Every victory needs sacrifice...or not?

di AnnabethJackson22
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Every victory need sacrifices or not ?

La quarta volta che Annabeth non rispose Percy iniziò a credere che si fosse trasformata in una statua,
lentamente poi, con sollievo del figlio di Poseidone la ragazza si girò, con aria allarmata.
-Perce hai visto ?-
Il ragazzo si sporse e volse lo sguardo nella direzione in cui stava guardando poco prima la figlia di Atena.
Un esercito a dir poco immenso scalpitava in attesa di essere portato in superfice con le porte della morte…
Telchini, dracene, Empousai , e quanti più mostri possibili, infine, dulcis in fundo ai lati della porta a mantenere
e proteggere le catene c’erano Iperione e Crio, titani dell’est e del sud con i quali Percy non aveva avuto belle esperienze.
 -Oh dei…- Percy ringraziò mentalmente il fatto di essere un cadavere fantasma, ma se la foschia della morte non avesse funzionato,
loro sarebbero stati tremendamente fottuti.
-Ehm…Bob tu sei davvero sicuro di quello che stiamo facendo ?- Annabeth e Percy si scambiarono un’occhiata.
 -… Perché tu ci vedi ?- continuò la figlia di Atena.
- Perché Bob è un titano amico…- la risposta non rassicurò affatto Percy anzi se possibile l’inquietò ancora di più.
 Stranamente, quando dopo un po’ di tempo presero coraggio e scesero nessuno sembrò notarli,
Percy nonostante ciò non tirò un sospiro di sollievo, di solito quando credeva di potersi rilassare veniva la parte peggiore dell’impresa
ed in questo momento non aveva proprio voglia di lottare contro l’immenso esercito di Gea per dipiù nel Tartaro.
L’ultima volta che aveva creduto di poter vivere una vita tranquilla fu dopo la guerra contro Crono
ed il risultato era stata una bella vacanza senza memoria al Campo Giove.
 Per lui era un trauma il fatto che stavano camminando su un essere vivo e vegeto che da un momento all’altro poteva accorgersi
della loro presenza se non l’aveva già fatto, purtroppo Percy era anche pienamente consapevole del fatto che  la vita sua
e di Annabeth erano appese al filo più sottile e fragile dell’intero universo, Tartaro poteva decidere di farla finita
e di…  gettarli nel caos eterno o chissà dove…insomma sicuramente la divinità primordiale aveva già pensato a come farli a pezzi
nei modi più subdoli e crudeli… Annabeth lo prese per mano, e tutte le preoccupazioni svanirono,
Percy sapeva che sarebbero tornate nei momenti di più alto sconforto, ma sapeva anche che finché era con Annabeth
e finché stavano bene la speranza poteva sempre tornare.
La figlia di Atena era la cosa più bella che avevae avrebbe mai avuto nell’universo e beh ovviamente anche nel Tartaro,
Percy la strinse a se ed Annabeth pose la testa nell’incavo del suo collo, ne avevano passate di tremende
e nonostante ciò non erano ancora crollati, si domandò se fossero riusciti ad uscire dal Tartaro, cosa sarebbe successo…
Annabeth si fermò improvvisamente e Percy vide la grande figura posta di fronte a loro,
istintivamente mise una mano sulla spada ma il Titano Iperione non stava guardando loro,
bensì guardava oltre, precisamente guardava Bob.
Ci fu un istante di agghiacciante silenzio, infine Iperione alzò un braccio e…tirò una pacca sulla spalla di Bob.
-Giapeto il Perforatore finalmente ci onori della tua presenza-.
- ha-ha già – Bob rise nervosamente.
- Non ti ricordi chi sono? Oh dimenticavo quell’insignificante semidio Percy Jackson,
mi sembra si chiamasse così, ti ha gettato nel fiume Lete, ma guardati a fare l’inserviente nel palazzo di Ade…-.
Bob al suo commento strinse i pugni e bobbino rizzò i peli e ringhiò.
-Sai Iperione mi sembra che tu sia diventato un bell’albero a Central Park, se non mi ricordo male una quercia…-.
Iperione brillò per la rabbia -Attento a come parli fratello e soprattutto scegli on cura i tuoi nemici.-
 -Allora di chi devo prendere il posto?- disse Bob cambiando discorso. Iperione e Crio iniziarono a litigare,
intanto Percy e Annabeth si erano appostati dietro i due titani per tagliare le catene. Annabeth mimò con le dita 3..2..1
stavano per calare le spade sulle catene quando un boato assordante li scaraventò cinque o sei metri  fuori dalla loro portata,
Percy guardò Annabeth, stava bene fortunatamente, ma solo in seguito si accorse che non era più un cadavere ambulante , si guardò le mani.
Sbiancò, erano tornati normali, la foschia della morte in qualche modo li aveva abbandonati e un’immensa figura scura si stagliava di fronte a loro…  Tartaro era arrivato.
 
