Ogni scommessa, ha le sue conseguenze

di Meme_00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Serpi e Grifoni ***
Capitolo 2: *** Nonostante i problemi... ***
Capitolo 3: *** Complicità ***
Capitolo 4: *** Halloween ***



Capitolo 1
*** Serpi e Grifoni ***


Ogni scommessa, ha le sue conseguenze.

1.Capitolo

Serpi e Grifoni

Tutto era iniziato per una scommessa, una stupida, ignobile scommessa. Una di quelle scommesse che ti segnano a vita, che non ti dimenticherai mai, quelle scommesse indelebili che un giorno racconterai ai tuoi figli e poi ai figli dei tuoi figli.
 
Come ogni mattina, si trovavano nell'aula della McGranitt, quest'ultima era dovuta uscire un attimo dalla classe per andare da Silente, e si sa quando le serpi e i grifoni si trovano da soli, la guerra è inevitabile, cosi Malfoy, con la sua solita arroganza aveva iniziato a fare battutine sui mezzosangue, e quando Harry Potter e Ronald Weasley sentono insultare la loro migliore amica nonché ex-fidanzata,  con parole come —è solo una sangue sporco—o ancora peggio —non vale niente—, non riescono più a resistere, e cosi quella mattina si lanciarono tutte e due addosso a Malfoy buttandolo per terra, certo, sia Harry che Ron avevano dovuto ammetterlo, nonostante fossero due contro uno non era un gioco da ragazzi  battere Malfoy se a questo si aggiungono anche Blaise Zabini e Theodor Nott, vista la situazione anche Neville Paciock e Seamus Finnigan presero le difese dei loro amici, e dopo varie labbra rotte, occhi gonfi e nocche doloranti, soltanto una Grifondoro dai capelli ondulati, e gli occhi dorati aveva messo fine a quella lotta, con un semplice incantesimo "Wingardium Leviosa", facendoli sollevare uno a uno di qualche centimetro da terra.
 —Rimettimi giù, Granger!—. Esclamò Malfoy continuando a dimenarsi per aria come un matto.
—Non ne ho la benché minima intenzione, Malferret—. Rispose a tono la grifondoro, gustandosi quel momento in cui il suo peggior nemico si trovava sotto l'incantesimo di una "sporca mezzosangue".
 —Questa non la passerai liscia, mezzosangue—ribatté Nott accanto al suo amico.
—Noi che centriamo Herm... rimattici giù—si lamentarono Potter, Weasley, Finnigan e Paciock  —ti abbiamo solo difeso—aggiunsero.
—E' proprio questo il fatto, mi avete difeso, vi ho sempre detto di lasciare perdere. E' una fortuna che non sia entrata la McGranitt, sai che vi avrebbe fatto se vi avesse visti? L'ultima volta ci ha tolto cinquanta punti a testa e ha giurato che se sarebbe capitato un'altra volta ci avrebbe dato la peggior punizione che sia un Grifondoro e sia un Serpeverde si sarebbero potuti aspettare. Vi  voglio bene ragazzi, e vi ringrazio perché mi difendete sempre, ma adesso basta. Mi insulta? Bene, lasciatelo che mi insulti, non m'importa, io so di essere migliore  di lui e di tutta quella comitiva di serpi che si porta dietro—disse Hermione Jean Granger, convinta delle sue parole, quello che non si sarebbe mai aspettato, è che qualcuno da li a poco gli avrebbe   fatto una proposta alquanto interessante, ma allo stesso tempo una proposta che non avrebbe dovuto mai accettato o quasi mai. Infatti Draco Lucius Malfoy, dopo  aver ascoltato il discorso della mora, e avere riflettuto qualche secondo su quello che aveva appena detto, decise che era ora di farli abbassare un po' la cresta, farli capire che lei non è la migliore soltanto perché ha i voti più alti di tutta la scuola o perché insieme a Harry Potter e Ronald Weasly aveva salvato il mondo da Voldemort...
—E cosi tu saresti migliore di me, e di tutta la comitiva i serpi che mi porto dietro—ripeté il biondo sghignazzando —sei sicura che in quella comitiva di serpi non vorresti esserci anche tu?  Sai stare sempre al mio fianco—e indico tutte le ragazze Serpeverdi presenti nella stanza, che a quelle parole impallidirono —cedere al mio fascino—lanciò una breve occhiata al suo fisico, mentre la grifondoro iniziò a ridere di gusto, di quelle assurdità appena dette. —Ti propongo una sfida, Granger... se cederai al mio fascino, dovrai accettare quello che sei, una sporca, inutile mezzosangue, se non cederai farò qualcosa che un Malfoy non ha mai fatto, ti chiederò scusa—disse infine Draco sicuro di sé. Hermione ci pensò qualche secondo poi con altrettanta sicurezza rispose con un semplice —accetto la tua sfida, Malfoy—, e gli liberò tutti e sette dall'incantesimo. Anche se in quel momento nessuno lo notò, Blaise Zabini vedendo il suo migliore amico stringere la mano ad Hermione Granger, come a sigillare quella scommessa, si  aprì  in un gran sorriso.

***

Erano passati giorni dopo che il giovane Serpeverde e la giovane Grifondoro avevano fatto quella scommessa. Hermione, si trovava nella sala comune di Grifondoro e stava studiando, le contro-maledizioni e gli incantesimi per mettere fuori combattimento o disarmare l'attaccante oppure per combattere alcune creature, lezione che aveva tenuto qualche giorno prima Piton, il quale dopo la guerra magica, aveva continuato a mantenere il suo ruolo come professore contro le arti oscure mentre Horance Lumacorno continuava a sostituirlo come professore di  pozioni. Intanto Harry e Ron stavano giocando l'ennesima partita di scacchi, che come previsto erano state vinte tutte dal rosso, anche perché il bambino sopravvissuto quel giorno sembrava particolarmente pensieroso.  
—Herm, non puoi  fare sul serio, devi annullare quella scommessa. Sai cosa significa se Malfoy raggiungesse il suo obiettivo?—  gli chiese, intanto che Ron facesse la sua mossa.
—Harry, ti fidi cosi poco di me?— domandò a sua volta la grifondoro alzando lo sguardo per puntare i suoi occhi color caramello in quelli verdi del suo migliore amico.
 —Non è questo il problema Herm, lo sai che mi fido di te. Il problema e che ho paura che quella stupida serpe ti farà soffrire, mi preoccupo per te, tutto qua—confessò il Grifondoro, senza staccare gli occhi da quelle iridi dorate, Hermione continuò a guardarlo per qualche secondo poi si alzò dalla poltroncina sulla quale era seduta e si gettò tra le braccia del suo amico scoccandoli un bacio a fior di labbra.  
—Lo so Harry, lo so... ma tutto quello che ti chiedo e che tu ti fida di me—gli sussurrò all'orecchio.
—Miseriaccia Harry... ti ho battuto di nuovo, sapevo di essere il migliore ma non avevo mai vinto tante partite di seguito!—. Esclamò Ronald Weasley facendo tornare alla realtà i suoi due amici, che scoppiarono a ridere, poi aggiunse—secondo me Herm ha fatto più che bene ad accettare la scommessa, pensa che soddisfazione quando Malfoy dovrà chiederle scusa per tutti gli insulti che gli ha rivolto in questi anni, già mi immagino la scena...— mentre il rosso si perse in quel pensiero, come risposta ricevette altre fragorose risate. —Comunque ora devo andare, Lavanda mi sta aspettando in Sala grande, queste donne mi  faranno impazzire un giorno—e con queste ultime parole uscì dalla sala comune lasciando i due da soli.  
—Lavanda,  non mi è mai piaciuta quella—disse Harry più a se stesso che a Hermione. Infatti dopo la guerra, la giovane Grifondoro era stata per un certo periodo di tempo insieme a Ron, ma all'inizio della scuola avevano messo fine a quella strana relazione, perché entrambi si erano resi conto che il loro rapporto somigliava più a quello di un fratello con una sorella piuttosto che di un ragazzo con la sua ragazza. Ronald, aveva cosi riniziato a vedersi con Lavanda Brown, anche se per un po' l'aveva tenuto nascosto avendo paura di offendere Hermione,  ma quando si rese conto che quest'ultima non faceva una piega, si decise a rendere pubblica la loro storia.
—Già... non piace tanto neanche a me—fece in risposta la mora, alzandosi per prendere la sua borsa. —Vado anche io, devo andare a prendere un libro in biblioteca—scoccò un ultimo bacio sulla guancia al suo amico e anche lei sparì dietro il ritratto della Signora Grassa.

***

—Dra hai già studiato un piano per vincere la scommessa?— chiese Theodore Nott, nella sala comune dei Serpeverde, al suo amico che intanto era seduto con le gambe che penzolavano dal bracciolo del divano e con in mano una sigaretta.  
—Se continua a crogiolarsi in quel modo non so che piano potrà studiare— rispose al posto di Draco Malfoy, Blaise Zabini scatenando l'ilarità di Dapfne Greengrass seduta accanto a Theodore o meglio tra le sue braccia.
—State tranquilli la mezzosangue cadrà ai miei piedi , come tutte dal resto— sghignazzò il biondo.
—Quello che sto cercando di dirti è che la Granger è furba e intelligente, l'unica che in tutti questi anni è riuscita a tenerti testa, perché non è come tutte le altre, infatti lei una testa ce l'ha!— ribatté il moro mentre si accendeva a sua volta una sigaretta. —E da quando difendi i mezzosangue?— gli chiese Draco, ascoltando con attenzione le parole del suo amico.  
—io non sto difendendo nessuno...—rispose questo, ma venne interrotto da Theodore.
—Secondo me ha ragione Blaise, la Granger è furba, non sarà facile farla cedere, ti odia e tu odi lei, è elementare—disse, mentre si alzava dal divano, e tenendo per mano Dapfne si dirigeva nella sua stanza.
—Lo vedremo—mormorò tra sé e sé il diretto interessato intanto che ciccava la sigaretta nel portacenere, si alzava dalla poltrona e si stiracchiava. In quel momento a Blaise Zabini venne un'idea.
—Io vado in biblioteca devo restituire un libro e poi scendo al campo da quidditch, vorrei esercitarmi un po' per la prossima partita— disse attirando l'attenzione dell'amico —tu che fai?— gli chiese
 —E me lo chiedi pure? Quidditch significa farsi notare dalle ragazze, ragazze significa sesso, sesso significa che ti seguo a ruota—.
Dopo aver percorso vari corridori ed essere arrivati al terzo piano entrarono in biblioteca, dove come sempre trovarono un silenzio quasi assordante. Per qualche strana ragione la bibliotecaria, Madama Pince, era dovuta uscire dalla biblioteca. Strano, pensò Draco, di solito non lascia mai questa stramaledetta stanza. Intanto che aspettavano il ritorno della Pince, i due Serpeverde fecero un giro tra le centinaia di stretti corridoi ricchi di scaffali pieni di libri di Magia, c'era qualche studente seduto ai tavolini e immerso nella lettura, altri stavano cercando di svolgere i compiti dell'ultimo minuti e altri non stavano facendo niente, totalmente persi nei loro pensieri.Draco sentì qualcuno dargli una gomitata nel fianco e con fare teatrale, si porto le mani al cuore e disse —Cos'è mi vuoi morto, Blaise?— questo non rispose, così il biondo seguì lo sguardo del suo amico fino ad arrivare ad osservare una giovane Grifondoro  che con qualche difficoltà cercava di prendere un libro da uno scaffale, lanciò uno sguardo all'amico al suo fianco e dopo averli mimato un "sei grande Blaise" si diresse verso la Granger. Hermione cercava di prendere un libro di pozioni, ma era posto su un ripiano troppo in alto,  ed essendo una Grifondoro, era anche troppo orgogliosa per chiedere aiuto a qualche ragazzo più alto di lei, cosi se ne stava li con un braccio proteso verso l'altro mentre si sosteneva sulle punte dei piedi, ad un certo punto una mano afferrò il libro e lo fece scomparire dalla sua visuale.
—Cercavi questo, Granger?— si sentì sussurrare all'orecchio da una voce famigliare e seducente, dolce e arrogante, quando si girò ogni suo dubbio su chi fosse quella persona era stato chiarito, infatti davanti a lei, si presentava in tutta la sua straordinaria bellezza Draco Malfoy, con i capelli scompigliati e non più tirati all' indietro con il gel come invece faceva qualche anno prima, gli occhi grigi che se fissati a lungo potevano sembrare trasparenti e il fisico muscoloso ma non troppo, quel quanto bastava per far notare gli addominali scolpiti.
—Malfoy...—disse la grifondoro, senza farsi intimorire dalla presenza del biondo come invece faceva la maggior parte della fauna femminile di Hogwarts, intanto allungò un braccio a prendere il libro che il Serpeverde teneva ancora tra le mani, ma questo lo alzò e avvicinandosi di nuovo al suo orecchio disse —Non cosi velocemente, mezzosangue—.
Dal canto suo Hermione trovava il comportamento  del giovane Serpeverde alquanto irritante. Insomma non era stata lei a chiedergli aiuto, era stato lui che con la sua solita grazie ed arroganze aveva preso il libro dal ripiano. Lo stesso libro che ora non le voleva dare. Certo dopo sette anni in cui lei e quella serpe si erano punzecchiati a vicenda, aveva in qualche "strano" modo imparato a conoscere e prevedere le sue mosse. Quindi si sarebbe dovuta aspettare che uno di quei giorni, Malfoy, avrebbe fatto un passo avanti per vincere la loro stupida scommessa. Ma con sua grande sorpresa non ci aveva pensato minimamente, aveva preso quella stretta di mano che era avvenuta qualche giorno prima sotto gli occhi stupefatti di Grifondoro e Serpeverde come un gioco , e ora si ritrovava difronte a un Malfoy che la guardava sogghignando , le iridi color tempesta di lui in quelle color caramello di lei. Sguardi fieri e orgogliosi regnavano sui loro volti. Draco la fissava senza annullare il contatto visivo, che come spesso lui ripeteva, era fondamentale per far cedere una donna. Ma Hermione non era una donna qualsiasi, infatti anche lei lo guardava senza l'ombra di nessuna esitazione dipinta sul viso. Questo comportamento fece infuriare il biondo, anche se non lo diede a notare. Era abituato a ricevere le attenzioni di tutti , gli piaceva stare sotto i riflettori, e non gli andava a genio l'idea che una sangue sporco lo fissasse orgogliosa. Quando dopo parecchi secondi, minuti forse la mora abbassò il viso, Malfoy sospirò. Un sospirò che Hermione Jean Granger non si lasciò sfuggire...
—Cose Malfoy troppo debole per continuare a sostenere il mio sguardo?— gli chiese, ben sapendo che aveva ceduto per prima a quelle iridi di ghiaccio.
—Casomai Granger, mi ero stancato di continuare a fissare negli occhi una stupida mezzosangue—sputò in risposta fra i denti. Hermione sentì quelle parole attraversarli il petto come una pugnalata, "una stupida mezzosangue". Sapeva benissimo di essere mezzosangue, ma stupida no. Alzò la mano, la portò all'indietro, e dopo con tutta la forza che aveva diede uno schiaffo a Malfoy, facendoli ruotare il viso di lato. Lui rimase per un po' in quella posizione poi torno ad osservare la mora, che in quel momento tremava tutta per la rabbia.
—PUOI DIRE TUTTO QUELLO CHE TI PARE, MA NON OSARE MAI, E DICO MAI Più CHIAMARMI STUDIPA!—  gli urlò contro quest'ultima. E già, la cosa che più odiava, era quando qualcuno le dava della stupida. L'odiava, perché sapeva benissimo di non esserlo, e le dava fastidio  che un purosangue, per lo più platinato la chiamasse in quel modo, cosi non aveva più resistito e dovette per forza prenderlo a schiaffi, proprio come aveva fatto qualche anno prima, anno in cui l'ippogrifo Fierobecco, era stato condannato a morte perché Draco Malfoy aveva detto al ministero che quella povera creatura leggendaria era pericolosa, facendo rischiare il suo ruolo di insegnante delle creature magiche ad Hagrid. Quel momento per Hermione fu proprio come un vero dejà vu.  Intanto Draco continuava a fissarla, senza proferire parola. Non se l'era aspetto quella mossa. Già al terzo anno aveva provato le mani della Granger  sul suo viso, e doveva ammetterlo, la mezzosangue non scherzava quando prendeva a schiaffi.
--E' già la seconda volta Granger, mi dovrei preoccupare?— le chiese, mentre un nuovo ghigno prendeva vita sulle sue labbra.
—Sei tu che mi provochi, Malferret— rispose la Grifondoro , calmandosi e riprendendo la sua solita aria da studentessa modello.
—Be' se ti provoco ci sarà un motivo, non credi Granger?—    
 —E sentiamo, quale sarebbe questo motivo?— domandò la mora, non capendo dove volesse arrivare.—Pensa, l'hai detto tu stessa che non sei stupida—
  —La scommessa—mormorò  
—Allora devo ammetterlo non sei stupida. Cadrai ai miei piedi mezzosangue. Ho anche io un avvertimento per te...— prima di continuare la frase, diede il libro che ancora teneva in mano alla mora, si girò di spalle, e iniziò a camminare, si fermò dopo poco, ruotò il viso in direzione della Grifondoro e disse —non ho mai perso una scommessa—e con queste ultime parola raggiunse il suo amico, che intanto aveva restituito il libro alla bibliotecaria e insieme si incamminarono verso il campo da quidditch.

***

Harry Potter camminava tranquillo per i corridoi di Hogwarts, stava andando in sala grande dal momento che tra poco si sarebbe tenuta la cena. I suoi migliori amici l'avevano lasciato da solo, Ron troppo preso da Lavanda, ed Hermione troppo presa dallo studio. Hermione, quella ragazza era fantastica. Già da qualche giorno Harry si era accorto di pensarla troppo, ogni volta che la guardava un pensiero gli attraversava la mente. E se Hermione gli piacesse? Si chiedeva, ma secondo lui era una cosa alquanto improbabile, Hermione era la sua migliore amica, una sorella. Ma ogni volta che lei gli stava vicino, lui impazziva, qualcosa dentro di lui scattava. Com'era successo qualche ora prima quando lei gli aveva dato un bacio a fior di labbra. Erano soliti scambiarsi certi gesti, erano troppo uniti l'uno a l'altro. Una volta Harry aveva chiesto a Ron se gli dava fastidio, ma lui aveva risposto con una semplice scrollata di spalle dicendogli che tra lui e Hermione non c'era mai stato nulla di serio. Harry si ricordava la prima volta che l'aveva vista. Quando lui si trovava insieme a quello che poi sarebbe divenuto il suo migliore amico sul Hogwarts express, stavano parlando, Ron gli stava per mostrare un incantesimo, quando la porta del loro scompartimento si aprì per la seconda volta, e una ragazzina con addosso l'uniforme di Hogwarts nuova fiammante si presentò davanti a loro, l'aria sicura, e a prima vista antipatica, ma soltanto chi la conosceva bene poteva sapere che Hermione Jean Granger era tutto fuorché antipatica. Un nuovo pensiero prese vita nella mente del moro, sempre durante il loro primo anno un troll di montagne, un essere orripilante, alto più di tre metri, dalla testa piccola come una noce di cocco e i piedi piatti e callosi, era riuscito ad entrare in una delle camere sotterrane del castello, anche se poi si scoprì che il troll era stato portato dentro dall'ex-professore Quirinus Raptor, Harry si ricordò di quando quell' essere quanto brutto, quanto gigante era entrato nei bagni delle ragazze, luogo in cui in quel momento Hermione era andata a piangere, dopo aver sentito un commento poco gradito da parte di Ron, si ricordò di come aveva trovato l'amica riparata sotto un lavandino ridotto a frantumi e di come il troll si stava preparando a colpire la mora con la propria clava...
—Harry! Harry!— il moro interruppe i suoi pensieri quando si sentì chiamare, girandosi, notò che alle sue spalle, un Neville Paciock dal volto stanco e con la solita goffaggine, stava correndo nella sua direzione, quando se lo ritrovò davanti il bambino lo salutò con un cenno del capo.
—Neville, è successo qualcosa?— gli chiese.
—Harry...— ripete quello, con la voce ridotta all'affanno — ti stava cerando Silente... ha detto... se dopo cena...puoi andare nel suo ufficio... vorrebbe parlarti—. Tra una pausa e l'altra alla fine il ragazzo riuscì ad articolare una frase. Il bambino sopravvissuto ci pensò su un attimo, chi sa cosa avrebbe voluto Silente da lui? Dopo la guerra magica, erano state poche le volte in cui era stato nel suo studio, come mai ora lo stava cercando?  Alla fine decise di non pensarci in quel momento, anche perché iniziava a sentire un leggero languorino alla bocca dello stomaco, cosi dopo aver ringraziato l'amico per l'informazione, si diressero insieme nella sala comune.
—Ragazzi, sabato prossimo si va ad Hogsmead!— disse Blaise Zabini al tavolo dei Serpeverde, attirando l'attenzione dei suoi amici.
 —Dici sul serio? — chiesero Pansy Parkinson e Dapfne Grangrasse all'unisono.—Si, ho appena sentito la McGranitt parlarne con Piton—rispose.
—Bene, allora dobbiamo fare scorte di alcolici, perché le mie riserve si stanno finendo  e quelle di Draco anche—disse Theodore Nott.
 —Se qualcuno non si presentasse nella mia stanza a fregare il mio buonissimo  firewhiskey  ora le riserve del caro vecchio Draco non si starebbero finendo—si lamentò il biondo accentuando la voce sulla parola mio. Mentre alla mente tornavano i ricordi di quando qualche notte prima insieme ai suoi migliori amici avevano fatto festa fino a tardi, bevendo come dei dannati e lanciandosi sfide a vicenda come solo dei Serpeverde degni di quel nome potevano fare.
—Su Draco non ti lamentare tanto, so benissimo che senza di noi saresti perso—fece in risposta Blaise Zabini, intanto che si toglieva nel piatto d'oro scintillante le deliziose meraviglie di quel banchetto.
—Certo come no...— sussurrò il biondo, ma nonostante fosse un sussurro Theodore seduto accanto a lui lo sentì lo stesso e con finto fare offeso alzo il viso verso l'alto e disse —cosi mi ferisci, Draco— ma questo non lo stava più a sentire, perché la sua attenzione venne rubata da una risata cristallina che proveniva da un tavolo vicino al suo, ruotò di poco il viso, senza farsi notare dagli altri, e vide che la mezzosangue, stava scherzando con le sue amiche, tra cui anche: Ginny Weasly, Cali' Patil e Angelina Johnson . Aveva una bella risata, si trovò ad ammettere. Pura, sincera, felice, senza ghigni maligni a rovinarli il viso, una risata semplice. Proprio come lo era lei.  Per la prima volta in vita sua, si trovò a fissarla sul serio. Era bella, molto più bella di alcune ragazze con cui era stato, aveva i lineamenti delicati che si baciavano perfettamente con la sua candida pelle. I capelli, erano paragonabili a delle onde morbide e setose. E gli occhi, be' gli occhi erano la fine del mondo due iridi dorate mischiati al castano, dolci come il miele. "Cazzo Draco, e bella ma è una mezzosangue" pensò, e scuotendo la testa tornò a parlare con i suoi amici.

