Come sarebbe bello potersi dire che ci amiamo tanto da morire.

di Waterwall
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Uccidimi. ***
Capitolo 3: *** Perdono. ***
Capitolo 4: *** Fammi cominciare a vivere. ***
Capitolo 5: *** Ora esiste un noi? (Leopardi e Einstein padroni della mia mente) ***
Capitolo 6: *** Sorpresa. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Mi guardavo allo specchio, era passato un po’ di tempo dall’inizio del secondo anno alla Golden School e io ancora non ero riuscito a incontrare il mio angelo.
Continuavo a guardarmi in quel maledetto specchio e non facevo altro che fissare il mio viso: era sempre più pallido ogni giorno che passava senza lei e gli occhi erano sempre più  stanchi e rossi dalle lacrime che versavo la notte perché ai Devil è proibito piangere.
<< Perché lei non c’è? >>
Cominciai a guardarmi il collo e mi accorsi che non ne poteva più: troppe volte ho pensato che LEI non mi amasse più e troppe volte ho tentato il suicidio in forma terrena … troppe.
Con delicatezza passai il medio sulla striscia violacea sul mio collo, ricordo dell’ultima prova di suicidio andato a male; avevo proprio tentato di strangolarmi.
<< Sulfus, non ti riconosci più neanche fra te e te … >>
Mi sentivo uno schifo totale …
Ma come dovresti sentirti quando la persona che ami non c’è e non si fa sentire per mesi interi? Come? E’ uno strazio questa vita, l’inferno che ti si rivolge contro. Ce la farò a sopravvivere?
<< Sulfus! >> la voce di Gas mi distolse dai miei pensieri.
<< Dimmi! >> ma neanche una leggere risposta.
Scocciato mi misi la maglietta a maniche lunghe e il collare borchiato per nascondere quei segni violacei sul collo.
<< Ora te la faccio vedere io! >>
Ma aprendo la porta che dava verso la stanza l’ultima cosa che mi sarei potuto aspettare: Raf.
Eracosì dannatamente bella …
I suoi capelli biondi con quel ciuffo rosso che io adoravo, quegli occhi azzurri che ricordavano il mare e il cielo insieme e quel sorriso che mi ha dannato per sempre.

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Capitolo 2
*** Uccidimi. ***


