto della situazione. Volevamo tornare indietro per venire a cercarti; anche Flora che era la più debole non era d’accordo di proseguire per Alfea senza di te. Stavamo decidendo il da farsi quando dal nulla è sbucato fuori un grosso lupo che ha afferrato Bloom per una gamba. Siamo riuscite ad allontanarlo ma poi è apparso l’intero branco. Flora era esausta e Bloom fuori dai giochi. Abbiamo tentato di difenderci creando una barriera protettiva ma dopo un po’ anche Tecna ed io eravamo prive di forze. Quando le nostre energie si sono esaurite e i lupi sono scattati contro di noi per attaccarci pensavamo di essere ormai spacciate-

-Che cosa è accaduto?- domandò Musa curiosa, intuendo che la storia non doveva essere finita lì.

-Stella- esclamò Aisha ridendo.

-Stella?...- la fata di Melody era un po’ confusa. Cosa aveva fatto Stella?

-Una potente luce bianca si è sprigionata dallo scettro di Stella e lei ci ha teletrasportate fino alla foresta di Selvafosca-

-Wow- Il volto di Musa era tra l’incredulo e la meraviglia. Era rimasta letteralmente a bocca aperta e con gli occhi altrettanto spalancati, strabiliata dall'azione che Stella era riuscita a compiere, portando in salvo le sue amiche.

-Già… le nostre facce erano esattamente come la tua in questo momento- esclamò allora Aisha ridendo nuovamente e facendo ridere anche Sky e Riven che osservavano divertiti l’espressione di Musa. La fata quando se ne rese conto arrossì violentemente e si affrettò a riprendere nuovamente la marcia in silenzio, con lo sguardo basso per l'imbarazzo. Proseguì qualche metro in solitaria ma poi Aisha la raggiunse e le circondò le spalle con un braccio.

-Sono contenta che stai bene! Sei stata coraggiosa ma la prossima volta, ti prego, non allontanarti più in quella maniera da sola! Sei una delle mie più care amiche e non vorrei mai perderti- esclamò la principessa di Andros mostrando uno dei suoi sorrisi più belli, che Musa con molta naturalezza ricambiò.

Più i giovani proseguivano, più la strada diventava insidiosa. Grosse radici sbucavano dal terreno rendendolo imprevedibile ed imperfetto mentre gli arbusti erano sempre più intricati fra loro trasformando il sentiero in una giungla dal passaggio stretto e difficile da attraversare.

-Ragazzi forse ci siamo!- esclamò Sky, trovando poi un’uscita.

Finalmente i quattro giovani si ritrovarono di nuovo in un luogo più aperto ed arioso ma le sorprese non erano finite e i guai parevano essere solo all’inizio: infatti qualche metro più avanti c’erano le Trix, che sentendo le voci si erano voltate in direzione dei ragazzi, pronte ad accoglierli. Le tre streghe stavano in piedi, una accanto all’altra. Sui loro volti c’era l’espressione tipica di chi è pronto a lanciare una sfida, con la
consapevolezza di avere già la vittoria in tasca.

-Ma bene! Sorelle guardate chi abbiamo qui- esclamò Icy, con il suo solito ghigno di piacere che donava al suo volto un’aria da perfetta donna delle tenebre.

-Due specialisti- disse Darcy facendo poi l’occhiolino a Riven e scatenando dunque la gelosia di Musa, che tuttavia cercò di controllarsi con tutta sé stessa per non darne dimostrazione.

-E due fatine!- proseguì Stormy riducendo gli occhi a due strettissime fessure.

-Vedete, a noi piacerebbe rimanere qui a farci due risate mentre assistiamo alla vostra sconfitta ma abbiamo altri programmi per il giorno che sta per sorgere- disse Icy alzando la mano che teneva l’amuleto appena conquistato al fine di renderlo ben visibile a tutti i presenti.

-Ma quello…- esclamò Aisha che però non riuscì a portare a termine la sua frase.

-È il talismano di Alissia- continuò Icy per lei.

-Siete perfide!- gridò Musa facendo un paio di passi verso le tre figure e allora Darcy andò a sua volta in contro alla giovane con lo sguardo minaccioso di chi è pronto a fare a brandelli il suo avversario. Il fatto che le due non si sopportassero non era di certo una novità: erano rivali. Rivali in battaglia e in un certo senso anche rivali in amore. In poco tempo la strega era riuscita a far colpo su Riven e ad intrecciare una relazione amorosa con lui e questo infastidiva la fata perché lei provava dei sentimenti per lui ma fin’ora si era sempre e solo dovuta accontentare di sguardi fugaci e piccoli gesti alternati a parole dure e amare che il ragazzo era solito pronunciare per mantenere le distanze da situazioni che rischiavano di coinvolgerlo troppo dal punto di vista emotivo.

Riven avvertendo la tensione presente nell’aria non attese un secondo di più e scattò in avanti anche lui, posizionandosi davanti alla fata, come a volerla proteggere.

Musa osservando il gesto dello specialista sgranò gli occhi sorpresa. Anche Darcy mostrò una certa meraviglia e subito esibì una delle sue risate.

-Una volta puntavi più in alto. Una volta avevi di meglio- esclamò la strega delle illusioni mentre fissava Riven. Naturalmente lei faceva riferimento alla breve relazione che i due, in passato, avevano avuto.

-Non abbiamo altro tempo da perdere. Darcy muoviti!- gridò Stormy, presa dall’impazienza, alla sorella che, senza farselo ripetere, arretrò nuovamente ma senza distogliere lo sguardo dalla possente figura di Riven.

-Ad ogni modo voi non preoccupatevi! Vi lasciamo in ottima compagnia- disse Icy, mentre si dirigeva verso il lago con Darcy e Stormy.

Improvvisamente delle formiche giganti sbucarono da ogni angolo della foresta, accerchiando i quattro giovani e non lasciando più alcuna via di fuga.

-Ora siamo nei guai!- esclamò Aisha indietreggiando e rabbrividendo mentre gli insetti giganti si facevano sempre più vicini.

-Questo è troppo! Prima il ragno, ora le formiche!- gridò Musa piena di rabbia.

-Magix Winx!- dissero allora le due fate all’unisono, dopo essersi scambiate una breve occhiata. In un attimo si trasformarono e iniziarono a combattere al fianco dei due specialisti.

Sky e Riven usavano le loro armi con grande maestria e classe. Gli insegnamenti di Codatorta erano duri ma efficaci e i ragazzi, vivendo a Fonterossa, stavano diventando dei veri maghi nell’arte del combattimento.

Anche i colpi magici delle fate andavano a buon fine. Le ragazze esibivano un gran spirito di collaborazione e un repertorio abbastanza variato di attacchi.

Musa si voltò per vedere come era la situazione e proprio in quel momento una formica gigante stava per attaccare Riven alle spalle.

-Bomba sonica!- gridò la fata disintegrando l’insetto e soltanto in quel momento lo specialista si girò. Fissò per un breve istante la fata e poi lanciò una lama nella sua direzione che andò a colpire una seconda formica, stavolta proprio dietro alle spalle della ragazza. Musa rabbrividì un attimo quando vide l’insetto gigante cadere al suo fianco esanime; poi andò a cercare nuovamente gli occhi di Riven che le fece l’occhiolino prima di tornare ad aiutare Sky, che pareva in difficoltà.

Le formiche erano molte; ogni volta che ne sconfiggevano una ne comparivano altre due e i ragazzi non avevano più abbastanza spade e colpi magici per difendersi da tutti. Ad un tratto sopra le loro teste si manifestò un’intensa luce che rischiarò l’ambiente. I giovani smisero di combattere per osservare quello splendore mentre le formiche si allontanavano in cerca di un riparo perché quel bagliore le infastidiva.

Quando la luce si spense sul posto comparvero Stella, Tecna, Flora, Timmy, Helia e Brandon.

-Ragazze!- esclamarono Musa e Aisha correndo nella loro direzione.

-Aisha, Musa!- disse Tecna e le cinque fate si strinsero tutte insieme in un abbraccio.

-Musa, stai bene?- domandò Flora preoccupata alla fata della musica.

-Sì- rispose la ragazza aprendosi in un sorriso -E tu? Voi come state?- domandò la giovane rivolta alle sue amiche.

-Bene!- esclamò Stella, radiosa come sempre.

Anche gli specialisti si salutarono ma con salde strette di mano mentre si scambiavano veloci informazioni sullo stato in cui versavano.

-Ragazzi, dove è Bloom?- domandò poi Sky, accorgendosi dell’assenza della sua ragazza. Stella, Flora e Tecna si guardarono velocemente senza saper bene cosa rispondere. La domanda suonava molto semplice ma la risposta era delicata e le ragazze non erano certe di voler essere proprio loro a spiegare l’accaduto di quella notte.

-Lei è al sicuro ma ha avuto qualche problema- disse Helia, prendendo in mano la situazione ed esponendosi a nome dell’intero gruppo appena sopraggiunto.

-Cosa significa che ha avuto qualche problema?- chiese allora il principe di Eraklyon che iniziava a nutrire un intenso senso di preoccupazione.

-Il morso del lupo l’ha trasformata. Occorre che venga distrutto il talismano e spezzata così la maledizione di Alissia. Quando ciò avverrà Bloom potrà tornare ad assumere di nuovo la sua forma umana- spiegò il nipote di Saladin. Si dimostrò estremamente coinciso ma andò a toccare i punti essenziali della questione.

-Cosa?- Sky si sentì come se il mondo gli fosse appena crollato addosso. Dovevano distruggere un talismano che ora era in mano a delle streghe che di lì a pochi attimi sarebbero diventate le persone più potenti dell’intero pianeta. Erano perfide, malvagie, agguerrite e non avrebbero mai mollato! Il giovane si inginocchiò e si coprì il volto con le mani, lasciandosi andare al senso di disperazione che pian piano si stava propagando nel suo organismo.

-Le Trix sono riuscite ad impossessarsi del talismano- spiegò allora Aisha ai nuovi arrivati, che non avevano avuto modo di incontrare le discendenti delle tre antenate; successivamente si avvicinò allo specialista e gli appoggiò una mano sulla spalla al fine di dargli la forza necessaria a rialzarsi per lottare ancora.

A quelle parole il gruppo calò nel silenzio più assoluto. Nessuno osava proferir parola ma la mente di ogni fata e quella di ogni specialista fu attraversata da un preciso pensiero: avrebbero dovuto dare più del massimo per tentare di fermare le Trix e questo sarebbe anche potuto non essere abbastanza.



Note dell'autrice: Buonasera popolo di EFP! Eccomi qui con il nuovo capitolo! Lo so... vi ho fatto aspettare e lo scritto non è poi sto gran che. Doveva esserci una scena più movimentata (un faccia a faccia fra Musa e Darcy) ma alla fine ho deciso di tagliarla per inserirla nel prossimo capitolo perchè altrimenti questo sarebbe diventato troppo lungo. Spero comunque che non sarete troppo cattivi nei giudizi!!! Ahahahahaha
Baci e abbracci
Ehris

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Capitolo 13
*** Giù, più giù, sempre più giù, fino a toccare il fondo ***


Capitolo 13 – Giù, più giù, sempre più giù, fino a toccare il fondo

 
Nessun uomo annegando saprà mai quale goccia d'acqua porrà fine al suo ultimo respiro.
Nicholas Sparks
 

L’istante di tregua del gruppo di ragazzi non durò molto; infatti pochi attimi dopo le formiche giganti tornarono all’attacco, più aggressive e pericolose che mai. La battaglia era oramai a tutti gli effetti iniziata. Le Winx cercavano di unire i loro incantesimi per sconfiggere più esemplari assieme ma quelli parevano moltiplicarsi senza sosta.

 
Le Trix intanto avevano raggiunto le rive del lago che faceva da confine alla foresta di Selvaoscura. Senza alcun briciolo di esitazione cominciarono a percorrere lo stretto pontile, che al loro passaggio scricchiolava, quasi a volersi lamentare del lungo periodo trascorso senza che nessuno lo attraversasse. Quando giunsero alla sua fine, con eleganza, si alzarono in volo e si spostarono verso il centro del bacino d’acqua, andando a formare una specie di cerchio.

Darcy aprì il libro alla pagina che conteneva l’incantesimo per diventare strega madre e ottenere così il potere eterno mentre Icy prese il talismano di Alissia lasciandolo poi perfettamente sospeso fra lei e le sue sorelle. Lo guardavano affascinate. Erano elettrizzate dall’idea che un oggetto così piccolo potesse renderle in assoluto le donne più temute dell’intero pianeta.

Tutto era pronto per iniziare. Le tre streghe si presero per mano e iniziarono a recitare la formula in modo forte e chiaro. Pronunciando quelle parole sentivano pian piano l’energia entrare dentro di loro e la magia nutrire i loro organismi.

 
-Ragazze le Trix!- gridò ad un tratto Aisha, che guardando verso il lago vide le tre seriamente impegnate nell’incantesimo. Avrebbe voluto fare qualcosa per fermarle, ma tre grosse formiche la tenevano decisamente molto impegnata e lei ancora non aveva trovato il modo di sbarazzarsene.

-Vado io! Tenterò di distrarle così da bloccare l’incantesimo- esclamò Musa, dopo essersi agilmente liberata di una formica che aveva cercato di colpirla alle spalle. Tutte le fate e gli specialisti erano estremamente indaffarati, così la giovane approfittò di quel breve istante di libertà e prese senza timore l’iniziativa di lanciarsi verso le Trix.

 
Le tre streghe videro immediatamente la figura della fata della musica avvicinarsi minacciosamente verso di loro. Erano certe che la ragazza avrebbe tentato in tutti i modi di metter loro i bastoni fra le ruote ma ora non erano più disposte ad accettare nessun genere di intromissione.

-Me ne occupo io!- disse una Darcy molto tranquilla. L’energia che stavano acquisendo, ogni minuto più intensa, permise alla strega delle illusioni di creare una sua perfetta copia che avrebbe tenuto occupata la fata, mentre lei e le sue sorelle portavano a termine l’incantesimo.

 
Musa era in volo, concentrata sul trio, quando davanti a lei apparve Darcy.

-Ciao Musa- disse la strega inclinando leggermente il capo. Sul volto aveva la stessa aria minacciosa di quando le due si erano ritrovate faccia a faccia nella foresta; prima che Riven si mettesse fra loro.

La giovane rimase sorpresa da quell’apparizione dal momento che qualche metro più in là vedeva chiaramente la figura di Darcy occupata nell’incantesimo, ma capì che per forza di cose doveva trattarsi di uno dei giochetti illusionistici della sua nemica.

Musa attaccò la strega senza esitare troppo; voleva essere lei a dirigere quello scontro, tuttavia il suo colpo andò a vuoto.

-Sei soltanto una sciocca, credevi davvero di potermi ferire con quel debole trucchetto da fata?- esclamò con fare provocatorio Darcy, che poi si sdoppiò, lasciando la ragazza di Melody a bocca aperta: la strega stava eseguendo l’incantesimo e nello stesso tempo giocava con la fata come se nulla fosse.

Musa lanciò ancora un’occhiata alle Trix e rimase sconvolta da ciò che poté osservare coi suoi stessi occhi: fra le tre streghe si stava formando un mostro. La ragazza era certa di non aver mai visto nulla di simile in tutta la sua vita, nemmeno sui libri e lei era una che leggeva molto. Era qualcosa di indescrivibile. Un insieme di animali uniti in uno solo. Ciò che la sconvolse fu la parte superiore del corpo perché aveva tre teste; una per ogni strega madre.

-Non puoi fare nulla per fermarci lo sai vero?- esclamò una delle copie di Darcy distogliendo l’attenzione della fata dal mostro. Quando Musa tornò a concentrarsi sulla strega che aveva davanti notò che si era sdoppiata nuovamente. Istintivamente arretrò ma qualcuno alle sue spalle la fermò.

-Bhù!- la giovane sussultò per lo spavento e quando si voltò c’era Darcy… un’altra!

 
Nel frattempo, ai margini della foresta, Winx e specialisti si battevano sempre contro le formiche giganti.

Riven volse il suo sguardo verso il lago e la vide: Musa era in volo, sopra le acque, accerchiata da cinque perfette copie della strega delle illusioni.

-Merda!- esclamò. Non voleva assolutamente vederla in difficoltà con Darcy perché sapeva bene quanto per lei fosse importante mantenere alto il suo onore. Sapeva della forza di Musa, del suo coraggio e delle altre mille qualità che la ragazza possedeva tuttavia era cosciente della potenza che le Trix stavano guadagnando grazie al talismano perciò vedere Musa faccia a faccia con la strega lo spaventava terribilmente.
Sentiva crescere dentro di sé un profondo sentimento di paura, lo stesso che aveva provato quando aveva saputo che la ragazza era rimasta da sola nella foresta di Selvaoscura tra le grinfie del ragno.

Lo specialista sapeva di dover fare qualcosa, agire, andare da lei, raggiungerla. Avrebbe smosso mari e monti ma ci sarebbe arrivato perché quando la sera prima era partito da Alfea lo aveva fatto con la promessa a sé stesso di riportare Musa a casa, sana e salva.

Con forza, rabbia e infinita determinazione iniziò ad abbattere una formica dopo l’altra e a farsi strada verso il lago. Avanzava un passo per volta, lentamente ma avanzava.
 

-Musa lo sai di non essere alla mia altezza vero?- esclamò una delle cinque Darcy con tono beffardo.

-No, io sono meglio!- rispose allora la ragazza che non aveva alcuna intenzione di farsi mettere i piedi in testa da quell’acida rivale.

-Ne sei sicura? È quello che pensa anche Riven?- disse un’altra delle figure.

A quelle parole Musa scattò con rabbia: -Che cosa c’entra lui?-

-Allora è come penso! Fra voi non c’è ancora niente di serio… la verità è che non ti vuole, tu non sei abbastanza!- ribatté una delle copie della strega con cattiveria. Cercava di far crollare la fata. Cercava un punto debole e sapeva bene di averlo trovato. Quando si trattava dello specialista la giovane diventava estremamente fragile.

-Non sono affari che ti riguardano Darcy! E ora piantala con questi giochetti. Affrontami se ne hai il coraggio!- Musa sentiva di avere un nodo in gola; non sopportava le insinuazioni della strega. Darcy voleva combattere? Bene, allora che la smettesse una volta per tutte con quei suoi odiosi modi di fare e iniziasse uno scontro equo, ad armi pari. Un faccia a faccia che avrebbe proclamato una vincitrice una volta per tutte.

-Puoi ancora tirarti indietro!- continuò a stuzzicarla la strega, che era maledettamente astuta. Vedeva che Musa stava per crollare. Doveva unicamente armarsi di pazienza e attendere. Attendere che le sue parole le arrivassero dritte al cuore come la lama molto affilata di un coltello.

-Combatti!- gridò allora la fata con tutta l’aria che aveva nei polmoni, stufa di doversi ripetere.

-Sai Musa, quando ti concedi a lui devi saper tenere il suo ritmo. A lui piace il gioco duro e se non sei in grado di soddisfarlo… bhè… finisce per annoiarsi!- esclamò una delle figure e Musa si girò a guardarla mentre sentiva gli occhi inumidirsi.

-A lui piacciono le donne che hanno carattere; le donne come me e non le ragazzine intimorite dalla propria ombra!- Le disse un’altra figura, quella alle sue spalle, e la fata si voltò ancora, come una trottola.

La giovane cominciava ad avere la vista annebbiata dalle lacrime allora chiuse gli occhi. Quelle parole la stavano ferendo più del dovuto. Sapeva bene che era tutto un trucco di Darcy al fine di farla crollare ma era crudele e stava riuscendo perfettamente nel suo scopo. Le figure continuavano a parlare, sputare cattiverie contro di lei. Cercavano di spaventarla, di insinuarle dubbi nella mente e di indebolirla per poi abbatterla.

Nel suo cuore la fata sentiva crescere la rabbia, così decise di incanalarla tutta, al fine di sfruttarla a suo favore. Sulla sua mano formò una sfera di energia. Più le copie della strega parlavano più la sfera aumentava di volume. Quando sentì finalmente di averne il pieno controllo aprì gli occhi e fissò le figure che la circondavano. Le fissò una per una, con attenzione e determinazione  e poi senza alcun timore lanciò il suo colpo.

L’attacco era tanto potente che arrivò alla vera Darcy con violenza. La strega volò qualche metrò verso la riva del lago per poi cadere rumorosamente sul bordo del pontile. Le cinque imitazioni scomparvero all’istante e il collegamento fra le tre sorelle si interruppe, arrestando di conseguenza anche l’incantesimo.

Stormy e Icy rimasero sbalordite dal gesto di Musa. Osservarono prima la sorella, a terra e priva di sensi, e poi la ragazza.

-Ti piace il gioco duro fatina?-  esclamò Icy con lo sguardo pieno di ira -Molto bene, allora vediamo se ti diverti con questo!- La strega schioccò le dita e l’istante successivo comparve alla caviglia di Musa una fune lunga un paio di metri legata ad un grosso masso.

La fata ebbe giusto il tempo di realizzare ciò che sarebbe accaduto di lì a breve quando Icy schioccò nuovamente le dita; il masso precipitò in acqua portandosi con sé anche la giovane.
 

-Musa no!- gridarono Tecna e Flora che avevano avuto modo di osservare chiaramente la scena, attirando quindi l’attenzione di Stella ed Aisha e degli specialisti.

Riven sentì il suo cuore perdere un battito. Era ancora lontano dalla riva e davanti a lui vedeva una lunga serie di formiche pronte a sbarrargli la strada.

-Vai! Qui ci pensiamo noi!- esclamò Helia che subito iniziò a lottare per liberare la strada all’amico, affiancato da Brandon e Timmy. Riven non attese oltre e cominciò a correre velocemente verso il lago.
 

Musa ebbe uno shock quando il suo corpo toccò l’acqua. Era congelata; tanto congelata da bloccare il battito del cuore e ogni altra funzione dell’organismo.

Passò un momento prima che il cervello della fata suggerì alla ragazza di mettersi in moto per tentare almeno di liberarsi. La giovane si portò le mani alla caviglia. Doveva assolutamente sciogliere il nodo ma questo era stretto e con bagnarsi era diventato addirittura impossibile da aprire.

Musa andava giù. Dentro di lei cresceva il panico. Iniziò a strattonare la corda con forza ma l’unico risultato che ottenne con quel gesto fu un ulteriore stringersi della fune.

Musa andava più giù. La fata sentiva che l’aria trattenuta nei suoi polmoni iniziava a non essere più sufficiente. La sentiva esaurirsi, trasformarsi in inutile anidride carbonica mentre lei necessitava sempre di più di ossigeno puro.

Musa andava sempre più giù. Portò il suo sguardo verso la superficie e notò che il sole stava pian piano iniziando a sorgere. Nella sua mente si chiese se avrebbe mai assistito ad un ultimo tramonto. L’avrebbe tanto voluto. L’avrebbe desiderato con tutto il suo cuore. Lo stesso cuore che però le stava suggerendo anche la risposta alla sua sciocca domanda.

Musa sentì il suo corpo toccare il fondo. Era giunta alla fine del suo viaggio quindi stremata chiuse gli occhi, cessando di lottare e abbandonandosi definitivamente al suo destino.




Note dell'autrice: Buonasera popolo di EFP!! Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo! Accidenti quanto avevo sognato questa scena nella mia mente. Darcy che tenta in tutti i modi di ferire Musa andandola a colpire un punto che per la fata è cruciale: la sua relazione con Riven!!
Cosa pensate che accadrà ora?
Ho adorato moltissimo scrivere questo capitolo ma sinceramente ne temo anche i giudizi perchè dopo aver anticipato la volta scorsa il faccia a faccia fra la fata e la strega so che alcuni probabilmente avranno determinate aspettative... e non vorrei averle deluse!
Vedremo... lo scoprirò soltanto leggendo le vostre recensioni! :)
Ora vi lascio e vi ringrazio di cuore perchè leggete, mi seguite e inserite la mia storia nelle varie categorie e a me non può che far piacere!!
Un abbraccio
Ehris.
 

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Capitolo 14
*** Incontro nel limbo ***


Salve popolo di EFP. Prima che iniziate la lettura di questo capitolo vorrei consigliarvi l’ascolto di una canzone: Falling dei Gotthard. Spero che vi piaccia. Io la trovo meravigliosa J https://www.youtube.com/watch?v=ssrlRzgKqdk
 

Capitolo 14 – Incontro nel limbo

 
 I sogni non svaniscono, finché le persone non li abbandonano
Phantom F. Harlock

 
 
Riven correva. Le sue gambe si muovevano da sole, un passo dopo l’altro, nessun controllo, un gesto estremo per raggiungere la riva, le acque… Musa.
 
Aveva visto il trucco di Icy e l’espressione sconvolta della fata quando si era resa conto di ciò che le sarebbe accaduto di lì a pochi secondi. Non avrebbe mai scordato la paura e la consapevolezza di non poter più far nulla nello sguardo della giovane. Uno sguardo che per lui era diventato assolutamente trasparente e leggibile. Uno sguardo dolce e delicato che aveva catturato ed imprigionato il suo cuore.
 
Riven arrivò al lago e si tuffò immediatamente. Sapeva dell’importanza di ogni secondo e di ogni minuto. Cominciò a nuotare verso il fondo di quelle gelide acque. Non c’era né paura né esitazione nei suoi occhi; anzi, quelle iridi viola mostravano la forza, la determinazione, la decisione e il coraggio. Qualità insediate per natura nell’animo dello specialista, che in quelle ultime ore aveva finalmente compreso per cosa valesse realmente la pena lottare.
 
In poco tempo il ragazzo riuscì a raggiungere Musa. Il suo corpo era freddo, disteso sul fondale e immobile mentre i suoi occhi erano chiusi.
 
Non c’era tempo da perdere così Riven estrasse un’affilatissima lama dall’interno del suo stivale e tagliò la fune che intrappolava la caviglia della fata. Subito lasciò cadere il coltello dalla mano per prendere e stringere a sé la ragazza e poi, con i piedi ben saldi al suolo, si diede una spinta e iniziò la risalita.
 
Guardando verso l’alto vedeva la luce. Il traguardo si avvicinava ma era comunque ancora troppo lontano e il giovane scendendo non si era reso conto della lunghezza che aveva percorso.
 
Riven cominciava a sentire la stanchezza. Braccia e gambe non remavano più così veloci. Anche la mancanza d’aria iniziava a diventare un problema ma sapeva bene che doveva resistere. Lui doveva a tutti i costi riportare la giovane a galla e non poteva né mollare né fallire perché in passato era stata proprio lei a farlo riemergere da una sgradevole e difficile situazione.
 
L’animo dello specialista si riempì di tutte quelle orribili sensazioni che lo avevano torturato dopo essersi reso conto che la sua relazione con Darcy era stata puramente una menzogna. Il sangue nelle sue vene si raggelò al pensiero di ciò che aveva provato: umiliazione, debolezza, vergogna. Riven pensava di aver toccato il fondo ma proprio quando aveva creduto di non potersi più rialzare Musa gli era rimasta accanto. La fata aveva continuato a volergli bene e ad accettarlo malgrado i suoi errori e i suoi difetti. Non si era mai nemmeno permessa di giudicarlo.
 
Lei, spinta dai suoi timidi sentimenti, lo aveva aiutato a riemergere e ora lui doveva far altrettanto con lei perché proteggerla e portarla in salvo era l’unico modo che conosceva per mostrarle gratitudine e… amore.
 
“Non ancora, non è questo il momento di mollare!” Pensò Riven fra sé e sé e con una spinta delle gambe e qualche bracciata, dettata dal desiderio di salvare la vita alla ragazza che teneva stretta al suo corpo, riuscì finalmente a tornare in superficie e ad avvicinarsi alla riva, dove c’era Tecna già pronta a recuperare l’amica.
 
Lo specialista spinse Musa verso la fata della tecnologia, che a sua volta si sporse ulteriormente per cercare di afferrarla. Quando la ragazza riuscì a prenderla e a tirarla fuori dall’acqua, Riven, esausto e a pezzi, si lasciò andare.
 
-Riven no!- gridò Tecna che teneva ora fra le braccia una Musa priva di conoscenza. Tentò di allungare una mano ma non fu sufficiente: il giovane stava già sprofondando.
 
***
 
Non appena Icy vide Musa cadere a picco in acqua si precipitò da Darcy, seguita a ruota da Stormy.
 
Le due streghe si inginocchiarono al fianco della sorella che tuttavia si stava già riprendendo.
 
-Quella maledetta sputerà sangue per ciò che mi ha fatto!- esclamò Darcy con cattiveria. Non riusciva a crederci: la fata aveva vinto quel faccia a faccia. Non se lo sarebbe mai perdonata ma soprattutto non glielo avrebbe mai perdonato.
 
Icy e Stormy aiutarono la sorella a rimettersi in piedi e ne verificarono in modo accurato le condizioni. Fortunatamente constatarono che l’unica cosa ferita era il suo orgoglio.
 
-Rincominciamo- disse ancora Darcy, riprendendo il volo e le sorelle la seguirono. Non appena erano nuovamente attorno al talismano ripresero a recitare la formula del libro.
 
Tutto ripartì da dove si era interrotto e il mostro a tre teste che stava nascendo da quell’incantesimo spaventoso non solo cominciò ad ingrandirsi a dismisura ma anche a prendere vita.
 
***
 
Aisha, Stella, Brandon e Sky continuavano a lottare contro le formiche giganti. Erano ancora molte ma per loro la situazione era gestibile così Flora, Timmy ed Helia si affrettarono a raggiungere le rive del lago.
 
Helia, grazie al suo guanto speciale, riuscì appena in tempo ad afferrare il corpo di Riven. Lo riportò in superficie e poi con l’aiuto di Timmy lo estrasse dall’acqua. Non respirava perciò lo specialista iniziò il massaggio cardiaco.
 
Flora, invece, era inginocchiata accanto a Tecna e insieme osservavano le condizioni dell’amica: era pallida, il suo corpo era freddo e le sue labbra avevano assunto una tinta bluastra. Nemmeno lei respirava e le due fate non poterono che iniziare a temere il peggio.
 
-Musa, apri gli occhi!- diceva Flora preoccupata picchiettando la mano sulla guancia della ragazza per tentare di farla rinvenire mentre Tecna cercava di scaldarla in qualche modo.
 
-…13, 14, 15,… 1,2,3…- Helia continuava a premere sul petto di Riven ma la situazione non pareva per nulla migliorare.
 
Tecna cercò con gli occhi lo sguardo di Timmy. Non era una sciocca, sapeva molto bene ciò che stava accadendo ma non voleva crederci. Per la prima volta nella sua vita il suo cuore stava rifiutando la sua parte razionale, quella parte che le diceva che tutto era finito e stavolta per davvero.
 
Lo specialista la guardò un breve istante, poi chiuse gli occhi, abbassò la testa e scosse il capo, in modo quasi impercettibile.
 
Gli occhi di Tecna si riempirono di lacrime; lacrime amare che presero silenziosamente a solcarle il viso.
 
Quando Flora distolse lo sguardo dal corpo di Musa si accorse che l’amica stava piangendo. Si voltò verso Helia che intanto aveva cessato di fare il massaggio cardiaco: era chino su Riven e si nascondeva il volto con il braccio. Gli occhi di Flora si spostarono allora su Timmy che se ne stava in religioso silenzio accompagnato unicamente dal suo dolore.
 
La fata della natura tornò quindi guardare Musa; le accarezzò delicatamente il volto e dopo pochi secondi si aprì in un rumoroso pianto che avrebbe spezzato il cuore di chiunque. Singhiozzava ed emetteva lamenti disperati.
 
Tecna sentiva crescere la rabbia nel suo cuore per un destino tanto ingiusto. Ancora non si arrendeva; non voleva arrendersi. Non poteva e non voleva credere che tutto fosse ormai finito.
 
-Musa! Musa!- iniziò a gridare la fata della tecnologia, presa dall’incredulità di quella situazione tanto assurda, dando poi un colpo secco in pieno petto all’amica priva di vita.
 
***
 
Quando Musa aprì gli occhi era in piedi sulle rive del lago di Selvaoscura e il suo sguardo era rivolto verso la foresta dove fino a qualche istante prima regnava il caos. Ora, invece, tutto era tranquillo e attorno a lei non c’era nessuno: infatti Winx, specialisti, formiche giganti e Trix erano spariti. La fata era rimasta completamente sola.
 
Lentamente si voltò e ciò che vide le tolse letteralmente il respiro. Stava assistendo ad uno dei tanti spettacoli della natura: il sole stava sorgendo e si rifletteva sulla superficie dell’acqua facendola brillare come tanti diamanti uno vicino all’altro. Quella palla infuocata emetteva una luce calda, una luce rassicurante che le trasmetteva un senso di pace e di benessere.
 
Da quella prospettiva il lago che l’aveva fatta prigioniera e trascinata egoisticamente a fondo non le pareva più così terribile.
 
Musa cominciò a chiedersi cosa stava accadendo. Era forse morta? Non lo sapeva; non ne aveva la certezza ma le sembrava una risposta plausibile dopo quello che aveva passato.
 
-Musa- una voce alle sue spalle la chiamò. Era una voce che lei conosceva bene. La stessa voce che la notte prima l’aveva portata in salvo.
 
-Riven- senza esitare la fata si voltò nuovamente in direzione della foresta. Lo specialista era lì, a qualche passo da lei, che la guardava con sguardo triste. Con lo sguardo di uno che sentiva di aver fallito.
 
-Mi dispiace Musa!- esclamò il ragazzo con voce tremante.
 
-Cosa ci fai tu qui?- Musa stava ragionando sulla possibilità di essere morta ma perché mai lui era lì con lei allora?
 
-Ho cercato di fare tutto il possibile. Ti ho riportata in superficie e ho visto Tecna tirarti fuori dall’acqua. Credevo davvero di averti salvata- Il volto del ragazzo era distrutto e Musa sentendo quelle parole sentì gli occhi inumidirsi dalle lacrime. Lei era morta, ora ne aveva la certezza assoluta, ma ciò che la faceva stare peggio era che anche Riven era morto! Lui aveva sacrificato la sua vita per salvare quella di lei! Musa non sopportava l’idea di vederlo così abbattuto. Lui non doveva sentirsi così… dopo tanto coraggio, dopo quel gesto estremo lui non ne aveva il diritto.
 
-Musa, apri gli occhi!- La fata cominciò a guardarsi attorno spasmodicamente per cercare di capire da dove provenisse la voce preoccupata di Flora.
 
Anche Riven sentì quel richiamo e i suoi occhi ricominciarono a brillare, accesi di nuovo di speranza.
 
-Devi andare Musa- esclamò lo specialista avvicinandosi alla ragazza.
 
-Cosa?- domandò incredula lei, tornando a guardare il giovane che le stava davanti in tutto il suo splendore.
 
-Devi andare- ripeté semplicemente Riven, stavolta sorridendo dolcemente.
 
-Va bene, ma tu vieni con me!- gli disse lei, sentendo pian piano svanire quella sensazione di pace che aveva provato guardando il sorgere del sole.
 
-Io non posso però tu non ti devi preoccupare per me!- continuò Riven avvicinandosi ancora di un passo alla fata. La guardava negli occhi e la vedeva persa: lei non riusciva a comprendere tutta quella situazione, tuttavia  lui riteneva che non fosse importante perché c’era già lui che capiva per entrambi.
 
-Come sarebbe che tu non puoi?- esclamò Musa con un tono di voce spezzato dall’ansia e dal tormento. Si sentiva sull’orlo di un collasso. Il suo cuore stava perdendo un battito dopo l’altro.
 
-Musa- disse lui in modo comprensivo. Un fare che non gli si addiceva.
 
-No, basta! Smettila di pronunciare il mio nome in quella maniera! Perché Riven? Perché lo hai fatto? Perché diavolo mi sei venuto dietro? Perché hai voluto salvare la mia vita mettendo così a rischio la tua?- sbottò Musa che pian piano stava iniziando a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle.
 
-Perché mi sembrava che questa fosse la cosa giusta da fare- rispose lui con una semplicità disarmante.
 
-No invece! Tu dovevi lasciarmi lì Riven!- gridò ancora la fata.
 
-Musa adesso calmati, va tutto bene!- Lo specialista non voleva vederla soffrire. Aveva sofferto abbastanza ma ora era finita. Ora sapeva che lei era salva.
 
-No che non va bene! Possibile che non riesci a capire?- disse lei sempre con tono arrabbiato dando un forte spintone al giovane, che, sorpreso dal gesto, barcollò all’indietro.
 
-No Musa, sei tu che non capisci!- replicò allora Riven che iniziava a spazientirsi.
 
-E che cosa dovrei capire scusa?- domandò lei incrociando le braccia al petto.
 
-Che per la prima volta nella mia vita sento di aver fatto la scelta giusta! Sono sempre stato un disastro in tutte le questioni che comprendono i sentimenti. Tu mi sei stata vicina in ogni momento, mi hai voluto bene e mi hai saputo apprezzare per ciò che sono e io cosa ho fatto? Ti ho trattata male, ferita, delusa. Credi che non me ne sia mai accorto? Credi che non abbia mai notato quanto in realtà soffrivi a causa mia, a causa del mio orgoglio, delle mie insicurezze e del mio essere scostante?- Musa osservava il volto del ragazzo. I suoi lineamenti erano duri ma allo stesso tempo delicati e le sue parole erano come un fulmine a ciel sereno.
 
-Riven- sussurrò la fata, che era rimasta senza parole. Era vero: molte volte si era sentita ferita dagli atteggiamenti dello specialista. Molte volte aveva sofferto a causa delle sue azioni ma mai si sarebbe aspettata una dichiarazione del genere da parte sua.
 
-Per la prima volta Musa sento di aver compiuto un’azione degna di merito. Un’azione di cui andar fieri. Questo pianeta senza di te sarebbe un posto diverso: un posto più buio, più triste, più solo. Dammi retta: vai!- la fata si avvicinò allo specialista per poterlo guardare negli occhi. Per potersi perdere ancora fra quelle iridi viola che tanto l’avevano fatta sognare e al contempo piangere.
 
-Musa! Musa!- la giovane sentì nuovamente una voce chiamarla, questa volta era quella di Tecna e sembrava arrabbiata. Successivamente provò un forte dolore al petto, come se qualcuno le avesse dato un pugno. Istintivamente si portò una mano dove sentiva il male, nella speranza di riuscire a placarlo.
 
Riven la osservò ancora un istante, cosciente che il tempo a loro disposizione era quasi terminato, e poi annullò la breve distanza che ancora lo separava dalla fata. Le posò delicatamente le mani sulle spalle e se la portò più vicina. Voleva stringerla a sé per un’ultima volta.
 
-Ti… Ti amo- le sussurrò poi, con una dolcezza che lui stesso si stupì di possedere.
 
A quelle parole il cuore di Musa si sciolse completamente e il suo animo si riversò in un pianto disperato. Non riuscì a dire nulla anche se le cose che avrebbe voluto esternare erano davvero molte in quel momento. Non le sarebbe bastata una vita intera per aprire il suo cuore e in quell’istante sentiva di non avere nemmeno un battito d’ali.
 
Riven posò le sue morbide labbra sulla fronte di Musa. Quel contatto le fece venire i brividi e una serie di farfalle iniziarono a svolazzare nel suo stomaco. Si ritrovò a pensare a quanto avrebbe voluto che il tempo si fermasse lì, per sempre.
 
-Perdonami- sussurrò ancora lui, spingendo poi la fata indietro e con forza. La ragazza cadde nuovamente in acqua e ancora una volta provò la terribile sensazione di essere privati dell’aria. Le acque di quel lago la stavano di nuovo risucchiando.
 
La fata gridò ma dalla sua bocca non uscì alcun suono allora chiuse gli occhi. Li chiuse un solo attimo, il tempo necessario per cercare la forza di lottare ancora, e quando lì riaprì gridò con tutta la forza di cui era capace
 
-Riven!-
 
***
 
-Riven!- Musa aprì gli occhi e si ritrovò seduta sulle stesse rive dove poco prima c’erano soltanto lei e lo specialsita. Il suo respiro era affannato, come dopo una lunga corsa; come dopo essere stati privati dell’aria per lungo tempo. Tecna e Flora erano al suo fianco e avevano un’aria palesemente sconvolta e gli occhi pieni di lacrime.
 
 


 
Note dell’autrice: Salve popolo di EFP! È domenica, è tempo di aggiornamenti! Che ve ne pare? So che probabilmente molti di voi vorranno la mia testa dato che il capitolo scorso vi ho lasciato col dubbio sulla sorte di Musa mentre stavolta è in gioco la vita di Riven. Aihmè, abbiate pazienza… cercate di capirmi! Ahahah
Spero comunque che abbiate apprezzato e che siate rimasti col fiato sospeso fino all’ultimo punto. Spero di essere riuscita a farvi versare lacrime di coccodrillo. Spero di avervi lasciato con l’atroce desiderio di sapere come andrà avanti ora!
“Comunque sia credo che per Musa sia tutto finito e l'unica cosa che potrà fare Riven sarà recuperare il suo corpo e piangere la sua amata e giurare vendetta contro le Trix!” (cit. ShessomaruJunior). Ecco caro, spero di non aver deluso le tue aspettative! Eheheheh… ma cerca di capirmi: come avrei mai potuto far morire così la mia fata preferita?
Ringraziamenti: bhè naturalmente a tutti coloro che leggono e che hanno messo la storia fra le seguite, le preferite o le ricordate. Un ringraziamento speciale però va a Tressa, a Daphne09, a MartiAntares e ad Arii_oreste7 .
Ora vi saluto!
Un bacione, Ehris
 

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Capitolo 15
*** Un cielo senza stelle ***


Capitolo 15 – Un cielo senza stelle

 
Le parole sono la penna del cuore, la musica è la penna dell’anima
Zahlman Shneur
 

-Riven!- gridò Musa, che da sdraiata si mise a sedere con uno scatto. I cuori di Tecna e Flora si fermarono per un brevissimo istante a causa dello spavento: la loro amica era appena tornata dal mondo dei morti… perché Musa era questo in realtà: lei era morta.

-Musa…- sussurrò la fata della natura che non riusciva a tenere il passo con la veloce sequenza di eventi.

-Dov’è Riven?- il primo pensiero della giovane andò allo specialista che con coraggio le aveva salvato la vita mettendo a rischio la propria. La fata aveva ancora impresso chiaramente nella sua mente il “Ti amo” che lui, dolcemente, le aveva sussurrato prima di gettarla nuovamente fra le fredde acque del lago per permetterle di tornare nel mondo dei vivi. Nel breve momento che lui l’aveva stretta fra le sue braccia, Musa, si era finalmente sentita sua. Dopo tutti i litigi, gli allontanamenti, gli sguardi, i tormenti, le delusioni lui aveva aperto il suo cuore e le aveva confessato i sentimenti che, chissà da quanto tempo, teneva celati dentro di sé.

Alla domanda di Musa le due amiche abbassarono il capo e altre lacrime iniziarono a solcare i loro volti. La fata le osservò per un attimo. Il suo cuore sperava che lo specialista si fosse sbagliato. Lei sperava che anche lui fosse tornato indietro insieme a lei perché non poteva pensare di averlo perso; non ora che avevano compreso di appartenersi.

Tecna spostò il suo sguardo in direzione di Timmy ed Helia e fu allora che la ragazza di Melody si accorse della presenza di Riven.

Musa aveva freddo, era esausta, il suo respiro era ancora affannato ma racimolò ugualmente tutte le sue forze per alzarsi e andare a sedersi accanto al corpo del ragazzo. Dolcemente gli prese la testa fra le mani e se l’appoggiò sulle gambe.

Anche lui come lei era congelato. Aveva gli occhi chiusi e il viso sereno; sembrava stesse dormendo tranquillo ma non era così. Non respirava e il suo cuore non batteva; lui era morto. Quando Musa si soffermò a pensare a quel particolare il mondo le crollò addosso. La sua paura di perdere Riven si era appena realizzata. E quel genere di perdita, oltretutto, era irreversibile.
 
Gli occhi della fata si riempirono di lacrime e presto i singhiozzi presero a scuoterla violentemente, mentre con le mani accarezzava il viso e i capelli del giovane e se lo teneva stretto a sé. Voleva stringerlo, averlo vicino, più vicino, ma questo comunque sentiva che non le bastava.

Flora e Tecna osservavano la disperazione di Musa e non avevano idea di cosa fare, di come aiutarla. La fata della natura si girò allora verso la foresta e si lasciò cadere sulle ginocchia, portandosi le mani al viso per soffocare i suoi pianti. Helia la raggiunse e l’aiutò a rialzarsi, poi la strinse a sé e attese che si calmasse.

Avevano appena perso un elemento del gruppo, uno specialista, un amico ed era giusto che ognuno avesse il tempo per sfogare il proprio dolore come meglio si sentiva; un dolore che era penetrato in modo viscerale nei loro cuori, nei loro animi, nella loro carne.


 
-Sìì!- esultò Stella. Le formiche giganti erano finalmente state abbattute tutte quante. Quella lotta era stata dura, infinita ed era costata un sacco di sforzi ed energie ma ora di quei mostri non restava più  praticamente nulla.

-Ragazzi- disse Aisha con un timbro di voce spezzato dall’ansia, guardando verso il lago. Brandon, Sky e Stella si voltarono a loro volta e, increduli, iniziarono ad osservare la scena che avevano davanti agli occhi.

-Che cosa è successo?- domandò insicura Stella -Perché Tecna e Flora piangono? E perché Musa tiene il corpo di Riven in quel modo?- la giovane, che di certo non era una sciocca, aveva perfettamente compreso il significato di quegli atteggiamenti ma non poteva e non voleva crederci. Tutto quello non poteva assolutamente essere reale.

Con passi lenti e silenziosi i ragazzi raggiunsero il resto del gruppo e si unirono al dolore dei compagni; al dolore di Musa, che era straziante. La guardavano, senza sapere cosa dire, mentre tremante se ne stava seduta in terra con il corpo di Riven fra le braccia.

Le Trix intanto erano riuscite a portare a termine il loro incantesimo, cosa che non era sfuggita a fate e specialisti che però, in quel momento, non avevano più né la forza né la voglia di combattere. La verità era che sentivano di aver perso tutto, dalla battaglia alla speranza. Sentivano che la situazione era sfuggita al loro controllo e la potenza delle tre streghe era ormai tale da schiacciare chiunque senza alcuna fatica.

Tutti i loro sforzi sarebbero stati vani. Riven aveva appena perso la vita, Bloom era ad Alfea, irrimediabilmente intrappolata nel corpo di un lupo e i ragazzi erano certi che anche i loro destini erano ormai segnati. Prima o poi quelle tre perfide streghe avrebbero piegato tutti al loro volere e avrebbero fatto scorrere fiumi e fiumi di sangue.

***

Riven era rimasto in piedi sulle rive del lago, da solo; Musa se n’era andata perché lui l’aveva costretta ad andare via. Aveva visto una scappatoia per lei e gliel’aveva fatta prendere, senza esitazione alcuna. Nel suo cuore sapeva di aver fatto la cosa giusta.

Lo specialista non aveva mai pensato seriamente alla morte ma ora che la sua vita era spezzata era contento di essersi sacrificato per la fata della musica. Dopo tutto il male e le sofferenze che le aveva causato si era finalmente reso conto di quali fossero i suoi reali sentimenti ed era riuscito a dichiararglieli. Di questo non poteva che sentirsi fiero perché era cosciente di aver fatto un passo fuori dal guscio che si era creato attorno al fine di schermirsi dal mondo intero e dalla vita.

Prima di spingerla nelle fredde acque del lago, lo specialista, se l’era stretta a sé un ultima volta. Aveva avuto bisogno di sentire il suo corpo delicato vicino. Necessitava assolutamente di poter inspirare una volta ancora, un’ultima volta, il suo profumo.  Riven era certo che ovunque sarebbe andata la sua anima, non avrebbe mai scordato quanto quel contatto si fosse rivelato piacevole. In quel breve istante si era sentito completo come mai gli era capitato durante la sua intera esistenza.  

-Riven- la voce di una giovane donna lo fece sussultare. Lo specialista si voltò e si trovò davanti la figura di una ragazza dell’età di Musa. Era alta e magra. I suoi capelli erano di un castano chiaro, tendente al biondo, arrivavano all’altezza delle spalle ed erano delicatamente arricciati. La sua pelle era come l’ avorio mentre gli occhi erano grandi, color nocciola. Il suo corpo era ricoperto da una tunica bianca che le arrivava fino alle caviglie. I piedi erano scalzi ed era priva di qualsiasi gioiello: infatti non indossava né collane, né orecchini. Le sue braccia, distese lungo i fianchi, non erano adornate da nessun tipo di bracciale e le sue dita, lunghe ed affusolate, non avevano anelli.

Riven osservò per un lungo momento la ragazza, poi ripensò a tutta quella situazione, agli avvenimenti vissuti ed infine parlò: -Sei Alissia?- per lo specialista quella era un’ipotesi plausibile.

-Dunque sai chi sono- rispose la giovane donna tuttavia senza mostrare particolare sorpresa; come se in un qualche modo si aspettasse già quella risposata da parte del giovane.

-Conosco solo il tuo nome; in realtà so molto poco della tua storia- precisò Riven.

-Non importa. Non è di me che dobbiamo parlare ma di te- esclamò Alissia con un sorriso che Riven non riuscì a comprendere.

-Non capisco…- rispose quindi il giovane. Cosa voleva quella donna da lui? Perché era lì? Perché dovevano parlare di lui?

-Solo un animo pieno di coraggio, determinazione, tenacia e amore avrebbe potuto compiere un atto tanto valoroso. Tu, caro Riven, sei quell’animo. Hai sacrificato la tua vita per quella ragazza, Musa. Tu hai saputo dare maggiore importanza a lei anziché a te, il che non è una cosa per nulla scontata, vista la cattiveria di cui si è riempito l’intero universo-

-Era la cosa giusta da fare- rispose Riven dopo aver ascoltato con attenzione le parole di Alissia.

-Ne sei davvero convinto?- domandò allora la donna, quasi a volergli insinuare un dubbio che però per Riven non aveva assolutamente motivo di esistere.

Alissia alzò un braccio ed indicò al ragazzo il lago. Lo specialista allora si voltò e davanti a sé si trovò la figura di Musa: piangeva e teneva stretta a sé il suo corpo senza vita.

Tutto quello agli occhi di Riven appariva da un lato estremamente irreale ma allo stesso tempo anche talmente tanto reale da lacerargli e spaccargli in due il cuore. Il dolore di Musa era il suo dolore e vederla in quello stato lo devastava nel profondo.

-Sai, a volte dobbiamo essere disposti a chiederci se le nostre azioni e i nostri comportamenti hanno quale conseguenza davvero del bene- disse Alissia che dopo un attimo, non udendo nulla da parte del giovane, proseguì: -Riven tu sei convinto di aver fatto del bene a quella ragazza? Guardala, credi davvero di aver fatto la cosa giusta salvandole la vita?-

Lo specialista continuava a fissare la scena che aveva davanti agli occhi. Per un istante si ritrovò senza parole. La domanda di quella giovane donna lo aveva portato a riflettere sulle sue azioni. Doveva darle una risposta ma aveva effettivamente una risposta da darle? Lentamente si voltò di nuovo verso la strega.

-Sì!- Sì, lui una risposta ce l’aveva. L’aveva trovata, in fondo al suo cuore -Musa è una ragazza meravigliosa. In passato l’ho ferita. In passato l’ho trattata male. In passato ho sbagliato e non una ma molteplici volte. In passato ho sbagliato ma oggi no e di questo ne sono sicuro! Lei è forte e supererà tutto questo. Magari le occorrerà del tempo ma quando ci riuscirà troverà certamente qualcuno in grado di amarla come non ho saputo fare io in tutto questo tempo. Troverà qualcuno migliore di me; qualcuno che la meriti veramente. Qualcuno che le farà perdere la testa e che riuscirà a farle dimenticare qualsiasi sofferenza… me compreso…-

Alissia non poté che sorridere alle parole piene d’amore del ragazzo. Da quando aveva messo piede nella foresta di Selvaoscura lei lo aveva osservato. Aveva visto come lui si mostrava tutto d’un pezzo. Come voleva far crede a tutti di essere perfettamente imperturbabile ma quando di mezzo c’era la fata della musica lui tutta quella facciata dura la perdeva, senza nemmeno accorgersene.

-Io credo che tu sottovaluti i sentimenti che Musa prova per te e allo stesso modo credo anche che sottovaluti la tua persona-
Riven guardò Alissia con un’espressione incuriosita. Ancora una volta non riusciva a dare significato alle sue parole e ai suoi gesti. Era una donna così misteriosa malgrado apparisse molto semplice ed umile.

Improvvisamente una dolce melodia attirò l’attenzione dello specialista. Era una melodia travolgente; una di quelle melodie che ti entrano dentro, nell’anima. Era una melodia triste, molto triste ma comunque meravigliosa e delicata.

Alissia sorrise di nuovo al giovane, che tornò a guardare in direzione del lago: l’immagine della fata era ancora lì. Non era più scossa dai singhiozzi ma ogni volta che chiudeva gli occhi e batteva le ciglia grossi lacrimoni le bagnavano le guance.

Era Musa l’artefice di quella melodia meravigliosa e poco dopo iniziò a cantare con le poche forze che le erano rimaste.
 
Questo vuoto dentro me, mai nessuno colmerà.
Ora vivi nel mio cuore e per sempre resterai.
Qui nel silenzio i passi tuoi risuonano
Ora che tu non sei più qui, io senza te sto male sai
Un fiume che non scorre più, è vivere qui senza te
Un cielo senza stelle ormai.
 
Nel petto di Riven si aprì una voragine immensa. Le parole della canzone di Musa gli avevano appena squarciato il cuore, di nuovo. Fino ad un attimo prima aveva creduto di aver fatto la cosa giusta: sacrificare la sua vita per quella di Musa. Ma era davvero così? Lui non voleva vederla soffrire e ora la guardava e nei suoi occhi non vedeva altro che disperazione.

Cosa avrebbe dovuto fare per vederla sorridere? Possibile che avesse sbagliato ancora? Perché la sua vita doveva essere uno sbaglio dietro l’altro? Credeva di aver abbandonato il mondo dei vivi facendo la scelta migliore ma era davvero così?

Una lacrima. Una sola lacrima abbandonò gli occhi dello specialista per rigargli il volto. Una lacrima che tradì la sua espressione dura e tesa.

Alissia si avvicinò a lui e gli posò una mano sulla spalla, facendolo sussultare; il suo tocco era molto freddo e Riven lo percepiva attraverso il suo resistente abito da specialista.

L’immagine di Musa pian piano se ne andò e con lei anche le parole della sua canzone e la sua melodia, lasciando in Riven soltanto un brutto senso di solitudine e malinconia.

-Non tutto è perduto- esclamò la strega vicino al suo orecchio. Anche il suo respiro era gelido -Lotta ancora, credi in te stesso e nelle tue azioni. Mostra nuovamente la tua forza. Sii valoroso un ultima volta. Dai speranza a Musa e sconfiggi il male-

Riven guardò Alissia, cercando di dare nuovamente un senso alle sue parole; poi lei gli pose la sua scimitarra. Per un attimo lo specialista la fissò indeciso ma dopo si affrettò ad afferrarla e in quello stesso istante anche Alissia scomparve. Lo specialista sgranò gli occhi, poi si voltò verso la foresta, sempre in cerca della donna ma lei non c’era più. Ora davanti a lui c’era il mostro a tre teste generato dalle Trix che lo fissava, minaccioso.

Doveva lottare?

Bene.

Avrebbe lottato, non avrebbe mai smesso. Fin tanto che il destino non decideva di mettere un punto alla sua vita, di porre una fine alla sua esistenza, lui sarebbe andato avanti a combattere. Lo avrebbe fatto in eterno. Lo avrebbe fatto per Musa.







Note dell'autrice: Buonasera popolo di EFP! Dopo avervi tenuto per ben due settimane sulle spine (o almeno spero sia stato così! Hahaha), eccomi con un aggiornamento. Spero che vi sia piaciuto! :)
Per chi volesse ho aggiornato anche la mia raccolta di One-Shot (ora sono a ben tre capitoli :D). Un tradimento che brucia è la mia ultima creazione. è dedicato ai pensieri di Msa dopo il tradimento (storico) di Riven nella prima stagione.... i tempi d'oro in altre parole! Hahahah :D
Bene! Io ringrazio tutti: chi recensisce, chi legge silenziosamente e chi ha inserito la storia nelle categorie varie (preferite/ricordate/seguite)
Vi saluto e nella speranza di sentirvi numerosi vi abbraccio :)
Ehris
 

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Capitolo 16
*** Lotta contro il mostro ***


Capitolo 16 – Lotta contro il mostro

 
La certezza della sconfitta non è una ragione per non combattere
Charles Reese
 

-Non tutto è perduto. Lotta ancora, credi in te stesso e nelle tue azioni. Mostra nuovamente la tua forza. Sii valoroso un’ultima volta. Dai speranza a Musa e sconfiggi il male-

Voltandosi in direzione della foresta per cercare la figura di Alissia, Riven, si era ritrovato direttamente faccia a faccia con il mostro generato dalle Trix.

Si trattava di una creatura immensa e spaventosa, che osservava il giovane con aria minacciosa. Aveva tre teste differenti: una era quella di un enorme orso bianco, un’altra quella di una pantera nera mentre la testa centrale era quella di un leone, possente e maestoso. Il corpo era diviso in due metà perfette: infatti il lato destro era bianco e a pelo lungo e riprendeva il corpo dell’orso. Il lato sinistro, invece, era nero come la pece, il pelo era raso e riprendeva la figura della pantera. Sulla schiena, poi, partivano due grosse ali di un’aquila, che permetteva a quella bizzarra creatura di spiccare il volo.

Riven non avrebbe mai creduto possibile l’esistenza di una bestia come quella.

Improvvisamente il mostro scattò verso lo specialista che, con un agile balzo laterale, riuscì a schivare l’attacco del suo nemico appena in tempo. Senza attendere un secondo di più il ragazzo iniziò a correre verso la foresta. Lì la vegetazione era abbastanza fitta perciò Riven sarebbe riuscito a guadagnare un po’ di vantaggio sull’animale che, a differenza sua, era piuttosto ingombrante e lento.

Il giovane correva in mezzo alla natura selvaggia e quando la sterpaglia gli sbarrava il percorso lui sfoderava la sua scimitarra e la eliminava con un colpo secco e deciso. Il suo istinto di sopravvivenza lo spronava ad essere veloce, più veloce, anche se poi il ragazzo iniziò a domandarsi se in quella situazione poteva parlare davvero di sopravvivenza. Lui era morto? O forse no? Cominciava ad avere dei dubbi a questo proposito.

La bestia non aveva alcuna intenzione di perdere la sua preda, anzi voleva imporsi su di essa perciò con ferocia era partita all’inseguimento di Riven, lasciando dietro a sé la natura completamente devastata dal suo irruento passaggio.

Lo specialista sapeva che se avesse voluto avere anche solo una minima possibilità di scagliare contro il mostro un colpo vincente avrebbe dovuto fermarsi, smettere di fuggire ed affrontarlo, così cominciò ad arrampicarsi su di un albero ad alto fusto e quando ne raggiunse la cima prese ad osservare i movimenti della creatura che a grandi passi si avvicinava alla sua posizione.

La mente di Riven tornò al suo incontro con Musa, in quel luogo senza spazio e senza tempo.

“Ti amo”

Era riuscito a lasciarla senza parole; proprio lei che era una testa dura e che solitamente pretendeva di avere sempre l’ultima parola.

“Non tutto è perduto. Lotta ancora, credi in te stesso e nelle tue azioni. Mostra nuovamente la tua forza. Sii valoroso un’ultima volta. Dai speranza a Musa e sconfiggi il male”

Se c’era anche solo una piccola e misera opportunità di tornare da Musa lui avrebbe lottato e se la sarebbe guadagnata perché dopo aver tenuto quella fata meravigliosa fra le braccia e dopo averla sentita cantare per lui, stravolta da un pianto disperato, non era più disposto a lasciarla da sola. Non voleva perderla per sempre. Lui non voleva assolutamente che lei lo dimenticasse o che si innamorasse di un altro. Lui aveva dato la sua vita per lei e lo avrebbe rifatto ancora e ancora perciò egoisticamente parlando Riven non credeva che ci potesse essere qualcuno al mondo in grado di meritarla più di lui.

Ad Alissia aveva detto il contrario ma ora… ora sentiva di volerla al suo fianco più che mai.

Presto il mostro raggiunse i piedi dell’albero su cui Riven si era appollaiato. Quando ciò accadde, lo specialista, che era impaziente di scagliare il suo attacco, si lanciò sopra il corpo della bestia, atterrando esattamente sulla sua schiena; successivamente infilzò la sua scimitarra fra le ali dell’aquila e con forza l’affondò nel suo corpo.

La bestia emise un lamento disperato di dolore puro e si alzò sulle zampe posteriori. Riven si ritrovò ben presto scaraventato al suolo e nella caduta picchiò anche la testa.
 
***

Musa teneva fra le braccia il corpo senza vita di Riven. Sentiva freddo, sentiva gli occhi gonfi, si sentiva svuotata e priva di qualsiasi speranza nonché prospettiva di vita.

Improvvisamente però il mostro generato dalle Trix si lasciò cadere a terra fra un lamento sofferente e l’altro.

Winx e specialisti si guardarono un attimo. Non riuscivano a spiegarsi quella strana situazione fino a quando sopra il corpo di Riven apparve il talismano di Alissia: fluttuava nell’aria e brillava di una luce intensa.

Musa si asciugò velocemente le lacrime e quando guardò Riven gli vide muovere le dita della mano. Fu un movimento quasi impercettibile ma alla fata non sfuggì e servì a ridarle un po’ della speranza che aveva perduto.

-Riven- sussurrò, con il cuore che accelerò il suo battito per l’emozione.
 
***

Riven

Lo specialista sentì chiaramente la voce di Musa chiamarlo così aprì velocemente gli occhi e cercò di rimettersi in piedi. Davanti a lui c’era il mostro, a terra. La sua scimitarra era ancora saldamente infilzata fra le sue ali così si avvicinò alla creatura e con un movimento sicuro e deciso la estrasse da quel corpo massiccio, procurandole ulteriore dolore.

