Incontri casuali

di Rossy_chris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Come ogni lunedì da quella parte, la sveglia suonò puntuale alle sei e trenta minuti.
-Mm, vieni qui piccola.- grugnì Cooper, allungando una mano verso la mia vita per non farmi muovere.
Mi voltai verso di lui, sorridendogli. Piano accarezzai il suo viso ancora sonnolente e poi balzai fuori dal letto, come una lepre.
-Mmm..-grugnì lui di nuovo, trattenendo una risata. –Perché non puoi essere come le altre ragazze e amare le coccole pre risveglio?-
Mi infilai i miei strettissimi pantaloni di pelle, e tenendomi in bilico su un piede solo, gli lanciai il cuscino, sbuffando. – Perché abbiamo un meeting Cooper.- Canzonai, infilandomi una t-shirt con scritto “I’m not a Hacker, I’m a security professional”.
Cooper alzò gli occhi al cielo e si stese sul fianco –Che importa se arriviamo tardi? Nessuno se ne accorgerà!-
-Alzati o andrò senza di te!-
Iniziai a truccarmi, litigando con l’eyeliner e Cooper finalmente si alzò.
-Buongiorno principessa..- sussurrò,abbracciandomi da dietro. Mi lasciai baciare sul collo e poi gli morsi le labbra, preoccupata. –Ti prego.- implorai, tra un bacio e un altro –è molto importante per me.-
Lui sorrise e mi lasciò per andare a vestirsi. Diedi un ultimo sguardo al mio look e decisi di aggiungere anche il mio solito rossetto viola.
-Dio..-fece Cooper mentre uscivamo. –Che bomba sexy che sei.-
-Smettila.- Risi, colpendolo forte sul braccio.
-Sexy,intelligente, e ..- si fermò, bloccandomi contro il muro. –Mia.-
Gli scoccai un bacio, intenerita. –Oddio, l’autobus!-
Tenni stretto lo zaino dietro le mie spalle ed iniziai a correre, senza badare al mio fidanzato. Lui ,preso dall’orgoglio, mi sorpassò, facendomi la linguaccia. Riuscì a fermare le porte del bus giusto in tempo per farmi entrare.
Rise, mentre io col fiatone timbravo il biglietto.
-Ma che brava ragazza..- mi mise una mano sul sedere e me lo strizzò, baciandomi piano il collo. –Dovrebbero vederti sotto le coperte.-
Arrossii ed iniziai a tossire per camuffare l’imbarazzo. Non gli risposi, ma mi limitai a lanciargli un’occhiataccia e poi mi sedetti a terra al bus, essendo tutti i posti occupati.
Il viaggio sembrava proseguire molto a rilento e io non facevo altro che picchiettare nervosamente sulla porta del bus, controllando spesso l’orologio.
Cooper mi osservava da lontano divertito e io non avevo il coraggio di guardarlo. Mi sentivo così a disagio a volte con lui. Il college era ciò che avevo sempre sognato: l’opportunità che mi avrebbe allontanato dalla mia famiglia e non potevo prenderla alla leggera come lui.
Ero così assorta nei miei pensieri che non mi accorsi dell’aprirsi delle porte.
-Signorina..- mi ammonì una voce –Le spiace fare un passo indietro?-
Mi drizzai a quella richiesta e balbettando un –mi dispiace- a testa bassa, indietreggiai, colorandomi in viso di una tinta molto simile al viola del mio rossetto.
-Posso vedere il suo biglietto,signorina?-
Mi attivai, cercando nervosamente il biglietto nelle tasche del mio strettissimo pantalone. Iniziai a fare delle smorfie e a sudare facendo attaccare i capelli alla fronte. Soffiai per spostarli e poi finalmente alzai lo sguardo, per porgere il biglietto al controllore.
Apparve davanti ai miei occhi un ragazzo bellissimo: alto, muscoloso, con i capelli corti biondo miele e dei bellissimi occhi azzurri. Credevo di non aver mai visto degli occhi così enigmatici, così accattivanti.
Lui parve accorgersi del mio indugiare a guardarlo e mi sorrise,marpione.
-Il suo biglietto non è timbrato signorina..-
-Cosa? Non è possibile!- iniziai a farfugliare, agitandomi. Sentivo il sudore scendere sempre più veloce sul mio viso e le guance avvampare.
-Mi sa che dovrò farle la multa..-
Lo vidi tirar fuori un block note e una stilografica fin troppo elegante per lo stipendio di un controllore.
-Può mostrarmi un documento?-
Sbattei velocemente le palpebre più volte e continuai a guardarlo imbambolata.
-No, mi scusi, ma ci deve essere un errore.-
Lui sollevò un sopracciglio ,sorpreso, e serrò le labbra, caricando di più il suo sguardo.  Posò una mano sulla cintura del suo pantalone e respirò profondamente, gonfiando il petto.
-Un documento signorina..o sarò costretto a perquisirla.-
Ammiccò di nuovo, allentandosi il nodo della cravatta.
Deglutii rumorosamente.
-Che intende con uhm..- avvampai. –Perquisire?.-
Lui mi sorrise e io mi accorsi che un ragazzo moro, carino quasi quanto lui, rideva a crepa pelle dietro le sue spalle.
-Ehi amico..-
La voce di Cooper mi sorprese e tranquillizzò allo stesso tempo. Venne ad abbracciarmi e io tentai di allontanarmi, ma mi tenne ferma, bloccandomi con una mano dietro la schiena.
-Bel tentativo..- guardò dritto negli occhi il controllore, pur essendo molto più basso di lui. –Ma la ragazza è già occupata.-
Io li guardai confusa, mentre il cuore accelerava sempre di più nei battiti.
Il ragazzo che aveva finto di essere il controllore, strinse forte la mano di Cooper.
-Mi dispiace, spero sia tutto ok.-
Cooper rise, stringendomi forte a sé. –Certo amico, bel modo di conoscere ragazze, se funziona fammi sapere.-
Lui parve in imbarazzo.
-Già, beh, buona giornata.-  disse, mostrando un meraviglioso sorriso. Io mi sentii svenire e come una bimba che guarda le caramelle continuai a perdermi nei suoi meravigliosi occhi. –Complimenti per la ragazza.- Strinse di nuovo la mano a Cooper e poi mi fece l’occhiolino, facendo diventare la mia faccia del tutto viola.
-Wow..-sussurrai, mentre lo guardavo dirigersi dal suo amico. Li vidi scambiarsi il cinque e poi chiacchierare come se non fosse successo nulla.
-Wow cosa?- mi ammonì il mio ragazzo, seguendo il mio sguardo.
Scossi la testa come a voler scacciare via i miei pensieri e poi sospirai, guardandolo.
-Che faccia tosta.-
-Dai, è stato divertente.-
Mi strinse forte a lui, mordendo il mio orecchio. –E poi ti ha distratta dall’orologio, siamo arrivati, perfettamente puntuali.-
-Oh..-feci, tradendo una punta di amarezza mentre scendevamo. Gettai un’ultima occhiata a quel ragazzo e ne ammirai altri dettagli, come la chiara camicia azzurra che indossava, morbida sui muscoli, ed una giacca nera abbinata ad un pantalone classico. In effetti poteva benissimo apparire come un controllore.
Sospirai di nuovo e presi la mano di Cooper avviandomi alla struttura in cui avremmo seguito il corso.
Il pullman si allontanò da noi,ma il ragazzo si affacciò dal finestrino e mi guardò, sorpreso che io stessi ancora lì a fissarlo.
Mosse il capo in cenno di saluto e poi sorrise di nuovo, passandosi una mano dietro il collo.
Il mio respiro si fece più pesante e come se fossi stata scoperta in un momento molto intimo, mi voltai, contenta che Cooper non si fosse accorto di nulla.
-Pronta?-
Annuii e lo segui all’interno, mentre col cellulare inserivo tutti i particolari di quel ragazzo. Ci misi poco a trovarlo:
“Oliver Jonas Queen..”
Lessi nella mia mente,mentre mi perdevo nella sua immagine profilo di Facebook.
-Che succede?-
Spensi il cellulare fingendo un sorriso.
-Nulla.- mentii, sorridendo. –Assolutamente nulla.-
E per tutta la giornata non potei fare a meno di pensare a quei meravigliosi occhi blu.

 
Angolo autrice:
Spero di avervi incuriosite. Pubblicherò ogni nuovo capitolo nei weekend, tra sabato e domenica. :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Durante la lezione non riuscivo a non pensare ad Oliver. Mi sentivo così stupida: l’avevo appena conosciuto, avevo fatto una figuraccia eppure desideravo così tanto sapere di più su di lui.
-Ehi..- bisbigliò Cooper, trattenendo uno sbadiglio. –Leggi qui.-
Mi passò un volantino e lo lessi:
“Hai voglia di divertirti e fare festa? Allora non puoi mancare, sta sera alle 22:00, Boulevard Street per il party più assurdo di sempre!”
Il biglietto era colorato di un verde acido,mentre le scritte erano viola. Un pessimo abbinamento di colori. Lo girai e continuai a leggere:
“Ps: tranquillo, i soldi li mettiamo noi!”
Alzai gli occhi al cielo e lo appallottolai.
-No!- esclamò Cooper, raccogliendolo da terra. –Dovremmo andarci!-
-Ma non eri contro il capitalismo?- sbottai, arrabbiata che mi avesse distratto dai miei pensieri su Oliver
-Appunto..-lo sussurrò, guardandosi attorno. Un paio di ragazzi della fila davanti si erano voltati a guardarci. –Continuiamo questa discussione fuori?-
Annuii, ancora un po’ arrabbiata. –Sappi che se verrò bocciata, ti darò la colpa.-
Cooper mi sorrise e mi prese per mano, dirigendomi velocemente fuori dall’edificio.
-Andiamoci..- guardò il volantino, stringendolo forte e sventolandolo sulla mia faccia. –Proponiamoci come Dj…sai, tra una canzone e l’altra..- si fermò, per mordersi le labbra –potremmo fare qualche bello scherzo a questi ricconi sfondati.-
Sbuffai. –Andiamo Cooper..- feci le spallucce, indecisa.
-Sei carina quando fai la fifona.-
Mi abbracciò forte, rubandomi un bacio a stampo. –Andremo, vero?-
Sospirai lentamente e annuii –Ma senza fare troppi danni, promettimelo!-
Lui non mi rispose e iniziò a correre verso il pullman per tornare al college.
Questa volta il viaggio proseguì in tranquillità, probabilmente Oliver aveva trovato qualche ragazza da perquisire.  Cercai di non pensarci e una volta in camera, mi misi al computer.
-Organizzerò un grande scherzo per sta sera..-
Cooper stava descrivendo il piano per la festa, ma io non lo ascoltavo. Avevo appena avuto una idea brillante.
Entrai su Facebook e cercai l’evento del party della serata. Controllai la lista dei partecipanti e naturalmente il nome di Oliver non c’era. Lo invitai all’evento, attraverso un account non perfettamente legale, e cercai qualche suo amico da poter invitare. Notai che aveva uno scambio di battute continuo con un certo Tommy Merlyn e invitai anche lui, anzi aprendo il suo profilo lo riconobbi: era il ragazzo moro e carino che rideva di me alle sue spalle.
Chiusi gli occhi e pregai che ne fosse incuriosito.
-Cosa ne dici?-
-Eh?- mi feci sorprendere distratta dal mio fidanzato.
-Ma che ti prende oggi?- iniziò, avvicinandosi.
-Sono solo stanca..e preoccupata per gli esami.- Gli diedi un bacio a stampo e mi alzai, staccando la spina del pc. –Vado a prepararmi!-
Lui sorrise, dandomi una pacca sul sedere. –se vuoi una mano, sono qui.-
Risi e mi chiusi la porta del bagno alle spalle.
Lo stile gotico mi imponeva un determinato abbigliamento quindi non fu difficile per me scegliere cosa indossare per la serata. Autoreggenti nere, minigonna di pelle e top blu scuro, completamente aperto sulla schiena.
Cooper mi sorrise quando mi vide uscire dal bagno e mi toccò la pelle lasciata scoperta dalle calze. –Wow..- sussurrò, baciandomi il collo.-Mi lasci sempre senza parole.-
Gli sorrisi e impaziente, lo pregai di uscire. –Dai andiamoo.-
Lui rise di gusto e indossò il giubbotto di pelle. –Andiamo, Emilia Clarke.-
-Emilia Clarke?-
-Non vorrai dare il tuo vero nome a quella banda di ricconi, vero?-
Sbuffai, senza replicare e pregai in cuor mio che tutto andasse per il meglio.
Una volta arrivati nel viale fu facile riconoscere la casa del biglietto. C’erano un sacco di ragazzi fuori al giardino già ubriachi e a petto nudo.
-Diamo inizio alla festa..- Cooper parcheggiò l’auto e si avviò, rendendomi difficile stargli dietro.
I miei sguardi si perdevano tra tutta quella massa di addominali, cercando di riconoscere quelli di Oliver.
-Nome?- gridò un ragazzo all’entrata.
Cooper mostrò i documenti falsi. –Siamo i dj della festa.-
Il ragazzo mi scrutò e io ammiccai, cercando di rendere più facile il compito al mio fidanzato.
-Va bene entrate..- disse, facendomi l’occhiolino.
-Grazie..- sorrisi e poi presi per mano Cooper, un po’ agitata.
La casa era enorme, soltanto l’ingresso era grande 3 volte la stanza del mio dormitorio. C’erano ragazzi e ragazze ovunque sarebbe stato difficilissimo incrociare Oliver.
-Ecco qui. – Cooper salì sulla pedana per collegare i computer. –Diamo inizio alla festa.-
Salii anche io e feci per aiutarlo, ma lui mi scostò lo schermo. –Tranquilla piccola, lasciami fare.-
La musica iniziò a tuonare più forte,  facendo vibrare i vetri delle finestre.
-ABBASSA IL VOLUME COOPER!-
Il mio urlo fu ingoiato dal boato che fecero i ragazzi. Tutti presero ad applaudirlo e a cantare a squarciagola. Lui mi sorrise e io mi arresi, andando ad appoggiarmi al muro.
I miei occhi continuarono a vagare per tutta la stanza e proprio quando avevo perso tutte le speranze lo vidi:
Oliver Queen era al tavolo delle bevande, intento a svuotarsi una bottiglia di Rum.
Tommy gli era di fronte e batteva le mani , incitandolo a bere più velocemente.
Guardai Cooper e fui contenta di vederlo impegnato al pc a fare chissà cosa. Sgattaiolai giù dalla pedana, cercando di fare meno rumore possibile e mi avviai da Oliver, cercando di non perdermi tra tutti quei corpi ammucchiati.
Arrivai vicinissima a lui e il mio cuore si fermò di botto. Era seduto e stava mostrando la bottiglia vuota ad una ragazza, bionda, alta, molto carina.
-Guarda, guarda Laurel..- disse, gettando la bottiglia a terra. –La bottiglia si è rotta..- iniziò a ridere a crepapelle e la ragazza si lanciò su di lui, preoccupata.
-Oddio Ollie..- la vidi, mentre gli accarezzava il suo bellissimo viso. –Sei ubriaco, dovremmo andare a casa.-
-Sto benissimo bambina..- Le cinse la vita e la fece sedere sulle sue possenti gambe. Poi le infilò la lingua in bocca e la baciò in modo molto appassionato ed esplicito e per niente alla francese.
Sospirai, arrabbiata con me stessa per aver tentato di conoscere un ragazzo simile e feci per voltarmi indietro, quando mi sentii tirare per il braccio.
-Che vuoi?- sbottai, alzando gli occhi al cielo.
-Ehi, tu sei la ragazza del pullman!-
Tommy, l’amico carino di Oliver, mi teneva stretta a sé, parlandomi nell’orecchio a causa dell’altissimo volume della musica. –Certo che il mondo è proprio piccolo.-
-Già..-risposi, staccandomi.
-Ehi, ehi..-
Mi bloccò di nuovo e io guardai Oliver, sperando che si accorgesse che il suo amico mi stava addosso e invece lo vidi ancora impegnato con la gola di quella Laurel. Mi voltai di nuovo da Tommy ,intristita, e sospirai.
Lui colse questo mio cambio di umore e seguì il mio sguardo verso Oliver.
-E ti pareva..-sbottò, lasciandomi il braccio. Si fece triste anche lui e si portò le mani nelle tasche, apparendo davvero molto tenero. –Tutte che notano Oliver e nessuno che nota il povero vecchio Tommy..-
I suoi occhi si soffermarono su Laurel, tradendosi.
-Beh, a quanto pare anche tu pensi ad un’altra ragazza.-
Lui arrossì, imbarazzato per essersi fatto scoprire.
Gli sorrisi e poi feci per andarmene, ma di nuovo lui mi trattenne.
-Scusami io, di solito sono più intelligente di così.- Sorrise, ancora imbarazzato. –Mi chiamo, Tommy, Tommy Merlyn.-
Mi pose la mano e gliela strinsi.
-Felicity Smoak.-
Mi morsi la lingua quando mi accorsi di aver dato il mio vero nome, disubbidendo agli ordini di Cooper.
-Bene, posso avere il tuo numero?-
Risi e scossi il capo. –Buona notte, Tommy. Goditi la serata.-
Corsi via, evitando che lui potesse fermarmi di nuovo.  Cooper era in piedi e mi guardava, arrabbiato.
 -Scusa, volevo bere, ma..- guardai di nuovo il tavolo, ma Oliver non c’era più. –avevano finito tutto.-
-Devi darmi una mano.- sbottò, concentrato.
-Che succede?-
-Puoi sbloccarmi questo programma?-
Presi il pc e iniziai a lavorarci. –Ecco, credo di esserci riuscit..- non riuscii a finire la frase che andò via la luce.
-COOPER!- urlai e lui mi mise una mano sulla bocca per zittirmi.
-Ma è andata via la luce?-
Si sentì tra i ragazzi.
-Si, manca a tutto il viale!-
-Hai tolto la corrente a tutto il viale?-sussurrai, con ancora la sua mano sulle labbra.
-Ora inizia il divertimento. Avviati verso l’uscita, ci vediamo fuori.-
Corse via e io rimasi da sola e al totale buio. Presi il cellulare e cercai di farmi luce almeno mentre scendevo la pedana. Calpestai più volte i piedi di altri ragazzi e camminai come una lumaca, con la paura di cadere ad ogni passo.
Il buio verso l’uscita si faceva ancora più fitto, essendo esteso a tutto il viale ed essendo il cielo completamente nuvoloso e senza stelle.
Mi cadde il tesserino del college e mi abbassai per prenderlo, infilando il cellulare nel mio reggiseno.
Un sonoro schiaffo sul mio sedere mi fece saltare in piedi.
-Ehi!- mi voltai, sicurissima di trovare Cooper. Allungai una mano e toccai degli addominali molto duri, per nulla simili a quelli del mio fidanzato
-Ehi..- mi rispose il ragazzo e alla sua voce tremai. Era Oliver! Oliver Queen mi aveva appena dato una pacca sul sedere!
-ma che..che f-a-i?-  iniziai a balbettare, contenta di essere al buio.
-Gran bel sedere piccola- Cercò di allungare le mani su di me di nuovo, ma io mi scostai, bloccandogli il braccio.
-Che succede qui?-
Laurel arrivò, con in mano la torcia del cellulare. La scena non doveva essere delle migliori: io arrossata e sudata con la mano stretta all’avambraccio del suo ragazzo.
Oliver si voltò verso di lei, abbracciandola. –Nulla amore, le sono andato contro, sono così ubriaco.-
Mi arrabbiai,mentre Laurel lo rassicurava, ingenuamente e mi chiedeva scusa.
-Scusami, ha bevuto così tanto..- Lo tenne per una spalla e si avviò verso l’uscita, inciampando. –Scusa ancora!- mi urlò, voltandosi.
-In realtà mi ha toccato il sedere!- urlai,guardando Oliver con disprezzo. Non potevo crederci che un ragazzo così bello fuori, fosse così superficiale e stupido dentro.
Laurel si bloccò e stupita lasciò andare Oliver. –Cosa hai fatto?Ollie è vero quello che dice?-
-Ma no, piccola..- iniziò lui, accarezzandola. –Credevo fossi tu, è troppo buio e sono ubriaco, perché lo dimentichi?-
Lei sospirò e lo baciò dolcemente. –Hai ragione scusa..-
Lo riprese sotto braccio e prima di sparire dietro l’angolo, giurai che Oliver mi avesse fatto un’occhiataccia.  Sbuffai, ancora incredula per quella situazione. Laurel si fidava fin troppo di quel belloccio palestrato e playboy di Oliver Queen.
“Non ti starai innamorando, Felicity Smoak?”
Scossi velocemente la testa, mentre riprendevo a camminare, per cacciare via quella stupidissima voce.
-Eccoti!-urlai a Cooper e lui mi fece segno di correre alla macchina.
-Guarda qui..- si svuotò le tasche, mostrando un sacco di gioielli.
-Cooper!- esclamai a denti stretti. –Li hai..rubati?-
Lui li gettò sul sedile posteriore della macchina e mi sorrise. –Tranquilla, ho preso anche questa per te.-
Mi scostò i capelli e mi mise al collo una collanina d’argento con un cuore verde come medaglione.
-Ti sta così bene questo colore..riflette i tuoi occhi.-
Guardai la collanina e rabbrividii. Nel cuore c’erano incise due lettere:
“O&L”
Velocemente me la tolsi dal collo ed entrai in macchina,cercando di immagazzinare tutte le emozioni di quella serata.  Quante possibilità c’erano che quella collanina appartenesse proprio a Laurel?
Sospirai e chiusi gli occhi, mentre Cooper partiva a tutta velocità verso il dormitorio. Qualunque cosa fosse, ci avrei pensato l’indomani.
 