La creatura piú bella del mondo era lá, seduta sul mio letto ... ancora non riuscivo a crederci. C'era lei, l'angelo che mi aveva dannato per un'intera vita.
<< Sulfus. >> disse con voce dolce, tremendamente dolce.
Il sentimento cominciava a rivivere, pulsava di nuovo nelle mie vene, ora anche il mondo potrebbe finire , ma niente poteva separarci. Mai più si sarebbe ripetuta la nostra separazione perché ora saremo rimasti insieme per sempre e molto di più. La nostra storia, d'ora in poi, si sarebbe suonata su ogni pianoforte, avrebbe distrutto i miserabili e avrebbe fatto continuare a vivere ogni amore.
Ci guardammo dritti negli occhi: ormai noi eravamo infinito.
<< Raf ... tu ... tu sei vera? >> mi stava tremando la voce e le lacrime stavano cominciando a scendere. Troppe volte era stata immaginazione.
Lei si alzó: << Sono davvero io, Sulfus! >> anche lei stava cominciando a piangere.
Il sentimento era troppo forte per sottrarsi e fu lí che Inferno e Paradiso si abbracciarono in lacrime. Era tornato a sorgere e a risplendere e su di noi aveva la meglio.
<< Mi sei mancata così tanto angelo mio ... >> continuavo a stringerla perpaura che qualcuno me la portasse via.
<< Anche tu, Sulfus ... ma sono stata male e solo ora - a due mesi dall'inizio dell'anno - sono riuscita a venire ... >>
<< Oh Rag ... se me lo avessi detto sarei corso da te anche se eri a Angie Town. Io darei la mia vita per te, per renderti felice ... >> sembrava che le parole le atavo vomitando, le dicevo talmente di fretta.
Lei mi continuava a guarare, con quel viso incredulo del mio stato.
Sono sempre stato così forte ...
Non riuscivo a calmarmi; ero in un bagno di lacrime e continiavo a cercarla anche se lei mi stringeva ...
 La mancanza di lei mi aveva distrutto completamente ...
Lei mi guardò e prese il mio viso tra le mani: << Ssh, calmati tesoro. >>
Sembrava una magia ... funzionava davvero.
<< Dovresti respirare meglio e quel collare non aiuta. >> cercò di aprirmi il collare, ma io mi scostai velocemente: << Raf, lascia stare il collare! >>
Mi guardó un secondo con fare sospettoso: << Mi nascondi qualcosa? >>
Stavo entrando in panico.
Non potevo mostrarle quei segni sul collo e neanche i brutti tagli nella parte che partiva dalle spalle per arrivare ai dorsali.
<< Che cosa te lo fa credere? >> le chiesi con fare quasi minaccioso; era l'unico modo per potermi salvare.
<< Ti conosco fin troppo bene Sulfus. >> nei suoi occhi di cielo un velo di nera tristezza si adagió.
Come si stringeva il cuore, come stringeva forte. Era come se sprofondassi nel più profondo degli abissi.
<< Raf ... io ... >>
<< Non avere paura. >>
Io, invece, stavo morendo di paura, paura di deluderla.
Sull'orlo del burrone decisi: << Va bene Raf, toglimelo. >>
Con delicatezza mi tolse il collare, il cuore lo avevo in gola e palpitava forte; a momenti svenivo.
Click!
Raf aveva aperto il collare ... mi sentivo morire.
Lo tolse con tale fragilità che mi vennero i brividi.
E fu così che il mio collo fu in vista con tanto di segni violacei e profondi. Era il momento di dire basta alla mia stupida debolezza e iniziare da qui. << Sulfus! Ma che hai sul collo ?! >>
<< È un ricordo ... >>
<< Un ricordo di che?! >> non si capiva se era arrabbiata o preoccupata.
<< Del'ultima che ho provato a morire. >>
L'ho uccisa.
<< No, Sulfus... No ... >> cominciavano a scenderle lacrime e a tagliarle il viso.
L'ho distrutta.
<< Io ... >>
<< Raf ... eri così lontana e non ti facevi sentire ... pensavo che ti eri fidanzata con un altro e ... e non ce l'ho fatta ... era troppo ... >>
<< Io ... >> aveva la voce spezzata dal pianto.
<< Raf?.. >>
<< Io... >> mi guardò minacciosa << Io ti ammazzo! >>
<< Raf! >> da che avevo quasi paura, il Sulfus che si era spento per tutti quei mesi si riaccese.
<< Inflame! >> Raf era così arrabbiata che cominciò ad attaccarmi.
<< L'hai voluta tu! Body- fly! >> ma proprio quando la stavo per attaccare smisi tutto.
 L'amavo troppo.
Lei mi diede "il copo di grazia" e io caddi a terra con il sorriso. Ho dato tutto a lei e non mi pento, potrei morire anche ora e non mi importerebbe niente.