Senza perdere tempo approfittò della situazione e attaccò l’animale ancora una volta. Ferì la zampa anteriore dell’orso che però si rivoltò dandogli una potente zampata. Il giovane in poco tempo si ritrovò nuovamente a terra, impotente, con il mostro in piedi, davanti a lui: il leone ruggiva; ruggiva con arroganza. Era arrabbiato, era dolorante ma soprattutto era pronto a distruggere l’umano davanti a sé una volta per tutte.
 
***

Fate a specialisti videro la bestia alzarsi e rimanere in equilibrio sulle zampe posteriori. Era pronta ad attaccare. Ruggiva e sbatteva le grandi ali.

Musa intuì che dietro a tutta quell’agitazione e aggressività doveva esserci Riven. Lui aveva mosso la mano, lei lo aveva visto e ne era più che certa. Il talismano brillava di una luce splendente sopra il corpo del giovane così la fata racimolò tutte le sue forze e si alzò in piedi.

Con i pungi serrati, gli occhi ridotti a due fessure e il corpo scosso dal freddo avanzò di qualche passo verso il nemico.

-Musa?...- la chiamò Stella incerta, chiedendosi cosa passasse per la testa dell’amica.

-Non è ancora finita. Questa battaglia deve ancora iniziare!- rispose con determinazione la ragazza di Melody che poi avanzò ulteriormente verso la bestia. Senza alcuna parola Aisha, Tecna e Sky fecero un paio di passi e si avvicinarono a Musa e dopo poco, senza bisogno di ulteriori spiegazioni gli altri fecero lo stesso.

Winx e specialisti erano un gruppo, erano uniti e mai e poi mai avrebbero smesso di sostenersi e di coprirsi le spalle a vicenda. Troppo presto si erano dati per sconfitti. Troppo presto avevano posato le armi dichiarando chiusa una battaglia che però, come aveva sottolineato Musa, doveva ancora avere un inizio.

Sky si lanciò con la sua spada verso il mostro e Brandon lo seguì a ruota con il suo spadone. Helia usò i lacci del suo guanto e Flora fece crescere delle radici che immobilizzarono immediatamente la creatura, impedendole quindi di potersi difendere dall’attacco dei due specialisti.

Le streghe, intanto, osservavano la scena da lontano. Erano divertite e sicure che il mostro da loro appena creato non sarebbe mai uscito sconfitto da quell’attacco. Era troppo potente per dei ragazzini stremati.
 
***

Riven era a terra, impotente, col fiato sospeso mentre il gigante si ergeva sopra di lui, pronto ad attaccarlo e a finirlo. Il giovane non fu in grado di spiegarsi tutto ciò che accadde l’istante successivo: la creatura infatti sembrava essere stata immobilizzata da qualcosa a lui perfettamente
invisibile ed attaccata. Lo specialista approfittò allora di quella manciata di secondi per rialzarsi e recuperare nuovamente la sua scimitarra.
 
***

Il mostro, malgrado gli attacchi appena subiti da Sky e da Brandon, non era ancora disposto a dichiararsi sconfitto. Senza fatica spezzò le redici create da Flora e con forza tirò i lacci laser che allora Helia richiamò a sé per evitare che andassero distrutti; successivamente si alzò in volo e atterrò pesantemente dietro al gruppo di giovani, facendo tremare il terreno sotto i loro piedi.

Prontamente Tecna intervenì, creando una barriera di energia che avrebbe protetto lei e i suoi compagni dal successivo attacco della creatura. Aisha aiutò la fata della tecnologia costruendo attorno al suo scudo verde una resistente barriera morphix.
 

Le Trix, intanto, cominciavano ad innervosirsi. Non capivano come il mostro non avesse ancora dominato su quei mocciosi ficcanaso e cosa per l’appunto non stava funzionando a dovere. Il talismano, l’incantesimo, la creazione del gigante avrebbero dovuto assicurare loro un futuro di dominio e potere assoluto ma lo spettacolo a cui stavano assistendo non sembrava pendere in quella direzione, anzi, le tre streghe iniziavano a sentire tutta la forza e l’energia dell’amuleto, presente nei loro corpi, affievolirsi lentamente.

-Qualcosa non va!- Esclamò Stormy.

-Tu dici sorella?- la rimbeccò adirata Icy, che poi, stufa di starsene a guardare, scagliò un improvviso attacco contro le fate che avevano la loro attenzione rivolta nella direzione opposta.
 

-Ahi!- Gridò Stella, cadendo a terra, ferita da uno dei ghiaccioli appuntiti della strega del ghiaccio. Brandon schizzò dalla sua fata, preoccupatissimo, inginocchiandosi al suo fianco per soccorrerla e controllare le sue condizioni mentre Musa e Flora creavano a loro volta una barriera che avrebbe fatto da scudo al gruppo dai colpi magici delle Trix.

-Amore stai bene?- domandò Brandon a Stella, cercando di aiutarla a rimettersi in piedi.

-Sì, è solo un graffio- rispose lei, accennando un debole sorriso mentre il braccio le sanguinava.

La creatura nel frattempo picchiava con forza sulla barriera creata da Tecna ed Aisha.

-Non resisteremo a lungo!- gridò la fata della tecnologia.

-Dobbiamo attaccare questo animale e smettere di subirne i colpi!- esclamò Sky.
 
***

Ancora una volta la creatura cercava di arrivare a Riven ma sembrava esserne impossibilitata a causa di una barriera trasparente che proteggeva il giovane. Lo specialista iniziò così a capire di non essere solo nello scontro. Fisicamente lui si trovava disperso in quel luogo a combattere contro il mostro generato dalle Trix ma nel mondo che aveva lasciato quando aveva sacrificato la sua vita per salvare quella di Musa c’erano i suoi amici che stavano combattendo la sua stessa battaglia.

Ancora con la scimitarra stretta fra le mani spiccò un salto ed arrivò alla testa del leone, tranciandogliela di netto con un colpo secco e deciso.
 
***

-Quando vuoi Sky- esclamò Brandon che era tornato al fianco del suo principe. A quelle parole allora il biondo fece un cenno col capo.

Entrambi spiccarono contemporaneamente un salto ed arrivarono alla testa dell’orso e a quella della pantera, tranciandole di netto con un colpo secco e deciso.

L’animale emise un lamento disperato e poi si accasciò a terra, finalmente sconfitto, prima di ridursi in un mucchietto di cenere e scomparire dalla vista dei ragazzi.
 
Le Trix sbiancarono; erano incredule, furiose e di nuovo deboli. Avevano sopravvalutato la forza del talismano. Con passi veloci si avvicinarono al gruppo di fate e di specialisti che erano in posizione di allerta, pronte a non farsi sorprendere in alcun modo dalle loro acerrime nemiche.
 
***

La bestia era stata sconfitta. Riven lo aveva visto trasformarsi in cenere e scomparire dalla sua vista.

-Ce l’hai fatta!- esclamò Alissia facendo sobbalzare lo specialista che prontamente si voltò.

-Così sembra- rispose lui semplicemente.

-Nutrivi dei dubbi a riguardo?- chiese allora la strega, percependo una certa incredulità nel timbro di voce del giovane.

-Cosa ne sarà di me adesso?- domandò di rimando Riven.

-La maledizione del talismano poteva essere infranta solo per mezzo di un profondo sacrificio. Se tu non fossi annegato per salvare Musa, te e i tuoi amici, non sareste mai stati in grado di sconfiggere quel mostro. Grazie a te ora anche io sono libera, così come sono liberi Zeno e tutti gli umani trasformati in lupo- spiegò dolcemente Alissia.

-Ed io?- domandò incerto lo specialista, che più di tutto temeva di rimanere intrappolato in quel luogo in eterno.

-Anche tu sei libero naturalmente. Sei libero di tornare a vivere ma soprattutto sei libero di tornare al fianco della ragazza che ami- rispose la giovane strega mentre il ragazzo si lasciava sfuggire un sospiro: lui ce l’aveva fatta.

Tutto d’un tratto Riven sentì la testa iniziare a girargli vorticosamente mentre la vista gli si annebbiava; il corpo della donna si trasformò in una macchia non definita, così come la natura che lo circondava.

Presto lo specialista si ritrovò di nuovo nelle fredde acque del lago. Ancora una volta l’aria gli mancava: non ne aveva ma la pretendeva. Ne aveva bisogno per respirare e sopravvivere. Alzò lo sguardo e sopra di lui vide un’intensa luce calda indicargli il cammino. Il ragazzo allora chiuse gli occhi, mentre si dava un'ultima e forte spinta con le gambe e con le braccia. Poi sentì di aver finalmente raggiunto la superficie e si riempì i polmoni di ossigeno. Ora era salvo. 
 
***

Il mostro era stato sconfitto e il nuovo giorno era iniziato. Fate e specialisti erano stanchi, esausti, senza forze e feriti ma ugualmente avevano la testa alta e lo sguardo sostenuto, pronti ad affrontare anche lo scontro con le Trix.

Improvvisamente il talismano, che non aveva smesso un attimo di fluttuare e brillare sopra il corpo di Riven, si accese di una luce ancora più intensa; le ragazze, i ragazzi e le tre streghe si coprirono istintivamente gli occhi, accecati dal bagliore dell’amuleto che poi, l’istante successivo andò in frantumi, scomparendo. In quel momento l’aria si fece più calda e la natura mutò il suo aspetto: infatti da tenebrosa e inquietante diventò accogliente e ricca di colori vivaci e vivi. La cosa che tuttavia sorprese e lasciò tutti senza fiato fu ritrovare Riven in piedi sulle rive del lago, vivo. Il ragazzo stava bene, aveva qualche livido e qualche graffio superficiale ma niente di irrimediabilmente incurabile.

Le fate di Alfea e i ragazzi di Fonterossa lo fissarono, felici ed increduli, per un lungo momento e senza proferire parola. Il cuore di Musa perse un battito e presto gli occhi le si velarono di lacrime.

Le Trix erano sconcertate ed adirate. Sapevano di aver fallito anche se stavolta erano andate veramente vicine alla vittoria.

-Avete vinto questa battaglia ma la guerra è ancora nelle nostre mani- esclamò con rabbia Icy al gruppo di amici.

Musa, che era rimasta come imbambolata ad osservare Riven, si sentì strattonare un braccio; si voltò e si trovò faccia a faccia con Darcy.

-Fossi in te mi guarderei le spalle d’ora in avanti. Tornerò e ti schiaccerò come una formica; questa è una promessa!- ringhiò la strega alla fata di Melody che in tutta risposta si liberò dalla presa della sua rivale con una mossa decisa, mentre le altre Winx le stavano attorno pronte ad intervenire.

Le Trix rimasero ancora un momento ad osservare i ragazzi per poi scomparire nel nulla.

Passò una manciata di secondi e poi tutti raggiunsero a passo di corsa Riven, lieti di poterlo finalmente riabbracciare.

-Pensavate di esservi liberati di me? Così facilmente?- esclamò il giovane con un sorriso sghembo.

-Assolutamente no amico!- gli rispose Helia stringendoli la mano e dandogli una solida pacca sulla spalla destra.

Musa era dietro al gruppo, nascosta. Si sentiva sotto shock. Era tesa e il suo stomaco era un groviglio di emozioni: era imbarazzata, incredibilmente felice ma allo stesso tempo ancora travolta dall’ondata di disperazione che aveva dovuto sopportare il suo cuore fino a qualche minuto prima.

Sarebbe voluta correre da Riven, abbracciarlo, baciarlo ma allo stesso tempo sarebbe voluta correre da lui e piantargli uno schiaffo in pieno viso per i suoi comportamenti stupidi e rischiosi: prima infatti si era tuffato nelle acque del lago per salvarle la vita e poi l’aveva spinta sempre in quelle acque per farla tornare indietro. Il ragazzo aveva dovuto prendere due decisioni e le aveva sbagliate entrambe!

La fata non avrebbe mai voluto che lui rischiasse in quel modo la sua vita per lei. Lei non avrebbe mai voluto vedersi costratta a rinunciare allo specialista per sempre. Avrebbe invece preferito andarsene lei in eterno.

Una volta salutati tutti Riven si soffermò a guardare il volto sconvolto di Musa, che a sua volta lo stava fissando con occhi lucidi. Lui la guardava e voleva riuscire ad entrarle nella mente per capire quali fossero i pensieri che in quel momento la tormentavano in quel modo. La guardava e pensava a quanto era meravigliosamente bella. La guardava e si rendeva conto quanto ne fosse valsa la pena di lottare per tornare da lei.

Stava per fare un passo nella sua direzione quando una voce familiare attirò la sua attenzione.

-Non vi ringrazierò mai abbastanza per aver evitato all’intera Dimensione Magica che quelle tre streghe conquistassero il potere assoluto… ma soprattutto non ringrazierò mai abbastanza te, Riven, per aver spezzato dopo lungo tempo questa maledizione orribile e per aver ridato alla foresta di Selvagrande il suo infinito splendore-

Le fate e gli specialisti si voltarono verso Alissia e rimasero incantati dalla sua umile bellezza. Al suo fianco c’era un giovane, Zeno. Era un bel ragazzo, anche se in quell'occasione appariva piuttosto trasandato: infatti aveva i vestiti sporchi e strappati. Dietro ai due amanti, poi, c’era un numeroso gruppo di uomini e donne di età differenti. Quelli erano i lupi che finalmente erano riusciti a riconquistare la libertà e la loro forma umana.

-Cosa farete ora?- domandò Tecna che trovandosi davanti Alissia e Zeno riprovò i brividi e le sensazioni provate durante la lettura della loro storia. I due amanti si guardarono per un breve istante e dai loro occhi si poteva ben notare quanto fossero incondizionatamente innamorati l’uno dell’alltra.

-Quello che non abbiamo avuto modo di fare molto tempo fa- rispose semplicemente Zeno.

-Rincominciare da zero- concluse Alissia sorridendo.

-Mi sembra una buona prospettiva per il vostro futuro insieme- esclamò allora Tecna, felice che alla fine i due ragazzi potessero avere il loro meritato lieto fine.

-Mi dispiace per la vostra amica- disse improvvisamente Zeno, dopo qualche esitazione -Sono stato io a morderla- continuò poi, evidentemente in imbarazzo da quella situazione.

-A quest’ora avrà già ripreso la sua forma umana, come tutti voi- disse Alissia stringendogli dolcemente la mano.

Dopo aver salutato le Winx e i loro compagni, la giovane strega e il suo innamorato si incamminarono verso le rive del lago. Lì comparve dal nulla la barchetta che per lungo tempo li aveva pazientemente attesi, pronta a condurli ovunque loro volessero.

Allo stesso modo gli uomini e le donne raggiunsero la foresta, scomparendo poi fra la natura, pronti a ricostruire le loro vite ed il loro villaggio.

Riven approfittò di quel momento per avvicinarsi con passo deciso a Musa. Lei vedendolo arrivare con la coda dell’occhio si voltò nella sua direzione.

-Riven io…- La fata abbassò lo sguardo, sentendo ancora una volta gli occhi farsi umidi per via dalle lacrime.

-Musa ascolta…- Lo specialista non voleva che la giovane dicesse nulla. Era lui a dover parlare tuttavia non riuscì a proseguire.

-Ragazzi non so voi ma io non ho intenzione di trascorrere qui un minuto di più!- esclamò Stella interrompendo quindi le parole di Riven.

-Ho bisogno di vedere Bloom!- disse Sky tutto d’un fiato.

-Venite tutti qui allora. Salutate questo meraviglioso posto, si torna ad Alfea- la fata del sole e della luna fece disporre il gruppo di amici attorno a lei e poi mosse energicamente il suo scettro, simbolo del suo mondo -Solaria!- gridò la ragazza teletrasportando infine  tutti nel cortile di Alfea.







Note dell'autrice: Buonasera popolo di EFP! Eccomi qui con quello che inizialmente doveva essere il penultimo capitolo della mia storia. Purtroppo mi sono affezionata al racconto e non ero pronta psicologicamente a mettere la parola fine, così ho approfittato dell'alone di mistero che avvolge la nostra cara Griffin per iniziare a farmi qualche idea sul seguito ;)
Riven è sano e salvo e penso per la gioia di molti :D eheheh.
Allora come avete trovato questo capitolo? Ci ho messo una vita a scriverlo e francamente ancora non mi convince. Non lo so... non vorrei che sembrasse che lo scontro contro il mostro generato dalle Trix sia stato buttato là un po' così e risolto troppo in fretta... spero che nessuno sia rimasto deluso, ecco... d'altronde si era detto che la maledizione sarebbe stata spezzata per mezzo di un profondo sacrificio; Tecna lo aveva letto ai suoi compagni nello studio della Griffin a Torrenuvola.
Mi auguro anche che non ci siano errori!
Bene, nella speranza di sentirvi numerosi vi abbraccio e vi mando un bacio.
A presto, Ehris :)
 

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Capitolo 17
*** Festa grande ad Alfea ***


Capitolo 17 – Festa grande ad Alfea

 
L’amore si scopre soltanto amando
Paulo Coelho
 

Faragonda raggiunse le segrete di Alfea. Quel luogo era buio e freddo ma era l’unico posto nel quale sentiva che avrebbe potuto proteggere Bloom, ancora trasformata in lupo. L’animale era tenuto prigioniero in una cella e come vide l’anziana donna avvicinarsi alle sbarre iniziò ad agitarsi e a ringhiare con ferocia.

-Mia cara Bloom, una sorte orribile ti ha colpita- esclamò la preside in apprensione. Il suo volto era crucciato, tormentato, afflitto -Mi auguro davvero che Winx e specialisti riescano a risolvere questa situazione- La donna si sentiva colpevole per aver affidato a dei ragazzi così giovani una missione tanto difficile, anche se in cuor suo sapeva bene che loro sarebbero stati forse gli unici in grado di sventare la minaccia che gravava sull’intera Dimensione Magica e questo perché erano il meglio.

-Sono giovani straordinari, dobbiamo avere fiducia in loro- udendo queste parole Faragonda si voltò, scoprendo così la figura di Griselda -Sapevo di trovarti qui- continuò poi l’ispettrice di Alfea.

-Non ti nascondo che sono molto preoccupata. Ho come la terribile sensazione che sotto tutta questa storia ci sia dell’altro- confidò allora la preside.

-Cosa intendi?- chiese la collega, avvicinandosi di qualche passo.

-La Griffin. Sento che è coinvolta in qualche modo e temo che nasconda qualcosa che potrebbe portare a conseguenze anche peggiori di queste- spiegò Faragonda, apprestandosi ad indicare il feroce lupo davanti a loro.

Improvvisamente un’intensa luce si sprigionò dall’interno della cella. Era una luce calda, confortevole ma accecante; talmente accecante che le due donne si videro costrette a coprirsi gli occhi. Durò qualche secondo, poi cessò: tutto si spense e tornò buio.

Quando Faragonda e Griselda guardarono di nuovo dentro la cella ci trovarono steso a terra il corpo privo di sensi di Bloom. La fata aveva riacquisito la sua forma umana. La preside si affrettò ad aprire la gabbia che aveva tenuto al sicuro la sua allieva, poi insieme alla collega si precipitò al fianco della giovane per sincerarsi delle sue condizioni.

-Bloom, Bloom- la chiamò Faragonda, cercando di scuoterla leggermente per farla rinvenire. Pian piano la giovane iniziò ad aprire gli occhi.

-Cosa è accaduto?- le parole della ragazza non nascondevano una certa incertezza mentre il suo sguardo era completamente spaesato.

-Non ricordi nulla?- Le domandò allora la preside.

La fata si prese il volto fra le mani, come a voler trattenere pensieri, immagini e flash nella sua testa.

-Ricordo che dopo essere tornata insieme alle altre da Selvaoscura Flora ed io siamo state accompagnate in infermeria da Sky ed Helia- mentre Bloom raccontava serrò gli occhi. Si sforzava per quanto possibile di ricostruire le ultime ore ma più ci provava più la testa le pulsava -Oh mio Dio!- esclamò improvvisamente -Flora!- continuò poi con gli occhi pieni di terrore. Ora ricordava perfettamente: ricordava la sua trasformazione, ricordava quanto fosse stata dolorosa, ricordava le sensazioni di rabbia che l’avevano spinta ad essere tanto ferocie, ma soprattutto ricordava del suo attacco a Flora.

-Bloom stai tranquilla! Flora sta bene. Tu non eri in te e non ti nascondo che siamo andati davvero molto vicini a sfiorare la catastrofe ma per fortuna nulla di terribile è accaduto- spiegò Faragonda dolcemente, cercando di calmare la giovane.

Faragonda e Griselda erano sollevate, da un lato, nel vedere che Bloom aveva riacquisito la sua forma umana, tuttavia d’altra parte temevano ancora per la sorte delle Winx e dei loro specialisti. La maledizione del talismano di Alissia doveva certamente essere stata spezzata però le due donne non potevano fare a meno di chiedersi quale fosse stato il prezzo da pagare per le fate di Alfea e gli studenti di Fonterossa.

-Dove sono gli altri?- domandò Bloom tutto d’un fiato. Sentiva di doversi scusare con Flora e aveva un assoluto bisogno di riabbracciare Sky.

-Non lo sappiamo- rispose semplicemente Faragonda -Mi auguro che tornino presto tutti quanti, sani e salvi- continuò poi, cercando con gli occhi lo sguardo di Griselda che fece un leggero cenno del capo in segno di approvazione. L’ispettrice di Alfea, per quanto si mostrasse dura e talvolta anche acida con le sue studentesse, non poteva negare di voler un gran bene a quelle giovani fate. Ognuna di esse aveva una caratteristica o una particolarità che le rendeva uniche e speciali.

-Li aspetterò in cortile allora- esclamò Bloom risoluta, mentre cercava di rimettersi in piedi. Si sentiva dolorante, come se un treno le fosse passato sopra, o più semplicemente come se tutte le ossa del suo corpo fossero andate in pezzi. Successivamente si incamminò verso l’uscita delle segrete, seguita in silenzio dalle due donne.

Quando la giovane raggiunse il cortile di Alfea si sedette sui gradini in attesa di veder arrivare finalmente i suoi amici. Era piuttosto nervosa. Doveva assolutamente scusarsi con Flora ma dentro di sé covava la grande paura che l’amica non la perdonasse, e in fondo non avrebbe nemmeno potuto biasimarla dal momento che aveva cercato di sbranarla.

Improvvisamente in mezzo al grane piazzale si liberò un’intensa luce; era straordinaria, calda e Bloom la conosceva bene; quella era la luce che veniva sprigionata dallo scettro di Stella quando quest’ultima utilizzava il teletrasporto: infatti non appena si spense la fata si trovò di fronte tutte le Winx e tutti gli specialisti. Con un balzo ricco di energia nuova si alzò in piedi.

-Oh mio Dio! Bloom!- gridò Stella correndo poi in contro alla sua amica, seguita a ruota anche dalle altre ragazze. Le sei fate si strinsero in un caloroso abbraccio, liete finalmente di essere di nuovo tutte insieme.

-Ragazze che bello vedervi!- disse Bloom con gli occhi umidi di lacrime per l’emozione e la gioia.

-Come stai?- domandò Aisha alla custode della fiamma del drago.

-Io… Io sto bene ma voi? Musa, come stai? Io… Flora, prima di tutto io mi devo scusare con te!- Bloom balbettava, voleva sapere da ognuna delle sue amiche come stavano e aveva anche un’enormità di domande da porre loro ma non aveva idea da quale dei tanti punti partire.

-Va tutto bene Bloom- la tranquillizzò immediatamente Flora, prendendole poi le mani per farle capire che in nessun modo ce l’aveva con lei, intuendo quindi da subito le preoccupazioni dell’amica.

-Scusate, posso…?- Sky cercava di farsi spazio tra il gruppetto di Winx perché aveva bisogno di andare da Bloom. Non ce la faceva più, doveva abbracciarla, stringerla e vedere coi suoi stessi occhi che stava bene. Le ragazze, comprendendo le necessità dello specialista si spostarono.

-Sky!- esclamò Bloom che non riuscì più a trattenere le lacrime quando si trovò davanti lo specialista. Annullò la distanza che li separava e andò ad accoccolarsi fra le braccia del suo bel principe, trovando all’istante serenità e tranquillità.

Faragonda e Griselda erano rimaste qualche metro in dietro ed osservavano compiaciute la scena. Tutti quanti erano tornati e tutti stavano bene. Avevano volti stanchi, sporchi e graffiati ma erano vivi perciò qualsiasi chiarimento avrebbe potuto attendere. Rimasero in religioso silenzio, lasciando che i giovani finissero tranquillamente di salutarsi fra loro tra scherzi e risate.

-Io sto morendo di fame!- disse Stella ad un tratto, suscitando l’ilarità dell’intero gruppo.

-In effetti anche io- l’assecondò Brandon, come un vero cavaliere, cingendola poi in un abbraccio affettuoso che la fata apprezzò molto.

-Se andate in cucina potrete fare colazione e rifocillarvi- esclamò allora Faragonda -Io intanto avviserò Saladin del vostro rientro!- concluse quindi la donna, stavolta rivolta agli specialisti.

Griselda fece strada ai ragazzi che la seguirono a passo di corsa.

Stavano percorrendo uno dei tanti corridoio quando Musa afferrò Aisha per il braccio, staccandosi dalla comitiva.

-Io non ho fame, preferisco andare a riposarmi- disse la fata della musica all’amica.

-Cosa? Sei sicura di non voler mangiare proprio nulla?- domandò allora la principessa di Andros. Aveva intuito che Musa non stava bene. I suoi occhi erano ancora arrossati dal pianto e il suo viso era pallido e sconvolto.

-Si, davvero, preferisco così. Adesso ho solo bisogno di starmene da sola per un po’- spiegò la giovane accennando un fievole sorriso.

-Va bene, lo capisco. Allora più tardi ti porto qualcosa io… e se poi avrai voglia e bisogno di parlare io ci sarò- Aisha abbracciò Musa che ricambiò il gesto, lieta che l’amica avesse compreso la sua esigenza di rimanere unicamente in compagnia dei suoi pensieri.

Riven, accortosi che le due fate erano rimaste indietro, si fermò ad aspettarle. Poco dopo la principessa di Andros svoltò l’angolo del corridoio, da sola, e si trovò quindi davanti allo specialista che era fermo e in piedi in mezzo al passaggio.

-Riven! Non vai con gli altri?- domandò la fata con indifferenza, guardandolo negli occhi.

-Dov’è Musa?- chiese allora il ragazzo di rimando, sostenendo lo sguardo.

-È andata in camera a riposare- spiegò lei semplicemente, mentre accompagnava le sue parole con un movimento distratto delle spalle. La verità era che non voleva far preoccupare in modo evidente il ragazzo, che certamente non era uno stupido e che perciò aveva già capito benissimo da solo che lo stato d’animo della fata della musica non era dei più allegri.

-Io ho bisogno di parlarle- confidò Riven, un tantino imbarazzato.

-Forse non è il momento migliore questo- esclamò Aisha che poi però proseguì: -Credo che abbia bisogno di starsene un po’ da sola adesso…-
Riven rimase in silenzio, il suo voltò era deluso e questo non sfuggì alla fata che allora gli diede una decisa pacca sulla spalla al fine di tirarlo su.

-Vieni, andiamo a mangiare qualcosa !- esclamò poi, trascinandolo verso la cucina, certa che presto avrebbe avuto la sua occasione per chiarirsi con Musa.
 
***
 
Faragonda aveva deciso di annullare tutte le lezioni e gli esami di quel giorno e anche di quello seguente. In poche ore aveva organizzato una straordinaria festa ad Alfea per festeggiare il successo ottenuto dalle Winx e dagli specialisti contro le Trix. Per l’occasione erano presenti tutte le fate e naturalmente tutti i ragazzi di Fonterossa; le streghe invece no, in quanto la Griffin aveva declinato l’invito.
 

Musa era su uno dei tanti balconi di Alfea ed osservava lo svolgersi della festa. Indossava un elegante vestito rosso che le arrivava qualche centimetro sopra le ginocchia, con degli stivali alti, dello stesso colore. Stava meglio, era finalmente riuscita a riposare ma soprattutto, dopo aver trascorso qualche ora in compagnia delle Winx tra una frivolezza e l’altra, era riuscita a riacquisire il buon umore ed una certa serenità.

Sapeva che avrebbe dovuto affrontare ancora Riven e ciò le metteva una certa agitazione, per cui si era tenuta lontana dai festeggiamenti ed era rimasta ad osservarli dall’alto. La verità era che la ragazza aveva paura che lo specialista si potesse rimangiare il “ti amo” che dolcemente le aveva sussurrato prima di obbligarla a tornare nel mondo dei vivi. Sapeva che era una cosa sciocca ma non poteva fare a meno di chiedersi se quelle parole non fossero state unicamente frutto del momento. Un momento che aveva dato Riven per spacciato. Musa non avrebbe sopportato un rifiuto da parte del giovane perché era innamorata di lui. Lo era ormai da tempo.

 
Flora ed Helia erano seduti sul prato, agli inizi della foresta di Selvafosca, e si tenevano dolcemente per mano. La fata ascoltava la musica proveniente dalla festa mentre la sua mente ripercorreva gli avvenimenti delle ultime ore, ma soprattutto il bacio con Helia. Fra i capelli indossava un fiore bianco che era un regalo dello specialista, in occasione di quella serata.

-Sei meravigliosa, lo sai?- esclamò il ragazzo facendo così arrossire la giovane.

-Grazie- rispose timidamente lei e dopo averlo guardato fugacemente negli occhi tornò ad osservare la folla di gente che si godeva il ballo.
 

Bloom, Sky, Stella, Brandon, Tecna, Timmy ed Aisha erano seduti ad un tavolo e chiacchieravano allegri mentre Riven era in piedi in mezzo all’enorme piazzale che si guardava in giro, come se fosse alla ricerca disperata di qualcuno.

-Scusate, torno subito!- La principessa di Andros vedendo lo specialista si alzò e si incamminò nella sua direzione, congedandosi quindi temporaneamente dal gruppo.

-Stai cercando qualcuno?- esclamò la fata con indifferenza quando si trovò al fianco del ragazzo.

-Mmh? Come?- Riven aveva perfettamente compreso la domanda della giovane ma non voleva ammettere che era alla ricerca di Musa.

-Lei è lassù!- disse allora Aisha, indicando uno dei balconi dell'edificio. Riven prima guardò nella direzione indicatagli, poi sorpreso si voltò verso la ragazza -Adesso è il momento giusto- continuò lei, facendogli l’occhiolino e tornando a sedersi al tavolo insieme agli amici.

Come la fata si allontanò Riven entrò nel castello e raggiunse il piano superiore. Mentre percorreva il corridoio apriva la porta di ogni stanza per individuare quale fosse quella che aveva il balcone indicatogli da Aisha. Quando la trovò entrò e per un momento rimase fermo ed in silenzio ad osservare Musa che, persa nei suoi pensieri, canticchiava sul balcone. Era bellissima. Tanto bella da togliere il fiato.

-Allora è qui che si nasconde la fata della musica!- A quelle parole Musa sussultò e si voltò in direzione di Riven.

-Già- esclamò sorridendo e tornando poi a guardare verso il cortile di Alfea. Alla fine tenersi lontana dai festeggiamenti, nascondendosi nel castello, era servito a ben poco dato che Riven l’aveva comunque trovata. Musa immaginò che se ora lui si trovava lì con lei era solo per merito di Aisha: la principessa di Andros, infatti, continuava a lanciare sguardi nella sua direzione, quasi a volersi assicurare che lo specialista l’avesse finalmente raggiunta.

Riven raggiunse la ragazza e si piazzò al suo fianco. Guardando in giù si rese conto di quanto fosse bella la visuale da lì: tutti erano felici e si divertivano, per non parlare delle luci che, una volta calato il sole, avevano iniziato ad illuminare l’intero cortile in modo spettacolare e festoso.

Per un istante entrambi rimasero in silenzio ma Musa era estremamente agitata, si sentiva in imbarazzo e senza neanche rendersene conto iniziò a torturarsi le mani.

-A cosa stai pensando?- Domandò allora Riven, intuendo il nervosismo della giovane.

-Io…- La voce di Musa tremò così la ragazza si bloccò, lasciandosi sfuggire un sospiro.

-Musa?- Il ragazzo aveva ormai colto l’imbarazzo della fata e in un certo senso la cosa lo divertita. Ci provava gusto nel vederla arrossire perché sapeva che le emozioni che stava provando erano tutte riconducibili alla sua presenza.

-Io… Io volevo ringraziarti!- disse poi la giovane tutto d’un fiato, guardando molto velocemente lo specialista negli occhi, prima di tornare a posare il suo sguardo sul cortile illuminato.

-E per cosa?- rispose Riven e allora Musa lo guardò di nuovo negli occhi con incredulità.

-Bhè, tu nelle ultime 24 ore mi hai salvato la vita non una ma due… anzi no, tre volte- esclamò la giovane in modo ovvio. Non sapeva se la domanda che gli aveva posto Riven fosse una domanda seria, da meritare dunque una risposta, o se invece era stata posta con l’unico scopo di burlarsi di lei -Sai, è bello sapere che a volte c’è lì qualcuno a preoccuparsi per noi- continuò poi, lasciando che stavolta fosse il suo cuore a parlare per lei.

-Musa io mi preoccuperò sempre per te, esattamente come Sky e gli altri specialisti si preoccupano per le tue compagne- Il tono di Riven era pacato, profondo e… dolce. La fata rimase letteralmente senza fiato per quella confessione tanto meravigliosa quanto inattesa -Qualunque cosa accadrà in futuro, sappi che lì dove non arriveranno le  tue amiche ci sarò io, non sarai mai sola Musa… Questa è una promessa!- 
Queste parole, pronunciate da Riven, erano la cosa più bella che la fata si fosse mai sentita dire, così, spinta dall’emozione, si avvicinò allo specialista e gli lasciò un lieve bacio sulla guancia. Chiuse gli occhi ed inspirò il profumo del suo dopobarba. La testa le girava e il suo stomaco era pieno di farfalle liberate in volo.

Passò poi un istante in cui si guardarono negli occhi. Musa si ricordò del loro momento nella foresta di Selvaoscura, quando con tutto il cuore aveva sperato che quell’attimo potesse durare in eterno. Le emozioni erano le stesse, indescrivibili, forti, travolgenti però ora aveva la consapevolezza che non avrebbe perso Riven. Ora la situazione era decisamente differente.

Musa spostò di nuovo la sua attenzione sullo svolgersi della festa, troppo imbarazzata ormai per sostenere lo sguardo di Riven. Adesso era finalmente pronta per mischiarsi alla folla e trascorrere una stupenda serata in compagnia delle sue amiche più care, perciò decisa si voltò per rientrare nella stanza ma Riven la prese per un polso e la tirò a sé: le posò una mano sul viso mentre l’altra gliela fece scivolare dietro la schiena avvicinandosela al corpo il più possibile. Senza attendere posò le sue labbra su quelle di lei ed infine la baciò, travolgendola completamente.

Musa si sentì mancare il respiro ed istintivamente mise le braccia attorno al collo dello specialista, quasi in cerca di un appiglio. Estasiata rispose al bacio, assaporandone tutta la dolcezza.

Riven era compiaciuto nel sentire come Musa rabbrividiva al suo tocco. Lui adorava l’idea che anche solo sfiorandola poteva farle quell’effetto, ma soprattutto adorava l’idea che lei fosse sua e di nessun’altro.

Durante quel bacio ad entrambi sembrò che il trascorrere del tempo fosse un concetto astratto. Ogni cosa in quel momento e in quel luogo era perfetta.

Quando si staccarono da quell’idillio Riven si soffermò ad osservare il viso di Musa. Era stupenda: teneva ancora gli occhi chiusi e le labbra socchiuse.

Improvvisamente però la musica della festa cessò.

-Ehi piccioncini, pensate di raggiungerci?- Stella aveva preso in mano il microfono e aveva richiamato l’attenzione dei due giovani ancora abbracciati sul balcone. Sentendosi chiamare la fata e lo specialista si staccarono di colpo mentre i loro volti arrossivano violentemente per l’imbarazzo: tutti i presenti alla festa infatti avevano il naso all'insù ed erano intenti ad osservare la scena.

-Meglio tornare giù- disse allora Musa rientrando velocemente nella stanza e correndo verso il corridoio. Ancora una volta Riven le afferrò il polso con decisione, obbligandola a voltarsi.

-Comunque sono io che devo ringraziarti- esclamò lo specialista -Ti ho sentita cantare e se ho trovato la forza di lottare per sopravvivere è solo merito tuo. Sei tu che hai salvato me- ancora una volta Musa rimase senza parole. Ora ne aveva la certezza: lui ricambiava completamente i suoi sentimenti.

I due ragazzi si presero per mano e insieme raggiunsero il cortile di Alfea. Come si mischiarono fra la folla vennero raggiunti dalle Winx e dagli specialisti.

-Musa finalmente, andiamo! È il momento di ballare!- gridò Aisha, cercando di sovrastare il volume alto della musica.

-Ooh!- disse Musa sorridendo, mentre divertita si lasciava trascinare dalle amiche verso la pista da ballo.

Gli specialisti invece rimasero in piedi ad osservare le ragazze che a ritmo di musica si allontanavano tra una sghignazzata e l’altra.

-Allora Riven- cominciò Sky avvicinandosi al ragazzo e posandogli una mano sulla spalla -Sii sincero coi tuoi amici: c’è del tenero con Musa eh?- Brandon fischiò mentre gli altri scoppiarono in una fragorosa risata. Tutti si aspettavano una frase scorbutica alla Riven del tipo “fatevi gli affari vostri”. Lo conoscevano bene ormai e sapevano che non si sarebbe mai messo a sbandierare nulla che riguardasse i suoi sentimenti.

E invece no.

-Forse- rispose lo specialista beffandosi letteralmente dei suoi compagni e lasciandoli tutti di sasso. Successivamente si incamminò verso il bancone bar per prendere da bere senza però staccare il suo sguardo da Musa. Finalmente la vedeva sorridere, spensierata. Di una cosa Riven era certo: mai e poi mai si sarebbe stufato della sua bellezza, dei suoi occhi o del suo sorriso. Avrebbe avuto cura in eterno di quella meraviglia perché lei ora era la sua meraviglia.
 
***

La preside Griffin era seduta nel suo ufficio. La notte era calata e il silenzio attorno a lei si faceva ogni minuto più assordante. I sensi di colpa le attanagliavano corpo e mente. Unendosi alla compagnia della luce aveva indubbiamente fatto del bene ma ciò non era sufficiente a cancellare le azioni riprovevoli commesse in precedenza, durante la sua gioventù.

-Buonasera Griffin- esclamò una voce che fece raggelare il sangue nelle vene della preside di Torrenuvola. Ormai si aspettava quella visita; sapeva molto bene che loro sarebbero arrivate, la domanda che però si era posta fino a quel momento era “quando loro si sarebbero presentate?”

Dall’ombra della stanza sbucarono le Trix.

-È da molto che non ci si vede eh?- esclamò Darcy.

-Avete sbagliato a venire qui! So perfettamente cosa volete ma non vi aiuterò- disse la Griffin alzandosi in piedi con uno scatto e facendo cadere la sedia sulla quale era seduta fino ad un attimo prima.

-Oh, ma come?- Stormy finse un’espressione imbronciata ma i suoi occhi brillavano di nuovo di pazzia.

-A noi non importa se lei vuole aiutarci o no e lo sa perché? Perché lei non ha alcuna scelta- concluse Icy sorridendo con fare sadico.

-Andiamo a liberare i non morti!- esclamò Stormy tutta eccitata, lasciandosi poi andare in una risata malefica insieme alle sue sorelle.

Icy schioccò le dita e tutte e quattro scomparvero nel nulla.

Le Trix non erano riuscite ad ottenere il potere assoluto; avevano sottovalutato la forza dei loro avversari ma stavolta erano certe di avere un piano infallibile. Stavolta avevano dalla loro parte il potere di un intero esercito. Stavolta con loro c’erano i non morti.





Note dell'autrice: Buonaserara popolo di EFP! Eccomi qui con con il capitolo che chiude la prima parte della mia storia. Vi è piaciuto? Sono ansiosa di sapere cosa ne pensate! :) Come avevo già anticipato le Trix non perderanno tempo! Hanno già un nuovo piano d'attacco. Nel prossimo capitolo si scoprirà chi sono i non morti ma soprattutto chi è la figura a capo di questo esercito!
Ora, dal momento che questa seconda parte non era in programma credo che mi servirà qualche settimana di pausa per mettere in ordine le idee e organizzare un piano! Ho già in mente due o tre scene (... a dire il vero le ho già scritte... eheheh... soprattutto quelle che riguardano Musa e Riven! :D) ma non bastano quindi per riuscire a scrivere qualcosa che vi incuriosisca ma soprattutto che non vi annoi vi chiedo giusto un po' di pazienza! :D
Vorrei ringraziare MartiAntares, Daphne09, Shessomaru Junior,Tressa,  Arii_oreste7, Zatanna, MillyHP, Musical e musaeriven che regolarmente si prendono del tempo per recensire la storia: Grazie mille a voi per i vostri commenti, le vostre opinioni e i vostri complimenti perchè sono sempre apprezzatissimi!!! :)
Naturalmente grazie infinite anche alle persone che hanno inserito il racconto fra le preferite, le seguite e le ricordate.... e grazie a chi segue la storia silenziosamente e che `ha avuto la pazienza di leggere fino a qui :)

Un bacione grande e a presto
Ehris

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Capitolo 18
*** Un patto con i non morti ***


Capitolo 18 – Un patto con i non morti

Quando i malvagi tramano, i buoni devono allearsi; altrimenti cadranno, uno ad uno, un impietoso sacrificio in una spregevole battaglia
Edmund Burke


 

-Chi entra nei miei domini?- esclamò una voce fredda e spettrale, mostrandosi poi ai suoi ospiti senza timore alcuno, consapevole di essere il padrone indiscusso di quel luogo pieno di anime tormentate.

-Qualcuno che desidera la vostra lealtà- rispose la voce di una donna. Una donna gelida in grado di comandare il ghiaccio; in grado di raggelare il sangue nelle vene.

-I non morti non trattano con i vivi- disse allora lo spettro, non contento di quella visita inaspettata che altro non era che un fastidioso disturbo.

-Invece credo proprio che con noi collaborerete- aggiunse una seconda voce, sempre femminile, mentre una terza si lasciò andare in una risata sguaiata che risuonò all’interno del luogo chiuso, umido e buio nel quale si trovavano.

Il fantasma, che iniziava a spazientirsi, si avvicino alle tre donne in piedi davanti a lui. Non amava essere preso in giro; nessuno doveva osare mancargli di rispetto. Con il suo lento avanzare apparve poi, alle sue spalle, un’orda di spettri e allora la figura che tanto pareva divertirsi smise di ridere all’istante.

-Siamo qui per proporvi un affare- si affrettò a dire la prima delle tre donne che aveva osato proferire parola. Il momento successivo schioccò le dita e quella mossa fece comparire il corpo privo di sensi di una delle streghe più potenti e conosciute dell’intera Dimensione Magica. Una donna che grazie al suo coraggio aveva finito per distinguersi. Una donna che si era ritrovata a collaborare con la compagnia della luce: la Griffin.

Lo spettro osservò per un momento interminabile la strega  svenuta,  stesa davanti a lui. Non poteva crederci: dopo tutti quegli anni… Mai avrebbe pensato che le loro strade si  sarebbero incrociate nuovamente.

-La vostra fama vi precede- esclamò poi la figura spettrale, al termine della sua analisi -Di voi si dice che siate estremamente scaltre ma soprattutto prive di scrupoli e completamente pazze-

Le Trix sorrisero nell’udire quelle parole tanto lusinghiere. Per loro quella era pura musica.

-Quale affare intendete proporre?- domandò allora lo spettro, curioso di conoscere i vantaggi derivanti da un patto di alleanza con le discendenti delle tre antenate.

- Vogliamo il potere; vi chiediamo aiuto a conquistare una delle scuole più prestigiose ed importanti dell’intera Dimensione Magica ed in cambio vi ridaremo la libertà che tanto agognate e che vi è stata strappata molti anni fa- spiegò Icy con molta calma e con fare suadente.

-Impossibile!- urlò lo spettro furente -La nostra libertà è andata persa per sempre! Il nostro destino ci impone queste condizioni per l’eternità. Una vita insulsa, fra le pareti di queste montagne. Una vita che non può essere vissuta ma allo stesso tempo che non ci dà pace. Una vita da non morti!-

-Conosciamo bene quelle che sono le vostre condizioni. Non saremmo mai venute qui a mani vuote- esclamò Darcy -Abbiamo un’alleata, una strega che è sulle tracce della gemma verde-

-La gemma verde?- disse lo spettro con grande stupore mentre i suoi occhi vitrei si accendevano di speranza. Una speranza che per lungo tempo era rimasta sepolta in quel luogo spettrale e sinistro insieme a lui e a tutti gli altri non morti.

-Allora possiamo considerare il nostro un accordo?- Domandò Stormy che non desiderava altro che dare il via al loro grande piano, certa che stavolta nessuno avrebbe interferito.

Sul volto dello spettro aleggiava ancora l’espressione gioiosa di chi, dopo aver vissuto per anni nel buio, vede finalmente davanti a sé uno spiraglio di luce. Improvvisamente però la sua espressione si tramutò in minaccia.

-Voi avete idea di cosa accade a coloro che osano prendersi gioco di noi? A coloro che ci tradiscono? A coloro che non mantengono fede alla parola data?- urlò il fantasma, facendo sussultare le tre streghe.

-Naturalmente- sussurrarono in coro le sorelle, inginocchiandosi poi davanti allo spettro. Per quanto le menti delle Trix fossero folli non lo erano abbastanza da sfidare il potere dei non morti, che era di gran lunga superiore al loro… almeno per il momento.

In quell’istante il corpo della Griffin iniziò a muoversi, segno che pian piano stava iniziando a riprendere conoscenza. La donna aprì gli occhi e si guardò attorno fino a quando il suo sguardo non incontrò quello dello spettro.

-Riabu!- esclamò terrorizzata.

Il fantasma la guardò con rabbia e poi trasformò le sue pupille prive di espressione in una calamita in grado di risucchiare l’energia della preside di Torrenuvola, che quindi perse nuovamente i sensi.

-Che via sia di monito!- avvertì il fantasma dell’antico stregone.

Le Trix si scambiarono un’occhiata compiaciuta e fiera, prima di scoppiare a ridere. Stavolta avevano i giusti alleati. Stavolta nessuno le avrebbe fermate... Ne erano certe!





Note dell'autrice: Buongiorno popolo di efp! Spero che abbiate passato un gioioso Natale! :)
Sorpresaaa!!! Ecco il primo, anche se molto breve, capitolo della seconda parte di questo mio racconto! :) Spero che stuzzichi un po' la vostra curiosità. Vi avevo lasciati con le Trix che portano via la Griffin da Torrenuvola e con una Stormy eccitata e pronta a liberare i non morti... ecco... qui avete avuto modo di vedere questi spettri un po' più da vicino, anche se sono conscia del fatto che sapete ancora molto poco di loro. A capo di questo esercito c'è un personaggio che nella prima parte del racconto è sempre e solo stato nominato... Ora lo avete incontrato :)
Nella speranza di sentirvi numerosi e di conoscere le vostre supposizioni su quello che potrebbe essere lo sviluppo della trama vi saluto :)
Ehris
 

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Capitolo 19
*** Alfea sotto assedio ***


Capitolo 19 – Alfea sotto assedio

L'uomo è nato per conquistare a fatica ogni centimetro di terreno. Nato per lottare, nato per morire.
Charles Bukowski


Le sei Winx stavano tranquillamente dormendo nel salotto comune del loro appartamento, sdraiate sopra un’infinità di cuscini raccolti dalle varie stanze: infatti, dopo che gli specialisti avevano lasciato i festeggiamenti ad Alfea per rientrare con i loro insegnanti a Fonterossa, le ragazze avevano organizzato un pigiama party fra di loro ed erano rimaste sveglie fino all’alba a chiacchierare e a scherzare. Quando il sole aveva poi iniziato a sorgere le fate erano crollate in un sonno profondo e sereno.

La prima a svegliarsi fu Aisha; guardò l’orologio appeso al muro, che segnava le undici e mezza passate, quindi si alzò e si diresse alla finestra. Con un movimento deciso della mano afferrò il tendone e lo tirò, aprendolo e facendo entrare la luce del sole nella stanza.

Stella mugugnò qualcosa che la fata di Andros interpretò come un lamento di disappunto nei suoi confronti.

-Sveglia dormiglione!- gridò allora la giovane, piena di vita e di entusiasmo -Un nuovo giorno è iniziato e il sole è alto nel cielo-

Pian piano le Winx, una dopo l’altra, aprirono gli occhi e si alzarono. Riordinarono velocemente l’appartamento, si vestirono e poi scesero nel salone grande dove poterono fare colazione.

Diversi tavoli erano occupati da fate che, come loro, quella mattina avevano deciso di alzarsi tardi e di prendersela con molta calma.

-Dite che dopo le imprese degli ultimi giorni saremo esonerate dagli esami?- esclamò Stella con tono speranzoso, suscitando una risata generale del gruppo.

Tecna stava per risponderle quando però la sua attenzione fu attirata dalla figura dell’ispettrice Griselda che a passo deciso camminava nella loro direzione con un’espressione molto seria in volto.

-Ragazze…- sussurrò allora la fata della tecnologia indicando con lo sguardo la donna, sempre più vicina a loro.

-Faragonda vi vuole nel suo ufficio- esclamò Griselda prima che le giovani potessero fare qualsiasi domanda; queste, senza fiatare, si alzarono e seguirono la donna per gli ampi corridoi del castello. Rimasero in religioso silenzio per tutto il tragitto, di tanto in tanto si scambiavano qualche occhiata interrogativa ma niente di più.


-Buongiorno mie care- le accolse la preside Faragonda, non appena varcarono la soglia dell’ufficio -Vi prego di accomodarvi- continuò poi, indicando con la mano delle sedie libere davanti alla sua enorme scrivania, sempre perfettamente ordinata.

-Buongiorno anche a lei- risposero in coro le fate.

-L’ultima volta che ci ha convocate qui è stato tre giorni fa e non aveva buone notizie- esclamò Stella, sperando con tutto il cuore che non vi fossero problemi all’orizzonte.

-Purtroppo temo di essere portatrice di cattive notizie anche quest’oggi mie care- rispose Faragonda, palesemente turbata.

-Qual è il problema?- domandò allora Bloom, che in tutti i modi cercava di leggere gli occhi dell’anziana donna senza però riuscire ad estrapolarne niente più che tormento e ansia.

-Torrenuvola ha dichiarato lo stato d’allerta questa mattina all’alba!- disse tutto d’un fiato la preside.

-Che cosa?- chiesero in coro e con stupore Aisha e Musa.

-Un momento, come? Cosa significa?- domandò la custode della fiamma del drago e Faragonda e Griselda si scambiarono una breve occhiata carica di agitazione.

-Questa notte la Griffin è scomparsa…- asserì l’ispettrice, raccogliendo l’attenzione di tutte le giovani su di sé.

-Vedete ragazze- esclamò Faragonda -Quando una scuola resta senza il suo preside è il momento in cui è maggiormente vulnerabile. Torrenuvola è da sempre un luogo molto ambito ed ora che ha perso la sua guida è debole e facilmente assediabile. Si tratta di situazioni estreme e assai delicate- spiegò l’anziana donna.

-Per non parlare del fatto che sono estremamente rare- continuò Tecna, che aveva studiato per suo interesse personale le conseguenze derivanti da questo genere di circostanze.

-So molto bene che questi ultimi giorni per voi sono stati parecchio difficili. Avete rischiato le vostre vite in una missione ardua e avete sventato una minaccia non indifferente ma ora devo chiedervi un ultimo sforzo: è assolutamente necessario venire a capo di questo mistero. Stamane ho già avuto modo di parlare con il preside Saladin ed insieme ci siamo messi in contatto con Zarathustra ed Ediltrude, insegnanti di Torrenuvola: qualora la scuola dovesse venir attaccata sia Alfea che Fonterossa si muoveranno in sua difesa-

-Certamente!- esclamò Bloom, appoggiando la decisione della preside mentre le altre muovevano tacitamente  il capo in segno di assenso.

-Nel frattempo c’è qualcosa che possiamo fare per essere di aiuto?- domandò Flora.

-Sì, in realtà c’è una cosa che ho bisogno di chiedere e vorrei che alla mia domanda venga data una risposta assolutamente sincera- disse l’anziana donna che, dopo aver brevemente osservato i volti di ognuna delle sue ragazze, finì per posare la sua attenzione sul viso di Tecna: -La notte che ti sei recata insieme agli specialisti a Torrenuvola avete avuto modo di prendere conoscenza della vera storia di Alissia attraverso un incantesimo che la Griffin ha svolto e che vi ha mostrato le pagine del testo che erano state oscurate. È corretto?-

-Si- rispose Tecna, senza alcun briciolo di esitazione, in quanto ciò era quello che aveva già affermato quella sera.

-Per caso vi ha rivelato di essere stata lei in passato a rendere illeggibile quel volume?- chiese allora la preside di Alfea, con un tono molto comprensivo e assolutamente privo di qualsiasi forma di rimprovero.

-Sì…- rivelò Tecna, dopo qualche tentennamento. La sera che avevano salvato Flora dall’attacco di Bloom, trasformata in lupo, la fata della tecnologia aveva tralasciato questo dettaglio; ora si sentiva come se in qualche modo avesse tradito la fiducia della Griffin ma non riusciva a comprenderne il motivo. Le tornò alla mente quella breve occhiata di ringraziamento che le era stata rivolta della donna, per aver omesso la sua partecipazione all’oscuramento del testo.

-Purtroppo c’è motivo di credere che la sua scomparsa abbia a che fare con tutta questa storia- esclamò Faragonda e Tecna abbassò il capo, quasi delusa -Non te la prendere mia cara, non hai nulla di cui rimproverarti. Avevo intuito qualcosa di sinistro già quella stessa sera- continuò poi la donna dolcemente, per cercare di scrollare di dosso il sentimento di colpevolezza dal cuore di una delle sue alunne più brillanti.

-In che modo potrebbe essere coinvolta?- chiese Musa, dando voce anche ai pensieri delle sue amiche Winx.

-Questo non ve lo so dire e non posso fare nemmeno delle supposizioni, in quanto gli indizi di cui siamo in possesso sono ancora troppo pochi, ma una cosa è certa: la Griffin insieme alla compagnia della luce ha sicuramente contribuito a sventare l’enorme minaccia delle tre streghe antenate, tuttavia non è un segreto che prima di unirsi a noi viveva avvolta dalle tenebre. Non possiamo sapere se, e in quale misura, il suo passato sia tornato e dunque se sia coinvolta o meno in qualcosa di oscuro, ma non è un’ipotesi che mi sento di escludere di partenza- spiegò Faragonda e per le Winx quelle parole furono come una sberla in pieno viso; la preside Griffin raramente si era distinta per la sua simpatia ma a loro risultava davvero difficile credere che potesse essere coinvolta in qualcosa di losco.

Dopo qualche minuto di silenzio, che le ragazze trascorsero a formulare ipotesi nella loro mente, la preside le congedò:

-Ora potete andare. Alla luce di queste nuove informazioni mi metterò nuovamente in contatto con il preside Saladin e se ci dovessero essere delle novità sarà mia premura mettervene al corrente-

-Va bene- esclamò Aisha, che poi si alzò dalla sedia sulla quale era seduta mentre le altre facevano altrettanto.

Silenziose, così come erano arrivate, uscirono dalla stanza e raggiunsero il loro dormitorio.

Quella giornata che era iniziata in modo tanto perfetto ora non sembrava più così meravigliosa.


Quando raggiunsero le loro stanze, le Winx, si radunarono nella sala comune del loro dormitorio e iniziarono a discutere la notizia della scomparsa della preside Griffin, che comportava una lunga serie di problematiche a cui andava assolutamente trovata una soluzione. Ad ogni modo le circostanze dell’accaduto erano da considerarsi davvero sospette.

-Mi sembra assurdo che la Griffin stia orchestrando qualcosa di oscuro. Voi credete sia possibile che dietro a tutta questa storia si celino magari le Trix?- domandò Flora alle compagne.

-Ne sono certa!- esclamò Musa -Ricordate le parole di Darcy nella foresta di Selvaoscura prima che lei e le sue sorelle si dileguassero?-

-Perfettamente; ha assicurato che sarebbero tornate- ricordò tempestivamente Aisha.

-Mi domando che piano abbiano per la testa stavolta quelle tre pazze!- disse Stella.

-E io mi chiedo quale senso avrebbe prendere d’assalto Torrenuvola- esclamò Tecna, dando quindi voce alle sue riflessioni più profonde. La fata, dopo essere tornata assieme alle compagne nei loro appartamenti, non aveva più proferito parola. Era rimasta in silenzio con lo sguardo assorto, come se in realtà si trovasse lontana miglia e miglia da quel luogo. Le altre Winx erano certe che la sua mente stesse vagliando tutte le ipotesi possibili ed immaginabili riguardanti l’accaduto.

-Cosa vorresti dire?- domandò incuriosita Bloom, che fino a quel momento non aveva atteso altro che l’amica si aprisse e iniziasse a confidare le sue lungimiranti riflessioni.

-Quale vantaggio avrebbero a dominare Torrenuvola?- asserì con semplicità Tecna.

-Potrebbero sfruttare il castello come rifugio impenetrabile e dunque difendersi da eventuali attacchi- rispose Flora, cercando di fornire una spiegazione logica alla fata della tecnologia, che tuttavia diede la netta impressione di essere già oltre nel suo ragionamento.

-Tecna a cosa stai pensando con esattezza?- domandò allora Bloom.

-Non lo so… loro hanno detto che sarebbero tornate e il modo in cui l’hanno affermato lasciava presagire che ne avessero già l’assoluta convinzione…-

-Come se avessero già un piano di riserva…- continuò Musa che pian piano iniziava ad intravedere i dubbi e le perplessità dell’amica, così come le altre.

-Esattamente! Un piano ben congegnato aggiungerei, e la Griffin potrebbe esserne la chiave!- concluse Tecna.

-Se è così siamo a posto per le feste!- disse Stella che intanto si era alzata per prendere una coperta -A proposito, voi non sentite freddo?- domandò poi, mentre si rimetteva a sedere accanto a Flora sul divanetto che in quel momento stavano condividendo.

-In effetti questa sera l’aria è piuttosto fredda- esclamò la fata della natura muovendo la testa in segno d’assenso, dando quindi ragione all’amica.

-Voi perciò cosa proponete di fare?- chiese Aisha riportando il discorso sulle Trix.

Le sei ragazze si scambiarono un’occhiata silenziosa mentre le loro menti ragionavano  su quale potesse essere il miglior modo di agre per evitare di trovarsi impreparate a qualsiasi tipo di attacco, quando improvvisamente udirono un urlo agghiacciante provenire dal corridoio, proprio a pochi passi dalla loro camera.

Le fate scattarono immediatamente in piedi e corsero verso la porta della stanza, l’aprirono e si ritrovarono nel disordine totale: infatti c’erano studentesse che correvano in tutte le direzioni in preda al panico assoluto.

Stella afferrò per un braccio una loro compagna di corso, bloccandole la fuga.

-Che cosa sta accadendo?- domandò la fata di solaria alla giovane che sul viso aveva dipinta una chiara espressione di terrore.

-Alfea è sotto assedio! Ci stanno attaccando!- esclamò la ragazza con la voce affannata dalla corsa, liberandosi successivamente dalla presa di Stella con uno strattone per riprendere la sua folle corsa.

-Non era Torrenuvola che volevano ma Alfea!- gridò Flora che le era salita velocemente l’ansia per la situazione tanto assurda.

-Andiamo ragazze!- esclamò Aisha, pronta a fermare gli assediatori.

Le Winx percorsero tutto il corridoio di quel piano e successivamente le scale, che le portarono al piano inferiore, a passo di corsa. Raggiunsero l’atrio e la scena che si trovarono di fronte le devastò: in quel luogo regnava il caos. L’aria era congelata e gli insegnanti, tutti quanti, avevano unito i loro poteri e avevano creato una potente barriera di energia che stava respingendo i non morti.

-Chi sono quelli?- gridò Stella che poi si ritrovò a terra, spinta da un gruppo di giovani fate del primo anno in fuga da quell’inferno.

-Qui stanno impazzendo tutti!- Constatò Flora, dopo essersi brevemente e spasmodicamente guardata attorno.

-Forza ragazze- urlò Bloom mentre allungava la mano in direzione di Stella per aiutarla a rialzarsi -Dobbiamo aiutare i professori!-

-Magic Winx!- gridarono le sei amiche dopo essersi scambiate un cenno d’assenso.

In breve tempo si trasformarono e si affiancarono ai docenti, andando a rafforzare il loro scudo protettivo.

-Griselda- esclamò Faragonda con tono autoritario -Recupera quante più studentesse puoi e portale in salvo a Fonterossa!-

Con gran stupore delle Winx l’ispettrice si allontanò dal campo di battaglia senza fare nessun genere di commento ed iniziò ad unire più fate possibile, così come le era stato ordinato.

-Ragazze- disse poi Faragonda -Dovete fare una cosa per me. È molto importante che ora voi andiate verso est e che raggiungiate le Grandi Montagne della Dimensione Magica! Lì vi abita una strega: Minerva. Dovete assolutamente trovarla e dirle che Alfea è sotto assedio; dovete dire che i non morti sono tornati! Avete capito?-

-Minerva?- domandò Stella confusa.

-Esattamente. Ora non c’è tempo per ulteriori spiegazioni. Posso solo assicurarvi che quando troverete questa strega saprete riconoscerla-

-Cosa? Ma preside Faragonda… lei e gli altri professori?...- gridò Bloom, per sovrastare la baraonda della battaglia in corso.

-Non c’è niente che possiamo fare al momento per sventare questa minaccia! Voi! Ora siete voi la nostra speranza! Non c’è più tempo. Dovete andare e fare come vi ho detto!- urlò l’anziana donna, facendo sussultare le sei compagne.

Le ragazze si presero per mano e raggiunsero la cucina; da lì, poi, uscirono per mezzo della porta che dava sul retro della grande scuola.