.-.-.-.-.-.-.-.-.Angolo dell'autrice.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Ehi...manco da un sacco di tempo su efp, e finalmente ho deciso di postare questa storia, che avevo 
da tanto tempo pronta.
Spero che vi piaccia.
 
(scusate ma vado molto di fretta) Annie

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 
Erano tornati normali, la foschia della morte in qualche modo li aveva abbandonati e un’immensa figura scura si stagliava di fronte a loro…  Tartaro era arrivato.
 

 
L’aria intorno a loro sembrò farsi più rarefatta, i mormorii cessarono per dare posto ad occhiate timorose e rispettose.
Una risata agghiacciante echeggiò nell’oscura cavità.
 Iperione e Crio erano scomparsi assorbiti da quella figura terrificante.
 –Oh eccovi qui, i due semidei che hanno attraversato il Tartaro… o in altre parole…me.- disse Tartaro, la sua voce tagliente come un rasoio.
 -Ho osservato i vostri progressi, ma non posso permettere che mi sfuggiate-
Percy tremò durante tutta la durata del discorso.
 Tartaro era la personificazione di tutte le cose terribili che avevano visto nell’abisso,
la sua possente figura emanava un’aura terrificante, era un’emozione che andava ben oltre il normale terrore.
- Devo dire che non mi aspettavo fosse così bello avere un corpo, riesco a percepire la vostra paura,
beh... anche io tremerei dinanzi alla creatura più potente e raccapricciante di quest’universo,
persino gli Dei hanno paura di me e voi avete attirato la mia attenzione, avrete l’onore di morire per mano di Tartaro in persona-
detto questo scoppiò in una risata fancendo rimbombare l'abisso.
- Oh, è un onore troppo grande …preferiremmo di no…- rispose Percy sorridendo nervosamente.
 Bob si mise davanti a loro e allargò le braccia a mo’ di protezione.
 -Un titano!- sghignazzò Tartaro –razza inferiore i titani e beh… sei dalla parte sbagliata-
La forza vitale di Bob come di tutti i mostri e degli stessi Percy ed Annabeth iniziò lentamente ad essere risucchiata,
quando un boato fragoroso attirò l’attenzione dei presenti.
 Un dragone gigantesco attraversò in pochi passi la valle e pestò molteplici scagnozzi di Gea.
-Damaseno- urlò Annabeth con gli occhi che le brillavano di gioia -Sei venuto!-.
 -Si Figlia Di Atena, mi sono creato un altro destino.-
Tartaro scoppiò in una fragorosa risata.
-Figliolo, tu, il peggiore tra i giganti, “il pacifico Damaseno”, vorresti sconfiggere me ?! - l’espressione del gigante si indurì
- Padre, non sottovalutarmi, ne parleremo dopo la tua sconfitta-
Damaseno andò all’attacco e Tartaro lo attese senza mai perdere il ghigno.
-Dovete andare, adesso! – Disse Bob.
-Ma voi? Non ce la farete mai!-
-Riuscirò a mantenere premuto quel pulsante il tempo necessario, ma dovete andare ora!-
Non riuscì a spingerli nell’ascensore, che Tartaro liberatosi dalla presa di Damaseno e avendolo scagliato diversi metri più avanti, si buttò addosso a Bob bloccandolo a terra.
Percy ed Annabeth si allontanarono.
-Prendeteli o vi ucciderò uno per uno inutili creature- inveì Tartaro.
Un’orda di mostri si riversò contro i due ragazzi, che non poterono fare altro che combattere,
per quanti nemici potessero distruggere, il doppio se non il triplo se ne ripresentava.
Percy credette che quella sarebbe stata la loro ultima battaglia.
Ma Damaseno ripresosi riuscì a raggiungere il dragone meoniano e con un paio di sue fiammate l’esercito fu mandato nel panico
e nei cuori dei ragazzi si riaccese la speranza.
Tartaro intanto ordinò al suo esercito qualcosa che,
circondati dal caos della battaglia, i due semidei non capirono.
Dopo ciò la foga dello scontro diminuì e questo permise a Percy e Annabeth di farsi strada verso le porte della morte.
Mentre attraversavano l’esercito però, una freccia colpì il fianco di Annabeth che con un gemito soffocato cadde in ginocchio.
Percy le andò subito vicino e l’aiutò a camminare.
-Sto bene- disse Annabeth rimettendosi in piedi – Dobbiamo andarcene, ora!-
-BOB- urlò Percy per farsi sentire dal titano nel fragore della battaglia.
-Riesci a tenere le porte, per noi?-
Il titano annuì.
-Salutate le stelle per me. - disse nostalgico.
-Lo faremo, è una promessa.- il titano li spinse dolcemente nell’ascensore.
Premette il pulsante.
 Videro un' ultima volta la grande cavità occupata dal miriadi di mostri poi, le porte si chiusero.