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Capitolo 3
*** Perdono. ***


Mi svegliai: ero in infermeria.
Raf era seduta al mio fianco, con il viso appoggiato alle braccia che erano sul mio lettino.
Mi fermai un secondo a guardarla: i suoi capelli biondi erano arruffati e le sue guancie rosee erano umide di lacrime, anzi, proprio graffiate.
Oh mio piccolo angelo,
è forse la mia esistenza che ti sta uccidendo?
Oh piccola melodia di mare,
è forse colpa mia se ti sei innamorata dell’impossibile?
Sono in colpa e sono dannato,
ho fatto cadere l’angelo più bello dannandolo …
E ormai il nostro destino è segnato: saremo dannati per sempre, insieme.
E lì aprì i suoi occhi di cielo:
<< Buon giorno regina mia. >> le dissi con un dolce sorriso pieno di malinconia.
<< Regina? Ma di solito non è principessa? >> mi disse stropicciando gli occhi.
<< Le regole sono fatte per essere infrante. >> e sentì come se il suo cuore si strinse … o forse era quello di entrambi?
So che però era una morsa stretta e potente: faceva male.
Era come se il tempo si fosse fermato;
era come se stessi annegando nel mare più profondo ed ero senz’aria, fu come il nero più totale.
E mi sentii perso,
completamente alla deriva,
nel mare più profondo dei desideri.
Oh quanto l’amavo e quanto soffrivo per questo nostro amore impossibile per un  sottile filo di nastro cremisi di nome sacrilegio.
E fu un nastro di turchino avvenire che ruppe il secondo.
Lei fu la prima, distolse lo sguardo, perché lei era forte.
Ma io, come potevo? Ero un debole dietro una maschera di stelle cadenti.
<< Sulfus ti prego, non ci facciamo altro che male. >> disse lei voltandosi.
<< Allora facciamoci male. >> le dissi deciso.
<< Sei strano, troppo dolce per un devil come te. >> disse lei guardandomi incuriosita.
<< Sarà, ma sai che sono malato. >> mi guardò con un tanfo al cuore.
<< Certo. Non ci avevi pensato? >>
<<  E di cosa? >> aveva un velo di paura unita alla preoccupazione.
<< Di un’amore impossibile di cui non ho paura di affrontare. >>
Ero ambizioso, testardo … e se una cosa volevano che fosse mia, doveva esserlo.
E fu lì che la professoressa Temptel entrò con il professore di Raf, Arkhan, dietro.
<< Buon giorno Sulfus, finalmente ti sei svegliato. >>
Il suo classico velo autoritario e neutro era entrato in campo.
<< Finalmente? >> le chiesi un curiosito inarcando un sopraciglio in sù.
<< Hai dormito per una settimana intera. >> io rimasi quasi meravigliata e dopo di ciò le tre teste dei miei amici che spuntavano dalla porta.
<< Sulfus! >> e mi ritrovai Kabalè, Kabiria e Gas a momenti su di me.
<< Come stai Sulfus? >> mi chiese Gas un po’ preoccupato.
<< Tutto apposto ora. >> gli dissi sorridendo.
<< Quella stupida angel! La pagherà! Dov- … >> e prima che Kabalè finisse di parlare la interruppi: << Non provare male di lei! >> mi stava venendo una brutta senzazione nel petto: voglia di uccidere.
Kabalè si morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo: << Pensi sempre a lei … >> e si fece indietro.
Raf abbasò lo sguardo e si strinse le spalle, cercava di stare insietro: aveva paura del giudizio degli altri …
Insomma, non è che eravamo così differenti solo che lei era coraggiosa e ip, invece, un codardo.
Già, un vero e proprio codardo. Non ammettevo mai niente agli altri, anche se sapevo di aver fatto un errore; cerco sempre di proteggere il mio “piedistallo”.
La testa cominciò a girare, forte. Levai un gemito di dolore e strinsi gli occhi. Che dolore!
Tutto girava, era diventato un vortice, tutti i colori che si univano e tutto diventava sempre più scuro.
A quel punto arrivò velocemente l’infermiere e mi prese fra le mani le tempie: << Respira profondamente. >> lo feci e, anche se non ci vedevo perfettamente, le cose si schiarirono.
L’infermiere si girò:<< Tutti fuori, il ragazzo ancora non si è ripreso del tutto. >>
Sgranai gli occhi e cercai il più possibile di sporgermi e a stringere la mano di Raf: << R-raf … >> non volevo che se ne andasse, non ora, era troppo poco, troppo presto; la volevo con me.
Lei strinse la mia mano e sorrise e sorrise con quel sorriso che solo lei riusciva a farmi star bene in questo modo.
<< Tranquillo Sulfus, questa volta non me ne andrò via da te. >>
<< Raf … >> dissi con un filo di voce.
Quanto la desideravo …
Non pensavo di potermi innamorare così di qualcuno, non pensavo che potesse esistere un sentimento così grande dentro di me.
Avrei rinunciato a tutto pur di rimanere con lei …
<< Perdonam- >> mi mise un dito sulle labbra: << Dovrei essere io a chiederti perdono e poi ricordati che i Devil non chiedono mai perdono. >>
Sorrisi debolmente, mi persi nei suoi occhi di cielo e poi mi addormentai.
Forse era troppo?
No.
Di lei non ne avevo mai troppo.