C’erano studentesse impaurite in ogni angolo. Flora ne aiutò un paio, indicando loro il luogo in cui c’era Griselda, pronte a portarle in salvo da quel calvario.

Tecna, invece, era impegnatissima a cercare sul suo dispositivo elettronico la strada per le Grandi Montagne della Dimensione Magica, nominate da Faragonda.

-Le ho trovate! Andiamo!- esclamò la fata della tecnologia, che senza perdere ulteriore tempo s’incamminò sulla strada indicata dal suo marchingegno.

A grandi passi le ragazze si allontanarono da Alfea. Ancora in lontananza potevano sentire le grida disperate delle loro compagne. Queste, miste all’aria spettrale e fredda, mettevano i brividi. Nessuna delle Winx osò proferire parola. Faragonda aveva detto alle giovani che ora erano loro la speranza, tuttavia nel cuore di ognuna di quelle giovani fate c’era un sentimento di profondo senso di colpa per aver abbandonato tutto e tutti.

Le fate stavano camminando su una collinetta quando improvvisamente ogni grida si placò all’istante. Sempre senza parlare si voltarono in direzione di Alfea: sopra il castello aleggiava come un alone, un velo, una patina. La battaglia era terminata; Alfea era appena stata conquistata.





Note dell'autrice: Buonasera popolo di EFP, che piacere potervi annunciare che sono finalmente tornata!! :) Non sapete quante testate ho dato al muro per riuscire a trovare una trama che fosse avvincente ma soprattutto un filo logico a questa seconda parte del mio racconto!! :) Ora credo di avere una soluzione a tutti i miei problemi :) ahahah... si, credo!!
Che  ne pensate di questo capitolo? Vi soddisfa? Vi incuriosice? Spero tanto che me lo farete sapere!!! :)
Bhè per ora è tutto.. chi lo sa.. potreste avere presto mie notizie in quanto ho avuto l'ispirazione per una nuova One-Shot :) ahahah ma solo se la riterrò leggibile e degna di essere pubblicata... :P
Vi mando un bacione!
A presto
Ehris :)
 

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Capitolo 20
*** Una richiesta d'aiuto ***


Capitolo 20 – Una richiesta d’aiuto

E' normale che esista la paura, in ogni uomo, l'importante è che sia accompagnata dal coraggio.
Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti.
Paolo Borsellino



Il preside Saladin si trovava nel suo ufficio in compagnia di Codatorta quando uno specialista del primo anno, Jared, bussò furiosamente alla porta.

-Avanti!- esclamò l’uomo anziano.

-Chiedo scusa per il disturbo ma in prossimità dei cancelli c’è un gruppo di giovani accompagnate da una donna- disse il ragazzo tutto d’un fiato con tono allarmato -Domandano aiuto; abbiamo il permesso di farle entrare?-

Saladin e Codatorta si scambiarono una breve occhiata, dopodiché si alzarono a si avvicinarono alla finestra che risultava essere proprio dietro alla grande scrivania del vecchio mago.

-Per l’amor del cielo! Quelle sono le fate di Alfea accompagnate da Griselda! Presto, aprite loro i portoni e fatele accomodare!- gridò Saladin al giovane che immediatamente riferì le parole del preside ai suoi compagni per mezzo di un congegno tecnologico.

L’anziano e Codatorta uscirono dallo studio e a grandi passi  raggiunsero l’atrio di quell’imponente fortezza.

-Ehi ragazzino, che succede?- chiese Riven al giovane quando questo gli sfrecciò al fianco, intento a seguire le due figure a passo di corsa.

-Un gruppo di fate di Alfea è ai cancelli. Chiedono aiuto- rispose Jared.

Riven si voltò a guardare Sky e Brandon che si trovavano con lui; successivamente anche loro si incamminarono velocemente verso l’entrata di Fonterossa.

Quando raggiunsero le porte principali della fortezza una ventina di fate, accompagnate dall’ispettrice Griselda, stavano varcando la soglia. Le giovani erano infreddolite ed avevano un aria stanca e terribilmente sconvolta. Ciò che avevano visto, ovvero il devasto della loro scuola causato dall’assedio dei non morti, le aveva profondamente turbate.

-Griselda!- esclamò Saladin avvicinandosi alla donna -Che cosa è accaduto?- continuò poi guardando il gruppetto di ragazze impaurite.

-Purtroppo siamo qui per chiedere il tuo aiuto!- disse l’ispettrice -Questa sera Alfea è stata attaccata con conseguenze terribili. Queste sono le poche studentesse che sono riuscita a portare in salvo. Molte altre ragazze, professori… Faragonda, sono rimasti prigionieri delle nostre stesse mura. È dichiarato lo stato d’assedio-

Saladin e Codatorta rimasero senza parole mentre dal folto gruppo di specialisti, che si era affrettato a raggiungere l’entrata, si innalzò un vociare incredulo.

-I non morti… loro sono tornati- continuò poi Griselda con un espressione cupa.

-Cosa sono i non morti?- si intromise Sky, che però non ricevette alcuna risposta.

-Sarete nostri ospiti. Le nostre mura saranno la vostra casa fino a quando non libereremo Alfea e rispediremo quegli spettri da dove sono venuti!- si affrettò a chiarire Saladin.

-Ti ringrazio- rispose la donna accennando un fievole sorriso. Il suo volto era preoccupato e il suo cuore si torturava per la sorte di coloro che erano rimasti intrappolati nella scuola per fate.

Un gruppo di specialisti aiutò le ragazze. Alcune vennero accompagnate in infermeria in quanto erano sotto shock e necessitavano di cure. Altre, invece, vennero condotte nella grande sala comune dove i giovani solitamente si riunivano per mangiare; a queste vennero offerte delle tisane con erbe calmanti.

Helia e Timmy, che vedendo il trambusto si erano affrettati anch’essi a raggiungere l’entrata, si avvicinarono al gruppetto di professori insieme a Sky, Brandon e Riven.

-Dove sono loro?- chiese il nipote di Saladin a Griselda, senza alcun bisogno di specificare a quali giovani stesse facendo riferimento.

-L’ultima volta che le ho viste stavano coraggiosamente combattendo al fianco di Faragonda- rispose la donna -Mi spiace…-

Timmy sbiancò; Helia si portò le mani al viso e se lo coprì; Brandon e Sky strinsero i denti mentre Riven si voltò e picchiò il pugno contro la parete, lasciandosi poi sfuggire un lamento rabbioso.

Su ognuno dei loro visi comparvero disperazione e paura anche se per loro la minaccia citata aveva ancora un volto sconosciuto.

-Allora volete dirci chi sono questi non morti?- chiese Riven, dopo essersi ricomposto, riproponendo quindi la domanda che qualche istante prima aveva posto Sky.
Saladin fece un profondo respiro, guardò negli occhi i cinque giovani e poi parlò: -Venite nel mio ufficio, avremo modo di spiegarvi ogni cosa-



-Si può sapere con cosa abbiamo a che fare? Chi ha assediato Alfea?- domandò Sky ai tre professori, non appena raggiunsero l’ufficio del preside.

-Fantasmi- esclamò Saladin -Spiriti che durante il corso della loro vita si sono macchiati di atti orribili e che per questo sono stati severamente puniti-

-Vivono ma non sono vivi- aggiunse Griselda.

-Non sentono nulla tuttavia non sono nemmeno morti- terminò Codatorta.

-Ma che razza di creature sono quindi?- chiese Brandon, che in quel momento non riusciva a capire le parole di nessuna delle tre figure che stavano davanti a lui e agli altri specialisti. Quei tre non gli erano mai sembrati tanto criptici prima d’allora.

-Li chiamano non morti. La loro punizione è appunto questa- continuò Saladin.

-Quella di vivere per metà come vivi e per metà come morti…- disse Timmy.

-Esattamente giovanotto- commentò l’ispettrice, mentre scrutava il ragazzo da sopra la montatura dei suoi occhiali.

-Per molti anni sono rimasti relegati ai confini della Dimensione Magica. Adesso qualcuno deve averli richiamati. Qualcuno che deve aver offerto loro qualcosa di estremamente importante perché altrimenti non si sarebbero scomodati tanto. I non morti non si mischiano con le questioni dei vivi- raccontò Saladin.

-Cosa succederà alle fate rimaste prigioniere ad Alfea?- chiese Helia.

Griselda sospirò e abbassò il capo, poi parlò: -I non morti si nutrono dell’energia positiva delle persone, svuotandole e lasciandole come dei contenitori pieni di tristezza e solitudine-

-Ma è spaventoso!- esclamò Timmy mentre il suo pensiero andava a Tecna. Non le aveva mai detto di provare dei sentimenti per lei e adesso lo rimpiangeva. Lei era esattamente la persona che voleva al suo fianco e non poteva pensare di perderla in quel modo tanto orribile.

-Dobbiamo intervenire!- disse Riven, che era già pronto per partire alla volta di Alfea.

-È troppo rischioso!- obbiettò Codatorta.

-Cosa? Non esiste!- Sky avrebbe fatto qualsiasi cosa per portare in salvo Bloom da quel calvario. Non avrebbe mai lasciato che rimanesse chiusa lì. Anche gli altri specialisti erano del suo stesso parere.

-Quando i non morti si nutrono di questa energia acquistano molta più forza- spiegò Saladin, che poi continuò: -Mi dispiace ma in questo momento non siamo preparati per tener testa a una minaccia di questo genere e l’ultima cosa che farò sarà mandare voi e i vostri compagni a combattere una battaglia persa in partenza-

-E quindi? Cosa facciamo? Rimaniamo qui senza far niente?- domandò Brandon, adirato.

-Magari aspettando che attacchino pure noi?- continuò Riven, con il medesimo tono dell’amico e una punta di sarcasmo.

-Ragazzi, calmatevi!- disse allora Saladin che poi attese un momento prima di proseguire con il suo discorso -Non ce ne staremo qui senza fare nulla, questo voglio che sia chiaro. Non permetterei mai un atto di tale codardia. Sto tuttavia dicendo che prima di partire allo sbaraglio occorre organizzarsi e prepararsi coi giusti mezzi! Questo riuscite a capirlo?-

-Si nonno…- esclamò allora Helia con una nota di disappunto nella voce, anche se in cuor suo sapeva che l’uomo, più anziano nonché più saggio di lui, aveva perfettamente ragione.

Sky, Brandon, Riven e Timmy annuirono anche loro dopo qualche secondo di silenzio.

-Non abbattetevi, porteremo in salvo le vostre fate e anche tutte le altre ragazze di Alfea. Questa è una promessa!- disse Saladin, cercando di trasmettere ai suo studenti tutta la fiducia di cui necessitavano.

-Venite ragazzi, faremo due ore di allenamento con i draghi e prepareremo un piano di rafforzamento della sorveglianza di Fonterossa, per evitare ogni genere di sorpresa- esclamò Codatorta, portando poi con sé i cinque specialisti.

Non appena l’insegnante e i ragazzi uscirono dall’ufficio Griselda e Saladin approfittarono di essere rimasti soli per discutere anche il problema riguardante la Griffin.

-Faragonda ha messo in dubbio la sua lealtà- disse la donna.

-Lo so…- rispose Saladin.

-Io non so che pensare, in questo momento la situazione è davvero… difficile. Abbiamo puntato tutti gli occhi su Torrenuvola, credendo che sarebbe stata attaccata e mentre la nostra attenzione era rivolta altrove non ci siamo accorti del disastro che stava avvenendo sotto i nostri occhi!- Griselda continuava a tormentarsi per la sorte di Alfea, di Faragonda e delle studentesse rimaste intrappolate lì.

-In passato la Dimensione Magica ha già subito l’attacco dei non morti. Li cacceremo esattamente come abbiamo fatto la volta scorsa- esclamò il preside di Fonterossa.

-Questa volta sarà meglio distruggerli, ed assicurarci che non possano più tornare indietro!- precisò Griselda mentre il suo sguardo si riempiva di determinazione.

***


Le Winx erano in cammino da ormai qualche ora e la luce del sole iniziava pian piano ad indebolirsi, lasciando spazio all’oscurità della notte. Nel momento della loro partenza non si erano soffermate molto a pensare quanto tempo avrebbero potuto impiegare per raggiungere Le Grandi Montagne della Dimensione Magica.

-Tecna, esattamente quanto manca?- si lamentò Stella.

-Due chilometri in meno rispetto all’ultima volta che me lo hai chiesto e cinque rispetto alla volta prima ancora- rispose la fata della tecnologia in modo distratto; la sua attenzione era completamente rivolta alla mappa che il suo dispositivo elettronico le mostrava.

-Stella stai buona- le disse dolcemente Bloom, mentre le appoggiava una mano sulla spalla al fine di infonderle un po’ di pazienza.

-No, sono stufa!- sbottò però la fata -Camminiamo ormai da ore. Il sole sta tramontando e noi siamo qui: affamate, infreddolite e stanche! Non sappiamo quale sia il percorso con esattezza, non sappiamo chi sia questa strega che andiamo cercando e in che modo possa esserci d’aiuto, ma soprattutto non abbiamo alcuna idea di ciò che è accaduto a Faragonda, ai professori e a tutte le nostre compagne!- Stella aprì il suo libro di emozioni. Era palesemente a pezzi, d’altronde come tutte le sue compagne che quindi non se la sentirono di biasimarla per le sue lamentele.

Avevano assistito alla sconfitta della loro scuola senza tuttavia poter far nulla. Avevano sentito le grida orribili delle loro compagne placarsi di colpo. Quelle urla rimbombavano ancora forti e chiare nelle loro menti, così come il silenzio dell’istante successivo. Un silenzio quasi assordante.

Bloom da buona amica qual’era abbracciò la fata.

-Forza Stella, sono certa che Tecna ci sorprenderà coi suoi assurdi marchingegni!- esclamò Musa, sorridendo dolcemente alla principessa di Solaria. Stella, con quelle poche attenzioni, in un attimo si rasserenò. Sapeva che anche se Musa le sorrideva non stava per niente bene, era preoccupata e stanca almeno quanto lei. Tuttavia se tra di loro riuscivano ancora a tirarsi su di morale stava a significare che così male non andava.

-Ragazze credo che ci siamo!- annunciò Tecna improvvisamente.

-Sicura?- domandò Aisha guardandosi attorno. Se in quel luogo doveva viverci una strega avrebbero dovuto trovare una casa, un riparo o qualcosa di simile invece guardandosi attorno le fate non vedevano niente più che alberi.

-Il territorio indicatoci da Faragonda è questo. Mi spiace, più di così temo di non poter fare… la superficie è piuttosto vasta, si estende per chilometri… direi di cominciare ad aprire gli occhi. Lei deve trovarsi qui…- esclamò Tecna.

-Qui da qualche parte…- precisò poi Musa.

Le sei Winx si rimisero in marcia alla ricerca della strega che le avrebbe potute aiutare ma che tuttavia pareva non aver lasciato nessun genere di traccia di sé.

Per le ragazze quella si stava dimostrando una prova davvero difficile e nei loro cuori batteva forte la speranza di trovare presto questa Minerva.

Quando avevano aperto gli occhi quella mattina sarebbero state pronte a scommettere che niente le avrebbe ostacolate. Il sole pareva essere così caldo, avvolgente ed estremamente familiare. Quel sole ora si era nascosto dietro alle montagne e aveva lasciato spazio alla notte scura ed incredibilmente tetra.

Una notte che purtroppo era destinata a portare solo guai a quelle sei giovani.







Note dell'autrice: Buona sera popolo di EFP!!! Ecco qui il capitolo numero 20!! :) Piaciuto? Il prossimo sarà, se non interamente quasi, dedicato alle Winx... Vedremo cosa riusciranno a scoprire! :)
La scorsa settimana ho pubblicato una OS intitolata "So Cold"... se avete tempo mi farebbe piacere se passaste a leggerla :)
Grazie mille a tutte le persone che seguono la storia! Auguro un grosso in bocca al lupo a tutti quelli che in questo periodo sono sotto esami!!! Spero davvero di sentirvi in tanti! :) A presto!!
Ehris :)

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Capitolo 21
*** Minerva ***


Capitolo 21 – Minerva

 

Ama la verità ma perdona l’errore
Voltaire


Il sole era definitivamente tramontato e aveva lasciato spazio alla notte; una notte oscura ed incredibilmente gelida: infatti, benché fosse maggio inoltrato, l’aria era decisamente fredda.

Le Winx erano in cammino ormai da ore ed iniziavano a sentirsi parecchio affaticate. Ogni passo era diventato uno sforzo; inoltre il buio non facilitava né il percorso, già difficoltoso di suo, né le ricerche di questa Minerva. Di lei sapevano soltanto una cosa: era una strega.

-Ragazze, forse ci conviene accamparci per qualche ora e riposare- esclamò Aisha.

-Non è una cattiva idea. Si è fatto troppo buio per proseguire… rischiamo di perdere qualche traccia importante- disse Flora, appoggiando l’idea dell’amica.

Le giovani allora trovarono un piccolo rifugio naturale fra alcuni alberi che costeggiavano il sentiero; si sdraiarono una al fianco dell’altra e presto, complici le comode braccia di Morfeo, caddero in un sonno che però fu tutt’altro che sereno e rigeneratore. Dormirono disturbate dagli incubi tutta la notte e non appena iniziò ad albeggiare approfittarono della fievole luce per alzarsi e riprendere il loro cammino.

Non si sentivano per nulla bene: avevano freddo, fame e un cattivo presentimento si era insinuato nei loro animi, giù, nel profondo. Avevano come la sensazione che qualcosa di brutto sarebbe accaduto di lì a pochi istanti.

-Tecna tutto bene?- Chiese Flora alla fata della tecnologia, che era improvvisamente sbiancata.

-Io…- balbettò la giovane, sollevando il capo e osservando le sue amiche -Non funziona più- sussurrò poi la ragazza mentre alzava la mano che teneva stretta il dispositivo tecnologico che soltanto qualche ora prima le aveva condotte in quel posto: le Grandi Montagne della Dimensione Magica.

-Ne sei sicura?- domandò Stella in modo del tutto retorico.

-Fa niente!- intervenì allora Bloom, prima che il panico potesse divagare fra loro.

-Già, ieri abbiamo  stabilito che avremmo continuato a percorrere questo sentiero e così faremo!- esclamò Musa che aveva intuito l’intenzione della custode della fiamma del drago. L’ultima cosa che serviva era un’isteria di massa, in quanto non le avrebbe condotte da nessuna parte.

-Va bene dai!- disse allora Aisha -Mettiamoci in marcia e troviamo Minerva! Per Alfea!- continuò poi sorridendo.

Quella era la potenza del gruppo delle Winx: la forza che riuscivano a trovare e a conquistare, con il semplice sorriso di una di loro.


Esattamente come il giorno prima le fate si rimisero silenziosamente in cammino.

Improvvisamente però, dal cielo grigio, iniziarono a scendere i primi fiocchi di neve.

-Come è possibile? Neve a maggio?- chiese Stella, alzando il capo.

-Sono i non morti…- esclamò Tecna -Ricordate il freddo ad Alfea prima che vi fosse l’attacco? Credo che stiano guadagnando terreno- spiegò la fata della tecnologia.

-Ci conviene accelerare!- disse allora Musa; l’ultima cosa che desiderava era incontrare ancora quelle creature spaventose.

Passarono forse una decina di minuti che Aisha si arrestò:

-Ragazze, guardate!- esclamò la fata puntando poi il dito dritto davanti a lei.

-Cosa c’è lì per terra?- chiese allora Bloom che, come le altre, aveva aguzzato la vista per vedere meglio.

Insieme, le ragazze, avanzarono ancora quel tanto che fu necessario per permettere di identificare ciò che c’era al suolo, sul primo lieve strato di neve.

Rimasero paralizzate e senza parole: una donna, sdraiata in una pozza di sangue; il suo sangue. Tremava, in preda a forti spasmi causati dal dolore, respirava a fatica e intorno a lei non c’era niente che permettesse alle sei fate di comprendere ciò che era accaduto a quella poverina.

Flora, dopo essere rimasta ferma ad osservare la donna sofferente per qualche secondo, si risvegliò dallo stato di trance in cui era caduta e si affrettò a prestarle il primo soccorso. Anche le altre le si avvicinarono per aiutarla.

-Cosa è successo?- domandò Bloom alla donna, che si limitò a fissarla con occhi  pieni di lacrime. Il dolore era tale da farle morire  in bocca qualsiasi parola.

Musa toccava quel corpo sconosciuto e sempre più freddo, ricoperto di sangue, per cercare di capire dove fosse l’origine della ferita che stava causando quell’immensa pozza rossa, in contrasto con la bianca e soffice neve.

Le ragazze erano tutte attorno alla donna e cercavano di aiutarla in ogni modo ma senza risultato alcuno: le sue condizioni erano ormai troppo disastrate per poter fare qualcosa… qualsiasi cosa.

Ad un tratto la donna fece un respiro e poi, lasciando le fate di stucco, parlò: -Lei… lei ha tradito!-

-Lei? Chi è lei?- domandò immediatamente Aisha.

-Lei… ha rubato la gemma verde… Lei ha tradito…- esclamò la donna con molta fatica. L’istante successivo, poi, iniziò a sputare sangue.

-Oh mio dio! Oh mio dio!- gridò Stella con le mani che le tremavano per l’orribile scena a cui stava assistendo e che secondo dopo secondo la turbava sempre più. Con l’aiuto di Flora, la fata di Solaria, cercò di sollevare delicatamente il capo della donna per evitare che si strozzasse.

Fu un attimo che tuttavia alle Winx parve durare anche troppo. I lamenti soffocati di quel corpo steso davanti a loro erano un suono insopportabile alle orecchie delle giovani. Ad un tratto, però, tutto si placò e la poverina spirò, fra le loro braccia.

-Minerva… no…- esclamò Stella, istintivamente, iniziando poi a piangere silenziosamente.

Tecna, Flora e Musa rimasero con la testa china ad osservare il corpo della donna ormai privo di vita.

Quella era stata in assoluto l’esperienza più spiacevole della loro vita. Non avevano mai visto tanta sofferenza. Mai prima d’ora si erano ritrovate a pregare affinché una vita umana si spezzasse ma quella volta l’atrocità di quella situazione le aveva portate a sperare che tutto finisse presto, perché il dolore era di un livello insopportabile.

-Non posso crederci...- esclamò Bloom -Questa donna era la nostra unica speranza!- gli occhi della fata si velarono di lacrime: come era possibile avere tanta sfortuna? Da quando avevano lasciato Alfea niente era andato per il verso giusto… proprio niente.

-Cosa facciamo adesso?- Chiese Flora in un sussurro.

-Io voglio tornare a Fonterossa- disse Stella -Non voglio più stare qui, vi prego, andiamo via!- supplicò la fata di Solaria. La giovane era a pezzi, aveva bisogno di Brandon, di sentirsi dire che tutto sarebbe andato per il meglio. Soltanto così avrebbe trovato di nuovo un po’ di positività e la forza di combattere il male.

-Si, nemmeno io voglio più stare qui!- esclamò Musa, che come Stella aveva l’impellente bisogno di farsi abbracciare da Riven.

-Ragazze ma lei?- domandò allora Flora, indicando il corpo devastato della donna steso davanti a loro.

-Non possiamo lasciarla qui così- disse Bloom.

-No, avete ragione…- aggiunse Musa.

-Potremmo seppellirla…- propose Stella con la voce rotta dai singhiozzi del pianto e le altre annuirono con la testa.

Trascorse un bel momento prima che le fate si alzarono ed iniziarono a scavare una buca per dare a quella donna una degna sepoltura. Lavorarono nel silenzio più assoluto e quando finirono Flora abbellì quel mucchietto di terra con una composizione floreale molto delicata.

Le ragazze, in cerchio, si guardarono l’un l’altra; erano sporche di terra e di sangue; i loro visi erano mesti, sconfortati ed avviliti. L’unica cosa che le risollevò fu l’idea di tornare finalmente verso Fonterossa, dove c’erano gli specialisti e Griselda, la loro ispettrice brontolona. Lì si sarebbero forse sentite meglio e sarebbero riuscite a scacciare almeno un po’ di quel senso di tristezza e solitudine dai loro cuori affranti.

***


Gli specialisti erano seduti nella grande mensa di Fonterossa, intenti a sorseggiare una tazza di caffè dopo la lunga notte passata a fare guardia. Aspettavano con impazienza di essere convocati nell’ufficio di Saladin. Speravano che la notte appena trascorsa avesse portato consiglio al preside della scuola per maghi. Non sopportavano l’idea di non poter fare nulla per le Winx.

Improvvisamente una fata di Alfea, dai capelli castani e gli occhi azzurri, si avvicinò al tavolo dei giovani ed attirò l’attenzione di Helia.

-Tu sei il ragazzo di Flora?- chiese timidamente la ragazza, lasciando il nipote del preside quasi senza parole.

-Si…- rispose lui.

-Se sono qui, al sicuro, lo devo solo a Flora- continuò poi la giovane -Ero terrorizzata, regnava il caos e non sapevo cosa fare. Poi l’ho incontrata, insieme alle sue amiche, sul retro della scuola… lei mi ha detto che Griselda stava radunando le studentesse, mi ha detto di raggiungerla perché ci avrebbe portate in salvo e poi mi ha anche indicato dove trovarla. Ripeto: se sono qui lo devo solo a lei!- concluse la fata, che nel frattempo aveva iniziato a piangere.

-Come sarebbe a dire che l’hai incontrata insieme alle sue amiche sul retro dalla scuola?- chiese allora Riven.

La fata guardò lo specialista dai capelli magenta con espressione interrogativa. Non capiva il senso di quella domanda.

-Loro non erano coi professori a combattere i non morti?- domandò quindi Sky, che a differenza della fata aveva capito fin troppo bene il quesito posto dall’amico.

-No- rispose la ragazza -Non in quel momento… le ho viste allontanarsi dalla scuola ma non saprei dire cosa stessero facendo…-

-Le hai viste allontanarsi?- domandò Helia -E dove sono andate?-

-Non lo so, mi dispiace. Io… io ho un vuoto, non ricordo molto. Non saprei…- cercò di giustificarsi la ragazza che si era sentita bombardata di domande e che in nessun modo voleva ripensare a quell’orribile situazione. La giovane fata approfittò del breve istante in cui i ragazzi sembravano assorti nei loro pensieri, per allontanarsi velocemente dal tavolo.

-Questo vuol dire che loro non sono ad Alfea!- esclamò Timmy con gli occhi accesi di speranza: se loro non erano rimaste prigioniere della scuola allora non avevano subito l’attacco dei non morti.

-Già peccato che non siano nemmeno qua!- asserì Brandon.

-Se non sono ad Alfea e non sono qua allora dove si trovano?- chiese quindi Sky.

Gli specialisti si guardarono fra loro. Che cosa avrebbero dovuto pensare?

***


Le fate comminavano nella neve che aveva iniziato a scendere con insistenza, quando improvvisamente Stella cadde a terra, ormai priva di forze. La sua energia si stava esaurendo e quel tempo non l’aiutava di certo: era abituata al caldo e al sole.

-Stella!- urlò Bloom, che si trovava un paio di passi dietro all’amica -Stella! Apri gli occhi, ti prego!- la custode della fiamma del drago, inginocchiata nella neve, scuoteva la giovane nella speranza di farla rinvenire, mentre Tecna, Musa, Aisha e Flora raggiungevano le due amiche

Il corpo di Stella era congelato. e ben presto anche le altre giovani iniziarono a tremare, sedute nella neve.

-Forza ragazze, non dovremmo essere più così lontane no?- chiese Musa, guardando principalmente Tecna.

-No non credo… è qualche ora che stiamo camminando oramai- rispose l’amica.

-Allora forza e coraggio!- disse Bloom alzandosi in piedi e caricandosi Stella in spalla. Lentamente si rimise in cammino dietro alle altre Winx.

Marciarono ancora a lungo, forse per un'ora o forse per due, ma ad un certo punto Tecna, che faceva strada, si fermò di colpo e i suoi occhi si illuminarono. Non poteva credere allo spettacolo che aveva davanti: Fonterossa in tutto il suo splendore!

-Ragazze, guardate!- esclamò la fata della tecnologia. Il suo ottimo senso dell’orientamento non l’aveva tradita, anzi, era finalmente riuscito a condurla in salvo insieme alle sue amiche

-Non posso crederci!- disse Stella, che nel frattempo era rinvenuta e che ora camminava anche se saldamente sostenuta da Bloom e Flora.

***


Gli specialisti avevano parlato con tutte le fate presenti a Fonterossa, portate in salvo da Griselda: nessun’altra ragazza aveva visto le Winx allontanarsi dalla scuola ma ormai erano certi che non si trovassero ad Alfea perciò erano determinati ad andare a cercarle.

A passo di corsa raggiunsero l’ufficio del preside Saladin ma quando questo li invitò ad entrare i giovani si accorsero che non era da solo: infatti insieme a lui c’erano Codatorta, Griselda e una donna, accomodata su una sedia davanti alla scrivania, che dava loro la schiena e che quindi non poterono vedere subito in faccia.

-Prego ragazzi, entrate- disse Saladin ai cinque specialisti, in piedi sulla soglia della stanza -C’è una persona che vorrei presentarvi!- continuò poi l’anziano e a quelle parole la sconosciuta si alzò e mostrò il suo volto.

I giovani rimasero letteralmente a bocca aperta: era alta, magra e possedeva il fascino tipico delle streghe. Aveva gli occhi pesantemente truccati di un viola molto scuro. Il suo abito era lungo fino alle caviglie dello stesso colore del vino e i capelli erano perfettamente raccolti in uno chignon. Quella donna era incredibilmente somigliante alla preside Griffin tanto che sarebbero stati pronti a scommettere che era sua sorella

-Buongirno il mio nome è Minerva- si presentò freddamente la donna, dopo aver osservato per un breve istante i cinque ragazzi con sguardo penetrante.






Note d'autrice: Buonasera popolo di EFP! Tutto bene? È tempo di carnevale e di festa :D ecco qui un nuovo capitolo.... che ve ne pare? Forse in alcuni punti un po' noioso e ripetitivo (ste pore Winx stanche ed avvilite...)... Ad ogni modo spero che il finale vi abbia messo un po' di curiosità di vedere come andrà avanti! Vedremo come reagiranno le Winx quando si accorgeranno che la donna che hanno seppellito in realtà non è Minerva :) e vedremo anche di inquadrare finalmente questa donna!!
Grazie di cuore a tutti i recensori, è sempre bello entrare nel sito e trovare un nuovo commento ad un capitolo appena scritto!
Grazie anche a tutti coloro che con pazienza stanno seguendo questa mia storia :)
Un bacione e a presto!
Ehris

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Capitolo 22
*** Un faccia a faccia agghiacciante ***


Capitolo 22 – Un faccia a faccia agghiacciante

Il volto è lo specchio della mente, e gli occhi senza parlare confessano i segreti del cuore.
San Girolamo


 

-Piacere, il mio nome è Minerva- esclamò la donna, ora in piedi davanti ai cinque specialisti che si inchinarono leggermente in segno di rispetto. Lo sguardo della strega era freddo e penetrante ed i suoi occhi osservavano i giovani con una punta di curiosità del tutto impercettibile.

-Minerva è la sorella della preside Griffin- si affrettò a spiegare Saladin, dissipando così ogni sorta di dubbio balenato nelle menti dei ragazzi di Fonterossa. 

-Ho saputo della scomparsa di mia sorella e al contempo dell’attacco ad Alfea da parte dei non morti così mi sono diretta qui- disse la donna.

-Purtroppo i sospetti che soltanto qualche ora fa aveva formulato Faragonda sono stati confermati- esclamò Griselda con tono grave.

-Ovvero?- chiese allora Sky, spostando i suoi occhi azzurri dalla figura di Minerva a quella dell’ispettrice di Alfea.

-Mia sorella si è alleata ai non morti, esattamente come aveva già fatto in passato!- rispose la strega -Solitamente si tende ad imparare dai propri errori ma nel suo caso è evidente che le lezioni passate non le siano servite a nulla- continuò poi la donna, con un timbro di voce che sapeva di disprezo.

Gli specialisti compresero subito che tra le due consanguinee non doveva esserci chissà quale unione, tuttavia rimasero basiti da quelle parole tanto amare. I ragazzi avevano avuto modo di conoscere la Griffin; il suo era un nome di rilievo, il suo era uno dei nomi che veniva collegato alla compagnia della luce, per loro era dunque assurdo pensare alla preside di Torrenuvola come ad un’alleata del male nonché ad un nemico da combattere.

-Nonno- disse Helia -Odio dover interrompere il tuo colloquio ma noi saremmo venuti qui per un’altra questione, sarebbe quindi nostro desiderio poter parlare
con te- continuò il giovane e il preside lo guardò con interesse, incitandolo ad andare avanti.

Helia fece per riprendere il suo discorso ma qualcuno bussò furiosamente alla porta: era Jared, lo stesso specialista che il giorno prima aveva comunicato l’arrivo di Griselda e delle fate a Fonterossa.

-Ci sono delle ragazze che stanno camminando verso i nostri cancelli! Non vorrei sbagliare ma credo si tratti delle Winx!- esclamò il giovane tutto d’un fiato, fiero di poter comunicare quella splendida notizia.

Sky, Brandon, Riven, Helia e Timmy si scambiarono un’occhiata e poi, senza aspettare il permesso di essere congedati, iniziarono a correre verso l’entrata principale della scuola. Anche Griselda uscì velocemente dall’ufficio di Saladin, con il cuore colmo di speranza.

-Ti prego Minerva di scusarci- disse il preside alla sua ospite -Avremo modo più tardi di finire di aggiornarci- e con queste parole anche l’uomo lasciò la sua stanza, seguito da Codatorta.


Quando gli specialisti raggiunsero i cancelli i loro cuori si fermarono: le Winx stavano camminando verso di loro. Erano sporche, tremanti, a pezzi. Stella a fatica si teneva in piedi perciò Brandon si affrettò a raggiungerla.

-La prendo io- disse il ragazzo a Bloom e Flora. Con un agile gesto prese la giovane fra le braccia e questa, non appena percepì il contatto con il corpo del suo fidanzato, chiuse gli occhi, trovando finalmente un briciolo di pace.

-Ciccino…- sussurrò la fata di Solaria con un filo di voce.

-Sono qui amore mio- rispose semplicemente lui placando i tormenti di entrambi, che avevano vissuto le ultime ore in agonia.

Sky, Helia, Riven e Timmy rimasero del tutto ammutoliti ad osservare la scena e le loro ragazze, poi, da dietro il gruppetto, sbucò la figura di Griselda; la donna corse incontro alle fate e le abbracciò con un entusiasmo che per le Winx si rivelò del tutto nuovo.

-Oh ragazze, vedervi qui, sane e salve mi… mi risolleva e non potete immaginare quanto!- esclamò l’ispettrice che spasmodicamente osservava le sue allieve, una per una, mentre con una mano sfiorava delicatamente i loro volti. Le ragazze sorrisero per quell’accoglienza tanto calorosa. Il supplizio provato nelle ultime ore era come svanito ed era bastato mettere piede nel territorio di Fonterossa per riprovare la piacevole sensazione di sentirsi a casa.
Gli specialisti, dopo aver permesso a Griselda di salutare le sue allieve, raggiunsero le fate, le quali poterono finalmente riabbracciare i loro fidanzati.

-Sky, mi sei mancato!- disse Bloom al principe di Eraklyon che in tutta risposta strinse dolcemente a sé la sua amata.

-Tecna, ero così in pensiero per te…- balbettò Timmy, risistemandosi in un gesto quasi automatico gli occhiali. Il giovane nel momento in cui aveva creduto di aver perso la fata si era sentito uno schifo per non essersi mai dichiarato a lei, ma ora che ce l’aveva davanti sentiva il coraggio venirgli meno. A Tecna, tuttavia, bastò il suo sguardo per comprendere quanto lui tenesse realmente a lei così, senza alcun timore, si avvicinò e lo abbracciò. Timmy era incredulo ma al settimo cielo e ricambiare quell’abbraccio gli venne assolutamente spontaneo.

-Helia!- esclamò Flora andando poi ad accoccolarsi fra le accoglienti braccia del giovane.

Musa invece non disse nulla; come i suoi occhi incrociarono lo sguardo duro di Riven si riempirono di lacrime. Si chiedeva per quale ragione lo specialista non le avesse ancora sorriso o detto nulla, cosa che al contrario gli altri ragazzi avevano fatto con le sue amiche. Lei non sapeva che in realtà lui non era arrabbiato ma che semplicemente la stava scrutando con particolare attenzione per cercare di capire se stava bene, visto il sangue che aveva su gran parte dei suoi vestiti.

-Vieni qui!- le disse, però, dopo quell’istante di silenzio e lei non se lo fece ripetere due volte; con un balzo si lanciò fra le sue braccia e lui l’avvolse in un caloroso abbraccio -Tutto questo sangue Musa…- bisbigliò lui vicino all’orecchio della giovane, di modo che soltanto lei potesse udire le sue parole.

-Non è il mio- rispose lei, tranquillizzando immediatamente lo specialista. Il contatto con Riven fece comprendere a Musa quanto sentisse freddo e quanto desiderasse potersi sdraiare da qualche parte al caldo e magari riposare tranquillamente per qualche ora.

Saladin, nel frattempo, aveva raggiunto anche lui i cancelli e, cosciente del tormento provato dagli specialisti per la sorte delle loro fate, diede ai suoi allievi alcuni minuti per salutare le giovani.

-Benvenute a Fonterossa- le accolse poi l’uomo con un sorriso.

-Ragazze, ma dove siete state, si può sapere? Vi credevamo prigioniere dei non morti- esclamò Griselda con un tono fra il rimprovero e l'immensa preoccupazione.

-Avrete certamente il tempo di raccontarci tutto quanto ma prima fatevi accompagnare in infermeria dai ragazzi. Verrete medicate, vi verranno dati abiti puliti e un pasto caldo- disse Saladin, facendo successivamente un cenno ai cinque giovani, segno di portare via le ragazze.

Non appena le fate misero piede nella fortezza di Fonterossa parte del senso di solitudine provato svanì.

Le ragazze si sentirono tuttavia parecchio imbarazzate quando si ritrovarono a dover percorrere il corridoio principale sotto gli occhi curiosi di tutti gli specialisti della scuola, accorsi all’entrata per vedere cosa stava accadendo.

Brandon faceva strada, tenendo Stella stretta fra le braccia, mentre Riven, Musa e Aisha erano in fondo alla fila.

Improvvisamente Aisha notò una figura tra la folla e cessò di camminare.

-Musa! Guarda!- esclamò la principessa di Andros, trattenendo l’amica per un braccio, che quindi si voltò.

-Cosa c’è?- chiese la fata della musica.

-Guarda quella donna, la vedi?- disse Aisha indicando in modo discreto il punto in cui c’era la figura che aveva attirato la sua attenzione.

-Cosa? Ma… è identica alla Griffin!- asserì la giovane di Melody sbalordita.

-Ragazze perché vi siete fermate?- Domandò Riven alle due fate che, rimaste indietro, si erano automaticamente distanziate dal resto del gruppo.

-Riven chi è quella donna?- chiese allora Musa, approfittando della presenza del ragazzo.

-È la sorella della preside Griffin, è arrivata questa mattina- rispose lo specialista.

-Lasciami indovinare Riven, si chiama Minerva!- esclamò con tono retorico Aisha.

-Cosa stai dicendo Aisha?- domandò la fata della musica, che si era voltata a fissare l’amica con due occhi grandi pieni di interrogativi.

-Sì, ma tu come fai a saperlo?- disse invece il ragazzo.

-Pensaci Musa! Quando Faragonda ci ha detto di raggiungere le Grandi Montagne della Dimensione Magica ci ha pregate di cercare una strega di nome Minerva. Ricordi cosa ci ha detto esattamente?- esclamò allora Aisha cercando di risvegliare i ricordi dell’amica.

-Aspetta, aspetta, aspetta! Dove siete state?- si intromise Riven che tuttavia, ancora una volta, non ricevette alcuna risposta.

-"Ora non c’è tempo per ulteriori spiegazioni. Posso solo assicurarvi che quando troverete questa strega…"- iniziò a recitare sottovoce Musa che poi, ricordando il seguito, sgranò gli occhi -"…Saprete riconoscerla". Ma allora la donna che abbiamo soccorso chi era?- chiese di rimando la giovane.

-Non lo so… ma una cosa è certa… Non era Minerva- disse Aisha, tornando a guardare la donna, in piedi in mezzo alla folla.

In quell’istante la strega si accorse di essere osservata così posò il suo sguardo sulle due fate squadrandole da capo a piedi.

-Andiamo via!- esclamò Riven sottovoce, trascinando con sé le due fate, prima che queste potessero cacciarsi in qualche guaio.

-Ehi, come mai vi siete fermati?- domandò Sky non appena i tre si ricongiunsero al gruppo.

-Andiamo, credo che qualcuno debba fornirci delle spiegazioni in merito alle ultime ore- rispose Riven, svoltando in maniera decisa l’angolo e iniziando a percorrere il corridoio che li avrebbe condotti in infermeria.


Le sei fate vennero accolte da una donna di mezz’età, molto vivace ma allo stesso tempo estremamente discreta, dai capelli corti e grigi, non tanto alta e nemmeno particolarmente magra. Il suo nome era Edna e in passato era stata membro dell’esercito che aveva contribuito a combattere il male nella Dimensione Magica. Era decisamente poco femminile ma a Fonterossa si era guadagnata il rispetto di tutti.

Quando gli specialisti rimanevano feriti durante le esercitazioni di Codatorta potevano star tranquilli che Edna si sarebbe presa cura di loro, rimettendoli a nuovo in brevissimo tempo.
I ragazzi la vedevano come la loro ancora di salvezza perciò spesso, anzichè chiamarla per nome, erano soliti usare l'onorevole appellativo che col rispetto che meritava le avevano dato: la donna dei miracoli. 

Le attenzioni di Edna furono rivolte innanzitutto a Stella, che fra le sei fate era certamente quella che versava in condizioni peggiori. La fece sdraiare su un lettino e non appena appurò che non aveva nulla di grave e che le sarebbe bastato riposare per recuperare le forze si dedicò anche alle altre.

Notò il sangue sui vestiti delle fate, soprattutto su quelli di Musa, perciò si accertò che le ragazze non avessero ferite che potessero fare infezione. Edna non fece alcuna domanda in merito; intuì perfettamente che le giovani avrebbero preferito fornire spiegazioni sull’accaduto unicamente ai loro ragazzi quindi quando terminò la visita uscì silenziosamente dalla stanza lasciando al gruppetto la tranquillità necessaria per parlare.

-Ragazze allora ci volete dire dove siete state e cosa vi è successo?- domandò Riven, rompendo il ghiaccio.

Le Winx si scambiarono delle occhiate fugaci e poi Bloom, dopo un evidente sospiro, iniziò a raccontare.

-Eravamo appena tornate in camera, dopo un lungo colloquio con Faragonda in cui ci aveva raccontato della scomparsa della Griffin. Improvvisamente abbiamo sentito gridare e ci siamo accorte che la scuola stava subendo l’attacco di creature che poi ci sono state presentate come non morti- esclamò la custode della fiamma del drago.

-Saladin ci ha detto che si tratta di spettri, costretti a vivere tra la vita e la morte, per ripagare le spregevoli azioni di cui si sono macchiati durante la vita mortale- spiegò brevemente Sky alle fate.

-Abbiamo visto i professori combattere e così ci siamo uniti a loro- disse Tecna, che poi continuò -Faragonda ha detto a Griselda di radunare quante più fate possibili e di portarle qui a Fonterossa, al sicuro. Ci ha quindi pregate di prendere la strada per le Grandi Montagne della Dimensione Magica e di andare alla ricerca di una strega: Minerva. Avremmo dovuto raccontarle dell’assedio di Alfea- terminò la fata della tecnologia.

-Una strega che noi credevamo di aver trovato ma che in realtà non è così- disse Aisha, rivelando alle amiche e agli specialisti parte di una storia ancora sconosciuta.

-Che cosa?- chiese Flora, seguita dai cori di Bloom e Tecna.

In quel momento nell’infermeria entrarono Saladin, Codatorta e Griselda insieme a Minerva.

-Questa parte del racconto interessa anche a me- annunciò la strega con fare freddo ma allo stesso tempo curioso.

Nella stanza calò il silenzio e le fate, al di fuori di Musa e di Aisha che avevano già avuto modo di vedere la donna qualche istante prima nei corridoi, rimasero a bocca aperta per la sua notevole somiglianza con la preside Griffin.

-Allora?- esclamò Minerva, che pareva essere sempre più impaziente -Non credo di poter affermare di avervi mai viste in passato perciò ditemi, chi ha incrociato il vostro cammino?-

-Noi non lo sappiamo, non ci ha detto il suo nome- si giustificò Bloom che da subito trovò irritante l’atteggiamento della strega.

-Quindi non avendovi detto il nome avete dato per scontato che si trattasse di me…- replicò Minerva, quasi spazientita.

-Eravamo sulle sue tracce, stavamo cercando lei!- disse Flora, che si sentì accusata e anche un po’ ferita dalle parole della donna.

La strega osservò le fate con gli occhi ridotti a due fessure e con fare di sfida, poi bisbigliò qualcosa di incomprensibile ed infine fece apparire l’immagine di una donna. Una donna che le Winx riconobbero all’istante: era la donna che avevano soccorso fra le Grandi Montagne della Dimensione Magica. La stessa donna che avevano seppellito credendo fosse Minerva.

Stella sbiancò mentre Flora trattenne rumorosamente il respiro.

-Dalle vostre espressioni direi che sia questa la strega che avete incontrato!- asserì pertanto Minerva.

-Come lo sa?- domandò Bloom che respinse le lacrime con tutta la forza in suo possesso; ripensare a lei e a come era spirata fra le loro braccia, fra mille sofferenze, le lacerò il cuore, di nuovo.

-Il sangue sui vostri vestiti- rispose semplicemente la donna.

Musa abbassò lo sguardo e si mise a fissare i suoi jeans, mentre i flashback di quell’assurda situazione presero prepotentemente possesso della sua mente.

-Che n’è stato di lei?- domandò Minerva, avvicinandosi alla fata della musica che alzò lo sguardo e si ritrovò gli occhi della strega a pochi centimetri dai suoi.

-È morta- intervenì Aisha, vedendo l'amica in seria difficoltà.

-Vi ha detto qualcosa? Avete avuto modo di parlare con lei?- domandò Minerva che pareva essere tutt’altro che tranquilla.

A quella domanda la stanza calò nuovamente nel silenzio.

“Lei ha tradito…”. Le parole della donna risuonarono forti e chiari nella mente di ognuna delle fate.

-Allora?- gridò la strega che ormai era evidente che non riusciva più a contenere la sua rabbia.

-Minerva, forse dovremmo dare alle ragazze la possibilità di riposarsi, sono distrutte- intervenì duramente Griselda, che non stava per nulla apprezzando l’atteggiamento ostile della donna nei confronti delle sue allieve.

-No!- esclamò ad un tratto Musa lasciando tutti basiti -No, lei non ha detto nulla. Noi l’abbiamo trovata già morta- disse poi, mentendo, con uno sguardo determinato e carico di sfida puntato sulla donna che, fino a quel momento, non aveva fatto altro che trattarle male.

La strega fissò Musa per un lungo istante e la fata sentì il sangue raggelarsi nelle vene. Aveva paura. Temeva che la sua menzogna potesse venire a galla e in quell’istante si chiese come mai le fosse venuto tanto naturale raccontare una bugia. Anche le altre fate rimasero sull’attenti.

Minerva improvvisamente però si voltò verso i professori.

-Me la pagherà cara. Giuro che stavolta mia sorella me la pagherà cara per ciò che ha fatto a nostra cugina!- esclamò la donna a denti stretti, che poi uscì dalla stanza come una furia, sbattendo la porta.






Note dell'autrice: buonasera popolo di EFP! Eccomi qui con un nuovo aggiornamento! :) Dal prossimo capitolo si entrerà nell'action.
Minerva... che ve ne pare come personaggio? Sono proprio curiosa di conoscere le vostre opinioni in merito a questa figura parecchio ambigua! ;)
Bhe ora vi lascio, nella speranza che siate in molti a recensire :)
Un bacione e buona serata
Ehris

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Capitolo 23
*** Nuovi sospetti ***


Capitolo 23 – Nuovi sospetti

Avere dei sospetti può non essere un difetto, ma è un grave difetto mostrarlo
Milt Barber


 

Non appena la porta si chiuse alle spalle di Minerva le sei fate tirarono un evidente sospiro di sollievo.

-Sua cugina?- esclamò con gran stupore Aisha, che per un attimo il dubbio di aver capito in modo errato le parole della strega le attraversò la mente.

-Sì, la donna che avete trovato morta e che credevate essere Minerva in realtà era Morgana, sua cugina- spiegò Griselda -Immagino che abbiate compreso che Minerva altro non è che…-

-La sorella della preside Griffin- continuò Tecna, precedendo l’ispettrice.

-Esattamente- confermò Saladin.

-Non posso credere che la preside Griffin abbia fatto tutto questo!- disse Tecna. Faragonda aveva messo in dubbio la sua lealtà, adesso Minerva aveva fatto altrettanto. Ogni cosa sembrava portare ad un suo tradimento e coinvolgimento ma proprio perché ogni cosa era così riconducibile alla preside di Torrenuvola, per Tecna era motivo di profondo dubbio.

-Lo so- rispose Griselda mestamente -Però bisogna tener conto del fatto che secondo Minerva non sarebbe la prima volta che la Griffin si allea ai non morti-

-E quanto possiamo fidarci di questa Minerva?- chiese allora Musa duramente.

-Signorina, se c’è qualcosa che sapete e che non ci avete ancora detto questo sarebbe il momento opportuno per parlarne- esclamò Griselda, che conosceva molto bene le sue studentesse e che aveva la sensazione che le ragazze dai volti terribilmente stanchi davanti a lei le stessero nascondendo qualcosa. Qualcosa di rilevante.

-Non sappiamo nient’altro- intervenì Aisha, mentendo.

-Molto bene- disse l’ispettrice -Se è così vi lasciamo qualche ora per riposare e per rimettervi in forze-

Le Winx sapevano bene che la loro ispettrice aveva intuito qualcosa: d'altronde era più vecchia e più furba. Ad ogni modo continuarono a guardarla come se in realtà si stesse sbagliando e avrebbero continuato a farglielo credere fin tanto che  non avrebbero deciso insieme cosa fosse meglio raccontare e cosa, invece, tenere all’oscuro.

-Buona idea! Voi intanto ragazzi venite con me- esclamò Codatorta -Dobbiamo preparare i prossimi turni di guardia. Viste le circostanze la difesa di Fonterossa va rinforzata ulteriormente-

Gli specialisti non ebbero nemmeno il tempo di salutare le ragazze che Griselda si affrettò a trascinarli fuori dalla stanza. Le fate rimasero così da sole all’interno di quell’enorme infermeria.

-Ho mentito! Ho mentito senza preoccuparmi di quello che avreste potuto pensare voi!- esclamò Musa, dopo un lungo istante di silenzio.

-Non angosciarti!- disse Flora, cercando di rincuorare l’amica -Per quanto mi riguarda hai fatto la cosa giusta!-

-Si anche secondo me!- aggiunse Bloom.

-Quella donna non mi convince per niente!- esclamò Stella che a fatica era riuscita a rimanere sveglia e che era sempre più pallida ogni minuto che passava. Aveva un enorme bisogno di dormire e di recuperare le sue energie.

-Quindi il nome della donna che abbiamo soccorso e poi seppellito è Morgana…- disse Tecna pensierosa.

-Ovvero la cugina della preside Griffin e di Minerva- asserì Bloom.

-E se il tradimento a cui ha fatto riferimento Morgana fosse proprio di Minerva?- domandò Tecna -Sarebbe tanto illogico?- domandò poi.

-No, tutt’altro!- disse Aisha, che ancora stava ripensando al modo di atteggiarsi della strega. A tratti l’aveva trovata agghiacciante e terrificante. A tratti, invece, aveva avuto la netta sensazione che si trattasse unicamente di una bugiarda -Se devo essere sincera il dubbio mi ha sfiorata-

-E la gemma verde?- domandò Musa -Stando alle parole di Morgana colei che ha tradito ha preso questa pietra-

-Perciò se Minerva è in possesso della gemma verde potremmo riuscire a dimostrare il suo coinvolgimento in questa storia!- concluse Flora.

-Non ci resta altro da fare che cercare la pietra allora e scoprire se effettivamente è in possesso di Minerva- disse Tecna.

-Dite che dovremmo parlarne ai ragazzi?- chiese ad un tratto Stella.

Le fate si guardarono per un lungo momento senza però sapere cosa dire.

-Bhe, loro adesso sono andati con Codatorta a guardare per i turni di guardia perciò è presumibile che per un po’ non li vedremo…- inizò a ragionare Bloom, che dopo una breve pausa continuò -Io proporrei di metterci alla ricerca della gemma non appena cala il sole e tutti si riuniscono per la cena. Se la troviamo parliamo con i ragazzi e coi professori e dimostriamo il tradimento di Minerva. Se invece non troviamo nulla… bhè in quel caso credo che dovremo pensare seriamente a formulare nuove ipotesi-

Le fate accettarono di buon grado la proposta della custode della fiamma del drago. I ragazzi per il momento non potevano comunque aiutarle e loro non avevano intenzione di aspettare l'indomani per agire; se Minerva era una traditrice andava assolutamente smascherata.

Improvvisamente Edna varcò la soglia dell’infermeria con un sacco fra le mani e le ragazze si zittirono all’istante.

-Vi ho portato dei vestiti puliti. Li appoggio qui- esclamò la donna, riponendo la sacca per terra, vicino alla porta d’ingresso -Io sono nella stanza accanto se avete bisogno…- continuò poi.

Quando Edna se ne andò Stella si sistemò meglio nel lettino, si coprì con la coperta piegata ordinatamente ai suoi piedi e si addormentò.

-Poverina, non ce la faceva più!- disse Bloom, guardando la fata di Solaria che riposava serena mentre le altre annuivano distrattamente col capo.

Le giovani si sdraiarono anch’esse ognuna in una branda e, una dopo l’altra, chiusero gli occhi e caddero in un sonno profondo.


Tecna si svegliò di soprassalto con la fronte madida di sudore. Aveva appena avuto un incubo, una lunga serie di immagini illogiche non aveva fatto altro che disturbarla. La fata della tecnologia, però, non era disposta a cedere: infatti non voleva lasciarsi convincere dal fatto che la Griffin fosse una traditrice. Quel filo di pensieri le riportò alla mente la gemma verde e poi anche il piano che lei e le altre avevano orchestrato.

-Il piano! Ma che ore sono? Per quanto ho dormito?- la giovane, in agitazione, alzò il braccio e osservò attentamente l’orologio digitale che aveva al polso: segnava le 20:30. Fuori il sole era ormai calato, così si alzò e guardò le sue amiche: dormivano tutte. Lentamente si avvicinò al lettino di Musa, le appoggiò una mano sulla spalla e poi con un sussurro la chiamò: -Musa, sveglia!-

La giovane borbottò qualcosa e tirò ulteriormente a sé la coperta.

-Musa, dobbiamo andare a cercare la gemma verde!- disse allora la fata della tecnologia.

A quelle parole la giovane si svegliò completamente e con uno scatto si mise a sedere.

-Che ore sono Tecna?- disse Musa preoccupata, vedendo che fuori dalla finestra era buio pesto.

-Le otto e mezza- rispose l’amica.

Anche Bloom e Aisha si svegliarono in quel momento.

-Ragazze, cosa succede?- Domandò la custode della fiamma del drago ancora un po’ assonnata mentre si alzava dalla sua brandina.

-Se vogliamo cercare la gemma verde è meglio agire adesso- spiegò Tecna.

-Si, hai ragione- esclamò Aisha che molto silenziosamente andò a svegliare Flora.

-Ragazze, io penso che sia meglio lasciar dormire Stella, aveva davvero bisogno di riposo!- consigliò la fata della natura dopo un breve momento di silenzio passato a riordinare i pensieri sparsi nella sua mente.

-Sì, però non vorrei che svegliandosi e ritrovandosi qui da sola possa sentirsi esclusa dal piano- disse Bloom in modo apprensivo.

-Resto io qui con lei!- propose Flora.

-Sei sicura?- domandò allora Musa.

-Sì, certo, voi non preoccupatevi!- rispose la giovane con un sorriso.

-Allora ci vediamo dopo!- disse Aisha che poi, mentre si dirigeva verso la porta, notò il sacco dei vestiti lasciato da Edna qualche ora prima. Si soffermò per un momento ad osservarlo pensierosa.

-Sì, forse è meglio cambiarci!- esclamò Musa, indicando gli abiti tutti sporchi che ancora indossavano.

Molto velocemente le ragazze si cambiarono, senza badare troppo a ciò che si stavano mettendo addosso, in quanto non era quello il momento adatto per una sfilata.

-Andiamo!- esclamò Tecna, non appena tutte furono pronte, attivando poi, attraverso l’orologio che aveva al polso, una mappa digitale di Fonterossa.

-E quella?- domandò Bloom curiosa, indicando il disegno in scala della fortezza in cui erano state accolte.

-È una mappa. Avevo fatto la scansione della scuola un po’ di tempo fa, per precauzione…- rispose Tecna, che poi vedendo i volti delle amiche continuò: -… si bhè, non si sa mai. Pensavo che magari prima o poi sarebbe potuta servire-

-Quando si dice guardare avanti!- disse Aisha ridendo.

-Come faremmo senza di te Tecna?- esclamò poi Musa sorridendo e appoggiandosi scherzosamente all’amica.

Le ragazze uscirono dall’infermeria in punta di piedi e si diressero nell’ala della scuola riservata ai dormitori degli insegnanti, che era all’ultimo piano. Come avevano previsto quel pomeriggio i corridoi erano assolutamente deserti: infatti tutti erano riuniti nel salone centrale per la cena.

-Da questa parte- esclamò Tecna, iniziando poi a percorrere un nuovo corridoio.

-Ragazze guardate!- bisbigliò Musa, indicando una porta alla loro destra che era decisamente imponente, fatta di legno massiccio con delle striature dorate.

-Questa è la stanza di Saladin- spiegò la fata della tecnologia indicando il punto in cui si trovavano sulla sua mappa -E questa invece credo sia la stanza che stiamo cercando!- continuò poi la giovane, che aveva proseguito di un paio di metri e aveva raggiunto un’altra porta, meno maestosa della prima.

Le quattro fate si fermarono davanti all’ingresso della camera, fecero un profondo sospiro e poi, dopo essersi accertate che non vi fosse nessuno, entrarono.

-Ma è enorme!- disse Aisha, che incuriosita si guardava attorno mentre lentamente girava su sé stessa.

-Stella ci metterebbe la firma per un armadio così!- scherzò Bloom indicando l’enorme guardaroba in legno in un angolo della camera.

-Secondo me il suo è più capiente!- esclamò Musa ridendo sottovoce.

-Diciamo piuttosto che è messo a dura prova!- ironizzò Tecna.

Quel breve scambio di battute aiutò le ragazze a rilassare parte della tensione accumulata. Sapevano bene che se fossero state scoperte sarebbero state punite da Griselda per il loro atteggiamento. Senza contare il fatto che avrebbero dovuto fornire valide spiegazioni in merito.

-Forza! Mettiamoci al lavoro, non abbiamo molto tempo- suggerì Aisha.

Le ragazze iniziarono a cercare la pietra in ogni angolo della stanza ma non trovarono nulla: infatti la camera sembrava essere abbandonata da decenni se non fosse stato per un paio di oggetti personali di Minerva riposti sul tavolo davanti alla finestra.

Bloom rimase incantata davanti a quella gigantesca vetrata; la visuale da lì era assolutamente pazzesca.

-Mi domando cosa serva questa pietra- chiese Aisha che stava esplorando sotto il materasso.

-Forse abbiamo sbagliato a pensare che l’avremmo trovata qui… se è tanto importante è possibile che la porti con sé- esclamò la custode della fiamma del drago, ridestandosi dai suoi pensieri.

In quel momento però, nel silenzio della notte, un rumore attirò l’attenzione delle ragazze.

-Cosa è stato?- chiese Tecna, spostando il suo sguardo sulla porta con la paura che si potesse aprire da un momento all'altro rivelando la loro presenza.

-Non ne ho idea ma è meglio andare via da qui!- disse Bloom, mentre il suo cuore perdeva un battito dopo l’altro per la tensione.

Le ragazze si affrettarono a raggiungere l’uscita della stanza ma quando vi arrivarono l’attenzione di Musa fu attirata da qualcosa che luccicava vistosamente sotto una cassettiera.

-Aspettate!- disse la fata, tornando velocemente indietro verso il mobile.

-Musa non c’è più tempo!- la intimò Aisha, sentendo dei passi che si facevano sempre più vicini a loro.

-Arrivo!- rispose l’amica, sperando di avere ancora a sua disposizione giusto la manciata di secondi necessaria a verificare la fonte di quel luccichio -È solo uno stupido orecchino!- imprecò poi, delusa.

Quando si rialzò e si voltò Aisha e le altre non c’erano più e il rumore dei passi era tanto vicino da farle credere di essere proprio dietro l’angolo. Per una frazione di secondo Musa si sentì in trappola ma l’attimo successivo si costrinse a correre nella direzione opposta dalla quale era arrivata. Sicuramente doveva esserci una via d’uscita.
La fata si guardò istintivamente alle spalle per vedere come era la situazione dietro di lei e proprio in quel momento andò a sbattere contro il corpo di qualcuno. Si spaventò ma l’individuo le mise una mano sulla bocca per evitare di farla urlare.
 

Intanto Tecna, seguita da Bloom ed Aisha, correva più veloce che poteva.

-Dove è Musa?- domandò la fata dei fluidi alle due compagne, vedendo che la giovane non era più dietro di lei.

-Spero qui!- disse Tecna, che aveva riportato le due amiche esattamente al punto di partenza: l’infermeria.

Bloom spalancò la porta, aveva il fiato corto per la corsa e il cuore che le batteva a mille per l’agitazione ed il timore di essere scoperta.