.-.-.-.-.-.-.-.-.-Angolino della pseudoautrice-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Si, lo so, è orribile... Almeno ho aggiornato in tempo....Più o meno
Comunque spero che vi piaccia, datemi un parere.
Al prossimo capitolo ( spero presto)
Annie
 

 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


-PERCY, LE PORTE!- urlò la figlia di Atena cercando di mantenere, con tutto il suo peso e la forza, le porte chiuse.

‘Saranno i sette minuti più lunghi della mia vita’ pensò. Mentre Percy, con un rapido fendente, polverizzò una mano viscida e rugosa, infilatasi in uno spiraglio,  di cui sicuramente né lui né Annabeth avrebbero voluto conoscere il possessore.

Percy tirò un sospiro stanco.

Il Tartaro non era di certo il miglior posto in cui avrebbero voluto trascorrere le vacanze.

Poi, come se non fosse stato abbastanza terribile essere inseguito da tutti i mostri a cui non stava propriamente simpatico ( e ne sono davvero tanti!), incontrare Nyx e la sua simpatica e infinita  progenie, e bere fuoco; si erano messe anche quelle vecchie megere delle arai con le loro stupide maledizioni.

Il Tartaro lo aveva cambiato…Li aveva cambiati. In qualche modo, non sarebbero stati più gli stessi.

Le immagini di ciò che avevano passato scorrevano veloci, senza fine.

Rabbrividì.

Si domandò come mai non erano ancora crollati. 

Erano insieme, a loro bastava.

Guardò nei sottecchi la sua ragazza.

I boccoli dorati, che le incorniciavano il viso, pieni di polvere e sporcizia le cadevano disordinati sulle spalle. Era pallida, quasi come lo era quando c’era la foschia della morte, nonostante essa fosse sparita.

-Annie, stai bene?-

Alzò lo sguardo, i suoi occhi, di solito di un brillante grigio tempesta, ora erano di un grigio vitreo, quasi spento.

-Si.- Disse tirando la testa all’indietro e sbattendo un paio di volte le palpebre, per riacquistare un po’ di lucidità.

-Ho solo bisogno di un po’ d’aria fresca.- disse sospirando.

-La ferita? …come va?- chiese preoccupato.

-È superficiale, non è niente.- 

Entrambi restarono in silenzio.