***

Sabato non si fece aspettare, e quando arrivò i ragazzi erano più felici che mai. Finalmente dopo due mesi passati tra delle mura, avrebbero potuto rimettere piede fuori. Certo, il tempo non era dei migliori, ma ad Ottobre, non ci si sarebbe potuti aspettare di meglio.  La pioggia batteva forte sulle pareti del castello, il cielo era grigio e cupo e l'unica cosa che si poteva intravedere erano i grandi nuvoloni grigi e carichi di acqua. Quella mattina, dopo aver fatto colazione, decine e decine di studenti, imbacuccati in sciarpe e mantelli si diressero verso il Salone d'ingresso, una grandissima stanza illuminata da torce, grazie alle quali si poteva raggiungere la Sala Grande e i piani superiori. Lì si trovano anche le quattro clessidre segnapunti, e nelle pareti c'erano le statue dei cavalieri che difendevano la scuola in caso di bisogno, e come aveva già fatto la professoressa McGranitt, durante la guerra, quelle statue potevano anche essere animate attraverso un incantesimo. Dopo aver superato il portone centrale del castello, e dopo aver superato i controlli di Gazza, poterono salire sulle carrozze. Mentre le carrozze attraversavano il cancello di ferro battuto,  a Harry Potter, tornò in mente il dialogo che aveva avuto qualche giorno prima con Silente.  Subito dopo aver cenato, intanto che tutti gli altri si dirigevano nelle proprie sale comuni, lui era salito al secondo piano , era andato dritto verso il gargoyle che portava all'ufficio del preside  e aveva pronunciato la parola d'ordine "sorbetto al limone". Il gargoyle si era spostato al suono di questa parola e l'aveva lasciato passare. Harry si ricordava, che una volta aveva chiesto a Silente come mai c'era proprio scolpito quello strano essere a fare da guardia al suo ufficio, e il preside gli aveva raccontato una leggenda babbana, riferita ad un un serpente o drago che si chiamava garguille, era alato e malvagio, sottomesso da un prete fu poi portato al rogo ed i resti posti sulle guglie della chiesa come monito ad i demoni che volevano impossessarsi del posto e dei suoi abitanti, da quel giorno il gargoyle, secondo le credenze popolari, acquisì il compito di scacciare i demoni. Senza neanche rendersene conto, il bambino sopravvissuto si trovò davanti all'ufficio del preside, busso piano alla porta, e dall'altro lato della stanza si sentì la voce di un uomo anziano che lo invitava ad entrare, la porta si aprì e il moro notò che il preside era rivolto di spalle, a guardare fuori dalle enormi finestre che decoravano le pareti della stanza, lo sguardo attento come a cercare qualcosa nel buio che nessuno poteva vedere. Silente si girò verso il ragazzo e lo guardò con gli occhi saggi, gli fece segno con la mano di accommodarsi e subito dopo si accomodò anche lui.
—Ciao Harry—disse con voce soave.
 —Signore, mi hanno detto che mi cercavate—rispose il bambino sopravvissuto.
—Certo, ho chiesto al Signor Paciok di informarti—fece una breve pausa poi aggiunse.  
—Harry, io dovrei parlare con te di una situazione che negli ultimi due mesi si è ritenuta più grave di quanto pensassi—.
—Signore, non capisco...— mormorò il moro confuso, ma il mago dai capelli bianchi, la barba lunga e argentata lo interruppe con un gesto disinvolto della mano.
 —Ti prego, fammi finire prima. Credo che tu te ne sia accorto, in questi ultimi giorni molti professori hanno saltato alcune lezioni o sono dovute uscire immediatamente dall'aula senza dare spiegazione alcuna. Vedi Harry,  il motivo di questa improvvisa mancanza, è legato a qualcosa—si fermò per prendere aria e poi proseguì. —Quando lo scorso Maggio hai ucciso Tom Riddle, non abbiamo tenuto conto di una cosa. Tom, come già sai,  voleva dividere la sua anima in sette parti: il libro, che tu stesso hai distrutto nella camera dei segreti, il medaglione, l'anello, il calice, il serpente Nagini e la corona di Corvonero. La settima parte sarebbe dovuto essere lui stesso, in quanto una parte della sua anima sarebbe rimasta nel suo corpo. Ma a causa di un imprevisto, se cosi possiamo definirlo, quando Voldemort tentò di ucciderti, quando tu ancora eri un neonato , la maledizione che scagliò rimbalzo sulla tua testa in quanto tu eri protetto dall'amore di tua madre e si rivolse contro lo stesso Voldemort distruggendolo. In quell'istante il frammento di anima contenuto ancora in Tom, lasciò il suo corpo, e si aggrappò all'unico essere vivente il quella stanza ovvero tu stesso Harry. Ma ora arriviamo al dunque. Voldemort era più malvagio di quanto ognuno di noi abbia mai potuto immaginare, infatti creò un altro Horcrux, cioè il nono—l vecchi mago si fermò e guardando il giovane Grifondoro dietro i suoi occhiali a mezza luna, notò la disperazione tornare a regnare sul suo volto.
—Signore, mi sta forse dicendo che Voldemort non è morto veramente?— gli chiese.  Ma il mago scosse la testa e continuò il suo discorso.
—Vedi Harry, Tom Riddle è tecnicamente morto. Ma c'è ancora un ultimo Horcrux che deve essere distrutto per non correre il rischio che un giorno il Signore Oscuro possa tornare a spargere il terrore. Come tu ben sai, questo castello fu fondato da quattro maghi molto potenti:  Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Priscilla Corvonero e Salazar Serpeverde Poco tempo dopo che la scuola venne aperta, tra i fondatori nacquero dei disaccordi: ognuno voleva selezionare i suoi allievi in base a delle caratteristiche precise, e quindi nacquerò anche le quattro case: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Ora Salazar Serpeverde, teneva conto della differenza tra purosangue e mezzosangue, e cosi a sua volta senza dir nulla a gli altri tre maghi costruì la camera dei segreti, camera che tu stesso hai scoperto. Quello che sto cercando di dirti Harry e che tra questi quattro maghi non si crearono solo dei disaccordi, no, si creò una guerra vera e propria, guerra in cui Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Priscilla Corvonero e Salazar Serpeverde si uccisero a vicenda. Quel giorno morirono quattro grandi maghi, e il loro sangue si mischiò dando vita a un talismano molto potente, un talismano che racchiude in sé i poteri di tutti e quattro loro. Questo talismano è però divenuto un Horcrux , l'ottavo Horcrux, in quanto soltanto un grande mago oscuro, discendente da uno dei quattro maghi che lo fondò avrebbe potuto trasformarlo—concluse il vecchio.
—Quindi Signore, c'è un altro Horcrux che deve essere distrutto?— chiese il bambino sopravvissuto, sapendo già la risposta ma avendo paura di ammetterlo.
—Esatto Harry, ma questo Horcrux è molto potente, e soltanto un mago oscuro potrebbe distruggerlo, un mago che non prova sentimenti—.
—Ma Signore, non capisco...— ribatté il moro per la seconda volta.
—Ti prometto Harry che lo capirai a tempo debito, per il momento ho tenuto giusto che tu fossi al corrente di questi avvenimenti. Ora l'unica cosa che ti chiedo e che quello che ti ho riferito questa sera rimanga tra me e te. Ti chiedo di non avvertire neanche il Signor Weasley e la Signorina Granger— disse il mago con lo sguardo serio ma la voce sempre dolce.
—Certo Signore— rispose il ragazzo per poi alzarsi e con le idee ancora confuse uscire dall'ufficio.                                                                                                           

—Harry, Harry— il bambino sopravvissuto si svegliò da quella fase di trans in cui era caduto e notò subito una mano dalla carnagione chiara e le dita sottili che li veniva sventolata davanti il viso. —Ci sei Harry? Siamo arrivati— riconosce subito quella voce. Era Hermione, la sua migliore amica, affiancata da Ronald Weasley.
—Ragazzi...—disse con la voce bassa ridotta a un sussurro, ancora troppo preso dal fatto che il suo peggior nemico, il mostro che aveva ucciso i suoi genitori e molte altre anime innocenti, potesse da un momento all'altro tornare in vita. Come gli aveva chiesto Silente non aveva avvertito i suoi due migliori amici, e si sentiva tremendamente in colpa perché tra di loro non c'erano mai stati segreti.
—Harry, stai bene?— chiese Ron al suo amico. —Oh...si si, tutto bene— rispose questo passandosi una mano tra i capelli come a voler eliminare i brutti pensieri.                                                                                                                                                                                                                                               

***

Intanto, lungo la strada principale di Hogsmead, un gruppo di ragazzi Serpeverde si stava dirigendo al negozio Stratchy&Sons, l'unico negozio di abbigliamento che si trovava nel piccolo villaggio. In vetrina c'erano esposti i capi più alla moda, indossati da manichini a forma di mago e strega di bell'aspetto, che a volte facevano l'occhiolino ai passanti come per convincerli a comprare qualcosa. L'interno era piuttosto ampio, abbastanza da contenere paia di scarpe, di calzini, riscaldini colorati o con messaggi di auguri, gonne, pantaloni, mantelli, cappelli...  Vicino all'entrata si trovava un bancone, mentre in fondo al locale c'erano diversi camerini. Draco Malfoy stava cercando qualcosa da mettersi alla festa di Halloween che come ogni anno si sarebbe tenuta a scuola, anche i suoi migliori amici Blaise e Theodore, erano impegnati in quell' impresa. Pansy e Daphne, invece, si trovavano nel reparto femminile. —Che palle...vado a farmi un giro—mugugnò Draco, facendo ai suoi amici segno con il capo a mo' di saluto per poi uscire dal negozio. Il biondo, camminava tranquillo lungo il sentiero che portava alla stamberga strillante. Le mani nelle tasche dei pantaloni e una sigaretta adagiata tra le morbide labbra , mentre con le gambe tirava calci ai piccoli sassolini che ricoprivano il sentiero.Che strano... pensò, si ricordava ancora quando il Signore Oscuro lo aveva fatto diventare un suo seguace tatuandoli sull'avambraccio sinistro il marchio nero.  Ricordava ancora il dolore che aveva provato in quel momento, un dolore che mai aveva provato in tutta la sua vita, un dolore, anzi no...un bruciore paragonabile al fuoco con cui una persona viene arsa viva. Ricordava il dispiacere che aveva provato perché suo padre l'ho aveva obbligato a farsi marchiare, dicendoli che cosa più bella non li sarebbe mai potuto capitare nella vita, che si sarebbe dovuto ritenere soltanto fortunato ad avere avuto quell'opportunità.  Ma lui quell'opportunità non la voleva. Non voleva che il suo avambraccio brillasse di un rosso scarlatto ogni qual volta il mostro lo chiamasse. Draco Malfoy, voleva vivere una vita tranquilla da qualsiasi adolescente qual' era. Ma come lui stesso aveva imparato a sue spese, nella vita non tutto quello che si vuole si realizza. Ma la cosa che più li risultava strana, era che suo padre, dopo averlo obbligato a macchiarsi era scappato durante la guerra magica con lui e sua madre, abbandonando per sempre Voldemort. Per una volta Lucius Malfoy, aveva scelto la famiglia. Ma quel gesto non era abbastato. Infatti, da ormai quasi un anno, Lucius  Malfoy si trovava chiuso in una delle fredde e gelide, come il mare in inverno, celle di Azkaban. Con sua gran fortuna però non era stato condannato al bacio del dissennatore...
—Santo Godric...maledetto Salazar, che dolore!— si lamentò una voce dolce e melodiosa, angelica e infernale. Poco più distante da lui, Draco notò che con le spalle poggiate delicatamente al tronco robusto di un albero si trovava una Grifondoro, una Grifondoro che lui conosceva bene. Non si era ancora accorta della sua presenza, cosi decise di optare per l'effetto sorpresa, troppo curioso di sapere cosa gli fosse successo. Con passo lento, basso, ma deciso si diresse nella sua direzione. Se qualcuno gli avrebbe visti da lontano, avrebbe senz'altro pensato che quella situazione fosse buffa. Il serpente che si avvicina alla sua vittima. Il serpente che pian piano avvolgerà la vittima tra le sue spire. Il serpente che si fermò a un passo da quel albero e con voce roca disse –Mezzosangue—al sentirsi chiamare in quel modo, la grifondoro sobbalzò e ruotando la testa vide la figura alta del ragazzo che se ne stava alzato davanti a lei con un ghigno divertito ad illuminarli il volto.
—Ti diverti Malferret... mi hai fatto prendere un colpo—sospirò Hermione Jean Granger per poi tornare a puntare gli occhi sulla sua gamba, dove all'altezza della rotula, si espandeva un leggero gonfiore, ricoperto da macchie violacee, graffi e sangue incrostato. Il Serpeverde, seguì lo sguardo della ragazza, e anche i suoi occhi si puntarono su quella ferita, per qualche minuto non disse niente, poi si inginocchio per essere alla stessa altezza della ragazza e sorprendendo anche se stesso le chiese come se l'era fatto. La mora lo guardò un po' prima di darli una risposta, le sembrava strano che Malfoy si interessasse in quel modo a lei le sembrava strano anche il fatto che lui si fosse inginocchiato davanti ad una mezzosangue.
—Ero con gli altri, gli ho detto che sarei venuta a farmi una passeggiate per stare un po' tranquilla, quando sono inciampate ai piedi di questo maledetto albero—e con la mano indico il tronco su cui era ancora ancora appoggiata, poi chiese—ad ogni modo, a te che t'importa?— il biondo la guardò per qualche attimo e poi sfoderando il suo solito ghigno rispose—Semplice curiosità, Granger. Sai cercavo un altro modo per prendere in giro i Grifondoro—. La ragazza non diede tanto importanza alle sue parole, troppo presa dal dolore, e troppo impegnata a cercare nella sua borsa la bacchetta cosi da poter pronunciare la piccola formula che gli avrebbe rimesto a posto il ginocchio. Ma le sue mani, vennero bloccate in una morsa d'acciaio, e senza neanche rendersene conto, si trovava tra le braccia del giovane Malfoy. Lui l'aveva presa in braccio. Lui la teneva stretta al suo petto. Lui faceva attenzione a non provocarli ulteriore dolore alla gamba. Lui... lui niente si disse Hermione, lui è un Serpeverde, lui è uno stronzo, lui è semplicemente lui.
—Cosa stai cercan...— stava per chiedere la Grifondoro, ma venne interrotta da una voce dolce che le sussurrava vicino l'orecchio di stare tranquilla e di non agitarsi.
—Sta iniziando a piovere, o meglio a scatenarsi l'ennesima tempesta del cazzo, Granger. E tu non sei nelle condizioni migliori per camminare—fece una pausa, poi aggiunse —in più non puoi sistemarti la gamba con la magia qui, prima deve essere pulita da tutto quel sangue o l'incantesimo non avrà effetto—.  
Da quel momento la mora rimase in silenzio, mentre si faceva trasportare tra le braccia del giovane verso la Stamberga Strillante.  La stamberga strillante! La stamberga strillante! Iniziò  a gridare nella sua testa la ragazza.
 —Non vorrai veramente andare li dentro?!— se ne uscì qualche attimo più tardi.
—Cose Mezzosangue, non mi dirai che hai paura, ti credevo più coraggiosa. D'altronde non vi basate proprio su questo voi Grifondoro, sul coraggio e sull'orgoglio?— chiese lui .
No, certo che no. Hermione non aveva paura di entrare la dento. C' era già entrata una volta, durante il suo terzo anno ad Hogwarts. Ma quella vecchia casa maledetta le faceva tornare alla mente i ricordi legati a  Sirius Black, morto per mano di Bellatrix Lastrange. In quel momento le tornò alla mente il nome della persona che la teneva in braccio e iniziò a dimenarsi, finché questo non la lasciò andare, senza neanche che lei se ne accorgesse erano entrati in quella che veniva definita la casa più infestata di tutta la Gran Bretagna. Anche all'interno risultava molto inquietante. Le finestre erano chiuse da tavolati, le stanze erano polverose, disordinate e logorate dal tempo. La carta da parati scollata dai muri, il pavimento macchiato e tutti i mobili rotti e fatiscenti, anche le scale erano ormai ridotte in frantumi.
Il biondo continuava a fissarla, poi iniziò ad avvicinarsi verso di lei, questa lo fermò ma lui non le diede retta e con passo deciso la riprese in braccio, per poi farla sdraiare su un vecchio divano tutto rovinato e coperto da uno strato di polvere.
—E qui sarebbe più sicuro sistemarmi la gamba?—chiese lei sarcastica, dimenticandosi di tutto il resto.
—Sempre meglio che stare li fuori al freddo...— rispose lui, mentre dopo aver fatto comparire con l'aiuto della bacchetta un piccolo kit di pronto soccorso, l'aiutava a pulirsi la rotula dal sangue, per poi risistemargliela con la magia. La ragazza lo guardava basita, stupefatta che fosse quello il lato migliore di Malfoy?
—Perché l'hai fatto?— gli chiese dopo, quando il ragazzo fece evanascere il kit.
—Perché sono un gentiluomo— rispose lui. Ma la vera risposta era che neanche lui lo sapeva. L'aveva vista indifesa, e aveva agito d'istinto, senza pensare alle conseguenze. Senza pensare alle domande che sarebbero sorte da li a poco. Se suo padre per una volta aveva scelto la famiglia, lui per la prima volta aveva scelto l'istinto.
 —Sei un immaturo Malfoy, ecco cosa sei— gli disse la mora dagli occhi dorati e i capelli ondulati.
—Cosi mi deludi mezzosangue... essere immaturi significa essere perfetti— Fu la sua risposta, una risposta che fece rimanere la Granger letteralmente a bocca aperta.
—Oscar Wilde?—chiese, quando si fu ripresa dalla sorpresa.
—Oscar Wilde—confermò lui.

Ciao ragazze! spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. Fino a qualche attimo fa ero indecisa se pubblicarla o meno, anche perchè è la prima volta che scrivo qualcosa su EFP. Come potete vedere questa storia, non parla semplicemente della coppia Draco Hermione, ma parla anche di un possibile ritorno di Voldemort.  questa mia storia, Draco ha come migliori amici, Theodore e Blaise, e a questi si aggiungono anche Daphne e Pansy, anche se in questo capitolo non compaiono molto, o meglio compaiono ma non dicono quasi nulla, quindi impareremo a conoscere i loro personaggi nei capitoli successivi. Non so voi, ma a me piaceva l'idea di questo gruppo di amici Serpeverde. Hermione, invece è ancora legata a Harry e Ron, con quest'ultimo ha anche avuto una storia che non è andata a finire molto bene, facendoli capire che il loro rapporto è più simile a quello che c'è tra un fratello e una sorella. Per quanto riguarda Harry lui è preoccupato principalmente per il fatto che il suo peggior nemico possa tornare in vita, ma in secondo piano  è anche preoccupato dal fatto che forse si stia innamorando di Hermione. Ringrazio di cuore  tutti quelli che hanno letto la storia, ora devo scappare... a quasi dimenticava, come avete visto in questa fanfiction c'è già stata la guerra magica, ma sia Silente che Piton, non sono morti, anche perchè personalmente non riesco a immaginare una storia dove questi due personaggi non compaiono. Volevo lasciare in vita anche il personaggio di Sirius ma avevo paura di modificare troppo la vera storia di Harry Potter. Adesso vi saluto, ciao!! :)
Ps:
Se avete qualche dubbio sulla storia, contattatemi, sarò molto felice di chiarirvelo.

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Capitolo 2
*** Nonostante i problemi... ***


2.Capitolo
Nonostante i problemi...

-Albus, la situazione sta diventando più pericolosa di quanto pensassimo. Io credo che sia giunta l’ora di dire tutto a Harry Potter, lui è il bambino sopravvissuto, lui deve sapere, deve sapere la verità, deve sapere della sua esistenza…- la McGranitt, si trovava nello studio del preside, sul suo viso, regnava la preoccupazione e la paura che il male potesse tornare. Nella sua mente vagavano i ricordi di qualche mese prima, i nomi di tutte le persone che avevano perso la vita in una guerra tanto grande, tanto brutta.                                                                 
 -Minerva, Harry non deve sapere niente di tutta questa storia, non ancora almeno. Come ho detto a lui li dirò tutto a tempo debito.- disse il vecchio mago con voce pacata e composta.                                                      
-Ma Albus, cerca di capire. Come ti sentiresti tu al suo posto se ti fosse stato nascosto un segreto talmente grande?-insistette la maga, con tono materno.
-Non so come mi sentirei, nessuno mi ha mai nascosto niente, sono sempre riuscito a scoprire la verità. Ma so che se Harry venisse a sapere di questa storia, non sarebbe più il bambino sopravvissuto, perché a quel punto, la sua voglia di vendicarsi sarebbe tanto grande da ucciderlo.- Rispose il preside, intanto che porgeva a Minerva McGranitt una tazza di tè. Questa la prese, guardo dentro in un modo che ricordava molto quello della professoressa Cooman, come se stesse leggendo il futuro, poi bevve.
-So che questa storia ti preoccupa. Ma ti chiedo di stare tranquilla, passerà ancora del tempo prima che lui arrivi. Passerà ancora del tempo prima che Voldemort tornì in vita. E noi sfrutteremo questo tempo per prepararci, per vincere, senza che nessuno si faccia del male. Inoltre, ti chiedo anche di farmi un favore. Devi riuscire a unire le quattro case. Falli lavorare insieme, falli fare delle ricerche insieme... Grifondoro con Serpeverde, e Tassorosso con Corvonero. Se riusciremo mai per qualche strana ragione del destino a farli andare d’accordo, allora avremmo qualche possibilità in più di vincere. Ricorda Minerva, solo uniti si esce dalle battaglie vincitori- continuò il mago.                                      
 La McGranitt, posò la tazza del tè sulla scrivania, alzò il viso e fissò i propri occhi in quelli di Silente. Se qualche alunno l'avesse vista in quel momento avrebbe potuto giurare che quella fu la prima volta in cui Minerva McGranitt sorrise. Un sorriso dolce, un sorriso che celava mille preoccupazioni.