Quando le tre giovani entrarono nella stanza c’erano Flora e Stella sedute su un unico lettino, con un espressione chiaramente colpevole, e i cinque specialisti intorno a loro, con le braccia raccolte all’altezza del petto e l’aria di volere delle spiegazioni.

-Ragazzi…- esclamò Bloom in un sussurro. Quei volti... adesso sì che erano realmente nei guai.

Possiamo spiegare…- disse Tecna, comprendendo anch’essa che la situazione sarebbe potuta scivolar loro di mano in qualsiasi momento.

-Intanto iniziate col dirmi dov’è Musa!- esclamò Riven con il volto decisamente arrabbiato.

Tecna si sbagliava: la situazione era già irrimediabilmente sfuggita loro di mano…







Note d'autrice: Buonasera popolo di efp! Siamo giunti anche alla fine del capitolo 23! Allora, della gemma verde nessuna traccia... Sarà veramente coinvolta Minerva o le Winx stanno solo cercando in tutti i modi di aggrapparsi alla speranza che la Griffin non sia coinvolta in tutto questo? Mah... si vedrà ;) E Musa? Cosa pensate che le accadrà? Si sarà cacciata in un guaio? Lo scoprirete nel prossimo capitolo! (Inanto però ai fan della coppia anticipo che di guai ne avrà sicuramente con Riven ;) eheheh!)
 Bhè, anche le altre fatine al momento non sembrano trovarsi in una situazione semplice... Nel prossimo capitolo saranno costrette a raccontare tutta la verità e nient'altro che la verità perché i cinque specialisti la pretenderanno....
Spero che commenterete in molti: è sempre bello e divertente  venire a conoscenza delle varie ipotesi dei lettori :)
Comunque ci tengo veramente a ringraziare tutte le persone che seguono la storia :) chi come me pubblica racconti può capire quanto sia apprezzabile <3 Ora vi saluto! :)
Un abbraccio
Ehris
 

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Capitolo 24
*** La gelosia di Riven ***


Capitolo 24 -  La gelosia di Riven

La gelosia nasce sempre con l’amore, ma non sempre muore con lui.
Francois de La Rochefoucauld


-Sssh!- disse silenziosamente una voce.

Musa guardò attentamente la figura che le stava davanti, avvolta dalla penombra, e dopo un attimo la riconobbe.

-Jared!- sussurrò sorpresa. Per un attimo aveva temuto il peggio ma una volta realizzato chi era l’uomo di fronte a sé si tranquillizzò. Lui, durante il corso dell’anno, si era rivolto alla giovane per avere delle informazioni sul simulatore del professor Palladium per una tesina che stava scrivendo. Musa quel pomeriggio era uscita con lo specialista, avevano parlato a lungo e si era anche trovata piuttosto bene tuttavia quando poi lui le aveva chiesto un appuntamento la fata gli aveva confessato di essere già innamorata di qualcun altro. Lo stesso ragazzo che aveva detto a Jared che Musa era simpatica, scatenando la rabbia di quest’ultima. Lo stesso ragazzo che però, soltanto qualche giorno prima le aveva salvato la vita e detto di amarla, giurandole di rimanere sempre al suo fianco: Riven.

-Non fare rumore, nasconditi qui!- esclamò lo specialista, spingendo poi dolcemente la giovane dietro una grande statua presente alla fine del corridoio.

Non appena Musa si fu nascosta dietro la scultura, la figura di Minerva sbucò da dietro l’angolo del corridoio situato all’estremità opposta da dove si trovava lei.

-Cosa ci fa uno studente qui, nell’ala riservata ai professori?- domandò la strega al giovane.

-Codatorta ci ha fatto intensificare i turni di guardia. Facciamo un giro di perlustrazione dell’intero edificio ogni ora, per controllare che non vi sia alcun intruso- rispose prontamente il ragazzo.

-Ah va bene- si limitò a rispondere la donna prima di entrare nella sua stanza.

Non appena la porta si chiuse alle spalle di Minerva Jared raggiunse Musa, che era rimasta immobile e in assoluto silenzio.

-È proprio una strega!- disse lo specialista sorridendo e la ragazza arrossì lievemente.

-Si…- sussurrò allora la fata che poi continuò: -Io devo tornare in infermeria…-

-Va bene, ti accompagno- rispose il giovane, guardando velocemente verso la stanza di Minerva -Meglio passare da qui però- disse poi, prendendo la fata per mano e indicandole una strada a lei sconosciuta.

I due studenti camminarono in silenzio. Musa era un po’ imbarazzata da quella situazione ma quando sentirono la voce arrabbiata di Riven, una volta raggiunta l’infermeria, chiedere proprio della ragazza, la fata si scostò da Jared ed entrò nella stanza.

-Sono qui- disse tranquilla mentre Bloom, Aisha e Tecna si lasciarono sfuggire un sospiro di sollievo.

Quando Riven notò che Musa non era sola squadrò lo specialista con tutta la cattiveria di cui era capace: vederlo accanto alla giovane lo infastidì parecchio.

-Va bene, allora io è meglio che vada!- esclamò Jared, voltandosi e tornando al suo turno di guardia.

-Sì, grazie…- sussurrò Musa col capo basso. Non avrebbe mai voluto spingere Riven a pensare chissà che cosa ma guardando poi lo specialista negli occhi capì che ormai era tardi: lui era furioso.

-Bloom chiudi la porta per favore- esclamò Sky, con molta calma nella voce -Ragazze, dobbiamo parlare!- aggiunse l’istante successivo.

-Si, credo che ci dobbiate delle spiegazioni e questa volta vogliamo la versione della storia vera e completa- esclamò Brandon serio, guardando una fata dopo l’altra negli occhi, soffermandosi poi in modo particolare su Stella.

-Nessuna bugia e nessuna omissione!- precisò Timmy, che come gli altri specialisti era rimasto molto deluso nell’apprendere che le ragazze non erano state oneste con loro. Avevano forse dei motivi che le aveva spinte a non fidarsi? 

-Okay, cosa volete sapere?- domandò Musa, che era pronta a vuotare un sacco oramai straripante.

-Tanto per cominciare cosa ci facevi con Jared?- esclamò rabbioso Riven e la fata ricambiò all’istante l’espressione offesa, andando ad incrociare le braccia al petto.

-Credo che la sua domanda volesse essere: per quale motivo vi siete intrufolate nella stanza di Minerva?- intervenì prontamente Helia che voleva assolutamente evitare una scenata di gelosia da parte dell’amico.

-Eravamo alla ricerca della gemma verde- confessò Bloom e gli specialisti compresero subito dal suo sguardo che era sincera.

-Alla ricerca di che cosa?- chiese Brandon, che era prima volta che sentiva parlare di quella pietra.

-Morgana non era già morta quando l’abbiamo trovata- disse allora Stella.

-No?- chiese Timmy, sempre più confuso.

-No, l’abbiamo trovata gravemente ferita, sdraiata in una pozza di sangue- iniziò a raccontare Musa mentre i suoi occhi le riproponevano le orribili immagini della scena a cui aveva dovuto assistere insieme alle altre Winx -Prima di morire però ci ha detto una cosa estremamente importante e allo stesso tempo assai pragmatica. Ha detto: “lei ha tradito. Lei ha rubato la gemma verde e ha tradito”. Non sappiamo con certezza chi sia questa "lei" però quando siamo arrivate qui e abbiamo visto l’atteggiamento di Minerva ci siamo poste tutte la stessa domanda…-

-Se la “lei” nominata da Morgana non potesse essere Minerva- disse Helia.

-Esattamente!- esclamò Flora -Abbiamo pensato che se avessimo trovato la gemma verde fra le cose di Minerva avremmo potuto ricondurla con certezza a tutta questa faccenda, alquanto misteriosa-

Gli specialisti rimasero per un momento in silenzio, così come le fate. Si guardarono negli occhi fino a quando Sky non prese la parola:

-I vostri sospetti sono assolutamente fondati ma perché non ci avete detto nulla? Avremmo senz’altro potuto aiutarvi… soprattutto ad intrufolarvi in un’ala che sarebbe riservata unicamente agli insegnanti e quindi proibita agli studenti-

-Ci dispiace ma voi siete stati trascinati via e noi abbiamo semplicemente pensato ad agire- si scusò Stella, a nome dell’intero gruppo.

-Non importa, ciò che conta è che voi ora stiate bene- disse Brandon -Stavolta ci avete detto tutto vero?- domandò poi curioso, avvicinandosi alla fata di Solaria per donarle un leggero bacio sulla fronte. Lei in tutta risposta annuì sorridendo.

-Va bene, allora se è tutto io me ne torno in camera mia- esclamò bruscamente Riven, avviandosi poi verso l’uscita dell’infermeria a testa bassa.

Nessuno osò dire nulla ma non appena il ragazzo oltrepassò la porta Musa gli corse dietro.

-Riven- chiamò la fata -Riven!- chiamò una seconda volta, vedendo che lui non le dava retta.

-Che vuoi?- Le rispose lo specialista con fare scontroso.

-Si può sapere cosa hai?- Domandò allora la giovane.

-E hai anche il coraggio di chiedermelo?- le disse lui alzando gradualmente il tono di voce. Era davvero arrabbiato.

-Sì Riven! Mi sembra di non aver fatto nulla per farti infuriare tanto!- replicò la giovane, adeguando le sue grida a quelle di lui.

-Da dove vogliamo cominciare? Forse dal fatto che te ne sei andata in giro con quel Jared invece di venire da me a chiedere aiuto?- ringhiò lo specialista.

-L’ho incontrato per caso! Lui stava facendo il suo turno di guardia in quella zona ed io stavo per essere scoperta da Minerva. Jared ha coperto le mie tracce e poi mi ha riaccompagnata qui- si giustificò lei.

-O forse dal fatto che mi hai tenuto nascosta gran parte della storia?- replicò il ragazzo senza dare quasi il tempo a Musa di terminare la sua frase.

-Ma Riven, vi abbiamo già spiegato come stanno le cose. Mi dispiace però non ce n’è stata l’occasione. Ve lo avremmo certamente detto…  non riesco proprio a capire tutta questa tua rabbia! Non mi pare che Sky abbia fatto una scenata simile a Bloom, e nemmeno Helia a Flora!- rispose la fata, che si sentiva sempre più infastidita dalle accuse del giovane e allo stesso tempo anche un po’ ferita.

-Tu devi smetterla di paragonarmi a Sky ad Helia o a chiunque altro ti passi per la testa. Io non sono loro! Però io ti ho promesso che non saresti mai stata sola, che ti avrei aiutata, sempre! E tu invece che fai? Mi tieni all’oscuro. Forse sei tu quella che dovrebbe imparare a fidarsi- ringhiò ancora lo specialista. Nelle sue parole c’era rabbia, delusione e anche paura. Paura di essersi esposto troppo. Paura di perdere la persona che più di tutte al mondo era riuscita a farlo rinascere. Paura di essersi soltanto illuso di poter essere veramente fondamentale per qualcuno.

-Riven qui non c’entra niente la fiducia!- cercò di spiegare la giovane un po’ spiazzata da quell’affermazione.

-Forse dovresti smetterla di vivere nella convinzione che io possa sempre e solo metterti i bastoni fra le ruote o pensare che io non ti reputi all’altezza. Forse dovresti imparare ad accettare che ti amo e che la mia unica intenzione è quella di proteggerti e di impedirti di cacciarti nei guai!- Riven aveva appena sganciato una bomba e se ne rese conto. Immediatamente si pentì di aver pronunciato quelle parole, tanto personali ma al contempo così veritiere.

Musa non replicò più nulla. Non sapeva a cosa pensare: da una parte si sentiva offesa. Perché mai Riven avrebbe dovuto mostrare tanta gelosia nei confronti di Jared? Lei aveva dimostrato di amarlo e di non poter fare a meno di lui perciò questo sentimento non sarebbe dovuto nemmeno nascere nel cuore del giovane. D’altra parte però sentirsi dire da Riven che lui l’amava e che l’avrebbe sempre protetta andava a confermare le parole che le aveva rivolto soltanto un paio di sere prima, e questo non poteva che riempirle il cuore di gioia.

Il silenzio della fata spinse lo specialista a voltare i tacchi per dirigersi verso la sua camera. Per quella sera non avrebbe più voluto saperne nulla; si era già spinto oltre a sufficienza.

-Riven…- sussurrò dolcemente Musa, mentre la rabbia provata per quella lite tanto assurda ed insensata le scivolava via piano piano come acqua.

-No adesso no!- rispose il ragazzo in modo ostile, lasciando la giovane nel corridoio completamente sola.

Poco dopo anche gli altri specialisti uscirono dall’infermeria.

-Domani gli sarà passata- esclamò Brandon in tono comprensivo a Musa, appoggiandole una mano sulla spalla al fine di infonderle un po’ di coraggio. Sapevano bene che quello di Riven non era un carattere facile ma avevano visto come giorno dopo  giorno la fata era riuscita a renderlo una persona migliore.

-Lo spero…- rispose lei con lo sguardo triste puntato sul pavimento, prima di rientrare silenziosamente in infermeria e rintanarsi a letto sotto gli occhi dispiaciuti delle sue compagne.


Quando Sky, Brandon, Helia e Timmy raggiunsero il loro alloggio trovarono Riven impegnato a fare esercizio fisico. Sapevano bene che quello era il suo modo per scaricare la tensione accumulata.

-Ehi, che fai?- disse Sky, con l’intenzione di rompere il ghiaccio.

-Non lo vedi?- rispose lui secco.

-Musa ci è rimasta male per come l’hai trattata. Non capisco proprio perché tu te la sia presa tanto!- esclamò Helia.

-Ma come Helia, non l’hai ancora capito?- disse Brandon -Riven è geloso!- ironizzò lo scudiero di Eraklyon, conquistandosi un’occhiata fulminante dalle due iridi viola dello specialista.

-Non sono geloso!- asserì Riven -… Musa ha detto che Jared stava facendo un turno di guardia nell’ala riservata ai professori!- continuò poi il giovane.

-E allora?- disse Brandon che con scioltezza andò poi a sedersi a cavalcioni su una sedia non lontana.

-Oh andiamo! Li abbiamo organizzati noi i turni di guardia! Non è previsto nessun giro nei corridoi di quel piano!- spiegò Riven.

-E tu non vuoi concederle il beneficio del dubbio?- domandò Brandon guardando l’amico di sbieco.

-Ma quale beneficio del dubbio!- rispose Riven sempre più alterato -Si può sapere perché lui si trovava proprio lì? La stava forse seguendo?-

-Scusa, correggimi se sbaglio, ma qualche mese fa non sei stato proprio tu a consigliare a Jared di uscire con Musa?- scherzò Brandon che se ne infischiava della rabbia dell’amico. Anzi, pareva proprio divertirsi a stuzzicarlo.

-Sì, ma adesso le cose sono cambiate! Io e Musa ora siamo una coppia!- esclamò Riven con fare disinvolto, incrociando poi le braccia all’altezza del petto. Sky e Brandon a quel punto si piegarono in due dalle risate.

-Non lo sarete per molto se non imparerai a controllarti e ad evitare di piantare un casino ogni volta che le cose non vanno come vuoi tu! Lei si stuferà presto di questo tuo atteggiamento scontroso se non imparerai ad usare il buon senso di tanto in tanto!- lo sgridò Helia.

-Devo dire però…- iniziò Timmy che tuttavia fu subito interrotto.

-Cosa quattrocchi? Pensa bene prima di parlare!- esclamò Riven minacciosamente.

-Stai zitto e lascialo parlare!- si intromise Sky che poi fece cenno a Timmy di proseguire.

-Devo dire che Riven ha sollevato l’attenzione su un punto interessante, ossia il fatto che Jared abbia giustificato la sua presenza con un turno di guardia fasullo… e se non stesse seguendo Musa ma si trovasse lì per un altro motivo?- Timmy, che era diventato il cervellone ufficiale del gruppo, stava avanzando un’ipotesi piuttosto pericolosa.

-Cosa vorresti dire scusa?- domandò Helia che non voleva azzardare a pronunciarsi con parole troppo accusatorie nei confronti di nessuno ma che tuttavia comprese abbastanza presto dove volesse arrivare l’amico.

-Ti stai chiedendo se non ci sia un gruppo di spie dentro Fonterossa?- azzardò Sky e Timmy annuì energicamente col capo mentre con la mano destra si risistemava accuratamente la posizione degli occhiali.

-Se Minerva è davvero coinvolta non se ne resterà ferma a guardare; prima o poi farà la sua mossa e sono quasi certo che una strega potente come lei si serva di qualcuno che si sporchi le mani al suo posto- spiegò Timmy.

-Astuto!- disse Brandon che improvvisamente si fece serio.

-Se questo è vero vuol dire che non ci possiamo fidare di nessuno dei nostri compagni. Almeno fin tanto che non scopriremo chi è coinvolto e chi no…- esclamò Helia. 

***


Minerva entrò nella stanza, si chiuse la porta alle spalle e si diresse alla scrivania situata davanti alla finestra. Per un attimo rimase ferma ad osservare il cielo buio, la notte. Quello era uno spettacolo che le regalava forti emozioni. Era anche l’unico: infatti con il trascorrere degli anni e le esperienze vissute aveva imparato a non farsi condizionare da niente e da nessuno. Lei faceva unicamente i suoi interessi, niente di più, niente di meno.

Dopo un lungo momento passato a riflettere la strega riemerse dalla profondità dei suoi pensieri e recitò un incantesimo di collegamento. Davanti a sé apparve una macchia nera, che via via andava sbiadendosi.

-Minerva! Ci chiedevamo quando avremmo avuto tue notizie!- esclamò la voce fredda di una donna: Icy.

-Vedo che la conquista di Alfea è riuscita- rispose Minerva.

-È stato semplice quanto scatenare una violenta tempesta- asserì Stormy, che se ne stava pacificamente seduta su una poltrona in quello che, una volta, era l’ufficio della preside Faragonda.

-Tu piuttosto? Avevi promesso che ti saresti procurata la gemma verde- disse Darcy.

-Infatti è così!- rispose Minerva.

-Ce l’hai?- domandò Stromy, che con un balzo si alzò in piedi.

-Procurarmela è stato fin troppo semplice… è venuta lei da me!- disse la strega più anziana -Piuttosto, cosa sapete dirmi di un gruppetto di fate che si fa chiamare Winx?- chiese poi curiosa.

-Sono delle fatine impiccione!- disse semplicemente Stormy.

-Sì, ma stai attenta con loro. Finiscono sempre per intromettersi e rovinare ogni piano che vada contro il bene della Dimensione Magica- spiegò Darcy.

-Il bene è una questione soggettiva- esclamò Minerva pensierosa.

-Quanto pensi di fermarti ancora in quel tugurio? Sarebbe quasi ora che tu ci raggiunga qui ad Alfea. Dobbiamo preparare il secondo attacco- disse Icy.

-Devo occuparmi ancora di un paio di questioni qui a Fonterossa; ad ogni modo domani sarò da voi- asserì Minerva, lasciando le tre sorelle perplesse sulle questioni della strega più anziana.

-Hai preparato il terreno?- domandò Stormy che già pregustava le grida degli specialisti che venivano attaccati ed annientati.

-Ho preso il controllo mentale su un piccolo gruppo di ragazzi. Sapranno facilitarci i piani quando torneremo qui per conquistare Fonterossa-

-Molto bene, ottimo lavoro- esclamò Icy -Quindi ancora poche ore e tutto potrà finalmente avere inizio- continuò la strega del ghiaccio mentre il suo gelido volto si aprì in un sorriso spietato e minaccioso.

-Sarà la nostra vittoria!- disse Darcy mentre i suoi occhi si coloravano di determinazione.

A quelle parole Minerva chiuse il suo collegamento con le Trix e distrattamente tornò a guardare lo spettacolo fuori dalla finestra della sua camera. Aveva una missione e l'avrebbe portata a termine ad ogni costo, servendosi di tutto e di tutti.








Note d'autrice: Salve popolo di EFP! Nuova settimana e nuovo capitolo. Un capitolo abbastanza incentrato sulla gelosia di Riven nei confronti di Jared… Prima che me lo chiediate anticipo io qualcosa:  Questo racconto, quando è nato, si piazzava più o meno fra la prima e la seconda stagione, in quanto mi serviva che la storia d’amore fra Musa e Riven non fosse ancora nata. Ora ho deciso di inserire la figura di Jared, quello specialista tanto carino che aveva la camera tappezzata di foto della fata, anche se la sua prima apparizione avviene durante la seconda stagione, già bella avviata. Oltre a scatenare la gelosia di Riven… lui... vabbè non posso dire troppo!
Intanto fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo! Vi è piaciuto? Cosa mi dite di Minerva?
Baci Baci
Ehris
 

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Capitolo 25
*** La lezione pratica di Minerva ***


Capitolo 25 - La lezione pratica di Minerva

Ciò che dobbiamo imparare a fare lo impariamo facendolo
Aristotele


 

Immagini buie e spaventose tormentavano i sogni di Musa: la fata correva, disperata, per i corridoi di Fonterossa. Correva perché era inseguita, da chi, però, non lo sapeva. Aveva il fiato sempre più corto e le gambe ogni secondo più pesanti.

Improvvisamente però la sua corsa fu rallentata da una lunga serie di corpi stesi al suolo. Erano corpi ricoperti di sangue, feriti, in fin di vita. La fata si inginocchiò al fianco di una figura, per soccorrerla; voleva a tutti i costi aiutarla ma sembrava ormai troppo tardi per fare qualsiasi cosa. La giovane allora si avvicinò ad un altro corpo e poi a quello successivo ma la storia pareva destinata a ripetersi.

Quando si guardò le mani queste erano irrimediabilmente impregnate di sangue.

Ad un tratto davanti a lei apparve Jared; lui, sorridendo, allungò la mano nella sua direzione, per aiutarla a rialzarsi. Lei lo guardò per qualche secondo, indecisa sul da farsi, ma poi decise di afferrare l’appiglio che il ragazzo le stava offrendo. Nel momento in cui le loro dita si sfiorarono, Musa, sentì la voce di Riven alle sue spalle gridarle che non aveva fiducia in lui.

-No! Non c’entra niente la fiducia!- gridò la fata mettendosi a sedere sul letto con uno scatto e aprendo finalmente gli occhi. Si guardò brevemente attorno e finalmente realizzò dove si trovava. Tutto quello che aveva visto e vissuto era stato soltanto un sogno; un sogno terribile.

-Musa ti senti bene?- domandò Aisha, svegliatasi dalle urla dell’amica.

-Si tutto bene. Era solo… era solo un brutto sogno- la rassicurò la giovane, che poi si sdraiò, si girò dall’atra parte e chiuse nuovamente gli occhi.


Quando il mattino seguente le Winx si alzarono poterono constatare di aver recuperato a pieno le loro forze. Tutte a parte Musa che, invece, aveva avuto una notte piuttosto irrequieta.

Il dubbio che Minerva potesse essere soltanto un’impostora attanagliava loro la mente, ancora, ma ora che avevano chiarito con gli specialisti e che sapevano di poter contare su di loro anche quel problema sembrava essersi considerevolmente ridotto.

-Musa come stai?- chiese Aisha avvicinandosi all’amica.

-Bene e tu?- rispose la giovane con un sorriso che di allegro non aveva nulla.

-Lo sai che se vuoi parlare io ci sono…- avvisò la principessa di Andros e allora la fata della musica sorrise di nuovo, questa volta però in modo sincero.

-Ragazze io sto morendo di fame! Che ne dite di andare a fare colazione?- esclamò Stella.

Le fate annuirono e si incamminarono verso l’uscita della stanza quando Stella le richiamò:

-Non penserete davvero di andare in giro vestite in quel modo?- domandò la giovane principessa di Solaria.

-Stella i nostri vestiti erano tutti sporchi!- dichiarò Aisha.

-Bhè ora che ho completamente riacquistato le mie energie credo proprio di poter far qualcosa a tal proposito!- esclamò la fata del Sole e della Luna, aprendosi in un enorme sorriso.

La giovane si sfilò l’anello dal dito e poi lo trasformò in scettro. L’istante successivo la stanza si riempì di una luce calda ed avvolgente e quando svanì le Winx si ritrovarono addosso i loro abiti, puliti e in perfetto stato, come se fossero appena usciti da una tintoria.

-Decisamente meglio!- disse la fata soddisfatta del suo lavoro mentre si rinfilava in maniera decisamente teatrale l’anello al dito.


Le ragazze raggiunsero il salone centrale e poterono constatare subito la presenza di numerosi specialisti: alcuni avevano l’aria piuttosto assonnata, reduci da una notte in bianco passata a fare guardia. Altri, invece, si stavano preparando per le dure ore di addestramento con i draghi e Codatorta.

Le fate si guardarono un attimo in giro e poi individuarono il loro gruppo di specialisti preferito. Si avvicinarono al tavolo ma non appena lo raggiunsero e Riven vide Musa si alzò e se ne andò.

-Vado ad allenarmi! Ci vediamo dopo- esclamò il ragazzo guardando i suoi compagni in maniera torva.

Inutile dire che la fata della musica ci rimase davvero male. Si sedette col viso sconsolato di fianco a Brandon, a cui non sfuggì l’aria avvilita della giovane.

-Fortuna che gli sarebbe passata- disse la ragazza, prendendo poi una fetta di pane. Non aveva fame, anzi aveva lo stomaco che si contorceva e un terribile senso di nausea, ma sapeva che avrebbe dovuto mangiare.

***
 

Intanto Minerva aveva raggiunto l’ufficio di Saladin.

-Buongiorno Minerva- esclamò l’uomo, che era in compagnia di Griselda.

-Buongiorno- rispose la donna.

-Più tardi apriremo un collegamento con Zarathustra ed Ediltrude, per vedere se a Torrenuvola ci sono novità- disse Saladin, al fine di informare la loro ospite.

-Mi sembra una buona idea- affermò la strega che alternava la sua attenzione fra la donna con gli occhiali e l'uomo più anziano -Io sono qui perché vorrei chiedervi il permesso di organizzare una lezione pratica con i tuoi specialisti e con le tue fate e a questo punto approfitterei del momento in cui voi sarete in riunione con le colleghe di mia sorella- azzardò Minerva, rivolta ai due professori.

-Penso che sarebbe una buona occasione per i ragazzi e per le ragazze di imparare qualcosa di nuovo!- esclamò l’uomo che poi, dopo essersi scambiato un paio di occhiate con l’ispettrice di Alfea, continuò dicendo: -Permesso accordato!-

A quelle parole la strega accennò un leggero sorriso e si congedò.

***


-Ehi Musa, come stai?- Jared si avvicinò al tavolo dove le Winx stavano facendo colazione in compagnia dei ragazzi e a quelle parole il sangue nelle vene della fata della musica si raggelò; se avesse potuto sarebbe volentieri sprofondata.

Riven aveva fatto a Musa una vera e propria scenata la sera prima, scatenata da una stupida ed assurda gelosia nei confronti dello specialista che ora stava in piedi davanti alla ragazza. Lei non se la sentiva di dare la colpa a Jared per l'accaduto ma puttosto a Riven, per il suo carattere fortemente irascibile e per le sue mille insicurezze. Tuttavia in quel momento la giovane avrebbe preferito evitare la fonte di tutti i suoi problemi con il ragazzo che le aveva rapito il cuore con un solo sguardo.

-Ciao. Tutto bene grazie. Tu come stai?- rispose Musa in modo cordiale ma mantenendo un certo distacco.

-Bene!- esclamò Jared sorridendo -Avete sentito? A quanto pare più tardi si terrà una lezione di tipo pratico con la sorella della Griffin!- il ragazzo sembrava essere davvero entusiasta da quella notizia.

-Ah si?- domandò Sky ancora del tutto ignaro di quella novità.

-Sì! Non sto nella pelle!- affermò il giovane.

-Davvero? Non si direbbe!- disse Brandon che con quella sua frase si guadagnò una gomitata nello stomaco da Sky e un calcio negli stichi nascosto dal tavolo da parte di Stella.

-Sì! Vabbè, allora ci vediamo dopo! Ciao Musa- esclamò il ragazzo, che poi, con un cenno della mano in segno di saluto, si allontanò dal gruppetto.

-Sai Musa, fossi in te ci farei un pensierino su quel Jared!- disse Stella strizzando l’occhio all’amica.

-Stella!- la riprese Bloom.

-Che c’è! Se non altro lui ogni tanto sorride e non è sempre scontroso come qualcun altro di nostra conoscenza!- si giustificò la fata.

-Ragazze, passando a Minerva, cosa facciamo con lei?- domandò Aisha.

-In camera sua non abbiamo trovato nulla, e se ci fossimo sbagliate sul suo conto?- chiese Flora.

-Non lo so… potrebbe essere- disse Helia, anche se ormai, come tutti, aveva accarezzato e coltivato quell’ipotesi. Un’ipotesi che non era disposto ad abbandonare così facilmente. Un’ipotesi che necessitava ancora solo di una dimostrazione. 

-Avete parlato della gemma verde…- disse Timmy a voce molto bassa per evitare che qualcuno lo potesse sentire

-Potremmo partire da lì, fare qualche ricerca e vedere cosa salta fuori- suggerì lo specialista.

-Mi sembra una proposta valida- esclamò Sky.

-C’è una biblioteca al secondo piano. Possiamo iniziare da lì…- commentò Helia, che dopo qualche secondo di pausa continuò -… Se non dovessimo trovare nulla so che mio nonno custodisce dei manuali molto preziosi in una specie di camera segreta. L’unica cosa è che è possibile raggiungerla solo passando dal suo ufficio-

-Se non troveremo nulla al secondo piano penseremo a come fare per visionare i manuali nella camera nascosta- suggerì Sky.

Fate e specialisti finirono così di fare colazione e poi si avviarono verso la rampa di scale che li avrebbe portati al piano superiore. Salirono qualche gradino quando una voce alle loro spalle li chiamò:

-Ragazzi!- era Codatorta.

-Professore, è successo qualcosa?- chiese il principe di Eraklyon.

-No ma avrei bisogno del vostro aiuto per preparare il salone centrale e renderlo sala di esercitazione. Minerva ha chiesto il permesso di organizzare una lezione di tipo pratico- spiegò l’uomo.

-Allora la notizia era vera!- disse Brandon, ripensando alle parole di Jared.

-Ma perché il salone centrale? Quando ci esercitiamo di solito usiamo l’arena che è fatta apposta- domandò Timmy incuriosito da quella richiesta un po’ strana.

-Non so che dirvi… lei desidera uno spazio chiuso e Saladin mi ha chiesto di assecondarla- rispose l’insegnante.

-Ragazze voi andate pure. Noi vi raggiungiamo appena finiamo!- disse Helia sottovoce alle fate, che in tutta risposta annuirono e si incamminarono su per le scale.


Per loro non fu difficile trovare la biblioteca accennata dagli specialisti in quanto occupava gran parte del piano.

L’esperta di biblioteche era Tecna: se c’era un volume che valeva la  pena di essere letto, lei, con una semplice ricerca era in grado di scovarlo. Se c’erano più libri che trattavano uno specifico argomento lei sapeva dove andare a cercarli. Il suo sistema, in diverse occasioni, si era rivelato particolarmente efficace, e aveva permesso alle Winx di risparmiare tempo prezioso, ma non quel giorno.

Dopo tre ore avevano trovato soltanto un libro che parlava di leggende. Trovarono qualche estratto che forniva informazione riguardanti i non morti, ma niente che non avessero già avuto modo di apprendere grazie ai loro specialisti.

-Ragazze cosa facciamo ora?- domandò Musa.

-Resta la stanza segreta citata da Helia!- disse Flora, che intanto sperava e pregava con tutto il suo cuore che almeno quella risorsa si sarebbe rivelata di qualche utilità.

-Mi ha appena scritto Timmy, dice di raggiungerli giù di sotto, nel salone centrale- esclamò Tecna -Minerva sta per dare inizio alla sua lezione-

Le ragazze riposero il libro al suo posto e poi si avviarono nuovamente nella sala in cui avevano fatto colazione per assistere all’esercitazione.

Quando raggiunsero il salone rimasero meravigliate da ciò che videro: in poche ore, infatti, gli specialisti erano riusciti a trasformare quel luogo in qualcosa di completamente differente. Ai lati della sala erano state sistemate diverse panchine mentre il centro, in cui si trovava Minerva in attesa che tutti sopraggiungessero, era stato lasciato sgombro.

-Guardate, i ragazzi, sono lì!- esclamò Stella, che dopo essersi guardata un po’ attorno aveva individuato Brandon e Sky insieme a Timmy ed Helia. Per la gioia di Musa anche Riven era seduto con loro. Magari sarebbe riuscita finalmente a chiarire le cose con lui.

Le giovani si affrettarono a raggiungere il gruppo di specialisti e a sedersi al loro fianco e non appena si furono accomodate Minerva richiamò il silenzio.

-Buongiorno a tutti!- salutò la donna, iniziando a girare lentamente su sé stessa per rivolgere le sue attenzioni ad ognuno dei presenti -Vi ringrazio per esservi riuniti qui. Saladin, Griselda e Codatorta in questo momento sono in riunione con le professoresse di Torrenuvola ed è per questa ragione che ho chiesto il permesso di potervi avere per una piccola lezione pratica. Purtroppo ci troviamo a vivere una situazioni difficile. Spiriti maligni minacciano l’intera Dimensione Magica e la probabilità che presto ci si trovi coinvolti in una guerra è sempre più alta. Quello che voglio darvi oggi è una dimostrazione di come combattere queste creature, ma soprattutto come difendervi da esse-

La donna si guardò ancora per un momento in giro. Osservava i volti delle fate e degli specialisti presenti. I ragazzi sembravano impazienti di cominciare mentre le fate, che avevano avuto già modo di trovarsi faccia a faccia con i non morti, erano piuttosto intimorite.

Minerva osservò tutti e quando il suo sguardo si posò sul gruppo delle Winx ricominciò a parlare:

-Ho sentito dire che voi sei vi siete distinte per il vostro coraggio in più di un’occasione ma che soprattutto soltanto qualche giorno fa avete contribuito a sventare una seria minaccia. È per questo motivo che vorrei chiedervi di offrirvi volontarie per la prova di quest’oggi. Sono sicura che potrà darvi moltissimo!- esclamò la donna aprendosi in un sorriso che alle sei ragazze e ai cinque specialisti del gruppo Winx apparve tutt’altro che rassicurante -Prego!- disse poi la strega, certa che queste non si sarebbero mai tirate indietro.

Le fate sentirono di non porter rifiutare quell'invito perciò coraggiosamente si alzarono e si diressero verso il centro dell' enorme sala.

-Fate attenzione!- esclamò Sky in un sussurro a Bloom e la giovane annuì in modo quasi del tutto impercettibile.

Le ragazze si fecero strada fra gli specialisti e, sotto l’occhio vigile di Riven, Aisha afferrò Musa per un polso.

-Non mi piace per niente!- bisbigliò la principessa di Andros all’amica.

-Nemmeno a me…- le rispose la fata della musica che dopo aver osservato brevemente Minerva e la sua impazienza  continuò: -… Ma non credo che abbiamo altra scelta-

Prima di riprendere il passo gli occhi di Musa incontrarono lo sguardo duro di Riven. La giovane non sarebbe stata pronta a metterci la mano sul fuoco, tuttavia le sembrò di vedere della preoccupazione nel volto dello specialista.

Silenziosamente abbassò il capo e riprese a camminare dietro alle sue compagne.

Un terribile presentimento la rendeva irrequieta; molto irrequieta. La sua testa le suggerì qualcosa che poi il cuore sigillò come una solenne promessa: se fosse uscita viva da quella situazione avrebbe messo da parte l’orgoglio e chiesto scusa a Riven.








Note dell'autrice: Buonasera a tutti miei cari lettori! È passato soltanto qualche giorno dalla pubblicazione del capitolo "La gelosia di Riven" ma ho deciso di tornare subito con un nuovo aggiornamento. Questo perché il prossimo capitolo sarà fantastico (Oddio, lo spero!!!! Ahahaha) mentre questo è solo di transizione… anche se sul finale anticipa qualcosina… Per le nostre amate fate sarà tutt’altro che semplice la prova di Minerva… vedrete cosa riserverà.
Grazie di cuore a tutti i lettori che stanno seguendo questa mia long fic e grazie anche ai recensori che sono sempre molto buoni con me XD eheheh
Un abbraccio e a presto!
Ehris

 

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Capitolo 26
*** Inferno a Fonterossa per le Winx ***


Capitolo 26 – Inferno a Fonterossa per le Winx

Il ricordo è l’unico paradiso dal quale non possiamo venir cacciati
Jean Paul


-Ragazze- esclamò sottovoce Tecna quando lei sei fate raggiunsero il centro di quell’enorme sala -Dobbiamo rimanere unite! Essere sempre in contatto ci aiuterà senz’altro ad uscire illese da tutto questo- A quelle parole Aisha e Musa compresero di non essere le sole a temere quella strana situazione.

-Vi consiglierei di non perdere tempo e di iniziare a trasformarvi- si intromise Minerva. Il suo tono di voce era gelido, tanto da rendere quelle parole più simili ad una minaccia che non ad un consiglio spassionato di un insegnante che sta per mettere alla prova delle allieve.

-D’accordo, ne abbiamo viste di peggiori- disse Stella per dare coraggio alle amiche -Forza!- aggiunse poi con un deciso cenno del capo, il quale stava ad indicare che lei era pronta a combattere e a portare a casa quella sfida.

-Magic Winx!- esclamarono le giovani all’unisono, trasformandosi all’istante nelle meravigliose ed aggraziate fate che erano.

Alcuni specialisti fischiarono compiaciuti e divertiti l’abbigliamento molto femminile ma allo stesso tempo anche lievemente succinto delle ragazze.

-Cosa fischia quell’idiota!- esclamò Riven, decisamente infastidito. Aveva già dovuto sopportare le premure di Jared nei confronti di Musa perciò non avrebbe tollerato nessuna occhiatina maliziosa rivolta alla sua fata.

-Rilassati amico!- disse Brandon, cercando di calmarlo.

-Dite che dobbiamo essere pronti ad intervenire?- domandò Sky al gruppo di amici. Anche lui come le giovani aveva avuto da subito un brutto presentimento e temeva che la strega potesse in qualche modo ferirle.

-Io dico di no dal momento che le ragazze non gradiscono i nostri interventi!... Oh, ma forse è solo Musa a non apprezzarli!- rispose Riven, sempre più seccato. Helia in tutta risposta alzò gli occhi al cielo, ormai aveva quasi perso le speranze con lui.

-Dammi retta Riven, chiarisci le cose con Musa!- disse il nipote di Saladin al ragazzo dalle iridi viola, picchiandogli poi la mano sulla spalla -Non potrai che fare del bene a te stesso, a quella povera ragazza ma soprattutto a noi!- continuò lo specialista, cercando di apparire il più convincente possibile.

-Parole Sante Helia!- esclamò Brandon che era scoppiato in una fragorosa risata.


Le ragazze intanto erano in cerchio, nel mezzo della sala, e si guardavano. Erano sull’attenti. Erano in attesa: aspettavano un primo segno d’attacco che tuttavia sembrava proprio non arrivare. Più i secondi passavano più sentivano l’ansia salire e nelle loro menti la domanda che prendeva forma era sempre la stessa: cosa avrà mai in mente Minerva?

Improvvisamente però tutte le luci si spensero e nel salone calò il buio. Se le fate fossero state attaccate in quel momento non si sarebbero accorte di nulla e non sarebbero nemmeno state in grado di reagire.

-Ragazze!- urlò prontamente Tecna, sempre con l’idea che rimanere unite e coprirsi le spalle a vicenda fosse la soluzione migliore, se non addirittura l’unica -Ci siete?- Le amiche in tutta risposta gridarono con determinazione “sì”.

Le sei fate si sentirono poi girare sottosopra, come se si fossero trovate dentro ad una grande centrifuga. Provarono la sensazione di essere sbattute un po’ qua e un po’ là. Istintivamente dalle loro bocche uscirono delle grida spaventate e l’istante dopo le luci si riaccesero. Le ragazze barcollarono, quasi fossero state ubriache, mentre cercavano in tutti i modi di tenersi in piedi e mantenere l’equilibrio. Con stupore si ritrovarono non più l’una con gli occhi nell’altra ma rivolte in direzione del loro pubblico, sempre in cerchio.

Dalla folla giunsero delle grida sorprese che spinse le Winx a voltarsi verso il centro della sala per vedere cosa c’era alle loro spalle.

In mezzo alle ragazze si ergeva ora, su due grosse zampe, una creatura spaventosa: aveva il corpo eccessivamente grande, due possenti braccia provviste di artigli affilati, una coda infinitamente lunga ed appuntita e denti aguzzi quanto quelli di un vampiro. Nessuno dei presenti aveva mai visto nulla di simile: infatti quell’ essere non era altro che un mostro, frutto dell’immaginazione di Minerva, creato dalla stessa sul momento per mettere alla prova le giovani.

La creatura scagliò subito il suo primo attacco contro Stella, che ebbe la prontezza di reagire creando davanti a sé uno scudo difensivo fatto di luce. La potenza di quel colpo, anche se non trovò alcuna efficacia contro la fata, spinse comunque la giovane indietro di qualche metro. Non contento, l’animale, colpì ancora e Stella rispose nuovamente all’attacco del suo avversario nella stessa maniera utilizzata qualche istante prima, con lo stesso risultato; poi, però, il mostro colpì una terza volta e lo fece con maggiore aggressività, tanto che la ragazza cadde a terra dolorante e ci rimase per un lungo momento.

-Stella!- gridò Brandon dalla folla, estremamente preoccupato.

-Ehi!- gridarono Tecna e Bloom al fine di distrarre la creatura che a passo lento si avvicinava alla giovane ancora stesa al suolo.

La bestia si voltò e, con gran stupore da parte di tutti i presenti, fece fuoco come un drago verso le due ragazze, che quindi si lanciarono in due direzioni differenti per evitare di incassare il colpo. Bloom ne uscì assolutamente illesa mentre Tecna si bruciò lievemente un gamba.

Timmy, che osservava la scena letteralmente ammutolito, trattenne un grosso respiro che lasciò andare solo quando vide la sua amata rialzarsi da terra come una vera combattente.

Flora tentò di avvicinare il mostro per intrappolarlo con alcune delle sue radici più forti ma questo mosse improvvisamente la sua coda, colpendo la fata in pieno petto e mettendola a tappeto con un’incredibile violenza.

-Flora!- gridò Aisha, vedendo l’amica stesa a terra dalla parte opposta del salone da dove si trovava lei.

-Vado io!- esclamò Musa, che al contrario della principessa di Andros era certamente più vicina. Volò molto velocemente da lei, con un agile gesto la prese in braccio e poi si diede una forte spinta con i piedi e si staccò dal terreno.

In quel momento, però, il mostro fece un balzo in avanti, allungò un braccio e afferrò Musa per una caviglia, dandole un potente strattone. La fata, che improvvisamente si sentì bloccare con prepotenza, cadde rovinosamente a terra, perdendo non soltanto l’equilibrio ma anche la presa sulla fata della natura che quindi precipitò al suolo a qualche metro di distanza da Musa.

Helia vide ogni fotogramma di quell’orribile scena ed il suo cuore si fermò. Il suo volto, già pallido, sbiancò ulteriormente sotto gli occhi increduli dei compagni.

-Flora…- disse Musa con un filo di voce, cercando poi di allungarsi verso l’amica ma senza risultato in quanto si ritrovò sospesa in aria e a testa in giù l’istante successivo.

-Oh Dio!- esclamò mentre disperatamente si dimenava per cercare di liberarsi dalla presa del mostro.

La bestia scosse la fata violentemente e poi, con altrettanta brutalità, la scagliò contro un grande specchio in vetro situato in un angolo della sala. Musa, picchiandoci contro, lo mandò letteralmente in frantumi ed infine cadde a terra, tra i vetri che poi le tagliarono gambe e braccia mentre cercava di rimettersi in piedi con le ultime forze che le erano rimaste.

Stella raggiunse l’amica, l’aiutò e insieme tornarono verso il centro del salone. Non erano ancora pronte a dichiararsi sconfitte. Quella creatura orribile doveva certamente avere un punto debole e loro lo avrebbero trovato, insieme.

Aisha scagliò un attacco contro il mostro che però finì in niente, allora ne lanciò un secondo modificandone leggermente la formula ma anche questo si dimostrò letteralmente inefficace. La bestia iniziò ad avanzare minacciosamente contro la principessa di Andros che dunque prese istintivamente ad arretrare.

-Basta scappare!- gridò Minerva seccata che poi, non soddisfatta delle torture a cui le ragazze erano già sottoposte, creò una sfera magica dal colore viola che rimpicciolì ulteriormente lo spazio dedicato al combattimento. Alle ragazze sembrò del tutto innocua ma quando Aisha, indietreggiando, ci finì contro, la videro contorcersi dal dolore e poi accasciarsi al suolo priva di sensi; quella sfera era fatta di energia pura.

Stella si teletrasportò da Aisha, prima che la creatura potesse raggiungerla, e poi teletrasportò entrambe dal lato della sfera opposto, dove si trovava Musa, portando così l’amica in salvo.

Nel frattempo Flora si riprese e come aprì gli occhi notò di essere fuori dal cerchio di energia, esattamente come Bloom che intanto le si era avvicinata per soccorrerla. Le due ragazze si sentirono prese con forza da alcune funi che le intrappolarono;  loro erano ormai fuori dai giochi e non avevano nessuna speranza di liberarsi. Quelle catene magiche si stringevano ogni secondo di più avvolgendo i loro esili corpi ed immobilizzandoli.

Tecna, con sguardo di sfida, colpì il mostro. Il suo attacco era tuttavia troppo debole, così come qualche momento prima era stato l’attacco di Aisha, e finì per non avere alcun risultato sull’avversario.

-Vediamo quanto sono forti le vostre giovani menti!- disse Minerva, facendo poi risuonare lo schiocco delle sue dita in tutto il salone.

La creatura si smaterializzò per riapparire improvvisamente davanti a Stella, che quindi gridò per lo spavento ed indietreggiò il più possibile, cercando comunque di fare attenzione a non toccare la sfera di energia. La fata si aspettava di essere colpita e scaraventata chi sa dove da un momento all’altro, invece, la bestia si limitò a guardarla con incredibile intensità; la fissò per un lungo istante finché la giovane non si perse nella profondità di quegli occhi neri come la pece.

-No!- gridò ad un tratto Stalla dal nulla, nel panico più totale -Il Sole! Non c’è più luce, i miei occhi non vedono più nulla!- la ragazza strillava, come impazzita, poi anche lei, come Bloom e Flora, fu catturata dalle funi che la allontanarono bruscamente dalla sfera in cui stava avvenendo l’intero combattimento.

Il mostro si girò e iniziò ad avanzare verso la fata della musica, che nel frattempo stava dando vita ad una sfera di energia sempre più grande. La ragazza, quando si era trovata faccia a faccia con Darcy, aveva potuto appurare che facendo confluire tutte le sue emozioni nei suoi colpi magici, era in grado di dare vita ad attacchi potentissimi. Guardò la bestia intensamente, mentre cercava dentro di sé la forza per combattere, ma quando si sentì pronta per scagliare il suo colpo il mostro mutò il suo aspetto. Musa perse un battito e l’attacco che aveva preparato le morì in mano.

-Musa è una trappola!- Gridò Stella che, dopo aver visto negli occhi del mostro la sua paura più grande, aveva capito come quella creatura ti piegava al suo volere e ti metteva fuori dai giochi.

-Musa no!- gridò Tecna, vedendo l’espressione assente dell’amica.

-Musa!!!- urlarono anche Flora e Bloom quando la ragazza fece un passo verso il mostro che ora aveva sembianze decisamente differenti.

-Mamma- sussurrò la fata della musica, ora a pochi passi da quella che sembrava essere sua madre.

-Musa fermati!- urlò Tecna, iniziando a correre verso la figura della donna per attaccarla. Quando si trovò a pochi passi da lei fu come se una barriera la spinse via, scaraventandola a terra di fianco al corpo di Aisha che pian piano iniziava a riprendere conoscenza.

Minerva scuoteva la testa, sempre più nervosa, mentre nella sala era calato il silenzio assoluto. Gli specialisti avevano smesso di fischiare e di ridere divertiti. Tutti erano rimasti ammutoliti, quasi spaventati nel vedere quanto la magia potesse andare oltre ogni loro immaginazione.

Le uniche voci che si sentivano erano quelle disperate delle Winx che supplicavano Musa di non abbassare la guardia.

La fata della musica però sembrava essere entrata in una specie di trance senza più via di ritorno alcuna.

-Mamma!- disse ancora la giovane, con gli occhi che le brillavano per l’incredulità.

-Musa, tesoro mio- disse la figura di Wa-nin dolcemente.

-Sei… tu sei davvero qui?- domandò la fata della musica e la donna in tutta risposta sorrise in modo molto materno.

-Sai Musa, quando eri ancora una bambina, ti guardavo e immaginavo che un giorno saresti cresciuta e che ti saresti distinta per la bontà delle tue azioni. Ora ti osservo e ciò che vedo mi lascia senza fiato: sei una giovane donna, bellissima, sbocciata come un fiore meraviglioso; sei forte, incredibilmente tenace. Sei sulla buona strada per diventare una fata degna di ogni merito perciò non permettere a nessuno di calpestarti e trattarti male. Credimi quando ti dico che non avrei potuto desiderare altro. Tu sei il meglio- esclamò la donna. Era estremamente affascinante e Musa le assomigliava moltissimo. La sua voce era candida, soave e melodiosa.

-Oh mamma! Mi manchi così tanto!- confessò la giovane, dando libero sfogo alle lacrime che finalmentre trovarono strada sul suo volto delicato.

-Ma io sono sempre con te tesoro mio; io vivo nei tuoi ricordi, nei tuoi pensieri e nel tuo cuore. Ti voglio bene piccola mia e te ne vorrò sempre; non dimenticarlo mai!- rispose la donna, allungando la mano e sfiorando delicatamente la guancia di Musa. La fata chiuse gli occhi e si lasciò completament andare a quel contatto.

-Adesso basta!- gridò furiosa Minerva, scagliando poi un colpo magico contro Wa-nin.

La figura della donna si accasciò a terra, gravemente ferita. Quell’attacco da parte della strega annullò ogni incantesimo all’interno del salone: infatti la sfera di energia si estinse e le funi che imprigionavano Bloom, Flora e Stella sparirono, lasciandole finalmente libere e nuovamente in grado di muoversi.

-Mamma no!- gridò Musa, sempre in lacrime, mentre si inginocchiava al fianco della donna. Da bambina l’aveva già vista morire. Aveva già visto la vita abbandonare il suo corpo e ora stava accadendo ancora -Mamma ti prego no, non mi lasciare di nuovo!- la fata della musica era disperata e le sue amiche l’avevano velocemente raggiunta ed accerchiata: non sapevano cosa dire ma soprattutto non sapevano cosa fare davanti a così tanto dolore.

-Adesso basta!- gridò ad un tratto la voce di Saladin che si era fermato sulla soglia del salone. Insieme a lui c’erano anche Codatorta e l’ispettrice Griselda.

Improvvisamente sotto il corpo di Wa-nin si formò una chiazza di sangue e Musa spasmodicamente iniziò a cercare l’origine di quella ferita, esattamente come aveva fatto nel suo sogno; esattamente come aveva fatto con Morgana.

Fu proprio il gesto di Musa a risvegliare qualcosa in Tecna. La prova che stava cercando: infatti ora aveva finalmente la certezza che Minerva era coinvolta in tutto quello.

-Sei stata tu!- gridò la fata della tecnologia avanzando di qualche passo verso la strega -Tu hai ucciso Morgana e poi hai fatto ricadere la colpa sulla preside Griffin, tua sorella!- la giovane era fuori di sé e il pubblico era sconvolto. A parte i professori e i cinque specialisti del Winx club nessuno era in grado di comprendere cosa stesse realmente accadendo.

Alle parole di Tecna Aisha, Flora, Bloom e Stella si voltarono verso Minerva e Musa si alzò in piedi, abbandonando il corpo ormai privo di vita di sua madre.

-Vi ho messe alla prova. Avete fallito! Mi sarei aspettata di più dalle grandi Winx. Avendovi visto combattere quest'oggi credo di poter affermare che non avrete nessuna possibilità di vincere la guerra che sta per scoppiare! Sarà la vostra fine…- esclamò la strega, quasi in un sussurro: infatti soltanto Tecna e le amiche, che ora le stavano attorno, riuscirono a capire le sue parole.

Detto questo Minerva scomparve nel nulla, lasciando soltanto una leggera polvere grigia. Le sei ragazze rimasero senza parole.

Musa si voltò e dove fino a qualche secondo prima c’era il corpo di Wa-nin ora c’era un mucchietto di cenere. Il cuore della fata perse un altro battito. Era stata tutta un’illusione o sua madre si era trovata davvero lì? E quello che le aveva detto? Tutte quelle belle parole? Non poteva essere stato soltanto uno scherzo di Minerva diretto alla sua mente.

Improvvisamente tutti quei pensieri che frullavano per la mente di Musa fecero sentire la ragazza incredibilmente debole: si lasciò quindi andare e svenne. L’ultima cosa che udì prima di cadere a terra fu la voce preoccupata di Aisha che la chiamava e l’ultima cosa che vide fu il viso di Riven in mezzo alla folla.

Quando la ragazza si accasciò al suolo Griselda iniziò ad avvicinarsi al gruppetto a passo di corsa.

-Stella andiamo via da qui!- disse Bloom con tono autoritario e l’amica colse al volo le sue parole. Afferrò saldamente lo scettro fra le mani e mise in pratica gli insegnamenti di teletrasporto di Faragonda.

In un battito d’ali, prima che l’ispettrice potesse raggiungere e soccorrere il gruppo delle sue allieve, la fata del Sole e della Luna teletrasportò lei e le sue amiche via da quel maledetto inferno, sotto gli occhi stupiti di fate, specialisti e professori.







 

Note dell’autrice: Buonasera popolo di EFP! Eccomi qui con questo nuovo spero anche appassionante capitolo! Personalmente sono abbastanza soddisfatta, credo di avervi presentato una discreta dose di azione e colpi di scena, no?
Cosa pensate che accadrà adesso? Come reagiranno le Winx? Ma soprattutto come reagirà Musa a tutto questo?
Cari i miei lettori vi ringrazio per la pazienza che dimostrate nel seguire la mia storia! :D ehehe
Grazie di cuore soprattutto ai miei recensori! Siete fondamentali per me!! :)
Un abbraccio e a presto
Ehris

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Capitolo 27
*** La nuova ipotesi di Tecna ***


Capitolo 27 – La nuova ipotesi di Tecna

Nessuna grande scoperta è mai stata fatta senza una audace congettura
Sir Isaac Newton


-Stella dove ci hai portate?- domandò Bloom che incuriosita si guardava attorno. Flora e Aisha intanto si erano accovacciate vicino a Musa per vedere come stava mentre Tecna consultava, con le mani che le tremavano per la rabbia, la sua mappa elettronica.

Le sei ragazze non erano più nel salone grande in cui era avvenuto lo scontro contro il mostro generato da Minerva; ora si trovavano su una terrazza ma la fata più tecnologica di Alfea non era ancora in grado di fornire la loro posizione esatta e questo perché la sua mente era distratta: infatti la giovane continuava a rivivere gli ultimi istanti di un’esercitazione che era andata oltre ogni limite; ripensava alle accuse gridate alla strega, prima che questa scomparisse nel nulla; si tormentava la testa con ipotesi, dimostrazioni, illusioni.

-Io… io non lo so di preciso. Ho solo pensato ad un posto tranquillo- rispose la fata del Sole e della Luna che mentalmente si riprometteva che non appena le acque si fossero calmate lei si sarebbe messa d’impegno per affinare la sua tecnica di teletrasporto, al fine di renderla precisa ed affidabile il più possibile.

-Vi siete perse?- chiese la voce familiare di una donna: era quella di Edna. In quel momento Tecna spense completamente sia il cervello che la mappa elettronica e si voltò sorpresa verso l’infermiera di Fonterossa.

-Lei…?- esclamò Stella, dando la netta impressione di cadere da una soffice nuvola di uno dei suoi mondi mentali.

-Potete darmi tranquillamente del tu!- disse distrattamente la donna che nel frattempo cercava di capire cosa stessero facendo Flora e Aisha per terra. Quando realizzò che erano intente a prestare soccorso a Musa corse fuori anche lei e si avvicinò alle giovani -Per tutte le fate e le streghe della Dimensione Magica, cosa è accaduto a questa ragazza? Forza, portiamola dentro- Edna, con l’aiuto delle due giovani, portò Musa all’interno di quella che doveva essere la sua stanza e l’adagiò su un divano. Guardando velocemente anche le altre ragazze si accorse che erano piuttosto malconce: avevano infatti i segni tipici di chi aveva appena combattuto una battaglia -Cosa vi ha costrette a fare quella strega?- chiese, anche se nel suo cuore sapeva già di conoscere la risposta a quella domanda.

-Una lezione pratica- rispose semplicemente Bloom, ripensando al volto affranto di Musa quando aveva visto spirare la madre sotto i suoi stessi occhi.

-È pazza, io l’ho sempre detto!- asserì Edna mentre faceva vedere a Flora come disinfettare i tagli che la fata della musica si era procurata sulle braccia e sulle gambe, andando ad urtare il grande specchio durante la lotta con quella bizzarra creatura nel salone centrale -Giovanotta siediti qui!- esclamò poi, rivolta a Tecna, mentre le faceva segno di accomodarsi su una sedia libera -Non vorrei che quell’ustione sulla gamba faccia infezione…- La giovane di Zenith, senza opporre resistenza alcuna, andò a sedersi dove le era appena stato indicato e silenziosamente si lasciò medicare la ferita che non aveva per niente un bell’aspetto.

Le fate rimasero a lungo in silenzio sotto lo sguardo vigile di Edna, che con molta premura si stava pian piano prendendo cura di ognuna di loro. Quelle giovani soltanto la sera prima erano giunte a Fonterossa infreddolite e malconce e ora erano nuovamente davanti a lei, graffiate, stanche, impaurite e perse. Nei loro occhi, se li si guardava con attenzione, scorrevano immagini cruente di esperienze appena vissute. Esperienze dure, difficili da digerire e da gestire anche per persone di gran lunga più mature.

Improvvisamente Musa iniziò ad aprire pian piano gli occhi.

-Ehi come ti senti?- le sussurrò dolcemente Flora, che aveva finito di disinfettarle le ferite proprio in quel momento.

-Ho bisogno di prendere un po’ d’aria- disse solo la fata della musica. Il suo viso era pallido e gli occhi esprimevano una profonda tristezza.
Questo non passò di certo inosservato ad Edna che quindi, non appena la giovane fu uscita sul terrazzo, domandò spiegazioni.

-Quella strega maledetta prima ci ha massacrate fisicamente e poi, non contenta, si è insinuata nelle nostre menti, mettendoci definitivamente a tappeto- esclamò Stella con voce tremante; era scossa, era arrabbiata, si sentiva presa in giro e persino umiliata.

-Musa si è trovata davanti lo spirito di sua madre, che poi Minerva ha eliminato senza nessuna pietà davanti ai suoi stessi occhi- spiegò Flora.

-Deve essere stato terribile- disse Edna, più a sé stessa che non alle ragazze.

-Musa è una fata eccezionale, è tenace e caparbia ma questo evento credo l’abbia davvero scossa- esclamò Aisha, dimostrandosi sinceramente in pena per le condizioni dell’amica.

-Se è forte come dite si riprenderà- la donna rassicurò le giovani con parole che in quel momento riteneva essere più appropriate.

-Edna- disse Stella con un po’ di titubanza nel tono di voce -Possiamo rimanere qui per un po’?- alla fata era venuto spontaneo porre quella domanda ad una figura che sin da subito si era dimostrata in un certo senso anche molto materna.

-Naturalmente- rispose la donna, che comprese perfettamente il desiderio di tranquillità delle ragazze.

In quel momento però qualcuno bussò alla porta.

-Edna, sono Sky!- si udì la voce del principe di Eraklyon.

Le ragazze si scambiarono veloci occhiate fra loro. Non erano ancora pronte a parlare con i ragazzi perché non sapevano cosa gli specialisti avrebbero pensato di loro. Forse che erano deboli in quanto si erano lasciate maltrattare ed ingannare da Minerva tanto stupidamente? La paura del confronto, per le fate, era tanta. La paura di aver sfigurato e di non essere state all’altezza altrettanta.

Edna si avvicinò alla porta e l’aprì quel poco che le permise di vedere il ragazzo, seguito ovviamente dal gruppo di amici.

-Edna, stiamo cercando le ragazze. Loro sono qui per caso?- la voce del principe di Eraklyon risuonò palesemente preoccupata. La donna rimase a fissarlo per un lungo momento, poi, capendo che le sue ospiti non si sarebbero mai e poi mai dovute preoccupare di quello che gli specialisti avrebbero potuto pensare di loro, spalancò la porta rivelando finalmente la presenza delle fate.

-Flora!- disse Helia, varcando la soglia della stanza. Corse da Flora per abbracciarla e lei con slancio ricambiò il gesto -Come stai?- domandò premurosamente lo specialista alla fata.

-Adesso che sei qui bene- rispose la giovane, che l’istante successivo arrossì per quelle parole così intime ma veritiere. Helia udendo quella semplice frase strinse ulteriormente a sé la ragazza.

-Tecna, la tua gamba come va?- chiese Timmy inginocchiandosi davanti alla fata della tecnologia che era ancora seduta sulla sedia. Il ragazzo con gli occhiali ricordava bene quanta paura avesse provato nel vedere il mostro fare fuoco contro Tecna.

-Edna me l’ha medicata per bene- rispose la giovane con un lieve sorriso. Tutta la rabbia provata nei confronti di Minerva per quella prova così ingiusta improvvisamente si trasformò in forza e voglia di combattere per il bene della Dimensione Magica e questo soltanto grazie alla presenza di Timmy.

Esattamente come avevano fatto Helia e Timmy, altrettanto fecero Brandon e Sky: i due giovani, infatti, si avvicinarono alle loro ragazze e si sincerarono delle loro condizioni.

Riven intanto era rimasto incantato ad osservare fuori dalla finestra la figura di Musa, in piedi sul terrazzo.

