Dolci ombre del passato

di Kim_Won_Sarang
(/viewuser.php?uid=843503)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** introduzione ***
Capitolo 2: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 3: *** Un mistero oscuro ***
Capitolo 4: *** Uno strano incontro improvviso ***



Capitolo 1
*** introduzione ***


Eleonora, dolce creatura dall’aspetto tranquillo e silenzioso, bionda, occhi azzurri e pelle così chiara che sembrava di porcellana, quasi come se con un soffio si potesse frantumare in milioni di piccoli cocci, ma anche se all’apparenza sembrava un docile cerbiatto solitario nascondeva un oscuro segreto che l’accompagnava giorno per giorno e che non amava raccontare, o meglio non ne aveva il coraggio, le riportava alla memoria troppo dolore e sangue, alla tenera età di appena 7 anni aveva visto morire i suoi genitori, uccisi da quelle che a lei sembravano milioni o forse miliardi di spari, lei si salvò per miracolo visto che sua madre l’aveva nascosta in un armadio sotto a cumuli e cumuli di vestiti in modo che il suo corpicino fosse totalmente al sicuro e introvabile, protetto sia dagli indumenti sia dalle ante di legno. Quando ne uscii lo sterminio si era ormai già compiuto e gli impassibili assassini si erano dileguati, l’unica cosa rimasta erano i due corpi accasciati, uno di fianco all’altro, e il freddo sangue ancora fresco sotto ai poveri piccoli piedi dell’innocente bambina che li guardava piangendo lacrime amare ,dopo questo spiacevole avvenimento lei smise di parlare, in ricordo di sua mamma a cui aveva promesso di rimanere nascosta e in silenzio per non essere trovata. Affidata poi agli assistenti sociali, visto che anche i pochi parenti che le erano rimasti non volevano più avere a che fare con lei soprattutto per paura delle ripercussioni. Passavano mesi, anni nei quali lei, diventata maggiorenne indagò per conto suo su ciò che era successo, trovò un diario dove suo padre aveva annotato varie cose, tra le quali indirizzi e nomi, promise a sé stessa che non l’avrebbe fatto vedere a nessun’altro. Anche se timorosa voleva andare in fondo a tutta la questione, voleva dare un senso di giustizia a ciò che non poteva dimenticare, forse solo per sentirsi più in pace con sé stessa, fatto sta che fece una scoperta che le sarebbe potuta costare la vita, tutto ciò che aveva scritto suo padre ora aveva un senso, aveva scoperto traffici illegali di cocaina tra i mafiosi, probabilmente erano collegati ai più grandi e possenti nomi di quella vita, tutto ora si incastrava perfettamente, come un puzzle, anche la sua consapevolezza del fatto che se avessero scoperto che lei era ancora viva ma soprattutto se avessero capito cosa sapeva probabilmente l’avrebbero uccisa con gli stessi colpi di pistola dei suoi amati genitori. Nel frattempo, gli assistenti sociali erano riusciti a trovare una famiglia benevola disposta ad adottare una ragazza ormai diciassettenne, erano una mamma, un papà e un ragazzo di 23 anni che era però figlio di sangue della coppia, abitavano in corea che dal punto di vista della ragazza per dove si trovava era dall’altra parte del globo, un grande viaggio ma anche un grande cambiamento di vita, come se dovesse spazzare via tutto quello che era accaduto prima, cosa impossibile per lei. La ragazza non voleva assolutamente andare e lasciare le tombe dei suoi li, ma anche se provava a imporsi loro le ricordavano sempre che non aveva scelta, alla fine lei salì su quell’aereo di malavoglia e partì per una terra sconosciuta dove non conosceva nulla e nessuno, l’unica certezza che aveva era che delle persone disposte a prendersi cura di lei l’avrebbero aspettata in aeroporto per poi portarla alla sua nuova vita, a jamsil-dong.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** L'inizio della fine ***