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Capitolo 4
*** Fammi cominciare a vivere. ***


Chissà che ore della notte erano e chissà da quante ore non dormivo.
Avevo un vuoto dentro, uno di quelli che, però, gli bastava poco per essere ricucito: lei.
La mia piccola Raf.
Era diventata così forte.
Sorrisi e guardai il cielo stellato:<< Amor mio, vorrei essere vicino a te in questo momento: mentre hai gli occhi chiusi e il respiro profondo col sottofondo di bianca luce che palpita calmo. >>
Poi il russare sordo di Gas mi riportò alla realtà momentanea della mia stanza: << Mi chiedo come potrei semplicemente tentare di dormire con questo rumore! >>
Sospirai. << Forza, Sulfus, domani hai una giornata impegnativa. >> rimasi a riflettere un secondo e feci una piccola risata: quando mai noi Devil abbiamo giornate impegnative?
Eppure io sono diverso dagli altri, sono quella piuma che fra tante altre blu è nera. Sono il granello di sabbia che decide di attraversare il mare anche se è quasi impossibile ma, lui sa di potercela fare perché lui crede.
Guardai per ennesima volta il cielo:<< Buona notte amore mio. >> e mi assopii chiudendo i miei occhi di stelle cadenti.
Fu una notte quieta, dove il sonno prevalse su ogni pensiero.
Aprii i miei occhi di fuoco ardente e mi stiracchiai, svegliato dalla luce del sole che entrava dalla finestra.
Feci un rumoroso sbadiglio e poi guardai diritto  a me:
<< Gas sei inquietante quando sbuchi dal nulla, lo sai? >>
Lui sorrise:<< Grazie del complimento, Sulfus. >>
Guardai in giro, alla ricerca di una sveglia:<< Gas, ma che ore sono? >> dissi continuando a cercare.
<< Le 8:45. >>
Lo guardai stupito: << Tu ti stai perdendo una lezione della Temptel?! >>
Mi guardò storto: << Assolutamente no! Oggi abbiamo un giorno libero. >>
<< Wow. >>
<< Su, forza! Ora alzati, credo che non vedi l’ora di vedere un angioletto tu, o sbaglio? >>
Deglutii: << Ma che dici? >>
Lui scoppiò in una fragorosa risata e se ne andò dicendomi: <<  Ti aspetto all’entrata! >>
Girai gli occhi: era così evidente?
Ma alla fine cosa mi dovevo aspettare? Lui mi ha salvato da tutti quei tentati suicidi.
Sorrisi: << Non è il momento di sentimentalismi! >> e mi preparai.
Ero in metamorfosi umana e aspettavo il resto della comapgnia giocherellando con un accendino in mano. Mi misi a guardare le fiamme: ero un Devil ma non avevo mai fumato. Perché io sono quello che affronta le cose a testa alta … tranne l’amore. L’amore è semplicemente un dolce veleno fatto di morboso sentimento, desiderio e sogno.
Guardai l’orario: le 9:15.
<< Spunteranno mai? >> ero stanco di aspettare.
<< Sono sempre ragazze! >> che cosa odiosa.
<< Ragazzi! >> erano tutte là, anche le Angel.
<< Ciao Sulfus. >> una voce dolce mi chiamò e, appena mi voltai, era come se fossi finito in uno di qui classici film americani con la musica di sottofondo e la mai musica era “Do I wanna know?” degli Arctic Monkeys.
Ok. Mi sono fottuto da solo a vita.
Prometto che non ascolterò mai più gli Arctic Monkeys … ehm … devo ricordarmi anche che i Devil non mantengono mai le promesse.
Oh merda. Quanto l’amavo.
Era bella da morire, bella da uccidere. Con i capelli lasciati cadere sulla schiena e legati. Con gli occhi truccati oppure no. Con quel modo di fare da farti girare la testa.
Credo proprio di essere caduto in overdose.
<< Sulfus? >> era sempre più vicina e il mio cuore pompava sempre più forte.
Merda se era bella.
Ti prego, allontanati … posso farti davvero male.
Purtroppo io vivo per il tuo amore e non posso far altro che andare avanti perché io devo essere il più forte di tutti e due.