Angolo autrice: Come sempre, nuovo capitolo nel weekend! Grazie per le recensioni e le letture :)!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Quella notte non riuscii a chiudere occhio. Continuavo a rigirarmi nel letto e a sbuffare. Per fortuna Cooper dormiva come un ghiro.
Scattai in piedi, ormai stanca di muovermi tra le coperte senza prendere sonno. Mi chiusi in bagno e mi accasciai dietro la porta, sedendomi sul freddo pavimento. Rigirai la collanina tra le mie mani soffermandomi su quelle iniziali incise. Credevo che fosse stata la bravata di Cooper ad agitarmi e invece più pensavo ad Oliver con Laurel più la mia rabbia aumentava. Perché me la prendevo tanto? Avevo  un ragazzo, vivevo il mio sogno del college. Sbattei la testa contro la porta sperando di zittire tutti quei miei pensieri su di lui: non era giusto tenere quella collana, di certo non li avrebbe fatti lasciare, né avrebbe aperto gli occhi a Laurel. Provai pena per quella ragazza così, in un momento di rabbia e tristezza, presi il cellulare e scrissi a Tommy su facebook. Nella foga dimenticai di utilizzare il mio finto account e gli lasciai il mio profilo.
“Ciao Tommy…”
Iniziai, poi mi fermai indecisa su come continuare il discorso. Non potevo dirgli che Cooper aveva rubato la collana, dovevo trovare una scusa convincente. Erano le quattro del mattino e pensare a un qualcosa di sensato mi pareva impossibile.
“Ehi guardai chi c’è qui. Felicity!”
Al vibrare del cellulare, gettai un urlo. Mi affacciai per vedere se avessi svegliato Cooper, ma per fortuna lui continuava a ronfare.
“Cosa ci fai sveglio a quest’ora?”
“Potrei farti la stessa domanda, piccola. Scommetto che non chiudevi occhio per colpa mia”
Sorrisi, tranquillizzata dai suoi modi spiritosi. Quel ragazzo era circondato da un’aurea dolce, mite, elegante. Completamente l’opposto di Oliver e mi chiesi come mai fossero amici.
“in realtà..” scrissi, cogliendo la palla al balzo “credo di avere qualcosa che appartenga al tuo amico, Oliver, ma non ne sono sicura.”
Lui lesse il messaggio, ma non rispose, perciò continuai:
Aspetta ora ti invio una foto, è una collana.”
“No.”  Me lo intimò e io mi fermai, sorpresa. “Passo a vederla in mattinata, per scrivermi adesso deve essere importante.”
Oddio, no! Mi portai una mano in fronte e sbuffai scostandomi un ciuffo di capelli dal viso.
non c’è bisogno davvero, ho lezione e tu avrai altri impegni..”
“A che ora finisci le lezioni?”
“tardi” mentii, cercando di rimanere vaga.
ho la giornata libera, aspetterò. Sei al MIT vero? Facebook non sbaglia un colpo, chiederò a tutto il campus della bellissima Felicity Smoak”
Imprecai, odiandomi per aver usato il mio vero account. Ecco perché Cooper insisteva con i nomi falsi, avrei dovuto abituarmi ad essere Emilia Clarke per il mondo esterno.
Ci vediamo tra poco, cerca di riposare non vorrei che ti addormentassi tra le mie braccia, principessa!Dormi bene.”
Chiusi e non gli risposi, nemmeno per salutarlo. Come avrei fatto a dormire? Mi portai le ginocchia al petto e mi cullai, cercando di tranquillizzarmi. Cosa avrei detto a Cooper? Come avrei giustificato l’aver trovato la collana? Quante lezioni avrei perso per non aver dormito abbastanza e per essermi invaghita di uno stupido e viziato figlio di papà dal nome Oliver Queen?
Ripensai ai suoi occhi, al sorriso che aveva avuto quella mattina sull’autobus, alla sua voce, a come mi aveva fatto sentire l’unica donna sul pianeta solo per avermi rivolto la parola.
Il cuore mi si alleggerì e caddi addormentata, rannicchiandomi sul pavimento.
[…]
Ero seduta sulle gambe di Oliver in quella che mi sembrava la festa di ieri sera. Lui continuava a bere a rovesciarmi il liquido sulla maglia. Mi arrabbiavo, ma lui mi teneva stretta sé e mi impediva di muovermi. Iniziavo a scalciare ed ogni mio calcio un rumore sordo mi colpiva dritta in testa. Il rumore aumentò, diventando un tintinnio velocissimo, indistinto e insopportabile..
“SVEGLIATI FELICITY, FELICITY!-
Scattai seduta, con il cuore che batteva a mille.
Cooper mi fissava, inginocchiato al mio fianco. –Ti senti bene?-
Lo guardai ancora assonnata. Mi asciugai la fronte e mi resi conto di essere un bagno di sudore. –Che ore sono?-
Avevo la voce rauca e un forte mal di testa.
-Le otto, tra dieci minuti hai Informatica bambolina.-
Feci per alzarmi, ma mi sentii subito pesante e stanca.
-Sei ancora nella fase REM- scherzò Cooper, prendendomi per i fianchi. –Perché non torni a letto con me?-
-Sto bene, ho solo avuto un incubo…- mentii, mentre perfino in sogno il calore della braccia di Oliver mi sembrava maggiore di quello che mi dava Cooper.
-Dovresti riposare comunque.- Lui si fece serio, mentre si infilava la giacca. –Io vado a vendere tutto il bottino fatto ieri sera.- Mi sorrise e io mi portai immediatamente le mani al collo. –Tranquilla, quella puoi tenerla, te l’ho detto mi piace come ti sta il verde.- Si mosse per darmi un bacio. –Cerca solo di non tenerla al campus.- Mi sorrise di nuovo e poi mi salutò, sparendo dietro la porta.
Mi guardai allo specchio e iniziai a lavarmi, posando la collana delicatamente sul lavandino. Iniziai ad asciugarmi il viso e piano piano riaffiorarono tutti i ricordi delle ore precedenti.
-Oddio, Tommy!-
Ricordai la conversazione avuta con lui e corsi a vestirmi, senza perdere d’occhio la collanina. Quasi come se lui mi avesse sentito, pochi secondi dopo essermi infilata la maglia, bussarono alla mia porta.
-Felicity?ci sei o devo già andare in aula 7?-
Imprecai, odiando la segreteria che lasciava tali informazioni riservate a chiunque.
Aprii la porta e lui mi sorrise, porgendomi un pacchetto.
-Cos’è?- dissi scontrosa, senza nemmeno salutarlo.
-La colazione!-
Lui entrò, spostandomi. Si guardò intorno e poi sorrise, sedendosi sul letto. –Non sei molto ordinata eh? Mi piace, lo confesso.-
Lo guardai imbarazzata e posai i cornetti sulla scrivania. Trovai la collana e gliela porsi.
-Ah quindi c’era davvero una collana..- parve deluso, mi guardò intensamente e poi sbuffò rigirandosi tra le mani il gioiello. –Si,si.-  ripeté, sorprendendosi a sorridere di nuovo. –è la collana di Laurel, andai io a comprargliela.-
Lo guardai stupita e lui si affrettò a precisare. –Per conto di Oliver, ovviamente. Lui non è tipo da questo genere di regali.-
Sbuffai. –Non mi sembra neanche il tipo da fidanzata dopo quello che ha fatto ieri sera.-
-A cosa ti riferisci?-
Mi guardò sospetto e io arrossi, facendomi viola.
-Nulla, nulla. Lascia perdere.-
Lui mi toccò il braccio, preoccupato. –Ti ha fatto qualcosa? Stai bene?-
-Sto bene, sto bene.- Lo tranquillizzai, lusingata dalle sue attenzioni. –è solo strano per me, conoscere persone come voi.-
-Persone come noi?- ripeté stupito.
-Beh si..- iniziai, balbettando. – Mia mamma fa la cameriera a Las Vegas e se non avessi il mio cervello non sarei qui, mentre per voi è tutto più semplice..-
Sorrise, mettendosi le mani in tasca. –Hai cervello eh?- mi squadrò, pensieroso. –Potresti avere anche delle entrate se solo smettessi di vedermi come un viziato figlio di papà.- Ci pensò su e poi si corresse –Che effettivamente sono,ma questo non toglie che tu non debba usufruire della mia conoscenza.-
-Usufruire?-
-Avrai sentito parlare delle aziende Merlyn..-
Annuii, concentrata.
-Bene, sono convinto che potrei fare qualcosa per una giovane studentessa del MIT, volenterosa di fare carriera.-
-Che cosa?- esclamai, stupita. –Io non posso, voglio dire, io ho gli esami e le lezioni e..- iniziai a tremare, incredula per quelle parole.
-Ehi..- mi venne accanto, sfiorandomi il braccio di nuovo. –Proprio a questo servo no? Ti garantirei flessibilità, possibilità di assentarti per lezioni ed esami..Potresti fare una bella gavetta e..- prese una pausa facendo un passo indietro e allontanandosi da me –potrei anche inserirti allo stesso ufficio della Queen consolidated.-
-La Queen consolidated..-ripetei, facendo eco alle sue parole. –Immagino che Oliver ne sia impiegato…-
Tommy sorrise come se fosse consapevole di aver destato il mio interesse parlandomi di lui. –non proprio impiegato.- scherzò, -ne è l’amministratore delegato.-
Deglutii rumorosamente, non trattenendo per niente la mia sorpresa.
-Ci sto.-
Lui incrociò le braccia pensieroso. –Che ne dici di andarci oggi stesso?-
-Cosa? Adesso?-
-No, non adesso.- si avviò alla scrivania e diede un morso al cornetto. –Dob-fiamo prima b-are colazione!- disse a bocca piena, guardandomi luminoso come una giornata di Maggio.
Addentai anche io il mio cornetto e lasciai un messaggio a Cooper:
“Mi hanno proposto un colloquio di lavoro, augurami buona fortuna. Ci vediamo sta sera.”
Angolo autrice: prossimo capitolo, domani stesso! Non vedo l'ora di farvi leggere cosa succede, intanto spero vi sia piaciuto il dolcissimo momento condivisio da Tommy e Felicity..avrei voluto tanto vederli interagire di più nella serie e diventare amici. Grazie a tutte quelle che leggono la storia *-* a domani!