Ecco, ora si trovava su quello che doveva essere il veicolo della sua distruzione totale, sia morale che fisica, per la sua fine totale, guardava fuori dal finestrino e mentre fissava quel mondo che ora sembrava microscopico salutava tutto quello che si lasciava alle spalle pensando tra sé e sé, addio terra natia, addio colline e prati verdi, addio papà e addio mamma.
Abbandonava le vecchie incertezze per accoglierne di nuove, sapeva benissimo cosa stava abbandonando ma non sapeva a cosa andava incontro, un nuovo mondo e una nuova famiglia, era la prima volta che sentiva di non avere il pieno controllo della sua vita e questo senso di impotenza la distruggeva dall’interno.
Appena arrivata si trovò spaesata, si guardava intorno con ansia ma vedeva solo gente che ai suoi occhi sembrava tutta uguale, tutti estranei e tutti diversi dal tipo di spetto fisico a cui lei era abituata e affezionata.
In lontananza vide una donna che le veniva incontro, mora, non molto alta , con la pelle chiara e gli occhi scuri, quando finalmente arrivò davanti al suo viso riuscì anche a stimare un’età approssimativa, più o meno cinquant’anni ,cominciò a parlarle ma tutto quello che usciva dalla sua bocca era incomprensibile, quando si fermò , forse per aspettare una risposta da Eleonora lei guardò la donna con aria dubbiosa e subito la signora scosse la testa dicendo<< oh, sorry , I've forgotten that you don't know korean >> detto questo fece uno o due inchini per scusarsi poi la prese per mano, andarono a prendere i suoi bagagli e si avviarono verso l’uscita dell’aeroporto.
<< follow me,my car is over there >> la trasportò ancora un po’ fino a quando non arrivarono al veicolo  di cui la donna parlava, misero le valige nel bagagliaio ed entrate in macchina partirono subito, << you don't speak too much, why ? >> chiese la donna sorridendo a Eleonora che si limitò a scuotere il capo <> disse la donna con tono gioioso<< look! is this one >> la ragazza alzò lo sguardo e vide una casa enorme , sembrava quasi un castello.
La donna aprì il cancello e fermò l’auto nel gigantesco garage, scesero entrambe e accompagnò Eleonora davanti alla porta di casa, una porta troppo piccola e sproporzionata rispetto al resto dell’abitazione<< Oh,I've forgotten to introduce me ,my name is Jung Hae-Won, I'm 50 years old >> fece un altro inchino e disse << don't worry,i already know that your name is Eleonora and you are 17 years old >>dopo queste parole la ragazza cominciò a sentirsi a disagio, quante altre cose sapevano su di lei?
Entrarono e subito si trovano davanti n ragazzo alto moro e molto simile alla signora che la era venuta a prendere<< this is my son , he's 23 years old >>a questo punto lui fermò la madre con un gesto ,come se volesse fare lui e disse<< hello, I'm Jung Yong Sun >>e porse la mano alla ragazza che indietreggiò ,allora il ragazzo ritirò la mano tesa e continuò a parlare<< follow me,I'm going to bring you to your new bedroom , così potrai disfare le valige e riposarti un po’ >> si avviò verso il corridoio, lei aveva paura ma lo seguì tremando.
Arrivarono davanti a una porta bianca come la neve, con la maniglia color oro, lucente e abbagliante, sopra alla porta c’era una targhetta con scritto ”Jung Hyun-Jae”<< this is your new name , welcome to your new life >> ecco, con queste parole lei capì che si preannunciava l’inizio della sua fine.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Un mistero oscuro ***