***


--Sei un immaturo Malfoy, ecco cosa sei--                                                                                                                                        
--Cosi mi deludi mezzosangue… essere immaturi significa essere perfetti--                                                                      
--Oscar Wilde?--    
--Oscar Wilde--        
                                                                                                                                                                     
 Nonostante fosse passata quasi una settimana da quella loro conversazione, Hermione Jean Granger, non riusciva a pensare ad altro. L’aveva sorpresa il fatto che lui l’avesse presa in braccio. L’aveva sorpresa il fatto che lui l’avesse aiutata a pulirsi il ginocchio dal sangue. L’aveva sorpresa il fatto che lui glielo avesse rimesso a posto con la sua magia. Ma ancora di più era rimasta sorpresa quando lui le aveva fatto capire di leggere opere di autori babbani. Insomma,  è Draco Lucius Malfoy chi non sarebbe rimasto sorpreso?     
La Grifondoro, era appena entrata nell’aula della McGranitt. La classe era quasi tutta piena, lei si sedette insieme a Ginny Weasley dietro a Harry Potter e Ronald Weasley e aspettò che la professoressa entrasse in aula. Ginny era tornata da qualche giorno dalla Tana, dov’era andata per passare un po’di tempo con la sua famiglia, e per andare a vedere la sua prima e per il momento unica nipote. Infatti, Bill e Fleur, dopo il matrimonio, avevano annunciato che la nuova Signora Weasley era in dolce attesa, e qualche giorno fa avevano mandato un gufo per far sapere che la piccola Victoria Weasley era nata. I genitori avevano scelto quel nome, per la vittoria ottenuta nella guerra e per onorare il nome di Fred che nonostante non fosse riuscito a sopravvivere, aveva portato lo stesso una vittoria nel cuore di tutte le persone a lui care. E cosi Ginny, ottenuto il permesso della McGranitt in quanto direttrice della sua casa e del preside, si era recata a fare la conoscenza della nuova nata. Ron, al contrario, aveva inventato scuse su scuse per non andare e alla fine era arrivato alla conclusione che l’avrebbe conosciuta durante le vacanze di Natale. Ma sia Hermione, che Ginny e Harry, sapevano che il vero motivo per il quale non era andato, era perché, non era ancora riuscito a superare la morte del fratello, e non riusciva a passare del tempo con la sua famiglia, perché la loro sola presenza gli faceva provare dolore, un dolore troppo forte da affrontare e superare.                               
Quando la professoressa arrivò, la preoccupazione che aveva preso possesso del suo viso nell’ufficio del preside era quasi del tutto svanita. Si sedette dietro la grande cattedra, controllò che in classe ci fossero tutti gli studenti delle case: Grifondoro e Serpeverde, poi  si alzò, si mise al centro dell’aula e disse -Ragazzi, a causa di alcuni avvenimenti dei quali non vi è dato sapere il motivo, sono costretta su iniziativa del preside, ad unire tutte e quattro le casate- aspettò qualche minuto prima di proseguire, minuti in cui i visi di ogni singolo studente sbiancarono, qualcuno stava già per protestare, ma la vicepreside lo interruppe senza farli proferire parola.   
-Tutte e quattro le case, si divideranno in: Grifondoro con Serpeverde, e Corvonero con Tassorosso. Ognuno di voi- e indico i grifondoro con una mano -dovrà divenire il compagno di ognuno di voi- e indicò i Serpeverde con l’altra mano.
-Per far si che le cose non si complicassero ancora di più, insieme ai direttori delle vostre case, quindi il professor Lumacorno, il professor Vitious  e la professoressa Sprite, abbiamo deciso di dividervi in coppie da due persone, e gruppi, con i quali dovrete svolgere le ricerche che vi daremo durante quest’anno scolastico per superare i M.A.G.O, da quattro persone. Inoltre, sapendo il comportamento che caratterizza alcuni soggetti maschili di questa classe, abbiamo deciso che le coppie saranno formata da un maschio e una femmina-concluse, poi  fece comparire un foglio a mezz’aria lo prese e prima di leggerne il contenuto aggiunse-su questo foglio, sono scritte le coppie e i gruppi  che dovranno lavorare insieme- con una mano si mise *gli occhiali squadrati  dalla forma identica che il gatto aveva intorno agli occhi e iniziò a leggere i nomi delle coppie
-Il Signor Paciock sarà in coppia con la Signorina Bulstrode-.                                                      
Subito si udirono grida di disapprovazione, Neville, quasi cadde dalla sedia per la sorpresa, invece, Millicent Bulstrode iniziò a disperarsi come una pazza, arrivando a minacciare persino la McGranitt, dicendoli che se non l’avrebbe messa con un compagno della sua casa, glielo avrebbe detto a suo padre. Ma la vecchia maga non si fece intimorire. Nell’aula si era scatenato un putiferio, Serpeverde e Grifondoro si lanciavano incantesimi di tutti i tipi addosso, non avendo paura di colpire un proprio compagno,  urlavano e dalle loro bocche uscivano offese più che gravi, solo grazie alla professoressa McGranitt non si scatenò l’ennesima lotta, infatti, puntandosi la bacchetta alla gola pronunciò l’incantesimo Sonorus, la sua voce venne amplificata di dieci volte rispetto al normale “silenzio” rimbombo con un eco quella parola tra le quattro mura di quell’aula. Tutti si fermarono di colpo, gli ultimi incantesimi furono lanciati  e la vecchia “megera” come la definiva Draco Malfoy, vedendo che l’attenzione degli alunni era rivolta a lei decise di annullare l’incantesimo.                                                                                                          
-Vi pregherei di comportarvi da persone mature. Da questo momento in poi siete pregati di non scatenare discussioni inutili. Queste sono le coppie che io e gli altri professori abbiamo deciso e queste sono le coppie che rimarranno da qui fino alla fine dell’anno.- disse e poi come se nulla fosse continuò a leggere i nomi delle coppie.  
Intanto, seduta in seconda fila, Hermione Jean Granger con la testa poggiata sul braccio, ascoltava la professoressa McGranitt:                                     
Lavanda Brown con Vincent Tiger, Ron Weasley con Pansy Parkinson, Calì Patil con Theodore Nott,  Harry Potter con Dapfne Greengrass, Ginny Weasly con Blaise Zabini...                       
Di colpo, sentì che il suo nome venne pronunciato e salto subito dalla sedia come se si fosse scottata quando la vecchia maga disse il nome della persona con cui era in coppia: Draco Malfoy.                                              
Qualche banco più in là, il giovane Serpeverde, ebbe una reazione quasi identica a quella della giovane Grifondoro, eccezion fatta per il semplice motivo che lui si mise a urlare.                                                                    
-CHE COSA?- urlò furibondo.  -IO IN COPPIA CON UNA MEZZOSANGUE? SE LO PUO SCORDARE-.                                                                   
-Signor Malfoy, la prego si calmi e porti almeno un minimo di rispetto- rispose la maga, per nulla sconvolta dalla sua reazione.  
-LEI MI STA DICENDO DI STARE CALMO? CALMO! NON POSSO STARE CALMO.-                                                                                        
-Odio ammetterlo ma Malfoy ha ragione, io in coppia con lui non ci sto-disse a sua volta Hermione.                                               
-Signorina Granger, non ci si metta anche lei, uno basta e avanza- .                                                                                              
-VISTO GLIELO STA DICENDO ANCHE LA MEZZOSANGUE-                                                                                                                        
-Signor Malfoy è pregato di moderare il linguaggio e di uscire dall’aula, Signorina Granger anche lei, andate nel mio ufficio vi raggiugerò a breve-.  
 Dopo che i due giovani guardarono  la professoressa McGranitt come fosse una criminale, decisero finalmente, di incamminarsi verso l’ufficio di quest’ultima. Il cammino non fu lungo, e per quei brevi minuti che rimasero insieme nessuno dei due parlò. L’ufficio, si trovava al primo piano e la porta per accedervi era difronte all’aula di trasfigurazione, la porta, come previsto era aperta, Il Serpeverde e la Grifondoro entrarono, all’ interno Il grande ufficio era arredato sobriamente, grandi quadri  erano appesi alle pareti. Nel centro della stanza, si trovava una grande scrivania, e sopra di essa c’era un piccolo barattolo di zenzerotti, di lato, invece si trovava un enorme camino di pietra. Per il resto la stanza era arredata con i colori della casa di cui era direttrice, rosso e oro.                                                                         
Mentre il Serpeverde si svacco tranquillamente su una delle due poltrone poste davanti alla scrivania e si accese una sigaretta nella più totale beatitudine. La Grifondoro lo guardò perplessa, per poi avvicinarsi a lui e come niente fosse toglierli la sigaretta che il ragazzo teneva stretta tra le labbra e farla evanascere.                                                               
-Granger, ma sei impazzita forse?- disse il biondo alzandosi di scatto e facendo indietreggiare la ragazza. Nello sguardo regnava la rabbia e i suoi occhi erano diventati ancora più gelidi di quanto già non fossero.                                       
-Io non sono impazzita, sei tu quello impazzito. Come ti viene in mente di accenderti una sigaretta nell’ufficio della vicepreside?- chiese a sua volta la mora, guardandolo negli occhi. Quest’ultima, infatti, conosceva molto bene la sua precisone nel rispettare le regole, e le dava fastidio quando queste erano poste in secondo piano. Non che lei fosse la perfezione fatta a persona, effettivamente, fino ad un anno prima, anche lei insieme a Harry Potter e Ronald Weasley era andata contro un centinaio di regole, facendo uscite notturne sotto il mantello dell’invisibilità del suo migliore amico per andare a trovare Hagrid, quando l’orario del coprifuoco era già scattato o ancora peggio andando in biblioteca, più precisamente nel reparto proibito, a leggere tomi su tomi, che molto probabilmente, trattavano argomenti di magia oscura. Ma, quando i suoi amici glielo facevano notare, la giovane Grifondoro, giustificava  questa sua fase di poco rispetto per le regole con poche semplici paroline, “l’ho fatto per un buon motivo” . E cosi da quando Voldemort era stato sconfitto, e la pace era tornata sovrana, la mora era tornata alla carica con il suo “le regole sono fatte per essere rispettate”.          
-Mezzosangue, ma a te che import… aspetta tu ti stavi preoccupando per me, avevi paura che la megera mi potesse punire- affermò il ragazzo, per poi con il solito ghigno dipinto sul volto accendersi un’altra sigaretta.      
-Io preoccuparmi per te? Mai. Sei tu che fai conclusioni troppo affrettate- affermò a sua volta la Grifondoro che senza rendersene conto si era avvicinata al giovane Serpeverde                                          
- Non sopporto il fumo e tantomeno sopporto l’odore del fumo. Inoltre fa male alla salute e…-ma venne interrotta dal biondo che dopo aver fatto un tiro alla sigaretta soffiò tutto il fumo alla mora.                                      
-E…-la incitò.            
-E tu sei un grandissimo stronzo- fini’ allontanandosi e andandosi a sedere a sua volta sulla poltroncina di fianco.                                          
- Suvvia Granger, sarò uno stronzo bello-disse Malfoy ridendo tra sé. Ma la giovane Grifondoro non fece e in tempo a rispondere che dall’altra parte della stanza, la vicepreside di Hogwarts con il suo solito cipiglio severo era entrata dalla porta e si stava accomodando alla poltrona posta al lato opposto della scrivania.                      
-Prendete uno zenzerotto, ragazzi-gli disse porgendoli il piccolo barattolo che fino a poco prima si trovava sulla scrivania. I ragazzi, stavano per rifiutare i biscotti, ma quando videro il viso della maga diventare ancora più severo di quanto non fosse già, decisero di accettarli e dopo averne preso uno a testa tornarono a guardare la vicepreside.                                                                                                                          
-Innanzi tutto, voglio che voi sappiate che il comportamento che avete avuto poco fa nell’aula mi ha deluso molto. Soprattutto il suo comportamento, Signor Malfoy, non sarò la direttrice dei Serpeverde, ma faccio comunque parte del corpo docenti e in quanto tale , se non è chiedere troppo pretenderei un minimo di rispetto. Pertanto cinquanta punti saranno tolti alla sua casa. Quanto a lei Signorina Granger, nonostante mi abbia dato fastidio il fatto che non abbia approvato la mia scelta sul suo compagno di coppia, non è questo il vero motivo per cui lo chiamata qui.-la professoressa gli guardò per un attimo, poi proseguì.
-Ultimamente, stanno succedendo delle cose strane, e dal momento che voi due svolgete il compito di caposcuola, vi chiedo di aumentare i giri notturni, vorrei che girasse ogni sera ogni singola aula di questo castello, e se troverete qualcosa di sospetto siete pregati di avvertirmi immediatamente. Inoltre vi chiedo anche di avverti gli altri due caposcuola, il Signor Weasley e la Signorina Parkinson, il quale ruolo come lei già saprà Signor Malfoy, verrà ricoperto per un breve periodo di tempo dal Signor Zabini-concluse la vicepreside. Il ragazzo la guardò e annuì, consapevole che Pansy sarebbe andata a trovare i suo famigliari per una riunione di cui l’amica non gli aveva detto niente.                                                                                                                          
Quando i due giovani, uscirono dall’ufficio della vicepreside, dopo una mezzoretta abbondante, si fermarono per qualche secondo sulla soglia della porta, e dopo essersi lanciati un’ultima breve occhiata, si incamminarono ognuno nella loro rispettiva  Sala Comune.Attraversato il ritratto della Signora Grassa, Hermione si era trovata faccia a faccia con il suo amico/ ex-fidanzato Ronald Weasley  e aveva approfittato dell’occasione per avvertirlo dei nuovi  cambiamenti che avrebbero dovuto svolgere in quanto caposcuola, e dopo si era finalmente potuta rilassare sedendosi sulla poltrona rossa con le rifiniture in oro della sua Sala Comune, nella stanza non c’era più nessuno, Ron l’aveva avvertita che andava agli allenamenti di quidditch, e lei dopo quella strana mattinata, in cui aveva appreso di dover stare per tutto l’anno scolastico in coppia con Malfoy, aveva finalmente potuto trovare un po’di pace, alla fine i tentativi di persuadere la McGranitt e farli cambiare compagno, non erano valsi a molto, e aveva- anche se facendo un enorme sforzo- accettato l’idea . Certo, come lei sapeva Draco Malfoy eccelleva quasi in tutte le materie, in particolare in pozioni. Fino a qualche anno prima, aveva creduto che tutti gli “eccellente” che riceveva in quella materia, erano dovuti al fatto che fosse il prediletto da Piton, ma quando il ruolo di quest’ultimo era stato sostituito da Lumacorno, aveva dovuto ricredersi, in quanto la media di quella serpe, come lo definiva lei, non accennava a scendere. Vista da quel punto di vista, almeno, la mora fu consolata, non avrebbe dovuto perdere tempo inutile dietro al biondo  per far si che la sua media non venisse rovinata. Ma vista da un altro punto di vista, il suo umore tornò subito nero. Come  avrebbe fatto a passare cosi tanto tempo in sua compagnia, come avrebbe fatto a sopportarlo, a tollerarlo se a malapena  quando si incontravano nei corridoi riuscivano a non schiantarsi a vicenda? Si chiedeva .                                                
Intanto, giù ne sotterranei, Draco Lucius Malfoy, sembrava fuori di se. Non aveva accettato l’idea di stare in coppia con una sangue sporco. Ma non con una qualsiasi sangue sporco, ma con la sangue sporco, la mezzosangue per eccellenza, la saccente so-tutto-io, lei, la persona che più odiava dopo Potter.Anche lui, si trovava seduto su una poltrona verde-argento, come i colori della sua casa. Accanto a lui, sedevano i suoi due migliori amici: Blaise Zabini e Theodore Nott.                                                                                                                                     
-Draco, cerca di vedere il lato positivo, starle sempre vicino ti aiuterà a vincere la scommessa velocemente-cercò di sollevarli il morale quest’ultimo, accendendosi una sigaretta. L’occhiata che ricevette in risposta, però, lo fece pentire subito. In suo aiuto accorse Zabini, che con la sua solita aria innocente, come se vivesse in un pianeta a parte, riusciva sempre a calmare l’amico.                                                        
-Dra, Theo ha ragione, cosi potrai vincere la scommessa, e allora, come tu ben sai non dovrai chiederle scusa. E poi, pensa a un altro dei tanti lati positivi, quando saremo in gruppo, ci sarò io a tenerti compagnia-disse il moro dagli occhi cobalto, accennando un sorriso a trentadue denti.                                                                                        
-Di male in peggio-sospirò il biondo alzando gli occhi al cielo.                                     
Effettivamente, dopo che lui e la Granger erano usciti dall’aula, la vicepreside, aveva finito di elencare i nomi delle coppie, per poi passare a elencare i nomi dei gruppi, che avrebbero dovuto svolgere insieme le ricerche. Infatti, all’inizio di quel nuovo anno scolastico, il preside aveva annunciato dei cambiamenti, i ragazzi del settimo anno, dal momento che avrebbero dovuto affrontare i M.A.G.O (Magia Avanzata di Grado Ottimale) , una volta a settimana, dovevano riunirsi in piccoli gruppi e svolgere delle ricerche, ricerche che fino ad oggi, erano state svolte dai rispettivi membri, di ogni singola casa, ma che a partire dal giorno seguente, sarebbero dovute essere svolte da gruppi misti. Draco Malfoy, anche se non lo faceva vedere, era capitato per sua fortuna, nel gruppo in cui c’era il suo migliore amico, ma per sua sfortuna in quel gruppo, c’erano anche: Hermione Granger e Ginny Weasley, quest’ultima, era passata direttamente al settimo anno in quanto prima della guerra, aveva frequentato per un certo periodo di tempo il sesto anno, a questi si aggiungevano anche la sua media, abbastanza buona e la sua abilità che aveva dimostrato durante lo scontro con Voldemort. In più, a quanto era riuscito a capire Draco, la sorella minore dei fratelli Weasley, aveva chiesto lei stessa al preside di poter fare un salto di un anno avanti perché dopo la morte di suo fratello Fred, non riusciva più a stare con gli studenti del suo stesso anno, poiché voleva vicino a sé i suoi amici, e dal momento che questi ultimi avrebbero lasciato la scuola da lì a nove mesi, aveva paura di rimanere sola. Cosi il preside gli aveva concesso di sostenere un esame. Esame che era andato a buon fine, e per quel motivo, ora si trovava in gruppo con la sorella del pezzente.
Un altro pensiero, però, prese posto nella mente di Draco, ormai erano passate quasi due settimane da quando aveva stretto la mano della mezzosangue, e doveva ammettere, che si era totalmente dimenticato della scommessa. Maledetto il giorno in cui gli ho lanciato quella sfida, pensò. Ancora non riusciva a capire come aveva fatto a dimenticarsene, forse questa era la prova di quanto lei contasse poco, o meglio, non contasse niente per lui? E poi, continuava a chiedersi il perchè avesse agito in quel modo, quando l'aveva vista ferita e indifesa. All'inizio aveva pensato fosse stato l'istinto, ma alla fine era giunto alla conclusione, che ogni gesto che aveva svolto quel giorno, quando l'aveva presa in braccio, quando le aveva curato il ginocchio, e quando gli aveva citato la frase di Oscar Wilde, era legato a quella stupida scommessa, tutto per vincere, un Malfoy non si può permettere di perdere.
 Anche lui si stava ponendo le stesse domande di Hermione Granger, bensì, questo Draco Malfoy non poteva saperlo.

***

Harry Potter e Ronald Weasley, erano agli allenamenti di quidditch, per la partita che si sarebbe tenuta quel fine settimana. Grifondoro contro Tassorosso, la squadra vincitrice, si sarebbe poi battuta contro i Serpeverde o i Corvonero, i quali si sarebbero battuti qualche mese dopo di loro. Il bambino sopravvissuto, sembrava più che disposto a dare ordini alla sua squadra di quidditch, quel anno si era prefisso un obbiettivo e lui aveva intensione di raggiungerlo. Essendo il suo ultimo anno a Hogwarts, voleva vincere per l’ultima volta la coppa delle case e sperava, che la squadra con cui-se avesse vinto - si sarebbe battuto fosse quella dei Serpeverde, voleva togliere quel ghigno malefico dal viso di Malfoy afferrando il boccino prima di lui. La squadra di quidditch dei Grifondoro era composta da: Ron e Ginny Weasley, la quale era tornata a scuola da qualche giorno, dopo che con il permesso della McGranitt era andata a casa della sua famiglia, il primo portiere e la seconda  cacciatrice assieme ad: Angelina Johnson e Katie Bell, mentre il ruolo di battitore veniva ricoperto da, Dean Thomase e Jimmy Peakes . In quel momento tutti e sette, svolazzavano nel cielo sulle loro scope, la pluffa, volava da una parte all’altra del campo e insieme a questa anche il bolide, intanto Harry, anche lui componente della squadra in quanto cercatore, si teneva in alto rispetto agli altri, sforzando la vista per trovare il boccino d’oro. A un tratto, si accorse che qualcosa di piccolo, tondo con un paio di ali dorate, svolazzava vicino la sua spalla, e capendo subito cosa fosse, si lanciò al suo inseguimento. Il boccino, però, non aveva nessuna intenzione di farsi prendere, e a tutta velocità sfrecciava lungo le tribune. Harry lo seguiva, con una mano protesa nella sua direzzione e quando dopo una ventina, trentina di  minuti, riuscì a prenderlo, si lascio cadere assieme al resto della squadra sull’erba soffice e fresca che rivestiva il campo.                                                                              
-Bene ragazzi, la partita si avvicina, e noi dobbiamo vincere, anzi non dobbiamo, perché senza ombra di dubbio noi vinceremo. Questa, per alcuni componenti della squadra, me compreso, sarà a una delle ultime partita di quidditch che giocheremo come studenti di questa scuola. Quindi, dobbiamo dare il meglio di noi, perché non dimenticatelo mai la nostra squadra è la migliore  e dopo aver battuto i Tassorosso nella partita di sabato, stracceremo anche i Serpeverde, o in caso contrario i Corvonero. Ora andate, e mi raccomando sabato date il meglio di voi, so che lo darete- disse, alzandosi dall’erba e osservando il boccino che teneva ancora in mano, in quel momento si ricordò della prima volta di quando lo aveva afferrato, o meglio quasi ingoiato, si ricordò della sua prima partita giocata o di quando la McGranitt, lo aveva consigliato a Boston come membro della sua squadra. E pensare che tutto era iniziato per caso, era iniziato perché Neville Paciock, il quale, dopo essere stato scortato dalla professoressa Bumb in infermeria, si era dimenticato la sua ricordella in campo, e Malferret l’aveva presa e aveva iniziato a volare lungo la circonferenza del campo, cosi Harry si era lanciato al suo inseguimento, e per una strana ragione del destino la McGranitt lo aveva vista e aveva subito pensato che il suo fosse un talento naturale, magari ereditato dal padre. E ora dopo sette anni, tutto stava per finire, solo pochi mesi. Una strana sensazione, lo colpì alla bocca dello stomaco, come se un enorme peso lo stesse opprimendo, in quella scuola aveva iniziato la sua nuova vita, finalmente, per nove mesi l’anno, non si trovava più nella gabbia di matti in cui aveva vissuto per undici anni della sua vita, dove suo zio non faceva altro che sgridarlo per ogni sciocchezza, sua zia lo usava come un maggiordomo, e suo cugino lo usava come una sacca da boxe. Finalmente, si era fatto degli amici, dei veri amici, e aveva conosciuto delle persone di cui non si sarebbe mai dimenticato…                                                                                                                                                             
-Harry, io inizio ad andare, tu viene?- La domanda, gli era stata rivolta dal suo migliore amico, l’unico rimasto in campo con lui fino a quel momento, intanto che tutti gli altri si erano diretti negli spogliatoi per poi tornare al castello.                                                                                               
-No, vado prima a fare una doccia, ci vediamo in Sala Grande-rispose e dopo aver ricevuto un cenno d’assenso dal suo amico, iniziò ad incamminarsi verso gli spogliatoi.           
Nella stanza, come aveva immaginato non c‘era nessuno, lasciò la scopa sulla panchina di legno e iniziò a spogliarsi, per poi entrare nella doccia.                                
Intanto, Ginny Weasley,  dopo aver raggiunto il castello assieme a Angelina Jhonson e Katie Bell si era ricordata, che quando  si era cambiata la divisa, aveva poggiato la borsa, con tutte le sue cose dentro, bacchetta compresa nell’armadietto, e per la fretta, l’aveva lasciata lì, salutò le due ragazze, e poi si diresse lungo il sentiero che l’avrebbe portata agli spogliatoi femminili.                                                                             
Quanto tempo era passato da quando la guerra era finita, quanto tempa era passato da quando Fred Weasley era morto… Ginny, si sentiva persa, quando suo fratello maggiore, il suo gemello preferito se n’era andato, una parte di lei era andata via con lui, una parte di lei era morta con lui, e nonostante avesse provato varie volte a non pensarci, alla fine, quando rimaneva sola il pensiero era inevitabile. Ron affrontava la situazione in modo diverso, da quando si era lasciato con Hermione, passava tutto il suo tempo con Lavanda Brown, e le poche volte in cui si vedevano faceva finta che lei non esistesse, come se la sua presenza gli facesse ricordare il fratello, lo stesso faceva con il resto della famiglia, e lei si sentiva sola, vuota e persa.  Senza che se ne accorgesse, era arrivata a destinazione, aveva aperto la porta degli spogliatoi, e aveva attraversato prima quelli maschili, per poi raggiungere quegli femminili, presa la borsa, rifece lo stesso percorso di prima, ma questa volta qualcosa, o meglio qualcuno la blocco a meta strada. Infatti, era andata a sbattere contro il corpo umido di Harry Potter, il quale era appena uscito dalla doccia. Per un po’ tra di loro calò il silenzio, e l’imbarazzo regnava sui loro volti. Erano passati mesi dall’ultima volta che Ginny aveva visto il bambino sopravvissuto a torso nudo, con solo un asciugamano a coprirli dalla vita in giù. L’ultima volta, era successo quando Ginny si era concessa a lui per la prima volta, gli aveva concesso la sua verginità, la cosa più preziosa che una donna ha fin dal momento in cui nasce, e lui se n’era preso possesso, per poi lasciarla qualche settimana dopo. Nella mente della ragazza, un ricordo si prese spazio tra la valanga di pensieri che gli affollavano in quel momento la testa…

-Ginny, ti posso parlare un minuto?-gli chiese Harry Potter, con l’esitazione nella voce. Era già da un po’ che le cose tra loro non andavano bene, dopo che lei si era concessa a lui, il bambino sopravvissuto, aveva capito che qualcosa non andava nel loro rapporto, aveva capito di non ricambiare i suoi stessi sentimenti, e dopo vari dubbi, dopo varie domande che si era fatto tra sé e sé, era arrivato a una conclusione. Lui non amava Ginny Weasley, lui non l’aveva mai amata, le voleva bene, molto bene, come un fratello gliene vuole a una sorella, ma non la amava. Lui, si era fatto coinvolgere da lei, quando era in sua compagnia sentiva una strana sensazione allo
stomaco,  all’inizio aveva pensato fosse amore, ma alla fine aveva capito che quel sentimento era dispiacere per la scomparsa di Fred, aveva visto il sentimento nei suoi occhi, e si era fatto coinvolgere. Aveva pensato  che stare con lei avrebbe fatto bene ad entrambi, si erano messi insieme, e per un paio di mesi le cose erano andate bene, ma poi il sentimento da parte di lui era iniziato a farsi sentire sempre di meno, fino a non farsi sentire proprio, e ora si trovavano nel giardino della Tana - dove la Signora Weasley aveva gentilmente invitato lui e Hermione a passare il resto dell’esteta con loro, la Grifondoro aveva rifiutato, dicendo che gli avrebbe raggiunti dopo qualche settimana, in quanto voleva passare il tempo che gli era stato portato via per combattere la guerra con i suoi genitori.                                                    
-Gin, io…non so da dove iniziare…è complicato-iniziò il ragazzo, senza guardare la ragazza negli occhi.                                                                      
-Inizia dall’inizio, Harry- gli andò incontro la rossa.                                                                       
-Io, io credo di…- fece una lunga pausa, poi continuo -volermi prendere una pausa-.   
-Cosa Harry, come… non capisco…perch..- stava per chiedere la ragazza, sconvolta, senza riuscire a formulare una frase migliore, quando il moro la interruppe alzando una mano.                                                              
-Fammi finire prima, io credo di non essere all’altezza del tuo amore. Tu mi ami, e me lo hai ripetuto più volte, ma io non so bene cosa provo per te. E mi sento uno schifo, perché avrei dovuto dirtelo prima che tu ti concedessi a me, è sono uno stronzo, un grandissimo stronzo e ti chiedo scusa per tutto quello che ti ho fatto… ma io non provo i tuoi stessi sentimenti- quando fini alzò gli occhi e gli fisso in quelli castani e lucidi della ragazza, questa lo fissò a sua volta per qualche secondo, poi con un movimento fulmineo della mano gli diede uno schiaffo.            
-Vaffanculo Harry- furono le uniche parole che disse, prima di andarsene.