-È a pezzi- disse Aisha avvicinandosi al giovane -Dovresti andare da lei e parlarle-

-E cosa ti fa credere che parlando con me si sentirà meglio?- domandò Riven, guardando di sbieco la principessa di Andors.

-Non lo so… il fatto che la ami e che faresti qualsiasi cosa per lei anche se adesso vuoi far credere al mondo intero che sei arrabbiato per la storia con Jared? Lascia perdere quello che è successo ieri sera. Non ha alcuna rilevanza e tu lo sai meglio di me ma come al solito stai cercando un motivo per allontanarti da lei!- esclamò Aisha che improvvisamente si era fatta seria. Le sue parole ora risuonavano più come una critica che non come un buon consiglio.

-Scusa ma proprio non capisco. Perché mai dovrei volermi allontanare da lei?- chiese Riven che tuttavia aveva compreso fin troppo bene le parole della fata.

-Davanti alla prima fonte di problemi tu ti spaventi e ti tiri indietro per paura di soffrire. Sbagli: i problemi vanno affrontati! Okay ammetto che anche Musa ha un bel caratterino ma sono certa che se tu ti mettessi lì ed iniziassi a parlare con lei, lei ti ascolterebbe- Riven si dimostrò distratto davanti alle parole di Aisha ma in realtà le aveva ascoltate molto bene. Sapeva che la ragazza aveva ragione: aveva visto Jared essere gentile con Musa e subito se l’era presa con lei, senza nemmeno aver dato retta alle sue spiegazioni. Aveva sbagliato e lo sapeva. Aveva avuto paura che lei potesse cambiare idea e preferire Jared a lui e di conseguenza aveva iniziato ad evitarla.

Dopo un momento passato a riflettere, Riven camminò verso la finestra che dava sul terrazzo e uscì. L’aria era molto fredda per essere quasi iniziato il mese di giugno ed il cielo, ricoperto da grandi nubi grigi, minacciava un incredibile mal tempo.

Musa sentì la finestra aprirsi, girò appena il capo e con la coda dell’occhio riconobbe immediatamente lo specialista che a passo lento si avvicinava a lei.

-Sto bene!- si affrettò a dire la ragazza, con tono freddo e distaccato.

-Okay- rispose semplicemente Riven, affiancandosi poi alla giovane -Ma se così non fosse me lo diresti?- chiese lui dopo un breve minuto di silenzio, cercando di dimostrarsi gentile e comprensivo. In realtà la cosa non gli riusciva nemmeno troppo difficile. La preoccupazione per la sua fata era tanta. Vedere il suo sguardo triste e sconsolato lo rendeva irrequieto e la voglia di fare qualsiasi cosa per farla stare meglio prendeva il sopravvento sul suo animo. 

Lei in tutta risposta però fece spallucce. Quel gesto fu come uno schiaffo per Riven, che si sentì respinto. Forse le parole di Aisha lo avevano semplicemente illuso e niente di più. Forse stupidamente aveva creduto di avvicinarsi alla fata e di vederla aprirsi come un libro. La verità era che lei, in quel momento, non aveva nessuna intenzione di sfogarsi; né con lui, né con nessun altro.

-Vabbè, quando avrai voglia di parlare con qualcuno sai dove trovarmi!- rispose Riven, evidentemente seccato, tornando poi dentro la stanza dove era riunito il gruppo.

-Ehi Riven, che hai?- domandò Brandon, vedendo il volto offeso dell’amico.

-Qualcuno credeva che la Signorina avesse bisogno di me ma evidentemente si sbagliava!- ringhiò Riven, guardando Aisha dritta negli occhi.

-Ci risiamo!- disse Helia mentre Flora lo osservava incuriosita.

-Lascia che te lo dica Riven, come ragazzo fai schifo!- esclamò Stella, che vicino a Brandon stava pian piano riacquisendo il suo solito buon umore. Lo specialista non disse nulla ma fulminò letteralmente la fata con lo sguardo. Se avesse avuto due raggi laser al posto degli occhi, la giovane, ora, non sarebbe stata altro che un misero mucchietto di cenere.

-Okay basta così!- intervenì molto diplomaticamente Sky -Riven stavamo giusto dicendo con le ragazze che sarebbe il caso di andare a parlare con Saladin. I professori vorranno certamente delle spiegazioni-

-Ma Musa? Non me la sento di lasciarla qui così!- disse Flora, guardando nuovamente verso il terrazzo.

-Posso occuparmene io! Mi assicurerò anche che mangi qualcosa- disse Edna, cercando di tranquillizzare non solo Flora ma anche le altre fate del Winx Club.

A quelle parole le giovani annuirono ed in compagnia degli specialisti si avviarono verso l’ufficio di Saladin. Il gruppo temeva un po’ ciò che il preside di Fonterossa e l’ispettrice di Alfea avrebbero potuto rimproverargli. Sapevano di aver sbagliato ad omettere i sospetti su Minerva, così come sapevano di aver fatto un errore a non raccontare ciò che era realmente accaduto fra le Grandi Montagne della Dimensione Magica.


-Avanti!- esclamò la voce di Saladin non appena Sky bussò alla porta.

Il gruppo allora si fece forza ed entrò nella stanza, trovandosi subito davanti il volto colmo di rimprovero di Griselda.

-Ispettrice, buonasera!- esclamò Stella con un sorrisetto nervoso.

-Buonasera ragazze. Cominciavo a domandarmi quando vi sareste decise a degnarci della vostra presenza qui! Siete coscienti del fatto che ci aspettiamo delle spiegazioni per quanto accaduto?- la donna non perse tempo e subito iniziò a biasimare l’atteggiamento poco educato delle sue allieve.

-Griselda suvvia, non essere così severa con le tue ragazze!- Saladin cercò di calmarla; lui sapeva quanto in realtà lei fosse sollevata di averle li davanti, sane e salve, anche se in tutti i modi tentava di apparire dura come una roccia.

-Dove è Musa?- chiese l’ispettrice, facendo finta di non aver udito le parole dell’uomo anziano seduto alla sua scrivania.

-Lei è un po’ scossa per quanto accaduto; ha bisogno un po’ di tempo per starsene da sola…- spiegò Aisha ed il volto di Griselda cambiò espressione: da duro diventò quasi compassionevole. Aveva visto anche lei il viso sconvolto della fata della musica e l’aveva vista crollare in mezzo al salone sotto gli occhi di tutti i presenti.

-È in buone mani, è con Edna!- esclamò Flora che aveva notato negli occhi della sua severa insegnante la preoccupazione tipica di chi prova dell’affetto per qualcuno.


Le ragazze rimasero per quasi un’ora e mezza nella stanza del preside di Fonterossa; esattamente come avevano fatto la sera prima con gli specialisti, avevano completamente vuotato il sacco su tutti gli avvenimenti: erano partite a raccontare dall’attacco ad Alfea, del loro arrivo alla scuola dei ragazzi e avevano concluso con i loro sospetti su Minerva, la prova a cui erano state sottoposte da quest’ultima e la possibilità che all’interno della scuola si potesse essere formato un gruppo di spie.

Saladin, Griselda e Codatorta, che era una presenza costante ma discreta, erano rimasti in silenzio ad ascoltare la storia delle giovani fate. Al termine del racconto i tre professori tirarono un sospiro e si guardarono.

-Vorremmo darvi qualche dettaglio in più su tutta questa vicenda ma purtroppo anche quello che sappiamo noi non è molto!- spiegò Saladin.

-Temo che le uniche a conoscere qualcosa in più siano proprio Faragonda e la Griffin- constatò Griselda

-Guarda caso Faragonda è prigioniera dei non morti mentre la Griffin è scomparsa!- disse Stella con sarcasmo.

-C’è una cosa sulla quale secondo me vale la pena ragionare!- esclamò Tecna, perciò tutti si voltarono a guardarla -Per quale motivo Faragonda ci ha spinte ad andare sulle Grandi Montagne della Dimensione Magica a cercare proprio Minerva?-

-Riteneva che avrebbe potuto aiutarci- esclamò Bloom in modo ovvio.

-Esatto!- disse la fata della tecnologia, che aveva deciso di soffermarsi proprio su questo punto.

-Già ma lei ci ha traditi!- ricordò Sky.

-Faragonda era convinta che il suo aiuto potesse fare la differenza! Se ci ha spinte a cercarla deve esserci stata una motivazione valida! Forse Minerva non è…- tentò di spiegare Tecna.

-No eh! Tecna non vorrai ricominciare!- si intromise bruscamente Stella -Quando Faragonda ha messo in dubbio la lealtà della Griffin tu ti sei opposta, cercando di convincere tutti dell’esistenza di una ragione nascosta che la scagionasse. Dopodiché ti sei impuntata sulla colpevolezza di Minerva e hai cercato in tutti i modi il pezzo mancante che la rendesse colpevole e la traditrice che è. Ora vieni forse a dirci che le sue azioni sono messe in moto da ragioni più profonde e che quindi potrebbe anche non essere il mostro che palesemente manifestato di essere?-

-Stella cerco soltanto di essere obbiettiva…- disse la fata della tecnologia -Cerco un punto da cui partire!-

-Tecna ha ragione!- esclamò Timmy, vedendo la sua amata in difficoltà davanti alle accuse di Stella -Faragonda è una donna estremamente saggia perciò deve aver avuto le sue buone ragioni per spedirvi a cercare Minerva con tanta urgenza-

-Sicuramente Faragonda è molto saggia- intervenì tranquillamente Flora -Tuttavia quando ci siamo trovate davanti alla scomparsa della preside Griffin nemmeno lei aveva idea di quello che stava succedendo. Io credo che ci abbia spinte verso Minerva unicamente perché quest’ultima è sua sorella; ispettrice Griselda lei cosa ne pensa? Non potrebbe essere?- domandò infine la fata della natura.

-Io credo che Faragonda sia a conoscenza di qualche dettaglio non ancora rilevato- osservò la donna.

-Bhè, anche ammesso che sia così lei ora non è qui perciò ci conviene muoverci con i mezzi che abbiamo- esclamò Aisha e le amiche annuirono.

-Io inizierei da quel Jared- disse Riven, uscendo finalmente dal suo guscio silenzioso -Potrei pedinarlo e vedere cosa combina- propose poi il giovane, con gli occhi che gli brillavano. Non aspettava altro che poter dimostrare a tutti il tradimento del giovane specialista. Non aspettava altro di poterlo dimostrare a Musa.

-Nonno se non hai niente in contrario vorrei occuparmi io di Jared, osservare e valutare i suoi movimenti e fare rapporto!- Le parole di Helia fecero voltare il giovane dai capelli color magenta verso il compagno specialista. Sul suo volto era dipinta un’espressione particolarmente dura.

-Permesso accordato- rispose il preside di Fonterossa e Riven diventò rosso di rabbia.

-Per quanto riguarda voi ragazze- disse l’ispettrice di Alfea -Avete avuto modo di vedere come combattono i non morti quando le nostre mura sono state attaccate da questi esseri. Il loro potere e la loro capacità di entrarvi nella mente potrebbe distruggervi. Ci attaccheranno, è solo questione di tempo e a dimostrazione di questo fatto c’è questo continuo calo di temperatura. È perciò giunto per voi il momento di imparare ad usare la convergenza magica. Domani mattina all’alba vi voglio tutte nell’arena di combattimento, fresche e in forma; ci sarà molto su cui  lavorare- la donna era stata molto chiara con le sue allieve. Le fate si scambiarono alcune occhiate prima di annuire: l’indomani sarebbe stato per loro certamente molto faticoso.

-Molto bene, allora per stasera siete congedati- esclamò il preside Saladin -È tardi, vi conviene andare a riposare-

-Helia allora tu tiene d’occhio Jared, Sky e Brandon invece a voi chiederei di fare ancora qualche giro di perlustrazione della fortezza, vista la situazione- ordinò Codatorta.

-Naturalmente, non c’è problema!- rispose Sky, inchinandosi e lasciando poi uscire tutti dalla stanza.



-Si può sapere che ti è preso?- esclamò Riven rivolto ad Helia non appena il gruppo di giovani si ritrovò da solo nel corridoio, appena fuori dalla stanza di Saladin.

-Sei troppo coinvolto Riven!- rispose semplicemente Helia.

-Stai dicendo che non sarei stato all’altezza di pedinare quel ragazzino?- sbottò lo specialista.

-Penso che tu sia in gamba ma adesso non hai la lucidità giusta per questo! La cosa più importante per te, in questo momento, è chiarire con Musa. Ti ho già detto come la penso a riguardo!- esclamò Helia con un tono particolarmente severo; un tono che di regola non gli si addiceva.

A quelle parole Riven abbandonò il gruppo per dirigersi verso i dormitori degli studenti; verso la sua camera. Il suo umore era pessimo. Era stufo di sentirsi dire da tutti come doveva comportarsi con Musa. Stella le aveva persino detto che come ragazzo faceva schifo; ma lei come si permetteva di farle delle osservazioni simili? Perché tutti biasimavano la sua rabbia invece di rimproverare a Musa il suo di atteggiamento?

Con mille pensieri che frullavano nella mente, Riven, raggiunse la sua camera e quando ci arrivò vi trovò davanti proprio la fata della musica: la sua Musa.

Il cuore del giovane perse un battito. Perché lei era lì se avevano litigato? Forse aveva deciso di chiudere definitivamente la loro relazione ed era giunta fin lì per dirglielo?






Note dell'autrice: Buonasera popolo di EFP! Come state? Credo di aver paccato la scorsa settimana con il mio aggiornamento! Ahimè, non era pronto perciò chiedo perdono! :)
Che dire? Il nostro caro Riven è tra l'arrabbiato e il dispiaciuto per la sua fata. Voi quale emozione credete che prenderà il sopravvento?
La nostra cara Tecna ha invece di nuovo qualcosa che le frulla per la testa e sappiamo che quando crede in qualcosa è disposta a smuovere mari e monti per arrivare in fondo alla questione!
Tante sorprese, tanti colpi di scena ed una battaglia ormai alle porte... !!!
Grazie infinitamente a tutti coloro che stanno seguendo la mia storia :) mi fa un enorme piacere. Naturalmente spero di sentirvi numerosi.. come sempre :)
Un bacione
Ehris
  

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Capitolo 28
*** Guerriero ***


Buonasera cari lettori, prima di lasciarvi alla lettura del capitolo vorrei fare una breve premessa: per questo aggiornamento ho deciso di lasciarmi ispirare dalla canzone intitolata "Guerriero" di Marco Mengoni. Ritengo che abbia un testo bellissimo ed è per questo che stavolta, anziché iniziare con la solita citazione ho deciso di accompagnare il capitolo con le parole della canzone, dando quindi vita a qualcosa di diverso dal solito! :)

Nella speranza che sia di vostro gradimento vi auguro una piacevole lettura! :)
 

Capitolo 28 – Guerriero

 

Levo questa spada alta verso il cielo
Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo
Solo sulla cima attenderò i predoni
Arriveranno in molti e solcheranno i mari
Oltre queste mura troverò la gioia
O forse la mia fine, comunque sarà gloria
E non lotterò mai per un compenso
Lotto per amore, lotterò per questo.

 

-Cosa ci fai qui?- domandò duramente Riven, che temeva di essere lasciato di lì a pochi istanti dalla fata che lo aveva fatto innamorare perdutamente. Lo specialista si avvicinò velocemente alla porta della camera e l’aprì, evitando ogni tipo di contatto con la giovane. Entrò e poi, con una mano saldamente appoggiata alla maniglia e gli occhi fissi sulla figura della ragazza, aspettò; aspettò che lei pronunciasse le fatidiche parole che gli avrebbero spezzato il cuore. Un cuore già martoriato dalle ingiustizie che avevano segnato il suo difficile passato.

-Non sapevo dove altro andare…- rispose tristemente Musa, che teneva il capo chino e lo sguardo fisso sul pavimento, un po’ per nascondere l’imbarazzo, un po’ invece per evitare che Riven potesse vedere i suoi occhi arrossati dal pianto.

La confessione della fata spiazzò letteralmente lo specialista, che si era aspettato tutt’altro e che quindi ora non sapeva più esattamente a cosa pensare, così rimase in silenzio. La giovane allora alzò finalmente lo sguardo, stanco e depresso, e si soffermò sugli occhi di Riven. Amava quegli occhi; per lei quegli occhi erano di una sincerità assoluta anche se però, talvolta, erano tanto sinceri da metterle una paura infinita.

Lo specialista rimase serio e pensieroso, imperturbabile, così Musa non poté far altro che pensare che lui fosse ancora arrabbiato per l’accaduto della sera prima. L’animo della fata era già abbastanza devastato perciò la ragazza, sconsolata, si voltò -Perdona, non avrei dovuto disturbarti- sussurrò con un filo di voce, appena udibile all’orecchio dello specialista.

Riven osservò per un istante la figura di Musa che pian piano si allontanava e ripercorreva il corridoio per andare chissà dove. La sua mente si domandava perché gli riuscisse tanto difficile lasciar correre tutto ciò che li aveva portati a quella lite tanto assurda. Per quale strana ragione lasciarsi scivolare via la rabbia era così complicato? Perché non poteva mettere da parte tutte quelle sgradevoli sensazioni per dedicarsi alla fata che stava chiaramente dimostrando di avere bisogno di lui? In fondo era quello che lui desiderava di più: vederla chiedere aiuto proprio a lui. Cosa gli impediva di smentire le parole di Stella che tanto lo avevano ferito?
 

Io sono un guerriero, veglio quando è notte
Ti difenderò da incubi e tristezze
Ti riparerò da inganni e maldicenze
E ti abbraccerò per darti forza sempre
Ti darò certezze contro le paure
Per vedere il mondo oltre quelle alture
Non temere nulla io sarò al tuo fianco
Con il mio mantello asciugherò il tuo pianto

 

-Musa aspetta!- disse improvvisamente Riven, prendendo finalmente a calci il suo stupido orgoglio; un orgoglio che gli stava solamente procurando una marea di problemi inutili ed evitabili con poche e semplici parole.

La fata si voltò. Era titubante e non sapeva se tornare indietro, verso Riven, fosse realmente la cosa giusta. Ormai aveva appurato che era troppo sfinita per affrontare un’ulteriore lite con il ragazzo.

-Dai Musa, entra- la incoraggiò dopo un breve istante lo specialista, leggendo negli occhi della giovane le sue incertezze. A quelle parole allora la fata tornò verso la stanza, la raggiunse e non appena Riven si scostò leggermente dalla porta lei oltrepassò la soglia.

La camera era piuttosto scura, complice il calare della notte che la rendeva anche più buia. Contro la parete, davanti a Musa, c’era un piccolo tavolo sul quale erano appoggiati degli oggetti che a causa dell’oscurità la fata non riuscì ad identificare. Vicino alla scrivania vi era una sedia ordinatamente riposta con sopra appoggiata una maglietta. Alla sinistra della giovane, invece, sempre contro la parete, vi era il letto ad una piazza ricoperto da un banalissimo lenzuolo. Accanto al letto un comodino e poco più in là un semplicissimo armadio. In quella camera c’era per l’appunto l’essenziale, niente di più, niente di meno.
 

Amore il mio grande amore che mi credi
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
Resterò al tuo fianco fino a che vorrai
Ti difenderò da tutto non temere mai

 

-Musa come stai?- domandò Riven con fare comprensivo, andando a spezzare il silenzio ed il filo di pensieri della giovane. Sentiva pian piano la rabbia scendere ma la vergogna per essersi comportato in modo tanto sciocco salire.

La fata, senza dire nulla, si voltò e si lasciò guardare dritta negli occhi. Sapeva che il suo sguardo sarebbero bastato a rivelare tutti i suoi tormenti. Voleva essere forte, lo aveva sempre voluto. Odiava mostrarsi debole ed insicura davanti agli altri ma in quel momento le sembrava impossibile non crollare. Aveva toccato il fondo; stava toccando il fondo e non vedeva la possibilità di riemergere così si lasciò andare nella speranza che fosse proprio Riven a riportarla a galla, esattamente come aveva coraggiosamente fatto nella foresta di Selvaoscura. Per la prima volta si ritrovò ad ammettere a sé stessa che aveva bisogno dell’aiuto di qualcuno e lei quel qualcuno voleva che fosse lo specialista.

Gli occhi della giovane si riempirono di lacrime; lacrime che l’istante dopo presero ad inondarle il volto. Con un passo deciso annullò la distanza che la separava da Riven e si buttò sul suo petto aprendosi in un pianto disperato che troppo a lungo aveva tentato di reprimere.

Il ragazzo rimase senza parole ed istintivamente strinse a sé la giovane. Sfiorandole le braccia si accorse di quanto il suo corpo fosse gelido.

-Musa sei congelata, ma sei rimasta fuori fino adesso?- esclamò preoccupato Riven, accorgendosi poi che la ragazza si stava completamente lasciando andare; si stava abbandonando.
 

Non temere il drago, fermerò il suo fuoco
Niente può colpirti dietro questo scudo
Lotterò con forza contro tutto il male
E quando cadrò tu non disperare
Per te io mi rialzerò


Prima che Musa potesse cadere a terra lo specialista la prese in braccio e la sdraiò delicatamente sul letto. La coprì con il lenzuolo e poi raggiunse l’armadio dal quale tirò fuori una coperta più pesante che avvolse intorno al suo corpo. La ragazza era scossa dai singhiozzi e tremava, così lo specialista si sdraiò dietro di lei e con infinita dolcezza, una dolcezza che soltanto lei era in grado di tirargli fuori, prese ad accarezzarle il braccio, il collo e la nuca.

Riven rimase in quella posizione fino a quando Musa finalmente non si addormentò. Quando la fata sprofondò fra le braccia di Morfeo lui si soffermò ad osservarle il volto, delicato e bellissimo anche se segnato dalle lacrime. La guardò a lungo. Non avrebbe ceduto al sonno perché prendersi cura di lei e dei suoi sogni ora era la sua priorità. Una promessa che si era fatto e che era intenzionato a mantenere da lì all’eternità.

***


Minerva aveva raggiunto Alfea; aveva raggiunto le Trix che con tanta impazienza l’avevano attesa.

-Finalmente possiamo considerarti dei nostri Minerva!- escalmò Icy, che era in piedi nell’ufficio che una volta apparteneva a Faragonda, intenta a guardare fuori dalla finestra mentre Stormy giocava con dei piccoli mulinelli di sua creazione e Darcy si faceva le unghie.

-Vi avevo detto che avevo delle questioni da sbrigare prima di interrompere la mia permanenza a Fonterossa. Ma come vi avevo promesso vi ho procurato la gemma verde- esclamò la strega appoggiando poi la pietra sulla scrivania, di modo che le tre sorelle potessero osservarla.

Il gesto di Minerva suscitò grande interesse nel trio di consanguinee, tanto che le tre cessarono all’istante le loro attività.

-Molto bene!- osservò una voce maschile: era quella di Riabu, il capo dei non morti che l’istante successivo si materializzò all’interno della stanza -Tu e tua sorella siete state due grandi sorprese per me. Sono contento di vedere che tu abbia deciso finalmente di consegnarmi la gemma verde. Non sai quanti anni passati ad aspettare, in questa condizione di non vita- esclamò lo spettro.

-Ognuno ha quello che si merita!- rispose in modo acido Minerva.

-Ora che voi avete avuto la vostra preziosissima pietra, però, vi chiediamo di mantener fede alla parola data- azzardò Darcy e Riabu si voltò subito verso la giovane strega per minacciarla con lo sguardo.

Stormy, che se ne stava tranquillamente zitta in un angolo, a qualche passo dalla sorella maggiore, deglutì.

-Non avremo alcun problema a rispettare gli accordi!- esclamò lo spettro, andando a spezzare l’incredibile tensione che era venuta a crearsi nella stanza. Le Trix a quelle parole si rilassarono e si ricomposero, comportandosi come se nulla le avesse turbate -Tuttavia saremo noi a stabilire i dettagli di questo accordo. Prima che dell'attacco ho una questione in sospeso che è mio desiderio sbrigare e concludere!- continuò Riabu aprendosi in un sorriso maligno e tutt’altro che attraente, prima di scomparire lasciando attorno a sé un inquietante alone di mistero.

Persino Icy, Darcy e Stormy, che si erano abbandonate di buon grado al lato oscuro, si sentirono scosse da un brivido gelido. Un’angosciante sensazione avvolgeva i loro corpi e fin tanto che non si sarebbero tolte di torno quell’enorme esercito di non morti non sarebbero state tranquille.

***

 

Io sono un guerriero e troverò le forze
Lungo il tuo cammino sarò al tuo fianco mentre
Ti darò riparo contro le tempeste
Ti terrò per mano per scaldarti sempre
Attraverseremo insieme questo regno
E attenderò con te la fine dell’inverno
Dalla notte al giorno, da Occidente a Oriente
Io sarò con te e sarò il tuo guerriero

 

Era notte fonda e il tempo era decisamente peggiorato. La pioggia ora batteva con insistenza sulla finestra della camera. Musa dormiva, il suo corpo non era più così freddo e il suo volto pareva aver trovato finalmente un briciolo di serenità. Lo specialista continuava ad accarezzarle dolcemente il braccio, non si era fermato per un momento ed era intenzionato ad andare avanti così.

Ad un tratto la fata che gli dormiva tra le braccia cambiò posizione e si voltò verso di lui, aprendo poi lentamente gli occhi.

-Riven- sussurrò imbarazzata, scostandosi leggermente dal ragazzo e mettendosi a sedere sul letto.

-Mi hai fatto spaventare. Eri congelata, tremavi e sei crollata!- esclamò lui con tono pacato mentre si tirava su per appoggiare la schiena contro la testata del letto. Le sue parole non suonavano propriamente come un rimprovero. In effetti l’ultima cosa che lo specialista voleva era biasimare la giovane per le condizioni in cui si era presentata davanti alla sua stanza.

-Perdonami- rispose Musa con occhi colpevoli.

-Stavo scherzando- replicò il giovane. Se c’era qualcosa che voleva dire alla fata era “grazie”, per aver cercato rifugio proprio in lui. Le scuse di Musa erano però riferite ad altro e questo poi Riven lo intuì.

-Perdonami per come mi sono comportata. Ho sbagliato a non raccontarti tutto quando ne ho avuto l’occasione la prima volta. Ho sbagliato e l’ho capito soltanto dopo la nostra lite ma ero troppo orgogliosa per ammetterlo. È solo che a volte ho l’impressione che tu ritenga che io non sia all’altezza di compiere determinate azioni. È come se tu pensassi sempre che sono troppo fragile per lottare ma non è così! Anche se oggi, in effetti, ho dimostrato il contrario- le parole di Musa erano sincere. Malgrado l’imbarazzo aveva cercato di esprimere tutte le sue emozioni e le riflessioni che le frullavano continuamente per la mente.

-Oggi hai dimostrato più di quanto fosse necessario. Ti ho visto quando quel mostro ti ha messa a tappeto. Ho visto con che forza ti ha lanciata contro lo specchio che hai mandato in pezzi. Ti sei rialzata e hai continuato a combattere. Mi sono sentito orgoglioso di avere una ragazza tanto coraggiosa e tenace- esclamò Riven sorridendo e il cuore della fata a quella dichiarazione perse un battito -Se a volte mi metto in mezzo e non ti permetto di compiere certe azioni non è perché io creda che tu non sia in grado ma unicamente perché mai e poi mai vorrei vederti in pericolo. Probabilmente tu la vedi come una cosa negativa ma ti prego invece di giudicare il mio comportamento con le migliori intenzioni possibili- Musa ascoltò con molta attenzione le parole dello specialista e finalmente riuscì a capire quanto l’amore del giovane fosse grande da costringerlo ad intervenire in ogni possibile situazione rischiosa. Lui faceva ciò che più riteneva giusto per il suo bene.

-Scusami anche per come mi sono comportata con Jared. Mai e poi mai…- iniziò Musa che tuttavia fu interrotta da Riven:

-Qui sono io che ti chiedo perdono. Ho sbagliato a mettere in dubbio la tua fiducia è solo che…- se lo specialista era partito in modo convinto e determinato poi iniziò a balbettare imbarazzato.

-È solo che?- domandò incuriosita la fata.

-Io… bhè ecco… ero un po’… si forse un po’… geloso- biascicò Riven e Musa a stento riuscì a comprendere le sue parole. Sapeva bene quanto per lui fosse stata difficile quella confessione così gli risparmiò la fatica e l’imbarazzo di doversi ripetere.

I due giovani rimasero per un attimo in silenzio a guardarsi negli occhi, poi Musa appoggiò il capo sul petto dello specialista, che si rivelò particolarmente comodo e chiuse i suoi. Era esausta ma anche più leggera. Certo, non aveva dimenticato il combattimento e la cattiveria di Minerva tuttavia al fianco di Riven anche i ricordi peggiori sembravano meno amari.

-Riven- disse in un sussurro la fata di Melody.

-Si?- rispose lui.

-Posso restare qui questa notte?- domandò la giovane che non sperava altro di potersi abbandonare fra il calore delle coperte e le braccia dello specialista; voleva dormire, dimenticare ogni incubo e ogni paura, stare bene.

-Naturalmente- disse lui, cingendo poi la fata con le sue braccia -Musa…- continuò dopo un breve istante il ragazzo, non sapendo se lei fosse ancora sveglia.

-Si?- domandò lei in un bisbiglio assonnato.

-Tua madre era una donna bellissima e tu le somigli molto…- confessò Riven.

Musa non riuscì nemmeno a ringraziare Riven per quelle parole così dolci perché crollò in un sonno profondo; nel sonno che aveva sperato la rapisse presto.
 

Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo
Veglio su di te, io sono il tuo guerriero.

 

Nella stanza si sentiva ora solo il rumore della pioggia che non aveva smesso di battere prepotente sulla finestra della camera e il respiro di Musa che riposava serena. Ancora una volta Riven si perse ad ammirare la bellezza della fata. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. Così come in passato si era dichiarato disposto a perdere la sua vita per risparmiare quella della giovane, in futuro avrebbe lottato con lei, per lei. Riven avrebbe vegliato su di lei, sarebbe stato il suo guerriero.







Note dell'autrice: Buonasera popolo di EFP! :) Eccoci giunti alla fine di un altro capitolo! Che dire? Bhè di cose da dire ne avrei tante in effetti :) Allora... un aggiornamento incentrato quasi esclusivamente sulla coppia MusaxRiven, che finalmente ha avuto il suo tanto atteso momento di riconcigliazione! :) A questo punto mi aspetto di sapere, sopratutto dagli amanti della coppia (!!!), come avete trovato il capitolo. Pensate che il personaggio di Riven fosse completamente fuori dagli schemi a cui siamo abituati? (È un dubbio che mi assilla). Io penso che comunque la Musa delle prime tre stagioni sarebbe stata in grado di tirare fuori questa dolcezza da Riven, così come penso che Riven sarebbe stato in grado di confortare Musa e di farle dimenticare ogni cosa...
Nel prossimo aggiornamento andremo ad Alfea e vedremo come se la passa Faragonda e quali sono le questioni che Riabu ha da sbrigare.
Grazie mille di cuore a tutti i lettori che seguono la storia e ringrazion anticipatamente tutti coloro che si prenderanno un momento per recensire questo capitolo incentrato sulla coppia che amo :)
Un abbraccio,
Ehris

 

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Capitolo 29
*** Nelle segrete di Alfea ***


Capitolo 29 – Nelle segrete di Alfea


Faragonda aprì gli occhi e si mise a sedere sul freddo pavimento dell’angusta cella nella quale era stata rinchiusa nel momento dell’assedio ad Alfea. Aveva completamente perso la cognizione del tempo: infatti sapeva di trovarsi lì da un po’ ma non sarebbe stata in grado né di quantificare in modo esatto i giorni di prigionia già trascorsi, né di dire che ora fosse.

Ancora una volta aveva perso conoscenza e ancora una volta si era risvegliata indebolita. In quelle condizioni non poteva fare assolutamente niente e inoltre sapeva bene che non sarebbe riuscita a tirare avanti a lungo: infatti la reclusione la stava pian piano distruggendo e ciò che più la feriva era che a spezzarla erano proprio le segrete di Alfea; le segrete della sua scuola, o almeno, di ciò che ne era rimasto.

Intorno a lei c’era il silenzio. Nessuno parlava, tuttavia la preside poteva percepire i respiri affannati delle sue allieve, anch’esse rinchiuse in gruppo in minuscole celle prive di luce. Quelle povere fate respiravano a fatica e non aveva bisogno di vederle per immaginare i loro esili corpi mal conci e ricoperti da graffi per le continue lotte con i non morti. Sapeva che avevano tentato di difendersi in ogni modo; lo sapeva perché le aveva sentite, tuttavia i loro sforzi erano stati vani poiché quelle creature, ogni volta che arrivavano e decidevano di nutrirsi della loro linfa vitale, ottenevano esattamente quello che volevano.

Faragonda era arrabbiata; non riusciva ad accettare che le sue ragazze fossero sottoposte a torture tanto ingiuste. Loro non avevano fatto nulla per meritarsi quelle violenze. La donna, però, era soprattutto adirata perché non era riuscita a prevenire e ad evitare tutta quella terribile situazione. Si rimproverava in quanto era dell’idea che se avesse esaminato meglio tutti i tasselli del puzzle che aveva fra le mani forse avrebbe potuto prevedere la catastrofe e comprendere che la scomparsa della Griffin altro non era che un sistema per deviare ogni ipotesi su un possibile attacco ad Alfea: in effetti proprio lei stessa con Griselda e le Winx non aveva visto altro che il pericolo incombente su Torrenuvola, dovuto dalla perdita della sua preside: la Griffin.

Faragonda, però, doveva cercare di essere anche oggettiva: non conosceva abbastanza bene le circostanze della scomparsa della sua collega e nemmeno la vita di quest’ultima prima che si unisse alla compagnia della luce. Qualche aspetto ambiguo sul suo passato era saltato fuori ma le informazioni erano comunque ancora troppo poche per ricostruire parte di una vita e per prevedere tale disastro.

L’animo della preside si trovava fra un continuo senso di colpa e la consapevolezza di non aver avuto i mezzi per fare qualcosa di concreto. La sua mente era confusa e offuscata da giudizi talvolta troppo severi e poco realistici e oggettivi.

L’unica cosa in cui Faragonda continuava a sperare e a credere era nella forza delle Winx. Aveva assegnato loro un compito estremamente difficile ma se c’era qualcuno che avrebbe potuto svolgerlo e portarlo a termine quelle erano proprio le sue fate. La preside di Alfea era certa che mandarle a cercare Minerva era stata tutt’altro che una mossa stupida: quella donna poteva essere stravagante e condurre uno stile di vita discutibile ma il suo odio verso i non morti lei lo conosceva bene, così come conosceva la sua sete di vendetta. Quella donna non si sarebbe mai tirata indietro. Quella donna avrebbe lottato per combattere quelle creature mostruose anche a costo della sua stessa vita.

Improvvisamente Faragonda, assorbita completamente dalla profondità dei suoi pensieri, sentì qualcuno che cercava disperatamente di attirare la sua attenzione chiamando il suo nome con sussurri quasi impercettibili. Si avvicinò alla porta che la teneva rinchiusa nella cella e guardò fuori attraverso la stretta fessura delimitata dalle massicce sbarre in acciaio.

La fata dovette aguzzare la vista ma poi la vide: lei era lì, nella cella davanti alla sua e non poteva credere ai suoi occhi. Che fosse tutto frutto della sua mente indebolita dai continui attacchi dei non morti?

-Griffin?- bisbigliò con stupore Faragonda -Tu cosa ci fai qui?-

-Pensavi che fossi la responsabile di tutto questo?- domandò la strega con evidente irritazione.

-Vuoi davvero biasimarmi per averci pensato?- chiese di rimando la fata anziana.

La preside di Torrenuvola rimase allora in silenzio a pensare: no, effettivamente non aveva alcun diritto di prendersela con la collega.

-So di avere molte colpe. Ho fatto molti sbagli da giovane. Ero una strega sciocca e giuro che non ringrazierò mai abbastanza te e Saladin per quello che avete fatto per me. Mi avete dimostrato come sia possibile apprezzare il bene e fare del bene. Ho cercato in tutti i modi di rimediare ai miei errori ma purtroppo ora gli spettri del mio passato sono tornati- confessò la Griffin.

-Ti sei sempre rifiutata di raccontare parte della tua storia. Temo che gli spettri di cui parli facciano proprio parte di questo racconto e gli errori che dici di aver commesso stanno condizionando la vita di tutti gli abitanti di Magix perciò ritengo che sia arrivato per te il momento di vuotare il sacco, che tu lo voglia o meno- esclamò decisa Faragonda, che voleva iniziare a capire quale era la ragione che stava dietro all’inferno che si era scatenato.

-Sono nata non lontano da qui; sono cresciuta nella foresta di Selvagrande. Mi sono innamorata di un uomo. Ero giovane e sprovveduta. Ho creduto a molte bugie. Ho creduto alle storie di qualcuno che ero convinta ricambiasse i miei sentimenti. Un uomo che si è macchiato di un delitto orribile. Un uomo che poi è stato condannato a diventare un non morto-

-Riabu- disse Faragonda, che pian piano stava iniziando a capire. Ciò che Faragonda sapeva di quell’uomo, o meglio, di quello spettro, derivava dai racconti delle sue allieve, le quali avevano potuto ricondurlo proprio ad Alissia apprendendo la sua vera storia grazie alla preside Griffin in persona.

-Proprio lui- confermò la strega -Ma a lui interessava unicamente la forza ed il potere ed io, all’interno del nostro piccolo villaggio, non valevo nulla. Lui puntava ad Alissia. Lei era quella che sarebbe riuscita a dargli ciò che più desiderava. La sua sete di potere però l’ha ucciso, trasformandolo nel mostro che è oggi: un essere che non si può definire né vivo, né morto. L’essere della peggior specie: un non morto per l’appunto-

Faragonda rimase in silenzio e la Griffin interruppe lì il suo importante racconto; passò una decina di minuti e nelle segrete di Alfea si insediò il gelo. Le due presidi, i professori e le fate rinchiuse si sentirono avvolgere da un’aria fredda e spettrale. Un’aria particolare ed agghiacciante. Un’aria che poteva dire solo una cosa: i non morti erano di nuovo lì.

Davanti alla cella della Griffin si materializzò improvvisamente Riabu. Gli occhi dello spettro avevano lo stesso colore del ghiaccio ed erano estremamente penetranti. La donna, trovandoselo davanti, scattò indietro, con le poche forze che le erano rimaste, verso la parete che delimitava quello stretto spazio.

-Non crederai mai a quello che è accaduto quest’oggi!- esclamò Riabu e una ventata fredda travolse la strega che quindi iniziò a tremare impaurita -Lo vuoi sapere?- domandò la strana creatura ma la donna non disse nulla; rimase muta a guardare lo spirito davanti a lei -Ti ho fatto una domanda, sgualdrina!- urlò allora Riabu, entrando poi di prepotenza nella cella della Griffin e afferrandola con decisione per il collo.

-Cosa? Cosa è accaduto?- gridò a sua volta la strega con la poca aria che le era rimasta per respirare. Lo spettro allora alzò la mano libera e la portò davanti al volto della sua prigioniera, l’aprì e lasciò che la donna potesse vedere la gemma verde che gli stava sul palmo. Brillava di una luce strana, sotto certi aspetti opaca, e trasmetteva un forte sentimento di inquietudine.

-Non è possibile- sussurrò la Griffin a occhi sgranati.

-Invece è proprio così! Riavrò la mia libertà!- dichiarò Riabu che poi si avventò sulla sua preda, iniziando a succhiarle via ogni ricordo contenuto nella sua mente. La strega gridava e si dimenava anche se in modo molto debole.

Faragonda rimase ad osservare tutta la scena con lo sguardo di chi è impotente e sa di esserlo. Le fate rinchiuse nelle celle vicine, invece, piangevano disperate e cercavano di coprirsi le orecchie per non dover udire la sofferenza di una donna che avevano sempre visto come una figura forte e tutto d’un pezzo. Una donna che in quel momento però stava perdendo tutta la sua dignità.

***


Riven aprì gli occhi e posò lo sguardo sulla sveglia posta sopra il comodino di fianco al letto; segnava le cinque e mezza.

Dopo aver guardato l’ora si voltò verso Musa che ancora dormiva in assoluta tranquillità. Ripensò al loro chiarimento di quella notte e si sentì sollevato. Non lo avrebbe mai ammesso con Helia ma il suo amico ci aveva visto gusto: gli aveva detto che chi sistemare le cose con la fata della musica lo avrebbe fatto sentire meglio. Non aveva voluto credergli puramente per una questione di orgoglio ma ora si sentiva un completo idiota perché dopo tutto quello che aveva fatto per la giovane, si era dichiarato disposto a lasciarla andare per una sciocca lite.

Lo specialista non avrebbe voluto svegliare la sua meraviglia, tuttavia anche lei era tenuta a presenziare alla lezione che Griselda aveva in mente per le fate di Alfea. Mentre Riven scrutava silenziosamente la fata, lei aprì gli occhi.

-Buongiorno- sussurrò, arrossendo visibilmente.

-Buongiorno- esclamò Riven con un sorriso imbarazzato che mascherò alzandosi di fretta dal letto e cambiandosi la maglietta che aveva indosso con quella che era riposta sopra la sedia -Ti accompagno di sotto, ci saranno certamente le tue amiche ad aspettarti- disse poi lo specialista con fare disinvolto.

-Okay- rispose Musa con un cenno del capo. Alzandosi in piedi, la fata, si rese conto di sentirsi decisamente più in forze rispetto al giorno precedente. Al fianco di Riven aveva riposato serena, senza incubi. Era stata una sensazione favolosa. Aveva le farfalle allo stomaco soltanto a ripensarci.

Riven aprì la porta della camera e fece strada alla giovane. Per tutto il tragitto nessuno dei due parlò: rimasero infatti in assoluto silenzio ad ascoltare i passi che risuonavano nel corridoio illuminato solo dalla fievole luce dei lampadari appesi alle pareti. Fuori non aveva ancora smesso di piovere e l’aria pareva essere sempre più fredda. Saladin dava la colpa di ciò ai non morti: più acquisivano potere più le condizioni climatiche peggioravano e il freddo imperversava.

Quando i due giovani raggiunsero il salone centrale Musa fu scossa da un brivido, segno del brutto ricordo del giorno prima, che cercò di mascherare. A Riven non sfuggì il tremore della fata, tuttavia non fece nessun tipo di commento poiché non voleva metterla a disagio. Sapeva che per lei quello era stato un momento difficile. Glielo aveva letto negli occhi quella notte, quando tremante e con le guance rigate dalle lacrime si era rifugiata fra le sue braccia.

La ragazza, guardando nella grande stanza, vide sedute ad un tavolo le sue amiche che la stavano aspettando per mangiare qualcosa insieme, prima di iniziare le esercitazioni con Griselda. La giovane fece per incamminarsi verso le Winx ma fu trattenuta da Riven.

-Non ti ho detto una cosa…- esclamò lo specialista, che aveva lo sguardo posato su di un tavolo al quale era seduto Jared. Musa lo osservò incuriosita per un momento, aspettando che andasse avanti -Vorrei che tu evitassi di rimanere sola con Jared- disse Riven e la fata in tutta risposta alzò gli occhi al cielo in un gesto automatico e istintivo.

-Riven, credevo che avessimo chiarito anche questo punto!- scattò la giovane che non voleva apparire brusca ma che tuttavia non riuscì a trattenersi dal dimostrarsi seccata.

-Non è come pensi!- si giustificò subito Riven -Abbiamo dei sospetti su di lui. Sospetti fondati ed è per questo che ti chiedo di fare attenzione!- continuò lo specialista.

-Che genere di sospetti?- domandò a quel punto la fata.

-Adesso non ho il tempo di spiegarti tutto…- disse il ragazzo, indicando poi a Musa il tavolo sul quale erano sedute le sue amiche: Stella si stava letteralmente sbracciando per attirare la loro attenzione -Ti prego solo di fidarti!- il tono di Riven era pacato e risuonava quasi come una supplica.

-Va bene- si rassegnò la fata, aprendosi poi in un sorriso, prima di raggiungere le sue compagne che con tanta impazienza la stavano aspettando in compagnia degli specialisti.

Musa prese posto accanto a Flora e Aisha, che subito l’abbracciarono, contente di vederla sorridente.

-Eravamo in pensiero!- disse la fata della natura.

-Lo so, mi dispiace avervi fatte preoccupare… però ora sto bene!- rispose la giovane.

-Dove hai passato la notte?- domandò con irruenza Stella -Oh naturalmente non serve che tu ce lo dica perché lo sappiamo bene dove hai dormito, o dove non hai dormito… insomma, non risparmiarti, vogliamo ogni dettaglio!- esclamò la fata del Sole e della Luna schioccando poi un occhiolino a Musa, come se Riven e gli altri specialisti non fossero stati lì ad ascoltare.

-Stella!- la ripresero le compagne mentre la giovane di Melody assumeva una tinta bordeaux.

-Io… non c’è… Stella insomma che impicciona che sei!- sussurrò Musa che non sapeva in che modo difendersi dalla curiosità dell’amica, mentre con la coda dell’occhio osservava Riven. Non poteva credere ai suoi occhi: lui sorrideva divertito.

-Musa, oggi saremo impegnate in un’esercitazione con Griselda. Te la senti?- domandò Aisha, cercando di togliere l’amica dall’impiccio.
-Naturalmente!- esclamò la ragazza tutto d’un fiato, alzandosi velocemente dal tavolo, seguita a ruota dalla sua fedele spalla: Aisha. Anche il resto del gruppo allora si alzò e si avviò verso l’arena di Fonterossa.

-Sai Riven, forse come ragazzo non fai poi così schifo!- esclamò Stella allo specialista dai capelli color magenta, schioccando poi anche a lui un occhiolino e un sorriso sghembo. Riven in tutta risposta strinse gli occhi e due fessure e si incamminò dietro le fate, tra gli schiamazzi degli amici.

***


Riabu raggiunse l’ufficio di Faragonda, nel quale si erano insediate le Trix. Le tre streghe cominciavano a mostrare i primi segni di impazienza ma sapevano molto bene di dover stare attente: non avrebbero dovuto offendere in nessun modo l’esercito dei non morti o avrebbero fatto la stessa identica fine dei prigionieri rinchiusi nelle segrete.

Il fatto che Riabu avesse dato la sua parola per le tre sorelle non era motivo di certezza: infatti fin tanto che non sarebbero partite alla volta di Fonterossa per distruggere e prendere il controllo anche di quella scuola non sarebbero state tranquille.

Improvvisamente nella stanza entrò il capo dei non morti, che attirò immediatamente l’attenzione delle streghe. Le tre sorelle si guardarono per un breve momento con grande curiosità. L’aria dello spettro estremamente seria.

-Domani mattina all’alba saremo pronti ad attaccare!- comunicò Riabu -Volete il potere sulla scuola? Molto bene, lo avrete. Vi avviso però che non verranno fatti prigionieri; ci nutriremo di ogni forma di vita e al termine di questa battaglia vi consiglio caldamente di non cercarci mai più! Nel momento in cui prendere il controllo di Fonterossa io considererò il nostro patto giunto al termine e quindi sciolto-

-Come desiderate- esclamò Icy, inchinandosi poi davanti alla figura dello spettro. Darcy e Stormy seguirono le movenze della sorella senza batter ciglio.

I cuori delle Trix erano ricolmi di speranza. Dopo la conquista di Alfea, assediare Fonterossa sarebbe stato l’inizio del loro dominio sull’intera Dimensione Magica. Torrenuvola senza la Griffin non valeva più nulla perciò non c’era niente di cui preoccuparsi.

Avrebbero regnato senza più nessun genere di interferenza. Avrebbero dato vita ad un nuovo mondo: un mondo fatto di oscurità e tenebre.
Avrebbero fatto dell’intera Dimensione Magica un luogo tormentato.

Sarebbero state regine indiscusse, rispettate e temute, esattamente così come era giusto che fosse.







Note dell'autrice: Buonasera cari lettori! Altre due settimane sono passate... finalmente riesco a pubblicare il capitolo no. 29 :) Che dire? Bhè, indubbiamente la battaglia finale è vicina. Faragonda c'è, per ora è ancora viva... lo resterà? Anche la Griffin non si trova nelle condizioni migliori...
Tanti colpi di scena quindi continuate a seguirmi ;)
Grazie mille comunque a tutti i lettori, tutti coloro che hanno inserito la storia fra le preferite, fra le seguite e fra le ricordate e naturalmente un grande GRAZIE DI CUORE ai miei fedelissimi recensori! Siete sempre gentilissimi!! :)
Un bacione e a presto
Ehris :)

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Capitolo 30
*** Un addestramento speciale per le Winx ***


Capitolo 30 – Un addestramento speciale per le Winx


Le Winx e i loro fidanzati raggiunsero l’arena, che era il luogo in cui gli specialisti di Fonterossa erano soliti svolgere il loro addestramento. Il tempo non sembrava voler migliorare: infatti era sempre più freddo ma almeno aveva momentaneamente smesso di piovere così le ragazze non avrebbero dovuto allenarsi tutto il tempo sotto l’acqua.

Griselda era già sul posto insieme a Codatorta quando le fate raggiunsero il luogo dell’appuntamento.

-Buongiorno ispettrice!- salutarono in coro le sei giovani.

-Buongiorno a voi- rispose la donna -Spero che siate in forma perché d'ora in avanti vi aspettano soltanto ore molto dure; approfitterò di questo momento di apparente quiete per insegnarvi quanto più possibile, prima che si scateni la guerra- disse Griselda guardando negli occhi ognuna delle sue ragazze per poi soffermarsi sulla fata della musica -Musa sono contenta di vederti qui insieme alle tue compagne- confessò la donna con un tono di voce insolitamente delicato. Musa in tutta risposta accennò un leggero sorriso. Griselda era estremamente rigida ma le fate avevano ormai capito quanto quest’ultima in realtà tenesse a loro.

-Molto bene, direi di cominciare- si intromise Codatorta e a quel punto Sky e Riven fecero un deciso cenno col capo e si allontanarono dal gruppo senza dire nulla.

-Ho deciso di convocarvi per questa lezione pratica dopo quanto accaduto ieri con Minerva poiché ritengo che alla luce degli ultimi fatti e dell’imminente battaglia voi dobbiate essere assolutamente in grado di proteggervi e di rispondere agli attacchi magici dei non morti- Le ragazze stavano prestando particolare attenzione alle parole della loro insegnante ed erano tutte quante pronte a mettersi alla prova, coscienti che la guerra che stavano per affrontare avrebbe certamente causato una marea di vittime -Vorrei insegnarvi ad usare nel modo migliore la convergenza magica-

-La convergenza?- domandò Flora.

-Esattamente Signorina- rispose l’ispettrice guardando la ragazza da sopra gli occhiali -So che per voi è ancora un’arte quasi completamente sconosciuta ma ci lavoreremo su- concluse la donna che mai in vita sua si era sentita tanto fiduciosa come in quel momento. Sapeva molto bene di aver a che fare con delle fate in gamba, probabilmente le migliori di Alfea. Sapeva molto bene che se avesse preteso da loro impegno l’avrebbe avuto perché le Winx erano così: quando si trattava di combattere per il bene della Dimensione Magica loro sapevano mettere il cuore e anche l’anima nelle loro missioni.

-Prima di cominciare direttamente con esercizi mirati alla convergenza faremo un po’ di addestramento con delle creature che personalmente adoro- esclamò Codatorta e in quel momento i due specialisti tornarono in groppa a due enormi bestie: due draghi. Quello guidato da Sky era di colore azzurro con delle striature blu scure, mentre quello comandato da Riven era marrone, in alcuni punti addirittura tendente al rossiccio.

-Oh mio dio!- disse Stella, facendo un passo indietro e le compagne la imitarono non appena il primo drago si dimenò bruscamente, infastidito dalla gabbia in ferro attorno alla sua bocca che gli impediva di spalancarla e fare fuoco.

-Specialisti, andate a formare un recinto- ordinò Codatorta e Brandon, Helia e Timmy raggiunsero le Wind Riders, parcheggiate a qualche metro da loro, per poi alzarsi in volo ed eseguire ciò che era stato richiesto dall’insegnante, che nel frattempo aveva iniziato a dare qualche indicazione alle giovani fate: -Come potete notare queste sono creature selvagge. Non sono cattive ma seguiranno i loro istinti… e i loro istinti sono volare il più velocemente possibile ed incenerire chiunque tenti di ostacolarli. Il vostro compito sarà naturalmente quello di addomesticarli-

Le sei fate si scambiarono qualche occhiata incerta e poi si voltarono verso l’ispettrice Griselda che augurò loro buona fortuna.

Sky e Riven saltarono giù dalla schiena dei due draghi e non appena il loro insegnante diede il via all’esercitazione i due ragazzi liberarono le creature e raggiunsero i compagni specialisti in volo sopra l’arena d’addestramento.

-Forza ragazze! Trasformiamoci!- esclamò Aisha.

I giovani osservarono le fate trasformarsi. Erano molto più tranquilli rispetto al giorno prima. Sapevano che quella prova era impegnativa ma erano fiduciosi e convinti che le ragazze sarebbero riuscite ad ottenere grandi risultati.

-Forse dovremmo dividerci in due gruppi e occuparci dei draghi separatamente- suggerì Stella mentre osservava le due creature alzarsi in volo.

-Credi davvero che sia una buona idea?- domandò una titubante Flora.

-Se ci separiamo possiamo cominciare a vedere cosa funziona e cosa invece no e poi in un secondo momento decidere come agire- commentò Tecna.

-Okay- disse Bloom -Io mi occupo del drago azzurro!- esclamò la giovane chiudendo gli occhi fino a ridurli a due fessure. Era determinata a raggiungere l’obbiettivo: avrebbe addomesticato quel drago.

-Sono con te!- disse Stella avvicinandosi all’amica con la stessa espressione decisa in volto.

-Anche io!- si aggiunse Aisha.

-Molto bene- esclamò Musa -Vorrà dire che noi ci occuperemo dell’altro!- continuò poi la fata della musica sorridendo a Tecna e Flora che quindi ricambiarono.

I due gruppi di fate iniziarono così a dedicarsi ai due draghi ma la situazione sembrava essere davvero tutt’altro che semplice. Dopo una buona mezz’ora di tentativi di avvicinamento falliti le sei fate si riunirono.

-Okay ragazze, abbiamo provato di tutto!- esclamò Stella col fiato corto dopo essere stata inseguita dal drago che Bloom aveva scelto di addomesticare.

-Abbiamo provato a cantare per lui, a ragionare con lui, a sfamarlo…- commentò Tecna, che per la prima volta sembrava davvero essere arrivata al capolinea coi suoi lungimiranti ragionamenti.

-Io credo che i draghi siano carnivori- disse Musa ricordando i tentativi di Flora

-Già, il banchetto di fiori è stato un totale fallimento- constatò la fata della natura.

-Non dimenticate di essere gentili con loro- urlò dall’alto Riven in tono beffardo, suscitando una risata generale fra il gruppo di specialisti.

-Quindi che facciamo ora?- domandò Bloom, ignorando completamente i cinque ragazzi che si divertivano proprio sopra le loro teste.

-Forse potrebbero essere i baffi- esclamò improvvisamente Flora, con il volto di chi aveva appena avuto un’idea sensazionale.

-Flora sta delirando!- disse Stella, alzando gli occhi al cielo.

-No, guardate! Non permettono a nessuno di avvicinarsi ai loro baffi- replicò allora la fata della natura.

-Sei davvero un’ottima osservatrice- si complimentò Tecna.

-Se riesco ad avvicinarmi credo di poterli prendere- disse allora Musa, allungando un braccio per verificare se poteva essere veramente una cosa fattibile.

-Noi lo distraiamo- dissero allora Flora e Tecna, che l’istante dopo sfrecciarono proprio davanti al muso del drago marrone. Il rettile alato non si fece attendere e partì immediatamente all’inseguimento delle due fate. In quell’istante anche Musa si alzò in volo, piazzandosi esattamente dietro alla creatura. Si spinse con tutta la forza che aveva, allungò il braccio ed infine afferrò prima un baffo e poi anche l’altro.

-Musa ce l’ha fatta!- gridò Aisha aprendosi in un sorriso compiaciuto. Il successo di una di loro era il successo di tutte.

-Oh si!- disse Riven ridendo -Quella è la mia ragazza!- si vantò poi.

-Forza ragazze!- esclamò la fata della musica che ora sedeva sulla schiena del drago, comandando ogni suo movimento per mezzo dei baffi. Flora e Tecna risposero all’invito dell’amica andando a sedersi insieme a lei sul dorso della creatura, che poi tutte e tre riportarono tranquillamente a terra sotto la vigile custodia di Codatorta.

-Adesso tocca a noi!- disse Bloom rivolta a Stella e ad Aisha.

Esattamente come avevano fatto Flora e Tecna, Bloom e Stella  presero a distrarre il drago, così che la principessa di Andros gli si potesse avvicinare per afferrarne i baffi. Nel momento in cui però Aisha lo raggiunse la creatura fece fuoco. Fortunatamente Bloom reagì tempestivamente, evitando, con uno scudo magico, di finire arrostita insieme alla fata del Sole e della Luna. Quel gesto obbligò Aisha ad allontanarsi dal drago che stava iniziando ad agitarsi.
Stella, seccata dalla situazione, fece un respiro profondo e poi si teletrasportò al fianco del drago, riuscendo finalmente ad afferrargli i baffi e a comandarlo esattamente come voleva.

-Bravissima Stella!- urlò Bloom entusiasta all’amica.

-Hai visto Riven? Quella invece è la mia ragazza!- esclamò Brandon tutto eccitato mentre tentava strane acrobazie sulla moto. Sky ed Helia non riuscirono a trattenere una risata.

Gli specialisti tornarono a terra e parcheggiarono le Wind Riders. Anche Stella raggiunse il suolo ed il gruppo di amici; scese dal drago e lo affidò a Brandon che, dopo averle dato un leggero bacio sul lato della bocca, si occupò di riportare la creatura nel suo recinto mentre Riven si preoccupava dell’altra.

-Allora, che cosa avete imparato?- domandò curioso Codatorta.

-Che ogni creatura ha un punto debole- spiegò in modo molto chiaro e conciso Tecna.

-E?- si intromise Griselda che non era ancora pienamente soddisfatta della risposta data dalla fata della tecnologia. Voleva e si aspettava qualcosa di più.

-E se scopri quale è puoi controllare la creatura- rispose Aisha ricordando come Musa e Stella avevano avuto il pieno comando dei due draghi una volta afferrati i loro baffi.

-Qualcosa d’altro?- domandò Codatorta.

-Che i draghi non mangiano fiori?- rispose con infinita naturalezza Stella e tutti scoppiarono a ridere.

-Molto bene- esclamò l’ispettrice notando che stava iniziando nuovamente a piovere -Dopo questa prima prova possiamo cominciare a lavorare con la convergenza magica. Seguitemi all’interno, Saladin ha fatto disporre una stanza appositamente per le vostre esercitazioni- continuò la donna, incamminandosi verso l’uscita dell’arena.

Le fate seguirono i due professori e quando raggiunsero la sala Brandon e Riven erano già lì in attesa.

-Carina- osservò Stella. La camera era effettivamente stata predisposta per esercitazioni magiche. Era notevolmente più piccola del salone centrale in cui soltanto il giorno prima le Winx avevano dovuto lottare contro il mostro generato da Minerva, ma ad ogni modo era grande a sufficienza per gli esercizi a cui sarebbero state sottoposte da lì a pochi istanti.

-Inizieremo con qualcosa di semplice che però, pensandoci bene, potrebbe anche rivelarsi non così facile- disse Griselda che accompagnò poi qualche istante di silenzio ad un gesto della mano che fece apparire tante piccole sfere trasparenti dal bordo dorato.

-Cosa sono queste?- domandò Aisha con fare curioso.

-Sfere di energia- rispose l’ispettrice che successivamente iniziò a spiegare alle fate quello che era il loro compito -Voi dovrete unire i vostri poteri all’interno di esse. Quando la vostra magia sarà in armonia la sfera allora… bhè vedrete da voi cosa accadrà- esclamò Griselda con un leggero tono di mistero nella voce -Potete iniziare!- la donna batté le mani e con quel gesto diede il via all’esercizio.

Le fate si scambiarono un’occhiata, poi Bloom fece un passo avanti, raccolse l’energia dentro il suo corpo e unì alla sfera di energia esistente una sfera che racchiudeva il potere della fiamma del drago. La palla, da trasparente che era, diventò di un rosso accesso e si ingrandì.

-A chi tocca?- domandò allora Bloom, girandosi ad osservare il gruppetto di amiche.

-Provo io- rispose Stella avanzando. Si comportò esattamente come la fata di Domino ma quando unì il suo potere alle due sfere già esistenti la palla, anziché cambiare colore ed ingrandirsi, iniziò a muoversi in modo agitato -Che cosa sta succedendo? Perché fa così?- chiese allora la giovane di Solaria.

-Nessuna idea- esclamò Aisha mentre faceva un passo avanti -Mi chiedo cosa succede se…- disse poi sottovoce mentre sulla sua mano iniziava a crescere una sfera di potere. Il secondo dopo la lanciò e nel momento che questa entrò in contatto con la magia di Bloom e Stella ci fu un esplosione. Le tre ragazze, che erano le più vicine, caddero rovinosamente a terra per la forza di quel colpo. Griselda riparò lei e Codatorta con uno scudo di protezione mentre tutti gli altri presenti si coprirono istintivamente il volto per proteggersi.

-Molto bene ragazze, questo è quello che non deve succedere- le ammonì l’ispettrice e le sei fate abbassarono lo sguardo a terra colpevoli -Ciò che dovete comprendere è che non si tratta di buttare lì un po’ alla rinfusa i vostri poteri. Lo scopo della convergenza è quello di creare insieme qualcosa che sia in completa armonia. Ognuna di voi ha un potere con caratteristiche diverse. Ognuno dei vostri poteri può essere molto forte ma allo stesso tempo può avere delle falle. Creare armonia fra di voi significa per ognuna di voi capire quali sono le debolezze delle vostre compagne ed andare a compensarle. Mi sono spiegata?- chiarì molto saggiamente la donna.