Dopo essersi riposata un po’ in camera sua Eleonora decise di uscire di casa e partire in avanscoperta per famigliarizzare ulteriormente con il nuovo ambiente in cui si trovava , e per rendere più piacevole la sua ispezione decise si prendere con se le sue cuffie per ascoltare u po’ di musica durante il tragitto ma soprattutto per fare quello che più adorava fare , uscire dal mondo reale e trasferirsi nel suo piccolo mondo dove finalmente era lei a comandare .
Si mise le scarpe e senza dire niente a nessuno uscì di casa .
Si moriva di caldo , per questo lei aveva deciso di indossare solo degli shorts azzurri abbinati a una camicetta un po’ aperta che lasciava intravedere la canottiera che aveva deciso di indossare siccome altrimenti avrebbe esposto troppo al pubblico .
Dopo essersi messa le cuffie e aver fatto partire la sua canzone preferita da quando era piccola iniziò a camminare .
Siccome il luogo era totalmente nuovo per lei faticava a distinguere tutte quelle vie , non riusciva nemmeno a leggere le indicazioni scritte in una lingua incomprensibile , fortunatamente si ricordò che nel suo cellulare aveva preventivamente salvato una mappa del luogo quindi riuscì a trovare la strada del ritorno praticamente senza problemi .
Mentre stava ritornando a casa , notò qualcosa di strano dietro ad alcune case e decise di indagare .
Si incamminò verso quella misteriosa figura che diventava sempre più chiara man mano che lei si avvicinava , fino a quando lei non si ritrovò proprio davanti al cancello di quella che si era scoperto essere una casa , anzi un castello enorme , perfino più grande della sua .
Purtroppo il nome del proprietario che si trovava di fianco al cancello della casa era incomprensibile , siccome era scritto con le tradizionali lettere coreane , l’unica cosa che Eleonora poteva intuire era che doveva essere la casa di un vero e proprio riccone a giudicare dalla grandezza e dalla bellezza dell’edificio .
Mentre tornava a casa l’unica cosa a cui riusciva a pensare era quella casa allora decise che doveva indagare su tutto ciò che la riguardasse , quello era u mistero che doveva risolvere o non le avrebbe dato pace.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Uno strano incontro improvviso ***


Quella sera non riuscì a prendere sonno , non riusciva più a levarsi dalla mente quella casa , i dubbi la affliggevano e ogni volta che riusciva a trovare un momento di pace se ne creavano di nuovi per questo la mattina seguente sfruttò le prime luci dell’alba e ricostruì il percorso che aveva fatto il giorno prima grazie ai punti di riferimento che si era precedentemente presa per riuscire a tornare a “casa”.
Arrivata finalmente all’abitazione un sentimento di inquietudine misto a curiosità la pervase , a questo punto non restava altro da fare che capire quale delle due fosse predominante , rimase davanti al cancello per un tempo imprecisato davanti al cancello ,continuava a fissare la porta d’ingresso ,maestosa anch’essa come il resto della costruzione , continuava a pensare a quanto fosse stata stupida e impulsiva a venire in quel posto senza nemmeno un piano , non poteva semplicemente suonare sperando di essere accolta come se nulla fosse , doveva inventarsi qualcosa e alla svelta.
Improvvisamente la porta si spalancò e ne uscì un ragazzo moro e dalla carnagione chiara , un normalissimo ragazzo asiatico probabilmente della sua stessa età , che si avvicinò e cominciò a parlarle << are you ok? >> a questa domanda lei rimase zitta , come d’altra parte avrebbe fatto con qualsiasi alta interazione vocale che richiedesse una sua risposta , anche un banale si o un no , a questo punto il giovane la guardò negli occhi e , quasi come fosse un veggente affermò << spero di non sbagliarmi ma credo proprio che tu sia italiana , lo si capisce dai tuoi occhi e dal tuo aspetto , perdona la mia pronuncia , studio l’italiano da quando sono piccolo ma ancora non mi sono allena abbastanza , probabilmente perché da queste parti di italiani non se ne vedono molti e parlare da soli non è il massimo >> lei mostrò un grande stupore , aveva indovinato e , contrariamente a quello che aveva appena dichiarato , la sua pronuncia era fantastica!
Eleonora annuì per far capire al ragazzo che non si stava sbagliando e lui le porse la mano << io mi chiamo Han Chin-Mae , ma tu puoi chiamarmi Chin se ti è piu semplice >>
Di sicuro lei non si fidava di lui , un estraneo entrato così all’improvviso nella sua vita non era di certo uno affidabile ma pensò che conoscere qualcuno che poteva parlare la sua lingua , cosa che dopo quello che aveva passato le sembrava solo un miraggio , poteva farle comodo.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3122642