...Il ricordo, sparì com'era comparso, come fosse una nuvoletta di fumo. Da quel giorno, i due avevano smesso di parlarsi, eccezione fatta per gli allenamenti di quidditch, dove Harry essendo capitano della squadra doveva cercare di avere un comportamento adeguato con il resto dei giocatori, Ginny compresa.
-Io…scusa, avevo dimenticato questa- sosprirò la ragazza e alzando il braccio per mostrarli la borsa che teneva stretta tra le mani.                  
-Tranquilla, non è successo niente- rispose lui, senza però staccare la presa dalla ragazze che era andata a finire tra le sue braccia. Quando lei glielo fece notare lanciando una breve occhiata alle sue braccia lui si scosto subito.                                                                                  
-Bene allora io andrei- continuò lei,  spostandosi di lato per poi raggiungere la porta degli spogliatoi, ma prima che lei potesse abbassare la maniglia per uscire, il bambino sopravvissuto la fermò.                                          
-Ginny- disse quest’ultimo, girandosi verso la ragazza che rimaneva di spalle.                                                                                                                          
-Mi dispiace, sul serio, per tutto- continuò, tirando fuori quelle parole come fossero lava ardente che gli bruciava la gola. Non perché quello che aveva detto non era la verità, gli dispiaceva veramente, ma perché non parlava da solo con Ginny da mesi, e in quel momento tutto gli sembrò cosi strano. La ragazza non lo guardo, tanto era grande la sua rabbia, abbasso la maniglia e si chiuse la porta alle spalle. Iniziò a correre lungo il sentiero e neanche quando arrivo al castello la sua corsa ebbe fine. Corse, corse lungo le scale e i corridoi, arrivo al ritratto della Signora Grassa pronunciò la parola d’ordine, e continuò a correre lungo la Sala Comune finché non raggiunse il dormitorio, si buttò sul letto si mise in posizione fetale e iniziò a piangere, pianse, pianse tutte le lacrime che non aveva gettato quando lui l’aveva lasciata, pianse per la perdita di Fred, pianse per Ron che la trattava come se non esistesse, pianse tutto il dolore, l’angoscia, la solitudine,  pianse per le scelte che aveva fatto negli ultimi mesi e da cui non sarebbe più tornata in dietro. Pianse, pianse e pianse. Fu cosi che la trovò Hermione dal ritorno della ronda notturna.                                
-Ginny…- si avvicinò a lei lentamente, questa non gli rispose, solo i suoi singhiozzi rompevano il silenzio. Ginevra Molly Weasley, era una ragazza forte e coraggiosa una ragazze che non piangeva mai, fu per questo che Hermione rimase sorpresa quando notò i suoi occhi, rossi, lucidi e gonfi. Si sdraio accanto a lei e l’abbraccio. Rimasero in silenzio per ore, e alla fine, prima una, poi l’altra finirono entrambe tra le braccia di Morfeo.

***

Daphne Greengrass, si trovava da sola nella sua stanza, dopo che Theodore Nott era uscito per tornare nel suo dormitorio. In quel momento si sentiva come se la cosa più bella che avesse le era stata portata via con la forza. Tutti a scuola, pensavano che lei fosse quel tipo di ragazza che se ne andava con tutti, ma soltanto chi la conosceva veramente sapeva che non era cosi. Era una ragazza bella, forse la più bella dell’intero castello: alta, con capelli lisci ma che avvolte li cadevano  lungo le spalle con soffici onde bionde, gli occhi verdi ma con delle venature grigie quasi invisibili, le labbra morbide e carnose che durante la maggior parte delle giornate erano colorate di un rosso fuoco. Il fisico slanciato, ma allo stesso tempo ricoperto da morbide curve, che facevano impazzire la maggior parte dei ragazzi di Hogwarts, aveva una vita sottile, ma  il suo aspetto in sé era formoso. E proprio per il suo aspetto tutti la prendevano per una poco di buono, e in quel momento era proprio quello che si sentiva lei. Si sentiva usata, sfruttata, si sentiva un oggetto rotto buono solo per essere buttato. Il ragazzo che era uscito da qualche minuto dalla sua stanza, l’aveva soltanto usata, lei credeva di essere innamorata di lui, no, non credeva, lei era innamorata di lui. Ma lui no, lui le voleva solo bene, la riteneva una delle persone più importanti della sua vita, ma allo stesso tempo la riteneva anche la sua amica di letto, niente di più. E lei per un po’ di tempo era stata al suo gioco, ma quella sera si era ribellata, gli aveva detto che lei non era una qualunque, che lei non era una delle tante, ma che prima di tutto era una persona e ancora prima era una sua amica e che come tale, meritava il suo rispetto. E in tutto questo lui non le aveva risposto, si era alzato aveva aperto la porta e se n’era andato.                                 
Com’è possibile che gli uomini siano cosi stronzi ? si chiese Com’è possibile che siano cosi menefreghisti? Che prendano tutto alla leggera, come se nella vita non ci fossero mai problemi da affrontare?                                                                       
Due braccia forti la avvolsero da dietro e le cinsero la vita in un abbraccio, facendoli poggiare la testa sulla spalla dell’uomo. Lei sobbalzo per lo spavento, ma quando si accorse chi era il ragazzo che l'abbracciava, si lascio stringere ancora più forte. Draco Malfoy, il suo migliore amico, l’uomo che mostrava una corazza gelida, fredda e dura fuori, ma che con le persone a cui lui teneva veramente mostrava il su vero essere, il suo vero io. E Daphne Greengrass, aveva la fortuna di far parte di quelle poche persone. La loro amicizia, era iniziata qualche anno prima, quando insieme a Theodore e Blaise, avevano deciso di opporsi all’Oscuro Signore, Voldemort. Avevano deciso di mettersi contro di lui, perché loro al contrario degli altri Mangiamorte, non volevano diventare degli assassini. Da allora, avevano iniziato a prendere delle decisioni difficili, che pian piano gli avevano portato ad avvicinarsi sempre di più. E quando qualche mese prima, il mago oscuro più potente di tutti i tempi era stato sconfitto, avevano capito, che le loro famiglie non erano le persone che gli avevano cresciuti imparandoli fin da bambini a non amare, a non provare sentimenti, non erano le persone da cui ognuno di loro aveva ereditato il sangue che ora scorreva nelle loro vene. Ma che la loro famiglia era formata semplicemente da loro. Da loro che si erano rifiutati con tutte le forze che avevano in corpo di diventare Mangiamorte, ma alla fine erano stati costretti e ora ognuno di loro portava inciso sul braccio destro, un segno indelebile, il marchio oscuro. A quella loro famiglia, con il tempo si era aggiunta anche Pansy Parkinson, che conoscendola bene non era poi cosi male, aveva i suoi ideali, come ogni purosangue, ma era un ottima amica, e anche se non si era opposta al volere di Voldemort, come invece avevano fatto loro, aveva già sofferto tanto nella vita e di sicuro, non si meritava di rimanere da sola…                                                                                                                                                                                           
-Cosa ti ha fatto quel coglione questa volta?-le chiese Draco, distogliendola dai suoi pensieri, mentre le accarezzava la schiena con una mano. Lei non rispose, e lui li rifece la domanda, ma anche questa volta non ricevette una risposta.                                                     
-Daph, giuro che se non me lo dice con le buone, te lo farò dire con le cattive- continuò il giovane Serpeverde, sapendo che in verità non avrebbe mai trovato la forza per fare del male alla sua amica.                                                    
-Niente Draco, davvero. E’ solo colpa mia, sono stata un’ingenua- sussurrò lei in risposta.                                                                              
-No, ti sbagli se qua c’è un ingenuo, quello non è altro che lui- continuò il biondo -raccontami cos’è successo- le disse, continuando ad accarezzarle delicatamente la schiena, in modo da confortare l’amica facendoli capire che non era sola, e non lo sarebbe mai stato. Draco, si era subito affezionato alla bionda Serpeverde, ed era stato uno dei pochi, a non essere ammaliato dalla sua bellezza, ma aveva subito iniziato a provare nei suoi confronti un sentimento di protezione.                                                                                                                                          
-Mi sento una stupida, mi sento usata, ferita e umiliata. Mi sento un oggetto, mi faccio schifo da sola. Come ho potuto innamorarmi di lui, come ho potuto farmi abbindolare da lui, quando mi ha fatto capire chiaro e tondo che l’unica cosa che prova per me, è solo un sentimento di  bene, che mi vuole bene come gliene se ne vuole a una sorella, che è affezionato a me molto profondamente ma nulla più. Come ho fatto, Draco?- e per la prima volta da quando il ragazzo era entrato silenziosamente nella stanza, la ragazza alzo il viso per fissare i propri occhi nei suoi. -Come ho fatto, Draco?- ripeté, mentre una lacrima solitaria sfuggiva dai suoi occhi. Il giovane Serpeverde non gli rispose, ma notando quella piccola goccia cristallina rigarli il viso, si alzò dal letto e si diresse nel suo dormitorio, dove sapeva di trovare la persona che l’aveva fatta soffrire. La ragazza lo seguì, e quando lui aprì la porta  della stanza, vide Blaise sdraiato sul letto, con le braccia incrociate dietro la testa e gli occhi chiusi, quando la porta venne richiusa, il ragazzo aprì un occhio per vedere chi era entrato a disturbare la sua pace. A sua volta, vide Daphne dietro a Draco, la ragazza con gli occhi lucidi, e il ragazzo con il viso contratto in una maschera di pura rabbia, si alzò di scatto e andò incontro ai suoi amici, capendo subito cosa fosse successo. Infatti, anche se la Serpeverde non glielo aveva mai detto, lui con il suo solito occhio attento, aveva capito i sentimenti di questa nei confronti dell’amico. Andò da lei, e l’abbraccio. Intanto Malfoy, si era diretto verso la porta del bagno e aveva iniziato a bussare con tutta la forza che possedeva nel palmo della mano, la porta si aprì e ne uscì fuori un Theodore Nott, con i capelli tutti bagnati, intento a frizionarseli con l’asciugamano bianco candito.
-Oh Draco, sei tu… che c’è?- chiese sorpreso.  Quando il biondo si spostò di lato, notò che dietro le spalle del ragazzo, vicino la porta, tra le braccia di Zabini, si trovava Daphne. Non fece in tempo a chiedere null’altro perché nello stesso momento in cui vide la ragazza, un pugno gli arrivò dritto in faccia, spaccandoli buona parte del labbro lui si porto automaticamente una mano alle labbra e si accorse che un liquido rosso, dall’odore di ruggine aveva preso ad uscire, dallo stesso punto in cui il labbro era rotto.                       
Continuò a fissare la mano piena di sangue per qualche secondo, poi alzò il viso e guardò l’amico negli occhi.
Draco Lucius Malfoy, non aggiunse altro, si giro e uscì dalla stanza.                                                        

Ciao a tutte ragazze, è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ho pubblicato il primo capitolo, ma finalmente oggi, sono riuscita ad aggiornare la storia. Allora, che ve ne pare di questo capitolo? Personalmente, devo ammettere che non ne sono molto convinta, ma comunque mi piacerebbe sapere anche il vostro parere. Ho iniziato il capitolo, con una piccola conversazione tra Silente e la McGranitt, quest'ultima molto preoccupata per il ritorno di Voldemort. Come avete visto in questo capitolo, ho inserito un nuovo personaggio, cioè Ginny, inizialmente, non volevo, perché Ginny non mi è mai stata molto simpatica, ma poi ho iniziato a pensare a lei che si era lasciata con Harry e lui l’aveva fatta soffrire, e nel prossimo capitolo, vedrete una Ginny Weasley un po’ diversa rispetto a questo.  In più mi è venuta l’idea di creare queste coppie Tra Grifondoro e Serpeverde,  Corvonero e Tassorosso, le coppie, come avete notato non vengono prese bene da nessuno dei personaggi della storia, in particolare da Draco e Hermione, ai quali in questo capitolo ho dedicato soltanto una piccola parte. Infine ho voluto concludere la storia con Draco e Daphne e spiegando un po’ l’amicizia che lega il bel Serpeverde biondo a Daphne, Blaise, Theodore, e Pansy, la quale assenza verrà spiegata meglio nei prossimi capitoli. Per quanto riguarda il titolo “Nonostante i problemi…”, ho pensato che fosse il titolo più adatto, perché sia Draco che Hermione, nonostante i loro problemi, quindi il dover stare in coppia insieme, e altri problemi che capirete più avanti, consolano le loro amiche, e anche Harry, nonostante il possibile ritorno di Voldemort e il suo possibile amore per Hermione, cerca di chiedere scusa a Ginny. Che altro dire?...Cercherò di spiegare meglio le cose nel prossimo capitolo. Ciao!!!
*E' una frase di come la Rowling descrive la McGranitt nel primo libro di Harry Potter.

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Capitolo 3
*** Complicità ***


3.Capitolo
Complicità


Passò un'altra settimana da quando Draco Malfoy, aveva aggredito l’amico. I rapporti tra di loro, nonostante l’amicizia che gli aveva sempre legati, e che ancora gli legava, sembravano andare sempre peggio. Theodore, non rivolgeva la parola a Draco, e quest’ultimo, a sua volta non faceva niente per migliorare la situazione. Daphne, sembrava aver dato un punto di svolta a quella storia, da un lato, aveva apprezzato il gesto  fatto dal biondo Serpeverde per lei, dall’altro lato, sentiva, alla bocca dello stomaco, un sensazione di rimorso, perché se ora i due amici non andavano più d’accordo la colpa non era altro che sua. Alla fine, aveva deciso di non pensarci più, se Theodore, in quel momento si trovava con un labbro rotto, era perché se l’era meritato. Aveva smesso di piangere per quello stupido. Lei era innamorata di lui. Lui la considerava un oggetto. Lei non lo avrebbe più aspettato facendosi usare. Non voleva rompere la loro amicizia, ma per il momento non riusciva neanche a stare nella stessa stanza dove c’era lui, e quindi ogni volta cercava di evitarlo, e poteva giurare, che la stessa identica cosa la faceva anche Theodore. Pansy, doveva ancora tornare, e la sua mancanza si faceva sentire sempre di più, perché Daphne, oltre a Draco e Blaise non sapeva con chi confidarsi, e come in quella settimana aveva lei stessa pensato più volte, gli serviva un parere femminile.  Avrebbe voluto spedirle una lettere via gufo e spiegarle la situazione, ma alla fine si era decisa a non farlo, l’amica le aveva detto che sarebbe tornata  entro qualche settimana, e di sicuro non voleva disturbarla con delle sciocchezze, se il motivo per cui era dovuta andare via cosi all’improvviso, riguardava la famiglia. Per quanto riguardava Blaise, invece, lui cercava di andare d’accordo con tutte e due gli amici, passando un po’ di tempo con uno, e un po’ di tempo con l’altro.                                                                            