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto ***


Ancora non riuscivo a credere alla proposta di Tommy. Lavorare per la sua azienda significava avere una importantissima esperienza da inserire in un curriculum. Continuavo a sorridere, mentre seduta sul sedile accanto a lui, percorrevamo l’autostrada.
-Sembri felice.- osservò Tommy, lanciandomi degli sguardi.
-No- mentii –Sono solo un po’ agitata.-
-Beh immagino che sia normale..- Sorrise, continuando a guardarmi –stai viaggiando con un bel ragazzo come me!-
Risi, lasciandomi andare. –Non avrei mai pensato che tu fossi così..-
-Così come?- fece, passandosi una mano tra i capelli. –Affascinante, prestante, seducente?-
Gli mollai un pugno sulla spalla –Scemo!-
Lui si unì alla mia risata e poi picchiettò sul volante, guardandomi con aria di sfida. –è così eh? Uno scemo farebbe questo?-
Accelerò, facendo vibrare il motore. La sua Maserati toccò i 120 e io mi tenni forte alla cintura di sicurezza, impallidendo.
-Tommy Merlyn, smettila immediatamente!-
Tommy rise di nuovo e decelerò piano, dandomi il tempo di respirare. –Che ti serva da lezione.- Si voltò verso di me e poi mi chiese scusa, scostandomi i capelli dal viso. –Ti stai perdendo il panorama!-
Mi sporsi dal finestrino, ancora scossa. I miei occhi si persero tra quella miriade di grattacieli, tra la folla per le strade e tra gli innumerevoli semafori.
-Sono sicura fosse rosso quello!-esclamai, preoccupata.
-Già,- sospirò Tommy –ogni tanto capita.- Sorrise e poi accostò, in un parcheggio che diceva “Solo ai dirigenti.” –Ding Dong, informazione di servizio: sei finalmente arrivati alla Queen consolidated.-
Risi e aprii la portiera dell’auto, ma mi bloccai mentre mettevo un piede a terra.
-Ch..e?C.c..o..s..a? QUEEN CONSOLIDATED?!- lo urlai, portandomi una mano tra i capelli.
Lui si sporse verso di me e arrivò al mio orecchio: -Credi che io non abbia notato il modo in cui guardi Oliver? –
Scesi dall’auto,scossa. –Ma io ho un ragazzo..- sussurrai, coprendomi il viso. –E lui anche.-
-Non sapevo che Oliver fosse omosessuale.-
Lo guardai storto e poi sbuffai –Anche lui ha una ragazza-
Tommy rise, mettendosi le mani in tasca. –E allora? Se vi siete incontrati solo adesso un motivo ci deve pur essere.- Mi superò, incitandomi ad andargli dietro. –Su, sorridi! Sono sicuro che te la caverai alla grande!-
Deglutii rumorosamente, agitandomi sempre di più ad ogni passo che facevo. Stavo per entrare nella sua azienda,nel suo ufficio. Quasi mi mancava l’aria.
-Ci siamo!- Tommy mi prese per un braccio infilandomi in un ascensore. Mi sistemai le pieghe del pantalone, imbarazzata dal non aver indossato qualcosa di più elegante.
-Ti rifarai domani, anzi se vuoi dopo potrei accompagnarti a fare shopping.-
Alzai gli occhi verso di lui, in ascolto.
-E magari anche andare a cena dopo. Sono sicuro che amerai il Belly Burger.-
Mi sforzai di sorridere, ma non riuscivo ad articolare nessuna parola. Tommy mi prese il braccio di nuovo e mi indirizzò verso un corridoio ampio e lungo. C’era una grande porta di vetro da cui si intravedeva una scrivania e una bellissima poltrona. Fuori c’era una donna, anziana e in carne, intenta a riporre degli oggetti in grossi scatoloni.
-Ah benvenuta!- tuonò, dandomi una forte scossa sulla spalla. –Ora questa scrivania è tutta tua!- La guardò, con occhi pieni di rimpianto. –Sono sicura che te la caverai benissimo,cara.- Si staccò per guardare prima me e poi Tommy. –Certo che poteva evitare il nero il primo giorno..- sussurrò, credendo che io non la sentissi.
Lasciai correre e girai attorno alla scrivania, dove c’era un cartellino con scritto: “Assistente Esecutivo”
-Dovresti aggiungerci il tuo nome..- fece Tommy, prendendolo.
-Ma ancora non sai se mi assumeranno..-
Le porte dell’ascensore si aprirono di nuovo ed una donna non molto alta, ma ben curata fece il suo ingresso nella stanza.
-Tommy!- esordì, abbracciandolo. I suoi soffici boccoli biondi le incorniciavano un viso duro, segnato. Come se nascondesse chissà quali segreti.
-Moira..-rispose lui, dirigendola verso di me. –Lei è la ragazza di cui ti parlavo.-
La signora accennò mezzo sorriso e poi mi porse la mano.
-Felicity..- dissi, stringendo appena le dita. –Felicity Smoak, molto piacere di conoscerla.-
-Moira Queen.- disse, guardandomi con aria di disapprovazione. –Tommy Merlyn ha garantito per lei signorina Smoak. Non credo che sia un ragazzo di giudizio perciò non prenda troppo seriamente questo lavoro, già da come si presenta vestita durerà appena una settimana.- Sorrise, come se mi stesse riempiendo di complimenti.
-Prendo seriamente ogni tipo di compito che mi viene assegnato signora Queen.- risposi, incapace di sopportare quell’acidità. Sostenni il suo sguardo ,fiera,ma non appena notai il colore dei suoi occhi vacillai. Erano gli occhi di Oliver. Deglutii e strinsi i pugni, sentendomi immediatamente a disagio. –Posso cominciare anche adesso.-
-Adesso?- ripeté la mamma di Oliver, squadrandomi. –Di certo la lingua non ti manca..- guardò Tommy e sorrise ancora. Avrei voluto tagliarle quelle labbra dalla faccia.  –Tommy, procura tutto il necessario a questa ragazza affinché possa svolgere il suo lavoro..- le sue parole continuavano ad essere piene di ironia –io vado ad avvertire Oliver.- Mi rivolse un saluto con un accenno del capo e poi sparì dietro la grande vetrata di fronte la mia scrivania.
Guardai Tommy e lui mi sorrise, mostrandomi un pollice in su. –Sei andata alla grande!-
Feci per lanciargli la sedia addosso, ma mi limitai a fulminarlo con lo sguardo.
-Rimani qui, torno subito con il tuo computer dolcezza!-
Mi sedetti e posai la testa tra le mani, triste. Quel posto era completamente diverso dal college. Mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Guardai attraverso la porta e vidi Moira intenta a parlare al cellulare. Quella donna non mi piaceva per niente, avrei odiato lavorare per lei.
-Eccomi qui!-
Alzai la testa dalla scrivania e sobbalzai. Ero convinta fosse Tommy e invece..
Oliver era proprio di fronte a me. Avevo indosso una camicia bianca, aderente e un pantalone nero classico. Mi ricordò il completo da finto controllore e subito avvertii una fitta nello stomaco. I suoi occhi erano lucidi e vacui quasi come se neanche mi vedesse.
-Buongiorno signor Queen.- dissi, cercando di non guardarlo oltre.
Lui rise e io mi irrigidii. La sua risata era piena, grossa, quasi come se mi stesse prendendo in giro.
-Odio quando mi chiamano così, chi credi che sia? Mio padre?- Mi si avvicinò, posando un braccio sulla scrivania. Vidi le dita della sua mano aprirsi e chiudersi lentamente e pensai che le mie dita potessero incastrarsi perfettamente con le sue. Avvampai e continuai a tenere lo sguardo basso.
-Non c’è il tuo nome sul cartellino.- Fece, allungando la mano verso di me. Mi prese il mento e sollevò piano il mio viso, portandolo di fronte al suo.
I suoi occhi entrarono dentro i miei, con forza. Sembravano stanchi, come se anche lui non avesse dormito tutta la notte.
-Ci siamo già incontrati per caso?-
-No.- mentii, arrossendo ancora. La sua mano continuava a tenere il mio viso stretto in una morsa e piano il suo pollice aveva iniziato ad accarezzarmi le guance.
-Sei molto carina...- Si avvicinò a me, sporgendosi sulla scrivania. Il suo naso era a pochi centimetri dal mio, riuscivo a sentire il suo respiro posarsi piano sul mio viso. –E sei di poche parole, mi piace. Odio le donne che parlano tanto..- Si avvicinò ancora di più e aprì le labbra, come a cercare le mie. Riuscii a sentire il suo alito: puzzava di alcool.
 Girai il viso dall’altro lato e respirai, chiudendo gli occhi. –Oh andiamo..-continuò, stringendomi il viso più forte tra le mani. –Non fare la difficile.- Cercò di nuovo le mie labbra e io gli mollai un ceffone, alzandomi in fretta.
Oliver non disse niente. Si portò una mano alla faccia per accarezzare la guancia su cui il mio schiaffo aveva impresso un forte segno rosso.
-Non ho intenzione di lavorare per una persona del genere..- iniziai con le lacrime che spingevano dentro i miei occhi. –sei ubriaco! Sei l’amministratore delegato di questa società e ti presenti ubriaco a lavoro!-
Oliver rise, nervoso. –Oh ma chi sei? Mia madre?-
-No.- replicai, gettando uno sguardo verso la porta vetrata. Moira era seduta alla sua scrivania e mi parve stesse guardando attentamente la scena. –Non potrei mai mettere al mondo una persona disgustosa come te.-
-Con chi  credi di parlare?- disse lui, aprendo le braccia.
-No, no!- ripetei, arrabbiata. –Tu con chi credi di parlare! Hai davanti a te una ragazza che fatica per guadagnarsi le cose perché sua madre fa la cameriera a Las Vegas! Quindi, caro Oliver Queen, tu non sei proprio nessuno di fronte a me! Hai una fortuna dalla nascita e non la sapresti usare nemmeno per cambiarti le mutande!-
Gli diedi le spalle, con il volto che bruciava più del sole. Presto le lacrime iniziarono a rigarmi il viso e non vidi neanche Tommy che proprio in quel momento stava rientrando.
-Che succede?- chiese, guardando prima me e poi Oliver.
-Mi dispiace..-sussurrai, trattenendo i singhiozzi. –Mi dispiace, Tommy davvero.-
-Vieni qui..- lasciò cadere lo scatolo che aveva in mano e mi abbracciò, accarezzandomi i capelli. -Cosa le hai fatto Oliver?-
Lui non rispose e io pregai Tommy di lasciarmi andare a casa.
-Oliver!- insisté lui, trattenendomi tra le sue braccia.
Sentii dei passi muoversi verso la nostra direzione.
-Scusami..-iniziò Oliver schierandosi la voce. Mi voltai a guardarlo, asciugandomi i segni di eyeliner e mascara lasciati dalle lacrime. –Quando sono ubriaco tendo a fare delle stupidaggini.- Prese un’altra pausa e guardò Tommy. –Ti chiedo umilmente scusa..- accennò un sorriso e mi porse la mano. –Ti va di ricominciare?Prometto che non mi dimenticherò il tuo nome.-
Tommy mi spinse e io per poco non caddi proprio addosso ad Oliver.
-Felicity.- dissi, ancora scossa. –Felicity Smoak.- Non gli allungai la mano e lui lasciò cadere la sua lungo il fianco.
-Bene Felicity..-disse, togliendomi gli occhi di dosso. –Ora puoi pure andare a casa, hai il resto della giornata libero.-
-Anche tutto il resto dei miei giorni sarà libero se solo pensi che io possa ritornare qui..-
Oliver mi mise una mano sulla spalla. Smisi di parlare e lo guardai, preoccupata. Quel gesto così sicuro mi aveva improvvisamente calmata. Come se tutto il caos dei giorni passati si fosse riallineato in quel gesto, in quell’incastro perfetto tra la  mia spalla e le sue dita.
-Non permettere che la mia stupidaggine ti rovini una esperienza lavorativa.- disse, sottovoce. –Ci vediamo domani, va bene? Sii puntuale, qui ci tengono molto!-
Si staccò da me e salutò Tommy. Entrò nella porta di vetro e sparì dalla mia vista.
-Allora lo hai sentito Oliver, ci vediamo domani!-
Tommy mi abbracciò di nuovo e io tremai, impaurita più che mai da questo nuovo domani.
 
Angolo autrice: Che tipetto la nostra Felicity! vi è piaciuto il confronto verbale avuto con Oliver?cosa succederà ora? Vi aspetto a fine settimana per scoprirlo..grazie grazie grazie a tutte :)

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


Naturalmente passai anche quella notte in bianco. Quando feci ritorno al college, Cooper non era in camera e non tornò nemmeno la mattina dopo. Il biglietto che gli avevo lasciato era in mille pezzi sul pavimento, ma le sue cose erano ancora lì sugli scaffali. Mi sentivo esausta, agitata, e non potevo rischiare di mettermi alla guida in quelle condizioni così decisi di usare il treno per arrivare a Starling City.  Arrivai alla Queen Consolidated con ben quindici minuti di anticipo. Scrissi un messaggio a Tommy sperando che già fosse lì anche lui. Entrai nell’ascensore, ma i miei occhi erano impegnati con il cellulare e così andai a sbattere contro un signore molto alto e biondo.
-Oddio, sono mortificata.- biasciai, arrossendo.
-Non si preoccupi signorina Smoak.-
L’uomo mi sorrise e io alzai gli occhi dal cellulare, un po’ spaventata.
-Lei..mi conosce?-
Lui sorrise, facendomi venire i brividi. –Ho semplicemente letto il suo cartellino.- Mi pose la mano, continuando a mostrarmi il suo meraviglioso sorriso. –Io sono il signor Queen.-
Rimasi imbambolata a guardalo, sbattendo velocemente le palpebre. Deglutii e lo guardai ancora lì, con la mano a mezz’aria che aspettava che gliela stringessi. Lo feci e tentai di pronunciare una frase di senso compiuto. –Mi dispiace io..ecco è il mio primo giorno.- Arrossii e il padre di Oliver incrociò le braccia al petto, pensieroso. –Primo giorno eh? Allora lei deve essere la nuova assistente esecutiva.-
Questa volta mi limitai ad annuire. L’ascensore si fermò e il signor Queen mi fece cenno di precederlo nell’uscita sul pianerottolo. –In questo caso, le auguro buon lavoro signorina e soprattutto buona fortuna con quello sciagurato di mio figlio.-
Feci per ringraziarlo, ma lui si avviò alla famosa porta di vetro da cui si intravedevano già numerosi uomini seduti attorno alla lunga scrivania. Lo guardai mentre temporeggiava all’entrata. Rimase fermo a fissare e contare i membri di quella seduta. Seguii il suo sguardo e mi accorsi che era rivolto ad un uomo, non molto alto, dai capelli scuri e un sorriso abbastanza inquietante. Sforzai gli occhi e lessi il suo cartellino: “Malcom Merlyn”.
Sobbalzai e cercai di coglierne al meglio i lineamenti. L’uomo non assomigliava per nulla a Tommy e mi chiesi se davvero potessero essere imparentati.
-A proposito di mio figlio..-ricominciò il signor Queen, distraendomi dai miei pensieri. –Perché non prova a contattarlo? Avrei bisogno della sua presenza qui questa mattina.-
Feci per alzare gli occhi al cielo, ma mi trattenni. Odiavo aver a che fare sempre con Oliver. Cercai il suo numero di cellulare e chiamai utilizzando il telefono dell’azienda.
Mi rispose dopo una lunga attesa di ben otto squilli.
-Pronto?-
La sua voce mi fece arrossire. Ripensai ai suoi occhi nei miei e alle sue labbra che soffiavano sulla mie pelle. Come poteva farmi ogni volta quell’effetto? Mi presi un attimo per respirare e risposi.
-Buongiorno Oliv..- mi morsi la lingua. –signor Queen.-
Suo padre mi sorrise, sembrando divertito quasi quanto Oliver quando lo chiamai così per la prima volta.
-Ci risiamo, probabilmente stai cercando mio padre.-
Avvertii il suo tono da sbruffone perfino per telefono e caricai la mia voce di maggiore professionalità. –No in realtà suo padre è già qui, la chiamo perché è richiesta la sua presenza in azienda, signore.-
Lo sentii ridere ed appoggiare il cellulare su qualche mobile.
-Che succede Ollie?-
Una voce femminile ruppe il silenzio e il mio volto tradì una punta di tristezza. Il padre di Oliver mi guardò, incuriosito.
-Mi stanno chiamando dall’ufficio, ma questa nuova assistente parla troppo per i miei gusti.-
Avvertii il rumore di sonori baci e chiusi gli occhi, cercando di calmarmi.
Presi un profondo respiro e, così concentrata sul controllo della mia rabbia, non mi accorsi della mano del padre di Oliver che era corsa ad attivare il vivavoce.
-Oliver.- La mia voce si era fatta autoritaria. Lo sentii sbuffare e riavvicinarsi al cellulare. –Tuo padre ti sta aspettando per una riunione.-
-Che aspetti..- commentò, facendo ridere la ragazza che era con lui. –e tu smettila di insistere ti ho già detto che quelle con la lingua lunga non vanno d’accordo con me.-
Mi immobilizzai, incredula di quell’atteggiamento. Ieri sera mi aveva posto delle scuse che sembravano davvero sincere e ora si comportava di nuovo da grande idiota. Probabilmente ero io la stupida: convinta di poter cambiare un uomo e di vivere una vita per cui evidentemente non ero tagliata.
-Oliver Jonas Queen..-
La voce di suo padre lo sorprese quanto me. –Non osare mai più rivolgerti al personale del nostro ufficio in questo modo!-
Lo guardai, mentre avvicinava il telefono alle sue labbra. –Per questa mattina me ne occuperò io, ma pretendo che oggi pomeriggio tu compaia in riunione, per Dio! Altrimenti puoi scordarti il viaggio sulla Gambit la prossima settimana.-
Rimasi imbambolata chiedendomi cosa fosse questa Gambit.
-Scusami papà.- La voce di Oliver era un flebile sussurro. –A che ora devo venire?-
-Te lo dirà la nuova assistente esecutiva. – I suoi occhi incrociarono i miei e io non riuscii a non apparire impaurita. –Che tu tratterai con rispetto, siamo intesi?-
-Si, certo papà.  A dopo.-
Riagganciò e io tornai a respirare, contenta che quella prima dosa di Oliver Queen fosse finita.
Suo padre sospirò e si portò le mani ai fianchi. –Mi dispiace.-
Io abbozzai un sorriso e fui contenta che il padre fosse completamente diverso dal figlio. –Non si preoccupi. Buon lavoro signor Queen.-
Lui ricambiò il sorriso e scomparve, senza però perdere quell’aria preoccupata.
Mi misi a lavoro, aggiornando il sistema operativo del computer e aggiornando tutte le liste di contatti e informazione di clienti e investitori. Nel giro di un’ora avevo già finito tutte le operazioni disponibili. Lanciai un’occhiata alla sala riunioni e decisi di sapere cosa stesse succedendo. Spulciai tra tutte quelle cartelle e finalmente trovai il file della riunione. “Progettazione Dipartimento di Scienze applicate QC”.  Lessi il documento e capii che l’azienda del padre di Tommy avrebbe investito in materiale scientifico e moderno utilizzando gli studi fatti dalla Queen Consolidated.
Sorrisi, sembrava una cosa importante e davvero utile per la città di Staling City e non riuscivo a capire perché il padre di Oliver fosse preoccupato. Presa dalla curiosità cercai anche la Gambit e scoprii essere uno yacht. Mi sentii subito triste al pensiero che Oliver partisse tra pochi giorni. Sospirai e cercai di prenderla per il meglio: forse finalmente sarei riuscita a togliermelo dalla testa e a lavorare in santa pace.
A mezzogiorno esatto la riunione si sciolse e tutti i membri passarono davanti la mia scrivania, salutandomi con un cenno del capo. Tutti tranne quel Malcom Merlyn. Lui corse via con il capo chino, quasi come se fosse abituato a non farsi notare e a fuggire via nascosto.
-Come è andata signor Queen?- La mia intraprendenza mi sorprese e alzai gli occhi al cielo, maledicendo il mio essere impulsiva.
Lui non sembrò molto contento della domanda. Guardò l’orologio e sbottò: -Pausa pranzo e poi alle 15:00 in punto mio figlio deve essere qui per mettere quelle maledette firme.- Alzò gli occhi al cielo e sbuffò. –Se riesce a farlo arrivare puntuale, la promuoverò a qualunque posizione lei desidera signorina Smoak.- Accennò un sorriso e poi sparì anche lui nell’ascensore.
Mi piaceva il suo modo di fare e rimasi piacevolmente colpita dalle sue parole. Provai a chiamare Oliver, ma il telefono squillò a vuoto. Gli lasciai una serie di messaggi in segreteria: “Oliver, la riunione inizia tra un’ora esatta, ti prego ricorda le parole di tuo padre e sii puntuale”.
Sospirai e pregai che ascoltasse quei messaggi. Scesi anche io a farmi un panino decisa a provare questo famoso Belly Burger,di cui Tommy mi aveva tanto parlato.
Quando tornai in ufficio erano le 14:00 precise. Il mio stomaco era pieno grazie a tutti quei grassi ingeriti e gettai nel cestino la coca media, proprio prima di salire in ascensore. Ormai iniziavo a sentirmi quasi a mio agio in quel posto. Una volta che le porte si aprirono mi avviai alla mia scrivania, schioccando le dita e preparandomi a mettermi all’opera.
-Ehi..-
La voce di Oliver mi colse di sorprese e saltai dallo spavento. Mi feci paonazza e cercai di riprendermi, portando le mani al petto. –Oliver!-
Lo guardi, sorprendendomi di vederlo già lì. Indossava un elegantissimo completo grigio, probabilmente Armani, abbinato ad una camicia bianca che esaltava il colore dei suoi occhi. Pensai che fosse mozzafiato. –Che ci fai già qui?-
-Sono qui per la riunione.- mi rispose, agitato. Io arrossii di nuovo e cercai di parlare, ma un improvviso singhiozzo di impossessò di me. –Beh la..-singhiozzai.-la riunione..- mi fermai di nuovo, trattenendo il fiato. Oliver sorrise e mi venne accanto. Mi si avvicinò e le sue labbra piano si mossero in un “BU!” molto sonoro.
Risi, così tanto che mi vennero le lacrime agli occhi. Lui si unì alle mie risate e poi tirò via una bottiglia d’acqua dalla sua borsa. –Prendi.-
Non me lo feci ripetere due volte. Bevvi un lungo sorso e sospirai, contenta che lui avesse spezzato la tensione. –La riunione è tra un’ora in realtà.-
Mi guardò accigliato e io mi sentii in colpa. –Scusami, ho pensato di agire di anticipo.-
Oliver sbuffò e si mise a sedere sulla mia scrivania. Le gambe penzolavano ed iniziò a muoverle velocemente. –Impazzirò un’ora qui dentro!-
Mi fece tenerezza e provai ad aiutarlo. –Sai di cosa tratta questa riunione?-
Lui alzò gli occhi al cielo e si portò una mano al collo. Vidi le vene colorarsi e la pelle del collo irrigidirsi e desiderai tanto morderlo, assaggiarlo.
-Preferirei uccidermi piuttosto che saperlo!- sbuffò, imitando il gesto del soffocamento.  –Stupido lavoro.-
Non gli risposi e mi misi a sedere alla mia postazione. Lui scese dalla scrivania e prese una sedia per sedersi accanto a me.
-Lo so che ho una fortuna dalla nascita.- iniziò, sempre con tono annoiato. –Ma hai mai pensato che non l’ho chiesta io? Io non voglio una vita fatta solo di lavoro.-
-Beh non puoi neanche avere una vita fatta solo di alcool e belle ragazze.-
-Perché no?- sorrise, malandrino. –Chi lo dice? La società? Io me ne sbatto delle istituzioni!-
Cercai di non pensare al verbo “sbattere”pronunciato dalla sua calda voce e rotei gli occhi al cielo. –E con cosa vivresti? Senza tutti i soldi che hai non attireresti nemmeno una ragazza e non potresti bere nemmeno una birra.-
Lui si portò le dita al mento, pensieroso. Giocò con il suo labbro inferiore, spostandolo lentamente su e giù. I miei occhi lo guardavano, ipnotizzata. Oliver parve accorgersene e mi sorrise. –Okay. Spiegami di cosa tratta questa diavolo di riunione.-
Ricambiai il sorriso e iniziai a spiegarli di come l’azienda di Merlyn volesse offrire i suoi studi in cambio dei laboratori della Queen consolidated. Molte volte Oliver non pareva seguirmi e cercai di utilizzare un linguaggio più elementare possibile.
Alla terza volta che ripetevo il meccanismo del prestito e dei diritti di impresa, lui mi anticipò e terminammo la frase assieme.
-Sei una brava insegnante. – Mi sorrise e poi si alzò di scatto. Le porte dell’ascensore si erano aperte e uscirono tre uomini vestiti di tutto punto.
Tutti si sorpresero di vedere Oliver lì e non fecero nulla per contenere tale sorpresa. –Oliver ragazzo, che ci fai qui?-
Lui si limitò a stringere un paio di mani e a salutare in segno di rispetto. Poi si voltò verso di me e mi sussurrò: -Ricordami perché sono qui.-
Sorrisi e gli risposi, coprendomi le labbra con la mano. –Per discutere del prestito dell’azienda Merlyn.-
Lui ammiccò e io pensai di svenire. Piano tutto il congresso fu dentro la porta di vetro e Oliver esitò, preoccupato.
-Non voglio entrarci…- mi guardò con gli occhi pieni di terrore.
-Dai, hai capito tutto il meccanismo.- Lo incitai, sorridendogli.
-Vieni con me!-
-Cosa?-
Mi si avvicinò e sfoggiò il sorriso più bello che potesse avere. –Entra lì dentro con me, per favore.-
-Entrare…con..te..-ripetei con la testa che pensava ad altre porte da cui Oliver Queen sarebbe potuto entrare.
-Ti prego.- insisté, piegando le labbra e immergendo i suoi occhi azzurri nei miei. –Ti prego, Felicity. –
Sorrisi e con agenda in braccio, gli feci strada in aula riunioni.
-Grande!- lo sussurrò, mentre dietro di me, chiudeva quella grande porta vetrata.
Presi un profondo respiro e chiusi gli occhi. “Che Dio me la mandi buona”.
Angolo autrice: Oh quante cose ha portato alla luce questo capitolo! Spero di non avervi annoiato mettendo tutta questa carne a cuocere. Se volete sapere come va la riunione, passate la settimana prossima. Lo sono che sono ripetitiva, ma: grazie a tutte, sempre! :)

