The Battle Of Evermore

di TheFlyingPaper
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


The Battle Of Evermore

Gli zoccoli furenti del cavallo macinavano terreno e un caldo vento s'insinuava tra i lunghi capelli dorati del giovane.
Strinse gli occhi e le mani attorno alle redini osservando la boscaglia diradarsi ed aprirsi alle spoglie praterie; alzò lo sguardo al cielo, chiedendosi quanto sarebbe ancora mancato alla meta e sperando nella promessa lasciata da Galadriel ai suoi avi.

Per quanto difficile il cammino si porrà ai vostri occhi, un posto sicuro v'attenderà sempre;
Per quanto tempo passi, per quanto lontano possano le mie membra riposare un giorno, non ci sarà creatura contraria al vostro ritorno.”

Quel patto era diventato una litania che accompagnava i sogni di ormai varie generazioni degli Uilee.
La loro certo non era una famiglia potente né particolarmente ricca, bensì munita d'una sfrenata adorazione per le Arti Semplici, vale a dire tutto ciò riguardante la musica, la danza, la poesia od ogni altra forma d'attività che richiedesse delicatezza ed abilità. Possedevano folte capigliature chiare spesso intrecciate mollemente e grandi occhi curiosi, capaci di scrutare attentamente ogni dettaglio attorno ad essi fin dalla più tenera età. Crescendo si sarebbero ritrovati capaci di scuotere e piegare il fuoco al loro volere attraverso gemiti e danze misteriose in grado di stupire persino i più scettici tra gli ospiti. Così tra gli abitanti cominciò a divampare l'idea che quel vasto clan fosse progenie di Tulkas, o che in qualche modo avesse a che fare con i Valar.
Ma le giornate felici e le serate passate davanti al fuoco sfuggirono troppo presto dalle mani di Robert.
Il ragazzo dovette galoppare verso una speranza resa fioca dal tempo, attraverso spoglie lande e giù per lunghi pendii, lasciando alle sue spalle la morte ed il terrore che i servi dell'Oscuro Signore avevano portato nel piccolo paese, una volta teatro di amore e vita, ad Enedwaith.
Aveva lasciato dietro di sé la Strada Maestra da ormai due giorni cercando in qualche modo di evitare di giungere nei pressi di Isengard e allontanandosi il più possibile dal grande fiume, percorrendo strade comunemente considerate più rischiose, quando si trovò di fronte ad una grande gola intrisa dell'odore acre della cenere. D'istinto smontò da cavallo per proseguire più silenziosa­mente e scoprire la natura di chiunque avesse utilizzato la fiamma.
Assottigliandosi contro la parete rocciosa fece qualche passo sperando che le scarpe non scivolassero sul terreno rischiando di rivelare la sua posizione e cominciò a scorgere i resti di un piccolo fuo­co; coperto dal velo della notte e incoraggiato da qualche sporadico rumore intorno a lui, mosse an­cora qualche passo per poter osservare con maggiore attenzione. Solo allora si rese conto della pre­senza di due figure distese dove la poca vegetazione permetteva un minimo riparo dalla vista; erano entrambe accovacciate e tutto ciò che Robert riuscì a percepire chiaramente fu il loro respiro. Si ab­bassò per esaminare il semplice accampamento che in poche ore sarebbe stato sradicato assieme al sonno dei due individui.
Attorno al braciere era stata sparsa della polvere d'un colore remoto, ricordato solo nelle corolle più rare della sua terra. Provò a toccarla, e ne ottenne solo un intenso brivido di freddo.
Allora le avvicinò il naso per ricondurre il suo odore ad un altro nella sua memoria, ma non riuscì a ricordare alcun lezzo o profumo che somigliasse a ciò che aveva appena odorato.
Estrasse una piccola ampolla di vetro dalla bisaccia e raccolse una piccola parte di quella sostanza sperando di poter ottener risposte una volta a Lothlòrien.
Alcune sacche erano gettate a terra e sembrava fossero state rivoltate da dentro a fuori per poi essere riempite alla rinfusa; si avvicinò gattoni ed ispezionò il contenuto della più vicina stando ben attento a non farsi notare: qualche coperta e un fagotto. Se lo rigirò piano tra le mani, come temendo d'esser aggredito da un momento all'altro. Prese a disfarlo con cura e ciò che vide al suo interno lo fece trasalire: quattro sassolini blu parevano fissarlo dalle incisioni dorate emanando una strana luce. I riverberi del ciano che gli si riflettevano sugli zigomi.
