She was mine

di Sebs
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter One: Becoming ***
Capitolo 2: *** Chapter Two: Being ***



Capitolo 1
*** Chapter One: Becoming ***


 

Lexa non aveva dormito molto quella notte. Era tutto così confuso.

Ricordava di essere preoccupata per ciò che sarebbe successo la mattina dopo, così era andata nel letto di Anya che l'aveva stretta a sé e solo allora era riuscita addormentarsi.

Ma ora il letto era vuoto e freddo.

La porta si aprì e Anya entrò sorridente. Si sedette sul letto e Lexa l'abbracciò.

"Spaventata, piccolina?"

Lexa mormorò qualcosa come 'i Grounders non hanno paura', e fece ridere Anya.

"Certo. Allora," disse prendendola per le spalle. "Dobbiamo prepararci."

Anya era ancora in vestaglia, il che era una novità. Lexa non l'aveva mai vista con un vestito.

Anya le baciò la fronte e si alzò. Le tese la mano e Lexa saltò giù dal letto.

Andarono al laghetto dietro il loro accampamento. Anya le disse che doveva immergersi completamente per alcuni secondi perché faceva parte del rituale.

Il rituale. Lexa se n'era quasi dimenticata.

"Allora, piccolina. Sai che siamo sorelle, noi due?"

Lexa entrò in acqua. "Siamo sorelle, siamo l'una la madre dell'altra, siamo la stessa persona, siamo mille persone."

"E sai cosa vuol dire?"

Lexa s'immerse completamente e riemerse poco dopo. L'acqua era congelata.

"Vuol dire che un giorno sarai tu a guidare i Grounders. Quando sarò troppo vecchia per farlo."

"O quando sarai in guerra."

"O quando aspetterò dei bambini."

Lexa la guardò. No, non poteva avere dei bambini. Erano sempre state solo loro due. Dei bambini indicavano la presenza di un maschio.

"Ci vorrà un sacco di tempo, comunque. Però dobbiamo essere sicuri di fare di te la nuova Commander."

Lexa s'immerse di nuovo. Essere la nuova Commander. Diventare come Anya. La gente temeva e rispettava Anya, ma lei non era cattiva.

Doveva diventare come lei? Ma Anya era grande e bellissima, e lei… lei era una bambina.

Anya immerse la faccia e la fece ridere.

Riemersero e Anya le passò un asciugamano. Tornarono in tenda e Lexa scoprì che le avevanofatto dei vestiti da Grounder, simili in tutto e per tutto a quelli di Anya.

Dei pantaloni, non stretti come quelli di Anya, e una giacca in pelle.

Anya le sorrideva, mentre anche lei veniva vestita.

"Un giorno sarai tu ad aiutarmi a mettere l'armatura," le disse. Lexa si sentì più importante.

Anya le prese una mano. Sarebbero dovute andare al tempio insieme, a piedi, come le aveva spiegato la sera prima.

Arrivate, Anya bussò sulla massiccia porta, che venne subito aperta.

Il tempio aveva il pavimento in pietra, ed era già pieno di gente. Era così buio, le uniche luci provenivano da dei vetri colorati in colori scuri sul soffitto. Sacerdoti con le teste pelate e sacerdotesse con delle vesti candide si girarono a guardarle.

"Non aver paura, Lexa. Sarai la loro Commander un giorno."

Lexa notò che c'erano anche dei ragazzini.

Si sedettero su una panca, mentre il più vecchio dei sacerdoti iniziava a parlare.

Lexa continuò a guardarsi intorno. Tutti abbassavano lo sguardo quando lei lo poggiava su di loro.

Una bambina le sorrise e la salutò con la mano. Almeno Lexa pensò che la stesse salutando: le maniche erano troppo lunghe, e non vide le sue mani.

Lexa iniziò a dondolare le gambe. Era una noia mortale. Guardò di nuovo la ragazzina: aveva tirato su le maniche e gesticolava.

Era il linguaggio militare. 'Potremmo sempre scappare,' le mimò.