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


-Buongiorno signori.- Oliver sorrise, chiudendosi un bottone della giacca. Prese posto a capotavola e io mi accomodai al suo fianco. Ci guardammo e arrossii violentemente. Era ancora più bello in versione uomo d'affari ed era lì solo per merito mio.
-Oliver..- Malcom Merlyn fu il primo a parlare, squadrandomi dalla testa ai piedi. -Dovrebbe mandar via la sua ehm.- prese una pausa, rivolgendomi uno sguardo sprezzante. -segretaria.-
Feci per alzarmi, ma Oliver mi fermò, tenendomi stretta per il polso. Ogni volta che mi toccava sentivo la pelle bruciare. -No.- si limitò a dire, facendomi cenno di sedere. -Lei può rimanere. - Rivolse un altro sorriso a Malcom e nessuno fece più obiezioni.
-Allora..- un uomo scuro di pelle ,che mi sembrò capire si chiamasse Robert, iniziò a parlare e ad illustrare la situazione ad Oliver. Seguii tutto il discorso, annotandomi i nomi dei macchinari e delle sentenze citate.
Oliver si voltava spesso verso di me e ogni volta che gli veniva posta una domanda,prendeva un respiro e stringeva i pugni come se si obbligasse a rimanere concentrato. Io non facevo altro che sorride: sembrava incredibile che lui fosse lì attivo e concentrato nel dibattito.
A riunione finita entrambi tirammo un respiro di sollievo.
-è andata bene?- mi chiese, mentre ancora salutava tutti i suoi colleghi.
-Si, decisamente.- Gli sorrisi e mi sentii felice, ma di una felicità nuova che non avevo mai provato prima. Uscimmo dalla stanza e posai le mie cose in borsa. Alzai gli occhi verso l'elegante orologio a muro e cacciai un urlo. -Oddio, il treno!-
Erano le sette di sera in punto. Il prossimo treno sarebbe passato soltanto alle undici.
-Quale treno?-
Oliver mi osservò con aria interrogativa.
-Quello per tornare al college. - Risposi, con un filo di voce e portandomi le braccia al petto.
-Ti accompagno io - Lui mi sorrise, avviandosi all'ascensore.
-Ch..che?Cos..cosa?-
-Te lo devo.- sussurrò, invitandomi con lo sguardo a raggiungerlo. -ma sto morendo di fame, quindi sbrigati.-
Il cuore iniziò a battermi a mille. Mi incamminai verso di lui a passo svelto perchè l'ascensore era già arrivato. Entrammo e chiusi gli occhi, sperando che non fossimo da soli. Quandi li riaprii non vedi altro se non Oliver.
-Oddio..-biasciai, mordendomi la lingua.
Oliver sembrava non essersene accorto. Aveva un braccio appoggiato alla parete dell'ascensore e sospirava. Si voltò a guardarmi. Rimanemmo per un quelli che mi sembrarono minuti, uno negli occhi dell'altra.
-Lo senti anche tu?- mi chiese, avvicinandosi.
-Sen..sentire cosa?- Deglutii sentedomi avvampare. Il cuore non voleva smettere di battere forte.
Oliver mi si avvicinò ancora di più. Io indietreggiai, andando a sbattere contro le porte. Mise le mani parallele alla mia testa, intrappolandomi nel mezzo. Scese con lo sguardo sul mio viso e poi sul collo, sulle spalle. Sorrise, incurvando poco le labbra,ma illuminandosi con gli occhi. Con le dita fu dietro la mia schiena e poi tirò forte, spingendomi addosso a sè. Mi tenne con un braccio per non farmi cadere e poi mi mostrò la tracolla della mia borsa. -Era rimasta incagliata nelle porte, intelligentona.- Me la riattaccò, mentre l'ascensore finalmente si fermava.
-Fortuna che te ne sei accorto.- dissi, cercando di respirare.
-Già, altrimenti chissà tra quanto saremmo usciti.-
-Io avrei resistito a lungo..- scossi la testa, incredula per averlo detto davvero, ma la prospettiva di rimanere chiusa da sola con lui sarebbe sembrata allettante anche in caso di apocalisse zombie.
-Ma non mi dire..- Mi fece cenno di salire in auto, mentre mi chiudeva lo sportello. "Però" pensai "che galante."
Cercai di respirare regolarmente e chiusi gli occhi per non vederlo al volante. Anche ad occhi chiusi riuscivo a sentire i suoi sorrisi.
-Credevo fosse facile per te resistermi.- Mise in moto, ma si fermò subito dopo ,fuori da Belly Burger.
-Come per un obeso è facile resiste a questo posto.- Credevo di averlo solo pensato e invece lo dissi davvero.
Lui rise. -è buono certo..- mi si avvicinò, mentre si slacciava la cintura di sicurezza. -ma non è il miglior hamburger della città. Un giorno te lo farò assaggiare.-
Arrossii di nuovo. "Era un appuntamento?"
-Torno subito.-
Non risposi e mi limitai a sorridere. Perchè mi sentivo così eccitata, libera e felice?
Controllai il cellulare e contai ben 5 messaggi di Tommy, ma nessuno di Cooper.  Mi misi a risponderlo e fui contenta che Oliver fosse subito di ritorno.
-Allora, hai placato la tua fam..- mi bloccai quando lo vidi preso a scolarsi una bottiglia di vino.  -Che accidenti stai facendo?-
Lui mi porse la bottiglia -Giusto.- si asciugò le labbra, con il dorso della mano. -Ho dimenticato le buone maniere, prima le signore.-
Alzai gli occhi al cielo e mi venne voglia di mollargli un ceffone. -Credevo avessi fame!-
-Questo, bambina ,placa tutto.- Mi sorrise e traccannò un lungo sorso di nuovo.
-Scendi.- intimai
-Cosa?- rise, scuotendo la testa. -è la mia auto!-
-Non sei in condizioni di guidare!-
-Ma andiamo,posso reggere tutto l'alcool di questo mondo.-
-Non se sono io in auto!.-
-Cosa vuol dire?-
-Che non guiderai, la vita è preziosa!-
-Ma si vive una volta sola, piccola. -
Staccai le chiavi dall'auto e corsi fuori. Aprii la sua portiera e lui alzò le mani, senza smettere di ridere.
-D'accordo, d'accordo. Ma trattamela bene.- Accarezzò l'auto e si mise a sedere dal lato del passeggero.
Misi in moto tentando di contenere la mia rabbia. Sentire quel motore fare le fusa sotto i miei piedi mi tranquillizzò.
Oliver si attaccò alla bottiglia e non aprì bocca per tutto il viaggio. Per fortuna non trovai traffico e riuscii a rimanere concentrata sulla strada. Mi fermai proprio fuori l'entrata del college e sbuffai, spegnendo il motore.
-Sei..- iniziai, picchiando contro il clacson. -Dio, non posso crederci!-
-Ehi..- lui scrollò le spalle e si affacciò fuori dal finestrino. Fischiò dietro ad una ragazza che si girò per fargli l'occhiolino. -Però mica male questo posto.-
Uscii fuori dall'auto, sbattendo forte la portiera. -Buona notte Oliver!-
Gli diedi le spalle e corsi via senza voltarmi a guardarlo. Mi sentivo ancora più stupida di ieri. "Non puoi cambiarlo Felicity" mi ripetei mentre entravo in camera "Sono felice che parta. "
Mi spogliai, mettendomi il pigiama con gli unicorni che avevo comprato con mia madre il giorno prima di venire al college. Lei avrebbe voluto una camicia di notte in pizzo e molto sexy, ma io non avevo saputo resistere a tanti unicorni colorati.
A piedi scalzi andai a lavarmi i denti e raccolsi i capelli in una "cipolla" sulla testa.
All'improvviso si udirono forti colpi alla porta e corsi ad aprire sperando che Cooper fosse tornato.
Misi una mano sulla maniglia mentre con l'altra continuavo a spazzolarmi i denti.
-Ehi..-
Oliver entrò, approffittando del mio stupore. Mi spostò e si fece largo nella camera. Gettò la bottiglia vuota sulla scrivania e sorrise, aprendo le braccia. -Mi piace la tua camera.-
Corsi a sputare il dentrificio e mi sciolsi i capelli, nervosa.
-Che ci fai qui?-
-L'hai detto tu.-
-Cosa ho detto?-
-Non posso guidare in queste condizioni. - Cercò di rimanere in equilibrio su un piede solo,ma cadde seduto sul letto. -La vita è preziosa.- sussurrò, mordendosi le labbra.
-Beh puoi dormire in auto!- esclamai, arrossendo. - Esci immediatamente dalla mia camera!-
Oliver si alzò e mi guardò sorridendo. -Hai paura di dormire con me?-
-Ho paura di te..- confessai, incrociando le braccia.
-Paura di me?- sembrò sorpreso. Mi si avvicinò e io idietreggiai. Lo vidi abbassare la testa -Ecco perchè tremi ogni volta che mi avvicino.-
"Si " pensai, senza proferire parola. "Ho paura di lui."
Oliver tornò a sedersi. Si tolse le scarpe e iniziò a sbottonarsi la camicia.
-Cosa non hai capito della frase fuori da camera mia?-
-Non ti farò del male..
-Non voglio che tu stia qui.- lo stoppai.
Lui mi guardò, perdendosi di nuovo nei miei occhi. -Fe-li-ci-ty.-
Il mio cuore ebbe un sussulto. Come se per la prima volta in tutta la mia vita il mio nome avesse un qualche senso.
-Non ti farò del male.- ripetè, sfilandosi la camicia. Rimase a petto nudo ed io distolsi lo sguardo, imbarazzata. Si girò sul fianco e non disse più nulla. Guardai il mio pigiama e mi sentii ancora più imbarazzata. Forse avrei dovuto dare retta a mia madre e puntare su una camicia da notte sexy. Andai a letto e cercai di rimanere il più lontano possibile da lui. Era tornato e aveva insistito per dormire con me.
"Cosa vuoi dimostrarmi Oliver Queen?"
Sospirai e non riuscii a non voltarmi. Ammirai la sua schiena nuda e provai una voglia incredibile di toccarla. Allungai una mano, ma poi la ritrassi automaticamente. -Dormi?- sussurrai.
Lui non rispose. Il suo respiro mi dava i brividi.
Rimasi imbabolata a guardarlo contenta che subito fosse caduto addormentato. O almeno così credevo. Non riuscii nemmeno a chiudere gli occhi per un momento che lui si girò sul fianco, mettendosi di fronte a me.
Arrossii e lui mi sorrise. Feci per voltarmi, ma Oliver allungò un braccio,tenendomi ferma per la vita. Proprio come aveva fatto in riunione. Lo vidi alzare la testa e avvicinarla alla mia.
-Lo senti anche tu?- Sussurrò facendo cadere il suo fiato sul mio viso.
Mi ritornò in mente l'episodio dell'ascensore e lo guardai con aria interrogativa.
-Cosa?-
-Questo.-
Non riuscii a replicare che mi ritrovai le sue labbra sulle mie.  Mi baciò piano, timidamente, bagnandomi la bocca con la sua saliva.
-Buona notte..-sussurò di nuovo e tornò a darmi le spalle.
Mi toccai le labbra e piansi, incapace di contenere tutte quelle emozioni. Oliver Queen mi aveva baciata e io mi sentivo bruciare.
Angolo autrice: Spero che con questo capitolo siate riuscite a cogliere l'elettricità che passa tra Oliver e Felicity. Cosa succederà ora? Vi aspetto la settimana prossima con un nuovo capitolo :D