Riavvolse di colpo la stoffa attorno alle rune, ne era certo: si trattava di quelle magiche pietruzze che gli stregoni gettavano in aria per predire il futuro.
Le aveva viste venire usate solo un paio di volte da stregoni di passaggio davanti ai bambini per in­trattenerli e le domande poste erano tutt'altro che imprevedibili, così aveva semplicemente scansato la questione come se la predizione del futuro fosse apertamente irrealizzabile. Eppure ora s'era manifestata davanti a lui in modo così spontaneo da farlo sentire estremamente affine ad essa. Scosse i capelli e si levò; avrebbe lasciato quel posto al più presto, la luce del mattino avrebbe fatto capolino in fretta da dietro il costone e Robert non avrebbe certo voluto rivelarsi a quei due.
Si voltò e fece per andarsene quando sentì una fitta lancinante al centro della schiena diffondersi per tutto il corpo. Venne strattonato in mezzo alla cenere e sentì le forze venirgli meno; cercò con la mano il punto in cui si sentiva trafitto, ma non trovò nessuna traccia di un'eventuale ferita.
Chiunque lo avesse carpito doveva padroneggiare le arti della magia al meglio, quindi non rimaneva che pregare per un trapasso quantomeno veloce se non indolore.
Allora avvertì un potente calore farsi strada fra le membra ed intravide tra la polvere il fagotto pul­sare, come se le pietre volessero uscirne e raggiungerlo. L'aggressore si distrasse e la presa allentò, così con un balzo si liberò ed impugnò l'elsa sottile pronto a colpire.
Per un attimo Robert si trovò spiazzato dall'altezza dello stregone, mentre gli si parava davanti coi suoi grandi smeraldi spalancati e le mani tese verso di lui. Il giovane attaccò, ma con un rapido ge­sto della mano l'altro lo scaraventò a terra, gettandosi cavalcioni su di lui.
Il bruciore che poco prima lo aveva abbandonato crepitò di nuovo impedendogli di liberarsi dalla presa avversaria sempre più stretta e soffocante.
“Da.. dove.. vieni” l'ignoto scandì la frase da sotto la cappa, come sputandogliela addosso intrisa di rabbia, ma gli occhi tradivano un terrore che non riusciva a comprendere.
“Da Enedwaith.” le parole gli scivolarono dalla bocca senza alcuna fatica, lasciandogli il palato sec­co per lo stupore d'averle pronunciate.
“Siamo ad Enedwaith, ed è un po' strano che la gente di queste parti si metta a frugare nelle bisacce altrui senza permesso. Non dopo il grande sgomento causato dall'Oscuro Signore, perlomeno.” Ro­bert deglutì impaurito cercando una qualsiasi scusa da propinare al viandante, quand'egli interruppe l'impetuoso flusso dei suoi pensieri.
Sento tutto, Uilee. Avverto il tuo respiro e frugo tra i tuoi innumerevoli ricordi. M'insinuo fra le tue speranze, corro tra i tuoi desideri e odoro le tue paure. Arrenditi, Uilee, e non torneranno mai più a farti visita. Arrenditi e dimenticherai lo sgomento che percorreva i solchi della vecchiaia di tuo padre e tua madre. Non ci sarà fatica che arresterà il tuo cammino, stanne certo.”
La voce dell'altro era sottile, ovattata e lontana, come se udita da dietro una tenda e le labbra dello sconosciuto non accennavano neppure a distaccarsi sebbene Robert udisse chiaramente la sua parola spargersi per tutta la mente impedendogli di protestare. Cercò conforto nella speranza di riuscire ad urlare, ma ciò che sgorgava dalla sua gola assomigliava più ad un disperato rantolo denso di sangue. Non voleva piegarsi al volere di chiunque avesse davanti e per quanto egli potesse mostrarsi terribi­le, desiderava proseguire il suo viaggio ed arrestarlo a pochi giorni dal suo inizio gli sembrava tutt'altro che degno di onore.
Silenziosamente strinse a sé una ricca manciata di cenere e polvere, mentre con la mano libera cer­cava di svelare il volto dello straniero, rabbuiato da un lembo del mantello scuro. D'improvviso al­lora, il rivale fece scivolare le mani sotto il margine della stoffa e la fece accasciare al suolo con un sordo tonfo. 