'Potresti venire alla festa, dopo'

'Non posso uscire dal tempio. Non è ancora ora'

'Che cosa assurda'

"Lexa, smettila," le sussurrò Anya, alzandosi. Prese una ciotola e si inginocchiò davanti a lei. La poggiò sulle sue gambe sottili e si mise al suo fianco.

"Costia," chiamò il sacerdote. La bambina con cui stava mimando Lexa fino a pochi minuti prima si fece avanti.

Arrivata davanti a Lexa alzò le braccia. Erano tutte percorse da dei disegni: dei fiori, delle foglie e delle lettere di un alfabeto che neanche Lexa sapeva.

Immerse le mani nella ciotola, piena di terra e carboncino. Lexa temette che i disegni sulle mani si sarebbero rovinati.

Le toccò una guancia. Iniziò a disegnarle qualcosa sul viso. Lexa chiuse gli occhi e li riaprì quando non sentì più le mani di Costia sul suo viso. Ora le sorrideva, con le mani sporche giunte.

"Heda Leksa, second leader gon the Grounders. Long may em gonplei ," disse a voce alta. I sacerdoti e le sacerdotesse applaudirono in silenzio.

Anya s'inginocchiò davanti a lei e l'abbracciò. "Commander Lexa, secondo capo dei Grounders. Combatti a lungo," le sussurrò all'orecchio.

Allungò una mano verso Costia, che si avvicinò. "D'ora in poi, sarà lei a vestirti per la battaglia. Sarà la tua migliore amica, la tua ombra e te stessa nel tempio."

Costia guardava Anya in adorazione. Lexa quasi la invidiava. Poi Costia si voltò verso di lei e le sorrise. Le prese una mano e la strinse.

"Costia, ora potrai uscire quando vorrai. Nessuno potrà avvicinarsi a te a meno che tu non voglia, pena la morte."

Costia annuì. "Sono onorata, Commander Anya"

Anya sorrise. "Vi lascio sole," disse alzandosi e andando verso il sacerdote.

"Non ti si rovinano i disegni sulle mani?"

Costia lasciò la sua mano e le fece vedere che sul palmo non c'erano disegni. Lexa girò le sue mani, e le pulì dal carboncino e dalla terra.

"Mi fai vedere il mondo lì fuori?"

Lexa le prese di nuovo la mano. Fece segno di aprire le porte e dei servi obbedirono. Era il primo ordine che dava da Commander.

Costia strinse gli occhi. Non era abituata a tanta luce. Inspirò e iniziò a ridere.

Lexa rimase dentro il tempio ancora un po'. C'era un sacco di gente ad aspettarla lì fuori.

"Heda Lexa!" urlò Costia, seguita da tutti i nuovi cittadini di Lexa.

Lexa uscì al sole e tutti applaudirono, lanciandole fiori. Anya le fu subito dietro. Parlò nel dialetto per farsi comprendere meglio da tutti.

"Heda Lexa, la vostra nuova Commander. Le riserveremo tutti i rispetti, ché la sua giustizia e il suo buon cuore saranno la nostra salvezza. Costia, la sua seconda anima, sarà la benvenuta nel mondo fuori dal tempio. Oggi è un giorno di festa!"

Lexa sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Era tutto perfetto.

Anya le prese una mano e Costia la imitò, stringendosi a lei.

Lexa era diventata ufficialmente un'adulta.

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Capitolo 2
*** Chapter Two: Being ***


L'appellativo di Anya era 'la dura'. Lo aveva sussurrato il sacerdote alla Commander che c'era prima di lei. La sua seconda anima, Indra, era stata chiamata 'la fidata'.

L'appellativo di Lexa era 'il buon cuore'. Anya temeva che quel nome l'avrebbe fatta soffrire. Chi ha un buon cuore è debole, lo sanno bene tutti.

Soprattutto ora che i Reapers si avvicinavano sempre di più.

Non voleva darle troppe responsabilità, anche se ormai aveva la sua età di quando era diventata prima Commander.

Finché poteva lasciarla in retroguardia, sarebbe stata pronta a dare la sua vita per salvarla.