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Il buio della notte presto sparì per fare posto alle prime luci dell'alba.  Dopo quel bacio,Oliver mi aveva dato le spalle e tutto era rimasto al suo posto, almeno apparantemente, perchè invece nella mia testa tutto aveva preso a girare. Il suo profumo, il suo tocco, il suo calore mi avevano cullato in un dolce sonno ristoratore che non provavo da giorni.
Al vibrare della sveglia quasi non ebbi voglia di alzarmi. Affondai il viso nel cuscino e sospirai.
-Era ora dormigliona.-
La voce di Oliver fu più rumorosa del canto di un gallo .  Aprii gli occhi di scatto e lo vidi già in piedi e rivestito. Mi guardava con un bellissimo sorriso stampato sulle labbra. -Mi dispiaceva andarmene senza salutare.-
Balzai in piedi. -S..salutare?- ripetei, arrossendo. Avevo i capelli ancora incollati al viso e gli occhi rimpiccioliti dalle lacrime della notte appena passata. -Credevo fossimo andati insieme a lavoro sta mattina.- Lo dissi velocemente e sperai che mi avesse capito.
-Ma..-iniziò, guardandomi con aria interrogativa. -Oggi è sabato.- Allargò le braccia e poi se le portò ai fianchi. -Nessuna azienda è aperta il weekend!-
-Oddio..- mi scappò, e mi portai una mano alla fronte. -è già sabato..- caddi seduta sul letto e sospirai. Avrei voluto che fosse di nuovo lunedì per poter passare altro tempo con lui.
Oliver rise. -Mio padre ti fa lavorare troppo..- Lo vidi mentre prendeva le chiavi dell'auto dalla scrivania. -Grazie per l'ospitalità.- Mi fece l'occhiolino. -Credo che ci tornerò.-
-Aspetta, Oliver..- fui sorpresa più di lui di aver avuto la forza di parlare e soprattutto di pronunciare il suo nome. -Ti va di fare almeno colazione assieme?- Deglutii rumorosamente e diventai rossa come un pomodoro.
Lui tornò a sorridere. -Non posso trattenermi, Laurel si starà chiedendo dove sono.-
Chiusi gli occhi per metabolizzare quella frase. L'avevo dimenticata, Laurel. Sospirai e non risposi.
-Ci sarai sta sera?- Chiese, intimorito dal mio silenzio.
-Cosa succede sta sera?-
-C'è il party di inaugurazione del reparto di Scienze applicate della Queen Consolidated. Ricordi?Quello che abbiamo approvato giusto ieri.-
Sorrisi al pensiero che stesse parlando al plurale, di me e lui, nella stessa frase. -Non credo di essere stata invitata.-
-Beh ora lo sei.- Sorrise di nuovo. -Hai un accompagnatore?  mi dispiacerebbe vederti da sola alla festa.-
"Cosa? perchè questa domanda? Mi stai forse invitando Oliver Queen?"
Zittii i miei pensieri e risposi. -Tu ci andrai con Laurel?-
Lui si limitò ad annuire senza guardarmi.
-Beh allora si avrò un accompagnatore. - affrettai a dire per spezzare quel silenzio.
Oliver rise. -Non valgono gli amici immaginari.-
Mi sentii offesa. -Ho un ragazzo.- sibilai in preda alla rabbia. Lui non perse il sorriso. -Si certo..- rispose, aprendo la porta. -Ci crederò quando lo vedrò sta sera. - Mi fece l'occhiolino e sparì lasciandosi il profumo della notte appena passata alle spalle.
Mi sentivo scombussolata. Non avevo idea di dove fosse Cooper nè perchè non si fosse fatto ancora vivo. Presa dal momento lo chiamai.
-Pronto?- rispose, in modo molto freddo.
-Ehi..- lo salutai, timidamente. -Non mi hai più chiamata.-
-Perchè non voglio più sentirti.-
-Cosa?-
-Credevi che non lo avessi capito?-
Rimasi in silenzio. -Lavorare per la Queen Consolidated? - riuscii a cogliere il suo disprezzo perfino per telefono. -tu sei una di loro.-
-Una di loro?- ripetei,sollevata che non facesse riferimento ad Oliver.
-Una di quelle che vuole lavorare per vivere. Credevo che fare l'hacker contasse qualcosa per te. Evidentemente mi sbagliavo: sei soltanto una ragazzina viziata come tutte le altre. Addio Felicity.-
Riagganciò e io mi sentii improvvisamente sollevata. Oliver mi aveva preso così tanto che non mi importava nulla della rottura con Cooper. Ora però ero rimasta sola per la festa.
-Odio non avere un fratello maggiore in questi casi..- lo dissi ad alta voce pur essendo da sola. Presi il cellulare e mi venne un'idea. Avrei potuto chiedere a Tommy. Mi sentii in colpa mentre gli scrivevo di farmi da accompagnatore per la serata. Lo avrei solo usato per non fare una figuraccia con Oliver.
"Conta pure su di me!passo a prenderti alle sette."
Quando lessi la risposta capii che era già troppo tardi per qualunque senso di colpa.
[LA SERA ALLA FESTA]
-Adoro questo posto..-
Quella sera Tommy fu più euforico del solito. Non faceva altro che sorridere e tenere un braccio dietro la mia schiena.
Io invece mi guardavo sempre intorno, nervosamente. Avevo indossato un abitino corto ,a tubino, abbinato a dei semplici sandali gioiello. I capelli mi scendevano lisci lungo le spalle e il loro nero corvino faceva da contrasto con il colore rosso acceso dell'abito. Fui contenta, per la prima volta, di avere un vestito di mia madre nell'armadio.
La sala era piena di persone, tutte distinte ed eleganti.  Sulle scale era stato allestito una specie di palco per permettere ai genitori di Oliver di tenere un discorso. Gli ornamenti erano tutti in oro e argento e non facevano altro che impreziosire ancora di più l'ambiente.
-Vedo degli stuzzichini, corro a prenderli. Aspettami qui.- Tommy mi sorrise e poi sparì tra la folla.
Sospirai e mi voltai verso la porta di ingresso,pentendomene subito. Oliver era appena entrato: indossava uno smoking nero, aderente e molto elegante. Al suo braccio, Laurel era fasciata in un abito dorato, lungo, che la slanciava e la rendeva bellissima. Entrambi avevano un sorriso stampato sulla faccia e si fecero largo tra la folla stringendo tantissime mani.
Oliver sollevò lo sguardo e mi vide. Mi lanciò una lunga occhiata e poi strinse Laurel più vicina a lui. Iniziò ad incamminarsi verso di me e il mio viso si colorò immediatamente di arancione. All'improvviso Oliver lasciò la mano di Laurel e le indicò un uomo poco più avanti di me. La vidi avvicinarsi ed abbassai lo sguardo, imbarazzata.
"E se si ricordasse di me? In fondo Oliver mi aveva toccato il sedere a quel party"
Laurel però era troppo impegnata ad evitare la folla per notarmi. Oliver le era dietro. Mi passò di fianco, fermandosi per sfiorarmi col suo braccio.
-Ti avevo detto..- sussurrò, avvicinando appena la sua testa al mio orecchio -che mi sarebbe dispiaciuto vederti da sola.-
Mi voltai a guardarlo e lui si scostò, sorridendomi. Si avviò di nuovo verso Laurel e io non ebbi il tempo di rispondergli. Lo guardai mentre le riprendeva la mano e salutava calorosamente un uomo che in realtà non sembrava molto felice di vederlo. Al loro trio si unì poi Tommy. Lo vidi,mentre con un cocktail in mano salutava sorridendo Oliver. Affrettai il passo e lo sorpresi, mettendomi sotto il suo braccio. Mi strinsi forte al corpo di Tommy e sfoggiai un meraviglioso sorriso. -Buonasera.- Dissi, sorpresa dalla mia intraprendenza. L'uomo che non conoscevo mi guardò, stupito. -E tu chi saresti?-
-Oh lei è..- Tommy ingoiò il boccone di gamberi che aveva ancora in bocca. -Felicity Smoak, detective Lance. La nuova assistente esecutiva della Queen Consolidated.-
-Detective..- feci, porgendogli la mano. Lui me la strinse, ancora sospettoso. -Se volete scusarmi..- baciò, il capo di Laurel e si allontanò senza aggiungere altro.
-Allora Felicity..- La voce di Laurel era molto dolce. Probabilmente non mi aveva riconosciuta. -Come ti trovi alla Queen Consolidated?-
-Davvero bene..- Sorrisi, accarezzando il braccio di Tommy. Lui arrossì e si schiari la gola, imbarazzato.
Oliver mi guardò, arrabbiato. -Tommy, sei venuto con lei alla festa?-
Tommy fece per rispondere, ma lo anticipai. -Si, è stato davvero tanto gentile ad accompagnarmi. Non avrei voluto venirci da sola.- Sottolineai l'ultima parola, sostenendo il suo sguardo.
-Già..- fece Tommy, guardando prima me e poi Oliver. -Sono stato io a proporla alla tua azienda Oliver.-
Lui serrò la mascella. -Da quanto vi conoscete?-
-In realtà pochi giorni.- Mi mossi in avanti, facendo si che il braccio di Tommy scivolasse dietro la mia schiena. -Ma lui è un ragazzo d'oro, mi sembra di conoscerlo da una vita.-
Laurel abbassò improvvisamente lo sguardo. -Si, lo è.- fece eco alle mie parole, fingendo un sorriso di circostanza. -Buona serata allora ragazzi. Mi ha fatto piacere conoscerti, Felicity.-
La salutai, ricambiando il finto sorriso. -Si, anche a me ha fatto piacere. - Oliver si allontanò assieme a lei, senza dire una parola. Mi staccai da Tommy per seguirlo con lo sguardo.
-Cosa è successo tra voi due?- la voce di Tommy fu un sussurro.
-Nulla. - Scrollai le spalle e gli presi la mano. -Balliamo?-
Lui sorrise e parve credere alle mie parole. Mi trascinò in pista e sulle note di "Wonderwall" degli Oasis, iniziammo un dolce lento.
Oliver e Laurel erano in disparte. Lui le teneva la mano sulla schiena e le baciava timidamente il collo.
Gettai le braccia al collo di Tommy e gli sorrisi. Lui arrossì e continuò a farmi volteggiare in pista. Rivolsi uno sguardo dalla parte di Oliver e incrociai i suoi occhi. Erano chiusi in una morsa, come se mi volesse fulminare. Passai una mano nei capelli di Tommy e gli sussurrai quanto mi stessi divertendo , facendo in modo che le mie labbra toccassero la pelle del suo orecchio. Tommy si schiari la gola e cercò di rispondermi, ma io alzai il viso avvicinandomi pericolosamente alle sue labbra. Chiusi gli occhi, pronta a lasciargli un bacio a stampo, ma una spinta improvvisa mi portò via da lui. Urlando, aprii gli occhi e notai una macchia di vino proprio sul mio abito. Mi guardai intorno e incrociai gli occhi di Oliver. Stringeva tra le mani un bicchiere vuoto e si stava scusando con Tommy. -Che sbadato.- Disse, guardandomi. Gli occhi gli lampeggiavano di rabbia. Serrò la mascella e mi porse un tovagliolo di stoffa. Tommy e Laurel stavano parlando, ma io non riuscivo a sentire nulla.
-Aspettami nel bagno delle donne..- lo sussurrò, a denti stretti. -tra cinque minuti.-
Si voltò e mi lasciò da sola, con il tovagliolo in una mano.
-Felicity, stai bene?- Tommy, continuava a ripeterlo. -è stato un incidente. Oliver pagherà il conto della lavanderia.-
Annuii, riprendendo conoscenza. Nella mia testa non faceva che risuonare la proposta di Oliver. -Non è nulla..- iniziai, cercando di tranquillizarlo. -Vado un attimo in bagno per ehm, asciugarmi.-
-Vuoi che ti accompagni?- chiese Laurel, che pareva non essersi accorta dell'assenza di Oliver.
-No, non proeccuparti. Continuate pure a ballare.-
Tommy e Laurel si guardarono imbarazzati ed io sparii tra la folla. Arrivata al bagno delle donne, lessi il cartello: "GUASTO".
Aprii comunque la porta ed entrai. Oliver mi afferrò per la vita e mi sbattè contro il muro.
-Cosa diavolo credi di fare?- ringhiò, tenendomi stretta a lui.
-Non capisco cosa intendi.- mentii, evitando il suo sguardo.
-Oh..- rise, avvicinandosi di più a me. -Si che lo sai.-
Deglutii e presi fiato. -Hai gettato di proposito quel drink su di me?-
Lui alzò gli occhi al cielo. -Stavi per baciare Tommy.- sussurrò, arrabbiato.
-E quindi?- replicai, sentendo un forte calore al ventre. Il corpo di Oliver premeva sul mio, la sua gamba era tra le mie e il mio viso era intrappolato dalle sue braccia, parallele al muro.
-Felicity..- disse il mio nome, e io ebbi un fremito. -è il mio migliore amico.-
-Ed è innamorato di Laurel!- esclamai, senza pensarci.
Oliver si allontanò. Lasciò cadere la braccia lungo i suoi fianchi e mi guardò come se avessi appena detto una  barzelletta. -Certo come no.- sbuffò. -E tu come lo sai?-
-Perchè la guarda come io guardo te.-
Chiusi gli occhi, impaurita da quella dichiarazione implicita che avevo fatto. Sentii Oliver muoversi di nuovo verso di me. Mi prese il viso e me lo strinse leggermente nella sua mano. -Guardami.-
Aprii gli occhi e inevitabilmente incrociai il suo sguardo. Rimanemmo così, occhi negli occhi, per una manciata di secondi.
-No..- disse, scuotendo la testa e lasciandomi andare. Presi aria, spaventata da quella sua reazione.
-No.- ripetè, coprendosi il volto con le mani. -Tu non puoi farlo.-
-Fare cosa?- chiesi, tremante. Mi sorpresi di essere ancora in grado di rimanere in piedi.
-Innamorarti di me.- Lo disse in un soffio, come se avesse paura di quella parola.
-Perchè?-
Oliver si avviò verso la porta. -Perchè..-iniziò senza nemmeno guardarmi. -a causa della vita che conduco, credo sia meglio che io non stia con qualcuno a cui potrei tenere davvero.-
Terminò la frase e uscì fuori, chiudendosi la porta alle spalle. Mi appoggiai al lavandino e mi specchiai.
"Non puoi innamorarti di me.." ripensai alle sue parole, al suo sguardo.
Asciugai il mascara che mi era colato sul viso. -Ma io..- sussurrai, tra un singhiozzo e l'altro. -sono già innamorata di te.-
Sospirai e una paura tutta nuova si impossessò di me. Avevo ammesso i miei sentimenti per Oliver. Ora cosa avrei dovuto fare?
Angolo autrice: gelosone il nostro Oliver! Vi suona familiare la sua scusa per non stare con Felicity? :p chissà se ammetterà mai di essere attratto da lei..ricordatevi che il viaggio sulla Gambit è imminente..grazie a tutte voi che seguite la storia con entusiasmo, la prossima settimana porterà anche il nuovo capitolo :)

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Capitolo 8
*** Capitolo otto ***


Angolo autrice: Ragazze, mi dispiace tantissimo per il ritardo, ma il mio portatile ha deciso di suicidarsi! Solo ora ho potuto recuperare tutti i dati..per farmi perdonare il nuovo capitolo arriva sabato e vi avverto già che è il mio preferito, quindi spero di farvi contente! Nel frattempo, cosa avranno combinato Oliver e Felicity? Grazie per la pazienza e scusate ancora!


Dopo lo scontro con Oliver in bagno,pregai Tommy di riaccompagnarmi a casa. Le sue parole scorrevano ancora sulla mia pelle affilate come la punta di una freccia.

"Non puoi innamorarti di me"

Sospirai. L'unico modo per non farlo era non vederlo più. Pensai di abbandonare la Queen Consolideted e di lasciarmi tutto quel mondo alle spalle. Quando lunedì tornai in ufficio Oliver non si fece vivo. Stessa cosa il giorno dopo, di lui non si vedeva neanche l'ombra.