Anche Ginny sembrava aver deciso di iniziare una nuova vita, o meglio di dar vita a una nuova Ginny Molly Weasley. Lei e Hermione, si trovavano nel loro dormitorio, entrambe con le gambe incrociate sul letto della rossa.  Dopo la notte in cui la Grifondoro aveva trovato l’amica, raggomitolata sul letto a piangere, la rossa, si era ripromessa che non avrebbe più gettato lacrime per nessuno. Non voleva essere una donna debole, voleva essere una  donna forte. Voleva dimostrare a qualcuno, che anche lei, nonostante le varie disgrazie che erano capitate alla sua famiglia, valeva qualcosa. Era sempre stata solare, allegra, socievole… ma da qualche mese, si era chiusa in se stessa, e questa cosa a lei non andava affatto bene. Dopo la rottura con Harry, non era stata più con nessun altro, i ragazzi, a volte la guardavano mentre camminava nei corridoi, e lei gli ignorava. Era una ragazza bella, i capelli lisci, e rossi come il resto dei componenti della sua famiglia, gli occhi castani che alla luce del sole brillavano facendoli diventare ancora più belli, il fisico minuto e slanciato, ma allo stesso tempo adatto per far parte della squadra di quidditch come cacciatrice, le curve delicate e sottili, morbide ed eleganti.
 -Ginny…- mormorò Hermione.
-Si Herm, sono stanca, stanca di soffrire per un ragazzo che mi ha solo usato, stanca di soffrire per Ron per il quale sarebbe meglio che io non esistessi, sono stanca di soffrire per Fred. Lui è morto, e di sicuro non tornerà in vita se io continuo a piangere su questo letto. Devo iniziare a vivere di nuovo, per lui, per me…-.
-Ginny…-
-Basta, ho sempre messo al primo posto gli altri, e io mi sono sempre posta al secondo posto. Ma ora basta, sai cosa me ne faccio delle scuse di Harry…- continuò la rossa.
-Ginny ti prego…- .
-Non me ne faccio niente, assolutissimamente niente, non me ne sono mai fatta niente, non me ne farò mai niente…- .
-GINNY!- urlò a quel punto Hermione Jane Granger, intanto che fissava le mani dell’amica.
-Herm… stai bene?- chiese quest’ultima, preoccupata.
-Non so se tu te ne sia accorta, ma quel foglio che hai tra le mani, sarebbe il mio tema di trasfigurazione, e tu lo stai letteralmente distruggendo- ringhiò tra i denti, facendo respiri profondi.
Un’altra cosa che odiava Hermione Granger, oltre a chi la chiamava stupida, era chi metteva mani sui suoi compiti, poi se questo qualcuno osava anche rattopparli e strapparli allora diventava furibonda e l’unico modo che aveva per calmarsi, era quello di fare respiri profondi.
-Oh!- fu l’unica  esclamazione che diede in risposta  la rossa, ancora più preoccupata di prima, per poi far cadere immediatamente i fogli sulle coperte rosso e oro che rivestivano il letto, la Grifondoro li prese e iniziò a sistemarli con le mani, ma notando che questi erano ancora pieni di piccole pieghette, decise di usare la magia, e sussurrando l’incantesimo “reparo”, i fogli tornarono come nuovi.
-Sai quanto tempo ho speso per fare questo tema? Ho speso del tempo prezioso, tempo che avrei potuto usare per fare altri compiti, e invece, dopo che la McGranitt, ha deciso di dividerci in coppie, ho dovuto passare questo tempo con Malfoy, non che la sua presenza si sia fatta sentire molto, non ci siamo neanche rivolti la parola, ma comunque ho dovuto passare del tempo con lui e fare questo tema- e gli sventolò i fogli davanti a gli occhi -che tu stavi usando come oggetto su cui sfogare la tua rabbia-.
-Scusa Herm… non me ne ero resa conto-. Mormorò Ginny in sua difesa.
-Scuse accettate- accennò a un lieve sorriso Hermione, facendo ancora dei respiri profondi.
-Comunque, dove ero rimasta…ah si, voglio cambiare Herm, sul serio. Voglio dare una svolta alla mia vita…- continuò alzandosi dal letto a baldacchino e dirigendosi verso l’armadio di legno, color ciliegio, con le rifiniture antiche, posto alla parete difronte al letto, aprì entrambe le ante, e con un movimento fulminio del braccio iniziò a gettare sul pavimento tutti gli abiti: gonne, pantaloni, maglie, soprabiti, vestiti… formavano una piccola montagnetta ai piedi del letto. Hermione, guardando l’amica, pensò che questa avesse una crisi isterica, per un attimo gli era pure passata di testa l’idea di andare a chiamare Madama Chips, ma forse, si decise, facendo così avrebbe attirato soltanto guai, forse era meglio rifilarle una pozione per farla calmare, certo, in quel caso, avrebbe dovuto porsi una domanda, chi avrebbe preparato la pozione? Poteva chiedere al professor Lumacorno, ma forse era meglio di no. Forse poteva chiedere a Piton, nonostante non fosse più professore di pozioni, era sempre stato bravo a prepararle, ma la Grifondoro non avrebbe mai chiesto aiuto a Piton, neanche in una seconda vita. Avrebbe potuto preparare la pozione lei stessa, infondo era stata sempre molto brava nella materia…
-E sai come ho intenzione di iniziare una nuova vita Herm?- Le chiese la rossa, girandosi verso di lei e mettendo a tacere ogni suo stupido e insensato piano.
-N...no come?- chiese a sua volta la mora con voce tremante perché sconvolta dalla reazione dell’amica.
-Cambiando tutto di me, cioè, mi spiego meglio. Non cambiando proprio tutto di me, ma facendo dei cambiamenti, come ti ho già detto voglio dare vita a una nuova Ginny-affermò l’unica sorella dei fratelli Weasley, continuando a lanciare gli abiti sul pavimento.
 -Certo, fino a qui ho capito, ma cosa centrano gli abiti con il tuo cambiamento?- domandò la Grifondoro.
-Voglio cambiare abiti, ho messo da parte dei risparmi in questi ultimi mesi, dovrebbero bastarmi per un nuovo guardaroba-.
-E’ proprio necessario?-.
-Si Herm, ognuno di questi abiti, ognuno di questi vestiti, mi ricorda Fred, mi ricorda Harry, sono tutti vestiti, che in un occasione o in un'altra ho usato anche in loro presenza. E mi fa male, troppo male, troppi ricordi…- si fermò un attimo per pensare, poi proseguì -E’ per questo che tu-e indicò la mora con un dito- verrai con me ad Hogsmead domani pomeriggio-concluse.
-Come scusa?-.
-Si, domani chiederemo il permesso alla McGranitt, ora devo andare tra poco inizia la partita, ci vediamo giù al campo da quidditch-e senza aspettare una risposta corse fuori dal dormitorio.
Hermione, continuò a fissare la porta da dove l’amica era appena uscita. E in quel momento pensò, che forse l’idea di chiedere aiuto a Piton per quella pozione, non era poi cosi male.                  
                            ***                                      
-Ragazzi, oggi dobbiamo spaccare il culo ai Tassorosso, dobbiamo vincere!- esclamò Harry, trasmettendo la sua euforia al resto della squadra, urla di approvazione si udirono dal resto dei giocatori.
-Siete carichi?-continuò il bambino sopravvissuto.
-Carichissimi-rispose Jimmy Peakes, suscitando altre grida di approvazione.
-Certo, il tempo non è dei migliori…-iniziò Ron, più preoccupato degli altri giocatori, come ormai succedeva da quando aveva iniziato a far parte della squadra.
-Ma noi vinceremo lo stesso-concluse Angelina Jhonson, scatenando l’ilarità di Ginny Weasley e Katy Bell.
-Bene ragazzi, andiamo e facciamoli vedere chi siamo- disse infine Harry Potter, e seguito dagli altri giocatori, uscì dagli spogliatoi. Quando entrarono in campo, ad accoglierli, trovarono grida di acclamazione. A fare da arbitro alla partita, sarebbe stata Madama Bumb, che come ogni anno aspettava al centro del campo che le due squadre si avvicinassero. Harry, si guardò intorno, notò che i Grifondoro avevano portato vari striscioni, su alcuni c’era scritto “Harry, sei tutti noi” su un altro “ I Grifondoro vincenti, e tutti gli altri perdenti” . Certo, chi aveva scritto quella frase aveva esagerato, alla fine i Tassorosso non gli avevano mai fatto nulla di male, vide Hermione che lo salutava con la mano dalle tribune, era seduta vicino a Calì Patil, ma a catturare la sua attenzione, fu Lavanda Brown che seduta qualche fila più sopra, dietro le due Grifondoro, sfoggiava una maglietta con su scritto “Ron-Ron, sei il mio re, vincerai per me e per te”. 
Quella ragazza, avrà qualche rotella fuori posto. Pensò, intanto che ricambiava il saluto dell’amica. I Corvonero, invece, per la maggior parte erano neutri. Solo alcuni di loro, avevano portato degli striscioni, con frasi dedicate ai Tassorosso e frasi dedicate ai Grifondoro. Le tribune dei Serpeverde, erano quelle più silenziose, senza nessun urlo di acclamazione e nessuno striscione. In alcuni punti erano vuote, e Harry notò che uno degli studenti a mancare alla partita, era Draco Malfoy. C’era d’aspettarselo, fu il suo ultimo pensiero, prima di raggiungere Madame Bumb insieme alla squadra avversaria.
Strinse la mano del capitano dei Tassorosso: Zacharias Smith.
L’insegnante di volo fischiò forte nel fischietto argentato che teneva sempre al collo, e lui insieme ad altri tredici giocatori, si alzò in volo, in sella alla sua scopa.      
                                         ***                                                
Draco Malfoy, si trovava nella Sala Comune dei Serpeverde, assieme a lui Blaise Zabini, entrambi si erano addormentati lì la sera prima, il primo sulla poltroncina verde-argento, con un braccio che penzolava dalla spalliere, la testa rivolta all’indietro e una bottiglia di firewhiskey vuota stretta nell’altra mano. Il secondo, sdraiato sul divano del medesimo colore della poltroncina, con un braccio sotto la testa, e con una coperta a ripararlo dal freddo gelido che iniziava a sentirsi verso la fine di Ottobre. I due Serpeverde, come era solito fare anche il resto della loro casata, neanche ventiquattro ore prima, si erano dati alla pazza gioia, facendo festini notturni, ubriacandosi e dedicando le loro attenzioni a donne di cui quando si sarebbero svegliati, non avrebbero ricordato nemmeno il nome. Nella Sala Comune, sembrava essere appena passato un uragano, vestiti buttati negli angoli più impensabili della stanza, bottiglie di liquori rotte e pacchetti di sigarette sul pavimento. Oltre a loro, a quella strana festa improvvisata, aveva partecipato anche il resto della casata dei Serpeverde, ma sembrava che nessuno avesse esagerato come loro due.
A circondare i due Serpeverde, un silenzio quasi assordante. La sala Comune, era situata nei pressi del lago nero, dalle vetrate strette e lunghe, si potevano ammirare le creature marine tra cui la piovra gigante. Nella sala, c’erano cinque camini di pietra, poiché, essendo una delle stanze più grandi del castello, e trovandosi nei sotterranei, il freddo era sovrano. Vari ritratti e dipinti decoravano le pareti della Sala, tra questi, anche il ritratto di Merlino, e di Salazar Serpeverde.
A est vi era una piccola biblioteca, nel centro si trovava un tavolo molto lungo, dove gli studenti potevano studiare. Infine, proprio come nella Sala Comune dei Grifondoro, eccezione fatta per qualche piccola differenza, c’era una scala a chiocciola, rifinita con dei serpenti incisi nel legno, per poter accedere ai dormitori maschili e femminili.                                                                                      
Il silenzio, venne interrotto  dal rumore che provocò la porta d’ingresso, o meglio, una porzione di muro, che spostandosi di lato, aveva appena concesso l’accesso a un gruppo di studenti Serpeverde.
-Hm…-mugugnò  Draco, mettendosi una mano sugli occhi, e lasciando cadere la bottiglia di firewhiskey, che a contatto con il pavimento, si ruppe in mille piccoli pezzettini di vetro.
-Fate silenzio-aggiunse Blaise, girandosi dall’altra parte del divano.
Nella Sala, infatti, gli studenti entrati, avevano iniziato a parlare della partita di quidditch, finita da appena qualche minuto. Come previsto i vincitori erano stati i Grifondoro, per un momento tutti, avevano pensato che la partita finisse in parità, perché sia Harry Potter, che il cercatore dei Tassorosso, avevano afferrato il boccino nello stesso istante, ma poi grazie al tempo, che come già detto non era dei migliori, a causa del vento forte, la scopa di Ernie Macmillan si era ribaltata e per non precipitare, aveva lasciato il boccino in mano al bambino sopravvissuto, garantendoli cosi la vittoria.
-Ragazzi!-salutò una voce femminile i due Serpeverde.
-Daph… ti prego un po’ di silenzio-rispose Draco, che in quel momento sembrava l’unico ad aver acquisito un briciolo di conoscenza di sé, anche perché Blaise aveva iniziato a mugugnare frasi sconnesse nel sonno come ”Sono il migliore, l’ho sempre saputo” o “Ragazze, guardate la mia pelle morbida”.
-Si Draco, vi volevo solo avvertire che è l’ora di pranzo-. Concluse la bionda Serpeverde, prima di uscire dalla Sala Comune.
Draco ci pensò su ancora per qualche secondo, e dopo si alzò e andò a chiamare Blaise.
Quest’ultimo di alzarsi non ne aveva proprio voglia, e continuando a mugugnare le sue frasi, tra cui “Madre non voglio, lasciatemi dormire” rivolta in direzione di Draco, questo fu costretto con un incantesimo a gettarli addosso dell’acqua gelata. Al contatto dell’acqua con la pelle scura del moro, Zabini, scatto subito dal divano come una molla.
-Brutto bastardo di merd…- iniziò, con la voce ancora impastata dal sonno.
-Certo, certo- lo interruppe il biondo ghignando -preparati, dobbiamo salire in Sala Grande per il pranzo-  intanto che si dirigeva nel dormitorio maschile. Entrò nella stanza che divideva con i suoi due migliori amici, e con Tiger e Goyle  e iniziò a vestirsi, seguito a ruota dall’amico.                                                                                                                               
***
-Sei stato fantastico Harry-.
 -E’ stata una partita emozionante-.
-E pensare che se non fosse stato per il vento  a quest’ora  la partita sarebbe finita in parità-.
-Be’ ogni tanto anche il tempo ha i suoi lati positivi-.
Harry James Potter, si trovava nella Sala Comune dei Grifondoro, era da poco finito il pranzo e insieme ai suoi compagni di casa, aveva deciso di organizzare una piccola festa per festeggiare la vittoria ottenuta nella partita di quidditch, a circondarlo, gli altri Grifondoro, che riempivano lui e il resto dei componenti della squadra di complimenti.
Tra la piccola folla che gli stava attorno, fece in tempo a individuare una chioma che fino a qualche anno prima era stata indomabile, ma che ora era ricca di soffici onde, che Hermione gli si era già lanciata addosso.            
-Sei stato bravissimo Harry-gli sussurrò all’orecchio.
Il bambino sopravvissuto si scostò dall’abbraccio per poterla osservare negli occhi, accennando a un lieve sorriso.
-Detto da te è un onore, di quidditch non ci hai mai capito niente-disse.
-Mi stai forse sottovalutando, Harry?-la mora lo guardò con espressione severa, che ricordava molto quella della McGranitt per poi scoppiare in una fragorosa risata, seguita dall’amico.
Quella ragazza, lo faceva impazzire, pensò Harry. Era bella, simpatica, divertente, studiosa, si batteva a favore degli elfi domestici, avvolte aveva un caratteraccio, e in alcuni momenti era meglio non starle vicino, ma lei lo faceva impazzire lo stesso. Non sapeva quando la loro amicizia, si era trasformata in qualcosa di più, almeno da parte sua. Ma sapeva di avere un rapporto splendido con Hermione, un rapporto che lei non aveva avuto e non aveva neanche con Ron. Era per questo che in quel momento, si decise, anzi si oppose con tutte le forze che aveva in corpo alla voglia che aveva di baciarla, perché se solo avesse poggiato le sue labbra su quelle di lei, si sarebbe fatto scoprire, avrebbe capito, o meglio tutta la Sala Comune avrebbe capito che lui provava qualcosa per lei, e allora il loro splendido rapporto di amicizia sarebbe andato al diavolo. Poi si ricordò che una volta, vinta una partita di quidditch, mentre festeggiava con i suoi compagni, si era lasciato trascinare dall’allegria, , e senza rendersene conto, si era trovato con le labbra incollate a quelle di Ginny Weasley. In quel momento, guardandosi intorno, notò che la piccola Weasley, stava parlando in un angolo della Sala con Dean Thomas. Da quando si erano incontrati nello spogliatoio, Harry, iniziava a vederla diversa, più solare, sorrideva e sul viso non aveva più un espressione triste che l’accompagnava per giornate intere, era come se pian piano, stesse ricominciando a vivere. Il bambino sopravvissuto, era felice di  vederla cosi, sotto questa nuova luce, anche se in quel momento vedendola ridere con Dean provo una strana sensazione, alla quale non riusciva ancora a dare un nome.
Chissà se tra lei e Dean c’è qualcosa. Penso. Chissà se il sorriso che le illumina il volto in questi giorni è per causa sua…
-Harry Potter?- chiese un bambino del primo anno distogliendolo dai suoi pensieri.
Harry, che teneva tra le braccia ancora Hermione, si liberò dall’abbraccio guardando il ragazzino fisso negli occhi.
–Si-rispose.
-Mi-mi ha mandato Silente, ha detto di consegnarti questo- disse il ragazzino, con la voce tremate e orgogliosa, di chi solo in quel momento realizza di star parlando con il salvatore del mondo magico.
-Oh…ehm grazie- gli sorrise Harry, prendendo la pergamena che il bambino li porgeva, aspettò che questo se ne andasse, e poi l’aprì.
Dopo averla letta, notò che accanto a lui Hermione lo guardava con aria curiosa, e senza che lei le lo chiedesse, le disse che Silente lo voleva vedere, prima che iniziasse la cena nel suo ufficio.
 -Harry, sei sicuro che vada tutto bene?- gli chiese la Grifondoro, preoccupata. Infatti, da qualche giorno, aveva notato che il suo migliore amico, si comportava in modo strano, avvolte si incantava a guardare punti indefiniti, altre volte, non si faceva vedere per intere giornate se non a  pranzo e a cena. Sapeva che qualcosa non andava, ma non sapeva cosa, e Harry, sembrava intenzionato a non darle nessuna spiegazione.
-Si, va tutto bene. Perché?-le domandò a sua volta lui.
-Non so, è da un po’ che sei strano.  Come mai Silente vuole vederti?-
-Non lo so. Avrà qualcosa da dirmi. Ti racconto tutto stasera, Ok?-
 La ragazza, lo guardò ancora per qualche secondo, e poi sussurrò a sua volta un semplice-Ok-.
Senza aggiungere altro, il bambino sopravvissuto si allontanò, uscì dalla Sala Comune e con la pergamena ancora tra le mani, iniziò ad incamminarsi lungo le rive del Lago Nero.
Ovviamente, lui sapeva il motivo per il quale Silente voleva vederlo. Ci aveva pensato tanto in quei giorni, si era fatto varie domande, e a nessuna sapeva dare una risposta. Quello che era stato il Mago Oscuro  più potente di tutti i tempi stava per tornare in vita. Il suo nemico più grande. La persona che aveva ucciso i suoi genitori. Voldemort. Il mostro. L’orrendezza fatta a persona.
Arrivato sulle sponde del Lago, si sedette con le spalle contro un albero, e lì rimase fino a sera.     
***
Quando Harry Potter, tornò  nel Castello, tutti gli studenti si stavano dirigendo in Sala Grande per la cena. Lui come aveva fatto qualche settimana prima, era salito al secondo piano, si era diretto verso il  Gargoyle e aveva pronunciato la parola d’ordine. Il Gargoyle si era spostato e lui aveva iniziato a salire fino a trovarsi difronte alla porta dell’ufficio del preside. Aveva bussato e la porta si era aperta. Silente era seduto dietro la grande scrivania, e con un gesto disinvolto della mano lo aveva invitato a prendere posto di fronte a lui. Harry, quella sera era più preoccupato rispetto all’ultima volta che si era trovato in quell’ufficio, perché se quella volta aveva pensato che ciò che gli doveva dire il vecchio mago potesse essere una sciocchezza, ora, sapeva che non era cosi, ma che la situazione di cui il preside gli voleva parlare era grave e pericolosa.
–Signore- lo salutò Harry, per poi sedersi.
-Harry, credo che tu sappia il motivo per cui sei qui questa sera-disse il vecchio mago, e senza attendere risposta, proseguì - Ti avevo promesso, che non appena avrei saputo qualcosa di più sul ritorno di Tom Riddle ti avrei fatto sapere-concluse il mago, guardando il bambino sopravvissuto da sopra gli occhiali a mezzaluna.
Harry annuì in risposta.
-Signore, io avrei delle domande da…-iniziò, ma venne interrotto dal preside.
-Certo Harry, so benissimo che tu mi devi fare delle domande, e so benissimo anche che ad alcune di queste domande, io non troverò una risposta esauriente da darti…a una in particolare. Ma prima , ti vorrei fare i complimenti per la splendida partita giocata oggi, e per la vittoria ottenuta-affermò il mago pensieroso. Il bambino sopravvissuto lo guardò, non ricordando la presenza di Silente alla partita, ma alla fine lo ringraziò accennando un lieve sorriso.
-Allora Harry, come tu stesso hai capito, Voldemort sta tornando in vita grazie a un vecchio talismano, divenuto Horcrux grazie alla magia dei quattro fondatori di questo castello. Magia tanto grande, ma allo stesso tempo tanto pericolosa. –
-Signore, io non riesco a capire una cosa. La volta scorsa, lei ha detto che questo talismano, questo Horcrux, è impossibile da distruggere da un Mago buono, ma che soltanto un mago privo di sentimenti  ha il potere di distruggerlo. Ecco, io mi chiedevo, in questo caso come si fa a distruggere il talismano?- domandò il bambino sopravvissuto, guardando il preside negli occhi. Questo, lo guardò a sua volta per qualche secondo, intanto che sulle sue labbra, spuntava l’ombra di un sorriso.
-Harry, temo che questa si una di quelle domande, a cui non troverò una risposta completa da darti.
E’ vero, soltanto un Mago oscuro, o privo di sentimenti ha il potere di distruggerlo. E io, nonostante questa cosa mi irriti molto, non ti so dire, come faremo noi, o come farebbe un qualsiasi altro mago buono a distruggerlo. -finì Silente, e notò subito la paura che si dipinse sul volto del giovane mago.
-Ma per rimediare a questa domanda, io rispondo a quella che secondo me sarebbe stata la tua prossima domanda. L’Horcrux, può essere distrutto soltanto da un mago oscuro, o privo di sentimenti, perché la magia che racchiude al suo interno, è soltanto magia malvagia. Vedi, quando Godric GrifondoroTosca TassorossoPriscilla Corvonero e Salazar Serpeverde si ucciserò e il loro sangue si mischiò, il loro sangue, era anche ricco di odio. Salazar Serpeverde, odiava qualsiasi mezzosangue, non ne accettava neanche la presenza nella stessa stanza in cui c’era lui. Tosca Tassorosso odiava la sua lealtà, e la sua cortesia, e pensava che se fosse stata meno leale, non avrebbe mai preso parte a quella guerra, che la vide come protagonista assieme ad altri tre grandi maghi. Una cosa molto simile era quello che pensava Priscilla Corvonero, ma al contrario, lei, odiava la sua intelligenza. Infine, Godric Grifondoro, odiò il suo senso della giustizia, il rispetto che mostrava nei confronti altrui e il suo coraggio. Il coraggio che lo portò alla morte, e insieme a lui, quelli che in passato erano stati i suoi amici.- Concluse il mago alzandosi dalla sedia posta dietro la scrivania e iniziando a camminare per il lungo ufficio.
-Ma Signore, come ha fatto l’odio a rendere malvagia la magia che l’Horcrux racchiudeva al suo interno?- continuò a chiedere il bambino sopravvissuto, seguendo il vecchio mago con gli occhi. Questo non rispose, ci pensò su per qualche minuto e quando smise di camminare si voltò verso Harry.
-L’odio- disse -è un sentimento troppo grande e troppo malvagio al tempo stesso. Come tu stesso hai visto, l’odio a portato persone ad uccidere, amicizie a rompersi… L’odio Harry, è un sentimento  che racchiude in sé tutti gli altri sentimenti,  e l’odio che è provarono questi quattro grandi maghi, era un odio che con il tempo si trasformò in magia oscura. Se un mago buono tocca il talismano, allora la magia oscura prenderà possesso del mago che l’ha toccato, è per questo che il talismano può essere distrutto soltanto da un mago oscuro.-
-Ma allora Signore, è qualcosa molto simile alla maledizione racchiusa nella collana che toccò Katie Bell?-chiese Harry Potter, ricordano quando durante un uscita ad Hogsmead, lui insieme a Ron e Hermione avevano visto la giovane Katie Bell, sollevarsi in cielo, come fosse posseduta, e poi dopo qualche secondo cadere sul terreno ricoperto di neve.
-Esatto, ma con qualche piccola differenza.- rispose semplicemente il preside.
Harry lo guardò come per chiedere quale differenza, ma il vecchio mago fece finta di niente e proseguì.
-Harry, so che tu hai altre domande da farmi, ma il tempo è breve, e un gustosissimo banchetto  ci sta attendendo in Sala Grande, quindi arriviamo al dunque. Io e gli altri professori, in queste settimane, abbiamo tenuto sotto controllo il Ministero, e abbiamo scoperto che nessuno delle persone che lavora al suo interno, sa dell’esistenza di quest’altro Horcrux, non che mi aspettassi altrimenti, ma questa per noi è una grande fortuna, meno persone sanno meglio è. Harry, io non ti posso assicurare che Voldemort non torni in vita, faremo di tutto per far si che questo non avvenga, ma come hai potuto notare, la professoressa McGranitt, su mia richiesta a unito tutte e quattro le casate, sperando che questa strana unione, riesca in qualche modo a rendervi, a renderci tutti più forti-. Finì Silente.                                                                                                                                                -Signore sta dicendo che Voldemort sta per tornare in vita e che noi non potremo fare niente per impedirglielo?-domandò il bambino sopravvissuto.
-Questa Harry, è una delle domande a cui io ancora non posso rispondere-sentenziò il vecchio mago.
-Ora Harry, è meglio andare a cena- disse, invitando Harry Potter ad uscire dall’ufficio, intanto che lui riprendeva posto sulla sedia, dietro la grande scrivania.
Il bambino sopravvissuto accolse l’invito, si alzò e quando fu vicino la grande porta, Silente lo fermò.
-Harry, voglio che tu ti ricorda una cosa*l’odio, può essere sconfitto soltanto con l’amore. Rispondendo all’odio con l’odio non si fa altro che accrescere la grandezza e la profondità dell’odio stesso. Non dimenticarlo mai, e forse avremo qualche possibilità di vincere anche questa nuova guerra-.
Harry, lo guardò e annuì, dopodiché uscì dall’ufficio.
Mentre mille pensieri affollavano la sua testa e altre mille domande prendevano vita, il bambino sopravvissuto, decise di non andare a cena, e nonostante l’orario del coprifuoco fosse passato, tornò sulle rive del lago nero, dove aveva passato la maggior parte del pomeriggio.    
***