Le fate rimasero a bocca aperta per la profondità di quel discorso. No, il compito che era stato loro assegnato era tutt’altro che semplice. Avrebbero dovuto fare prima di tutto un’analisi di tipo interiore per tentare di capire come unire i loro sei poteri.

Anche gli specialisti rimasero assolutamente basiti, quasi incantati dalle parole della donna.

-Se non ci sono domande vi lascio alla vostra esercitazione. Passerò fra un paio d’ore a controllare la situazione- asserì Griselda.

Le fate si limitarono ad annuire energicamente con il capo mentre l’insegnante usciva dalla sala seguita a ruota da Codatorta.

-Voi cosa fate?- domandò l’uomo agli specialisti.

-Io non mi voglio perdere questo spettacolo per niente al mondo!- esclamò Brandon tutto eccitato mentre si metteva comodamente seduto in un angolo della stanza: prevedeva svariate esplosioni.

-Amico, hai proprio ragione- disse Riven ridendo e sedendosi accanto allo scudiero di Eraklyon -Voglio proprio vedere quanto passa prima che perdono la pazienza- continuò poi. Quest’ultima affermazione costò allo specialista un’occhiataccia da Musa.

A quel punto anche Sky, Helia e Timmy si accomodarono accanto ai due e i professori uscirono così dalla stanza.

-Bene ragazze- disse Stella -Voglio essere completamente sincera con voi: non ho la minima idea di dove bisogna iniziare per trovare questa fantastica armonia di cui ci ha parlato Griselda-

-Nemmeno io- confessò Bloom.

-Ragazze ascoltate- esclamò Sky alzandosi in piedi e avvicinandosi al gruppo -Se voi foste già capaci non sareste qui a fare questo esercizio-

-Sky ha ragione!- commentò Timmy, imitando le movenze del principe di Eraklyon -Avete bisogno di fare qualche tentativo. Soltanto con la pratica riuscirete a capire come trovare questa armonia e perfezionare le vostre magie di convergenza- Il cuore di Tecna perse un battito udendo quelle parole: il giovane specialista riusciva ad infonderle coraggio e forza. Le dava la sensazione di poter compiere qualsiasi azione lei volesse. Le infondeva tranquillità. Lui credeva in lei e quelle parole ne erano la dimostrazione.

-Timmy ha ragione, dobbiamo provare!- esclamò la fata della tecnologia serrando il pungo con decisione.

-Bene!- disse Flora avvicinandosi ad una sfera. Ad essa unì il potere della natura e la palla diventò verde.

-Potere del Sole splendente!- gridò Stella ed esattamente come era successo qualche istante prima la sfera saltò per aria, facendo volare indietro Stella che quindi si ritrovò nuovamente a terra.

-Tesoro!- urlò Brandon che con uno scatto si alzò e raggiunse la sua amata.

-Ahi- si lamentò la giovane quando lo specialista tentò di aiutarla a rimettersi in piedi.

-Sai Stella- disse Flora che con il viso pallido guardava l’amica che lentamente si rialzava -Credo che il tuo potere sia… irruente- La principessa di Solaria guardò la fata della natura con un’espressione torva.

-Tu credi?- rispose la giovane con tono seccato.

Dopo quel tentativo ce ne furono altri, molti altri; tutti accompagnati da violente esplosioni. Le fate erano riuscite ad unire due poteri, tre al massimo quando era andata bene. Avevano provato diverse sequenze per vedere se magari c’erano degli ordini favorevoli rispetto ad altri.

-Ho bisogno di una pausa- disse Musa lasciandosi cadere su una sedia. Era distrutta. Tutte lo erano.

Winx e specialisti si raggrupparono al centro della stanza e si sedettero un momento. Attorno a loro aleggiavano numerose sfere trasparenti.

-Griselda aveva paura che saremmo rimaste senza?- domandò Aisha, osservando distrattamente le numerose palline e constatando con quale leggerezza si mantenevano sospese in aria.

-Tecna a cosa stai pensando?- domandò Flora notando l’aria assente dell’amica. La giovane appena si sentì chiamare fu come se si risvegliò da un sogno e si accorse di essere osservata.

-Io bhè…- balbettò la fata della tecnologia che raramente mostrava il lato esitante di sé.

-Cos’hai Tecna?- chiese allora lo specialista occhialuto, incoraggiando la ragazza a parlare.

-Sto ancora pensando a Minerva- confessò allora la giovane tutto d’un fiato.

-Ed ecco che ci risiamo…- sussurrò Stella.

-Se avesse voluto ucciderci avrebbe potuto farlo senza alcun problema e svignarsela comunque… esattamente come ha fatto!- disse Tecna che cercava disperatamente di far ragionare le compagne.

-Abbiamo cercato in tutti i modi di dimostrare la sua colpevolezza…- escalmò Aisha.

-Prima di scomparire lei ha detto “mi sarei aspettata di più dalle grandi Winx. A queste condizioni credo che non sarete mai in grado di vincere la guerra che sta per scoppiare! Sarà la vostra fine…” ed il suo tono era… come dire?... Deluso! Lei ha voluto metterci alla prova e sono sempre più convinta che lo abbia fatto per una ragione ben precisa- le parole di Tecna scorrevano dalla sua bocca così come scorre l’acqua di un fiume.

-Tecna…- disse Bloom che voleva fermare quella che sarebbe anche potuta diventare una lite. La custode della fiamma del drago guardò con la coda dell’occhio Musa; temeva una sua reazione. Con sorpresa però notò che le parole dell’amica non avevano avuto alcun effetto sulla fata della musica.

Stella invece si sentiva crescere la rabbia dentro finché esplose con infinito stupore di tutti: -Come puoi dire questo dopo quello che quella strega ha fatto a Musa- gridò la giovane alzandosi in piedi e guardando l’amica con rabbia. La verità era che Stella aveva sofferto moltissimo per la separazione dei genitori ma loro erano ancora vivi e non riusciva ad immaginare cosa volesse dire perderne uno dei due. Guardava Musa e anche se ormai la conosceva da tempo soltanto dopo lo spietato gioco mentale di Minerva era riuscita a comprendere la sofferenza dell’amica nell’aver perso la sua mamma.

-Se avesse voluto farle del male l’avrebbe uccisa. Avrebbe potuto uccidere anche te Stella!- urlò a sua volta Tecna -Dimmi la verità Musa: tu hai guardato negli occhi quella creatura. Cosa hai visto? Non sembrava per niente che tu ne avessi paura o sbaglio?- la fata della tecnologia si voltò verso la giovane di Melody, nel disperato tentativo di riuscire finalmente a convincere le amiche delle sue congetture. Sapeva che se fosse riuscita a far dire a Musa che lei poteva anche avere ragione allora anche le altre si sarebbero ricredute.

-No, non ho avuto paura- esclamò Musa con tranquillità, lasciando tutti sorpresi -Per la verità credevo che non avrei mai più rivisto quello sguardo… lo sguardo della mia mamma- la ragazza si alzò e si avvicinò alla finestra: fuori aveva rincominciato a piovere con grande insistenza -Mi secca davvero ammetterlo perché ho odiato Minerva per ciò che mi ha fatto, ma credo che forse Tecna possa anche avere ragione-

-Come dici?- si intromise Riven che fino a quel momento era rimasto in silenzio. Non riusciva a credere che Musa stesse appoggiando la teoria di Tecna che difendeva Minerva; la donna che il giorno prima aveva ridotto ad uno straccio la fata che amava, che l’aveva ferita senza alcun ritegno, che l’aveva ingannata con un vile trucco.

-Se avesse davvero voluto ucciderci l’avrebbe fatto… esattamente come ha ucciso sua cugina Morgana. Non è la tipa che si fa particolari scrupoli o che soffra di sensi di colpa- disse la fata della musica voltandosi a guardare Tecna con un timido sorriso. Ripensare al giorno prima non la lasciava di certo indifferente. Il suo cuore soffriva e la sua anima era come se venisse squarciata ma almeno ora era in grado di mascherarlo bene.

La fata alzò il braccio e serrò il pugno davanti ai suoi occhi. Quando lo riaprì mostrò una sfera di potere che emetteva una fievole melodia. La giovane la indirizzò verso uno dei tanti palloncini nella stanza e la unì ad esso. Nella camera la musica cominciò a risuonare in modo più udibile: era una ninna nanna dolcissima.

-Me la cantava sempre mia madre, prima di dormire la sera- disse Musa con un sorriso e gli occhi persi in un ricordo lontano.

-Forse adesso ho capito!- esclamò Aisha che aveva dipinta in volto l’espressione di chi aveva appena trovato una soluzione.






Note dell'autrice: Buonasera a tutti miei carissimi lettori! Quanto è passato? Una settimana? Due? No... un mese. Assurdo! Mai avrei pensato che la ruota del tempo avesse potuto iniziare a girare tanto velocemente! Sono stata completamente risucchiata dal lavoro e dagli allenamenti e dalla scuola, tanto da non avere più nemmeno una sera libera. Poi mi sono fatta male e tutti gli impegni sportivi sono sfumati davanti agli occhi e nello stesso tempo il lavoro è diventato gestibile...
Eccomi dunque ritornata con un nuovo capitolo e con la promessa di una maggiore costanza per il futuro :)
Ad ogni modo ringrazio di cuore tutte le persone che comunque con grande pazienza hanno continuato a seguirmi :)
Baci baci e a presto
Ehris :)
P.S.... recensite.... recensite ;)

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Capitolo 31
*** Uno spettacolo magico ***


Capitolo 31 – Uno spettacolo magico
 

-Cosa Aisha? Cosa hai capito?- domandò Bloom avvicinandosi con curiosità all’amica, mentre non perdeva di vista i suoi occhi pieni di vita.

-Guardate, forse ci sono- rispose Aisha. La fata si avvicinò alla sfera che emetteva la melodia di Musa e la plasmò con il suo potere Morphix fino a trasformarla in una vera e propria figura umana.

-Fantastico!- esclamò Helia ma dopo appena una manciata di secondi la struttura di quella che poteva sembrare una donna cominciò ad afflosciarsi su sé stessa.

-Rami portanti!- disse istintivamente Flora lasciando che dalle sue mani si sprigionasse il potere della natura che donò alla creatura uno scheletro in grado di sorreggerla.

-Più che fantastico- Timmy con quelle parole corresse l’osservazione del nipote di Saladin.

A quel punto Tecna e Stella aggiunsero il loro potere dando alla figura, sempre più somigliante ad una giovane donna, l’intelligenza e la vista. Vedendo come quella bizzarra creazione reagiva le due fate si guardarono e si sorrisero. Lo scontro che le aveva viste protagoniste soltanto qualche istante prima ora era già dimenticato. Faceva parte del passato e con quello scambio di sguardi era evidente la tacita e reciproca promessa di non attaccarsi mai più in quel modo. 

-Direi che manchi solo tu Bloom- disse Aisha. La fata di Domino dentro di sé temeva di rovinare tutto con il suo potere.

-Forza!- esclamò Flora, appoggiandole delicatamente una mano sulla spalla -Donale la fiamma della vita!-

Bloom attese ancora qualche secondo poi finalmente agì. Quando anche il suo potere si mischiò a quello delle compagne la figura magica iniziò a danzare e a volteggiare con una grazia infinita sulle note della melodia che aveva dato inizio a tutto quanto, dando inizio ad uno spettacolo magico.

-Ma è assolutamente spettacolare!- disse Sky, completamente rapito da ciò che i suoi occhi stavano osservando.

-Era ciò che mi aspettavo di vedere da voi!- esclamò Griselda, che nel frattempo era entrata nella stanza per vedere come le sue allieve se la stessero cavando. Le Winx avevano superato anche quella prova. Non poteva essere più fiera di loro.

-Ispettrice ha visto? È…- disse Bloom con entusiasmo, non trovando tuttavia le parole giuste per proseguire.

-Incredibile- terminò Musa che era rimasta letteralmente incantata davanti alla creatura che con una leggerezza quasi regale ballava.

-Direi che avete raggiunto lo scopo dell’esercitazione odierna perciò potete andare a riposare se ne sentite la necessità- esclamò Griselda che poi si voltò a guardare gli specialisti -Saladin vorrebbe parlare un momento con voi-

-Va bene, andiamo subito da lui- disse Sky e insieme ai suoi quattro compagni uscì dalla stanza per dirigersi nell’ufficio del preside. Poco dopo anche Griselda se ne andò e le Winx rimasero da sole nella stanza delle esercitazioni, dove vi era ancora la figura che danzava.

-Noi cosa facciamo?- chiese Flora rivolta alle amiche.

-Io avrei una certa fame, voi no?- disse Stella, portandosi una mano sulla pancia.

-È incredibile! Tu pensi sempre a mangiare- scherzò Aisha.

-Vabbè possiamo andare nel salone centrale e aspettare i ragazzi- propose Musa.

-Già mi domando cosa voglia Saladin da loro- esclamò Bloom distratta.

***


-Preside voleva vederci?- domandò Sky entrando nell’ufficio dell’anziano mago.

-Si, vi prego di chiudere la porta- rispose Saladin che proseguì non appena i cinque specialisti non furono tutti in piedi davanti a lui -Helia cosa mi puoi dire di Jared?-

-Ieri sera ha mangiato coi suoi compagni, poi si è appostato sulla torre dell’ala est dove gli era stato assegnato il turno di guardia e stamane, poco prima dell’alba, è andato in camera sua per dormire- spiegò Helia.

-Niente di sospetto dunque- affermò Riven, lievemente seccato. Non amava il suo modo di ronzare attorno a Musa perciò non sperava altro che venisse colto con le mani nel sacco a fare qualsiasi cosa lo potesse mettere in cattiva luce davanti alla fata della musica.

-Esattamente- confermò il nipote del preside che aveva eseguito il pedinamento dello specialista mantenendo le dovute distanze ma allo stesso tempo abbastanza da vicino per poter osservare eventuali comportamenti sospetti.

-Codatorta si è preoccupato di rafforzare tutti i turni di guardia. Non c’è minuto che noi passiamo scoperti, tuttavia alla luce degli ultimi fatti, che mettono in dubbio la lealtà di alcuni di noi, voglio chiedervi di prendere parte ad ulteriori appostamenti- spiegò il preside.

-Non c’è alcun problema!- esclamò Sky a nome di tutta la squadra.

-Dovrete controllare ogni movimento al di fuori delle mura di Fonterossa come avete fatto fin’ora ma non solo, dovrete anche tenere gli occhi puntati sui vostri compagni e riferirmi qualsiasi cosa sospetta!-

I cinque giovani si inchinarono davanti al preside, in segno di rispetto. Avrebbero eseguito quelle direttive con l’impegno e la devozione che contraddistingue uno specialista di Fonterossa, ma soprattutto avrebbero scovato la talpa, se era vero che ve ne fosse una fra le mura della fortezza.

Una volta usciti dall’ufficio di Saladin i ragazzi cercarono Codatorta e ascoltarono con attenzione le nuove disposizioni; dopodiché ognuno raggiunse la sua postazione.

-Brandon dove vai?- domandò Riven rimasto solo con lo scudiero di Eraklyon, vedendo che quest’ultimo stava prendendo una direzione non prevista.

-È ovvio, da Stella!- rispose il giovane -Sono di guardia tutta la notte e vista questa assurda situazione potremmo anche non riuscire a vedere l’alba di domani- queste parole fecero pensare lo specialista dai capelli color magenta: in effetti era ormai certo che Fonterossa da lì a poche ore sarebbe stata attaccata dai non morti. Riven colse allora quell’occasione al volo e seguì la direzione dell’amico, certo che dove ci sarebbe stata Stella si sarebbe trovata anche Musa.



Brandon raggiunse il salone centrale e fu lieto di vedere lì la sua fata. Senza un attimo di esitazione il ragazzo attraversò la sala a grandi passi, per raggiungere il tavolo al quale si erano sedute le Winx. Non appena Stella si accorse del giovane si alzò e gli corse incontro, felice come sempre di vederlo.

-Ciccino!- esclamò con gioia la fata, certa che nella sala tutti quanti si erano voltati a guardarli. La loro era una delle coppie più invidiate: lei era la fata più radiosa di Alfea con sangue reale che le scorreva nelle vene; lui soltanto uno scudiero ma con una posizione di estremo prestigio dato che era il braccio destro del principe di Eraklyon.

Non appena le braccia del giovane incontrarono il corpo della ragazza si strinsero intorno a lei, avvolgendola in un abbraccio caldo e confortevole.

Riven osservò la scena da qualche metro di distanza. Il suo rapporto con Musa si era fatto profondo in un qualche modo, ma non così pubblico.  Lui sapeva di averla convinta della sua presenza: infatti le aveva fatto capire di poterci essere ogni qualvolta lei ne avesse avuto bisogno e la dimostrazione che lei lo aveva accettato era l’episodio della notte prima. Riven ripensò in che stato l’aveva trovata davanti alla porta della sua camera e con che facilità si era lasciata andare alla disperazione con lui, accogliendo con sollievo le sue premure.

-Stella devi sapere che ti amo e che ti amerò per sempre, qualsiasi cosa accada da qui ai prossimi giorni!- Il ragazzo non diede il tempo alla giovane di replicare che la travolse in un bacio che in altre condizioni, se i due innamorati si fossero trovati soli, li avrebbe portati certamente oltre.

Lo sguardo sempre duro ed imperturbabile di Riven incontrò gli occhi dolci di Musa. Il bacio fra Stella e Brandon, gli occhi di Musa e la sua bellezza diedero vita ad un pensiero nella mente dello specialista che in qualche modo lo mandò in confusione: la voleva sua, più sua di quanto già non fosse.

Riven infatti desiderava anche lui poter stringere la fata della Musica fra le sue braccia  e vederla sotto un’altra luce. Una luce diversa. Una luce più intima.

Brandon si staccò da Stella e per la prima volta lei si dimostrò letteralmente senza parole. Rimase in silenzio a guardare sbalordita il suo uomo anche se i suoi occhi urlavano tutti i suoi sentimenti.

Lo specialista di Eraklyon si voltò e fece qualche passo fino a raggiungere Riven che aveva ancora lo sguardo puntato su Musa.

-Andiamo?- domandò Brandon.

-Sì- rispose Riven, girando i tacchi ed incamminandosi insieme al compagno. Ancora una volta nella sua mente si fece largo l’idea di sentire Musa vicina; molto vicina. Quell’idea l’istante successivo si trasformò in esigenza e così senza pensarci troppo lo specialista torno indietro e si avvicinò alla fata di Melody. Le posò una mano sulla schiena e l’attirò a sé.

-Sono di guardia fino alle dieci. Fatti trovare in camera mia per quell’ora- sussurrò il giovane nell’orecchio della fata che rabbrividì.
Riven rimase un momento a fissarla e quando lei emise un leggero cenno d’assenso col capo lui la lasciò e insieme a Brandon si allontanò dal salone.

-Non vi è sembrato strano?- chiese Musa alle amiche, ancora sbigottita dall’atteggiamento del ragazzo.

-Vuoi dire più del solito?- rispose prontamente Stella che pareva aver ritrovato le parole dopo il bacio che l’aveva lasciata senza.



Le ore successive per le sei fate del Winx Club trascorsero con una lentezza infinita. Approfittarono di quel tempo libero per esercitarsi ancora un po’ sulla convergenza, certe che avrebbero potuto trarne soltanto profitto. Inoltre il fatto di lavorare sulla loro magia e sulla loro forza era l’unico modo per placare la tensione dell’attesa. 

Musa si concesse una pausa, sedendosi in un angolo della stanza insieme ai suoi pensieri. La mente la riportò immediatamente alle parole di Riven, che le erano suonate così dure, in un certo senso, ma non solo: infatti la fata era quasi sicura di aver percepito anche dell’emozione.

La giovane allora non riusciva a fare a meno di domandarsi per quale ragione Riven la volesse vedere con tanta urgenza: non avrebbe per caso voluto scaricarla? Ma perché? La cosa per la fata non aveva molto senso.

-Sembri pensierosa sai?- esclamò improvvisamente la voce di Aisha e Musa sussultò.

-Giusto un po’- confessò la giovane -Riven prima ha detto di volermi vedere non appena finisce il suo turno di guardia. Non capisco, mi è sembrato così strano che ora ho una brutta sensazione. Cosa dovrà mai dirmi con tanta urgenza?-

Aisha scoppiò in una fragorosa risata -Davvero ti stai preoccupando per questo?-

-Forse non dovrei?- domandò Musa con una certa irritazione -Hai visto anche tu quanto la sua espressione fosse seria no?-

-A dire il vero a me pareva piuttosto che avesse l’aria di chi ha tutt’altri desideri che farsi quattro chiacchiere- esclamò Aisha sempre sogghignando.

-Scusa ma cosa intendi dire?- chiese allora ingenuamente la fata della musica.

A quella domanda Aisha si voltò sorpresa verso l’amica, incredula di doverle spiegare veramente il senso delle sue parole.

-Credo che Riven voglia vederti non per parlare ma per trascorrere del tempo con te, voi due da soli- disse la principessa di Andros, facendo arrossire la giovane di Melody.

-Tu pensi… che lui…- balbettò Musa, palesemente in imbarazzo.

-Perché no? Stiamo per affrontare uno scontro duro; uno scontro che causerà una marea di vittime. Morti che molte famiglie si ritroveranno a piangere... o forse no; in effetti dipende tutto da chi avrà la meglio e da come evolveranno le cose nell’intera Dimensione Magica. Non ci trovo quindi niente di strano se Riven voglia trascorrere un po’ di tempo con te. È quello che le persone che si vogliono bene fanno nei momenti difficili- spiegò Aisha; la sua espressione si era fatta seria e il suo tono era sincero. Nelle sue parole era comunque percettibile l’ansia che stava travolgendo un po’ tutti, causata dalla consapevolezza dell’imminente battaglia.

-Si, questo si…- Musa ora aveva perfettamente capito l’amica ma la sua mente la riportò al suo scontro con Darcy e alle parole che lei le aveva rivolto. Improvvisamente la travolse il panico: quale atteggiamento avrebbe dovuto assumere se Riven avesse tentato di condurla verso una strada che non avevano mai percorso insieme? Un sentiero sul quale lei non aveva mai camminato. Quella strega aveva effettivamente insinuato nella fata il dubbio di non essere all’altezza di Riven. Un dubbio che però, una volta uscita dalla foresta di Selvaoscura, Musa credeva privo di senso, o forse addirittura insesistente.

-Musa- disse con dolcezza Aisha -Musa!- disse una seconda volta, vedendo che la giovane era completamente assorta nei suoi pensieri.

-Sì- si risvegliò la giovane.

-Il tuo sguardo è lontano, cosa ti preoccupa?- esclamò Aisha e per un secondo Musa desiderò aprire completamente il suo cuore per rivelare all’amica le sue preoccupazioni che tuttavia l’istante dopo le sembrarono tanto sciocche e prive di significato da rischiare di annoiare soltanto la giovane principessa.

-Niente, hai ragione! Mi preoccupo inutilmente di ciò che Riven possa dirmi. È certamente come dici tu: vorrà solo trascorrere del tempo con me!- rispose Musa aprendosi in un sorriso che mascherò perfettamente le sue paure e i tuoi timori, dopodiché guardò l’ora: mancavano 20 minuti alle dieci perciò la fata della musica si alzò a salutò le compagne.

-Dove vai?- chiese Tecna.
-Ho appuntamento con Riven- borbottò la giovane, nella speranza che le amiche non la capissero.

-Oooh, un appuntamento romantico?- scherzò Flora.

-Scherzi? Questa battuta spettava a me!- esclamò Stella voltandosi verso la fata della natura con il volto imbronciato.

Musa approfittò di quello scambio di battute fra le sue amiche per dileguarsi, mentre sentiva le guance arrossarsi per l’imbarazzo e l'agitazione invaderle il corpo.






Note dell'autrice: Buonasera cari lettori! Un nuovo capitolo, forse più breve degli altri e chi lo sa, magari a tratti può apparire privo di particolari informazioni su quello che è l'imminente battaglia. Una cosa è certa: è molto chiaro su cosa andrà a parare il prossimo aggiornamento. Ho deciso che volevo provare a spingermi un po' oltre e vedere come avrei potuto cavarmela.
Un grande grazie col cuore a tutti coloro che leggono sempre la mia storia e che la recensiscono :)
Un abbraccio,
Ehris

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Capitolo 32
*** La notte di Riven e Musa ***


Capitolo 32 – La notte di Riven e Musa


Riven guardava l’orologio con impazienza. Ormai mancava solo una manciata di minuti alle dieci e poi sarebbe finalmente potuto correre nella sua stanza dove avrebbe trovato Musa ad aspettarlo. Lei, la fata più incredibile di Alfea, quella che ai suoi occhi non aveva rivali e che non ne avrebbe mai avuti. Ci aveva impiegato del tempo per comprenderlo ma ora ne aveva la certezza.

Lo specialista non era in grado di descrivere i sentimenti che provava nei confronti della giovane ma si era reso conto di come questi si erano fatti sempre più profondi e vivi. Ogni minuto lontano da lei era un minuto passato a chiedersi se stava bene o se invece necessitava del suo aiuto, anche se poi, pensandoci bene, la ragazza in più di un’occasione aveva chiaramente dimostrato di sapersela cavare benissimo da sola. Non era un’ingenua e non era di certo debole. L’aveva vista crollare in un paio di situazioni ma questo non aveva influito sull’idea che si era fatto di lei: Musa infatti restava coraggiosa e la sua forza stava proprio nella sua capacità di reagire nei momenti difficili.

Riven tuttavia si chiedeva com’era possibile che i suoi sentimenti si fossero scatenati in quel modo soltanto ora. Lo specialista si chiedeva come mai prima aveva cercato di allontanarla in tutti i modi da sé facendole credere di non essere abbastanza mentre ora non desiderava altro che poterle stare accanto in ogni istante per proteggerla e difenderla da tutto ciò che avrebbe potuto in un qualche modo ferirla.

Naturalmente comprendere che avrebbe potuto perderla per sempre se non si fosse mosso ad andare a cercarla nella foresta di Selvaoscura aveva acceso in lui qualcosa. Per la prima volta si era reso conto che allontanarla non gli sarebbe servito a nulla perché lei sarebbe anche potuta non tornare indietro viva; non si sarebbe più dovuto sforzare di convincerla di non essere innamorato di lei... E allora fu proprio in quel momento che Riven si accorse di aver sbagliato ogni cosa con Musa. In quel momento aveva capito di volerla e di volerla eccome. Un’ondata di panico si era impadronita del suo cuore e della sua mente al pensiero che però potesse essere irrimediabilmente tardi per compiere qualsiasi missione di salvataggio. Non lo avrebbe mai ammesso con nessuno ma solo la lucidità di Sky era riuscito a farlo ragionare in modo obiettivo.

Non appena l’orologio segnò le dieci e gli specialisti del turno successivo giunsero alla postazione, Riven lasciò il luogo buio e freddo dell’appostamento per rientrare nel suo dormitorio mentre scrollava le spalle ed il capo, per allontanare dalla sua mente tutte quelle riflessioni che gli stavano procurando soltanto un fastidiosissimo senso di angoscia.


Musa, che assorbita dai suoi pensieri guardava distrattamente fuori dalla finestra, sussultò non appena Riven raggiunse la stanza e ne spalancò rumorosamente la porta. Era arrivata con qualche minuto di anticipo al suo appuntamento ma con la mente distante miglia e miglia non si era accorta del veloce scorrere del tempo.

-Ti aspettavo… Va tutto bene?- domandò lei con un po’ di titubanza, voltandosi verso Riven. L’espressione dello specialista era come al solito estremamente seria -Riven?- sussurrò la fata, non udendo alcuna risposta da parte del ragazzo.

Malgrado nella stanza regnasse il silenzio assoluto a Musa sembrava che il battito del suo cuore impazzito risuonasse forte e chiaro nella tranquillità della notte. Era nervosa ed agitata come mai si era sentita prima d’ora.

Dopo pochi secondi, che tuttavia ad entrambi sembrarono un’eternità, lo specialista chiuse la porta alle sue spalle e con passi svelti annullò quell’ultima distanza che ancora lo separava dalla fata. La raggiunse, le prese il viso fra le mani e la baciò togliendole letteralmente il respiro.

Musa rabbrividì a quel contatto perché le mani e le labbra dello specialista erano più che fredde, gelate. La cosa non la stupì dato che era di rientro proprio in quel momento da un turno di guardia. Ciò che la meravigliò, invece, fu la sua stessa reazione: infatti si ritrovò subito a buttare le braccia intorno al collo di Riven, in modo del tutto naturale, e ad avvicinare il suo corpo a quello di lui. Il bacio dello specialista l’aveva colta di sorpresa e le aveva annebbiato la mente, però si ritrovò a ricambiarlo con la stessa passione.

Riven, compiaciuto dalla reazione della fata, fece scivolare le mani sulla sua schiena e quando trovò parte della schiena scoperta dalla maglietta sentì il bisogno di approfondire ulteriormente quel contatto; spinse la giovane con decisione contro la parete che stava esattamente alle sue spalle e lo fece senza nascondere in nessun modo il desiderio di poterla avere finalmente sua.

Il tocco delle mani fredde di Riven sulla schiena di Musa riportò la giovane bruscamente al presente, come se prima, in realtà, si fosse trovata in un sogno. La sua mente improvvisamente si risvegliò ed iniziò a tormentarla con le parole dure ed acide di Darcy.

“Sai Musa, quando ti concedi a lui devi saper tenere il suo ritmo. A lui piace il gioco duro e se non sei in grado di soddisfarlo… bhè… finisce per annoiarsi!”

La passione di qualche istante prima si trasformò in ansia mista a panico e la piacevole sensazione di poter sostituire l’ossigeno con l’amore diventò carenza d’aria vera e propria. E se non fosse stata alla sua altezza?

-Riven, Riven aspetta un momento- disse Musa, lasciando scivolare le braccia sul petto del ragazzo per cercare di fermarlo. Soltanto quando appoggiò le sue dita sui muscoli perfettamente scolpiti dello specialista si accorse che le mani le tremavano.

-Vuoi.. vuoi che mi fermo?- le domandò il giovane arrestandosi all’istante, non capendo tuttavia a cosa era dovuto quel repentino cambio di atteggiamento: fino ad un attimo prima, infatti, lui era certo che lei stesse ricambiando ogni suo gesto mentre ora le sembrava solo tremendamente impaurita e spaesata.

-No, no!- si affrettò a rispondere Musa per non apparire una completa sciocca anche se comunque riteneva che fosse ormai tardi per rimediare a quell’imbarazzante figuraccia. Era riuscita a rovinare un’atmosfera perfetta e dentro di sé la ragazza se ne vergognava terribilmente.

Per una manciata di secondi la fata non aveva potuto far altro che abbandonarsi completamente al bacio di Riven, ai suoi tocchi e alle sue carezze, mentre il suo corpo si era scaldato di un calore nuovo; un calore sconosciuto e mai provato in precedenza. Se avesse dovuto descrivere con una sola parola il suo stato avrebbe sicuramente ammesso di essere eccitata. Quel breve momento di passioni si era frantumato nell’istante in cui però aveva sentito la voce di Darcy nella sua mente.

-Va tutto bene?- domandò Riven mentre scrutava ed analizzava ogni dettaglio nello sguardo di Musa: poteva vedere le sue iridi macchiate dal timore di compiere un passo a lei ancora sconosciuto.

-È solo che io… bhè io non ho mai…- la fata lasciò in sospeso le sue giustificazioni. Non era in grado di trovare le parole giuste per confessare a Riven che quella era la sua prima volta e che l’ultima cosa che voleva era deluderlo o peggio, non essere alla sua altezza.

“A lui piacciono le donne che hanno carattere; le donne come me e non le ragazzine intimorite dalla propria ombra!”

Ancora un volta le parole di Darcy furono come uno schiaffo in pieno viso, così la giovane abbassò il capo imbarazzata. Le sembrava di fare sempre più fatica a respirare e non era assolutamente in grado di dire come sarebbe potuta uscire da quella situazione senza rimetterci tutto il suo onore. Com’era possibile che riuscisse a comportarsi da dura con tutti meno che con lo specialista? Perché con lui si sentiva sempre così maledettamente insicura?

Riven allora prese dolcemente il mento della fata fra il pollice e l’indice, obbligandola a guardarlo negli occhi: sapeva che ci si sarebbe persa e che in questo modo avrebbe scordato ogni paura; ormai aveva imparato a conoscerla bene. Tuttavia lo specialista presto si accorse che quel gesto aveva effetto soprattutto su di lui: infatti più guardava Musa e più era cosciente di essersene perdutamente innamorato.

-È solo che io… io non so niente… Non ho mai- esclamò la giovane con il poco fiato che le era rimasto, cercando poi di guardare disperatamente altrove. Stava annaspando e si stava mettendo in ridicolo davanti a Riven. Se avesse voluto anche solo tentare di mettere a tacere la voce di Darcy nella sua testa quello era senza dubbio il peggior modo di provare.

Lo specialista, che ora conosceva per certo i timori della ragazza, si avvicinò lentamente al suo orecchio e le sussurrò: -Non importa, ne so abbastanza io per entrambi, tu non devi fare altro che lasciarti andare-

Quando le parole di Riven raggiunsero l’udito di Musa, la fata trovò la forza di tornare a guardarlo nuovamente negli occhi. Il suo stomaco fece una capriola. La profondità dello sguardo dello specialista, la vicinanza del suo corpo e la dolcezza della sua voce la tranquillizzarono all’istante, mettendo a tacere una volta per tutte la tortura a cui l’aveva sottoposta Darcy con le sue perfide insinuazioni.

La fata, che teneva lo sguardo fisso sul volto dello specialista, si accorse che pian piano il suo respiro stava tornando a farsi regolare ed il panico la stava abbandonando per lasciare spazio all’emozione, così chiuse i suoi occhi e lasciò cadere indietro il capo, che si appoggiò alla parete alle sue spalle.

Riven sostenne il suo sguardo per tutto il tempo e quando lei si abbandonò il suo cuore accelerò il battito. Le prese le mani, ancora appoggiate al suo petto, e gliele portò dietro al collo per poi avvicinarsi al suo. Quando appoggiò le labbra sulla sua pelle sentì Musa rabbrividire e stringere la presa delle sue mani sulla sua schiena.

Lo specialista si avvicinò ulteriormente alla fata, impedendole così qualunque via di fuga. Con molta dolcezza le sue mani rincominciarono ad esplorare ogni centimetro del suo corpo e lei questa volta non lo fermò in nessun modo.

Musa, che tra un bacio e l’altro cercava di recuperare un po’ di ossigeno, si lasciò sfuggire un sospiro quando Riven con due dita e nessuna difficoltà le sbottonò il bottone dei jeans. Lo specialista, in tutta risposta, sorrise compiaciuto. 

Con il cervello spento era difficile per la giovane mettere insieme qualsiasi pensiero ma improvvisamente appoggiò una mano sul petto di Riven e lo spinse in direzione del letto, cosa che a lui piacque particolarmente. Il ragazzo la prese in braccio e l’adagiò delicatamente sul materasso, mettendosi poi a cavalcioni sopra di lei.

Musa era scossa dai brividi ogni volta che Riven l’accarezzava e ogni volta che lei si emozionava lui sentiva di essere sulla strada giusta per donarle la loro prima notte magica insieme. Avrebbe proseguito con calma e fatto ogni cosa in suo potere per mettere la giovane a suo agio.

Quando Riven riuscì a privare Musa della maglietta lei arrossì in modo evidente, tanto che lo specialista si ritrovò nuovamente a sorridere: adorava alla follia quando lei, malgrado l’imbarazzo, si sforzava di sostenere il suo sguardo; oppure quando la sentiva rabbrividire o gemere sotto il suo tocco esperto.

Lei era finalmente sua: aveva la sua attenzione, aveva il suo cuore, ma cosa più importante ora aveva ogni suo segreto.

Dopo un momento Musa tirò nuovamente a sé il giovane per riempirsi ancora i polmoni del suo profumo. Il respiro della fata tornò presto a farsi irregolare, complici le mani di Riven che le accarezzavano ogni parte scoperta del suo corpo.
 
Quando lo specialista ebbe la sensazione che la giovane stava iniziando ad adattarsi alla situazione le sfilò i pantaloni, scoprendo così le sue gambe. Accarezzandola si accorse di quanto la sua pelle fosse morbida e di come somigliasse all’avorio nel colore: era stupenda, oltre ogni immaginazione.

Trascorso anche quel momento di confusione, Musa, aprì la cerniera della divisa da specialista del ragazzo, scoprendo finalmente i suoi pettorali  muscolosi e gli addominali scolpiti. Lentamente gliela fece scivolare lungo le spalle finché Riven non decise di togliersela rimanendo unicamente con un paio di mutande che a stento nascondevano il suo desiderio.

Il corpo di Riven era caldo rispetto a quello di Musa che quindi ne apprezzava in modo particolare il contatto.

La fata, coi suoi timidi gesti, era riuscita a strappare allo specialista diversi gemiti di piacere che le avevano fatto acquisire sicurezza ma quando era Riven a prendere le redini e a condurre il gioco lei non poteva far altro che abbandonarsi ai suoi tocchi che erano maestri di seduzione.

Il giovane lasciò sulla pelle di Musa una lunga scia di baci infuocati che partì dal suo petto e che arrivò all’elastico delle sue mutande. Poi, con molta calma e passione, Riven finì di spogliare la sua fata, scoprendo così ogni parte del suo corpo: ora aveva la conferma che non avrebbe trovato tanta perfezione in nessun’altra. Dopodiché si sfilò anche lui le mutande e si sdraiò sopra la ragazza, facendole aprire le gambe.

Quando lo specialista si posizionò fra le gambe di Musa, il corpo della fata si irrigidì all’istante in un gesto quasi automatico. Fino a quel momento tutto era stato decisamente piacevole ma ora si chiedeva se avrebbe sentito del dolore.

Riven, che al contrario della fata era molto tranquillo, prese le mani della ragazza e gliele portò sopra la testa, poi vicino al suo orecchio le sussurrò semplicemente: -Rilassati-

Una brivido scosse Musa, che poi non poté far altro che ubbidire. Rilasciò ogni muscolo del suo corpo e Riven la penetrò lentamente, facendo particolare attenzione a non farle male. Per un attimo la giovane sentì bruciare ogni parte del suo corpo, così strinse forte le mani del ragazzo, che si fermò un istante, giusto il tempo che quella sensazione passasse per lasciare spazio al piacere.

Non appena la ragazza liberò un gemito di soddisfazione e rilassò il suo corpo, Riven finì di scivolare dentro di lei ed iniziò a muoversi, dapprima lentamente poi aumentando il ritmo ed il piacere di entrambi.

Se la fata fosse stata una serratura Riven era certamente la sua chiave; lui era l’unico in grado di aprila. I corpi dei due ragazzi combaciavano alla perfezione e si muovevano in perfetta armonia. Durante l’amplesso Musa si lasciò completamente trasportare da quel turbine di emozioni che dentro il suo animo si stava scatenando, scoprendo così un lato del suo carattere più seducente e provocante; una parte di sé che lasciò senza parole anche Riven.

Dopo aver raggiunto l’apice del loro piacere, insieme, si abbandonarono uno al fianco dell’altra e sereni si addormentarono.

Quella notte Musa e Riven avevano percorso il loro primo e vero viaggio insieme. Erano riusciti a completarsi a vicenda e ad approfondire il loro rapporto. Avevano scoperto lati della loro personalità ancora sconosciuti. Avevano allontanato la loro timidezza. Semplicemente si erano lasciati andare all'emozione ed al piacere che li aveva travolti e legati, per scoprire quanto insieme fossero perfetti e fatti l'una per l'altra.
 

È una cosa talmente semplice fare l’amore… È come avere sete e bere. Non c’è niente di più semplice che avere sete e bere; essere soddisfatti nel bere e nell’aver bevuto; non avere più sete.
Semplicissimo.
Leonardo Sciascia


 

***


-Riabu…- esclamò Icy, entrando nell’ufficio di Faragonda, attualmente occupato dal capo dei non morti -Tutto è pronto e Minerva ha detto che avrebbe garantito l’accesso a Fonterossa- comunicò la Strega del ghiaccio.

-Molto bene- furono le parole dello spettro.

-Cosa facciamo coi prigionieri?- domandò poi la più grande delle Trix.

-Lasciateli lì, in un futuro non molto lontano potrete fare di loro ciò che vi sembrerà più opportuno- rispose la creatura. Per Icy quella era una notizia splendida: avrebbe finalmente potuto sottomettere Faragonda al suo volere. Avrebbe fatto tesoro di quell’opportunità per farle pagare una volta per tutte la sua presunzione di essere la migliore.

-Questo vale anche per la Griffin?- azzardò poi la giovane donna. Sapeva che Riabu aveva un conto in sospeso con la vecchia strega perciò l’ultima cosa che avrebbe voluto era scatenare l’ira dello spettro.

-Ho avuto la mia vendetta questa notte, pertanto potete fare di lei, o meglio, di quello che è rimasto di lei ciò che desiderate- rispose il non morto. Le sue parole incuriosirono Icy, che non aveva idea di come Riabu si fosse vendicato sulla donna ma che non vedeva l'ora di scoprirlo.

Lo spettro e la strega abbandonarono l’ufficio per raggiungere l’entrata del castello. Nel piazzale l’esercito dei non morti era pronto a partire per assediare anche Fonterossa.

La maggiore delle Trix raggiunse le due sorelle e Minerva, preparandosi così alla battaglia. Quella notte avrebbero fatto scorrere fiumi di sangue. Dopo aver conquistato Alfea avrebbero preso anche il potere di Fonterossa. Una volta assediata la scuola degli specialisti e messo fuori combattimento Saladin sarebbe stato un vero gioco da ragazzi impadronirsi dell’ultima scuola della Dimensione Magica: Torrenuvola.

-Miei fedeli compagni- iniziò Riabu, rivolto al suo esercito. La sua voce risuonava spettrale in tutto il piazzale. Anche le ultime file avrebbero udito le sue parole -Siete stati la mia ombra in questi anni, mi avete accettato come vostro leader ed io in cambio vi promisi che vi sarebbe stata restituita la libertà tolta. Siamo stati confinati in questo stato tra la vita e la morte. Una vita sdegna e questo perché? Per cosa? Per punirci!- il tono di Riabu andava in crescendo e nelle sue parole era palpabile la rabbia e l’amarezza della situazione -Questa notte ci riprenderemo la libertà che ci è stata tolta e a quel punto le persone che ci hanno costretto a vivere questa vita infame rimpiangeranno di non averci ucciso quando ne hanno avuto l’occasione! Vi chiedo soltanto di restarmi vicino ancora in quest’ultima battaglia-

Le Trix e Minerva osservarono come l’esercito pendeva dalle parole del loro leader. Si erano legati a lui e in lui avevano riposto tutte le loro speranze di riacquistare un giorno la libertà.

Improvvisamente in mezzo alla folla di spettri si levò una voce: -Come facciamo a sapere che manterranno la parola data?-  l’insinuazione della creatura si riferiva alla lealtà delle streghe.

Riabu osservò per un lungo momento il punto da cui era si era innalzato quel grido. Stava ragionando su quelle parole. Lui era il capo di quell’esercito e se i suoi soldati necessitavano di certezze il suo compito era quello di fornirgliele.

Dopo un breve istante passato a riflettere lo spettro si avvicinò alle Trix e a Minerva e le guardò, una dopo l’altra negli occhi. Le streghe dapprima sostennero lo sguardo ma poi iniziarono a gridare. Sentirono l’energia che le teneva in vita scivolare via dai loro corpi, pian piano. Gli occhi delle quattro donne diventarono vitrei e il loro animò si raggelò. Era una sensazione strana, sgradevole. Sotto il loro aspetto, sotto la loro bellezza, sentirono di potersi trasformare in qualcosa di diverso. Sentirono di potersi trasformare anche loro in non morti.

-Cosa ci hai fatto?- ringhiò Stormy che certamente si sentiva più forte ma che allo stesso tempo sapeva di aver perduto la sua libertà.

-Grazie alla pietra verde che mi avete consegnato ora posso fare questo e altro. Mantenete gli accordi e nel momento in cui riavremo la nostra libertà a voi sarà restituita la vostra- le parole dello spettro erano glaciali, tanto fredde da rendere le Trix irrequiete, più di quanto già non fossero al fianco di quegli esseri. Minerva, invece, si era già aspettata una reazione di questo genere dal capo dei non morti, l'unica cosa che non aveva saputo dirsi era quando questa sarebbe realmente arrivata.

-Ora direi che possiamo partire!- esclamò la sorella della preside Griffin, aprendo un varco che avrebbe condotto lei, le Trix, Riabu ed il suo esercito a Fonterossa. Grazie ai suoi poteri era riuscita a stregare un piccolo gruppo di specialisti che avrebbero garantito l’accesso alla fortezza. Aveva predisposto ogni cosa, ogni dettaglio. Finalmente, dopo lungo tempo anche lei avrebbe potuto consumare la sua vendetta. Aveva una sola opportunità e di certo non l’avrebbe sprecata.

***


Quando Musa aprì gli occhi sentì immediatamente freddo. Lentamente e senza fare rumore raccolse i suoi abiti da terra e si rivestì. Riven dormiva e la fata non poté non osservare come la sua espressione fosse diversa, più serena, e non così seria come di solito le appariva. Il suo sguardo scivolò sui muscoli del suo torace e la giovane non riuscì a non arrossire ripensando alle ore appena trascorse: aveva fatto l’amore, per la prima volta, e con un ragazzo meraviglioso. Lui aveva certamente un carattere difficile, era burbero ed irascibile ma con lei era riuscito a tirare fuori una personalità letteralmente diversa; una persona dolce ed attenta alle sue esigenze. Se le avessero detto, soltanto qualche giorno prima, che le cose fra loro si sarebbero evolute in quel modo ed in così poco tempo, lei di certo non ci avrebbe creduto.

Musa si avvicinò alla finestra e guardò fuori: aveva ricominciato a piovere e l’aria era fredda, molto fredda… Quasi troppo. Un brutto presentimento si impossessò di lei e poi la mano di Riven sulla sua spalla la fece sussultare.

-Va tutto bene?- domandò lo specialista alla giovane, notando la sua espressione turbata.

-Fa così freddo Riven- rispose la giovane con aria assente, come se la sua mente fosse impegnata a rievocare un ricordo passato.

-Vuoi una coperta più pesante?- chiese ingenuamente il ragazzo.

-Questo freddo… è lo stesso che abbiamo sentito quando Alfea è stata attaccata dai non morti- esclamò Musa, allarmata, andando finalmente a guardare lo specialista negli occhi -Riven, loro sono qui!- continuò poi e, mentre il suo cervello stava velocemente elaborando quello che la presenza dei non morti avrebbe comportato, le campane d’allarme iniziarono a suonare: lo scontro finale era iniziato.






Note dell'autrice: Buonasera miei cari lettori di EFP! Quanto timore di aver fatto la cosa sbagliata con questo capitolo! Cosa ne pensate? Forse avrei dovuto prendermi ancora qualche giorno per vedere se era possibile fare degli aggiustamenti qua e là ma ero stufa e troppo curiosa di sapere come lo avreste trovato.
Il reating di questa storia è giallo pertanto non mi sono spinta oltre nel raccontare la prima notte di Musa e Riven.
Nelle ultime righe del capitolo si capisce che lo scontro finale è iniziato ma ci saranno ancora molte cose da dire: bisogna vedere e finalmente stabilire con quale squadra gioca realmente Minerva, sempre che non ne abbia una completamente sua! Un personaggio ambiguo che io stessa sto facendo fatica ad inquadrare! Ahahah :D
Bhe ora lascio spazio a voi per farmi sapere come avete trovato questo aggiornamento. Anche le critiche sono sempre ben accette (però cercate comunque di essere minimamente clementi perché è la prima volta che descrivo questo genere di scene!)
A presto!
Ehris :)

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Capitolo 33
*** L'inizio di uno scontro terribile ***


Capitolo 33 – L’inizio di uno scontro terribile

 

Tecna continuava a girarsi e a rigirarsi nel letto. Non c’era verso: quella notte non sarebbe riuscita a prendere sonno, in nessun modo; troppi pensieri per la mente. Troppe domande. Troppe cose da comprendere.

Senza fare rumore scivolò fuori dal letto, decisa ad uscire da quella stanza che iniziava a sembrarle troppo piccola. Forse fare due passi l’avrebbe aiutata a schiarirsi le idee e a vedere le cose in maniera più lucida, o almeno così sperava.

-Tecna dove vai?- La voce di Flora era un sussurro ma nel silenzio della notte le sue parole risuonavano con chiarezza.

-Ho bisogno di fare due passi…- rispose in maniera evasiva la fata della tecnologia. Non desiderava altro che far trovare alla sua mente finalmente un briciolo di pace. Flora, vedendo l’espressione irrequieta di Tecna non domandò altro. Tutti erano nervosi per l’imminente battaglia; tutti erano stanchi e provati dalle ore di addestramento e dai turni di guardia. La situazione era tutt’altro che favorevole e non giocava a loro vantaggio in nessun modo.

La fata percorse con molta calma tutto il corridoio e quando raggiunse la rampa di scale decise di scendere e di andare nel salone centrale. Fonterossa era piuttosto affollata, malgrado fosse notte fonda: infatti i turni di guardia continuati creavano un certo movimento all’interno della scuola, come se in realtà ci si trovasse in pieno giorno.

Quando la giovane raggiunse la grande sala fu lieta di ritrovarvi Timmy ed Helia che mangiavano qualcosa. Con fare disinvolto la fata si avvicinò al tavolo e si sedette accanto allo specialista occhialuto. 

-Tecna, cosa ci fai sveglia?- domandò il giovane, sorpreso di ritrovare la ragazza in piedi a quell’ora della notte, seduta al suo fianco.

La fata pensò per un lungo momento alla risposta. Dapprima rimase con l’espressione disinvolta che aveva assunto per mascherare il suo nervosismo ma poi si lasciò andare in un sospiro e confessò tutte le sue preoccupazioni: -La verità è che non riuscivo a dormire. Ho la testa piena di pensieri. Continuo a pormi un milione di domande, soprattutto su Minerva, eppure non ne arrivo ad una. È come se dentro la mia testa adesso tutto si stesse annebbiando. Non riesco più ad essere lucida. Avrei bisogno di certezze…- il tono di voce della ragazzo mutò con il proseguire del discorso: infatti la sua agitazione si fece sempre più percettibile.

-Tecna, tu sei solo stanca- disse Timmy con dolcezza, guardando la giovane negli occhi e prendendole poi la mano, per cercare di tranquillizzarla.

-Cosa non ti torna?- domandò invece Helia, che era rimasto in silenzio ad ascoltare le parole della giovane che pareva essere davvero sull’orlo di una crisi.

-Tante cose! Troppe!- rispose semplicemente lei e dopo una breve pausa continuò, cercando di esporre i suoi pensieri in modo chiaro e logico -Abbiamo distrutto il talismano di Alissia e liberato Xeno dalla sua forma di lupo. Abbiamo ridato alla foresta di Selvagrande il suo antico splendore…-

-Esattamente- disse Timmy che seguiva le parole di Tecna con molta attenzione, per non perdersi nemmeno il più piccolo dei dettagli. Lei sentiva che qualcosa le sfuggiva e l’unica cosa che lo specialista poteva fare per tranquillizzarla era aiutarla a trovare il pezzo del puzzle mancante.

-Continua- esclamò Helia dopo che la fata aveva guardato anche lui in cerca di un segno che le permettesse di proseguire.

-La Griffin era a conoscenza della storia di Alissia. Ricordate che ci ha confessato di aver reso illeggibile lei stessa le pagine di quel libro? Ecco, guarda caso la notte del nostro rientro, mentre noi festeggiavamo la vittoria ad Alfea, lei è scomparsa. Abbiamo stabilito che dietro a tutto questo ci fossero di nuovo le Trix perché loro, dopo la battaglia nella foresta di Selvaoscura, hanno garantito che sarebbero tornate. Come se avessero già pianificato un piano di riserva…- la fata si bloccò e ragionò sulle sue stesse parole.

-Successivamente i non morti hanno preso il controllo di Alfea- disse Timmy.

-E voi vi siete recate sulle Grandi Montagne della Dimensione Magica per cercare Minerva, su preghiera di Faragonda- proseguì Helia.

-Esattamente! Hai detto bene Helia: Faragonda ci ha pregate. Questo può voler dire solo una cosa…- esclamò Tecna.

-Che Faragonda era certa che lei potesse essere d’aiuto o quanto meno che fosse a conoscenza di un modo per fermare i non morti- Timmy finì la frase che la fata aveva lasciato in sospeso.

-Okay, voi però non avete trovato Minerva ma sua cugina: Morgana- specificò il nipote di Saladin.

-Ricordo che quando Minerva è arrivata a scuola si è presentata sostenendo l’alleanza fra sua sorella e i non morti- spiegò Timmy -E a quanto pare quella non era nemmeno la prima volta che la preside si univa a loro-

-Io non capisco!- disse Tecna, picchiando poi la mano sul tavolo -È evidente che Minerva è coinvolta, esattamente come lo è la Griffin, in un qualche modo-

-Io credo che una parte di questo racconto ci sia ancora del tutto sconosciuta. Penso che in ballo ci siano questioni passate che riguardano unicamente la Griffin e Minerva- commentò Helia.

-E va bene ma Minerva è buona o cattiva? Penso a quello che ci ha fatto; alla sua prova. Penso a come era sconvolta Musa tuttavia sono certa che lei, in un modo o nell’altro, ci volesse realmente insegnare qualcosa di utile per combattere i non morti- Tecna su questo punto era ferma. Aveva già chiaramente esposto la sua teoria alle Winx e aveva finito per litigare piuttosto pesantemente con Stella, però alla fine aveva avuto l’appoggio della stessa Musa e visto ciò che quest’ultima aveva dovuto sopportare, per la fata della tecnologia avere il suo sostegno era come possedere oro.

-Lei ad ogni modo non è qui- esclamò Helia e la fata si voltò a guardarlo. Lei era convinta di aver ragione. Non sapeva spiegarsi da dove derivasse quella sensazione tuttavia non poteva negare la verità delle parole del giovane specialista. Quello era un dato di fatto inconfutabile. Un dato di fatto che purtroppo metteva a dura prova la sua stessa teoria.

I tre ragazzi rimasero seduti al tavolo in silenzio per qualche minuto.

-È una mia impressioni o la temperatura è notevolmente calata?- domandò Timmy.

Tecna alzò lo sguardo ed incontrò gli occhi dello specialista. Lui aveva maledettamente ragione; l’aria si era fatta gelida e la fata riuscì a pensare unicamente ad una cosa: i non morti e il loro imminente arrivo.

***


Brandon stava eseguendo il suo turno di guardia, così come da programma. Quella notte era buia e tempestosa e lui si sentiva poco tranquillo.

Il suo compito consisteva nel sorvegliare Jared e i suoi tre amici, tuttavia il giovane si chiedeva per quale motivo Codatorta non gli avesse affiancato nessuno del suo gruppo; in fondo quello era uno degli appostamenti più importanti e strategici di tutta Fonterossa, in quanto permetteva un’ottima visuale su tutta la fortezza. C’era inoltre il sospetto sulla lealtà di Jared: infatti fin tanto che non avrebbero scoperto se potersi fidare o meno del ragazzo e dei suoi compagni, tenere gli occhi ben aperti era d’obbligo.

Brandon continuava a perlustrare l’area con estrema attenzione, esattamente come avrebbe fatto qualsiasi altro specialista ben addestrato, ad ogni modo, dentro di sé, il giovane si sentiva piuttosto irrequieto.

Improvvisamente una strana macchia di luce attirò l’attenzione del giovane specialista. Velocemente si avvicinò al punto in cui aveva avvistato lo scintillio e per un momento pensò di esserselo sognato ma l’istante successivo davanti a lui si aprì un varco dal quale uscirono le Trix, Minerva e un esercito intero di non morti.

Il ragazzo non fece in tempo a reagire in nessun modo che Minerva alzò un braccio nella sua direzione per scaraventarlo a terra.

-Ahi- si lamentò Brandon che dopo aver sbattuto la testa tentò di rimettersi in piedi il più velocemente possibile. Lo specialista non riuscì a credere a ciò che vide dopo: Jared stava aprendo uno dei portoni laterali ai nemici -Ma cosa diavolo fai!- gridò l’istante dopo al giovane mentre cercava con tutte le sue forze di tenersi in piedi.

L’orda di spettri, seguita da Minerva, penetrò nella fortezza e quando lo specialista riuscì ad avvicinarsi al portone e ad azionare finalmente l’allarme, sotto l’occhio vigile di Stormy, era ormai tardi.

-Non servirà a nulla!- esclamò la strega palesemente divertita -Ma è stato bello lasciartelo fare. Sono proprio curiosa di vedere come reagirà ora Fonterossa- continuò poi.

Intanto Darcy si stava occupando di Jared e degli altri tre specialisti, compagni di quest’ultimo. Brandon non fu in grado di dire cosa la donna stesse facendo loro ma i giovani parevano essere completamente assoggettati al suo volere.

Brandon impugnò il suo spadone e con tutta l’intenzione di attaccare si buttò su Stormy ma i suoi riflessi, rallentati a causa della ferita alla testa, gli impedirono di difendersi dall’attacco a sorpresa di Icy, che lo pugnalò sul fianco destro con un pezzo di ghiaccio dalla punta acuminata che si materializzò dal nulla.

Lo specialista si accasciò a terra, ferito, mentre la sua divisa si macchiava di un rosso vivo che era il suo sangue.

Le Trix fecero irruzione nell’edificio ed il pensiero di Brandon volò a Stella. Avrebbe tanto voluto averla vicina in quel momento difficile e sentirsi meno solo.
Sarebbe stato disposto a tutto per poter stringere un’ultima volta la sua fata meravigliosa fra le braccia; sì, per un’ultima volta perché in quel momento sentiva la vita scivolargli lentamente via.

Stella era unica e gli aveva dimostrato di amarlo alla follia quando aveva deciso di rimanere al suo fianco pur sapendo che lui non era niente di più che un semplice scudiero al servizio del re di Eraklyon. Per quanto quella sua posizione venisse considerata di prestigio lui non era un principe ma lei aveva saputo accettarlo e vedere oltre.

Lo specialista si accorse che malgrado i pensieri su Stella gli scaldassero il cuore, il freddo lo avvolgeva sempre più, indebolendolo. Il pezzo di ghiaccio conficcato nel suo fianco non gli lasciava pace, causandogli forti dolori e presto i sensi lo abbandonarono, lasciandolo steso a terra, da solo, sotto la pioggia e al freddo.

***


-Riven cosa facciamo? Devo trovare le altre!- gridò Musa mentre cercava di tenere il passo dello specialista che impugnava saldamente la sua scimitarra. Avevano provato la magia di convergenza; si erano esercitate al punto di saperla finalmnete utilizzare a dovere e se avevano anche solo una speranza di placare l'orda di non morti dovevano essere unite.

-Troveremo le altre e…- Riven non riuscì a terminare la sua frase che davanti a loro apparvero due non morti.

-Mega Sound!- Musa scagliò il suo attacco e Riven approfittò del momento di stordimento delle due creature per pugnalarle ma senza alcun esito: le due creature infatti iniziarono ad avvicinarsi ai due giovani che istintivamente indietreggiarono di un paio di passi.

-Gabbia di elettrodi!- gridò improvvisamente Tecna, apparendo da dietro i due spettri ed imprigionando quest’ultimi in una gabbia di energia. Insieme alla fata vi erano anche Timmy ed Helia.

-Ragazzi, giusto in tempo eh!- esclamò Riven, lieto di ritrovare i due specialisti e Tecna.

-E così hanno deciso di attaccare questa notte- disse Helia.

-Già- rispose Musa guardandosi intorno furtivamente; aspettandosi un secondo attacco da un momento all'altro.

Ad un tratto anche Bloom, Stella, Flora ed Aisha svoltarono l’angolo del corridoio.

-Uh!- gridò Stella, trovandosi inaspettatamente davanti ai suoi amici.

-È qui il party?- scherzò Aisha, notando subito i due non morti ancora imprigionati nelle gabbie di energia di Tecna.

-Timmy da dove sono entrati?- chiese poi Riven e il giovane con gli occhiali iniziò a digitare furiosamente sul suo palmare in cerca della risposta.

-Oh!- esclamò poi lo specialista.

-Cosa Timmy? Che c’è?- chiese Tecna preoccupata, intuendo che qualcosa non andava, oltre al fatto che erano sotto assedio.

-Sono entrati dal portone secondario- rispose il giovane, balbettando. Riven ed Helia impallidirono.

-Ragazzi cosa succede? Lo volete spiegare anche a noi?- sbottò Bloom, notando le occhiate che i ragazzi si erano appena scambiati; occhiate che facevano ben comprendere che sotto a tutta quella agitazione ci stava una spiegazione bella e buona.

-Jared e altri tre erano di guardia lì- spiegò Helia.

-Quindi è confermato; Jared è una talpa!- esclamò Stella.

-C’è dell’altro…- disse poi Timmy, guardando la fata del Sole e della Luna con due occhi che parevano chiedere scusa -Anche Brandon è stato assegnato a quella postazione-

-Che cosa?- gridò Stella, impallidendo visibilmente -Non ci posso credere! Come sta? Io devo trovarlo!- la fata era nel panico più totale.

-Stella calmati! Vedrai che sta bene- cercò di calmarla Bloom ma senza alcun risultato perché l’amica pareva non sentire più niente e nessuno.

-No… io devo… io- la giovane si sfilò il suo anello e lo trasformò in scettro e prima che chiunque potesse dire o fare qualcosa la ragazza si era già smaterializzata sotto gli occhi increduli di tutti.

-Okay, io vado a cercarla!- disse Bloom.

-Veniamo con te!- esclamò allora Flora.

-Sì, è meglio se restiamo unite- aggiunse Aisha.

Le ragazze guardarono per un momento gli specialisti, consce che era giunto il momento di salutarsi e intraprendere strade differenti.

Helia si avvicinò a Flora, le posò le labbra sulla fronte e poi la pregò di fare attenzione.

-Lo stesso vale per te!- disse Riven voltandosi verso Musa e la ragazza rise.