-Sta preparando le valigie per la grande partenza- Mi aveva raccontato Tommy mentre mi riaccompagnava a casa. Io non gli avevo chiesto di parlarmi di Oliver, ma rimasi contenta di avere sue notizie.

-Quando parte?-

-Domani.-

Tremai. Per tutti quei giorni avevo pensato di abbandonarlo ed ora non riuscivo a sopportare il pensiero che se ne andasse.

-Dovremmo organizzargli una festa di addio.- scherzò Tommy, accortosi del mio sguardo.

-No.- sospirai. -Ho chiuso con le feste.-

Lui fece inversione di marcia, bruscamente, facendomi sobbalzare. -E va bene. Vorrà dire che andremo a salutarlo solo noi due.-

-Noi..cosa?!- esclamai, facendomi prendere dall'ansia. -Ora? Ma non possiamo, ti prego Tommy.-

-Andiamo, ho bisogno di te per salutarlo.-

-Perchè mai avresti bisogno di me?-

Lo sentii ridere. -Perchè se rimani è meno probabile che pianga!-

Non riusci a trattenere un sorriso -Gli vuoi davvero bene, vero?-

Gli si fecero gli occhi lucidi. -Si, davvero tanto.-

Non aggiunse altro e si fermò fuori ad un cancello davvero imponente. Sbircai dal finestrino e rimasi a bocca aperta.

-Lui vive qui?- mi scappò, mentre ammiravo quella bellissima villa.

Tommy non rispose. Suonò il clacson e mi sorrise, impaziente quanto me di vedere Oliver. Lui,come tutte le star, si fece attendere per ben 10 minuti. Uscì dal cancello con indosso una semplice t-shirt bianca e un jeans aderente. Non lo avevo mai visto casual e il mio ventre ebbe un sussulto: sarebbe stato sexy anche con degli stracci addosso. Mi sorpresi quando subito dopo di lui sbucò furtiva una ragazza bionda, davvero carina. Aveva gli occhi vispi e soprattutto familiari.

-C'è Laurel?- bisbigliò, avvicinandosi a Tommy.

-Ehi Sara!- la salutò lui -No, tranquilla.-

La ragazza sorrise e gettò le braccia al collo di Oliver. -Non vedo l'ora di partire con te domani.-

Oliver le sfiorò il naso e poi la baciò toccandole il sedere.Quella scena fu come sventolare una bandiera rossa ad un toro.

-Chi diavolo è lei? - lo sussurrai tra i denti, nervosa. -Perchè parte con Oliver?-

-Non ti piacerebbe saperlo.- Tommy abbassò lo sguardo,arrossendo.

-Okay , me lo dirà il mio fidato internet.-

Tommy parve non capire. Presi il cellulare e fu facile cercare il suo contatto tra quelli di Oliver: Sara Lance. Lo lessi, portandomi una mano alla bocca.

-è la sorella di Laurel?!- il sangue mi ribollì nelle vene. -Ora gliene dico quattro!-

-Felicity!-

Oliver mi salutò, aprendo lo sportello dal mio lato. Sgattaiolai fuori, arrabbiatissima.

-TU!- iniziai, puntandogli un indice contro.

-Ma sei bellissima!-

La voce di Sara mi colse di sorpresa. La vidi mentre mi sorrideva e mi porgeva la sua mano.-Sara, piacere. E adoro i tuoi capelli.-

Io rimasi immobile con il dito ancora puntato agli addominali di Oliver. -Fe..Felicity.- balbettai, cercando di ricompormi.

-Il mio Ollie ti ha fatto arrabbiare?-

Lei tornò da Oliver, baciandolo di nuovo. Alzai gli occhi al cielo. Sembrava davvero simpatica, ma essere tra le braccia di Oliver la rendeva odiosa quanto Laurel e qualunque altra ragazza su questo pianeta.

Mentre si baciavano lui aprì gli occhi. Incrociò i miei e iniziò a baciare Sara con più passione.

"Vuole farmi ingelosire" pensai, mentre distoglievo lo sguardo. Aprii la portiera dell'auto e mi misi stesa sul sedile di dietro. Pregai in questo modo che Sara non salisse con noi. Poco dopo entrò solo Oliver.

-Dove si va?- chiese, salutando Tommy con una forte pacca sulla spalla.

-Potremmo avviarci al porto..-propose lui, guardandomi. -Così Felicity vedrà la nave!-

Oliver prese un sorso da una fiaschetta di whisky che Tommy aveva in auto. -Per una cervellona come lei, la nave sarà sicuramente interessante!-

Non risposi e lascia che un silenzio glaciale piombasse in auto. Oliver accese la radio e mentre beveva mi lanciava lunghi sguardi dallo specchietto retrovisore. Io cercavo di evitarli, ma con la coda degli occhi finivo sempre a specchiarmi nei suoi.

-Vibri..-

Lo disse all'improvviso, con un tono molto caldo che quasi tagliò l'aria in due.

-Giuro che non sono io!- Esclamai, mentre chiudevo gli occhi, consapevole di essermi messa in imbarazzo.

-Lo so, Felicity, è il mio cellulare.- Tommy sbuffò. -Papà?-

Riconobbi la voce di Malcom Merlyn è all'improvviso avvertii una strana sensazione.

-Che significa che non posso stare al porto sta sera? Come fai a sapere che sono diretto lì?- Tommy battè forte le mani sul volante. -D'accordo. A tra poco.-

Roteò gli occhi al cielo e sospirò. -Devo tornare a casa.-

Mi unii al suo sospiro. -Dai, prima il dovere e poi il piacere.-

-Okay, ma accompagna comunque noi al porto- fece Oliver, prendendo un altro sorso di whisky.

-Noi?- esclamai, sbattendo velocemente le palbebre.

-Si, Oliver..- iniziò Tommy -credo sia meglio che riaccompagni te e Felicity.-

-Ce la caveremo. - rispose lui, sorridendo. -Tranquillo la metterò su un taxi ed arriverà a scuola sana e salva.-

-è un college Oliver.- puntualizzò Tommy chiaramente preoccupato.

Oliver sbuffò -è lo stesso.- fece le spallucce e si voltò a guardarmi.

-Va bene Tommy.- dissi, sorridendo. -Starò bene con Oliver.-

Lui tentò di opporsi, ma io lo pregai con lo sguardo di farmi rimanere con Oliver.

-Scrivimi quando sei a letto. - disse prima di sparire.

Mi voltai e mi ritrovai gli occhi di Oliver addosso.

-Potrei portarti anche adesso a letto..- disse, sussurrandolo a labbra strette -se ne hai voglia..-

Deglutii rumorosamente -Sono la ragazza del tuo migliore amico. - Cercai di rifilargli la stessa scusa che mi aveva dato in quel bagno, ma lui si sentì provocato.

-Se così fosse me l'avrebbe detto..- lo ringhiò, gettando la fiaschetta ormai vuota.

-Cosa vuoi insinuare?-

Si avvicinò di più a me. I nostri corpi erano vicinissimi e come ogni volta,l'aria iniziò a vibrare. -Questa vicinanza a Tommy..- sorrise a metà, con gli occhi che mi squadravano -lo stai facendo di proposito.-

-Tu con Sara non sei stato da meno.-

Oliver si allontanò. -Te ne sei accorta.-

Arrossii. "O mio Dio" pensai. "lo ha fatto di proposito."

-Si, sono parecchio intelligente.-

Lui non mi rispose ed iniziò ad incamminarsi. -Mi piace.- disse, quando ci ritrovammo davanti ad una nave che al fianco destro portava scritto "Gambit"

-La nave?- chiesi, con il fiatone. -Come fai ad essere più veloce di me se sei ubriaco?-

Oliver rise e continuò a correre finchè non ci trovammo sotto la nave. -Non sono ubriaco.- toccò l'imbarcazione, sorridendo. -E con il mi piace..-si voltò a guardarmi -mi riferivo a questo gioco.-

-Quale gioco?-

Sbuffai, stanca di dover stare sempre a fare domande.

Lui roteò gli occhi. -Al gatto e al topo.-

Mi arrestai, fermandomi a guardarlo. -Spero che io sia il gatto, odio i topi.-

Oliver rise.

-Fammi un miao.-

-Sei impazzito?-

Rise di nuovo. -Forse.- Alzò lo sguardo arrivando alla prua della nave. -Saliamo.-

-Cosa?-

Non mi rispose. Passeggiò lungo la nave e poi gettò un paio di casse per creare un ponte per salire.

-Oliver..-

Lui si arrampicò sulle casse e saltò a bordo della nave. -Wow..-

-Oliver!-

Si affacciò,porgendomi la mano. -Sali.-

-No!-

-Fe-li-ci-ty.-

Rabbrividii. Perchè ogni volta che pronunciava il mio nome, sussultavo? "Perchè lo ami". Scacciai via quel pensiero, e mi arrampicai. Strinsi forte la mano ad Oliver e riuscii a salire a bordo.

-Siamo nella sala macchine.- dissi, guardandomi attorno. Era tutto completamente buio e la stanza mi sembrava un po' troppo vuota. -Sai che non è legale questo vero?-

Oliver rise. Fui contenta di essere stata la causa del suo sorriso ed arrossii.

-Tutte le cose più belle sono illegali..-

-Mm non direi..- feci, continuando a guardarmi intorno spaventata.

-Perchè tu pensi troppo.-

-Non sarei al college altrimenti.-

-Oddio, è la terza volta che si nomina il college!-

-Lo facciamo per il tuo bene Oliver così dopo saprai dove riaccompagnarmi.-

Lui mi venne addosso, all'improvviso. Mi sbattè sul timone, facendomi sussultare. Mi teneva per i fiachi e mi guardava, con gli occhi fissi nei miei.

-Non ho intenzione di riaccompagnarti...-

Rabbrividii.

-Voglio che tu passi con me tutta la notte.-

Cercai di scostarmi, ma lui mi bloccò.-Oliver..- iniziai, cercando ancora debolmente di evitarlo. Il buio era ormai fitto. Non riuscivo a vedere nulla tranne lui.

Si avvicinò al mio viso. Lentamente, le sue labbra furono a pochi centimetri dalle mie. Trattenni il fiato e chiusi gli occhi. "Oh, no! Di nuovo,sta per baciarmi!"

 

BOOM.

 

Un rumore sordo ci sorprese entrambi.

-Cosa è stato?.- chiesi impaurita

Oliver rimase in ascolto. Si mosse verso la porta da dove sembrava provenire il rumore. Io lo seguii a tentoni, aggrappandomi a qualunque superfice trovassi. Poi toccai un pezzo di carta. Lo presi, e feci luce con il cellulare per leggerlo.

"PROGETTO DI ESECUZIONE E SICUREZZA DEL VIAGGIO"

Lessi tutte le voci ed urlai.

-Felicity!-

Oliver corse da me, preoccupato. -Stai bene? Cosa succede?-

-Oliver..- lo sussurrai con le mani che tremavano. Lui mi guardò e mi strappò il foglio di mano.

-Cos'è?- chiese

-La nave..-

Continuò a non capirmi e rimase in silenzio.

Presi coraggio, cercando di tornare lucida.

-La nave affonderà.-

-COSA?- lui sbattè per aria il documento, in un impeto di rabbia

-C'è scritto lì, guarda, leggi!-

Cercai di recuperare il foglio, ma Oliver mi bloccò per il polso.

-Non te lo permetterò!-

-Che diavolo ti prende?permettermi cosa?-

-Di impedirmi di partire!-

Ci guardammo in cagnesco. -Oddio Oliver!- nonostante il dolore della stretta riuscii ad arrivare al documento. -Non ruota tutta la terra attorno a te! Questa nave è costruita per affondare!-

Tenni il foglio in modo che lui potesse leggere. Poche scialuppe di salvataggio, nessun radar a bordo, controllo motore non eseguito.

-Ma...- Oliver si incupì -questo programma..- indicò con il dito la pagina -l'ha firmato mia madre.-

Corsi a leggere e spalancai la bocca quando mi accorsi del nome di Moira Queen tra i responsabili dell'approvazione.

-Ci deve essere una spiegazione..- iniziò, mettendosi le mani nei capelli

-Sul perchè tua madre ti vorrebbe morto? Oh ci sarebbero infiniti motivi per volerlo!-

Mi lanciò un'occhiataccia e io arrossii. -Mi dispiace, era fuori luogo.-

-Andiamo via da qui.-

-Dobbiamo andare alla polizia!-

Oliver non mi rispose. Mi prese per mano e mi trascinò fuori dalla nave. Quando misi piede a terra avevo il fiatone, ma non per la corsa. Le dita di Oliver erano ancora nelle mie.

Se ne accorse e mi lasciò.

-Non ha senso tutto questo..-

-Oliver, dobbiamo parlarne alla polizia!-

-No.- ringhiò lui -è mia madre, Felicity!-

-Di certo non puoi affrontare con lei questo argomento!-

-Hai ragione..- lo vidi tirar fuori un cellulare. -Chiamerò mio padre.-

-Non credo sia una buona idea Oliver, ti prego, prova a ragionare.-

Lui si allontanò da me. Cercai di seguirlo, ma venni improvvisamente colpita alla testa. Un sonoro colpo mi prese in pieno il capo, facendomi svenire.

Persi i sensi e mi risvegliai soltanto il giorno dopo, in ospedale.

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Capitolo 9
*** Capitolo nove ***


-Felicity..-

La voce di Tommy mi entrò nella testa con la stessa delicatezza con cui sasso cade in acqua.

Misi a fuoco lentamente il suo viso avvertendo un forte bruciore agli occhi.

-Oddio, vieni qui..-

Lui si abbassò ad abbracciarmi,accarezzandomi lentamente i capelli.

-Cos..-iniziai, frastornata. -cosa è successo?dov'è Oliver?-

Tommy sospirò. -Sei stata colpita, Oliver non è riuscito a scorgere il colpevole. - Serrò la mascella e i suoi occhi si strinsero in una morsa. -Sicura che non sia stato lui a colpirti?- abbassò il tono della voce e si avvicinò di più a me. -Sai che puoi dirmi tutto.-

-No, Tommy.- risposi sicura, un po' infastidita dalla poca fiducia che dimostrava nei confronti di Oliver. -Non è stato Oliver.-

-Non ricordi nulla?-

-Cosa dovrei ricordare?Mi sento come se si stesse svolgendo un Rave nella mia testa!-

Lui rise. -Hai ragione, mi dispiace.- Si alzò, guardandosi intorno. -Vado ad avvisare i dottori che ti sei ripresa. Devi mangiare qualcosa.-

Annuii e lo lasciai andare senza aggiungere altro. Chiusi gli occhi,cercando di ricordare la serata appena trascorsa. Riuscii a rivedere me ed Oliver sulla nave, la nostra fuga,il documento.

Sobbalzai. Mi voltai verso il comodino per prendere il cellulare: c'erano tre mazzi di fiori. Uno di Tommy, uno di mia madre e uno..di Cooper.

Oliver non si era disturbato ad accertarsi delle mie condizioni. Nessun sms e nessuna chiamata.

Quella rivelazione sembrò far più male della botta alla testa. Volsi il mio sguardo nella stanza e mi meravigliai. Ero sola nella camera che sembrava più quella di un hotel che quella di un ospedale. Tv a schermo piatto, letto regolabile, finestra panoramica. Sorrisi, pensando a quanto Tommy mi volesse bene. Appoggiai il capo al cuscino e mi sentii meglio. Accesi la tv, iniziando a fare zapping sui canali. Quando passò quello del notiziario per poco non mi sentii male di nuovo:

"I funerali di Robert Queen,CEO e fondatore della Queen Consolidated si stanno svolgendo adesso. Ascoltate in antemprima per 24news le parole del figlio, il giovane Oliver Queen che dopo la morte del padre si spera diventi famoso non solo per la vita mondana che conduce..."

La telecamera fece un primo piano sul volto distrutto di Oliver. Reggeva tra le mani un foglio, ma non lo guardava. I suoi occhi si rivolsero dritti alla telecamera e arrivarono ai miei nonostante lo schermo ci separasse. -Povero Oliver..-sussurrai, mentre lo fissavo dal letto.

-Oh no.- Tommy era rientrato e mi stava fissando. -Lo hai saputo.-

-Come è successo?- singhiozzai, senza smettere di guardare la tv

-Pensano ad un suicidio.-

-SUICIDIO?- quasi urlai e lui mi ammonì con lo sguardo.

-Pare fosse in depressione, pover'uomo. Oliver sta soffrendo tanto.-

Sospirai. Volevo parlare a Tommy di quello che avevo scoperto, ma decisi di lasciar perdere. Se il padre di Oliver era morto, magari la questione era molto più pericolosa di quello che sembrava.

-Ho bisogno di vederlo.- dissi.