Nella Sala Comune dei Grifondoro c’era molta confusione, erano le nove di sera, e la maggior parte delle persone presenti nella Sala stava finendo di preparare gli ultimi particolari per la festa che si sarebbe svolta da li a poco, per festeggiare la vittoria ottenuta nella partita. Hermione, era appena scesa dal dormitorio femminile, e aveva iniziato a cercare Ron con lo sguardo, lo vide seduto su una poltroncina rosso e oro intorno a un piccolo tavolino, accanto a lui: Dean Thomas, Neville Paciock e Seamus Finnigan. La Grifondoro  si avvicinò, e gli senti discutere su quale musica usare per la festa.
-Secondo me, è meglio usare musica babbana, è più movimentata-stava dicendo Ron
-Personalmente, credo sia meglio non usare la musica babbana, è troppo…-iniziò Seamus.
-Strana.-concluse Dean -ma come dice Ron, è anche più movimentata-.
-Secondo me ha ragione Seamus, è meglio non usare la musica babbana-affermò Neville.
-Be’ siamo in pareggio-disse Seamus, notando che a due di loro piaceva la musica babbana e a due di loro no.
-Credetemi ragazzi, la musica babbana è molto meglio-riprese Ronald Weasley, cercando di convincere gli amici.
-Ron, scusa, ma da quando sei un fan della musica babbana?-domandò Neville all’amico.
-Da quando ogni Natale, mia madre mi costringe a sentire ore e ore di Celestina Warbeck, e il suo amore incondizionato per i calderoni-sospirò il rosso, sprofondano nella soffice poltrona e scatenando l’ilarità degli altri Grifondoro.
-Ron, dovremmo andare per la ronda notturna-si intromise Hermione rivolgendosi all’amico, che sussultò per lo spavento di non averla vista arrivare.
-Non pensavo fossi cosi femminuccia-lo prese in giro Seamus.Ma il rosso non lo stava più neanche a sentire, la sua attenzione, era rivolta tutta ad Hermione che se ne stava a guardarlo da dietro la poltroncina.
-Sono un genio-disse soltanto, scatenando altre risate.
-Herm, quale preferisci, la musica babbana, o la musica non babbana?- chiese dopo, in direzzione dell’amica.
-Io...-.
-Tranquilla Herm, rispondi sinceramente-. La interruppe il rosso.
-Be’ io credo di preferire la musica…- riprese la mora, ma venne nuovamente interrotta da Ron.
-Herm, prima che tu risponda, ci terrei a farti presente una cosa, tu provieni dal mondo babbano, quindi sarebbe ingiusto nei loro confronti se tu rispondessi che ti piace la musica del mondo magico…-.
-Babbana-alzò un po’ il tono di voce la Grifondoro, per farsi sentire dall’amico e per non essere più interrotta. -Io credo di preferire la musica babbana-.
 -Davvero? Che Godric ti benedica- disse infine Ron, poi si volto verso gli amici.
-Allora è deciso, metteremo musica babbana, siamo tre contro due- disse in loro direzzione.
Hermione lo guardò pensierosa per qualche secondo, poi ricordandosi il motivo per cui era andata lì, lo richiamò.
-Ron, noi avremmo la ronda- ripeté.
Il rosso si voltò a fissarla con un espressione in viso tra il sorpreso e il pensieroso, come se si fosse appena ricordato dei suoi impegni in quanto caposcuola. Poi, la sua espressione si addolcì, i suoi occhi, si trasformarono negli occhi di un cucciolo implorante, il suo sorriso, divenne tutto a un tratto  affettuoso.
-Herm scusa, ma qui le cose per la festa sembrano andare per le lunghe. Potresti  per favore…beh si…potresti coprirmi con la ronda- disse alla fine, abbassando gli occhi e iniziando a fissare il pavimento.
Hermione, lo guardò stupita, non era la prima volta che lo copriva con la ronda, ma era la prima volta che le chiedeva di coprirla dopo che si erano lasciati. Ecco un altro motivo per il quale io e Ron non potremmo mai stare insieme… pensò la mora …lui non rispetta i suoi doveri.
Hermione continuò a fissarlo, infondo lei rischiava anche coprendolo, doveva tramite un incantesimo falsificare la sua firma, doveva inventare una scusa plausibile nel caso qualcuno gli chiedesse che fine aveva fatto il suo compagno di casa, nel caso qualche professore la trovasse fare la ronda da sola, ma nello stesso tempo notasse la firma del rosso nel registro dei capiscuola. Alla fine, dopo aver fatto una lunga lista di pro e contro, decise di coprirlo, anche perché non era la prima volta che lo faceva, e non voleva che Ron si sentisse in colpa per averglielo chiesto, o che ancora peggio andasse  a pensare che non lo facesse perché non stavano più insieme, anche perché, avevano deciso entrambi di lasciarsi ma di mantenere viva la loro amicizia.
-Certo Ron, ti copro io- disse e senza aspettare ulteriormente si diresse verso il ritratto della Signora grassa mentre questo si stava per spostare di lato. Non fece in tempo ad indietreggiare che una furia di nome Lavanda Brown la travolse e si precipitò letteralmente sulle ginocchia di Ron.
-Sei stato fantastico Ron-Ron-la sentì dire prima che il ritratto si chiudesse alle sue spalle.       
***
 Hermione Jane Granger, dopo aver falsificato la firma dell’amico, aveva iniziato, senza aspettare l’arrivo degli altri caposcuola, a fare la ronda notturna. Come le aveva chiesto la McGranitt, cominciò a fare giri di ronda più lunghi e più approfonditi, ma fino a quel momento non era riuscita ad individuare nulla di pericoloso o anche solo sospettoso. In realtà, la paura avvertita nella voce della McGranitt, aveva iniziato a farla preoccupare.
Ultimamente, stanno succedendo delle cose strane. Aveva detto, ma Hermione di cose strane non ne aveva notate.
 Se troverete qualcosa di sospetto siete pregati di avvertirmi immediatamente. Aveva aggiunto la vicepreside.
In quel momento, la Grifondoro, iniziò a pensare cosa potesse essere di cosi strano e sospetto, da dover avvertire la professoressa di trasfigurazione immediatamente.
Non sarà nulla di grave. Si disse. Infondo Voldemort è morto, non c’è più. Era lui che costituiva il pericolo più grande… Tentò invano di rassicurarsi.
Pensandoci bene, una cosa strana l’aveva notata. Infatti, il comportamento del suo migliore amico, Harry, era strano. Aveva notato, che nelle ultime due settimane, era andato dal preside due volte. E la prima volta che lui era andato non le aveva detto niente, aveva scoperto tutto per caso, non vedendo Harry da nessuna parte, aveva chiesto a Neville dov’era, e lui gli aveva detto che era andato nell’ufficio di Silente. E quel pomeriggio, quando lei si trovava con lui, e il bambino del primo anno  gli aveva portato la pergamena, aveva visto l’espressione dell’amico cambiare, e diventare da pensierosa e felice a preoccupata e paurosa.
Harry James Potter, le nascondeva qualcosa, e lei aveva tutte le intenzioni di questo mondo a scoprire cosa.
Hermione, si trovava al piano terra del castello, aveva appena oltrepassato l’aula 11, quando si trovò di fronte a due ragazzi.
Il primo, era un ragazzo di colore, con gli zigomi pronunciati e gli occhi lunghi e obliqui. Alto, con due spalle ben muscolose e un petto abbastanza scolpito, nonostante non avesse mai amato fare sport, perché a detta sua, poteva usare quel tempo per giocare a quidditch, a fare nuovi acquisti, a farsi ammirare dalle ragazze o ad osservarsi allo specchio, cosa che lui adorava fare. Era alto circa un metro e settantacinque, la sua bellezza, poteva essere definita particolare. I capelli scuri, invece, facevano da contrasto con i suoi bellissimi occhi blu.
Accanto a lui, un altro ragazzo, alto e magro il fisico muscoloso ma non troppo, la carnagione chiara, quasi bianca, come fosse scolpita nel marmo, diafana, era la parola che più gli si addiceva. Il viso dai lineamenti allungati, era incorniciato dai suoi capelli, fili dorati di cui alcune ciocche gli ricadevano lungo la fronte. Le ciglia, lunghe e chiare, invece, facevano notare la cosa che più intimoriva del suo aspetto, ma che allo stesso tempo gli dava un’aria da bello e dannato, i suoi occhi. Gli occhi erano grigi e azzurri, o forse grigi e argento, era difficile dirlo, ma ricordavano tanto il colore del mare in tempesta durante l’inverno. Erano profondi e magnetici al tempo stesso, ma anche imperscrutabili, e sembravano leggerti fin dentro l’anima. All’apparenza potevano sembrare gelidi come l’oceano e freddi come il ghiaccio, ma chi lo conosceva bene poteva giurare che non era cosi.
Hermione, sembrava essersi incantata a fissarlo.
-Caposcuola Granger-la salutò Blaise Zabini trattenendosi dalle risate per l’espressione fatta dalla ragazza quando se li era trovati difronte.
Lei, dopo essersi ripresa, iniziò a guardarlo, come a studiarlo, sorpresa che lui le rivolgesse la parola, dopo sette anni in cui non l’aveva neanche calcolata.
-Zabini-ricambiò il saluto la mora.
Per un po’, rimasero tutti e tre in silenzio a fissarsi, Hermione, con la solita espressione sorpresa guardava i due ragazzi, Blaise ridacchiava e guardava il suo migliore amico, e quest’ultimo guardava Hermione.
Alla fine, a rompere il silenzio fu Draco Malfoy.
-Mezzosangue, dov’è la piattola?-le chiese con voce dura e roca, notando l’assenza del rosso.
-Scusa, ma a te che importa di dove sia Ron?- gli domandò lei a sua volta.
-E pensare che tutti ti definiscono la mezzosangue più intelligente di questo castello. Che vuoi che mi importi di dove sia quel fallito di un Weasley?- sbraitò infastidito. In effetti a lui non importava nulla di dove fosse il rosso, voleva solo trovare una scusa per farlo espellere dalla scuola e magari insieme a lui anche Potty-il- cocco-di-Silente. Pensò Draco guardandola.
-E allora perché me lo hai chiesto?- scattò anche la Grifondoro, poi per non farsi scoprire e far capire a gli altri due che aveva coperto l’amico, aggiunse- e comunque è con la professoressa McGranitt- inventando la prima scusa che gli passò per la testa.
-Be’ Draco…-si intromise Blaise che fino a quel momento era rimasto a osservarli in silenzio.
- Non puoi certo lasciare una povera donzella a vagare da sola per questo castello dai mille segreti…-continuò, guardando l’amico -io potrò benissimo tornare al dormitorio da solo- finì, scoccò un ultima occhiata alla Granger, e prima che il biondo Serpeverde lo potesse fermare, era già sparito nel buio del lungo corridoio.
Per qualche secondo sia Draco che Hermione, rimasero in silenzio. Il Serpeverde, era voltato con il viso nella direzione da dove l’amico era sparito. La Grifondoro, invece, stava fissando le spalle di Draco, maledicendo Ron, per non essere andato a fare la ronda con lei.
Quando il biondo si girò, il suo volto, era un volto senza espressione, sembrava infuriato.
-Lo ammazzo- sbottò-giuro che questa volta lo ammazzo, no,  prima lo torturo a furia di cruciatus, e poi lo finisco con l’avada kedavra…-continuò, anche se parlava ad alta voce, sembrava che stesse riferendo la propria attenzione solo a se stesso, come se si fosse dimenticato della presenza di qualcun’altra nel corridoio.
Hermione, invece, continuava a guardarlo, indecisa se mettersi a ridere per come si stava comportando il biondo, o essere infastidita perché le aveva fatto capire chiaro e tondo che avrebbe ucciso l’amico piuttosto che passare del tempo con lei, non che lei volesse passare del tempo con lui, ma comunque la cosa le dava fastidio.
Alla fine, dopo aver fatto una lista completa dei modi in cui avrebbe potuto uccidere Blaise, Draco senza prestare la minima attenzione alla Grifondoro, iniziò ad incamminarsi verso i sotterranei.
La mora, rimasi li a guardarlo, mentre un rumore di passi sembrava farsi sempre più vicino. Per un attimo pensò che fosse Malfoy, ma quando notò che anche questo si era fermato a metà strada ad ascoltare, allora iniziò a preoccuparsi.
Il cuore, le batteva sempre più forte. Qualcuno si stava avvicinando.
Le gambe iniziarono a tremarle. I passi, si facevano sempre più veloci.
 Anche le mani iniziarono a tremarle come le gambe. La paura, aveva preso possesso del suo corpo.
Chissà chi è,
pensò. Forse uno studente che non aveva rispettato l’orario del coprifuoco, forse Gazza, o ancora peggio un professore…
 
Certo, lei era una caposcuola, ma l’orario della ronda era finito da un pezzo, in quel momento si doveva trovare nella sua Sala Comune a festeggiare insieme ai suoi compagni.
Non era la prima volta che non rispettava le regole e usciva a notte fonde insieme ai suoi due migliori amici, ma le altre volte, aveva il mantello della visibilità di Harry, in quel momento invece non ce lo aveva, non era invisibile agli occhi altrui… e intanto che lei pensava a una scusa per giustificare la sua presenza a quell’ora al piano terra, notò che sulla parete dietro l’angolo, si estendeva l’’ombra di una persona, di un uomo… e i passi si erano ormai fatti vicinissimi.
Sarò espulsa.
Anche Draco, aveva sentito il rumore dei passi e visto l’ombra estendersi sempre di più sulla parete, ma al contrario di Hermione, si trovava nella più assoluta tranquillità.
-Io me la squaglio-disse e iniziò a correre nella direzione opposta a quella da dove venivano i passi, convinto che la ragazza avesse fatto lo stesso, ma quando si girò a controllare, notò che questa se ne stava ferma, immobile come una statua, come se l’avessero immobilizzata con un incantesimo, e senza pensarci due volte, tornò indietro, l’afferrò per il braccio, e iniziò a trascinarsela dietro, correndo.
Più loro correvano, più il rumore dei passi diminuiva.
Hermione, era ancora troppo scossa  per riuscire a correre senza un sostegno.
E Draco, sembrava non avere la minima intenzione di mollarle il braccio. Non ci aveva neanche pensato, aveva agito d’istinto, proprio come aveva fatto due settimane prima alla Stamberga Strillante.
Non gli importava tenere il braccio di una mezzosangue, non gli importava perché l’unica cosa a cui pensava in quel momento era che avvolte era bello andare contro le regole.
Lui un purosangue, lei una mezzosangue.
Lui il cattivo, lei la buona.
Lui la notte, lei il giorno.
Lui il buio, lei la luce.

Chissà cosa avrebbe pensato il caro vecchio Lucius Malfoy, se lo avesse visto trascinarsi dietro una mezzosangue, la mezzosangue.
Chissà cosa avrebbe pensato la bella Narcissa Black, che nonostante avesse il carattere molto meno duro rispetto a quello di Lucius, era sempre stata abituata a dispregiare i mezzosangue.
Chissà cosa avrebbero pensato entrambi, se lo avessero visto prenderla in braccio e curarle il ginocchio.
Ma la verità, era che Draco se ne fregava di quello che pensavano, perché in quel momento lui si sentiva libero.
E la libertà era una bella sensazione.
Solo per quella sera, solo mentre scappava da qualcuno che lo avrebbe potuto scoprire fuori dalla sua Sala Comune oltre l’orario del coprifuoco, solo mentre si portava dietro la so-tutto-io di Hogwarts, lui si sentì libero.
Era ormai da un po’ che correvano, avevano svoltato vari corridoi, immergendosi nel buio che in questi regnava. Solo quando iniziarono a rallentare la corsa, si accorsero che il rumore dei passi non si sentiva più, cosi decisero di fermarsi.
Si trovavano in un piccolo corridoio, lui le teneva ancora il braccio.
Si guardarono per un tempo interminabile negli occhi.
Gli occhi dolci e caldi della ragazza, si andarono a scontrare contro gli occhi gelidi e freddi del ragazzo.
Il caldo, il freddo.
Il bene, il male.

Quando Hermione, abbassò lo sguardo per fissare la mano del ragazzo sul suo braccio, lui fece lo stesso. E come se si fosse appena scottato ritrasse la mano lasciandole il braccio libero.
In quello stesso istante, la Grifondoro sentì un bruciore all’altezza del gomito, dove fino a pochi istanti prima, erano strette le dita del ragazzo.
Continuarono a guardarsi, in un silenzio assordante.
I secondi volavano, i minuti scorrevano…
E loro, erano ancora li a guardarsi.
Occhi negli occhi
Fu il ragazzo a rompere il silenzio per primo.
-Ma sei scema!?- esclamò, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi.-Qualcuno si stava avvicinando, e tu te ne stavi li a fare la bella statuina!-aggiunse, indicandola con le braccia.
La ragazza lo guardò, e solo quando fu certa di essersi ripresa, solo quando fu certa che la voce non le avrebbe tremato, che il cuore sarebbe tornato a svolgere il suo ritmo naturale, decise di parlare.
-Perché l’hai fatto?- chiese -avresti potuto lasciarmi li, a quest’ora magari mi avrebbero espulsa, e tu ti saresti tolto un peso.-
Ho agito d’istinto.
Avrebbe voluto rispondere, ma invece non lo fece.
-Non avrei mai rischiato che se ti scoprissero, tu dicessi a qualcuno che c’ero anche io con te- mentì.
La ragazza, lo guardò  i loro occhi si incrociarono di nuovo.
-Cosa te lo fa pensare?- domandò.
-La vendetta-.
Vendetta, una parola cosi dolce, e allo stesso tempo cosi amara. 
Vendetta, una parola dai mille significati.
Vendetta, vendetta, vendetta…
Forse è vero, forse si sarebbe vendicata di lui per averla umiliata in tutti quegli anni, forse no…
Quando la ragazza stava per aprire la bocca e rispondere, notò che l’espressione del Serpeverde era cambiata, aveva la testa, ruotata di lato, come per sentire qualcosa.
E a quel punto, anche la Grifondoro ,la sentì.
Una voce, forse più di una, proveniva dalla parete difronte a quella dove si trovavano loro.
Senza rendersene conto, si erano infilati nel corridoio dove si trovava la Sala Professori.
Il biondo, spinto dalla curiosità, si accostò al muro per sentire e la mora, lo imitò.
-Severus, almeno tu ragiona, non possiamo farla venire qui, anche tu Pomona, ragionate-stava dicendo una voce, che i due ragazzi identificarono, come quella della Professoressa McGranitt.
Nello stesso istante, Draco si girò verso Hermione e guardandola sghignazzando disse -ma come, la McGranitt non era con la piattola?-
Ma la ragazza, non lo stava a sentire, troppo presa dalla conversazione.
-Minerva, lei è pericolosa, lo ammetto, ma e anche l’unica soluzione che abbiamo trovato per non mettere in pericolo Hogwarts-. Stava dicendo una voce maschile e secca, Piton.
-Ma è proprio qui che vi sbagliate, cosi facendo metteremo in pericolo Hogwarts e tutti i suoi studenti- ribatté la McGranitt.
-Mi dispiace Minerva cara, ma in questa situazione anche io, mi vedo costretta a dare ragione a Severus- aggiunse un’altra voce, quella della professoressa Sprite.
-Pomona, io credo che voi vi stiate sbagliando…-iniziò la McGranitt, ma si interruppe di colpo.
Hermione, casualmente mentre si accostava ancora di più alla parete per ascoltare meglio, era andata a sbattere con la gamba contro uno dei due Gargoyle di pietra, che facevano da guardia alla porta della Sala Professori, e aveva provocato un rumore non tanto forte, ma comunque udibile.
Draco, la guardò in uno strano modo che le mise paura e allo stesso tempo, la fece sentire in colpa per non aver prestato più attenzione a dove metteva i piedi.
Intanto nella stanza, i professori, avevano smesso di parlare, altri passi iniziarono ad udirsi, la maniglia della porta si stava abbassando e in quel momento, il biondo Serpeverde, proprio come aveva fatto poco prima, fece la prima cosa che gli saltò per la testa, accostò il proprio corpo a quello della ragazza schiacciando entrambi contro il muro e nascondendosi dietro il Gargoyle a cui aveva sbattuto la mora Grifondoro.
Hermione sentì il petto del ragazzo, schiacciato contro il proprio.
Un petto duro e morbido, caldo e freddo, al tempo stesso.
Per qualche strana ragione del destino, tra quelle braccia che la bloccavano al muro, si sentì protetta, al sicuro.
Per qualche strana ragione del destino, per un breve attimo, non le importò più se i professori l’avessero scoperta oltre l’orario del coprifuoco fuori dal suo dormitorio, e tra l’altro ad origliare una loro conversazione.
Sentì, sotto il suo petto, il cuore del ragazzo battere forte.
Allora anche lui aveva paura. Pensò.
Cosa che invece non si sarebbe mai detta dalla sua espressione vuota, indecifrabile…
Sentì nel suo petto, il proprio cuore battere forte.
Ma non per la paura.
Ma per quel ragazzo che la stringeva tra le braccia e che la teneva stretta al muro.
Il suo respiro si fermò per un attimo, quando dalla porta uscì un uomo abbastanza alto dall'ossatura esile, la pelle chiara quasi gialla. I capelli neri, lunghi fino alle spalle e unticci. Il naso molto grande e adunco.
Una veste nera come la notte a ricoprirgli il corpo. Gli occhi altrettanto scuri, che in quel momento scrutavano con attenzione il corridoio per scovare la fonte del rumore provocato poco prima.
I ragazzi, da dietro la statua del Gargoyle, riuscirono ad osservarlo senza farsi vedere, o almeno, questo era quello che pensavano.
Quando Severus Piton, si girò per rientrare nella stanza, ben attento a farsi vedere dai due ragazzi, lanciò un occhiata a Draco Malfoy, come per farli capire che lui sapeva che loro erano là.
In quel momento il  cuore di Hermione perse un battito, ma quando vide il professore rientrare nella stanza, allora anche questo, assieme al respiro, ricominciò il suo ritmo naturale.
-Sarà stato il gatto di Gazza- mormorò Piton con la solita voce secca, prima di richiudersi la porta alle spalle.
 Il biondo Serpeverde, non perse un attimo, e appena il professore se ne fu andato, lui con una grazia che la mora Grifondoro ritenne incredibile, si staccò dal su corpo.
I loro occhi, si incrociarono ancora per un attimo. 
La tempesta, andò a scontrarsi con il sereno.
Hermione, si incantò a guardare gli occhi gelidi del ragazzo, fin quando lui, non la distolse dai propri pensieri.
-Di qua c’è un passaggio segreto- disse, indicando l’angolo dietro al Gargoyle di pietra.
-Andiamo, prima che esca la McGranitt, sono alquanto sicuro che lei non ce la farebbe passare liscia- aggiunse, pensieroso.
La ragazza però, non lo stava più ascoltando, aveva smesso di farlo quando lui aveva nominato il passaggio segreto, cosa che secondo lei era impossibile. Infatti, se la ci fosse stato un passaggio segreto, lei sarebbe stata una delle prime a scoprirlo, grazie ad Harry e alla mappa del malandrino.
Ma quando vide la mano del ragazzo, infilarsi sotto l’ala del Gargoyle e vedendo che questo, facendo una lieve pressione con il braccio, iniziò a spostarsi di lato, allora dovette ricredersi.
Entrata nel passaggio, iniziò a seguire il ragazzo, che come se conoscesse quel posto a memoria, si muoveva nella più assoluta tranquillità.
Il passaggio, era uno stretto corridoio di pietra, da quello che poté notare la ragazza, era anche abbastanza lungo. C’era qualche torcia, che nel buio del corridoio, portava un po’ di luce, ma nonostante questo la ragazza rabbrividì per il freddo.
Davanti a lei, Draco Malfoy sembrava impassibile, come se niente e nessuno potesse turbarlo, le sue spalle, erano alte e larghe e anche se all’apparenza potevano sembrare rilassate, Hermione Granger notò che erano irrigidite. Camminava con passo elegante e sinuoso, mettendo un piede dietro l’altro, senza mai guardare in basso, ma sempre dritto davanti a sé.
Camminarono per un tempo molto lungo, in un silenzio impossibile, che faceva da eco nelle loro orecchie.
Per la prima volta, da quando si erano incontrati quella sera, fu Hermione a rompere il silenzio.
-Come conosci questo passaggio?- gli chiese, incuriosita.
-Storia lunga- rispose semplicemente il ragazzo, con la voce fredda e dura.
La ragazza, avrebbe voluto incitarlo a raccontargliela, dicendogli che le piacevano le storie lunghe, ma alla fine, dandosi della stupida da sola, decise di optare per la seconda domanda.
-Dove porta?-chiese, con lo stesso tono duro usato dal Serpeverde.
-Al centro del castello-rispose lui.
D’allora, tra i due, era ricadute lo stesso silenzio impossibile di prima, almeno fin quando il biondo non si fermò di colpo, e la mora che teneva lo sguardo basso, non notandolo, gli andò quasi a sbattere addosso, e per evitare l’impatto, appoggio le mani alla schiena del ragazzo, ma cosi facendo, peggiorò solo la situazione.
Infatti, Hermione, si poggiò alla schiena del Serpeverde con una forza tale da buttarlo a terra. Anche perché la Grifondoro, nel tentativo di non cadere perse l’equilibrio, e in breve si trovò anche lei a terra, sdraiata sul corpo di Draco Lucius Malfoy, con il viso poggiato sul suo petto.
Un petto duro e morbido, caldo e freddo, al tempo stesso.
Proprio come lo aveva avvertito prima.
I loro occhi, si incatenarono di nuovo, ma questa volta la ragazza, senza farsi incantare dalla bellezza glaciale di quelle iridi argentate, si scostò dal corpo del ragazzo, alzandosi, nonostante il proprio corpo le dicesse di non farlo. Anche il ragazzo, si alzò senza dire nulla. Hermione lo sentì respirare profondamente come per calmarsi, poi come se nulla fosse fece qualche altro passo avanti, per fermarsi nel centro di una stanza molto grande, circolare, anche quella come i corridoi era fatta di pietra, ma rispetto ai corridoi, c’erano più torce, la quale luce ribrillava sulle pareti umide della stanza
La ragazza notò, che sulla parete che dava verso Est e su quella che dava verso Ovest, c’erano altri due piccoli corridoi, con due scale che salivano verso su, mentre ai lati opposti a quelle due pareti, c’era da un lato un’altra scala che però scendeva vero giù, e dall’altro un altro corridoio…
-Dove porta?-
 -Al centro del castello- 