-Sai- iniziò Percy titubante. -So che non è il momento, anzi… non è per niente il momento.

Forse moriremo qui… anzi, è molto probabile che entro quest’ora… o  questo giorno saremo già belli che andati, quindi…dato che probabilmente la nostra fine arriverà entro l-la settimana- Il figlio di Poseidone si fermò imbarazzato, facendo scappare un sorrisetto ad Annabeth.

-Sei unico, Testa d’alghe- disse posando dolcemente le labbra su quelle del ragazzo.

Percy un po’ rincuorato, si fece coraggio e continuò.

-Beh…- disse tenendo lo sguardo fissò sulle porte.- Ehm…Credo che non ci sarà più l’occasione per stare da soli, o ehm entrambi in…carne ed ossa.- 

-Wow…come siamo diventati ottimisti.- disse la ragazza interrompendolo.

-Annabeth, io…io…volevo sapere se…- prese un respiro profondo. -…è da un po’ che ci penso, e non voglio morire prima di avertelo chiesto. Quando tutto questo sarà finito, quando gli Dei ci lasceranno in pace, ti piacerebbe…diventare la signora Jackson? - concluse rosso fino alle orecchie.

Annabeth spalancò gli occhi e rimase in silenzio, per poco non aveva lasciato andare le porte.

Percy rise nervosamente.

-Ehm…sai mi inginocchierei e tutto, ma se lascio la porta moriamo quindi, penso che vada bene così…no?- disse continuando a mantenere un sorrisetto nervoso.

La sua espressione si addolcì. 

-Perce- i loro sguardi si incontrarono. -Se c’è una cosa di cui sono sicura, sei tu. E so che niente e nessuno, non Gea o mia madre o le arai, mi farà cambiare idea. Se sopravvivremo a tutto questo casino…mi renderebbe la semidea più fortunata del mondo moderno, antico e futuro. Ti amo.-

Un terribile scossone li sorprese.

La temperatura calò di colpo. 

L’ascensore era arrivata a destinazione.

‘Perché le porte non si aprono?’pensò la ragazza allarmata.

Ogni secondo che passava le loro energie scivolavano via.

Il tempo sembrò rallentare.

1…le gambe tremarono, 2… la vista si annebbiò…3 il rumore si fece più ovattato 4… le gambe cedettero, ma al posto di sbattere contro la porta i due ragazzi incontrarono il pavimento di pietra di una grotta.

Due urla.

Hazel? 

Leo?

Stavano sognando? o li avevano davvero trovati?

Le domande scorrevano impetuose, come  le emozioni che li assalivano. Quando il buio li avvolse.







-°-°-°-°-°-°-°-°-°angolino della pazzoide°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-
Mi dispiace un sacco.
Non aggiorno da una vita, solo che mi ero demoralizzata. 
In verità lo sono ancora. E penso che presto cancellerò questa storia.
Quando troverò il coraggio... Ma volevo darle l'ultima possibilità.
Spero che a qualcuno almeno... sia piaciuta un pochinino.
Adios
Annie

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Dal capitolo precedente

 

 

Due urla.

 

Hazel? 

 

Leo?

 

Stavano sognando? o li avevano davvero trovati?

 

Le domande scorrevano impetuose, come  le emozioni che li assalivano. Quando il buio li avvolse.

 

 

 

 

Ce l’avevano fatta.

In qualche modo Leo ed Hazel erano riusciti a tirarli fuori.

Erano riusciti a sopravvivere.

Lanciò una lunga occhiata ad Annabeth seduta sul prato accanto a lui. In qualche modo, erano ancora insieme.

Si guardò intorno, gli occhi semiaperti non erano più abituati alla luce del sole.

Una folata di aria fresca gli riempì l’animo di ottimismo. Avevano superato questo, avrebbero superato tutto.

Sarebbero riusciti a vincere. Si sarebbero riappacificati con i Romani.

Avrebbe 
potuto frequentare il college di Nuova Roma, con Annabeth.