-Piuttosto tu! Cerca di non farti ammazzare!- scherzò la giovane fingendo un’aria da superiore, mentre teneva le braccia incrociate al petto.

-Io mi faccio ammazzare soltanto quando la tua vita è appesa ad un filo- disse lo specialista avvicinandosi alla fata e lasciandole poi un delicato bacio sulle labbra. Nella sua voce non c'era traccia alcuna di rimprovero. Dalle sue parole traspariva solo un profondo sentimento: l'amore.

-Riven…- sussurrò Musa, letteralmente spiazzata da quell'affermazione. Non avrebbe sopportato di vederlo privo di vita ancora una volta. Tutto il dolore provato nella foresta di Selvaoscura, quando aveva creduto di averlo perso per sempre, era una ferita che ancora non era guarita del tutto. La paura di dover rinunciare a lui era moltissima e la fata sentiva di non riuscire a gestirla così scrollò la testa e chiuse gli occhi nella speranza di cacciare la terribile sensazione di abbandono dal suo animo; fece un sospiro e prima di voltarsi e unirsi alle amiche salutò Riven -Ci vediamo più tardi!- quelle poche parole suonarono come una solenne promessa alle orecchie della giovane...

-Contaci!- ...e per Riven valeva lo stesso.









Note d’autrice: Buonasera miei cari lettori! Ecco a voi il capitolo 33 suddiviso in tre parti. La prima parte vede Tecna, Timmy ed Helia impegnati a ricapitolare brevemente tutto ciò che è successo. In realtà questo breve riassunto ha aiutato anche me a fare il punto della situazione visto quanto sono riuscita a complicare tutta questa storia con tradimenti e intrighi! Ahahah… Allo stesso modo penso che possa essere stato d’aiuto anche a voi lettori visti i miei ritardi negli ultimi aggiornamenti…
La seconda parte è dedicata a Brandon e si chiude lasciando il nostro caro specialista a terra ferito. Non è messo bene. Questo ve lo posso assicurare.
Infine abbiamo l’ultima parte in cui il gruppo di amici si riunisce. All’appello manca solo Sky ma l’ho volutamente lasciato fuori. Per lui ho altri piani… ahahha
Vorrei ringraziare tutti i lettori e tutti coloro che seguono la mia storia ormai da quasi un anno!
Vorrei ringraziare anche i miei fedelissimi recensori senza i quali questa storia probabilmente non avrebbe mai avuto una seconda parte: Tressa, ShessomaruJunior, Musical, Musaeriven, Arii_oreste7 ed infine Zantanna. A loro si aggiungono Daphne09 e MartiAntares, con le quali vorrei congratularmi poiché so che hanno ottenuto la maturità, e Nebula 93, che ha appena iniziato a seguire la mia storia e che l’ha praticamente divorata per poi lasciarmi il suo gentilissimo commento. Infine vorrei dire bentornata a GiuliaAvril!
Ottimo, sono riuscita a dilungarmi perciò ora vi lascio e vi saluto.
Un abbraccio
Ehris

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Capitolo 34
*** Una nuova alleanza ***


Capitolo 34 – Una nuova alleanza

 

Quando Stella si materializzò nel luogo in cui Brandon aveva svolto il suo turno di guardia non ci mise molto ad individuare il corpo privo di sensi del giovane. Era steso a terra, sotto la pioggia battente e in una pozza di sangue; il suo sangue.

-Brandon!- urlò la fata, correndo in direzione dello specialista e chinandosi su di lui per soccorrerlo -Brandon, ti prego guardami! Brandon resta con me!- la fata era in preda al panico e alla disperazione più assoluta. Era senza uno straccio di idea di come doversi comportare per aiutare l’amore della sua vita. Lei era una frana in questo genere di cose e sentiva di non essere nemmeno in grado di dare il suo contributo per un primo soccorso.

Lo specialista, scosso da Stella, iniziò a mugugnare qualcosa di incomprensibile e successivamente tentò di aprire gli occhi, cosa che tuttavia gli parve estremamente faticosa. Il suo unico desiderio era quello di abbandonarsi al suo destino e di lasciarsi andare perché vivere al momento gli richiedeva uno sforzo immane ed era insopportabile. Tuttavia quando lentamente mise a fuoco l’immagine della fata del Sole e della Luna il suo cuore iniziò a battere con più vigore e a pompare nuovamente sangue in ogni angolo del suo corpo.

Il ragazzo biascicò allora il nome della fata e miracolosamente ritrovò la forza per mantenersi in vita: non poteva pensare di abbandonare quella meraviglia, la sua meraviglia.

-Ti porto via da qui! Resisti!- esclamò Stella vedendo che il giovane, seppur debolmente, rispondeva al suo richiamo -Resta vivo!- gli ordinò poi con tutta la convinzione che riuscì a trovare dentro sé mentre i suoi occhi si erano fatti lucidi per le lacrime.

La fata afferrò il suo scettro e si teletrasportò insieme allo specialista. Sapeva esattamente dove doveva andare. Sapeva chi era l’unica persona che avrebbe potuto aiutarla; l’unica che avrebbe potuto aiutare lui.

***

-Ragazze per di qua!- Tecna era davanti al gruppo e indicava alle sue compagne la strada che le avrebbe condotte nel punto in cui Brandon aveva svolto il suo turno di guardia. Lo stesso punto in cui Jared e i suoi tre compagni avevano consentito l’accesso al nemico. Un nemico difficile da battere. Un nemico che troppo velocemente si stava insinuando nelle  mura di Fonterossa, assediandola.

-Dovremmo esserci quasi no?- chiese Aisha e Tecna si limitò a scuotere il capo in segno di assenso.

Presto però le Winx furono costrette ad arrestare la loro corsa: una ventina di non morti avanzava nella loro direzione con tutte le intenzioni di attaccare. Le cinque amiche si schierarono allora una di fianco all’altra, pronte a combattere.

Quando la battaglia iniziò le giovani compresero immediatamente che unendo le loro forze ed i loro poteri nella convergenza avevano la possibilità di bloccare i non morti. Non riuscivano a distruggerli ma per lo meno a fermarli e impedire loro di proseguire con l’assedio di Fonterossa.

Proseguire alla ricerca di Stella e Brandon presto diventò tuttavia impossibile poiché le Winx si ritrovarono impegnate con un secondo gruppo di spettri in arrivo.

-Maledizione ragazze! Così non riusciremo mai a proseguire!- esclamò Aisha alle amiche.

Improvvisamente però qualcosa attirò l’attenzione di Tecna; si trattava di una figura alta e slanciata, un po’ oscura, alla fine del corridoio. La fata si bloccò all’istante e ridusse gli occhi a due fessure per poter mettere a fuoco quella sagoma avvolta dalla penombra e assicurarsi che non si trattasse soltanto di un gioco della sua mente.

No, non era la sua immaginazione: lei infatti era lì. Lei era lì e la fissava, quasi nella speranza che la fata abbandonasse tutto e tutti per raggiungerla. Lei che era la fonte delle mille domande e dei mille dubbi di Tecna. Lei, l’unica ad avere tutte le risposte che la giovane cercava: Minerva.

-Tecna dove vai?- gridò Bloom vedendo che la giovane si stava allontanando dal gruppo, come attratta da qualcosa a cui non avrebbe mai saputo resistere. La fata aspettò per un momento la risposta dell’amica che ad ogni modo non arrivò e allora chiamò nuovamente -Tecna!-

La giovane non si fermò e non fece nemmeno cenno di aver sentito chiamare il suo nome, poi dopo qualche passo scomparve dalla vista della custode della fiamma del drago. La ragazza cercò di liberarsi dello spettro che le impediva di seguire l’amica ma dietro di lui ce n’erano già altri due pronti a sbarrarle nuovamente il cammino.

-Tecna è andata!- esclamò allora Bloom, nella speranza che qualcun'altra potesse raggiungerla.  Già Stella si era allontanata e non avevano più avuto sue notizie, i ragazzi si trovavano chissà dove e ora anche Tecna se n’era andata per la sua strada.

-Cosa?- disse Musa incredula, che voltandosi non poté far altro che ricevere conferma delle parole dell’amica: Tecna infatti non era più lì fra loro e la fata non si era nemmeno accorta che si fosse distaccata dal gruppo.

Quel breve istante di distrazione costò caro alla fata della musica che venne afferrata con forza da uno spettro e che presto si ritrovò a guardare impotente negli occhi di quest’ultimo. La creatura in un momento trovò come insinuarsi nella debole mente della giovane, che quindi iniziò a gridare piena di paura per quella violenta incursione nella sua anima. Per un attimo Musa si sentì portare via tutte le cose belle, senza avere la forza di reagire ma poi le tornò alla mente l’esercitazione di Minerva:
un’esercitazione che l’aveva devastata ma che ora sentiva, per la prima volta, tornarle utile.

-Lasciami!- urlò con tutta l’aria che aveva nei polmoni e sprigionò un’energia, una forza, un potere che scagliò lo spettro lontano da lei, poi si ricompose, cercando di ritrovare la sua lucidità.

-Stai bene?- domandò Flora spaventata, avvicinandosi velocemente all’amica per accertarsi delle sue condizioni.

-Io… si ora va tutto bene- rispose Musa ancora col fiato corto -Flora io credo di aver capito lo scopo dell’esercitazione di Minerva! Per quanto il suo modo di agire sia stato violento, credo che lei volesse realmente aiutarci fornendoci la migliore difesa contro questi esseri- spiegò la giovane col fiato corto per l’emozione  di aver finalmente compreso qualcosa di rilevante sulle pedine di quella grande battaglia. Ciò che poi la rese felice fu il fatto che non dovette impiegare altre parole per convincere Flora della sua idea.

-Avremmo dovuto dare retta a Tecna! Non è troppo tardi, andiamo a cercarla!- esclamò allora la fata della natura.

-Sono d’accordo!- rispose Musa con un sorriso.

-Aisha, Bloom, dobbiamo dividerci!- annunciò Flora alle due amiche che malgrado fossero impegnate a combattere erano riuscite a captare parte della conversazione fra le due fate.

-Noi andiamo a cercare Stella!- disse Bloom che poi con la fiamma del drago riuscì finalmente a librare la strada a lei e ad Aisha dagli ultimi spettri rimasti mentre la principessa di Andros si occupò di imprigionarli in una rete fatta di Morphix.

Le quattro ragazze si scambiarono un ultimo cenno d’intesa per poi dividersi e prendere direzioni opposte. Ognuna aveva la propria missione ora.
 

***

-Edna! Edna!- gridò Stella, materializzandosi insieme al corpo ferito di Brandon nella stanza della donna.

Edna, che era intenta a frugare in un armadio e a tirare fuori da esso tutte le armi di cui era in possesso, si voltò non appena sentì chiamare il proprio nome.

-Cosa è successo?- domandò poi, notando lo specialista ferito e pallido in volto per il troppo sangue perso.

-Non lo so, l’ho trovato così ma tu mi devi aiutare Edna, lui deve sopravvivere, ti prego!- la giovane chiedeva disperatamente aiuto a quella che le avevano descritto come una leggenda a Fonterossa.

-Aiutami a metterlo sul tavolo- esclamò allora la donna senza nessuna esitazione mentre sollevava il corpo di Brandon da terra.

La fata non se lo fece ripetere due volte e aiutò quell’infermiera dal tocco magico, eseguendo tutti gli ordini che quest’ultima le dava senza mai lamentarsi. La vita di Brandon era appesa ad un filo e la giovane era disposta a tutto per aiutarlo.

Stella riempì una bacinella con dell’acqua tiepida e procurò degli asciugamani puliti mentre Edna esaminava con estrema attenzione la ferita dello specialista: era brutta, molto brutta!

-Adesso cosa facciamo?- domandò Stella con impazienza, portando sul tavolo tutto l’occorrente che le era stato chiesto.

-Le vedi quelle armi?- domandò allora la donna, indicando alla fata il suo armadio.

-Si- rispose Stella con un filo di insicurezza.

-Prendile, potrebbero essere più efficaci della magia e controlla il corridoio. I non morti arriveranno anche qui  e se voglio fare qualcosa per lui non posso vedermela anche con loro- spiegò Edna.

Per un secondo Stella rimase immobile a guardare lo specialista sul tavolo che si contorceva non appena la sua ferita veniva sfiorata. Non ci volle molto prima che anche la fata comprendesse la gravità della situazione. Corse all’armadio indicatole e prese con sé tutto quello che le sembrò utile.

-Cos’è?- domandò la fata, prendendo poi fra le mani una sfera metallica con un gancino sull’estremità superiore.

-Quella? Attenzione al fumo, serve a stordire- disse Edna, esibendo un sorriso divertito alla giovane.

-Ottimo!- osservò la ragazza, imitando poi l'espressione furba della donna e prendendo con sé tutte le sfere che trovò. Successivamente raggiunse velocemente la porta.

-Stella!- chiamò la donna con un filo di apprensione nella voce mentre le sue mani si muovevano esperte sul corpo dello specialista, ora di nuovo svenuto.

-Si?- chiese la fata voltandosi.

-Stai attenta. Non guardarli mai negli occhi o ti perderai in essi e perderai per sempre tutto ciò che di bello c’è dentro di te!- Il monito di Edna fece rabbrividire la fata che però decise di mettere da parte la sua paura e di ricordarsi di quel consiglio fino a quando anche l’ultimo spettro non sarebbe caduto.
 

***

Sky, insieme ad un gruppo di ragazzi del suo stesso anno, stava combattendo contro alcuni non morti quando i suoi occhi notarono la figura di Tecna alla fine del corridoio intenta a seguire a passo di corsa la sagoma di una donna che soltanto dopo lo specialista riuscì ad identificare come Minerva.

Senza esitare lasciò lo scontro in corso per raggiungere la fata della tecnologia che, a differenza dei suoi compagni, era sola.


Tecna correva dietro alla strega. Correva come se quella fosse la sua ultima e unica ancora di salvezza ma non sentiva ancora il fiato corto. No, il suo animo non era stanco bensì pieno di domande che esigevano una precisa risposta. La fata non era riuscita a capire per quale ragione Minerva si fosse fermata ad osservarla, quasi volesse attirare proprio la sua attenzione. La giovane non sapeva dire cosa la donna volesse realmente da lei, tanto che presto la sua mente cominciò a suggerirle l’ipotesi che tutto quel rincorrere l’avrebbe condotta unicamente ad una trappola fatale.

Ad un tratto Minerva svoltò l’angolo del corridoio e quando Tecna la seguì se la ritrovò faccia a faccia. Prima che la donna potesse fare qualsiasi cosa, però, la fata la colpì con uno dei suoi colpi magici.

-Voglio delle spiegazioni, ora!- esclamò la giovane e soltanto quando sentì il suono della sua stessa voce comprese realmente quanta rabbia repressa le scorresse nelle vene.

Minerva, ad ogni modo, non era la tipa che amava farsi sottomettere perciò con uno scatto balzò sulla fata, atterrandola e tenendola stesa al suolo sotto il peso del suo corpo.

-Non osare mai più colpirmi!- ringhiò la donna e in quel momento il suo voltò mutò in qualcosa di assolutamente terrificante: anche la strega era ora uno spettro e se non completamente lo era almeno una parte di lei.

-Lasciala subito andare!- si intromise Sky, puntando la sua spada alla gola di Minerva e costringendola ad alzarsi.

Tecna, che aveva sempre le stesse domande nella mente, si ritrovò di punto in bianco a non sapere più da che parte partire; il vuoto dentro sé e una profonda paura. Paura di comprendere che tutti i suoi sforzi nel cercare di dimostrare le sue teorie sulla natura buona della strega potessero rivelarsi assolutamente inutili. Dopo che Minerva aveva manipolato la mente di Musa a suo piacimento; dopo che lei stessa aveva in tutti i modi cercato di convincere le sue amiche del fatto che quell’esercitazione altro scopo non aveva se non quello di insegnare qualcosa di rilevante; dopo che era andata contro tutto e tutti, persino le sue più care amiche; dopo tutto questo con che coraggio sarebbe tornata dalle Winx una volta avuta la prova del fallimento delle sue idee? Loro l’avrebbero perdonata per i suoi colpi di testa oppure le avrebbero riservato del rancore? In tal caso la fata non avrebbe potuto di certo biasimarle.

-Mi sembra che la mia amica ti abbia detto in modo molto chiaro che esige delle spiegazioni e se devo essere sincero anche io. Siamo tutt’orecchi- esclamò Sky con una sicurezza nel tono di voce che non aveva rivali e la giovane trasalì; strappata dalle sue cupe riflessioni. Minerva in tutta risposta si mise a ridere e poi, con un gesto della mano estremamente semplice, scaraventò Sky a qualche metro di distanza.

-Sky!- gridò Tecna indietreggiando di qualche passo, per avvicinarsi allo specialista ora steso a terra, e mettendosi velocemente in posizione di difesa, pronta a proteggersi da un eventuale attacco da parte della strega.

-Lui non mi serve- esclamò la donna -Tu invece si. Ho capito subito che in questa battaglia tu e le tue amiche sareste potute diventare delle valide alleate!-

-Come?- esclamò Tecna, cercando di mascherare la sua sorpresa, mentre le sue preoccupazioni sulla possibilità di aver commesso un errore di valutazione pian piano si trasformavano in un misto fra confusione e curiosità. Curiosità verso una situazione per la fata assolutamente assurda ed illogica.

-La gemma verde ora è nelle mani dei non morti. Non appena Fonterossa sarà sotto assedio verrà usata per restituire a questo esercito di dannati la libertà che in passato è stata loro brutalmente tolta. Quello sarà il momento in cui gli spettri saranno più deboli. Quello sarà il momento in cui noi dovremo agire- spiegò Minerva.

-Noi?- domandò Tecna con una sottile nota di acidità nella voce, al fine di mostrarsi forte ed indipendente anziché una ragazzina al servizio di chiunque.

-Sì, noi!- ripeté la strega.

-Perché noi?- domandò allora la giovane -Perché io?- sottolineò poi.

-Perché io ora sono questo-  esclamò la donna, mostrando nuovamente il suo secondo aspetto -Tu invece sei giovane, pura e piena di ideali-

-Cosa ti fa credere che collaborerò con te? Io non ho nessun motivo per fidarmi di te. Per colpa tua la preside Griffin, tua sorella, è stata accusata della morte di vostra cugina, ingiustamente. Hai infangato il suo nome nel modo peggiore possibile- esclamò Tecna.

-Ho sbagliato a far credere che la colpa fosse sua ma non avevo altra scelta e ad ogni modo tu forse non lo sai ma mia sorella non è quella che propriamente si definisce una santa… o almeno non lo era in passato. Vorrei comunque precisare che se oggi ci troviamo in questa situazione è soltanto per causa sua e della sua ingenuità!- replicò Minerva, lasciando la fata praticamente senza parole.

-Va bene, vogliamo allora parlare della prova a cui hai sottoposto le mie amiche e me? Non ha portato altro che dolore. Tu sei il male!- disse Tecna che fino a quel momento non aveva fatto altro che cercare delle giustificazioni per gli atteggiamenti della strega e che ora stava testando quanto fossero valide e solide.

-Se ti riferisci a quello che ho fatto a Musa posso garantirti che si accorgerà quanto la mia prova in realtà sia stata utile a lei e a tutte voi. Quello che ora tu devi capire è che in te risplende tutto ciò che di positivo può esistere ed è per questo che mi aiuterai. Mi aiuterai perché il desiderio di distruggere il male è dentro di te, nel profondo del tuo cuore. Mi aiuterai perché sei una fata e questo è esattamente il genere di cose che amate fare. Voi... tu non agisci per vendetta e nemmeno per rabbia. Agisci secondo ciò che è giusto- Minerva si stava rivelando davvero un’ottima oratrice agli occhi di Tecna, che rimase per un lungo momento a pensare alle parole della donna.

La fata era rimasta molto colpita dal modo di porsi della donna. La strega racchiudeva dentro sé una marea di misteri e sfaccettature ancora tutte da scoprire tuttavia Tecna non riuscì a spiegarsi per quale ragione il suo cuore le sussurrasse di dare fiducia a Minerva. Qualcosa la stava spingendo a credere nelle sue parole ed era qualcosa di estremamente incoraggiante. Un sentimento che le impediva di provare paura o disagio nel voler stare al suo fianco durante quella sanguinosa battaglia.

Fino a quel momento la fata sapeva che il suo intuito non aveva fallito una volta perciò senza alcun timore abbracciò la proposta di Minerva e in un gesto automatico andò a stringerle la mano per sancire quella loro personale alleanza.

Tecna non poteva sapere cosa c’era in ballo. Molti aspetti di quella situazione le erano ancora totalmente sconosciuti tuttavia sentiva di aver placato la sua sete di sapere.

Avrebbero salvato la Dimensione Magica dai non morti. Questo le bastava e le sarebbe bastato per giustificare qualsiasi sacrificio.







Note d'autrice: Buongiorno miei cari lettori! Ecco a voi il capitolo numero 34 che porta con sé una nuova alleanza, anche un po' strana. La strega ha una certa simpatia per le Winx e in particolare per Tecna. In lei vede un'alleata sicura. Scoprirete presto ogni aspetto di questa collaborazione. I non morti saranno un nemico difficile da battere e le occasioni per metterli a tappeto... no, meglio parlare dell'occasione perché sarà una e dovrà essere colta al momento giusto. Poi ci sono le Trix, che si sono montate la testa. Vabbè, vedrete. Oramai mi scuso perché il tempo tra un aggiornamento e l'altro si è notevolmente allungato ma ci tengo davvero a concludere questa storia senza che restino questioni in sospeso o che si creeino incongruenze! Inoltre vorrei riuscire a regalarvi, per quanto possibile, un finale col botto :D
Grazie come sempre a tutti voi lettori e ai miei cari recensori :)
Un bacione
Ehris

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Capitolo 35
*** La battaglia (I parte) ***


Capitolo 35 – La battaglia (I parte)

 

Darcy vagava per i corridoi della Fortezza. Il caos, la distruzione che i non morti lasciavano al loro passaggio, tutto questo la eccitava. Gli specialisti erano senza dubbio giovani molto valorosi ed estremamente preparati ma nulla potevano contro quelle forze del male; erano destinati a piegarsi e a cedere tutti, presto o tardi.

La giovane strega girava per Fonterossa e i suoi occhi erano attenti ed impegnati a cogliere ogni scena di violenza. L’evidente strage che si stava abbattendo sulla scuola per specialisti e le urla di quei giovani che uno dopo l’altro crollavano dichiarando la loro personale sconfitta facevano sentire la strega delle illusioni sempre più forte, invincibile, nonché vicina alla realizzazione dell’obbiettivo che lei e le sue sorelle si erano poste: la conquista della Dimensione Magica.

Conquistare la fortezza, poi, voleva anche dire potersi liberare finalmente di Riabu e del suo esercito di fedeli seguaci una volta per tutte. La strega delle illusioni non si sarebbe mai nemmeno sognata di dirlo a voce alta ma era intimorita dall’alleanza che per necessità lei e le sue sorelle si erano ritrovate a stringere con i non morti e questo perché avere un patto con loro era come camminare lungo una fune sopra un precipizio: bastava solo un passo falso e si sarebbero ritrovate a guardare dritto in quegli occhi di ghiaccio, perdendosi per sempre.

Improvvisamente l'occhio di Darcy intravide la figura di Riven che insieme ad Helia e Timmy era impegnato a lottare contro alcuni spettri. Istintivamente si fermò a guardare quello scontro, quasi dispiaciuta per la sorte dello specialista che in passato era stato il suo amante e la sua spia.

La strega ricordava perfettamente quel periodo. Era riuscita a mettere Riven contro i suoi amici e a manovrarlo a suo piacimento. Il suo lato oscuro, il lato oscuro che lei era riuscita a tirargli fuori l'aveva affascinata ed incantata. Mai avrebbe potuto scordare le notti di fuoco che avevano trascorso insieme e la passione che lui aveva messo nel soddisfare ogni suo più intimo desiderio.

In un attimo accadde l’inevitabile: Riven finì fra le grinfie dello spettro; in ginocchio, piegato al suo volere e alla sua forza, così come i suoi due amici.

Darcy rimase silenziosamente a guardare mentre la sua mente pensava al da farsi. Avrebbe potuto lasciare che i non morti risucchiassero ai tre giovani tutte le forze e tutti i ricordi oppure avrebbe potuto intervenire e farli rinchiudere in una qualche cella sotterranea. Avrebbe così potuto occuparsi di Riven in un secondo momento quando la fortezza sarebbe stata assediata e lei sarebbe stata liberata da quel maledetto esercito di dannati.

-Fermi!- ordinò la strega spinta dalla sua sete di vendetta -Di loro ora me ne occupo io… Abbiamo qualche conto in sospeso che intendo regolare-

Gli spettri, senza emettere alcun suono, si allontanarono dai tre specialisti, lasciandoli terribilmente deboli e stesi a terra, sul punto di perdere i sensi da un momento all'altro. Darcy rimase ferma per un po' ad osservare le creature che poi scomparvero nel buio del corridoio in cerca delle prossime vittime da privare di ogni sensazione e ricordo positivo.

La strega si avvicinò ai tre ragazzi e si chinò sopra il corpo di Riven che subito reagì d’istinto cercando di sferrare un colpo che tuttavia andò a vuoto a causa della sua debolezza. Lei, in tutta risposta, andò a stringere la sua mano intorno al collo dello specialista con un movimento molto veloce, mentre con l’altra fece schioccare distrattamente le dita.

-Per noi non è ancora finita. Ho un conto in sospeso con te, così come ce l’ho con la tua fatina. Mi occuperò di entrambi ma stai tranquillo Riven, posso assicurarti che alla tua dolce Musa non mancheranno particolari attenzioni!- sibilò la strega che non si sforzò di mascherare la sua eccitazione al solo pensiero di fare del male alla fata della musica.

-Se la tocchi anche solo con un dito giuro che te ne farò pentire amaramente- ringhiò Riven in tutta risposta. Quando si trattava di Musa, la sua Musa, sentiva scatenarsi dentro di sé un profondo sentimento di protezione che non gli avrebbe di certo causato troppi scrupoli ad uccidere qualcuno pur di salvarla e tenerla al sicuro.

-Oh ne sono certa ed è proprio per questo che ti farò subito rinchiudere in una delle magnifiche celle dei sotterranei. Lì non potrai crearmi nessun genere di problema e non avrai modo di interferire mentre mi vendicherò di quella sgualdrina che evidentemente nel frattempo ti sei portato a letto! Ma stai tranquillo, farò in modo che le sue urla di disperazione raggiungano anche il luogo della tua prigionia- Gli occhi della strega erano come delle lame e Riven sentiva come lo penetrassero. Erano pieni di cattiveria. Erano senza controllo. Erano diversi. Non erano più umani, ammesso che lo fossero mai stati.

-Ci hai chiamato?- La voce di un giovane risuonò nel corridoio e anche se Riven non poteva muoversi, in quanto bloccato dalla forte presa di Darcy, non ci mise molto a capire chi era ad aver parlato: Jared.

-Rinchiudeteli- ordinò la strega al giovane specialista e ai suoi tre compagni, anch’essi presenti -Assicuratevi che non possano scappare, non voglio nessun genere di sorpresa questa notte!- continuò poi ed infine, guardando Riven con un sorriso particolarmente divertito diede la sua ultima disposizione: -Jared, se ti va puoi divertirti un po’ con Musa-

A quelle parole Riven scattò nuovamente con rabbia ma inutilmente perché gli occhi di Darcy lo incantarono, imprigionandolo in un sonno profondo.

***

Musa e Flora stavano seguendo le tracce di Tecna quando si imbatterono nel corpo svenuto di Sky. Allarmate si avvicinarono subito per verificarne le condizioni.

-Sky- esclamò la fata della natura dopo essersi accovacciata vicino al giovane.

Musa diede qualche leggero colpetto al volto dello specialista che quindi si riprese, aprendo lentamente gli occhi.

-Cosa è successo? Dove è Tecna?- domandò il ragazzo.

-Tu l’hai vista?- chiese allora di rimando Musa.

-L’ho vista correre e l’ho seguita… poi non ricordo…- rispose il ragazzo in evidente stato confusionale, massaggiandosi la testa che gli pulsava, provocandogli un terribile dolore.

-Evidentemente deve aver visto qualcosa che ha saputo attirare la sua attenzione tanto da farla sparire in quel modo- disse Flora, ripensando al modo in cui si era staccata dal gruppo. Tecna era quella più riflessiva del gruppo; lei era quella che cercava di agire sempre seguendo una logica ben precisa perciò Flora era pronta a scommettere che dietro a quel suo strano comportamento ci potesse essere soltanto una cosa: Minerva.

-Minerva!- esclamò in quel momento lo specialista, ricordando improvvisamente la figura della donna che attaccava Tecna. Alle due fate non servirono altre parole per comprendere che la situazione stava andando di male in peggio. Per un momento avevano abbracciato l’idea che Minerva in realtà si trovasse dalla loro parte ma ora non ne erano più così convinte. Il fatto che Musa fosse riuscita a difendersi dai non morti, impedendo ad uno di essi di entrarle nella mente mettendo in pratica l’esercitazione della strega non voleva più dire nulla. Aver ritrovato uno Sky malconcio aveva fatto riemergere nella mente delle due giovani un dubbio che persisteva ormai da giorni -Sapete qualcosa di Bloom?- chiese poi il ragazzo, nella speranza di ottenere finalmente qualche buona notizia.

-Ci siamo separate da poco da lei ed Aisha. Loro stanno cercando Stella che, in pena per Brandon, si è anche allontanata dal gruppo- spiegò Musa.

-Brandon?- domandò quindi Sky.

-Si vedi Sky…- disse Flora raccogliendo un po'di coraggio -I non morti sono riusciti ad entrare a Fonterossa passando proprio dalla postazione in cui Brandon era di guardia-

-Ma allora i sospetti su Jared erano fondati- esclamò lo specialista, ricordando perfettamente come erano stati predisposti i vari appostamenti.

-Temo di si- rispose Musa con sguardo triste. Si sentiva tradita e preso in giro. Si sentiva una sciocca per aver dato fiducia ad una persona sulla quale era stata esplicitamente messa in guardia.

-Mi dispiace ma non ho idea di dove possa trovarsi Tecna ora - disse Sky, cambiando discorso -Forse ci conviene andare verso il salone centrale e vedere come è la situazione. Dobbiamo fermare questi esseri e deve senz’altro esserci un modo!-

-Con la convergenza abbiamo avuto buoni risultati, almeno siamo riuscite ad imprigionarli e ad interrompere la loro avanzata…- ragionò Musa che poi continuò guardando l’amica -Forse separarci non è stata una buona idea-

-Già- si limitò a rispondere Flora che si ritrovò a condividere perfettamente le parole della fata della musica -Ormai è tardi, facciamo come ha detto Sky-

I tre giovani si rimisero in piedi e poi, insieme, presero la strada per  il salone centrale.

Quando raggiunsero la sala grande rimasero pietrificati dal caos attorno a loro. Gli specialisti lottavano e le poche fate di Alfea davano il loro contributo ma malgrado tutto il bene sembrava essere in netto svantaggio. Il pavimento era pieno di corpi apparentemente dormienti ma la verità era che le due giovani e il principe di Eraklyon non avevano il coraggio di avvicinarsi per vedere se erano soltanto privi di senso o peggio, morti.

***

-Che cosa facciamo?- domandò Tecna intenta a seguire la strega su per una rampa di scale.

-Ho bisogno che raggruppi le tue amiche e che insieme raggiungiate Alfea. Se vogliamo distruggere i non morti dobbiamo lasciare che Fonterossa venga assediata ma se tu e le tue compagne cadete insieme agli altri chi salverà la Dimensione Magica?- spiegò Minerva in modo molto coinciso.

-Come fai a sapere tutte queste cose? Come fai a sapere cosa va fatto?- domandò allora la fata della tecnologia.

-Mi dispiace ma non ho il tempo di spiegartelo perciò se ti fidi di me bene, altrimenti devo dirtelo: credo che sia tardi per tirarsi indietro dunque vedi di fidarti!- rispose Minerva con tono freddo e distaccato. Ora sembrava letteralmente un’altra persona e Tecna per un momento si chiese se la donna che era con lei non soffrisse di una qualche forma di schizofrenia. Decise tuttavia di lasciar cadere quei pensieri e di concentrarsi unicamente su ciò che andava fatto.

Ancora un corridoio e una rampa di scale e la fata riuscì finalmente a comprendere dove la strega la stesse conducendo: si trovavano infatti nei pressi dell’infermeria.

-Come mai qui?- chiese la giovane, certa che stavolta la risposta non le sarebbe stata negata.

-Perché qui c’è la persona che potrà aiutarvi- disse Minerva che poi osservano lo sguardo incerto della fata proseguì -Credevi che vi avrei mandate da sole senza un valido aiuto?-

Non appena le due terminarono di salire le scale si ritrovarono nel corridoio in cui c’era Stella, intenta a combattere contro alcuni non morti. Il suo viso era stremato ma nei suoi occhi si poteva leggere tutta la sua determinazione. Non si sarebbe fatta sconfiggere facilmente, non senza lottare fino allo stremo delle sue forze.

Minerva alzò un braccio e scagliò con violenza il gruppo di non morti contro la parete.

-Notevole!- esclamò la strega guardando la fata del Sole e della Luna.

-Tecna! Cosa ci fai con lei?- domando Stella, ignorando completamente la donna.
.
-Lei è dalla nostra parte- rispose semplicemente la giovane, sperando che l’amica non si mettesse ad urlare o a sbraitare.

-Edna dov’è?- domandò la strega.

-Dentro, sta aiutando Brandon- disse la principessa di Solaria, indicando con lo sguardo la porta della camera che a lungo aveva cercato di proteggere da qualsiasi intrusione.

-Come sta?- chiese allora la fata della tecnologia.

-Quando l’ho portato qui era piuttosto grave- rispose la giovane abbassando il capo e mostrando di nuovo tutta la sua preoccupazione. Combattere l’aveva tenuta impegnata ma ora che quello scontro sembrava essersi concluso l’immagine di Brandon disteso in una pozza del suo sangue aveva ricominciato a tormentarla.

La strega percorse l’ultimo pezzo di corridoio che la separava dalla stanza, aprì la porta della camera ed entrò. Non appena varcò la soglia Stella la seguì, impaziente di vedere Brandon, e Tecna fece altrettanto.

Il giovane era steso sul tavolo, con gli occhi chiusi. Per un attimo la fata pensò al peggio ma quando notò il suo torace nudo muoversi in modo regolare su e giù, capì che respirava e che dunque era vivo. Sul fianco, dove prima c’era la ferita aperta causata da uno dei ghiaccioli acuminati di Icy, ora era incollato un grande cerotto.

-Come sta?- chiese la fata del Sole e della Luna con una nota di preoccupazione del tutto comprensibile.

-È ancora debole, ha senza dubbio bisogno di riposare. Ho applicato qualche punto per richiudere la ferita. Dovrebbe rimettersi completamente- rispose la donna con una sicurezza che tranquillizzò Stella all’istante. La ragazza, avvolta da un’ondata di gioia, corse da Edna e l’abbracciò, in segno di gratitudine.

-Grazie, grazie per averlo salvato!- esclamò la giovane, finalmente sollevata e la donna in tutta risposta si aprì in un sorriso, lieta di poter essere stata d’aiuto ancora una volta.

Quando Stella si sciolse dall’abbraccio si voltò verso Minerva e a quel punto la strega iniziò a rispondere spontaneamente ad alcune delle domande che era certa le sarebbero comunque state poste: -Fonterossa questa notte cadrà. Dovrà cadere se vogliamo avere qualche possibilità di liberarci dei non morti una volta per tutte-

-Come al solito non ti preoccupi del sangue che dovrà scorrere per perseguire i tuoi obbiettivi!- asserì Edna con tono glaciale che non lasciava alcun dubbio su un difficile passato fra le due donne.

-Voi vi conoscete già?- domandò curiosa Stella, che nel frattempo si era avvicinata a Brandon per stringergli la mano e fargli percepire la sua presenza.

-Da molti anni ormai!- rispose molto tranquillamente Minerva, che poi continuò ma stavolta rivolta soltanto alla sua coetanea: -E no, non mi preoccupo di ciò che accadrà fra le mura di questa fortezza questa notte se posso evitare il disastro che certamente porterà alla distruzione della Dimensione Magica domani-

-Andiamo Minerva- esclamò Edna -Forse puoi convincere queste giovani fate del tuo animo buono ma io di certo non ci casco! So bene perché sei qui e le tue azioni sono manovrate soltanto da un profondo bisogno di vendetta. Quando sarà il momento non guarderai in faccia a nessuno e camminerai persino sopra i loro esili corpi per raggiungere il tuo meschino obbiettivo!-  

-E va bene, come ti pare!- esclamò quindi la strega, alzando in modo evidente gli occhi al cielo -E allora mettiamola così: sei preoccupata per la loro sorte? Benissimo, fai dunque in modo tu stessa che non diventino carne da macello-

A quelle parole Stella sbiancò -Non ci si può proprio fidare di te! Sei perfida-

Minerva si voltò verso la giovane che le aveva appena puntato il dito inquisitore contro e poi verso Tecna: -Ascoltami bene: raggruppa le tue amiche, correte ad Alfea e liberate i prigionieri; infine tornate qui quando l’incantesimo di liberazione dei non morti avrà avuto inizio. Non serve che ti ricordi cosa c’è in gioco-

La fata della tecnologia non disse nulla, si limitò a muovere leggermente il capo in segno d’assenso. Aveva stretto un patto con la strega ed era decisa a mantenerlo. Che ci fossero dei retroscena ancora poco chiari, Tecna sapeva di non poterlo negare, ma qualsiasi cosa stesse muovendo Minerva contro i non morti era qualcosa che l’avrebbe certamente portata alla completa distruzione di quell’esercito e per lei era più che sufficiente.

La strega si smaterializzò, lasciando soltanto una nuvola di un denso fumo grigio. Edna e Stella rimasero ancora un momento a guardare Tecna. Il suo sguardo era completamente assente, assorto in chissà quale pensiero.

Stella ritornò con la mente al loro litigio e subito comprese che non sarebbe mai riuscita a mettere in guardia la fata della tecnologia da quella Minerva. La strega non le piaceva; niente in lei e nei suoi atteggiamenti la convinceva ma continuare a fare la guerra alla sua amica non aveva più senso perché tanto Tecna avrebbe continuato a perseguire la sua strada secondo le sue idee e le sue opinioni.

Stella arrivò presto alla conclusione che poteva anche non credere alla sorella della Griffin ma aveva il dovere morale di difendere la sua amicizia con la fata di Zenith. Starle accanto e darle il suo sostegno era il suo compito e poi se le fosse accaduto qualcosa non se lo sarebbe mai potuto perdonare.

-Possiamo fare in modo che lui resti qui al sicuro da tutto?- domandò Stella ad Edna e a quelle parole Tecna si aprì in un sorriso perché la richiesta dell’amica implicava la sua volontà di seguirla.

-Sì possiamo- rispose semplicemente Edna. Quelle fate avevano coraggio da vendere, pertanto era giusto che sopra di loro vegliasse un angelo custode pronto a proteggerle. Lei sarebbe stato il loro angelo. Avrebbe messo le loro vite davanti alla sua e le avrebbe aiutate a portare a termine la loro missione. Avrebbe impedito che si trasformassero in carne da macello. 




Note dell’autrice: Buongiorno popolo di EFP! Dopo un’eternità sono tornata ad aggiornare. Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento. La battaglia è cominciata ed è tutto un rincorrere qualcosa o qualcuno. Riusciranno le Winx a tenere il passo con tutti questi eventi? Riusciranno ad accettare l’evidente alleanza fra Tecna e Minerva? Stella sembra di sì.
Fatemi sapere cosa ne pensate che sono curiosa! :D
Grazie a tutti i lettori, silenziosi e non, che con tanta pazienza continuate a seguire con interesse la mia storia :D
Un bacione
Ehris



 

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Capitolo 36
*** La battaglia (II parte) ***


Capitolo 36 – La battaglia (II parte)


-Aisha loro non ci sono!- esclamò Bloom, constatando che l’area intorno al portone da cui erano entrati i non morti era stata lasciata deserta.

-Si hai ragione- asserì la fata dei fluidi -Ma guarda qui- aggiunse poi, attirando l’attenzione dell’amica su una macchia rossa al suolo.

-È… È sangue…?- chiese Bloom, analizzando attentamente la chiazza.

-Temo di sì- rispose Aisha, sospirando. 

-Pensi che potrebbe trattarsi del sangue di Brandon?- domandò allora la custode della fiamma del drago.

-Non posso averne la certezza… Ma se così fosse allora penso ci sia soltanto un posto dove Stella avrebbe potuto portarlo- ragionò la giovane dalla carnagione più scura, sperando che la sua intuizione fosse esatta.

-In infermeria, da Edna!- si illuminò Bloom che tuttavia si ritrovò presto l’entusiasmo smorzato dall’idea di quanta distanza separasse lei e l’amica dal luogo di cura.

-Forza andiamo, togliamoci questo dubbio!- la incoraggiò Aisha, alzandosi velocemente in piedi.

Le due ragazze tornarono quindi sui loro passi. Ripercorsero ancora una volta tutti i corridoi, stavolta però per raggiungere l’infermeria e scoprire se vi avrebbero realmente trovato Stella e Brandon.

Più avanzavano e più si rendevano conto di quanto la situazione intorno a loro fosse grave. Gli specialisti, così come le poche fate presenti, non erano in grado di fronteggiare l’orda di spettri, che quindi avanzava senza troppe difficoltà assediando ogni angolo di Fonterossa.

-Va male!- esclamò Aisha, riuscendo a sopportare a stento ciò che le stava attorno.

-Decisamente!- rispose semplicemente Bloom, concentrata sulla strada da seguire.

Evitando ogni tipo di scontro, riuscirono a raggiungere in fretta il piano dell’infermeria. Quando videro la presenza dei non morti accasciati al suolo si domandarono subito entrambe chi mai fosse passato di lì per riuscire a stordirli in quella maniera.

Insieme rallentarono il passo e si concentrarono su ogni tipo di rumore. Le due temevano di cadere stupidamente in una trappola così decisero che la prudenza non sarebbe stata mai troppa.

Presto udirono però delle voci che riconobbero essere quelle di Stella e Tecna, quindi si rilassarono.

-Le abbiamo trovate!- disse Bloom, aprendosi in un sorriso sinceramente sollevato, mentre si affrettava a raggiungere la stanza.

-Ragazze!- urlò Stella non appena vide le due amiche sulla soglia e Tecna, che dava loro le spalle e che perciò non poteva averle viste arrivare, sobbalzò.

Subito le quattro giovani si avvicinarono e si strinsero in un abbraccio ed Edna, che si era tenuta in disparte per lasciare loro un momento, si ritrovò a sorridere: anche un cieco avrebbe potuto accorgersi della complicità fra quelle fate ed il profondo sentimento d’affetto che provavano l’una nei confronti dell’altra. Se non fosse stato per i tratti fisici, che non mostravano alcuna somiglianza fra loro, si sarebbe potuto tranquillamente scambiarle per sorelle.

-Tecna, ci hai fatte preoccupare lo sai?- esclamò Aisha con un finto tono di rimprovero che un sospiro di sollievo smascherò all’istante
-Flora e Musa sono chissà dove e ti stanno cercando- si ricordò poi la giovane, chiudendosi nuovamente in un guscio di preoccupazione.

-Me ne rendo conto e mi dispiace ma ho importanti novità- esclamò l’amica tutto d’un fiato, scusandosi a modo suo.

-Forza, non tenerci sulle spine!- si affrettò a dire Bloom che però, voltando lo sguardo, si accorse del corpo di Brandon steso sul tavolo -Ma prima diteci, come sta lui?-

-Edna dice che è fuori pericolo. È stata formidabile, gli ha salvato la vita- esclamò Stella mostrando un sorriso carico di felicità e le amiche non poterono che fare lo stesso e ringraziare la donna che evidentemente doveva avere il tocco magico.

-Dobbiamo andare ad Alfea e liberare tutti i prigionieri- spiegò Tecna non appena le sue compagne le diedero tutte le attenzioni di cui necessitava -So bene che non vi fidate di Minerva e posso comprenderlo ma vi supplico di fidarvi di me. Lei mi ha confessato che soltanto nel momento in cui è in corso l’incantesimo per la liberazione dei non morti, loro sono veramente fragili e in grado di essere distrutti-

-Ottimo, allora aspettiamo che l’incantesimo abbia inizio e attacchiamoli, così non appena tutto sarà finalmente finito potremo andare ad Alfea a liberare le nostre compagne ed i professori. Prima chiudiamo questa storia meglio sarà per tutti- ragionò Aisha che non vedeva il motivo di doversi allontanare dalla scuola proprio ora.

-Il problema è questo. Non daranno inizio all’incantesimo fino a quando non avranno piegato anche l’ultimo specialista di Fonterossa- chiarì Tecna.

-Naturalmente- sbuffò Stella, stufa di vedersi sempre mettere i bastioni fra le ruote da qualcosa o da qualcuno.

-Credo che dietro a tutto ci sia un patto fra le Trix e i non morti- disse la fata della tecnologia, seguendo il suo personale ragionamento dato che il dettaglio non le era stato rivelato dalla strega.

-Edna, tu e Minerva vi conoscete da tempo. Possiamo fidarci di quello che dice, ovvero che l’unica possibilità che abbiamo di combattere queste creature sia proprio durante il momento della loro liberazione?-  domandò la fata del Sole e della Luna.

-Temo di sì- rispose la donna.

-Va bene allora andiamo ad Alfea, come hai detto tu Tecna, e liberiamo i prigionieri. In questo modo quando torneremo ci saranno con noi dei rinforzi- esclamò Bloom.

-Su questo ho paura di dover dissentire- si intromise Edna -Se i non morti hanno esercitato il loro potere e la loro forza sulle fate di Alfea è probabile che ora loro siano completamente sconvolte nonché incapaci di lottare-

A queste parole le ragazze sbiancarono. Ricordavano perfettamente le urla delle loro compagne il giorno che si allontanarono dalla loro scuola e potevano soltanto immaginare, dopo aver visto tutti i corpi privi di senso degli specialista stesi qua e là per i corridoi, quello che avevano dovuto passare. Il pensiero metteva i brividi.

-Però ad Alfea ci sono Faragonda, il professor Palladium e persino il professor Wizgiz- esclamò Bloom, certa che le guide della loro scuola, dall’alto della loro esperienza, non avrebbero ceduto tanto facilmente. La custode della fiamma del drago si sentiva ogni minuto più persa e aveva bisogno di credere che ad Alfea avrebbe ritrovato la lucidità di Palladium, la vivacità di Wizgiz ma soprattutto qualche buon consiglio della loro preside.

-Okay allora battiamo in ritirata. Portiamo in salvo quanti più studenti possibile e lasciamo che Fonterossa cada- disse Stella, palesemente abbattuta.

-Ehi, verremo a riprendercela!- assicurò Aisha.

Dopo un cenno di intesa delle ragazze e di Edna, le giovani si assicurarono di lasciare Brandon il più al sicuro possibile.

-Verrò a prenderlo quando sarò certa che voi sarete sulla strada per Alfea. Con il teletrasporto non dovrei metterci molto a recuperarlo e a portarlo al sicuro-

Le quattro fate e la donna corsero fuori dall’infermeria e si precipitarono nel luogo in cui si stava consumando lo scontro principale.


L’atrio e tutta la zona nei pressi del salone centrale era un disastro, lì vi era la vera battaglia per la conquista del territorio ma era chiaro che ad avere la peggio erano le forze di Fonterossa.

-Ragazzi guardate là!- esclamò Tecna -Quella è Flora e con lei ci sono Musa e Sky- subito l’attenzione delle fate e di Edna andò al punto indicato dalla ragazza più tecnologica della Dimensione Magica.

-Presto, raggiungiamoli!-


Sky e la sua spada parevano essere una cosa sola. Il giovane aveva grande dimestichezza con la sua arma, così come ce l’aveva con il suo scudo. In battaglia lui era attento e letale tuttavia i suoi sforzi e le sue abilità non erano sufficienti per bloccare i non morti.

-Sky!- gridò Bloom a pochi passi da lui, vedendo che uno spettro gli si stava avvicinando troppo alle spalle. Prontamente la fata reagì per conto del principe, che era già impegnato con lo sguardo su un altro nemico davanti a lui. Dalle mani della giovane si sprigionò il potere della fiamma del drago che grazie alla sua potenza allontanò tutti i non morti nell’area di Sky, Musa e Flora.

Le fate ed il giovane, ora liberi da tutto, poterono così voltarsi e con i loro stessi occhi confermare il loro pensiero sulla fonte di quel potere così familiare.

Le Winx erano di nuovo unite e liete di vedere che stavano tutte bene.

-Dov’è Helia?- chiese Flora, notando che non si vedeva da nessuna parte.

-Non ne ho idea!- esclamò Sky, cominciando a guardarsi in giro per capire dove potesse trovarsi.

-Non era con Riven e Timmy?- ragionò Stella.

-Sì!- confermò Musa -E non si vedono nemmeno loro!- disse poi, iniziando a guardarsi spasmodicamente attorno.

-Dobbiamo far uscire tutti e indirizzare i superstiti verso il lago di Roccaluce- esclamò Tecna, ricordandosi della missione -In mezzo a tutta questa baraonda dubito che riusciremmo ad individuarli- la fata della tecnologia cercava di non darlo a vedere ma era preoccupata per Timmy e l’unica cosa che segretamente desiderava era averlo al suo fianco per raccontargli delle ultime novità di Minerva. Con lui riusciva a sentirsi meno folle per aver deciso di seguire una strega letteralmente pazza. Lui al di là di tutto sapeva appoggiarla sempre e comunque. Lui aveva l’incredibile dono di saper estrapolare qualsiasi lato positivo da ogni situazione.

Aisha si voltò ed iniziò a gridare a tutti gli specialisti e alle fate presenti di abbandonare la fortezza per dirigersi al lago di Roccaluce. Bloom allora la seguì facendo lo stesso e presto anche Stella, Flora, Musa, Tecna, Sky ed Edna le imitarono.

-Ragazze cosa state facendo?- domandò Codatorta, quando Aisha e Bloom passarono alle sue spalle.

-Non possiamo impedire tutto questo! Ma possiamo e abbiamo l’obbligo di evitare che altri ragazzi si facciano male!- spiegò Bloom, che improvvisamente era contenta di essersi lasciata convincere dal piano di Tecna, anche se questo era stato direttamente partorito dalla mente di Minerva.

-Codatorta le ragazze hanno perfettamente ragione! Non abbiamo i mezzi per bloccare la loro avanza, non questa volta!- esclamò la voce di Saladin alle spalle delle due fate -Ora però anche voi dovete andarvene. Voglio chiunque in grado di camminare fuori dall’edificio- continuò poi l’anziano uomo, rivolto alle due giovani.

-Ma noi dobbiamo prima…- obiettò Aisha che fu tuttavia subito interrotta dal preside.

-ADESSO!- il tono di Saladin risuonò tanto autoritario che le due ragazze non poterono che obbedire.  Aiutando gli ultimi specialisti feriti e malconci si allontanarono velocemente dal luogo della battaglia, mentre il preside di Fonterossa copriva loro le spalle lasciando la strada libera da qualsiasi creatura per mezzo del suo bastone.

-Voglio che tu vada con loro Codatorta- disse poi l’uomo.

-Ne sei sicuro? Non ho paura di sacrificare la mia vita combattendo- rispose l’insegnante.

-Non ne ho alcun dubbio e sappi che lo apprezzo, ma per quanto quelle fate siano coraggiose e abbiano un piano ben delineato in testa, avranno bisogno di una persona forte e saggia al loro fianco quando vedranno che ne è stato di Alfea e dei loro prigionieri.

Senza aggiungere altro Codatorta seguì le due fate e le aiutò a condurre fuori alcuni feriti.

Quando Aisha e Bloom arrivarono all’uscita trovarono Flora, Stella e Sky che come loro stavano portando in salvo un numeroso gruppo di specialisti.

Nessuno era stato risparmiato: una marea di corpi giacevano a terra e i ragazzi che ancora erano in grado di camminare avevano comunque evidenti segni di lotta ed escoriazioni su tutto il corpo.

-Gli altri?- domandò Flora, voltandosi indietro. Si erano appena ritrovati e non voleva che si perdessero nuovamente.

-Siamo qui!-  esclamò Edna, accompagnata da Musa e Tecna.

-Ho sentito gridare!- disse Musa improvvisamente, voltando poi il capo in direzione della rampa di scale. Tutti si girarono nella sua direzione -Vado a dare un’occhiata!-  esclamò poi risoluta.

Nessun membro del gruppo glielo impedì ma tutti si raccomandarono di stare attenta e di sbrigarsi.

-Raggiungici al lago!- disse Aisha.

La fata della musica fece un cenno col capo in segno di assenso e in seguito si voltò e si dileguò su per la rampa di scale al fine di verificare chi avesse lanciato quel grido spaventato.


-Ora è il momento che vada a prendere Brandon, voi ce la fate?- esclamò Stella non appena tutto il gruppo fu fuori dall’edificio.

-Sì, vai tranquilla!- disse Edna, così la fata del Sole e della Luna l’istante dopo si smaterializzò.





Note d'autrice: Buongiorno popolo di Efp! Eccomi qui con un nuovo aggiornamento e vi chiedo scusa perché penso che ai vostri occhi potrà essere sembrato soltanto un grande pasticcio ingarbugliato. So che in questo capitolo le nostre amate fate non hanno fatto che correre qua e la ma a mia discolpa posso dire che la battaglia sta andando male e le Winx, per quanto in gamba, sono giovani e in questo momento un po' confuse. Anche Tecna, malgrado sia quella con le idee un po' più chiare, comincerà a farsi assalire dai dubbi non trovando Timmy da nessuna parte. Che l'amore possa mettere in discussione ogni altra scelta/azione?
Ma bando alle ciance perché per farmi perdonare da questo (scadente) capitolo ho già scritto il prossimo che s'intitolerà: Musa vs. Darcy. Eh già. Quando le due si sono scontrate nella foresta di Selvaoscura molti di voi mi hanno detto che si sarebbero aspettati un secondo scontro. Ecco, io ve l'ho preparato.

Ora vi saluto e nella speranza di non venir martoriata troppo vi auguro una buona giornata! :)

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Capitolo 37
*** Musa vs. Darcy ***


Capitolo 37 – Musa vs. Darcy


Non appena Musa arrivò in cima alle scale vide una fata del suo stesso anno accovacciata a terra che piangeva disperata accanto al corpo privo di sensi di uno specialista. La giovane gli teneva dolcemente la testa fra le mani e la fata della musica non riuscì a non pensare come si era sentita quando credeva di aver perso Riven nella foresta di Selvaoscura.

-Ehi, Miranda- disse con delicatezza Musa, avvicinandosi alla compagna.

-Guarda come lo hanno ridotto! Non so nemmeno se è ancora vivo!- esclamò la ragazza con gli occhi ricolmi di lacrime mentre i singhiozzi la scuotevano. La fata della musica si guardò in giro; sapeva che avrebbero fatto meglio ad allontanarsi subito entrambe da quel posto ma non se la sentiva di dire alla fata di mollare lì quello che probabilmente era il suo ragazzo, anche se allo stesso tempo era ben certa che loro due non sarebbero mai state in grado di sollevarlo e portarlo fuori.

-Aspetta qui! Cerco aiuto!- esclamò Musa mentre si allontanava con la speranza di trovare qualcuno in giro.

La fortuna quel giorno doveva essere dalla sua parte perché non passò molto che la fata incontrò un gruppetto di specialisti dall’aria stremata ma che tuttavia parevano tenersi ancora saldamente in piedi.

-Ehi ragazzi!- li chiamò Musa -Ho bisogno del vostro aiuto!- i giovani non dissero nulla ma si limitarono a seguirla a passo di corsa. Non appena gli specialisti videro il compagno a terra lo riconobbero: lui era un loro amico.

-Presto! Dovete andare tutti all’uscita e raggiungere alla svelta il lago di Roccaluce!- disse Musa alla fata e ai ragazzi che nel frattempo avevano già tirato su il giovane ferito.

-Che cosa? No, noi non possiamo abbandonare la nostra scuola proprio ora!- disse la voce contrariata di uno degli specialisti presenti.

-Qui non c’è più niente da fare!- spiegò la fata della musica nella speranza che i ragazzi non si mettessero a discutere e poi, per avvalorare le sue parole, si affrettò ad aggiungere: -Oridini di Saladin!-

Gli specialisti fecero dietrofront e la fata attese che il rumore dei loro passi cessasse per capire se nelle sue immediate vicinanze ci fosse ancora qualcuno da mettere in guardia o portare in salvo.

-Musa!- disse una voce alle spalle della fata che la fece visibilmente sussultare.

-Jared…- esclamò Musa, sapendo bene chi si sarebbe trovata davanti ancor prima di voltarsi. La giovane si chiese per un momento con quale coraggio lui si presentasse a lei dopo quello che aveva fatto. Lui era la ragione per cui Fonterossa ora stava crollando. Proprio lui che, invece, visto il ruolo che ricopriva, avrebbe dovuto fare di tutto per proteggerla. Con quale coraggio si permetteva quindi di rivolgerle la parola? Quale scusa era pronto a tirar fuori per giustificare le sue ignobili azioni?

-Devi andartene…- disse a fatica lo specialista -…Mi devi stare lontano, non vorrei mai farti del male!- il ragazzo si portò le mani alla testa e si piegò in avanti. La sua espressione sembrava sofferente, tanto che Musa rimase completamente spiazzata perché in quel momento lui le sembrava tutto meno che pericoloso. Perché la stava mettendo in guardia da sé stesso?

-Jared stai bene? È tutto okay?- domandò la fata con premura dimenticandosi di tutto ciò che aveva combinato. Si avvicinò al ragazzo e gli posò una mano sulla spalla, pronta a dargli il suo aiuto ed il suo appoggio.

-Vattene!- gridò bruscamente lo specialista in tutta risposta al gesto di Musa. Quell’ordine, urlatole in faccia, ridestò e spaventò la fata che quindi, con cautela, cominciò ad arretrare di qualche passo, come se voltarsi e iniziare a correre fosse una mossa troppo evidente e stupida e lui potesse accorgersene -Ho rinchiuso Riven in una delle celle dei sotterranei insieme ad Helia e Timmy- confessò poi il ragazzo, piegandosi nuovamente in avanti ma stavolta lasciandosi sfuggire anche un lamento di dolore.

-Cosa hai fatto?- sussurrò allora incredula la giovane, certa che le sue parole sarebbero comunque giunte all’udito dello specialista.

-Lei vuole entrarmi nella mente- ansimò Jared -Devi andare via, corri a liberare i tuoi amici!- A queste parole Musa non attese oltre e fece quello che avrebbe dovuto fare dall’inizio: voltarsi e scappare.

Molto velocemente la fata scese le scale e cercò di raggiungere la porta che le avrebbe permesso l’accesso al piano dei sotterranei. Non aveva la certezza che Riven e gli altri si trovassero realmente lì, però Jared le era sembrato incredibilmente sincero e in fondo se qualcuno lo aveva usato per permettere alle forze del male di entrare più facilmente nella scuola, era anche possibile che ora, quella stessa persona, lo avesse costretto ad un gesto simile.

Mentre la fata correva ripensò alla reazione che il giovane aveva avuto. Il ragazzo aveva detto “vuole entrarmi nella mente” -Ma certo!- esclamò Musa a voce alta -Darcy!- se c’era qualcuno in grado di penetrare la mente in quel modo e di comandarla a personale piacimento quella era proprio la strega delle illusioni. Improvvisamente la giovane si rese conto che se nella storia di Jared era davvero coinvolta Darcy, Riven di certo era stato fatto rinchiudere.

Quando raggiunse la porta che dava ai sotterranei la trovò bloccata. Dapprima provò a smuoverla dandole qualche spallata e aiutandosi col peso del proprio corpo, poi le scagliò contro qualche colpo magico. Niente da fare: l’uscio era sempre e comunque ancora bloccato.

Mentre tentava di aprirla il suo occhio fu attirato dalla figura di Jared che a passo di corsa si stava precipitando su di lei. Guardandolo in faccia notò come il suo viso fosse cambiato; i suoi occhi infatti erano mutati e mettevano soltanto una profonda paura. Quegli occhi non erano più quelli del ragazzo dolce e timido che aveva tentato di corteggiarla soltanto qualche mese prima regalandole alcune margherite da campo appena raccolte. No, ora lui aveva assunto un’espressione tremendamente dura e un’aria da cattivo. Esaminando il suo volto, le sue intenzioni apparivano evidenti. Un’ondata di panico attraversò l’animo di Musa che quindi si ritrovò ad interrogarsi su ciò che andava fatto. Non voleva colpirlo con la magia perché il giovane era pur sempre uno specialista di Fonterossa, nonché una sorta di amico, ma se voleva evitare di avere con lui uno scontro più fisico non aveva altra scelta.

Anche se con poca convinzione Musa scagliò una sfera di energia contro Jared che, tuttavia, fu abbastanza svelto da schivare. Vedendolo avvicinarsi sempre più ne lanciò una seconda che stavolta lo prese di striscio, ferendolo e quindi rallentandolo.

Musa tornò ad armeggiare con la porta. Una spallata, due spallate, alla terza spallata la porta finalmente iniziò ad aprirsi. La giovane fece per spingerla per poterla finalmente spalancare ma Jared la prese per le spalle.

-Lasciami!- urlò istintivamente la fata nel panico più totale e, nel tentativo di liberarsi dalla presa dello specialista, diede un altro colpo alla porta che finì per spalancarsi. La ragazza fece un passo nell’oscurità del corridoio e non si accorse che proprio in quel punto iniziava una lunga scalinata: inciampò e rotolò giù, fino all’ultimo gradino.

-Ahi- si lamentò una volta raggiunto il fondo della rampa. Si sentiva a pezzi, come se un treno merci le fosse appena passato sopra. In un attimo la sua forma di fata l’abbandonò.

-Musa!- chiamò la voce sorpresa di un ragazzo che poi la giovane riconobbe essere Helia.

-Musa!- chiamò subito dopo una seconda voce che si distingueva dalla prima per il tono preoccupato: quella era la voce di Riven.