Hermione, si ricordò quella domanda fatta poco prima, riperdendosi nei suoi pensieri, ma anche questa volta a distoglierla fu il ragazzo, che le stava indicando la parete verso Est.
-Prendi quella scala- le disse, senza guardarla-Vai sempre dritta, ti porterà alla Sala Comune della tua casa- concluse, girandosi e incamminandosi  in direzzione della parete opposta, dove le scale portavano verso giù.
E a quel punto Hermione capì.
Ma certo, si disse tra sé e sé, come ho fatto a non pensarci prima, se questo è il centro del castello, le scale portano ai rispettivi dormitori. Le scale poste verso la parete Est e Ovest, portano alla torre dei Grifondoro e dei Corvonero mentre la scala che va verso giù porta ai sotterranei, quindi alla Sala Comune dei Serpeverde, e il corridoio, trovandosi già al pianterreno porta alla Sala Comune dei Tassorosso… 
Poi, come se si fosse appena ricordata di qualcosa, si girò verso il ragazzo, che le dava le spalle e che aveva ormai raggiunto il primo gradino delle scale e, con una certa difficoltà, sussurrò-Grazie-certa che lui l’avesse sentita.
Il ragazzo, non disse nulla e girato ancora di spalle ghignò tra sé e sé, scese qualche altro gradino, e poi voltò il viso di lato e disse -Sogni d’oro, Granger-e continuò a scendere le scale.
La ragazza, sorrise. Un sorriso naturale, di quelli che non si sa perché nascono, e anche lei, iniziò a salire le scale.
I loro occhi si incrociarono per un’ultima volta.
Il caldo, il freddo.
Il bene, il male.
Il fuoco, il ghiaccio.
La Grifondoro, il Serpeverde.                                                            
                                                    


 Ciao a tutte ragazze! Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.
In questo capitolo, ho voluto dedicare più spazio all'Horcrux, per spiegare meglio la situazione, e a Draco e Hermione, per mettere più in vista i protagonisti. Invece ho voluto mettere da parte Theodore e Daphne, ai quali dedicherò più spazio nel prossimo capitolo, come faro anche con le coppie, che in questo capitolo non vengono praticamente nominate. Allora,come avete visto, i professori, o almeno il professor Piton, e la professoressa Sprite, vorebbero fare entrare nel Castello una "persona" in grado di proteggere sia Hogwarts che gli studenti che risiedono al suo interno, ma la McGranitt è contraria, perchè ritiene che questa "persona" rappresenti un pericolo. Sia Draco che Hermione, sentono la conversazione avvenuta tra i professori, e in qualche modo, per non farsi scoprire,il bel Serpeverde, svela alla Grifondoro,l'esistenza di un passaggio segreto, di cui Hermione non sa nulla, anche perchè il passaggio non compare sulla mappa del malandrino. E quindi, tramite questo passaggio, raggiungono il centro del Castello, che ci tengo a dirlo, avrà un ruolo fondamentale nel resto della storia.
Harry, invece, è ancora più preoccupato di prima, perchè, dopo aver fatto le sue domande a Silente, capisce che non c'è nulla da fare se non lasciare che Voldemort tornì in vita e combattere una nuova guerra, ma sarà davvero cosi?...
Adesso scappo... Ciao!! :)

*Mahatma Gandhi
                      
                

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Capitolo 4
*** Halloween ***


Vorrei dedicare questo capitolo al mio gattino, che dopo avermi tenuto compagnia per tre anni, a causa della stupidità di alcune persone, che non possono essere definite nemmeno tali, oggi non c'è più.

Capitolo.4

Era il 30 Ottobre, e neanche a dirlo ad Hogwarts tutti erano impazziti per la festa che si sarebbe tenuta il giorno dopo per Halloween. Ma non per la festa che si sarebbe svolta in Sala Grande, come ogni anno, ma per la festa che si sarebbe tenuta dopo, all'insaputa dei professori e di nascosto, quella che da giorni ormai veniva definita "la grande festa". Alla grande festa, anche se difficile da credere, avrebbero partecipato tutte e quattro le casate . Era stata organizzata da un gruppo di ragazze Corvonero, formato da: Padma Patil, Penelope Light, Lisa Turpin e Mandy Brocklehurst. Oltre a loro c'erano anche due Tassorosso: Hannah Abbot e Susans Bones, in oltre all'organizzazione della Grande Festa, avrebbero preso parte anche qualche Grifondoro: Calì Patil, Lavanda Brown e Angelina Jhonson, infine, per quanto riguarda la casata dei Serpeverde, soltanto una persona, si era offerta di partecipare alla preparazione della festa, e questa persona era Blaise Zabini, il quale aveva ammesso che le sue feste erano senz'altro le migliori. La grande festa, per renderla ancora più spaventosa e terrificante, si sarebbe svolta all'interno della Stamberga Strillante. Gli organizzatori, dopo aver studiato vari piani, erano finalmente giunti alla conclusione, che l'unico modo per raggiungere la Stamberga era quello di arrivarci in scopa. All'inizio, avevano pensato di raggiungerla attraverso il passaggio segreto sotto il Platano Picchiatore, ma alla fine si era decisi che cosi facendo avrebbero creato solo caos. E quindi, era rimasta un'ultima opzione quella del volo. La festa in Sala Grande, sarebbe durata fino a mezzanotte, quindi, conclusa la festa ogni studente senza farsi notare dai professori si sarebbe diretto su alla Torre di Astronomia, il punto più alto di tutto il Castello. Per non farsi notare, però, soltanto quindici persone per volta, avrebbero preso il volo.

***

Intanto Hermione Granger e Ginny Weasley, avevano chiesto, o meglio, Ginny aveva supplicato la McGranitt per concedere loro un permesso e poter uscire da Hogwarts soltanto un paio d'ore cosi da raggiungere Hogsmead. La vicepreside nonostante vari tentennamenti, causati dalla preoccupazione che il male potesse essere la fuori, si era convinta, ricordando quando qualche settimana prima, si trovava nell'ufficio del preside, e questo gli aveva detto di stare tranquilla, perché sarebbe passato ancora del tempo prima che lui, sarebbe arrivato, prima che Voldemort, sarebbe tornato in vita, aveva deciso di concedere loro il permesso, a patto che prima delle 18:00 del pomeriggio, sarebbero tornate al Castello. Cosi, le ragazze, si erano trovate a passeggiare per le strette stradine di Hogsmead, erano già entrate nel Negozio di piume di Scrivenshaft, dove Hermione aveva comprato delle nuove pergamene e un nuovo calamaio, e dopo su insistenza di Ginny, si erano dirette da Zonko, la quale voleva vedere che nuovi scherzi erano stati inventati, e se questi avrebbero potuto in qualche modo fare concorrenza al negozio di suo fratello. Ora, invece, si stavano dirigendo da Stratchy&Sons, il negozio di abbigliamento per maghi, dove la rossa Weasley, sperava di poter trovare qualcosa per rinnovare il suo guardaroba. Camminavano in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Hermione, dopo che con il biondo Serpeverde, avevano origliato per caso, la conversazione avvenuta tra i professori, non riusciva a smettere di pensare ad altro. 
Chi era pericolosa? Di chi poteva avere paura la professoressa McGranitt, tanto da temere per gli studenti? Che cosa stava succedendo? Cosa gli nascondeva Harry? Perché era andato da Silente già due volte, nelle ultime settimane? E ancora, perché non gli diceva niente? 
Queste, erano le domande che affollavano la mente della Grifondoro. Aveva paura, ma era anche curiosa, e determinata. Voleva arrivare in fondo alla storia, cosi, aveva studiato un piano che avrebbe messo in atto la sera di Halloween, durante la festa che si sarebbe tenuta in Sala Grande. Quando sia i professori che gli alunni, sarebbero stati distratti, impegnati a festeggiare, lei si sarebbe diretta in biblioteca, alla ricerca di qualche indizio, su chi potesse essere questa persona pericolosa. Certo, non sapeva molto, quella sera aveva capito solo che una persona, più precisamente una lei, sarebbe venuta ad Hogwarts, e da quanto aveva detto Piton, sarebbe venuta per proteggere il Castello. Aveva chiesto in prestito il mantello dell'invisibilità ad Harry, lui non aveva fatto strane domande, e cosi lei non era stata costretta ad inventare stupide scuse, che di sicuro non sarebbero andate a buon fine, dal momento che non era mai stata una brava bugiarda. Oltre a questo, però, la Grifondoro pensava anche al passaggio segreto di cui aveva scoperto l'esistenza grazie a Draco Malfoy. Era convinta di conoscere tutti i passaggi segreti di Hogwarts, grazie alla mappa del malandrino, ma si sbagliava. Esisteva un altro passaggio, vicino la Sala Professori, nascosto dietro la statua del Gargoyle, e qualcosa le diceva che quel passaggio era diverso dagli altri, collegava tutte e quattro le Sale Comuni, nel centro esatto del Castello, come se in un certo senso, fosse il suo cuore. Quindi, alla lunga lista dei pensieri che le invadevano la mente, si aggiungeva anche quello di scoprire come mai questo nuovo passaggio segreto non comparisse sulla mappa del malandrino. E per finire, anche se si stava costringendo a non pensarci con tutte le sue forze, un piccolo angolino della sua mente era riservato a Draco Malfoy, a quando erano caduti, e lei gli era finita addosso, a quando lui l'aveva aiutata a scappare per non farsi scoprire fuori dalla Sala Comune, oltre l'orario consentito, e ai loro occhi che si incontravano, e in qualche strano modo si incatenavano tra di loro. 
-Herm? Herm ci sei?- la risvegli dai propri pensieri Ginny Weasley, sventolandoli una mano davanti gli occhi. Come al solito, o meglio, come ormai accadeva abbastanza spesso, era caduta in quella specie di meditazione ad occhi aperti, in cui senza rendersene conto si estraniava dal resto del mondo, e i cinque sensi, che compongono in parte ogni persona: l'udito, l'olfatto, la vista, il tatto e il gusto, passavano in secondo piano. -Ginny- rispose, girandosi verso la rossa, che continuava a chiamarla. -Finalmente! Pensavo fossi morta, stavo iniziando a preoccuparmi- -Oh! Scusa Gin, non volevo farti preoccup...- iniziò la mora. -Tranquilla, non importa- la interruppe l'amica- comunque ti stavo chiedendo cosa pensi di indossare per la festa?-. -Per la festa?- ripeté Hermione Granger ancora più confusa. Dal momento che le feste sarebbero state due-iniziò a riflettere la mora-e dal momento che alla festa che si sarebbe tenuta in Sala Grande, tutti gli studenti, sarebbero andati vestiti con la divisa di Hogwarts, come aveva richiesto esplicitamente il preside per non creare troppa confusione, la festa a cui si riferiva Ginny, poteva essere soltanto una, la grande festa, quella festa a cui lei, non avrebbe mai preso parte. 
-Ginny, io non parteciperò alla festa- rispose decisa. 
- Hermione, tu invece, parteciperai alla festa-. Ribatté, con ancora più decisione la Weasley. 
-Senti, sai con quella festa, quante regole non verranno rispettate? Insomma, io mi chiedo se c'è già la festa in Sala Grande, perché organizzarne un'altra, di nascosto, e tra l'altro alla Stamberga Strillante-. Continuò, convinta delle sue idee Hermione. 
-Uno: tu sei la prima ad essere andata contro un centinaio di regole...- 
-Era per una buona causa- la interruppe la Granger, con gli occhi bassi, ammettendo almeno a se stessa che forse Ginny non aveva poi tutti questi torti. 
-Bene, anche la festa è per una buona causa, e questa causa si chiama: divertimento. Due, è vero c'è già la festa in Sala Grande, ma non so se te ne sei accorta, ma tutte le feste organizzate dai professori, sono tutte feste vecchio stille, e tu amica mia, hai bisogno di qualcosa un pochino più moderno, hai bisogno di scatenarti, di vivere-. Concluse, e senza darle il tempo di rispondere, l'afferrò per un braccio e la trascino all'interno del negozio Stratchy&Sons, come sempre in vetrina c'erano esposti diversi capi, l'interno del negozio, era abbastanza tranquillo e silenzioso. Vicino l'entrata, al bancone, c'era un uomo grasso e basso, gli occhi marroni, erano nascosti da un paio di occhiali, molto diversi da quelli che era solito portare il bambino sopravvissuto, e anche da quelli a forma di mezzaluna che portava Silente, erano rettangolari e spessi, il viso era incorniciato dai capelli corti e bianchi, segno evidente dell'età ormai avanzata. L'uomo, notando le due ragazze, che si guardavano intorno con l'aria confusa, gli andò incontro. 
-Salve giovani donzelle!- le salutò
- io sono il Signor Stratchy, forse voi non mi conoscerete, di solito non sono io ad occuparmi del negozio, ma mia moglie- disse l'anziano uomo, con voce dolce e paterna, come un nonno si rivolgerebbe ai propri nipoti. -Salve- ricambiò il saluto Hermione, sorridendo. La stessa cosa fece Ginny. 
-Spero che sua moglie stia bene, mi sembra strano non vederla in giro per il negozio- disse Hermione, intanto che la rossa accanto a lei annuiva. Di solito, quelle poche volte in cui Hermione era entrata in quel negozio, la Signora Stratchy, si era sempre occupata di lei. 
-Tranquille! Sta molto bene, ma a causa di un imprevisto , è dovuta andare a controllare le stoffe di alcuni abiti, e sarà di rientro tra qualche giorno- rispose il Signor Stratchy, ricambiando il sorriso delle due ragazze.
- posso aiutarvi?- chiese. 
-Si, grazie!-rispose Ginny- stiamo cercando degli abiti per me- disse indicandosi con una mano-e un vestito per Halloween per la mia amica- e indicò Hermione con l'altra mano. 
- Oh, certo! Venite, seguitemi, credo di avere proprio quello che fa per voi- rispose l'anziano, iniziando a camminare. 
-Ginny, ti ho già detto che non parteciperò alla festa-si lamentò Hermione. 
-Ohhh, invece tu verrai e sarai la più bella-rispose la rossa, convinta. -Ma perché insisti tanto con questa storia della festa?-domandò Hermione. 
-Perché voglio che tu mi faccia compagnia, e voglio che per una volta, tu, dimostri a gli altri quello che sei veramente e non quello che gli altri credono tu sia-. Disse Ginny. In realtà, qualche pomeriggio prima, l'unica sorella Weasley, intanto che si trovava in uno dei tanti bagni femminili della scuola, aveva sentito parlare Lavanda male di Hermione, dicendo cose tipo "come ha fatto Ron a stare con una come lei", o "sta sempre china su quei libri, che gli si sta formando la gobba". In verità, Hermione Granger, era una ragazza molto bella, ma era una bellezza naturale, acqua e sapone, l'unica pecca, era che la Grifondoro non sapeva valorizzare la propria bellezza, e cosi questa, passava in secondo piano. Non che Lavanda fosse chissà quanto bella, con i capelli castano chiaro e gli occhi azzurri, non era magrissima ma neanche grassissima, era carina, ma non si poteva permettere di parlare male delle altre quando neanche lei era questa grande bellezza. Quindi Ginny, voleva dimostrare che anche Hermione, se solo si sarebbe presa un po' più cura di sé, sarebbe potuta apparire come una ragazza bella e studiosa, e non soltanto come una secchiona, che non fa altro che passare le ore sui libri. 
-Cosa ve ne pare di questo?- chiese il Signor Stratchy, mostrando un vestito che arrivava fin sotto al ginocchio, rosa antico, e il cui corpetto era rivestito da piccoli diamantini, anche essi rosa. Era un vestito molto bello, e Hermione, la quale ormai, si era arresa dal cercare di convincere l'amica a non farla partecipare alla festa, lo avrebbe anche provato, cosi, anche solo per vedere come le stava, ma Ginny, sembrava essere decisa ad avere il meglio, e cosi, chiese al vecchio mago se c'era qualcosa di un po' più appariscente, e magari di un altro colore. L'anziano Signore, mostrò alle due ragazze vari abiti, corti, lunghi, medi... ma nessuno di questi sembrava adatto per l'occasione, alla fine, quando ormai anche Ginny stava per perdere le speranze dal trovare l'abito perfetto, il Signor Stratchy fece vedere loro un vestito lungo fino ai piedi, dal colore difficile da distinguere, anche se a prima vista poteva sembrare color ghiaccio, la gonna, ampia ma non troppo, era formata da piccoli svolazzi di tulle, dalle varie tonalità, il corpetto chiaro, invece era ricoperto da piccoli diamantini, come a formare delle piccole onde, le maniche a giro erano completamente trasparenti, e se visto da lontano, poteva sembrare che queste non ci fossero proprio. 
-E' stupendo...-mormorò Hermione, rimasta senza fiato ad osservare il vestito. 
-E' perfetto- confermò Ginny, girandosi verso l'amica-forza vallo a provare- le disse prendendo il vestito, che il signor Stratchy teneva ancora tra le mani, per poi porgerlo all'amica. 
-No, cosa...io non posso, quello?- rispose confusa la mora, senza prendere il vestito. 
-Si, questo, non abbiamo tutta la giornata, muoviti- disse Ginny, spingendo l'amica dentro il camerino, intanto il Signor Stratchy, le guardava divertito. -Herm, quanto ci metti?!- si lamentò Ginny, camminando su e giù, davanti il camerino dove più di venti minuti prima era entrata l'amica. Intanto Hermione, che era già da un bel pezzo che aveva indossato il vestito, se ne stava davanti allo specchio ad ammirare quella meraviglia di tulle e diamanti. All'inizio, non voleva misurarlo, perché pensava che un abito cosi bello, addosso a lei sarebbe soltanto apparso più brutto, ma ora, mentre osservava il suo riflesso, doveva ammettere il contrario. Non era il vestito ad apparire più brutto, ma era lei, ad apparire più bella, i diamantini del corpetto, le mettevano in risalto il viso, portandole più luce, il colore del tulle, le faceva da contrasto con gli occhi dorati. L'abito in sé, le dava un'aria più elegante e raffinata, ma allo stesso tempo, la distingueva dagli altri, e gli svolazzi del tulle rendevano ancora l'idea di quello che lei era. Libera. O almeno, libera era quello che lei voleva apparire al resto del mondo. Ma dentro di sé, si sentiva prigioniera. Prigioniera, in un mondo che fin da piccola l'aveva sempre criticata. Sia nel mondo babbano, perché appariva strana e diversa rispetto le altre. Sia nel mondo magico, dove a causa del suo sangue, nessuno, l'avrebbe mai definita una vera strega. E lei, si sentiva cosi, si sentiva come fosse il centro di qualcosa, si sentiva sempre gli occhi degli altri, dei purosangue, arroganti come Malfoy, puntati addosso, si sentiva come se fosse una qualche forma di intrattenimento. E alla fine, dopo anni e anni a sentirselo dire, si sentiva SPORCA. Ma se sporca, significa essere fieri di quello che si è, allora lei era ORGOGLIOSA, di esserlo. E non le importava se sul braccio aveva un incisione con scritto "mezzosangue". Perché lettera dopo lettera, mentre quella parola veniva incisa, lei aveva versato lacrime e sangue, aveva urlato, aveva provato un dolore, che mai in vita sua sperava di riprovare, e quel dolore, era la prova del suo orgoglio, era la prova del suo essere... 
-Herm?!?- la richiamò Ginny, distogliendola dai suoi pensieri. -Ho fatto, ho fatto- rispose, e subito dopo uscì dal camerino. Quando dopo mezz'ora, Hermione uscì dal camerino, sia Ginny che il Signor Stratchy, rimasero a bocca aperta. La Grifondoro, non era mai parsa più bella come in quel momento, era incantevole, meravigliosa, il suo viso sembrava brillare di luce nuova, e tutto questo grazie a quello splendido vestito, che addosso a lei, sembrava ancora più meraviglioso. -Sembri...- iniziò Ginny, ma si blocco, non sapendo bene cosa dire. -Una ninfa- concluse per lei il Signor Stratchy, anche lui deliziato dalla bellezza che quell'abito donava alla ragazza. 
-Una ninfa- ripeté Ginny, mentre l'ombra di un idea iniziava a farsi spazio nella sua testa-ma certo, tu ti vestirai da ninfa-