Un sospiro stanco di quest’ultima lo distolse dai suoi pensieri, lui non poté fare a meno di guardarla.

Così bella, nonostante tutto quello che avevano passato, era lì. Tra le sue braccia.

I ragazzi li stavano aggiornando sulle ultime novità, beh… si erano persi parecchie cose. 

Per fortuna non chiesero a loro di raccontare quello che avevano passato.

 Non ne avrebbero avuto la forza. Non adesso, anche se Percy dubitava che l’avrebbero mai avuta.

Quando Jason ebbe finito di raccontare, un attimo di silenzio imbarazzante cadde tra di loro.

-Sapevo che ce l’avreste fatta. Sono così felice.- Disse Piper con ancora le lacrime agli occhi. 

Non appena aveva visto Annabeth, l’aveva stritolata in un mega abbraccio con lacrime di gioia che 

scorrevano da entrambe le parti.

A loro si era unita con stupore di tutti, Reyna. Decisa ad aiutarli nell’impresa. 

Ed ora si godevano quel piccolo momento di felicità. Tutti insieme, festeggiando quell’importante  

vittoria che avevano appena ottenuto.

Frank e Leo litigavano, come al solito, per un nonsoquale scherzo ai danni di Frank. 

A quanto 
pareva, centrava un pesce palla.

Piper e Jason, avevano appena iniziato una battaglia di palline al formaggio, Nico e Hazel 

chiacchieravano su qualche scoperta della ragazza.

Lui era assorto nei suoi pensieri, mordicchiando un dolcetto blu.

Sentì Annabeth farsi più pesante tra le sue braccia. 

-Ragazzi, scusatemi, ma vorrei andare a riposare un po’ in cabina.- Disse lei flebilmente.

Reyna le lanciò uno sguardo preoccupato a cui si limitò a rispondere con un sorriso stanco.

I semidei la guardarono nei sottecchi, come se avessero paura che l’avessero guardata più a lungo, si sarebbe sgretolata in polvere.

Si alzò, e si allontanò un po’ dagli altri con lei.

-Hei, sicura di stare bene?-

Non glielo aveva detto, ma era evidente che quella ferita lo 
preoccupasse,

nonostante avessero appurato che era solo una ferita superficiale.

-Sono solo molto stanca.- Disse con un filo di voce.

-Sicura che non vuoi che venga con te?- Disse, titubante a lasciarla da sola.

-No, davvero Testa d’alghe, ho solo bisogno di un letto e di dormire.- Il suo nomignolo lo rassicurò un po'.

La baciò dolcemente e fece per andarsene.

-E Perce…- Si girò a guardarla. -Io…- 


Fu esattamente quello il momento in cui tutto cominciò ad andare storto.

(N.d.A in questo passaggio avviene il cambio dal POV di Percy a quello di Annabeth.)



Un dolore tremendo le attraversò il fianco, fu come essere colpita da migliaia di coltelli infuocati. 


Boccheggiò in cerca di aria, e a malapena sentì Percy gridare il suo nome. 


La sua vista si fece appannata, vide i suoi amici accorrere sgomenti. 

 

Il mondo iniziò a girare e le sue gambe cedettero. 

 

Non cadde a terra, ma tra le braccia di Percy.

 

Il suo profumo di mare fu l’ultima cosa che sentì.

 

“Riposa piccola semidea. Questo non è neanche l’inizio.”

 

E lei sprofondò nel buio.


_._._._.-._._.-._.-._.-._.Nota della sclerautrice_-.-_.-._.-._.-._.-._.-._.-.

Uhm...
Fooorse, ma dico forse... ho fatto un po' di ritardo nell'aggiornamento ^-^""""""""""
Ho pensato tante volte di scrivere un nuovo capitolo. Ma sinceramente, mi vergogno dello schifo che è questa storia.
Forse aggiornerò, la continuerò chi lo sa. 
Mentre io mi deprimo, voi potreste dirmi cosa ne pensate. Dovrei chiuderla per sempre? 
Fatemi sapere.
Spero che non vi abbia fatto troppo schifo.
Annie :c

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