 

Costia non aveva paura di uscire dal tempio. Andavano insieme per la città. I Grounders quasi non riconoscevano Lexa senza la sua maschera da guerra e con i vestiti da persona comune Costia non dava nell'occhio.

Erano state delle bambine piuttosto solitarie. Le storie, diceva Costia, narravano che un'anima può stare bene solo quando è completa. E ora la loro anima lo era.

Costia era stata educata all'adorazione del divino, nel tempio, e i Commander erano manifestazioni del divino. Non credeva più a questa faccenda. Lexa era più legata alle cose concrete, che non a tutte le storie con cui era cresciuta Costia. E Costia, che doveva essere l'anima terrestre di Lexa, man mano credeva di meno alle leggi del divino. Dopotutto, una volta vestite come comuni Grounders, non erano diverse da nessun'altra coppia di amiche.

Tenevano le dita intrecciate e camminavano nel mercato, comprando fiori con colori straordinari o tessuti per delle camicie da notte, l'unico lusso che entrambe potevano permettersi, una costretta dalle convenzioni, l'altra dal non avere a disposizione molti soldi.

Anya era diventata ancora più grande, ma Lexa non la guardava più con adorazione. Ora erano adulte entrambe e condividevano alcune mansioni.

Lexa era preoccupata per Anya, da quando aveva inviato la sua seconda anima a governare un popolo. Non avere la propria seconda anima vicino era una delle cose più terribili che potevano capitare ad un Commander.

"Questi ti starebbero bene tra i capelli," disse Costia prendendo dei fiori a stelo corto.

"Non porto il rosa."

"Em's gon yu laik the great Heda, ste nou?"

"No, non perché sono la Commander, Costia."

Costia rise, passandoli ad una signora con delle monete.

Lei le benedì, e Costia portò Lexa via dal mercato, verso il bosco dietro il tempio. Nel profondo del bosco avevano nascosto i loro vestiti tradizionali, così si rivestirono e Lexa riprese la sua spada dall'albero cavo dove la nascondeva tutte le volte.

"Vieni, grande e temibile Commander," disse Costia, sedendosi su un masso.

Lexa si sedette a terra incrociando le gambe. Sentì le mani di Costia nei suoi capelli, che li pettinavano, li separavano e li intrecciavano.

"Anya non ha intenzione di prendere marito."

"Perché?"

"Ha troppo da fare. Ho sempre pensato che avrei preso uno dei suoi figli e l'avrei cresciuto come lei ha fatto con me. La vecchia Commander era mia nonna e credevo… Che fosse la stessa storia per tutti."

"Ci sono già due Commander, Lexa. Ci vorrà tempo perché nasca il prossimo. Non tutte le storie seguono lo stesso corso."

Lexa tirò a sé le gambe. "Forse Anya non si fida di me."

"Sa cosa vuol dire essere bambine e avere un grande peso sulle spalle. Non vuole velocizzare le cose anche con te."

Lexa alzò il capo verso Costia che le sorrise. Si inclinò appena e le diede un bacio sulla guancia.

Intrecciò qualche fiore ai capelli. "Ora sei una sacerdotessa nei giorni di festa"

Lexa andò a specchiarsi in una delle pozzanghere nel terreno. Aveva i capelli anche davanti al viso, e i petali rosa evidenziavano come la sua pelle fosse scura rispetto a quella delle sacerdotesse.

"Ora è il tuo turno, Commander Costia," disse, mettendosi alle spalle di Costia. Le intrecciò indietro i capelli. Aveva dei ciuffi che le scappavano, ma non si fermò.

"Vai a guardarti."

Costia si guardò nell'acqua. Si coprì il viso con le mani e rise.

"Aspetta, non è finita," disse Lexa prendendo della terra e sporcandole il viso, mentre Costia rideva.

Si specchiarono insieme, ridendo.

"Sei bellissima, Lexa. Dovresti portarli così i capelli quando non porti la divisa."

Lexa prese un ciuffo e iniziò a tormentarselo. Un petalo di un fiore le cadde in mano.