<< Raf, io … >> quando mi guardava con quegli occhi di oceano mi sobalzava il cuore. Un bacio. Uno solo. Mi sarebbe bastato, giuro.
<< Tu? >> i Devil e le Angel mi guardavano straniti.
<< Io devo andare. >> mi voltai e cominciai ad andare da qualche parte dove loro non potevano vedermi … e da lì cominciai a correre, correre via.
Il vento gelido mi colpiva il viso, ma io continuavo a correre.
Volevo sentirmi libero.
Le gambe cominciavano a farmi male e il fiatone era sempre più forte … non mi interessava, anzi, cominciai a correre più veloce.
Quell’amore faceva troppo male; c’erano troppi ricordi.
Il nostro bacio, i nostri sguardi e i nostri sorrisi …
Dovevo farli finire tutti quei ricordi: erano dolorosi e mi avrebbero potuto uccidere.
Di sottofondo partiva un’altra canzone: “Coming Down” dei Five Finger Death Punch.
Ora cominciavano a uscire le lacrime; lacrime di ghiaccio, lacrime di sangue.
Mi sentivo così nervoso e così arrabbiato…
Avevo un bruciore dentro, un dolore di spade nel petto.
Come si fa? Voglio scappare, l’unico modo per ribellarmi da un mostro di nera anima ardente.
L’unica cosa che posso fare è quella di accettare che il nostro amore è impossibile, senza via di uscita.
<< Non ci sarà mai un futuro per voi, Sulfus! >> lo gridai, lo gridai a squarcia gola, come se in quel modo avrei potuto convincermi davvero.
Strinsi gli occhi, erano pieni di lacrime.
E fu così che inciappai e caddi.
Che dolore. Avevo le mani e le braccia tutte graffiate e tagliate ma, fortunatamente, ero riuscito a proteggermi il viso.
Mi voltai con lo sguardo verso il cielo e rimasi a prendere fiato. Il mio sguardo si perse nel vuoto: non è brutto stare da soli. A volte ci vuole proprio.
Respiravo quell’aria di quiete riempiendomi i polmoni. Pace, era questo ciò che volevo, stranamente.
Il problema è che i Devils pace non ne hanno.
Dovevo andare via, stare da solo per un po’ e, forse, a quel punto avrei ritrovato me stesso.
I passi di qualcuno mi fecere voltare il capo: era Raf.
<< Perché te ne sei andato così, Sulfus? >>
<< E tu perché tu non fai altro che chiamarmi “Sulfus”? >> aspettò un secondo e poi riprese: << Forse perché è il tuo nome? >>
Feci una smorfia di noia e feci una piccola risata: << Forse perché tu non mi ami veramente.>>
Lei sobalzò.
<< Non è vero, io ti amo! >>
<< Provamelo. >> la mia voce era neutra.
<< Come posso? >> chiese con un accenno di … di … non so neanche io.
<< Baciami, calcolami, chiamami in modi dolci in modo da poterti dire che sei sdolcinata anche se a me piace: fammi cominciare a vivere. >>
Il tempo si blocco in uno sguardo reciproco.
<< Fammi cominciare a vivere, ti prego. >>
Lei abbassò lo sguardo:<< Non posso. >>
Voltai lo sguardo al cielo:<< Come pensavo. >>
<< A – cominciò a balbettare – a me dispiace tanto … >>
<< Non è vero. >> il mio tono era più arrabbiato e aggrottai le sopraciglia.
Le si mozzò il fiato:<< Se fosse stato così – continuai – allora avresti avuto il coraggio di fare le cose che ti ho detto … ma non è così. >>
La stavo distruggendo piano piano, ma almeno , per una volta, proverà ciò che ho provato io per tutto questo tempo.
Mi alzai e andai via, tutto ciò non aveva più senso continuarlo.
Mi cominciai a dirigere verso qualche via sconosciuta, quando lei corse verso di me e mi abbracciò da dietro: << Amore mio. >> sgranai gli occhi, lo aveva detto sul serio.
Mi voltai verso di lei:<< Sì? >>
Mi strinse più forte, con le lacrime agli occhi.
Avvicinai il mio viso al suo, facendo in modo che i nostri nasi si toccassero.
Poi fu là, la droga che non ne avrei mai avuto abbastanza: il nostro bacio.