-Lo vedrai.- Tommy non sembrò sorpreso dalla mia frase -Dagli solo un po' di tempo.-

Si mise a sedere accanto a me. -Ora mangia.-

Gli sorrisi, ringraziandolo. -Sei il mio angelo custode,Tommy Merlyn.-

Lui mi baciò il capo. -E lo sarò per sempre.-

 

[DIVERSI GIORNI DOPO]

 

-Io non ne posso più!- sbottai, mentre passeggiavo con Tommy -Non ho sue notizie da giorni e ancora non posso tornare a lavoro.- Mi fermai,cercando di trattenere le lacrime. -Non potremmo andare a casa sua? Tommy ti prego, ti scongiuro.- Lo presi per un braccio, implorandolo. -Devo parlare con Oliver.-

Lui alzò gli occhi al cielo. -Non vuole vedere nessuno Felicity.- prese una pausa e strinse i pugni. -Nessuno tranne Laurel.-

Chiusi gli occhi cercando di non soffermarmi su quel dettaglio. -A me non interessa vederlo per quel motivo.- Tommy sembrò sollevato da queste mie parole . -Devo vederlo per sapere del mio incidente.-

-Ci stai dando troppo peso.- mi sorrise, guardandosi attorno nervoso. -Sarà stato qualche ubriacone, insomma eravate al porto, di notte. Non è che circolino proprio bravi tipi a quell'ora.-

Mi arresi e sospirai. -Come fai ad esserne così sicuro?-

-Oh andiamo..- mi trascinò per un braccio,mentre mi costringeva ad attraversare la strada. -Sai che ti dico?- si illuminò, come un albero nel periodo di Natale. -Ci servirebbe una bella bevuta!-

-Una che?-

-Si!-

Camminammo per parecchi minuti con lui che ancora mi trascinava per il braccio e con le mie imprecazioni di sottofondo. Arrivammo ad un edificio che ,dall'apparenza, sembrava abbandonato.

-Non mi sembra un bar..- dissi, preoccupata.

Tommy sorrise,mentre entrava. -No, non lo è ancora.- Mi lasciò il braccio e si voltò a guardarmi -L'abbiamo comprato io ed Oliver. Avevamo in mente di aprire un night club.-

Alzai gli occhi al cielo. -Certo.- commentai sarcastica -Scommetto che sarà dura la scelta delle "ballerine"- mimai con le dita le virgolette e sbuffai.

-Sei carina quando fai la gelosa.- Mi porse un bicchiere con all'interno un liquido trasparente.

Posai le labbra sul bordo e tracannai. Chiusi gli occhi e mi lamentai quando arrivò il bruciore. -Oddio.- commentai. -ma è fortissimo!-

Tommy rise. -Aspetta di provare il prossimo!.-

Mi misi a sedere sul pavimento e lo guardai mentre versava un altro liquido colorato nel mio bicchiere. -Vuoi farmi ubriacare?- lo provocai, sentendomi un po' a disagio.

-Si..- mi sorrise malizioso. -Scommetto che dopo questo già sei sotto.-

Tracannai anche quel bicchiere. Era divertente sentire l'adrenalina in corpo, il dolce dell'alcool che arrivava al cervello e poi si trasformava in un forte bruciore di stomaco.

-Potrei citarti ancora tutte le leggi dell'astrofisica a memoria!-scherzai, quando i miei sensi già iniziavano ad offuscarsi.

-Ma tu non studi astrofisica.- Tommy si sedette accanto a me, mettendo tra noi la bottiglia.

Risi e ne presi un sorso direttamente dal collo senza versarla nel bicchiere. -Se solo ci penso..-

-A cosa?-

-La settimana prossima..- bevvi di nuovo. -Mi laureo.-

-Wow!- Tommy mi strappò la bottiglia dalle mani -Allora dobbiamo festeggiare alla grande!-

Rise e io mi unii a lui. Si avvicinò di più e stavolta non c'era nulla a separarci. -Brindiamo a te, Felicity.-

Mi porse il bicchiere e lo tentennai col suo -E a te, Tommy.- dissi, perdendomi nei suoi occhi. Erano così dolci,rilassanti e vicini.

-Sai se non fossi la mia migliore amica..- Tommy lo sussurrò, facendo cadere il suo respiro proprio sulle mie labbra. -Ti bacerei ora.-

Spinsi la testa contro di lui. -Non sapevo di essere la tua migliore amica..-

Ci guardammo per dei secondi che sembrarono infiniti. Lui si avvicinava sempre di più e i nostri visi erano ormai a pochissimi centimentri di distanza. Continuai a guardarlo negli occhi, ma lui li chiuse e fece un profondo respiro. Pensai: "Ecco sta per farlo! Sta per baciarti, fermati ora" e invece non mi mossi.

-Fermo lì!-

Oliver sbucò da dietro le spalle di Tommy. Gli mise una mano sulle labbra e lo allontanò da me,trascinandolo lungo il pavimento.

-Ehi!- esclamai, con le labbra ancora chiuse in attesa del bacio. -Ti sembra il modo di piombare qui?-

Oliver non mi guardò. Tommy si alzò, pulendosi il pantalone. -O-o-Oliver.- balbettò. -Scusaci, noi ecco non sapevamo dove andare e..- si mise una mano dietro la testa, evidentemente agitato.

-Non potete stare qui. - Concluse Oliver, con freddezza.

-Ma..- Tommy cercò di replicare. -Anche io ho comprato questo posto.-

-Già!- mi unii alla protesta di Tommy, alzandomi in piedi. Il mio equilibrio era precario però, e rischiai di cadere. Oliver mi venne incontro, smettendola di ignorarmi. Ci guardammo e il mio cuore iniziò a battere all'impazzata. Aveva tagliato i capelli ed era a petto nudo. Un vero cockatail micidiale per le mie ovaie.

-Sei ubriaca.- Fu un affermazione più che una domanda. Il suo tono era duro e dagli occhi sembrava arrabbiato. -Ti sembra il modo di comportarti dopo aver avuto un incidente?Quando ti hanno dimessa?-

-Un paio di giorni fa e ti prego Oliver, proprio tu non puoi permetterti di farmi una ramanzina..- feci un passo in avanti e mi ritrovai davanti a lui -grazie per l'interessamento,comunque.-

Lui ringhiò. -Scusa- ci guardammo in cagnesco - ho avuto questioni più importanti.-

-Mi dispiace per tuo padre.- feci, abbassando lo sguardo. -Ma avresti potuto cercarmi.-

-Non ho nulla da dirti.-

-Oliver..-sibilai il suo nome, approfittando di un momento di lucidità -credi davvero che sia stato un suicidio?-

Lui sbattè forte un pugno contro il muro, mancandomi per un centimetro. Tremai più della parete. -Non sono affari tuoi, Felicity! Quando lo capirai che devi starne fuori?-

Si rivolse a Tommy, ancora infuriato. -Non avresti dovuto portarla qui!Ti è andato fuori il cervello?!-

-Mi..mi dispiace.- cercò di giustificarsi Tommy, ma fummo interrotti. Ci raggiunse un uomo di colore, anche lui a petto nudo, ma palesemente più grande di età sia di Tommy che di Oliver.

-Che succede Oliver?- chiese, incrociando le braccia. -Ehi Tommy.- salutò con un cenno del capo.

-John..- fece lui, abbassando la testa.

-Chi è questa qui?-

-Questa qui..- dissi, avvicinandomi -è, insomma, sono..Felicity Smoak.-

L'uomo rise. -John, John Diggle. -

-Come mai sei anche tu senza maglia? Non che mi dispiaccia, sei anche tu un gran bel vedere. - Arrossii, imbarazzata da quanto l'alcool mi rendesse disinibita.

John rise. -Sarebbe una storia un po' lunga da spiegare.-

Guardai la direzione da cui era uscito e mi incamminai. -Felicity!- Mi chiamarono in coro. -Torna qui, ti prego.-

Evitai le parole di Tommy e continuai il mio percorso. Oliver mi corse dietro, ma io fui più veloce e riuscii ad entrare in una stanza che doveva essere il magazzino delle scorte.

Mi fermai all'inizio della rampa di scale. Davanti ai miei occhi si mostrò uno spettacolo spaventoso: almeno una ventina di uomini si stavano picchiando. SI abbattevano gli uni su gli altri, ferendosi senza tenere conto di nessuna norma di sicurezza. Uno di loro cadde a terra privo di sensi.

-Oh mio Dio!- mi voltai verso Oliver, disgustata. -è questo che fate?cos'è?una specie di Fight Club punto 2?

-Felicity!- sbottò, prendendomi per un braccio.

-Lasciami andare!-mi divincolai, arrabbiata. -Le persone normali vanno in palestra quando sono arrabbiate!-

-Alle persone normali..- lo sibilò, senza guardarmi. -non succede quello che succede a me.-

-Non giocare questa stupida carta.- mi allontanai, incrociando le braccia. -Potrebbe farsi male qualcuno, per davvero.-

Lui rimase in silenzio. -Oddio..- sussurrai. -è già successo, vero?-

Mi rivolse uno sguardo, muto. -Oliver!-

Piansi, senza vergognarmi di singhiozzare proprio davanti ai suoi occhi. -Tu hai perso la testa!- esclamai, cercando di prendere fiato. -Potrebbero arrestarti per questo, lo sai?-

-Devo farlo! Ho bisogno di allenarmi, di diventare forte.-

-Esistono dei corsi appositi Oliver!-

-Farebbero troppe domande.-

Non risposi e rimasi a fissarlo, in silenzio.

-Se fossi stato allenato..-disse, guardandomi negli occhi.-non ti avrebbero fatto del male.- prese una pausa e strinse i pugni .- E non avrebbero ucciso mio padre.-

Scossi la testa, incapace di reagire. -No.- dissi. -No.- ripetei, decisa. -Non voglio saperne nulla di questa storia.-

Oliver parve sorpreso. -Vivi la tua vita facendo conto che tu non mi abbia mai conosciuto.Io non voglio avere nessun legame con il masochista cinico e bastardo quale sei!-

Cercai di correre via, ma andai a sbattere con un ragazzo di quella crew. -Dove vai così di fretta bambolina?-

Mi prese per la vita, alitandomi in viso. Chiusi gli occhi e avvertii il rumore di un naso rotto. Quando li riaprii, il ragazzo era a terra ed Oliver era al mio fianco, con il pugno stretto in una morsa.

-Va..- disse in un sussurro. -Al prossimo che arriva potrei non essere qui a proteggerti.-

Gli diedi le spalle e corsi via, perdendomi nel freddo e nel buio della notte.


Angolo autrice: Finalmente fa la sua comparsa anche Diggle! Peccato che le cose tra Oliver e Felicity non stiano andando proprio bene..quanto durerà questo astio? Lasciate una recensione e fatemi sapere cosa ne pensate e soprattutto cosa vi aspettate da questa storia! Ah come al solito, grazie a tutte voi :)

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Era quasi mezzogiorno, ma il sole era ormai alto in cielo. Faceva caldo, pur essendo ancora primavera. Stringevo tra le mani un fazzoletto e continuavo a stritolarlo, nervosamente. Ormai erano rimasti soltanto degli inutili lembi.

-Felicity Megan Smoak.-

Lasciai cadere il fazzoletto e mi avviai velocemente al podio. Volevo che quel momento finisse il prima possibile.

-Eccola, eccola!-

La voce stridula di mia madre arrivò fino alle orecchie del rettore. Tutti si voltarono a guardarla.

-è la mia bambina.- concluse, asciugandosi le lacrime. Le sorrisi, strinsi la mano del rettore e scesi dal podio ancora più velocemente di come ci ero salita.

-Sei il nostro orgoglio, Felicity.-

Abbracciai Tommy, anche se una frase del genere me la sarei aspettata solo da mio padre. Per un attimo pensai a lui, ma poi lasciai che il caldo cocente mi distraesse.

-La mia bambina..dopo tutti i sacrifici fatti..- Mia madre non smetteva di piagere.

-Già.- Tommy invece continuava a sorridere. -Proprio per questo, meritate di rilassarvi a dovere.-

Estrasse dalla tasca due tessere magnetiche.

-Di che parli?-

-Questa notte la trascorrerete presso il più lussuoso hotel della città. C'è giusto una limousine che vi aspetta fuori.-

Mi guardò, divertito. Avvampai, sentendomi in debito. -Tommy, non dovevi, davvero. - Corsi ad abbracciarlo e mia madre strillò di nuovo.

-Tu verrai con noi?-

-Mamma!-

Tommy rise. -No, no. Ma troverete altre sorprese. - mi strizzò l'occhio. -Ora andate, su.-

Lo ringraziai, farfugliando, perchè mia madre mi stava già trascinando alla limousine. Fummo accolte con calici di champagne e stuzzichini, proprio come delle attrici. -Sei davvero fortunata a conoscere quel ragazzo.-

-Si,- sospirai. I miei pensieri si indirizzarono verso Oliver. Non l'avevo più sentito, nonostante avessi invitato anche lui alla cerimonia di laurea.

-Ben arrivate signorine.-

Mia madre sorrise a 32 denti. -Mi ha dato della signorina..-sussurrò,mentre ci mostravano le nostre camere. Ricambiai il sorriso e poi la salutai, stupida di non dividere la camera con lei.

Sul letto trovai uno splendido mazzo di rose rosse. Lessi il biglietto:

"Scusa il ritardo."

Rigirai il biglietto tra le mani, pensierosa. Se era di Tommy, di quale ritardo si stava scusando?

Mi guardai intorno e notai una vestaglia in pizzo nera e un costume da bagno,nero uguale.

Bussarono alla porta. Corsi ad aprire e mi ritrovai davanti una ragazza in uniforme.

-è pronta signorina Smoak?-

-Pronta?-ripetei, confusa.

La ragazza sorrise. -La aspettano per il massaggio.-

-Oh si.- inizai a respirare profondamente. -Mi cambio immediatamente.-

Feci per chiudere la porta, ma la ragazza mi fermò. -Può portarsi il necessario e cambiarsi direttamente in sala, signorina.-

Feci come diceva e mi avviai nella hall. -Mia madre non viene con noi?-

La ragazza scosse la testa in modo deciso. -No signorina.- Tornò a sorridermi. -Si goda il massaggio.-

Mi fece strada nella stanza e aspettò che mi cambiassi. Poi mi fece stendere sul lettino. Ero completamente tesa. Avevo vergogna perchè il costume era composto da un reggiseno trasparente e da un minuscolo tanga.

-Sarà lei a farmi il massaggio?- Chiesi, timidamente.

-No, signorina.- La ragazza sorrise, maliziosa. Non aggiunse nulla. Mi salutò e andò via.

Chiusi gli occhi e rimasi in attesa. Avvertii il rumore di dei passi. Respirai profondamente, obbligandomi a rimanere calma. Magari sarebbe stata sempre una ragazza a toccarmi.

-Buongiorno.- dissi, sperando di sentire una voce femminile in risposta.

Ma non ci fu nulla. Solo silenzio.

Feci per alzarmi, ma una mano mi obbligò a rimanere stesa. Presto avvertii delle dita massaggiarmi la spalle. Fui sorpresa dal piacere e mi lasciai toccare. Avvertii piccoli brividi quando le sue mani passarono dalla schiena alle natiche. Mi solleticarono solo, sfiorando appena il tessuto del costume.

-Lei è..-

Tremai quando sentii la voce. -Davvero molto tesa signorina Smoak.-

Mi voltai, paonazza.

-OLIVER!-

Lui rise, piegandosi in due. -Dovresti..-continuò a ridere e mi chiese con la mano di aspettare. -Dovresti vedere la tua faccia.-

Scattai in piedi. -Cosa diavolo ci fai qui?-

Si asciugò le lacrime dagli occhi. -Sono il tuo regalo.-

-Sei il mio..- lasciai perdere. Sbuffai, pensando che fosse una trovata di Tommy. -Non ho intenzione di parlarti, figuriamoci di farmi fare un massaggio da te!-

-Pensavo ti stesse piacendo..- inclinò la testa, guardandomi marpione. -A proposito..- mi venne alle spalle, guardandomi. -gran bel costume.-

Mi irrigidii. -Oliver...- mi allontanai da lui, con l'intenzione di scappare via da quella stanza. -non possiamo fare finta di nulla.-

Mi guardò con aria interrogativa e io proseguii. -Tu sei fidanzato con Laurel, stai vivendo un momento particolare, hai istinti omicidi e..-sospirai.-io non voglio essere un passatempo.- Strinsi i pugni. -Sai bene cosa provo per te.-

Lui si mosse, ma io gli feci cenno di mantenere le distanze.

-Mi dispiace.- disse. -Ma..-

Abbassai la guardia e lui riuscì a raggiungermi. Mi strinse le mani e chiusi gli occhi. Perchè non riuscivo a resistergli? -Voglio stare con te, davvero. Concedimi una sola notte. Poi domani ti spiegherò tutto.-

-Mi spiegherai?.-

-Si, ti racconterò del covo, di mio padre..- si intristì. -Ti dirò tutto.-

Lasciai che mi accarezzasse. -Mi sembra un buon compromesso.-

Sorrise e si portò le mie mani alla bocca. Le baciò piano, poggiandoci le labbra.

-Mi dispiace di essermi perso la cerimonia.-

Deglutii a mala pena. -Non..non preoccuparti.- Balbettai.

-Adesso che ne dici di fare un bel bagno?-

Sorrisi e chiusi gli occhi. Come avrei potuto dirgli di no?