-Riven, ragazzi!- rispose la fata ancora a terra dimostrandosi palesemente sollevata di ritrovare lì i suoi amici: come aveva dichiarato Jared, infatti, la giovane vide anche Timmy dietro le sbarre della cella in cui erano stati rinchiusi.

Nel momento in cui Musa fece per rialzarsi, però, si sentì afferrare per le caviglie e così perse nuovamente l’equilibrio ritrovandosi ancora una volta per terra, a faccia in giù. Jared cercava di trascinare la fata a sé con forza perciò la giovane si voltò ed iniziò a scalciare per liberarsi dalla sua presa. I suoi movimenti di protesta erano tuttavia troppo deboli e presto si ritrovò sotto il corpo dello specialista praticamente immobilizzata.

-Lasciami!- gridò disperata e terrorizzata Musa mentre una seconda ondata di panico l’attraversava. Si sentiva debole: non avrebbe mai avuto modo di vincere uno scontro di tipo fisico con un ragazzo che faceva palestra tutti i giorni e che si addestrava regolarmente con i draghi. Soprattutto la giovane non sopportava l’idea che Riven fosse lì a guardare mentre veniva maltrattata da un suo compagno; un compagno che per giunta non era un ragazzo qualunque ma uno che lo specialista aveva già preso di mira a causa delle attenzioni che le aveva riservato.

-Musa il coltello nel suo stivale!- urlò molto lucidamente Timmy dalla sua cella, nella speranza di riuscire a fornire alla fata un’informazione che sarebbe potuta trasformarsi in un’arma utile.

La voce di Timmy fu come una manna dal cielo per la giovane che dunque cercò di allungarsi verso lo stivale dello specialista.

Senza sapere come, si ritrovò ad afferrare il pugnale del coltello, che subito conficcò nel braccio del ragazzo. Il timore di ferirlo non c’era più; no, stavolta a parlare non era la sua coscienza ma l’istinto di sopravvivenza.

-Aaah!- urlò Jared con il braccio ora sanguinante, spostando, poi, il suo peso completamente sul fianco opposto all’arto dolorante. Quella fu l’occasione di Musa di sottrarsi dalle grinfie del suo assalitore. Velocemente si voltò, ancora con il pugnale ben saldo in mano, e si avvicinò di un paio di passi alla cella dei suoi amici.

La fata della musica era sempre più debole e dolorante e presto si accorse che persino tenersi in piedi le risultava difficile.

Jared, ad ogni modo, non era pronto a dichiararsi sconfitto così mentre Musa avanzava di qualche passo, lui si alzò e la raggiunse. Malgrado il dolore al braccio riuscì a disarmarla abbastanza facilmente e a farla crollare nuovamente.

La giovane stavolta non si lasciò sopraffare e assestò un bel colpo con il suo ginocchio proprio nelle parti basse dello specialista che dunque dovette mollare ancora una volta la presa sulla fata. Musa, che ora era praticamente seduta per terra, arretrò velocemente aiutandosi con braccia e gambe, ma lo specialista, che non demordeva, fece un ulteriore balzo verso di lei, afferrandola per il collo e costringendola ad alzarsi in piedi. Con forza la spinse contro il muro e si avvicinò al suo volto.

-Jared lasciala andare!- gridò Riven furioso mentre il suo viso era diventato paonazzo. Era cosciente di non poter fare assolutamente nulla per la sua fata e la cosa lo faceva arrabbiare e disperare ancora di più. Non riusciva a sopportare di vedere la giovane torturata in quel modo. Helia e Timmy erano anche loro avvinghiati alle sbarre della cella e cercavano di far ragionare Jared in qualche modo, anche se del tutto inutilmente.

-Jared lasciami per favore- implorò Musa in un sussurro -Mi fai male-

-Ti avevo promesso che sarei tornata- esclamò una voce che però non era quella dello specialista, anche se usciva dalla sua bocca -Ed ora eccomi qui, sei contenta?-

-Darcy!- disse sconvolta Musa mentre una lacrima silenziosa sfuggiva al suo controllo. L’istante dopo la presa sul suo collo si fece più stretta.

-Ci divertiremo un mondo insieme tu ed io- le parole di Darcy risuonarono come una solenne promessa e furono l’ultima cosa che Musa udì prima di svenire nei sotterranei di Fonterossa.

Il corpo della fata si accasciò a terra e così anche quello di Jared, per un momento.

-Musa! Musa!- Riven si tormentava e i suoi occhi erano sgranati. Non riusciva a capire cosa fosse appena accaduto. Jared, Darcy… Anche se la fata si trovava a pochissimi metri, lui era impotente. L’unica cosa che gli era concessa era guardarla. 

Ad un tratto il corpo di Jared si rimise in piedi. I suoi occhi erano vuoti, inespressivi. In un gesto quasi automatico raccolse da terra Musa e la portò via, sotto gli occhi increduli dei tre ragazzi.

-Cazzo! Cazzo!- Riven era fuori di sé e in un gesto di rabbia andò a colpire la parete che delimitava il suo spazio. La mano prese subito a sanguinare e lo specialista liberò un grido di dolore.

-Ma sei impazzito!- disse Timmy sconvolto. Riven si limitò a guardarlo dritto negli occhi. La voglia di insultarlo era tanta -Usciremo da qui e la troveremo, vedrai!- promise il giovane con gli occhiali, placando momentaneamente la rabbia dell’amico che si ritrovò costretto a dover credere a quelle parole se non voleva finire con l’impazzire completamente.

***


Stella tornò nella stanza in cui Edna si era presa cura di Brandon. Con suo grande sollievo poté constatare che nessuno era entrato lì da quando lei e le sue amiche avevano lasciato la camera.

La fata si avvicinò al tavolo: lo specialista stava riposando e la smorfia di dolore che aveva stampata in faccia quando lo aveva trovato di fuori, sotto la pioggia, si era dissolta.

Con una delicatezza infinita gli accarezzò i capelli. Quanto era andata vicina al perderlo per sempre questa volta?

Istintivamente si abbassò su di lui e gli lasciò un leggero bacio sulle labbra. Erano calde e morbide e lui era uno spettacolo anche ridotto così.

-Ti amo amore mio- sussurrò sincera la giovane prima di teletrasportare via lo specialista e sé stessa da quel luogo che pezzo dopo pezzo stava cadendo.

Quando raggiunse le rive del lago di Roccaluce si accorse di essere la prima, perciò con pazienza si sedette accanto a Brandon nell’erba e iniziò ad aspettare di vedere gli altri.

-Dove siamo?- bisbigliò ad un tratto il ragazzo e Stella sussultò.

-Sei sveglio!- esclamò allora lei, sorpresa, e i suoi occhi si riempirono all’istante di lacrime -Non puoi immaginare quanta paura ho avuto… di perderti…- confessò la fata, abbassando lo sguardo per l’imbarazzo e in parte anche per nascondere le lacrime.

-Ehi tesoro, guarda che ho la pellaccia dura!- scherzò lui per allentare la tensione, mentre tentava di mettersi a sedere.

-Meno male!- Stella in tutta risposta rise divertita.

-Cosa ci facciamo qui?- domandò poi Brandon, facendosi improvvisamente serio.

-Stiamo aspettando che arrivino gli altri- rispose la fata -Siamo diretti ad Alfea. Tecna ha un piano-

-Ottimo!- disse lui -Ed è un buon piano?- chiese ancora il giovane, notando nello sguardo della sua amata una sorta di insicurezza che gli era nuova.

-Io non lo so a dire il vero… Ho tentato di darle fiducia e di appoggiarla perché ho capito che tanto non avrebbe abbandonato le sue idee. Ho paura che si stia mettendo nei guai in un qualche modo e non potrei mai perdonarmi se  le capitasse qualcosa che avrei magari potuto evitare con il semplice gesto di rimanerle accanto- spiegò Stella ed improvvisamente si sentì più leggera: come se confessare i suoi pensieri a qualcuno che l’avrebbe sostenuta, l’avesse di colpo liberata da qualsiasi macigno le gravasse sulle spalle.

-Sai essere davvero un’amica fantastica. Tecna è molto fortunata ad averti al suo fianco- disse Brandon.

Nessuno dei due parlò più; si limitarono ad attendere l’arrivo dei superstiti seduti uno di fianco all’altro.

***


Quando Musa riprese nuovamente conoscenza si ritrovò legata ad una sedia. Non poteva muoversi e aveva male dappertutto.

Per un attimo cercò di rimettere insieme tutti i pezzi, non riusciva a ricordare perfettamente cosa le fosse accaduto.

Miranda e lo specialista ferito.

Jared.

Lo scontro con Jared.

Riven nei sotterranei.

-Oh mio Dio!- esclamò poi la fata, ricordandosi della voce di Darcy che la minacciava. La strega si era servita di Jared per arrivare a lei ed ora si sarebbe finalmente potuta vendicare. Musa iniziò a tremare; era certa che la Trix non si sarebbe risparmiata in torture.

-Buongiorno Fiorellino!- squittì la voce di Darcy, non appena varcò la soglia della stanza e trovò la sua prigioniera sveglia. Lei era allegra e quell’allegria non poté che spaventare ulteriormente la fata della musica. Darcy si avvicinò a Musa e con gran stupore di quest’ultima iniziò a sciogliere le corde che la tenevano prigioniera -Non guardarmi così- esclamò la strega che poi proseguì -Non è un gesto di cortesia-

Quando tutte le corde furono slacciate la donna ordinò alla fata di alzarsi e questa obbedì.

A fatica si tirò su e non appena fu in piedi la testa iniziò a girarle vorticosamente.

-Cosa vuoi da me?- domandò semplicemente Musa, cercando di non apparire debole.

-Vendicarmi!- rispose con altrettanta semplicità Darcy.

-Non ti è bastata la batosta che ti ho dato la volta scorsa?- esclamò Musa, con il tono di una che aveva voglia di provocare.

Darcy rise.

-Stavolta non andrà così, mi hai capita bene fatina?- urlò la strega, afferrando la fata con decisione per i capelli e obbligandola ad inginocchiarsi al suo cospetto -Ho promesso a Riven che le tue grida di disperazione avrebbero raggiunto anche la sua cella e sai, a me piace mantenere la parola data!-

-Non ti darò mai questo piacere Darcy- sussurrò Musa.

-Questo è ancora tutto da vedere. Ad ogni modo posso assicurarti che non uscirai viva da questa stanza perché quando sarò stufa di giocare con te ti ucciderò, mettendo fine alla tua inutile ed insulsa vita- le parole della strega erano pregne di odio.

Questa volta il turno di ridere fu di Musa.

La forza ed il coraggio della fata erano tutta apparenza. La giovane era in realtà terrorizzata. Sapeva che Darcy questa volta diceva sul serio: Musa era infatti certa che la strega l’avrebbe realmente uccisa. La ragazza non aveva grandi possibilità di difendersi dato che era troppo debole per trasformarsi quindi l’unica cosa che poteva fare era mostrarsi senza paura fino alla fine per non dare nessuna soddisfazione alla Trix.

La risata della fata della musica non piacque a Darcy; la strega si sentì ridicolizzata da una ragazzina perciò assestò una violenta sberla in pieno viso alla sua prigioniera che cadde a terra. Musa si trascinò per quasi mezzo metro, sotto l’occhio vigile della Trix che non aspettava altro che si rimettesse in piedi per umiliarla ancora.

Quando la fata raggiunse la sedia, alla quale era stata legata in precedenza, la utilizzò quale ausilio per rialzarsi. Una volta in piedi il bisogno di difendersi da quell’aggressione gratuita la invase. Non aveva i suoi poteri ma quella stanza era piena di oggetti che sarebbero potuti diventare delle armi.

Ancora con la mano ben salda allo schienale della sedia si voltò e la scagliò contro la strega, rompendogliela addosso.

Darcy, che non si era aspettata nulla di simile, non poté far altro che incassare il colpo e quando il suo corpo si accasciò a terra Musa si rese conto che quel gesto le sarebbe costato caro come il fuoco.

Senza pensarci due volte iniziò a correre e velocemente raggiunse la porta della stanza ma quando la spalancò e fece per scappare si trovò davanti Icy e Stormy.

Stavolta era davvero finita.







Note dell'autrice: Buonasera popolo di EFP! Eh già, rieccomi con un nuovo aggiornamento a sole 24 ore dall'ultimo XD un miracolo! Come detto ieri non era particolarmente soddisfatta del precedente capitolo perciò ho deciso di postare subito questo con la speranza che possa essere di vostro gradimento! Io personalmente sono abbastanza soddisfatta (Ahahah, ecco, l'ho detto: questa sarà quindi la volta buona che mi smontate!)
Grazie di cuore a tutti i recensori, a tutti coloro che leggono e anche a chi ha messo la storia in una delle varie categorie (o in tutte e tre :D). Naturalmente grazie anche per la pazienza di essere arrivati fino a qui!

Un bacione e, nella speranza di sentirvi numerosi, vi auguro una splendida serata.
Ehris

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Capitolo 38
*** La liberazione di Alfea ***


Capitolo 38 – La liberazione di Alfea


-Musa, che piacevole sorpresa!- esclamò Stormy mentre gli angoli della sua bocca andavano a formare un sorriso che non aveva nulla di rassicurante.

-Cosa sta succedendo qui?- tuonò invece Icy, notando subito il corpo della sorella a terra, che lentamente si stava rialzando.
La fata della musica non rispose. Aveva le gambe che le tremavano per la paura ed era ormai certa che avrebbe pagato molto caro il gesto di rompere la sedia contro Darcy.

La strega del ghiaccio avanzò, obbligando quindi Musa ad arretrare e a rientrare nella stanza.

-Non ti è bastato rischiare di morire annegata fatina?- domandò Stormy che poi, con il semplice movimento del braccio, scaraventò la giovane al suolo per mezzo di una violenta tromba d’aria.

-Evidentemente no!- sibilò Icy, alzando un sopracciglio.

Darcy intanto si era rimessa in piedi ed il suo volto era letteralmente sfigurato dall’odio che stava provando.

-Questa è l’ultima volta che mi colpisci, hai capito bene?- esclamò la strega adirata, avvicinandosi pericolosamente a Musa.

-Sorella!- la richiamò Icy con pazienza -Fonterossa è quasi caduta. Entro sera i non morti non saranno più un nostro problema e noi potremo regnare come abbiamo sempre desiderato!-

-Ottimo!- rispose la strega delle illusioni -Hai sentito fatina? Fonterossa è praticamente presa e non vedo l’ora di sera! Dopo averti massacrata ed uccisa potrò divertirmi con il tuo fidanzatino e chi lo sa, magari comprenderà finalmente da quale parte vale realmente la pena di stare. Sarebbe così bello se ci arrivasse, potremmo tornare ad essere la coppia che eravamo una volta. Facevamo scintille sai?-

-Oh si, non ne ho dubbi! Ho avuto modo di vedere cosa è in grado di fare- rispose la fata in tono beffardo, decisa a mantenere l’apparente spavalderia che si era preposta di adottare per combattere la sua rivale. Era cosciente che quell’affermazione avrebbe incrementato il fastidio della sua nemica; era ciò che voleva ed ora che si trovava in trappola, senza più alcuna via di fuga, lo voleva ancora di più. 

-Ma bene!- disse Stormy ridendo -Sembra che la nostra cara Musa ora sia un po’ meno ingenua e che abbia finalmente scoperto i piaceri della vita. Darcy come ti fa sentire la cosa?-

-Taci!- ringhiò la sorella in tutta risposta.

-Rilassati mia cara- le consigliò Icy -Oppure finiranno per venirti le rughe-

Darcy non rispose, si limitò ad osservare le due sorelle in cagnesco. Non era altro che accecata dall’odio e non vedeva l’ora di potersi vendicarsi di Musa.

-Vieni Stormy, andiamo via!- esclamò la strega del ghiaccio -Mi sembra che qui dentro tiri una brutta aria. Chi lo sa, magari quando Darcy avrà torturato la nostra ospite fino allo svenimento si calmerà-  La maggiore e la minore delle Trix uscirono così dalla stanza, lasciando di nuovo le due in compagnia dei loro conti in sospeso e nient’altro.

-E ora a noi!- disse semplicemente Darcy, prima di iniziare a torturare la fata della musica con tutta la cattiveria di cui era capace.

***

-Brandon!- esclamò Sky che malgrado la lontananza riconobbe al volo l’amico, seduto sul prato in riva al lago di Roccaluce, accanto alla fata del sole e della luna.

-Siete arrivati!- disse Stella, alzandosi velocemente in piedi mentre gli amici correvano nella loro direzione. Anche lo scudiero di Eraklyon cercò di mettersi in piedi ma gli fu necessario l’aiuto ed il sostegno della fata perché i punti che Edna gli aveva applicato tiravano, causandogli forti fitte di dolore.

-È tutto a posto!- sussurrò lo specialista alla giovane che, vedendolo così debole, sbiancò; fintanto che aveva avuto possibilità di rimanere seduto, infatti, lei aveva creduto che lui stesse bene, ma ora non ne era più così certa.

-Ne sei sicuro?- domandò Stella in pena.

-Certo amore- la rincuorò lui, sforzandosi di sorridere per sembrare il più convincente possibile.

Le cinque fate e gli specialisti superstiti si salutarono, tra abbracci e strette di mano.

-Sky, sono rimasti solo loro?- domandò Brandon in un sussurro all’amico, per non farsi sentire dagli altri.

Il principe di Eraklyon si guardò attorno e poi annuì leggermente col capo. Non gli servirono le parole per far capire che la situazione era grave. Più grave di quanto avessero mai potuto immaginare.

-Non avrei mai pensato che Jared potesse essere coinvolto in qualche modo e invece…- disse Brandon mostrando un’aria sinceramente sorpresa ma anche delusa.

-Di certo è stato manipolato- dichiarò l’amico -Non avrebbe mai tradito altrimenti, va contro i nostri principi! E lo stesso vale per quelli della sua squadra-

-Ragazzi ma Helia che fine ha fatto? Io non l’ho visto da nessuna parte e comincio a temere che non sia mai uscito da Fonterossa- si intromise timidamente Flora, con l’espressione chiaramente avvilita.

-Anche io sono preoccupata per Timmy- disse Tecna che pian piano iniziava a sentirsi molto confusa su ciò che andava fatto. Aveva giurato a sé stessa che avrebbe tenuto fede al patto stretto con Minerva. Lei aveva una missione da compiere: ovvero andare ad Alfea e liberare i prigionieri per poi tornare a Fonterossa e combattere i non morti. Tuttavia aveva sempre pensato che ci sarebbe stato Timmy a sostenerla e ad aiutarla in quel compito. Mai e poi mai avrebbe creduto di doversela cavare da sola. La verità era che senza di lui si sentiva tremendamente incompleta e fragile.

La mente della fata della tecnologia cominciò a macinare le peggiori ipotesi su ciò che poteva essere accaduto al suo specialista. Ipotesi che avrebbero giustificato la sua assenza lì, in quel momento ed in quel luogo.

Senza che se ne accorgesse una lacrima le rigò la guancia.

-Stai bene Tecna?- domandò Bloom mentre lei e le altre le si avvicinarono per cercare di confortarla.

-E se gli fosse successo qualcosa?- chiese semplicemente la giovane.

-Vedrai che sta bene. È incredibilmente astuto e il suo cervello viaggia più veloce della luce. Non sarà riuscito a fuggire insieme a noi e allora avrà approfittato per chiudersi al sicuro da qualche parte, per fare qualche ricerca utile. Ci metto le mani sul fuoco che è così- disse Sky rivolto a Tecna che poi proseguì guardando invece Flora -Inoltre era con Helia e Riven. Loro sono tipi tosti! Sono certo che sia tutto a posto e che ora noi siamo qui a preoccuparci inutilmente. Vero professor Codatorta?- domandò infine all’insegnante che da qualche minuto era sopraggiunto con l’ultimo gruppetto di giovani.

-Certamente!- rispose l’uomo.

-A proposito di Riven- esclamò Aisha -Musa dove è? A quest’ora sarebbe dovuta essere qui anche lei- ragionò la fata, ricordando poi le parole dell’amica e la sua promessa di non tardare, poco prima che si allontanasse dal gruppo.

-Diamole ancora un attimo di tempo- disse Bloom -Magari si è fermata a soccorrere qualcuno di ferito che ora le sta semplicemente rallentando un po’ il passo-

I ragazzi rimasero nei pressi del lago ancora per interminabili minuti, tutti quanti immersi fra sentimenti quale la paura, l’ansia e l’angoscia.

-Io non credo che a questo punto lei arrivi più. Direi di rimetterci in cammino alla volta di Alfea- esordì ad un tratto Codatorta andando a spezzare il silenzio e la speranza del gruppo di veder arrivare ancora qualcuno.

-Forse potrei tornare indietro e vedere se…- Bloom non riuscì a portare a termine la sua frase che fu interrotta da Edna.

-Assolutamente no! Siamo rimasti in pochi. Se il gruppo continua a dividersi non ci sarà più un numero di soldati sufficienti a combattere per Fonterossa…-

-Soldati?- gridò Stella non appena riuscì a dare il giusto senso alla parola della donna.

-…Per Fonterossa, per Alfea e per l'interna Dimensione Magica!- terminò Edna, adeguando il suo tono di voce a quello della fata di Solaria, mettendola dunque a tacere.

Il gruppo si rimise in marcia. Stanchi, avviliti e preoccupati, i ragazzi e i due adulti raggiunsero Alfea in assoluto silenzio e quando finalmente ci arrivarono non poterono che farsi spezzare il cuore dallo scenario che si presentò loro: la maggior parte dell’edificio aveva subito ingenti danni. Dentro la scuola, le statue che un tempo caratterizzavano quel luogo meraviglioso, erano andate completamente distrutte. I pezzi di marmo erano disseminati ovunque e i corridoi erano completamente deserti. La scuola, in generale, sembrava essere stata abbandonata da anni anziché da un paio di giorni soltanto.

Le Winx sentirono i loro cuori attorcigliarsi intorno all’enorme senso di colpa per aver abbandonato quel posto che avevano iniziato a chiamar casa e tutti i ricordi che pian piano riaffioravano, legati alle esperienze vissute nell’edificio, si trasformarono velocemente in spettri pronti a tormentarle.

-Come abbiamo fatto ad andare via?- domandò Stella, più sconvolta che mai.

-Io… Io…- Flora non sapeva cosa dire. Tutto quello la terrorizzava e sentiva che anche le poche forze che le erano rimaste stavano pian piano iniziando a scemare.

-Noi ci siamo limitate a seguire gli ordini di Faragonda- ricordò Bloom, che non accettava l’idea di farsi devastare da quello spettacolo poco piacevole.

-Sì, Bloom ha ragione e se ora abbiamo ancora una speranza di vincere questa battaglia è proprio perché siamo riuscite a scappare e a dare l’allarme a chi di dovere!- disse Aisha, a sostegno delle parole della custode della fiamma del drago.


Sky, Bloom, Aisha, Tecna e Stella, accompagnate da Codatorta, raggiunsero le celle nelle segrete di Alfea, scoprendo così Faragonda, Palladium e Wizgiz, nonché la preside Griffin e tutte le fate che non erano riuscite a fuggire e che erano dunque state imprigionate il giorno dell’assedio.

Intanto al piano di sopra Flora si stava dando un gran da fare per dare una mano ad Edna a sistemare tutti i feriti, quando ad un tratto la sua attenzione fu attirata da qualcosa di molto piccolo che volava nel corridoio davanti a lei.

-Oh mamma- disse la fata fra gioia e sorpresa.

-Cosa succede?- domandò Edna che poi, vedendo che l’attenzione della giovane era rivolta verso qualcosa alle sue spalle, si voltò e chiese: -Che cosa hai visto?-

-Livy, la Pixie dei messaggi!- la fata della natura ne era certa, dunque raggiunse immediatamente il punto in cui l’aveva avvistata, tuttavia quando vi arrivò la piccola creatura sembrava essersi dissolta nell’aria -Livy, dove sei? Vieni fuori- chiamò dolcemente la giovane -Sono io, sono Flora, non devi più avere paura-

Passò soltanto un istante e la Pixie sbucò da un cumulo di macerie, il quale una volta altro non era che una statua meravigliosa.

-Se ne sono andati?- domandò la fatina visibilmente impaurita ed incerta.

-Tutti quanti!- assicurò Flora al fine di tranquillizzare Livy che lentamente le si stava avvicinando.

-Temevamo che questo posto sarebbe andato perduto per sempre. Avevamo paura che nessuno sarebbe più tornato qui- spiegò la creatura, che tremò al pensiero di ciò che era successo.

-Livy, chi c’è ancora qui con te?- domandò allora Flora, che non le era sfuggito il soggetto plurale nella frase della fatina dei messaggi.

-Piff, Tune e Lokette- rispose la Pixie.

-Solo voi?- domandò ancora Flora.

-Si solo noi. Eravamo venute a portare un messaggio a Faragonda per conto della nostra regina ma quando siamo arrivate qui e ci siamo accorte del disastro abbiamo avuto paura e ci siamo nascoste. Non potevamo fuggire perché quei mostri orribili erano ovunque. A dire il vero mi domando ancora come abbiamo fatto ad entrare senza essere viste e senza che ci accorgessimo di nulla- spiegò la fatina.

-Sono contenta di vedere che stai bene mia piccola Livy. Ti va di portarmi da Lokette, Tune e Piff?- chiese Flora, sempre con un tono estremamente dolce e delicato, quasi materno.

-Si, vieni!- esclamò la Pixie. Senza farselo chiedere una seconda volta, Livy, in sella al suo pezzo di carta, sfrecciò per il corridoio, in direzione delle aule dove solitamente si tenevano le lezioni con il professor Palladium. Flora dovette accelerare il passo per stare dietro alla fatina, che ora sembrava aver riacquisito un po’ della serenità persa a causa della battaglia e della paura vissuta.

***

-Musa, Musa- esclamò una voce che la fata della musica conosceva molto bene e che a lungo aveva sperato di sentire.

-Riven- disse la giovane molto debolmente, a causa delle torture a cui era stata sottoposta da Darcy.

-Sono qui! È finita, adesso ti porto via!- lo specialista si accovacciò accanto alla giovane e con molta delicatezza le scostò una ciocca di capelli dal viso. Gli occhi della fata si illuminarono. Finalmente era salva.

Improvvisamente un potente colpo magico, frutto della cattiveria di Darcy, colpì il giovane che quindi cadde a terra all’istante. Gli occhi sbarrati, senza più vita. La bocca socchiusa. Un rivolo di sangue dal naso. Il suo volto e una sola parola: morte.

-Riven no!- riuscì a gridare Musa mentre gli occhi le si riempivano irrimediabilmente di lacrime.

Dal nulla la risata di Darcy riempì la stanza.

-Sei debole mia cara fatina. La tua testolina è così facile da penetrare- esclamò la strega.

-Devi smetterla di farlo!- ringhiò Musa, stesa a terra su un fianco.

-Di fare cosa? Farti credere di aver ucciso il tuo amato specialista? Ma è incredibilmente divertente. Cosa sarà questa? La quarta? La quinta volta? Ma nonostante tutto tu continui a crederci- la strega pareva aver trovato un piacevole passatempo e anche il modo di torturare Musa psicologicamente. La fata era talmente debole che per Darcy entrarle nella mente era un gioco da ragazzi.

Atterrita, la giovane di Melody, si lasciò andare, abbandonandosi alla fatica, mentre il suo corpo e la sua mente pregavano la fine di quella terribile tortura. 

***

Nei sotterranei di Fonterossa, intanto, Riven continuava a torturarsi sulla sorte di Musa mentre Helia e Timmy osservavano inermi i non morti che senza alcuna pietà gettavano i corpi dei loro compagni specialisti nelle celle accanto. I due giovani non erano in grado di dire se i loro amici fossero morti o soltanto svenuti, in ogni caso lo scenario era tutt’altro che piacevole.

Quando gli spettri rinchiusero anche l’ultimo specialista rimasto, se ne andarono, abbandonando le segrete. Erano pronti a reclamare la loro libertà.

Calò nuovamente il silenzio ed il buio, ma poi, soltanto qualche istante dopo, quando i giovani credevano di aver perso tutte le speranze, la porta si aprì nuovamente e un rumore di passi che percorrevano veloci le scale rimbombò in quel luogo tetro.

Timmy ed Helia si scambiarono un’occhiata mentre Riven si rialzò da terra per vedere cosa stesse accadendo, o chi stesse arrivando.

Con enorme sorpresa dei giovani davanti alla loro cella si materializzò Minerva.

-Mi occorre la vostra collaborazione- esclamò con voce ferma, segno che non la stava chiedendo bensì imponendo -Soprattutto la tua giovanotto- disse infine, rivolta a Timmy. Il giovane occhialuto deglutì vistosamente, dopodiché si rimise in ordine gli occhiali e con un gesto del capo invitò la strega a spiegarsi meglio.








Note dell'autrice: Buonasera popolo di EFP! Eccoci con un nuovo capitolo! Abbiamo avuto modo di vedere tutti i nostri protagonisti. Musa è quella messa peggio. E Minerva? Secondo voi cosa ha in mente?
Ringrazio con tutto il cuore tutti voi lettori che con molta pazienza continuate a seguire e recensire la mia storia con molta, molta pazienza! GRAZIE
Ora vi saluto e vi auguro una splendida serata!
A presto,
un abbraccio,
Ehris

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Capitolo 39
*** Ultimo atto ***


Capitolo 39 – Ultimo atto


-Dimmi, cosa posso fare per te?- esclamò Timmy controllando perfettamente il tono della sua voce, nonostante soltanto qualche secondo prima la voce di Minerva gli avesse raggelato il sangue nelle vene.

-Tecna e gli altri sono andati ad Alfea- disse la donna -Ho detto loro di liberare i prigionieri e poi di tornare qui. Ho bisogno che ogni fata ed ogni specialista in forze si prepari per la battaglia.

-La battaglia?- domandò Helia -A me sembra che sia già iniziata da un po’-

-Già- esclamò Riven -Nel caso non te ne fossi accorta Alfea è caduta e Fonterossa immagino non sia al suo abituale splendore-

-Voi non avete la minima idea di quello che succederà di qui a poche ore- precisò Minerva stizzita.

-No, e come potremmo?- esplose Timmy, lasciando i due amici a bocca aperta -Mai una volta che ti sei presa la briga di raccontarci cosa stesse realmente accadendo. Tecna si è fatta in quattro per difendere te e le tue azioni ripugnanti!-

-Mi sono limitata a dirvi ciò che vi serviva di sapere. Niente di più e niente di meno- gridò la donna, mostrando la stessa faccia degli spettri che velocemente stavano prendendo il controllo della scuola per specialisti -Quando Fonterossa sarà nelle mani delle Trix, i non morti reclameranno la loro libertà e non sarà affatto difficile per loro ottenerla dal momento che sono in possesso dell’unico oggetto in grado di restituirgliela- spiegò Minerva.

-La gemma verde- ragionò Helia e la strega annuì col capo.

-E loro come fanno ad averla adesso?- sbottò Riven che tuttavia era convinto di avere già una risposa.

-Gliel’ho data io!- rispose la donna con fare impassibile.

-E certo!- ringhiò lo specialista dai capelli color magenta -E perché mai lo avresti fatto?-

-Come puoi venire qui e dire di aver bisogno di me se poi sei tu la prima a rendere tutto più difficile?- disse Timmy, ignorando completamente Riven -Si può sapere da che parte stai?-

-A volte bisogna toccare il fondo per trovare la giusta soluzione ai problemi- disse la strega -Non ho altro desiderio, nonché scopo, se non quello di distruggere una volta per tutti questi esseri. Come ho già detto a Tecna, il momento in cui si dimostreranno essere più vulnerabili sarà proprio l’istante in cui il loro corpo, attualmente senza vita, riacquisterà la libertà. Quello sarà finalmente il momento in cui potremo attaccare. Sarà l’istante che ci permetterà di annientarli! Tecna ha compreso la questione ed è per questo motivo che ha deciso di fidarsi di me-

-Quindi cosa dobbiamo fare ora?- domandò Timmy.

-Aspettare che reclamino la loro libertà, quindi attaccare- spiegò Minerva.

-Ottimo, ora ci lasci uscire?- chiese Riven che voleva correre a cercare Musa per salvarla dalle grinfie di Darcy.

-Non così in fretta!- esclamò la donna -Mi servite in condizioni di combattere e non che vi facciate catturare ed imprigionare anche voi come i vostri compagni. Verrò a tirarvi fuori di qui al momento giusto-

-Cosa? No!- sbottò Riven -Musa è nei guai. Lei adesso ha bisogno di me-

-Musa è una fata abbastanza in gamba da sapersela cavare da sola- dichiarò la donna.

Lo stato d’ansia di Riven aumentò quando capì che Minerva non avrebbe fatto uscire né lui né i suoi amici da lì fino a quando lei stessa non avrebbe deciso qual era il momento migliore.

Paura, rabbia, preoccupazione. La tensione nella cella che il giovane specialista si stava ritrovando a condividere con Helia e Timmy era più che palpabile e poteva tranquillamente essere tagliata con la lama di un coltello.

-Non servirà a niente fare avanti e indietro in questo modo Riven- esclamò Helia, evidentemente seccato.

-Avevo giurato di proteggerla- si lamentò Riven, più con sé stesso che con i suoi amici, lasciandosi poi andare contro la parete e facendosi cadere per terra. Lentamente si prese il viso fra le mani e, incapace di sopportare oltre, iniziò a buttare fuori tutta la sua angoscia -Lei è l’unica cosa per cui ho deciso che valesse realmente la pena lottare. Ero pronto a sacrificare la mia vita per lei e lo sono ancora ma come faccio se non mi viene neanche data la possibilità di raggiungerla?-

Timmy alzò lo sguardo e andò ad incrociare gli occhi di Helia. Nessuno dei due si sarebbe mai aspettato una confessione tanto intima da parte di Riven. Che tenesse in modo particolare a Musa era evidente; che fosse pronto a morire per lei anche. Ai due giovani parve tuttavia strano il fatto che l’amico esternasse tanto apertamente i suoi sentimenti, perciò non poterono far altro che intenerirsi e prendersi, in parte, carico della sua disperazione.

-La salveremo Riven, vedrai!- esclamò Helia, stavolta con più pazienza nel tono di voce, mentre Timmy gli posava una mano sulla spalla al fine di infondergli coraggio.

***


-Guardate chi ho trovato a girovagare per i corridoi di Alfea!- esclamò Flora, tornando verso l’atrio principale della scuola accompagnata da Livy, Tune, Lokette e tenendo in grembo Piff.

Non appena la giovane raggiunse Edna e gli altri, poté constatare che le studentesse della scuola erano state finalmente liberate e con loro anche i professori.

-Preside Faragonda!- esclamò la fata della natura.

-Flora! Sono contenta di vedere che stai bene!- sorrise la donna e bastò quello al gruppo di amici per riacquisire un po’ di fiducia.

-Preside Faragona- disse Livy avanzando verso la direttrice -Eravamo venute per informarla dell’imminente arrivo dei non morti. Tuttavia quando siamo arrivate ci siamo rese conto che era ormai tardi. Ci dispiace- spiego la Pixie dei messaggi, abbassando poi il capo in segno di scusa.

-Mia cara Livy, prendo nota della vostra buona fede e vi ringrazio. Molte delle fate che hanno subito la prigionia sono sotto shock. Mi occorre che torniate al villaggio e che lo comunichiate alla vostra regina. Lei saprà cosa fare per aiutarle- disse Faragonda.

La piccola fatina si illuminò nell’udire quella richiesta; fece una capriola sulla sua pergamena e schizzò fuori dal castello, diretta al villaggio, per recapitare il messaggio della donna alla sua regina.

-Preside Faragonda, professori- esclamò Tecna non appena la figura della Pixie sparì all’orizzonte -Minerva mi ha rivelato di avere un piano…-

-Non ne dubito- esclamò la direttrice, lasciando di sasso tutte quante le sue allieve.

-Cosa intende dire?- domandò Bloom.

-Immagino che abbiate notato il suo modo di essere un po’ rude…-

-Un po’?- si intromise Stella.

-…Tuttavia è una strega piena di risorse perciò sono certa che se dice di avere un piano, così è-

-Ci sono molte cose di lei che non tornano direttrice…- disse Flora.

-Sono abbastanza certa anche di questo, tuttavia credo che al momento non abbiamo altra scelta se non quella di ascoltare Tecna e vedere cosa suggerisce di fare Minerva- Faragonda accompagnò le sue parole con un leggero gesto del capo che invitò la fata della tecnologia a proseguire.

-Lei ha chiesto che venissimo qui a liberarvi e che poi tornassimo a Fonterossa. Sostiene che soltanto durante l’incantesimo di liberazione dei non morti queste creature saranno realmente vulnerabili ed attaccabili. Lei vuole distruggerli anche se il motivo che la spinge a ciò mi è del tutto sconosciuto- spiegò Tecna

-Credo che soltanto sua sorella lo sappia- confessò la preside che poi diede un occhiata in direzione di Edna che, insieme al professor Palladium, stava cercando di occuparsi della Griffin. Non c’era bisogno che nessuno dicesse niente per intuire che le sue condizioni erano decisamente gravi.

-Ma cosa le hanno fatto?- domandò Aisha, che fino a quel momento era rimasta in silenzio con la piccola Piff in braccio.

-Non lo so dire con esattezza ma a giudicare dalle urla che abbiamo potuto sentire deve essere stato qualcosa di terribile-

Durante l’ora successiva Faragonda guidò le ragazze ed i ragazzi nel suo ufficio, insieme a Codatorta. Lì si misero in contatto con Torrenuvola che, delle tre scuole della Dimensione Magica, era quella che non aveva ancora subito alcun danno. Zarathustra ed Elditrude furono liete di sapere che la Griffin era ancora viva anche se c’era ben poco di cui rallegrarsi viste le sue condizioni.

Insieme organizzarono l’attacco di Fonterossa con tutte le intenzioni di distruggere i non morti e di riprendere possesso della fortezza; dopodiché non poterono fare a
meno di chiedersi cosa ne fosse stato di Saladin e Griselda, rimasti intrappolati sotto il dominio degli spettri.

***


-Darcy, cosa stai combinando?- domandò Minerva irrompendo nella sala dove la strega stava tenendo prigioniera e torturando Musa.

-A te cosa sembra?- esclamò Darcy voltando il capo quel tanto che le permise di vedere la donna sulla soglia della camera.

-Piantala di giocare!- l’ammonì Minerva.

-E a te che cosa importa?- domandò Darcy, stringendo gli occhi a due fessure: non amava sentirsi dire ciò che doveva fare.

-Riabu ci vuole di sotto- Minerva attese un momento. Darcy si alzò dalla sua sedia e vi legò nuovamente Musa, di modo che non potesse scappare, dopodiché uscì dalla stanza. In quel momento lo sguardo avvilito e stanco di Musa incontrò gli occhi di Minerva. La donna disse assolutamente nulla ma, prima di chiudersi definitivamente la porta alle spalle, con un impercettibile gesto del capo allentò le corde che Darcy aveva utilizzato per imprigionare la giovane fata. 

Minerva e Darcy, nel silenzio più assoluto, raggiunsero dapprima Icy e Stormy, poi l’orda di spettri.

I pensieri di Minerva andavano in un’unica direzione: la battaglia finale. Era arrivato il momento dell’ultimo scontro. Finalmente avrebbe consumato la sua vendetta. Dopo molto tempo avrebbe potuto assaporare il piacere della vittoria. Era disposta a qualsiasi sacrificio perché ormai più nulla aveva importanza se non vedere Riabu bruciare all’inferno.

-Vi avevamo promesso Fonterossa e l’avete avuta streghe- esclamò lo spettro -Ora reclamiamo la nostra libertà-

-Così sia- rispose Icy in tono pacato mentre dentro di lei bruciava una strana euforia: era la consapevolezza di potersi liberare per sempre degli alleati più temibili che si fossero mai visti. Alleati che se non si fossero dimostrati tanto di parola avrebbero certamente massacrato lei e le sue sorelle senza pietà alcuna.

Riabu estrasse quindi la gemma verde dal suo mantello, portatore di morte, e con grande teatralità alzò il braccio e la mano sulla quale essa stava posata affinché tutti la potessero ammirare e contemplare.

Quando la pietra iniziò ad emettere una luce verde, intensa ed accecante Minerva si smaterializzò.

L’ultimo atto era appena iniziato.








Note della autrice: Ebbene si, sono tornata! Mesi sono passati dal mio ultimo aggiornamento e tutto ciò che posso dire a tutti i miei fedelissimi lettori è che mi dispiace e che mi sento profondamente in colpa per aver lasciato a metà una storia che stava pian piano volgendo al termine. Credo che una parte di me avesse davvero paura di mettere la parola fine... e l'altra parte, che il finale non fosse all'altezza delle aspettative, perciò ho fatto la cosa peggiore che potessi fare: sospendere tutto. Vi chiedo perdono!!!
Ho continuato a frequentare il sito. Ho avuto modo di leggere alcuni racconti che mi hanno tenuta con il fiato sospesa fino alla fine. Purtroppo non ho avuto modo di proseguire con la lettura di altri e l'autrice a cui mi riferisco, se è arrivata fin qui, spero possa capirmi e perdonarmi. Una promessa però voglio fartela cara Marti: riprenderò il tuo racconto perché sono certa che saprà entusiasmarmi almeno tanto quanto tutto il resto che hai scritto.. se non di più ;)
Ho notato, con enorme piacere, che il numero di persone che hanno messo la storia fra le preferite e le seguite è aumentato; questo mi ha fatto molto riflettere e mi ha spinta a riprendere in mano il mio portatile.
Mi sono riletta tutta la storia prima di pubblicare questo aggiornamento perché volevo essere sicura che nessuna informazione o evento andasse a cozzare con altri già descritti. So che magari per voi lettori non sarà stato facile riprendere la lettura di questo racconto, dopo così tanto tempo, ma mi auguro comunque che, se siete arrivati fino a qui, saprete sopportarmi anche fino all'ultimo capitolo.

Non mi resta che salutarvi e sperare nelle vostre recensioni, per capire se sto proseguendo nella giusta direzione.
Vi abbraccio tutti e vi auguro una buona serata
Ehris

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Capitolo 40
*** Un sacrificio in cambio della libertà ***


Dedicato a tutti voi lettori che, con molta pazienza, continuate a seguirmi


Capitolo 40 – Un sacrificio in cambio della libertà


Se mai mi avessero chiesto di pensare alla morte e di definirla secondo il mio immaginario, con tre semplici parole, i termini che avrei usato sarebbero certamente stati: freddo, buio e silenzio. Se mi venisse chiesto ora, di descrivere la mia morte, le parole che userei sarebbero: calore, luce e confusione.

Non so se ci sia un modo giusto o uno sbagliato per andarsene, tuttavia io sono in pace con me stessa. So di aver appena compiuto un grande sacrificio; non è un’illusione o una presunzione la mia, è convinzione e a dimostrazione di essa c’è la vita che lentamente sta scivolando via dal mio corpo, sempre più debole, sempre più stremato.

Malgrado la mia anima mi stia abbandonando, lasciando di me solamente un involucro vuoto e senza valore, io mi sento completa. Sono fiera di essermi sacrificata per una causa in cui ho creduto e in cui continuo a credere anche ora: la mia vita e la sconfitta dei non morti in cambio della libertà della Dimensione Magica.

Ora mi aspetto di vedere quel bagliore accecante spegnersi da un momento all’altro. Ora mi aspetto di smettere di provare ogni tipo di emozione e sensazione. Ora mi aspetto di cadere fra le braccia del silenzio. Ciò che mi aspetto semplicemente è di smettere di esistere, da un momento all’altro. Tutte le decisioni sono state prese, tutte le azioni sono state compiute e lo scopo è stato raggiunto.

Un sacrifico in cambio della libertà.

La mia vita e un passo verso l’oscurità eterno; poi finalmente il buio, da qui all’eternità.
 

~~~


Musa non riusciva ancora a capire quale buona stella dovesse aver guardato giù dal cielo in quel momento. La fata negli ultimi giorni si era ritrovata a guardare in faccia alla morte più volte, ma ogni volta aveva finito per cavarsela, in un qualche modo.

Musa era sconvolta. Questa volta aveva realmente creduto di morire. Era certa che non sarebbe sopravvissuta alle torture di Darcy ed era più che certa che la strega era pronta a mantenere fede alle sue parole e alla promessa che le aveva fatto di ucciderla.

Minerva l’aveva però sorpresa; lei l’aveva liberata senza bisogno di muovere alcun dito. Minerva aveva allentato le corde che la tenevano imprigionata alla sua sedia in attesa che il momento della sua morte arrivasse; cattivo, spietato e tutt’altro che inaspettato.

La fata rimase seduta su quella sedia ancora qualche minuto. Aveva paura che alzandosi da lì si sarebbe potuta accorgere di essere, in realtà, semplicemente in una visione, voluta dalla strega delle illusioni.

Quando tuttavia la fata riprese il controllo di sé e delle sue azioni, si alzò e si diresse alla porta della grande stanza in cui si ritrovava prigioniera ormai da qualche ora. Quando appoggiò la mano sulla maniglia e quando trovò il coraggio di guardare fuori, sul corridoio, si accorse che tutto taceva. Attorno a lei ogni voce si era spenta. I segni della battaglia erano visibili: quel luogo, ora, altro non era che testimone di distruzione.

Musa era titubante ma quando uscì dalla stanza fu come se si fosse risvegliata improvvisamente da un sogno. Ad un tratto sentiva di essere di nuovo padrona di sé e quando si ritrovò a pensare al volto di Riven, dietro alle sbarre della cella giù nei sotterranei, la paura lasciò spazio al bisogno di vederlo e di tirarlo fuori da lì.

Con passo veloce percorse tutto il corridoio e con molta cautela scese le scale: non voleva assolutamente farsi notare. Fonterossa sembrava essere stata abbandonata completamente ma la fata sapeva che i non morti erano ancora lì, impegnati a riprendersi la libertà che da tempo, molto tempo, andavano cercando.

***


Nelle segrete di Fonterossa il silenzio la faceva da padrone già da un po’. I tre giovani rinchiusi non avevano più detto nulla e purtroppo dalle celle vicine non arrivava nessun segnale che potesse far ben sperare i tre specialisti sulle sorti dei loro compagni.

Timmy teneva le mani ben salde alle sbarre della cella, mentre ragionava su tutta quella assurda situazione. Minerva aveva chiesto il loro aiuto ma in particolare aveva chiesto il suo. Il giovane perciò si domandava quando sarebbe accaduto qualcosa, ma soprattutto in che modo avrebbe potuto aiutare la strega.
Improvvisamente si udì un “clic”. Quel rumore ridestò i tre specialisti dai loro cupi pensieri, spingendoli a guardarsi in modo interrogativo sulla fonte di quel rumore.

Il giovane Timmy sbiancò e dopo un’intuizione che gli venne dal profondo del suo animo spinse le sbarre della cella: con grande sorpresa dei tre ragazzi la cella si aprì, lasciandoli finalmente liberi di andare.

Riven scattò in piedi e senza attendere oltre uscì da quella gabbia.

-Musa!- si limitò a dire lo specialista.

-Andiamo!- rispose semplicemente Helia, facendogli capire che lo avrebbe seguito ed aiutato a ritrovare la sua amata.

-Seguitemi!- disse Timmy, estraendo dalla tasca uno dei suoi aggeggi tecnologici, certo che non appena fuori dalle segrete sarebbe riuscito ad individuare Musa e ad indicare ai suoi amici la strada più veloce per raggiungerla.

Percorrendo quel sotterraneo i giovani rabbrividirono guardando dentro le celle. Vi erano specialisti ovunque e in cuor loro, i tre giovani, speravano fossero solo privi di senso. Quando uscirono da quell’inferno si accorsero subito che fuori dalle segrete la situazione non era migliore: molto della loro scuola era andato distrutto.

Il giovane Timmy si prese un istante per controllare il suo apparecchio. Digitava sui piccoli tasti furiosamente e dopo appena pochi secondi esclamò: -L’intero esercito dei non morti si è appena riunito nel cortile d’addestramento-

-E Musa?- domandò Riven, sempre più impaziente.

-Lei…- inizò Timmy che poi sgranò gli occhi e andò a risistemarsi gli occhiali in un gesto quasi automatico -Lei si sta muovendo!- la sua voce non era in grado di celare una certa sorpresa.

-Dove? Dove Timmy?- Riven sembrava pregare il giovane specialista con gli occhiali, quasi come se la sua vita dipendesse proprio da quella risposta.

-Sta venendo verso di noi- spiegò Timmy -Da quella direzione- aggiunse poi, indicando con la mano una rampa di scale.

Senza attendere oltre Riven si lanciò a corsa verso il luogo indicatogli da Timmy e non appena raggiunse i piedi delle scale, la fata della Musica sbucò dalla cima.

-Riven!- disse gridando, iniziando a percorrere velocemente i gradini e saltando volutamente gli ultimi per finire fra le braccia dello specialista; il suo specialista.

-Musa, come stai?- chiese il giovane stringendo la fata forte a sé. Aveva bisogno di quel contatto e di sentirsi dire che lei stava bene.

-È tutto okay- rispose la fata come se stesse seguendo un copione. In realtà nulla era okay ma ammettere il contrario non avrebbe portato da nessuna parte né lei, né Riven. Inoltre la fata sapeva molto bene di non dover per forza esprimere le sue emozioni, perché tanto allo specialista sarebbe bastato un solo sguardo per leggerla dentro, fino in fondo alla sua anima.

-Musa sono contento di vederti sana e salva, sai per caso qualcosa degli altri?- domandò Helia che non voleva interrompere nulla ma che comunque si sentiva in dovere di dover ricordare ai pochi presenti la gravità di quella situazione.

-D’accordo, vi faccio un riassunto: dopo che ci siamo divisi abbiamo affrontato un gruppo di spettri. Tecna si è allontanata e così Flora ed io abbiamo deciso di seguirla mentre Aisha e Bloom sono andati alla ricerca di Stella. Sulla strada abbiamo incontrato Sky e ci siamo diretti verso il salone centrale. Lì abbiamo dato una mano come abbiamo potuto  e dopo un po’ siamo stati raggiunti da Tecna, Stella, Bloom, Aisha ed Edna. Tecna ha fatto in modo che chiunque fosse ancora in grado di lottare o almeno di tenersi in piedi battesse in ritirata. Codatorta è venuto con noi, su ordine di Saladin…- spiegò la fata della musica, tutto d’un fiato, prima che venisse interrotta da Riven.

-Come mai tu non sei con loro?-

-Mentre uscivo dalla fortezza per raggiungere il lago di Roccaluce ho sentito delle grida e così sono tornata indietro a controllare e il resto più o meno lo avete visto- esclamò la giovane col capo chino, leggermente in imbarazzo per essere stata aggredita sotto gli occhi di tre specialisti.

-Hai detto che mio nonno ha ordinato a Codatorta di seguire voi ad Alfea; e lui? Lui dove è?- chiese Helia, in apprensione.

-Mi dispiace Helia, io purtroppo non lo so. È rimasto con Griselda- spiegò allora Musa.

-Timmy non riesci a trovarlo come hai trovato Musa?- domandò allora il ragazzo all’amico.

-No, i professori non sono tracciabili- chiarì Timmy.

-Cosa? Ma che senso ha questo?- disse Helia. Lo specialista sapeva che il nonno era una persona in gamba tuttavia temeva per lui e per la sua sorte.

-Mi domando perché Tecna voglia portare tutti ad Alfea anziché a Torrenuvola. La nostra scuola è ormai caduta- esclamò Musa.

-Ha ricevuto istruzioni ben precise da Minerva. Lei e gli altri devono liberare i prigionieri e tornare qui in un secondo momento. Stando alle parole di Minerva, il momento di maggior vulnerabilità dei non morti sarà quando questi riacquisteranno la loro libertà. Quello sarà l’istante esatto in cui dovremo attaccare- spiegò Timmy.

-E quando accadrà ciò?- domandò la fata della musica.

-Credo da qui a breve. Timmy hai detto che si sono riuniti nel cortile d’addestramento giusto?-  disse Riven.

-Sì, è così. Si stanno preparando a riavere indietro la loro libertà- rispose lo specialista occhialuto.

-Allora direi di andare lì e di prepararci ad attaccare- suggerì Riven.

-Pochi ma buoni eh?...- sussurrò Musa. Le sue parole non furono tuttavia pronunciate abbastanza a bassa voce perché Riven, sentendola, si girò verso di lei con due occhi che fecero accelerare il battito del cuore della fata. Quelle iridi viola erano in grado di infondere a Musa tutto il coraggio ed il conforto che in quel momento lei necessitava.

-Andiamo allora!- esclamò Helia ai compagni, che subito lo seguirono verso il cortile d’addestramento.

-Timmy è tutto a posto? Cosa fai?- domandò Musa al ragazzo, vedendo che questo stava restando volutamente indietro.

-Comunico la posizione dell’attacco- si limitò a rispondere il giovane, prima di distogliere finalmente e definitivamente lo sguardo dal suo apparecchio.

***
 

-Preside Faragonda, cosa ci dice allora?- domandò Bloom non appena Faragonda uscì dal suo ufficio insieme a Codatorta.

-Torrenuvola è pronta ad unirsi a noi per questa battaglia- rispose l’anziana donna.

-Ci mancherebbe altro!- esclamò Stella.

-Questa guerra si protrae ormai da tempo. È giunto il momento di mettere fine a tutto ciò- le parole di Faragonda sembravano sottintendere un significato nascosto agli occhi di Winx e specialisti, che avrebbero tanto voluto chiedere spiegazioni ma che tuttavia non ne ebbero proprio il tempo.

-Non ci posso credere!- esclamò Tecna e dalla sua voce si poteva percepire tutta la sua emozione.

-Cosa c’è Tecna?- domandò curiosa Aisha mentre tutti i presenti si erano voltati a guardarla.

-Timmy…- e la voce della fata tremò leggermente -Mi ha appena mandato un messaggio-

-Cosa dice? Come sta? Dove si trova?- domandò Brandon, senza prendere fiato tra una domanda e l’altra.

-Non lo so, dice solo “Urgenza rinforzi, cortile d’addestramento Fonterossa”-

Codatorta e Faragonda si scambiarono una rapida occhiata, dopodiché la donna fece segno ai giovani di seguirla; avrebbe radunato tutti gli studenti disposti a combattere ancora e, senza perdersi in inutili discorsi, avrebbe aperto un varco in grado di condurre quel piccolo esercito del bene proprio al cospetto delle forze più oscure dell’intera Dimensione Magica.

Quando Faragonda raggiunse il punto prescelto aprì il varco, poi si voltò in direzione dei ragazzi. Per un momento provò una grandissima pena per tutti quei giovani: i loro volti erano terribilmente stanchi e la loro poca esperienza non era in grado di celare la paura nei loro occhi.

-Nessuno di voi deve sentirsi obbligato a venire; non sappiamo quale sarà l’esito di questa battaglia. Non vi nascondo che c’è da avere paura; molte vite, troppe, andranno certamente distrutte. Io mi sento disposta a mettere a rischio la mia, sono pronta a sacrificarmi per sconfiggere le forze del male e per riportare la pace nell’intera Dimensione Magica, tuttavia non voglio costringere nessuno a seguirmi e ci tengo che se sappiate che se doveste decidere di rimanere qui, nessuno oserà giudicarvi male per questo- la preside Faragonda accompagnò le sue parole con due passi decisi in direzione del varco che lei stessa aveva appena aperto e Codatorta la seguì, esattamente come un’ombra segue la sua persona.

Le fate e gli specialisti di Alfea e Fonterossa si scambiarono rapide occhiate per vedere chi per primo avrebbe scelto quella strada.

-Io ho un compito e intendo portarlo a termine. Ho promesso a Minerva che sarei tornata e così farò- Tecna accompagnò le sue parole con una falciata decisa in direzione della sua preside.

Udendo quelle parole anche Stella si avvicinò ai due insegnanti, fornendo la sua motivazione: -Io ho promesso di fidarmi di te Tecna, quindi non ti lascio sola-

Senza pensarci troppo persino Bloom, Flora, Aisha, Brandon e Sky si aggiunsero al gruppo di professori ed amici e molto presto fecero altrettanto anche tutte le altre fate e specialisti presenti in sala.

Gli occhi di Faragonda si riempirono di lacrime; la donna infatti non sapeva se essere felice di avere al suo fianco giovani tanto valorosi o se disperarsi per questo, perché una cosa era certa: da lì a poche ore i sogni di molti di loro si sarebbero irrimediabilmente infranti.

***
 

-Miei fedeli seguaci, ecco a voi la pietra verde!- urlò lo spettro all’esercito di non morti, alzando poi la sua mano verso il cielo, al fine di mostrare a tutti l’oggetto che avrebbe ridato loro la libertà eterna. Dall’orda di spettri si innalzò un incontenibile vociare, prova dell’entusiasmo generale.

-Dovreste esultare anche voi tre- esclamò sottovoce Minerva, rivolta alle Trix -Anche a voi sta per essere restituita la libertà- L’unica risposta che la strega ottenne fu un’occhiataccia da parte di Icy.

-Vi ringrazio per la lealtà che in questi anni avete mostrato nei miei confronti e tutto ciò che ora posso fare per mostrarvi la mia profonda gratitudine è restituirvi la libertà che in passato vi è stata ingiustamente tolta- si pronunciò Riabu in modo solenne e dopo pochi istanti la pietra iniziò a brillare di un verde sempre più accesso. In un attimo il sasso iniziò ad emettere una luce abbagliante e diventò talmente incandescente che lo spettro fu costretto a lasciarlo cadere.

-Ora!!!- gridò improvvisamente Minerva, sapendo che i rinforzi dovevano ormai essere arrivati.

Quel richiamo spinse tutte le fate di Alfea e gli specialisti di Fonterossa ad uscire allo scoperto e ad attaccare l’orda di spettri che, come effettivamente preannunciato da Minerva, si trovò da subito in estrema difficoltà a rispondere all’attacco.

Riabu, che aveva ancora le mani che bruciavano per aver tenuto in mano la pietra, si voltò verso Minerva con aria minacciosa: -Cosa hai fatto?- le domandò adirato.

-È il momento della mia vendetta!- si limitò a rispondere la strega, con un’espressione divertita in volto -Ho dovuto pazientare e aspettare la giusta occasione ma ora posso finalmente vederti crollare!-

Lo spettro rimase come inebetito, incapace di rispondere all’affermazione di Minerva. Fu come se le sue parole lo avessero stordito.

-Hai sempre creduto che mia sorella ti avesse tradito e invece no. Lei avrebbe tanto voluto salvarti. Lei ti era fedele ma Morgana ed io avevamo intuito che razza di persona tu fossi e così abbiamo fatto l’unica cosa che ci sembrò giusta a quell’epoca: abbiamo allontanato mia sorella da te e abbiamo rinchiuso la tua libertà in questa maledetta pietra- ringhiò Minerva, indicando poi il sasso a terra, che ancora emetteva luce.

-Tu non puoi farmi assolutamente niente e sai perché lurida sgualdrina?- tuonò allora lo spettro, scattando verso la strega che stava a pochissimi metri da lui -Perché io ti ho reso esattamente come me: un mostro. Non puoi usare quella pietra contro di me senza distruggere anche te stessa- continuò Riabu con un tono che sapeva di vittoria.

-No hai ragione; lei non può, ma io sì- esclamò Tecna, ora alle spalle di Riabu, con la pietra stretta fra le mani.

A quel punto lo spettro impallidì, come se avesse capito di essere ormai con le spalle al muro. Si guardò brevemente attorno e per la prima volta dopo molto, molto tempo, sentì di aver perso il controllo della situazione: la battaglia era iniziata. Fate e specialisti stavano combattendo l’una al fianco dell’altra contro quelli che per molto tempo erano stati i suoi compagni. Coloro che avevano condiviso con lui la prigionia dell’anima.

Riabu allora non ci pensò due volte e si fiondò senza pietà sulla fata. La giovane reagì prontamente, bloccando lei e lo spettro all’interno di uno scudo di energia che permise alla giovane di attaccare la creatura senza che questa potesse avere la possibilità di scappare.

Minerva rimase lì, in mezzo al campo, ferma ed impassibile a guardare mentre la fata lottava con le unghie e con i denti contro lo spettro che le aveva rovinato la vita.

Tecna intanto si dimenava all’interno della gabbia di elettrodi per difendersi dagli attacchi dello spettro che lottava per non cedere alla forza della pietra che, secondo dopo secondo, lo stava indebolendo fino a distruggerlo.

Per Tecna quello scudo era sempre stato la sua miglior difesa, ma in quell'istante la ragazza si ritrovò a comprendere che, mentre veniva privata di tutti i suoi ricordi più felici, alla fine sarebbe stata proprio la sua magia ad ucciderla.

La lotta proseguì ancora per una lunga serie di minuti che parvero durare un'eternità e quando lo spettro fu finalmente sconfitto Tecna cadde a terra, ormai esausta e senza più forze. I rumori della battaglia che si stava consumando a pochi passi da lei erano forti e chiari così come lo erano le grida delle Winx, che l’avevano appena vista crollare, che la fata udì.






Note dell'autrice: Buonasera popolo di EFP! Che dire? Questo capitolo è dedicato a tutti voi! Volevo farmi perdonare per la mia lunghissima assenza e volevo riuscire a regalarvi un capitolo che avesse i suoi colpi di scena. La parte iniziale avrete ormai capito che altro non è che un momento dedicato ai pensieri di Tecna.... l'ho volutamente inserire all'inizio per lasciarvi il dubbio per tutta la durata del capitolo su chi potesse esprimere la riflessione. Spero di aver azzeccato la scelta. In questa seconda parte di storia, come accennato ad alcuni, ho voluto dare un ruolo di rilievo proprio alla fata della tecnologia. Mi domando se i suoi pensieri e le sue azioni nel corso della storia vi siano sembrati conformi al personaggio che tutti noi abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare.
Vi ringrazio infinitamente perché nello scorso capitolo ho potuto vedere che in molti avete continuato a sperare nel mio ritorno! :) fa piacere.
Ura vi saluto e nella speranza di sentirvi numerosi vi abbraccio
Ehris

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