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Capitolo 5
*** Ora esiste un noi? (Leopardi e Einstein padroni della mia mente) ***


Era reale ciò che è stato tra me e lei?
O era falso?
Forse è come diceva Leopardi? Che la natura ci crea queste illusioni?
O forse è come diceva Einstein? Che tutto è relativo?
Forse era veraamente tutta illusione e magari era anche unita alla relatività.
Forse niente era reale.

Respirai profondamente, un respiro di quelli forti, uno di quelli in cui riempi i polmoni fino all'orlo.
Aprii la porta: alla fine non ho nulla da perdere se non che il mio amore eterno.

Cominciai ad attraversare il corridoio e migliaia di voci si fecero strada nella mia testa: chi diceva che avrei dovuto tentare e chi, invece, ritirarmi.
A volte l'amore fa paura, infatti l'amore è solo per i coraggiosi ... e io lo sono.
O forse no?
Forse sono solo uno stupido che crede di esserlo e che tenta di scoprire chi è veramente.
Ma l'importante è che io consideri la mia vita e quella degli altri piena di significato, perchè è così. Ognuno è nato per uno scopo ma, se credi il contrario allora non sei degno di questo splendore.
Lo diceva pure il buon vecchio Albert: "Chiunque consideri la propria e l'altrui vita come priva di significato è non soltanto infelice ma appena degno di vivere."
Oh! Per ora basta con questi aforismi! Se no scenziato pazzo ci divento io!

Senza accorgermene ero arrivato davanti alla porta del dormitorio, solo un passo e chissà, lei sarebbe stata davanti a me ...
"Muor giovare colui ch'al cielo è caro
Menandro
Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte
Ingenerò la sorte.
Cose quaggiù sì belle
Altre il mondo non ha, non han le stelle.
Nasce dall'uno il bene,
Nasce il piacer maggiore
Che per lo mar dell'essere si trova;
L'altra ogni gran dolore,
Ogni gran male annulla.
Bellissima fanciulla,
Dolce a veder, non quale
La si dipinge la codarda geme,
Gode il fanciullo Amore
Accompagnar sovente;
E sorvolano insiem la via mortale,
Primi conforti d'ogni saggio core."

No ... Ora anche Leopardi con "Amore e Morte".
No, basta!

Presi un respiro profondo: andai.
Entrai nel dormitorio: all'entrata non c'era nessuno.
Guardai l'orario: erano le 9:00.
Erano tutti a lezione.
Camminai lentamente, i miei passi erano come invisibili, sordi, muti e ciechi. Senza vita. Come se non esistessero.
Ma, quello che mi preoccupava era il mio cuore. Già, una corsa sfrenta di cavalli, grida di dolore e feroci artigli. Il frastuono si poteva udire dall'esterno.

Trovai la camera di Raf.
In un primo momento indugiai ma, poi mi feci coraggio.
...
Merda.