Angolo autrice: Ciao a tutte ragazze! mi dispiace avervi fatto aspettare così tanto, ma non avevo idea di come continuare la storia xD So che questo capitolo è breve, ma..*udite udite* domani ci sarà un altro capitolo! Spero di dare un degna fine a questa avventura. A domani

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***



Le bollicine dell'idromassaggio arrivavano lentamente in superfice. Le guardavo con attenzione per evitare di guardare lui, Oliver. A petto nudo,in costume, proprio davanti a me.
-A cosa pensi?-
La sua voce era calda,allegra.
Gli sorrisi. -Che non avrei mai immaginato di dividere una vasca da bagno con Oliver Queen.-
Rise e io ebbi i brividi. Alzai piano lo sguardo e arrossii quando mi accorsi che lui stava ricambiando. Si mosse piano,con circospezione, come se temesse che io mi allontanassi. Arrivò al mio fianco e allungò un braccio. Chiusi di getto gli occhi, pronta a sentire il suo tocco sulle mie spalle, ma non successe niente. Oliver aveva allungato la mano per prendere dei cioccolatini lasciati sul bordo vasca.
-Buono..-commentò, ingoiandone uno. -Scommetto che questo è al limone.-
Roteai gli occhi all'indietro. -è chiaramente a fragola. - Feci per indicargli il colore rosa del ripieno,  ma lui mi fermò. Si mise il cioccolatino in bocca e lo spinse verso le mie labbra. Le dischiusi piano, addentando un piccolo pezzo di cioccolata. Oliver si avvicinò di più e spinse le sue labbra sulle mie. Mi scostai velocemente,sorpresa. Lui mi sorrideva.
-Avevi ragione.-
Si alzò dalla vasca, poggiando le braccia sul bordo. Ammirai tutto il suo corpo mentre si alzava ed ebbi l'istinto di mollargli uno schiaffo sul sedere.
-Era alla fragola.-
Mi fece l'occhiolino e mi pose la mano per alzarmi. Mi tirò a sè, facendomi sbattere sui suoi addominali,duri e bagnati.
Andai in iperventilazione. -O...Oliver..-balbettai.
-Cosa?-
Mi strinse più forte. -Non riesco a respirare.- mentii, sperando che mi lasciasse andare.
Lui sorrise e con la mano destra, mi alzò lentamente il mento. Ora non potevo evitare di guardarlo.
-Neanche io riesco a respirare..-lo sussurrò piano, accarezzandomi la guancia con il pollice. Il suo sguardo era fisso e intenso. -Ogni volta che non ci sei.-
Mi sciolsi. Tutte le mie difese cessarono di funzionare. Mi alzai sulle punte e raggiunsi le sue labbra. Lo baciai con più fuga di quello che avrei voluto. Appena toccai la sua bocca,si accese in me un istinto nuovo, che non avevo mai avvertito prima. Volevo sentirlo, lui, con i suoi baci, la sua pelle, il suo calore.
Oliver si staccò dal bacio. Mi scostò i capelli dal viso, con un soffio.
-Andiamo in camera?-
Saltai lontana da lui. -Io divido la camera con te?-
Riuscii a vedere il mio viso farsi paonazzo.
-Opera di Tommy.- Mi regalò un bellissimo sorriso,mentre si portava le braccia al petto. -Non sarà così male come pensi.- La sua voce si accese,come se stesse programmando qualcosa.
Non dissi nulla fino a quando non fummo in camera. Il cuore mi batteva più veloce del solito e avevo paura che potesse scoppiarmi dal petto.
-Incredibile..-commentò,sarcastico. -Hai fatto un massaggio, un bagno rilassante eppure..- mi passò affianco, solleticandomi la schiena.-Sei più tesa di una corda di violino.-
-Ti sbagli.- mentii di nuovo, afferrando la vestaglia che avrei dovuto indossare. Ripensai al mio pigiama con gli unicorni. -Te lo ricordi?-
-Cosa?-
Mi avvicinai a lui, spingendolo a sedersi sul letto. -Abbiamo già dormito assieme.-
Mi guardò con aria interrogativa e io continuai -Mi riaccompagnasti a casa, dopo che io ti avevo aiutato con l'incorporazione del dipartimento di Scienze applicate. Eri ubriaco.- riuscii a focalizzare di nuovo tutta la scena. -E avevi insistito per dormire da me.-
Oliver scrollò le spalle. -E non abbiamo...?-
-Non abbiamo?-
-Si,insomma...- sorrise e si passò la lingua sulle labbra.
Gli lanciai un cuscino contro, più per smettere di guardarlo che per essermi indispettita.
-NO!certo che no!-
Rise e gettò il cuscino a terra. -Strano..-commentò.
-Strano?-
-Si insomma...-mi tirò a sè, facendomi stendere accanto a lui. -Ero ubriaco..accanto a te...in un letto- mi accarezzò il braccio in un piacevole su e giù.  -Chiunque avrebbe approfittato della situazione.-
Mi guardò con occhi sognanti, come se stesse provando a ricordare.
-Forse è successo..- risposi, divertita. -ma non te lo ricordi.-
-Oh non credo..- venne sopra di me. Io mi immobilizzai, immediatamente. -Me lo sarei ricordato di sicuro..- si abbassò per baciarmi.
Schivai il suo bacio e mi divincolai dalla sua presa. -Sei piuttosto sicuro di te..-
Mi prese di nuovo. -Oh bambina...-  Gli occhi mi si illuminarono e mi guardò come il puma guarda la gazzella. Come un predatore in caccia, pieno di desiderio. -Non mettermi alla prova.-
Pensai che fosse la mia fine. Non potevo resistergli,con quello sguardo, quelle parole. Ma fui più forte della mia libido. Corsi via dal letto e mi chiusi in bagno.
Respirai a fondo e mi feci una doccia,cercando di calmarmi. Quando indossai la vestaglia in pizzo però ritornai nervosa.
Oliver era a letto e aveva spento le luci. Era girato sul fianco, proprio come la prima volta che aveva dormito da me.
Era impossibile che si fosse già addormentato. Mi stesi al suo fianco, poggiando le mani sul ventre.
-Oliver?-
Lui non rispose. Era a petto nudo e la sua schiena mi tentava,di nuovo. Allungai le dita e la toccai. Scesi piano,percorrendo tutta la sua spina dorsale. Non si mosse.
Sbuffai, un po' delusa che si fosse subito addormentato. Mi rannicchiai accanto a lui, poggiando il braccio sotto al cuscino.
Passarono pochi secondi e lui si voltò. -Non ricordo molto di quella sera..- sussurrò, avvicinandosi. -Ma ricordo questo.-
Prese il mio viso tra le sue mani e mi baciò. Il suo sapore mi travolse di nuovo, mi tenne attaccata a lui così a lungo che pensai di non avere più fiato in corpo. Si staccò dolcemente, sfiorando il mio naso con il suo.
-Facciamo la notte nostra.-
Cercai il suo sguardo per capire a cosa si riferisse, ma lui mi baciò di nuovo. Le sue mani mi intrappolarono in una dolce morsa. Mi prese in braccio, solleticando la mia schiena. Spostò le labbra sul collo, poi scese lungo la clavicola. Prese tra i denti le spalline della vestaglia e le spostò verso il basso. Io ero in completa trance. Gli gettai le braccia al collo e mi mossi lentamente sul suo bacino.
Il suo respiro si fece più pesante. Avvertii le sue dita scostarmi gli slip.
Capii che era il punto di non ritorno. Dovevo fermarmi subito o sarebbe successo.
-Oh Felicity..-
Mi gettò supina e si mise addosso a me. -Vorrei che questo momento durasse per sempre.- Mi guardò, rubandomi un altro bacio.
Gli sorrisi.
-Si, lo vorrei anche io.-
Alzai le gambe sulla sua vita e lo spinsi dentro di me. Ci completammo come due pezzi di puzzle. Lui era mio ed io ero sua.
 


Angolo autrice: Beh è successo! Chissà cosa porterà la luce del giorno..
se non ricordate la prima volta che hanno dormito assieme leggete il capitolo 6 :p

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Toc.Toc.Toc.
Mi mossi piano, senza aprire gli occhi. I tocchi alla porta della mia camera però non cessarono, anzi.
Toc toc toc toc.
-Un attimo!-
Urlai, trattenendo uno sbadiglio. Mi voltai e mi accorsi che Oliver non era più a letto. Sorrisi pensando che fosse lui con la colazione. Mi coprii con il lenzuolo e aprii la porta,pronta a tanta dolcezza.
-Felicity, dormivi ancora?-
La voce di mia madre era più bassa del solito. -e sei nuda!- sussurrò ancora, socchiudendo la porta.
-Mamma..- mi sentivo disorientata. Se non era Oliver...lui dove diavolo era finito? -Che ci fai qui?-
-Dobbiamo andare tesoro.- mi sorrise, preoccupata. -è mezzogiorno ormai.-
Sospirai,alzando gli occhi al cielo. -Scendo tra un minuto.-
Mi chiusi la porta alle spalle senza darle il tempo di rispondere. Corsi a sedermi sul letto,prendendomi la testa tra le mani. Riuscii a rivivere la notte appena trascorsa. Le sue parole dolci, i suoi baci. Mi aveva promesso di spiegarmi tutto e invece mi ritrovavo sola, un'altra volta. Non un biglietto, un messaggio, una chiamata. Gettai per aria le coperte, trattenendo un singhiozzo. Mi sentivo usata. Mi sentivo una stupida.
Raccolsi i miei vestiti, ma non riuscii ad indossarli subito. Sulla pelle avevo ancora il suo profumo.
Corsi sotto la doccia e piansi lacrime liberatorie. Ne avevo abbastanza di Oliver Queen. Sarei tornata a casa, a Los Angeles, con mia madre.
Quando glielo dissi,lei urlò dalla rabbia.
-Tu meriti tutto questo!- mi disse,portandosi le mani ai capelli. -Non puoi andartene,è tutto quello che hai sempre voluto.-
-Mamma ti prego..- non riuscii a trattenere le lacrime. -Ho bisogno di staccare un po' la spina, di andare via da qui.-
Lei mi strinse, addolcita. -Oh tesoro..- mi stampò un bacio sulla fronte. -Nessun uomo si merita le tue lacrime.-
-Co..come..lo sai?- singhiozzai ancora.
-Una mamma sente queste cose,piccola mia.- mi accarezzò una guancia, asciugandomi le lacrime. -Non devi avvertire nessuno?-
Sorrisi. -Vuol dire che mi farai tornare? A casa?-
Annuì, incupendosi. -Se è questo che vuoi..ma sappi che scappare non cambiarà le cose.-
-Non c'è niente da cambiare.-
-Intendo..- il suo sguardo si fece più sicuro. -I tuoi sentimenti.-
-I miei sentimenti?-
-Tu lo ami Felicity.-
Trasalii. Era così lampante? Avevo scritto in faccia "ti amo Oliver Queen?"
-Mamma,io..-
-Io non lo conosco, non so nemmeno che tipo sia. Ma conosco te. - Fece una pausa per darmi il tempo di respirare. -Solo un pazzo non ricambierebbe il tuo amore.-
Rimasi in silenzio cercando le parole giuste, ma non le trovai. L'abbracciai, stringendola forte a me. -Vado ad avvertire Tommy.-
Mia madre sorrise. -Va bene, ci vediamo in aereoporto.- La aiutai a salire in taxi e la salutai.
Aspettai che girasse l'angolo e poi telefonai a Tommy.
-Ehi..-
Sentire la sua voce mi fece sentire subito meglio. -Buongiorno dormigliona!spero ti sia piaciuto il soggiorno.-
-Tommy..-la voce mi uscì spezzata
-Che succede?-
-Sto andando via.-
-Cosa? Che significa?-
-Torno a Los Angeles, con mia madre.-
-Tu..cosa?- ripetè, nervoso. Poi seguì il silenzio. -Perchè?-
Non risposi.
-Per Oliver..-commentò, triste. -Felicity ti prego, pensaci bene.-
-Ho già fatto la mia scelta Tommy. Ho bisogno di stare da sola per un po'-
-Passa almeno a salutarmi. Ti prego.-
Riagganciai, sospirando. Per salutare Tommy sarei dovuta entrare alla Queen Consolidated.
Presi coraggio e mi avviai.
Una volta lì fuori provai a chiamarlo, ma non rispose. Sarei dovuta entrare. Mi presi qualche minuto per riflettere bene , ma alla fine entrai comunque. Presi le scale per evitare di incontrare Oliver in ascensore e me ne pentii subito. Una volta arrivata in cima avevo il fiatone.
Andai dalla segretaria, quello che una volta era il mio posto, e le chiesi di Tommy.
-Il signor Merlyn è appena uscito,signorina Smoak.-
-Cosa?-
Roteai gli occhi all'indietro. -Va bene.- sospirai. -Gli dica che sono passata.- Feci per andarmene, poi aggiunsi. -Ah e gli dica anche che lascio le mie dimissioni.-
La ragazza non battè ciglio alle mie frasi e si limitò ad annotare il tutto sull'agenda. -Buona giornata.- disse poi.
Mi avviai all'ascensore,troppo stanca per le scale. Le porte si aprirono ed entrai. Fu in quel preciso istante che lo vidi:
Oliver era di fronte a me, intento a parlare con sua madre e Laurel. Mi chiesi perchè lei fosse lì,ma poi non ci diedi peso. Era la sua ragazza,aveva tutto il diritto di esserci.
-Felicity..- i suoi occhi brillarono,mentre pronunciava il mio nome. Moira e Laurel alzarono lo sguardo verso di me.
-Addio..-sussurrai di impulso,sperando che non mi avesse sentito.
Tenni premuto il pulsante per scendere,ma Oliver fu più veloce. Bloccò le porte, infilandosi nel mezzo.
-Oliver!- sbottai, con gli occhi lucidi.
-Addio?-ripetè,nervoso. -che vuol dire?-
-Vado via.-
Mi guardò, sorpreso. -Felicity ti prego..lascia che ti spieghi.-
-Potevi farlo..-iniziai, stringendo i pugni. -Anzi avevi promesso di farlo.- lo sottolineai,arrabbiata. -ma sei scappato, di nuovo.-
Mi asciugai le lacrime,imbarazzata. Non avrei mai voluto piangere davanti a lui.
-Oliver..-
Laurel lo venne a chiamare. -Che succede?-
-Già Oliver..-Moira le era dietro. -Cosa sta succedendo?-
Riprovai a premere quel maledetto bottone,ma Oliver impediva alle porte di muoversi.
-Felicity..-Laurel alzò lo sguardo su di me. -Cosa significa?-
Oliver si voltò a guardarla, poi corse dentro da me. Prese il mio volto tra le mani e mi baciò, con una foga animalesca. Riuscii a scorgere la faccia sorpresa di Laurel mentre assistiva a quello spettacolo.
Le porte dell'ascensore si chiusero ed iniziammo a scendere.
-Non voglio che tu vada via.-
Lo sussurrò, con il viso nascosto tra i miei capelli.
-Sei stato tu il primo a farlo.- Commentai, scossa.
-La situazione è complicata...ti prego dammi un'altra possibilità.-
Sospirai. -Non posso.-
-Felicity..-
Si avvicinò di nuovo, ma io lo evitai. - Non avresti dovuto baciarmi davanti a Laurel. Ora cosa le dirai?-
Sorrise, impedendomi di uscire dall'ascensore. -Le dirò...beh...- rimasi in silenzio,aspettando che finisse di parlare. -Le dirò che ho scelto te.-
Il mio cuore saltò un battito. Dovevo uscire subito o lo avrei perdonato.
Mi feci furba e tenni premuto il tasto di allarme. Le porte si aprirono subito e lui fu costretto a spostarsi.
-Forse hai scelto troppo tardi..-
Iniziai a correre,pronta ad infilarmi nel primo taxi.
-Felicity!-
urlò il mio nome e corse dietro di me. -Promettimi che ritornerai.-
Non risposi nè mi voltai.
-Felicity!- continuò,disperato.
Salii a bordo dell'auto e lasciai che l'eco del mio nome si perdesse nel traffico di Starling City.
 
 
Quando arrivai all'aereoporto, mia madre aveva già fatto i biglietti.
-Ne sei proprio sicura,allora?-
Annuii e presi posto accanto a lei. -Sicurissima.-
 
Ore dopo, a Los Angeles.
 
-Signorina, signorina!-
Mi voltai,ma non vidi nessuno. Feci per chiamare mia madre,ma lei aveva già superato il check in.
-Signorina!-
Continuai a guardami attorno,preoccupata. Intravidi un'ombra muoversi tra i bagagli. Mi mossi,di scatto,pronta ad uscire fuori, ma venni trattenuta.
-Non così in fretta..- Sentii qualcosa colpirmi la testa e caddi supina. -Lei ha molto valore,non dovrebbe girovagare così lontano da Starling City.-
La vista era sfocata,ma giurai di aver già visto quell'ombra. Di aver già ascoltato quella voce.
-Oh,non si sforzi. È ora che lei faccia una bella dormita.-
La testa mi fece male di nuovo e non riuscii più a sopportare il dolore. Chiusi gli occhi e lasciai che il buio mi inghiottisse.
Angolo autrice: Ciao ragazze! La storia non doveva andare proprio così,ma ho avuto questa ispirazione improvvisa e mi sono innamorata della mia idea tanto da scriverla subito. Spero che l'effetto sia uscito bene, soprattutto l'incontro in ascensore :p
Se volete scoprire chi ha colpito Felicity,(di nuovo) aspettate con me il prossima capitolo. Grazie a tutte voi che seguite e recensite la storia *-*
 
 

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