"Lexa?"

Costia le prese il viso tra le mani tremanti. Lo avvicinò al suo e poggiò le labbra sulle labbra di Lexa.

Il petalo le cadde di mano, mentre con gli occhi spalancati cercava di capire cosa stesse accadendo.

Costia si allontanò. "Lexa, va tutto…?"

Lexa corse via, mentre sentiva Costia chiamare il suo nome.

 

Aveva ancora le mani piene di terra quando, nella sua tenda, si sciolse i capelli e si liberò dei fiori. Rimase con i capelli sciolti, stesa sul letto.

Era successo troppo in fretta. Si morse le labbra mentre fermava le lacrime. Che stupida era stata!

"Lexa, dobbiamo andare," le diceva Anya, mentre tornava in sé. "Sono stati avvistati i Reapers."

Lexa si rialzò. Si segnò il viso come aveva visto fare Costia innumerevoli volte.

Anya e gli altri guerrieri erano già in posizione. Suonarono il corno, e uscirono dalle mura.

Si stavano dirigendo verso il tempio.

Costia.

"Lexa, dove stai andando?"

Lexa ignorò Anya, correndo via dall'ordine. Si arrampicò su un albero e iniziò a saltare sulle cime per non essere vista dai Reapers.

Vide il vestito bianco da sacerdotessa di Costia e saltò davanti a lei, spada tratta.

Non pensò.

Saltò addosso al mostro con una rabbia che non aveva mai provato prima, e lo pugnalò mentre era ancora il volo.

Crollarono a terra, Costia che la guardava con il ramo che aveva preso da qualche parte per difendersi.

"Lexa…"

Lexa le andò incontro. Le passò le mani sulle braccia e sui fianchi. Non aveva mai avuto così tanta paura in vita sua. "Stai bene?"

Costia annuì, con gli occhi lucidi. Lexa l'abbracciò. "Devi arrampicarti. Il tempio è troppo lontano. Riesci a farlo?"

Costia annuì ancora e Lexa le asciugò le lacrime. Le baciò la fronte e dopo un attimo di esitazione le baciò piano anche le labbra.

Dopo essere sicura che fosse salita abbastanza in alto, tornò da Anya.

 

Costia era abituata a vedere un'ombra apparire nella sua stanza, a notte fonda.

Lexa odiava i cerimoniali dei sacerdoti e arrampicarsi era molto più facile.

Entrò in silenzio, mentre Costia si preparava per andare a dormire.

"Ho una vestaglia in più, se vuoi dormire qui."

Non sarebbe stata la prima volta, ma Lexa era in dubbio. Erano successe delle… cose, dall'ultima volta che avevano dormito insieme.

"Possiamo parlarne come delle persone adulte. Possiamo…"

"Potrei prenderla in prestito, un'altra volta?"

Costia sorrise. La prese dal baule ai piedi del letto e la passò a Lexa, che iniziò a torgliersi di dosso l'armatura in pelle.

Costia iniziò a sciogliersi i capelli, mentre Lexa si lavava il viso.

"Stavi bene con i capelli da Commander. Poi con quel ramo, avresti potuto uccidere quel Reaper."

"Come no," sorrise, mentre Lexa si sedeva vicino a lei.

"Costia?" disse, prendendole le mani. "Mi hai fatto paura, prima. Nel bosco."

"Un errore. Siamo umani, e…"

"Costia."

Costia si ammutolì.

"Sei la persona più importante, per me. E non è come dicono gli altri, che sei la mia seconda anima. La mia e la tua anima sono la stessa cosa."

Avvicinò una delle mani al suo viso. La baciò piano. "Scusami, se sono scappata."

Costia si inginocchiò davanti a lei. "Sei mia. E io sono tua. Siamo una cosa sola," disse, per poi baciarla sulle labbra.

Lexa la avvicinò a sé e Costia la seguì, stendendosi sul letto.

Costia teneva il viso di Lexa, mentre lei la teneva stretta.

Era come se avesse aperto gli occhi per la prima volta su di lei.

 

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