Angolo dell'autrice
Sono stata piuttosto insicura di questa storia, ma dopo circa un centinaio di revisioni, diecimila caffè e un miliardo di pacchi mentali, ho deciso di cominciare a pubblicarla.Ogni 2 settimane ci saranno nuovi capitoli e non si sa mai che col finire della scuola possa incrementare il umero o accorciare i tempi. Spero non sia troppo noiosa e che mi meriti almeno un paio di recensioni. :)
xxx

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


The Battle Of Evermore


 

 

Un viso scarno venne illuminato dalle prime luci del mattino, mentre nei larghi occhi silvani riluce­vano gioie remote quanto crudeli, simili al fremito che coglie il cacciatore dall'arco teso davanti alla più solenne delle fiere. Erano immobili, eppure parevano saettare all'interno di quelli di Robert per leggerne ogni piccolezza, dalle minuscole bacche di belladonna che contornavano il chiaro cielo estivo per giungere al più tempestoso dei mari giusto prima del baratro nero della pupilla. Una lun­ga capigliatura bruna pendeva lungo le fini fattezze dell'uomo incorniciandone le gote e la fron­te, mentre alcune ciocche nascondevano a malapena uno sfregio recente sul lato destro del volto. Possedeva un naso certamente piccolo e appena più in basso, della barba cominciava a rendere il profilo più ruvido nonostante la sua bocca paresse una delle più tenere e pure che si fossero mai vi­ste fino allora, ma pareva cadaverica nel suo pallore.
La Dhrigjn, una mistura capace di mietere vittime persino tra gli Eldar più illustri se dosata malamente, letale per uno hobbit ed infinitamente rischiosa per un uomo, aveva portato alla pazzia molti nani ed alla perdizione giusto qualche Maiar, prima di finire nelle mani di Hyalin, questo era il nome dello straniero, o meglio, si trattava certamente di uno degli Hyalin. Essi vivevano una vita nomade tra le montagne a nord di Mordor, aveva­no buoni rapporti coi raminghi, ma la loro esistenza eremita era incompresa da molti. Se gli Uilee si davano al canto e alle danze, gli Hyalin erano soliti osservare e dedurre e ciò che li rendeva davvero potenti e temibili era la loro innata capacità nel leggere i pensieri e solcare i mari dei ricordi delle menti che li circondavano. Comunque era molto strano che uno di essi si aggirasse in quei territori, soprattutto se accompagnato da una sola persona. Che fosse un esule? Allontanato dalla famiglia per i poteri troppo grandi o per i vizi azzardati? Perché s'era rivelato così a cuor leggero dopo averlo quasi ucciso? Queste domande vorticavano rabbiosamente tra le corde vocali e il pensiero di Ro­bert, proprio quand'egli gli fornì tutte le risposte, ancora rifiutandosi di mandar fiato.
Non sono esule per scelta altrui, Uilee, e i miei poteri si stanno rivelando solamente ben sfruttati. La Dhrigjn è l'ultimo dei miei problemi e, sebbene mi rammarichi estremamente ammetterlo, la prima delle mie consolazioni. Considera lo scontro di prima come una mera verifica; volevo accertarmi che fossi temprato come si dice siano gli Uilee. E anche se sei riuscito a rivelar­mi immediatamente il tuo luogo d'origine sei stato eccellentemente scaltro nel progettare di confon­dermi per rimetterti in piedi, per non parlare di quanto io abbia apprezzato il tuo stoicismo alle mie moine. Un uomo tutto d'un pezzo, Uilee!” Dopo avergli propagato il messaggio nella mente si levò, allungandogli il palmo della mano destra per aiutarlo ad alzarsi e, sempre a labbra serrate, gli indicò le rune.