Raf er alì, sul letto: non era andata a lezione.
Io degluttii mentre lei, ancora, mi fissava sorpresa.
Era perlomeno felice di vedermi?
No, proprio non lo so.
<< Raf, ma non sei a lezione? >> che domanda idiota che le ho fatto. In un momento del genere non c'era proprio domanda migliore.
<< E tu cosa ci fai qui, in camera mia? >> non comprendevo se era arrabbiata.
<< Volevo parlarti. >> feci il forte.
<< Allora dimmi. >> lei forse si era calmata.
<< Volevo chiederti se ... >> feci il debole.
<< Se? >>
Respirai:<< Se dopo il nostro bacio, adesso, esiste un noi. >>
Ave! L'ho detto!
Raf, per un secondo arrossì ma poi parlò:<< Sì. >> lo disse leggero, come se fossimo in spieggia e lei fosse il mare che rinfrescava.
Ad entrambi nacque un sorriso sul volto.
Eravamo sempre più vicini ...
Un altro bacio.
Ok, ora se qualcuno vuole mettere nella mia testa qualche cosa lo poteva anche fare, sarebbe andata bene.
Ma mi sa proprio che il primo sarebbe stato Leopardi.
"Passata è la tempesta:
odo augelli far festa, e la gallina,
tornata in su la via,
che ripete il suo verso. Ecco il sereno
rompe là da ponente, alla montagna;
sgombrasi la campagna,
e chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
Risorge il romorio,
torna il lavoro usato.
L’artigiano a mirar l’umido cielo,
con l’opra in man, cantando,
fassi in su l’uscio; a prova
vien fuor la femminetta a cor dell’acqua
della novella piova;
e l’erbaiuol rinnova
di sentiero in sentiero
il grido giornaliero.
Ecco il sol che ritorna, ecco sorride
Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
apre terrazzi e logge la famiglia:
e, dalla via corrente, odi lontano
tintinnio di sonagli; il carro stride
del passegger che il suo cammin ripiglia.
Si rallegra ogni core."
Già... ed ecco Einstein:
"La vita non ti da le persone che vuoi, ti da le persone di cui hai bisogno: per amarti, per odiarti, per formarti, per distruggerti e per renderti la persona che era destino che fossi."
Eh sì, hai pienamente ragione vecchio amico mio, hai pienamente ragione.

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Capitolo 6
*** Sorpresa. ***


Passeggiavo per il corridoio con le mani in tasca.
Guardando fuori si potevano notare quegli umani che cercavano di coprirsi il maglio possibile: si stava avvicinando sempre di più l'inverno.
Toccai con una mano il vetro freddo pungente della finestra osservando quelle creature che cercavano di mettersi, il meglio possibile, le sciarpe.
Quanto erano stupidi gli esseri umani.
Erano così ... fragili.
Oppure no? 
Forse sono gli Angel e i Devil quelli fragili e loro sono semplicemente come noi che li custodiamo in ogni scelta, sia buona e cattiva.
<< Sulfus! Cosa stai facendo? >> Kabalè era sbucata da dietro le mie spalle.
Mi girai, un po' tramortito, dalla caduta troppo veloce e inaspettata dai pensieri.
<< Niente che ti possa interessare. Tu, invece,come mai qui? Non devi essere fuori con Kabiria? >> ero abbastanza scocciato, quello era uno dei pochi momenti in cui potevo rimanere da solo, a pensare.
Kabalè sbuffò, aveva capito che non mi andava molto di parlare e che non ero molto felice di vederla:<< Ti ero venuta a cercare, la professoressa Temptel ci vuole in aula sfida. >>
La guardai con espressione interrogativa inclinando da un lato la testa:<< Come mai? >>
Kabalè fece spallucce:<< Non saprei. >>
E ci incamminammo verso l'aula.
 ***
In aula sfida ci vennero incontro Kabiria e Gas:<< Finalmente! Ce ne avete messo di tempo! >> un po' stizzita.
Stavo per ribattere finché la voce della professoressa Temptel non ci chiamò: vidi che c'erano anche le Angel.
Il professor Arkan cominciò:<< Bene ragazzi, oggi siete stati chiamati qui perchè abbiamo deciso di fare una gara a punti. >>
La Temptel continuò:<< La squadre, ovviamente, saranno quella dei Devil e quella delle Angel. >>
Arkan proseguì:<< Abbiamo deciso di unire le classi, in modo da far sì che lavoriate a stretto contatto con il vostro avversario. Questa gara, quindi, deciderà se usare una classe degli Angel o una dei Devil. >>
Ero spiazzato, io e Raf saremmo potuti essere nella stessa classe!
Mi sentivo così felice.
I miei occhi dorati si incontrarono con quelli celesti di Raf, c'era felicità in noi.
Accennò un sorriso e io ricambia mentre sentivamo tutti gli altri che facevano facce disgustate e reclamavano ai professori.

Non vedo l'ora ... amore mio.




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Scusate se sono mancata tutto questo tempo, è che mi è mancata ispirazione... tra esami e problemi sentimentali mi sono lasciata andare.
Anche se è un capitolo molto piccolo spero che vi piaccia lo stesso, si ricomincia a scrivere!
Vi prego, scrivetemi qualcosa: è da troppo tempo che non la aggiorno c.c

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