***

La sera della festa, era per la gioia di quasi tutti gli studenti di Hogwarts, finalmente arrivata. 
Peccato, che prima di partecipare alla grande festa, avrebbero dovuto partecipare alla festa con tutti i professori. Erano le 20:00, quando la Sala Grande iniziò piano piano a riempirsi di persone. Come ogni anno, il preside e tutti gli insegnanti si erano dati da fare nell'abbellirla. 
Le zucche coltivate da Hagrid, erano se possibile, ancora più grandi rispetto agli altri anni, ma come sempre rendevano la Sala Grande più spettrale. 
Migliaia di pipistrelli, si erano raggomitolati negli angoli più impensabili della sala, e quando tutti gli studenti furono seduti, questi iniziarono a volare, guardandoli dall'alto. I quattro tavoli delle quattro casate, erano colmi di cibo, dalle prelibatezze più tradizionali a quelle più sofisticate. In fondo alla Sala Grande, seduti intorno al grane tavolo, anche i professori si gustavano le deliziose meraviglie di quel banchetto. 
Al tavolo dei Grifondoro, Harry e Ron, erano troppo impegnati a tirarsi nei piatti d'oro scintillante, patate ripiene, pollo fritto, arrosto... per notare la mancanza della loro amica Hermione, la prima a farci caso fu Ginny. 
-Ehi Ron-iniziò, senza calcolare Harry, come se non lo avesse neanche visto-sai dov'è Hermione?-. Ron alzò la testa, e si guardò intorno, diede un morso al pollo, e dopo con la bocca ancora piena di cibo rispose. 
-Fsarà inf dofrmiftorio-. 
La sorella lo guardò come per dire cosa hai detto? 
Ingoiando ripetè-sarà in dormitorio-. 
In realtà, Ronald Weasley, si sbagliava di grosso, Hermione Jean Granger, aveva aspettato che tutti gli studenti andassero In Sala Grande, cosi da lasciare libera la biblioteca e poter passare inosservata. Alle 21:00, prendendo il mantello dell'invisibilità di Harry, si era diretta nel reparto proibito. Mentre attraversa in corridoi della scuola per arrivare a destinazione, Hermione pensava che quello era il loro ultimo anno di Hogwarts, tutto era iniziato sette anni prima, esattamente sette anni prima era diventata amica di Harry e Ron. Ora che ci pensava quando erano diventati amici era Halloween, lei era nel bagno delle femmine a piangere, un troll di montagna era entrato e aveva cercato di ucciderla, ed Harry Potter e Ronald Weasley erano andati a salvarla. 
Ed ora, sette Halloween dopo, lei si stava per intrufolare nella biblioteca, mentre i suoi amici festeggiavano in Sala Grande. Immagino Ron con la bocca piena di cibo, intento ad abbuffarsi, e le venne quasi da ridere, ma si trattenne. Se le dispiaceva che quello era l'ultimo anno di scuola? Si avrebbe sentito la mancanza, come se una parte di lei sarebbe rimasta per sempre tra le mura di quel castello, era arrivata li all'età di undici anni, e ad undici anni, non ci si può considerare ragazzi, si è ancora dei bambini, e i bambini hanno bisogno dei genitori, di una figura materna e una paterna su cui si può sempre contare, all'iniziò ne aveva sentito la mancanza, per un po' di tempo gli era passata per la testa l'idea di tornarsene a casa, i compagni la prendevano in giro affidandole il nome di so-tutto-io, veniva criticata per il suo sangue, e alla fine, dopo che aveva combattuto per tanto tempo, si era lasciata coinvolgere da quelle critiche, perché lei non era né una maga, né una persona normale, non era nata nel mondo magico, ma a undici anni aveva ricevuto una lettera da una scuola di cui non sapeva nemmeno l'esistenza, lei si trovava in una via di mezzo, era una mezzosangue, una sangue sporco, ed era orribile trovarsi in una via di mezzo, perché avevi gli occhi di tutti puntati addosso, alla fine aveva resistito, ed ora all'et di diciassette anni, si era fatta degli amici che le volevano bene, nonostante fosse una so-tutto-io, veniva apprezzata dai professori, definendolo l'allieva più intelligente di tutta la scuola, si era fatta un reputazione, e cosa più importante aveva aiutato Harry a sconfiggere Voldemort, forse non era una bella ragazza, ma era fiera di essere quella che era diventata nel corso degli anni, era fiera di se stessa... Senza rendersene conto, Hermione si era persa nei propri pensieri andando a sbattere contro qualcosa di duro e morbido al tempo stesso, caldo e freddo, alzò il viso e si ritrovò a guardare due occhi grigi e freddi. Draco Malfoy, si guardava intorno spaesato, era andato a sbattere contro qualcosa, ma davanti a lui non c'era niente. 
Che qualcuno gli avesse voluto fare uno scherzo? Pensò. 
No. Si rispose da solo. Hermione,dal canto suo aveva smesso di respirare, facendo attenzione a non farsi scoprireiniziò a girare intorno a Malfoy. Ma la fortuna non era dalla sua parte, quando ormai mancava poco per trovarsidietro le spalle di Draco e poter proseguire lungo il suo cammino, inciampò neisuoi stessi piedi. In quello stesso istante il biondo si girò, la prima cosa che vide fuuna scarpa femminile, solo dopo notò chela scapa galleggiava a mezz'aria. 
-Fermati-disse con voce dura. 
Il cuore di Hermione perse un battito. 
Draco iniziò ad avvicinarsi. 
-Fatti vedere- continuò Malfoy. La ragazza non sapeva cosa fare, se fosse uscita dal mantello dell'invisibilità, il biondo Serpeverde sarebbe andatodritto a dirlo al direttore della sua casa, e con ogni probabilità sarebbefinita in punizione o nel peggiore dei casi, sarebbe stata espulsa. Però se non si fosse fatta vedere, e magari avrebbe iniziato a correre, Malfoy sarebbe andato lo stesso da qualche professore e in poco tempo lei avrebbedovuto dire addio alla scuola. 
-Ripeto: fatti vedere- Alla fine, non avevamolta scelta, quindi maledicendo il suo piano, maledicendo Malfoy e maledicendose stessa, uscì da sotto il mantello dell'invisibilità. Quando Hermione si fece vedere, L'espressione di Malfoy non cambio piùdi tanto. Laragazza si sarebbe aspettata di vederlo sorpreso, ma invece no, era come sesapesse che sotto il mantello ci fosse lei. 
-Immaginavo fossi tu-disse lui, come leggendola nel pensiero e confermando cosi le sueteorie. 
-Co...come?-fece lei, con il cuore che le batteva forte. 
-Immaginavo fossi tu-ripeté Draco-chi altri si farebbe un giro turistico la notte di Halloween in giro per i corridoi della scuola, sotto il mantello dell'invisibilità?-domandò, con un ghigno dipinto sul volto. 
-Ehi- protestò Hermione, riprendendosi-non sono l'unica che sta girando per la scuola la notte di Halloween, tu che stavi facendo?-gli fece notare. 
-Credimi non credo ti piacerebbe saperlo- rispose lui, furbo. 
-Non puoi saperlo finché non me lo dirai-insistette lei, ingenua. 
-Sei sicura di volerlo sapere?-chiese. 
-Si-affermò la mora. 
-Diciamo solo che stavo facendo qualcosa che mi ha appagato molto-sorrise tra se Draco ripensando alla biondina con cui era stato fino a poco prima, e vedendo l'espressione di Hermione trasformarsi da ingenua a turbata per poi diventare rossa di vergogna.
-Ok non voglio sapere-.
-Hai chiesto tu-alzò le mani al cielo Malfoy.
Hermione lo guardò male. 
-Tu invece cosa stavi facendo?-chiese il biondo-.
-Niente-rispose un po' troppo in fretta la mora-Stavo solo...facendo una passeggiata-Mentì.
-E perché ti nascondevi sotto il mantello?-
-Malfoy ma a te che impor...aspetta come fai a conoscere il mantello?-.
-lunga storia-rispose lui, secco.
-Chissà come mai con te è tutto una lunga storia?-mormorò tra se la riccia, ripensando a quando il biondo le aveva mostrato il passaggio segreto dietro la statua del Gargoile. 
Malfoy fece finta di non sentirla,mentre l'onbra di un'intuizione iniziava a farsi vita sul suo volto.
-Non mi dire che stai andando in biblioteca per scoprire qualcosa riguardo a quello che abbiamo origliato-.
-Non ti devo dire proprio niente Malferret, perché non torni a fare quel qualcosa che ti ha appagato molto?-chiese ironica , prese il mantello dell'invisibilità e fece per andarsene, mentre una strana senzasione iniziava a scatenarsi nel suo petto-.
-Cos'è sei gelosa?-ghignò Malfoy, compiaciuto dalla reazione della Grifondoro.
-Di te? Mai-.
-E vabbe, vorrà dire che lo diventerai presto-affermò Draco, facendo allusione alla scommmessa.
-Si come no-mormorò tra se Hermione-ti dispiace, avrei da fare-sbuffò a voce più alta.
-Si, in effetti mi dispiace-.
-scusa?-chiese lei.
-so che stai andando in biblioteca-si fece più vicino lui, sussurandole all'orecchio-vengo con te-.
-E perché mai?- chiese Hermione allontanandosi .
-Per il tuo stesso motivo. Perché sono curioso anch'io-.
-Tu curioso?-esclamò la ragazza-ma non mi dire!-.
Draco la guardò, alzando gli occhi al cielo-Si Granger sono curioso, adesso andiamo però ti avverto io noi mi metto sotto quel mantello-.
-Mi dispiace, ma io non voglio rischiare l'espulsione-.
-Voi Grifondoro siete tutti cosi...-iniziò Draco fermandosi come per cercare le parole-...cosi Grifondoro, vi fate tanto i coraggiosi ma poi avete paura di un professore-.
Hermione lo guardò, colpita da quelle parole, ma alla fine decise di lasciare perdere-o questo o niente-.Fece indicando il mantello.
-E va bene, va bene- si arrese alla fine Draco.
***
Stavano camminando insieme, sotto il mantello dell'invisibilità, ormai da un po', Draco era stato costretto ad abbassarsi di poco, essendo il mantello troppo piccolo per la sua altezza, tra di loro regnava il silenzio, non avevano parlato più di niente, limitandosi a qualche lamento quando uno dei due invadeva il piccolo spazio dell'altro.
Quando arrivarono davanti la porta della biblioteca, questa era chiusa, Hermione, controllando che in giro non ci fosse nessuno, uscì da sotto il mantello dell'invisibilità e l'aprì con un incantessimo.
L'interno della biblioteca era buoio, si potevano osservare soltanto le ombre degli scaffali, carichi di libri.
-Lumos-sussurrò Draco, facendo illuminare la punta della propria bacchetta.
Hermione lo imitò.
-Allora Granger, da dove cominciamo?-chiese il serpeverde.
-andiamo al reparto proibito-rispose lei.
-Cosa? Sei pazza?-
-mai quanto te-mormorò tra sé la Grofondoro.
-Non possiamo andare al reparto proibito-
-E perché? -
-Perché è proibito! -esclamò in tono ovvio lui.
-be' io ci vado tu fa come ti pare- fece lei, iniziandò a camminare.
Draco la seguì.
Stavano ormai sfogliando tomi su tomi da più di un'ora, e non avevano trovato niente, non che gli indizi fpssero molti, in effetti non sapevano nemmeno loro cosa cercare, tranne che una persona pericolosa aveva il potere di proteggere Hogwarts e i suoi studenti, ma proteggerli da cosa, poi? 
Draco si era appoggiato allo schienale della sedia, dovw si erano seduti, aveva sospirato e aveva chiuso gli occhi, quando Hermione iniziò a urlare.
-Guarda! Guarda qui!.. -urlò euforica Hermione, prima che Draco le tappasse la bocca con la mano.
-vuoi farci scoprire?-Domandò. 
Hermione non rispose, ma morse l'interno della mano di Draco e ricominciò a parlare.
-Guarda! Leggi!- disse e gli mise l'enorme tomo incantato sotto il naso.
Draco le lanciò un occhiata, e iniziò a leggere.

Intorno al XV secolo, iniziò il periodo dedicato alla caccia alle streghe, questo durò fino all'inizio del XVIII secolo. In quell'epoca le streghe, venivano perseguitate, sospettate di compiere atti di magia come: sortilegi, malefici, fatture, legamenti o nei peggiori dei casi, di intrattenere rapporti con forze oscure, quali il diavolo, o servitori di quest'ultimo, cosi da ottenere i poteri necessari per danneggiare l'uomo.

-Ma che...- cercò di chiedere Draco, che non capiva cosa questo potesse centrare con quello che avevano sentito loro. -Continua a leggere- lo interruppe Hermione.

Le presunte streghe, appartenevano quasi sempre alle classi sociali inferiori, erano vedove o levatrici, anche se ci furono dei casi in cui nobildonne vennero condannate. 
Nell'antichità, veniva considerata strega, chiunque possedeva gatti neri, perché rappresentavano la morte, aveva capelli rossi, perché rappresentava il sangue delle persone uccise, e aveva un neo nell'iride dell'occhio, il cosiddetto segno del diavolo. Molte streghe vennero torturate, impiccate, arse vive sul rogo, e tutto questo sotto gli occhi della gente che acclamava per la loro morte. Non importava l'età, l'innocenza di una persona o le condizioni in cui questa si trovava, se c'era anche la minima possibilità che questa fosse una strega, la morte era il destino che l'attendeva. 
Nel giro di tre secoli, il numero di persone morte raggiunse l'immaginabile, per la maggioranza femmine, anche se in alcuni paesi ci fu una predominanza della figura maschile. 
Uno dei casi di caccia alle streghe più ricordati, sia nel mondo magico che nel mondo non magico, e senz'altro la caccia alle streghe di Salem. 
Le streghe di Salem, nel mondo non magico, vengono descritte come delle donne che confessarono ciò che erano, soltanto per porre fine alle torture a cui venivano sottoposte e cosi facendo inaugurarono la maggiore serie di accuse, incriminazioni, processi ed esecuzioni . 
In realtà, la maggior parte delle streghe di Salem confessò ciò che era, ma prima che queste potessero morire, riunirono i loro poteri dando vita ad un essere che dopo la loro morte, avrebbe continuato a proteggere le streghe e i maghi dei giorni avvenire. 
L'incantesimo svolto dalle streghe di Salem, era un incantesimo che richiedeva una grande dose di forza e un enorme quantità di potere. L'incantesimo era diverso dagli incantesimi che si svolgono oggi giorno. Consisteva nel mischiare il sangue di strega, con il sangue di demone, e dopo aggiungere a questo il sangue di vampiro, ma la cosa che richiedeva più forza e che consumava la maggior parte del potere delle streghe, era quella di pregare nell'oscuro. 
Strane formule venivano pronunciate, le streghe si concedevano al Diavolo, dando la loro vita, in cambio di donare a quest'essere un enorme quantità di potere, cosicché in futuro, non ci sarebbe più stata la possibilità, di dare inizio a una nuova caccia alle streghe. E cosi che nacque quello che viene definito un nuovo tipo di Demone, un ibrido. 
Un ibrido diverso, unico. Quest'ibrido non è l'incrocio di due organismi diversi, ma bensì nel suo DNA, ci sono tre diversi tipi di sangue. Nel corso dei secoli, quasi tutti gli ibridi, persero la vita, eccezione fatte per una di loro. La quale forza è superiore a quella di tutti gli altri suoi simili. 
Questo ibrido porta il nome di: Ada. La sua bellezza è qualcosa di accecante, e il suo potere è qualcosa di pericoloso e distruttivo. 
Questi demoni, non mangiano cibo normale, ma si nutrono di un particolare tipo di sangue, in quanto il loro organismo è composto solo da questo, e in quanto una parte di loro è composta da cellule di vampiro.

Finì di leggere Draco.
-Hai letto?!-scattò Hermione, senza concedergli neanche il tempo di pensare a quello che aveva appena letto. 
-Tu pensi sia questo "ibrido" la persona di cui parlavano i professori?-le domandò il biondo, guardandola negli occhi, la sua voce era passata da secca e irritante a seria.
-Non lo so-iniziò lei-ma può darsi, insomma pensa, un ibrido che protegge la scuola e gli studenti.-
-Non credo, qui dice che il suo potere è qualcosa di pericoloso e distruttivo, perché Silente dovrebbe volere qualcuno cosi forte nella scuola?-.le fece notare Draco.
-Non lo so-ripeté Hermione-ma sta succedendo qualcosa, Harry è due volte che va da Silente e non mi dice niente e ora questo- alzò le mani al cielo, esasperata.
-Ma da cosa dovrebbe essere protetta la scuola? Insomma Voldemort è morto, e anche i suoi seguaci- continuò a chiedere Malfoy.
-Si ma...-si passò una mano tra i capelli-ho intenzione di scoprirlo-concluse la ragazza.
-Cosa? No! È pericoloso-la fermò il biondo, facendo uscire quelle parole dalla sua bocca senza saperne realmente il motivo, in fondo a lui cosa importava di lei?
-E a te che importa?- chiese lei come se gli leggesse nella mente.
-Niente-. Rispose luk, non pensandolo realmente. 
-Bene-.
-È meglio andare, saranno già tutti alla festa-cambiò argomento Draco, dirigendosi verso l'uscita. 
Solo in quel momento Hermione si rese conto che era passata la mezzanotte, non si era ancora preparata per la feste, e a dirla tutta non aveva neanche questa grande voglia di andare, ma le lo aveva promesso alla sua migliore amica, e aveva speso una fortuna per quel vestito, quindi seguì Draco, e insieme sotto il mantello dell'invisibilità uscirono dalla biblioteca.
I corridoi erano vuoti, non si vedevano ne fantasmi ne si sentivano rumori.
Draco e Hermione non si rivolsero la parola fin quando non arrivarono davanti al dormitorio di Grifondoro. 
-Ci si vede-la salutò Draco.
-Si, ci si vede-. Ricambiò il saluto Hermione.
Nonostante si fossero salutati, nessuno dei due sembrava intenzionato ad allontanarsi.
-Vai alla festa?- le chiese lui, non sapeva perché non si fosse ancora allontanato, ma quando era con lei si sentiva diverso, e gli piaceva sentirsi in quel modo.
Hermione annui.
Si sentiva strana, non riusciva a parlare, e non andarsene, voleva rimanere li con lui.
-Chi ti accompagna?-
-Sarei dovuta andare con Harry, ma credo che lui sia già andato via-rifletté la mora-troverò un altro modo-.
-Vieni con me-chiese Draco, anche se più di una domanda sembrava un ordine-ti aspetto tra quindici minuti alla torre di astronomia- non le diede il tempo di rispondere che se ne andò.

Quindici minuti dopo, Hermione si trovava davanti la porta della torre di astronomia, non voleva entrare. Sentiva i passi di Draco, che si muoveva avanti e indietro, a non voleva entrare. Si vergognava. E se il vestito non gli piace. Pensava. E se rischio di fare la figura della scema. Non lo capiva neanche lei perché si faceva quelle domande. Non le era mai importato niente di quello che pensavano e persone di lei. Ma ora, ora c'era qualcosa di diverso. E neanche lei sapeva cosa. Fai un respiro profondo, Hermione. Si disse, e aprì la porta.

***

Quando arriva? pensava Draco, camminando avanti e indietro . 
Non sapeva perché le aveva detto di andare alla festa con lui, ma voleva passare altro tempo con lei, e in quel momento gli era sembrata l'idea migliore. Ma ora se ne pentiva, perché quella ragazza, lo faceva impazzire, era una so-tutto-io. Una bellissima so-tutto-io. Gli suggerì la sua coscienza, ma lui la mise subito a tacere. Quando si girò per dirigersi alla porta, e andare a chiamarla, però dovette subito dare ragione alla sua coscienza. Davanti a lui se ne stava una ragazza, una dea, una ninfa. Il vestito era color ghiaccio, proprio come i suoi occhi. i piccoli diamantini del corpetto, le illuminavano il viso.
La gonna ampia del vestito le metteva in risalto le splendide curve del suo corpo. 
I capelli gli ricadevano in soffici onde lungo il corpetto, le ciocche davanti, erano tirate in dietro e tenute ferme da dei ferretti. 
Le labbra carnose e all'apparenza soffici, erano illuminate da un sottile strato di lucida labbra
Le ciglia erano state allungate, rendendo gli occhi ancora più grandi di quanto non fossero in realtà. 
Le guance erano arrossate, e a contrasto con gli occhi dorati, questi brillavano. Era stupenda. 
Hermione si sentiva studiata, sotto osservazione. Draco non le staccava gli occhi di dosso, facendole salire il sangue alle guance. 
-Andiamo?-chiese, quando il silenzio divenne pesante. Draco annuì, prese la scopa e le fece segno di salire. Lei lo guardò, con il terrore dipinto negli occhi. -Non dirmi che hai paura, Granger- le disse lui, senza guardarla. 
-E solo che...non mi è mai piaciuto volare-. Mormorò in risposta. 
-Si ma ora non abbiamo tempo da perdere, quindi sali-. Lei lo guardò, restando ferma. 
-Ti prometto che non ti farò cadere, ma sali-. Ancora niente. 
-Ok io non ho tempo da perdere- disse lui, salendo sulla scopa e facendo per andarsene. 
-E va bene, va bene, salgo- lo fermò lei. 
-Be', senti se hai paura puoi metterti davanti-. Ghignò il biondo. 
-Come?- chiese la mora, incredula. 
-Hai sentito, Granger. Non farmelo ripetere-. 
Qualche minuto più tardi, erano entrambi sulla scopa, Hermione davanti. Le braccia di Draco, la stringevano ai lati, e le facevano provare la strana sensazione di un abbraccio. 
Tra le sue braccia si sentiva al sicuro, protetta. Il vento le scompigliava i capelli, e nonostante fosse ormai la fine di Ottobre, e fuori faceva freddo, lei si sentiva al caldo Anche Draco si sentiva strano, gli piaceva stringerla tra le braccia. 
La notte gli scorreva addosso, mentre lui aumentava sempre di più la velocità. 
Le stelle sembravano più grandi ora che anche loro erano in cielo. La luna illuminava il viso dei due ragazzi, e rifletteva la propria luce sui capelli biondi di lui. 
Quando raggiunsero la stamberga strillante, videro che questa era circondata da piccole lanterne illuminate che fluttuavano in aria. 
Draco scese per primo dalla scopa, e dopo come non aveva mai fatto con nessun'altra, anche perché sulla sua scopa non era salito mai nessuno escluso lui, l'aiuto a scendere. 
-Tu non ti sei vestito?- chiese Hermione, notando per la prima volta il suo look. Indossava una semplice maglietta bianca con scollo a V che gli metteva in evidenza i muscoli del torace e delle braccia, i pantaloni neri, stretti e attillati, che facevano notare ancora di più la lunghezza delle sue gambe. 
-Non sono tipo da travestimenti-. Rispose Draco, rivolgendole un'occhiata. Quando entrarono nella stamberga strillante, la musica era alta, molto alta. Zucche giganti, abbellivano gli angoli della stanza, pipistrelli volavano qua e la, seminando il panico tra le ragazze. 
Piccoli ragni finti, camminavano sulle pareti. 
Chissà cosa avrà fatto Ron quando gli ha visti. Pensò Hermione, ricordandosi della fobia dell'amico. 
Ragazze e ragazzi ballavano su una piccola pista da ballo improvvisata, bevendo e fumando. Notò Ginny, in un angolo della sala, decise di andare da lei, ma poi vide avvicinarsi e decise di lasciar perdere. Si guardò intorno alla ricerca di Harry o Ron, ma non gli vide, erano scoparsi, proprio come Draco che non si sapeva che fine avesse fatto. 
Le era sembrato strano il fatto che le avesse offerto un passaggio sulla sua scopa fino alla festa. Pensò mentre si faceva spazio tra un gruppo di ragazzi, per uscire nella terrazza.
Fuori l'aria era fresca, nella terrazza non c'era nessuno, e questo per lei era un lato positivo, perché in quel momento aveva bisogno di pensare, e per pensare aveva bisogno di pace. 
C'era una remota possibilità che un ibrido, una persona mezza vampiro, mezza strega e mezza demone a quest'ora fosse all'interno del castello, una persona, se così si può definire che si nutre di un certo tipo di sangue "speciale".
Aveva paura? Si.
Tanta? Si.
Voleva scoprire da cosa quest'ibrido doveva proteggere la scuola e gli studenti? Si e nessuno avrebbe potuto fermarla. 
-pensierosa?- domandò una voce che aveva imparato a conoscere. 
Quando si girò i dubbi su chi fosse quella persona vennero chiariti.
Draco Malfoy, se ne stava davanti a lei, una sigaretta stretta tra le labbra, la guardava , con una spalla appoggiata alla parete, e le gambe incrociate.
Hermione non rispose. 
Si girò e continuò a osservare dritta davanti a se. 
-cose hai perso la lingua?-la stuzzicò il biondo, avvicinandosi.
-perché non ti fai un po' gli affari tuoi-rispose lei, infastidita.
-perché ...-in quel momento tre cose accaddero contemporaneamente. 
La sigaretta di Draco gli cadde dalle labbra.
Il cielo iniziò a diventare ancora più buio di quanto non potesse essere a quell'ora della notte.
Strani fulmini rossi iniziarono a prendere vita nella notte.
Draco si mise davanti ad Hermione, come per proteggerla, la bacchetta stretta nella mano, e il braccio proteso verso l'alto.
Anche Hermione strinse la propria bacchetta nella mano.
Pochi secondi più tardi una figura alta, e indistinguibile nella notte, iniziò a sollevarsi in aria davanti a loro, un ghigno malefico dipinto sul volto.
Quando i tratti della figura iniziarono a diventare sempre più visibili.
Quando sia Hermione che Draco poterono dare un nome a quella figura, un altro fulmine rosso sangue spezzo il cielo buio, con il proprio rumore assordante.

Ciao a tutte!!! allora SCUSATEEEEE, è passato più di un mese dall'ultimo aggiornamento, e quindi vi chiedo scusa, per farmi perdonare, ho deciso di pubblicare questo capitolo più lungo rispetto a gli altri, come sempre spero vi sia piaciuto.                                                                                            
Vorrei spiegarvi un po' come si sta svolgendo la storia, ma sono di fretta e devo scappare :( quindi rimando le spiegazioni al prossimo aggiornamento.                
fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo

qui vi lascio il link del vestito indossato da Hermione.

http://www3.pictures.zimbio.com/bg/Emma+Watson+emotional+Potter+premiere+To6gLXlZyoel.jpg

PS:

scusate per gli errori che ho sicuramente fatto.                                 

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