Io le prenderei seriamente se fossi in te, Uilee, hanno un grande potere. Non si tratta di semplici rune, alcuni credono che appartenessero addirittura a Melkor. Finché le terrò in mano io puoi star certo che non sprigioneranno stranezze, benché il mio corpo sia molto provato le riconsegnerò al Grande Mare. Ciò che esse bramano è portare indietro l'equilibrio, ma l'unico modo è la distruzione. Tutto ciò che conosci sarebbe cambiato, come all'inizio di Ea, quando Melkor innalzava le montagne dove i Valar creavano grandi pianure e quando dove la florida mano di Yavanna donava grandi alberi alla terra egli la rendeva sterile o così fitta da ospitare le più orrende tra le creature. Ho paura, più di quanto tu possa immaginare, di ciò che ne deriverebbe. Ma ciò che spero sia debellato, seppure si fortifichi ora dopo ora, è il potere di Sauron. Non so davvero se lui ne sia a conoscenza, ma non lo credo, data l'attenzione che ripone all'Anello. Lo cer­ca, e presto lo avrà molto vicino, ma se conosco abbastanza Elrond, farà in modo che venga distrutto al più presto.” Tacque e lasciò cadere il silenzio fra le loro menti mentre una fitta coltre mattutina li avvolgeva, la poca vegetazione tramutata in ombre indistinte in pochi minuti.
Solo allora Robert ricordò la seconda figura e la cercò con lo sguardo, frugando per quanto possibi­le la nebbia. Hyalin lo attraversava con le iridi scure e parlò.
“Cerchi il mio compagno?”
Si ritrovò a balbettare una risposta inutile, perché accanto al poco che rimaneva del braciere il secondo uomo si faceva avanti, coperto da una lunga cappa. VeryaOtorno, così aveva detto di chia­marsi, era più giovane di Hyalin di poco e i loro lineamenti non avevano nulla in comune, seppure fossero entrambi particolari.
VeryaOtorno, nonostante fosse meno alto, sembrava più forte ed era più curato nell'aspetto. Portava lunghi capelli color miele ad ornare un viso largo e austero, anche se gli occhi lasciavano trasparire una strana ansietà. Non lontano dalle labbra, il naso se ne stava dritto e grave tra le vaste gote ossute che si univano lisce al mento un po' prominente.
“Cercavate me? Altrimenti fate pure con comodo, ho la virtù di saper aspettare. Siete esilaranti, sapete?”
Una risata aleggiò tiepida, alleviando i pensieri di Robert, mentre cominciava a soppesare l'idea di unirsi alla piccola compagnia. Non sapeva se gettarsi a capofitto nell'impresa o proseguire il viaggio verso Lothlòrien da solo. Ma lo tormentavano dubbi ed insicurezze: perché mai quei due sapevano chi era? E per quale oscura ragione avrebbero avuto bisogno di lui?
“Puoi benissimo farci delle domande, Uilee. Per ora non credo ti uccideremo, vero Hyalin?” lo spronò allegramente VeryaOtorno, come se fossero amici di lunga data.
“Chi siete? Conosco i vostri nomi e nient'altro, perché dovrei fidarmi di voi? E vi prego di non sfo­derare la vostra abilità nell'insinuarvi nella mente, non lo reggerei nuovamente.” domandò con foga una volta preso coraggio, mentre la nebbia ancora riposava bolsa tutt'attorno a loro.
“Chetati, giovane, e accomodati, che al nostro racconto le gambe stenteranno a reggerti. Il mio compagno non è in grado di leggere e parlare alla tua psiche e se lo riterrà opportuno sarà lui a mostrarti le sue doti. Ma prima che tu apprenda il nostro passato concedi a questi due viandanti il permesso di of­frirti di che sfamarti. Hai l'aria di chi non mangia da giorni.”
Così dicendo Hyalin gli porse una pagnottella scura e una pallida fiaschetta di pelle e Robert, seppur con sospetto, le accettò senza farsi troppe domande, in fin dei conti i due si stavano dimostrando quasi comprensivi.
VeryaOtorno riordinava le sacche e nascondeva le tracce dell'accampamento alla meglio, preparando la partenza. Il viso era disteso e pressoché sereno, quasi che gli avvenienti delle ultime ore non l'avessero minimamente turbato.
Mentre sgranocchiava il pane, Uilee si chiese che ne fosse del cavallo e dei pochi averi che portava in groppa e la curiosità s'insinuava seducente attorcigliandosi a quel quesito, così sovrappensiero non si avvedette della silenziosa scomparsa dell'altro. 

Angolo Dell'Autrice
Ok, lo ammetto.. è passato un po' tanto tempo.. Mi sento in colpa, ma sono successe tante cose.. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, lettore. E spero anche che ti abbia fatto venire voglia di recensire!
xxx
TheFlyingPaper

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